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31° Convegno Nazionale di Idraulica e Costruzioni Idrauliche

Perugia, 9-12 settembre 2008

LE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO E


GLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE URBANI:
PROBLEMI PROGETTUALI E GESTIONALI

S. Papiri1 , G. Bertanza2 , S. Todeschini1

(1) Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale, Università degli Studi di Pavia – Pavia
(IT) e-mail: papiri@unipv.it, sara.todeschini@unipv.it
(2) Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio e Ambiente, Università degli Studi
di Brescia – Brescia (IT) e-mail: giorgio.bertanza@ing.unibs.it

SOMMARIO

La memoria affronta il problema della gestione delle acque meteoriche di


dilavamento al fine di ridurre il rilevante impatto inquinante esercitato dagli
scarichi di tempo di pioggia sui corpi idrici ricettori.
Con riferimento ai dati acquisiti nel bacino sperimentale di Cascina Scala a Pavia,
alcune simulazioni condotte mediante il modello SWMM hanno consentito di
quantificare il beneficio in termini di massa inquinante intercettata e inviata al
trattamento mediante l’inserimento di una vasca di prima pioggia a valle di uno
scarico di piena. In particolare, l’efficacia è stata stimata al variare della tipologia
di sistema fognario, dello schema impiantistico di inserimento nella rete fognaria e
del dimensionamento dello scaricatore di piena associato.
Successivamente, l’attenzione è stata focalizzata sui problemi indotti dalle acque
meteoriche di dilavamento sugli impianti di depurazione urbani. A partire dalle
caratteristiche quali-quantitative delle acque meteoriche di dilavamento desunte
dalle indagini sperimentali di Cascina Scala, sono state condotte delle simulazioni
per differenti configurazioni in testa all’impianto di trattamento, corrispondenti a
differenti portate e volumi di origine meteorica conferiti alla depurazione. Queste
simulazioni hanno consentito una valutazione orientativa della massa annua di
inquinanti riversati nei ricettori per differenti criteri progettuali e gestionali degli
impianti di depurazione urbani e, quindi, l’individuazione dei criteri più incisivi per
il controllo della qualità degli scarichi di tempo di pioggia.

1 INTRODUZIONE

Come è stato ampiamente dimostrato in numerosi studi sperimentali, pubblicati a


partire dagli anni settanta, le acque meteoriche di dilavamento di aree urbanizzate sono
molto contaminate e possono determinare un rilevante impatto negativo sulla qualità del
corpo idrico ricettore (Calenda, 1997; Bacchi et al., 2006).
I convenzionali criteri progettuali dei sistemi fognari si basano sull’ipotesi che le
acque meteoriche abbiano un livello di contaminazione trascurabile. Sulla base di
questa errata presunzione, nei sistemi fognari separati le acque meteoriche raccolte dalla
fognatura pluviale sono scaricate direttamente nel ricettore senza trattamento e, nei
S. Papiri, G. Bertanza, S. Todeschini

sistemi fognari unitari, proprio contando sull’effetto di diluizione operato dall’acqua


meteorica, gli scaricatori di piena sono dimensionati assegnando alla portata di inizio
sfioro un valore pari ad un multiplo, in genere compreso fra 2 e 6, della portata media di
tempo asciutto.
Numerose ricerche hanno però dimostrato l’inadeguatezza del controllo ambientale
conseguibile con questo approccio convenzionale; in particolare, è stato bene
evidenziato che le portate meteoriche conferite al trattamento attraverso scaricatori di
piena dimensionati secondo i criteri convenzionali sono troppo piccole per garantire
un’efficace riduzione dei carichi inquinanti scaricati nei ricettori (Mignosa et al., 1991;
Papiri, 2001). D’altra parte, l’aumento del valore della portata di inizio sfioro ai fini di
una migliore protezione del ricettore sarebbe difficilmente praticabile, in quanto
determinerebbe all’ingresso degli impianti di depurazione portate incompatibili con la
loro capacità di trattamento.
Quanto esposto mostra la marcata interdipendenza tra i criteri progettuali e
gestionali del sistema fognario e dell’impianto di trattamento ed evidenzia la necessità
di un approccio multidisciplinare al problema della gestione delle acque di pioggia ai
fini della tutela dei corpi idrici ricettori.
Questa memoria affronta il problema del controllo delle acque meteoriche di
dilavamento mediante un approccio integrato e considera i molteplici ambiti coinvolti:
impatto ambientale, progettazione e gestione dei sistemi fognari, progettazione e
gestione degli impianti di depurazione.

2 QUALITÀ E IMPATTO DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO

L’entità e la tipologia del carico inquinante veicolato dalle acque meteoriche di


dilavamento dipendono dall’uso delle superfici dilavate, dall’intensità del traffico
veicolare, dalla frequenza ed efficacia della pulizia stradale, dalla durata del tempo
secco antecedente l’evento meteorico, dal sistema di drenaggio (unitario o separato) e
dalle caratteristiche della precipitazione (intensità, altezza totale). Da questo deriva la
grande variabilità dei valori dei parametri di qualità delle acque defluenti nei sistemi
fognari in tempo di pioggia.
In Italia da molti anni sono stati attrezzati dei bacini sperimentali finalizzati proprio
alla comprensione degli aspetti qualitativi delle acque defluenti nelle reti fognarie in
tempo di pioggia.
Una delle prime e più estese esperienze è stata condotta sul bacino urbano di
Cascina Scala a Pavia. Le determinazioni analitiche sui campioni di liquame fognario
prelevati in tempo di pioggia nel corso delle campagne sperimentali confermano
l’elevato grado di inquinamento delle acque meteoriche di dilavamento. Le
concentrazioni degli inquinanti veicolati dai deflussi meteorici assumono valori
confrontabili con quelli connessi alle acque reflue di tempo asciutto e sovente superano
(nella maggior parte dei casi nei deflussi connessi alla prima parte degli eventi di
pioggia, ma talvolta anche per l’intera durata dell’evento) i limiti stabiliti dal D.Lgs.
152/2006 (Ciaponi et al., 2002 e 2005a; Barco et al., 2008).
A partire dai dati sperimentali acquisiti nel corso delle campagne di monitoraggio a
Cascina Scala, Paoletti & Papiri (2007) hanno stimato i carichi annui di inquinanti
scaricati nei ricettori, distinguendo tra quelli che si originano durante le precipitazioni,
dovuti all’inquinamento delle acque meteoriche di dilavamento, e quelli permanenti nel
Le acque meteoriche di dilavamento e gli impianti di depurazione urbani: problemi progettuali e gestionali

tempo, dovuti agli scarichi degli impianti di depurazione urbani. Queste stime mostrano
che in un sistema fognario separato “teorico”, formato cioè da una rete nera che
raccoglie e convoglia alla depurazione tutte e solo le acque reflue di origine civile e
produttiva e da una rete esclusivamente pluviale che raccoglie e convoglia allo scarico
diretto nel ricettore, senza alcun trattamento, tutte e solo le acque meteoriche di
dilavamento, la componente di impatto sul ricettore dovuta alle acque meteoriche di
dilavamento è dello stesso ordine di grandezza di quella dovuta agli scarichi permanenti
degli impianti di depurazione per quanto concerne SST, COD e BOD5. Durante gli
eventi di pioggia la componente di impatto sul ricettore dovuta alle acque meteoriche di
dilavamento è mediamente di un ordine di grandezza maggiore di quella dovuta agli
scarichi degli impianti di depurazione ed è dello stesso ordine del carico inquinante
associato ai reflui neri grezzi.

3 IL CONTROLLO DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO

Il controllo degli scarichi fognari di tempo di pioggia, finalizzato alla riduzione


dell’impatto inquinante sui corpi idrici ricettori, può essere perseguito con molteplici
metodi che includono misure non strutturali, essenzialmente finalizzate alla riduzione
alla sorgente delle portate meteoriche e dei carichi inquinanti da esse dilavate e
interventi strutturali, consistenti nella costruzione di particolari sistemi e manufatti.
Gli interventi strutturali che consentono una maggiore incisività di risposta al
problema del controllo della qualità degli scarichi fognari sono gli scaricatori di piena e
le vasche di prima pioggia.
In particolare, gli studi e le simulazioni condotti da Papiri (2001) e da Paoletti &
Papiri (2007) con riferimento ai dati sperimentali di Cascina Scala hanno ben
evidenziato che ai fini del controllo dell’impatto qualitativo sul corpo idrico ricettore,
contrariamente all’opinione di vari addetti ai lavori, il sistema separato con scarico
libero delle acque meteoriche presenta prestazioni inferiori rispetto al sistema unitario
con controllo attuato mediante semplici scaricatori di piena. Questo tipo di controllo,
indipendentemente dal sistema fognario in cui è applicato, è comunque inadeguato per
perseguire una significativa riduzione del carico inquinante scaricato in tempo di
pioggia, a meno di non ricorrere a valori della portata di inizio sfioro decisamente
elevati, dell’ordine di 10 volte la portata nera media nei sistemi unitari e di 5 L/(s haimp)
nei sistemi pluviali. D’altro canto, l’adozione di vasche di prima pioggia combinate con
gli scaricatori di piena consente una riduzione significativa degli indicatori di impatto
(massa inquinante scaricata, numero degli scarichi, concentrazione media e massima
degli inquinanti scaricati) e, nel contempo, di limitare la portata derivata verso valle.
Nel seguito, vengono presentati alcuni risultati di simulazioni condotte mediante il
modello SWMM dell’EPA a partire dalla serie continua di eventi registrati nel 1997 a
Cascina Scala e identificati fissando un inter event time pari a 3 ore: l’altezza totale di
precipitazione connessa ai 41 eventi che generano deflusso è pari 823,8 mm per una
durata complessiva di 541,8 ore; il volume annuo di deflusso di origine meteorica è di
41.783 m3 (l’area in esame ha un’estensione di 12,68 ha e il coefficiente di afflusso
medio è pari a 0,4), mentre quello connesso alle acque nere (popolazione pari a 1.500
unità) è di 113.880 m3; la massa annua di SST associata alle acque meteoriche di
dilavamento è pari a 17.033 kg, mentre quella connessa alle acque reflue è di 43.800 kg
(contributo pro-capite di 80 grammi al giorno); la concentrazione media di SST nelle
S. Papiri, G. Bertanza, S. Todeschini

acque miste è pari a 442 mg/L; la massa annua di azoto associata alle acque meteoriche
di dilavamento è pari a 125 kg (concentrazione media di 3 mg/L), mentre quella
connessa alle acque reflue è pari a 4.555 kg (concentrazione media di 40 mg/L).
La figura 1 mostra la massa annua di SST scaricata nel ricettore per differenti valori
del rapporto di diluizione R di uno scaricatore di piena e del volume specifico di una
vasca di prima pioggia di cattura abbinata allo scaricatore.

Figura 1. Massa specifica scaricata in funzione del rapporto di diluizione R e del volume
specifico di una vasca di prima pioggia di cattura inserita in un sistema fognario unitario con
fenomeni di sedimentazione e risospensione (Paoletti & Papiri, 2007).

Le stesse simulazioni mostrano anche che l’impatto sul ricettore è pressoché


identico tra sistemi unitari e separati dotati di scaricatori e vasche analoghi. Questo
risultato è anche confermato da una valutazione della diversa efficienza dei sistemi
unitari e separati ottenuta con stime di bilancio annue delle masse di inquinante
scaricate nel ricettore (Paoletti & Sanfilippo, 2004; Paoletti & Papiri, 2007).
Per quanto riguarda le possibili scelte circa l’inserimento delle vasche nell’ambito
della fognatura, l’efficacia delle vasche in linea e di quelle fuori linea è, a parità di
volume, sostanzialmente analoga, mentre è decisamente superiore il rendimento offerto
dalle vasche di cattura rispetto a quelle di transito.
Le simulazioni mostrano che il valore ottimale del volume da assegnare alle vasche
è compreso tra 25÷50 m3/haimp; la scelta all’interno di questi valori è legata al beneficio
che si intende conseguire e ai valori adottati per la portata di inizio sfioro dello
scaricatore di piena accoppiato alla vasca. Inoltre, anche la modalità di svuotamento
condiziona in maniera marcata l’efficacia della vasca in termini di massa di inquinanti e
di volume idrico intercettati (Ciaponi et al., 2005b).
Altri risultati che hanno delle ricadute molto importanti sul problema del trattamento
delle acque meteoriche di dilavamento, sono presentati nella tabella 1.
Le acque meteoriche di dilavamento e gli impianti di depurazione urbani: problemi progettuali e gestionali

Tabella 1. Percentuale di volume annuo (V), di massa annua (M) di SST convogliata alla
depurazione in sistemi con sedimentazione non trascurabile al variare del rapporto di diluizione R
dello scaricatore di piena e del volume della vasca di prima pioggia W [m3/haimp]
R=2 R=3 R=6
W=0 W=25 W=50 W=0 W=25 W=50 W=0 W=25 W=50
V 16 34 44 31 49 60 55 71 79
M 0 38 61 4 55 75 40 76 90

La tabella 1 mostra che l’adozione di un solo scaricatore di piena con un rapporto di


diluizione pari a 6 richiede l’invio al trattamento di un volume pari al 55% di quello
annuo di origine meteorica e, nel contempo, consente la derivazione di una massa pari
al 40% di quella annualmente veicolata in tempo di pioggia. Se invece si adotta uno
scaricatore di piena con R pari a 2 abbinato a una vasca di prima pioggia di 25 m3/haimp ,
la massa annua inviata al trattamento resta circa la stessa, ma il volume risulta molto
inferiore, pari a circa il 35%.
L’adozione di uno scaricatore di piena con R pari a 3 e di una vasca di prima pioggia
con W di 25 m3/haimp consente di conferire al trattamento un volume di pioggia pari al
50% e una massa inquinante pari al 55% di quelli annui, mentre uno scaricatore con R
pari a 2 accoppiato a una vasca di prima pioggia con W di 50 m3/haimp deriva alla
depurazione percentuali annue di volume di pioggia e di massa inquinante pari
rispettivamente al 45% e al 60%.

4 LA GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO NEGLI IMPIANTI DI


DEPURAZIONE URBANI

In Italia, i problemi indotti dalle acque meteoriche di dilavamento sull’impianto di


trattamento sono stati da sempre sottovalutati anche se, in realtà, esiste una serie di
criticità indotte dal conferimento delle acque meteoriche sulla funzionalità degli
impianti (Bertanza et al., 2004; Bertanza & Prandini, 2006):
- l’aumento di portata che determina una riduzione della resa di rimozione del
BOD nella sedimentazione primaria e quindi un sovraccarico al trattamento
biologico (per lo meno nella fase di sfioro “incipiente”, prima cioè che la
diluizione del liquame riduca il carico addotto al trattamento). L’effetto del
sovraccarico idraulico sul comparto biologico può assumere importanza
considerevole per il fenomeno cosiddetto di “wash out” (perdita di solidi
sospesi dal sedimentatore finale);
- la diluizione che, in generale, provoca una diminuzione significativa della resa
dei processi biologici;
- l’abbassamento della temperatura rispetto a quella propria dei liquami
domestici che provoca una diminuzione dell’efficienza dei processi biologici;
- la presenza di inquinanti differenti (come i metalli pesanti) rispetto a quelli che
normalmente caratterizzano i reflui di tempo asciutto e l’alterazione frequente
del rapporto BOD/N tipico delle acque nere che possono provocare problemi di
trattabilità e di smaltimento dei fanghi;
- il consistente apporto di ossigeno delle acque meteoriche che può causare
l’inibizione della pre-denitrificazione.
Questi effetti si manifestano in tempo di pioggia, ma sovente perdurano anche nei
S. Papiri, G. Bertanza, S. Todeschini

giorni successivi all’evento e possono provocare alterazioni delle caratteristiche


microbiologiche del fango attivo (insorgenza di bulking-foaming, incremento dello
sludge volume index, ecc.). Il ripristino delle normali rese di alcuni processi può
richiedere periodi piuttosto lunghi. Ad esempio, nel caso di inibizione della
nitrificazione, può essere necessario anche un mese perché i microrganismi nitrificanti
ricostituiscano la popolazione originaria. Questo significa che per parecchi giorni
l’impianto non sarà in grado di garantire gli standard previsti per l’azoto ammoniacale e
per l’azoto totale.
4.1 Criteri progettuali e gestionali usuali
Usualmente gli impianti di depurazione a servizio di sistemi fognari separati sono
progettati per trattare una portata pari a quella massima di tempo asciutto, mentre le
acque veicolate dalla rete bianca vengono normalmente scaricate direttamente nel
ricettore senza trattamento.
Gli impianti di depurazione a servizio dei sistemi unitari sono progettati per trattare
in tempo di pioggia una portata pari a un multiplo di quella media di tempo asciutto. Le
portate nere “diluite” da trattare vengono frequentemente assunte pari a 4÷6 volte la
portata nera media (Q24) per i trattamenti primari e pari a 2÷3 volte la Q24 per i
trattamenti biologici, terziari e di disinfezione.
La figura 2 mostra due schemi di progetto usuali degli impianti a servizio di sistemi
unitari: il primo prevede l’impiego di un solo limitatore di portata in testa all’impianto,
mentre il secondo considera due limitatori di portata, uno in testa all’impianto e uno a
valle dei trattamenti fisico-meccanici (Bertanza et al., 2004).
Altre soluzioni, meno usuali, sono rappresentate dalle configurazioni ATS (Aeration
Tank Settling) e Step-feed (Vismara et al., 2002; Bonomo & Rossi, 2007).
4.2 Criteri progettuali e gestionali innovativi
La portata di origine meteorica da addurre al trattamento in tempo di pioggia è un
vincolo normativo che il progettista deve soddisfare. Tuttavia, in base alle
considerazioni appena avanzate, sarebbe più opportuno regolare la portata di by-pass
nell’intento di trattare la maggiore portata possibile compatibilmente con la garanzia di
non compromettere l’efficienza depurativa. È infatti più opportuno privilegiare la
stabilità di funzionamento dell’impianto dato che una crisi da sovraccarico comporta
delle conseguenze più gravose e prolungate rispetto a un incremento del by-pass.
Un criterio progettuale “innovativo” che consente di limitare la portata in ingresso
all’impianto e, nel contempo, di trattenere una frazione consistente della massa
inquinante veicolata in tempo di pioggia è rappresentato dall’inserimento di una vasca
di prima pioggia, opportunamente dimensionata e gestita (figura 3).
Un’altra soluzione è rappresentata dalla realizzazione di una linea di depurazione di
tipo chimico-fisico parallela a quella delle acque di tempo asciutto che agisca in
maniera mirata su una frazione abbastanza consistente delle portate in afflusso in tempo
di pioggia (figura 4).
Le acque meteoriche di dilavamento e gli impianti di depurazione urbani: problemi progettuali e gestionali

(a)

(b)

Figura 2. Controllo statico delle acque avviate all’impianto in tempo di pioggia: (a) schema con 1
limitatore di portata e riunificazione del by-pass alla portata trattata prima dello scarico nel
ricettore; (b) schema con 2 limitatori di portata e riunificazione del by-pass alla portata trattata
prima dello scarico nel ricettore. I multipli di Q24 riportati sono indicativi (Bertanza et al., 2004).

Figura 3. Schema con vasca di prima pioggia in testa all’impianto di trattamento. Vasca di cattura
che si svuota quando il deflusso di pioggia si è esaurito (Papiri & Todeschini, 2005).
S. Papiri, G. Bertanza, S. Todeschini

Figura 4. Schema con linea di depurazione per le acque di pioggia parallela a quella delle acque
di tempo asciutto (Papiri & Todeschini, 2005).

Lo schema di figura 4 offre la garanzia di non compromettere la funzionalità della


linea di depurazione principale, mentre, per quanto concerne la convenienza economica,
consente di ridurre i costi di investimento, tuttavia, richiede maggiori oneri gestionali
(aumento del quantitativo di reagenti e dei fanghi da smaltire) rispetto allo schema di
figura 3.
L’adozione di trattamenti terziari per depurare le acque meteoriche, a fronte di un
miglioramento certo della qualità dell’effluente, causa gravose implicazioni tecnico
economiche e risulta praticabile soltanto qualora siano imposti dei limiti allo scarico
molto restrittivi.
Anche degli interventi specifici in fase gestionale consentono di migliorare
l’efficienza di funzionamento degli impianti, agendo in maniera dinamica sulle variabili
di processo, ad esempio, mediante:
- la regolazione delle portate da trattare in funzione dei valori misurati in linea
dei parametri di processo (ossigeno disciolto, solidi sospesi totali, ecc.);
- la regolazione di alcuni parametri operativi (le portate di fango di ricircolo e di
supero, la portata d’aria immessa in ossidazione, la portata by-passata, ecc.) in
funzione delle esigenze specifiche in tempo di pioggia;
- il dosaggio di flocculanti a monte della sedimentazione finale.

4.3 Confronto tra differenti criteri progettuali


Al fine di ottenere una valutazione orientativa della massa annua di inquinanti
riversata nei ricettori per differenti criteri progettuali e gestionali degli impianti di
depurazione urbani, a partire dalle caratteristiche quali-quantitative delle acque
meteoriche di dilavamento desunte dalle indagini sperimentali di Cascina Scala, sono
state condotte delle simulazioni per differenti configurazioni in testa all’impianto di
trattamento (di tipo convenzionale a fanghi attivi, con schema di pre-denitrificazione),
corrispondenti a differenti portate e volumi di origine meteorica conferiti alla
depurazione. In particolare, i volumi idrici e i carichi inquinanti in termini di SST e
azoto veicolati in fognatura su base annua (paragrafo 3) sono stati usati per stimare
quelli in uscita dall’impianto di depurazione. I carichi in uscita stimati, sommati ai
carichi by-passati direttamente nel ricettore, forniscono il carico inquinante annuo
complessivamente riversato nell’ambiente.
Le acque meteoriche di dilavamento e gli impianti di depurazione urbani: problemi progettuali e gestionali

Gli schemi messi a confronto sono i seguenti:


1. by-pass della portata eccedente un contributo pro-capite di 1000L/(AE d) e
assenza di vasche di prima pioggia;
2. by-pass della portata eccedente un contributo pro-capite di 750 L/(AE d) e
presenza di vasca di prima pioggia di cattura di capacità pari a 25 m3/haimp;
3. by-pass della portata eccedente un contributo pro-capite di 500 L/(AE d) e
presenza di vasca di cattura di capacità pari a 50 m3/haimp.
Le simulazioni mostrano che i volumi annui di origine meteorica conferiti alla
depurazione differiscono di poco per le tre configurazioni considerate e risultano
modesti in relazione al volume delle acque nere (tabella 2).

Tabella 2. Volumi annui scaricati dallo scaricatore di piena Vs [m3], volumi meteorici annui
conferiti alla depurazione Vd [m3] e rapporti tra i volumi meteorici trattati e il volume delle acque
nere Vd/Vn [%] per le tre configurazioni in testa all’impianto di trattamento
Vs [m3] Vd [m3] Vd/Vn [%]
1000 L/(AE d) 21.830 19.953 17,5
750 L/(AE d) - vpp 25 m3/haimp 18.324 23.459 20,6
500 L/(AE d) - vpp 50 m3/haimp 20.014 21.769 19,0

I bilanci delle masse inquinanti sono stati condotti ipotizzando differenti efficienze
di rimozione del depuratore in tempo secco, in tempo di pioggia e in un arco temporale
successivo a ciascun evento meteorico in maniera da tener conto anche delle
inefficienze indotte su alcuni processi dalle portate meteoriche, inefficienze che
perdurano anche dopo l’esaurimento del deflusso di pioggia (tabelle 3 e 4). Per i SST
non si è considerata alcuna riduzione di efficienza nei giorni successivi ai deflussi di
pioggia (la rimozione avviene mediante un processo di tipo fisico) e, per la
configurazione 3, neppure durante il deflusso di pioggia dato che la portata massima
conferita al trattamento ricade nel range delle portate di tempo asciutto. Per l’azoto,
negli schemi 1 e 2, si è considerato un peggioramento delle prestazioni anche per i tre
giorni successivi ad ogni evento (valore medio annuo che tiene conto del fatto che
quando il processo di nitrificazione viene inibito e le portate meteoriche alla
depurazione sono elevate, il ripristino delle condizioni di funzionamento normali non è
immediato a causa della bassa velocità di crescita dei microrganismi nitrificanti).
Per le configurazioni 1 e 2, i giorni di deflusso di pioggia all’impianto coincidono
con quelli in cui si verificano eventi che generano deflusso (41 giorni), mentre per la
configurazione 3, dato che il tempo necessario allo svuotamento delle vasche di prima
pioggia è significativo (19 giorni), i giorni di deflusso di pioggia all’impianto sono 60
(41+19).
Le figure 5 e 6 mostrano i risultati delle simulazioni, con riferimento all’azoto e ai
SST, per i tre differenti schemi.

Tabella 3. Efficienze di rimozione di SST in tempo secco e in tempo di pioggia


Fanghi Degradato Effluente
Acque reflue 0,90 0,05 0,05
Deflusso di pioggia (configurazioni 1 e 2) 0,75 0,10 0,15
Deflusso di pioggia (configurazione 3) 0,90 0,05 0,05
S. Papiri, G. Bertanza, S. Todeschini

Tabella 4. Efficienze di rimozione dell’azoto in tempo secco, in tempo di pioggia e in un arco


temporale successivo a ciascun evento
Fanghi Nitrificato Denitrificato Effluente
Acque reflue 0,20 0,72 0,58 0,22
Deflusso di pioggia 0,20 0,40 0,32 0,48
3 giorni successivi al deflusso di pioggia 0,20 0,16 0,13 0,67
(configurazioni 1 e 2)
3 giorni successivi al deflusso di pioggia 0,20 0,72 0,58 0,22
(configurazione 3)

AZOTO
denitrificato
100
fanghi
effluente
80
Carico annuo [%]

sfiorato
meteoriche
60
nere
40

20

0
Ingressi Solo sfioratore Sfioratore 750 Sfioratore 500
1000 L/(AE d) L/(AE d) - vpp L/(AE d) - vpp
25 m3/haimp 50 m3/haimp

Figura 5. Bilancio di massa per l’azoto per tre configurazioni in testa all’impianto di trattamento.

SST
degradato
100
fanghi
effluente
80
sfiorato
Carico annuo [%]

meteoriche
60
nere
40

20

0
Ingressi Solo sfioratore Sfioratore 750 Sfioratore 500
1000 L/(AE d) L/(AE d) - vpp L/(AE d) - vpp
25 m3/haimp 50 m3/haimp

Figura 6. Bilancio di massa per i SST per tre configurazioni in testa all’impianto di trattamento.
Le acque meteoriche di dilavamento e gli impianti di depurazione urbani: problemi progettuali e gestionali

Per quanto concerne sia l’azoto sia i SST, è evidente il beneficio connesso alla
limitazione della portata addotta al trattamento e al contestuale inserimento di una vasca
di prima pioggia. Una portata meteorica contenuta garantisce il mantenimento di una
buona efficienza della nitrificazione e una vasca di prima pioggia intercetta una frazione
consistente della massa di SST veicolata dalle acque meteoriche di dilavamento.
In particolare, la soluzione con sfioratore dimensionato per 500 L/(AE d) e vasca di
prima pioggia di 50 m3/haimp consente di limitare le masse inquinanti globalmente
scaricate nel ricettore senza incrementare i volumi meteorici sottoposti a trattamento.
L’adozione di una vasca di prima pioggia consente di ottenere benefici ambientali
anche in termini di riduzione di altri inquinanti riversati nei ricettori (ad esempio, i
metalli pesanti), associati in percentuale rilevante ai SST; la quantificazione di questi
benefici può essere effettuata tenendo conto della loro distribuzione tra fase liquida e
fase solida sospesa.

5 CONCLUSIONI

La corretta gestione delle acque meteoriche di dilavamento è fondamentale per la


riduzione degli impatti inquinanti sui corpi idrici ricettori e richiede un approccio
multidisciplinare che integri le competenze di urbanisti, ricercatori idraulici, sanitari e
chimici, progettisti e gestori di reti fognarie e di impianti di depurazione, nel rispetto
delle imposizioni normative.
Il raggiungimento e/o il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi
idrici, previsti dal D.Lgs. 152/2006, richiedono l’invio alla depurazione di un’aliquota
importante delle acque meteoriche di dilavamento che, a parità di obiettivo ambientale
da conseguire, è in pratica indipendente dalla tipologia del sistema fognario.
Il controllo conseguibile con i soli scaricatori di piena è inadeguato, a meno di non
ricorrere a valori della portata di inizio sfioro decisamente elevati, dell’ordine di 10
volte la portata nera media Q24 nei sistemi unitari e dell’ordine di 5 L/(s haimp) nei
sistemi pluviali. Queste portate possono essere ammesse soltanto lungo la rete fognaria
ma sono incompatibili con le tradizionali capacità di trattamento degli impianti di
depurazione.
Una soluzione di progetto che consente di limitare la portata in ingresso all’impianto
e, nel contempo, di ottenere una significativa riduzione degli indicatori di impatto sul
ricettore (massa inquinante scaricata, numero annuo degli scarichi, concentrazioni degli
inquinanti scaricati), consiste nell’adozione di una vasca di prima pioggia di cattura.
Una soluzione tecnico economica soddisfacente consiste nel limitare la portata di inizio
sfioro a valori compresi tra 500 e 750 L/(AE d) e nell’adozione di una vasca di prima
pioggia della capacità di 50 - 25 m3/haimp.
Un’altra possibile soluzione consiste sempre nel limitare la portata di inizio sfioro a
valori compresi tra 500 e 750 L/(AE d) e nella realizzazione di una linea di depurazione
di tipo chimico-fisico parallela a quella delle acque di tempo asciutto che agisca in
maniera mirata su una frazione abbastanza consistente delle portate in afflusso in tempo
di pioggia (3-4 Q24).
In ogni caso, la corretta funzionalità di una qualsiasi soluzione impiantistica può
essere preservata mediante una gestione attenta che, in tempo di pioggia, agisca in
maniera dinamica sulle variabili di processo.
S. Papiri, G. Bertanza, S. Todeschini

Ringraziamenti. Questa ricerca è stata cofinanziata dal MIUR nell’ambito del progetto
di ricerca PRIN 2005 dal titolo “Caratterizzazione teorica e sperimentale dell’impatto
sui corsi d’acqua ricettori degli inquinanti conservativi e non conservativi veicolati dalle
acque meteoriche urbane”.

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