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Edizioni Sonnenmenschen

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Edizioni Sonnenmenschen
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Edizioni Sonnenmenschen
Berghof
2019

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Questo scritto è dedicato alla memoria dei suicidi e morti di
crepacuore a seguito dell’infame crack Bersano-Biglino-Procopio.

5
“Ecco la fiera con la coda aguzza, / che passa i monti e rompe i muri e l'armi! / Ecco colei
che tutto 'l mondo appuzza!” (Dante Alighieri)

“La frode, ond'ogne coscïenza è morsa, / può l'omo usare in colui che 'n lui fida / e in quel
che fidanza non imborsa. / Questo modo di retro par ch'incida / pur lo vinco d'amor che fa
natura; / onde nel cerchio secondo s'annida / ipocresia, lusinghe e chi affattura, / falsità,
ladroneccio e simonia, | ruffian, baratti e simile lordura.” (Dante Alighieri)

“Il fraudolento sa guadagnarsi per tempo la fiducia nelle piccole cose, per tradire poi con
grande profitto.” (Tito Livio, citazione attribuita a Quinto Fabio Massimo)

“Chi dei panni altrui si veste, presto si spoglia.” (Proverbio italiano)

“Chi è capace a tendere una trappola, ne può tendere cento.” (Proverbio italiano)

“Chi è trovato una volta in frode, si presume che vi sia sempre.” (Proverbio italiano)

“Chi ha rubato la vacca, può rubare il vitello.” (Proverbio italiano)

“Colui che di turpe frode una volta si macchiò, anche se dice il vero non è più creduto.”
(Fedro)

“Donne e imbroglioni trovano sempre i minchioni.” (Proverbio italiano)

“Non fu mai fatta tanto liscia di notte che non si sapesse di giorno.” (Proverbio italiano)

“Non pensi chi mal opera che alfin poi non si scopra.” (Proverbio italiano)

“Quel che vien di ruffa e raffa, se ne va di buffa in baffa.” (Proverbio italiano)

“Tanto va la gatta al lardo che vi lascia lo zampino.” (Proverbio italiano)

“Un inganno tira l'altro.” (Terenzio)

“Chi fa una trappola ne sa tender cento.” (Proverbio toscano)

“La frode e il simulare, han corte l'ale.” (Proverbio italiano)

“Non sempre ride la moglie del ladro.” (Proverbio italiano)

“Sono tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscono alle necessità presenti, che colui che
inganna, troverà sempre chi si lascerà ingannare.” (Niccolò Machiavelli)

“La molta cortesia fa temere che inganno ci sia.” (Proverbio italiano)

“Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera.
Per il solito, o sono matti o imbroglioni!” (Carlo Collodi)

“L’inganno e il furto si coprono di belle apparenze.” (Proverbio italiano)

“L’apparenza inganna.” (Proverbio italiano)

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“Chi t'accarezza più di quel che suole, o t'ha ingannato o ingannar ti vuole.” (Proverbio
toscano)

“Chi fa una trappola ne sa tender cento” (Proverbio toscano)

“La prima volta che m’inganni la colpa è tua, ma la seconda volta la colpa è mia.”
(Proverbio arabo)

“L’inganno è un uccello con le ali mozze.” (Proverbio italiano)

“L’inganno viene alla luce da solo nonostante tutte le cautele adottate agli inizi.” (Tito
Livio)

“Gli onori abbelliscono l’onesto e mettono in mostra il disonesto” (Publilio Siro)

“Vulpem pilum mutare, non mores.” (Svetonio)

“Veritas filia temporis.” (Aulo Gellio)

“Tutti i nodi [anche dei calvi] vengono al pettine.” (Proverbio italiano)

7
PALEO

Gaio Licinio Verre, imputato di concussione (“de pecuniis


repetundis”), si guadagnò nel 70 a. C. una serie d’orazioni di
Marco Tullio Cicerone1 così efficaci da valergli la condanna.
L’ex Propretore della Sicilia ebbe come accusatore
implacabile il popolo della provincia siracusana che al grande
avvocato, conosciuto poco tempo prima come questore di
Lilibeo, aveva affidato il compito di inchiodare Gaio Verre alle
sue responsabilità. Il Senato romano decretò per quest’ultimo
l’esilio e un’ammenda, invero assai modesta - tre milioni di
sesterzi invece dei cento inizialmente richiesti da Cicerone.

Varie analogie ci hanno indotto, scherzosamente, a dare al


testo che segue il titolo che lo presenta. Sicilia = Piemonte,
Siracusa = Torino, siciliani = piemontesi… Verre = Biglino2.

Ma chi è il signore (contemporaneo) in questione, Mauro


Biglino, che attività ha svolto in vita sua prima di occuparsi
del mostro siderale Yahweh et similia?

1 Cfr. https://procicerone.github.io/humanae/verrine.html.

2Una differenza, fondamentale: i poveri truffati del crack Bersano-Biglino-Procopio non un sesterzo (non
una lira, del miliardo e ottocento milioni sottratti) hanno potuto recuperare. Nulla. Tutto risucchiato dalle
ventose dei delinquenti.

8
Vista l’assenza di notizie in merito all’interno del suo sito3,
nonché nell’apposita voce di Wikipedia4, era normale che i
sottoscritti, ma anche altri5, facessero qualche ricerca. Per
esempio nell’archivio online de “La Stampa”, essendo questo
giornale il quotidiano della sua città di nascita. Quel che ne è
venuto fuori ha gettato su costui una luce impietosa e sinistra.
Inaspettata, ma utile a chiarire anche il suo modus operandi
attuale di eso-ciurmatore. E, in effetti, “la verità può essere
più crudele della caricatura” (Joseph Conrad).

Definiamo il sig. Biglino “paleotruffatore” in un duplice senso


della parola: in quanto squallido, davvero laido truffatore
tout court effettivamente antico (dal momento che i reati
commessi da costui risalgono a una trentina di anni fa) e
come attuale imbonitore-venditore di esofandonie6.

3 Cfr. https://maurobiglino.it/info/.

4 Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_Biglino.

5 V., infra, Appendice II.

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L’ESOTRUFFA

L'ipotesi degli alieni con o senza scafandro che sarebbero


all'origine, tramite operazioni biotecnologiche, dell’Homo
sapiens per il signore in questione è assolutamente centrale e
fondamentale. Nella sua testa - e nelle sue parole - tutto da lì
procede e lì riporta7.

Il meccanismo dell’esotruffa, nel caso specifico, è il seguente.


Si ha e si dimostra una bella parlantina fluviale e capacità
retorica (a suo tempo sperimentata con successo su uno
stuolo di poveracci), da incantatore di serpenti8 e insieme da
automa, qualcosa a metà fra il testimone di Geova/mormone
e il programmato-programmatore della PNL; si prendono
alcune lezioni di ebraico da un rabbino9, così da saper poi
scrivere sulla lavagna qualche lettera dell'alfabeto in
questione, puntini compresi - ma nulla di più, in effetti10; ci si

6 Cfr. https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114280.

7 Cfr. https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/112551.

8 Ancorché pieno di tic, inquietanti. Notevole, anche a questo proposito, è la recente prolusione nella quale lo
“studioso” torinese ha annunciato un’impresa di finanziamento “mondiale” di cui sarà egli stesso direttore e
responsabile: https://www.youtube.com/watch?v=0zXpxb0eVXs&t=2165s (cfr.
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114581). Video che rappresenta
un vero compendio della paleotruffa e del metodo comunicativo del paleotruffatore. Non c'è bisogno di
nient'altro: contiene tutti i "luoghi" della sua ideologia farlocca (e pacchiana), i suoi stratagemmi retorici, le
sue trovate sensazionalistiche e ripetizioni ossessive, le sue fandonie. Basta smontare tale conferenza e il
Biglino paleoastronautico si sbriciola. Quanto all'altro c'ha già pensato, a suo tempo, il tribunale.

9 Il defunto Giuseppe Tedesco.

10 Per ottenere una qualche conoscenza dell'ebraico biblico sono necessarie (almeno) 152 ore di studio
specifico, in media 60 lezioni di varie ore ciascuna (cfr.
http://www.officinastudimedievali.it/images/ebraico/Ebraico-Programma-Corsi-2017-2018.pdf). E, di certo,
neanche alla fine di un corso di studi simile si potrebbe essere (considerati) esperti in materia. Mauro Biglino
di lezioni ne ha ricevute al massimo 25. “L’interesse per l’ebraico gli è sorto verso i 50 anni. (…) Ha contattato
un insegnante privato di Torino che gli ha impartito 20-25 lezioni serali (alle 21) con il metodo ulpanim
(utilizzato nei kibbutz).” (Stefano Bigliardi, I nuovi antichi alieni di Mauro Biglino. Analisi di un fenomeno
editoriale e culturale, 2015, https://www.cesnur.org/2015/Bigliardi_Biglino.pdf)
.

10
intrufola nelle Edizioni San Paolo come “traduttore”
dall'ebraico11; si procede poi, una volta risolto quel contratto,
a dar inizio alla carriera di gran fuffaro, “specialista” e lettore
“letterale” dei litolibri masoretici e riciclatore, per il gran
pubblico italiota, delle fregnacce dell’azero-giudeo Zecharia
Sitchin (quest’ultimo a sua volta in compagnia di tanti altri
consimili affabulatori, da Arold T. Wilkins a Morris Jessup, a
Matest Agrest, a Edgar Cayce, a Walter Raymond Drake, a
Robert Charroux, a Jean Sendy, a George Adamski, a Erich
von Däniken - in galera a suo tempo per
frode/appropriazione indebita… gira e rigira siamo sempre lì
-, a Peter Kolosimo, a Mario Pincherle, a Enrique López
Guerrero, a Lloyd Pye, a Corrado Malanga, a Biagio Russo, a
Barry Downing, a Salvador Freixedo, all’imbroglione-
drittone intercontinentale Claude Vorilhon detto Raël, a
Robert K. G. Temple, a Robert Bauval, a Murry Hope, a
Giorgio A. Tsoukalos, a David Hatcher Childress, a Gene
Philips…).

E sempre con aria e andatura amichevole, alla mano,


modesta, senza pretese... da buon alpino... da uno di
famiglia… e con la viscida premessa, paraculesca, che se poi
le ufoteorie si dovessero rivelare errate si chiederà scusa (in
fondo avevamo solo “fatto finta che”) e si tornerà nell'ombra.

Nel frattempo stuoli di giovani e meno giovani fedeli della


nuova setta plaudenti, centinaia e centinaia di video,
gruppuscoli e conferenze “gratuite” come infaticabile
promozione dei libri12, dei fumetti (!), dei film...

11 Cfr. https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114578.

12 Sulla Uno Editori, prima e principale casa editrice dei libri di Biglino, v. https://unoeditori.wordpress.com.

11
Il telos di questa operazione, oltre a quello di riciclare-
reinventarsi (da autentico Zelig) il proprio personaggio e
pompare nuovo danaro?... Eh be’, una glorificazione sui
generis proprio del “Dio alieno della Bibbia” e del suo “popolo
eletto”... entrambi orribili, ma vincitori e ancora oggi e
sempre più padroni.

Alla fine, del resto, la responsabilità di tutto, compreso il


sistema finanziario dell’usura sui goyim, teorizzato illo
tempore nei litolibri e oggi effettivo e atroce urbi et orbi, non
è neppure di Yahweh (un alieno minore, di proprietà e stretta
competenza delle tribù ebraiche), tanto meno della sua
talmuderia putrefatta e pazzoide, ma degli extraterrestri
davvero importanti e decisori supremi (superiori incogniti
alla Elyon, per intenderci… forse ancora in vita, chissà…) che,
una volta giunti sul pianeta Terra, concepirono e
letteralmente plasmarono l’umanità come bestiame di schiavi
lavoratori da miniera dell’oro.

Pure la Santa Chiesa Cattolica Pedoapostolica Romana, così


odiata dai frammassoni13, nonché l’orrido Islam, ne
potranno, tutto sommato, trarre qualche vantaggio. La realtà
storica dei personaggi fondamentali della saga biblica (da
“Abramo” a “Mosè”, a tutta la schiera dei “Profeti” levantini)
sarà confermata - con l’aggiunta-intervento di qualche
apposito messaggero superno -, e lo stesso varrà per i due
rami derivati dalla medesima radice14.

13Mauro Biglino è stato ed è un massone. Nel suo primo libro (Chiesa romana cattolica e massoneria.
Realmente così diverse?, Uno Editori, Torino 2009) l’autore sostiene che, al di là della presunta
incompatibilità, le due istituzioni hanno i medesimi obiettivi.

14Si pensi, solo per fare un esempio, all’“Annunciazione” di “Maria Vergine”. Tutto vero per Biglino. Solo che
nella sua “lettura” l’“Arcangelo Gabriele” reca, diciamo così, un’apposita quantità di sopraffino sperma celeste,
donde sortirà l’uomo-Dio del cristianesimo. Quanto al Corano, anche lì nessun dubbio: è verbo che viene
dall’alto dei cieli, espresso da un altro El, cui è stato assegnato l’incarico di occuparsi, tramite Maometto, delle
specifiche tribù di predatori del deserto arabico. E quei cattivoni razionalisti di Kenneth Humphreys (cfr.
http://www.jesusneverexisted.com) o di Emilio Salsi (cfr. http://www.cristo-unmitoinventato.eu)?... Vade
retro Satana.

12
Bello, no? E nel caso poi uno dicesse: sì, ma Yahweh, l'incubo-
fiamma del deserto, il padre-padrone Super-io collettivo delle
tribù “elette” (alias Allah, alias Diobarbutounoetrino),
semplicemente non esiste?15... ah, qui si apre una voragine
filosofica, propriamente ontologica, che inghiotte la domanda
stessa e chi la pone. Perché mentre si può dimostrare se
un’affermazione basata sulla realtà sia vera o falsa (che la
Terra sia uno sferoide oblato e non un disco piatto - come
invece ritenevano, tra gli altri, sumeri, accadi, assiri,
babilonesi ed ebrei -, per esempio), provare la non esistenza
di qualcosa o qualcuno che effettivamente non esiste è molto
più laborioso e difficile, se non impossibile. Nel frattempo il
paleotruffatore prende i soldi e scappa - su Nibiru16.

Quanto agli Antichi astronauti, la maggioranza dei


paleofuffari (Biglino è solo l’ultimo della serie), sulla
(pretesa) base dei testi antichi afferma che gli alieni visitatori
della Terra e nostri stessi plasmatori e insegnanti, vennero
illo tempore a fare un salto su Gaia partendo da... Orione.

Le più recenti acquisizioni dell'astronomia (scienza di cui,


beninteso, siamo loro debitori) ci dicono che la distanza di

15 Sul politeismo del mondo classico e l’avvento del monoteismo ebraico-cristiano-islamico v.


https://drive.google.com/open?id=1-h1C3E6GRo96acJGOarsdwaIhgWYkrFn,
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/107657,
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/107773,
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/107775,
https://drive.google.com/open?id=1qPuhjPGhWbRlOZVxr4DOXaTccY28K1Vv,
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114561.

16Che tra l’altro non significava assolutamente, per gli antichi astronomi della Mesopotamia, il corpo celeste
di cui favoleggiano Sitchin e i suo seguaci. “Nibiru (also transliterated Neberu, Nebiru) is a term in the
Akkadian language, translating to ‘crossing’ or ‘point of transition’, especially of rivers, i.e. river crossings or
ferry-boats. In Babylonian astronomy, the term Nibiru (in cuneiform spelled dné-bé-ru or MULni-bi-rum)
refers to the equinox and the astronomical objects associated with it.”
(https://en.wikipedia.org/wiki/Nibiru_(Babylonian_astronomy)). Caso mai, in quanto "pianeta", il termine
poteva essere riferito a Giove, o a Mercurio.... Niente a che vedere con il "Nibiru" sitchiniano (cfr.
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114477,
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114575,
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114577 - analogamente, a
proposito dei “Vimana”, v.
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114605).

13
quella nebulosa dal nostro pianeta ammonta a “414 parsec
con un’incertezza di solamente 7 parsec”17.

1 parsec = 3,26 anni luce, 414 parsec = 1349,64 anni luce.


Eventuale andata e ritorno = 2699,28 anni luce (circa). Ah
be’, certo, ma si tratta di “anni luce” per noi poveri terrestri!...
superabili in un battibaleno con le indubbie supertecnologie
e i tunnel e le porte nere spazio-temporali in loro possesso. Sì
sì, senza dubbio. OVate fVatVes.18

Abbiamo già indicato, all’interno di uno scritto precedente19,


vari testi, video, pagine e websites utili alla comprensione
critica e alla radicale confutazione delle ipotesi
paleoastronautiche (non solo) del sig. Biglino. Li
riproponiamo qui di seguito a beneficio del lettore:

http://www.sitchiniswrong.com/;
http://drmsh.com/;
https://www.youtube.com/channel/UCqoWj8_ZFaqrNkiM
KruYaXA;
https://en.wikipedia.org/wiki/Archaeoastronomy;
https://en.wikipedia.org/wiki/Pseudoarchaeology;
https://it.wikipedia.org/wiki/Xenoarcheologia;
https://it.wikipedia.org/wiki/Clipeologia;
https://it.wikipedia.org/wiki/OOPArt;
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_degli_antichi_astrona
uti;

17 https://www.astronomia.com/2007/12/06/la-distanza-di-orione/.
18 Effettivamente, immaginarsi che esseri alieni capaci di andare alla velocità della luce, se non maggiore (senza
problemi biologici, tra l’altro), o persino magari di “teletrasporto”, abbiano bisogno di sbarcare quaggiù per
cercar l’oro - e farlo scavare da individui creati all’uopo una volta giunti sul nostro pianeta - è qualcosa di
talmente grottesco e pacchiano da rimanere stupiti che possa esistere un pubblico (a bocca aperta e cervello
vuoto) per cose simili.
19Cfr. Hitler e Belzebù, https://drive.google.com/open?id=1_5xuJN7LU9PyPAoZ08-Rb9Dpugcb-tAl, pagg.
43-44.

14
https://misterorisolto.wordpress.com/2012/09/14/niribu-
gli-annunaki-e-gli-scritti-di-zecharia-sitchin/;
https://archive.org/details/AncientAliensDebunkedfullMov
ieHD;
http://ancientaliensdebunked.com/;
https://archive.org/details/CONTROZECHARIASITCHINP
ietroTrevisan_201803;
https://archive.org/details/CONTROMAUROBIGLINOPiet
roTrevisan1Di2;
https://archive.org/details/CONTROMAUROBIGLINOPiet
roTrevisan2Di2_201803;
https://archive.org/details/PERUNACRITICARAZIONALE
SCIENTIFICALOGICADIMAUROBIGLINOEPIETROBUFF
A_201805;
https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2012/03/valla
biglino/;
https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2012/09/prom
etheus/;
https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2013/08/nicco
lobisconti/;
https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2014/12/gli-
ebrei-rispondono-a-biglino/;
https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2016/03/elohi
m-ruach-kavod/;
Gianluca Marletta, Ufo e alieni, Irfan Edizioni, Roma 2017;
https://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2017/12/confu
tazione-biglino/;
https://www.facebook.com/groups/1645164332472062;
https://www.facebook.com/groups/1765133787102023.20

20 Ad essi possiamo aggiungere il nostro stesso Hitler e Belzebù


(https://drive.google.com/open?id=1_5xuJN7LU9PyPAoZ08-Rb9Dpugcb-tAl
- cfr. https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/libertari/conversations/messages/114570), il video online dal
medesimo titolo (https://www.youtube.com/watch?v=e-oYL3cL85A) e i magnifici articoli relativi a Mauro
Biglino pubblicati su “Guardo, penso e dico” (cfr. https://guardopensoedico.wordpress.com/?s=biglino).

15
In questa sede vogliamo limitarci a un solo, semplicissimo
esempio, onde dimostrare l’inconsistenza assoluta e persino
grottesca della pretesa “lettura letterale” di Biglino e del suo
metodo del “facciamo finta che”.

Come si sa il primo libro della Torah e del Tanakh ebraico,


così come della Bibbia cristiana, il Libro della Genesi
(‫ בראשית‬bereshìt), deriva in buona parte dai precedenti miti
mesopotamici delle origini, i più antichi dei quali risalgono
alla letteratura - non semitica - dei sumeri21, poi adottata e
parzialmente modificata dagli accadi22. E proprio riferendosi
a queste narrazioni Mauro Biglino, sulla scorta di Sitchin, ha
più volte decisamente sostenuto che l’icastica e scarna scena
biblica della creazione dell’uomo (Genesi 1, 26 - 2, 25), nella
quale egli già “vede” (non si sa con quali occhiali)
un’operazione di ingegneria genetica ante litteram, sarebbe
ancora più esplicita e inequivocabile, in tal senso, nei
corrispettivi testi religiosi della Mesopotamia.
Bene. Sentiamo dunque cosa ci raccontano i primi fra questi,
che stanno a fondamento di tutti i successivi.

21 Un popolo che Biglino definisce “nato dal NULLA” (cfr.


https://www.youtube.com/watch?v=YOztPhdogNE).

22 Cfr. Lambert, W. G. (1965). “A New Look at the Babylonian Background of Genesis”. The Journal of
Theological Studies. 16 (2). pp. 287–300; Levenson, Jon D. (2004). “Genesis: Introduction and Annotations”.
In Berlin, Adele; Brettler, Marc Zvi (eds.). The Jewish study Bible. Oxford University Press.

16
Dal Cap. VI (L’uomo e il suo regno) di Mitologia sumerica, a
cura di Giovanni Pettinato (UTET, Torino 2001, pagg. 405-
421), ecco i primi tre paragrafi, riportati integralmente, nei
quali si tratta della genesi degli umani:

1.
ENKI e NINMAḪ: CREAZIONE DELL’UOMO E SUE
LIMITAZIONI

I. GLI ALBORI DEL MONDO: LL. I-9

1 Nei giorni antichi, nei giorni in cui cielo e terra [furono


[separati],
nelle notti antiche, nelle notti, in cui cielo e terra [furono
[separati],

negli anni antichi, negli anni, in cui i destini furono [fissati],


quando gli Anunna furono generati,

5 quando le dee furono prese in moglie,


quando le dee furono assegnate al cielo e alla terra,

quando le dee furono messe incinte e partorirono,


quando gli dèi erano obbligati al duro lavoro, (per provvedere)
[al loro sostentamento,

allora i grandi dèi soprintendevano al lavoro mentre i piccoli


[dèi portavano il canestro di lavoro!

II. IL DURO LAVORO DEGLI DÈI: LL. 10-16

10 Gli dèi scavavano i canali e accumulavano terra in Ḫarali;


essi dragavano la creta, però si lamentavano della loro vita!
A quel tempo, il saggio per eccellenza, il creatore che ha fatto
[esistere i numerosi dèi,
Enki giaceva in Engur, il trogolo da cui scorre l’acqua, il luogo,
[il cui interno nessun altro dio può penetrare con l’occhio;
egli era steso sul letto e non si svegliava.

17
15 Gli dèi piangevano e si lamentavano (dicendo) “Egli è la causa
[di questa situazione!”

Essi però non osavano sollevarsi contro di lui che dormiva,


[contro di lui che dormiva nella sua camera da letto.

III. NAMMA PROPONE AD ENKI DI CREARE UN SOSTITUTO


DEGLI DÈI: LL. 17-23

Namma, però, la madre che eccelle sopra a tutti, colei che ha


[partorito i numerosi dèi,
portò a suo figlio il lamento degli dèi:

“Figlio mio, tu giaci, tu in verità dormi,


20 ……….. e non ti alzi!

Gli dèi percuotono il corpo delle loro creature!


Figlio mio, alzati dal tuo letto, tu che in virtù della tua
[saggezza comprendi ogni arte;
crea un sostituto degli dèi, affinché essi possano liberarsi del
[canestro di lavoro!”

IV. ENKI CREA L’UOMO: LL. 24-37

Alle parole di sua madre Namma, Enki si alzò dal suo letto,
25 il dio in Ḫalanku, il suo angoletto delle riflessioni, si batté la
[coscia con il palmo della mano,

il saggio, l’intelligente, l’accorto che conosce tutto ciò che è


[perfetto ed artistico, il creatore che forma ogni cosa, fece
[apparire il Sigen ed il Sigšar (= la matrice o meglio le ovaie),
Enki stese il suo braccio verso di esse e là crebbe un feto!

Enki, il creatore, dopo aver infuso (parte) della sua intelligenza


[all’interno della creatura, sua emanazione,
a sua madre Namma rivolse a parola:

30 “Madre mia, alla creatura che tu avrai formato, imponi la


[corvée degli dèi!
18
Dopo che tu avrai mescolato l’interno della fertile creta
[dell’Abisso,

Sigen e Sigšar gratteranno la creta e tu (allora) farai esistere i


[loro arti,
Ninmaḫ sia la tua aiutante;

Ninimma, Šuzianna, Ninmada, Ninbarag,


35 Ninmug, Dududuḫ ed Erešgunna
possano assisterti durante il tuo parto;

madre mia, decidi il destino della creatura; Ninmaḫ possa


[assoggettarla alla corvée!”

38-43 in lacuna

V. IL BANCHETTO DIVINO: LL. 44-51

Enki ……….. rallegrò il loro cuore;


45 per sua madre Namma e per Ninmaḫ egli organizzò un
banchetto:

la totalità dei principeschi Sigen e Sigšar, che decidono i destini,


[mangiano virgulti di canna e pane;
per An e per Enlil il signore Nudimmud arrostisce un puro
[caprone,

ed i numerosi dèi cantano le sue lodi:


“O Signore dalla vasta intelligenza, chi ti eguaglia in saggezza?

50 O signore grande, Enki, chi può eguagliare le tue azioni?


Come un padre genitore, tu hai i ‘poteri’ di decidere i destini;
[in realtà tu stesso sei i ‘poteri’”.

VI. LA GARA TRA NINMAḪ ED ENKI: LL. 52-79

Enki e Ninmaḫ bevono birra; il loro morale è alle stelle.


Ninmaḫ allora così parlò ad Enki:

19
“La (con)formazione dell’umanità buona e cattiva è di mia
[competenza;
55 in base ai mei desideri io stabilisco i destini buoni o cattivi!”

Enki così rispose a Ninmaḫ:


“Io voglio controbilanciare la decisione dei destini buona o
[cattiva che tu avrai stabilito!”

Allora Ninmaḫ prese in mano la pura creta dalla cima


[dell’Abisso,
e con essa ella modellò, per primo, un uomo che non riusciva a
[chiudere le sue deboli mani allargate.

60 Enki però guardò l’uomo che non riusciva a chiudere le sue


[deboli mani allargate
e decise il suo destino; egli lo assegnò al servizio del re!

Come secondo, essa modellò un uomo che aveva gli occhi


[sempre aperti che riflettevano la luce.
Enki guardò l’uomo che, tenendo gli occhi sempre aperti,
[rifletteva la luce,

e decretò il suo destino: lo assegnò alla categoria dei musicanti;


65 egli gli fece prestare servizio davanti al re, come responsabile
[dello strumento-Grande-Drago.

Per terzo, essa modellò uno con ambedue i piedi gonfi, con i
[piedi paralizzati.
Enki guardò quello con i piedi gonfi, con i piedi paralizzati

e lo assegnò al lavoro di [ ] e dell’argenteria, e


[……….. suo trionfante splendore.

{Var.: Essa modellò, per quarto, un idiota; il progenitore di esso


era un Subareo. Enki guardò all’idiota, il cui progenitore era un
Subareo, e decretò il suo fato: lo assegnò “alla testa” del re!}

Per quinto essa modellò un uomo che non riusciva a trattenere


20
[l’urina;
70 Enki guardò l’uomo che non riusciva a trattenere l’urina
e lo lavò con l’acqua dello scongiuro, allontanando dal suo capo
[il demone-Namtar.

Per sesto essa modellò una donna che non poteva partorire.
Enki guardò la donna che non poteva partorire
e le decretò il fato: egli la assegnò alla “casa delle donne”.

75 Per settimo essa modellò un uomo che non aveva pene, non
aveva vulva;
Enki guardò l’uomo che non aveva pene, non aveva vulva,

gli diede come nome “eunuco di Nippur”


e gli decretò il fato di prestare servizio davanti al re!

Ninmaḫ allora buttò per terra la creta che teneva stretta in


[mano e ci fu un silenzio di tomba!

VII. ENKI CREA UMUL: LL. 80-91

80 Enki, il grande signore, così parla a Ninmaḫ:

“Agli uomini che tu hai modellato, io ho decretato il destino ed


[ho consegnato loro del pane;
ora voglio modellare per te (un essere); decreta tu il destino alla
[creatura!”

Enki modellò una figura, il cui nascosto scopo era la morte


[della sua città,
quindi si rivolse a Ninmaḫ:

85 “Riversa il seme che il pene eiacula nel grembo di una donna e


[la donna partorirà il seme del suo grembo!”
Ninmaḫ allora [condusse da Enki una donna], perché portasse
[(quel seme).

Quella donna però lo rigettò fuori dal suo grembo, perché non
21
[si compissero i suoi giorni;
ed ecco esso era Umul: il suo capo peloso era malato, il suo …….
[era malato, i suoi occhi erano malati, il suo collo era
[malato;

la gola era chiusa, le costole erano contorte, i polmoni erano


[malati, il cuore era malato, gli intestini erano malati;
90 le sue mani sempre penduli non riuscivano a portare pane alla
[bocca, la spina dorsale era paralizzata, la testa soffriva di
[emicrania;

le gambe erano deboli, i piedi erano deboli; egli non poteva


[recarsi al campo: così egli lo aveva modellato!

VIII. NINMAḪ VIENE INVITATA A DECRETARE IL DESTINO AD


UMUL: LL. 92-109

Enki allora si rivolse a Ninmaḫ:


“Agli uomini che tu hai modellato con le tue mani, io ho deciso
[il destino, ho procurato loro pane;
decreta ora all’uomo che io ho modellato, il suo destino; fà sì
[che egli possa mangiare pane!”

95 Ninmaḫ allora guardò Umul e rivolse a lui la sua attenzione;


essa si avvicinò ad Umul: lo interroga, ma questo non apre bocca;

gli porta pane come suo nutrimento, ma questo non può tendere
[la mano;
(allesta) un ……. che rallegra, un giaciglio per lui, ma questi non
[può coricarsi:

stando in piedi egli non riusciva a sedersi; non riusciva a


[stendersi, non riusciva ……., non poteva mangiare pane.

100 Ninmaḫ allora risponde alle parole di Enki:


“L’uomo che tu hai formato non è né vivo né morto, io non
[riesco nemmeno a sollevarlo!”

Enki però rispose a Ninmaḫ:


22
“Al primo uomo, quello con le mani deboli, io ho decretato il
[fato, ho procurato cibo;

all’uomo che rifletteva la luce ho decretato il fato, ho procurato


[cibo;
105 all’uomo che a causa dei piedi gonfi era impedito, io ho
decretato
[il fato, ho procurato cibo;

all’idiota ho decretato il fato ho procurato cibo;

all’uomo che non tratteneva l’urina, ho decretato il fato, ho


[procurato cibo;
alla dona che non poteva partorire, ho decretato il fato, ho
[procurato cibo;

all’uomo che non aveva né pene né vulva, ho decretato il fato,


[ho procurato cibo!

Sorella mia, ………..

110 sg. in lacuna

IX. DISPERAZIONE DI NINMAḪ: LL. 112-128

112 Ninmaḫ rispose ad Enki:

113-122 in lacuna

Ora io non abiterò più in cielo, non abiterò più sulla terra; non
[sfuggirò al tuo vigile sguardo nel paese di Sumer;
(eppure) in un luogo - tu non abiti colà -, in un tempio che ho
[costruito, non udirò la tua voce;

125 in un luogo - tu non abiti colà -, in una città che ho costruito,


[sarò silenziosa;
la mia città è distrutta, il mio tempio raso al suolo, i miei figli
[presi prigionieri;

23
io sono una fuggitiva, che è stata cacciata fuori dall’Ekur,
ed io, proprio io, non sono sfuggita alla tua mano!”

X. ENKI CONSOLA NINMAḪ: LL. 129-139

Enki rispose a Ninmaḫ:


130 “Chi può cambiare la parola uscita dalla tua bocca?
Allontana con la tua mano dal tuo grembo Umul, (ancora)
[attaccato al tuo seno!

Ninmaḫ, la tua opera riguardo ad esso è veramente manchevole:


[esso mi è nato imperfetto, chi può migliorarlo?
Possa l’uomo fino alla fine dei giorni, portare la mano alla
[bocca in segno di timore;

se qualcuno vuole lodare il mio pene, possa farlo tenendo


[presente la tua saggezza!
135 Possano Enkum e Ninkum [ ]
lodare la tua potenza!

Sorella mia, il braccio della tua eroicità


purifica! Canti a bassa voce, a voce alta [ ].
Il dio che li ascolta, ……. Umul ……. Possa costruire il mio
[tempio!”

XI. CONCLUSIONE DEL MITO: LL. 140-141

Ninmaḫ non poté eguagliare il grande signore Enki!


Padre Enki, la tua lode sia dolce!

2.
ENLIL E LA ZAPPA: IL LAVORO NOBILITA L’UOMO

1 “Il Signore ha fatto veramente risplendere tutto ciò che è


[appropriato,
il Signore, la cui decisione dei destini è immutabile,

Enlil, affinché il seme del Paese uscisse dalla terra,


si affrettò a separare il cielo dalla terra,
24
5 si affrettò a separare la terra dal cielo.

Affinché Uzumua facesse germogliare la “forma”


(dell’umanità),
Enlil apre una fessura nel pavimento di Duranki.

Egli crea la zappa e sorge il giorno;


egli istituisce le mansioni di lavoro, stabilisce il destino

10 e mentre egli avvicina il braccio alla zappa e al canestro di


[lavoro,
elogia Enlil la sua zappa.

La zappa aurea, dalla testa di lapislazzuli,


tenuta da fermi d’oro e d’argento delicati,

la cui lama sembra un vomere di lapislazzuli,


15 e la punta un unicorno solitario su una vasta piana.

Dopo aver elogiato la zappa, il signore ne fissò il destino,


e dopo averla cinta di una corona verdeggiante,
egli porta la zappa in Uzu’ea.

Depone la “forma” dell’umanità nella fessura


20 e, mentre il suo paese davanti a lui germoglia come erba
dalla
[terra,
Enlil li guarda benevolmente, i suoi Sumeri.

Gli dèi Anunna si dispongono davanti a lui


e alzano le loro mani portandole (in gesto di preghiera) alla
[bocca,

essi rivolgono preghiere ad Enlil,


e consentono al suo popolo sumerico di prendere in mano la
[zappa”.

25
3.
IL SACRIFICIO DEGLI DÈI ALLA: L’AGRICOLTURA

1 Dopo che il cielo dalla terra - essi erano strettamente uniti -


fu
[separato,
e le dee madri erano germogliate,

dopo che la terra fu fondata, la terra fu fissata,


dopo che (gli dèi) le (immutabili) regole di cielo e terra
[stabilirono;

5 dopo che essi, per approntare dighe e canali,


ebbero poste le rive del Tigri e dell’Eufrate,

allora An, Enlil ed Enki,


i grandi dèi,

e gli Anunna, i grandi dèi,


10 presero posto sul loro eccelso trono, che ispira terrore, e
[parlavano tra di loro;

dopo che gli dèi ebbero stabilito le regole del cielo e della terra,
dopo che essi, per approntare dighe e canali,
ebbero poste le rive del Tigri e dell’Eufrate,

allora Enlil parlò ad essi:


15 “Che cosa volete fare adesso?
Che cosa volete creare ora?

O Anunna, grandi dèi,


che cosa volete fare adesso?
Che cosa volete creare ora?”

20 I grandi dèi che erano assisi


e gli Anunna che decidono i destini,
tutti insieme risposero ad Enlil.

“In Uzumua di Duranki,


26
noi vogliamo uccidere gli dèi Alla,

25 affinché il loro sangue faccia germogliare l’umanità;


la corvée degli dèi sia il loro compito!”

Che gli uomini per sempre curino i fossati di confine,


che essi prendano in mano la zappa e il canestro di lavoro,

per il tempio dei grandi dèi,


30 che è adatto al trono eccelso,
aggiungano campo a campo,

per sempre i fossati di confine


curino,

le dighe tengano in ordine,


35 i fossati di confine

scavino. … piante di ogni genere


facciano crescere,

pioggia, pioggia, …..


i fossati di confine scavino,
accumulino orzo,

41-46 in lacuna

Che essi facciano prosperare il campo di grano degli Anunna,


l’abbondanza nel paese essi moltiplichino,

le feste degli Dèi celebrino appropriatamente,


50 versino acqua fresca,
(nella) grande abitazione degli dèi, che è adatta per un eccelso
[trono.

Ullegarra (e) Annegarra


tu li chiamerai!

Che essi buoi, ovini, animali della terra, pesci e uccelli,


27
55 l’abbondanza del paese moltiplichino,

Enul e Ninul
l’hanno deciso con la loro bocca pura.

Aruru, che è degna della signoria,


ha stabilito per propria virtù le grandi regole.

60 Che esperti da esperti, inesperti da inesperti,


da sé, come orzo, dalla terra germoglino,
è una cosa che mai sarà cambiata, così come le eterne stelle del
[cielo.

Affinché essi le feste degli dèi, giorno e notte,


festeggino appropriatamente,

65 le grandi regole hanno di propria iniziativa


stabilito
An, Enlil,

Enki e Ninmaḫ,
i grandi dèi.

70 Nel luogo in cui essi crearono l’umanità,


in verità, fu assegnata come sovrana Nisaba.

28
Cosa deduce il sig. Biglino dalla sua lettura “letterale” e
“facendofintista” di questi (e di altri simili) scritti mitologico-
religiosi?23 Ah, semplicissimo: non solo Enki, Ninmaḫ, An,
Enlil24 ecc. sono individui in carne ed ossa, che “mangiano
virgulti di canna e pane” e “bevono birra”… ma... degli
extraterrestri tout court che han fatto base fra il Tigri e
l’Eufrate e che, come si ricaverebbe (?!) da quelle medesime
tavolette, si sono costruiti attraverso ripetute operazioni di
ingegneria genetica gli uomini (in questo caso i Sumeri)
adatti a sostituirli nei lavori con la “zappa” e il “canestro del
lavoro”!...

Qui non ci troviamo di fronte a una sorta di neo-evemerismo


balordo e demenziale25, ma proprio al cospetto di un’“esegesi”
a metà tra il fumettone26 e il vaniloquio da ospedale
psichiatrico. E, per quanto attiene specificamente al sig.

23 Per un’interpretazione seria e profonda dei miti in questione del vicino oriente antico v., infra, l’Appendice
I.

24 “La religione dei s. è caratterizzata da un politeismo di impronta naturalistica: per ogni città esiste una
divinità principale, ma anche altre vengono venerate. Esse riflettono forze naturali e sono immortali. Tra
queste emerge una triade di dei cosmici: An, dio del cielo; Enlil, dio dell’aria e creatore del mondo; Enki, dio
della terra e dell’acqua. Un’altra triade ha carattere astrale: Nanna, dio della Luna; Utu, dio del Sole; Inanna,
dea della stella Venere che assomma i caratteri della Terra Madre. Al di sotto degli dei i demoni sono spiriti
negativi, portatori di malattie, contro i quali si esercitano arti magiche da parte del sacerdozio specializzato in
una serie di funzioni. Il culto è scandito da date fisse nelle quali avvengono feste caratterizzate da sacrifici. Lo
scopo di base del culto è il benessere nella vita terrena, mentre si ha una vaga nozione della vita futura, di
stampo pessimistico.” (http://www.treccani.it/enciclopedia/sumeri_%28Dizionario-di-Storia%29/).
Immaginarsi Ninmakh, Ninimma, Egizianna, Ninmada, Ninbara, Ninmug, Sarsardu, Ninniginna ecc. come
astronauti (con o senza scafandro) è cosa a tutti gli effetti da pazzi. E da sghignazzare infinitamente.

25“evemerismo s. m. – La dottrina razionalistica dello scrittore greco Evemero (4°-3° sec. a.C.), secondo la
quale gli dèi non sarebbero altro che potenti sovrani o eroi del passato, che erano riusciti, in virtù della saggezza
o del valore, ad attribuirsi la natura divina e l’adorazione di contemporanei e posteri; combattuta dagli antichi
greci e poco diffusa nel mondo romano, la dottrina fu accolta invece dagli apologisti cristiani come
dimostrazione della falsità del politeismo, e ha tuttora non poca fortuna come teoria esplicativa nella moderna
storia delle religioni.” (http://www.treccani.it/vocabolario/evemerismo). Non “sovrani o eroi dl passato”
rappresenterebbero, secondo Biglino, le varie divinità del mondo antico, ma… colonizzatori alieni approdati
sulla Terra in un tempo lontanissimo. E, si badi bene, tutte le divinità (cfr. http://www.godchecker.com), siano
esse dei sumeri, degli accadi, degli assiri, dei babilonesi, dei cananei, dei fenici, dei greci, dei romani, degli
egizi, degli arabi, degli ebrei, degli indiani, dei celti, dei germani, dei baltici, dei finnici, degli slavi, degli
australiani, dei polinesiani, dei maya, degli inca, degli aztechi, degli inuit, degli irochesi, dei navajo, dei dogon,
degli zulu…

26 Cfr., infra, p. 11.

29
Biglino27, a una faccia (da truffatore) di paltatolla e coriandoli
davvero chimerica.

Ma tant’è. A un pubblico occidentale sempre più gelatinoso e


incolto (e nella morte delle ideologie politiche e fedi
religiose28) si può vendere anche roba Post-New Age simile, il
cui telos e “valore” è uno solo: concorrere all’opera di
distrazione e diversione posta in essere da tutti gli organi di
(dis)informazione mediatica nei confronti delle “masse”. Le
quali, nel mentre vengono spogliate ormai persino delle
mutande dalla vampiresca (e concretissima) internazionale
di Shylock e sostituite etnicamente e rese poltiglia
mondialista, sono però invitate a trastullarsi (anche) con
queste belle paleo-ipotesi.

Chissà, forse un giorno i Superiori Incogniti, loro che sono


all’origine della stessa specie umana e che tutto sanno e
possono, usciranno dalla “Terra cava” o da altri loro rifugi
segreti, o torneranno da “Nibiru” - o dalla Cintura di Orione -
, per riportare finalmente l’Età dell’oro sul nostro pianeta. Sì
sì, molto probabile. OVate fVatVes, appunto. E consumate-
riposate in pace.

27Mauro Biglino sostiene di fare un lavoro stupido (cfr. https://ufoalieni.it/il-dio-alieno-della-bibbia-mauro-


biglino/). Siamo d’accordo con lui.

28 Salvo una, particolarmente oscena e per tutti obbligatoria, così ben analizzata dal compianto Gianantonio
Valli: la religione olocaustica (cfr. G. Valli, Holocaustica Religio, Effepi, Genova 2009; http://thule-
italia.com/wordpress/2009/02/04/holocaustica-religio/).

30
“COL LI’, COL BASTARD”

Tre decenni sono un lungo periodo, in cui tanti muoiono… chi


suicida, chi di crepacuore29, chi di malattia, chi di semplice

29 Cfr., infra, p. 43: “‘Madama, ch'a staga tranquìla’. Mauro Biglino si rivolgeva in dialetto ai contadini, operai,
pensionati e piccoli commercianti della Valsusa. Li martellava dai microfoni di una radio locale. ‘I vostri soldi’
era l'accattivante argomento della sua rubrica di consigli finanziari. I ‘vostri’: lo sottolineava continuamente
per rassicurare i più diffidenti. E quando un collaboratore o anche un truffato che non sapeva ancora di essere
truffato gli indicava un possibile buon cliente Biglino saliva in auto nei paesini e nelle frazioni e si presentava
nelle case come ‘uno di famiglia’. C'è stata gente fra Chiomonte e Coazze, negli anni scorsi, che gli apriva la
porta con il sorriso più largo. Lo ripetono quelle stesse persone. Ma a denti stretti, abbassando lo sguardo.
Ci sapeva fare l'ex broker di Eurogest, e usiamo il passato solo perché non siamo aggiornati sugli eventuali
sviluppi della sua carriera di persuasore a Settimo, in campo pubblicitario. Nell'ambito della catena finanziaria
di Sant'Antonio ideata da Aldo Bersano, quel giovanotto con bisnonni, nonni e genitori tutti originari di
Avigliana aveva cominciato dallo sfruttamento delle radici. ‘Sono uno di voi’, suggeriva il suo ammiccante
dialetto. E a tanti montanari pareva fosse proprio così: affidandogli i loro risparmi gli hanno consentito di
intascare dalla fine del 1984 all'inizio del 1988 un miliardo e 463 milioni di provvigioni.
Il Comitato Creditori ha ricostruito le dimensioni della truffa (senza poter risalire all’ultima lira perché c'è stato
chi ha preferito tacere) e riempito tabulati che sembrano dolorosi rosari. Un danno enorme per centinaia di
famiglie della zona. Solo fra Coazze e Giaveno la rete di agenti delle società fiduciarie della ‘banda Bersano’,
con Biglino alla testa di amici e parenti, ha raccolto 13-14 miliardi. ‘Mal contati’, avverte l'infaticabile
animatrice del Comitato, Giuliana Falchero.
L'elenco continua con i 3 miliardi di Avigliana, i 2 e mezzo di Rivoli, i 3 miliardi e 800 milioni rastrellati da
Condove a Gravere, passando per Susa. Più su, fra Bardonecchia e Salbertrand, si sono volatilizzati risparmi
per 800 milioni. E altrettanti sono spariti fra Borgone e Bussoleno. Nella meticolosa attività di setacciamento
del denaro porta a porta sono stati truffati 500 milioni a Sant'Ambrogio, idem ad Alpignano, idem, ancora, a
Rosta, mentre a Buttigliera, dove vivono molti pensionati Teksid che hanno consegnato l'intera liquidazione,
si risale ad un miliardo e 200 milioni di risparmi bruciati. E si va oltre, ad un miliardo e mezzo, considerando

31
vecchiaia. E così i testimoni svaniscono, i ricordi si fanno
sempre più fievoli, l’oblio/silenzio stende il suo velario su
ogni cosa.

Ma nei primi anni 90 del secolo scorso tutta Torino parlò di


quello scandalo spregevole. Niente di simile e di tale gravità
era mai successo in Piemonte. Una banda di infami truffatori,
promettendo guadagni inesistenti, aveva risucchiato i
risparmi di centinaia di contadini, di montanari, di valligiani,
di ambulanti, di operai, di piccoli commercianti, di
pensionati, di vecchi.

I tre principali delinquenti si chiamavano Aldo Bersano


(“finanziere” e ideatore delle operazioni)30, Roberto Procopio

anche i contratti stipulati da quei broker d'assalto fra Almese e Rubiana. Nessun paese è stato trascurato. E il
Comitato Creditori ha pensato bene di pubblicare in un suo bollettino nomi e cognomi dei più attivi fra coloro,
con al fianco l'ammontare delle provvigioni di ciascuno: centinaia di milioni.
A parte Biglino e l’‘anima gemella’ Roberto Procopio, figlio di un generale della Guardia di Finanza, nessuno
dei vari Angelo Bottino, Massimo Lajolo, Giuseppe Petrolino, Gian Maria Maritano e Luca Germena figura fra
gli imputati del processo in corso. Erano tutti così zelanti nel ‘piazzare’ i prodotti finanziari di Bersano. Non
ebbero dubbi nemmeno quando si trattò di giustificare i ritardi sempre maggiori sia per l'accredito degli
interessi sia per la restituzione del capitale a chi voleva disinvestire. Si arrivò a dire che il direttore di una
banca, con la quale si intrattenevano rapporti finanziari, era improvvisamente impazzito e aveva posto
all’incasso assegni per svariati miliardi emessi a garanzia dalla società fiduciaria, in quel caso la Fiduciaria
Mercurio. ‘Per evitare il protesto degli effetti si è dovuto immediatamente intervenire e coprire gli assegni,
rallentando i tempi di pagamento ai clienti privati’. Parlavano, parlavano molto tutti quanti.
La signora Falchero racconta che in casa di un anziano contadino di Moncrivello per sette giorni consecutivi si
recarono un nipote del pensionato e uno di quegli agenti. ‘L'ultima sera si fermarono a contargliela sino alle
due. Se ne andarono solo dopo aver convinto quel povero uomo a consegnar loro i risparmi di una vita: 120
milioni. Dopo pochi mesi si sparse la notizia che era tutto quanto una truffa. La moglie del signore è morta di
crepacuore. Lui era rimasto con 400 mila lire al mese di pensione. Non aveva neppure i soldi per il funerale’.
Drammi silenziosi si sono consumati. Un’altra coppia di anziani, lui ottantacinque anni e malato, è finita
all'ospizio di Susa. Persi a quel modo i loro 60 milioni, marito e moglie non avevano più di che vivere. Un
macellaio torinese si è gettato dal settimo piano. Aveva finito di cenare e atteso che la moglie andasse a
rispondere al telefono. Poi ha aperto la finestra e si è lanciato nel vuoto.
Un altro uomo si è suicidato in provincia di Cuneo per la vergogna di aver suggerito, in perfetta buonafede, ai
propri parenti di investire ‘con Bersano’. Si è impiccato. E c'è stato chi ha perso la testa. ‘Un signore di Susa,
due anni fa, ha ammazzato la moglie. Avevano cominciato a rinfacciarsi la responsabilità di aver affidato tutti
i loro quattrini agli agenti dell'Istituto Servizi Fiduciari. E i loro rapporti erano diventati sempre più tesi’.
Giuliana Falchero avrebbe molte altre storie amare da raccontare. Non c'è stata pietà per nessuno in questa
storia. Nemmeno per l'operaio e la casalinga di Susa, che, vicini alla vecchiaia, si erano lasciati convincere ad
investire tutti i loro 50 milioni pensando di assicurare un po' di tranquillità economica alla figlia handicappata.
Sarebbe stata la polizza vita della ragazza. (...)
‘Si devono fare almeno tre tentativi prima di desistere’. Questa e altre raccomandazioni contiene il ‘manualetto’
del perfetto agente che, in occasione di un corso di aggiornamento professionale, era stato consegnato ai loro
collaboratori dai capi delle società fiduciarie, Mauro Biglino e Roberto Procopio."

32
e Mauro Biglino (“agenti” ed esecutori diretti, in particolare
proprio quest’ultimo31, della circonvenzione delle vittime)32.
Del malloppo estorto, circa un miliardo e ottocento milioni
dell’epoca, non una lira venne, dal trio criminale, restituita ai
truffati.

Forniamo qui di seguito, in ordine cronologico, una raccolta


di articoli che “La Stampa” dedicò al crack di cui sopra e che,
tra l’altro, spiegano e documentano in modo inequivocabile il
ruolo del “caporete”, “persuasore” e “investitore” Biglino.

30 Che avrebbe fatto scuola, generando “allievi” degni del maestro (cfr.
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic2_01144_11?fbclid=IwAR3HCgqf5-Nh6nSrpB-
YQbhgoBxZyO0CFWWG6uuyrJEnC63yy6uaK-3JK34).

31 Cfr., infra, p. 44: “‘Col lì, col bastard’. Si asciuga le lacrime. ‘I l'avìa ij mèi buoni fruttiferi. Da giovna na banca,
il Piccolo Credito del Cuneese - ricorda la signora Giuseppina, alternando il confidenziale dialetto al solenne
italiano, quasi a voler sottolineare l'enormità della sua esperienza di truffata - aveva fatto fallimento. Da anfora
i tènia a buté ij nòst dné in buoni fruttiferi a la Pòsta. A disia: se va giù lo Stato andiamo giù tutti. Mettevamo
cinquecento lire per vòlta. I l'oma fàit 'd risparmi incredìbij, mi e mi mari’. La rabbia trabocca. La signora
Giuseppina ha settantuno anni e va ancora nei campi a lavorare. Con novecentomila lire ogni due mesi di
pensione sociale lei e suo marito non camperebbero. Bisogna che badino ancora alle mucche. Il loro piccolo
tesoro, 15 milioni, è stato consegnato al grande ‘investitore’ Mauro Biglino ed è sparito. (…) ’Se è riuscito a
convincere mia mamma, che non metterebbe uno spillo nelle mani di un estraneo…’ (…) ‘come sapeva parlare,
un incantatore’ (…) ‘entrava qui che sembrava un fratello’ (…) Ogni volta che l’ambulante racimolava qualcosa
da mettere da parte e avvertiva il suo ‘broker’, Biglino correva in auto sino a Chiomonte a ritirare il denaro.”
Come un avvoltoio.

32Questo il giudizio del Pubblico Ministero nella sua requisitoria al processo dell’ottobre 1991: “A me preme
sottolineare la personalità cinica e tracotante dei tre maggiori responsabili, che hanno tenuto durante tutto il
dibattimento un atteggiamento insolente e presuntuoso, dimostrando la più completa indifferenza nei
confronti dei risparmiatori truffati e nessun intento riparatorio, anche solo a livello umano. Pur trattandosi di
persone incensurate non si possono quindi concedere loro le attenuanti generiche”. (Cfr., infra, p. 42)

33
1. Parte il pellegrinaggio dei truffati
LaStampa 13/12/1988 - numero 277 pagina 17
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,17/articleid,0967_01_1988_0277_0017_24984537/

2. I truffati al contrattacco
LaStampa 08/06/1989 - numero 127 pagina 2
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_
lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3
/page,2/articleid,0936_01_1989_0127_0024_12779760/

3. Dal crack esce un castello


StampaSera 28/05/1990 - numero 136 pagina 15
34
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,15/articleid,0905_02_1990_0136_0015_18518084/

4. I truffati fanno causa alla banca


LaStampa 26/10/1990 - numero 250 pagina 4
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,4/articleid,0919_01_1990_0250_0038_12620662/

35
5. Bersano alla sbarra, 4 mila lo aspettano
LaStampa 13/11/1990 - numero 265 pagina 1
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,1/articleid,0921_01_1990_0265_0034_12649034/

36
6. La rabbia nel corteo dei truffati
LaStampa 29/01/1991 - numero 23 pagina 2
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,2/articleid,0856_01_1991_0023_0036_11927785/

37
7. Bersano, sfilano i creditori
StampaSera 16/04/1991 - numero 88 pagina 1
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,1/articleid,1290_02_1991_0088_0038_19095328/

8. La rabbia dei truffati


LaStampa 17/04/1991 - numero 80 pagina 37
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,37/articleid,0864_01_1991_0080_0033_11985264/

38
9. Bersano l'inchiesta è da annullare?
LaStampa 18/04/1991 - numero 81 pagina 38
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,38/articleid,0864_01_1991_0081_0037_11986378/

39
10. Dietro il crack «un'indegna truffa»
LaStampa 14/06/1991 - numero 130 pagina 38
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,38/articleid,0870_01_1991_0130_0035_12170204/

40
11. Requisitoria dell'accusa al processo per il crack delle
fiduciarie che rovinarono 4500 risparmiatori. Chiesti 12
anni per bersano e i soci. Il pm: «sono cinici e tracotanti»
(LaStampa 04/10/1991 - numero 237 pagina
39 http://www.archiviolastampa.it/component/option,com
_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/
page,39/articleid,0882_01_1991_0237_0037_12283328/

41
12. Le accuse al «caporete» Mauro Biglino
StampaSera 09/10/1991 - numero 226 pagina 6
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,6/articleid,1296_02_1991_0226_0006_19157314/

42
43
13. Condannati gli imputati del fallimento F.M. e I.F.C.
StampaSera 26/10/1991 - numero 240 pagina 7
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,7/articleid,1296_02_1991_0240_0007_19173875/

44
45
14. Per i capi degli agenti Procopio e Biglino 5 anni e 4 mesi
di reclusione LaStampa 26/10/1991 - numero 258 pagina
32 http://www.archiviolastampa.it/component/option,com
_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/
page,32/articleid,0884_01_1991_0258_0032_18476976/

15. I soldi dei clienti a società di leasing


LaStampa 07/10/1992 - numero 275 pagina 38
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,38/articleid,0844_01_1992_0275_0140_25248192/

46
16. Nuove pene E ai creditori non una lira
LaStampa 09/03/1993 - numero 67 pagina 36
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_la
stampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/pag
e,36/articleid,0778_01_1993_0067_0034_10979000/

47
48
Come tutti i truffatori di successo anche Biglino ha avuto la
dea Fortuna (in questo caso senza tuta spaziale) dalla sua
parte. Riuscì allora a sanguisugare i risparmi di uno stuolo di
disgraziati imboscando l’intero maltolto - e la pena
comminatagli dalla “giustizia” italiana fu scandalosamente
mite -, nonché a far sparire dal web (quasi) ogni traccia della
vicenda criminale di cui era stato protagonista.

Così come, nei tempi recenti, non si presentò mai ad una delle
sue conferenze un vero esperto di ebraico antico che gli
rivolgesse qualche domanda o contestazione nella lingua
degli usurai biblici (o anche solo in quella dei loro eredi
israeliani), né un parente delle vittime da lui rovinate si alzò
per chiedergli pubblicamente conto dei suoi misfatti.

Ma la “‘general ministra e duce’ dei beni mondani, beata nel


cielo dove ‘con l’altre prime creature lieta volve sua spera’”33,
se agli uomini “distribuisce ciecamente felicità, benessere,
ricchezza”, agli stessi ugualmente riserva “infelicità e
sventura”34. Il giorno del redde rationem è giunto anche per
Mauro Biglino35.

33 Cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/fortuna.

34 Ibid.

35 Cfr. https://www.facebook.com/tuttopaleobiglino/.

49
APPENDICE I

Vicino Oriente antico. La creazione dell'uomo

di Giovanni Pettinato, Paolo Xella - Storia della Scienza (2001)

La creazione dell'uomo

Sommario: 1. Miti e tradizioni mesopotamiche. 2. Miti e tradizioni


bibliche. ▢ Bibliografia.

1. Miti e tradizioni mesopotamiche


di Giovanni Pettinato

I Sumeri e gli Accadi, le due componenti etniche che s'insediarono in


Mesopotamia a cominciare dal IV millennio, dedicarono grande
attenzione al problema dell'origine dell'uomo e del suo destino. I
numerosi miti delle origini e le tradizioni religiose dei due popoli
hanno conservato e tramandato attraverso i secoli le riflessioni
maturate al riguardo, sicché siamo in grado, a distanza di quasi 5000
anni dalle prime attestazioni mitologiche scritte, di delinearne il
percorso ideologico e di valutarne l'entità e la portata.

I Sumeri

Nella letteratura sumerica si accenna spesso all'origine dell'uomo,


soprattutto quando si narra dei tempi primordiali in cui il mondo fu
organizzato e ogni cosa fu posta in essere dal mondo divino. Così, per
esempio, nel prologo della composizione Gilgamesh, Enkidu e gli
Inferi, alla riga 10 si legge: "Quando il nome dell'umanità fu posto".
Il porre, il dare un nome a ciò che si vuole concretizzato, è un

50
sinonimo di creare, essere creato. Il venire all'esistenza dell'uomo per
mezzo dell'enunciazione del suo nome si ritrova anche nel mito del
dio Ninurta Lugal-e alla riga 399: "il popolo al suo destino, nella casa
fu chiamato".
Oltre alla generica menzione della creazione dell'uomo con
l'espressione 'dare il nome', possediamo alcuni miti in cui il tema
antropogonico è trattato più estesamente: il prologo dell'Inno alla
zappa, quello della Tenzone tra la pecora e il grano, Enki e
Ninmakh e KAR 4. Mentre i primi due testi sono espressione della
scuola di Nippur (la prima corrente teologica di Sumer, che ruota
attorno alla figura di Enlil), Enki e Ninmakh, che ha come
protagonista il dio Enki, riflette il pensiero di Eridu, sede della
seconda corrente teologica; KAR 4, infine, che sembra più vicino alla
mentalità accadica, è un misto di varie tradizioni.
Queste testimonianze, nonostante le apparenti
differenze, concordano su un punto con tutta la tradizione
mesopotamica, quindi non soltanto sumerica: l’uomo è stato
creato per subentrare agli dèi nel duro lavoro dell’agricoltura. Oltre a
ciò, esse aggiungono un dato molto importante: il sostituto degli dèi,
per essere veramente tale, ha in sé un elemento di origine divina, che
nella scuola di Nippur è chiamato ‘spirito vitale’ (zi-šà-gál), nella
scuola di Eridu ‘saggezza’ (géštu), mentre in KAR 4 è il «sangue»
delle divinità uccise ad hoc.
Secondo il sistema di Nippur, così come è espresso dal prologo
all’Inno alla zappa (ll. 1-11; 18-25), la creazione dell’uomo, attuata da
Enlil, è scandita in tre fasi: (a) il dio pratica un buco nel pavimento
della cella Usumua del suo tempio, (b) depone in esso la «forma»
dell’umanità, (c) quest’ultima germoglia come le piante: Il Signore ha
fatto veramente risplendere tutto ciò che è appropriato, il Signore, la
cui decisione dei destini è immutabile, Enlil, affinché il seme del
Paese uscisse dalla Terra, si affrettò a separare il cielo dalla Terra, si
affrettò a separare la Terra dal cielo. Affinché Uzumua facesse
germogliare la ‘forma’ [dell’umanità], Enlil apre una fessura nel
pavimento di Duranki; egli crea la zappa e sorge il giorno; egli
istituisce le mansioni di lavoro, stabilisce il destino e mentre egli
avvicina il braccio alla zappa e al canestro di lavoro, elogia Enlil la sua
zappa. […] Egli porta la zappa in Uzu’ea. Depone la ‘forma’
dell’umanità nella fessura e, mentre il suo paese davanti a lui
germoglia come erba dalla Terra, Enlil li guarda benevolmente, i suoi
51
Sumeri. Gli dèi Anunna si dispongono davanti a lui e alzano le loro
mani portandole [in gesto di preghiera] alla bocca, essi rivolgono
preghiere a Enlil, e consentono al suo popolo sumerico di prendere
in mano la zappa.
L’uomo primordiale dunque viene alla luce per emersio, una
convinzione questa che si ritrova spesso in altri documenti, come, per
esempio, nel Rituale mis pî (Cuneiform Texts XIII, 36 20-21):
«[Marduk] creò l’umanità Aruru fece germogliare il seme
dell’umanità con l’aiuto del dio», e addirittura nel prologo all’Inno al
tempio É-engurra di Enki, e persino nel mito Lugal-e in riferimento
alla nascita di Ninurta.
Dalla composizione sopra citata dell’Inno alla zappa si può trarre la
conclusione che l’uomo fosse adatto al compito per il quale era stato
creato, nel momento stesso della sua creazione. Tuttavia, gli dèi
interverranno sul nuovo essere una seconda volta, per dotarlo di tutte
le facoltà che distinguono l’uomo dalle altre creature. Stando
alla Tenzone tra la pecora e il grano (ll. 1-36), dove tra l’altro sono
narrati gli inizi della civiltà, l’uomo primitivo non si differenzia
ancora dagli animali: egli infatti, non sa vestirsi, cammina carponi
e mangia l’erba come le pecore. Gli dèi decidono allora d’infondere in
lui, di soffiare lo «spirito vitale»:
L’umanità primordiale non sapeva mangiare il pane, non
sapeva coprirsi con vestiti; il popolo andava a quattro zampe,
mangiava erba con la bocca come le pecore, beveva acqua dai fossi;
allora nel posto dove gli dèi vennero all’esistenza, nella loro casa,
nella santa collina, fecero germogliare la pecora e il grano; nel
santuario in cui gli dèi mangiano, essi si raccolsero: dell’abbondanza
della pecora e del grano, gli dèi Anunna della santa collina
mangiarono, ma non riescono a saziarsi; il buon succo del loro puro
ovile gli dèi Anunna della santa collina bevono, ma non riescono a
saziarsi; nel puro ovile, allora, essi per il proprio bene infusero
nell’umanità lo spirito vitale.
Lo zi-šà-gál differenzia gli uomini dagli animali, rendendoli capaci
di compiere azioni razionali, di elevarsi a condizioni migliori di vita;
è questo termine, più che il termine ti sumerico, atto a designare
questa emancipazione della vita umana rispetto a quella animale. Dal
suo impiego in tutta la letteratura sumerica possiamo concludere
che zi-šà-gál copre un ampio valore semantico che vede coinvolte
sia l’attività fisica dell’uomo, affettiva e sensitiva, sia quella
52
intellettiva, spirituale, psichica; inoltre esso, come risulta
dalla Tenzone tra la pecora e il grano, è di origine divina e
proprio degli dèi, sicché è lecito avanzare l’ipotesi che è grazie allo zi-
šà-gál che l’uomo diventa partecipe della divinità stessa e si pone in
una scala gerarchica a metà tra il mondo divino e quello animale.
La scuola teologica di Eridu riflette invece una tradizione diversa da
quella esposta sinora, corrispondente alla scuola di Nippur; in essa,
infatti, non sembra essere contemplata l’incapacità dell’uomo
primordiale di espletare il compito per cui è stato creato. Qui, al
contrario, stando a quanto si legge nel mito di Enki e Ninmakh, il dio
Enki, dopo aver fatto uscire da sé l’embrione dell’uomo e
averlo modellato con braccia e con gambe, infonde in lui la
sua saggezza. In seguito egli ordina a Nammu, sua madre,
di prendere dell’argilla dall’Apsû e di mescolarla con la forma umana
da lui concepita.
Nel prologo del mito in questione, ll. 1-18, è descritta la condizione in
cui vivevano gli dèi quando ai primordi della storia erano costretti a
procurarsi il nutrimento. Essi, mal sopportando la fatica, implorano
Nammu, la madre di Enki, affinché convinca il figlio a liberarli dal
gravoso compito. A seguito delle sollecitazioni di Nammu il dio della
saggezza realizza la richiesta ( ll. 19-21; 23-38):
Alle parole di sua madre Nammu, Enki si alzò dal suo letto; il dio
cominciò ad andare avanti e indietro nella sua santa cella,
riflettendo si batté la coscia; il Saggio, l’intelligente, l’accorto
che conosce per virtù propria tutto ciò che è ritualmente perfetto,
il creatore, colui che forma ogni cosa, fece uscire l’embrione;
Enki modella per lui le braccia e forma il petto; Enki, il creatore, fa
entrare all’interno della sua cretura la sua saggezza; egli quindi parla
a sua madre Nammu: “Madre mia, alle creature che tu farai
esistere assegna come compito la corvée degli dèi; dopo che tu avrai
mescolato l’argilla sopra l’Apsû, plasmerai l’embrione e l’argilla,
facendo sì che la creatura esista, e Ninmakh sia la tua aiutante;
Ninimma, Egizianna, Ninmada, Ninbara, Ninmug, Sarsardu,
Ninniginna, che tu hai partorito possano essere a tuo servizio;
Madre mia, decidi il destino della creatura; Ninmakh le assegni
come compito la corvée”.
Volendo ora scandire le diverse fasi in cui, nella teologia di Eridu,
avviene la creazione dell’uomo, possiamo individuare i seguenti
momenti: in una prima fase Enki fa uscire da sé stesso l’embrione,
53
che essendo un prodotto del dio, è caratterizzato come qualcosa di
divino; in un secondo momento l’embrione è modellato da Enki in
forma umana, e proprio per questo atto di Enki l’embrione
corrisponde alla «forma» dell’uomo presente nella teologia di
Nippur; nella terza fase è infusa nell’embrione la saggezza propria di
Enki; nella quarta fase, infine, la dea Nammu mescola la «forma »
creata da Enki con la materia rappresentata dalla creta dell’Apsû.
Attraverso questo atto l’umanità viene all’esistenza.
Mettendo a confronto i due modelli della creazione del mondo
sumerico, constatiamo che si può stabilire un parallelo tra la «forma»
di Nippur e l’embrione di Eridu, come pure tra la «saggezza» di Eridu
e lo «spirito vitale» di Nippur, perché ambedue di chiara provenienza
divina, e anzi caratteristiche proprie delle due massime divinità del
pantheon sumerico.
Quanto fosse importante per i Sumeri porre l’accento su questa
presenza divina nell’uomo è dimostrato dalla terza tradizione, in cui
si ritrovano elementi propri del pensiero sumerico, ma anche quelli
caratteristici del mondo accadico. Si tratta del testo bilingue KAR 4,
in base al quale l’uomo che germoglia dalla Terra, così come nella
teologia di Nippur, ha in sé un elemento divino rappresentato dal
sangue di due dèi uccisi ad hoc, proprio quest’ultimo della
tradizione accadica.
Il mito, dopo aver narrato la separazione del cielo e della Terra e la
prima organizzazione del mondo (ll. 1-14), affronta il tema
antropogonico (ll. 15-27):
Allora Enlil parlò a essi [= agli dèi]: “Che cosa volete fare adesso? Che
cosa volete creare ora? O Anunna, grandi dèi, che cosa volete fare
adesso? Che cosa volete creare ora?” I grandi dèi che erano assisi e gli
Anunna che decidono i destini, tutti insieme risposero a Enlil: “In
Uzumua di Duranki, noi vogliamo uccidere gli dèi Alla, affinché il
solo sangue faccia germogliare l’umanità; la corvée degli dèi sia il
loro compito!”.

Gli Accadi

Negli Accadi, o Assiro-Babilonesi, che costituiscono la


seconda grande componente etnica della Mesopotamia,
insediatasi nella parte centrale e settentrionale della Terra tra i due
fiumi, è presente una tradizione diversa da quella finora esposta, in
54
base alla quale gli elementi costitutivi dell’uomo sono il sangue di un
dio e la creta mescolata con esso. Il testo di KAR 4 esprime una tesi
che sta a metà tra le due tradizioni portanti dell’antropogonia
mesopotamica, in quanto gli uomini vengono all’esistenza
‘germogliando dalla terra’, come nella tradizione sumerica di Nippur,
e per la realizzazione di tale creazione è richiesto il sangue di un dio
o di più dèi, come appunto nella tradizione assiro-babilonese.
Testimoni di questa seconda tradizione sono i due maggiori miti
assiro-babilonesi, il primo riguardante la creazione dell’uomo e la
sua distruzione con il diluvio, che porta il nome di Atram-ḫasīs,
l’eroe stesso e protagonista della salvezza dell’umanità, e il secondo,
l’Enūma eliš, l’opera che narra le gesta e l’esaltazione di Marduk, il
dio principale di Babilonia.
Al di fuori di questi due miti si trovano accenni
all’antropogonia accadica in diverse opere della letteratura, come
la Teodicea, l’Epopea di Gilgamesh, il testo magico Šurpu e
il Rituale per la ricostruzione di templi, dove si sottolinea che l’uomo
è stato creato dall’argilla, letteralmente «modellato» con l’argilla,
non escludendo ovviamente altre componenti.
Nel mito di Atram-ḫasīs il tema dell’antropogonia è trattato nella
prima tavola della composizione, dopo la narrazione della situazione
del mondo divino, quando gli dèi erano costretti a lavorare, con la
conseguente grande ribellione degli dèi minori, causa di una vera e
propria crisi degli equilibri; l’assemblea divina, convocata per trovare
una soluzione del problema, decide di rivolgersi per consiglio al dio
della saggezza Enki (Atram-ḫasīs, I 204-243):
Enki aprì [allora] la sua bocca e disse ai grandi dèi: “Per il 1°, il 7° e il
15° giorno del mese voglio istituire un rito purificatorio, un bagno;
che un dio venga immolato, e quindi gli dèi si
purificheranno mediante immersione. Con la sua carne e il suo
sangue possa Nintu mescolare l’argilla, in modo che dio e uomo siano
mescolati insieme nell’argilla. Che nei tempi futuri noi ascoltiamo
il tamburo, grazie alla carne del dio che vi sia l’eṭemmu; che
esso venga inculcato al vivente come suo marchio, un marchio che
non deve essere fatto cadere in oblio, l’eṭemmu!”. Nell’assemblea essi
risposero ‘sì’, i grandi Anunnaki, i responsabili dei destini.
In base a questo racconto, l’uomo è stato creato dalla dea Nintu che
esegue fedelmente i consigli di Enki con la partecipazione però di
tutto il mondo divino: gli dèi infatti uccidono dapprima un dio, che
55
apprendiamo essere We’e, un dio che ha l’intelligenza; con la sua
carne e il suo sangue la dea mescola l’argilla, formando in tal modo
l’uomo, il sostituto degli dèi, su cui gli dèi ancora sputano,
completando così l’opera della dea che può proclamare finalmente
l’esenzione dalla corvée per il mondo divino. Grazie alla presenza di
carne e sangue divini, nell’uomo creato c’è un elemento
incorruttibile, l’eṭemmu, quella parte cioè dell’uomo che continua a
esistere dopo la morte, sicché la nuova creatura è in un certo senso
partecipe del divino.
Alcuni studiosi hanno interpretato la presenza
dell’eṭemmu nell’uomo come un elemento positivo, rimanendo
comunque al contempo una testimonianza della sua
caducità. Proprio questo aspetto è sottolineato ed esplicitato nel
secondo mito, l’Enūma eliš, dove è detto che Marduk per
creare l’uomo si serve del sangue di un dio ucciso. Artefice
ultimo dell’operazione ideata da Marduk è ancora Ea, la
controparte accadica del dio Enki, depositario della saggezza
divina (VI 1-34):
Dopo che Marduk udì le parole degli dèi, il suo cuore si infiamma, per
creare qualcosa di eccezionale, egli comunica la sua decisione a Ea e
spiega il piano che aveva concepito nel suo cuore: “Io voglio unire
sangue e far sì che ci siano ossa; voglio creare Lullu, uomo sia il suo
nome; voglio veramente creare l’uomo-Lullu, su di lui voglio
addossare la corvée degli dèi, affinché essi abbiano pace;
nuovamente voglio rendere gradevole la loro esistenza,
affinché, anche se separati in due gruppi, siano ugualmente onorati”.
Come risposta, Ea pronunciò queste parole, comunicandogli il suo
progetto per il divertimento degli dèi: “Che mi sia dato uno dei loro
fratelli; costui perirà, perché siano creati gli uomini! Che i grandi dèi
si riuniscano, affinché sia scelto il colpevole; gli altri saranno salvi!”.
Questa volta il dio prescelto è Qingu, il capo degli dèi ribelli che
avevano sfidato il potere del nuovo capo del pantheon. Lo scriba
specifica che su Qingu, il dio messo a morte, gli dèi caricano la colpa
di cui si era macchiato.
Sebbene in questo secondo mito non sia esplicitamente menzionata
la creta o l’argilla, ma soltanto il sangue del dio ucciso, essa è
sicuramente sottintesa, come ci riferiscono espressamente altre fonti
coeve che sottolineano l’argilla come elemento costitutivo della
creatura umana.
56
Al periodo seleucide va datata un’altra fonte che certo
risale all’Enūma eliš, l’opera Babyloniaká del sacerdote
caldeo Beroso, di cui gli scrittori greci ci hanno tramandato
alcuni frammenti: in uno di essi, come ci informa Eusebio, il
dio Belos dà l’ordine agli altri dèi di mescolare con la terra il sangue
che sgorga dalla testa amputata di uno di loro per creare l’uomo.
Questa notizia è riferita anche da Polihistore, il quale specifica che il
dio prescelto si amputa da solo la testa. Anche qui, quindi, gli
elementi costitutivi dell’uomo sono il sangue del dio ucciso e l’argilla
con cui esso viene mescolato. L’antropogonia accadica si caratterizza
per la mescolanza dei due elementi, l’argilla con il sangue di un dio
ucciso, diversamente dalle due tradizioni antropogoniche
sumeriche: la prima di Nippur, che prevede la «forma» divina
germogliante dalla terra, e la seconda di Eridu, che
prevede l’embrione creato da Enki mescolato con la pura
argilla dell’Apsû.

2. Miti e tradizioni bibliche


di Paolo Xella

La creazione del mondo e del genere umano a opera di un essere


supremo eternamente esistente è la spiegazione culturale spesso
adottata da religioni che, come quella dell’antico Israele, sono
fondate sul culto di un unico Dio che concentra in sé ogni prerogativa
e funzione e decide liberamente di dare origine (non
necessariamente ex nihilo) a tutto ciò che esiste secondo un piano
preordinato e in parte insondabile.
È noto come l’Antico Testamento ci abbia tramandato due versioni
distinte del racconto della creazione, sia pure fuse insieme in una
narrazione apparentemente unitaria. L’intento armonizzante non
cela la combinazione di due fonti, l’una di qualche secolo più antica
dell’altra, postesilica, e con rilevanti influssi provenienti dalla
mitologia mesopotamica.
Quest’ultima versione, che è la più recente, è attribuita alla fonte
cosiddetta sacerdotale (P) (Genesi, 1, 1 - 2, 4a), e spiega la realtà
fisico-biologica come esito di un passaggio progressivo dal Caos
originario al Cosmo; l’altra versione, ascritta alla fonte yahwista (J)
(Genesi, 2, 4b-25), prospetta invece il processo della creazione
attraverso il passaggio dalla steppa arida ai campi coltivati e appare
57
come un vero e proprio mito di fondazione. Entrambi i
racconti concordano nel ritenere l’uomo come il momento saliente
della creazione, posto rispettivamente al «vertice» (P) o al «centro»
(J) di essa, ma essi sono contraddistinti da notevoli peculiarità
stilistico- narrative, dietro le quali emergono ideologie e prospettive
teologiche differenti.
Il primo racconto (P) si articola in fasi successive dovute all’esigenza
liturgica di fondare il riposo del sabato, nel 7° giorno. S’inizia con la
creazione della luce, poi il cielo s’interpone tra acque superiori e
inferiori; queste ultime formano i mari e appare la terraferma, da cui
si originano le varie specie vegetali; nel firmamento compaiono
gli astri; quindi sono create le specie animali, infine l’uomo, Adamo,
creato a immagine e somiglianza della divinità.
Il secondo racconto (J), che ha molti punti di contatto con le
tradizioni cosmogoniche del Vicino Oriente antico, possiede uno stile
più immediato e si caratterizza per una prospettiva più nettamente
antropocentrica. Dio crea la Terra e il cielo, quindi l’uomo, vero
centro dell’Universo; soltanto dopo appaiono le piante, assegnate
come cibo all’uomo, gli animali e gli uccelli; avviene infine la
creazione della donna.
La tradizione biblica mostra dunque due orientamenti
etico- teologici diversi, percepibili attraverso varie chiavi di
lettura: un confronto più approfondito di tali tradizioni mette in luce
analogie e differenze, consentendo di desumerne elementi per un
abbozzo di antropologia veterotestamentaria.
Ecco il passo di (P) che ci concerne: E ̕Elōhîm disse: Facciamo ( ̔śh)
l’uomo a nostra immagine (ṣlm), a nostra somiglianza (dmwt), ed
egli domini sui pesci del mare e sui volatili del cielo, sul bestiame, su
tutte le fiere della Terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra (1,
26). ̕Elōhîm creò (br̕ ) l’uomo a sua immagine (ṣlm); a
immagine (ṣlm) di ̕Elōhîm lo creò (brà ); maschio e femmina li creò
(br̕) (27). Quindi ̕Elōhîm li benedisse e disse loro ̕Elōhîm:/ Siate
fecondi e moltiplicatevi,/ riempite la terra/ e soggiogatela e
dominate/ sui pesci del mare/ e sui volatili del cielo/ sul bestiame e
su tutti gli esseri viventi / che strisciano sulla terra (28).
Va premesso che Adamo, nome comune che designa l’uomo, è usato
all’inizio collettivamente (genere umano), mentre soltanto più avanti
nel testo assumerà senso individuale, in Genesi, 4, 25a e nelle
genealogie di 5, 1-3. Non si può dimostrare che il termine, di incerta
58
etimologia, sia legato a ‘sangue’ (dm), né a ‘terra’ (̕dmh), ma si
devono invece presupporre eruditi giochi di parole che riflettono
comunque la concezione, comune nel Vicino Oriente antico, che
l’uomo derivasse dall’argilla, dalla terra rossa (̕dm).
Per quanto riguarda appunto le modalità di creazione dell’uomo,
questo racconto non fornisce dettagli ma si limita a usare i due verbi
‘fare’ (il generico ̔śh) e ‘creare’ (br̕, etimologicamente forse ‘tagliare’,
‘dividere’, verbo riservato sol tanto a Dio nell’Antico Testamento):
l’uomo è creato a ‘immagine’ e ‘somiglianza’ del creatore. Il primo
termine (ṣlm) designa l’immagine plastica, cioè l’effigie o la
statua, ma ogni eventuale allusione realistica è rimossa dal
secondo termine (dmwt), dal senso puramente astratto, che non
lascia spazio a ipotesi di identità tra creatore e creatura. Questo tratto
è comunque decisivo per distinguere Adamo da ogni altro essere
vivente, anch’esso ‘fatto’ dal creatore ma senza riferimenti a sé stesso.
È stato giustamente notato come tale descrizione ragguagli l’uomo ai
sovrani delle iscrizioni regali mesopotamiche, superiori agli uomini
‘comuni’ perché modelli diretti della divinità.
All’uomo, creato nella distinzione dei sessi, è affidata una missione
speciale, cioè Dio gli assegna un determinato destino: moltiplicarsi,
popolare il mondo e dominarlo, servendosi della terra e degli animali
a lui sottoposti anche se, in questa fase, egli potrà nutrirsi soltanto di
vegetali, proprio come le altre creature a lui sottomesse; solamente
dopo il diluvio gli sarà consentito, previo il rispetto di accorgimenti
rituali, il consumo di carne. Comune ai due racconti è
comunque l’idea che l’Universo esista in funzione dell’uomo,
concezione rivoluzionaria rispetto a una compatta tradizione
vicinoorientale che considerava l’essere umano come vero e
proprio schiavo al perpetuo servizio della divinità. Per
quanto riguarda la colpa originaria, questa versione non parla di
un peccato individuale, ma allude a un degrado morale
collettivo della prima umanità che provocherà il diluvio.
Questa narrazione assegna un ruolo cardine ai concetti di ‘terra’ e
di ‘progenie’, quest’ultimo implicitamente richiamato dall’uso di
introdurre parti del racconto attraverso l’espressione «queste sono le
generazioni».
La fonte (J) ci fornisce per contro una narrazione più dettagliata e
articolata, che si segnala tra l’altro per la stretta correlazione
esistente tra creazione dell’uomo, peccato originale e sua caduta. Per
59
quanto riguarda la creazione di Adamo, il passo relativo è il
seguente:
Quando Yhwh ̕Elōhîm fece ( ̔śh) la terra e il cielo, (5) nessun cespuglio
della steppa era sulla terra, nessuna graminacea della steppa era
spuntata, perché Yhwh ̕Elōhîm non aveva fatto piovere sulla terra e
non vi era Adamo che lavorasse il suolo (6 ) e facesse salire dalla terra
l’acqua dei canali per irrigare tutto il suolo; (7) allora Yhwh ̕Elōhîm
plasmò (yşr) l’uomo con la polvere del suolo ( ̔pr mn h̕ dmh) e soffiò
nelle sue narici un alito di vita (nšmt ḥyym) e l’uomo divenne un
essere vivente (npš) […]. (18) Poi Yhwh ̕Elōhîm disse: “Non è bene
che l’uomo sia solo: gli voglio fare ( ̔śh) un aiuto che gli sia simile”.
(19) Allora Yhwh ̕Elōhîm plasmò ancora dal suolo tutte le fiere della
steppa e tutti i volatili del cielo e li condusse all’uomo, per vedere
come li avrebbe chiamati: in qualunque modo li avesse chiamati, gli
esseri viventi, quello doveva essere il loro nome. (20) E così l’uomo
impose dei nomi a tutto il bestiame, a tutti i volatili del cielo e a tutte
le fiere della steppa; ma per Adamo non fu trovato un aiuto che gli
fosse simile. (21) Allora Yhwh ̕Elōhîm fece scendere un torpore
sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la
carne al suo posto. (22) Il Signore Dio modellò (bnh) con la costola,
che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. (23)
Allora l’uomo disse: “Questa volta essa/ è carne dalla mia carne/e
osso dalle mie ossa./ La si chiamerà donna (̕yšh)/ perché dall’uomo
(̕yš) è stata tolta”. (24) Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e
sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. (2,
4b)
Si apprende così che Dio ‘plasma’ a guisa di vasaio (questo significa
il verbo yşr) l’uomo con la polvere presa dal suolo (altrove, più
raramente e di solito in poesia, si trova ‘fango’); tuttavia, a differenza
di quanto avviene con le creature animali, gli infonde un alito di vita,
un dono straordinario che rappresenta appunto l’elemento spirituale
che vivifica l’uomo e lo fa affine al suo creatore perché insufflatogli
direttamente da quest’ultimo. Il tema del soffio è ripreso,
per esempio, nel Salmo 104 (29-30: «Ritiri il loro [=dei
viventi] soffio ed essi vengono meno così fanno ritorno nella
loro polvere. Mandi il tuo soffio e loro sono creati così rinnovi
la faccia della Terra», un componimento che non a caso è
una microcosmogonia. L’antropologia biblica concepisce in
generale l’essere umano fatto dunque di una carne, derivata dalla
60
‘polvere’ primordiale e animato da un unico principio vitale espresso
in due forme: una forza che vivifica e coincide con la vita stessa (npš)
e, insieme, anche una sorta di spirito (rwḥ) legato alla respirazione,
all’‘alito’ (il termine usato nel nostro passo, nšmt ḥyym, è un suo
sinonimo).
Anche la donna è ‘modellata’ da Dio (bnh), con l’uso di un termine
desunto dai lavori della vita quotidiana. Il concetto del creatore che
‘plasma’ l’uomo come fosse un’opera manuale trova un parallelo
nella mitologia egizia, dove il dio-ariete Khnum (uno dei tanti
‘creatori’ accanto a Ptah, Ra, Amon e Atum) lavora su un tornio da
vasaio producendo i neonati (figurine che si animano) deposti poi
nell’utero delle madri. Il tema dell’argilla come materia prima da
cui l’uomo è formato è popolare in Mesopotamia, dove
l’elemento ‘divino’ è rappresentato dal sangue e dalla carne di un dio
minore che vi si mescola (mito di Atram-ḫasīs).
In questo testo, quasi ogni dettaglio appare dunque
interpretabile come mito di fondazione della realtà e della
natura dell’uomo, dalla sua inesorabile mortalità meritata
attraverso la colpa, fino all’attrazione sessuale esistente fra l’uomo
e la donna, che si fonda miticamente con la naturale tendenza del
corpo femminile a riunirsi a quello maschile da cui è stato staccato.
Accenni e spunti all’antropogonia, talvolta in chiave di riflessione o
di reinterpretazione teologica, si trovano, oltre che nella Genesi,
anche nei Salmi, nel Deutero-Isaia (40-55), dove prevale il tema
della creazione mirante a redimere, e nei libri dei Proverbi,
di Qoelet e di Giobbe, in cui la presenza dell’uomo finisce per
assumere i pessimistici contorni dell’incidentalità. Quanto alle
tradizioni posteriori, che attribuiranno al progenitore non pochi
scritti apocrifi o pseudoepigrafici, ci limiteremo a ricordare come da
un lato (nel Nuovo Testamento, soprattutto San Paolo) ad Adamo
sia contrapposto il Cristo, mentre, dall’altro lato nel
giudaismo posteriore si svilupperanno due indirizzi speculativi: il
primo interessato ad approfondire la problematica più
propriamente antropologica (cfr., per es., Filone di Alessandria) e
il secondo, attratto invece da tematiche cosmologiche,
che identificherà l’Adamo primigenio con il Cosmo nei suoi
elementi (Golem, Adam Qadmon, ecc.).

Bibliografia
61
Fonti
Albertz 1974: Albertz, Rainer, Weltschöpfung und
Menschenschöpfung. Untersucht bei Deuterojesaja, Hiob und in den
Psalmen, Stuttgart, Calwer, 1974.
Allen 1988: Allen, James P., Genesis in Egypt. The philosophy of
ancient Egyptian creation accounts, New Haven (Conn.), Yale
Egyptological Seminar, Yale University, 1988.
Angerstorfer 1979: Angerstorfer, Andreas, Der Schöpfergott des
Alten Testaments. Herkunft und Bedeutungsentwicklung des
hebräischen Terminus [b-ar-a] (bara) “Schaffen’’, Frankfurt am
Main-Las Vegas, Lang, 1979.
Clifford 1994: Clifford, Richard J., Creation accounts in the
ancient Near East and in the Bible, Washington, Catholic Biblical
Association, 1994.
Coote 1991: Coote, Robert B. - Ord, Robert D., In the beginning.
Creation and the priestly history, Minneapolis, Fortress Press, 1991.
Eberlein 1986: Eberlein, Karl, Gott der Schöpfer, Israels Gott,
Frankfurt am Main-New York, P. Lange, 1986.
Levison 1988: Levison, John R., Portraits of Adam in early
Judaism, Sheffield, JSOT Press, 1988.
O’Brien 1982: O’Brien, Joan - Major, Wilfred, In the beginning.
Creation myths from ancient Mesopotamia, Israel and Greece,
Chico (Ca.), Scholars Press, 1982.
Pettinato 1971: Pettinato, Giovanni, Das altorientalische
Menschenbild und die sumerischen und akkadischen
Schöpfungsmythen, Heidelberg, C. Winter, 1971.
Steck 1981: Steck, Odil Hannes, Der Schöpfungsbericht der Priester
- schrift, 2. erw. Aufl., Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1981 (1.
ed.: 1975).
Westermann 1971: Westermann, Claus, Schöpfung, Stuttgart,
Kreuz- Verlag, 1971.

---------

(http://www.treccani.it/enciclopedia/vicino-oriente-antico-la-
creazione-dell-uomo_(Storia-della-Scienza)/)

62
APPENDICE II

Centro di ricerca Beyul

5 maggio 2019

... pensieri, parole, opere e omissioni...

"I cattivi pensieri partono da desideri disordinati e si trasformano in


parole, dalle parole agli atti, dagli atti alle omissioni."

E' da un'omissione che nasce tutta la questione, l'omissione della


biografia in Wikipedia.
Succede che spesso si facciano ricerche su personaggi, più o meno
noti, servendosi di una delle pagine più sfruttate e controllate della
rete, Wikipedia, appunto.
La mancanza di note biografiche è un sintomo importante. Potrebbe
sembrare, ad un osservatore superficiale, una omissione dovuta ad
una forma di riservatezza, ma, ho notato che, molto spesso, è una
strategia che nasconde cose che non si vogliono o non si possono
dire del passato di una persona.
Capita così che, facendo indagini, giungano notizie impreviste su
una persona che conosci, che hai intervistato
(qui https://www.facebook.com/Beyul/posts/1473055719388848?
__tn__=K-R e
qui https://www.facebook.com/Beyul/posts/1809592099068540?
__xts__[0]=68.ARCHkGxsJNw5hkLS7jAVlr2Tr3YqHaGbxqo3fbS
HKJh0BhucP2v97kktxkP3zsNMkVITYrh6kx5McfUXzV47n-
waMxQRFAfC6qQkXjTz6CKyBX2uiql8cXUz6yqwd3XS-
XuRWXFFm4toaTOA4csPkhYVC2tkMADUcJmuNWnpzyZMCRbjz
RHY1V-lTn7FvYv1-
_E6L4F71ompV6N86Vp3pgYCPtDeuyZvolNDYvfgVUbDLQqGPdM
JMPLL1-
8w1L5kPU0gG87iIXmo59Bt0QMWr_z4vybBkGt1N5PMJp_0LQLR
63
s7R9rHOEZ7d9fnoC9hPHpTn0KSuvkF8Xaq-
9QENIjvcLnw&__tn__=-R ) e del quale hai seguito gli sviluppi e la
grande notorietà in rete maturata in una decina d'anni.
Le notizie della vita precedente alla notorietà in rete, trovate con una
certa difficoltà, non sono belle, anzi ti viene da sperare in un caso di
omonimia, in un errore.
Lo strumento rete permette di fare alcune verifiche velocemente
proprio grazie anche a Wikipedia, però quando clicchi e trovi la
dicitura :
"Biografia
Sezione vuota
Questa sezione sull'argomento Biografie è ancora vuota. Aiutaci a
scriverla!",
scatta in me una sorta di caccia alle notizie reperibili sulla persona.
Le notizie che raccolgo dall'archivio storico de "La Stampa" sono
drammatiche. Si narra di un crack miliardario avvenuto fra la fine
degli anni 1980 e seguenti fino ad arrivare alla Gazzetta Ufficiale che
informa che il pesante fallimento è stato chiuso nel 2017, nel marzo
del 2017.
I titoli degli articoli reperibili nell'archivio storico de La Stampa
digitando "Crack Bersano, Mauro Biglino", sono distribuiti su 23
pagine.
Alcuni titoli:
- Crack Bersano: da Rivoli a Susa, 1500 truffati di tutti i risparmi
- Bersano l'inchiesta è da annullare?
- Bersano, sfilano i creditori
- Bersano alla sbarra, 4 mila lo aspettano
- Dal crack esce un castello
- Crack Mercurio: «Consob doveva intervenire»
- Storia di un crack annunciato Ma i controlli non sono bastati
- Dietro il crack «un'indegna truffa»
- CRACK BERSANO In tribunale le richieste di risarcimento delle
parti civili, dopo documentate e pesanti arringhe il processo alle
battute finali. Domani si torna in aula per la requisitoria del pubblico
ministero; poi voce alla difesa
- La rabbia nel corteo dei truffati.

64
Questi gli articoli elencati nella prima pagina, ma, se siete curiosi,
potete andare a questo indirizzo e leggerli
tutti http://www.archiviolastampa.it/.
Confesso di essere rimasta impressionata dal contenuto degli articoli.
Impressionata dal fatto che Mauro Biglino, di cui anche noi vi
abbiamo parlato e che abbiamo intervistato, l'uomo che ha "scovato"
gli alieni nella Bibbia, ma non solo, sia rimasto coinvolto in un crack
del genere, con un ruolo primario, in cui molte migliaia di persone
sono rimaste truffate, hanno perso tutti i loro beni, alcuni si sono
suicidati, altri sono finiti in mezzo ad una strada, anche grazie alla
grande arte di convincimento a parole di alcuni intraprendenti
venditori. La tecnica era quella di recarsi porta a porta, per
convincere i risparmiatori ad affidare a loro denari da investire.
Qualcuno si era guadagnato la fiducia tanto da venir "accolto come
un fratello", dice un truffato. I denari erano i risparmi di contadini
piemontesi, oppure la liquidazione maturata da lavoratori ex Fiat, da
venditori ambulanti, tutte persone che avevano lavorato una vita.
Si fidavano i lavoratori, anche perché venivano promesse rendite
favolose, case in città e ricchezza, ma tutti, alla fine, sono rimasti con
un pugno di mosche e tante lacrime.
Leggere tante e tali notizie negative,non fa bene, crea rabbia ancora
di più il fatto che siano state così abilmente occultate, dimenticate,
omesse.
E' così che inizio a fare molte domande a chi conosco. Qualcuno mi
invia un video in cui, Biglino, a marzo di questo anno, annuncia che
esiste un progetto internazionale di tipo finanziario, di cui, lo stesso
Biglino, sarebbe a capo:
https://www.youtube.com/watch?v=37yzbaPjcGo&fbclid=IwAR0K
n_AQ1vNEMu0CIElSr0fUcVdyHvNWpLl4IQfvrszSedsG1U3GIAQc
1Ug
Le informazioni che fino ad ora ho raccolto, mi inducono a pensare e
poi a confermare che il progetto, ancora oggi in elaborazione, è tanto
antico, almeno quanto la presenza di Biglino in rete e forse è
addirittura precedente ad ogni suo scritto e fama.
Non ho idea di cosa e come si intenda portare avanti il programma
annunciato nel video, ma personalmente resto dell'idea che, prima di
ogni operazione di tipo finanziario, sia lecito farsi qualche domanda

65
e, come diceva Pio XI: «A pensar male del prossimo si fa peccato, ma
si indovina».36

******

Centro di ricerca Beyul37

26 maggio 2019

Diritto all'oblio ...


che non può essere invocato a proprio piacimento.

La nostra pagina si è occupata recentemente di riportare fatti di


cronaca relativi a Mauro Biglino e presenti nell'archivio storico di
alcuni quotidiani.
In molti ci hanno scritto facendoci presente che esiste il "Diritto
all'oblio".
Ma cos’è e come funziona? Quando si può chiedere di essere
“dimenticati”? Come chiedere a Google di eliminare le nostre
informazioni?
- Il diritto all’oblio è il diritto, appartenente a ciascuna persona, di
chiedere che i propri dati personali vengano cancellati dal web. In
pratica, il diritto ad essere “dimenticati” consiste nella facoltà di
chiedere che tutto ciò che riguarda la propria persona (informazioni,
immagini, avvenimenti, ecc.) venga sottratto agli occhi indiscreti
della comunità internauta. Detto ancora in altre parole, il diritto

36 Consigliamo anche la lettura, sulla pagina facebook del Centro Beyul


(https://www.facebook.com/Beyul/?__xts__[0]=33.%7B%22logging_data%22%3A%7B%22page_id%22%3
A219196714774761%2C%22event_type%22%3A%22clicked_all_page_posts%22%2C%22impression_info%
22%3A%22eyJmIjp7InBhZ2VfaWQiOiIyMTkxOTY3MTQ3NzQ3NjEiLCJpdGVtX2NvdW50IjoiMCJ9fQ%22
%2C%22surface%22%3A%22www_pages_home%22%2C%22interacted_story_type%22%3A%22565413710
334575%22%2C%22session_id%22%3A%2248764ba4248eaa3f5675a8aed8ff636a%22%7D%7D), dei relativi
commenti al post qui riportato, al quale sono annesse le seguenti tre fotografie:
https://www.facebook.com/Beyul/photos/pcb.2873625112665228/2873623962665343/?type=3&theater,
https://www.facebook.com/Beyul/photos/pcb.2873625112665228/2873624795998593/?type=3&theater,
https://www.facebook.com/Beyul/photos/pcb.2873625112665228/2873625025998570/?type=3&theater.

37 Cfr. nota precedente.

66
all’oblio è una sorta di naturale conseguenza del diritto alla
riservatezza.
- Il diritto all’oblio nasce come creazione giurisprudenziale: non
esisteva una legge che prevedesse questa specifica forma di tutela. La
prima traccia importante di questo nuovo diritto è rinvenibile in una
sentenza della Corte di Giustizia Europea di qualche anno fa [1]: con
questa pronuncia, i giudici condannarono Google a “deindicizzare”
alcuni siti internet che riportavano notizie lesive della sfera privata e
della dignità di un cittadino europeo.
[1] Corte Giustizia Europea, sentenza del 13 maggio 2014.
-Successivamente, il diritto all’oblio è stato riconosciuto anche dalla
giurisprudenza italiana [2]
[2] Cass., sent. n. 13161/16.
- Sancito infine a chiare lettere all’interno dell’ormai celeberrimo
Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati personali) [3],
secondo cui, in presenza di specifici motivi, l’interessato ha il diritto
di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei dati
personali che lo riguardano e il titolare del trattamento ha l’obbligo
di cancellare senza ritardo i dati personali.
[3] Art. 17 Regolamento (UE) n. 2016/679 del Parlamento Europeo e
del Consiglio del 27.04.2016.
Il diritto all’oblio è un prolungamento del diritto alla privacy: la
persona a cui appartengono foto, immagini, informazioni e altri dati
sensibili può chiedere che tali elementi vengano cancellati.
- Deve essere fatta quindi una richiesta di cancellazione di tutti i dati
da parte dell'interessato.
Richiesta che dovrà essere valutata se fattibile.
Inoltre: secondo i giudici, affinché il destinatario della richiesta di
deindicizzazione possa procedere occorre:
a) effettuare un bilanciamento tra il diritto (privato) alla reputazione
e riservatezza con il diritto di cronaca e l’interesse (pubblico) alla
conoscenza delle informazioni, soprattutto se si tratta di personaggio
famoso;
b) i link di cui si chiede la rimozione devono avere ad oggetto notizie
o contenuti risalenti nel tempo.

67
In mancanza di richiesta da parte dell'interessato i dati relativi al
diritto di cronaca presente in rete sono fruibili e disponibili per la
diffusione.
https://www.laleggepertutti.it/275720_diritto-alloblio-come-
fare?fbclid=IwAR2cs1JRF06qWSWLR9lmit_n_hMyN7S2VgvPeSP
y58hSblYhNqQNMoFNDTI

68
INDICE

PALEO 8

L’ESOTRUFFA 10

“COL LI’, COL BASTARD” 31

APPENDICE I 50

APPENDICE II 63

69

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