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Indice

pag.

07. 25 marzo 2005: l’Anno del Perdono


e il prodigio della S. Spina
10. Venerare una reliquia della Passione, oggi
12. L’incoronazione di spine nei Vangeli
17. La reliquia della corona di spine
Dalle origini del culto alla IV crociata (1204)

20. La reliquia da Costantinopoli a Parigi


26. 1308: La Sacra Spina giunge ad Andria
29. Il prodigio della Sacra Spina
33. La Sacra Spina rapita e ritrovata
37. I prodigi del secolo XX
44. I prodigi del 1921 e del 1932
50. Il 25 marzo 2005, venerdì santo
65. In preghiera davanti alla S. Spina

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La Cattedrale di Andria (Foto: B. Matera)

25 marzo 2005: l’Anno del Perdono


e il prodigio della S. Spina

L’Anno del Perdono che la Diocesi di An-


dria ha celebrato dal 25 marzo 2004 al 3
aprile 2005, è stato concesso dalla Peniten-
zieria Apostolica (Santa Sede), per ricordare
il prodigio della reliquia della Sacra Spina,
verificatosi le ultime volte nel 1910, 1921,
1932, nella coincidenza del Venerdì Santo
con il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione
del Signore.
Il decreto della Penitenzieria Apostolica,
dell’8 giugno 2003, così descriveva l’evento:
“La attesa celebrazione della Pia Perdo-
nanza è connessa con un mirabile celeste
invito ad onorare la Passione del Signore:
da tempo immemorabile consta che presso
questa Cattedrale la santa Madre Chiesa ha
effuso le ricchezze della Divina misericordia
e da prove storiche è documentata che ne-

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gli anni nei quali il Venerdì Santo cade nel-
lo stesso giorno dell’Annunciazione del Si-
gnore, si rinnova lo straordinario fatto”. Per
la prima volta nella storia, il prodigio tanto
atteso della Sacra Spina, è stato preparato
da un contesto pastorale più ampio, quale
quello di un Anno giubilare straordinario. È
con uno spirito di fede che non ha ceduto ad
atteggiamenti sensazionalistici, che la Dioce-
si ha vissuto questo evento di grazia, con lo
sguardo fisso su Gesù, “autore e perfeziona-
tore della nostra fede.” (Eb 12,2) Sono sta-
te certamente encomiabili le iniziative e le
modalità con le quali nel passato i nostri pa-
dri si sono avvicinati alla Sacra Spina nel-
l’anno dell’auspicato miracolo, ma un Conci-
lio ci separa da quei giorni. È il Vaticano II,
nel quale il beato Giovanni XXIII si è propo-
sto di presentare la verità antica in uno stile
“aggiornato”: “…lo spirito cristiano, cattolico
ed apostolico del mondo intero, attende un
balzo innanzi verso una penetrazione dottri-
nale e una formazione delle coscienze; è
necessario che questa dottrina certa ed im-
mutabile, che deve essere fedelmente ri-
spettata, sia approfondita e presentata in
modo che risponda alle esigenze del nostro
tempo” (Giovanni XXIII, Discorso di inaugu-
razione del Concilio). È il Concilio che ha af-
fermato nella Costituzione “Dei Verbum” il
primato della Rivelazione nelle sue fonti del-
la Scrittura e dei Padri. La stessa assise con-
ciliare, nella “Sacrosanctum Concilium” ha
proclamato la centralità dell’Eucaristia e del-
la liturgia nella vita della Chiesa, rivedendo-
ne le forme e le espressioni in cui il popolo
di Dio celebra le meraviglie del suo Signore.
Ed ecco che in linea con il Concilio Vaticano
II si è mossa anche la Commissione diocesa-

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na, andando nella direzione della nuova
evangelizzazione, orientando la religiosità po-
polare e il culto delle reliquie alla centralità
del mistero pasquale.
L’analisi storica e scientifica condotta sul-
l’antica reliquia è stata prudente: non ha in-
teso sconfessare la tradizione di fede, ma
con intelligenza ha messo in evidenza che la
documentazione sulla Sacra Spina di Andria
non è purtroppo esauriente, né le analisi
scientifiche porterebbero a risultati inoppu-
gnabili (1). È per questo che riproponiamo la
storia della Sacra Spina secondo questa tra-
dizione locale, cercando di illuminare un trat-
to di strada che, solo con la luce del Vange-
lo e dei sacramenti, può godere di una luce
giusta e sicura.
Allo stesso tempo testimoniamo il prodi-
gio che si è verificato in due momenti: Ve-
nerdì 25 marzo e Domenica di Pasqua 27
marzo 2005. Tale testimonianza scaturisce
dalla convinzione che in quei giorni è avve-
nuto un fatto straordinario, segno del Signo-
re per l’uomo del nostro tempo, e che non
possiamo tacerlo: esso è carico di risonanze
e conseguenze per gli uomini del XXI secolo
e per la Chiesa diocesana, che custodisce
questa Reliquia e gode ancora dei segni che
il Signore continua a concederle.

1. Cfr. L. RENNA (a cura di), La S. Spina di Andria e le


Reliquie della Corona di Spine, Schena, Fasano
(BR) 2005.

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Venerare una reliquia
della Passione, oggi

Molti si chiedono: “Ma quante spine del-


la Corona di Gesù ci sono nel mondo? Met-
tendoli insieme non ne verrebbe fuori un in-
tero roveto?” In effetti le reliquie della coro-
na di spine oggi conosciute sono tantissime.
Nel 2005 solo in Italia ne sono state “censi-
te” circa 160, e 161 in Spagna. Il gran nu-
mero di queste reliquie fa’ pensare chiara-
mente che la maggior parte di loro non sono
autentiche e che sono anche molto dissimili
tra loro. Fin dall’Alto medioevo molte reliquie
venivano “confezionate” ex contactu, cioè
mettendole vicine e quelle autentiche, quasi
per riceverne la forza portentosa. È molto dif-
ficile oggi stabilire i criteri di autenticità, an-
che se bisogna considerare l’antichità, l’origi-
ne, la natura.

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In questo breve itinerario storico vogliamo
ripercorrere le tappe che partono dalla Scrit-
tura fino ai nostri giorni, consapevoli che un
lungo periodo storico è stato colmato da sup-
posizioni e sempre sostenute dalla fede nel-
l’unico mistero della Passione, Morte e Ri-
surrezione di Cristo, di cui le reliquie sono un
semplice richiamo.

Sacra Spina venerata nella chiesa di Santa Chiara in Pisa

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Cristo nel sepolcro - chiesa di S. Lucia, Andria (Foto: B. Matera)

L’incoronazione di spine nei Vangeli

1. L’episodio della incoronazione di spine


nei Vangeli
Nel racconto della passione secondo Gio-
vanni, l’episodio della incoronazione di spine
è teologicamente centrale: è la rivelazione di
Cristo come il Messia, l’Unto del Signore, e
la folla che lo dileggia e lo disprezza, ne af-
ferma, senza saperlo, la regalità. La scena è
narrata non tanto per commuovere il creden-
te davanti ad una situazione che è stata cer-
tamente dolorosissima, ma è raccontata per
manifestare il piano di Dio. Gesù viene rive-
stito infatti di un manto di porpora, che è il
manto sacerdotale, di un diadema, corona ri-
servata al re e sommo sacerdote, e gli viene
posta in mano la canna, lo scettro regale. At-
traverso la parodia che mettono in atto, i sol-
dati inconsapevolmente dicono quello che

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Gesù è veramente: è l’uomo dei dolori che
ben conosce il patire, il reietto delle nazioni,
che Dio innalza come Re e Salvatore. Com-
mentando questo episodio, il monaco e bibli-
sta Enzo Bianchi scrive: “Ma solo con la fe-
de si riesce a vedere dietro questo evento
una epifania: per chi non crede, al massimo
è consentito un sentimento di pietà verso
questo povero disgraziato che è Gesù. Egli
dopo questo tormento vedrà la luce (Is
53,11), perché la sua vita è offerta in
espiazione, offerta del Pastore percosso che
diventa Agnello e vittima”.(2)
Ecco come i Vangeli raccontano l’episodio.
• Dal Vangelo secondo Giovanni, 19,1-11.
“Allora Pilato fece prendere Gesù e lo
fece flagellare. E i soldati, intrecciata
una corona di spine, gliela posero sul
capo e gli misero addosso un mantello di
porpora; quindi gli venivano davanti e gli
dicevano: ‘Salve, re dei Giudei!’. E gli
davano schiaffi. Pilato intanto uscì di
nuovo e disse loro: ‘Ecco, io ve lo con-
duco fuori, perché sappiate che non tro-
vo in lui nessuna colpa’. Allora Gesù
uscì, portando la corona di spine e il
mantello di porpora. E Pilato disse loro:
‘Ecco l’uomo!’. Al vederlo i sommi sacer-
doti e le guardie gridarono: ‘Crocifiggilo,
crocifiggilo!’. Disse loro Pilato: ‘Prende-
telo voi e crocifiggetelo; io non trovo in
lui nessuna colpa’. Gli risposero i Giudei:
‘Noi abbiamo una legge e secondo que-
sta legge deve morire, perché si è fatto

2. E. BIANCHI, Evangelo secondo Matteo. Commento esege-


tico e spirituale, Magnano (VC) 1984 Qiqaion, 299.

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Figlio di Dio’. All’udire queste parole, Pi-
lato ebbe ancor più paura ed entrato di
nuovo nel pretorio disse a Gesù: ‘Di do-
ve sei?’. Ma Gesù non gli diede risposta.
Gli disse allora Pilato: ‘Non mi parli?
Non sai che ho il potere di metterti in
libertà e il potere di metterti in croce?’.
Rispose Gesù: ‘Tu non avresti nessun po-
tere su di me, se non ti fosse stato da-
to dall’alto. Per questo chi mi ha conse-
gnato nelle tue mani ha una colpa più
grande’”.
• Dal Vangelo secondo Matteo, 27,27-31
“Allora i soldati del governatore condus-
sero Gesù nel pretorio e gli radunarono
attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli
misero addosso un manto scarlatto e, in-
trecciata una corona di spine, gliela po-
sero sul capo, con una canna nella de-
stra; poi mentre gli si inginocchiavano
davanti, lo schernivano: “Salve, re dei
Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tol-
sero di mano la canna e lo percuotevano
sul capo. Dopo averlo così schernito, lo
spogliarono del mantello, gli fecero in-
dossare i suoi vestiti e lo portarono via
per crocifiggerlo”.
• Dal Vangelo secondo Marco, 15,16-20
“Allora i soldati lo condussero dentro il
cortile, cioè nel pretorio, e convocarono
tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora
e, dopo aver intrecciato una corona di
spine, gliela misero sul capo. Comincia-
rono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giu-
dei!”. E gli percuotevano il capo con una
canna, gli sputavano addosso e, piegan-
do le ginocchia, si prostravano a lui. Do-
po averlo schermito, lo spogliarono della

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porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo
condussero fuori per crocifiggerlo”.
• L’evangelista Luca non racconta l’episodio
della incoronazione di spine, perché nel
suo vangelo non narra tutti quei fatti che
possono sembrare raccapriccianti e, se-
condo lui, sminuire la divinità di Cristo.

2. Ma perchè l’incoronazione di spine?


Perché Gesù fu incoronato di spine? La
derisione cui fu sottoposto il Signore ha pa-
ralleli nel mondo antico. Leggiamo in Filone
d’Alessandria, autore ebraico del I secolo,
dello scherno riservato al re ebreo Agrippa I
in occasione della sua incoronazione nel 41.
La plebe di Alessandria replicò alla cerimo-
nia rivestendo di una stuoia un povero ma-
lato di mente di nome Karaba, e gli mise in
capo dei virgulti fioriti a mo’ di diadema e
tra le mani una canna di papiro a mo’ di
scettro; gli rendeva quindi omaggio chia-
mandolo “mari” (signore). Un papiro egizio
descrive l’analoga proclamazione di un ‘re
buffone’ in seguito alla sollevazione ebraica
ad Alessandria tra il 115 e il 117 d.C., cui
prese parte anche il governatore romano. In
occasione di una festa persiana, alla fine del
I secolo, fu posto a sedere sul trono regale
un condannato a morte e lo si derise chia-
mandolo re.
Quanto fosse popolare tra i legionari di
stanza a Gerusalemme, per lo più mercenari
siriaci e palestinesi, la tradizione dell’incoro-
nazione di un re dei giudei, lo rivela anche
la cronaca dello storico ebreo Giuseppe Fla-
vio. Lo stesso “Ecce homo” (Ecco l’uomo!)
pronunciato da Pilato, poteva essere una pa-

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rodia di antichi rituali d’incoronazione. Ci so-
no evidenti analogie fra il trattamento riser-
vato a Gesù, che dopo essere stato sottopo-
sto a torture, incoronato di spine e rivestito
di un mantello purpureo, fu condotto davan-
ti al popolo, e la presentazione alla folla di
un nuovo re, che veniva additato mentre gli
astanti esclamavano: ‘Eccolo!’.
L’incoronazione di spine costituisce quindi
un momento centrale nel racconto della Pas-
sione di Cristo, ed è perfettamente coerente
con il trattamento che i soldati riservavano ai
condannati, coloro nel cui numero Gesù Cri-
sto è stato annoverato.

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Il Santo Sepolcro a Gerusalemme

La reliquia della corona di spine (3)

Dalle origini del culto


alla IV crociata (1204)

Mentre del legno della croce, dell’iscrizio-


ne (titulum) e dei sacri chiodi abbiamo noti-
zie relative al periodo costantiniano (IV seco-
lo), la corona di spine non figura tra le reli-
quie della Passione rinvenute nel corso dei
lavori di edificazione della chiesa del Santo
Sepolcro voluti dalla madre dell’imperatore
Costantino, Elena. Anche la monaca pellegri-
na Egeria, che visitò Gerusalemme nel 383,
pare non saperne nulla. Il culto della corona
di spine sembra risalire ai primi anni del V
secolo, come apprendiamo dal vescovo Pao-
lino da Nola (354-431), che compì un pel-
legrinaggio a Gerusalemme nel 409. Egli

3. Le notizie storiche sono desunte da M. HESEMANN,


Testimoni del Golgota, San Paolo, Cinisello Balsamo
(Mi) 2003, 133-156

17
scrisse che “alle spine con cui il nostro Re-
dentore fu incoronato si rendeva omaggio
unitamente alla santa croce e alla colonna
della flagellazione”. San Vincenzo di Lerins
(+ 445), sapeva che la corona aveva effetti-
vamente la forma di un “pileus” (un elmo)
che rivestiva interamente il capo. Cassiodoro
(circa nel 570) confermava la presenza del-
la corona di spine a Gerusalemme, e Grego-
rio di Tours nel 593 si diceva impressionato
dal verde e ‘dalla freschezza’ della reliquia
‘che si rinnova miracolosamente ogni giorno’.
La descrive come composta di ‘giunchi’, e
con questo riferimento si riferisce evidente-
mente all’anello intrecciato che teneva insie-
me gli aculei. Secondo Antonino da Piacen-
za era conservata, insieme alla colonna del-
la flagellazione, nella chiesa degli Apostoli
sul monte Sion.
Gli imperatori bizantini furono i primi a
considerare il valore di questa reliquia come
simbolo della signoria terrena che aveva la
sua legittimazione da Dio, segno quindi di un
potere teocratico, e nel 1063 fecero portare
a Costantinopoli l’anello di giunchi intrecciati
con i restanti rami spinosi. Nel 1171, l’im-
peratore Manuele I Comneno mostrò con or-
goglio al re dei crociati Amalrico I la sua rac-
colta di reliquie, consistenti “nelle più pre-
ziose testimonianze della passione di Nostro
Signore Gesù Cristo, e cioè la croce, la spu-
gna, la canna, la corona di spine, il telo se-
polcrale e i sandali”, come annotava Gu-
glielmo di Tiro che accompagnava Almarico.
Gli imperatori bizantini fecero edificare nel
loro fastoso palazzo del “Bukaleion” una cap-
pella dagli arredi ricchissimi, nella quale fu-
rono conservate queste insigni reliquie. Così

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la descrive Robert de Clary: “(Nel palazzo)
c’era una cappella che si chiamava la San-
ta Cappella, ed era così bella e sontuosa da
non contenere alcunché che fosse in ferro,
nemmeno i cardini delle porte o i morsi:
tutto era d’argento, e non c’era alcuna co-
lonna che non fosse di diaspro o di porfido
o di altri preziosi materiali (…). In essa si
trovavano le più preziose reliquie, perché
c’erano due frammenti della vera croce,
grandi quando la gamba di un uomo e del-
la lunghezza approssimativa di mezza testa,
poi la lancia di ferro a cui a Nostro Signo-
re fu aperto il costato, e i due chiodi con
cui gli trafissero mani e piedi. In un’ampol-
la di cristallo si trovò gran parte del suo
sangue. E poi fu rinvenuta la tunica di cui
era vestito egli e che gli era stata strappata
di dosso quando era stato condotto al Cal-
vario. Poi fu trovata la corona consacrata,
che era stata calcata sul capo che constava
di spine di canna, acuminate come lesine di
ferro”. (4)

4. R. DE CLARY, The conquest of Constantinople, cit.


ivi, 140.

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La “Saint Chapelle” di Parigi (Foto: B. Matera)

La reliquia da Costantinopoli a Parigi

La IV crociata costituisce una delle pagi-


ne più ingloriose della Storia dell’Occidente.
Forse pochi sanno che papa Innocenzo III
esortò i crociati a non occupare terre cristia-
ne, rivolgendo loro queste parole: “Che nes-
suno di voi si illuda di avere il diritto di oc-
cupare o saccheggiare il territorio dei Greci.
Avrà un bel dire che quella terra non è sot-
tomessa alla Chiesa romana, che l’imperato-
re la detiene e che ha fatto accecare suo
fratello ed è un usurpatore. Qualunque sia-
no i torti di quel sovrano, non tocca a voi
giudicare. Voi non avete preso la croce per
vendicare tali iniquità. State attenti a non
ingannare voi stessi e non lasciatevi ingan-
nare da altri (…) Non consacrate le vostre
forze se non a liberare la Terra Santa e a
vendicare l’oltraggio al Crocifisso. (…) So-

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stando nell’impero Greco, voi rischiate di
spogliare i vostri fratelli” (5). E lo stesso Papa,
dopo la IV crociata, scrive al legato Pietro di
S. Marcello: “Hanno spogliato gli altari dei
rivestimenti d’argento e li hanno ridotti in
pezzi che si sono contesi: essi hanno viola-
to santuari, asportato croci, e reliquie” (6).
Con la IV crociata fu presa Costantinopoli,
ma le reliquie del Palazzo imperiale furono
lasciate al loro posto. Entrati a Costantinopo-
li, i Veneziani avevano insediato come impe-
ratore latino il conte Baldovino delle Fiandre.
Dopo la morte di costui nel 1206, il fratello
riuscì a stabilizzare la situazione solo per po-
co tempo. Quando nel 1228 ascese al trono
suo nipote Baldovino II, l’impero era in peri-
colo e questi chiese aiuto a Luigi IX re di
Francia. Propose al re france-
se l’acquisto delle reliquie
della Passione per la ciclopi-
ca somma di 135.000 livree,
al fine di finanziare il suo
esercito.
Le trattative si trascinaro-
no per due anni: per accer-
tarsi di non acquistare un fal-
so dagli scaltri banchieri ve-
neziani, Luigi IX inviò a Co-
stantinopoli due domenicani,
che dovevano verificare lo
stato e l’autenticità della reli-
quia. Solo quando al sovrano
Luigi IX il Santo

5. INNOCENZO III, Epistula VI 101, cit. in A. FLICHE-


CH. THOUZELLIER, Y. AZAIS, Storia della Chiesa X.
La cristianità romana (1198-1274), SAIE, Torino
1967, 89.
6. INNOCENZO VIII, Epistola VIII, cit. ivi 94.

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francese furono date tutte le garanzie di au-
tenticità, la corona di spine giunse per nave
a Venezia nel 1238, dove l’affare fu conclu-
so con il ricco banchiere Nicola Querino.
Gauthier Cornut, arcivescovo di Sens, fu in-
caricato dal re di portare a termine il trasfe-
rimento della reliquia in Francia. Il trasporto
proseguì via terra. Il re, suo fratello Roberto
d’Artois e sua madre, la regina Bianca di Ca-
stiglia, accompagnati dai principi del regno,
si fecero incontro alla sacra corona e da Vil-
leneuve-l’Achevêque la scortarono a Parigi in
solenne processione. Dopo otto giorni il cor-
teo aveva raggiunto la capitale. Il 19 agosto
1239, giorno in cui la corona di spine fece
il suo ingresso trionfale a Parigi, fu grande
festa per l’intera Francia. ‘Mai c’era stato un
giorno più solenne e più festoso di questo in
tutto il regno’, scrisse il cronista incaricato
dal sovrano di trasmettere ai posteri la me-
moria di quell’evento. Il re francese si vide
all’apice della gloria di re cristiano, e perchè
mancava un luogo che fosse degno di con-
servare le insigni vestigia, fece costruire su
modello delle descrizioni della cappella di
palazzo degli imperatori bizantini, nell’area
del palazzo capetingio nell’Île de la Citè, la
cappella reale delle reliquie, la Saint-Chapel-
le, che è considerata un capolavoro dell’ar-
chitettura gotica. La grandiosa Cappella fu
consacrata nel 1248. Ancora oggi è possibi-
le ammirarla.
La chiesa è pervasa di luce bluastra e
rossastra, che penetra all’interno attraverso
vetrate policrome con motivi biblici e tratti
dalla storia delle reliquie; la sua elegante
struttura ad archi pare immateriale, sembra
non avere peso. ‘Quando si varca la soglia

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della cappella, ci si sente trasportati fino al
cielo, si pensa di essere giunti in uno degli
angoli più belli del paradiso’, scriveva entu-
siasticamente l’autore francese Jean de Jan-
dun nel 1323. E Alian Erland Brandeburg:
“La cappella ricopriva numerose funzioni:
essa era destinata a custodire le reliquie
della Passione; aveva una portata significa-
tiva grazie al programma iconografico dato
dalla scultura, le vetrate, la pittura; essa
era anche la manifestazione visiva della
protezione divina sul Re, Parigi e sul Regno
di Francia. Roma era ricca di ricordi di Pie-
tro e Paolo, Parigi possedeva le reliquie di
Cristo. L’Antico Testamento, il Nuovo Testa-
mento si articolano senza difficoltà, e il re
di Francia si inscrive in questa storia.” (7) Su
una tribuna posta nell’abside era conservata
una grande cassa, davanti alla quale notte e
giorno brillavano lampade. Nella cassa erano
custodite la reliquia della Vera Croce, la Co-
rona di Spine, la Croce della Vittoria (una
piccola croce con reliquia, portate dagli im-
peratori bizantini in battaglia), una pietra del
Sepolcro di Cristo.
Purtroppo gran parte della raccolta di re-
liquie di Luigi il Santo è oggi andata perdu-
ta, a causa dei torbidi della rivoluzione fran-
cese. Nell’ottobre del 1789 i moti insurrezio-
nali nella capitale avevano costretto re Luigi
XVI a lasciare Versailles e a tornare a Parigi.
Divenne praticamente un ostaggio della Con-
venzione nazionale, che aveva emanato una
costituzione in base alla quale fu costretto

7. A. ERLAND - BRANDEBURG, La Sainte Chapelle de


Paris, in Dossier d’Archeologie n. 264 - juin 2001,
17.

23
nel ruolo di massimo funzionario esecutivo.
Nel preparare la fuga, sperando di provocare
un cambiamento di clima politico a suo fa-
vore, all’inizio del 1791 diede l’indicazione
di portare le reliquie della Saint-Chapelle nel-
l’abbazia di Saint-Denis, fuori Parigi e perciò
ancora sicura. Ma quando la Comune venne
a sapere che erano state trasferite a Saint-
Denis, emanò l’ordine di confisca immediata.
Le testimonianze della passione furono ripor-
tate a Parigi con una processione derisoria e
furono consegnate ai capi rivoluzionari come
‘offerta sacrificale alla repubblica’. Quello che
parve avere valore storico venne messo da
parte e finì nella Biblioteca nazionale, ma la
maggior parte dei preziosi reliquiari fu fusa.
Il massiccio frammento della croce conserva-
to nel reliquiario dorato di Baldovino, forse la
più grande reliquia della croce della cristia-
nità, una parte dell’iscrizione della croce, l’a-
sta della sacra lancia, un frammento del te-
lo sepolcrale, scomparvero senza lasciare
traccia. Furono posti in salvo solo un’altra re-
liquia della croce, un chiodo sacro e la coro-
na di spine. Nel 1804 il cardinale de Belloy,
con il sostegno di Napoleone Bonaparte, riu-
scì a riportarle in seno alla Chiesa. Due an-
ni più tardi l’imperatore donò un sontuoso
reliquiario dorato a forma sferica in cui con-
servare la corona di spine, che viene oggi
custodita nel Tesoro di Notre Dame e viene
esposta tutti i primi venerdì del mese e ogni
venerdì di quaresima.
Rohault de Fleury nel 1870, esaminò a
fondo la corona di spine di Parigi e la de-
scrisse come un anello di giunchi intrecciato,
e da alcune spine staccate. La misurazione
mostra che l’anello di giunchi intrecciati ha

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un diametro interno di 21 cm e uno spesso-
re di 1,5 cm. All’anello di giunchi sono in-
trecciati i resti di 15 o 16 rami di un ce-
spuglio appartenente, come hanno potuto ac-
certare i botanici, alla specie del Zizyphus
vulgaris lam., conosciuto anche con il nome
di Zizyphus spina-Christi perché tradizional-
mente posto in relazione con la corona di
spine di Gesù. Questo cespuglio di rovi può
crescere fino a un’altezza di 7 metri ed è
molto diffuso nell’area attorno a Gerusalem-
me. Le sue spine acuminate raggiungono una
lunghezza variabile tra i 5 e i 7 cm. Il giun-
co è molto probabilmente un Juncus balti-
cus, specie che è di casa nelle aree calde
del Mediterraneo orientale.

25
Foto: B. Matera

Lapide sepolcrale di Beatrice II d’Angiò - Cattedrale di Andria

1308: La Sacra Spina


giunge ad Andria

Molti storici e scrittori locali si sono oc-


cupati di questo argomento e tra di essi uno
dei più accreditati è certamente mons. Ema-
nuele Merra, oculato studioso delle più anti-
che memorie andriesi. Egli scrive: ‘Per quel-
lo che riguarda la provenienza di una delle
maggiori spine, che religiosamente si con-
serva nel duomo di Andria, si deve con as-
severanza ritenere che, non da Carlo d’An-
giò ci venne donata, ma da Carlo II, suo fi-
gliolo. Ed invero la Sacra Spina di Andria
anticamente si conservava entro un ricco
ostensorio, attorniato da una maestosa Coro-
na di Spine d’argento, nel cui giro, a lette-
re maiuscole, stavano incisi sedici versi esa-
metri. Ora in due di questi versi si leggeva:
‘Ad nos Trinachiae Carolus rex ille secundus
transtulit ex Parisiis, quae urbs regia Galliae

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habetur’ - ‘Carlo II d’Angiò, re di Sicilia, fu
quegli che recò a noi andriesi da Parigi, ca-
pitale della Francia, la Sacratissima Spina
della Corona di nostro Signore’.
Re Carlo II d’Angiò non risulta essere mai
venuto ad Andria, e tutti gli storici locali so-
no concordi nel ritenere che la Sacra Spina
fu donata a sua figlia, principessa Beatrice,
sposa prima di Azzo VIII d’Este, e poi, rima-
sta vedova, di Bertrando del Balzo, cavaliere
provenzale. Altre documentazioni ci perven-
gono da scrittori degni di fede che ci assicu-
rano la medesima provenienza ed autenticità.
Infatti l’arciprete Pincerna dice: ‘Non conten-
ta essa Beatrice di avere pingue entrate as-
segnate alla mia Cattedrale, fecele anche
dono d’una Spina maggiore della Corona,
che le sacre tempia di Gesù Cristo, nella
spietata coronazione di spine tormentò’.
Fu dunque Beatrice d’Angiò, nel 1308,
anno del suo matrimonio, a portare la reli-
quia ad Andria.
I D’Angiò portavano con loro queste reli-
quie, vanto della casa reale francese, e le
donavano alle città principali dove risiedeva-
no o passavano. Così abbiamo anche una
Sacra Spina conservata nel Duomo di Napo-
li ed una nella Basilica di San Nicola a Ba-
ri. La presenza di questa reliquia era il segno
del legame con la casa regnante di Francia.
Scrive il prevosto don Giovanni Pastore,
storico andriese del sec. XVIII: ‘L’unico ed
autentico documento, che appresso di noi si
conserva, e che ci accerta del dono di que-
sto gran pegno della nostra Chiesa, egli è
quella descrizione incisa all’intorno dell’an-
tica argentea venerabile urna, in cui si con-

27
tiene, ove si legge: ‘Ad nos Trinachiae Rex
Carolus ille secundus transtulit ex Paridis,
quae urbs Regia Galliae habetur…’ Lo stori-
co andriese dichiara quindi che il documento
inoppugnabile era quella scritta che noi co-
nosciamo grazie alla sua testimonianza. Non
la certezza storica, ma la deduzione logica
ha fatto sì che si pensasse che a portare la
reliquia ad Andria fosse stata l’unica della fa-
miglia reale ad aver dimorato nella città pu-
gliese, vale a dire Beatrice. Dalla stessa fon-
te del reliquiario apprendiamo del prodigio,
attestato quindi in un’epoca più remota ri-
spetto all’atto del notaio Gurgo del 1633.

28
Foto: Fotottica Guglielmi

Particolare Sacra Spina

Il prodigio della Sacra Spina

Così il Merra descrive la reliquia e il pro-


digio: “La Sacra Spina di Andria è della lun-
ghezza di circa quattro dita, e della gros-
sezza di un grosso filo di spago nel suo bas-
so finimento. Il suo colorito è cenerognolo,
ad eccezione della punta semifranta, che va
a finire ad ago, ed è di colore suboscuro. In
essa si veggono quattro macchie di color
violaceo nella parte di dietro alla incurvatu-
ra, ed un’altra parte davanti, oltre a molti
punti a stento visibili. Quando coincide la
feria sesta di Parasceve con la festività del-
l’Annunciazione di Maria, ai 25 di marzo,
allora queste macchie si ravvivano, e ros-
seggiano di fresco sangue; nel che ordinata-
mente consiste il miracolo.” (8)

8. E. MERRA, Monografie andriesi vol. I, Bologna


1906, 139.

29
La prima testimonianza del miracolo era,
come già detto, il testo inciso sull’antico reli-
quiario della Sacra Spina: “Ecco una delle
tante maggiori Spine della Corona, con cui
le mani crudeli dei Giudei trafissero le tem-
pia sacrate di Gesù. Quando concorrono la
Parasceve ed il venticinque di marzo, come
è antica tradizione allora questa, oh meravi-
glia!, si vede tutta insanguinata, impercioc-
chè suol essere aspersa di alcune gocce di
sangue. A noi Carlo II (d’Angiò) Re di Sici-
lia, la portò da Parigi, città capitale della
Francia. Con cuore devoto, e con ginocchio
piegato deve venerarsi questa Spina del Re-
dentore, che di roseo sangue bagnasi, quan-
do, vendicatore dell’umana scelleratezza,
tollerò le spine, come altrettanti aghi. Can-
tiamo grandissimi cantici: Gloria al vincito-
re, e perenne monumenti di vittoria, imper-
ciocchè con la fronte irta di spine fiaccò la
potenza di Satana. Preghiamo tutti, affinché
il Signore, per tanto pegno qui portato, gli
conceda il felice regno del cielo”. La data
del prodigio, il 25 marzo, secondo la teolo-
gia di alcuni Padri e del Medioevo, era non
solo la data dell’Annunciazione del Signore,
ma anche il giorno della sua Morte, nonché
la data della creazione del mondo. Il 25
marzo racchiude quindi la completezza e la
totalità del mistero della salvezza.
La seconda testimonianza del prodigio è
scritta, ed è del 25 marzo del 1633, atte-
stata dal vescovo Felice Franceschini (vesco-
vo di Andria dal 1632 al 1641) assistito
dalle autorità ecclesiastiche, l’arcidiacono Co-
noscitore, il canonico cantore Conoscitore, il
primicerio De Remediis, il priore Tota, i cui
nomi corrispondono alle famiglie nobiliari

30
dell’Andria d’allora; alla presenza dei duchi
Antonio Carafa ed Emilia di Laurenzana coi
figli Ettore e Carlo, attorniati dalla nobiltà cit-
tadina - Meli, Quarto, Gurgo, Conoscitore, De
Remediis - la Sacra Spina apparve, ‘sangui-
nolenta et cum frequenti variatione sangui-
nis praetiosissimi Capitis D. N. J. Ch.’ -
(sanguinolenta e con frequente cambiamento
del sangue preziosissimo di Nostro Signore
Gesù Cristo). L’atto notarile fu redatto dal no-
taio Gurgo ed è riportato nella relazione del-
l’abate Medrano (sec. XVIII).
Undici anni dopo, nel 1644, alle ore
9.00 ‘apparuerunt multae et diversae guttae
et maculae sanguinis’ (apparvero molte e
diverse gocce e macchie di sangue) le qua-
li scomparvero nella mattinata del sabato
santo. Il vescovo, Mons. Ascanio Cassiani
(vescovo di Andria dal 1641 al 1657), non
avendo fatto redigere a tempo un regolare at-
to notarile come memoria dello straordinario
evento, fece dipingere nel 1650 da Scipione
Infante di Bagnoli un affresco sulla parete
del Coro, e consacrare il ricordo negli atti
della Santa Visita compiuta nel 1657. L’af-
fresco purtroppo è andato perduto nell’incen-
dio del coro della Cattedrale all’inizio del XX
secolo.
Del miracolo del 1701 il Merra parla in
questo modo: “La Chiesa risuonava di pian-
ti, di sospiri e di preghiere, massime alle
parole, che dal pergamo dirigeva al popolo
l’oratore D. Pietro Calcagno, Primicerio del-
la Collegiata di San Nicola. Finalmente ver-
so l’ora di sesta si vide la Santa Spina, dal-
la sommità al basso, prodigiosamente ripie-
na di molte macchie di sangue, le quali do-
po l’ora di nona incominciarono a scompari-

31
re. Il miracolo era avvenuto, e l’atto pubbli-
co fu rogato dal Notaio Girolamo de Micco
di Barletta, casato e domiciliato in Andria;
mentre il processo ecclesiastico, per ordine
del Vescovo, venne compilato dal Notaio del
Sant’Uffizio, D. Nicola D’Urso.
In quella ora stessa che mons. Vescovo
dall’altare maggiore mostrava al popolo rac-
colto in Chiesa il prodigio, ecco improvvisa-
mente una donna ossessa, con urli e strida,
spaventare la gente, e furibonda e smanian-
te correre verso la Sacra Spina. Senonchè,
mirabile a dire!, al comando del Vescovo,
l’ossessione cessò, e la infelice cadde a ter-
ra, come corpo morto cade” (9).
Soltanto un’attestazione indiretta ci rima-
ne del miracolo del 1712, risultante dall’atto
notarile fatto redigere da Mons. Giovan Pao-
lo Torti (1718-1726), nella Visita pastorale
del 1722.
Gli ultimi miracoli del secolo XVIII si veri-
ficarono negli anni 1785, sotto l’episcopato
di mons. Saverio Palica, e nel 1796, mentre
era vescovo mons. Salvatore Lombardi.
Nel 1785 il Giovedì santo, fu fatta la ri-
cognizione della Spina alla presenza dei Du-
chi di Andria, di giudici e autorità. Alle
21.30 del venerdì santo le macchie apparve-
ro più vivide.
Nel 1796 il miracolo avvenne dalle
16.00 alle 21.30 e fu rogato un atto di con-
statazione dal notaio Francesco Paolo Cristia-
ni. Dopo il miracolo la reliquia fu esposta in
Largo La Corte, dinanzi al Palazzo ducale.

9. Ivi, 146.

32
Foto: B. Matera

Mons. Giuseppe Cosenza, Vescovo di Andria nel 1837

La Sacra Spina rapita e ritrovata

Il 23 marzo 1799 l’esercito repubblicano


francese, al comando del generale Broussier,
riuscì a sfondare le mura di cinta di Porta
Castello e saccheggiò, incendiò, distrusse e
seminò morte per ogni via e casa della città
di Andria In questo triste giorno - era un sa-
bato santo - perirono 687 andriesi. Il prezio-
so reliquiario della Sacra Spina, con altri og-
getti d’argento, fu rubato dai francesi e ven-
duto all’asta a Barletta. Un certo Michele Mi-
seo, ricco proprietario terriero di Spinazzola,
comprò la Sacra Spina, senza reliquiario, e la
portò nel suo paese.
Dal Miseo, morto nel 1807, la Sacra Spi-
na passò alla vedova, Angela Saccina, che la
lasciò (1815) al canonico cantore Vincenzo
Maria Spada di Spinazzola, il quale la donò
a suo nipote Raffaele Spada, e questi al ve-

33
scovo di Venosa, mons. Federico Guarini. Al-
la sua morte, nel settembre 1836, il Vesco-
vo la lasciò al suo fidato cameriere, Gaetano
Montedoro. Dopo 38 anni (dal 1799 al
1837), la Provvidenza volle che la Sacra Spi-
na fosse recuperata. Ecco come accaddero i
fatti. Il canosino Giuseppe Luigi Casiero, che
aveva sposato una andriese, seppe dalla fi-
glia del cameriere Montedoro dell’esistenza
della Sacra Spina, custodita nella sua casa,
avendola avuta suo padre in dono da mons.
Guarini. Il Casiero insistette con la ragazza,
così tanto che alla fine ella cedette e gli mo-
strò la reliquia. Ora il Casiero sapeva da
tempo che gli andriesi erano alla ricerca del-
la Sacra Spina rubata, sicchè, appena potè
essere ad Andria, confidò ad amici andriesi
di sapere con certezza dove era e chi posse-
deva la preziosa reliquia. Tale notizia perven-
ne alle orecchie di un canonico della catte-
drale di Andria, d. Antonio Lomuscio, il qua-
le avvicinò il Casiero per saperne di più. Il
Casiero, dopo reiterate insistenze, si decise
che solo al vescovo di Andria avrebbe rivela-
to il suo segreto.
In quel tempo, il 1837, vescovo di An-
dria era Mons. Giuseppe Cosenza, divenuto
poi arcivescovo cardinale di Capua. Il presu-
le andriese prese subito i contatti con Veno-
sa, fece fare un’accurata indagine e chiese di
riavere la reliquia. In breve l’urna d’argento,
in cui era custodita la Sacra Spina con varie
altre reliquie, venne prelevata dalla casa
Montedoro e portata in casa del pro-vicario
generale di Venosa, don Vincenzo Maria Cal-
vini, il quale la pose nel suo oratorio privato,
e in presenza di vari testimoni, aprì l’urna,
prese la Spina, la fece esaminare con accu-

34
rata diligenza da canonici andriesi e si rico-
nobbe che era proprio la Sacra Spina di An-
dria, corrispondente alla descrizione dell’atto
pubblico redatto il 18 marzo 1785.
La sacra Spina fu riportata ad Andria, ac-
colta dal popolo festante, il 31 ottobre del
1837; il 1 novembre, in maniera straordina-
ria, si rinnovò il prodigio del ravvivarsi delle
macchie.
Nel 1842 si verificò un altro fatto prodi-
gioso, quello della “fioritura” della Spina. Il
25 marzo 1842 Mons. Giuseppe Cosenza,
vescovo di Andria, Mons. Giovanni Costanti-
ni, vescovo di Molfetta, ed i più distinti per-
sonaggi del clero, della cittadinanza, e delle
autorità civili e militari, stavano genuflessi in-
nanzi alla Sacratissima Spina, esposta sul-
l’altare maggiore della cappella di San Ric-
cardo, pregando e supplicando affinché si
rinnovasse l’antico prodigio.
Ma in tutto quel giorno, non fu visto al-
cun segno di prodigio nella santa reliquia. Le
diverse macchie di color rosso oscuro ed al-
tre di color smorto rimasero nel loro stato di
prima. Come pure rimase nel suo stato natu-
rale la macchia più rosea, che si vede sulla
sua punta. Il miracolo tanto sospirato non
era avvenuto! Ma verso le ore 23 della sera,
dopo aver riportato la Santa Spina in Episco-
pio, con sorpresa, si osservò che era “esplo-
sa” alla base in piccole escrescenze bianca-
stre a forma di fiorellini d’un colore argenti-
no. La loro grandezza era quanto la testa di
uno spillo, ed il gambo di una sottigliezza
estrema. Questo prodigio si osservò tutta la
sera del venerdì santo. La mattina del saba-
to santo, mediante il microscopio ed altre
lenti d’ingrandimento, si potettero distinguere

35
altri fiorellini più piccoli, anche di color ar-
genteo. In tale ricorrenza d. Bernardino Ma-
ria Frascolla, teologo della cattedrale di An-
dria, poi vescovo di Foggia, pubblicò sul pe-
riodico “Scienza e Fede” un articolo intitola-
to “La Santa Spina ed i fiori”.
Altri due miracoli avvennero nel secolo
XIX: l’uno nel 1853 e l’altro nel 1864. Così
descrive quest’ultimo il Merra: “Un popolo
immenso, devoto, ansioso di vedere il mira-
colo riempiva le tre navate della Chiesa. Da
tutti s’innalzavano fervide preghiere al cielo,
da tutti si sospirava e si piangeva; mentre
dal Quaresimalista, il P. Salvatore de Silve-
stris del SS. Redentore, di poi vescovo di
Conversano, si eccitava il popolo alla confi-
denza nella divina misericordia. Ed ecco
che, alle ore 20 e minuti 35, nella punta
scheggiata della Santa Spina cominciò a
manifestarsi una lieve tinta rosso cupo. Alle
20 e 3/4 questa tinta si fece più carica, ed
intorno alla punta occupò uno spazio lungo
due linee. alle ore 21 compiute, tutti scor-
sero la detta tinta, ma senza rigonfiamento,
nè lucido; nel resto della Spina non eravi
cosa di straordinario a rimarcarsi, meno la
parte concava della punta, dove la naturale
sua macchia offriva una tinta di un paonaz-
zo più scuro ed alquanto più esteso. Fu al-
lora che i periti sanitari, i chimici all’uopo
assistenti, non che le autorità locali unani-
memente proclamarono l’avvenimento straor-
dinario ad un popolo, che stivato riempiva
le navate del tempio, e che senza la assi-
stenza di armati, ma dei soli Seminaristi,
mai si mostrò sì devoto, sì docile, sì saggio
e sì mansueto.” (10)

10. Ivi, 180.

36
La processione dopo l’avvenuto prodigio, il 28 marzo 1932
foto: Archivio Biblioteca Diocesana

I prodigi del secolo XX

1. Il prodigio del 1910


Nel 1910 il miracolo si svolse in un cli-
ma di conflitto sociale. Il vescovo Mons. Giu-
seppe Staiti indisse giorni di preghiera fin dal
settembre del 1909. Questa volta si vide
l’opportunità di convocare parecchi chimici e
medici - menzionati nel rogito del notaio Ric-
cardo Chieppa - perché osservassero la Sacra
Spina prima e dopo la manifestazione del
miracolo, sigillando la teca con nastri e bolli
della Regia Pretura, del Comune e dello
stemma del Vescovo, marchese Staiti. Que-
st’ultimo preparò la Diocesi con la Lettera
Pastorale “Il miracolo della Santa Spina”.
Gli animi vennero preparati anche da un
oratore sacro di grido, P. Vincenzo Parascan-
dalo, nonché dall’intervento di un santo sa-

37
cerdote redentorista, il P. Antonio Losito di
Canosa, chiamato apposta da Pagani perché
desse gli esercizi spirituali al clero e al po-
polo di Andria. Il Losito non poté per ragioni
di salute predicare gli esercizi al clero, ma
scrisse un’accurata lettera per esortare so-
prattutto i sacerdoti allo spirito di fede.
Il venerdì santo del 1910 il miracolo non
avvenne. Dai periti fu redatto un verbale ne-
gativo. Nella mattina del sabato santo, tra la
massa dei fedeli, che incominciava a preten-
dere con arroganza il miracolo e i sacerdoti
addolorati e sgomenti, la Spina fu riposta per
volere comune sul tradizionale posto dell’al-
tare di S. Riccardo. Nel momento in cui ve-
niva intonato il Gloria della Resurrezione dal-
l’altare maggiore del Duomo nella Messa so-
lenne del can. Cristiani, avvenne il miracolo
e scoppiò la commozione, entusiastica, e
persino scomposta.
Ecco il verbale del prodigio del 1910.
VERBALE DI RICOGNIZIONE
DELLA SANTA SPINA
N. 965 del Rep. Generale.
N. 731 del Rep. atti tra vivi.

Regnando Vittorio Emanuele III


per grazia di Dio
e per volontà della Nazione
Re d’Italia

L’anno mille novecentodieci, il giorno 26


marzo alle ore 13,00 in Andria, nel palazzo
vescovile, in Piazza Vittorio Emanuele.
Sulla richiesta fattaci da Sua Eccellenza
Ill.ma e Rev.ma Monsignor D. Giuseppe
Staiti fu Salvatore, Vescovo di Andria, nato
in Napoli e qui domiciliato.

38
Noi Notai Riccardo Chieppa di Vincenzo,
Cav. Luigi Intonti fu Raffaele, Del Giudice
Francesco e Riccardo germani fu Emanuele,
residenti in Andria ed iscritti tutti presso il
Consiglio Notarile di Trani, ci siamo recati
nell’anzidetto luogo.
Quivi giunti, in presenza dei qui sotto-
scriventi testimoni a noi noti, forniti di tutt’i
requisiti legali, signori Mansionario D. Fran-
cesco Colasuonno di Michele, De Simone
Tommaso fu Notar Michele, possidente, Fa-
soli Filippo fu Nicola, possidente e Magno
Raffaele fu Antonio, possidente, tutti nati e
domiciliati in Andria.

Innanzi a noi si sono costituiti


L’Eccellentissimo Monsignor D. Giuseppe
Staiti fu Salvatore, Vescovo di Andria, nato
in Napoli e qui domiciliato. (etc…)
Tutti noti a noi notai e testimoni.
Sua Eccellenza Monsignor Vescovo ha
fatto richiesta a noi notai di far constatare
con pubblico atto il Miracolo della Santa
Spina avvenuto in questa mane verso le ore
undici e precisamente al momento in cui
nella messa solenne della risurrezione veni-
va cantato il Gloria.
In vista di tale richiesta noi Notai ci sia-
mo recati nel presbiterio della Cattedrale
ove era esposta alla venerazione dei fedeli
la Santa Spina.
E prima di tutto con l’assistenza dei te-
stimoni, abbiamo constatato la integrità dei
suggelli che trovansi apposti al disotto della
campanina che racchiude la Santa Spina ed
apposti in modo che detta campanina non
poteva schiudersi senza la rottura dei sug-
gelli.

39
Dopo tale constatazione noi Notai siamo
tornati nel palazzo Vescovile ove le su co-
stituite parti ci hanno fatte le seguenti di-
chiarazioni:
Primo: I signori medici Terlizzi, Sgarra,
Lops, Marano, Merra.
Ed i chimici farmacisti Porziotta, Me-
meo, e Gioscia Giuseppe

Dichiarano
Noi concordemente affermiamo che la
macchia cui osservammo alla estremità del-
la Spina, di una colorazione leggermente fo-
sca e più specificatamente descritta nel ver-
bale di suggellazione del dieci luglio mille
novecentonove, rassomigliante ad una colo-
razione di feccia di vino sbiadita, oggi, in-
vece, si è ravvivata, si è fatta più intensa-
mente fosca in tutta la sua estensione sen-
za lasciare alcuna differenza di colorito in
qualche zona della sua superficie: anzi pos-
siamo assicurare con certezza che la mac-
chia istessa si é longitudinalmente estesa di
pochi millimetri.
Dobbiamo inoltre aggiungere, per la ve-
rità, che mentre nello stato normale di co-
lorazione della Spina il limite inferiore era
circoscritto da una linea obliqua da avvici-
narsi alla figura che nel succitato verbale
chiamammo volgarmente «becco di flauto»
oggi per la estensione della colorazione e
pel ravvivamento della macchia il limite in-
feriore si è fatto quasi orizzontalmente cir-
colare: sicchè l’intera punta della Santa
Spina ora vedesi tutta ravvivata, mentre ieri
non fu notata alcuna modificazione dello
stato normale, cosi come si dichiarò nel ver-
bale relativo.

40
Secondo tutte le altre costituite parti
concordemente confermano in ogni sua par-
te quanto hanno di sopra dettato i sig. Me-
dici e Farmacisti per avere constatato coi
propri occhi le mutazioni di sopra descritte
nella Santa Spina; ed il prof. Canonico D.
Michele Agresti aggiunge quanto segue:
Che verso le ore otto di stamane si è
trasportata la Santa Spina dall’Episcopio
nella Cappella di S. Riccardo e si è dispo-
sta l’adorazione perpetua e successiva.
Verso le ore undici poi, mentre dall’Arci-
prete Cristiani s’intonava il Gloria nella
messa cantata, a quell’inno di gioia tutto il
popolo ha emesso unanime un grido implo-
rante il miracolo.
Dopo poco, si e osservato da esso Cano-
nico Agresti la Santa Spina e con sua gioia
ha osservato la macchia della punta ravviva-
ta come hanno precisamente dettato tecnici.
A seguito di che, tenuto inteso Sua Ec-
cellenza Monsignor Vescovo, questi ha di-
sposto trasportarsi la Santa Spina sull’altare
maggiore ove effettivamente si è fatto l’esa-
me e la constatazione dai su costituiti e da
quanti e erano presenti in chiesa che era
gremita di popolo.
In questo momento si è costituito il sig.
Fusco Giuseppe fu Francesco sottotenente
della tenenza dei carabinieri di Andria, na-
to in Castelforte (Caserta) e qui residente,
ben noto a me notaio e testimoni, il quale
ha confermato quanto innanzi è stato detto
dai tecnici per avere osservato anche lui la
Santa Spina.
Del che abbiamo redatto il presente pro-
cesso verbale che rimane depositato negli
atti di me notaio Riccardo Chieppa, e che si
è chiuso alle ore sedici.

41
Quale verbale viene firmato in margine
ed in fine da tutti gl’intervenuti, dai testi-
moni e da noi Notai.
Di questo verbale che consta di pagine
otto, di fogli tre, scritto dal prof. Riccardo
Cesario di Sergio, persona di nostra fiducia,
prima delle sottoscrizioni si è letto da me
sottoscritto notar Chieppa in presenza dei
testimoni a tutti gl’intervenuti, i quali da
me notar Chieppa interpellati, dichiarano
essere il contenuto conforme a verità.

2. La costruzione
della Cappella della S. Spina
Dopo il miracolo del 1910 fu allestito in
Cattedrale un luogo più degno per conserva-
re la Reliquia. Fino ad allora la S. Spina era
conservata nel grande armadio delle reliquie
nella Cappella di S. Riccardo. Si decise di
utilizzare la cappella destra sul presbiterio,
antica cappella della Natività, sino a quel
momento chiusa da un muro ed utilizzata
come deposito. La Cappella fu disegnata dal-
l’ingegnere Riccardo Ceci in stile neo-gotico.
L’officina marmorea che si occupò dei lavori
fu quella di Nicola Bassi di Trani. L’ingresso
della Cappella è cinquecentesco, caratterizza-
to da due colonne di pietra con capitelli, sor-
montati da un arco a tutto sesto. Il cancello
in ghisa su cui è scritto “Sanctuarium S. Spi-
nae” serve per proteggere la sacra reliquia.
La cappella è a pianta rettangolare 4.85 m x
3.90 m e alta 10.65 m, ed ha le pareti ri-
coperte da marmi pregiati: bardiglio fiorito e
marmo argentino di Carrara. La decorazione
è conforme a quella dell’altare, in stile neo-
gotico. Due cornicioni di marmo bianco con
modanature a dentelli e fregio intagliato de-

42
corano ulteriormente la cappella, il primo a
metà altezza, il secondo in corrispondenza
dell’imposta della volta a crociera. Negli an-
goli, quattro ordini di colonne sovrapposte
con basi e capitelli a fiorami. La parte di
fronte a chi entra contiene una bifora con co-
lonne a rilievo e capitelli intagliati. Invece la
volta è dipinta con colori e disegni ad imita-
zione del marmo. L’altare - consacrato l’11
settembre del 1912 dopo una breve proces-
sione - è di marmo bianco intagliato a fiora-
mi ed arabeschi. Il paliotto è suddiviso da
piccoli archetti mantenuto da colonnine di
Rosso di Verona. La mensola principale è
retta da pilastri in alabastro. Al di sopra del-
la custodia del SS. Sacramento si erge un
tronco con angeli in marmo bianco che reg-
gono l’urna di forma ottagonale che sino al
1980 ha conservato la S. Spina, successiva-
mente trasportata in un luogo più sicuro.

43
Inizio della processione del 28 marzo 1932 dalla chiesa del Purgatorio
foto: Archivio Biblioteca Diocesana

I prodigi del 1921 e del 1932

Del prodigio del 1921, sotto l’episcopato


di mons. Eugenio Tosi, non abbiamo testimo-
nianza scritte. I riferimenti degli storiografi lo-
cali parlano di una ostensione della Sacra
Spina nel Palazzo del Vescovo. Forse il ritar-
do del miracolo del 1910, produsse tale at-
teggiamento di prudenza e riserbo.
Particolare attesa, dopo il miracolo del
1921, ci fu per il miracolo del 1932. La
città e la diocesi si prepararono remotamen-
te con la lettera pastorale del vescovo Ferdi-
nardo Bernardi ‘Andria, la città del purpureo
vessillo’.
Il prodigio avvenne il 25 marzo e il 28
marzo ci fu una solenne processione per le
vie della città. Ecco il verbale di constata-
zione:

44
* * *

VERBALE DI CONSTATAZIONE
DEL MIRACOLO DELLA S. SPINA
N. 44 della raccolta
N. 211 degli atti tra vivi.
Vittorio Emanuele III
per grazia di Dio
e per volontà della Nazione
Re d’Italia
L’anno millenovecentotrentadue, a. X, il
giorno Venerdì Santo venticinque marzo, al-
le ore 17, in Andria; nel salone del Palazzo
Vescovile a Piazza Vittorio Emanuele.
Sulla richiesta fattami da S.E. Mons. Si-
gnor Ferdinando Bernardi fu Bartolomeo, Ve-
scovo di Andria, per far risultare da pubbli-
co atto l’avvenuto miracolo della S. Spina.
Io Riccardo De Corato di Giuseppe no-
taio residente in Andria con lo studio a
Piazza Vittorio Emanuele n. 22, iscritto
presso il collegio Notarile di Trani, mi sono
recato nel detto palazzo vescovile.
Quivi giunto, in presenza dell’avvocato
Lombardi Riccardo di Nicola, e professore
Morgigni Eligio di Michele, entrambi nati e
domiciliati in Andria, testimoni idonei ed a
me cogniti.
Si sono costituiti
Dinanzi a me Notaio i Signori:
01. S.E. Monsignor Bernardi Ferdinando fu
Bartolomeo, Vescovo di Andria
02. S.E. Monsignor Bartolomasi Angelo fu
Giuseppe, Arcivescovo Ordinario militare.
03. S.E. Monsignor Palica Giuseppe fu Luigi,
Arcivescovo titolare di Filippi, Vicegeren-
te di Roma.

45
04. Monsignor Leccisi Prof. Lucio, della Sa-
cra Congregazione Concistoriale.
05. Comm. Cafaro Pasquale fu Riccardo, Po-
destà di Andria.
06. Pesce Avvocato Luigi fu Giuseppe, Se-
gretario politico e vice Pretore di Andria.
07. Dottor Bon Henri fu Giuseppe, Presiden-
te del Comitato Franche Contée, Segre-
tario della Società delle scienze di Fran-
che Contée.
08. Monsignor Memeo Riccardo fu Savino,
Arcidiacono del Capitolo Cattedrale di
Andria.
09. Canonico Cannone Sabino fu Nunzio,
Delegato Vescovile.
10. Canonico Addati Vincenzo fu Raffaele,
Cappellano della S. Spina.
11. Padre Martinelli Antonio di Giuseppe,
Segretario del Vescovo di Andria.
12. Onorevole Ceci Avv. Consalvo fu Riccar-
do.
13. Ieva Avv. Carlo fu Nicola.
14. Sgaramella Cav. Uff. Pasquale fu Miche-
le, Notaio.
15. Dottor Merra Riccardo fu Vincenzo, me-
dico chirurgo.
16. Dottor Chicco Carlo fu Domenico, medi-
co chirurgo.
17. Cicco Dottor Anselmo di Giuseppe, medi-
co chirurgo.
18. Comm. Porziotta Nicola fu Tommaso, far-
macista chimico.
19. Memeo Riccardo fu Vincenzo, dottore in
chimica.
20. Inchingolo Francesco fu Eligio, farmaci-
sta chimico.

46
21. Comm. De Mori Giuseppe fu Giuseppe,
Redattore dell’Osservatore Romano e In-
viato speciale dell’Avvenire d’Italia.
22. Dottor Bottazzi Luigi fu Ernesto, Redatto-
re del «Corriere della Sera».
23. Monsignor Papa Prof. Francesco fu Gio-
vanni
24. Canonico Sinisi Prof. Felice fu Alfonso.
25. Prof. Zagaria Riccardo fu Paolo.
26. Gioscia Prof. Alfredo fu Luigi pubblicista.
Tutti da me personalmente conosciuti,
nati e domiciliati in Andria, ad accezione
dei seguenti intervenuti:
01. Monsignor Vescovo Bernardi, nato a Ca-
stiglione Torinese, e qui residente.
02. Monsignor Arcivescovo Bartolomasi, nato
a Pianezza (Torino) e residente a Roma.
03. Monsignor Arcivescovo Palica, nato e re-
sidente a Roma.
04. L’avvocato Pesce, nato a Trani e qui resi-
dente.
05. Il Dottor Bon, nato a Digione (Francia), e
domiciliato a Besançon.
06. Il Professor Leccisi nato a Campi Salen-
tina (Lecce) e domiciliato a Roma.
07. Il Comm. De Mori, nato a Vicenza e do-
miciliato a Roma.
08. Il Dottor Bottazzi, nato a Tricase (prov. di
Lecce) e domiciliato a Roma.
Questi ultimi tutti qui espressamente ve-
nuti per assistere al miracolo della S. Spi-
na, e l’Arcivescovo Palica anche per ricordo
del suo antenato, Vescovo di Andria, Monsi-
gnor Saverio Palica, sotto il cui governo, e
cioé nell’anno 1785, si verificò il prodigio
della S. Spina.

47
Le costituite parti dichiarano che alle
ore tredici e minuti quindici di oggi, la S.
Spina è stata trasportata dalla Cappella, ove
è custodita, in quella di San Riccardo nella
Chiesa Cattedrale, dove è rimasta esposta
nell’adorazione di un’enorme folla che gre-
miva la chiesa.
Dopo essersi constatata dai sopracosti-
tuiti, ed anche da me Notaio, tutti interve-
nuti nella predetta Cappella di S. Riccardo,
non solo la integrità dei suggelli apposti al-
la teca contenente la S. Spina, e descritti
nel mio precedente verbale del ventitre
marzo corrente anno 1932, ma anche le
normali condizioni della S. Spina, massime
nella colorazione delle sue macchie, così
come specificare nel predetto verbale, dopo
diverse e commoventi orazioni pronunziate
da sacerdoti, e mentre si elevavano fervide
ed insistenti le preghiere di tutti i fedeli, si
è rilevato quanto segue:
Alle ore quattordici e minuti trenta, la
macchia al vertice della S. Spina ha inco-
minciato a mostrarsi più ravvivata, e tale
colorazione si perdeva gradatamente verso
la base.
Alle ore sedici le piccole macchie sparse
su tutta la superficie della S. Spina si sono
mostrate più appariscenti.
Alle ore sedici e minuti quindici la mac-
chia del vertice della S. Spina si è mag-
giormente ravvivata, presentandosi di colore
sanguigno, e con particolarità di non disper-
dersi a becco di flauto, ma di assumere nel-
la sua base una linea circolare.
In seguito a tali cambiamenti verificatisi
sulla S. Spina, alle ore sedici e minuti ven-
ti si è proclamato l’avvenuto miracolo fra
l’entusiasmo e l’esplosione di gioia di tutti.

48
Del che ho formato il presente verbale,
che è stato scritto da me stesso in sei fac-
ciate di tre fogli, oltre parte della presente,
che ho detto prima della sottoscrizione, in
presenza dei testimoni, a tutti gl’intervenu-
ti, che da me interpellati lo dichiarano
conforme al vero ed alla loro volontà.
* * *

L’evento prodigioso attirò l’attenzione di


tutta l’Italia e non solo di essa, e ispirò l’in-
dizione di un Congresso Eucaristico Diocesa-
no per l’anno successivo, il 1933.
Il culto della S. Spina si mantenne vivo
per tutto il secolo XX, anche se subì una cer-
ta flessione negli anni ’70. Fu ripreso negli
anni ’80 con un pellegrinaggio di tutte le co-
munità parrocchiali di Andria in Cattedrale, il
Venerdì dopo le Ceneri, per l’inizio comunita-
rio della Quaresima.

49
25 marzo 2005 - Il Vescovo e i canonici ringraziano il Signore per il prodigio,
con il canto del Magnificat Foto: Fotottica Guglielmi

Il 25 marzo 2005, venerdì santo

1. L’anno del Perdono e il 25 marzo


L’intero Anno del Perdono fu vissuto come
un itinerario di formazione e di preghiera cul-
minante nella Settimana Santa.
Le celebrazioni della “Grande Settimana”
si aprirono in Cattedrale con la benedizione
delle palme e la Messa del Vescovo, mentre
nel pomeriggio dello stesso giorno iniziavano
le solenni Quarantore. Il 23 mattina si riuni-
va la Commissione Diocesana della S. Spina
per una ulteriore verifica dello stato della Sa-
cra Spina. La Messa Crismale fu celebrata
come sempre il mercoledì santo alle ore
18.30. Dal mattino del Giovedì santo la Cat-
tedrale ebbe la frequenza di un buon nume-
ro di pellegrini, mentre nel pomeriggio la
Messa nella Cena del Signore celebrata dal
Vescovo, fu seguita da ore di adorazione del

50
SS. Sacramento guidata dai canonici presen-
ti. Intanto la sacra Spina era conservata nel-
la Cappella della Sacra Spina, non esposta
alla venerazione, mentre il SS. Sacramento
era adorato nella Cappella di san Riccardo.
Il prodigio fu atteso con trepidazione e
con l’atteggiamento di chi non cerca segni,
ma vuole leggere tutto nella luce dell’unico
segno della salvezza, il “segno di Giona”,
cioè il mistero pasquale.
È per questo che la Sacra Spina fu posta
nella Cappella di San Riccardo, che antica-
mente custodiva tutte le reliquie della Catte-
drale, solo dopo la mezzanotte del Giovedì
Santo, quando termina l’adorazione in forma
solenne della SS. Eucaristia. Alle 7.00 del
mattino cominciarono ad alternarsi due “os-
servatori”, un canonico e un medico della
Commissione Diocesana (i medici sono stati i
dottori Sabino Figliolia, Antonio Riezzo, Nico-
la Rosario Minerva, Filippo Dagostino, Pa-
squale Delfino). Durante tutta la mattinata e
fino alle 17.00, orario della Celebrazione del-
la Passione, l’assemblea numerosa (si sono
avvicendate in tutta la giornata circa trenta-
mila persone) fu guidata nella meditazione
della Passione secondo l’evangelista Giovanni
da alcuni canonici, mentre circa cinque con-
fessori (diocesani e religiosi), ogni ora furono
a disposizione per amministrare il sacramen-
to della Riconciliazione, fino alle 23.30. Ha
edificato, in quella giornata speciale, l’atteg-
giamento orante dell’assemblea, che è stata
costantemente numerosa, e la preghiera di
molti ammalati che hanno comunicato di es-
sere spiritualmente presenti in Cattedrale. Le
Arciconfraternite del SS.mo Sacramento, del-
l’Addolorata, la Pia Unione dei Crociferi, l’U-
NITALSI, dal giovedì sera fino alla domenica,

51
si misero a disposizione per il servizio d’ordi-
ne: i fedeli entravano dalla navata laterale si-
nistra e uscivano dalla porta in piazza la Cor-
te o dalla porta della sagrestia sul presbiterio.
Presso i locali della Curia erano presenti al-
cuni giornalisti accreditati dalla Diocesi, men-
tre una telecamera della ditta Opera di Fog-
gia e il fotografo Salvatore Guglielmi, erano a
disposizione della Commissione. Nei locali
della Curia, a sinistra del portone principale,
alcuni addetti delle Poste erano a disposizio-
ne per la vendita dei folder con l’annullo po-
stale di quel giorno memorabile.
Intanto i medici, con tanta discrezione,
annotavano le variazioni di colore che fino al-
le 20.00 non furono molto sensibili. Infatti
alle 18.30, un primo comunicato stampa ri-
feriva del non avvenuto miracoli e del prolun-
garsi della preghiera. Dalle 20.00 circa ap-
parvero le variazioni più sensibili, che furono
così annotate dai medici: “20.00: sulla pun-
ta della Spina un piccolo rigonfiamento di
colore rosso rubino. Ore 20.05 Scomparsa
del colore rosso. Ore 20,20: Sulla punta
della Spina comparsa di un piccolo bozzo
come gemma di colore rosso. Ore 20.40
Sulla punta della Spina il rigonfiamento
(bozzo) sempre più grosso. Colore sempre
rosso vivo rubino. Alle 21.05: ricompare la
gemma e sul corpo della Spina verso la pun-
ta presenza di piccole granulazioni bianca-
stra- lanuginosa. Per 21.15: persiste la gra-
nulazione biancastra lanuginosa e scomparsa
della gemma alla punta”. Durante questi fe-
nomeni il Parroco della Cattedrale don Gian-
nicola Agresti guidava la preghiera del Rosa-
rio e il Vescovo, con numerosi sacerdoti, era-
no in Piazza Vittorio Emanuele per la Via
Crucis, partecipata da una folla numerosissi-

52
ma, che seguiva la preghiera sulle “Sette Pa-
role di Cristo in Croce” preparata dalla Com-
missione Liturgica Diocesana. Terminata la
Via Crucis alle ore 21.05, il Vescovo mons.
Raffaele Calabro e il Vicario generale mons.
Antonio Tucci, recatisi nella Cappella di san
Riccardo, insieme alla Commissione verifica-
rono l’avvenuto prodigio. Alle 21.15 il Vesco-
vo diede l’annuncio all’assemblea che gremi-
va non solo la Cattedrale, ma anche piazza
Duomo e piazza Vittorio Emanuele, seguendo
l’avvenimento attraverso schermi giganti. Al-
l’annuncio seguì il canto del Magnificat e la
benedizione con la Sacra Spina. Da allora la
folla, incontenibile ma devota, continuò a
pregare e sfilare davanti alla Cappella, fino
alle 00.30 del Sabato Santo.
Preghiera e pellegrinaggio anche nel Sa-
bato Santo.
Alle ore 7.00 del Sabato Santo la Catte-
drale fu riaperta per la preghiera comunitaria,
che durò fino alle 12.30. Alle 9.00 il Vesco-
vo con il Capitolo celebrarono la Liturgia del-
le Ore, mentre tre confessori furono a dispo-
sizione per i numerosi fedeli. La Commissio-
ne, presieduta dal Vescovo, si riunì per ver-
balizzare le testimonianze del prodigio, alle-
gando anche le foto che erano state scattate
fra le 20.00 e le 21.00.
I pellegrinaggi furono continui, le celebra-
zioni eucaristiche molto partecipate, le con-
fessioni numerosissime. Tra i pellegrini vo-
gliamo ricordare anche mons. Riccardo Ruo-
tolo, vescovo emerito e nostro condiocesano,
che pregò davanti alla Sacra Spina nei gior-
ni di venerdì e sabato santo.
La Domenica di Pasqua, al termine della
Celebrazione del Pontificale del Vescovo del-
le ore 11.30, il CALCIT donò alla Sacra Spi-

53
na una lampada d’argento, che arse a segno
della preghiera e della sofferenza di tanti am-
malati che si uniscono alla Passione salvifica
di Cristo. Nel giorno di Pasqua, dopo la Mes-
sa vespertina, partecipatissima, mentre si ri-
poneva in sagrestia la Sacra reliquia, sotto
gli occhi stupiti di mons. Nicola de Ruvo e
di don Giannicola Agresti, si verificò ancora
una volta il prodigio. Furono subito chiamati
il Vicario generale e il dottor Riezzo, il quale
riprese con la telecamera tutto il prodigio,
che si protrasse fino alle 23.45 circa. Anco-
ra una volta lo stesso fenomeno: la sacra
Spina divenne biancastra, cambiando total-
mente d’aspetto.

2. La testimonianza del Vescovo


Ecco le riflessioni del Vescovo, pubblicate
sul numero speciale del giornale diocesano
“Insieme”.

Il segno della Sacra Spina


È ancora viva l’emozione da me provata
il Venerdì Santo di quest’anno per essere
stato anch’io testimone oculare del segno
straordinario della Sacra Spina verificatosi
nel tardo pomeriggio e notte inoltrata del
25 marzo, mentre in Cattedrale si svolgeva
l’azione liturgica del Venerdì Santo e, più
tardi, in piazza la Via Crucis.
Uso, a ragion veduta, il termine segno
straordinario attingendolo dal Vangelo di
Giovanni, che esprime con maggiore preci-
sione degli altri due termini più in voga:
“miracolo”, “prodigio” (quasi sinonimi) il
percorso di fede che sollecita a compiere un
fatto o un evento che non trova spiegazioni
a lume della pura e sola ragione. Prendere

54
nota di un fatto umanamente inspiegabile,
sia con l’osservazione a occhio nudo sia con
i mezzi che la scienza e la tecnica pongono
a nostra disposizione oggi, compete sia al
credente sia al non credente.
Prima decisione da prendere nell’even-
tualità che il segno straordinario accadesse
è stata quella di nominare una commissione
teologica, composta da persone qualificate
del clero andriese, poi allargata ad una se-
conda commissione scientifica, composta da
medici ed altri professionisti, i cui nomi
vengono riportati in questo numero straordi-
nario del nostro foglio mensile “Insieme” con
i documenti più rilevanti e, soprattutto, con
foto, i cui originali, indubbiamente più ric-
chi, sono custoditi nel nostro archivio dioce-
sano. Si pubblicano i verbali prodotti da
queste due commissioni, controfirmati dal
sottoscritto “a futura memoria”.
Io stesso sono stato testimone oculare
del momento più sconvolgente, che è dura-
to più di tre ore, quello de l’“accartoccia-
mento” (per usare un termine popolare) del-
la Sacra Spina, quasi fosse non una spina
normale, ma uno stelo vegetale percorso da
una potenza misteriosa, quasi un piccolo
“sisma” che ha raggiunto il vertice nelle tre
ore all’incirca che vanno dalle ore 20,30 al-
le ore 23,00 circa (il verbale è comunque
più preciso ed ha cronometrato forme can-
gianti registrate in queste ore).
Fenomeni meno intensi sono stati per-
cepiti e registrati da più persone anche la
sera della Domenica di Pasqua, quasi
“scosse di assestamento”, per usare la ter-
minologia dei moti sismici, forse più vario-
pinta ma meno acconcia per descrivere il
fenomeno.

55
La seconda fase che riguarda più pro-
priamente i credenti è cogliere il senso del
segno, dopo aver visto, come avviene nel
Vangelo soprattutto di Giovanni, cito il pas-
so riguardante i racconti della Risurrezione
per Pietro e Giovanni nella visita al sepolcro
vuoto, di Giovanni si dice: “vide e credette”
(Gv 20,8).
Il mio maestro di esegesi, Mons. France-
sco Spadafora, insieme con altri illustri
esperti, vi vede la “prova fisica” della Risur-
rezione (v. Dizionario Biblico, ed. Studium,
1963, alla voce Risurrezione, p. 522). Tutti
i testimoni oculari, compresi spiriti in par-
tenza scettici, i numerosissimi fedeli non
hanno avuto esitazione nel compiere l’ulte-
riore “salto della fede” riconoscendo la gra-
tuità del dono loro offerto dal Cristo, divino
Paziente e Risorto.
È mia convinzione che la comunità dio-
cesana tutta intera saprà leggere nella giu-
sta luce il segno della Sacra Spina, per ri-
partire da Lui e con Lui a vivere la pienez-
za della fede cristiana e l’impegno della te-
stimonianza.
Un’ultima annotazione concerne il con-
fronto con l’esperienza del 1932 che ha
preceduto e guidato la preparazione dell’e-
vento prodigioso del 2005.
Quest’ultimo risulta certo più ricco, va-
riegato e di maggior durata. In più la tecni-
ca più sofisticata in nostro possesso (e del-
la quale non si è fatto risparmio) ha per-
messo di aggiungere ai verbali scritti del
1932, la visione di quanto è avvenuto.
Tutti coloro ai quali perverrà la nostra
documentazione potranno anch’essi “vedere”
e non soltanto leggere il resoconto, sia pure
accurato, delle nostre commissioni, per par-

56
tecipare alla nostra fede, alla nostra gioia ed
alla nostra riconoscenza a Cristo, nostro Re
e Signore, e alla Madre sua e nostra, Maria
Santissima, che con il suo assenso alla con-
cezione verginale del Figlio di Dio, fattosi
uomo, ci ha donato e continua a donarci il
Salvatore del mondo.

3. Il verbale del 2005

Anche il prodigio del 25 marzo 2005,


come quelli precedenti, è stato verbalizzato.

VERBALE DI CONSTATAZIONE
DEI MUTAMENTI
DELLO STATO DELLA SACRA SPINA
Repubblica Italiana

L’anno duemilacinque, il giorno ventisei


del mese di marzo alle ore dodici e minuti
trenta in Andria nella sede dell’Archivio Dio-
cesano alla Piazza Vittorio Emanuele 23.
Ove richiesto, davanti a me Dott. Sabino
Zinni. Notaio in Andria con studio alla Via
Napoli 90, iscritto al ruolo del Collegio No-
tarile di Trani, senza l’assistenza dei testi-
moni per avervi i comparenti, d’accordo tra
loro e con il mio consenso, rinunziato aven-
do i requisiti di legge sono presenti:
01. S.E.Rev. Mons. Raffaele Calabro, Vesco-
vo di Andria, nato a Minervino di Lecce
il 10 luglio 1940 e domiciliato ad An-
dria per la carica;
02. Mons. Antonio Tucci, Vicario Generale,
nato ad Andria il 18 agosto 1944, ed ivi
domiciliato, Presidente della Commissio-
ne per la Sacra Spina;

57
03. Mons. Michele Lenoci, Sacerdote, nato a
Canosa di Puglia il 14 maggio 1940, ed
ivi domiciliato, Membro della Commis-
sione;
04. Don Luigi Renna, Sacerdote, nato a Co-
rato il 23 gennaio 1966, e domiciliato a
Minervino Murge, Segretario della Com-
missione;
05. Don Savino Lambo, Sacerdote, nato ad
Andria il 02 novembre 1952, ed ivi do-
miciliato, Membro della Commissione;
06. Don Domenico Francavilla, Sacerdote,
nato ad Andria il 15 ottobre 1966, ed
ivi domiciliato, Membro della Commis-
sione;
07. Don Giannicola Agresti, Sacerdote, nato
ad Andria il 02 gennaio 1962, ed ivi do-
miciliato, Membro della Commissione;
08. Mons. Giuseppe Buonomo, Sacerdote,
nato ad Andria il 04 febbraio 1956, ed
ivi domiciliato, Membro della Commis-
sione;
09. Mons. Nicola de Ruvo, Sacerdote, nato a
Minervino Murge il 23 aprile 1961, ed
ivi domiciliato, Membro della Commis-
sione;
10. DonVincenzo Giannelli, Sacerdote, nato
ad Andria il 02 novembre 1951, ed ivi
domiciliato, Membro della Commissione;
11. Mons. Giuseppe Ruotolo, Sacerdote, na-
to ad Andria il 29 maggio 1939, ed ivi
domiciliato, Membro della Commissione;
12. Don Savino Calabrese, Sacerdote, nato a
Minervino Murge il 28 giugno 1960, ed
ivi domiciliato, Membro della Commis-
sione;

58
13. Nicola Di Vietro, nato a Minervino Mur-
ge, il 12 marzo 1944, geometra, ed ivi
domiciliato, Membro della Commissione;
14. Dr. Nicola Agresti, nato ad Andria il 05
ottobre 1953, Priore dell’Arciconfraterni-
ta del SS. Corpo di Cristo in Cattedrale,
ed ivi domiciliato, Membro della Com-
missione;
15. Padre Angelo Garzia, Sacerdote, nato a
Bari il 07 gennaio 1951, e domiciliato
ad Andria, Membro della Commissione;
16. Padre Michele Elia Ercolino, Sacerdote,
nato a Peschici il 15 febbraio 1954, e
domiciliato ad Andria, Membro della
Commissione;
17. Padre Vincenzo Pinto, Sacerdote, nato
ad Andria il 04 febbraio 1941, e domi-
ciliato a Napoli, Membro della Commis-
sione;
18. Suor Rita Diana, nata a San Cipriano
d’Aversa (CE) il 28 ottobre 1953, e do-
miciliata ad Andria, Membro della Com-
missione;
19. Dr. Sabino Figliolia, nato ad Andria il 18
febbraio 1935, Cardiologo, ed ivi domi-
ciliato, Membro della Commissione;
20. Dr. Antonio Riezzo, nato a Monteroni di
Lecce (LE) il 23 giugno 1948, Ematolo-
go, e domiciliato ad Andria, Membro
della Commissione;
21. Dr. Nicola Rosario Minerva, nato a Cano-
sa di Puglia il 22 novembre 1956, Ga-
stroenterologo, ed ivi domiciliato, Mem-
bro della Commissione;
22. Dr. Filippo Dagostino, nato a Giovinazzo
il 21 marzo 1940, Nefrologo, ed ivi do-
miciliato, Membro della Commissione;

59
23. Dr.Pasquale Delfino, nato a Minervino
Murge il 19 novembre 1957, Dermatolo-
go, ed ivi domiciliato, Membro della
Commissione;
24. Prof.Michele Palumbo, nato ad Andria
l’11 febbraio 1958, Giornalista, ed ivi
domiciliato, Membro della Commissione.
Detti comparenti, della cui identità per-
sonale Io Notaio sono certo, mi richiedono
di far constare quanto segue:
Premesso:
A. che in data 11 gennaio 2005 i medici
facenti parte della commissione diocesa-
na per la Sacra Spina, procedevano alla
ispezione dello stato della Sacra Spina
redigendone, per scrittura privata relativo
verbale;
B. che in data 8 febbraio 2005 l’intera
commissione diocesana per la Sacra Spi-
na, integrata da alcuni canonici e pre-
sieduta dal Monsignor Vescovo, procede-
va, previa rimozione dei sigilli dalla teca
che custodiva la Sacra Spina, alla rico-
gnizione dello stato della stessa Sacra
Spina e ne redigeva, sempre sotto forma
di scrittura privata il relativo verbale al-
legando allo stesso sotto la lettera “A” il
predetto verbale dei medici della com-
missione dell’11 gennaio 2005;
C. che nel verbale dell’8 febbraio 2005 si
constatava che rispetto al precedente
verbale dei medici della commissione
dell’11 gennaio 2005, non si rilevava al-
cuna differenza nello stato della Sacra
Spina;

60
D. che in data 23 marzo 2005 l’intera
commissione diocesana per la Sacra Spi-
na, presieduta da Mons. Antonio Tucci in
qualità di presidente della stessa, si è
riunita onde verificare la rispondenza
dello stato della stessa a quanto prece-
dentemente constatato dalla Commissio-
ne in data 08.02.2005 e verbalizzato in
pari data;
E. fatto presente dai Medici della Commis-
sione che la precedente osservazione era
avvenuta senza la predetta teca in vetro
e che il posizionamento del Reliquiario
con la relativa reliquia evidenziava dei
riflessi di luce di cui tener conto, gli
stessi medici, rispetto al verbale
dell’08.02.2005, innanzi detto, concor-
demente tra loro rilevavano che le sfu-
mature di colore che si percepivano nel-
le ricognizioni del 11.01.2005 e
dell’08.02.2005, non erano evidenziate
ed il colore delle macchie che si coglie-
va era marrone;
F. che, anche la predetta seduta del 23
marzo 2005 veniva verbalizzata sotto
forma di scrittura privata;
G. che, in data 25 marzo 2005, giorno del
Venerdì Santo e nel quale, secondo l’an-
tica tradizione documentata da moltepli-
ci atti anche notarili risalenti al 1633, si
è proceduto a una costante e continuati-
va osservazione della Sacra Spina dalle
ore 8,00 alle ore 23,00 da parte di
membri della commissione e di canonici;
H. che, tale osservazione è proseguita nella
mattinata odierna fino alle ore 11,00.

61
Tutto ciò premesso e considerato parte
integrante e sostanziale del presente verba-
le, i comparenti mi dichiarano che, concor-
demente tra loro, sono addivenuti nella de-
terminazione di riportarsi “in toto” alla ver-
balizzazione degli eventi della giornata del
25 marzo 2005 e del 26 marzo 2005 per
le ore sopra citate, redatta dalla commissio-
ne medica in data odierna, e che, previa
lettura da me Notaio datane ai comparenti
e loro piena ed incondizionata approvazione,
si allega al presente atto sotto la lettera “A”
per farne parte integrante e sostanziale.
Detto verbale consta di due pagine scritte
con mezzi elettronici e di tre pagine che ri-
producono con tecnica digitale documenta-
zione fotografica composta da nove foto, per
un totale di cinque facciate tutte debita-
mente firmate dai medici della Commissio-
ne.
I presenti delegano concordemente per
le sottoscrizioni marginale del presente ver-
bale Mons. Raffaele Calabro e Mons. Anto-
nio Tucci.

La Sacra Spina, oggi


Dopo il prodigio del 2005 la Sacra Spina
è ancora oggi oggetto di venerazione e di in-
teresse: l’ultimo Venerdì di ogni mese essa
viene esposta alla venerazione; durante i Ve-
nerdì di Quaresima è mèta di pellegrinaggi, e
il Venerdì dopo le Ceneri, festa liturgica del-
la S. Spina, segna l’inizio interparrocchiale
della Quaresima nella Città di Andria.
Per raccogliere gli studi storici e gli avve-
nimenti del 2005 sono stati pubblicati due
libri (La Sacra Spina di Andria e le Reliquie
della Corona di Spine, Schena, Fasano

62
2006; La Sacra Spina, evento di grazia e di
speranza. L’Anno del Perdono ad Andria,
Grafiche Guglielmi, Andria 2006) ed è stato
realizzato un dvd con le immagini riprese dal
dott. Antonio Riezzo.
La Spina continua anche oggi a ‘parlar-
ci’ della Passione del Signore e del mistero
della Redenzione. Confermati nel nostro pel-
legrinaggio della fede dal prodigio del Ve-
nerdì Santo del 2005, vogliamo perciò “por-
tare frutti di carità per la vita del mondo”
(OT 16).

63
La Sacra Spina nel reliquiario del XX secolo Foto: Fotottica Guglielmi

64
In preghiera
davanti alla S. Spina

Absorbeat

Rapisca, ti prego, Signore,


l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose
che sono sotto il cielo,
perché io muoia per amore dell’amor tuo,
come tu ti sei degnato di morire
per amore dell’amor mio.
FRANCESCO D’ASSISI

Voglio amare come te

Signore mio Gesù,


voglio amare tutti coloro che tu ami.
Voglio amare con te la volontà del Padre.
Non voglio che nulla separi
il mio cuore dal tuo,
che qualcosa sia nel mio cuore
e non sia immerso nel tuo.
Tutto quel che vuoi io lo voglio.
Tutto quel che desideri io lo desidero.
Dio mio,
ti do il mio cuore,
offrilo assieme al tuo a tuo Padre,
come qualcosa che è tuo
e che ti è possibile offrire,
perché esso ti appartiene.
CHARLES DE FOUCAULD

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Preghiera della Sacra Spina

La Tua corona di spine, Signore, ci ricor-


da tangibilmente, nel frammento, la dolorosa
sequenza dei patimenti e delle umiliazioni,
da Te sostenuti con infinito amore verso il
Padre e verso l’umanità peccatrice, nella Tua
gloriosa Passione.
Coronato di spine, fosti presentato nel
Pretorio di Pilato alla folla sobillata ed ostile
con le parole: «Ecco l’uomo» (Gv 19,5). Ve-
ro Dio e vero Uomo, Ti riconosciamo e Ti ac-
clamiamo come garante della nuova umanità
da Te redenta con il Tuo preziosissimo San-
gue e riconciliata con Dio e con i fratelli per
vivere in novità di vita e nella piena libertà
dei figli di Dio.
Nostro Re e Signore, ci hai attirato per
sempre verso Te, trafitto, non con la potenza
e la minaccia di castighi, ma con la forza di-
sarmata del Tuo amore, perché anche noi ap-
prendessimo, sul Tuo esempio, ad essere mi-
sericordiosi con i fratelli come è misericordio-
so il Padre nostro che è nei cieli (Lc 6,36).
La Spina acuminata, custodita come reli-
quia preziosa per la venerazione nella teca di
cristallo, è Spina confitta nella Tua carne e
nella nostra carne, ogni qualvolta la sofferen-
za fisica strappa anche a noi, come a Te,
spasimi o silenzi di dolore e di prostrazione,
o la prova morale e spirituale ci stritola o ci
schiaccia fino all’avvilimento ed alla stan-
chezza.

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Non abbandonarci, Signore, nell’ora della
sofferenza facci sentire la Tua forza e conso-
lazione, rendici partecipi della Tua oblazione
d’amore al Padre per il bene e la redenzione
dell’umanità.
Tu, uomo dei dolori, che hai imparato
l’obbedienza dalle cose che hai patito (Eb
5,8), donaci un cuore nuovo, sensibile alle
sofferenze dei tanti crocifissi della vita, gli
umiliati, gli oppressi, i carcerati, i torturati ed
abbandonati, attraverso i quali Tu continui la
Tua passione fino al termine della storia
umana, attendendo la nostra compassione e
la nostra solidarietà che aiuta, attenua, eli-
mina la sofferenza e la solitudine.
Tu che sei morto per i peccatori, facci
provare il disgusto e l’avversione più profon-
da verso il peccato ed a quanti continuano
ad offenderTi ed ad escluderTi dalla loro vi-
ta, dona la grazia della conversione, della ri-
conciliazione e del perdono.
Liberaci dal male ed ammettici alla Tua
gloria.
Amen.
† RAFFAELE CALABRO
Vescovo di Andria

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Davanti alla S. Spina

Come un frutto dato in dono,


Tu, Gesù-sulla-croce,
incoronato di spine,
sei la vita donata a tutti!
Tu, Gesù-sulla-croce,
incoronato di spine,
sei il perdono senza limite!
Tu, Gesù-sulla-croce,
incoronato di spine,
sei la vittoria sulla morte!
Tu, Gesù-sulla-croce,
incoronato di spine,
sei l’Amore rivelato al mondo!
Che posso dirti ora?
Lasciami soltanto stare
ai piedi della Croce,
lasciami soltanto ascoltare
il tuo silenzio,
lasciami soltanto amare
la tua Parola,
lasciami soltanto contemplare
con gli occhi del cuore
il tuo dolore,
lasciami soltanto respirare
la tua tenerezza,
lasciami soltanto pregare
ai piedi della Croce.
La tua Croce, Signore,
è stata piantata nel cuore della terra
come nuovo segno di speranza!

(DIOCESI DI PISA)

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Immagini del prodigio del 25 marzo 2005

Foto: Fotottica Guglielmi

Il Prodigio alle ore 20,30.


Foto: Fotottica Guglielmi

Il Prodigio alle ore 20,50.

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Foto: Fotottica Guglielmi

Il Prodigio alle ore 20,00.


Foto: Fotottica Guglielmi

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Grafiche Guglielmi
- ANDRIA 2009 -

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