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4. Chi sta in alto è soggetto a molti fulmini, e quando infine cade si sfracella.
5. Sii fedele a te stesso da che deve seguire, come la notte al giorno, che tu non potrai essere falso con
nessuno.
7. Amore guarda non con gli occhi ma con l´anima e perciò l'alato Cupido viene dipinto cieco.
8. Attraverso le vesti stracciate si mostrano i vizi minori: gli abiti da cerimonia e le pellicce li nascondono
tutti.
9. Bisogna guardarsi bene dal concepire un'opinione molto buona delle persone di nuova conoscenza;
altrimenti nella maggior parte dei casi si rimarrà delusi con proprio scorno o magari danno.
10. Buona notte, buona notte! Separarsi è un sì dolce dolore, che dirò buona notte finché non sarà mattina.
Altra versione:
Buona notte, buona notte! Lasciarti è dolore così dolce che direi buona notte fino a giorno.
13. Che ogni occhio negozi per se stesso e non fidi in agente alcuno.
14. Chi ha la barba è più che un giovane, e chi non ha barba è meno che un uomo.
15. Chi non ha denaro, mezzi e pace, manca di tre buoni amici.
19. Come arrivano lontano i raggi di una piccola candela, così splende una buona azione in un mondo
malvagio.
20. Con chi sta fermo il tempo? Con gli uomini di legge quando sono in ferie, perché essi dormono fra una
sessione e l'altra, e non s'accorgono che il tempo si muove.
21. Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo
profumo.
Altre versioni:
Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro
nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.
Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?
22. Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i
libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo.
24. Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non
dubitare mai del mio amore.
25. E' bella e quindi può esser corteggiata; è donna e quindi può essere conquistata.
26. E chi muore senza portare nella tomba almeno una pedata ricevuta in dono da un qualche vecchio
amico?
28. E' la reputazione una veste effimera e convenzionale, guadagnata spesso senza merito e perduta senza
colpa.
29. È tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.
34. Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino.
36. I nostri dubbi sono dei traditori che ci fanno spesso perdere quei beni che pur potremmo ottenere,
soltanto perchè non abbiamo il coraggio di tentare.
38. Il dolore infierisce proprio là dove si accorge che non è sopportato con fermezza. Poichè il ringhioso
dolore ha meno forza di mordere l'uomo che lo irride e lo tratta con disprezzo.
39. Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto
insieme alle loro ossa.
40. Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perchè non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.
42. Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio.
44. Immaginare il bene ci rende soltanto più sensibili al male. Il dente crudele del dolore non fa mai soffrire
tanto come quando rode la ferita e non la taglia di netto.
46. In nulla mi considero felice se non nel ricordarmi dei miei buoni amici.
47. Inezie più lievi dell'aria sono per un uomo geloso prove più certe delle sacre scritture.
48. La colpa è così piena d'ingenua gelosia che si versa da sola per timore d'essere versata.
51. La gloria è simile a un cerchio d'acqua che non smette mai di allargarsi, fino a che si disperde in un
nulla.
52. La mia biblioteca era per me un ducato grande abbastanza.
54. La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare, così profondo il mio amore: più te ne do, più ne ho,
perché entrambi sono infiniti.
56. La vera grandezza non è nell'aspettare grandi cause per muoversi, ma nel trovare degno motivo di
contesa in un fuscello quando è in gioco l´onore.
58. La vita è una favola narrata da uno sciocco, piena di strepito e di furore ma senza significato alcuno.
59. L'abitudine può cancellare il segno della natura, vincere li malefici dell'inferno, e mondare un cuore
con la sua insensibile e meravigliosa potenza.
60. L'amicizia è fedele in tutto, tranne che nei servigi e nelle faccende d'amore.
63. Le cose più dolci, una volta che diventano ordinarie, perdono il loro delizioso piacere.
64. L'inferno non è mai tanto scatenato quanto lo è una donna offesa.
66. Ma Amore è cieco e gli amanti non vedono le dolci follie che commettono.
67. Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?
Altre versioni:
Chi sei tu che difeso dalla notte entri nel mio chiuso pensiero?
Chi sei tu che avvolto nella notte inciampi nei miei più reconditi pensieri?
70. Non c'é nulla che sia buono o cattivo: a renderlo tale è il pensiero.
71. Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi.
73. Non mangia che colombe l'amore, e ciò genera sangue caldo, e il sangue caldo genera caldi pensieri e i
caldi pensieri generano calde azioni, e le calde azioni sono l'amore.
74. Non si è mai vista bella donna che non facesse smorfie davanti a uno specchio.
76. Non temere la grandezza: alcuni sono nati grandi, alcuni raggiungono la grandezza e altri hanno fede
nella grandezza.
80. O, un bacio, lungo come il mio esilio, dolce come la mia vendetta.
82. Oh! E' eccellente avere la forza d'un gigante, ma è tirannico usarla come un gigante.
83. Oh! guardati, mio signore, dalla gelosia: è il mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si
nutre.
85. Piangere un guaio ormai passato è il modo migliore per tirarsene addosso un altro.
87. Più la Fortuna vuol favorire gli uomini, più li guarda con occhi minacciosi.
88. Procura che la tua amata sia più giovane di te, o il tuo affetto per lei non durerà.
92. Quegli amici che hai e la cui amicizia hai messo alla prova, aggrappali alla tua anima con uncini
d'acciaio.
93. Quel che amore tracciò in silenzio, accoglilo, che udir con gli occhi è finezza d'amore.
94. Ride delle cicatrici colui che non è mai stato ferito.
96. Se non ricordi che Amore t'abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato.
97. Se si trattasse ognuno a seconda del suo merito, chi potrebbe evitare la frusta?
100. Sì, tutte le nostre gioie sono vane, ma ancor più vane sono quelle che, comprate col dolore, ereditano il
dolore.
103. Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano.
104. Un giorno l'afflizione sorriderà di nuovo, e fino ad allora, dolore, stai a cuccia.
105. Un uomo può pescare con il verme che ha mangiato un re e mangiare il pesce che ha mangiato quel
verme.
110. [Amare] È esser tutto fantasia, passione, e tutto desiderio, adorazione, esser dovere, rispetto, umiltà,
esser pazienza ed impazienza insieme, castità, sofferenza, obbedienza.
111. Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi.
113. Sarai stanco amore, perché è tutto il giorno che cammini nella mia testa.
115. Succeda quel che succeda, i giorni brutti passano esattamente come tutti gli altri.
116. Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore. Se mi odi, sarò
sempre nella tua mente.
118. Io oso fare tutto ciò che può essere degno di un uomo, chi osa di più non lo è.
119. E così ricopro la mia nuda perfidia con antiche espressioni a me estranee rubate ai sacri testi e sembro
un santo quando faccio la parte del diavolo. [Riccardo III]
120. La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere
superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere
amata.
121. Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante
che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola
raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla.
122. Non t'ama chi amor ti dice ma t'ama chi guarda e tace.
123. Ogni volta che lo riterrai opportuno accendi un sogno e lascialo bruciare in te.
124. La fragola profumata fiorisce sotto l'ortica; ed è vicino ai frutti selvatici, che le piante salutari
s'innalzano e maturano di più.
127. Il sangue e il coraggio s'infiammano di più a risvegliar un leone, cha a dar la caccia a un timido
daino.
128. I paurosi muoiono mille volte prima della loro morte, ma l'uomo di coraggio non assapora la morte
che una volta.
130. Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che
avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la
libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto
questo: in piedi Signori, davanti a una Donna!
132. Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi,
tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti.
137. Nella bella Verona dove la scena è collocata, due famiglie di pari dignità piombano per rancori
antichi in una nuova discordia che insozza le mani dei cittadini con il loro stesso sangue. Dai lombi fatali di
questi nemici, trae vita una nuova coppia di sfortunati amanti, le cui sventure pietose con la morte, la faida
dei loro genitori sepelliscono. [...] se vorrete ascoltare con orecchio paziente, la nostra fatica si proverà ad
emendare.
138. Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti;
turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che
strangola e dolcezza che sana.
140. In questa bella Verona, due casate, di pari nobiltà, si scagliano, per antico rancore, in sempre nuove
contese che macchiano di sangue veronese mani di veronesi. Dalla tragica progenie di questi nemici sono
nati sotto cattiva stella due amanti che con la loro pietosa morte mettono termine alla furia dei loro parenti.
Lo sventurato corso del loro fatale amore e l'odio costante delle loro famiglie, troncato soltanto alla fine di
queste creature, saran per due ore l'argomento della nostra tragedia. Ascoltate con orecchi pazienti e noi ci
sforzeremo di rimediare ai nostri difetti.
141. Dico che a stare a traccheggiar qui fuori, noi sprechiamo le luci delle fiaccole come a tenerle accese
in pieno giorno.
142. Oh, essa insegna alle torce come splendere. Sembra pendere sul volto della notte come ricca gemma
all'orecchio d'una Etiope. Ma è bellezza di un valore immenso che mai nessuno avrà, troppo preziosa per la
terra. Come colomba bianca in una lunga fila di cornacchie sembra la fanciulla tra le sue compagne. La
voglio vedere dopo questo ballo; come sarei felice se la mia mano rude sfiorasse quella sua. Ha mai amato
il mio cuore? Negate, occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza.
145. Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel
sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di
lei: Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli
stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non
dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace,
non è a me che parla. Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato
gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi
del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa
scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a
cantare credendo che non fosse più notte.
146. Guarda come appoggia la guancia alla sua mano: Oh, potessi essere io il guanto di quella mano e
poter così sfiorare quella guancia!
147. Ma parla..Oh, dì ancora qualcosa, angelo splendente, così glorioso in questa notte, lassù, sopra la mia
testa, come un messaggero alato del cielo quando abbaglia gli occhi stupiti dei mortali, che si piegano
all'indietro per guardarlo varcare le nubi che si gonfiano pigre, e alzare le vele nel grembo dell'aria.
148. L'amore corre ad incontrar l'amore con la gioia con cui gli scolaretti fuggon dai loro libri; ma l'amore
che deve separarsi dall'amore ha il volto triste degli scolaretti quando tornano a scuola.
149. Il pericolo è più nei tuoi occhi che in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte
contro il loro odio.
150. Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all'amore e ciò che
amor vuole amore osa.
151. M'ami tu? So bene che dirai "sì" e io accetterò il tuo verbo; però, se giuri, potresti riuscir falso: agli
spergiuri degli amanti, Giove dicono ride.
[Although I joy in thee, I have no joy in this contract tonight: it is too rash, too unadvised, too sudden, too
like the lightning, which doth cease to be ere one can say: 'it lightens]
153. È fidato il vostro servo? Non avete mai sentito dire che due persone possono serbare un segreto se
soltanto una sola lo conosce?
154. Gli piace sentirsi parlare; parla più in un'ora di quanto ascolti in un mese.
155. Chi è troppo veloce, arriva tardi, come chi va troppo lentamente.
156. Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo,
che si consumano al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e
basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.
158. Mercuzio: Sono ferito. La peste alle vostre famiglie. A tutte e due. Sono spacciato. E quell'altro che è
scappato, non ha nulla?
Benvolio: Oh! Sei ferito?
Mercuzio: Uno sgraffio uno sgraffio ma per Dio! quanto basta [...].
Romeo: : Coraggio amico, la ferita non sarà profonda.
Mercuzio: No, non come un pozzo, né grande come la porta di una chiesa: ma è quanto basta, e basterà.
Venite tutti a cercarmi domani a casa mia: mi troverete nella tomba. Sono condito a dovere, per questo
mondo, ve lo assicuro [ride]. La peste alle vostre due famiglie. Per Giuda! un cane, un topo, un sorcio,
graffiare a morte un uomo. Un gradasso, un mascalzone, un ribaldo, che si batte coll'abbacco alla mano.
[...] Aiutami ad arrivare a casa, Benvolio, o vi casco qui. La peste alle vostre due famiglie: hanno fatto di
me pasto da vermi. Ah, la mia l'ho avuta, e a dovere... Le vostre famiglie!
159. Vieni dunque, o notte solenne, matrona sobriamente vestita di nero, e apprendimi a perdere una partita
vinta, nella quale vengon giuocate due intatte verginità.
Altra versione:
161. No: più mondo non è, fuor delle mura | Di Verona: ma carcere di pene, | Ma tormento, ma inferno.
Ahi! che l'esiglio | Da queste mura è l'esiglio dal mondo, | E l'esiglio dal mondo è morte! Il bando | È vera
morte con diverso nome. | Nomandola così, tu con aurata | Bipenne il capo mio tronchi, e sorridi | Del fatal
colpo che mi dà la morte.
162. Giulietta: Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana. | Era dell'usignolo, | non dell'allodola, il cinguettio
| che ha ferito poc'anzi il trepidante | cavo del tuo orecchio. Un usignolo, | credimi, amore; è lui che canta,
a notte, | laggiù sull'albero di melograno.
Romeo: No, cara, era l'araldo del mattino, | l'allodola; non era l'usignolo.
163. L'allodola, | a martellar gli archivolti del cielo | con le sue note, sopra il nostro capo.
164. È giorno, invece, è giorno! Ahimè, fa' presto! | Va'! È l'allodola quella che canta, | ora, con quel suo
verso fuori tono, | sforzandolo con aspre dissonanze. | Dicono che l'allodola | sa modulare in dolci
variazioni | le note del suo canto; questa no, | perché in luogo di dividere le note | in armonia, divide noi.
L'allodola, | dicono pure, ha scambiato i suoi occhi, | col ripugnante rospo. | Che si siano scambiate anche
le voci? | Perché questa, che va destando il giorno, | ci strappa trepidanti dalle braccia | l'uno dell'altro, e
mi ti porta via.
166. Eh, monsignore, non è provetto cuoco di mestiere, quello che non si sa leccar le dita.
168. Amore mio, mia sposa! La morte, che ha gia succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla
tua bellezza. Ancor sulle tue labbra e le tue guance risplende rosea la gloriosa insegna della bellezza tua:
su te la Morte non ha issato il suo pallido vessillo... Tebaldo, tu che te ne stai là in fondo nel tuo bianco
lenzuolo insanguinato, qual maggiore tributo posso renderti che spezzare con questa stessa mano che ha
spezzato la tua giovane vita quella dell'uomo che ti fu nemico? Perdonami, cugino!... O mia Giulietta,
perché sei tanto bella ancora, cara? Debbo creder che palpita d'amore l'immateriale spettro della Morte? E
che quell'aborrito, scarno mostro ti mantenga per sé qui, nella tenebra, perché vuol far di te la propria
amante? Per paura di questo, io resterò per sempre accanto a te e non mi partirò mai più da questo palazzo
della scura notte. qui, qui, voglio restare insieme ai vermi, tue fedeli ancelle, qui fisserò l'eterno mio riposo,
qui scrollerò dalla mia carne stanca il tristo giogo delle avverse stelle. Occhi, guardatela un'ultima volta,
braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un
patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa. Vieni, amarissima mia scorta, vieni, mia disgustosa
guida. E tu, Romeo, disperato nocchiero, ora il tuo barco affranto e tormentato dai marosi scaglia contro
quegli appuntiti ronchi a sconquassarsi... Ecco, a te, amor mio! Bevo al mio amore! [beve il veleno] O
onesto speziale! Il tuo veleno è rapido, e così, con un bacio, io muoio.
169. O speziale veritiero! Il tuo veleno è rapido. E così con un bacio io muoio.
170. Pugnale benedetto! Ecco il tuo fodero... [Si colpisce al petto] qui dentro arrugginisci, e dammi morte.
171. Questa mattina porta una pace che rattrista; nemmeno il sole mostrerà la sua faccia. Andiamo via da
qui, a ragionare di questi dolorosi avvenimenti. Per alcuni sarà il perdono, per altri il castigo immediato:
poiché mai storia fu più triste di quella di Giulietta e del suo Romeo.
173. Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è
racchiusa la nostra breve vita.
[Prospero: atto IV, scena I]
175. Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni? Non si nutre anche lui di
cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche lui ai malanni e sanato dalle medicine, scaldato e
gelato anche lui dall'estate e dall'inverno come un cristiano? Se ci pungete non diamo sangue, noi? Se ci
fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate non moriamo?
177. Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai
innocente.
[Love, love madly, love more than you can and if they say that it's sin, love your sin and you'll be innocent.]
179. Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse
che faccio brutti sogni.
180. L'amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando
negli occhi degli amanti; s'è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti. Che altro è
esso? Una follia segreta, fiele che strangola e dolcezza che sana.
181. Quando la tua anima è pronta, lo sono anche le cose.
Frasi di William Shakespeare – Leggi altre informazioni e visualizza le fotografie sul sito:
https://aforismi.meglio.it/aforismi-di.htm?n=William+Shakespeare