Lo Zed è, per definizione, l’elemento più misterioso della Grande Piramide di Giza.
Perfettamente integrato nelle simmetrie del monumento, esso è situato nel cuore
della Piramide che gli Egittologi attribuiscono al Faraone Cheope. Quale funzione
abbia mai potuto avere non è stato definitivamente chiarito. Eppure, le teorie sono
numerose e ciascuna di esse sembra possedere una buona dose di attendibilità.
Tuttavia, come spesso accade in queste occasioni, l’ipotesi “Ufficiale” appare la
meno accreditata. Gli Egittologi, infatti, considerando la particolarità
dell’architettura, hanno destinato lo Zed (almeno quello inserito nella struttura della
Grande Piramide) ad una finalità meramente ingegneristica: le sue “camere”, infatti,
avrebbero dovuto avere una funzione di “scarico” per smaltire il peso dei blocchi
superiori alla cosiddetta Camera del Re, così da evitarne il collasso strutturale.
Un’analisi che è stata smontata pezzo per pezzo, con argomenti significativamente
esaustivi, dagli studiosi Indipendenti.
Tuttavia, se lo Zed della Grande Piramide non ha una “funzione strutturale”, così
come proposta dagli Accademici, a cosa serviva? Perché gli antichi costruttori
hanno faticato tanto per sistemare questo elemento nella complessa costruzione di
Giza?
Scienza e Teologia
Riteniamo che per comprendere i simbolismi ed i “meccanismi” racchiusi nella Grande
Piramide è necessario procedere ad un’analisi parallela delle due tesi dominanti, quelle
convenzionalmente associate ad una funzione meramente “Teologico-rituale” e quelle
“Tecnico-scientifiche” che collegano il monumento alle tecnologie ed alle scienze più
emancipate.
La metodologia si applica per comprendere la genesi delle due tipologie proposte che -
pur essendo perfettamente esaustive ed efficaci a spiegare gli ermetismi racchiusi nella
Grande Piramide - si propongono, oggettivamente, nella loro indipendenza e diversità
temporale! A nostro parere, la natura Tecnico-scientifica dello Zed - ad esempio - nasce
contestualmente agli obiettivi dei Costruttori, mentre “l’ipotesi Teologico-rituale” ne è una
conseguente valutazione interpretativa, laddove - secondo gli ambienti ufficiali - non è
possibile conciliare Scienza Tecnologica ed Epoca delle Piramidi. Pertanto, pur nella
sostanziale validità delle due “correnti di pensiero”, va attribuita - a nostro giudizio - una
netta preminenza alle tesi Indipendenti. Quelle Accademiche, infatti, sono eccessivamente
condizionate dall’obbligo di una ricostruzione storica che rispetti le ipotesi, attualmente
dominanti, sul processo evolutivo della nostra specie e sull’evoluzione tecnico-scientifiche
dell’Epoca Dinastica, sottovalutando – e spesso stroncando a priori – sia le stesse
peculiarità tecnico-scientifiche oggettivamente racchiuse nel monumento, sia la possibilità
che la storia remota abbia potuto seguire una dinamica completamente diversa da quanto
finora proposto.
Il Neolitico
Se i primi miti che narrano dello Zed sono legati al Neolitico, la struttura di cui ci
accingiamo a parlare è di molto anteriore al culto di Osiride. Ne consegue che è
completamente estranea all’Egitto dinastico. Le prime tracce dello Zed, dunque, sono
legate alla pietra ed alla cultura del grano, la pianta fondamentale per la vita di tutti i
popoli, sia per coloro che abitarono per primi il pianeta, sia per noi contemporanei. Se
l’obbiettivo primario dei nostri antenati fu la sopravvivenza, le speranze della nostra
specie furono ben riposte nel prezioso vegetale. La scoperta di tutti i suoi derivati ha
contribuito alla nostra emancipazione in modo autorevole.
E’ per logica conseguenza che il Capo-clan ne fece il proprio scettro del comando, in
quanto il grano indicava il simbolo della vita (i granai pieni tennero lontane le carestie). Se
il leader sceglie il simbolo più importante, che cosa c’è di più considerevole del grano o
del mais per una società che basa il proprio divenire sull’agricoltura? Dalle Americhe
all’Eurasia tali miti sono presenti, attraverso una simbologia similare, come in una cultura
comune.
Un significato Tecnologico
E’ la nostra Teoria. Noi riteniamo che lo Zed possa avere un senso se analizzato da un
punto di vista tecnico-scientifico. Le aree archeologiche più misteriose del pianeta,
Teotihuacàn – Giza – Yonaguni, sono centri ad elevata intensità elettromagnetica a bassa
frequenza. Questo significa che i monumenti erano stati costruiti per sfruttare l’intensità di
questa risorsa naturale generata dalla rotazione della Terra intorno al proprio asse? Se
così fosse, la struttura Zed si inserisce, in maniera straordinaria, in questa funzione
tecnologica. E’ dimostrato, ad esempio, che la Grande Piramide è al centro di un’area a
forte densità elettromagnetica. Analizziamo brevemente l’ipotetica dinamica. Le onde
elettromagnetiche, provenienti dal centro del nostro Pianeta e generate dal suo moto
rotatorio, giungono nella cosiddetta Camera del Re in uno stato di caos, attraverso
l’enorme Condotto Guida - Grande Galleria. Da lì, tramite la cosiddetta Anticamera,
affluiscono all’interno della Camera del Re.
Il sito di Teotihuacàn
Abbiamo citato la piramide di Teotihuacàn per una ragione ben precisa. E’ una delle
strutture più antiche delle Mesoameriche. Fu scoperta dagli Aztechi quando questi ultimi
invasero il suo territorio. Impressionati da ciò che narrava la tradizione orale di quei luoghi,
i fieri guerrieri della Valle del Messico non solo non occuparono il suo territorio, ma gli
diedero il nome che conosciamo, che in lingua nahuatl suona come La dimora degli Dèi o
Il luogo dove gli uomini diventano Dèi (un impressionante richiamo al Libro dei Morti degli
Antichi Egizi).Cortès, durante la ritirata della Noche triste (il 7 di luglio del 1520 d.C.), si
imbatté nel sito descritto.
Soltanto al chiarore delle prime luci dell’alba si accorse di aver raggiunto un luogo ove
erano presenti piramidi. Infatti, le strutture, erano completamente occultate da strati di
terra, tanto da apparire come delle montagnole. Le piramidi e gli altri Templi presenti a
Teotihuacàn furono ridati alla meraviglia degli uomini soltanto nel 1941. Furono liberati,
unitamente al terreno che li aveva avvolti, da uno spesso strato di mica muscovite. Gli
studiosi si chiesero “a cosa potessero servire queste coperture effettuate con un materiale
le cui principali caratteristiche sono quelle di essere un ottimo isolante termico ed
elettrico!?” Cosa dovevano isolare? Più di recente (1971) sono state scoperte le
misteriose camere e i pozzi in essa contenuti. Sono evidenti le similitudini sia culturali che
tecnico-scientifiche tra i due siti e, guarda caso, entrambi i miti inerenti la loro costruzione
sono legati agli Dèi e si perdono nella notte dei tempi.
La “Dimora dei Saggi” suggerisce: “Era l’indispensabile fonte energetica per attivare la
magica porta tra i mondi…”. Il Libro dei Morti sembra confermare questa interpretazione.
Infatti, la cosmologia ermetica egizia sembra essere un ottimo strumento per celare gli
archetipi degli iniziati alle scienze più sofisticate. La seguente citazione sembra
riassumere il sistema di comunicazione tra due luoghi attraverso un sistema sul quale
stiamo alacremente lavorando: “O conduttori delle anime eccellenti nella dimora di
Osiride, conducete l’anima di Osiride insieme a Voi, nella dimora di Osiride […] che
io possa seguire Horo nel Ro-stau (Duat) e Osiride in Djedu”. E’ l’ennesimo riferimento
al sacro “Luogo dello Zed” che ci lascia intuire l’esistenza di un sistema tecnico-
scientifico nascosto tra le righe di formule rituali e vocative. I conduttori sono nel luogo di
Osiride nello Djedu (Giza) e sono loro che attivano i ponti “comunicativi” verso il Ro-Stau,
quest’ultimo deve inteso come specifico punto di riferimento celeste oppure come
alternativo punto geografico terrestre? Nel Libro dei Morti si fa chiaro riferimento alla
“Grande nell’Abisso del Mare” (dominata da un dio conosciuto in Egitto con il nome di
Atum) splendente di radianza come il Duplice Leone. Non è straordinario il riferimento alla
Piramide “immersa negli abissi” (Yonaguni?) splendente come quella dei “Due Leoni”
(Giza)?.
La Torre crollata
La Torre è lo Zed che crolla. Pensiamo per un attimo al collasso del “mostro”, alla sua
energia liberata ed ora svincolata dalle lastre di granito che le imponevano un ordine
assoluto. Se in Ucraina come in altri luoghi, le centrali nucleari provocarono disastri
circoscritti, la massa energetica dello Zed concorse, in modo determinante, al
cambiamento geofisico e climatico del nostro pianeta? Siamo davanti ad uno dei disastri
citati precedentemente? La Torre crolla e gli Dèi cadono, sono citazioni concomitanti, fu
una tragedia voluta, programmata in tutti i suoi dettagli? Tutto ciò è possibile, in quanto la
Tradizione fa riferimento ad una Potenza superiore che decide, ancora una volta, di punire
i disobbedienti. E’ come la triste “soluzione finale” di più recente memoria.
“Quando la Torre rovinò in terra si interruppe ogni comunicazione con il “Duat”. I segni
della drammatica battaglia tra due opponenti sono chiaramente descritti, sempre nel
Capitolo XVII del Libro dei Morti, allorquando Ra – associato al gatto, felino di
straordinaria intelligenza e furbizia – dice: “Io sono questo gran gatto che si trova al
lago dell’alveo di Persea in On quella notte della battaglia in cui fu compiuta la
sconfitta dei Sebau e quel giorno dello sterminio degli avversari del Signore
dell’Universo… E riguardo alla notte della battaglia è quando arrivarono all’oriente
del cielo e vi fu battaglia in cielo e sulla terra sino ai suoi estremi confini.” Da questo
epico confronto tra forze contrapposte, volutamente celato nell’ermetica cosmologia
religiosa, che coinvolge il cielo e la terra fino ai suoi estremi confini, si interrompe la
funzione della Colonna Zed. “Ed è Thoth che, sollevando la capigliatura, apporta vita,
salute e forza, senza interruzione per il suo possessore”. Quale straordinaria metafora
per sostenere come, alla fine della tenzone, Thoth si libera del proprio “cimiero” per
ritornare alla sua naturale funzione di “Maestro Istruttore” delle popolazioni sopravvissute
fino alla fine del proprio tempo. Nel Capitolo XVII, ancora, si legge: “In quella notte di
festa del Lavorare la Terra (in Djedu) con il sangue che rende giustificato Osiride
contro i suoi avversari… Ed allorché arrivano gli alleati di Set, essi fanno le loro
trasformazioni in animali e poi li uccidono alla presenza di questi dèi sino a che
sgorga il loro sangue…”.
Si conclude così, con l’annientamento fisico delle genti di Set, la battaglia per la conquista
del Potere dell’Energia. Set e le sue genti hanno tentato di conquistare la Colonna Zed,
poi mutilata (o bloccata nelle sue funzioni), ora hanno perso la battaglia e, davanti agli dèi
vincitori, i Grandi Giudici indossano i loro elmi così da sembrare animali (emblematiche le
raffigurazioni degli dèi egizi con teste di animali) per uccidere (fino a che sgorga il loro
sangue…) i nemici. Nello stesso capitolo, si evince chiaramente il motivo della battaglia:
“Le erezioni delle aste di Horo è la frase di Set ai suoi seguaci: si alzino qui i
pilastri”… Nel Capitolo XIX, si cita: “La notte della battaglia e della sconfitta dei
malvagi, innanzi ai Grandi Giudici di Abydos, la notte in cui Osiride è reso
giustificato contro i suoi avversari… innanzi ai Grandi Giudici che sono in Djedu, la
notte dell’erezione dello Djed, in Djedu”, è il momento in cui viene ricostruita la Colonna
Zed, la cui funzione energetica è persa o sospesa per sempre, nella terra dello Djedu
(Giza).
La conquista del Potere dell’Energia ci spinge inevitabilmente verso due ipotesi. La prima
è legata alla ricerca di una ipotetica “soluzione finale” di cui parlavamo in precedenza e di
cui gli antichi testi, come descritto, ne tramandano testimonianza. Ma sembra altrettanto
interessante pensare che un solo Zed (quello del Mar del Giappone governato dal dio
conosciuto in Egitto con il nome di Atum?), sia sfuggito di mano a chi lo governava ed
abbia liberato tutta l’immane energia di cui era depositario. Il cataclisma che ne derivò, lo
proiettò irreparabilmente sott’acqua (la “Grande nell’Abisso del Mare”, come cita il Libro
dei Morti). Ed a niente valse disattivare le altre strutture continentali: la tragedia era
compiuta. Un errore, quindi, che tutto distrusse, cancellando tutte le forme di quella civiltà
di alto livello tecnologico. Chi si salvò, si trovò senza mezzi e materiali e dovette
cominciare daccapo. In più, fu costretto ad adattarsi ad una nuova condizione senza
l’ausilio della macchina. E, nel tempo, conobbe la propria involuzione.
Il Segreto
“I Sacerdoti delle scuole di vita riuscirono a preservare la conoscenza dello Zed. Lo
scrissero nei libri di Thoth, tramandandolo nel segreto dei templi”. Lo Zed ha conservato
le proprie caratteristiche solo nella tradizione orale. Gli dèi hanno trasferito le nozioni
tecnico-scientifiche all’iniziato Thoth il quale ultimo le ha celate in forma ermetica nel
proprio libro. Ma chi erano i custodi dei segreti più reconditi? e dove erano concentrate le
scuole ermetiche? E’ un interrogativo che ha sempre affascinato i ricercatori. Dove è
possibile trovare i libri della conoscenza, dove si trovavano i Sacerdoti delle scuole di
Vita? Il Capitolo XVII chiarisce un ulteriore enigma: “Riguardo all’anima di mezzo ai suoi
gemelli è l’anima di Ra insieme all’anima di Osiride, l’anima di Shu con l’anima di
Tefnut: sono anime che si trovano in Djedu”. La perpendicolare che taglia il triangolo in
due, è lo Zed che taglia la Piramide in due. Lo Zed è l’anima di centro. Ed in esso si
riconoscono Ra (il Signore) e Osiride (l’Uomo). E’ la colonna vertebrale di Osiride (e di Ra)
che è elemento di equilibrio. E’ nel luogo dello Zed che i Grandi Uomini Iniziati, ricordati
dalle popolazioni semiprimitive dell’Antico Egitto come dèi (ovvero come custodi della
saggezza, della scienza e del potere su ogni cosa), che custodivano tutto il loro sapere.
Riteniamo a questo proposito che i libri di Thoth non siano altro che le scienze racchiuse
nelle proporzioni dei monumenti di Djedu (Giza). Il racconto, dunque, fa riferimento ai
Sacerdoti delle scuole di vita, ma siamo già nel periodo dell’antico Egitto faraonico. Ci
troviamo catapultati decine di migliaia di anni dopo il disastro narrato. Il segreto rimase
tale, assumendo soltanto un grande significato esoterico, in quanto i suoi depositari non
avevano né mezzi, né materiali, né competenze tecnico-scientifiche per riutilizzare la
macchina.
Conclusioni
Abbiamo ripercorso millenni e millenni della nostra storia, operando un arduo scavo nella
memoria facendo riferimento alle Tradizioni di gran parte dei popoli della Terra. Ne
abbiamo letto gli Antichi Simboli della Scienza Sacra, attraverso cui abbiamo cercato di
chiarire gli avvenimenti che fissarono le simbologie stesse. Ma era doveroso agire
secondo tali metodologie, perché la ricerca sullo Zed doveva essere assecondata in tal
modo. Essa non rappresenta una pur importante esposizione di carattere archeologico,
ma travalica i confini della Storia stessa, presentando ai contemporanei tutta la sua
prepotente dimensione attuale. Dagli Antichi Libri ci perviene un’evidente cultura della
scienza e della fisica in particolare. Quando ci troviamo in presenza di elementi
caratterizzanti come quelli contenuti nella Grande Piramide, è notevole il sospetto che i
fenomeni scientifici osservati in tempi moderni siano stati già “scoperti” in epoche remote.
Attraverso l’analisi dei Testi, abbiamo voluto sintetizzare la nostra ipotesi sulla funzione
dello Zed associato all’elettromagnetismo a bassa frequenza. Essa introduce l’ennesimo
dibattito sulle peculiarità scientifiche dell’antico sistema piramidale e della civiltà che l’ha
progettato.
Il fenomeno descritto, infatti, dimostra chiaramente che i costruttori delle Piramidi
avevano le cognizioni giuste per poter discutere di onde elettromagnetiche, di onde radio,
di modulazione di frequenza, di interferenze e di punti scatteratori. Ciò che stupisce, è che
i costruttori di Giza avevano compreso che le onde elettromagnetiche a bassa frequenza –
comprese tra i 3 ed i 30 Hz – potevano essere utilizzate per lo studio del campo
magnetico terrestre, proprio come accade in epoca contemporanea con l’utilizzo delle
Extremely Low Frequency. Giova ricordare, a conferma di quanto finora esposto, che le
onde rilevate all’interno del monumento di Giza viaggiano su una frequenza compresa tra i
parametri appena indicati! Per la precisione, intorno ai 16 Hz! Un altro dato estremamente
interessante, si propone nella “lunghezza d'onda ampia” che può propagarsi per
riflessione ionosferica a distanze intercontinentali nel rigoroso rispetto dell’equidistanza.
Questa caratteristica sembra sicuramente importante, se associata ad un'epoca in cui
non esistevano gli attuali strumenti per le telecomunicazioni. Chi ha progettato e costruito
le antiche Piramidi, specificamente quelle del trittico Teotihacan-Giza-Yonaguni, ha voluto
espressamente sintetizzare le conoscenze di una civiltà estremamente evoluta.
Che segni di vita ci possono arrivare da un passato tanto lontano?
Guardate cosa scrive Shakespeare ne “La Tempesta”. Ci avverte che “Il passato è
soltanto un prologo”. Il prologo della nostra vita alla quale tutto ciò che la precede ci
appartiene come parte indistruttibile dell’esistenza. Lo Zed appartiene a noi, così come
noi stessi siamo i suoi costruttori. La sua storia è la nostra storia. E il ricordo che
riusciamo a decifrarne è, in sostanza, il ricordo di noi stessi.
Lo Zed -Voyager
Aggiungi commento
Nome (richiesto)
E-Mail (richiesta)
Sito web
caratteri rimasti
Aggiorna
JComments