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N.20 MAGGIO 2005
RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET
REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03
DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIO
COORDINATORE TECNICO: BONACINI ROBERTO
SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)
TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273
T ATTIC A
Introduzione.
Non a caso, alcuni tecnici di serie A (di recente Guidolin e Mutti) hanno proprio scelto
questo sistema di gioco per contrapporsi al Lecce di Zeman durante la stagione in corso, al
fine di limitarne le potenzialità offensive.
Allo stesso modo però, proprio la perfetta comparazione statica fra i due moduli agevola
anche il 4-3-3 in fase di non possesso palla, nonostante il 4-2-3-1 consenta l’attuazione di
soluzioni di gioco varie e diversificate.
Quindi, adottando un 4-3-3 non c’è dubbio che la questione più importante è proprio
quella di ideare una strategia d’attacco che vada a togliere punti di riferimento fissi al 4-2-
3-1 avversario, mettendone in crisi i sistemi di scalata in situazioni dinamiche e creando
quindi sovrannumeri determinanti nelle zone del campo in cui s’intende sviluppare con
maggiore assiduità la manovra.
Esaminiamo ora nel dettaglio il comportamento collettivo ideale da tenere nelle due fasi di
gioco (prendendo in considerazione anche le relative transizioni).
La fase offensiva.
5 9 6
2 3
10 7
4 8
7 11 10 8 11
4
3 2
6 9 5
FIGURA DI
RIFERIMENTO
FASE OFF
Occorre però evidenziare che il 4-2-3-1 si trasforma in un classico 4-4-2 (o 4 -4-1-1, con la
coppia d’attaccanti che rimane dislocata ad asse invece che in linea) al momento della
transizione negativa: nella nostra analisi partiremo dunque da tale presupposto,
prendendo però in forte considerazione le implicazioni positive e negative che il 4-2-3-1 di
riferimento comporterà ugualmente in fase di non possesso palla.
Le situazioni numeriche che si vengono a delineare nelle varie zone del campo quando la
palla è in nostro possesso, generate dalla semplice comparazione statica fra i due sistemi
di gioco, sono le seguenti (dal punto di vista del 4-3-3):
q 4 contro 1 in difesa;
q 3 contro 4 in attacco;
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q 2 contro 1 al centro della retroguardia;
I punti di forza (difensivi) salienti che un 4-2-3-1 vanta nei riguardi del nostro 4-3-3 sono
invece i seguenti:
q Superiorità numerica della retroguardia nei confronti dei nostri attaccanti (4 contro
3); in particolare, è il centrattacco a trovarsi in una svantaggiosa inferiorità
numerica nei riguardi dei loro centrali di difesa.
q Sovrannumero generale a centrocampo (sempre che le loro ali siano tempestive
nello scalare ai lati dei due interni).
q Perfetta chiusura delle zone centrali del nostro fronte offensivo, col centravanti che
rischia di trovarsi perfettamente chiuso e senza sufficienti spazi di ricezione e
giocata (i 2 mediani interni tendono a rimanere bassi a protezione dei 2 difensori
centrali, proprio per far fronte a possibili ritardi delle ali nel ripiegare nelle loro
posizioni di contenimento).
q Parità numerica iniziale sulle fasce laterale, con le ali che chiudono i nostri difensori
esterni e i terzini che accorciano sui nostri laterali d’attacco, gestendone i
movimenti all’interno della propria zona di competenza.
Viceversa, i principali pregi che la fase offensiva del nostro 4-3-3 vanta rispetto alla fase di
non possesso di un 4-2-3-1 (adattato in funzione di questi frangenti tattici) sono da
considerare come i successivi:
q Superiorità numerica dei difensori centrali nei confronti della loro unica punta.
q Non perfetta contrapposizione dei due interni di centrocampo altrui nei confronti
delle nostre mezzali, e considerando anche la loro tendenza a rimanere abbassati
davanti la difesa (più che a scoprirsi in pressione) possono incontrare notevoli
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problemi di gestione (le nostre mezzali potranno quindi godere di una certa libertà
d’azione con e senza palla, ossia un vantaggio di posizione non indifferente).
q Possibilità delle ali di mettere in crisi i loro terzini, soprattutto attraverso tagli ad
entrare davanti o sul lato cieco di questi, interagendo ottimamente col centravanti
deputato ad aprire loro gli spazi interni.
q Cura dei meccanismi relativi all’elastico difensivo, al fine di gestire al meglio i tagli
in profondità dei nostri esterni d’attacco.
q Transizione negativa incentrata sul veloce ripiegamento delle ali (evitando chi si
creino ampi spazi scoperti di fronte ai terzini), e sull’arretramento del trequartista
sul nostro centromediano.
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Alla luce di tutte queste importanti valutazioni preventive, è ora il momento di delineare i
punti cardine del nostro piano offensivo:
q Le ali devono tagliare soprattutto nello spazio fra difensore laterale e centrale
altrui, in modo da rendere ambigua ai due la competenza del loro marcamento; in
alternativa, possono tagliare a ricevere nelle “mezzeposizioni” sotto la terza linea
avversaria, per poi giocare un filtrante a favore degli altri attaccanti o delle mezzali
in inserimento.
q Le ali potranno cercare l’uno contro uno negli ultimi 20 metri nei confronti dei
terzini avversari con una certa frequenza, puntando su una scarsa applicazione
delle ali rivali a raddoppiare la marcatura in arretramento (devono infatti attuare
un lungo ripiegamento richiesto dalla disposizione standard del 4-2-3-1).
q Il centravanti deve effettuare i suoi movimenti d’incontro ai centrocampisti
orientandosi verso gli out, in modo da sottrarsi alla densità difensiva che
internamente godono gli avversari.
q Sfruttamento del 2 contro 1 che i centrali difensivi vantano nei riguardi del
centravanti altrui: la loro uscita difensiva dovrebbe proprio vertere sul superare
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tramite soluzioni di coppia l’opposizione di questo, creando di conseguenza
superiorità numerica in mezzo al campo (tramite la percussione palla al piede di un
difensore centrale).
q Sempre in relazione all’ottimiz zazione delle uscite difensive, occorre la massima
prudenza nell’aprire il gioco sugli esterni difensivi (che rischiano infatti di essere
messi immediatamente sotto pressione dalle loro ali); viceversa, i difensori centrali
potrebbero cercare il disimpegno che dà il via alla costruzione vera e propria
dell’azione, allargando a favore della mezzala o dell’ala più vicina che si smarcano
nella zona neutra antistante il terzino rivale e retrostante il loro esterno d’attacco
(spazio che può presentarsi spesso piuttosto voluminoso in un 4-2-3-1 non
efficiente in fase di non possesso).
q Per quanto riguarda le soluzioni salienti per la rifinitura dell’azione, oltre agli
schemi per lo sfondamento laterale accennati in precedenza e ai tagli delle ali sul
movimento d’incontro del centravanti, possiamo sfruttare l’inserimento semplice
delle mezzali alle spalle dei loro centrocampisti e fronte alla loro retroguardia (nel
caso i loro due mediani interni non consentano spazi neutri fra le due linee, le
mezzali dovranno allora puntare a ricevere la sfera per la successiva rifinitura nel
settore immediatamente antistante i terzini altrui). Ad ogni modo, le tecniche di
rifinitura più utilizzate dovranno essere il cross dal fondo da parte del componente
la terna laterale che è riuscito a superare l’opposizione del loro terzino, oppure la
sponda del centravanti per le ali in taglio o le mezzali in inserimento.
q Nel caso si optasse per una costruzione immediata (lancio lungo), in alternativa alla
sponda aerea del centravanti che aziona le ali negli spazi, possiamo puntare sul
movimento a rimorchio delle mezzali, che si inseriscono a sostegno del centravanti
stesso e, dopo aver ricevuto la sponda chiusa, tentano il tiro dalla distanza o il
filtrante in profondità per gli altri due attaccanti.
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La fase difensiva.
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FIGURA DI
RIFERIMENTO
FASE DIF
q 1 contro 2 del nostro centravanti nei riguardi dei difensori centrali altrui;
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vertici laterali le due ali, rombo che permette l’esecuzione di giocate offensive variegate in
sede di rifinitura (particolare rilevanza ha il cambio di fronte sul lato cieco della nostra
difesa a smarcare l’ala opposta, su sponda aperta del centrattacco o su filtrante del
trequartista).
Inoltre, anche il gioco sulle fasce è ben sviluppabile grazie alla spinta dei terzini che vanno
a sovrapporsi alle ali, oppure aggredendo da dietro gli spazi che queste liberano
accentrandosi dalla trequarti in su.
I pregi offensivi che un 4-2-3-1 viene a vantare nei confronti del dispositivo difensivo del
nostro 4-3-3 sono invece i seguenti:
q I terzini possono cogliere fuori posizioni le nostre ali, creando situazioni per noi
pericolose sulle fasce, coi nostri esterni difensivi che si vedono presi in mezzo da
due giocatori.
q Sovrannumero 2 contro 1 dei difensori centrali nei confronti della nostra punta
avanzata: il pressing centrale alto sarà quindi problematico, e potremo anche
soffrire un’inferiorità numerica a centrocampo (centrale difensivo che conduce palla
in avanti senza opposizione).
Al contrario, sono quelli a seguire i vantaggi che un 4-3-3 gode, in fase difensiva, in
comparazione ad un 4-2-3-1:
q 3 contro 2 globale al centro del fronte difensivo (il metodista dovrà però essere
abile nel far da scudo difensivo marcando a dovere il trequartista che gravita nelle
propria orbita).
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Quindi, possiamo prevedere che la strategia d’attacco predisposta dal tecnico avversario
sarà articolata sui seguenti punti:
q Più che tagliare verso la porta davanti ai nostri terzini, le ali saranno incentivate ad
attaccare il lato cieco dei terzini stessi, smarcandosi alle loro spalle proponendosi
così per la rifinitura dell’azione in seguito ad un cambio di gioco.
q Mobilità per tutto il fronte d’attacco del trequartista, che va a creare sovrannumero
sul lato forte del campo mettendo 2 contro 1 il nostro esterno difensivo.
q Sfruttamento del 2 contro 1 dei difensori centrali nei riguardi del nostro
centrattacco.
q In generale, le ali devono essere rapide a scalare all’interno della linea mediana,
permutando di fatto il sistema di gioco in un 4-5-1; ciò per parare al meglio gli
inserimenti esterni dei loro terzini, oltreché per ridurre gli spazi antistanti ai nostri
laterali difensivi, con i quali dovranno dunque interagire passandosi verticalmente
le marcature e raddoppiando in arretramento.
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q In generale, si deve cercare di forzare ovunque la manovra avversaria verso le
fasce, dove siamo in parità numerica e dove possiamo applicare la fase aggressiva
del pressing con più agevolezza.
q Nel caso non si voglia obbligare le ali a ripiegamenti difensivi troppo profondi, il
raddoppio di marcatura canonico a vantaggio del terzino in contrasto deve essere
di competenza della mezzala corrispondente che quindi si apre e si abbassa.
q Nel caso le ali non si facciano trovare in posizione e il difensore laterale altrui
avanzi indisturbato in percussione verso il nostro terzino, deve essere la mezzala
corrispondente a scalare prontamente in chiusura, aprendosi lateralmente e
portandosi dietro di conseguenza i due compagni di reparto (con la mezzala
opposta che a questo punto fa da scudo ai difensori centrali).
q Abbassamento del centromediano a protez ione della difesa (più del consueto): oltre
al tipico compito di far da schermo difensivo, egli deve preoccuparsi di mantenere
sempre un costante sovrannumero centrale nei confronti della punta e del
trequartista avversari, cooperando strettamente con la coppia di centrali difensivi;
questo triangolo con vertice verso l’alto, gestendo al meglio la coppia di attaccanti
interni altrui, consentirà anche ai terzini una più agevole gestione delle loro ali.
q Nel caso le ali si smarchino incontro al portatore di palla, i terzin i dovranno seguirli
strettamente solo se la palla è coperta; su palla scoperta, il marcamento dei terzini
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dovrà essere “blando”, ossia dovranno seguirli per qualche metro e, se non
ricevono palla, tornare in posizione a copertura della zona: ciò al fine di essere
pronti ad assorbire l’eventuale aggressione dello spazio da parte dell’esterno
difensivo o del trequartista rivale.
q Dunque, è importante che i terzini stiano sempre pronti a gestire gli eventuali
movimenti di deviazione verso le fasce da parte della mezzapunta.
q Il pressing di tipo offensivo nei pressi della linea di metà campo deve prevedere la
chiusura dei loro terzini da parte delle nostre ali scalate in seconda linea e gli
accorciamenti delle mezzali sugli interni avversari; eventualmente, le ali in
contrasto sul terzino altrui in possesso di palla possono avvalersi del raddoppio di
marcatura portato dalla mezzala vicina, con il centromediano che sale a contrastare
indirettamente il mediano corto avversario e la linea difensiva che avanza
accorciando sul trequartista (deve essere in particolare il difensore centrale di zona
a metterlo in zona d’ombra) e lasciando in offside il centrattacco (tutto ciò deve
avvenire rispettando il giusto timing della fase aggressiva del pressing in generale).
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cambio di fronte, mentre le mezzali dovranno stringere e impedire ai mediani
interni di far ripartire l’azione.
Tutto quanto trattato sulla contrapposizione ottimale del 4-3-3 al 4-2-3-1 è puramente
teorico e non ha potuto necessariamente tenere conto di come questi sistemi di gioco
possano venire effettivamente interpretati nelle due fasi dalle squadre che li adottano;
soprattutto, sarà la conoscenza delle caratteristiche reali degli elementi in campo a
determinare la reale comparazione tattica, e a indirizzare nello specifico il piano strategico
generale per il match da preparare (in modo da agevolare i giocatori che si mandano in
campo in funzione delle loro peculiarità nelle due fasi).
Le indicazioni fornite sono comunque relative ad un’interpretazione “standard” dei due
moduli, in base alle quali si apporteranno poi quegli accorgimenti mirati
all’organizzazione tattica universale della squadra indispensabili ad ottimizzare
l’organizzazione specifica per la gara da disputare.♦
LUCA PRESTIGIACOMO
Autore del libro “Strategia e tattica di gara”
Autore del libro “Modulo 4-3-1-2”
Coautore del libro “Modulo 4-4-2”
Coautore del libro “Analisi tattica Champions League 2002/2003”
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