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articolo
N.20 MAGGIO 2005
RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET
REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03
DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIO
COORDINATORE TECNICO: BONACINI ROBERTO
SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)
TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273

T ATTIC A

Contrapposizione tattica: 4-3-3


contro 4-2-3-1.
A cura di LUCA PRESTIGIACOMO

Come contrapporre il 4-3-3 al 4-2-3-1 nelle due fasi di gioco.

Introduzione.

I l 4-2-3-1 è considerato come il modulo ideale per affrontare un 4-3-3 in fase


difensiva.

Non a caso, alcuni tecnici di serie A (di recente Guidolin e Mutti) hanno proprio scelto
questo sistema di gioco per contrapporsi al Lecce di Zeman durante la stagione in corso, al
fine di limitarne le potenzialità offensive.

Allo stesso modo però, proprio la perfetta comparazione statica fra i due moduli agevola
anche il 4-3-3 in fase di non possesso palla, nonostante il 4-2-3-1 consenta l’attuazione di
soluzioni di gioco varie e diversificate.

Quindi, adottando un 4-3-3 non c’è dubbio che la questione più importante è proprio
quella di ideare una strategia d’attacco che vada a togliere punti di riferimento fissi al 4-2-
3-1 avversario, mettendone in crisi i sistemi di scalata in situazioni dinamiche e creando
quindi sovrannumeri determinanti nelle zone del campo in cui s’intende sviluppare con
maggiore assiduità la manovra.

In fase difensiva invece, non dovendo apportare significativi accorgimenti alla


disposizione di base del 4-3-3, occorre preoccuparsi di parare a dovere gli schemi
d’attacco tipici che il 4-2-3-1 rivale applicherà più frequentemente.

Esaminiamo ora nel dettaglio il comportamento collettivo ideale da tenere nelle due fasi di
gioco (prendendo in considerazione anche le relative transizioni).
La fase offensiva.

Procedendo con ordine, prima di trattare le soluzioni offensive specifiche da privilegiare


contro un 4-2-3-1, è funzionale elencare le situazioni numeriche generali di partenza, i
pregi e i difetti che tale sistema di gioco palesa teoricamente contro un 4-3-3 (oltre alle
lacune universali), e cercheremo infine di intuire quale sarà il piano difensivo predisposto
dal tecnico avversario.

5 9 6
2 3
10 7
4 8

7 11 10 8 11
4
3 2
6 9 5

FIGURA DI
RIFERIMENTO
FASE OFF

Occorre però evidenziare che il 4-2-3-1 si trasforma in un classico 4-4-2 (o 4 -4-1-1, con la
coppia d’attaccanti che rimane dislocata ad asse invece che in linea) al momento della
transizione negativa: nella nostra analisi partiremo dunque da tale presupposto,
prendendo però in forte considerazione le implicazioni positive e negative che il 4-2-3-1 di
riferimento comporterà ugualmente in fase di non possesso palla.

Le situazioni numeriche che si vengono a delineare nelle varie zone del campo quando la
palla è in nostro possesso, generate dalla semplice comparazione statica fra i due sistemi
di gioco, sono le seguenti (dal punto di vista del 4-3-3):

q 4 contro 1 in difesa;

q 3 contro 5 a centrocampo (si presuppone, infatti, che il trequartista del 4-2-3-1


lavori in fase difensiva in opposizione al nostro metodista, e che le ali divengano di
fatto dei normali mediani laterali, considerando quindi tali elementi come
componenti attivi del reparto centrale);

q 3 contro 4 in attacco;

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q 2 contro 1 al centro della retroguardia;

q 3 contro 3 in mezzo al campo;

q 1 contro 2 al centro del fronte offensivo;

q 2 contro 2 su ciascuna corsia esterna.

Innanzitutto, diciamo che i difetti difensivi intrinseci (presenti a prescindere dall’avversario


specifico da affrontare) di un 4-2-3-1 sono la scarsa propensione al lavoro difensivo da
parte delle ali e del trequartista (le prime possono quindi risultare intempestive nei rientri
a centrocampo) e la conseguente tendenza dei due mediani a privilegiare la copertura
degli spazi di fronte alla difesa piuttosto che un pressing costante ed aggressivo nella zona
centrale del campo.

I punti di forza (difensivi) salienti che un 4-2-3-1 vanta nei riguardi del nostro 4-3-3 sono
invece i seguenti:

q Superiorità numerica della retroguardia nei confronti dei nostri attaccanti (4 contro
3); in particolare, è il centrattacco a trovarsi in una svantaggiosa inferiorità
numerica nei riguardi dei loro centrali di difesa.
q Sovrannumero generale a centrocampo (sempre che le loro ali siano tempestive
nello scalare ai lati dei due interni).

q Perfetta chiusura delle zone centrali del nostro fronte offensivo, col centravanti che
rischia di trovarsi perfettamente chiuso e senza sufficienti spazi di ricezione e
giocata (i 2 mediani interni tendono a rimanere bassi a protezione dei 2 difensori
centrali, proprio per far fronte a possibili ritardi delle ali nel ripiegare nelle loro
posizioni di contenimento).

q Buona contrapposizione ai nostri tre mediani (anche se le mezzali adottano una


collocazione di partenza non precisamente congrua ai loro due centrocampisti
interni).

q In particolare, il loro trequartista è nelle condizioni ottimali per togliere spazi e


tempi d’azione alla nostra principale fonte di gioco (il centromediano).

q Parità numerica iniziale sulle fasce laterale, con le ali che chiudono i nostri difensori
esterni e i terzini che accorciano sui nostri laterali d’attacco, gestendone i
movimenti all’interno della propria zona di competenza.

Viceversa, i principali pregi che la fase offensiva del nostro 4-3-3 vanta rispetto alla fase di
non possesso di un 4-2-3-1 (adattato in funzione di questi frangenti tattici) sono da
considerare come i successivi:

q Superiorità numerica dei difensori centrali nei confronti della loro unica punta.

q Non perfetta contrapposizione dei due interni di centrocampo altrui nei confronti
delle nostre mezzali, e considerando anche la loro tendenza a rimanere abbassati
davanti la difesa (più che a scoprirsi in pressione) possono incontrare notevoli

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problemi di gestione (le nostre mezzali potranno quindi godere di una certa libertà
d’azione con e senza palla, ossia un vantaggio di posizione non indifferente).

q Possibilità delle ali di mettere in crisi i loro terzini, soprattutto attraverso tagli ad
entrare davanti o sul lato cieco di questi, interagendo ottimamente col centravanti
deputato ad aprire loro gli spazi interni.

q Notevole opportunità di creare significative situazioni di sovrannumero 3 contro 2


sulle corsie esterne, attraverso la stretta collaborazione delle mezzali con i rispettivi
terzini e ali (catene verticali laterali a tre giocatori tipiche del 4-3-3).

q In alternativa (e a seconda dei frangenti tattici) le mezzali possono orientare il loro


dinamismo verso il centro della retroguardia altrui, attaccando gli spazi generati dal
lavoro del centrattacco (sempre muovendosi in sincronia con le ali, in modo da non
intasare erroneamente tali spazi).

In conseguenza a quanto evidenziato, c’è da attendersi che l’allenatore della squadra


adottante il 4-2-3-1 idei grossomodo la seguente strategia difensiva globale:

q Coppia di attaccanti schierata ad asse, col trequartista contrapposto al nostro


metodista e il centravanti che forza i nostri centrali difensivi all’uscita laterale.

q Ottimizzazione delle scalate dinamiche in mezzo al campo, con i due mediani


interni che vengono dunque incentivati a non rimanere troppo arretrati ma in
diretta opposizione alle nostre mezzali, seguendone strettamente i movimenti sino
a che non entrano nel settore presidiato da un altro compagno.
q Ali che vengono tenute piuttosto alzate in maniera da togliere eccessiva libertà di
giocata ai nostri difensori laterali.

q Ottimizzazione degli interscambi orizzontali di marcatura fra difensori esterni e


centrali in occasione di tagli a ricevere sotto la retroguardia da parte delle nostre
ali.

q Cura dei meccanismi relativi all’elastico difensivo, al fine di gestire al meglio i tagli
in profondità dei nostri esterni d’attacco.

q Perfezionamento dei meccanismi di marcatura e copertura che i due difensori


centrali devono attuare in coordinazione, allo scopo di controllare al meglio la
nostra punta (il difensore centrale più vicino dovrà seguirne strettamente i
movimenti d’incontro, mentre l’altro rimane in copertura diagonale rispetto al
compagno).
q In generale, tentativo di far accentrare il nostro gioco negli ultimi 30 metri, con
l’obiettivo di godere i vantaggi numerici nelle zone interne (il centravanti può
essere addirittura ingabbiato 4 contro 1) e di non soffrire quindi le soluzioni di gioco
messe in opera dalle nostre catene esterne a ben 3 elementi.

q Transizione negativa incentrata sul veloce ripiegamento delle ali (evitando chi si
creino ampi spazi scoperti di fronte ai terzini), e sull’arretramento del trequartista
sul nostro centromediano.

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Alla luce di tutte queste importanti valutazioni preventive, è ora il momento di delineare i
punti cardine del nostro piano offensivo:

q Nel complesso, tematiche di gioco incentrate sull’attacco laterale, dato che


centralmente è l’avversario a vantare una migliore concentrazione di uomini.

q Creazione e sfruttamento di situazioni di 3 contro 2 sulle corsie laterali: l’obiettivo è


quello di raggiungere la zona cross (fascia laterale del campo adiacente l’area di
rigore) oppure di generare di riflesso degli spazi centrali in seguito alla dilatazione
della retroguardia a 4 altrui (col difensore centrale più vicino che viene allargato
fuori zona).
q Per avvalersi del 3 contro 2 creato dinamicamente su di una corsia esterna, occorre
predisporre degli schemi a hoc e ben sincronizzati che coinvolgano la terna, basati
sugli sganciamenti profondi del terzino, sugli inserimenti dall’interno verso l’esterno
della mezzala e sui movimenti d’incontro o a scappare verso il fondo del campo da
parte dall’ala (il fine ultimo è di isolare il terzino altrui, attaccando lo spazio alle sue
spalle).
q In generale, estrema mobilità da parte delle mezzali, allo scopo di disorientare e
rendere problematica la loro gestione da parte dei mediani interni rivali.

q Le ali devono tagliare soprattutto nello spazio fra difensore laterale e centrale
altrui, in modo da rendere ambigua ai due la competenza del loro marcamento; in
alternativa, possono tagliare a ricevere nelle “mezzeposizioni” sotto la terza linea
avversaria, per poi giocare un filtrante a favore degli altri attaccanti o delle mezzali
in inserimento.

q Le ali potranno cercare l’uno contro uno negli ultimi 20 metri nei confronti dei
terzini avversari con una certa frequenza, puntando su una scarsa applicazione
delle ali rivali a raddoppiare la marcatura in arretramento (devono infatti attuare
un lungo ripiegamento richiesto dalla disposizione standard del 4-2-3-1).
q Il centravanti deve effettuare i suoi movimenti d’incontro ai centrocampisti
orientandosi verso gli out, in modo da sottrarsi alla densità difensiva che
internamente godono gli avversari.

q Il metodista è chiamato ad un continuo smarcamento orizzontale (ponendosi


sempre in zona luce rispetto al compagno portatore di palla) al fine di evitare il
controllo del trequartista opposto, tipologia di giocatore che potrebbe comunque
non avere nelle proprie caratteristiche una grande propensione all’applicazione
tattica in fase difensiva.

q In seguito ai punti precedenti, è bene che la disposizione statica di base preveda un


posizionamento già piuttosto allargato da parte delle mezzali, che il metodista si
apposti piuttosto avanzato (per sfuggire al controllo del trequartista) e che le ali si
pongano negli interspazi fra ciascun difensore centrale e laterale della terza linea
opposta.

q Sfruttamento del 2 contro 1 che i centrali difensivi vantano nei riguardi del
centravanti altrui: la loro uscita difensiva dovrebbe proprio vertere sul superare

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tramite soluzioni di coppia l’opposizione di questo, creando di conseguenza
superiorità numerica in mezzo al campo (tramite la percussione palla al piede di un
difensore centrale).
q Sempre in relazione all’ottimiz zazione delle uscite difensive, occorre la massima
prudenza nell’aprire il gioco sugli esterni difensivi (che rischiano infatti di essere
messi immediatamente sotto pressione dalle loro ali); viceversa, i difensori centrali
potrebbero cercare il disimpegno che dà il via alla costruzione vera e propria
dell’azione, allargando a favore della mezzala o dell’ala più vicina che si smarcano
nella zona neutra antistante il terzino rivale e retrostante il loro esterno d’attacco
(spazio che può presentarsi spesso piuttosto voluminoso in un 4-2-3-1 non
efficiente in fase di non possesso).

q La circolazione di palla a centrocampo, durante la sotto -fase di costruzione, deve


prevedere, oltre alla costante presenza a sostegno del metodista che esce dalla
marcatura del loro trequartista e alla posizione “ibrida” delle mezzali (a metà fra
centro e fascia laterale, mettendo in crisi i mediani interni opposti), l’alternativa
partecipazione esterna dei terzini che tentano di ricevere palla nello spazio alle
spalle delle ali rivali (quello sul lato debole deve però rimanere quasi in linea coi
centrali difensivi, al fine di mantenere il necessario equilibrio tattico in vista di
un’eventuale perdita del possesso).

q Per quanto riguarda le soluzioni salienti per la rifinitura dell’azione, oltre agli
schemi per lo sfondamento laterale accennati in precedenza e ai tagli delle ali sul
movimento d’incontro del centravanti, possiamo sfruttare l’inserimento semplice
delle mezzali alle spalle dei loro centrocampisti e fronte alla loro retroguardia (nel
caso i loro due mediani interni non consentano spazi neutri fra le due linee, le
mezzali dovranno allora puntare a ricevere la sfera per la successiva rifinitura nel
settore immediatamente antistante i terzini altrui). Ad ogni modo, le tecniche di
rifinitura più utilizzate dovranno essere il cross dal fondo da parte del componente
la terna laterale che è riuscito a superare l’opposizione del loro terzino, oppure la
sponda del centravanti per le ali in taglio o le mezzali in inserimento.

q Nel caso si optasse per una costruzione immediata (lancio lungo), in alternativa alla
sponda aerea del centravanti che aziona le ali negli spazi, possiamo puntare sul
movimento a rimorchio delle mezzali, che si inseriscono a sostegno del centravanti
stesso e, dopo aver ricevuto la sponda chiusa, tentano il tiro dalla distanza o il
filtrante in profondità per gli altri due attaccanti.

q Transizione positiva volta prevalentemente al ribaltamento dell’azione (ripartenza


immediata e verticalizzata), tendente a sfruttare i tagli dei tre attaccanti (cogliendo
magari fuori posizione un loro terzino); nel caso si opti per il consolidamento della
sfera appena conquistata, occorre sempre prestare attenzione ad allargare sui
terzini (chiusi subito dalle loro ali), mentre sarà piuttosto agevole giocare un
disimpegno verticale sul metodista (il loro trequartista non sarà in grado di
metterlo subito sotto pressione) e cercare l’apertura diagonale avanzata nello
spazio scoperto antistante i loro terzini (essendo solitamente variegati gli attacchi
portati da un 4-2-3-1, dovremo comunque prepararci a recuperare la sfera sia
internamente che esternamente).

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La fase difensiva.

Partiamo ancora dalla determinazione delle situazioni numeriche che si delineano


naturalmente nei vari settori del terreno di gioco quando la palla è in loro possesso,
sempre dal punto di vista del nostro 4 -3-3 (si consideri che è proprio in fase d’attacco che
il 4-2-3-1 opposto si delinea con grande evidenza):

5 6
9
2 3
10 4 8 7
11 8
10
7 4 11
3 2
6 9 5
FIGURA DI
RIFERIMENTO
FASE DIF

q 4 contro 3 in difesa (4 contro 4 se si ipotizza una dislocazione più a ridosso della


punta centrale da parte del loro trequartista);

q 3 contro 3 a centrocampo (considerando anche la presenza della mezzapunta);

q 3 contro 4 in attacco (anche se le nostre ali ripiegheranno spesso ai lati delle


mezzali nel parare gli sganciamenti dei loro difensori esterni);

q 2 contro 1 al centro della difesa (2 contro 2 se si inserisce la mezzapunta);

q 3 contro 2 totale al centro del fronte difensivo (difensori centrali+metodista contro


punta+trequartista);

q 2 contro 2 reale in mezzo al campo;

q 1 contro 2 del nostro centravanti nei riguardi dei difensori centrali altrui;

q 2 contro 2 su ciascun out del campo.

Il principale punto di forza offensivo universale di un 4-2-3-1, da tenere in forte


considerazione a prescindere dalla contrapposizione effettiva dei due sistemi di gioco, è la
presenza di un rombo d’attacco che ha per vertici verticali la punta e la mezzapunta e per

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vertici laterali le due ali, rombo che permette l’esecuzione di giocate offensive variegate in
sede di rifinitura (particolare rilevanza ha il cambio di fronte sul lato cieco della nostra
difesa a smarcare l’ala opposta, su sponda aperta del centrattacco o su filtrante del
trequartista).

Inoltre, anche il gioco sulle fasce è ben sviluppabile grazie alla spinta dei terzini che vanno
a sovrapporsi alle ali, oppure aggredendo da dietro gli spazi che queste liberano
accentrandosi dalla trequarti in su.
I pregi offensivi che un 4-2-3-1 viene a vantare nei confronti del dispositivo difensivo del
nostro 4-3-3 sono invece i seguenti:

q Possibilità di creare un 2 contro 2 nei confronti dei nostri centrali difensivi,


situazione per noi pericolosa.

q Le ali, rimanendo larghe pronte ad attaccare le spalle ai nostri terzini, tengono


questi impegnati ed impossibilitati a stringere dentro al campo per garantire
costante copertura diagonale ai difensori centrali.

q Il trequartista, nel caso interpreti in maniera estremamente dinamica il suo ruolo,


smarcandosi anche lateralmente oltre che in senso verticale, può creare inferiorità
numerica nei riguardi dei nostri esterni difensivi.

q I terzini possono cogliere fuori posizioni le nostre ali, creando situazioni per noi
pericolose sulle fasce, coi nostri esterni difensivi che si vedono presi in mezzo da
due giocatori.
q Sovrannumero 2 contro 1 dei difensori centrali nei confronti della nostra punta
avanzata: il pressing centrale alto sarà quindi problematico, e potremo anche
soffrire un’inferiorità numerica a centrocampo (centrale difensivo che conduce palla
in avanti senza opposizione).

Al contrario, sono quelli a seguire i vantaggi che un 4-3-3 gode, in fase difensiva, in
comparazione ad un 4-2-3-1:

q 2 contro 1 dei difensori centrali nei riguardi dell’unica punta rivale.

q 3 contro 2 globale al centro del fronte difensivo (il metodista dovrà però essere
abile nel far da scudo difensivo marcando a dovere il trequartista che gravita nelle
propria orbita).

q In generale, il blocco difensivo 4+1 (retroguardia+metodista) è in una situazione


numerica favorevole in relazione al loro rombo d’attacco, con la possibilità di
annullarne ogni soluzione offensiva tipica.

q In particolare, il trequartista altrui è posto nella zona di competenza naturale del


nostro metodista, che si trova così nelle condizioni ottimali per limitarne i
movimenti e le giocate.

q Situazione ampiamente accettabile sulle fasce (2 contro 2) ed in mezzo al campo (2


contro 2, se si prendono in considerazione solo i loro due mediani interni chiusi
dalle nostre mezzali).

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Quindi, possiamo prevedere che la strategia d’attacco predisposta dal tecnico avversario
sarà articolata sui seguenti punti:

q Creazione e sfruttamento del 2 contro 2 al centro dell’attacco, con le ali che


tengono impegnati ai fianchi i nostri terzini, impedendo loro di fornire supporto ai
centrali difensivi.

q In particolare, punta e trequartista metteranno in atto combinazioni strette e


movimenti uno va-uno viene.

q Più che tagliare verso la porta davanti ai nostri terzini, le ali saranno incentivate ad
attaccare il lato cieco dei terzini stessi, smarcandosi alle loro spalle proponendosi
così per la rifinitura dell’azione in seguito ad un cambio di gioco.

q Mobilità per tutto il fronte d’attacco del trequartista, che va a creare sovrannumero
sul lato forte del campo mettendo 2 contro 1 il nostro esterno difensivo.

q I due mediani interni saranno chiamati a costruire il gioco attraverso un giropalla


semplice e lineare, rimanendo piuttosto a ridosso dei difensori, in modo da rendere
problematica l’uscita a pressione da parte delle nostre mezzali.
q Spinta continua (ed alternata) dei terzini lungo le rispettive corsie, a mettere in
inferiorità numerica il nostro terzino dopo aver tagliato fuori la nostra ala
(puntando su di una sua eventuale scarsa attitudine alla diligenza tattica nel
divenire esterno di centrocampo).

q Ali e trequartista possono smarcarsi nella zona antistante il nostro terzino ed


adiacente la nostra mezzala (spazio solitamente di non agevole gestione da parte di
un 4-3-3 se le ali non sono abili e rapide nell’accorciare all’indietro) per catalizzare
su di sé le uscite da parte dei compagni arretrati.

q Sfruttamento del 2 contro 1 dei difensori centrali nei riguardi del nostro
centrattacco.

In definitiva, le tecniche di rifinitura maggiormente utilizzate saranno il filtrante del


trequartista (o la sponda del centravanti) per i tagli dell’ala sul lato debole, la
combinazione a due fra punta e mezzapunta e la sponda della punta per l’inserimento
in secondo tempo della mezzapunta stessa; di conseguenza, la tematica dell’attacco
centrale alla profondità sarà alternata a quella del tentativo di aggiramento laterale, e
avrà una maggior o minor frequenza rispetto a quest’ultima in base alla capacità del
nostro 4-3-3 di trasformarsi costantemente in un 4-5-1 situazionale in fase di non
possesso.
In seguito a quanto emerso, possiamo stabilire le linee guida della nostra strategia
specifica per la fase difensiva, la quale sarà appunto articolata nel modo a seguire:

q In generale, le ali devono essere rapide a scalare all’interno della linea mediana,
permutando di fatto il sistema di gioco in un 4-5-1; ciò per parare al meglio gli
inserimenti esterni dei loro terzini, oltreché per ridurre gli spazi antistanti ai nostri
laterali difensivi, con i quali dovranno dunque interagire passandosi verticalmente
le marcature e raddoppiando in arretramento.

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q In generale, si deve cercare di forzare ovunque la manovra avversaria verso le
fasce, dove siamo in parità numerica e dove possiamo applicare la fase aggressiva
del pressing con più agevolezza.
q Nel caso non si voglia obbligare le ali a ripiegamenti difensivi troppo profondi, il
raddoppio di marcatura canonico a vantaggio del terzino in contrasto deve essere
di competenza della mezzala corrispondente che quindi si apre e si abbassa.

q Nel caso le ali non si facciano trovare in posizione e il difensore laterale altrui
avanzi indisturbato in percussione verso il nostro terzino, deve essere la mezzala
corrispondente a scalare prontamente in chiusura, aprendosi lateralmente e
portandosi dietro di conseguenza i due compagni di reparto (con la mezzala
opposta che a questo punto fa da scudo ai difensori centrali).

q Ala e terzino dovranno ottimizzare l’efficienza dello scambio di marcatura nel


momento in cui il terzino rivale si sovrappone all’ala corrispondente.

q Abbassamento del centromediano a protez ione della difesa (più del consueto): oltre
al tipico compito di far da schermo difensivo, egli deve preoccuparsi di mantenere
sempre un costante sovrannumero centrale nei confronti della punta e del
trequartista avversari, cooperando strettamente con la coppia di centrali difensivi;
questo triangolo con vertice verso l’alto, gestendo al meglio la coppia di attaccanti
interni altrui, consentirà anche ai terzini una più agevole gestione delle loro ali.

q In particolare, un difensore centrale dovrà sempre seguire la punta che muove


incontro sino a che questa entra nell’orbita del metodista (l’altro centrale rimane in
copertura diagonale); allo stesso tempo, quest’ultimo deve seguire a ritroso gli
inserimenti del trequartista, mollandolo solo quando questo si schiaccia verso i
difensori centrali (inizialmente lo deve marcare d’anticipo dalla parte della porta). Il
centromediano è deputato anche a raddoppiare la marcatura a favore del difensore
centrale quando questo fronteggia il centravanti che riceve palla spalle alla porta.
q Grazie al triangolo difensivo centrale, i terzini potranno concentrarsi sulla
marcatura d’anticipo degli esterni d’attacco avversari, non dovendo badare
eccessivamente a “fare reparto” e ad effettuare diagonali parecchio strette e
profonde (c’è già il centromediano a garantire supporto ai difensori centrali, anche
se da posizione avanzata); i due difensori laterali dovranno quindi partire da una
dislocazione di base già piuttosto allargata, proprio allo scopo di garantirsi
tempestive chiusure sui propri avversari diretti di zona, gestendo altresì in modo
adeguato i loro smarcamenti (seguendo il principio cardine “seguo e mollo” nel caso
questi si muovano in profondità).

q L’intera retroguardia dovrà comunque leggere ed interpretare univocamente lo


stato della sfera, salendo o scappando a seconda della situazione tattica: in tal
modo, i tagli ad entrare delle ali rivali saranno gestiti all’unisono da tutti e quattro i
difensori; in particolare però, occorre che i terzini assumano una postura tale da
poter sempre controllare i movimenti delle ali sul proprio lato cieco (corpo orientato
in diagonale), non facendosi così cogliere alla sprovvista in occasione dei loro tagli
ad entrare

q Nel caso le ali si smarchino incontro al portatore di palla, i terzin i dovranno seguirli
strettamente solo se la palla è coperta; su palla scoperta, il marcamento dei terzini

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dovrà essere “blando”, ossia dovranno seguirli per qualche metro e, se non
ricevono palla, tornare in posizione a copertura della zona: ciò al fine di essere
pronti ad assorbire l’eventuale aggressione dello spazio da parte dell’esterno
difensivo o del trequartista rivale.

q Dunque, è importante che i terzini stiano sempre pronti a gestire gli eventuali
movimenti di deviazione verso le fasce da parte della mezzapunta.

q Le due mezzali dovranno assumere come avversari di riferimento gli interni di


centrocampo avversari, stringendo quindi le loro posizioni di partenza e avanzando
di qualche metro rispetto al consueto; nel caso gli interni cerchino l’inserimento in
zona tiro dal limite dell’area (non dovrebbe accadere di frequente, per via della
propensione dei mediani di un 4-2-3-1 a rimanere piuttosto abbassati anche in fase
offensiva per assicurare equilibrio), le mezzali stesse sono deputate in prima
persona ad assorbire questi smarcamenti a rimorchio (eventualmente c’è sempre il
centromediano a protezione di questi settori del campo).

q Il pressing di tipo offensivo nei pressi della linea di metà campo deve prevedere la
chiusura dei loro terzini da parte delle nostre ali scalate in seconda linea e gli
accorciamenti delle mezzali sugli interni avversari; eventualmente, le ali in
contrasto sul terzino altrui in possesso di palla possono avvalersi del raddoppio di
marcatura portato dalla mezzala vicina, con il centromediano che sale a contrastare
indirettamente il mediano corto avversario e la linea difensiva che avanza
accorciando sul trequartista (deve essere in particolare il difensore centrale di zona
a metterlo in zona d’ombra) e lasciando in offside il centrattacco (tutto ciò deve
avvenire rispettando il giusto timing della fase aggressiva del pressing in generale).

q Il pressing ultraoffensivo potrà essere attuato agevolmente su palla laterale


(sempre con le ali in contrasto sui terzini) mentre su palla interna si può solo
forzare il gioco tramite l’azione diretta del centravanti, che invita appunto il
difensore centrale opposto in possesso di palla ad allargare verso il terzino più
vicino (egli dovrà quindi precludere l’uscita di scarico sull’altro difensore centrale,
mentre l’ala vicina dovrà essere rapida nell’esercitare pressione sul ricevente al
momento del primo controllo, con il resto della squadra che accorcia in avanti).

q Nel caso l’avversario opti per la costruzione immediata, dovremo attenderci


soprattutto lo schema specifico che prevede l’inserimento negli spazi della
mezzapunta sulla “spizzata” aerea del centravanti (oltre ai soliti tagli delle ali): i
difensori dovranno al riguardo seguire i dettami universali della zona, assicurandosi
copertura reciproca e interpretando all’unisono i movimenti in verticale dell’intero
reparto; inoltre, il centromediano deve essere lesto nell’accorciare indietro a
sussidio dei compagni arretrati, badando a coprire eventuali ampi interspazi che si
possono creare con i restanti componenti del centrocampo.
q Transizione negativa incentrata sulla corretta interpretazione del contesto tattico da
parte delle ali, che devono capire se rientrare ai lati delle mezzali o rimanere in
prima linea a limitare tempi e spazi ai loro terzini (si consideri che contro un 4-3-3
potrebbero essere elevate le palle che si perdono in fascia, proprio per la nostra
intenzione offensiva di puntare sulle soluzioni relative allo sfruttamento delle terne
laterali); per il resto, è fondamentale che il terzino sganciatosi in avanti ripieghi a
tempo nelle proprie zone per non concedere ampi spazi aggredibili dall’ala altrui sul

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cambio di fronte, mentre le mezzali dovranno stringere e impedire ai mediani
interni di far ripartire l’azione.

Tutto quanto trattato sulla contrapposizione ottimale del 4-3-3 al 4-2-3-1 è puramente
teorico e non ha potuto necessariamente tenere conto di come questi sistemi di gioco
possano venire effettivamente interpretati nelle due fasi dalle squadre che li adottano;
soprattutto, sarà la conoscenza delle caratteristiche reali degli elementi in campo a
determinare la reale comparazione tattica, e a indirizzare nello specifico il piano strategico
generale per il match da preparare (in modo da agevolare i giocatori che si mandano in
campo in funzione delle loro peculiarità nelle due fasi).
Le indicazioni fornite sono comunque relative ad un’interpretazione “standard” dei due
moduli, in base alle quali si apporteranno poi quegli accorgimenti mirati
all’organizzazione tattica universale della squadra indispensabili ad ottimizzare
l’organizzazione specifica per la gara da disputare.♦

LUCA PRESTIGIACOMO
Autore del libro “Strategia e tattica di gara”
Autore del libro “Modulo 4-3-1-2”
Coautore del libro “Modulo 4-4-2”
Coautore del libro “Analisi tattica Champions League 2002/2003”

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