CRONOLOGIA DELLA VITA

DI MATILDA DI CANOSSA

CHRONOLOGY OF THE LIFE

OF MATILDA OF CANOSSA
Fonti biografiche relative
alla vita della contessa Matilda
La maggior parte di ciò che sappiamo su Matilda lo abbiamo appreso da lei stessa.
Matilda raccontò la storia della sua vita e quella dei suoi antenati a Donizone, abate
benedettino del monastero di Canossa, tra il 1111 e il 1115.1 La Vita Mathildis, il
manoscritto originale di Donizone, fu composto in versi. L’opera, attualmente con-
servata nella Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 4922, è una preziosa fonte
di consultazione per quanto riguarda la vita e il tempo della contessa (cat. 1).
Matilda ci ha inoltre lasciato 139 documenti, datati tra il 1072 e il 1115, in cui si
riferisce di lei che tiene corte, risolve una lite o fa una donazione. Questi fogli di per-
gamena compilati a mano e arrotolati furono trascritti e riuniti in unico volume nel
1998 da Werner e Elke Goez con il titolo Die Urkunden und Briefe der Margräfin
Mathilde von Tuszien. Possediamo dunque forti prove che informano sui luoghi in cui
si trovava Matilda, su ciò che faceva, sulle persone che conosceva. Gli Archivi di Stato
di Firenze, Siena e Milano e gli archivi di Volterra e Modena hanno generosamente
acconsentito a prestare per la mostra alcuni di questi documenti.
Matilda leggeva e scriveva in latino, mentre parlava la versione medievale del tedesco,
italiano e francese. Aveva una vasta biblioteca in cui figuravano Vangeli miniati, le Let-
tere di san Paolo, sermoni e saggi oggi conservati negli Archivi di Stato di Mantova e
Modena, presso il Museo Benedettino e Diocesano di Nonantola e la Morgan Libra-
ry di New York. La corte di Canossa offriva rifugio a vescovi esiliati, quali Anselmo di
Lucca, Rangerio di Lucca ed Eriberto di Reggio; dava inoltre incoraggiamento a vari
scrittori, in particolare a Bonizone, Placido di Nonantola, Giovanni di Mantova oltre
che a Donizone.2
Da alcuni ritratti dell’epoca sappiamo anche quali fossero le sembianze di Matilda. In
tutte le sue effigi la contessa ha un aspetto intelligente, sicuro di sé e amabile. Nelle
miniature di due manoscritti conservati presso la biblioteca di Admont (cat. 18) e
l’Archivio Capitolare di Modena (cat. 19), Matilda indossa una semplice cappa. Le
più famose immagini coeve di Matilda sono presenti nel manoscritto di Donizone
(cat. 1). In entrambi i ritratti della contessa – quello riprodotto a lato del frontespi-
zio, e quello nella scena con Enrico IV e l’abate di Cluny (qui riprodotta a p. 24) –
Matilda è regalmente seduta su un trono. La miniatura del frontespizio la ritrae fre-
giata degli attributi tipici della magnificenza e del rango: indossa una corona conica
d’oro e la snella figura è avvolta da una veste blu e da un sontuoso manto rosso, ador-
no di gemme. Il suo sguardo appare chiaro e fermo. Ai lati del trono sono poste, in
piedi, due piccole figure, simboliche della duplice natura di Matilda: a destra il mona-
co Donizone, rappresentato nel gesto di porgere rispettosamente il proprio manoscrit-
to; a sinistra un capitano matildico con la spada e lo sguardo vigile, forse Arduino della
Palude. Fiera sia della propria cultura sia delle proprie battaglie, la contessa scelse di
essere ricordata nel ruolo di colei che governa.
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Biographical Sources for the Life La dinastia di Canossa
of the Countess Matilda
The Dynasty of Canossa
Most of what we know about Matilda, we learned from her.
Matilda told her life story and the lives of her ancestors to the
Benedictine abbot of the monastery at Canossa, named
Donizone, between 1111 and 1115.1 His original manuscript,
the Vita Mathildis, is set in verse and is today in the Biblioteca
Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 4922. The text provides an
invaluable reference for Matilda’s life and times (cat. 1).
Matilda also left 139 documents dating between 1072 and 1115,
which record her holding court, resolving a dispute or making a
donation. These handwritten, rolled sheets of vellum were tran-
scribed and gathered in a single volume by Werner and Elke Goez,
Die Urkunden und Briefe der Margräfin Mathilde von Tuszien, in
1998. We thus possess strong evidence about where Matilda was,
who she knew and what she did. The Archivi di Stato in Florence,
Siena, and Milan and the archives in Volterra and Modena have
generously agreed to lend some of these precious documents for
exhibition.
Matilda read and wrote in Latin and spoke the medieval versions
of German, Italian and French. She had a vast library that
included illuminated Gospels, the Letters of St. Paul, sermons
and essays which are today in the State Archives of Mantua and Donizone, Vita Mathildis,
Modena, the Museo Benedettino e Diocesano at Nonantola, and
Città del Vaticano,
Biblioteca Apostolica
The Morgan Library in New York. Countess Matilda’s court at Vaticana, ms. Vat. Lat.
Canossa offered refuge to exiled bishops like Anselmo of Lucca, 4922, I, cc. 7v-8r.
Rangerio of Lucca and Eriberto of Reggio and provided encour- Donizone, Vita Mathildis,
agement for a number of writers, particularly Bonizone, Placido Città del Vaticano, Biblioteca
Apostolica Vaticana,
of Nonantola, Giovanni of Mantua as well as Donizone.2
We also know what Matilda looked like from portraits which are
ms. Vat. Lat. 4922, I, ff. 7v-8r.
contemporary in date. In all of her portraits, she appears intelli-
The Vita Mathildis begins with the bold declaration that were La Vita Mathildis inizia con l’audace asserzione che, se Platone e Virgilio fossero stati
gent, confident and kind. In the miniatures preserved at the
Plato and Virgil still alive they would have exalted Matilda and ancora vivi, avrebbero magnificato Matilda e i suoi illustri antenati: “Nell’Antichità
library at Admont (cat. 18) and in the Archivio Capitolare of
her illustrious forebears. “No one in antiquity was greater than
Modena (cat. 19) Matilda wears a simple mantle.
these [the dukes of Canossa], not even the sons of Priam.”3 For
nessun fu migliore di questi [dei duchi di Canossa], nemmeno i figli di Priamo più
The most famous contemporary images of Matilda are in nobili furono d’essi”.3 Per Matilda, la storia della propria vita eguaglia la guerra di
Donizone’s manuscript (cat. 1). In both portraits of Matilda –
Matilda, her life story rivals the Trojan War and the founding of
Rome. Troia e la fondazione di Roma.
including the frontispiece, illustrated opposite, and the scene
Matilda was the fourth and final generation of a dynasty dating Quella di Matilda era la quarta e ultima generazione di una dinastia risalente al 940,
with Henry IV and the abbot of Cluny (illustrated at p. 24 in
back to 940, the year that her great-grandfather, Atto Adalberto, anno in cui Atto Adalberto, bisnonno della contessa, eresse un’imprendibile fortezza
this volume) – Matilda is seated regally on a throne bedecked
erected an impregnable fortress on the vertical rock of Canossa,
with attributes of wealth and station. In Donizone’s frontispiece,
which watched over the Po river plain. He obtained the Counts
sulla scoscesa rupe di Canossa che guardava verso la pianura percorsa dal fiume Po. Egli
Matilda wears a golden crown that rises to a point; her slim fig- ottenne le contee di Modena e Reggio quando il sovrano germanico Ottone I conqui-
ure is enveloped in a blue dress and a sumptuous red robe,
of Modena and Reggio when the German King Otto I con-
quered northern Italy from the Lombards in 962. Atto’s son, stò l’Italia settentrionale sottraendola ai Longobardi nel 962. Tedaldo, figlio di Atto, e
encrusted with jewels. She looks out with a clear steady gaze. At
Tedaldo, and his grandson, Matilda’s father, Bonifacio, expand- Bonifacio, nipote di quest’ultimo e padre di Matilda, ampliarono i possedimenti del
either side of her throne stand two small figures symbolic of her
ed the family’s holdings to acquire feudal rights from the Ger- casato espandendosi tra le Alpi e i confini di Roma al fine di acquisire su queste terre
two natures: to her right is the monk Donizone, respectfully
man kings to properties from the Alps to the border of Rome.
delivering his manuscript, to her left is her sword-bearing cap-
Matilda’s family ruled Tuscany beginning in 1027 when Matil-
diritti feudali da parte dei sovrani germanici. La famiglia di Matilda governò in Tosca-
tain, likely Arduino of Palude, looking vigilant. As proud of her na a partire dal 1027, quando il padre di Matilda divenne duca di Toscana per inve-
literacy as she was of her battles, Matilda chose to be remem-
da’s father was named duke of Tuscany by Conrad II, a title he
held until his death in 1052. Godfrey of Lorraine, Matilda’s step- stitura di Corrado II, titolo che egli conservò fino alla morte nel 1052. Dopo la morte
bered as one who ruled.
father, succeeded to the Duchy of Tuscany after Henry III’s death di Enrico III nell’ottobre 1056, Goffredo di Lorena, patrigno di Matilda, succedette
in October 1056 authorized by the Diet of Cologne.4 nel Ducato di Toscana con il beneplacito della Dieta di Colonia.4
The law regarding the inheritance of the Italian feuds was codi-
fied by the German King Conrad II on May 28, 1037 during his
La legge riguardante l’eredità dei feudi italiani fu codificata dal sovrano germanico
siege of Milan. When Henry III succeeded his father on June 9, Corrado II il 28 maggio 1037, nel corso del suo assedio di Milano. Quando Enrico
1039, he ratified this edict. Under the Consuetudines Feudorum, III succedette al padre il 9 giugno 1039, egli ratificò tale editto. In base alla Consue-
feudal lords were permitted to transfer their feudal properties to tudines Feudorum, i signori feudali potevano trasferire le loro proprietà ai figli maschi
their adult sons. If a lord died with only minor sons or daugh- adulti. Se un signore moriva soltanto con figli maschi in minore età o con figlie, il
ters, then the German king retained control of feuds, in trust,
until a son reached his majority or a daughter married a knight
sovrano germanico manteneva il controllo fiduciario dei feudi fino al raggiungimen-
approved by the German king himself. It was this limitation on to della maggiore età di un figlio maschio o al matrimonio di una figlia con un cava-
a daughter’s inheritance that would ultimately be challenged by liere approvato dal sovrano stesso. È questa limitazione imposta alla successione ere-
Matilda and her mother Beatrice.5 ditaria di una figlia che Matilda e sua madre Beatrice avrebbero infine sfidato.5
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Gli antenati della contessa conservarono le loro proprietà mediante un eccezionale
sistema difensivo di castelli menzionato da tutti coloro, Donizone per primo, che stu-
diarono e studiano la vita di Matilda.6 Tale rete è distinguibile ancor oggi, a iniziare da
una linea di cinque fortezze che sorvegliano l’ingresso in Italia dalla Germania attra-
verso il passo del Brennero. Sebbene le fortezze non esistano più, questa linea è con-
traddistinta dalle corrispondenti città omonime: Piadena, Rivalta sul Mincio, Manto-
va, Nogara, Cerea-Legnago (si veda in questo volume la pianta a p. 88, Itinerario 1).
La collocazione dei castelli era decisa in modo da facilitare la comunicazione tra l’uno
e l’altro. Oltre a servire per la difesa, questa rete controllava i percorsi medievali, con-
sentendo di imporre tributi sull’uso di strade, fiumi, terre e mercati. Una parte di tali
imposte andavano versate come decima al sovrano germanico. Viaggiatori e mercanti
ricordavano il marchese Bonifacio come un esattore tirannico.7
Secondo Donizone, il bottino conquistato in battaglia, insieme agli affitti e alle
imposte riscosse, rese molto ricco il padre di Matilda. Nelle parole dell’abate, Boni-
facio visse in modo dispendioso, “mostrando così la sua immensa ricchezza”.8
Matilda’s ancestors maintained their land holdings with a unique
defensive system of castles that is cited by all scholars who study 1046 Mantova
the life of the countess beginning with Donizone.6 This network
is still detectable today, beginning with a line of five fortresses that Nascita di Matilda
guarded the entry to Italy from Germany through the Brenner
e morte di Bonifacio
Pass. Although the fortresses no longer exist, this line is marked by
their towns of the same names, Piadena, Rivalta sul Mincio, Man- e del suo unico figlio
tua, Nogara, Cerea-Legnago (see map at p. 88, Route 1). The cas- maschio ed erede
tles were positioned to facilitate communication between them.
In addition to defense, the castle network controlled the medieval
1046 Mantua
routes of communication, imposing taxes on the use of the roads,
rivers, land, and trade. A portion of these taxes were payable as a The Birth of Matilda
tithe to the German king. Merchants and travelers remembered and the Death
the Margrave Bonifacio as an oppressive tax collector.7 of Bonifacio
The spoils from battle combined with the rents and taxes he col- and His Only
lected made Matilda’s father a wealthy man. Bonifacio lived Son and Heir
extravagantly, according to Donizone, “to show how great and
immensely rich he was.”8

Bonifacio di Canossa, padre di Matilda, Beatrice di Lorena, madre di Matilda,

da Vita Mathildis di Donizone, da Vita Mathildis di Donizone,
ms. Vat. Lat. 4922, I, c. 28v. ms. Vat. Lat. 4922, I, c. 30v.
Bonifacio of Canossa, father of Matilda, Beatrice of Lorraine, mother of Matilda,
from the Vita Mathildis by Donizone, from the Vita Mathildis by Donizone,
ms. Vat. Lat. 4922, I, f. 28v. ms. Vat. Lat. 4922, I, f. 30v.

Mappa dell’Europa, 1050 circa.
La parte in azzurro evidenzia
i possedimenti dei re salici
Corrado II ed Enrico III, Enrico
IV ed Enrico V.
Le terre dell’Italia governate
dagli antenati di Matilda in veste
di signori feudali dell’Impero
germanico sono definite con
un contorno in neretto.
Map of Europe c. 1050. The area in
light blue shows the territory claimed
by the Salic Kings Conrad II and
Henry III, IV and V. The area of Italy
which Matilda’s ancestors controlled
as feudal lords within the German
Empire is outlined in bold.
Bonifacio, Duke of Tuscany and Spoleto, Margrave of Mantua
and Ferrara, Count of Modena and Reggio, married Beatrice of
Lorraine at a lavish ceremony at Marengo north of Mantua, c.
1037. Of noble birth, Beatrice was the niece of Conrad II and
the first cousin of his son, Henry III.9 Her marriage to Bonifacio
was an important political alliance between the aristocracy of
Germany and Italy. Beatrice would have been about 20 on her
wedding day; Bonifacio about 50. Beatrice bore Bonifacio three
children, Frederick, the eldest, was Bonifacio’s heir. Matilda was
their youngest child, likely born in 1046 in Mantua, which was
then the center of Bonifacio’s court.
In the year of Matilda’s birth, Bonifacio welcomed Conrad II’s
son, his new king, King Henry III, on his first visit to Italy. In
1046, Henry moved south to consolidate his control and to col-
lect the tithes due him from the Italian feuds. The royal
entourage relied upon the custom of albergheria which required
local nobility and townspeople to provide them and their horses
food and lodging. The custom was considered oppressive, par-
ticularly by the people in the Italian towns.
Bonifacio and his vassals greeted the new king lavishly with gifts
of silver, horses, falcons, and even balsamic vinegar for which
Bonifacio, duca di Toscana e Spoleto, marchese di Mantova e Ferrara, conte di
Modena e Reggio, sposò Beatrice di Lorena con una fastosa cerimonia a Marengo, a
nord di Mantova, nel 1037 circa. Nobile di nascita, Beatrice era la nipote di Corra-
do II e prima cugina di suo figlio, Enrico III.9 Il matrimonio con Bonifacio fu un’im-
portante alleanza politica tra l’aristocrazia germanica e quella italiana. Nel giorno
delle nozze Beatrice doveva avere circa 20 anni e il marito circa 50. Beatrice gli diede
tre figli; Federico era il maggiore e a lui spettava l’eredità paterna. Matilda, la più gio-
vane, nacque probabilmente nel 1046 a Mantova, che allora era il cuore della corte
di Bonifacio.
Nell’anno della nascita di Matilda, Bonifacio accolse il sovrano Enrico III, figlio di
Corrado II e suo nuovo re, nel corso della prima visita di quest’ultimo in Italia; in
quella circostanza Enrico si era mosso verso sud per consolidare il proprio potere e
riscuotere le decime dovutegli dai feudi italiani. La corte reale contava sull’“alberghe-
ria”, che imponeva ai cittadini e ai nobili del luogo di provvedere cibo e alloggio per
gli ospiti e per i loro cavalli. Quest’usanza era considerata oppressiva, soprattutto
dagli abitanti delle città italiane.
Bonifacio e i suoi vassalli accolsero il nuovo re sontuosamente, con doni di argento,
cavalli, falconi e persino di quell’aceto balsamico per il quale Modena è famosa ancor

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oggi.10 La munificenza di Bonifacio e l’opulenza della sua corte resero Enrico III Modena is still famous.10 The extravagance of Bonifacio’s gifts cio’s territory. To strengthen their claims they betrothed the pri diritti i due coniugi promisero in sposa la giovane Matilda di otto anni al figlio di
dolorosamente consapevole che la ricchezza del suo vassallo superava la propria. and the opulence of his court made Henry III painfully aware eight-year-old Matilda to Godfrey’s son, also named Godfrey Goffredo, anch’egli di nome Goffredo, il quale era afflitto da una gobba. Al concilio
that his vassal’s wealth exceeded his own. By the time Henry III who had a humped back. At the council of Florence, Henry
Quando lasciò l’Italia, il sovrano, secondo Donizone, era ormai carico di invidia e left Italy, according to Donizone, he envied and coveted Bonifa- found Beatrice guilty of treason for marrying without his per-
di Firenze, Enrico riconobbe Beatrice colpevole di tradimento per aver contratto le
bramava il patrimonio di Bonifacio.11 cio’s wealth.11 mission. He sentenced her to exile in Germany with Matilda, nozze senza il suo consenso, pertanto la condannò all’esilio in Germania insieme a
Il 6 maggio 1052 Bonifacio fu assassinato durante una battuta di caccia nella foresta On May 6, 1052, Bonifacio was murdered on a hunt in the then nine years old. The king confiscated Bonifacio’s territories, Matilda, che aveva allora nove anni. Il sovrano, in qualità di re e di erede maschio più
vicino a Mantova ed entro un anno morirono anche il figlio ed erede Federico e la forests outside Mantua. Within the year, his son and heir, Freder- escheating them and returning them to himself as the sovereign prossimo, si riappropriò delle terre di Bonifacio e le riassoggettò direttamente all’au-
figlia maggiore Beatrice. La loro scomparsa è menzionata in un documento di Bea- ick, and his eldest daughter, Beatrice, also died. Their deaths are king.14 For this reason the Florentines refer to him as Henry the torità imperiale.14 È per tale ragione che i fiorentini lo chiamarono Enrico il Nero.15
trice di Lorena datato 17 dicembre 1053, nel quale, in memoria dei tre defunti, la recorded in a document of Beatrice of Lorraine dated December Black.15 Enrico III ebbe poco tempo per godere i suoi possedimenti italiani, morì infatti, in
17, 1053 in which she donated property to the monastery of Henry III had little time to enjoy his Italian properties. He died
nobildonna faceva dono di alcuni possedimenti al monastero di Santa Maria di Felo- Santa Maria at Felonica on the Po river in their memories.12 of a fever in October 1056, leaving his wife Agnes, as queen regent seguito a una febbre, nell’ottobre 1056, lasciando la moglie Agnese in veste di reggen-
nica, sul Po.12 At their deaths, the house of Canossa was reduced to only two of the six-year-old Henry IV. The German dukes, at the diet held te del figlio Enrico IV che aveva allora soltanto sei anni. Alla dieta convocata a Colonia
In seguito a queste morti il casato dei Canossa si ridusse a due sole donne, Beatrice e women, Beatrice, and her six-year-old daughter, Matilda, neither of in Cologne, recognized Godfrey of Lorraine as the successor of per riordinare le questioni aperte nell’Impero, i duchi tedeschi riconobbero Goffredo di
la figlia Matilda, di sei anni; in base alle leggi feudali di Corrado II e di Enrico III, whom was eligible under the feudal laws of Conrad II and Henry Bonifacio of Canossa, permitting Godfrey to enter Italy as mar- Lorena quale successore di Bonifacio di Canossa e nel 1507 gli permisero di rientrare
né l’una né l’altra aveva diritto ad amministrare o ereditare le proprietà di Bonifacio III to administer or to inherit Bonifacio’s property, except under the grave of Tuscany with Beatrice and Matilda in 1057.16 in Italia in veste di marchese di Toscana insieme a Beatrice e Matilda.16
legal guardianship of the king or of a man appointed by him.13 They lived in Florence for the next 12 years, seemingly happy
se non sotto l’autorità tutoria del re o di un uomo da lui incaricato.13 ones for Matilda. Many of the medieval monuments of Florence Essi vissero a Firenze per i successivi 12 anni, a quanto sembra un periodo felice per
still reflect the renovations paid for by Beatrice and Godfrey. In Matilda. Molti dei monumenti medievali della città mostrano ancor oggi le ristrut-
1059, they began to restore the ancient cathedral of Santa turazioni finanziate da Beatrice e Goffredo. Nel 1059 i due coniugi avviarono il
Reparata which stood adjacent to the baptistery on the site restauro dell’antica cattedrale di Santa Reparata, adiacente al battistero, sul sito in cui
where the many times larger cathedral of Santa Maria del Fiore sarebbe stata poi edificata la ben più vasta Santa Maria del Fiore. Durante questi rifa-
would be built. During these renovations, the baptistery was
consecrated as the cathedral of Florence at a ceremony conduct-
cimenti il battistero fu consacrato come cattedrale di Firenze nel corso di una ceri-
ed by Pope Nicholas II on November 6, 1059. At this ceremony, monia officiata da papa Niccolò II il 6 novembre 1059. Al rito parteciparono il duca
1055 Firenze Duke Godfrey, Beatrice, Matilda and the archdeacon Hilde- Goffredo, Beatrice, Matilda e l’arcidiacono Ildebrando, futuro papa Gregorio VII.
Riappropriazione dei brand, the future Pope Gregory VII, were all present. In 1064 Nel 1064 il duca Goffredo, sua moglie Beatrice, suo figlio Goffredo il Gobbo e Matil-
Duke Godfrey, with his wife Beatrice, his son Godfrey the da fecero dono al battistero di alcune proprietà.17 Il battistero rimase la cattedrale di
possedimenti di Bonifacio Hunchback, and Matilda, donated property to the baptistery.17
Firenze durante tutta la vita di Matilda. Fra le altre chiese fiorentine che in tale perio-
da parte di Enrico III The baptistery remained the cathedral of Florence throughout
do ottennero donazioni da Beatrice figurano la chiesa di Santa Felicita (1073), quel-
Matilda’s life. Other Florentine churches which benefited in this
period from Beatrice’s donations include the churches of Santa la di San Lorenzo (1060) e una cappella dedicata a Maria, sopra le cui fondamenta
1055 Florence Felicita (1073), San Lorenzo (1060), and a chapel dedicated to sarebbe stata eretta la chiesa di Santa Maria Novella.18 Gli effetti di questi restauri
The Seizure of Bonifacio’s Lands Mary on whose foundations was later built the church of Santa architettonici furono di così ampia portata in Toscana che monsignor Timothy Ver-
by Henry III Maria Novella.18 The effect of their architectural restorations was don definisce quegli anni un “Rinascimento romanico”.19
felt so widely in Tuscany that Mons. Timothy Verdon refers to it
as a “Romanesque Renaissance.”19 A Firenze, Goffredo e Beatrice si allearono con i sostenitori delle riforme del potente
In Florence, Godfrey and Beatrice allied with the supporters of monastero di Cluny, tra i quali si trovavano Federico, fratello di Goffredo e futuro
the reforms of the powerful monastery of Cluny, including Fred- papa Stefano IX (cat. 2), Gerardo, vescovo di Firenze e futuro papa Niccolò II (cat.
erick, brother of Godfrey and Pope Stephen IX (cat. 2), Gerard, 3), e l’emergente arcidiacono Ildebrando, futuro papa Gregorio VII. I riformatori
Bishop of Florence and future Pope Nicholas II (cat. 3), and the cercavano di porre fine alla consuetudine della cosiddetta “investitura laica”, ossia al
rising papal archdeacon Hildebrand, future Pope Gregory VII.
The reformers sought an end to the custom by which the Ger- diritto del sovrano germanico di decidere la nomina e l’investitura dei vescovi. Tale
man kings named and invested the bishops (called lay investi- usanza, in virtù della quale i vescovi venivano incorporati nel governo dello Stato ger-
Il Battistero di San ture). The custom incorporated the bishops into the government manico, privava la Chiesa sia dei suoi amministratori sia delle sue proprietà e il tito-
Giovanni a Firenze,
sede del consiglio in of the German state, depriving the Church of its administrators lo ecclesiastico si trasformava, dunque, in una carica di potere e ricchezza secolare.
cui Enrico III, arrestate and its property and transforming clerical offices into positions Le riforme invocate dai monaci erano osteggiate dai vescovi germanici e lombardi
Beatrice e Matilda, of secular wealth and power. The reforms sought by the monks
riassoggettò i were opposed by German and Lombard bishops who had paid
che versavano belle somme di denaro per avere il loro titolo e/o che erano sposati.
possedimenti di good money for their positions and/or who were married. His- Storicamente questo conflitto è noto come “lotta per le investiture”.
Bonifacio direttamente
alla propria autorità.
torically this dispute is known as the “Investiture Conflict.”
Baptistery of
San Giovanni, Florence,
site of the council where
Henry III arrested Beatrice
and Matilda and seized
Bonifacio’s property.

Matilda imputò la morte del padre all’invidia del sovrano germanico. Quand’anche
Enrico non sia stato direttamente responsabile della morte di Bonifacio, per certo,
comunque, ne trasse vantaggio. La scomparsa del pontefice Leone IX (in carica 1049-
1054) diede a Enrico la possibilità di convocare a Firenze, nel giugno 1055, il papa
da lui nominato, Vittore II, e un concilio di vescovi. Nei tre anni successivi alla morte
di Bonifacio, Beatrice ne aveva governato le terre insieme al suo secondo marito, Gof-
fredo di Lorena. Il loro matrimonio era un’alleanza problematica, costituita per impe-
dire al sovrano germanico d’impossessarsi delle terre di Bonifacio. Per rafforzare i pro-
Matilda blamed the envy of the German King, Henry III, for her
father’s death. If Henry III was not directly responsible for Boni-
facio’s death, he certainly profited from it. The death of Pope Leo
IX (r. 1049-1054) gave Henry the opportunity in June 1055 to
convene Pope Victor II whom he named and a council of bish-
ops in Florence. In the three years since Bonifacio’s death, Beat-
rice had governed his lands together with her second husband,
Godfrey of Lorraine. Their marriage was an uneasy alliance
forged to prevent the German king from appropriating Bonifa-

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1072 Monte Amiata
Breve matrimonio di Matilda e Goffredo
il Gobbo e primo incontro della contessa
con Pepo, studioso del diritto romano
1072 Monte Amiata
The Brief Marriage of Matilda to Godfrey
the Hunchback and Her First Encounter
with Pepo, a Scholar of Roman Law
Nell’ultimo anno della sua vita, Goffredo, già malato, tornò in Lorena, dove, prima
della morte avvenuta il 24 dicembre 1069, portò a compimento il matrimonio tra
suo figlio Goffredo il Gobbo e Matilda, figlia di Beatrice. Con queste nozze egli spe-
rava di dare continuità alla fusione tra il casato lorenese e quello di Canossa. Beatri-
ce ritornò poi in Italia, mentre Matilda e il marito vissero a Verdun dal Natale del
1069 alla fine del 1071. Dalla loro unione nacque una bambina, la quale tuttavia
morì al momento del parto o poco dopo, il 9 gennaio 1071.20 Il 29 agosto di quel-
l’anno, sua nonna Beatrice fondò il monastero di Frassinoro in memoria delle anime
di Bonifacio e Goffredo (da lei designati con l’appellativo “mio sposo”, “viro meo”) e
in onore di “Beatrice, mia nipote” (cat. 4).21
Matilda e il marito erano separati da un divario politico: Goffredo il Gobbo era uno
tra i più fedeli cavalieri del re Enrico IV, mentre Matilda, come Beatrice e il patrigno
Goffredo, sosteneva i riformatori che volevano l’indipendenza della Chiesa dall’Impe-
ro germanico. Nel gennaio 1072 Matilda abbandonò il marito in Lorena e ritornò
dalla madre Beatrice, a Mantova.22 Dopo questo rimpatrio Matilda e sua madre furo-
no inseparabili. La loro presenza è successivamente segnalata nella bassa Toscana, nel
giugno 1072, al placito tenuto da Beatrice. Pepo, giurista e studioso del Digesto di Giu-
stiniano, vi apparve nella veste di avvocato dell’abate di San Salvatore al Monte Amia-
ta in occasione di una disputa riguardo ad alcune proprietà fondiarie (cat. 5).23 Il
monastero sulla via Francigena, la strada percorsa dai pellegrini diretti a Roma, con-
trollava ampi possedimenti nella bassa Toscana. La sua cripta, fra le più antiche in Ita-
lia, risale al 757, anno di fondazione del monastero; delle sue 35 colonne, 24 sono ori-
ginali, caratterizzate da una singolare forma e decorazione.
In un momento critico come quello, il Digesto di Giustiniano non poteva che susci-
tare l’interesse di Beatrice e di Matilda, poiché in esso si diceva che alla morte del
padre le figlie, al pari dei figli, diventavano indipendenti ed erano legalmente in grado
di possedere e gestire24 nonché ereditare25 i beni paterni. Il Digesto riconosceva dun-
que a Matilda un plausibile diritto, in quanto figlia, al patrimonio paterno in con-
68
Cripta del monastero
di San Salvatore,
al Monte Amiata,
sulla via Francigena,
la strada percorsa
dai pellegrini diretti
a Roma.
Crypt of the monastery
of San Salvatore at Monte
Amiata, on the via
Francigena, the pilgrim
road to Rome.
In the last year of his life, Godfrey, already ill, returned to the Lor-
raine where he completed, before his death on December 24,
1069, the marriage of his son, Godfrey the Hunchback, with
Matilda. With this marriage, Godfrey hoped to cement the union
of the house of Lorraine to that of Canossa. Beatrice returned to
Italy while Matilda and her husband lived in Verdun from Christ-
mas 1069 until the end of 1071. The marriage produced one
child, a girl, who died at or soon after birth on January 9, 1071.20
Her grandmother, Beatrice, founded the monastery at Frassinoro
on August 29, 1071 for the souls of Bonifacio and Godfrey (of
whom she says, he was “my man,” “viro meo”) and for “Beatrice
my grandchild” (cat. 4).21
Matilda and her husband were divided by politics: he was among
the most loyal knights of the German King Henry IV and she,
like his father and Beatrice, supported the reformers who
demanded the independence of the Church from the German
Empire. Matilda abandoned her husband in the Lorraine and
returned to join her mother, Beatrice, in Mantua in January
1072.22
After her return, Matilda and her mother were inseparable. They
were next recorded in southern Tuscany, in June 1072, at a hear-
ing in placito held by Beatrice. Pepo, a jurist and a scholar of Jus-
tinian’s Digest, appeared as the lawyer for the abbot of San Sal-
vatore at Monte Amiata in a real property dispute (cat. 5).23 The
monastery on the via Francigena, the pilgrim route to Rome,
controlled large tracts of property in southern Tuscany. Its crypt
is among the oldest in Italy dating to the monastery’s foundation
in 757 AD. Of its 35 columns, 24 are original, of unique form
and design.
Justinian’s Digest would have been of interest to Beatrice and
Matilda at this critical juncture as it provides that at a father’s
death, daughters, like sons, become independent and legally able
to own and to manage24 and to inherit25 their father’s property.
It would thus give Matilda a colorable claim, as his daughter, to
Bonifacio’s properties, against the contrary positions of her now
estranged husband and the German King Henry IV. Knowledge
of Justinian’s laws existed at the time, as shown by a copy of Jus-
tinian’s Institutes dating from the 12th century and preserved in
the Laurentian Library, Florence (see cat. 15).
Godfrey the Hunchback followed Matilda to Italy and remained
there until August 1073. During this time, Godfrey ruled Boni-
facio’s territories, with Bonifacio’s titles as duke of Tuscany and
of Mantua. At some point, Godfrey exercised his authority as
duke of Spoleto and appointed a bishop without consulting the
pope. Although Spoleto was part of Bonifacio’s territories, no
document records Matilda’s presence there. Godfrey pointedly
boycotted the consecration of Hildebrand as Pope Gregory VII
in June 1073, although Beatrice and Matilda attended.
In August, the Saxons revolted against Henry IV attacking his
castle at Goslar and Godfrey immediately returned to Germany
to defend his king. Godfrey is last recorded with Matilda, on
August 18, 1073, at Marengo. Matilda made a donation to which
“Duke Godfrey my man” consented.26 A monk in the monastery
of Sant’Uberto wrote that Godfrey, having failed to obtain “mar-
ital grace” during his time in Italy, returned to the Lorraine “hav-
ing accomplished nothing.”27 Nevertheless in Matilda’s day, mar-
riage was forever and ended only at death.
1073 Roma
Papa Gregorio VII
e Matilda di Canossa
1073 Rome
Pope Gregory VII
and Matilda of Canossa
Beatrice and Matilda attended the consecration of their ally
archdeacon Hildebrand in Rome in June 1073. Hildebrand’s ele-
vation as Pope Gregory VII, which had been opposed by Henry
IV and the German and Lombard bishops, led to a complete col-
lapse of relations between the German state and the Roman
Church. During this struggle, Matilda supported Hildebrand’s
papacy and the reforms of the Church of Rome which still bear
his name, the Gregorian reform.
When she arrived in Rome, Matilda was 28 years old, a beauti-
ful woman from a wealthy and aristocratic family. Church histo-
trasto con la diversa posizione del marito, da cui era ormai separata, e del sovrano ger-
manico Enrico IV. A quell’epoca si aveva già conoscenza delle leggi giustinianee,
come evidenzia una copia delle Istituzioni risalente al XII secolo, conservata alla
Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (cat. 15).
Goffredo il Gobbo seguì Matilda in Italia, dove rimase fino all’agosto 1073. Durante
quel periodo egli governò sulle terre di Bonifacio con i titoli di duca di Toscana e duca
di Mantova appartenuti al suocero. In un qualche momento Goffredo esercitò l’auto-
rità di duca di Spoleto e nominò un vescovo senza consultare il papa. Sebbene Spole-
to rientrasse nei domini di Bonifacio, non esiste alcun documento che attesti la pre-
senza di Matilda in quel luogo. Goffredo boicottò di proposito la consacrazione di
Ildebrando eletto al soglio pontificio con il nome di Gregorio VII nel giugno 1073,
quantunque Beatrice e Matilda fossero invece presenti alla cerimonia.
Nel mese di agosto, i sassoni si ribellarono contro Enrico IV e ne assaltarono il castel-
lo di Goslar; Goffredo ritornò allora immediatamente in Germania per difendere il
suo re. L’ultima volta in cui è attestata la presenza di Goffredo accanto a Matilda è il
18 agosto 1073, a Marengo; in quell’occasione la contessa effettuò una donazione
approvata dal “Gotefredo duce viro meo”.26 Un monaco del monastero di Sant’Uber-
to scrisse che “il duca, neppure in tale modo riuscì nel suo intento di ottenere la gra-
zia maritale, ma da lei disprezzato e senz’aver nulla concluso se ne dovette tornare dal-
l’Italia in Lorena”.27 All’epoca di Matilda il matrimonio durava comunque per sempre
e terminava soltanto con la morte.
La torre di Matilda Matilda’s tower in Rome
a Roma, sull’Isola on the Isola Tiberina;
Tiberina; in una nicchia in a niche of the tower
is the head of a woman
della torre è collocata la some call Matilda of Canossa.
testa di una donna che
alcuni ritengono
Matilda di Canossa.
Nel giugno 1073, Beatrice e Matilda presenziarono alla consacrazione del loro allea-
to, l’arcidiacono Ildebrando, a Roma. L’elevazione di Ildebrando al soglio pontificio,
con il nome di Gregorio VII, alla quale si erano opposti Enrico IV e i vescovi sia ger-
manici sia lombardi, portò a una totale rottura delle relazioni tra lo Stato germanico
e la Chiesa di Roma. Durante questa lotta, Matilda sostenne il papato di Ildebrando
e le riforme della Chiesa romana, definite, dal nome del pontefice, “Riforma grego-
riana”, designazione ancor oggi in uso.
Quando giunse a Roma, Matilda era una giovane donna di 28 anni e di bell’aspetto,
69
appartenente a una famiglia ricca e aristocratica. Gli storici della Chiesa mettono in
luce la spiritualità e l’ascetismo che sicuramente contraddistinsero la contessa in età
avanzata, mentre le femministe la preferiscono in veste guerriera, più a suo agio con
un’armatura indosso che non con una gonna. Nell’illustrazione del frontespizio della
Vita Mathildis di Donizone (si vedano pp. 63, 99) la nobildonna è abbigliata con
spesse vesti colorate, coperte d’oro e di gemme, ossia appare ricca, sicura di sé e
molto, molto femminile. Le abbondanti vesti non mascherano la sua snella figura,
flessuosa e seducente, né il bianco soggolo riesce veramente a nascondere la donna
intelligente e affascinante rivelata dai profondi occhi azzurri.
La corrispondenza ufficiale di Gregorio, conservata in ordine cronologico presso la
Biblioteca Apostolica Vaticana, documenta quegli anni.28 Le lettere di Matilda, inve-
ce, non ci sono pervenute, ma Donizone riferisce che fino al giorno della morte il
papa inviò di frequente i suoi messi a cercare la contessa.29 Volutamente il pontefice
intrattenne con il duca Goffredo una corrispondenza separata da quella con la
duchessa Beatrice e sua figlia Matilda.
Dopo il Natale del 1073, Matilda scrisse al papa chiedendogli, in tutta semplicità, se
ella avrebbe dovuto accogliere le pressioni ecclesiastiche e legali che la sollecitavano a
ritirarsi in convento, unica alternativa per una donna della sua classe che aveva abban-
donato il letto nuziale. Il 16 febbraio 1074 Gregorio scrisse: “Quanta cura io abbia
per te e per la tua salute spirituale, e quanta incessante sollecitudine, lo può intende-
re solo Colui che scruta gli arcani del cuore, ed egli lo sa molto meglio di me”; egli
incoraggiava inoltre Matilda a perseverare e ad affidarsi alla madre di Cristo, Maria.30
Entro il marzo 1074 Matilda era ormai di ritorno a Roma, dove è riportata la sua par-
tecipazione, insieme ad alcuni capi laici, al tradizionale sinodo quaresimale dei vesco-
vi. Durante quell’assemblea Gregorio lanciò il suo primo appello ai cristiani affinché
corressero in difesa della Terra Santa,31 appello che egli rese personale in una lettera a
Matilda del 16 dicembre 1074, in cui scriveva che l’imperatrice Agnese sarebbe anda-
ta con loro “lasciando tua madre qui a proteggere i nostri comuni interessi, in modo
che con l’aiuto di Cristo il nostro viaggio sarà sicuro. […] Io, con tali sorelle, attra-
verserò il mare con grandissima gioia e porrò la mia vita, se così dovrà essere, al ser-
vizio di Cristo insieme con voi, che spero di avere per sempre al mio fianco nella
nostra dimora eterna”.32
Dopo aver ricevuto questa lettera dal pontefice, Matilda si trasferì a Roma. Qui sog-
giornò in una fortezza di proprietà della famiglia Pierleoni sull’Isola Tiberina; di que-
sto edificio sopravvive ancor oggi una torre. La torre è collegata alla riva del più anti-
co ponte di Roma, costruito dall’ingegnere romano Fabricius verso il 62 a.C.
Matilda si trovava dunque a Roma nella primavera del 1075, durante quello che fu
forse il più importante periodo del pontificato gregoriano, e mantenne tale residenza
romana fino al 1087. Gli alleati di Gregorio VII definivano Matilda la sua più astu-
ta consigliera (“in consiliis astutissima”). In una lettera alla contessa del 16 ottobre
1074, il papa testimoniava la fiducia che aveva nel suo buon giudizio.33
In occasione dell’ottavo centenario della morte di Matilda, Vincenzo Bianchi-Caglie-
si scrisse: “Matilde di Canossa è in tutti i suoi atti squisitamente donna; non proprio
una santa, ma una virago nel più spirituale senso della parola. Vale certo più che tutti
i suoi contemporanei, tranne un solo, per doti di cuore e d’intelletto; unicamente
l’uomo ideale, Ildebrando”.34
70
rians emphasize the spirituality and asceticism that Matilda sure-
ly possessed in her old age, while feminists prefer to view her as 1075 Roma
the woman who would be warrior, more comfortable in armor
than in a skirt. In the frontispiece of Donizone’s Vita Mathildis Il Dictatus Papae
(see p. 63, 99), she is dressed in thick colorful robes, covered in
gold and gems – in other words, rich, self-confident, and very,
1075 Rome
very feminine. The lavish robes do not mask her slim figure, lithe
and alluring; nor does her white wimple quite hide the intelli- The Dictates of the Pope
gent, engaging woman reflected in her deep blue eyes.
Gregory’s official correspondence, preserved in chronological
order in the Apostolic Library of the Vatican, documents these
years.28 Matilda’s letters are not preserved, but Donizone record-
ed that up until the day he died Pope Gregory frequently sent
messengers seeking her.29 The pope pointedly kept separate cor-
respondence with Duke Godfrey and Duchess Beatrice and her
daughter Matilda.
After Christmas 1073, Matilda wrote the pope and asked, sim-
ply enough, whether she should accede to legal and ecclesiastic
pressure and retreat to a convent — the only alternative for a
woman of her class who abandoned her marriage bed. On Feb-
ruary 16, 1074, Gregory wrote, “How great are my care and my
unceasing devotion to your welfare and that of your kindred, he
alone knows who searches the mysteries of the heart and who
understands better than I myself ”; he encouraged her to perse-
vere and to entrust herself to Christ’s mother, Mary.30
By March 1074 Matilda was again in Rome, recorded with lay
leaders in attendance at the regular Lenten synod of bishops. At
this synod, Gregory launched the first appeal to Christians to
defend the Holy Land.31 An appeal that he made personal in a
letter to Matilda dated December 16, 1074, in which he wrote
that the Empress Agnes would go with them “leaving your
mother here to protect our common interests, so that with
Christ’s help we may be safe in going […] And I, provided with
such sisters, would most gladly cross the sea and place my life, if
need be, at the service of Christ with you whom I hope to have
forever at my side in our eternal home.”32
After receiving Gregory’s letter, Matilda moved to Rome. She
Il Dictatus Papae emanato
stayed in a fortress belonging to the Pierleoni family on the Isola da Gregorio VII nel marzo
Tiberina, of which one tower still stands. The tower guards the 1075.
oldest bridge in Rome, built by the Roman engineer Fabricius c. The Dictates of the Pope, issued
62 BC. by Gregory VII in March 1075.
Matilda was in Rome during the spring of 1075, possibly the
most important period of Gregory’s papacy, and she maintained Matilda is in Rome in early March 1075 when Gregory VII writes Matilda si trovava a Roma all’inizio del mese di marzo del 1075, quando il pontefice
this home in Rome until 1087. Pope Gregory VII’s allies called the Dictates of the Pope, called the “gauntlet thrown down by Gre-
Matilda his most astute counselor (“in consiliis astutissima”). In scriveva il Dictatus Papae, definito “un guanto di sfida gettato da Gregorio VII sul volto
gory VII in the face of the German King Henry IV to liberate the
a letter to Matilda dated October 16, 1074, Gregory VII wrote: church.”35 The Dictates contain the basic outline of the Gregori-
del re germanico Enrico IV per liberare la Chiesa”.35 Il Dictatus contiene la traccia essen-
“[...] to you, my most beloved daughter, I have no hesitation in ziale della riforma gregoriana articolata in 27 proposizioni concise, scritte in elenco su
an reform in 27 succinct sentences listed on a single sheet of
declaring any of these matters; for I have more confidence in paper. The Dictates delineate a radical reorganization of the un unico foglio di carta. La bolla delinea una riorganizzazione radicale della Chiesa
your good judgment than you yourself could possibly express.”33 Roman Church and of western society. Pope Gregory VII freed romana e della società occidentale. Gregorio VII liberava il clero dal dominio imposto
On the occasion of the 800th anniversary of Matilda’s death, the clergy from domination by the German Empire and returned
Vincenzo Bianchi-Cagliesi wrote “Matilda in all her actions was dall’Impero germanico e restituiva alla Roma pontificia la gestione della ricchezza della
the administration of the wealth of the Church to papal Rome,
exquisitely a woman, not really a saint, but a virago in the most confirming the opposition of the monks from Cluny to the sale
Chiesa, avallando l’opposizione dei monaci di Cluny alla compravendita delle cariche
spiritual sense of the word. None of her contemporaries could ecclesiastiche (simonia) e all’investitura dei vescovi da parte del sovrano germanico e
of clerical office (simony) and to investiture of bishops by the
match her compassion or her intellect except one, Hilde- German king and lay nobility. He freed the laity from the feudal della sua aristocrazia laica. Gregorio liberò i laici dalle catene feudali della classe sociale
brand.”34 shackles of class and wealth by insisting that the Church was the e della ricchezza, insistendo che unico arbitro della giustizia universale era la Chiesa:
sole arbiter of universal justice: all men, Gregory said, are equal in tutti, affermava Gregorio, erano uguali agli occhi di Dio. Soltanto il papa poteva giu-
the eyes of God. Only the Pope could judge all men, and he was
judged by, and accountable only to, God (cats. 8-10).
dicare gli uomini e soltanto a Dio egli rispondeva e da Dio era giudicato (catt. 8-10).
In the words of one historian, “The purity of his thought, even Come afferma uno storico, “La purezza del suo pensiero, anche quando forzato fino
when stretched to the point of exaggeration, was only the purity all’esagerazione, era soltanto la purezza della Justitia Dei, la purezza che splende nella
in the Justitia Dei, the purity that shines in the clear transparent chiara e trasparente durezza di un diamante tagliato”.36 Per questa stupefacente chia-
hardness of a cut diamond.”36 For this breath-taking clarity, Gre- rezza Gregorio VII è considerato il più grande tra i pontefici medievali, colui che
gory VII is considered the greatest of the medieval popes, the
man who led the first revolution of the western world.37
guidò la prima rivoluzione del mondo occidentale.37
71

Sette cruciali eventi del 1076
The Seven Momentous Events
of 1076
Tomba di Beatrice di Lorena,
Camposanto, Pisa.
Tomb of Beatrice of Lorraine,
Camposanto, Pisa.
L’emanazione del Dictatus Papae mise in moto una serie di eventi importanti che cul-
minò sulle nevi del castello di Canossa. Durante quei mesi Matilda si trovava a Pisa,
impegnata ad assistere la madre nella sua ultima malattia prima della morte.
I. Vigilia di Natale del 1075
La vigilia di Natale del 1075, Gregorio VII, secondo la tradizione, recitò la messa sul-
l’altar maggiore di Santa Maria Maggiore a Roma, nella quale è conservata la Sacra Culla
del Bambin Gesù. Mentre stava amministrando la comunione, i soldati della famiglia
Cenci lo catturarono, probabilmente su richiesta di Enrico IV. Il giorno di Natale l’eser-
cito della famiglia del papa, i Pierleoni, liberò il pontefice dalla torre dei Cenci.
II. Enrico IV e i vescovi germanici depongono Ildebrando dal soglio pontificio
su cui sedeva come papa Gregorio VII
Nel gennaio 1076 Enrico IV convocò a Worms un concilio di vescovi germanici e lom-
bardi: vi presero parte 26 vescovi nonché i duchi tedeschi, fra cui Goffredo il Gobbo.
Per l’emanazione del Dictatus, essi accusarono Ildebrando di “inaudito orgoglio”.38
Ritennero Gregorio VII colpevole di tre crimini: l’ascesa al soglio pontificio in violazio-
ne del Decretum in electione papae, promulgato da Niccolò II il 12 aprile 1059; l’usur-
pazione, nei confronti del corpo dei vescovi, di “ogni potestà, che pure si sa esser stata
affidata loro, per opera divina, attraverso la grazia dello Spirito Santo”; e la coabitazione
con una donna che era moglie di un altro.39 Inoltre lo accusarono di aver ascoltato il con-
siglio di Matilda e di aver in tal modo permesso “che tutte le sentenze, tutte le decisio-
ni della Sede apostolica siano emanate dalle donne, e che da questo inaudito senato di
donne sia amministrata pressoché tutta la Chiesa universale”. Queste donne erano la
madre di Enrico IV, l’imperatrice Agnese (deceduta il 21 dicembre 1077), Beatrice di
Lorena (deceduta il 18 aprile 1076) e Matilda.40 Il re chiese allora a Gregorio VII le sue
dimissioni mediante una lettera. Il sovrano così scriveva: “Enrico, re non per usurpazio-
ne ma per pia disposizione di Dio, a Ildebrando, non più apostolico, ma falso monaco”.
72
The issuance of the Dictates of the Pope set into motion a series
of momentous events that culminated in the snows of Matilda’s
castle of Canossa. During these months, Matilda was in Pisa
tending her mother during her final illness.
I. Christmas Eve 1075
On Christmas Eve of 1075, the pope traditionally says Mass at
the high altar of the basilica of Santa Maria Maggiore in Rome
where the crib of the baby Jesus is preserved. As Gregory VII was
distributing communion to the faithful, soldiers from the Cenci
family seized him, presumably on instructions from Henry
IV. On Christmas Day, the militia of the pope’s family, the Pier-
leoni, rescued Gregory VII from the Cenci tower.
II. Henry IV and the German Bishops Depose Hildebrand
as Pope Gregory VII
In January 1076, Henry IV convened a council of German and
Lombard bishops at Worms: 26 bishops attended as well as the
German dukes, including Godfrey the Hunchback. For issuing
these Dictates the bishops accused Hildebrand of unheard of
pride.38 They found Gregory VII guilty of three crimes: ascending
to the papacy in violation of the Papal Election Decree promul-
gated by Pope Nicholas II on April 12, 1059; usurping from the
body of the bishops of the Church “all the divine power conferred
upon them through the grace of the Holy Spirit” and cohabitating
with a woman who was another man’s wife.39 They also found
Gregory guilty of listening to her advice, with the result that “the
entire Church is administered through a senate of women,”
including Henry IV’s mother, the Empress Agnes of Poitiers (d.
December 21, 1077), Beatrice of Lorraine (d. April 18, 1076), and
Matilda.40
The king then demanded Gregory VII’s resignation by a letter,
writing: “Henry, King not by usurpation, but by the pious ordi-
nation of God, to Hildebrand, now not pope but false monk”.
III. Pope Gregory VII Ex-communicates the German King
Henry IV
190 bishops attended the synod in Rome in February 1076 at
which the king’s emissary read Henry IV’s demand for his resig-
nation. On February 22, Gregory VII ex-communicated Henry
IV, banned him from the communion of the faithful, released all
Christians from their feudal oaths of loyalty, and forbade anyone
to obey him as king.
IV. Godfrey the Hunchback Is Murdered
Four days later, on the road from Worms to Verdun, Matilda’s
estranged husband was murdered, with a sword up his anus as he
relieved himself in the latrine. Godfrey the Hunchback agonized
for a week before he bled to death. During this torment, he
named his nephew, Godfrey of Bouillon, as heir to his properties
in the Lorraine and in northern Italy and he refused the last rites
of the Church that he believed had betrayed him.41
V. The placito di Borgo Marturi, where the Digest of the
Emperor Justinian Is Cited for the First Time in Centuries
The ex-communication of Henry IV and the death of Godfrey
the Hunchback eliminated the two men who personified Ger-
man feudal power in the Canossan territories.42
Within weeks after the death of Godfrey, in March 1076, Justin-
ian’s Digest was cited for the first time in centuries in a legal pro-
ceeding concerning land ownership (cat. 6).43 The document was
issued at the church of Santa Maria in Borgo Marturi (near Pog-
gibonsi) by a judge (“iudex”) named Nordillo who stated that he
was acting under the authority of Duchess Beatrice. Also present
among the judges was Pepo, “legis doctore,” very likely the same
expert on Justinian’s Digest who is cited in June 1072 in a docu-
ment issued by Beatrice with her daughter Matilda.
VI. The Death of Beatrice of Lorraine
A month later, on April 18, 1076, Beatrice died in Pisa where she
was buried in an ancient Roman sarcophagus in the nave of the
cathedral of Santa Maria Assunta. Beatrice had outlived Godfrey,
long enough to establish Justinian’s Digest, which allows a daugh-
ter to inherit, own and manage property at her father’s death, as
an alternative law to the feudal laws of the German Kings Henry
III and Henry IV.44
VII. Matilda Begins to Govern Her Father’s Lands in Her
Own Name
On May 27, 1076, at Marengo, north of Mantua, in the palace
where her mother married her father, Matilda took charge of her
father’s properties as his daughter (“Matilda comitissa, Bonifacii
marchionis filia”). She made a donation to benefit the abbess and
the female convent of San Sisto in Piacenza.45 She took charge
irrespective of the rights of the heir named by her deceased hus-
band and without any authority from the German King Henry
IV, who, in any event, being ex-communicated was unable to
exercise his royal prerogatives.
III. Gregorio VII scomunica Enrico IV
Nel febbraio 1076 190 vescovi parteciparono al sinodo di Roma, al quale l’inviato del
re lesse la richiesta delle dimissioni papali avanzata da Enrico IV. Il 22 febbraio Gre-
gorio VII scomunicò Enrico IV, escludendolo dalla comunione dei fedeli, con le
seguenti parole: “[...] interdico al re Enrico, figlio di Enrico imperatore, il quale con
inaudita superbia è insorto contro la tua Chiesa, il governo dell’intero regno di Ger-
mania e d’Italia, e sciolgo tutti i cristiani dal giuramento di fedeltà che gli hanno pre-
stato o gli presteranno, e proibisco a ognuno di servirlo come re”.
IV. Goffredo il Gobbo è assassinato
Quattro giorni dopo, sulla via che da Worms porta a Verdun, il marito separato di
Matilda fu assassinato con una spada che gli venne conficcata nell’ano, mentre si tro-
vava nella latrina. Goffredo agonizzò per una settimana prima di morire per dissan-
guamento. Durante il suo tormento, nominò il nipote, Goffredo di Buglione, erede
dei propri possedimenti in Lorena e nell’Italia settentrionale; infine rifiutò gli estre-
mi riti della Chiesa dalla quale si riteneva tradito.41
V. Il placito di Borgo Marturi, nel quale viene citato per la prima volta,
dopo secoli d’oblio, il Digesto dell’imperatore Giustiniano
La scomunica di Enrico IV e la morte di Goffredo il Gobbo eliminarono i due uomi-
ni che incarnavano il potere feudale germanico nei domini canossiani.42
Entro poche settimane dalla morte di Goffredo, nel marzo 1076, il Digesto di Giu-
stiniano veniva menzionato per la prima volta dopo secoli in un procedimento lega-
le riguardante la proprietà di terre (cat. 6).43 Il placito fu emesso nella chiesa di Santa
Maria a Borgo Marturi (vicino a Poggibonsi) da un giudice (“iudex”) di nome Nor-
dillo, il quale dichiarava di agire sotto l’autorità della duchessa Beatrice. Tra i giudici
era presente anche Pepo, “legis doctore”, molto probabilmente lo stesso esperto del
Digesto giustinianeo il cui nome viene menzionato nel giugno 1072 in un documen-
to emanato da Beatrice insieme alla figlia Matilda.
VI. Morte di Beatrice di Lorena
Un mese dopo, il 18 aprile 1076, Beatrice morì a Pisa, dove fu sepolta, in un sarcofa-
go romano, nella navata centrale della cattedrale di Santa Maria Assunta. Beatrice
sopravvisse a Goffredo abbastanza a lungo da stabilire, quale alternativa alle leggi feu-
dali dei sovrani germanici Enrico III ed Enrico IV, il Digesto giustinianeo, che con-
sentiva a una figlia di ereditare, possedere e gestire le proprietà del padre alla morte di
quest’ultimo.44
VII. Matilda comincia a governare in prima persona i domini paterni
Il 27 maggio 1076, a Marengo, a nord di Mantova, nel palazzo in cui si erano sposa-
ti i suoi genitori, Matilda assunse il possesso delle proprietà paterne in qualità di figlia
di Bonifacio (“Matilda comitissa, Bonifacii marchionis filia”). Concesse inoltre alcu-
ni beni alla badessa del convento femminile di San Sisto a Piacenza.45 Agì con non-
curanza riguardo ai diritti dell’erede designato dal defunto marito e senza chiedere
l’autorizzazione del re Enrico IV, il quale, poiché era scomunicato, non avrebbe
comunque potuto esercitare le sue prerogative reali.
73

1077 Canossa
Umiliazione e perdono
del re Enrico IV
1077 Canossa
The Humiliation and Pardon
of King Henry IV
A Canossa, Enrico IV
chiede all’abate di Cluny
e a Matilda di intercedere
in suo favore presso il papa,
da Vita Mathildis
di Donizone, ms. Vat. Lat.
4922, II, c. 49r.
At Canossa, Henry IV asks the
abbot of Cluny and Matilda to
intercede for him before the
pope, from the Vita Mathildis
by Donizone, ms. Vat. Lat.
4922, II, f. 49r.
Questi eventi dell’anno precedente costrinsero il sovrano germanico a presentarsi in
ginocchio dinanzi al papa romano presso il castello di Matilda a Canossa. La scomu-
nica aveva avuto conseguenze devastanti per Enrico IV: i duchi germanici gli aveva-
no concesso un anno per rientrare in seno alla Chiesa di Roma, altrimenti lo avreb-
bero deposto e avrebbero eletto un altro re.
Nel dicembre 1076 Gregorio VII si recò a Lucca, dove con Matilda celebrò il Nata-
le insieme al vescovo Anselmo. Il papa e la contessa proseguirono poi per Mantova in
attesa dei soldati che avrebbero scortato il pontefice in Germania per presiedere
all’elezione di un nuovo re. Per impedire l’incontro tra il papa e i duchi germanici
Enrico attraversò le Alpi nel cuore del più freddo inverno mai registrato e giunse in
Italia nei primi giorni di gennaio 1077, inizialmente con uno scopo non molto chia-
ro. Per essere al sicuro, Gregorio e Matilda si ritirarono a Canossa, dove il re li seguì
giungendovi entro il 25 gennaio 1077.
Secondo la lettera inviata da Gregorio VII ai duchi germanici alla fine di gennaio, il
sovrano rimase per tre giorni fuori delle mura del castello, a piedi nudi nella neve e
in abito da penitente. Il 28 gennaio 1077 il papa acconsentì a perdonare Enrico per
i suoi peccati e a riammetterlo alla comunione dei fedeli.46
Nel racconto di Donizone, il sovrano si inginocchiò dinanzi all’abate di Cluny e poi
dinanzi a Matilda, e chiese a quest’ultima di perorare la sua causa presso il pontefice.
Nella miniatura donizoniana raffigurante la scena, il re ha sul capo la corona e in
mano il globo, due insegne del potere regale; inoltre indossa le scarpe. Matilda, sedu-
ta sotto un baldacchino e avvolta in un manto di broccato, appare, sicura di sé, in
una posizione di autorità sebbene in questo caso, a differenza del ritratto del fronte-
spizio, non indossi la corona.
Nel racconto di Matilda e del pontefice, fu la contessa a convincere il papa a perdo-
nare il re.47 Matilda acconsentì a intercedere presso Gregorio in base alle promesse a
74
These events of the previous year brought the German king to
his knees before the Roman pope at Matilda’s castle of Canossa.
The ex-communication had devastating consequences for Henry
IV: the German dukes gave him one year to return to commun-
ion with the Roman Church or they would depose him and elect
another king.
In December 1076, Pope Gregory VII traveled to Lucca where
he and Matilda celebrated Christmas with Bishop Anselmo.
They continued to Mantua to wait for soldiers who would escort
the pope to Germany to preside at the election of a new king. To
prevent the meeting of the pope with the German dukes, Henry
IV crossed the Alps in the middle of the coldest winter on record
and arrived in Italy in early January 1077, his intentions initial-
ly unclear. Gregory and Matilda retreated to Canossa for protec-
tion. The king followed, arriving at Canossa by January 25,
1077.
According to the letter of Pope Gregory VII, written to the Ger-
man dukes at the end of January, the king stood in the snow, in
penitent garb, barefoot, for three days outside the castle walls.
The pope agreed to pardon his sins, and to re-admit him to the
communion of the faithful, on January 28, 1077.46
In Donizone’s telling, the king knelt first before the abbot of
Cluny and then before Matilda, and asked her to plead his case
before the pope. In Donizone’s miniature of this scene, Henry
wears his crown and holds the orb, both indicia of his royal
office; he wears shoes. Matilda sits under a canopy dressed in a
brocade cape, looking very much in charge, although, unlike her
portrait on the frontispiece, Matilda wears no crown.
In her and the pope’s telling, it is Matilda who convinced the
pope to forgive the king.47 She agreed to intercede with the pope
based upon assurances made to her by Henry IV. The pope
granted the pardon based upon promises made to him by Henry lei fatte da Enrico IV, mentre il papa concesse il perdono in base alle promesse otte-
IV, promises which Gregory demanded that Matilda guarantee. nute lui stesso dal re, promesse per le quali il pontefice chiese la presenza di Matilda
When the king left Canossa, he repudiated every one of those
promises; Henry IV immediately realigned with the bishops who
nel ruolo di garante.
opposed the reforms of the Church, including Guibert of Parma Lasciata Canossa, il sovrano rinnegò tutte quelle promesse e si riallineò immediata-
mente con i vescovi contrari alle riforme della Chiesa, fra questi Guiberto di Parma, il
who would become the leader of the opposition to Gregory as
Henry’s Antipope Clement III. Henry IV invited the pope and quale nella veste di antipapa Clemente III, sostenuto da Enrico IV, sarebbe divenuto il
Matilda to a meeting in Mantua, intending to capture and capo dell’opposizione contro Gregorio. Il sovrano invitò Gregorio e Matilda a un incon-
imprison them. They were warned of the plot on the road to
Mantua and immediately returned to the security of Matilda’s
tro nella città di Mantova con l’intento di catturare e imprigionare entrambi. Tuttavia,
avvisati del complotto mentre erano in viaggio, il pontefice e la contessa ritornarono
fortress at Canossa. They stayed in these mountains during the
months that Henry IV remained in Italy.48 When the king immediatamente al sicuro nella fortezza di Canossa e rimasero lì, tra i monti, durante
returned to Germany, he zealously sold churches for money, tutti i mesi della permanenza di Enrico in Italia.48 Rientrato in Germania, il sovrano si
sometimes investing two men as bishops of the same diocese.49 precipitò a vendere chiese in cambio di soldi, nominando talvolta due vescovi per una
Matilda then repudiated Henry IV as her king.
stessa diocesi.49 A quel punto Matilda rinnegò Enrico IV come suo re.
1077 Da Canossa a Roma
Creazione di un nuovo ordine
nelle terre di Canossa
1077 From Canossa to Rome
The Establishment of a New Order
in the Canossan Territories
Veduta del Passo
delle Radici tra
Canossa e Lucca.
View of the Passo delle
Radici between
Canossa and Lucca.
From December 1076 until the following autumn, Pope Grego-
Dal dicembre 1076 all’autunno seguente, Gregorio VII e Matilda percorsero in ogni
ry VII and the Countess Matilda traveled extensively through
direzione le terre un tempo governate dal padre della contessa. Questa missione mira-
territories formerly ruled by her father. Their mission was to
demonstrate in person the radical transformation in law and va a rendere una testimonianza personale della radicale trasformazione in atto, per
governance that was under their direction. They are recorded in loro volere, nella legge e nella pratica di governo. La presenza del papa e di Matilda è
Lucca, Mantua, the monastery of Nonantola and the Apennine documentata a Lucca, a Mantova, al monastero di Nonantola, nei castelli e monaste-
mountain castles and monasteries of Canossa, Frassinoro, and
ri appenninici dei Canossa, a Frassinoro e a Carpineti.50 I due erano in Toscana
Carpineti.50 They were in Tuscany by early June when the pope
all’inizio di giugno, quando il pontefice emanò un privilegio papale a favore del
issued a papal privilege in favor of the Florentine convent of
Santa Felicita (cat. 7); Matilda is documented at a hearing held monastero femminile di Santa Felicita a Firenze (cat. 7), mentre è attestata la parte-
in Florence on June 6, 1077.51 cipazione di Matilda a un’udienza del 6 giugno 1077, a Firenze.51
Two weeks later, by June 21, 1077 the pope and the countess are Due settimane dopo, entro il 21 giugno 1077, viene registrata la presenza del papa e
recorded in Pisa, at the Canossan villa where Beatrice had died
della contessa a Pisa, nella villa canossiana in cui era deceduta Beatrice l’anno prece-
the year before.52 In the summer of 1077 Matilda entered into a
dente.52 Nell’estate del 1077 Matilda strinse un patto con i cittadini di Pisa (“cives
pact with the citizens of Pisa (“cives pisani”) obtaining from them
their agreement to accept a bishop appointed by Pope Gregory pisani”), ottenendo il loro consenso ad accogliere un vescovo designato da Gregorio
VII without any connection to the king. In exchange, Matilda VII e non vincolato in alcun modo al re. In cambio Matilda concedeva la soppres-
agreed to release or loosen marchesal authority in Pisa. Pope Gre- sione o un allentamento dell’autorità marchionale sulla città. Papa Gregorio VII ripo-
gory VII had great hope for Landolfo, the bishop he appointed in
neva molte speranze in Landolfo, il vescovo da lui assegnato in quell’anno alla dioce-
1077 who unfortunately died prematurely two years later, in
si pisana – il quale sfortunatamente morì due anni dopo, nel 1079.53 Sempre nel giu-
1079.53Pisa’s independence received the blessing of Pope Gregory
VII in June 1077 when he approved the Consuetudines de mari gno 1077, papa Gregorio VII approvò le Consuetudines de mari (Leggi e Consuetu-
(Laws and Customs of the Sea) which the Pisans had developed dini del Mare) che i pisani avevano elaborato per autogovernarsi.54 Gregorio, con
75

ogni probabilità, si recò in visita e celebrò messa al santuario di San Piero a Grado
nell’antico porto di Pisa, dove l’apostolo Pietro era sbarcato nell’anno 44. Su una pie-
tra di marmo bianco, sopra la quale fu poi eretto un santuario, Pietro, quale ringra-
ziamento per essere giunto sano e salvo a destinazione, consacrò il pane e il vino in
ricordo del Nuovo Testamento. La chiesa romanica di San Piero a Grado, presso Mari-
na di Pisa, sorge al di sopra di questo altare.
L’identificazione di Gregorio VII con il primo apostolo è così totale che di sé il papa
disse di essere Pietro “ora vivo in carne e ossa”.55 Non meno forte è il collegamento di
Matilda con Pietro: il papa la chiamò “figlia di san Pietro”, una definizione frequente-
mente ripresa da Donizone.56
1077 Roma
Donazione di Matilda
a San Pietro e suo secondo
incontro con Pepo,
studioso del diritto romano
1077 Rome
Matilda’s Donation
to St. Peter and Her Second
Encounter with Pepo,
a Scholar of Roman Law
Il viaggio di Gregorio VII e Matilda si concluse al Palazzo del Laterano a Roma. Qui
la contessa dichiarò la propria intenzione di donare tutti i suoi beni terreni alla chie-
sa di San Pietro nella persona di papa Gregorio;57 nel novembre 1102 confermò la
donazione nell’unico documento da lei mai firmato nel castello di Canossa. Sebbene
Donizone parli della decisione presa da Matilda, essa rimane tuttavia fortemente dub-
bia, poiché resta oggi soltanto una copia del documento del 1102, poiché l’atto ori-
ginale è andato perduto.58
76
La basilica di San Piero a Grado
a Marina di Pisa.
The basilica of San Piero a Grado,
Marina di Pisa.
Firma del pontefice nel privilegio
di Gregorio VII al monastero
benedettino di Santa Felicita,
emanato a Firenze nel 1077,
Firenze, Archivio di Stato.
Signature of the pope in the privilege of
Gregory VII to the Benedictine convent
of Santa Felicita, issued in Florence in
1077, Florence, Archivio di Stato.
to govern themselves.54 Also in June, Gregory would have visited
and said Mass at the Petrine shrine of San Piero a Grado at the
ancient port of Pisa where the Apostle Peter landed in 44 AD. In
thanksgiving for his safe journey, Peter consecrated bread and
wine in memory of the new covenant on a white marble slab over
which a shrine was constructed. The Romanesque church of San
Piero a Grado at Marina di Pisa rises above this altar.
Pope Gregory VII’s identification with the first Apostle was so
complete that he spoke of himself as Peter “now living in the
flesh”.55 Matilda’s connections to Peter were no less strong. The
pope called her the “daughter of St. Peter”, a description repeat-
ed frequently by Donizone.56
Firma di Matilda su
un documento redatto
a Villa Magisi, nei pressi
di Firenze, il 28 dicembre
1104, Firenze, Archivio
di Stato.
Signature of Matilda on
a document made at Villa
Magisi near Florence on
December 28, 1104,
Florence, Archivio di Stato.
Pope Gregory VII and Matilda’s journey ended at the Lateran
Palace in Rome when Matilda declared her intention to give all
her worldly goods to the church of St. Peter in the person of
Pope Gregory.57 In November 1102 she confirmed the donation
in the only document she ever signed in the castle of Canossa.
Although Donizone describes Matilda’s donation, it remains
enormously controversial as the original was lost and only a copy
of the 1102 document exists today.58
On leaving Rome, Matilda traveled north to the Canossan terri- Lasciata Roma, Matilda si diresse a nord, per far ritorno nelle terre di Canossa. Fece
tories. She stopped in Borgo Marturi in southern Tuscany. There sosta a Borgo Marturi, nella bassa Toscana. Lì giunta, garantì alcune proprietà al
she guaranteed possession of certain lands to the bishop of
Volterra; in this document dated February 11, 1078, she adopt-
vescovo di Volterra; nel relativo documento, datato 11 febbraio 1078, la contessa
adottò per la sua firma il formato che avrebbe utilizzato nei successivi 40 anni: MATIL-
ed the form of signature she will use for the next 40 years, MATIL-
DA DEI GRATIA SI QUID EST (Matilda who by the grace of God is DA DEI GRATIA SI QUID EST (Matilda per grazia di Dio è ciò che è) scritto all’interno
who she is) inside a hand-penned cross.59 Her signature di una croce tracciata a mano.59 Questa firma annunciava sia l’alleanza della contessa
announced both her alliance with St. Peter and her intent to con San Pietro sia il suo intento di sostituire l’ordine feudale germanico con quello
replace the German feudal order with Rome’s (cat. 11).
One week later, on February 19, 1078, Matilda is again recorded
di Roma (cat. 11).
in the presence of Pepo, the legal scholar of Justinian’s code of civil Una settimana dopo, il 19 febbraio 1078, si ha nuovamente notizia di Matilda in pre-
laws. In this document “Pepo advocatore” again is listed as the senza di Pepo, il primo giurista studioso del codice civile giustinianeo. Nel docu-
lawyer to the abbot of San Salvatore at Monte Amiata (cat. 12).60 mento “Pepo advocatore” viene menzionato ancora una volta come avvocato del-
In these two documents Matilda acts in her own name using feu-
l’abate di San Salvatore al Monte Amiata (cat. 12).60
dal titles (“Matilda dux et marchionissa” and “Matilda comitissa
atque ducatrix”); both acts are subscribed by “Lambertus iudex
In questi due documenti, Matilda agisce in forza dei propri titoli feudali (“Matilda
sacri palatii” and “Wido iudex regio.” dux et marchionissa” e “Matilda comitissa atque ducatrix”); entrambi i documenti
sono sottoscritti da “Lambertus iudex sacri palatii” e “Wido iudex regio”.
1078 Bolsena e Firenze
Primi atti di Matilda dopo
la sua donazione: ricostruzione
della basilica di Santa Cristina
a Bolsena e liberazione
di Firenze
1078 Bolsena and Florence
The First Acts of Matilda After Her
Donation: the Reconstruction of the
Basilica of Santa Cristina, Bolsena,
and the Liberation of Florence
Portale della
Contessa Matilda,
basilica di Santa
Cristina, Bolsena,
1078 circa.
Portale della Contessa
Matilda, basilica of
Santa Cristina, Bolsena,
c. 1078.
The most southern church restored by the countess is the basilica La chiesa più meridionale restaurata dalla contessa è la basilica di Santa Cristina a Bol-
of Santa Cristina in Bolsena. Located on the via Francigena, it is sena, situata sulla via Francigena. È, questa, una delle prime ristrutturazioni documen-
also among the first documented church restorations which Matil- tate che Matilda realizzò senza sua madre. Santa Cristina è una martire cristiana che
da accomplished by herself, without her mother. Santa Cristina
was an early Christian martyr who defended her faith and her vir-
difese la propria fede e verginità, ossia il diritto sul proprio corpo, contro la persecu-
ginity, that is, her rights over her own body, against the persecu- zione del padre. Sulla tomba della santa, ricavata nella locale roccia vulcanica, fu eret-
tions of her father. A shrine dating to the 4th century was built over to un santuario, risalente al IV secolo. Matilda visitò quest’antico luogo presumibil-
the saint’s tomb cut into the local volcanic rock. Matilda visited the mente con il papa, mentre si recavano a Roma nella tarda estate del 1077; i due si ango-
ancient shrine, likely with Pope Gregory VII on their journey to sciarono molto nel vederne le cattive condizioni. La basilica venne consacrata da Gre-
Rome in late summer 1077, and they despaired of its poor condi-
tion. This basilica was consecrated by the pope on May 10, 1078
gorio VII il 10 maggio 1078 con una cerimonia alla quale partecipò probabilmente
at a ceremony where the countess was likely also present. In 1263, anche la contessa. La basilica matildica, teatro nel 1263 del miracolo del Corpus Domi-
this Matildan basilica became the site of the miracle of Corpus ni, fu molto ampliata durante il Rinascimento. Per giungere al sacro altare è necessario
Domini and was greatly enlarged in the Renaissance. To arrive at passare attraverso il Portale della Contessa Matilda; questa porta di marmo bianco, oggi
the sacred altar, one must pass through the Portale della Contessa nella navata centrale, era probabilmente l’ingresso della chiesa romanica costruita dalla
77
nobildonna nel 1078. L’architrave è uno splendido esempio di scultura protoromanica
con al centro l’Agnus Dei; a destra dell’Agnello i tre Magi sono in adorazione del Bam-
bino; all’estrema sinistra sono raffigurate tre donne, probabilmente vergini martiri.
Nella donna incoronata che, tra le martiri e l’angelo, sta porgendo un dono alcuni
vedono l’effigie della contessa.61
In quello stesso anno, 1078, a Matilda viene attribuita la ricostruzione delle mura
intorno a Firenze per proteggere il Comune dal re germanico. Entro il 1079 Matil-
da aveva già trasferito ai fiorentini alcuni poteri giurisdizionali e amministrativi un
tempo riservati al marchese.62 Entro il quinquennio 1090-1095 i fiorentini avevano
costituito un consiglio per la riscossione e ripartizione dei tributi, conservando a
favore dei cittadini imposte in precedenza versate al sovrano germanico e al suo rap-
presentante feudale.63 Firenze è il solo Comune che rimase fedele a Matilda per tutta
la vita. Giovanni Spadolini, il quale dedicò alla contessa le prime pagine del suo
libro Firenze mille anni, scrive: “È durante il governo della contessa Matilda che si
assiste alla prima partecipazione dei cives ai pubblici poteri e all’amministrazione
della giustizia”.64
1080-1081 Roma,
la Toscana e Canossa
Seconda scomunica di Enrico
IV, arrivo del sovrano in Italia
e concessione di privilegi
ai Comuni toscani
1080-1081 Rome,
Tuscany and Canossa
The Second Ex-communication
of Henry IV, His Arrival in Italy
and the Concession of Privileges
Granted to the Tuscan Communes
Il 7 marzo 1080 papa Gregorio VII scomunicò Enrico IV per la seconda volta, scio-
gliendo nuovamente tutti i cristiani dal loro obbligo di fedeltà al sovrano feudale, una
misura che sarebbe rimasta in vigore fino alla primavera del 1111 quando il figlio di
Enrico IV avrebbe ottenuto da papa Pasquale II il perdono postumo del padre.
Nella primavera del 1081 Enrico IV ritornò in Italia per rivendicare, in base al dirit-
to di nascita, le terre settentrionali che il padre di Matilda aveva ottenuto in feudo dal
padre del re, le stesse terre che la contessa aveva donato alla Roma papale. I vescovi
di Parma, Modena e Reggio si schierarono con il sovrano germanico, il Comune di
Firenze si alleò invece con Matilda.
78
Matilda; this white marble door, today at the center of the basili-
ca’s nave, was likely the entrance to the Romanesque church built
by Matilda in 1078. The lintel is a marvelous example of early
Romanesque sculpture at the center of which is the Agnus Dei;
with the three Magi worshipping the Child; at far left, are three
women probably Virgin martyrs. Between the martyrs and the
angel is a woman wearing a crown and offering a gift who some
believe represents the Countess Matilda.61
In this same year, 1078, Matilda is credited with re-building the
walls around Florence to protect the commune from the German
king. By 1079 she had transferred jurisdictional and administrative
powers formerly reserved to the margrave to the Florentines them-
selves.62 By 1090-1095 the Florentines formed a council to collect
and disperse taxes, keeping for its citizens imposts previously paid
to the German king and his feudal representative.63 Florence is the
only commune that remained loyal to Matilda for her entire life.
Giovanni Spadolini devoted the initial pages of his book, Florence:
One Thousand Years, to the countess, writing: “It is during the rule
of Countess Matilda that we witness the first participation of the
cives in public offices and in the administration of justice.”64
Bernardo Daddi,
Madonna della
Misericordia, 1342,
affresco, Firenze,
Museo del Bigallo,
dettaglio della
veduta di Firenze
nel Medioevo.
Bernardo Daddi,
Madonna della
Misericordia, 1342,
fresco, Florence,
Museo del Bigallo,
detail of medieval
Florence.
On March 7, 1080 Pope Gregory VII ex-communicated
Henry IV for a second time, again releasing all Christians
from their oaths of feudal loyalty. This release from feudal
obligations will remain in effect until the spring of 1111 when
his son obtains a pardon for Henry IV, after his death, from
Pope Paschal II.
Henry IV returned to Italy in the spring of 1081 to avenge his
birthright to the lands in northern Italy which Matilda’s father
had held in feud from his father – the same lands that Matil-
da had donated to papal Rome. The bishops of Parma, Mode-
na, and Reggio sided with the German king; the commune of
Florence allied with Matilda.
When news arrived that Henry IV had crossed the Alps in
March 1081, Gregory VII remained in Rome. Matilda
returned for protection to her great grandfather’s impregnable
fortress at Canossa. The castle defended her, manned by few
soldiers; the fortress’s bastions, higher than any other castle’s,
were “impervious to bellicose machines, lances or javelins”.
She did not fear even the famine threatened by a siege, because
Canossa’s towers were filled with grain, meat and wine.65
Bishops allied with the Empire waged war against supporters
of the Gregorian reforms from the Po river plain south to
Rome. At Canossa, Matilda closed her gates against the fray.
She protected the priests and bishops who fled to Canossa for
12 years, 1081-1092 (cat. 13).66 But Matilda did not have the
soldiers to prevent the German king from marching his troops
all the way to Rome where he made camp.
In June 1081 the citizens of Lucca expelled Bishop Anselmo,
a supporter of Gregory and Matilda, from Lucca and sent a
delegation to Rome to request concessions from feudal taxes
that were, presumably, similar to those previously granted to
Pisa and Florence. In a royal privilege, now lost, Henry agreed
to protect the walls of Lucca and to exempt the citizens from
taxes charged on several roads and rivers.67 In July 1081 the
king granted similar protections and exemptions from feudal
obligations to the Pisans, and confirmed, as Pope Gregory had
before him, the Laws and Customs of the Sea adopted by the
citizens of Pisa. Henry IV next arrived at the walls of Floren-
ce built by the countess in 1078 and offered to grant the Flo-
rentines similar privileges in exchange for their support against
Matilda. The Florentines refused him entry.68 The significance
of these 1081 documents is most clearly revealed in their
omissions. In Lucca, the king prohibited anyone other than
himself, his son, or his chancellor from holding court, includ-
ing in this prohibition any margrave. He abolished the “per-
verse laws and customs imposed in the time of Bonifacio”
against the citizens of Lucca. In Pisa he promised not to
appoint a margrave of Tuscany without the consent of 12 men
elected by the Pisans, and he promised not to increase taxes
above those imposed by Bonifacio’s predecessor Ugo (that is,
c. 1000). In neither document does Henry IV ever mention
Matilda. Instead, these two privileges clearly indicate that
Henry never recognized any feudal authority in Matilda or
considered her to have any rights to her father’s feuds which
were within his regnum. She could not be deprived of offices
she never held. By specifically assuming authority over Pisa
and Lucca and over the administration of justice in their
courts, Henry IV also denied the legality of Matilda’s 1077
donation of her father’s properties to the Church in Rome.69
In exchange for this direct relationship with the king, Pisa and
Lucca profited by obtaining unprecedented autonomy, never
previously possible, in matters of jurisdiction over their dis-
putes and in rights of trade and commerce.70
Quando nel marzo 1081 giunse notizia che Enrico IV aveva attraversato le Alpi, Gre-
gorio VII rimase a Roma, mentre Matilda cercò rifugio nell’inespugnabile fortezza
costruita dal bisnonno a Canossa. Il castello, custodito da pochi soldati, la difese; i
bastioni della rocca, più alti di quelli di qualsiasi altro castello, erano “inaccessibili a
ogni macchina bellica, saetta o giavellotto”. La contessa non temeva neppure la care-
stia minacciata da un assedio, poiché le torri di Canossa erano piene di frumento,
carne e vino.65
I vescovi alleati dell’Impero mossero guerra contro i sostenitori delle riforme grego-
riane dalla pianura padana giù fino a Roma. Dinanzi allo scontro Matilda chiuse le
porte di Canossa; per 12 anni, dal 1081 al 1092, accolse i preti e i vescovi che cerca-
rono rifugio nella fortezza (cat. 13).66 Tuttavia, la contessa non aveva soldati a suffi-
cienza per impedire al sovrano germanico di proseguire con le sue truppe fino a
Roma, dove egli stabilì il suo accampamento.
Nel giugno 1081 i lucchesi espulsero dalla città il vescovo Anselmo, sostenitore di Gre-
gorio VII e di Matilda, poi inviarono una delegazione a Roma per chiedere l’esenzio-
ne da alcuni tributi feudali, un esonero presumibilmente simile a quello accordato da
Matilda ai fiorentini. In un suo privilegio reale, ora perduto, Enrico concesse ai luc-
chesi “ciò che essi chiedevano in conseguenza della loro lealtà nei suoi confronti”. Il re
acconsentì a proteggere le mura di Lucca e a esentare i cittadini dalle tasse imposte su
diverse strade e fiumi.67 Nel luglio 1081 il sovrano concesse anche ai pisani simili pro-
tezioni ed esenzioni dai tributi feudali e ratificò l’approvazione già accordata da papa
Gregorio alle Consuetudines de mari adottate da quella città. Enrico IV giunse poi alle
mura matildiche di Firenze e offrì gli stessi privilegi ai fiorentini in cambio del loro
appoggio contro Matilda. I fiorentini chiusero le porte al sovrano.68
Il valore di questi documenti del 1081 è rivelato più chiaramente dalle loro omissio-
ni. A Lucca, Enrico IV proibiva a chiunque non fosse lui stesso, suo figlio o il suo can-
celliere di “tener giudizio o placito in citta o nel borgo”, specificando che la proibizio-
ne valeva anche per i marchesi. Il sovrano proibiva inoltre le “consuetudines perversas”
imposte al tempo di Bonifacio contro i cittadini di Lucca. Ai pisani il re prometteva
di non nominare “in Tuscia alcun marchese senza il consenso dei dodici uomini elet-
ti”; si impegnava poi a non aumentare le tasse al di sopra di quelle decise a suo tempo
dal marchese Ugo, predecessore di Bonifacio (ossia alla fine del X secolo). In nessuno
dei due privilegi Enrico IV menziona il nome di Matilda. Invece, entrambi i docu-
menti mostrano chiaramente che il re non riconobbe mai alla contessa alcuna autori-
tà feudale né alcun diritto ai feudi paterni, inclusi all’interno del regnum germanico.
Dunque la nobildonna non poteva essere privata di titoli che non aveva. Acquisendo
autorità su Pisa e Lucca e sull’amministrazione della giustizia in questi Comuni, Enri-
co IV negò qualsiasi validità legale alla donazione effettuata dalla contessa nel 1077 a
favore della Chiesa di Roma.69
I pisani e i lucchesi approfittarono di questa relazione diretta con il re per ottenere
un’autonomia impensabile prima d’allora riguardo alla gestione giudiziaria delle pro-
prie dispute e ai diritti in materia di commercio.70
79
1084 Canossa, Roma
e Sorbara
1084 Canossa, Rome
and Sorbara
I. Roma cade nelle mani di Enrico IV
Dopo tre anni di assedio Enrico IV riuscì a conquistare Roma. Durante questo tempo
Matilda donò le sue ricchezze alla causa dei gregoriani stretti d’assedio. Nel 1082 ordi-
nò che gli oggetti liturgici d’oro e d’argento donati dalla sua famiglia alla chiesa di San-
t’Apollonio a Canossa fossero fusi e quanto ottenuto fosse inviato al papa per pagare i
soldati che stavano difendendo Roma.71 Anche al clero romano fu chiesto lo stesso sacri-
ficio, cui esso rispose con un rifiuto. Il 3 giugno 1083 Enrico aprì una breccia nelle mura
di Roma e Gregorio si rifugiò nella fortezza di Castel Sant’Angelo,72 dove il 15 agosto
1083, in gesto di sfida, canonizzò Stefano, re d’Ungheria (morto il 15 agosto 1038). Ste-
fano aveva dedicato la sua battaglia contro Corrado II, predecessore di Enrico IV, alla
Vergine Maria e aveva mantenuto l’Ungheria libera dall’asservimento alle leggi feudali
germaniche. La canonizzazione, un monito contro Enrico IV, scomunicato due volte,
proclamava la santità del sovrano giusto, che aveva governato rimanendo in seno alla
Chiesa di Roma. Enrico, ora in controllo della Città Eterna, propose un nuovo papa
nella persona di Guiberto di Parma, il quale, eletto dai Romani, assunse il nome di Cle-
mente III. Nel giorno di Pasqua del 1084 Clemente incoronò Enrico imperatore del
Sacro Romano Impero. Matilda era convinta che l’antipapa Clemente avesse comprato
i romani con doni,73 tuttavia una fonte più tarda avanza l’idea che Enrico IV abbia pro-
messo ai romani le stesse esenzioni dagli obblighi feudali offerte ai Comuni toscani.74
II. Esilio e morte di papa Gregorio VII
Dopo aver portato a compimento tutti i suoi obiettivi, Enrico lasciò Roma e fece ritor-
no in Germania.75 Egli non sospettò mai che, isolata negli Appennini, Matilda potes-
se essere una minaccia per la sua vittoria sulla Roma papale. La partenza del re germa-
nico lasciò Roma priva di difese e di governo, mentre Gregorio rimase di fatto prigio-
niero a Castel Sant’Angelo. Roberto il Guiscardo salì verso nord dalla sua base di Saler-
no e saccheggiò la capitale della Cristianità, depredando e bruciando ogni cosa, finché
dalle macerie degli antichi monumenti non si levò più che un filo di fumo. Quando,
un mese dopo, Guiscardo se ne andò da Roma, portò Gregorio con sé a Salerno, dove
il papa morì in esilio il 25 maggio 1085. Il 1 giugno 1085, una settimana dopo la
morte del papa, Enrico IV confiscò tutte le terre ereditate dalla contessa nella Lorena.76
III. Vittoria di Matilda a Sorbara
Nel luglio 1084 le truppe dei vescovi lombardi fedeli a Enrico IV si accamparono a Sor-
bara, a nord di Modena. Gustarono una buona cena accompagnata da abbondante vino
locale, così i soldati dormivano profondamente quando le truppe di Matilda attaccaro-
no all’alba. Molti vennero uccisi o catturati, fra cui il vescovo di Reggio che si nascose,
nudo, per tre giorni fra i rovi.77 Dopo la battaglia, scrive Donizone, Matilda si assicurò
le contee di Reggio e Modena;78 fu, questo, il suo modo di far sapere al re che non si
era arresa e che, attraverso lei, Gregorio non ammetteva la sconfitta.
80
Il castello di Canossa
con una veduta delle
rovine del monastero
di Sant’Apollonio.
The castle of Canossa
with a view of the ruins
of the monastery
of Sant’Apollonio.
I. The Fall of Rome to Henry IV
After three years of siege, Henry IV was able to conquer Rome.
During this time, Matilda gave her wealth to the cause of the belea-
guered Gregorians. In 1082 she ordered the gold and silver liturgi-
cal objects given by her family to the church of Sant’Apollonio at
Canossa to be melted down and sent to the pope to pay the soldiers
who were defending Rome.71 The Roman clergy had been asked to
make the same sacrifice, but they refused. On June 3, 1083, Henry
breached the walls of Rome and Gregory fled to the fortress of
Castel Sant’Angelo72 where, in an act of defiance, on August 15,
1083, the pope canonized Stephen, king of Hungary (d. August 15,
1038). Stephen had dedicated his battle against Conrad II, a pred-
ecessor of Henry IV, to the Virgin Mary and had preserved the free-
dom of Hungary from German feudal laws. The canonization
rebuked Henry IV, twice ex-communicated, and proclaimed the
sanctity of the just ruler who ruled within the Roman Church.
Henry, now in control of the Eternal City, proposed a new pope,
Guibert of Parma who took the name, Clement III, who the
Romans elected. On Easter 1084, Clement crowned Henry as
Holy Roman Emperor. Matilda believed that the Antipope
Clement bought the Romans with gifts,73 but a later source suggests
that Henry IV promised the Romans the same concessions from
feudal obligations he offered to the Tuscan communes.74
II. The Exile and Death of Pope Gregory VII
Having accomplished all of his goals, Henry left Rome and
returned to Germany.75 Henry never considered that Matilda, iso-
lated in the Apennine mountains, could threaten his victory over
papal Rome. After the departure of the German king, the city of
Rome was left undefended and ungoverned. Gregory remained a
virtual prisoner in the Castel Sant’Angelo. The Norman armies of
Robert Guiscard came north from their base in Salerno and sacked
the capitol of Christendom, pillaging and burning until only wisps
of smoke rose above the rubble of the ancient monuments. When
Guiscard left Rome a month later, he brought Gregory to Salerno
where he died in exile on May 25, 1085. One week after the death
of the pope, on June 1, 1085, Henry IV confiscated the lands
inherited by the countess in the Lorraine.76
III. The Victory of Matilda at Sorbara
In July 1084, the troops of the Lombard bishops loyal to Henry
IV made camp at Sorbara, north of Modena. They enjoyed din-
ner accompanied by an excess of Sorbara wine and were sleeping
heavily when Matilda’s troops attacked at dawn. Her militia
killed or captured many, including the bishop of Reggio who hid
naked for three days among the brambles.77 After this battle,
Donizone wrote, Matilda secured the counts of Reggio and
Modena.78 It was her way of notifying the king that she had not
surrendered and Gregory, through her, did not concede defeat.
1088 Bologna
Riscoperta del codice del diritto
romano di Giustiniano
1088 Bologna
The Revival of Justinian’s Code
of Roman Law
Two events vital to the success of the Gregorian reform occurred
in 1088. First, and foremost, on March 12 the man named by
Pope Gregory VII as his successor was elected by a group of bish-
ops, as Pope Urban II. The new pope pledged his papacy to the
campaign to establish Gregory’s Dictates of the Pope as dogma of
the Roman Church. For the moment the victory was symbolic as
the Antipope Clement III remained in possession of Rome and of
the throne of St. Peter. Nonetheless, the election of Urban II gave
the Gregorian reform a dedicated, intelligent and articulate leader.
The second transforming event of 1088 took place almost unno-
ticed but its consequences have resonated through western civiliza-
tion to the present day. According to Burchard, abbot of Ursberg
(1177-1230), Matilda of Canossa asked a legal scholar named
Wernerius to assume responsibility and teach the content of the
volumes of Roman law that had been enacted by Justinian, the
Roman Emperor in Constantinople (r. 527-565 AD) and stored
for more than 500 years in Bologna.79 Those loose sheets of hand-
written sheepskin are the foundation of western European and
American law (cat. 14). The Institutes, created as a single volume
introduction to Justinian’s laws, existed in their complete form in
Matilda’s lifetime and provided a clear guide for the re-construc-
tion of the Digest (cat. 15). A chronicle written by Odofredo (d.
1265) in Bologna stated that, before Wernerius arrived in the city,
a man named Pepo had become an authority on Justinian’s books
of Roman law (“auctoritate sua legere in legibus”) but had not
received any measure of fame similar to that enjoyed by Wernerius.
Both of these scholars of Roman law worked within the courts of
Matilda and her mother Beatrice and appear in documents issued
under their authority.80
Justinian’s Code of Roman Law gave women certain basic proper-
ty rights that no other law offered, a point on which Matilda and
the Roman papacy relied. Justinian’s laws also established freedom
and fairness as fundamental human expectations. The Institutes
begin with a discourse on natural versus civil law and makes the
statement that surely influenced Thomas Jefferson, “For under
[natural] law all men are born free” (Institutes, Book I, Title II, 2).
Lawyers trained in Bologna administered the Italian communes
during their continuing struggle for independence from the Ger-
man Empire. Finally, Justinian’s laws establish basic concepts of
real and personal property, contracts, mortgages, corporations,
trusts and estates, all of which facilitated the revival of trade and
commerce in the ensuing centuries.
Disegno di un notaio,
Matricola del Notaio,
1229-1294, penna
e inchiostro bruno,
Bologna, Archivio
di Stato.
Drawing of a notary, Matricola
del Notaio, 1229-1294, pen
and brown ink, Bologna,
Archivio di Stato.
Nel 1088 si verificarono due eventi cruciali per il successo della riforma gregoriana.
Innanzitutto il 12 marzo un gruppo di vescovi elesse al soglio pontificio Urbano II,
che lo stesso Gregorio VII aveva designato come proprio successore. Il nuovo papa
votò il suo pontificato a una campagna che ristabilisse il Dictatus di Gregorio quale
dogma della Chiesa di Roma. Per il momento la vittoria era soltanto simbolica, poi-
ché l’antipapa Clemente III restava in possesso di Roma e della cattedra di San Pie-
tro. Tuttavia, l’elezione di Urbano II diede alla riforma gregoriana un capo eloquen-
te, impegnato e intelligente.
Il secondo determinante evento di quell’anno passò quasi inosservato, ma le sue conse-
guenze ebbero in tutta la società occidentale un impatto perdurante fino ai nostri gior-
ni. Secondo Burcardo, abate di Ursberg (1177-1230), Matilda di Canossa chiese a un
certo Wernerius, esperto nel campo del diritto, di assumere la responsabilità di insegna-
re il contenuto dei volumi di diritto romano adottati da Giustiniano, imperatore a
Costantinopoli (al potere 527-565), e rimasti accantonati a Bologna per oltre 500
anni.79 Quei fogli di pergamena sciolti e scritti a mano sono la base delle leggi in vigore
nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti (cat. 14). Le Istituzioni, disponibili al tempo
della contessa nella loro forma completa in un unico volume propedeutico alle leggi giu-
stinianee, costituirono una guida chiara per la ricostruzione del Digesto (cat. 15). Una
cronaca scritta da Odofredo (morto nel 1265) a Bologna afferma che, prima dell’arrivo
di Wernerius in città, un certo Pepo era divenuto un’autorità per quanto riguardava i
libri giustinianei del diritto romano (“auctoritate sua legere in legibus”), ma non aveva
raggiunto alcun livello di fama simile a quello di Wernerius. Entrambi questi studiosi
del diritto romano operarono alla corte di Matilda e in quella di sua madre Beatrice e i
loro nomi sono menzionati in documenti emanati per ordine delle due Canossa.80
Il codice di Giustiniano riconosceva alle donne taluni essenziali diritti di proprietà che
nessun’altra legge ammetteva, un punto su cui contavano sia Matilda sia il papato di
Roma. Le leggi giustinianee stabilivano inoltre che libertà ed equità erano due fonda-
mentali aspettative umane. Le Istituzioni iniziano con una dissertazione sulla legge natu-
rale contrapposta alla legge civile e affermano un concetto che sicuramente influenzò
Thomas Jefferson: “poiché tutti gli uomini, secondo il diritto [naturale], sono nati libe-
ri” (Istituzioni, libro I, titolo II, 2). Durante la loro continua lotta per conquistare l’in-
dipendenza dall’Impero germanico, i Comuni italiani ebbero il supporto di giuristi for-
matisi a Bologna. Infine, il diritto giustinianeo stabilisce concetti basilari in materia di
beni mobili e immobili, obbligazioni, ipoteche, società, patrimonio e affido di beni, tutti
aspetti che facilitarono la rinascita del commercio e degli scambi nei secoli successivi.
81
1092 Canossa
Vittoria di Matilda nella sua
lotta contro Enrico IV
1092 Canossa
Matilda’s Victory in Battle
over Henry IV
Nel 1089, su consiglio del pontefice Urbano II, Matilda strinse un’alleanza con Guel-
fo IV e Guelfo V, duchi di Baviera e sostenitori del papato. Il patto obbligava la con-
tessa, che allora aveva 43 anni, a sposare il diciassettenne Guelfo V, figlio ed erede del
duca di Baviera. In base alla legge feudale egli riceveva i titoli del padre della moglie.81
Matilda si aspettava che egli vincesse le battaglie da lei intraprese. Sebbene gli alleati
di Enrico la deridessero per la differenza d’età tra lei e lo sposo, il sovrano germanico
prese quest’alleanza molto seriamente. Nella primavera del 1090 Enrico IV ritornò in
Italia per la terza volta. Innanzitutto attaccò la fortezza-isola di Mantova, cuore della
corte di Bonifacio. Nel giugno 1090, Matilda, Guelfo ed Enrico estesero ai cittadini
di Mantova i privilegi precedentemente concessi ai Comuni toscani.82
Matilda affidò la difesa della città al suo secondo marito, Guelfo V. Nella Pasqua del
1091 la città cadde dopo un assedio di 11 mesi;83 il matrimonio non sopravvisse a
quella perdita. Poco tempo dopo Guelfo V scomparve da ogni documento di quel-
l’epoca, come se egli non fosse mai esistito.
Entro l’estate del 1092 Enrico IV aveva ormai conquistato tutta l’Italia a nord degli
Appennini. Il sovrano si dichiarò disposto a cessare le ostilità purché Matilda ricono-
scesse la carica papale del suo designato, Clemente III. A Canossa, la corte di vesco-
vi, abati e consiglieri, esausta e demoralizzata da oltre un decennio di guerra, fu una-
nime nell’incitare la contessa ad accogliere l’offerta del re. Matilda rifiutò.84 Durante
quell’estate l’avanzata di Enrico e delle sue truppe fu arrestata nei pressi del castello
matildico di Monteveglio, sul passo appenninico che portava in Toscana. In ottobre
il re non aveva ormai altra scelta che dirigere il suo esercito contro Canossa. L’unica
via di accesso alla base del monte correva lungo uno stretto crinale. Alle trombe mar-
ziali del sovrano germanico risposero i salmi cantati dagli abati, dai vescovi e dai
monaci che vivevano all’interno dei bastioni di Canossa. Allorché i soldati seguirono
i propri comandanti a cavallo, un’impenetrabile nebbia si levò dalle valli, rendendo
invisibile il sentiero e la rocca. Fu in quel momento cruciale che le truppe di Matil-
da sferrarono il contrattacco. Nell’indescrivibile confusione il vessillo reale fu preso
dai Canossiani e il sovrano fu costretto a un’ignominiosa ritarata.85 A Canossa, nel-
l’ottobre 1092, Matilda vinse la guerra propria e di Gregorio VII.
82
Matilda in vesti guerriere,
pietra, XVII secolo,
San Benedetto Po, Museo
Civico Polironiano.
Matilda as a warrior, stone,
17th century, San Benedetto Po,
Museo Civico Polironiano.
At Pope Urban II’s suggestion, in 1089, Matilda made an
alliance with Guelf IV and V Dukes of Bavaria who were sup-
porters of the papacy. The alliance compelled Matilda, at the age
of 43, to marry the son and heir of the Duchy of Bavaria, Duke
Guelf V, who was 17 at the time. In accordance with feudal law,
he assumed her father’s titles.81 She expected him to win her bat-
tles. Although Henry’s allies ridiculed Matilda for the disparity
of ages in this marriage, the German king took the alliance seri-
ously. Henry IV returned for a third time to Italy in the spring
of 1090. He first attacked the center of Bonifacio’s court, the
island fortress of Mantua. In June 1090, Matilda, Guelf and
Henry extended the privileges previously given to the Tuscan
towns to the commune of Mantua.82
Matilda left the defense of the city to her second husband, Guelf
V. The city fell, after a siege of 11 months, at Easter of 1091.83
The marriage did not survive the loss. A short time later, Guelf V
disappeared from contemporary accounts, as if he never existed.
By the summer of 1092, Henry IV had conquered all of Italy north
of the Apennines. He offered a cessation of hostilities on the con-
dition that Matilda recognize the papacy of his appointee, Clement
III. Exhausted and demoralized by over a decade of war, her entire
court of bishops, abbots, and counselors advised her to accept the
king’s offer. Matilda refused.84 During the summer of 1092, the
advance of the king and his troops was blocked by her castle at
Monteveglio on the pass through the Apennine mountains to Tus-
cany. By October, Henry IV had no choice but to direct his troops
against Canossa. The only approach to the base of the mountain
was along a narrow ridge. His martial trumpets were answered by
psalms sung from the abbots and bishops and monks living with-
in Canossa’s ramparts. As the soldiers followed their leaders on
horseback an impenetrable fog rose from the valleys, rendering the
fortress and the path invisible. At this crucial moment, Matilda’s
troops launched their counterattack. In the indescribable confu-
sion the king’s standard was seized by the Canossan men and the
king was forced to retreat ignominiously.85 At Canossa in October
1092, Matilda won her and Gregory VII’s war.
1095 Guastalla e Piacenza
Vittoria della riforma gregoriana
1095 Guastalla and Piacenza
The Victory of the Gregorian Reform
La basilica dei Santi Pietro
e Paolo a Pieve di Guastalla fu
sede dei due sinodi papali
ospitati da Matilda: quello di
Urbano II nel 1095 e quello di
Pasquale II nel 1106. La chiesa
fu restaurata dalla contessa nel
1110. In alcuni tondi presenti
nella navata centrale vi sono
La basilica dei Santi
Pietro e Paolo ritratti moderni raffiguranti
a Pieve di Guastalla. Matilda e i pontefici da lei
The basilica
sostenuti.
of Sts. Peter and Paul The basilica of Saints Peter
at Pieve di Guastalla. and Paul at Pieve di Guastalla was
the site of two papal synods hosted
La cattedrale di by the Countess Matilda, one of
Urban II in 1095 and the other of
Santa Maria Assunta
a Piacenza. Paschal II in 1106. The church was
restored by the countess in 1110.
The cathedral of Modern portraits of Matilda and the
Santa Maria Assunta at popes she supported are set in
Piacenza. roundels in the nave.
The defeat of Henry IV at Canossa rallied the people of north- La sconfitta di Enrico a Canossa attirò il sostegno dell’Italia settentrionale alla causa
ern Italy to the Gregorian cause of Matilda and encouraged the gregoriana sostenuta da Matilda e incoraggiò le aspirazioni dei Comuni all’autogo-
aspirations of the Italian communes towards self-government.86 verno.86 Questi due movimenti storici seguirono percorsi diversi, quello politico e
These two historical movements proceeded upon different
tracts, political and ecclesiastic, that continually crossed. quello ecclesiastico, che si incrociarono continuamente.
I Comuni di Milano Cremona, Lodi e Piacenza si staccarono dall’Impero germanico
The communes of Milan, Cremona, Lodi, and Piacenza seceded
from the German Kingdom and united to form their own polit- e, insieme, formarono una propria unità politica, “La Lega”. Situati a ovest del fiume
ical unit, called “La Lega” (the League). These communes, locat- Enza, questi Comuni non fecero mai parte delle terre controllate dalla famiglia di
ed west of the Enza river, were never part of the territory con- Matilda. Essi affermarono la propria indipendenza da vari nobili feudali germanici.87
trolled by Matilda’s family. They asserted their independence
from different German feudal nobility. In 1093, the League Nel 1093 la Lega, con il nome di “soldati di San Pietro”, concluse un trattato con
Matilda contro il precedente sovrano dei Comuni lombardi, il re germanico. L’alle-
entered into a treaty with Matilda as “soldiers of St. Peter”
against their former sovereign the German king.87 The alliance anza indica che le politiche della contessa sostenevano privilegi concessi ai Comuni
indicates that Matilda’s policies supported privileges from feudal per l’esenzione da obblighi feudali e appoggiavano le rivendicazioni di quelle città
obligations granted to the communes and their claims to self- all’autogoverno.
government.
By Christmas 1094, Pope Urban II took possession of the Entro il Natale del 1094 Urbano II aveva preso possesso della basilica di San Pietro,
dove celebrò la messa natalizia.88 In quell’epoca Fulcherio di Chartres scrisse: “Urba-
church of St. Peter where he celebrated Christmas Mass.88
Fulcher of Chartres wrote at the time that “Urban II obtained no II conquistò il completo potere papale ovunque con l’aiuto di una certa nobilissi-
complete papal power everywhere, with the help of a certain ma sostenitrice, di nome Matilda, che aveva allora una grande influenza nello Stato
most noble patron, Matilda by name, who then had great influ- romano”.89
ence in the Roman state.”89
In the spring of 1095, at Matilda’s request, Pope Urban II trav- Nella primavera del 1095, su richiesta di Matilda, il papa si mise in viaggio verso
nord e tenne un concilio a Guastalla e uno a Piacenza. I vescovi di quelle città ripu-
eled north, holding councils at Guastalla and at Piacenza. There
the bishops repudiated the papacy of Clement III, re-affirmed diarono il papato di Clemente III, riaffermarono il papato di Gregorio VII e di Urba-
the papacies of Gregory VII and Urban II, and ratified the Gre- no II e ratificarono le riforme gregoriane. Il concilio di Piacenza riunì 200 vescovi,
83
provenienti dalla Lombardia, da Roma, dalla Borgogna, dalla Francia e persino dalla
Germania, 4.000 preti e 30.000 laici; l’assemblea fu tenuta in un campo all’esterno
della città a causa di questo gran numero di persone accorse alla celebrazione dell’in-
dipendenza italiana.
Nel novembre 1095, Urbano II si recò a Clermont per incontrare i vescovi di Fran-
cia e Inghilterra; da essi ottenne la ratifica delle riforme gregoriane. In occasione di
tale concilio egli fece appello a tutti i cavalieri della Cristianità occidentale affinché
salvassero la Chiesa di Gerusalemme dai saraceni. Che sia stata una pura coinciden-
za se il cavaliere scelto a guidare questo esercito fu Goffredo di Buglione, il quale, in
quanto nipote del defunto marito di Matilda, continuava a insistere sul suo diritto a
ereditare le terre canossiane?90 Goffredo diede una valorosa prova di sé in Terra Santa,
sconfiggendo i saraceni nel 1099; in quell’occasione accettò il titolo di re di Gerusa-
lemme. Nel 1100 fu ucciso da una freccia avvelenata e fu sepolto nella chiesa del
Santo Sepolcro.
1097 Pisa
Le crociate e le
donazioni di Matilda
ai vescovi gregoriani
delle sue città
1097 Pisa
The Crusades and
Matilda’s Donations
to the Gregorian Bishops
in Her Towns
Nel 1092, dopo che Enrico IV aveva minacciato di sgominare i difensori sostenuti
dalla contessa, papa Urbano II sollecitò i pisani a mantenere la loro alleanza con lei, a
tal fine elevò la cattedrale di Pisa a un rango d’eccellenza, riconoscendole la dignità di
arcivescovado. Nel contempo, il pontefice arricchì la diocesi conferendo al suo arcive-
scovo la supremazia sulla Chiesa della Corsica e della Sardegna.91 Questa concessione
fu in seguito confermata da Matilda.92 Nel 1097 Pisa rispose alla chiamata alle armi
di papa Urbano II e inviò una flotta di 120 navi per partecipare alla prima crociata
intrapresa sotto la guida del proprio arcivescovo, Daiberto. Conseguita la vittoria nel
1099, Daiberto divenne patriarca di Gerusalemme. Donizone riferisce che l’arcive-
scovo inviò frequenti messaggi a Matilda.93
In quanto porto principale della regione, Pisa apparteneva al Ducato di Toscana
durante il dominio del padre di Matilda. Beatrice, madre della contessa, possedeva un
palazzo in quella città, che lei e la figlia visitavano di frequente. E quel palazzo mar-
chionale, all’interno delle mura, divenne la sede del colloquium del Comune. Nel
84
gorian reforms. The council at Piacenza united 200 bishops
from Lombardy, Rome, Burgundy, and France and even Ger-
many, 4,000 priests, and 30,000 laity – the council was held in
a field outside of town because so many people attended the cel-
ebration of Italy’s independence.
In November 1095, Urban II traveled to Clermont to meet bish-
ops from France and England and gained their ratification of the
Gregorian reforms. At this council, Urban II called on all the
knights of western Christendom to rescue the Church in
Jerusalem from the Saracens. Could it be mere coincidence that
the knight chosen to lead this army was Godfrey of Bouillon, the
nephew of Matilda’s late husband who continued to press his
claims of inheritance to Canossan lands?90 Godfrey acquitted
himself valiantly in the Hold Land overcoming the Saracens in
1099, accepting the title of King of Jerusalem. He was killed by
a poison arrow in 1100 and was buried in the church of the
Holy Sepulcher.
Cattedrale di Santa Protome di Matilda
Maria Assunta, Pisa, di Canossa, facciata
iniziata nel 1064 e della cattedrale
consacrata nel 1118; di Santa Maria
durante tutta Assunta, Pisa.
la sua vita Matilda Head of Matilda
ne sostenne of Canossa, façade of
la costruzione. the cathedral of Santa
Maria Assunta, Pisa.
The cathedral of Santa
Maria Assunta, Pisa,
begun 1064 and
consecrated 1118;
Matilda supported its
construction throughout
her life.
In 1092, when Henry IV had threatened to overwhelm Matildan
defenders, Pope Urban II encouraged the Pisans to maintain their
alliance with her by raising the cathedral of Pisa to a primacy with
the rank of archbishopric. At the same time, the pope enriched
the diocese by conferring on its archbishop supremacy over the
churches in Corsica and Sardinia.91 This grant was later con-
firmed by Matilda.92
In 1097, Pisa answered Urban II’s call to arms and sent a fleet of
120 ships to participate in the First Crusade, led by their arch-
bishop, Daibert. At their victory in 1099, Daibert became patri-
arch of Jerusalem. Donizone records that the archbishop fre-
quently sent messages to Matilda.93
As the principal port of Tuscany, Pisa belonged to the Duchy of
Tuscany under Matilda’s father. Her mother Beatrice owned a
palace in the city where she and Matilda frequently visited. This
same marchesal palace inside Pisa’s walls became the seat of the
commune colloquium. By 1109, or during Matilda’s lifetime, the
first consules appear exercising administrative functions in Pisa.94 1109, o durante la vita della contessa, comparvero a Pisa i primi consules come magi-
The new cathedral was begun in 1064, partly sponsored by the stratura cittadina strutturata.94
capture of Palermo from the Saracens and partly by donations
from the Countess Matilda, beginning in 1077 with donations of
La nuova cattedrale fu iniziata nel 1064, finanziata in parte dalla conquista di Palermo
valuable property to the cathedral canons. In 1103 from Nonan- sottratta ai saraceni e in parte dalle donazioni di Matilda, iniziate nel 1077 con il tra-
tola, the countess donated to the canons of Pisa’s cathedral her cas- sferimento di importanti proprietà ai canonici della cattedrale. A loro, nel 1103, da
tle on the road to Lucca and her fortress in Livorno which con- Nonantola, la contessa donò il proprio castello situato sulla strada per Lucca e la pro-
trolled the deep water port and access to Tuscany from the pria fortezza di Livorno che controllava il porto marittimo e l’accesso alla Toscana dal
Mediterranean Sea. The so-called Mastio di Matilde still surveys
Livorno’s harbor, an indication of where her castle had been locat-
Mar Mediterraneo. Ancor oggi il cosiddetto Mastio di Matilde veglia il porto di Livor-
ed. The cathedral of Santa Maria Assunta in Pisa was consecrated no, indizio del luogo su cui sorgeva un tempo il castello della contessa. La cattedrale
by Pope Galasius II in 1118, three years after Matilda’s death.95 pisana di Santa Maria Assunta fu consacrata dal papa Gelasio II nel 1118, tre anni dopo
The Pisans have many reasons for gratitude towards her and some la morte di Matilda.95 I pisani hanno molte ragioni per essere grati alla nobildonna e
scholars have suggested that a small sculpture of the face of a alcuni studiosi ritengono che il piccolo volto femminile scolpito sulla facciata del
woman on the façade is an idealized representation of Matilda.
The marble face was placed high at the eleventh triangular brack-
duomo sia un’immagine idealizzata di Matilda. La protome di marmo fu collocata in
et on the first order of the loggia.96 alto, sull’undicesima mensola triangolare presente nel primo ordine della loggia.96
1099 Lucca e la via Francigena
Rinascita dei viaggi, dei pellegrinaggi
e degli scambi commerciali
nelle terre di Bonifacio
1099 Lucca and the Via Francigena
The Revival of Travel, Pilgrimage
and Trade in Bonifacio’s Lands
Chiesa di San Giacomo
ad Altopascio, ostello
sulla via Francigena a sud
di Lucca, menzionato
come “Ospizio di
Matilda” in un diario
del 1154.
Church of San Giacomo,
Altopascio, a hospice on the
via Francigena south of Lucca
called “hospice of Matilda”
in a diary of 1154.
Matilda devoted the last years of her life to building the infra- Matilda dedicò gli ultimi anni della sua vita a costruire l’infrastruttura che avrebbe
structure that would establish the Gregorian reform from the permesso lo sviluppo della riforma gregoriana dalle fondamenta in su, a tal fine creò
ground up, creating a capillary network that expanded the foot- una rete capillare con cui espandere l’impronta del clero gregoriano in tutta l’Italia a
print of Gregorian clergy throughout Italy, north of Rome. She
restored the network of hospices built in the 6th and 7th cen- nord di Roma. Ripristinò la mappa di ospizi edificati nel VI e VII secolo, poi caduti
turies that had fallen into disrepair as a result of the Barbarian in rovina a seguito delle invasioni barbariche. Questa iniziativa incrementò i viaggi e
invasions. This network enhanced travel and communication le comunicazioni tra le diocesi vescovili. Matilda creò inoltre, volutamente, una rete
between the bishop’s dioceses. She also intentionally built a net- di chiese con annesso ospizio, le famose ‘Cento chiese’ della contessa Matilda (si veda
work of churches with hospices attached, the famous ‘One Hun- p. 88 in questo volume) per stimolare i contatti e la collaborazione tra i Comuni ita-
dred Churches’ of the Countess Matilda (see p. 88 in this volu-
me), to encourage communication and cooperation between the liani e per ridare impulso ai viaggi, ai pellegrinaggi e agli scambi commerciali all’in-
Italian communes and to revive travel, pilgrimage and trade terno dei suoi territori fino a Roma.97 Diversamente dalla nobiltà, la gente comune, i
within her territories to Rome.97 mercanti e i pellegrini non ebbero un luogo in cui sostare per un pasto caldo e un
85
 1100 Borgo a Mozzano
Rinascita del ponte romano ad archi
Donazione, firmata da
Matilda, al monastero
di San Ponziano 1100 Borgo a Mozzano
a Lucca per la The Revival of the Roman Arch Bridge
costruzione di un ospizio
destinato ai pellegrini
(Lucca, 1099), Lucca,
Archivio di Stato.
Donation signed by Matilda
to the monastery
of San Ponziano in Lucca
for the construction
of a pilgrim hospice (Lucca,
1099), Lucca, Archivio
di Stato. a. Il ponte di Borgo a Mozzano
Bolla papale datata fatto costruire da Matilda
15 febbraio 1113 con di Canossa.
la quale il pontefice a. The bridge at Borgo a Mozzano
Pasquale II fonda built by Matilda of Canossa. d. Camminamento del ponte
l’Ospedale dell’Ordine dell’Abbadia, Vulci, 90 a.C.
b. Ponte Fabricio, Roma, d. The walkway across
di San Giovanni 62 a.C. circa. a
a Gerusalemme, the Ponte dell’Abbadia, Vulci, 90 BC.
La Valletta (Malta), b. Pons Fabricius, Rome, c. 62 BC.
e. Camminamento del ponte
National Library, c. Ponte dell’Abbadia, di Borgo a Mozzano, 1100 circa.
AOM 6. Vulci, 90 a.C. circa. e. The walkway across the bridge
Papal Bull of Pope Paschal II at Borgo a Mozzano, c. 1100.
c. Ponte dell’Abbadia, Vulci, c. 90 BC.
dated February 15, 1113, a
establishing the hospital
of the Order of St. John
in Jerusalem,
La Valletta (Malta),
National Library, AOM 6.

alloggio sicuro alla fine di ciascuna giornata di viaggio finché Matilda non ricostruì
l’originaria rete di pievi rurali, con annessi ospizi, lungo le antiche vie romane. Il suo
intento è rivelato nei documenti da lei emessi. Nel 1099 la contessa donò al mona-
stero lucchese di San Ponziano un tratto di terreno su una strada pubblica ad Alto-
pascio, nei pressi di Lucca, “per la costruzione di un ospizio per pellegrini poveri”,98
quello che potrebbe appunto essere l’“Ospizio di Matilda”, come fu definito da un
pellegrino del 1154.99 Nel luglio 1105 a Pieve Fosciana, vicino alla sommità del vali-
co appenninico che collega Reggio e Modena a Lucca, Matilda adunò i più impor-
tanti cittadini della Lombardia e della Toscana (“bonorum hominum Lombardie et
Tuscie”) e prese sotto la propria protezione un ospizio che sorgeva sul passo monta-
no.100 Questi atti dimostrano l’incoraggiamento della contessa alla collaborazione fra
gli abitanti dei vari Comuni di qua e di là del passo con lo specifico intento di garan-
tire la sicurezza dei viaggi in quell’area.
Nel 742, quando la reliquia del Volto Santo giunse a Lucca, la città, situata all’incro-
cio delle antiche strade che attraversano la Toscana, divenne un’importante sosta per
i pellegrini diretti a Roma. Il Crocifisso, il cui volto è attribuito all’opera dello scul-
tore Nicodemo, è posto in una cappella rinascimentale nella navata centrale della cat-
tedrale di San Martino e ancor oggi è oggetto di venerazione. La cattedrale fu fonda-
ta nel VI secolo da san Frediano; fu poi restaurata sotto la madre di Matilda, Beatri-
ce, la quale presenziò alla sua riconsacrazione nel 1070. Alcuni studiosi ritengono che
la piccola scultura di un volto femminile posta al di sopra dell’ingresso laterale nel
portico della facciata rappresenti la contessa Matilda.101
Unlike the nobility, ordinary people, merchants and pilgrims
had no place to stop for a warm meal and a safe bed at the end
of each day until Matilda re-built the ancient network of rural
pievi with hospices attached along the ancient Roman roads.
Matilda’s purpose is indicated by the documents that she issued.
In 1099 in Lucca, Matilda donated land on a public road to the
d
monastery of San Ponziano in Lucca “for the construction of a
pilgrim hospice for the poor,”98 which may be the same as the
“hospice of Matilda,” as it was called by a pilgrim in 1154, at
Altopascio, near Lucca.99 In July 1105 at Pieve Fosciana, near the
top of the Apennine pass that connects Reggio and Modena with
Lucca, Matilda convened the leading citizens from Lombardy
and Tuscany (“bonorum hominum Lombardie et Tuscie”) and
took under her protection a hospice along the mountain pass.100 b c e
These acts demonstrate Matilda’s encouragement of cooperation
between the citizens of various communes on both sides of the To Matilda is credited the construction c. 1100 of the bridge at A Matilda viene attribuita, nel 1100 circa, la costruzione del ponte di Borgo a Moz-
pass for the specific purpose of providing safe travel between Borgo a Mozzano, the first set of stone arches to span a river built zano, il primo insieme di archi di pietra a cavallo di un fiume realizzato dall’antichi-
them. since antiquity. These arches cross the Serchio river and connect tà. Queste arcate attraversano il Serchio e collegano Lucca al valico appenninico che
Lucca with the pass through the Apennines to Canossa and Reg-
Lucca is situated at the crossroads of the ancient routes through
gio and Modena. The bridge facilitates travel between Tuscany porta a Canossa, Reggio e Modena. Il ponte facilita il viaggio fra la Toscana e l’Emi-
Tuscany and became an important stop for pilgrims on the road lia senza ostacolare il traffico sul Serchio. La libertà di operare scambi commerciali sui
to Rome in 742, when the relic of the Volto Santo (or Holy Face) and Emilia without hampering traffic on the Serchio. Freedom of
arrived in Lucca. The crucifix, whose face is believed to have trade on the Serchio and Motrone rivers was among the privileges fiumi Serchio e Motrone fu uno dei privilegi richiesti dagli abitanti di Lucca nel 1081
been carved by Nicodemus, is located in a Renaissance chapel in requested by the citizens of Lucca in 1081 from Henry IV.102 a Enrico IV.102
the nave of the cathedral of San Martino, and is venerated to this Matilda’s inspiration to build this bridge likely came from Rome, A suscitare in Matilda l’idea di costruire questo ponte fu probabilmente, come indi-
as historians recognize. Her tower home on the Isola Tiberina
day. The cathedral was founded in the 6th century by St. Fre-
stood at one end of the Pons Fabricius, the oldest bridge in Rome cano gli storici, la città di Roma. La torre di proprietà della contessa sull’Isola Tibe-
diano and restored under Matilda’s mother, Beatrice, who rina si elevava a un’estremità del Ponte Fabricio, il più antico ponte della città, edifi-
attended its re-consecration in 1070. Some scholars suggest that built c. 62 BC and named after the engineer who built it. The
a small sculpture of the face of a woman above the side door on hemispherical central arch is the distinctive feature shared by the cato intorno al 62 a.C. e così chiamato dal nome del suo costruttore. L’arco emisfe-
the porch of the façade represents the Countess Matilda.101 two bridges.103 rico al centro è il tratto distintivo comune alle due strutture.103 Può anche essere che
Matilda may also have known the Ponte dell’Abbadia at Vulci, Matilda conoscesse il ponte dell’Abbadia di Vulci, costruito dagli Etruschi verso il 90
built by the Etruscans c. 90 BC and located near Tarquinia where
Matilda had a castle and is recorded in March 1080.104 There are a.C.; situato vicino a Tarquinia dove la contessa possedeva un castello, esso viene
remarkable similarities between the bridge at Borgo a Mozzano menzionato in un documento datato marzo 1080.104 Ci sono notevoli somiglianze fra
and the Etruscan bridge of more than 1,000 years earlier. il ponte di Borgo a Mozzano e il ponte etrusco antecedente di oltre 1.000 anni.

86 87
 Le ‘Cento chiese’ di Matilda di Canossa
The ‘One Hundred Churches’ of Matilda of Canossa
Legenda
Key to map
Itinerari matildici nell’Italia settentrionale
Matildan routes in northern Italy
Itinerario 1 / Route 1
Dal Brennero al Po: i fiumi Oglio, Mincio
e Adige
From the Brenner Pass to the Po river:
the Oglio, the Mincio and the Adige rivers
Itinerario 2 / Route 2
Lungo il Po da Piacenza all’Adriatico
Along the Po river from Piacenza
to the Adriatic Sea
Itinerario 3 / Route 3
Dal Po alla via Emilia: i fiumi Enza, Secchia
e Panaro
From the Po river to the via Emilia:
the Enza, the Secchia and the Panaro rivers
Itinerario 4 / Route 4
Lungo la via Emilia da Parma a Bologna
Along the via Emilia from Parma to Bologna
Itinerari matildici attraverso gli Appennini
Matildan routes through the Apennine mountains
Itinerario 5 / Route 5
Attraverso gli Appennini dall’Emilia alla Toscana:
i fiumi Reno e Limentra a est; i fiumi Secchia
ed Enza a ovest; il fiume Serchio da San Pellegrino
in Alpe a Lucca
Through the Apennines from Emilia to Tuscany:
the Reno and Limentra rivers in the east;
the Secchia and the Enza rivers in the west;
the Serchio river from San Pellegrino in Alpe to Lucca
Itinerari matildici in Toscana
Matildan routes in Tuscany
Itinerario 6 / Route 6
Lungo la via Cassia e nella zona pedemontana
degli Appennini
Along the via Cassia and the foothills
of the Apennines
Itinerario 7 / Route 7
Lungo il fiume Arno
Along the Arno river
Itinerario 8 / Route 8
Lungo la via Cassia da Firenze a Siena
Along the via Cassia from Florence to Siena
Itinerario 9 / Route 9
Lungo la via Francigena da Luni a Roma
Along the via Francigena from Luni to Rome
Itinerario 10 / Route 10
Lungo la via Aurelia da Pisa a Roma
Along the via Aurelia from Pisa to Rome
La Città Eterna
The Eternal City
Roma
Rome
88
1095-1115
Dalle Alpi a Roma
Le ‘Cento chiese’
di Matilda di Canossa
1095-1115
From the Alps to Rome
The ‘One Hundred Churches’
of Matilda of Canossa
An oft-told legend credits Matilda of Canossa with the construc-
tion of 100 churches.105 An Illustrated Guide to the ‘One Hundred
Churches’ of Matilda of Canossa, Countess of Tuscany (Centro Di,
Florence 2015) lists at least 136 churches along ten itineraries
from the Alps to outside Rome that trace their origins or restora-
tion to the Countess Matilda. Significantly, the countess devoted
as much of her energy and her resources to the construction and
restoration of churches in the countryside as she did to the cathe-
drals within the town walls. Like the castles built by her ancestors
to defend their domain, Matilda’s churches were constructed
about 12 miles, or 20 kilometers, apart on medieval routes, a day’s
journey, and connected by sight lines for communication. Matil-
dan churches are simple basilican structures, a single nave ending
in a semicircular apse, described as Romanesque, meaning
descended from Rome. Among the best preserved is the beautiful
pieve of Santa Maria Assunta at Rubbiano di Montefiorino on the
mountain pass from Modena to Pistoia, restored by the countess
around 1100.
The architectural patronage of Matilda was not concentrated in
the region contiguous to Canossa, which is most studied
today.106 As the map indicates, Matilda constructed or rebuilt
pievi with hospices on both banks of the Po and Arno rivers, in
Emilia and Tuscany respectively, and along three Apennine
mountain passes that connect the two regions. She restored the
hospice network on the portion of the ancient Roman roads in
her territories, including the via Emilia, via Cassia, and via Aure-
lia, and on the medieval via Francigena. Her network connected
with the pilgrim hospices built by the monastery of Cluny north
to Canterbury; Anselm, Archbishop of Canterbury, thanked
Matilda for her assistance during his trip to and from Rome in
1104 (cat. 18).
The legendary ‘One Hundred Churches’ of Matilda of Canossa
established the Gregorian reform as an integrated network
throughout Canossan lands. By this means Matilda fulfilled her
promise to transfer her father’s property to St. Peter and to his
successors as popes of Rome.
La pieve di Santa Maria
Assunta a Rubbiano
di Montefiorino
sull’Appennino
modenese, una delle
‘Cento chiese’ restaurate
da Matilda di Canossa
intorno al 1100.
The pieve of Santa Maria
Assunta at Rubbiano
di Montefiorino
in the Modenese Apennines,
one of the ‘One Hundred
Churches’ restored by Matilda
of Canossa c. 1100.
Una leggenda spesso ripetuta attribuisce a Matilda di Canossa la costruzione di cento
chiese.105 An Illustrated Guide to the ‘One Hundred Churches’ of Matilda of Canossa,
Countess of Tuscany (Centro Di, Firenze 2015) individua, lungo dieci itinerari tra le
Alpi e la periferia di Roma, almeno 136 chiese la cui origine o restauro è riferibile a
Matilda. Significativa è la scelta della contessa di investire nella costruzione e nel
restauro delle chiese di campagna altrettanta energia e altrettante risorse di quante ne
dedicò alle cattedrali all’interno delle mura cittadine. Come i castelli edificati dai suoi
antenati per difendere i loro domini, anche le chiese di Matilda furono erette a una
distanza di circa 20 km l’una dall’altra, lungo strade medievali, a un giorno di viaggio
tra loro e con una visuale libera per consentire la comunicazione. Le chiese matildiche
sono semplici edifici basilicali a una sola navata conclusa da un’abside semicircolare e
sono definite romaniche, ossia di uno stile derivato dall’arte di Roma. Fra gli esempi
meglio conservati vi è la bella pieve di Santa Maria Assunta a Rubbiano di Montefio-
rino, sul valico montano che da Modena porta a Pistoia, restaurata dalla contessa
intorno al 1100.
Il mecenatismo di Matilda nei confronti dell’architettura non si concentrò nella
regione contigua a Canossa, oggetto della maggior parte degli studi attuali.106 Come
si può osservare sulla mappa, Matilda edificò o ricostruì pievi con annesso ospizio su
entrambe le rive del Po e dell’Arno, rispettivamente in Emilia e in Toscana, e lungo i
tre passi appenninici che collegano le due regioni. Restaurò la rete di ospizi presenti
sui tratti delle antiche strade romane, fra cui la via Emilia, la via Cassia, la via Aure-
lia, e sulla medievale via Francigena, che attraversavano i suoi territori. La rete matil-
dica si agganciava agli ospizi per pellegrini costruiti dal monastero di Cluny a nord,
fino a Canterbury; Anselmo, arcivescovo di Canterbury, ringraziò la contessa per l’as-
sistenza offerta durante il suo viaggio verso Roma nel 1104 (cat. 18).
Le leggendarie ‘Cento chiese’ di Matilda insediarono la riforma gregoriana come una
rete integrata su tutte le terre canossiane. In questo modo la contessa onorò la promes-
sa di trasferire i possedimenti paterni a san Pietro e ai pontefici romani, suoi successori.
89
1106 Modena
Mecenatismo di Matilda
nei confronti di Lanfranco
e Wiligelmo
1106 Modena
Matilda’s Patronage of Lanfranc
and Wiligelmo
Sulla cattedrale di San Geminiano a Modena, sul modo in cui fu costruita e sul coin-
volgimento di Matilda è data notizia in un coevo manoscritto intitolato Historia fun-
dationis cathedralis Mutinensis (cat. 19). La Historia attribuisce l’opera all’architetto Lan-
franco, del quale poco si conosce oltre al nome. Un’iscrizione posta con gran risalto sulla
facciata tra le figure scolpite di Enoch ed Elia fa menzione dello scultore Wiligelmo, il
quale dichiara con fierezza: “Di quanto onore tu sia degno tra gli scultori, lo mostra ora,
Wiligelmo, la tua scultura”.107 Lanfranco e Wiligelmo sono fra i primi architetti e scul-
tori della post-antichità a ottenere un riconoscimento per la loro opera. Due secoli
prima di Giotto, Wiligelmo ebbe l’idea di ricreare composizioni sacre mediante tec-
niche di scultura utilizzate per gli antichi sarcofagi romani. Due calchi delle sculture
di Wiligelmo sono esposti in mostra (cat. 20).
Egli tradusse storie bibliche tratte dalla Genesi in monumentali rilievi di pietra. Visto
nella sua interezza, il programma artistico di Wiligelmo avalla l’asserzione grego-
riana che Dio creò il mondo e il normale ordine di tutte le cose. Lo scultore apre
la sequenza della Creazione con l’immagine di Dio legislatore. Nelle scene che
seguono, Dio spiega pazientemente la legge a Adamo ed Eva dopo la caduta e a
Caino dopo il suo assassinio del fratello. Sulla terra Dio è rappresentato dalla sua
Chiesa. La Chiesa assume dunque il ruolo del legislatore e il pontefice, in quanto
capo della Chiesa, ha l’autorità ultima di giudicare tutto il genere umano, che si
tratti di un contadino o di un re.
90
Iscrizione recante
il nome di Wiligelmo
sulla facciata della
cattedrale
di San Geminiano
a Modena, 1106.
Inscription with
the name of Wiligelmo
on the façade
of the cathedral
of San Geminiano,
Modena, 1106.
The cathedral of San Geminiano in Modena, the manner of its
construction, and Matilda’s participation are chronicled in the
contemporary manuscript entitled Historia fundationis cathedralis
Mutinensis (cat. 19). The Historia identifies the architect as Lan-
franc, about whom little is known other than his name. An
inscription prominently displayed on the façade between the
carved figures of Enoch and Elijah names the sculptor, Wiligelmo,
who proudly records: “Among sculptors Wiligelmo you are wor-
thy of great honors to which your sculptures attest”.107 Lanfranc
and Wiligelmo are among the first architects and sculptors since
antiquity to receive credit for their work. Two centuries before
Giotto, Wiligelmo had the same inspiration to recreate sacred
compositions using carving techniques known from ancient
Roman sarcophagi. Two casts of Wiligelmo’s sculptures are in this
exhibition (cat. 20).
Wiligelmo translated biblical stories from Genesis into monu-
mental stone reliefs. Viewed in its entirety, Wiligelmo’s sculptural
program supports the Gregorian proposition that God created the
world and the normal order of all things. Wiligelmo opens the
Creation sequence with God, the law giver. As the scenes unfold,
God patiently explains the law to Adam and Eve after the Fall and
to Cain after his murder of his brother. God is represented on
earth by his Church. The Church then assumes God’s role of law
giver, and the pope, as the head of the Church, has the final
authority to judge all mankind, be they a peasant, or a king.
Storie della Genesi di
Wiligelmo, sulla facciata
della cattedrale di
San Geminiano, Modena,
1106-1110: Creazione
di Adamo ed Eva e Peccato
originale; Cacciata dal
Paradiso Terrestre e Lavoro
dei progenitori; Sacrificio
di Caino e Abele e
Uccisione di Abele da
parte di Caino; Uccisione
di Caino da parte di
Lamach e Arca di Noè.
The Stories of Genesis by
Wiligelmo on the façade
of the cathedral of
San Geminiano, Modena,
1106-1110: The Creation of
Adam and Eve and the Fall;
The Expulsion from the
Garden and the Toil in the
Earth; The Offerings of Cain
and Abel and the Murder
of Abel by Cain; The Murder
of Cain by Lamach and the
Ark of Noah.
1111 Bianello
Arrivo di Enrico V
1111 Bianello
The Arrival of Henry V
In January 1106, Henry IV was deposed by the German dukes
and his crown given to his son Henry V. They wanted the son to
recover the lands that the father had lost. The following August,
the embittered Henry IV died in exile and, because he was still
under ex-communication by his nemesis Gregory VII, his body
was buried in unconsecrated ground outside of the burial chapel
of his ancestors at Speyer.
Henry V was an energetic, young sovereign determined to
accomplish his mandate. At the head of a formidable army, he
descended into Italy and cut a swath of terror across Lombardy,
burning the castles and fortified cities that tried to resist. Every
city except Milan paid him homage, offering vases overflowing
with silver and gold.
Matilda retreated as always to the safety of Canossa’s stone walls.
Her enemy’s son sent his ambassadors to demand her promise of
unimpeded passage through the Apennine mountains to Rome.
She agreed – not having much choice – but refused to join the
king against the pope.108 Henry’s mission in Rome was to obtain
permission for his father’s burial inside the cathedral at Speyer
with dignity; for himself, he demanded that Pope Paschall II
crown him Holy Roman Emperor. He obtained both, after
imprisoning the pope and his recalcitrant bishops, for a few
months.
Henry V then returned north. He visited the Grancontessa from
May 6-8, 1111, at her castle at Bianello, determined to return
the Italian territories to German feudal domain.
Donizone wrote that Henry V offered Matilda the consolation of
a honorary title, vice regina of Liguria,109 granting her a feudal
title. Although some scholars see this as an abandonment of her
commitment to the Gregorian reforms, I would agree with Enri-
co Spagnesi who points out that Matilda did not modify her
policies in any way.110
In 1111 Matilda was 65 years old and suffering from gout.
Henry V, as king and as her closest male relation, was Matilda’s
only heir. Feisty to the end, Matilda exacted Henry V’s agree-
ment to respect, after her death, properties given by her and by
her ancestors to the monasteries at San Benedetto Po and at
Pomposa. Henry V acknowledged that these Canossan proper-
ties would be excluded from the lands that he would claim at
Matilda’s death (cats. 21-23).111
La città di Quattro Castella prende
il nome dai quattro castelli canossiani
posti in cima a quattro colli che si
elevano nella zona pedemontana
dell’Appennino sulla via di Canossa.
Bianello è l’unico castello ancor
oggi integro e in uso.
The town of Quattro Castella is named for
the four Canossan castles at the top of four
hills at the foothills of the Apennine
approach to Canossa. Bianello is the only
castle still standing and in use.
Il Sacro Romano imperatore Enrico
IV abdica a favore del figlio Enrico V,
miniatura da una copia manoscritta
del XII secolo della Cronaca di
Ekkehard von Aura, 1106 circa.
The Holy Roman Emperor Henry IV
abdicates in favor of his son Henry V, in a
miniature from a 12th-century manuscript
copy of The Chronicle of Ekkehard von Aura,
c. 1106.
Nel gennaio 1106, Enrico IV fu deposto dai duchi germanici e la corona fu data a
suo figlio, Enrico V. I duchi volevano che quest’ultimo recuperasse le terre perse dal
padre. Nel successivo mese di agosto l’amareggiato Enrico IV moriva in esilio e, sic-
come su di lui gravava ancora la scomunica lanciatagli dalla sua nemesi, Gregorio VII,
il corpo fu sepolto in terra non consacrata, all’esterno della cappella funeraria in cui
risposavano, a Speyer, gli antenati dell’ex sovrano.
Enrico V era un re giovane ed energico, deciso a compiere il suo mandato. A capo di
uno straordinario esercito scese in Italia e si fece strada spargendo terrore in tutta la
Lombardia dove bruciò i castelli e le città fortificate che cercavano di resistergli. Tran-
ne Milano, ogni città gli rese omaggio offrendogli vasi traboccanti di argento e oro.
Come sempre, Matilda si ritirò entro i sicuri bastioni di pietra della sua Canossa. Il
figlio del suo nemico inviò ambasciatori per chiederle la promessa di non ostacolar-
gli il passaggio attraverso gli Appennini nella sua marcia verso Roma. Matilda accon-
sentì, non avendo molta scelta, ma rifiutò di affiancare il re contro il papa.108 La mis-
sione di Enrico a Roma era di ottenere il permesso di seppellire il padre con dignità
all’interno della cattedrale di Speyer; per se stesso egli voleva che papa Pasquale II lo
incoronasse imperatore del Sacro Romano Impero. Dopo aver imprigionato il pon-
tefice e i recalcitranti vescovi, ottenne soddisfazione a entrambe le sue richieste per
qualche mese.
A quel punto il sovrano riprese il viaggio di ritorno verso nord. Tra il 6 e l’8 maggio
1111 rese visita alla Grancontessa nel suo castello di Bianello, deciso a riportare le
terre italiane sotto il dominio feudale germanico.
Donizone scrive che Enrico V offrì a Matilda la consolazione di un titolo onorifico,
quello di vice regina della Liguria,109 concedendole una carica feudale. Sebbene alcu-
ni studiosi vedano in ciò una rinuncia di Matilda al suo impegno nei confronti delle
riforme gregoriane, io concordo invece con Enrico Spagnesi il quale sottolinea che la
nobildonna non modificò in alcun modo le sue politiche.110
Nel 1111 Matilda aveva 65 anni e soffriva di gotta. Enrico V, in quanto re e il più
stretto dei suoi parenti maschi, era l’unico erede della contessa. Combattiva sino alla
fine, Matilda pretese che il sovrano promettesse di rispettare, dopo la sua morte, le
donazioni di possedimenti effettuate da lei e dai suoi antenati ai monasteri di San
Benedetto Po e di Pomposa. Enrico accettò che queste proprietà canossiane fossero
escluse dalle terre sulle quali avrebbe rivendicato il suo diritto alla morte della nobil-
donna (catt. 21-23).111
91

1115 San Benedetto Po
Morte della contessa Matilda
il 24 luglio 1115
1115 San Benedetto Po
The Death of the Countess Matilda
on July 24, 1115
Una lunga tradizione familiare, risalente al 1007, fu il motivo per cui Matilda decise
che il monastero di San Benedetto sarebbe stato la sua ultima dimora.112 Enrico IV
depredò e bruciò la chiesa nel 1091, tuttavia, dopo la propria vittoria, Matilda la rico-
struì. Quando i Gonzaga commissionarono a Giulio Romano l’ampliamento dell’edi-
ficio (1540-1544), l’architetto rinascimentale inclinò lievemente l’abside per conser-
vare spazio per la chiesa di Matilda dedicata a Maria.113
A iniziare dal 1101 e almeno una volta all’anno fino alla morte della contessa, il
monastero ottenne da quest’ultima molte donazioni;114 nell’ultima, effettuata il 6
maggio 1115, Matilda confermò esplicitamente ogni precedente elargizione sua, del
padre Bonifacio e del nonno Tedaldo (cat. 22).115 Sul finire della vita Matilda si tra-
sferì vicino al monastero dove si recò a messa ogni giorno. Quando le sofferenze pro-
vocate dalla gotta la costrinsero a letto, fece costruire vicino alla sua camera una cap-
pella dedicata a san Giacomo, santo patrono dei pellegrini, per poter continuare ad
ascoltare la messa quotidiana. Ascoltò messa anche il 24 luglio 1115, vigilia della festa
del santo, e, tenendo un crocifisso stretto al petto, disse: “Te sempre onorai, purifica
Tu le mie colpe”. Poi, dopo che Bonseniore, vescovo di Reggio, le amministrò l’Euca-
ristia, pregò: “Sempre finché ho vissuto, in Te ho posto, o Signore, la mia speranza, ora
giunta alla fine, ti prego, rivolgi a me il tuo sguardo che salva”. E Matilda esalò allora
l’ultimo respiro.116
Fu sepolta in quella chiesa dedicata a Maria che lei stessa aveva ripristinato nel
monastero di San Benedetto Po. La sua tomba, ora vuota, è nella sacrestia, sotto il
dipinto tardorinascimentale della contessa Matilda a cavallo con in mano una mela-
grana, opera di Orazio Farinati (1587). In segno di gratitudine per la sua generosi-
tà, i monaci di San Benedetto Po promisero a Matilda che avrebbero celebrato una
messa a ogni anniversario della sua morte e che, in suo ricordo, avrebbero distribui-
to cibo ai poveri il primo lunedì di ogni mese, una promessa mantenuta per 500
anni, fino al momento in cui le spoglie mortali furono portate a Roma, nella basi-
lica di San Pietro.
92
La tomba della contessa Matilda
nel monastero
di San Benedetto Po.
The tomb of the Countess Matilda
at the monastery
of San Benedetto Po.
Long family tradition, dating back to 1007, made the monastery
of San Benedetto the sanctuary which Matilda resolved would be
her final resting place.112 Henry IV sacked and burned the
church in 1091, but after her victory, Matilda rebuilt it. When
the Gonzaga hired Giulio Romano to enlarge the Church (1540-
1544), the Renaissance architect tilted the apse slightly to pre-
serve space for Matilda’s church dedicated to Mary.113
Beginning in 1101, and at least annually until she died, the
monastery benefited from many donations by the countess.114 In
her final donation to the monastery on May 6, 1115, Matilda
precisely confirmed all prior donations to the monastery made by
herself, her father Bonifacio, and her grandfather Tedaldo (cat.
22).115 At the end of her life, Matilda moved near the monastery
where she attended daily Mass.
When the pain from her gout had confined her to bed, she had
a chapel built dedicated to St. James, the patron saint of pil-
grims, near her bedroom so that she could continue to hear daily
Mass. On the vigil of that Saint’s Feast day, July 24, 1115, Matil-
da heard Mass and, holding a crucifix to her chest, said, “I have
always honored you, now purify me of my sins”. Then, after
Bonseniore, Bishop of Reggio, gave Matilda the Eucharist, she
prayed, “Always as long as I was able, I put my hope in you, o
Lord. Now show to me your face that saves”. And Matilda
breathed her last.116
At her death, Matilda was buried in the church dedicated to
Mary that she had restored at the monastery of San Benedetto
Po. Her tomb, now empty, is in the sacristy, beneath the late
Renaissance painting of the countess by Orazio Farinati, Matil-
da on Horseback Holding a Pomegranate (1587). In gratitude for
her generosity, the monks of San Benedetto Po promised Matil-
da that they would celebrate a mass on the anniversary of her
death and, in her memory, distribute food to the poor on the
first Monday of every month – a promise which they kept for
500 years until her remains were brought to St. Peter’s in Rome.
1) For a discussion of Donizone’s poem and other sources used by the monk,
see generally Golinelli 1987, pp. 9-21; idem 1992; Bonacini 1997; Fasoli
1964; Riversi 2013, pp. 69-76; Robinson 1974.
2) Witt 2012, p. 292.
3) Donizone, I, f. 10r, vv. 68-69, in Golinelli 1987, p. 82.
4) Ronzani 2012, p. 3.
5) See essay by Spike, pp. 19-27, in this volume.
6) Overmann was the first modern scholar to attempt to define Matilda’s hold-
ings based upon the castles she controlled; see Overmann 1895 (ed. 1980).
Gross 1990 includes a list and an analysis of Matildan localities. Two recent
exhibitions, in Reggio Emilia (see Calzona 2008) and in Mantua (see Sal-
varani, Castelfranchi Vegas 2008), provided significant insights into Matilda’s
architectural legacy. See also Castagnetti 1982; Manenti Valli 2001; Eads
2003; Bernabei 2004; Bertolini 2004; Hay 2008.
7) Cardini 2000b, p. 31; idem 2000a, pp. 19-46.
8) Donizone, I, f. 31r, v. 809, in Golinelli 1987, p. 55.
9) For details of Beatrice’s biography see essay by Spike in this volume, in par-
ticular pp. 20-21.
10) Donizone, I, ff. 36r-37r, vv. 979-1022, in Golinelli 1987, pp. 60-61.
11) Donizone, I, f. 37r, v. 1025, in Golinelli 1987, p. 61.
12) Fiorentini 1642 (ed. 1756), I, pp. 79-81; Overmann 1895 (ed. 1980), p.
105.
13) See cat. 32.
14) Faini 2010, p. 250; Sergi 1994, p. 36.
15) Cantini 1796, pp. 34-46.
16) Marrocchi 2001.
17) Goez 1998, Dep. no. 2 (dated 1064), p. 392.
18) Bertolini 1970; Verdon 2000, pp. 26, 116.
19) Ibid., p. 60.
20) Golinelli 2006, cat. no. 29, pp. 202-203.
21) Ibid., cat. no. 28, pp. 200-201.
22) Goez 1998, doc. no. 1 (dated January 19, 1072), pp. 31-35; Beatrice
enriched the monastery of Sant’Andrea in Mantua in January 1072, see
Bertolini 1970.
23) Goez 1998, doc. no. 2 (dated at Calceraki, near Chiusi, June 7, 1072), pp.
35-39; Colliva 1982, pp. 8-10, identifies Pepo with the “auctoritate sua legere
in legibus,” who taught Justinian’s Digest at Bologna before Wernerius, accord-
ing to Odofredus who taught law at Bologna in the 1200s. See also Spagnesi
2013, p. 20.
24) Birks, McLeod 1987, Book I, title 12.
25) Ibid., Book III, title 2.
26) Goez 1998, doc. no. 9 (dated at Marengo, August 18, 1073), pp. 55-57.
27) Overmann 1895 (ed. 1980), p. 111; Ghirardini 1989, p. 125.
28) The correspondence was published in English translation by Emerton
1932 (ed. 1990) and by Cowdrey 1972 (ed. 2001).
29) Donizone, I, f. 56v, vv. 329-330, in Golinelli 1987, p. 80.
30) Letter of Gregory VII to Matilda of Tuscany, February 16, 1074, Book I,
47, pp. 65-68, in Emerton 1932 (ed. 1990), pp. 23-24.
31) Summons of Gregory VII to the Faithful, Book I, 49, p. 75, in Emerton
1932 (ed. 1990), p. 25.
32) Letter of Gregory VII to Matilda of Tuscany, December 16, 1074, Episto-
lae collectae, 11, p. 532, in Emerton 1932 (ed. 1990), pp. 60-61. By contrast,
Cowdrey 1972 (ed. 2001), II, pp. 1-12, quotes this letter as evidence of Gre-
gory’s ardent spirituality.
33) Letter of Gregory VII to Matilda of Tuscany, December 16, 1074, Episto-
lae collectae, 11, p. 532, in Emerton 1932 (ed. 1990), p. 60.
34) Bianchi-Cagliesi 1915, p. 375.
35) Berman 1983, p. 520.
36) Von Matt, Kühner 1963, p. 74.
37) Berman 2000, p. 26: “Historians play down the magnitude of the disconti-
nuity between what had gone before and what came after. As a new temporal
entity, the Church needed a body of law to regulate its internal relations.”
38) Tosti 1859 (ed. 1887), pp. 187-191.
39) Ibid.
40) Morghen 1974, p. 123.
41) Aubé 1985 (ed. 1987), p. 47; Fiorentini 1642 (ed. 1756), vol. II, p. 159,
citing Bruno, a chronicler from Saxony.
42) See Nicolaj 1997, p. 17.
43) Radding, Ciaralli 2007, p. 183. The document is published in its entirety
by Cambi Schmitter 2009, no. 9, pp. 77-78.
44) See essay by McSweeney and Spike, pp. 29-39, in this volume.
45) Goez 1998, doc. no. 19 (dated at Marengo, May 27, 1076), pp. 80-81;
Canova et al. 2015, no. 19, pp. 96-97. In a letter to Herman Archbishop of
Metz dated August 25, 1076, Pope Gregory VII wrote, “I am not yet quite clear
as to her future status [...] although I remember her late husband Godfrey as a
frequent offender against God;” see Emerton 1932 (ed. 1990), pp. 102-105.
46) Letter of Gregory VII to the German dukes, late January, 1077, in Emer-
ton 1932 (ed. 1990), pp. 111-112.
1) Per una trattazione sul poema di Donizone e su altre fonti utilizzate dal monaco si vedano in gene-
rale Golinelli 1987, pp. 9-21; idem 1992; Bonacini 1997; Fasoli 1964; Riversi 2013, pp. 69-76;
Robinson 1974.
2) Witt 2012, p. 292.
3) Donizone, I, c. 10r, vv. 68-69, in Golinelli 1987, p. 82.
4) Ronzani 2012, p. 3.
5) Si veda il saggio di Spike, pp. 19-27, in questo volume.
6) Overmann fu il primo studioso moderno che s’impegnò a definire i possedimenti di Matilda sulla
base dei castelli in mano della contessa; si veda Overmann 1895 (ed. 1980). Gross 1990 compren-
de una lista e un’analisi delle località matildiche. Due recenti mostre, a Reggio Emilia (si veda Cal-
zona 2008) e a Mantova (si veda Salvarani, Castelfranchi Vegas 2008), hanno fornito importanti
analisi del lascito architettonico di Matilda. Si vedano anche Castagnetti 1982; Manenti Valli 2001;
Eads 2003; Bernabei 2004; Bertolini 2004; Hay 2008.
7) Cardini 2000b, p. 31; idem 2000a, pp. 19-46.
8) Donizone, I, c. 31r, v. 809, in Golinelli 1987, p. 55.
9) Per dettagli sulla biografia di Beatrice si veda il saggio di Spike in questo volume, in particolare
pp. 20-21.
10) Donizone, I, cc. 36r-37r, vv. 979-1022, in Golinelli 1987, pp. 60-61.
11) Donizone, I, c. 37r, v. 1025, in Golinelli 1987, p. 61.
12) Fiorentini 1642 (ed. 1756), I, pp. 79-81; Overmann 1895 (ed. 1980), p. 105.
13) Si veda cat. 32.
14) Faini 2010, p. 250; Sergi 1994, p. 36.
15) Cantini 1796, pp. 34-46.
16) Marrocchi 2001.
17) Goez 1998, Dep. n. 2 (datato 1064), p. 392.
18) Bertolini 1970; Verdon 2000, pp. 26, 116.
19) Ivi, p. 60.
20) Golinelli 2006, cat. n. 29, pp. 202-203.
21) Ivi, cat. n. 28, pp. 200-201.
22) Goez 1998, doc. n. 1 (datato 19 gennaio 1072), pp. 31-35; Beatrice arricchì il monastero di
Sant’Andrea a Mantova nel gennaio 1072, si veda Bertolini 1970.
23) Goez 1998, doc. n. 2 (datato Calceraki, vicino a Chiusi, 7 giugno 1072), pp. 35-39; Colliva
1982, pp. 8-10, identifica Pepo con l’“auctoritate sua legere in legibus” che insegnò il Digesto giu-
stinianeo a Bologna prima di Wernerius, secondo quanto afferma Odofredo, il quale insegnò dirit-
to a Bologna nel XIII secolo. Si veda anche Spagnesi 2013, p. 20.
24) Birks, McLeod 1987, libro I, titolo 12.
25) Ivi, libro III, titolo 2.
26) Goez 1998, doc. n. 9 (datato Marengo, 18 agosto 1073), pp. 55-57.
27) Overmann 1895 (ed. 1980), p. 111; Ghirardini 1989, p. 125.
28) La corrispondenza di Gregorio VII è stata tratta da Spike 2007, dove è pubblicata la traduzione
italiana di Franco Motta dell’edizione anastatica (Aalen: Scientia Verlag, 1964 [ed. originale Berlino
1865]) dei Monumenta Gregoriana, a cura di Philipp Jaffé.
29) Donizone, I, c. 56v, vv. 329-330, in Golinelli 1987, p. 80: “Di frequente gli inviati di papa Gre-
gorio cercaron Matilde, ma più spesso di loro a lei corsero i messi d’Urbano”.
30) Lettera di Gregorio VII a Matilda di Toscana, 16 febbraio 1074, libro I, 47, pp. 65-68, in Emer-
ton 1932 (ed. 1990), pp. 23-24.
31) Appello di Gregorio VII ai fedeli, libro I, 49, p. 75, in Emerton 1932 (ed. 1990), p. 25.
32) Lettera di Gregorio VII a Matilda di Toscana, 16 dicembre 1074, Epistolae collectae, 11, p. 532,
in Emerton 1932 (ed. 1990), pp. 60-61. Al contrario, Cowdrey 1972 (ed. 2001), II, pp. 1-12, cita
questa lettera come prova dell’ardente spiritualità di Gregorio.
33) Lettera di Gregorio VII a Matilda di Toscana, 16 dicembre 1074, Epistolae collectae, 11, p. 532,
in Emerton 1932 (ed. 1990), p. 60.
34) Bianchi-Cagliesi 1915, p. 375.
35) Berman 1983, p. 520.
36) Von Matt, Kühner 1963, p. 74.
37) Secondo Berman 2000, p. 26, gli storici sminuiscono l’ampiezza della discontinuità fra ciò che
vigeva prima e ciò che venne dopo e afferma che, come nuova entità temporale, la Chiesa aveva biso-
gno di un insieme di leggi che regolasse i suoi rapporti interni.
38) Tosti 1859 (ed. 1887), pp. 187-191.
39) Ibidem.
40) Morghen 1974, p. 123.
41) Aubé 1985 (ed. 1987), p. 47; Fiorentini 1642 (ed. 1756): “E v’aggiunge Brunone scrittor
anch’egli contemporaneo della guerra di Sassonia, che morì Goffredo senza i sacramenti della
Chiesa, e come si può temere impenitente: Godefridus Dux, qui fuit maximus hostis Saxoniæ peri-
jt in secretiori corporis parte perfossus fauo mucrone nec purgatus ultima confessione, nes munitus
sacra Comunione”.
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42) Si veda Nicolaj 1997, p. 17: “ci sono le immagini luminose della giustizia, nella persona del
sovrano: dal serenissimus Ottone II ‘fortis preliator et expugnator belli, humilium adiutor, superbo-
rum contritor’, al victoriosissimus Enrico III, per il quale più modernamente si dice che
‘omne ius et legum status ab imperiali pendet examine, recte cuncta ditioni eius submittimus
eiusque precepta servamus, cuius auctoritate inviolabiliter leges roborantur’”.
43) Radding, Ciaralli 2007, p. 183. Il documento è pubblicato nella sua interezza da Cambi Schmit-
ter 2009, n. 9, pp. 77-78.
44) Si veda il saggio di McSweeney e Spike in questo volume, pp. 29-39.
45) Goez 1998, doc. n. 19 (datato Marengo, 27 maggio 1076), pp. 80-81; Canova et al. 2015, n.
19, pp. 96-97. In una lettera del 25 agosto 1076 a Ermanno vescovo di Metz, papa Gregorio VII
scrisse: “Per quel che riguarda Matilda [...] a quale condizione Dio la vorrà destinare, questo sinora
non lo posso sapere con certezza. Sai di certo quanto spesso ricordi nelle mie preghiere Goffredo
malgrado i suoi peccati”.
46) Lettera di Gregorio VII ai duchi germanici, fine gennaio 1077.
47) Ibidem; Donizone, II, c. 50r, vv. 95-104, in Golinelli 1987, p. 74: “Se tu non mi aiuti in que-
sto momento, non potrò più combattere, perché il papa mi ha condannato; o valente cugina, fa’
ch’egli mi benedica, va! Ella s’alzò promettendo al re d’aiutarlo ed uscì a raggiungere la sommità della
rocca, mentre il re restava giù in basso. Parlò dunque al papa, illustrando le intenzioni del re. Cre-
dette il pontefice alle parole sincere dell’illustre Contessa; sol volle che il re in persona giurasse a lui
fedeltà e alla Sede Romana”.
48) Nella sua corrispondenza Gregorio VII fa riferimento agli eventi verificatisi a Canossa nel gen-
naio 1077 e alla presenza di Matilda al suo fianco fino al 31 maggio 1077; si veda Emerton 1932
(ed. 1990), pp. 122-123. Analogo riferimento si trova in Donizone, II, cc. 52r-52v, vv. 170-172, in
Golinelli 1987, pp. 76-77.
49) Donizone, II, c. 52r, vv. 158-166, in Golinelli 1987, p. 76.
50) Del loro viaggio insieme in quei mesi riferisce anche Cowdrey 1988 (ed. 2004), p. 300: nel gen-
naio 1077 il papa soggiornò nel castello di Matilda a Canossa e durante i suoi spostamenti qui e là
in Italia ella lo accompagnò come un’altra Marta. Tra il febbraio e il marzo 1077 Gregorio VII inviò
una lettera ai duchi germanici dal castello di Matilda; si veda Cowdrey 1972 (ed. 2001), n. 19. Idem
1988 (ed. 2004), p. 277, pubblica un privilegio concesso a Pisa, il 10 agosto 1077, da Gregorio VII
a San Michele in Borgo.
51) Goez 1998 pubblica i documenti emessi da Matilda a Firenze il 6 giugno 1077 (doc. n. 20, pp.
81-83), nella sua villa di Pappiana, vicino a Pisa in direzione di Lucca, il 21 giugno 1077 (docc. nn.
21 e 22, pp. 83-87), a Borgo Marturi (Poggibonsi) il 27 agosto 1077 (doc. n. 23, pp. 87-92).
52) Ivi, docc. nn. 21 e 22, pp. 83-87, entrambi redatti nella villa di Pappiana il 21 giugno e il 27
giugno 1077.
53) Ronzani 2012, pp. 2-3.
54) Heywood 1921, p. 8, citando alla nota 4 Muratori 1738-1742, IV, p. 19, scrive che Gregorio
VII riconobbe le usanze marinare, “consuetudines quas habent de Mare”, stabilite dai pisani nel
1075 e riconosciute dall’imperatore Enrico IV sei anni dopo.
55) Wilken 1999.
56) Nel prologo di Donizone, le prime lettere di ciascuna riga formano le seguenti parole: FILIA
MATHILDIS BONEFACII BEATRICIS NUNC ANCILLA DEI FILIA DIGNA PETRI (Matilda, figlia di Bonifacio e
Beatrice, ancella di Dio, degna figlia di Pietro).
57) Donizone, II, cc. 52r-52v, vv. 169-176, in Golinelli 1987, p. 76: “Lasciò dunque la parte del re,
e, pia, ospitò per tre mesi il papa Gregorio, a cui come Marta servì. Sempre attenta, coglieva, con
l’orecchio della sua mente, ogni discorso del papa, al par di Maria le parole di Cristo. Donò tutti
quanti i suoi beni a san Pietro, che tiene le chiavi, il portiere celeste divenne suo erede, ed ella erede
di Pietro. Ricevendo la pergamena di donazione, il papa benigno rese sacra con l’immunità la Chie-
sa della nostra Canossa”. Con ogni probabilità la pergamena fu distrutta o perduta quando Enrico
IV conquistò San Pietro nel 1083 oppure quando il normanno Roberto il Guiscardo saccheggiò la
Città Eterna e portò papa Gregorio VII a Salerno, dove questi morì nel maggio 1085.
58) Goez 1998, doc. n. 73 (datato Canossa, 17 novembre 1102), pp. 213-217.
59) Ivi, doc. n. 24 (datato Borgo Marturi, Poggibonsi, 11 febbraio 1078), pp. 93-94.
60) Ivi, doc. n. 25 (datato Puntiglio, 19 febbraio 1078), pp. 95-96.
61) Piazza 2006, pp. 46-47.
62) Dameron 1991, p. 67; Procacci 1996, p. 144; Ruzicka 2014, p. 40; e Faini 2010, pp. 154-155,
250-253, che cita i più attivi giurisperiti della Firenze precomunale: Teuzo e Rolando (detto Moro)
di Teuzo, giudici del sacro palazzo, Beniamino, giudice, e Giovanni di Donato, notaio. Tutti parteci-
pavano al collegio di esperti di diritto chiamati ad assistere la marchesa Matilda nei placiti tenuti a
Firenze o nel territorio ad essa soggetto. Tuttavia Faini, a p. 269, afferma che il primo documento in
cui è menzionata la presenza dei consoli a Firenze data al 1131.
63) Ruzicka 2014, pp. 40-41; Dameron 1991, p. 67.
64) Spadolini 1983, pp. 24-25.
65) Donizone, I, carte inserite nel volume, vv. 620-632, in Golinelli 1987, pp. 648-649: “E se mi
venisse portata una guerra molto accanita con pochi soldati, da forte, vincerei le mie battaglie. Se
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47) Ibid.; Donizone, II, f. 50r, vv. 95-104, in Golinelli 1987, p. 74.
48) Gregory VII in his papal correspondence refers to the events at Canossa in
January 1077 and to Matilda’s presence with him at least through May 31,
1077 (Emerton 1932 [ed. 1990], pp. 122-123, “You are aware, best beloved
brethren, that ever since we left Rome we have been in great peril in the midst
of enemies of the Christian faith”) as does Donizone, II, ff. 52r-52v, vv. 170-
172, in Golinelli 1987, pp. 76-77.
49) Donizone, II, f. 52r, vv. 158-166, in Golinelli 1987, p. 76.
50) Their travel together during these months is also noted by Cowdrey 1988
(ed. 2004), p. 300: “In January 1077 he stayed at Matilda’s castle of Canossa
and during his travels through Italy she accompanied him, like another
Martha.” Pope Gregory VII sent a letter to the German dukes from Matilda’s
castle at Canossa between February and March 1077; see Cowdrey 1972 (ed.
2001), no. 19; Idem 1988 (ed. 2004), p. 277, publishes a Privilege granted in
Pisa on August 10, 1077, by Gregory VII to San Michele in Borgo.
51) Goez 1998 publishes documents issued by Matilda in Florence on June 6,
1077 (doc. no. 20, pp. 81-83); at her villa at Pappiana, outside Pisa towards
Lucca, on June 21, 1077 (docs. nos. 21 and 22, pp. 83-87); in Borgo Marturi
(Poggibonsi) on August 27, 1077 (doc. no. 23, pp. 87-92).
52) Ibid., doc. nos. 21 and 22, pp. 83-87, both dated at her villa at Pappiana,
June 21, and June 27, 1077.
53) Ronzani 2012, pp. 2-3.
54) Heywood 1921, p. 8, writes Pope Gregory VII recognized the Customs of
the Sea, “consuetudines quas habent de Mare”, established by the Pisans in
1075 and this was approved by the Emperor Henry IV six years later, citing at
note 4 Muratori 1738-1742, IV, p. 19.
55) Wilken 1999.
56) The first letters of each line of Donizone’s Prologue spell: FILIA MATHILDIS
BONEFACII BEATRICIS NUNC ANCILLA DEI FILIA DIGNA PETRI (Matilda, daughter
of Bonifacio and Beatrice, handmaiden of God, worthy daughter of Peter).
57) Donizone, II, ff. 52r-52v, vv. 169-176, in Golinelli 1987, p. 76. The
parchment was likely destroyed or lost when Henry IV conquered St. Peter’s in
1083 or when the Norman Robert Guiscard sacked the Eternal City and
brought Pope Gregory VII to Salerno where he died in May 1085.
58) Goez 1998, doc. no. 73 (dated at Canossa, November 17, 1102), pp. 213-
217.
59) Ibid., doc. no. 24 (dated at Borgo Marturi, Poggibonsi, February 11,
1078), pp. 93-94.
60) Ibid., doc. no. 25 (dated at Puntiglio, February 19, 1078), pp. 95-96.
61) Piazza 2006, pp. 46-47.
62) Dameron 1991, p, 67; Procacci 1996, p. 144; Ruzicka 2014, p. 40; and
Faini 2010, pp. 154-155, 250-253, who cites the most active jurists of pre-com-
munal Florence participating as experts of law called to assist Matilda in placiti
(court hearings) held at Florence or in its territory. Although at p. 269 the pres-
ence of consuls in Florence is first recorded in 1131.
63) Ruzicka 2014, pp. 40-41; Dameron 1991, p. 67.
64) Spadolini 1983, pp. 24-25.
65) Donizone, I, pages inserted in the volume, vv. 620-632, in Golinelli 1987,
pp. 648-649.
66) Spike 2004, pp. 114, 189; eadem 2007, pp. 133-134, 222-223.
67) See Ronzani 2012, Appendix, which compares the texts of the privileges
granted to Lucca and to Pisa in 1081 by Henry IV.
68) Ronzani 2012 and texts quoted in the Appendix.
69) Ibid., generally and in particular pp. 6-9.
70) Ronzani 2012, pp. 5-9. See also Puglia 2013, generally and his conclusion
at pp. 125-128 for a discussion of the critical role played by Matilda to support
the independence of the communes against the lesser nobility who lived in cas-
tles outside the walls.
71) The donation is recorded in the preface to Donizone’s manuscript, ff. 1r-
2v, in Golinelli 1984, pp. 24-27; Matilda reimbursed the monks of San-
t’Apollonio with a donation of property as she had promised, prior to con-
firming her donation to Rome, see Goez 1998, doc. no. 72 (dated at Panzano,
October 18, 1102), pp. 212-213.
72) The Life of the Emperor Henry IV 1986, p. 120.
73) Donizone, II, f. 54r, vv. 228-229, in Golinelli 1984, pp. 130-131.
74) Solmi 1922, p. 76, writes that during the bitter war with Gregory VII,
when the population was at its extreme, Henry IV succeeded in winning Rome
by promising the Roman people restitution of libertas romana which allowed
him to enter Rome. With the sack of Rome by Robert Guiscard in 1084 the
consuls did not leave any trace in Rome.
75) He may have followed the coastal road as a document in the Archivio di
Stato di Firenze records Henry, the third Holy Roman Emperor, in Pisa in June
1084, making a donation. Diplomatico Strozziane Uguccioni, cod. id.
00074049, tome 78/I, f. 7v.
76) Donizone, II, f. 59v, vv. 443-446, in Golinelli 1987, p. 83. See also essay
by Spike in this volume, p. 27 note 8.
77) Donizone, II, ff. 57r-57v, vv. 347-363, in Golinelli 1987, p. 81.
78) Donizone, II, f. 63r, vv. 563-564, in Golinelli 1987, p. 87.
79) Von Ursberg 1916, p. 15: “[...] eisdem quoque temporibus dominus
Wernerius libros legume, qui dudum neglecti fuerunt, nec quisquam in eis
studuerat, ad petitionem Mathilde comitisse, renovavit [...];” see also Goez
1998, Dep. no. 88, pp. 448-449. Legal scholars read this passage to mean that
Matilda asked Wernerius to restore the pages to their original order and to fix
the losses in the texts. Cortese 2004.
80) See essay by McSweeney and Spike, pp. 29-39, in this volume for a com-
plete discussion.
81) See Bonacini 1998, p. 24: among the actions Henry IV took in June 1081
was to name Pietro, a schismatic or filoimperiale, as bishop of Lucca. The Luc-
chese agreed to allow Pope Urban II to replace Pietro with Rangerio, a sup-
porter of the Gregorian reform, after the pope had arranged the marriage of
Matilda to Guelf V of Bavaria. This would imply that the Lucchese accepted a
Gregorian bishop after a man, Guelf V, assumed, by virtue of his marriage to
Matilda, the title of duke of Tuscany. Like Matilda, Guelf supported the papa-
cy against the empire, but as a man he could carry arms and defend a feud. Thus
Guelf was more acceptable to the men of Lucca.
82) Matilda and Guelf granted these on June 27, 1090; see Goez 1998, doc.
no. 43 (dated at Mantua, June 27, 1090), pp. 139-141. Henry IV confirmed
these privileges two weeks later, on July 12, 1090; see Fiorentini 1642 (ed.
1756), p. 245.
83) Donizone, II, ff. 59v-62v, vv. 439-549, in Golinelli 1987, pp. 83-86.
84) Donizone, II, ff. 65r-65v, vv. 640-661, in Golinelli 1987, p. 89.
85) Donizone, II, ff. 66r-67r, vv. 675-726, in Golinelli 1987, pp. 89-91.
86) See recent studies regarding the development of the citizen communes in
Tuscany, Puglia 2013; Ronzani 2012; Faini 2010; and in Emilia and Lom-
bardy see Bonacini 1998.
87) Tosti 1859 (ed. 1887), p. 309, quoting Bertholdus, 1093, “Civitates quo-
que de Longobardis Mediolanum, Lauda, Placentia contra Henricum in vigin-
ti annos conjuraverunt.” Duff 1909, p. 213.
88) Commentators differ on whether Clement III himself ever returned to
Rome. Compare Robinson 1999, p. 289, with Kelly 1986, p. 158, and
Golinelli 1987, p. 146 note 124.
89) Fulcher of Chartres reporting on the Call to the Crusades, November 27,
1095, in Kirshner, Morrison 1986, p. 159.
90) Aubé 1985, p. 133.
91) See Goez 1998, Dep. no. 51 (dated June 28, 1091), p. 424.
92) Ibid., Dep. no. 53 (dated April 21, 1092), pp. 425-426.
93) Donizone, II, f. 86r, vv. 1420-1423, in Golinelli 1987, p. 110.
94) Puglia 2013, pp. 65-66.
95) See Ronzani 2012, pp. 15-18; Puglia 2013, pp. 44-45.
96) Golinelli 2003, entry VI.14 (G. Martinelli Braglia, Mensola con protome
femminile, 1853-1869, Pisa, Duomo di Santa Maria Assunta, façade), pp. 142-
143.
97) See Spike 2015a.
98) Goez 1998, doc. no. 52 (dated near Lucca, June 16, 1099), pp. 158-161;
see illustration at p. 86.
99) Andreucci, Lera 1970, pp. 44-45.
100) Goez 1998, doc. no. 88 (dated at Pieve Fosciana, July 1105), pp. 249-
250.
101) Golinelli 2003, entry II.9 (G. Martinelli Braglia, Protome con figura di
donna [Matilde di Canossa], early 13th century, Lucca, cathedral of San Mar-
tino, inside the portico on the north side), pp. 70-71.
102) See Spike 2004, App. doc. 1; Spike 2007; Ronzani 2012, Appendice.
103) Sinopoli 1998, pp. 48-49.
104) Goez 1998, doc. no. 30 (dated at Tarquinia, March 26, 1080), pp. 109-
111.
105) In one version of this legend, she undertook to construct 100 churches
on the promise of a pope not otherwise identified that she would thereby
receive the extraordinary right to say Mass. Although implausible in the
extreme the legend attests to her reputation for piety. The church dedicated to
the Santissima Annunziata at Suvereto was, according to a curious local legend,
“the ninety-eighth, and last, of one hundred churches she tried to build in
exchange for the right to celebrate Mass.” Instead the church at Nuvelato, in
Quisitello (Reggio Emilia) claims to be the ninety-ninth, and last, of the 100
churches she was able to build.
106) Quintavalle observed that the broad and fertile Paduan river valley gave
birth to the Romanesque style which spread throughout Europe, see e.g. Quin-
tavalle 1982; idem 1991; see also Calzona et al. 1983; Colli, Garuti, Pelloni
1991.
107) “When the sign of Cancer triumphs over Gemini, the ninth day of the
month of June in the year 1099, this house of the blessed Geminiano was found-
ed.” And another hand added in smaller letters: “Among sculptors Wiligelmo
you are worthy of great honors to which your sculptures attest.”
108) Donizone, II, f. 79v, v. 1164, in Golinelli 1987, p. 103.
109) Donizone, II, f. 81v, vv. 1254-1256, in Golinelli 1987, p. 105.
110) Spagnesi 2013, p. 54.
111) See Colliva 1982, p. 20. See also Cowdrey 1988 (ed. 2004), pp. 301-302,
poi accadesse [...] che mi stringesser d’assedio per anche due lustri non verrei superata dall’armi e
neppur dalla fame [...] di frumento le torri son piene, di carne e di vino”.
66) Spike 2004, pp. 114, 189; eadem 2007, pp. 133-134, 222-223.
67) Per quanto riguarda i testi dei privilegi reali di Enrico IV in favore di Pisa e Lucca si veda Ron-
zani 2012, Appendice.
68) Ronzani 2012 e testi ivi citati in Appendice.
69) Ivi, in generale e in particolare pp. 6-9.
70) Ronzani 2012, in particolare pp. 5-9. Si veda anche Puglia 2013 in generale e in particolare la
sua conclusione a pp. 125-128, per il ruolo di Matilda nel favorire l’indipendenza dei Comuni con-
tro la piccola aristocrazia che viveva nei castelli fuori delle mura.
71) La donazione è menzionata nella prefazione del manoscritto di Donizone, cc. 1r-2v, in Golinelli
1984, pp. 24-27; come aveva promesso, Matilda indennizzò i monaci di Sant’Apollonio a Canossa
con una donazione di terre, prima di confermare la propria donazione a Roma, si veda Goez 1998,
doc. n. 72 (datato Panzano, 18 ottobre 1102), pp. 212-213.
72) The Life of the Emperor Henry IV 1986, p. 120.
73) Donizone, II, c. 54r, vv. 228-229, in Golinelli 1984, pp. 130-131: “comperando con doni il
favor dei Romani, usurpava, rapace com’era, il trono terreno di Pietro”.
74) Solmi 1922, p. 76: “Durante l’aspra guerra contro Gregorio VII, allorché il popolo era allo stre-
mo, Enrico IV riuscì a conquistare Roma promettendo ai romani la restituzione della libertas roma-
na, ciò gli consentì di entrare a Roma”. Durante il sacco di Roma compiuto da Roberto il Guiscar-
do nel 1084, dei consoli non rimase alcuna traccia nella città.
75) È possibile che abbia seguito la strada costiera, poiché un documento conservato nell’Archivio
di Stato di Firenze riferisce di una donazione effettuata da Enrico, terzo imperatore del Sacro Roma-
no Impero, a Pisa nel giugno 1084. Diplomatico Strozziane Uguccioni, cod. id. 00074049, tomo
78/I, c. 7v.
76) Donizone, II, c. 59v, vv. 443-446, in Golinelli 1987, p. 83. Si veda anche il saggio di Spike in
questo volume, p. 27 nota 8.
77) Donizone, II, cc. 57r-57v, vv. 347-363, in Golinelli 1987, p. 81: “Ebeardo, presul di Parma, fu
imprigionato; quello di Reggio, Gandolfo, dal cuore indurito, si tenne nascosto tre giorni, nudo fra
i rovi”.
78) Donizone, II, c. 63r, vv. 563-564, in Golinelli 1987, p. 87: “Ella andava sicura per le contee di
Modena e Reggio rafforzando i propri castelli e non disperava di battere un giorno il sovrano”.
79) Von Ursberg 1916, p. 15: “[...] eisdem quoque temporibus dominus Wernerius libros legume,
qui dudum neglecti fuerunt, nec quisquam in eis studuerat, ad petitionem Mathilde comitisse, reno-
vavit […]”; si veda anche Goez 1998, Dep. n. 88, pp. 448-449. Nell’interpretazione degli studiosi
del diritto, questo passo significava che Matilda aveva chiesto a Wernerius di ricomporre le pagine
nella loro sequenza originaria e di rimediare alle parti mancanti nei testi. Cortese 2004.
80) Per una trattazione completa si veda il saggio di McSweeney e Spike in questo volume, pp. 29-39.
81) Si veda Bonacini 1998, p. 24: una delle azioni compiute da Enrico IV a Lucca nel 1081 fu l’in-
vestitura dello scismatico e filoimperiale Pietro a vescovo di Lucca. I lucchesi acconsentirono che
papa Urbano II sostituisse Pietro con Rangerio, sostenitore della riforma gregoriana, soltanto dopo
che il pontefice aveva organizzato il matrimonio di Matilda e Guelfo V di Bavaria. Ciò implicava
l’accettazione, da parte dei lucchesi, di un vescovo gregoriano una volta che un uomo, nella figura
di Guelfo V, avesse assunto il titolo di duca di Toscana in virtù della sua unione con Matilda. Come
la contessa, anche Guelfo sosteneva il papato contro l’Impero, ma la ragione per cui appariva più
accettabile ai cittadini di Lucca era che, in quanto uomo, aveva il diritto di portare armi e di difen-
dere il feudo.
82) Matilda e Guelfo concessero tali privilegi il 27 luglio 1090; si veda Goez 1998, doc. n. 43 (data-
to Mantova, 27 giugno 1090), pp. 139-141. I privilegi furono confermati da Enrico IV due setti-
mane dopo, il 12 luglio 1090; si veda Fiorentini 1642 (ed. 1756), p. 245.
83) Donizone, II, cc. 59v-62v, vv. 439-549, in Golinelli 1987, pp. 83-86.
84) Donizone, II, cc. 65r-65v, vv. 640-661, in Golinelli 1987, p. 89: “lasciò la Contessa inattuato il
patto col re e promise, da ancella, di restar fedelissima a Pietro, fino a che il Signore le avesse con-
cesso di viver nel mondo”.
85) Donizone, II, cc. 66r-67r, vv. 675-726, in Golinelli 1987, pp. 89-91.
86) Si vedano i recenti studi sullo sviluppo dei Comuni nelle città toscane Puglia 2013; Ronzani
2012; Faini 2010; per l’Emilia e la Lombardia si veda Bonacini 1998.
87) Tosti 1859 (ed. 1887), p. 309, che cita Bertholdus, 1093, “Civitates quoque de Longobardis
Mediolanum, Lauda, Placentia contra Henricum in viginti annos conjuraverunt.” Duff 1909, p.
213.
88) I commentatori sostengono tesi diverse riguardo all’eventuale rientro di Clemente III a Roma.
Si confrontino Robinson 1999, p. 289; Kelly 1986, p. 158; Golinelli 1987, p. 146 nota 124.
89) Fulcherio di Chartres riferisce sulla chiamata alle crociate, 27 novembre 1095, in Kirshner, Mor-
rison 1986, p. 159.
90) Aubé 1985, p. 133.
91) Si veda Goez 1998, Dep. n. 51 (datato 28 giugno 1091), p. 424.
95
92) Ivi, Dep. n. 53 (datato 21 aprile 1092), pp. 425-426. “Her appropriation of monasticism to serve Gregory’s purposes is illustrated by
93) Donizone, II, c. 86r, vv. 1420-1423, in Golinelli 1987, p. 110: “Il patriarca di Gerusalemme, her gifts to the monasteries of Polirone, Sant’Apollonio at Canossa, and Frassi-
noro;” Spike 2004, pp. 29, 73, 277-278 note 10; Buzzacchi, Migliorini 1968,
quel di Roma e quello di Costantinopoli eran lieti d’aver sue notizie, ed a lei procuravan spedir loro p. 17, citing Bacchini 1696, p. 89; Golinelli 1998, p. 76; Cowdrey 1978, p.
scritti di frequente e con riverenza”. 197: “Henry [V] promised his protection to the possessions held by the
94) Puglia 2013, pp. 65-66. Monasteries of Cluny, within the borders of the Empire, and in particular that
95) Si vedano Ronzani 2012, pp. 15-18; Puglia 2013, pp. 44-45. of Polirone.”
96) Golinelli 2003, scheda VI.14 (G. Martinelli Braglia, Mensola con protome femminile, 1853-1869, 112) Quintavalle 1991, p. 86. Compare Mellini 1589, pp. 10-12, who dates
the monastery to 998 and states that Tedaldo died in 1007. See also Goez
Pisa, Duomo di Santa Maria Assunta, facciata), pp. 142-143.
1998, Dep. no. 24, p. 407.
97) Si veda Spike 2015a. 113) Quintavalle 1991, pp. 84-125.
98) Goez 1998, doc. n. 52 (datato vicino a Lucca, 16 giugno 1099), pp. 158-161, illustrato in que- 114) See Goez 1998, docs. no. 66 (dated at Governolo, May 1101), pp. 197-
sto volume a p. 86. 199; no. 67 (dated at San Benedetto Po, May 14, 1101), pp. 200-203; no. 68
99) Andreucci, Lera 1970, pp. 44-45. (dated 1101 [?]), pp. 203-204; no. 79 (dated at Nogara, April 24, 1104), pp.
100) Goez 1998, doc. n. 88 (datato Pieve Fosciana, luglio 1105), pp. 249-250. 229-231; no. 80 (dated at Piadena, May 1, 1104), pp. 231-233; no. 83 (dated
at Coscogno, September 15, 1104), pp. 239-241; no. 92 (dated at Nogara,
101) Golinelli 2003, entry II.9 (G. Martinelli Braglia, Protome con figura di donna [Matilde di December 30, 1105), pp. 256-258; no. 112 (dated at Gonzaga, March 17,
Canossa], inizio del XIII secolo, Lucca, cattedrale di San Martino, portico, arco sul lato nord), pp. 1109), pp. 297-299; no. 113 (dated at Gonzaga, March 28, 1109), pp. 300-
70-71. 301; no. 120 (dated at Ponte Doso, November 4, 1109), pp. 315-316; no. 123
102) Si vedano Spike 2004, App. doc. 1; Spike 2007; Ronzani 2012, Appendix. (dated at Bondeni de Roncoris, in 1110), pp. 320-322; no. 127 (dated at
103) Sinopoli 1998, pp. 48-49. Pegognaga, in 1113), pp. 329-331; no. 129 (at Bondenum, in 1113), pp. 333-
335; no. 133 (dated at Montebaranzone, June 1114), pp. 340-342; no. 135 (at
104) Goez 1998, doc. n. 30 (datato Tarquinia, 26 marzo 1080), pp. 109-111. San Benedetto Po, November 8, 1114), pp. 344-346, confirming prior dona-
105) In una delle versioni di questa leggenda, Matilda intraprese la costruzione di 100 chiese in base tions; no. 137 (dated at Bondeno, April 14, 1115), pp. 349-351.
alla promessa con cui un papa non identificato le accordava, in cambio, lo straordinario permesso di 115) Ibid., doc. no. 138 (dated at Bondeno de Runcuris, May 6, 1115), pp.
celebrare messa. Sebbene del tutto inverosimile, la leggenda attesta la fama della religiosità di Matil- 352-357.
da. La chiesa di Suvereto dedicata alla Santissima Annunziata fu, secondo una curiosa credenza loca- 116) Donizone, II, f. 88r, vv. 1504-1511, in Golinelli 1987, p. 112.
le, “la novantottesima e ultima delle cento chiese che ella cercò di costruire in cambio del diritto di
celebrare messa”. Da parte sua, la chiesa di Nuvelato, nel territorio comunale di Quisitello (in pro-
vincia di Reggio Emilia) sostiene di essere la novantanovesima e ultima delle 100 chiese che la con-
tessa riuscì a edificare.
106) Quintavalle osserva che l’ampia e fertile pianura padovana diede vita allo stile romanico, il
quale si diffuse poi in tutta l’Europa; si veda, per esempio, Quintavalle 1982; idem 1991; Calzona
et al. 1983; Colli, Garuti, Pelloni 1991.
107) “Mentre il Cancro raggiunge il corso dei Gemelli esultanti, alle quinte idi nel tempo del mese
di giugno, negli anni dall’incarnazione di Dio mille e cento meno uno, è fondata questa casa dell’il-
lustre Geminiano.” A lettere più piccole un’altra mano aggiunse la scritta “Di quanto tu sia degno
tra gli scultori, lo mostra ora, Wiligelmo, la tua scultura”.
108) Donizone, II, c. 79v, v. 1164, in Golinelli 1987, p. 103: “Matilda non s’impegnò tuttavia ad
essere col re contro il papa”.
109) Donizone, II, c. 81v, vv. 1254-1256, in Golinelli 1987, p. 105: “Il re confessò che mai una
donna simile a lei, egli aveva trovato, perciò le affidò il governo dei Liguri come vice-regina, ed a
chiare parole la chiamò col nome di madre”.
110) Spagnesi 2013, p. 54.
111) Si veda Colliva 1982, p. 20. Si veda anche Cowdrey 1988 (ed. 2004), pp. 301-302, secondo il
quale l’appropriazione del monacato da parte di Matilda per servire ai fini di Gregorio è evidenzia-
ta dai doni che ella fece ai monasteri di Polirone, Sant’Apollonio a Canossa e Frassinoro; Spike 2004,
pp. 29, 73, 277-278 nota 10; Buzzacchi, Migliorini 1968, p. 17, il quale cita Bacchini 1696, p. 89;
Golinelli 1998, p. 76; Cowdrey 1978, p. 197, scrive che Enrico [V] promise la sua protezione sui
possedimenti dei monasteri di Cluny all’interno dei confini dell’Impero e in particolare su quello di
Polirone.
112) Quintavalle 1991, p. 86. Si confronti Mellini 1589, pp. 10-12, il quale fa risalire il monastero
al 998 e afferma che Tedaldo morì nel 1007. Si veda anche Goez 1998, Dep. n. 24, p. 407.
113) Quintavalle 1991, pp. 84-125.
114) Si veda Goez 1998, docc. n. 66 (datato Governolo, maggio 1101), pp. 197-199; n. 67 (San
Benedetto Po, 14 maggio 1101), pp. 200-203; n. 68 (datato 1101 [?]), pp. 203-204; n. 79 (Noga-
ra, 24 aprile 1104), pp. 229-231; n. 80 (Piadena, 1 maggio 1104), pp. 231-233; n. 83 (Coscogno,
15 settembre 1104), pp. 239-241; n. 92 (Nogara, 30 dicembre 1105), pp. 256-258; n. 112 (Gon-
zaga, 17 marzo 1109), pp. 297-299; n. 113 (Gonzaga, 28 marzo 1109), pp. 300-301; n. 120 (Ponte
Doso, 4 novembre 1109), pp. 315-316; n. 123 (Bondeni de Roncoris, nel 1110), pp. 320-322; n.
127 (Pegognaga, nel 1113), pp. 329-331; n. 129 (Bondenum, nel 1113), pp. 333-335; n. 133
(Montebaranzone, giugno 1114), pp. 340-342; n. 135 (San Benedetto Po, 8 novembre 1114), pp.
344-346, che dà conferma delle donazioni precedenti; n. 137 (Bondeno, 14 aprile 1115), pp. 349-
351.
115) Ivi, doc. n. 138 (datato Bondeno de Runcuris, 6 maggio 1115), pp. 352-357.
116) Donizone, II, c. 88r, vv. 1504-1511, in Golinelli 1987, p. 112: “Subito nelle sue mani la con-
tessa Matilda s’allontanò dai travagli di questo mondo. Ella disse, baciando la croce di Cristo: ‘Te sem-
pre onorai, purifica Tu le mie colpe’, e ricevendo il corpo sacro di Cristo: ‘Sempre finché ho vissuto,
in Te ho posto, o Signore, la mia speranza, ora giunta alla fine, ti prego, rivolgi a me il tuo sguardo
che salva’. Così pregando spirò la Contessa dalla vera sapienza”.

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