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7.

Detonazioni ed esplosioni

7.2.1 Introduzione un’esplosione. Il gas liberato nell’ambiente formerà quindi una


nube che si disperderà nell’atmosfera, diluendosi man mano
Dal punto di vista operativo si intende per esplosione il rila- a seguito della miscelazione del gas rilasciato con l’aria. In
scio in atmosfera di energia in un tempo sufficientemente breve assenza di una fonte di innesco (o nel caso di gas non infiam-
e in un volume sufficientemente piccolo da generare un’onda mabili) non si ha ulteriore rilascio di energia e quindi la nube
di pressione di entità finita che si allontana dalla sorgente e di gas non può originare alcun fenomeno esplosivo. In pre-
che può essere udita. Evidentemente sono possibili anche altre senza di un’immediata ignizione, la piccola quantità di gas
definizioni, ma quella data ha il vantaggio di comprendere tutte infiammabile che si è miscelato con l’aria fino a quel momen-
le tipologie di esplosioni di interesse per la sicurezza negli to per formare una miscela infiammabile, prende fuoco coin-
impianti ove avvengono processi industriali (impianti di pro- volgendo poi la rimanente massa di gas infiammabile, con con-
cesso). In tale definizione si sono implicitamente considerate centrazione maggiore del limite superiore di infiammabilità,
solo le esplosioni in aria, le sole di interesse in questo ambito. in una fiamma di tipo diffusivo. I tempi caratteristici del rila-
L’energia rilasciata può essere immagazzinata, prima del rila- scio dell’energia di combustione in questo caso sono deter-
scio, sotto diverse forme: nucleare, chimica, elettrica, di pres- minati dalla velocità del trasporto di combustibile e aria verso
sione, ecc. la fiamma e risultano quindi troppo elevati per poter genera-
L’onda di pressione generata dall’esplosione è il principa- re un’esplosione. Se invece l’innesco non è immediato la nube
le fenomeno su cui si focalizza l’attenzione quando si è inte- si disperde in atmosfera finché si viene a creare una quantità
ressati ai possibili danni alle persone e alle cose. È però impor- significativa di miscela gas-aria con concentrazione interna ai
tante sottolineare che i maggiori danni, nel caso di esplosioni limiti di infiammabilità. In questo caso, a seguito di un inne-
accidentali in impianti di processo, non sono solitamente dovu- sco, i tempi caratteristici del rilascio dell’energia di combu-
ti all’effetto diretto dell’onda di pressione, bensì a effetti indi- stione sono determinati dalla velocità di propagazione della
retti da essa indotti. In particolare, i maggiori danni alle per- fiamma nella miscela infiammabile e possono risultare abba-
sone sono solitamente causati dalla proiezione di frammenti o stanza brevi da generare un’esplosione, solitamente indicata
dal crollo di strutture. Il passaggio dell’onda d’urto provoca con UVCE (Unconfined Vapour Cloud Explosion, esplosione
inoltre in genere limitati danni alle apparecchiature, sufficienti di nubi di vapore non confinate).
però a fessurarle consentendo così la fuoriuscita del loro con- Se il recipiente che collassa contiene anche una fase liqui-
tenuto nell’ambiente. Nel caso in cui tale contenuto sia tossi- da a temperatura ambiente si possono distinguere due situa-
co o infiammabile, si possono innescare eventi incidentali di zioni, in funzione del valore della temperatura di ebollizione
portata assai maggiore, quali incendi di vaste proporzioni o normale (Teb) del liquido rispetto alla temperatura ambiente.
dispersioni di nubi di composti tossici in atmosfera, secondo Se la temperatura del liquido (che è pari a quella ambien-
quello che viene comunemente chiamato un effetto domino. te) è inferiore alla sua temperatura di ebollizione normale, allo-
Una schematizzazione degli eventi incidentali che posso- ra il liquido risulta sottoraffreddato e i tempi caratteristici lega-
no coinvolgere esplosioni in un impianto di processo viene illu- ti all’evaporazione del liquido stesso (e quindi al rilascio di
strata nella fig. 1. Seguendo tale diagramma si nota come l’o- energia legato all’espansione dal volume occupato dal liquido
rigine di qualsiasi incidente rilevante nell’industria di proces- a quello occupato dal vapore) risulteranno lunghi e non si potrà
so sia il rilascio all’esterno del contenuto di un’unità di impianto quindi avere un’esplosione. I vapori formati dall’evaporazio-
(serbatoio, reattore, apparecchiatura, tubazione, ecc.). ne lenta del liquido si disperderanno in atmosfera e potranno
Questo fenomeno può avvenire in modo catastrofico a portare ai fenomeni già discussi.
seguito del collasso di un’apparecchiatura. Se il contenuto del- Se invece la temperatura del liquido è superiore alla sua
l’apparecchiatura è in fase gassosa, il gas si espande dalla pres- temperatura di ebollizione normale, il liquido risulta surri-
sione di collasso dell’apparecchiatura alla pressione ambien- scaldato (e quindi in condizioni di non equilibrio) e di conse-
te. Poiché il fenomeno di espansione ha tempi caratteristici guenza i tempi caratteristici legati all’evaporazione del liqui-
molto ridotti, l’energia liberata a seguito dell’espansione genera do stesso (o di una sua parte) risulteranno molto brevi e si potrà

VOLUME V / STRUMENTI 431


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

fig. 1. Diagramma di flusso


della generazione esplosione interna: collasso di una perdita da una
di un’esplosione
a seguito di un incidente
.deflagrazione di
gas/polveri
apparecchiatura apparecchiatura

in un impianto industriale.
.decomposizione
.runaway contenente
anche liquido
contenente
solo gas

T⬎Teb T⬍Teb espansione della esplosione


fase gas

evaporazione
del liquido dispersione in
atmosfera
esplosione BLEVE

non
infiammabile infiammabile

immediato no
presenza di
un innesco
esplosione UVCE ritardato si

quindi avere un flash o un’esplosione nota come BLEVE (Boil- decomposizione è negativa, DGR° (T)⬍0. Ricordando che DGR°
ing Liquid Expanding Vapour Explosion, esplosione del vapo- indica la variazione di energia libera di Gibbs connessa con la
re in espansione di un liquido bollente). I vapori formati dal- trasformazione, nello stato di riferimento scelto, dei reagenti
l’evaporazione veloce del liquido si disperderanno in atmo- presenti in quantità stechiometrica nei prodotti, un valore nega-
sfera e potranno portare ai fenomeni già discussi. tivo del DGR° implica che i prodotti della reazione di decompo-
Un fluido di processo può fuoriuscire dal contenitore anche sizione hanno un’energia libera inferiore rispetto al composto
a seguito di una rottura non catastrofica, quale per esempio la di partenza. Ciò implica anche che la costante di equilibrio della
perdita da una flangia o la fessurazione di una linea. In questo reazione di decomposizione sia maggiore dell’unità, K(T)⬎1,
caso il fluido rilasciato, in fase gassosa, liquida o mista, si sulla base della nota relazione K⫽兿 i aivi⫽exp(⫺DGR° ⲐRT ), dove
disperderà in atmosfera (eventualmente dopo evaporazione) e ai indica l’attività della specie i, ni il coefficiente stechiome-
potrà evolvere verso i fenomeni già discussi. trico della stessa specie, assunto positivo per i prodotti della
Il collasso dell’apparecchiatura può avvenire anche a causa reazione e negativo per i reagenti, R è la costante dei gas per-
di un’esplosione interna all’apparecchiatura stessa. In questo fetti e T la temperatura. In pratica ciò significa che un sistema
caso, oltre ai fenomeni già considerati, si avrà anche la propa- mantenuto alla temperatura assegnata e contenente inizialmente
gazione all’esterno dell’esplosione avvenuta all’interno. Tale tutte le specie coinvolte nella reazione con attività unitaria evol-
esplosione può originarsi da diverse cause, tra cui le più comu- ve spontaneamente verso i prodotti. In altri termini, alla tem-
ni sono la decomposizione esplosiva di un composto instabi- peratura assegnata i prodotti considerati sono più stabili dei
le, la combustione esplosiva di una miscela infiammabile di reagenti considerati.
gas o polveri, una reazione esotermica di cui si è perso il con- Molto spesso i composti instabili contengono nella mole-
trollo (queste reazioni sono note come reazioni fuggitive o cola atomi di ossigeno, con conseguente formazione di ossidi
runaway). (in particolare di CO2) fra i prodotti di decomposizione, cioè
Nel seguito verranno discusse le principali caratteristiche di specie molto stabili. Un esempio classico è rappresentato
delle diverse tipologie di esplosioni e i modelli disponibili per dal TNT (TriNitroToluene, uno degli esplosivi più comuni), la
una stima delle loro conseguenze. cui formula bruta è C7H5O6N3.
Non tutti i composti termodinamicamente instabili posso-
no esplodere. Perché ciò avvenga è necessario per prima cosa
7.2.2 Decomposizione di composti che venga fornita al composto una quantità di energia (per
instabili: esplosioni ideali esempio, a causa di un urto, di una scintilla, di una superficie
calda, ecc.) sufficiente a innescare la reazione di decomposi-
La tipologia di esplosioni più comuni è quella legata alla de- zione, e inoltre che la reazione di decomposizione sia suffi-
composizione di composti chimici instabili, quali per esempio cientemente rapida ed esotermica, cioè liberi abbastanza ener-
gli esplosivi solidi. gia in un tempo abbastanza breve.
Un composto viene definito termodinamicamente insta- Nonostante il potenziale esplosivo di un composto debba
bile se la variazione dell’energia libera della reazione di sempre essere verificato con apposite prove di laboratorio,

432 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

esistono alcuni criteri preliminari di analisi che consentono di parte dell’ossigeno necessario per l’ossidazione completa è
definirne, in prima approssimazione, l’entità. Un primo crite- già presente nella molecola del composto. Per ciascun indi-
rio si basa sull’analisi dei gruppi funzionali presenti nella for- catore, sulla base di valutazioni essenzialmente empiriche,
mula di struttura del composto. La presenza di uno o più dei vengono definite delle scale semiquantitative che identifica-
gruppi funzionali riportati nella tab. 1 è un indicatore signifi- no il livello del potenziale esplosivo del composto. I criteri uti-
cativo di una possibile instabilità del composto in esame. Un lizzati dal codice CHETAH sono riassunti, a titolo esemplifi-
secondo criterio più analitico si basa sulla valutazione di alcu- cativo, nella tab. 2.
ni parametri, essenzialmente legati alle entalpie di decompo- La decomposizione di un composto instabile provoca l’i-
sizione e di combustione, nonché alla stechiometria della rea- stantanea trasformazione del composto solido nei prodotti di
zione di decomposizione o di combustione completa del com- decomposizione gassosi ad alta temperatura che si espandono
posto. I più noti tra questi criteri semiempirici sono implementati in tempi molto brevi. Questa espansione rappresenta il modo
nel programma di calcolo CHETAH (CHEmical Thermo- più semplice per generare un’onda d’urto (che, come detto, è
dynamic And Hazard evaluation, originariamente sviluppato dalla la caratteristica saliente di un’esplosione) e può essere sche-
ASTM, American Society for Testing and Materials, Seaton et matizzata per esempio dal movimento di un pistone che acce-
al., 1974) che valuta la decomposizione di un composto conte- lera in un cilindro. Le onde di pressione generate dal pistone
nente carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto in CO2, H2O, N2, man mano che si muove a velocità crescente si propagano nel-
CH4, C, H2 e O2 nelle proporzioni che originano la massima l’atmosfera gassosa davanti al pistone
3333333333333 alla velocità del suono,
123
entalpia di decomposizione e, analogamente, di combustione. pari, per un gas perfetto, a c⫽冪 gRTⲐM , dove g è il rapporto tra
Minore è l’entalpia di decomposizione (nel senso di più ele- i calori specifici a pressione e a volume costante e M il peso
vata in valore assoluto e di segno negativo, legata cioè a una molecolare. Le onde di pressione generate più tardi si trovano
reazione esotermica), maggiore è il potenziale esplosivo in quindi a propagarsi in un’atmosfera a pressione maggiore (a
quanto è maggiore l’energia liberata dalla reazione di decom- causa della precedente propagazione delle onde di pressione
posizione. Inoltre, tanto più le entalpie di decomposizione e generate prima) e quindi, essendo la compressione adiabatica,
di combustione sono simili, tanto maggiore è il potenziale a temperatura maggiore. Ne consegue che le onde di pressio-
esplosivo in quanto ciò significa che buona parte dell’ossige- ne generate successivamente si propagano a una velocità supe-
no necessario per l’ossidazione completa è già presente nella riore rispetto a quelle generate precedentemente e tendono
molecola del composto. Un’informazione analoga è fornita quindi a sovrapporsi. La discontinuità dei valori di tutte le varia-
dal bilancio di ossigeno, che indica la quantità ponderale di bili di stato (come, per esempio, pressione e temperatura, che
ossigeno (in grammi) necessaria per l’ossidazione completa cambiano in modo brusco a cavallo dell’onda di pressione)
di 100 g del composto. Tanto più questo indicatore tende a tende a diventare sempre più grande, fino a generare un’onda
zero, tanto maggiore è il potenziale esplosivo; infatti, analo- d’urto che si propaga allontanandosi dal punto dell’esplosio-
gamente a quanto accade per la differenza tra le entalpie di ne. Queste esplosioni possono essere definite ideali nel senso
decomposizione e di combustione, ciò significa che buona che la sorgente di energia che causa l’esplosione può essere

tab. 1. Gruppi funzionali caratteristici di composti instabili

C C C N O Me X Ar Me
N⫹ HZ⫺
C C Me N X
N N O
C C X
N⫹ OHZ⫺ N O
CN2 N NO2

C C
C N N C C N⫹
2⌮

C N O O

C N N O C N Me C O O H

C NO2
C N N S C
C O O C
[ N Me ]⫹⌮⫺
C O N O
C N N N C O O Me
Hg N⫹ HgX⫺
R
C O NO2 O O O
N N N N Ar Me X O X
N3

VOLUME V / STRUMENTI 433


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

tab. 2. Scale semiquantitative utilizzate dal codice CHETAH per la definizione


del potenziale esplosivo di un composto di formula bruta CxHyOz e numero di atomi pari a n

Potenziale esplosivo
Indicatore
basso medio alto

∆hD ⬎⫺1,25 ⫺2,92-⫺1,25 ⬍⫺2,92

∆hC − ∆hD ⬍⫺20,93 ⬍0 ⫺12,55-⫺20,93 ⬎⫺20,93 ⬎⫺12,55


∆hD ⬍⫺1,25 ⬎⫺1,25 ⬍⫺2,92 ⫺2,92-⫺1,25 ⬍⫺2,92

16 (2 x + y / 2 − z) ⫺240-⫺160 ⫺160-⫺80 ⫺80-120


100 120-240
M

10 (∆hD M )
2
⬍30 30-110 ⬎110
n

considerata come puntiforme e il rilascio di energia può esse- come la sovrapressione (rispetto al valore atmosferico) che si
re considerato istantaneo (o, in termini analoghi, l’energia viene ha a lato di una struttura colpita dall’onda d’urto ed è indica-
rilasciata in un volume praticamente nullo e in un intervallo di ta con P° in fig. 2. L’andamento locale della sovrapressione
tempo praticamente nullo). incidente in funzione del tempo t durante la fase di sovra-
L’onda d’urto generata da un’esplosione ideale si propa- pressione positiva viene solitamente rappresentato mediante
ga dall’epicentro dell’esplosione a una velocità crescente, fino la relazione generale
a raggiungere una velocità limite. L’andamento qualitativo  t   t 
della pressione nel tempo a una certa distanza dall’epicentro [1] P = P°  1 −  exp  −α 
dell’esplosione è schematizzato in fig. 2: la pressione sale pra-  tD   tD 
ticamente istantaneamente fino a un dato valore di sovra- dove a è un parametro di decadimento e l’origine del tempo vie-
pressione, P°, per poi ridiscendere gradualmente man mano ne presa coincidente con l’arrivo dell’onda d’urto di entità P°.
che il fronte dell’onda d’urto si allontana. In questa fase la L’impulso della sovrapressione positiva incidente, iP, è defi-
sovrapressione può anche assumere valori negativi, che cor- nito come
rispondono a valori della pressione assoluta inferiori a quel- t
1 1 
( )
D

la atmosferica. Questi valori di sovrapressione negativa sono [2] iP = ∫ Pdt = P°t D  − 2 1 − exp −α  
solitamente modesti e raramente eccedono 30 kPa. La forma 0  α α 
e l’intensità di un’onda d’urto, ai fini della caratterizzazione Man mano che l’onda d’urto si allontana dall’epicentro
delle conseguenze su strutture e persone, vengono caratteriz- dell’esplosione, la pressione incidente diminuisce.
zate da diversi parametri, tra cui il valore della massima sovra- I danni alle persone e alle strutture causati dal passaggio
pressione incidente e del corrispondente impulso positivo. La di un’onda d’urto dipendono da diversi fattori, caratteristici sia
sovrapressione incidente (side-on overpressure) è definita dell’onda d’urto sia della struttura o persona colpita. Si pos-
sono utilizzare ai fini pratici quattro valori limite per una stima
di massima dei danni attesi alle strutture. La distruzione tota-
le delle strutture, che quindi non possono più in alcun modo
essere riutilizzate, è attesa per valori di sovrapressione inci-
dente superiore a 83 kPa. Gravi danni alle strutture, intesi come
parziale collasso della struttura stessa a causa dei danni subi-
ti da elementi strutturali, sono attesi per valori di sovrapres-

sione incidente compresi tra 83 e 35 kPa. Danni moderati che
implicano gravi danni alla struttura (come per esempio la distru-
pressione

zione di pareti), che però può essere riparata, sono attesi per
valori di sovrapressione incidente compresi tra 35 e 17 kPa.
Danni limitati, quali la rottura di porte e finestre o la fessura-
zione di pareti o di elementi di copertura, sono attesi per valo-
ri di sovrapressione incidente compresi tra 17 e 3,5 kPa.
0
tD
tempo 7.2.3 Esplosioni fisiche
fig. 2. Andamento della sovrapressione in funzione del tempo Con il termine esplosioni fisiche si intendono le esplosioni che
a un’assegnata distanza dall’epicentro di un’esplosione ideale. non coinvolgono, nel meccanismo di rilascio dell’energia, alcuna

434 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

reazione chimica. Rientrano in questa categoria le esplosioni conseguenza, perché si possa avere un BLEVE è necessario
derivanti dalla rapida espansione di un gas compresso o di un come prima condizione che il liquido sia surriscaldato, cioè
vapore prodotto da una rapida transizione di fase (solitamen- che sia portato rapidamente in condizioni di non equilibrio
te indicata con RPT, Rapid Phase Transition). Il meccanismo caratterizzate da una temperatura superiore alla sua tempera-
di formazione dell’onda d’urto può sempre essere schematiz- tura di ebollizione normale. La rapidità dell’operazione è una
zato con un pistone che accelera, come per il caso delle esplo- condizione necessaria per impedire che il liquido evapori por-
sioni ideali. La principale differenza risiede nel fatto che sia tandosi nelle condizioni di equilibrio non in modo pressoché
il volume in cui viene rilasciata l’energia, sia il tempo utiliz- istantaneo, cioè coi tempi caratteristici molto brevi necessari
zato per tale rilascio non sono più praticamente nulli come nel per generare un’esplosione, ma in modo graduale, cioè con
caso delle esplosioni ideali. Per esempio, nel caso di collasso tempi caratteristici lunghi, incompatibili col formarsi di un’e-
di un’apparecchiatura contenente un gas compresso, il gas si splosione. Il rapido surriscaldamento di un liquido può avve-
espande rapidamente dalla pressione di collasso dell’appa- nire per rapida depressurizzazione di un gas liquefatto per com-
recchiatura alla pressione ambiente e genera quindi un’e- pressione (per esempio, a seguito del collasso di un serbatoio
splosione. contenente GPL, Gas di Petrolio Liquefatto), ma anche per
Non tutta l’energia contenuta nel gas compresso viene uti- contatto di un liquido caldo e relativamente poco volatile con
lizzata per generare l’onda d’urto. Una parte consistente di uno freddo più volatile. Tipici esempi sono il contatto acci-
questa energia viene dispersa da diversi fenomeni, quali per dentale di acqua con metalli o sali fusi, oppure di GNL (Gas
esempio la deformazione plastica del recipiente prima del col- Naturale Liquefatto) con acqua. Nei primi due casi l’acqua è
lasso o l’energia cinetica conferita ai frammenti del recipien- il liquido freddo più volatile che può vaporizzare in modo esplo-
te. Come stima di massima, si può assumere che circa il 30% sivo, mentre nell’ultimo caso il liquido freddo che può evapo-
dell’energia presente nel gas compresso generi l’onda d’urto, rare in modo esplosivo è il GNL.
circa il 40% fornisce energia cinetica ai frammenti che posso- La seconda condizione necessaria per avere un BLEVE è
no quindi essere proiettati a distanze considerevoli, mentre il che il surriscaldamento sia sufficiente, cioè che la temperatu-
rimanente 30% viene dissipato. ra sia superiore al valore limite per l’innesco della nucleazio-
Se il recipiente che collassa contiene anche una fase liqui- ne omogenea. Questo significa per esempio che, nel caso del
da si possono distinguere due situazioni, in funzione del valo- contatto tra due liquidi, la temperatura del liquido più caldo
re della temperatura di ebollizione normale del liquido rispet- deve essere superiore alla temperatura critica per l’innesco della
to alla temperatura ambiente, come discusso in precedenza. Se nucleazione omogenea del liquido più freddo e volatile. Nel
la temperatura del liquido (che è pari a quella ambiente) è infe- caso invece di rapida depressurizzazione di un gas liquefatto,
riore alla sua temperatura di ebollizione normale, allora il liqui- il composto deve trovarsi a una temperatura superiore a quel-
do risulta sottoraffreddato e non ha quindi alcuna tendenza a la critica per l’innesco della nucleazione omogenea nel momen-
evaporare rapidamente (la rapida evaporazione di un liquido to della depressurizzazione. Il valore della temperatura critica
surriscaldato viene solitamente indicata con il termine flash). per l’innesco della nucleazione omogena, TSL, in funzione della
Se invece la temperatura del liquido è superiore alla sua tem- pressione può essere stimato per composti idrocarburici puri
peratura di ebollizione normale, il liquido risulta surriscaldato tramite la relazione TSL⫽TC(0,11 PR⫹0,89) dove TC è la tem-
(e quindi in condizioni di non equilibrio) e si può avere il feno- peratura critica in K e PR è la pressione ridotta, cioè il rappor-
meno di flash. Questo provoca la formazione di un’ulteriore to tra la pressione e la pressione critica. A pressione atmosfe-
quantità di vapore, la cui espansione provoca un’esplosione di rica la relazione precedente è ben approssimata da TSL⬇0,895
entità solitamente limitata (in quanto il tempo caratteristico di TC. Per miscele di idrocarburi il valore di TSL può essere appros-
un flash non è sufficientemente breve), a meno che le condi- simato da una media pesata sulle frazioni molari dei valori della
zioni non siano tali da innescare il fenomeno noto come BLEVE. temperatura critica per l’innesco della nucleazione omogenea
In questo caso, il tempo caratteristico della transizione di fase dei composti puri.
è estremamente ridotto (dell’ordine dei ms) e si può avere la La seconda condizione (surriscaldamento sufficiente)
formazione di un’esplosione di entità non trascurabile. può essere schematizzata in fig. 3 per un evento incidentale
La teoria classica del BLEVE spiega l’aumento della velo-
cità di evaporazione assumendo che si inneschi il fenomeno di
nucleazione omogenea, cioè la formazione di bolle in seno al
liquido in assenza di centri di nucleazione solitamente forniti punto
curva della tensione critico
dalle asperità presenti sulle pareti del recipiente. La nuclea- di vapore
zione omogenea rende il fenomeno del flash molto più rapido
e quindi l’intensità dell’onda d’urto generata molto maggiore.
pressione

4
Inoltre, nel caso in cui il recipiente non collassi completamente
ma, come avviene più comunemente, semplicemente si fessu- curva limite di
ri con una conseguente rapida depressurizzazione, l’estrema surriscaldamento
rapidità dell’evaporazione non consente al vapore formatosi di 2
scaricarsi senza pressurizzare ulteriormente il recipiente, che 1
PV(TA)
quindi solitamente collassa in modo catastrofico proiettando
frammenti nell’ambiente circostante. 3 5
PA
La nucleazione omogenea può avere luogo solo se il liqui-
do è sufficientemente surriscaldato. Non è quindi sufficiente TA temperatura
che la temperatura del liquido sia superiore alla sua tempera-
tura di ebollizione normale, ma deve anche essere superiore a fig. 3. Curve della tensione di vapore e del surriscaldamento
un altro valore limite caratteristico di ciascun composto. Di limite per la nucleazione omogenea.

VOLUME V / STRUMENTI 435


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

coinvolgente, a titolo di esempio, il riscaldamento di un reci- inferiori a 1.000 kg di gas, eccetto composti particolarmente
piente contenente un gas liquefatto. Nella figura sono riporta- reattivi quali per esempio idrogeno, acetilene, ossido di etile-
te le curve della tensione di vapore e quella limite di surri- ne, non possono esplodere, così come non possono esplodere
scaldamento per la nucleazione omogenea. Assumendo che il nubi innescate immediatamente dopo il rilascio) può essere
fluido contenuto in un recipiente si trovi nel punto 1 (che si compreso considerando il meccanismo con cui una fiamma che
trova sulla curva della tensione di vapore, essendo il liquido in si propaga in una miscela infiammabile (nel seguito tale fiam-
equilibrio con il suo vapore alla temperatura ambiente, TA, a ma sarà indicata anche con il termine onda di combustione) può
una pressione pari alla tensione di vapore a quella temperatu- generare un’onda di pressione. Tale meccanismo è sempre ana-
ra, PV(TA)), un riscaldamento accidentale del serbatoio può por- logo a quello di un pistone che accelera. Si consideri l’analo-
tare le condizioni del liquido (che, essendo sempre in equili- gia tra un tubo riempito di miscela infiammabile ignita a una
brio con il suo vapore, sono sempre rappresentate da un punto estremità e il moto del pistone discusso in precedenza, sche-
sulla curva della tensione di vapore) nel punto 2. Se a questa matizzata in fig. 4. Se la tubazione è aperta su entrambi i lati, i
pressione il contenitore cede, la pressione crolla istantanea- gas combusti (che si trovano a una temperatura molto maggio-
mente al valore atmosferico, PA, rappresentato dal punto 3. Il re di quelli incombusti e quindi hanno una densità molto mino-
liquido si trova quindi in condizioni di non equilibrio, in quan- re) si espandono e si scaricano dall’apertura vicina al punto di
to la sua temperatura è superiore a quella di ebollizione nor- innesco. La fiamma (cioè l’onda di combustione) si propaga
male, e quindi evaporerà rapidamente. Non può però innescarsi quindi nei gas incombusti in quiete con una velocità caratteri-
il fenomeno della nucleazione omogenea perché il surriscal- stica della miscela infiammabile in questione. Se invece il tubo
damento del liquido non è sufficiente. Se invece il collasso del è chiuso all’estremità vicina al punto di innesco, i gas combu-
serbatoio avviene quando la temperatura (e di conseguenza la sti che si espandono non possono scaricarsi e di conseguenza
pressione) del liquido è arrivata al punto 4, la brusca depres- si spostano verso i gas incombusti, che vengono quindi messi
surizzazione porta il liquido nelle condizioni caratterizzate dal in movimento. L’espansione dei gas combusti si comporta in
punto 5, oltre il confine per la nucleazione omogenea. In que- modo analogo a un pistone che spinge i gas incombusti e gene-
sto caso è possibile l’innesco di un BLEVE. ra un’onda di pressione. Una nube di vapori infiammabili inne-
scata al centro si comporta in modo analogo, con l’unica diffe-
renza della geometria emisferica del pistone che accelera.
7.2.4 Esplosioni di gas o di polveri Perché l’onda di pressione assuma valori significativi è
però necessario che il fronte di fiamma acceleri significativa-
Con la definizione esplosioni di gas o di polveri (è importan- mente, così da consentire la formazione di un’onda d’urto come
te ricordare che quando il diametro delle particelle è suffi- conseguenza del meccanismo, discusso in precedenza, di sovrap-
cientemente piccolo, le polveri si comportano come i gas) si posizione delle onde di compressione generate da un pistone
intendono le esplosioni che coinvolgono, nel meccanismo di che accelera. In altri termini, dato che il volume in cui viene
rilascio dell’energia, una reazione chimica di combustione. rilasciata l’energia non è trascurabile, è necessario che il tempo
Rientrano quindi in questa categoria le esplosioni di nubi di caratteristico di rilascio dell’energia sia sufficientemente breve.
vapore non confinate (UVCE) e le deflagrazioni confinate Se la miscela di gas incombusti è in quiete, la velocità con
all’interno di edifici, tubazioni o apparecchiature di processo. cui il fronte di fiamma avanza rispetto ai gas incombusti dipen-
Perché si possa avere l’esplosione di una nube di vapori è de solo dalle caratteristiche chimico-fisiche della miscela infiam-
necessario che una consistente quantità di vapori infiammabi- mabile, oltre che dalla sua composizione e dalla temperatura e
li venga dispersa in atmosfera senza trovare un innesco imme- pressione ambiente. La propagazione del fronte di fiamma all’in-
diato. In questo caso, la nube di vapori infiammabili può disper- terno di una miscela infiammabile è infatti determinata dal tra-
dersi e quindi creare una quantità significativa di miscela gas- sporto di calore e di specie radicaliche dai gas combusti ad alta
aria con concentrazione interna ai limiti di infiammabilità. Il temperatura ai gas incombusti a bassa temperatura, come sche-
motivo per cui è necessario che una quantità significativa di matizzato in fig. 5. Se la fiamma si propaga in gas incombusti
miscela gas-aria abbia una concentrazione interna ai limiti di in quiete, i fenomeni di trasporto di calore e materia sono de-
infiammabilità per originare un’esplosione (da cui deriva tra terminati dai coefficienti efficaci di trasporto (diffusività
l’altro che piccoli rilasci di gas infiammabile, generalmente materiale e termica) secondo le leggi di Fick e di Fourier e la

fig. 4. Propagazione
di un’onda di combustione vp vpw v⫽0
in una tubazione
(vp è la velocità del pistone; pistone onda
possono scaricarsi
vpw è la velocità dell’onda di pressione
di pressione; vcw è la velocità
dell’onda di combustione). combusti vcw incombusti v⫽0

onda
di combustione
non possono scaricarsi:
agiscono come un
pistone combusti vcw vpw incombusti v⫽0

onda onda
di combustione di pressione

436 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

zona di con la velocità del fronte di fiamma relativa a un osservatore


reagenti zona di zona di zona di fisso; si tratta per esempio della situazione riportata nello sche-
freddi preriscaldamento reazione prodotti
ma centrale della fig. 4, relativo a una tubazione aperta da entram-
bi i lati. In questo caso i gas incombusti rimangono in quiete e
reagenti la fiamma si propaga con una velocità, rispetto a un osservato-
concentrazione, temperatura

re solidale alla tubazione, pari alla velocità di bruciamento.


Tf
Se invece la tubazione è chiusa a una estremità, oppure la
sorgente di ignizione è all’interno della nube, i gas combusti
non si possono scaricare e di conseguenza mettono in movi-
mento i gas incombusti, spingendoli lontani dal fronte di fiam-
zona di
fiamma ma. La fiamma si propaga con una velocità relativa ai gas
Ti incombusti sempre pari alla velocità di bruciamento, ma poi-
visibile
ché i gas incombusti si muovono anch’essi rispetto all’osser-
vatore fisso, la velocità del fronte di fiamma rispetto a tale
intermedi osservatore risulta superiore alla velocità di bruciamento. Que-
temperatura
T0 sta velocità viene solitamente chiamata velocità di fiamma. Se
le condizioni fluidodinamiche della miscela infiammabile
davanti al fronte di fiamma sono laminari, la velocità del fron-
fig. 5. Schematizzazione del fronte di una fiamma te di fiamma dipende ancora solo dalle caratteristiche chimi-
che si propaga in una miscela infiammabile. co-fisiche della miscela infiammabile e prende il nome di velo-
cità laminare di fiamma. La velocità di bruciamento, S0, e quel-
la laminare di fiamma, Sf , sono correlate l’una all’altra dal
fiamma si propaga con una ben determinata velocità che, per cosiddetto fattore di espansione, E, definito come il rapporto
miscele di idrocarburi e aria leggermente più ricche di combu- tra il volume occupato dai gas combusti rispetto a quello occu-
stibile rispetto alla composizione stechiometrica, è solitamen- pato dai gas incombusti, E⫽V2ⲐV1, che ha un valore pari a circa
te dell’ordine di 0,5 mⲐs. Alcuni valori di questa velocità, soli- 8 per miscele di idrocarburi e aria:
tamente detta velocità di bruciamento (burning velocity), sono [3] S f = ES0
riassunti nella tab. 3, nella quale si nota che le eccezioni più
rilevanti al valore tipico prima riportato riguardano composti Questa relazione rimane valida se la miscela infiammabi-
molto reattivi, come idrogeno o acetilene. Questi valori di velo- le è inizialmente in quiete, le condizioni fluidodinamiche sono
cità, come detto, sono relativi ai gas incombusti davanti al fron- laminari, la superficie della fiamma è regolare e i gas combu-
te di fiamma. Se tali gas sono in quiete, essi coincidono anche sti rimangono intrappolati all’interno del fronte di fiamma.
Anche in condizioni laminari la velocità del fronte di fiam-
ma può risultare superiore a quella valutata con la relazione
tab. 3. Valori della massima velocità di bruciamento, precedente a causa della presenza di irregolarità del fronte di
S0, e della massima velocità di fiamma laminare, fiamma che ne aumentano la superficie, generate sia da insta-
Sf , di alcuni gas combustibili bilità del fronte, sia dall’attraversamento di ostacoli da parte
del fronte di fiamma stesso. Poiché la velocità con cui vengo-
Combustibile S0 (m s⫺1) Sf (m s⫺1) no prodotti i gas combusti è proporzionale alla superficie del
fronte di fiamma, la velocità della fiamma è allora maggiore
acetilene 1,58 14,2 e può essere valutata con la seguente relazione:
benzene 0,62 4,9 Af
[4] S f = ES0
butano 0,50 3,7
A0
avendo indicato con Af l’area reale del fronte di fiamma e con
butene 0,57 4,3 A0 l’area regolare dello stesso fronte di fiamma (per esempio,
cicloesano 0,52 4,1 piana o emisferica).
Se poi le condizioni fluidodinamiche dei gas incombusti
eptano 0,52 4,0 sono turbolente, la velocità con cui il fronte di fiamma avan-
za non dipende più solo dalle caratteristiche chimico-fisiche
esano 0,52 4,0 della miscela infiammabile, ma anche dalla fluidodinamica
etano 0,53 4,0 che determina il livello di turbolenza della miscela infiamma-
bile in cui si propaga la fiamma. Nel caso di fiamme che si
etene 0,83 6,5 propagano mettendo in movimento i gas incombusti davanti a
esse, all’aumentare della velocità dei gas incombusti aumenta
idrogeno 3,50 28,0 inevitabilmente anche il loro livello di turbolenza. La presen-
metano 0,45 3,5 za di ostacoli investiti dal moto dei gas incombusti crea inol-
tre scie provocando un ulteriore aumento della turbolenza.
pentano 0,52 4,0 L’effetto di un moto non più laminare ma turbolento dei gas
incombusti è duplice: i vortici di dimensioni maggiori provo-
propano 0,52 4,0 cano un corrugamento del fronte della fiamma aumentandone
propene 0,66 5,1 la superficie e provocando quindi l’aumento della velocità di
fiamma, secondo il meccanismo già discusso, mentre i vortici

VOLUME V / STRUMENTI 437


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

incombusti incombusti
combusti vcw vpw v⫽0 combusti vpw v⫽0

onda onda onda onda


di combustione di pressione di combustione di pressione

fig. 6. Schema concettuale di una deflagrazione. fig. 8. Schema concettuale di una detonazione.

di dimensioni inferiori provocano un aumento della velocità di onde (di pressione e di combustione) sono disgiunte e la velo-
trasferimento di calore e materia dalla fiamma ai gas incom- cità dell’onda di combustione è subsonica (dell’ordine di alcu-
busti. Il valore dei coefficienti efficaci di trasferimento di calo- ni m/s) rispetto alle condizioni dei gas incombusti davanti al
re e materia (diffusività materiale e termica turbolenta) è infat- fronte di fiamma. I valori di sovrapressione a cavallo dell’on-
ti molto maggiore degli analoghi valori caratteristici dei feno- da di pressione sono modesti (al massimo alcuni bar, 1 bar nel
meni di trasporto molecolare. Questo aumento della velocità caso di UVCE) e pressione e densità diminuiscono attraverso
di trasporto di materia e calore si riflette su un analogo aumen- l’onda di combustione. Si parla in questo caso di deflagrazio-
to della velocità della fiamma che provoca un ulteriore aumen- ni e la fenomenologia è schematizzata nella fig. 6. Anche la
to della velocità dei gas incombusti e quindi del loro livello di forma del picco di pressione rilevato da un osservatore posto
turbolenza, che con un meccanismo circolare si riflette in un a una certa distanza dal centro della nube di vapori è diversa
sempre più marcato aumento dell’accelerazione del fronte di da quella discussa in precedenza per un’esplosione ideale e
fiamma e infine nella generazione di onde di pressione di entità schematizzata in fig. 2. In particolare, il gradiente di pressio-
sempre maggiore. ne risulta meno marcato, come mostrato nella fig. 7.
In conclusione, come detto in precedenza, perché l’esplo- Nel secondo caso (onda di pressione che genera l’onda di
sione di una nube di gas o polveri possa generare una sovra- combustione) le due onde (di pressione e di combustione) sono
pressione significativa è necessario che la fiamma acceleri accoppiate e la loro velocità è supersonica (dell’ordine di alcu-
significativamente. Perché questo avvenga è necessario da un ne migliaia di m/s) rispetto alle condizioni dei gas incombusti
lato che siano presenti degli ostacoli per aumentare il livello davanti al fronte di fiamma. I valori di sovrapressione a caval-
di turbolenza nei gas incombusti e dall’altro che la nube si lo dell’onda di pressione sono elevati (alcune decine di bar) e
estenda su un’area sufficientemente grande da consentire ai pressione e densità aumentano attraverso l’onda di pressione
meccanismi di accelerazione del fronte di fiamma di diventa- e combustione accoppiate. Si parla in questo caso di detona-
re efficaci. Se l’accelerazione della fiamma diventa notevole zioni e la fenomenologia è schematizzata in fig. 8. Detonazio-
è possibile che l’onda d’urto che viene creata provochi un ni di nubi di gas sono un fenomeno raro nella pratica e richie-
aumento della temperatura dei gas incombusti attraverso cui si dono solitamente, per combustibili usuali, l’innesco da parte
propaga tale da provocarne l’accensione. In questo caso non è di un detonatore, cioè da parte dell’onda d’urto generata da un
più l’onda di combustione che, col meccanismo del pistone esplosivo solido.
che accelera, genera l’onda di pressione che si propaga davan- La differenza tra i fenomeni deflagrativi e detonativi sarà
ti a essa, ma è il passaggio dell’onda di pressione che innesca approfondita più avanti. Per il momento è interessante notare
la miscela infiammabile e genera l’onda di combustione. L’e- che l’esistenza di due diverse forme di onde di combustione
nergia liberata dalla combustione consente poi all’onda di pres- può essere dedotta in modo semplice dai bilanci di materia e
sione di sostenersi. di quantità di moto a cavallo di un’onda di combustione uti-
I due fenomeni sono marcatamente diversi. Nel primo caso lizzando un sistema di riferimento solidale con il fronte di fiam-
(onda di combustione che genera l’onda di pressione) le due ma, come illustrato nella fig. 9, dove è schematizzata un’onda
di combustione piana e monodimensionale che si muove in un
condotto a sezione costante. Secondo un sistema di riferimen-
to solidale al condotto, l’onda di combustione si muove verso
destra (cioè nei gas incombusti in quiete) a una velocità costan-
te e pari a u1. Considerando invece un sistema di riferimento
solidale al fronte di fiamma, il fronte di fiamma risulta fermo


sistema di riferimento
solidale al fronte di fiamma
pressione

gas combusti gas incombusti


P2 P1
T2 T1
u2 u1
0 M2 M1
tD
tempo fronte
di fiamma
fig. 7. Andamento della sovrapressione in funzione del tempo
a un’assegnata distanza dall’epicentro di un’esplosione di nubi fig. 9. Schematizzazione di un’onda di combustione secondo
di vapore non confinate. un osservatore solidale con il fronte di fiamma (M, numero di Mach).

438 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

e i gas incombusti si muovono verso di esso con una velocità aumenta (di circa 8 volte per miscele stechiometriche di idro-
pari a u1. Utilizzando un tale sistema di riferimento e identifi- carburi in aria, sulla base della legge dei gas perfetti) e si può
cando con i pedici 1 e 2 i gas incombusti e combusti, le equa- generare un’onda di pressione secondo il meccanismo del pisto-
zioni di bilancio di materia e quantità di moto in condizioni ne che accelera discusso in precedenza.
stazionarie sono: Se invece la deflagrazione è completamente confinata la
combustione avviene a volume costante e in questo caso l’au-
[5] r2u2 = r1u1
mento di temperatura ha inevitabilmente per risultato un aumen-
[6] P2 + r2u22 = P1 + r1u12 to di pressione (di circa 8 volte per miscele stechiometriche di
idrocarburi in aria, sempre sulla base della legge dei gas per-
Queste equazioni forniscono fetti). In questo caso la velocità con cui evolve il fenomeno
P2 − P1 (cioè la velocità del fronte di fiamma) non gioca alcun ruolo
= (r1u1)
2
[7] sul livello di pressione generato, che risulta unicamente deter-
1 r1 − 1 r2
minato dal vincolo di volume costante.
Se l’unità d’impianto in cui avviene la deflagrazione non
P2 − P1
[8] = −r1u1 è fornita di dispositivi di scarico di emergenza (pannelli di
u2 − u1 scoppio o dischi di rottura), l’aumento di pressione può pro-
Dalla relazione [7] (nota come retta di Rayleigh, in quan- vocare il collasso dell’apparecchiatura con conseguenze ana-
to rappresenta, come verrà discusso nel par. 7.2.5, l’equazio- loghe a quelle discusse in precedenza. In caso contrario, se i
ne di una retta sul piano di coordinate P2 e 1Ⲑr2) si ricava la pannelli di scoppio sono correttamente dimensionati e l’appa-
disuguaglianza: recchiatura è progettata per resistere ai valori di pressione rag-
P2 − P1 giunti nel corso della deflagrazione, l’apparecchiatura non col-
= (r1u1) r2 r1 > 0
2
[9] lassa e si ha lo scarico di gas combusti e incombusti attraver-
r2 − r1 so i portelli di scoppio. Ovviamente, dischi di rottura o pannelli
dalla quale discende che pressione e densità subiscono varia- di scoppio sono efficaci (nel caso in cui siano stati corretta-
zioni dello stesso segno attraversando il fronte di fiamma. Dalla mente progettati) solamente per proteggere un’apparecchiatu-
relazione [8] si ricava invece immediatamente che a fronte di ra da deflagrazioni, in quanto nelle detonazioni l’onda d’urto
un aumento di pressione si ha una diminuzione della velocità. si propaga a una velocità supersonica e raggiunge quindi le
Si può perciò avere una prima tipologia di onde di combustio- pareti del recipiente prima che l’informazione che nell’appa-
ne caratterizzate da un aumento di pressione e densità attra- recchiatura sta aumentando la pressione possa raggiungere il
verso il fronte di fiamma: si tratta delle onde di compressione dispositivo di emergenza.
denominate detonazioni. La velocità dei gas combusti rispet-
to al fronte di fiamma in questo caso è inferiore a quella dei
gas incombusti. La seconda tipologia di onde di combustione 7.2.5 Relazione di Hugoniot
è invece caratterizzata da una diminuzione di pressione e den-
sità attraverso il fronte di fiamma: si tratta di onde di espan- Le equazioni di bilancio di materia [5] e quantità di moto [6]
sione denominate deflagrazioni. La velocità dei gas combusti possono essere completate, sempre in condizioni stazionarie e
rispetto al fronte di fiamma in questo caso è superiore a quel- utilizzando il sistema di riferimento schematizzato in fig. 9,
la dei gas incombusti. Come discusso in precedenza, nel caso dall’equazione di bilancio di energia:
delle detonazioni l’onda di combustione e l’onda d’urto sono
1 1
accoppiate e attraverso di esse si ha l’aumento di pressione. [10] CPT2 + u22 = CPT1 + u12 + q
Nel caso delle deflagrazioni invece le due onde (di combu- 2 2
stione e d’urto) sono disaccoppiate: attraversando l’onda d’ur- e da un’equazione di stato per i gas combusti, che nel caso di
to si ha l’aumento di pressione, mentre attraversando l’onda di gas perfetto assume la semplice forma
combustione si ha una diminuzione della pressione. La dimi- [11] P2 = r2 RT M
nuzione della pressione attraverso il fronte di fiamma è soli-
tamente molto piccola: il rapporto tra i valori di pressione dei In queste relazioni M è il peso molecolare, CP è il calore spe-
gas combusti e incombusti per miscele di idrocarburi e aria è cifico a pressione costante e q la differenza di entalpia riferita
solitamente di circa 0,98. all’unità di massa tra i gas incombusti e quelli combusti, cioè
La transizione da deflagrazione a detonazione (DDT, Defla- il calore liberato. Se sono note le condizioni termodinamiche
gration to Detonation Transition) richiede accelerazioni molto dei gas incombusti (T1, P1 e r1), le incognite presenti nelle quat-
marcate del fronte di fiamma che non è solitamente possibile tro equazioni [5], [6], [10] e [11] sono le variabili di stato dei
raggiungere nel caso di esplosioni in campo aperto (UVCE). gas combusti (T2, P2 e r2) e le velocità dei gas combusti e incom-
Viceversa, tale fenomeno può verificarsi nel caso di esplosio- busti rispetto all’onda di combustione (u1 e u2). In totale si
ni in tubazioni, a causa della elevata turbolenza generata dal hanno quindi 5 incognite in 4 equazioni e il sistema non può
moto dei gas incombusti nelle tubazioni. essere risolto se non assegnando il valore di una incognita.
Il meccanismo per cui aumenta la pressione nel caso di Le quattro equazioni in cinque incognite possono essere
innesco di miscele infiammabili di gas o polveri in ambienti ricondotte all’equazione in due incognite, P2 e r2 mediante la
confinati è differente rispetto a quello discusso in precedenza relazione di Rankine-Hugoniot:
per il caso non confinato. Nel caso di deflagrazioni non con- γ  P2 P1  1  1 1
finate la combustione avviene a pressione all’incirca costan- [12]  −  − (P2 − P1 )  +  = q
te. A causa della temperatura maggiore dei gas combusti rispet- γ − 1  r2 r1 2  r1 r2
to agli incombusti (circa 8 volte maggiore per miscele ste- La curva che rappresenta la relazione precedente per un dato
chiometriche di idrocarburi in aria), il volume dei gas combusti valore di q su di un diagramma di coordinate P2 e 1Ⲑr2 (o, in

VOLUME V / STRUMENTI 439


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

fig. 10. Diagramma


P2
di Rankine-Hugoniot. ramo I, delle detonazioni forti: M1⬎1 e M2⬍1
punto superiore di Chapman-Jouguet: M2⫽1
ramo II, delle detonazioni deboli: M1⬎1 e M2⬎1
U
ramo V, non possibile

M2⫽⬁ ramo III, delle deflagrazioni deboli: M1⬍1 e M2⬍1


X punto inferiore di Chapman-Jouguet: M2⫽1
M2⫽0
ramo IV, delle deflagrazioni forti: M1⬍1 e M2⬎1
Y
P1
O curva di Hugoniot, q苷0

L curva di Rankine-Hugoniot, q⫽0

l/r1 rette di Rayleigh l/r2


condizione dei gas incombusti

modo equivalente essendo P1 e r1 noti, su di un diagramma la velocità e la velocità del suono) nelle condizioni dei gas com-
che riporta P2 ⲐP1 in funzione di r1Ⲑr2) è chiamata curva di busti è unitario, M2⫽1, cioè la velocità dei gas combusti rispet-
Hugoniot ed è riportata in fig. 10. to all’onda di combustione è pari alla velocità del suono nelle
In questa figura sono riportate due curve: la prima per q⫽0 condizioni dei gas combusti, u2⫽c2. Combinando le relazioni
è caratteristica delle onde d’urto adiabatiche (curva di Ranki- [7] e [8] si ottiene:
ne-Hugoniot), mentre la seconda con q⬆0 fa parte di una fami- u2 − u1
glia caratterizzata da diversi valori di q (curve di Hugoniot). [13] = r1u1
1 r2 − 1 r1
Le curve di Hugoniot in pratica non sono altro che il luogo di
tutti i possibili valori di P2 e 1Ⲑr2 per dati valori di P1 e 1Ⲑr1 e Poiché nei rami I e II, caratteristici delle detonazioni,
un assegnato valore di q. Il punto (P1, 1Ⲑr1), caratteristico dei 1Ⲑr2⬍1Ⲑr1 ne consegue che u2⬍u1, In un sistema di riferimento
gas incombusti, è solitamente chiamato l’origine del diagram- solidale con il condotto in cui si propaga l’onda di detonazio-
ma di Hugoniot ed è indicato in figura col simbolo O. Dall’o- ne (schematizzato in fig. 11, per la stessa onda di combustio-
rigine del diagramma passano tutte le rette di Rayleigh [7], che ne riportata in fig. 9, dove sono indicati anche i versi positivi
rappresentano un vincolo che deve comunque essere soddi- delle velocità), la velocità dei gas incombusti, essendo in quie-
sfatto dalle variabili di stato dei gas combusti. Lo stato dei gas te, è nulla, mentre quella dei gas combusti è pari a v2⫽vPW⫺u2,
combusti sarà perciò rappresentato dall’intersezione di una avendo indicato con vPW⫽u1 la velocità dell’onda di detona-
curva di Hugoniot con una retta di Rayleigh. La figura ripor- zione rispetto al sistema di riferimento solidale al condotto. Da
ta due esempi di rette di Rayleigh che hanno la particolare pro- queste relazioni consegue che v2⫽vPW⫺u2⫽u1⫺u2⬎0, il che
prietà di essere tangenti alla curva di Hugoniot riportata sul significa che i gas combusti alle spalle dell’onda di detona-
diagramma. Questi due punti di tangenza vengono solitamen- zione si muovono nella stessa direzione dell’onda di detona-
te indicati come punti di Chapman-Juoguet (C-J), superiore zione stessa. A seconda del valore di v2 rispetto a vPW i gas
(indicato con U in figura) e inferiore (indicato con L in figu- combusti potranno raggiungere o meno l’onda di detonazione.
ra) a seconda che siano tangenti al ramo superiore o inferiore Nel punto C-J u2⫽c2, e quindi vPW⫽u2⫹v2⫽c2⫹v2⬎c2:
dell’iperbole che rappresenta la curva di Hugoniot. Le inter- l’onda di detonazione in questo punto viaggia a velocità super-
sezioni della curva di Hugoniot con le rette verticali e oriz- sonica. Inoltre, nonostante i gas combusti viaggino nella stes-
zontali passanti per l’origine del diagramma identificano poi sa direzione dell’onda di detonazione, poiché vPW⬎v2 essi non
altri due punti significativi, indicati con X e Y nella figura. possono raggiungerla.
Questi quattro punti identificano cinque regioni significative Il ramo I è detto delle detonazioni forti (strong deton-
della curva di Hugoniot, indicate nella figura con i numeri ation) e in esso la pressione e la densità dei gas combusti sono
romani da I a V. Nel seguito verranno discusse alcune proprietà
dei diversi rami della curva di Hugoniot di rilevante interesse
pratico, rinviando per gli sviluppi matematici alla letteratura sistema di riferimento
solidale con il condotto
del settore.
La curva di Hugoniot rappresenta tutte le possibili solu-
zioni della relazione di Hugoniot, ma non tutte queste solu- gas combusti gas incombusti
P2 vPW P1
zioni hanno necessariamente significato fisico. Infatti, sul ramo
T2 T1
V si ha che P2⬎P1 e 1Ⲑr2⬎1Ⲑr1, situazione che viola il vinco- v2 v1⫽0
lo imposto dalla retta di Rayleigh [7]. Questa regione rappre-
senta quindi soluzioni prive di significato fisico. I rami I e II
rappresentano onde di compressione, in cui cioè P2⬎P1: si trat- onda di
ta quindi di onde di detonazione. I rami III e IV rappresentano detonazione
invece onde di espansione, in cui cioè P2⬍P1: si tratta quindi
di onde di deflagrazione. Si può anche dimostrare che in entram- fig. 11. Schematizzazione di un’onda di detonazione secondo
bi i punti C-J il numero di Mach (definito come il rapporto tra un osservatore solidale con il condotto in cui si propaga l’onda.

440 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

superiori a quelle delle onde di detonazione nel punto C-J. Pas- informazione sul fronte di fiamma. La soluzione del proble-
sando attraverso l’onda di detonazione, la velocità dei gas rispet- ma (o, in altri termini, la definizione della pendenza della retta
to all’onda di detonazione stessa diminuisce drasticamente da di Rayleigh per un dato sistema) richiede una descrizione det-
valori supersonici a valori subsonici (si può dimostrare cioè tagliata del fronte di fiamma ed è l’oggetto di diversi modelli
che M2⬍1). Nella pratica è però assai difficile generare un’on- sviluppati per prevedere la velocità di bruciamento. La discus-
da di detonazione forte anche in condizioni molto controllate, sione di tali modelli esula dagli scopi di questa trattazione e
quali quelle di laboratorio, e questo ramo non ha quindi un può essere approfondita nella letteratura del settore.
significativo interesse pratico. Il punto Y, caratteristico delle deflagrazioni isobare (P2⫽P1),
Il ramo II è detto delle detonazioni deboli (weak deton- richiede una velocità dell’onda di deflagrazione (rispetto a un
ation) e in esso la pressione e la densità dei gas combusti sono sistema di riferimento fisso) nulla, come è evidente dalla retta
inferiori a quelle delle onde di detonazione nel punto C-J. Pas- di Rayleigh unita alle relazioni precedenti, e non ha quindi
sando attraverso l’onda di detonazione, la velocità dei gas rispet- alcun interesse pratico.
to all’onda di detonazione stessa diminuisce ma rimane anco-
ra supersonica (si può dimostrare cioè che M2⬎1). Nella pra-
tica è difficile osservare anche un’onda di detonazione debole, 7.2.6 Stima della sovrapressione
in quanto richiede miscele di gas estremamente reattivi, e quin- generata da un’esplosione
di anche questo ramo ha un limitato interesse pratico.
Il punto X, caratteristico delle detonazioni isocore Un’esplosione può essere stazionaria o transitoria; è staziona-
(1Ⲑr2⫽1Ⲑr1), richiede una velocità dell’onda di detonazione ria (o autosostenuta) quando l’onda di deflagrazione o di deto-
(rispetto a un sistema di riferimento fisso) infinita, come evi- nazione si propaga all’interno di una miscela infiammabile, la
dente dalla retta di Rayleigh unita alle relazioni precedenti. Poi- cui combustione è in grado di sostenere il moto dell’onda di
ché una tale velocità non è fisicamente raggiungibile, anche il combustione rendendo il fenomeno stazionario. Quando l’on-
punto X rappresenta uno stato del sistema non raggiungibile. da di combustione raggiunge il confine della miscela infiam-
La maggior parte delle onde di detonazione si assesta quin- mabile, l’onda d’urto si propaga nell’atmosfera dissipando man
di nelle condizioni del punto C-J, mentre i rami I e II rappre- mano la propria energia. Analogamente, l’onda d’urto genera-
sentano regioni praticamente non significative. Ciò consente ta dal rilascio puntiforme di una certa quantità di energia è tran-
di assegnare il valore u2⫽c2 a una delle cinque variabili del sitoria, e la sovrapressione a essa associata decresce man mano
problema. Il sistema delle 4 equazioni [5], [6], [10] e [11] può che si allontana dal punto di rilascio dell’energia. Risulta quin-
quindi ora essere risolto nelle 4 variabili rimanenti: T2, P2, r2 di importante poter calcolare con quale velocità l’onda d’urto
e u1, È da sottolineare che il problema in questo caso può esse- si propaga (e quindi qual è la sua posizione dopo un certo
re risolto senza specificare nulla circa la velocità delle reazio- tempo) e come la sovrapressione diminuisce man mano che
ni di combustione che trasformano, nel fronte di fiamma che l’onda d’urto si allontana dall’epicentro.
segue l’onda di detonazione, i gas incombusti in combusti e Le relazioni di Rankine-Hugoniot [7], [8] e [10], utiliz-
forniscono l’energia necessaria al sostentamento dell’onda di zando alcune relazioni valide per un gas perfetto e l’equazio-
detonazione. Questa è una conseguenza del moto supersonico ne di bilancio di materia [5], possono essere tradotte nelle rela-
dell’onda di detonazione che non può dunque ricevere infor- zioni equivalenti:
mazioni dal fronte di fiamma che la segue. r1 u2 γ − 1 2 1
Il ramo IV è detto delle deflagrazioni forti (strong defla- [14] = = +
gration). Passando attraverso l’onda di deflagrazione, la velo- r2 u1 γ + 1 γ + 1 M12
cità dei gas combusti rispetto all’onda di deflagrazione deve P2 2γ M 12 γ − 1
accelerare drasticamente da valori subsonici a valori superso- [15] = −
nici (si può dimostrare cioè che M2⬎1). Si può inoltre dimo- P1 γ + 1 γ + 1
strare che questo non è possibile in condotti a sezione costan- Queste relazioni evidenziano come l’intensità dell’onda
te e quindi un’onda di deflagrazione forte (incluso il punto C- d’urto (cioè il valore della sovrapressione dell’onda d’urto, P2)
J) non è mai osservata nella pratica. aumenti con M1, cioè con la velocità dell’onda d’urto. Nella
Il ramo III è detto delle deflagrazioni deboli (weak defla- condizione limite per cui M1⫺1 si ottiene che P2⫺P1, cioè
䉴 䉴

gration). In esso si ha che P1⬎P2⬎PL e 1Ⲑr1⬍1Ⲑr2⬍1ⲐrL. La l’onda d’urto svanisce. Nel limite invece per cui M1⬎⬎1 (e di
velocità dei gas combusti rispetto all’onda di deflagrazione conseguenza la sovrapressione sull’onda d’urto è molto mag-
aumenta, u2⬎u1, pur rimanendo subsonica. In questo caso, uti- giore della pressione atmosferica) si ottengono le seguenti rela-
lizzando un sistema di riferimento solidale al condotto e pro- zioni approssimate:
cedendo analogamente a quanto fatto in precedenza per le onde r1 u2 γ − 1
di detonazione, essendo sempre nulla la velocità dei gas incom- [16] = =
r2 u1 γ + 1
busti in quiete e quella dell’onda di deflagrazione pari a vPW⫽u1,
si può dimostrare che questa volta v2⫽vPW⫺u2⫽u1⫺u2⬍0, il P2 2γ M 12
che significa che i gas combusti alle spalle dell’onda di defla- [17] =
P1 γ + 1
grazione si muovono nella direzione opposta a quella dell’on-
da di deflagrazione stessa. Questa è un’altra importante diffe- da cui si deduce che per onde d’urto supersoniche il rapporto
renza tra le onde di deflagrazione e di detonazione. Onde di tra le densità prima e dopo l’onda d’urto è dell’ordine dell’u-
deflagrazione caratteristiche del ramo III sono spesso osser- nità, mentre quello delle pressioni è molto maggiore dell’unità.
vate nella pratica. In questo caso però non esiste una condi- È possibile derivare, mediante considerazioni sugli ordini
zione analoga a quella di C-J per le detonazioni che consenta di grandezza dei diversi contributi dell’energia, un’importan-
di saturare il grado di libertà residuo delle equazioni [5], [6], te relazione tra l’energia q rilasciata da un’esplosione pun-
[10] e [11] e quindi di risolvere il problema senza fornire alcuna tiforme e la distanza, R°(t), a cui l’onda d’urto generata da tale

VOLUME V / STRUMENTI 441


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

rilascio di energia arriva dopo un certo tempo t. Nelle relazio- pressione, della densità e della velocità dietro il fronte d’urto
ni che seguono l’apice ° indica le condizioni dell’onda d’urto, può essere calcolato dal prodotto di un valore caratteristico
il pedice 1 indica le condizioni dell’atmosfera indisturbata (per esempio, quello sull’onda d’urto) per una opportuna fun-
davanti all’onda d’urto, il pedice 2 quelle dei gas alle spalle zione universale di una coordinata adimensionale x⫽rⲐR°(t).
dell’onda d’urto. Dopo un tempo t, l’energia rilasciata dall’e- Per poter calcolare l’andamento delle variabili dietro all’onda
splosione dovrà essere dello stesso ordine di grandezza del- d’urto è necessario conoscere un’ulteriore informazione: l’an-
l’energia contenuta all’interno del fronte dell’onda d’urto sotto damento della posizione dell’onda d’urto con il tempo, R°(t).
forma di energia interna e di energia cinetica dei gas. In altri In realtà è sufficiente conoscerne l’andamento funzionale rap-
termini, l’energia dell’esplosione va in riscaldamento e in movi- presentato dalla relazione [19], R°⬀t2/5. Il sistema di equazio-
mento del gas attraverso cui si trasmette l’onda d’urto. Il volu- ni differenziali ordinarie che ne risulta è molto complesso, ma
me contenuto all’interno del fronte dell’onda d’urto è dell’or- può essere integrato analiticamente.
dine di V2⬇R°3, e quindi la massa di gas all’interno del fron- Da un punto di vista applicativo, è più importante la
te dell’onda d’urto (che è stata riscaldata e messa in movimento seconda informazione che può essere dedotta dalla relazio-
dal passaggio dell’onda d’urto stessa) è dell’ordine di m2⬇r1R°3. ne [19], cioè la relazione funzionale tra distanza percorsa
La velocità del fluido dietro l’onda d’urto è dello stesso ordi- dall’onda d’urto, sovrapressione ed energia dell’esplosione.
ne di grandezza della velocità radiale dell’onda d’urto, cioè Inserendo l’espressione del tempo ricavata dalla relazione,
dell’ordine di v2⬇dR°Ⲑdt⬇R°Ⲑt e di conseguenza l’energia cine- valida come ordine di grandezza, P2⬇r 1(R°Ⲑt)2 nella rela-
tica Ek del gas messo in movimento è dell’ordine di zione [19] si ricava:
Ek⬇m2v22⬇r1R°5Ⲑt2. L’energia interna specifica eu di un gas
2/5
 q    r1  
1/5 1/ 2
R°3 P 2
perfetto è dell’ordine di eu⫽CVT⫽CV PⲐ(rR)⫽PⲐr(g⫺1)⬇PⲐr [20] R° ≈    R°    ovvvero = cost
e quindi l’energia interna dei gas contenuti entro il fronte del-  k r1   P2   q
 
l’onda d’urto per unità di volume, sfruttando la relazione [17] o, in altri termini,
e l’espressione della velocità del suono per un gas perfetto, è  R° 
dell’ordine di r2eu2⬇P2⬇P1M12⬇P1vPW 2 Ⲑc 2⬇P v 2 Ⲑ(P Ⲑr )⬇ [21] lnP° = −3 ln  1/ 3  + cost
⬇r1vPW
1 1 PW
2 ⬇r (dR°Ⲑdt)2⬇r (R°Ⲑt)2. L’energia interna totale E
1 1
q 
1 1 u
presente all’interno del fronte dell’onda d’urto è quindi del- in cui si è indicata con il simbolo più comune P° la sovra-
l’ordine di Eu⬇r1(R°Ⲑt)2R°3⬇r1R°5Ⲑt2, che risulta dello stesso pressione P2 sull’onda d’urto. Questa relazione indica come i
ordine di grandezza dell’energia cinetica. L’energia dell’e- valori di pressione raggiunti a una certa distanza a seguito della
splosione dovrà quindi essere dello stesso ordine di grandez- detonazione di una certa quantità di esplosivo si devono alli-
za, cioè neare su di una retta in un grafico bilogaritmico
333 che riporti la
sovrapressione in ordinata e il rapporto R°Ⲑ 3冪 q in ascissa, essen-
[18] q ≈ r1 R°5/ t 2
do R° la distanza e q l’energia rilasciata dalla sua esplosione
e quindi (o, equivalentemente, la quantità di esplosivo). Questa osser-
q = k r1 R°5/ t 2 vazione fornisce la giustificazione della regola di scala di
Hopkinson-Cranz utilizzata per estrapolare misure sperimen-
dove k è una costante dell’ordine dell’unità. Ciò significa tali di detonazioni di esplosivi solidi a scale maggiori. Que-
che dopo un tempo t l’onda d’urto ha raggiunto una distan- sta legge di scala afferma che l’esplosione di quantità diver-
za pari a se dello stesso esplosivo, con la stessa geometria e nella stes-
 q
1/ 5 sa atmosfera, produce onde d’urto simili alla stessa distanza
[19] R° =   t 2/5 scalata. Con onde d’urto simili si intendono onde d’urto carat-
 k r1 terizzate dalla stessa sovrapressione assoluta ma dallo stesso
Questa relazione consente di ottenere due informazioni: impulso scalato secondo un opportuno fattore. Il fattore di
l’andamento delle variabili all’interno del fronte dell’onda d’ur- scala più utilizzato è quello di Sachs, il quale prevede33 che la
to e una relazione funzionale tra distanza percorsa dall’onda sovrapressione divisa per la 3 pressione ambiente, P⫽P°ⲐP 1, e
d’urto, sovrapressione ed energia dell’esplosione. La prima l’impulso adimensionale, I⫽(iP c1)Ⲑ(q1/3P12/3), possano essere
informazione (nota come soluzione di Sedov-Taylor dell’onda espressi
33 come un’unica funzione della distanza adimensiona-
d’urto) può essere ottenuta risolvendo il dettaglio del campo le, R⫽(R°P1/3 1 )Ⲑ(q1/3). Come anticipato, questa legge di scala

di moto dietro l’onda d’urto, integrando le equazioni diffe- segue, per quanto riguarda l’andamento della sovrapressione
renziali alle derivate parziali del moto radiale del fluido costi- in funzione della distanza, l’andamento qualitativo previsto
tuite dall’equazione di continuità e dall’equazione di Eulero in dalla relazione [21].
simmetria sferica e dall’equazione di conservazione dell’e- Poiché le variazioni del valore della pressione atmosferi-
nergia per un flusso adiabatico per il quale PⲐrg⫽cost (cioè ca (e quindi anche della velocità del suono nell’atmosfera, c1)
assumendo che il moto dell’onda d’urto abbia una simmetria sono solitamente contenute, si utilizzano spesso anche rela-
sferica e che l’atmosfera si comporti come un gas perfetto con zioni più semplici ed equivalenti per scalare l’impulso e la
g⫽cost). Queste equazioni possono essere integrate una volta distanza in cui compare3 solo la dipendenza dalla quantità di
energia rilasciata, quali I⫽iP Ⲑq1/3 e R⫽R°/q1/3.
33
note le condizioni iniziali, che non sono banali da assegnare
per un’esplosione. È però possibile assumere che dopo un certo I dati sperimentali relativi alla sovrapressione generata da
tempo i dettagli delle modalità di rilascio dell’energia, purché esplosivi solidi si allineano correttamente su di un grafico
in grado di generare un’onda d’urto, siano irrilevanti. Questo bilogaritmico secondo questa legge di scala, come mostrato
implica che la forma dei profili di pressione, densità e velo- in fig. 12 per il caso del TNT. Per un dato esplosivo, è ovvia-
cità è indipendente dal tempo e la soluzione del sistema di mente indifferente utilizzare nelle leggi di scala la quantità di
equazioni precedenti è autosimilare. Da un punto di vista mate- energia rilasciata dall’esplosione, q, o la quantità di esplosivo,
matico questo significa che ciascuno degli andamenti della W, poiché i due valori sono proporzionali attraverso il valore

442 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

fig. 12. Sovrapressione _ 1 _ 1


P P
_ _
33
scalata, P⫽P°/P1,3 _ _
I, tA, tD
impulso scalato, I⫽iP /W 1/3 _ _ I, tA, tD
tA _ tA
(Pa⭈s/kg1/3), tempo scalato 103 _ 10⫺1 103 P 10⫺1
di arrivo dell’onda d’urto, P
_ _
tA⫽tA /W 1/3 (s/kg1/3), e durata
3
I I
_ _
scalata della fase positiva 102 tD 10⫺2 102 tD 10⫺2
dell’onda d’urto, tD⫽tD /W 1/3
3
1/3
(s/kg ), in funzione
33 della
distanza scalata, R⫽R°/W 1/3
101 10⫺3 101 10⫺3
(m/kg1/3), per esplosioni
di TNT. A, esplosioni in aria
libera (simmetria sferica);
B, esplosioni al suolo
1 10⫺4 1 10⫺4
(simmetria emisferica)
(modificata da Lees, 1996).
10⫺1 10⫺5 10⫺1 10⫺5
1

10⫺2 2 10⫺6 10⫺2 10⫺6


0,01 0,1 1 10 102 0,01 0,1 1 10 102
_ _
R (m/kg1/3) R (m/kg1/3)
A B

dell’energia di decomposizione che, per esempio, vale 4.437- concentrazione compresa tra i limiti di infiammabilità. Un
4.765 kJ/kg per il TNT. metodo utilizzabile per una stima di prima approssimazione è
quello di assumere che il 10% della massa di gas rilasciata si
Effetti di esplosioni generate da esplosivi solidi trovi nella regione infiammabile; l’effetto di tale approssima-
o da composti instabili zione è ovviamente molto diverso a seconda delle condizioni
Si tratta di esplosioni che ben approssimano le esplosioni meteorologiche e del rilascio considerate. Viceversa l’influen-
ideali. Un metodo semplice ed efficace per prevedere gli effet- za del punto di ignizione, che può giocare un ruolo importan-
ti di questo tipo di esplosioni consiste nell’assumere che esplo- te nell’evoluzione dell’UVCE, essendo essenzialmente impre-
sioni che coinvolgono il rilascio di una data quantità di ener- dicibile non viene solitamente considerata nei modelli utiliz-
gia abbiano effetti analoghi. Ciò consente di convertire l’e- zati per la simulazione del fenomeno.
splosione di una certa quantità di un esplosivo o di un composto Metodo del TNT equivalente. Questo metodo approssima
instabile in una quantità equivalente, dal punto di vista dell’e- gli effetti della deflagrazione di una nube di gas con quelli di
nergia liberata, di TNT con la semplice relazione: una detonazione ideale di TNT. Come discusso in precedenza,
∆hD ,composto in realtà i due fenomeni sono marcatamente diversi. D’altro
[22] WTNT = Wcomposto canto, la stima degli effetti della detonazione di una certa quan-
∆hD ,TNT tità di TNT è ben consolidata e confermata da un gran nume-
Pertanto il rapporto di equivalenza tra le quantità di TNT ro di dati sperimentali, e di conseguenza l’utilizzazione di que-
e di composto, a, è dato semplicemente dal rapporto tra le sto semplice approccio per una stima di prima approssimazio-
entalpie di decomposizione dei due composti: ne è molto diffusa.
WTNT ∆hD ,composto L’applicazione di questo metodo al caso di una UVCE
[23] α = = richiede la valutazione della quantità di TNT equivalente, dal
Wcomposto ∆hD ,TNT punto di vista dell’energia immessa nell’esplosione, alla massa
Le conseguenze attese possono poi essere stimate utiliz- di gas presente nella nube. Questa stima può essere effettuata
zando la massa di TNT equivalente e le informazioni conte- con una relazione analoga alla [23]:
nute, per esempio, nei grafici di fig. 12. W ∆hC , gas
Un elemento di incertezza nel caso della decomposizione [24] α = TNT = ε
di composti instabili accumulati accidentalmente in un impian- Wgas ∆hD ,TNT
to è la stima della quantità di composto instabile che realmen- In tal caso, il rapporto di equivalenza tra le quantità di TNT
te partecipa alla formazione dell’onda d’urto: non sempre tutta e di gas infiammabile, a, non è uguale ma proporzionale, attra-
la quantità presente si decompone così rapidamente da contri- verso il parametro e (indicante l’efficienza di esplosione), al
buire all’esplosione. rapporto tra l’entalpia di combustione del gas e quella di decom-
posizione del TNT. Il rapporto tra l’energia rilasciata dalla com-
Effetti di esplosioni di nubi di vapore non confinate bustione di 1 kg di gas infiammabile e dalla decomposizione
(UVCE) di 1 kg di TNT è pari a circa 10 per molti idrocarburi.
Il calcolo delle sovrapressioni generate da una UVCE richie- La principale incertezza nell’impiego di questo metodo
de la conoscenza di alcuni parametri chiave, tra cui la massa risiede non tanto nella stima della massa di gas infiammabile
di gas coinvolta nell’esplosione e il punto di ignizione. Per il presente nella nube, quanto soprattutto nella stima del para-
calcolo della massa di gas coinvolta nell’esplosione si posso- metro e, che racchiude in sé tutte le differenze tra un’esplo-
no utilizzare dei modelli di dispersione di gas in atmosfera sione ideale di TNT e una UVCE e può essere stimato solo
che forniscono la quantità di gas presente nella nube con una sulla base delle conseguenze di incidenti realmente avvenuti.

VOLUME V / STRUMENTI 443


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

30% anche se valori superiori sono stati sporadicamente riscontra-


ti. Il 97% dei casi presenta comunque un valore inferiore a 1.
numero di incidenti

Se invece di considerare l’intera massa di gas rilasciato in atmo-


sfera si effettua un calcolo di dispersione atmosferica per valu-
tare la reale quantità di gas presente all’interno della regione
di infiammabilità, da tale massa si può ricavare una massa di
TNT equivalente moltiplicandola per 3 invece che per 0,3, sulla
base dell’assunzione che mediamente il 10% della massa di
gas rilasciata risulta essere all’interno dell’intervallo di infiam-
mabilità.
0,01 0,05 0,1 0,5 1,0 5 10 Questo metodo non è applicabile in prossimità del cen-
WTNT/Wgas tro della nube esplosiva, in quanto fornirebbe valori irreali-
sticamente elevati di sovrapressione. Una modifica solita-
fig. 13. Numero di incidenti in funzione del rapporto mente utilizzata è quella di considerare il massimo valore di
tra la quantità di TNT equivalente e la massa di gas sovrapressione raggiungibile da una UVCE pari a 1 bar e limi-
infiammabile rilasciata che ha originato una UVCE tare così superiormente la curva base del TNT, come mostra-
(modificata da Giesbiecht, 1988). to in fig. 14, dove la quantità di esplosivo presente in ascissa
è relativa al gas rilasciato. Assumendo un’efficienza di esplo-
sione pari al 10% e un rapporto tra le energie del gas e del
Per tali incidenti non è solitamente disponibile la massa di gas TNT pari a 10, le quantità di gas rilasciato e di TNT equiva-
presente all’interno dei limiti di infiammabilità al momento lente ovviamente coincidono (in altri termini, il fattore di
dell’innesco e quindi il valore dell’efficienza dell’esplosione equivalenza, a, è unitario), mentre assumendo un’efficienza
viene comunemente stimato sulla base dell’intera massa di gas minore (nel caso in figura pari al 3%) la curva risulta trasla-
infiammabile rilasciata. Purtroppo il valore di tale efficienza ta verso sinistra.
risente di numerosi parametri tipici del singolo episodio inci- Metodo di Wiekema. Questo metodo assimila la deflagra-
dentale (condizioni meteorologiche, orografiche, del rilascio, zione non confinata di una nube di vapori infiammabili all’e-
ecc.) che si riflettono in una grande variabilità delle efficien- spansione di un pistone emisferico che si muove con una data
ze di esplosione, come mostrato nella fig. 13, che riporta diret- velocità media definita, con riferimento alla fig. 15, come il
tamente i valori del rapporto di equivalenza, a, stimati assu- rapporto tra il raggio della nube di gas combusti e il tempo
mendo un rapporto tra le entalpie pari a 10. della deflagrazione. Velocità medie di deflagrazione elevate
Si nota che il valore centrale della distribuzione è pari a sono caratteristiche di composti molto reattivi e/o la cui velo-
circa 0,3 (equivalente a un efficienza dell’esplosione e⬇0,03), cità di fiamma è molto sensibile alle accelerazioni causate dalla

10
8
6 curva base per TNT 101
4 incombusti
3
R1
2
sovrapressione
massima nella nube
100
1,0
sovrapressione (bar)

0,8
(P°/PA)⫺1

0,6
alt
a

0,4
R2
0,3 combusti
m
ed

10⫺1
ia

0,2
ba
ss
a

0,1
0,08
0,06
10⫺2
0,04
0,03
0,02
raggio a⫽30%
nube
0,01
10 20 30 50 70 100 200 300 500 1.000
distanza scalata (m/t1/3) 100 101
R/L0
fig. 14. Curva di sovrapressione per una UVCE in funzione fig. 15. Diagramma per l’uso del metodo di Wiekema
della distanza scalata (modificata da Lees, 1996). (modificata da Lees, 1996).

444 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

turbolenza (per esempio, ossido di etilene), mentre il contra-


rio è vero per bassi valori della velocità media di deflagrazio- tab. 4. Classificazione di alcuni composti
ne (per esempio, metano). secondo il metodo di Wiekema
Risolvendo il modello di un pistone emisferico che acce-
lera con diversi valori della velocità media, si ottengono diver- Reattività Composti
se correlazioni (una per ciascuna velocità media) tra la sovra-
pressione relativa adimensionale rispetto al valore atmosferi- ammoniaca
co, (P°ⲐPA)⫺1, e il rapporto adimensionale tra la distanza e la 1,3-dicloropropene
epicloridrina
radice cubica dell’energia contenuta inizialmente nella nube, Bassa
metano
RⲐL0⫽RⲐ 3冪 V1Dhc ⲐPA . In questa relazione V1 è il volume inizia-
123
3333333333333333
monossido di carbonio
le del gas all’interno dei limiti di infiammabilità, mentre piombo tetraetile
DhC⫽3,5 106 J/m3 rappresenta un valore medio dell’energia
di combustione contenuta in un metro cubo di miscele ste- acetaldeide
chiometriche di idrocarburi in aria. In accordo con quanto acetonitrile
discusso in precedenza per esplosioni ideali, la fig. 15 preve- acido formico
acrilonitrile
de un andamento praticamente lineare su di un diagramma bilo- 1,3-butadiene
garitmico della sovrapressione in funzione del rapporto tra la n-butano
distanza e la radice cubica dell’energia rilasciata dall’esplo- 1-butene
sione, rappresentata dal prodotto V1DhC. Media
cloruro di vinile
Il metodo fornisce quattro curve che delimitano tre inter- dietilammina
valli, ciascuno caratteristico di un dato intervallo di velocità dimetilammina
media di deflagrazione. La principale novità introdotta da que- etano
sto metodo, rispetto al metodo del TNT equivalente, è stata etene
quella di parametrizzare diversi composti infiammabili in fun- propano
propene
zione della loro reattività e tendenza ad accelerare il fronte di
fiamma in tre categorie di reattività: bassa, media e alta. Il ossido di etilene
metodo associa a ciascuna classe di composti un intervallo di Alta
acetilene
sovrapressioni in funzione della distanza sul diagramma di
fig. 15.
In altri termini, si è riconosciuto che il contenuto energe- il gas presente all’interno del campo di infiammabilità. Solo
tico della nube di gas infiammabile non è l’unico parametro il gas presente all’interno di aree congestionate (o, in aggiun-
che definisce l’entità della sovrapressione generata da una ta, in regioni con turbolenza particolarmente elevata, come per
UVCE, ma che, come discusso in precedenza, è l’accelera- esempio quelle in prossimità di un rilascio di gas infiamma-
zione del fronte di fiamma il reale meccanismo in grado di bile ad alta velocità) contribuisce alla formazione di una UVCE.
generare un’onda d’urto. Da un altro punto di vista, il meto- La violenza dell’esplosione dipende quindi sia dal tipo di gas
do risolve a priori il problema della scelta del valore dell’ef- sia dal grado di congestione dell’area. Ne consegue che la nube
ficienza di esplosione nel modello del TNT equivalente, che di gas rilasciata solitamente non origina una sola esplosione,
è il parametro che ingloba le differenze tra una detonazione ma più esplosioni localizzate nelle diverse aree congestiona-
di TNT e una deflagrazione di nubi di gas. Più precisamente, te dell’impianto, i cui effetti devono essere considerati sepa-
si è ristretto il campo di variabilità di tale parametro. Infatti il ratamente.
metodo fornisce per ciascuna classe di reattività, e quindi per L’effetto delle diverse esplosioni viene stimato con un
ciascun composto infiammabile, un intervallo di sovrapres- approccio analogo a quello del metodo di Wiekema, parame-
sioni per una data distanza. L’entità di tale intervallo rappre- trizzato questa volta su una scala di 10 diverse velocità medie
senta l’influenza della presenza di ostacoli, e quindi dell’ac- della deflagrazione, come riportato in fig. 16. Le linee a tratto
celerazione che la fiamma può subire a causa della turbolen- continuo sono caratteristiche di detonazioni, mentre le linee
za, sulla sovrapressione. Il valore inferiore è caratteristico di tratteggiate rappresentano deflagrazioni. I valori dei parame-
esplosioni in aree poco congestionate, mentre il valore supe- tri sugli assi del diagrammi sono adimensionali come per il
riore è caratteristico di esplosioni in aree molto congestiona- precedente metodo di Wiekema.
te. Il metodo fornisce tipicamente un rapporto compreso tra Anche questo metodo, per quanto cerchi di rappresentare
2 e 3 tra il valore della distanza a cui si ha una certa sovra- più correttamente la fenomenologia di una UVCE, sconta, come
pressione utilizzando il limite inferiore e quello superiore. i precedenti, la scelta arbitraria di alcuni parametri che, in ulti-
Questa incertezza non è molto diversa da quella riscontrabi- ma analisi, sono riconducibili allo stesso significato fisico del-
le nella scelta del valore di efficienza con il modello del TNT l’efficienza di esplosione nel metodo del TNT equivalente. In
equivalente. Una classificazione di alcuni composti in fun- particolare, è necessario definire quali sono le zone di un impian-
zione della loro reattività secondo questo metodo è riportata to che si devono considerare congestionate e quali no, a quale
in tab. 4. distanza due aree congestionate generano due esplosioni indi-
Metodo Multi–Energy. Questo metodo sviluppa la condi- pendenti (25 m è un suggerimento comune ma arbitrario) e
zione presente nel modello di Wiekema secondo cui perché infine la classe dell’esplosione, da 1 a 10.
una nube di gas infiammabile possa originare una UVCE è Mentre la identificazione delle aree congestionate può esse-
necessario che l’innesco avvenga in un’area sufficientemente re intuitiva, la scelta della classe dell’esplosione è l’aspetto più
congestionata da causare un significativo aumento della velo- delicato. Il valore 10 fornisce risultati analoghi all’applicazio-
cità del fronte di fiamma. Di conseguenza, non solo non par- ne del metodo del TNT equivalente (limitato ovviamente al gas
tecipa all’esplosione tutto il gas rilasciato, ma nemmeno tutto presente in una data regione congestionata) con un fattore di

VOLUME V / STRUMENTI 445


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

delle previsioni di questi modelli si basa sul soddisfacente con-


10 fronto con opportuni dati sperimentali. Il buon accordo con
10 una certa tipologia di dati sperimentali spesso è però ottenuto
a spese dell’introduzione di uno o più parametri aggiustabili
5 9 nel modello, il cui valore viene definito proprio dal confronto
con i dati sperimentali considerati. Ciò rende il modello non
2 8 più completamente predittivo e ne limita l’uso alla previsione
semiquantitativa dell’influenza della variazione di alcuni para-
1 7 metri (per esempio, geometrici) sulla sovrapressione generata
dall’esplosione.
0,5 6
Effetti di esplosioni fisiche
(P°/PA)⫺1

0,2 5 Come discusso in precedenza, si riassumono con questa


definizione tutte le esplosioni generate da una rapida espan-
0,1 4 sione di un composto in fase liquida o vapore senza che vi
3 sia alcuna reazione chimica collegata alla formazione del-
0,05
l’onda d’urto, quale quella di combustione coinvolta nelle
UVCE. Una reazione potrebbe essere coinvolta nella fase di
0,02 2 pressurizzazione di un recipiente, come per esempio nel caso
di una deflagrazione confinata che aumenta la pressione in
0,01 1
un recipiente che poi collassa. Tipicamente si hanno infatti
0,005 esplosioni fisiche a seguito del collasso di un recipiente, con
il conseguente rilascio in ambiente sia della massa sia del-
l’energia interna contenuta. La differenza tra l’energia inter-
0,002
na posseduta dal composto nel recipiente e nell’ambiente rap-
0,001 presenta la massima energia disponibile per generare l’e-
0,1 0,2 0,5 1 2 5 10 20 50 100 splosione.
R/L0 L’onda d’urto viene generata dalla trasformazione di parte
dell’energia interna del fluido in energia meccanica. L’ener-
fig. 16. Diagrammi per la valutazione gia interna del fluido disponibile per la formazione dell’onda
dei parametri dell’esplosione col metodo Multi-Energy d’urto dipende dallo stato termodinamico del fluido, che a sua
(modificata da Lees, 1996). volta dipende dal tipo di fluido contenuto nel recipiente e dalle
condizioni a cui il recipiente stesso collassa. Il calcolo del-
l’energia interna posseduta dal fluido al momento del collas-
equivalenza del 20% (simile al valore del 30% relativo alla sola so può essere effettuato in modo differente a seconda dello
massa di gas presente nella regione infiammabile discusso per scenario coinvolto: espansione di un gas ideale o non ideale,
il metodo del TNT equivalente). Il valore 7 sembra essere ragio- di un liquido che evapora (flash o BLEVE), deflagrazione con-
nevole per molte situazioni pratiche; per valori tra 6 e 7 non finata, ecc.
c’è differenza nei valori di sovrapressione inferiori a 0,1 bar e Analogamente a quanto discusso in precedenza per il caso
la massima pressione è 1 bar. Per aree non congestionate e di UVCE, i metodi più utilizzati sono delle varianti del meto-
miscela quiescente un valore 1 appare adeguato, mentre per do del TNT equivalente. Anche in questo caso le previsioni
aree non congestionate e miscela non quiescente un valore 3 risultano poco accurate nella regione prossima al recipiente
può essere più adeguato. (fino a circa 10-20 diametri del recipiente), mentre risultano
Metodi CFD. La disponibilità di calcolatori sempre più ragionevoli a distanze superiori.
veloci e di metodi di calcolo numerico sempre più efficienti L’utilizzazione del metodo del TNT equivalente (o di altri
consente di affrontare il problema della risoluzione diretta delle analoghi che prevedono correzioni per la regione prossima alla
equazioni di Navier-Stokes per flussi turbolenti reattivi in geo- sorgente) richiede la stima dell’energia immessa nell’esplo-
metrie complesse, nell’ambito della fluidodinamica computa- sione. Non tutta l’energia disponibile viene infatti utilizzata
zionale (CFD, Computational Fluid Dynamics). per generare l’onda d’urto: una parte viene trasformata in ener-
In linea di principio questi modelli potrebbero essere con- gia cinetica dei frammenti del recipiente che vengono proiet-
siderati realmente predittivi, in quanto risolvono direttamente tati anche a grande distanza (e spesso rappresentano la princi-
le equazioni indefinite di bilancio di materia, quantità di moto pale fonte di pericolo in caso di collasso del recipiente per i
ed energia con opportune condizioni al contorno che defini- possibili effetti ‘domino’ che possono innescare); una parte
scono la tipologia del problema da risolvere. D’altro canto, il può essere utilizzata per deformare il recipiente prima della
principale problema dei modelli CFD (a parte la grande quan- rottura; una parte viene dissipata.
tità di risorse richiesta, sia in termini di esperienza dell’opera- La parte di energia interna che invece viene utilizzata per
tore sia in termini di prestazioni delle macchine di calcolo, che far espandere il fluido forma un’onda d’urto le cui caratteri-
ne limita l’applicazione a geometrie relativamente semplici) è stiche dipendono dalla velocità caratteristica del fenomeno
la rappresentazione dell’interazione tra la turbolenza e le rea- di espansione: quanto maggiore è la velocità del fenomeno,
zioni di combustione. Questo è un settore di ricerca importante tanto più le caratteristiche dell’onda d’urto generata assomi-
dove non si è ancora giunti a risultati definitivi e sufficiente- gliano a quelle generate da un’esplosione ideale. La frazio-
mente generali. I diversi approcci sviluppati sono quindi spes- ne di energia che può formare l’onda d’urto è di difficile quan-
so limitati a una tipologia di problemi ben definita e la validità tificazione. Fratture fragili dell’apparecchiatura forniscono

446 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


DETONAZIONI ED ESPLOSIONI

valori maggiori rispetto a fratture duttili. Un approccio con- Elenco dei simboli
servativo (ragionevole in quanto le sovrapressioni generate
dal collasso di un recipiente non sono solitamente così ele- A0 superficie regolare del fronte di fiamma
vate da generare effetti disastrosi a grandi distanze) prevede Af superficie reale del fronte di fiamma
di considerare che tutta l’energia disponibile vada a formare ai attività della specie i
l’onda d’urto. c velocità del suono
Se il recipiente contiene gas assimilabile a un gas perfet- CP calore specifico a pressione costante
to la differenza di energia interna tra lo stato iniziale prima del E fattore di espansione
collasso e quello finale in condizioni ambiente si può calcola- eu energia interna specifica
re come: h entalpia specifica
( )
P − PA V0
3
I impulso scalato
[25] q≈ 0
γ 0 −1 iP impulso positivo
K costante di equilibrio
dove il pedice 0 si riferisce alle condizioni del gas nel reci-
m grandezza generica
piente prima della rottura, PA è la pressione ambiente, V il volu-
M numero di Mach
me e g il rapporto tra i calori specifici.
M peso molecolare
Se il recipiente contiene anche liquido bisogna verificare
n numero di atomi
se si può avere flash o BLEVE, confrontando la temperatura
ambiente con la temperatura di ebollizione normale e con quel- n parametro che definisce la simmetria
la limite per la nucleazione omogenea. Se il liquido non può P pressione
dare flash si ha l’espansione del solo vapore. Se può dare P° massima sovrapressione
BLEVE anche l’espansione del liquido evaporato contribui- PC pressione critica
sce alla formazione dell’onda d’urto, mentre se può dare flash PR pressione ridotta
l’espansione del liquido evaporato può contribuire (anche se PV tensione di vapore
non necessariamente) alla formazione dell’onda d’urto. In q calore liberato dalla combustione
questo caso un approccio conservativo è quello di considera- r coordinata spaziale
re anche la frazione di liquido evaporata per il calcolo dell’e- R costante dei gas perfetti
nergia disponibile. R distanza
In tutti i casi, la variazione di energia interna può essere
43
R distanza scalata
calcolata utilizzando un diagramma termodinamico per il flui- Rj distanza di arrivo dell’onda d’urto al tempo tj
do in esame o effettuando un calcolo di flash adiabatico. Nel S0 velocità di bruciamento
caso di utilizzazione di diagrammi di stato nelle condizioni di Sf velocità di fiamma
temperatura e pressione del recipiente prima del collasso si leg- T temperatura termodinamica
gono sul diagramma i valori di entalpia specifica, h, e di volu- t tempo
me specifico, v. Seguendo una linea isoentropica si valutano tA tempo di arrivo dell’onda d’urto
le stesse grandezze a pressione ambiente. L’energia interna spe-
TC temperatura critica
cifica nei due stati viene poi calcolata come eu⫽h⫺Pv. Nel
tD durata dell’impulso positivo
caso in cui lo stato finale sia costituito da una miscela di liqui-
TSL temperatura critica di innesco della nucleazione
do e vapore saturo, le grandezze specifiche della miscela si
omogenea
calcolano come mmix⫽(1⫺x) mL⫹x mV. In questa relazione m
u velocità relativa al fronte di fiamma
è una grandezza specifica qualsiasi, L e V si riferiscono al liqui-
v velocità relativa a un osservatore fisso
do e al vapore saturo, mentre x è il titolo in vapore, anch’esso
solitamente fornito dal diagramma di stato. V volume
v volume specifico
W quantità di esplosivo
Bibliografia generale x titolo in vapore

Fannelöp T.K. (1994) Fluid mechanics for industrial safety and Lettere greche
environmental protection, Amsterdam, Elsevier. a parametro di decadimento
Glassman I. (1996) Combustion, San Diego (CA), Academic Press. a rapporto di equivalenza tra massa di esplosivo e di
Kuo K.K. (2005) Principles of combustion, New York, John Wiley. TNT
g rapporto tra i calori specifici a pressione e volume
costante
DGR° energia libera di Gibbs di reazione
Bibliografia citata
DhC entalpia di combustione
Giesbiecht H. (1988) Evaluation of vapor cloud explosions by damage DhD entalpia di decomposizione
analysis, «Journal of Hazardous Materials», 17, 247-257. e efficienza di esplosione
Lees F.P. (1996) Loss prevention in the process industries. Hazard ni coefficiente stechiometrico della specie i
identification, assessment and control, Boston (MA), Butterworth- x coordinata adimensionale
Heinemann, 3v.
r densità
Seaton W.H. et al. (1974) CHETAH. The ASTM chemical
thermodynamic and energy release potential evaluation program,
Philadelphia (PA), American Society for Testing and Materials, Apici
Data Series 51. ° dell’onda d’urto

VOLUME V / STRUMENTI 447


COMBUSTIONE E DETONAZIONE

Pedici PW onda di pressione


1 gas incombusti o atmosfera davanti l’onda d’urto U punto C-J superiore
2 gas combusti o atmosfera dietro l’onda d’urto
o del recipiente prima del collasso Renato Rota
A ambiente Dipartimento di Chimica, Materiali
CW onda di combustione e Ingegneria chimica ‘Giulio Natta’
L punto C-J inferiore Politecnico di Milano
P pistone Milano, Italia

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