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ELDALIË

LE LINGUE DI ARDA

LE LINGUE
DELLA
TERRA DI MEZZO

Corso base – I edizione


Bologna, gennaio / maggio 2016
ELDALIË
LE LINGUE DI ARDA

Associazione culturale Eldalië


Ideazione e didattica

Smial Overhill di Bologna


Organizzazione e logistica

Supporto e comunicazione
Tolkien Italian Network
Associazione Italiana Studi Tolkieniani
ELDALIË
LE LINGUE DI ARDA

Introduzione al Quenya

1. Fonti, convenzioni, approccio allo studio


2. Cenni di storia interna ed esterna
3. Fonologia, pronunzia e accentuazione
4. I sostantivi e l'articolo
5. Gli aggettivi e la copula
6. Introduzione ai verbi: i tempi verbali, i participi attivi e
passivi
7. Introduzione ai pronomi
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LE LINGUE DI ARDA

1. FONTI, CONVENZIONI,
APPROCCIO ALLO STUDIO

Proposta di metodo per avvicinarsi al Quenya


ELDALIË
LE LINGUE DI ARDA

Una premessa:
 Tolkien ha scritto (realmente) migliaia di pagine di
appunti sulle lingue di Arda, specialmente sulle
lingue elfiche e su alcune lingue d’Uomini
 La maggior parte di questi materiali non è ancora
stata diffusa: si stima che a oggi ne sia stato
pubblicato poco più di un terzo, risalente alle prime
fasi compositive (circa fino agli anni ‘20 del 1900)

A partire dal 2007 sono stati finalmente rilasciati


materiali su versioni più mature del Quenya (Vinyar
Tengwar n° 49, sul sistema pronominale: Parma
Eldalamberon n° 17, note sui brani in lingue
pubblicati ne Il Signore degli Anelli)
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Inoltre:
 Da un lato, l’approccio compositivo (filologico) di
Tolkien è tale per cui tutte le sue note si basano su,
o contengono, informazioni di tipo linguistico, da cui
si possono trarre conclusioni sulle lingue di Arda
 Questo comporta però che non si dispone di alcuna
trattazione organica e coerente, bensì di un vasto
ammontare di fonti che lasciano varie lacune nella
trattazione linguistica e spesso devono essere
interpretate – costringendo a scelte, in quanto
l’interpretazione non è quasi mai univoca
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È comunque possibile disporre di materiali sufficienti


per darsi allo studio – sebbene a tratti si debba
procedere per tentativi e deduzioni.

Punto di attenzione
Le fonti non sono tutte coerenti: attualmente vi sono
circa 150 pagine di corpus, di cui la maggioranza
sono elenchi di vocabolario e non testi in prosa o
versi. Inoltre, non tutto il materiale risale alle
versioni più recenti: si rischia di mescolare brandelli
di «Qenya» del primo dopoguerra con campioni di
Quenya nello stile de Il Signore degli Anelli!
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Le fonti primarie, ovviamente, sono i testi pubblicati:


 Il Signore degli Anelli – Contiene il Namárië, il grido
di invocazione di Frodo (Aiya Eärendil…), i canti elfici
di Cormallen (A laita te!…), il giuramento di Elendil
(Et Eärello…), il saluto di Barbalbero e alcuni
vocaboli nell’Appendice E
 Il Silmarillion – Le grida di battaglia del capitolo 20,
(Útúlie'n aurë…, Auta i lómë, Aurë entuluva!) il
lamento di Túrin, alcuni vocaboli in appendice
 Lo Hobbit – Qualcuno ha sentito Elfi parlare nella
loro lingua?
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Altre fonti con materiali interessanti:


 The Road goes ever on – Contiene una lunga nota
con traduzione interlineare del Namárië, di cui
viene fornita anche la bozza di una versione in prosa
 Racconti Incompiuti – Contengono il Giuramento di
Cirion (Vanda sina termaruva…) corredato di altre
note sui lemmi
 Lettere – Varie traduzioni di brani non fornite ne Il
Signore degli Anelli
 Il Medioevo e il Fantastico – Dal lungo saggio sul
«vizio segreto» ad alcuni poemi elfici, fra cui l’ormai
famoso Markyria…
 History of Middle-earth, Parma Eldalamberon, Vinyar
Tengwar – Buona consultazione!
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Una semplificazione dolorosa ma necessaria (?):


 Il Quenya de Il Signore degli Anelli non è l’unica
forma esistente della lingua: dal 1915 si susseguono
varie fasi, tutte simili, nessuna identica…
 La lingua diviene sempre più uniforme: tra il 1954 e
il 1966 (anno della revisione dell’opera) assume una
certa «stabilità» che da alcuni studiosi è definita
(arbitrariamente) Quenya maturo o in stile ISdA
 Sebbene non sia certo che l’intenzione di Tolkien
fosse tale, per dare un metodo di studio assumiamo
di «cristallizzare» la forma di Quenya compatibile
con quella dei testi pubblicati (e con eventuali note
successive) come forma da studiare.
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2. CENNI DI STORIA INTERNA


ED ESTERNA

Due sviluppi indipendenti e complementari


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QUENYA – L’ANTICA LINGUA


Nomi alternativi: Qenya, Qendya, Quendya
Altre denominazioni: Alto-elfico, l’Alta Lingua dei
Noldor, l’Antica Lingua, l’idioma degli Elfi di Valinor,
Latino-Elfico, Valinoreano, Avalloniano, Eressëano,
parmalambë (lingua letteraria), tarquesta (alta
lingua), Nimriyê (in Adûnaico), Goldórin o Goldolambë
(in Telerin), Cweneglin o Cwedhrin (in Gnomico)
Dialetti: Vanyarin e Noldorin (il Telerin è molto simile
ma è ritenuto una lingua a sé)
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Storia: dalle origini alla Terza Era


Evolve direttamente dall’Elfico Primordiale: perfezionato in
Aman, col tempo viene parlato anche dai Valar.
 Arcaico: mantiene molti tratti dell’Elfico originario

 Maturazione: nei lunghi secoli trascorsi nel Reame


Beato diviene più morbido al palato e all’orecchio
 Semplificato: vocali e consonanti mutano (per metatesi
o altre modifiche «tecniche») rendendo sillabe e parole
più comode da pronunziare
 Vocabolario: il lessico si estende, all’inizio rapidamente
poi via via in modo più costante, a volte anche
prendendo a prestito parole dalla lingua dei Valar
 Scrittura: quando Rúmil inventò le lettere, il Quenya
divenne il primo linguaggio documentato in forma scritta
(Silmarillion cap. 6, ISdA Appendice F)
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Con la ribellione di Fëanor i Noldor tornano in Terra di


Mezzo: il Quenya viene a contatto col Sindarin.
 I Noldor apprendono rapidamente la lingua dei
Grigi, che invece non assimilano il Quenya
 Dopo il bando di Thingol il Quenya diviene lingua di
sapienza, in uso nelle sole enclave Noldorin
Il vocabolario si espande: i Noldor adottarono ed
adattarono alcuni vocaboli da altre lingue, come
Casar «nano» dal Khazad e certa «runa» dal Sindarin
certh (WJ:388, 396). Alcune parole mutano di
significato, come urco - in Quenya di Valinor indicava
«ogni cosa spaventosa» ma poi prende il senso di
‘orco’ (cfr. il Sindarin orch)
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Quando Turgon edificò la sua città nascosta «comandò


che il nome fosse Ondolindë... nel linguaggio degli Elfi
di Valinor», ma la forma Sindarin Gondolin divenne
l'usuale nome della città. Ma anche in quel reame il
Quenya «era divenuto un linguaggio letterario» per la
maggior parte del popolo.
In una lettera a Dick Plotz, Tolkien descrisse un'antica
forma di Quenya, il cosiddetto Quenya Letterario. Ma
successivamente osservò: «Il Quenya come lingua
parlata fu modificato in una certa estensione fra i
Noldor prima che cessasse di esserne la lingua natìa
[…]... fu preservato da ulteriori cambiamenti dacché fu
appreso daccapo tramite gli scritti».
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Nella Seconda Era il Quenya fu preservato tra i (pochi)


Alti Elfi rimasti in Terra di Mezzo e tra i più sapienti
sull’isola di Númenór.

In origine tutti gli Edain erano Amici degli Elfi, e la


maggior parte di loro conosceva il Sindarin. Ma «i
maestri di dottrina fra loro appresero anche l'Alto
Eldarin del Reame Beato... Accadde così che, accanto
ai loro nomi, i signori dei Númenóreani ne avessero
anche in Eldarin [Quenya e/o Sindarin]; e lo stesso
vale per le città e i luoghi di delizia che fondarono in
Númenor e sui rivi delle Terre-di-qua» (Akallabêth).
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Gli unici sopravvissuti alla Caduta di Númenór furono


Elendil, Isildur, Anárion e quelli che li seguirono sulle
loro navi. I loro nomi Quenya rivelano che erano Amici
degli Elfi. Nella Terra di Mezzo essi fondarono i Regni in
Esilio - Arnor e Gondor.
Sauron poi attaccò Gondor, ma fu sconfitto a Dagorlad:
dopo sette anni di assedio abbandonò Barad-dûr e fu
ucciso da Gil-galad, Elendil, ed Isildur.
Così terminò la Seconda Era del Mondo. I Regni in
Esilio sopravvissero nella Terza Era; gli studiosi di Arnor
e Gondor tramandarono la conoscenza del Quenya.
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Il Quenya nella concezione di Tolkien


 Il Quenya, in origine "Qenya", risale almeno al
1915.
 Il 23enne Tolkien compilò il "Lessico Qenya", uno
dei primi veri dizionari Elfici (LT1:246).
 Seguono innumerevoli su grammatica e vocabolario
dal "Qenya" dalla forma più o meno finale de Il
Signore degli Anelli, ma lo stile fonetico generale
rimase più o meno intatto.
 Forme più sviluppate del Quenya emersero negli
anni Trenta, ma diverse revisioni minori furono
effettuate pure mentre SdA era in corso di scrittura!
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Il linguaggio del cuore


Tolkien scrisse: «L'arcaico linguaggio di sapienza è
inteso come una specie di 'Latino Elfico', e nel
trascriverlo in un'ortografia strettamente somigliante a
quella del latino... la somiglianza col latino è stata
visibilmente incrementata. Effettivamente potrebbe
dirsi che sia composto su di una base latina con altri
due ingredienti (principali) che mi danno piacere
'fonoestetico': il finlandese e il greco. È comunque
meno consonantico di tutt’e tre» (Lettere:176)
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Il campione più lungo di Quenya ne Il Signore degli


Anelli è il Lamento di Galadriel (il poema Namárië alla
fine del capitolo Addio a Lórien (SdA1/II cap. 8: Ai!
laurië lantar lassi súrinen...) I film di Peter Jackson
per la maggior parte hanno dialoghi Sindarin, ma vi
sono tre esempi di Quenya:
 l'invocazione di Saruman (nai yarvaxëa rasselya
taltuva notto-carinnar, «possa il tuo corno
macchiato di sangue crollare su teste nemiche»)
 Frodo nella Tana di Shelob (Aiya Eärendil Elenion
Ancalima, «Salve Eärendil più brillante delle
stelle»)
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 la formula dell'incoronazione di Aragorn, in origine il


giuramento di Elendil (et Eärello Endorenna
utúlien. Sinomë maruvan, ar hildinyar, tenn'
Ambar-metta, «Giungo dal Grande Mare nella
Terra di Mezzo. Sarà questa la mia dimora, e quella
dei miei eredi, sino alla fine del mondo»).
Il primo di questi tre campioni fu composto dal
linguista tolkieniano David Salo usando vocaboli e
grammatiche Tolkieniane; gli altri due sono presi
direttamente dal libro.
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3. FONOLOGIA, PRONUNZIA E
ACCENTUAZIONE

Come si legge correttamente «in elfico»?


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Struttura del Quenya: fonologia di base


 Il Quenya ha cinque vocali (a, e, i, o, u) brevi o
lunghe - le vocali lunghe sono marcate con un
accento: á, é, í, ó, ú.
 La qualità delle vocali è simile al sistema spagnolo
o italiano
 Tolkien talvolta aggiunge una dieresi su alcune
vocali: Manwë a indicare che la e finale non è
muta, Eärendil a indicare che e ed a sono
pronunciate separatamente.
 I dittonghi sono ai, au, oi, ui, eu, iu. (ei ricorre in
una o due parole, ma il suo status è incerto).
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 Le consonanti sono per la maggior parte le stesse


dell'inglese, con le sibilanti come eccezione
principale.
 Non vi sono gruppi di consonanti a inizio parola,
eccetto qu (= cw), ty, ny e nw se si contano le
semi-vocali y, w come consonanti.
 Normalmente non vi sono neppure gruppi finali; i
vocaboli finiscono o in una delle singole consonanti
t, s, n, l, r o (più spesso) in una vocale, più spesso
in queste ultime.
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 Fra vocali, può ricorrere un limitato numero di


gruppi di consonanti; quelli descritti da Tolkien come
"frequenti" o "favoriti" sono in corsivo: cc, ht, hty,
lc, ld, ll, lm, lp, lqu, lt, lv, lw, ly, mb, mm, mn,
mp, my, nc, nd, ng, ngw, nn, nqu, nt, nty, nw,
ny, ps, pt, qu (per cw), rc, rd, rm, rn, rqu, rr, rt,
rty, rs, rw, ry, sc, squ, ss, st, sty, sw, ts, tt, tw,
ty, x (per ks).
Poche altre combinazioni possono ricorrere in parole
composte. La fonologia Quenya è alquanto restrittiva,
conferendo al linguaggio uno stile ed un carattere
chiaramente definiti.
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Le combinazioni hl ed hr in origine rappresentavano le


l, r sorde: dalla Terza Era tali suoni erano giunti ad
essere pronunciati come le normali l ed r.
In vocaboli polisillabici, l'accento cade sulla penultima
sillaba quando quella è lunga (vale a dire: se contiene
una vocale lunga, un dittongo, o una vocale seguita da
un gruppo di consonanti o da una consonante
doppia).
Se le penultima sillaba è corta, l'accento cade sulla
terza sillaba o successivamente (a meno che il
vocabolo abbia soltanto due sillabe, nel qual caso la
prima sillaba riceve l'accento a prescindere).
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«Negli esempi seguenti la vocale accentata è indicata


dalla lettera maiuscola: isIldur, Orome, erEssëa,
fËanor, ancAlima, elentÁri, dEnethor, periAnnath,
ecthElion, pelArgir, silIvren. Termini del tipo di elentÁri
= regina delle stelle, che accentano cioè le vocali é, á,
ó, sono poco frequenti in Quenya a meno che non si
tratti, come in questo caso, di parole composte. Sono
meno rari con le vocali í, ú, come in andÚne =
occidente, tramonto» (SDA, Appendice E)
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4. I SOSTANTIVI E L’ARTICOLO

Gli elementi base del discorso in Quenya


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Struttura del Quenya: i sostantivi


I sostantivi Quenya sono declinati in nove o dieci casi.
Vi sono anche quattro numeri: singolare, plurale,
partitivo plurale e duale.
Non ci si deve far scoraggiare dal gran numero di casi.
Per non smarrirsi vale la seguente sorta di regola
generale: là dove l'italiano mette una preposizione a
fronte di un sostantivo, il Quenya spesso preferisce
aggiungere invece una desinenza al sostantivo.
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1) Nominativo e numeri
Il nominativo singolare è la forma elementare non
declinata del sostantivo; non ha speciali desinenze.
Il plurale “normale” si forma aggiungendo una -r
finale ai sostantivi che terminano nelle vocali -a, -i,
-o, -u o in -ië.
Se il sostantivo termina solo in -ë o la desinenza
plurale è usualmente -i (con “caduta” della -ë
finale).
Anche i sostantivi che terminano in una consonante
formano i loro plurali in -i.
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Vi è un’altra desinenza plurale -li la cui funzione non è


compresa pienamente: sembra denotare qualche
elemento esterno di un gruppo più ampio (partitivo
plurale). Combinata con l'articolo definito i può
semplicemente indicare ‘molti’: li nella frase i
falmalinnar «sulle onde spumeggianti» nel Namárië
fu tradotto con ‘molte’ da Tolkien.
Il duale è usato con riferimento ad una coppia
naturale, come due mani appartenenti ad una persona
(cfr. máryat «le sue mani» in Namárië: -t funge da
desinenza duale, da cui il senso letterale ‘il suo paio di
mani’. Ma se l’ultima sillaba ha per consonante t o d,
la desinenza diviene –u: Aldu «i Due Alberi»).
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2) Accusativo (e sua scomparsa…)


Il Quenya parlato in Valinor aveva un accusativo
formato allungando la vocale finale: cirya "nave"
(nominativo), ciryá "nave" (accusativo). Sostantivi
terminanti in una consonante presumibilmente non
avevano un distinto accusativo. Al plurale, pure
sostantivi terminanti in una vocale avevano desinenza
i, (ciryai "navi", nominativo ciryar). L'accusativo
contrassegnava il sostantivo come oggetto di un verbo
(haryan ciryá, "io ho una nave" (haryan ciryai "io ho
[diverse] navi"). Ma nella Terra di Mezzo il caso sparì
dall'idioma parlato, sostituito dal nominativo.
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3) Genitivo
Il genitivo ha la desinenza -o, cfr.Namárië è Vardo
tellumar ‘le Varda-volte’ o ‘(le) volte di Varda’.
Osservare che la desinenza -o rimpiazza la finale -a,
perciò Vardo, non Vardao - ma la maggior parte delle
altre vocali (sembra) non siano rimpiazzate: cfr.
MR:329 Eruo per «dell'Uno, di Eru». (Se il sostantivo
termina già in -o, la desinenza «sparisce» ed è il
contesto a indicare che il sostantivo è un genitivo. Cfr.
Indis i Ciryamo «la moglie del marinaio» dove
ciryamo significa proprio ‘marinaio’). La desinenza
genitiva plurale è -on, cfr. Silmarillion, «dei Silmaril»
e di norma si annette alla desinenza plurale.
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4) Possessivo
Da alcuni viene denominato «caso associativo» o
«aggettivale»; Tolkien stesso ne parla come di un
«genitivo... possessivo-aggettivale» in WJ:369.
Ha desinenza -va (-wa in sostantivi che terminano in
una consonante). La sua funzione generale è di
esprimere proprietà: cfr. Mindon Eldaliéva "Torre
degli Eldalië".
Per… confondersi di meno: il possessivo indica che il
sostantivo «è di», il genitivo invece indica che quel
sostantivo «proviene da».
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5) Dativo
Il dativo ha desinenza -n. Essa generalmente si
traduce come la preposizione "per" o "a"; cfr. il
pronome dativo nin "per me" (da ni "io") in Namárië:
Sí man i yulma nin enquantuva? "Chi riempirà ora
per me la coppa?"
Spesso il dativo corrisponde ad una specie di «oggetto
indiretto»: *I nís antanë i hínan anna, «the woman
gave the child a gift [lett. 'la donna diede il bambino
un dono']» (diede un dono al bambino).
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6) Locativo
Il locativo ha la desinenza -ssë, che reca il significato
"su" o "in". Nella versione di Namárië in RGEO, il
poema è intitolato Altariello Nainië Lóriendessë,
"Lamento di Galadriel in Lóriendë (Lórien)".
Al plurale, tale desinenza ha la forma -ssen, cfr. il
vocabolo mahalmassen "sui troni" in UT:305 cfr. 317
(mahalma "trono").
Sostantivi che terminano in -l od -n possono avere
locativi in -dë, cfr. meneldë, cemendë come forme di
menel "cieli", cemen "terra" (VT43:13,17).
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7) Ablativo
L'ablativo ha la desinenza -llo, che reca il significato
"da" o "fuori di". Un esempio da Namárië è
sindanóriello, "fuori dalla grigia campagna" (sinda-
nórie-llo: "grigia-campagna-da"). Vi è anche il
termine Rómello, *"da(ll') Est", contrazione di
*Rómenello (Rómen "[l'] Est").
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8) Allativo
L'allativo ha desinenza -nna a indicare «a», «entro» o
«sopra». Sia l'ablativo che l'allativo sono esemplificati
nelle parole pronunciate da Elendil quando giunse alla
Terra di Mezzo dopo la Caduta di Númenor, ripetute da
Aragorn alla sua incoronazione (SdA3/VI cap. 5): Et
Eärello Endorenna utúlien. «Giungo dal [lett. fuori
dal] Grande Mare nella Terra di Mezzo» (Endor(e)-nna
‘Terra di Mezzo-a’). L'allativo può anche recare il
significato ‘sopra’; cfr. i falmalinnar «sulle onde
spumeggianti» in Namárië (-linnar essendo la
desinenza per il partitivo plurale allativo).
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9) Strumentale
Il caso strumentale ha desinenza -nen e contrassegna
lo strumento col quale qualcosa è fatto, o la ragione
del perché qualcosa avviene. Esempio da Namárië:
laurië lantar lassi súrinen, «come oro cadono [le]
foglie al [o nel] vento».
Un esempio di uno strumentale più tipicamente
‘strumentale’ è fornito dalla frase i carir quettar
ómainen, «coloro che formano parole con voci»
(WJ:391), dove ómainen è il plurale strumentale di
óma ‘voce’.
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?) Rispettivo
Rispettivo è il nome con cui alcuni hanno chiamato un
caso elencato in una lettera che Tolkien spedì a Dick
Plotz nella seconda metà degli anni ‘60 (la cosiddetta
Lettera Plotz è la principale fonte di informazione circa
i casi Quenya).
La desinenza è -s (plurale -is), ma Tolkien non
identificò tale caso con alcun nome, né lo si è mai visto
usato in un testo.
La sua funzione è pertanto completamente ignota; è
noto agli studiosi come il Caso Misterioso.
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Se le desinenze dei casi sono aggiunte ad un


sostantivo che termina in una consonante, spesso si
inserita una e tra il sostantivo e la desinenza per
prevenire l'insorgere di qualcosa di difficile da
pronunziare: Elendil con la desinenza allativa -nna ‘a’
diviene Elendilenna «a Elendil» (PM:401), non
**Elendilnna.
Comunque, se il sostantivo è plurale, la relativa
desinenza i fa da tramite tra il sostantivo e la
desinenza: elenillor «da(lle) stelle» (elen ‘stella’)
(MC:222).
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RIEPILOGO
Nominativo: Sg. nessuna desinenza, pl. -r o -i, part. pl. -li
(Quenya Letterario -lí), duale -t o -u.
Accusativo (solamente in Quenya Letterario): Sg. allungamento
della vocale finale (se ve n'è una), pl. -i, part. pl. lí, duale:
probabilmente allungamento della finale u in ú (nessun distinto
accusativo nel caso di t-duali?)
Dativo: Sg. -n, pl. -in, part.pl. -lin, duale -nt (ma con ogni
possibilità -en seguendo un duale in -u)
Genitivo: Sg. -o, pl. -on (aggiunto al nom.pl.), part.pl. -lion, duale
-to.
Possessivo: Sg. -va, pl. -iva, part.pl. -líva, duale -twa.
Locativo: Sg. -ssë, pl. -ssen, part.pl. -lisse(n), duale -tsë.
Allativo: Sg. -nna, pl. -nnar, part.pl. -linna(r), duale -nta.
Ablativo: Sg. -llo, pl. -llon or -llor, part.pl. -lillo(n), duale -lto.
Strumentale: Sg. -nen, pl. -inen, part.pl. -línen, duale -nten.
Rispettivo: Sg. -s, pl. -is, part.pl. -lis, duale -tes.
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Struttura del Quenya: l’articolo


L'articolo determinativo Quenya, corrispondente
all‘italiano «il» o «i» (a seconda del contesto) è i.
Non vi sono articoli indeterminativi come gli Italiani
‘un, uno’.
L'assenza dell'articolo i solitamente indica che il
sostantivo è indefinito: elen ‘stella’ va tradotto «una
stella» quando la versione italiana richiede un articolo,
come nel famoso saluto Elen síla lúmenn'
omentielvo «una stella brilla sull'ora del nostro
incontro» (ISdA1/I cap. 3)
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5. GLI AGGETTIVI E LA COPULA

Gli strumenti linguistici della subcreazione


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Struttura del Quenya: gli aggettivi


Molti aggettivi Quenya terminano nella vocale a:
 laiqua "verde"

 alassëa "felice" (da alassë "felicità")

 númenya "occidentale" (da númen "occidente")

 vanya "attraente"

 morna "nero"

 melda "caro, amato" (originariamente *melnâ; le


desinenze -na e -da possono talvolta avere la
medesima origine, n venendo dissimilata in d
quando segue l)
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Vi sono anche un certo numero di aggettivi che


terminano in ë, come carnë "rosso", varnë "scuro" o
inimeitë "femmina".
Nel Quenya in stile ISdA, non sembrano esservi
aggettivi in -o o -u.
Relativamente pochi aggettivi terminano in una
consonante - tipicamente n, come in firin, qualin
"morto" (per causa naturale e accidentale,
rispettivamente).
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Gli aggettivi si accordano nel numero col sostantivo


che descrivono. Aggettivi in -a hanno plurali in -ë,
aggettivi in -ë o in una consonante hanno plurali in -i,
ed aggettivi in -ëa hanno plurali in -ië:
 vanya vendë «bellissima fanciulla» > vanyë vendi
«bellissime fanciulle»
 carnë parma «libro rosso» > carni parmar «libri
rossi»
 laurëa lassë «foglia dorata» > laurië lassi «foglie
dorate»
 firin casar «nano morto» > firini casari «nani
morti»
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Una forma intensiva o superlativa dell'aggettivo è


derivata dal prefisso an-: da calima "brillante" si
ottiene ancalima "brillantissimo" (Lettere:279).
Non è ben noto come costruire il comparativo ("più
brillante"): elenion ancalima nel testo italiano è
tradotta "più brillante delle stelle" ma letteralmente
sarebbe resa meglio da "brillantissima tra le stelle"!
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La copula: nota dolente


La buona notizia è Quenya, come certe lingue vive,
non sempre necessita di una particella esplicita come
copula: parma carnë può significare sia ‘libro rosso’
che «il libro è rosso» (a seconda del contesto).

La pessima notizia è che in Quenya il verbo ‘essere’ è


in assoluto la creatura più sfuggente di tutte…
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6. INTRODUZIONE AI VERBI

I tempi verbali e i participi


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Sono noti cinque tempi verbali Quenya:


 Aoristo

 Presente

 Passato

 Perfetto

 Futuro

È verosimile che Tolkien abbia immaginato anche altri


tempi, come il piuccheperfetto - ma tali forme non
sono esemplificate nel materiale pubblicato a oggi.
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In aggiunta ai cinque tempi (attestati come tali) il


verbo Quenya può anche apparire in altre forme:

 Infinito
 Gerundio
 Imperativo

Vi sono anche forme «speciali» di verbi che sembrano


presentare irregolarità.
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Struttura del Quenya: il participio


Il participio presente (o attivo) descrive la condizione
in cui si è quando si fa qualcosa: se vai, stai andando;
se pensi, stai pensando.
In inglese, il participio presente è derivato dalle
corrispondenti radici verbali con aggiunta della
desinenza -ing. La desinenza Quenya corrispondente è
-la. Vi sono molti esempi di essa nel poema Markirya
(MC:221-222 cfr. 223): il participio falastala
"spumeggiante" è derivato da una radice verbale
falasta- "spumeggiare".
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Il participio passato (o passivo) descrive la condizione


in cui ci si trova se si è esposti all'azione del verbo (se
qualcuno vi vede, voi siete visti; se qualcuno vi uccide,
da quel momento sarete uccisi), o, nel caso di alcuni
verbi, la condizione in cui si è dopo aver completato
l'azione descritta (se voi andate, da quel momento
sarete andati).
In Quenya, la maggior parte dei participi passati sono
ottenuti dal verbo con la desinenza -na o -ina. Da
car- "creare" si ha carna "creato"; la radice rac-
indica "rompere", mentre rácina è "rotto". Se la radice
termina in l, la desinenza -na è dissimilata in -da:
mel- "amare", melda "amato".
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7. I PRONOMI

Un mondo (in parte) da scoprire


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Struttura del Quenya: i pronomi


Lo studio dei pronomi è sempre stato un problema. Le
fonti reperibili non presentano un sistema completo.
Tolkien rivide il sistema pronominale ripetutamente
negli anni, così che i pronomi riportati nel corpus non
appartengono tutti alla medesima «fase» del Quenya.
Solo nel 2007, la rivista Vinyar Tengwar (VT) presentò
infine qualcosa delle idee più recenti di Tolkien a
riguardo.
Una discussione piena è quindi rimandata a tempi
migliori!
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GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Gianluca Comastri
gianluca@eldalie.it
(e sui principali network sociali)

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