Lorenzo non fu solo un uomo politico scaltro, ma anche un poeta e cultore d'arte
. Era innamorato della cultura e della poesia e si compiaceva di sperimentarne o
gni forma, per il sottile piacere intellettuale che probabilmente ne traeva. La sua estrema variet di generi, modelli letterari, toni e stili rende molto diffici le il compito di individuare una fisionomia unitaria nella personalit di Lorenzo. C' anzi chi l'ha definito un "dilettante", sostanzialmente inferiore alle divers e materie via via assunte. Lorenzo fu tra i protagonisti pi attivi della magnificenza rinascimentale italian a. Letterati ed artisti trovarono in lui un mecenate intelligente e ricettivo, t anto da fargli meritare appunto l'attributo di Magnifico. Tra gli umanisti che f requentarono la sua corte ricordiamo: Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Ang elo Poliziano e Luigi Pulci. Egli stesso letterato, arricch la biblioteca di fami glia, inviando gli studiosi che frequentavano la sua corte a far ricerche di man oscritti preziosi, in Italia e fuori. Sistem la sua collezione di statue antiche presso il Giardino di San Marco, di sua propriet e vi fond un'esclusiva scuola per giovani artisti, riconosciuta come la prima Accademia d'arte d'Europa, dove stu di fra gli altri un giovanissimo Michelangelo. I maggiori pittori del tempo, Antonio Pollaiolo, Filippino Lippi e Sandro Bottic elli, lavorarono per lui, come anche lo scultore Andrea del Verrocchio e l'archi tetto Giuliano da Sangallo. Gli ultimi anni della sua vita furono, per, amareggiati dal Savonarola, che lo ac cusava di aver corrotto, con il paganesimo umanistico, la Firenze cristiana e re pubblicana, lo stesso frate fu voluto da lui a Firenze e dai neoplatonici di cui si era circondato e di cui era molto amico Lorenzo il Magnifico il pi celebre mecenate del Rinascimento italiano. Egli ha se gnato la cultura e l arte del suo tempo non tanto come diretto committente quanto piuttosto come arbitro del gusto (Gombrich 1960, ed. 1973, p. 78), promuovendo le arti figurative, letterarie e musicali nel quadro del proprio disegno politico v olto a rinsaldare il potere personale e famigliare. Si circond di un ambiente dai connotati colti, eleganti e ricercati, che per non p rese mai l aspetto vero e proprio di una corte principesca. Infatti tendeva manten ere la propria cerchia ristretta ai diretti collaboratori, cancellieri e fiducia ri politici. Amava nominare personalmente tali collaboratori, cos come altri cons ulenti, maestri, letterati, architetti e artisti, responsabili di incarichi pubb lici e di imprese celebrative. Nello stesso modo Lorenzo sovrintese personalment e lo studio generale di Pisa, istituito nel 1472. Inoltre pass Agnolo Poliziano d a responsabile della cancelleria privata a precettore di casa Medici. Offrendo pubblicamente pareri e consigli, Lorenzo promosse un rapporto intenso e scambievole fra artisti e letterati della propria cerchia, evidente per esempio dal confronto delle opere di Botticelli, Bertolgo, Michelangelo, Poliziano, Fic ino, Pico della Mirandola. Nel contempo, svilupp la celebrazione di letterati e a rtisti appartenenti alla storia fiorentina, come Dante e Giotto. Favor il dibattito intellettuale sull architettura, tanto che nel 1485 gli fu dedic ata l editio princeps del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti. Suo archit etto prediletto fu Giuliano da San Gallo, a cui chiese di costruire la chiesa e il monastero per gli agostiniani osservanti (poi distrutto) e la Villa di Poggio a Caiano. A Firenze nessuna impresa pubblica veniva avviata senza l approvazione o la supervisione del Magnifico. A lui si deve l idea di una ricostruzione del qua rtiere di San Giovanni, con un nuovo palazzo mediceo in via Laura, progetto poi mai attuato. Fu Lorenzo a proporre il Sangallo per l edificazione della sagrestia di Santo Spirito. Nel 1491, dietro pressioni del Magnifico, fu indetto un concor so per l edificazione della nuova facciata del Duomo, poi mai realizzata. Del rest o dalla fine degli anni Ottanta, nuove leggi appoggiate dal Medici favorirono lo sviluppo edilizio e la costruzione di importanti palazzi privati quali quelli d i Filippo Strozzi e di Bartolomeo Scala, influenzati dalle idee laurenziane. Come i suoi avi, Lorenzo continu a guardare con interesse e sollecitudine alla ch iesa di San Lorenzo e al suo complesso, a pochi passi da Palazzo Medici. Per la chiesa, con il fratello Giuliano commission a Verrocchio la tomba di Piero e Giov anni de Medici (1469-1472).
Il Magnifico incoraggi e pratic personalmente in maniera instancabile e spregiudic
ata il collezionismo di rare e preziose anticaglie , in particolare gemme, cammei, vasi in pietre dure, statue in marmo, opere eccelse riunite insieme alle collezi oni di famiglia in Palazzo Medici e mostrate, fra l altro, agli ospiti pi illustri. Per favorire e individuare giovani talenti su cui investire denaro e energie, L orenzo apr il giardino delle sculture in piazza San Marco, affidandolo alle cure dell amico Bertoldo: qui i giovani fra cui Michelangelo - potevano liberamente ent rare per confrontarsi e esercitarsi su pezzi archeologici messi a disposizione d al Medici. Con la sua forte personalit, Lorenzo condizion le preferenze di altri committenti e mecenati, anche al di fuori dei confini fiorentini. Lorenzo caldeggi la commiss ione del Cenotafio di Niccol Forteguerri nel Duomo di Pistoia a Andrea Verrocchio (1476) e quella di Santa Maria delle Carceri a Prato a Giuliano da Sangallo (14 85). Dagli anni Ottanta, dopo che Firenze aveva siglato accordi di pace con lo S tato Pontificio e il regno di Napoli, il Magnifico invi i migliori artisti fioren tini presso importanti corti italiane, spesso accompagnati da proprie lettere di presentazione: per esempio, mand Leonardo presso gli Sforza a Milano (1481), Bot ticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Botticelli, Piero e Antonio Pollaiolo a R oma, Giuliano da Maiano presso il duca di Calabria a Napoli (1484), Filippino Li ppi presso il cardinale Oliviero Carafa ancora a Roma (1488). Inoltre trasform op ere d arte eccelse in doni diplomatici, come il disegno di un palazzo fatto dal Sa ngallo mandato al re di Napoli e due rilievi in marmo con Dario e Alessandro rea lizzati da Verrocchio recapitati al re d Ungheria. Tali presentazioni e tali doni avevano lo scopo di accrescere il prestigio della posizione politica del Magnifi co e la sua fama.