Sei sulla pagina 1di 31

BURN OUT NEI MEDICI SPECIALIZZANDI: UNO STUDIO SU

TRE SCUOLE DEL POLICLINICO UMBERTO I DI ROMA


Rosanna Ciuffo, Sapienza Universit di Roma

Abstract
Con il termine burnout stato descritto il malessere psico-sociale che nasce da un impegno
eccessivo nel lavoro, l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le helping profession
qualora queste non gestiscano in maniera adeguata le proprie aspettative professionali e i carichi
psicologici eccessivi che il loro impegno lavorativo li pu portare ad assumere. Il presente articolo
illustra la ricerca sul burnout effettuata presso tre corsi di specializzazione di medicina dellUniversit
La Sapienza di Roma, alla quale hanno partecipato un gruppo di medici specializzandi appartenenti
alle scuole di Malattie dellApparato Cardiovascolare, Medicina Interna e Anestesia, Rianimazione e
Terapia Intensiva. Gli scopi della ricerca sono stati quello di esaminare le eventuali differenze, rispetto
al genere, al corso di specializzazione frequentato e allanno di iscrizione, del gruppo di medici
specializzandi che ha partecipato alla ricerca e quello di esaminare le associazioni delle dimensioni del
burnout con le dimensioni del modello Job Demand-Control-Support di Karasek e Theorell al fine di
indagare leventuale miglioramento euristico del modello con linclusione delle dimensioni individuali
di autoefficacia accademica e recovery self efficacy. Lipotesi di avere risultati differenti rispetto al
genere e alla scuola degli specializzandi stata confermata. Non stata confermata, invece, lipotesi
che fosse presente un effetto reality shock. Il job demands risulta maggiormente associato con le
dimensioni esaurimento emotivo e depersonalizzazione, mentre il controllo risulta associato con la
realizzazione personale. Le dimensioni individuali di autoefficacia accademica e recovery self efficacy
aumentano la predittivit del modello JD-C-S.
The term " burnout" was featured on the psycho- social malaise that stems from an over-commitment
in the work , the result of a pathological process stressor that affects the helping profession if they do
not manage properly their professional expectations and psychological loads excessive that their work
commitments may lead them to assume. This article describes research on burnout carried out at three
courses of specialization of Medicine, University "La Sapienza" of Rome, which was attended by a
group of medical specialists belonging to the schools of Cardiovascular Diseases , Internal Medicine
and Anesthesiology and Intensive Care . The aims of the study were to examine any differences with
respect to gender, specialization course attended and year of enrollment , the group of medical
specialists who participated in the research and to examine the associations of the dimensions of
burnout with the size of the model Job Demand -Control -Support Karasek and Theorell in order to
investigate the possible improvement of the heuristic model with the inclusion of the individual
dimensions of academic self-efficacy and recovery self -efficacy . The idea of having different results
with respect to gender and the graduate school has been confirmed. Has not been confirmed , however,
the hypothesis that there was an effect of reality shock. Job demands is more associated with the size
of emotional exhaustion and depersonalization, while control is associated with personal fulfillment.
individual dimensions of academic self-efficacy and recovery self -efficacy increase the predictability
of the model JD -CS .

Keywords: burn-out, demand, control, self-efficacy, recovery.


1

Introduzione
Il termine burnout viene introdotto in ambito professionale, da Freudenberg (1974) e da
Maslach (1977), per indicare una condizione in cui, in ambito lavorativo, gli operatori sanitari
si bruciano, manifestando atteggiamenti di nervosismo, irrequietezza, o apatia e
indifferenza, fino al cinismo. La definizione pi accreditata fornita da Maslach e Jackson
(1981): sindrome di esaurimento emozionale, depersonalizzazione e riduzione delle capacit
personali che pu presentarsi in professionisti che si occupano della gente. Nel modello
trifasico elaborato dalla Maslach (1982), ciascuna fase del processo di burnout contribuirebbe
al manifestarsi dell'altra; la prima fase caratterizzata da una sensazione di esaurimento
emotivo per una situazione di sovraccarico delle richieste rispetto alle risorse disponibili. Tale
condizione determina il passaggio alla seconda fase, di depersonalizzazione: l'operatore adotta
una strategia tesa ad evitare i coinvolgimenti emotivi imposti dalla situazione professionale,
assumendo un atteggiamento burocratico e distaccato, con sentimenti negativi e cinici nei
confronti degli utenti. Il terzo aspetto della sindrome di burnout, il ridotto senso di
realizzazione personale, consiste nella tendenza a valutarsi in negativamente, con riduzione
dell'autostima e possibile comparsa di sintomi depressivi. Pertanto, il rapporto tra individuo e
organizzazione svolge un ruolo rilevante nellinsorgenza del burnout; la sindrome ha sempre
maggiori probabilit di svilupparsi in presenza di una forte discordanza tra natura del lavoro e
natura del lavoratore (Maslach e Leiter, 2000). Questa concezione tripartita ha assunto
importanza notevole, in ragione dellelaborazione di una scala di misurazione proposta dalla
Maslach in collaborazione con Jackson (1981): la MBI (Maslach Burnout Inventory), che
consente unindagine psicometrica del paziente affetto da burnout.
Secondo Maslach e Leiter (2000), le professioni pi a rischio sono quelle high-touch (a
contatto continuo), che implicano cio un contatto diretto e protratto nel tempo con persone in
difficolt e che richiedono immediata assistenza. La sindrome del burnout sembra essere pi
ricorrente in ospedali e strutture sanitarie. Martini e Converso (2012) evidenziano limpatto
della relazione con il paziente, intesa in termini di aspettative eccessive di gratitudine, e della
relazione lavoro-vita, in termini di conflitto e arricchimento, sul burnout. Per indagare le
correlazioni tra il burnout e le caratteristiche di personalit dei soggetti che operano in ambito
sanitario, partendo dallipotesi che il burnout si manifesta diversamente a seconda della
categoria professionale di appartenenza, Baiocco et al. (2004) hanno svolto una ricerca su 196
soggetti tra medici, infermieri e fisioterapisti di diverse cliniche mediche e chirurgiche; i loro
risultati confermano lipotesi della Maslach: i soggetti con un lavoro che rende necessario un

maggiore contatto con le sofferenze degli utenti, in ordine gli infermieri e i fisioterapisti,
ottengono punteggi medi significativamente superiori rispetto ai medici nellesaurimento
emotivo, nella depersonalizzazione e nella realizzazione lavorativa. Riguardo lanzianit di
servizio, i dati dello studio di Baiocco et al. (2004), mostrano che coloro che operano da poco
tempo in un contesto sanitario si sentono pi esauriti a livello emotivo rispetto a chi ha pi
anni di esperienza lavorativa in quellambito. Viene sottolineato da diversi autori che lo stress
aggiuntivo sopportato da chi opera in particolari settori terapia intensiva (Di Giannantonio
et al., 1991; Milano, 2002), oncologia (Pellegrino e Celani, 1993; Whippen e Canellos, 1991),
psichiatria (Venturini, 2000; Giusti et al., 2000) connesso alla diversa natura delle
patologie da cui sono affetti i pazienti dei quali gli operatori si occupano.
Da questi presupposti, questo lavoro si focalizza sullapprofondimento dello studio o
delleffetto del burnout sugli studenti di medicina. Lattenzione verso lo studio del burnout
accademico stata favorita dalla MBI-SS, strumento che permette di analizzare il burnout
in ambito universitario (Schaufeli et al., 2002) e valuta il livello di sofferenza, cinismo e
percezione di efficacia degli studenti rispetto alle attivit accademiche. Il benessere degli
studenti di medicina sembra essere condizionato da un vasto numero di variabili. Dunn et al.,
(2008) specificano che il benessere negli studenti di medicina mediato da input negativi
stress, conflitti interni, sovraccarico di lavoro e da input positivi supporto sociale, attivit
sociali, stimoli intellettuali.
Shanafelt et al. (2002 ) hanno riscontrato che tra gli studenti che rispondono ai criteri di
burnout, il 50% risponde anche ai criteri di depressione e il 9% soddisfa i criteri di soggetti a
rischio di consumo di alcool e che coloro che riportano criteri per il burnout sono pi propensi
ad ammettere una cura non ottimale del paziente. West et al. (2006), hanno riscontrato che gli
specializzandi di medicina affetti da burnout hanno pi probabilit di ammettere i propri
errori medici rispetto agli specializzandi senza burnout. Invece, Fahrenkopf et al. (2008), non
hanno trovato unassociazione significativa tra burnout e l'errore medico autoriferito in
specializzandi di pediatria.
In uno studio sul burnout in 118 studenti di medicina internisti iscritti a tutti gli anni di
formazione presso la Wayne State University School of Medicine (Martini et al., 2006),
stata indagata leventuale associazione tra lattuazione di un limite dellorario di lavoro e una
minore prevalenza di burnout. I risultati di tale studio hanno mostrato che i tassi di prevalenza
di burnout tra i residenti del primo anno erano significativamente pi bassi in questa indagine
rispetto a una precedente indagine condotta prima della riforma che ha limitato le ore di
lavoro e che i tassi globali di prevalenza di burnout tra i residenti erano lievemente pi bassi
3

dopo l'applicazione dei limiti di ore di lavoro rispetto ai risultati delle indagini prima di tale
attuazione.
Le cause potenziali del burnout negli studenti di medicina durante linternato sono fattori che
agiscono sia a livello dellattivit medica quanto a livello pratico e che comprendono le
difficolt di conciliare problematiche universitarie con quelle lavorative. Dal punto di vista
medico, risultano correlati con il burnout fattori di personalit o di insoddisfazione dovuti alla
scelta della specializzazione da parte dei medici (Lemkau et al., 1988). Sul livello della
pratica, alcuni studi (Linzer et at., 2001; Shanafelt et al., 2002; Visser et al., 2003; Geurts et
al., 1999.) hanno evidenziato che le esigenze cliniche, burocratiche, economiche e
commerciali, possono causare un rischio di insorgenza di burnout negli studenti di medicina
internisti e che questi rischiano di non prendersi pi cura di s stessi, assorbendo il pensiero di
prendersi cura degli altri. Pertanto, nella fase del percorso formativo in cui si trovano gli
studenti internisti, probabile vivere lattivit di internato e quella di studio con stress e
preoccupazione. A ci si aggiungono ritmi di lavoro intensi, in cui spesso si costretti a
deprivazione del sonno a fronte di una limitata disponibilit di tempo libero (Visser et al.,
2003).
Dyrbye et al. (2010) affermano che gli studenti di medicina soffrono un importante stress
proprio allinizio della specializzazione, momento in cui vengono separati dalliniziale gruppo
di studio, con conseguente perdita del sostegno che questultimo per essi rappresentava. Gli
stessi autori, sostengono che linsorgenza di burnout negli studenti di medicina durante
linternato sia dovuta soprattutto alla difficolt di affrontare un periodo di transizione, che li
porta dallessere esclusivamente studenti allessere comunque dei medici, seppure ancora in
formazione.
Sia le risorse organizzative del lavoro che quelle personali e interpersonali sono fattori
preventivi del burnout e dei suoi effetti negativi (Bakker e Demerouti, 2007). Ad esempio,
diversi studi hanno dimostrato che il supporto sociale percepito svolge un ruolo importante
nella relazione tra domanda del lavoro e percezione del controllo sul proprio lavoro
(Brouwers et al., 2001). Mentre il supporto sociale rappresenta la risorsa interpersonale pi
studiata, tra le risorse pi propriamente personali, non meno importante sembra essere il ruolo
svolto dallautoefficacia, ovvero dallinsieme di credenze delle persone circa le proprie
capacit di produrre livelli di prestazione tali da influenzare gli eventi rilevanti della propria
vita (Bandura, 1997).
Secondo Sanchez-Sevilla et al. (2006), lautoefficacia si dimostra essere una variabile
moderatrice del burnout, dal momento che linsorgenza della sindrome favorita da bassi
4

livelli di autoefficacia e, al contrario, ostacolata da alti livelli di autoefficacia. Inoltre il


burnout pu essere considerato come una conseguenza di una crisi di autoefficacia, il che, a
sua volta, conduce a una maggiore sensibilit nella percezione delle richieste lavorative come
problemi o ostacoli, producendo cos un circolo vizioso (Llorens et al., 2005). Alcuni studi
(Chan, 2007; Vancouver et al., 2008) hanno indagato sulla validit dellautoefficacia come
predittore del burnout, mostrando, per, relazioni deboli tra i due costrutti. Il dibattito sulla
possibilit che lautoefficacia sia predittiva del burnout , per, ancora aperto (Bandura e
Locke, 2003; Vancouver et al., 2008).
Essendo ampiamente dimostrato che gli stressors lavorativi hanno un effetto negativo sulla
salute psico-fisica dei lavoratori, alcuni studi hanno indagato gli effetti del modo in cui i
lavoratori utilizzano il tempo libero per recuperare (to recover) gli sforzi accumulati durante
la settimana lavorativa (de Lange et al., 2003). Vari studi sui processi di recupero hanno
mostrato che il benessere dei lavoratori migliora durante il tempo libero (Strauss-Blasche et
al., 2000; Westman & Eden, 1997; Westman & Etzion, 2001). Inoltre, stato dimostrato che
le esperienze di recupero sono positivamente correlate con il comportamento durante il lavoro
(Sonnentag 2003).
I primi studi sulle capacit di recupero dopo il lavoro hanno suggerito che gli stressor
lavorativi e le situazioni lavorative stressanti rendono difficile il distacco dal lavoro durante il
tempo libero (Cropley & Millward Purvis, 2003; Grebner et al., 2005; Sonnentag & Bayer,
2005). Alcuni studi (Sluiter et al., 1999; Sluiter et al., 2001; Sonnentag & Zijlstra, 2006)
hanno mostrato che i problemi di recupero sono legati alle caratteristiche della situazione
lavorativa e che, in particolare, gli individui che affrontano situazioni molto stressanti sul
lavoro esprimono una forte esigenza di recupero, intesa come desiderio di essere sollevati
dalle richieste per ricostituire le proprie risorse. Altre ricerche hanno suggerito che il distacco
psicologico dal lavoro durante il tempo libero sia importante affinch si verifichi il recupero e
che gli individui beneficiano maggiormente delle ore di tempo libere quando sono capaci di
spegnere la mente (Etzion et al., 1998; Sonnentag & Bayer, 2005).
Sonnentag e Kruel (2006) si focalizzano sul tema dellautoefficacia sul recupero dopo
lesposizione a situazioni e/o eventi lavorativi stressanti, riferendosi alle aspettative
individuali di essere capaci di beneficiare dal tempo e dalle opportunit di recupero. Tale
concetto, indicato dagli autori come un importante predittore della capacit di distacco
psicologico dal lavoro durante le ore del tempo libero, viene chiamato dagli autori recoveryrelated self efficacy. Gli stessi autori sostengono che le credenze di riuscire a recuperare
durante il tempo libero influenzano leffettivo recupero.
5

Nella prospettiva della psicologia positiva (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000), spostando


lattenzione dalla correzione delle debolezze e delle disfunzioni in ambito lavorativo alla
progettazione del funzionamento ottimale dellessere umano e delle potenzialit, ovvero
considerando primariamente i segni e i processi della promozione del benessere degli
individui, importante considerare il costrutto dell engagement, considerato come il lato
positivo del burnout (Salanova & Schaufeli, 2005c). Pi che a una condizione specifica e
momentanea, lengagement si riferisce a uno stato cognitivo-affettivo pi persistente, non
focalizzato esclusivamente su un oggetto, un evento o una situazione particolare (Schaufeli et
al., 2002a) e pu essere considerato come uno stato mentale positivo riferito al proprio lavoro
e caratterizzato da tre dimensioni principali: vigore (alti livelli di energia, resilienza mentale
durante lattivit lavorativa, abilit di investimento dello sforzo nel proprio lavoro); dedizione
al lavoro (significazione, entusiasmo, ispirazione, orgoglio, predisposizione al cambiamento);
coinvolgimento nel lavoro (capacit di concentrarsi completamente nellattivit lavorativa,
attenzione selettiva, concentrazione senza sforzo, controllo completo, perdita di coscienza di
s, distorsione del tempo, godimento intrinseco).
Con lo studio dellengagement, dunque, il focus si sposta sulla costruzione delle
caratteristiche positive che permettono agli individui di crescere e migliorare (Sheldon e
King., 2001).
Schaufeli et al. (2002), in uno studio cross-nazionale condotto in Spagna, Portogallo e
Norvegia, indagano la relazione tra engagement e burnout negli studenti universitari,
mediante il Maslach Burnout Inventory Student Survey (Schaufeli et al., 2002b) per
misurare il burnout e la Utrecht Work Engagement Scale (Schaufeli & Bakker, 2003) per
misurare lengagement, e la relazione tra questi costrutti con le performance accademiche. I
risultati di tale studio mostrano che le scale del burnout (esaurimento emotivo,
depersonalizzazione, realizzazione personale) correlano negativamente con le scale
dellengagement (vigore, dedizione al lavoro, assorbimento del lavoro) solo in parte, poich 2
delle 27 correlazioni sono risultate non significative. Per quanto riguarda la performance
accademica, i risultati dello studio mostrano che essa negativamente correlata con il burnout
e positivamente correlata con lengagement.
Prins et al. (2009), in uno studio sul burnout e lengagement in relazione alla percezione degli
errori commessi riferita dagli studenti interni di medicina nei Paesi Bassi, hanno evidenziato
lesistenza di correlazioni tra la percezione dei propri errori e le dimensioni di burnout e
engagement.

La focalizzazione su entrambi gli stati quello negativo col burnout e quello positivo con
lengagement pu permettere di raccogliere due tipi di informazioni ugualmente importanti:
da una parte, lanalisi degli antecedenti e delle conseguenze del burnout permette di capire
come prevenire il malfunzionamento. Inoltre, lanalisi delle cause e delle conseguenze
dellengagement ci rivela come ottenere un funzionamento positivo.
Diversi modelli sono stati testati su diversi campioni, al fine di validare un quadro globale per
capire come i lavoratori possono ridurre lo stress e migliorare le prestazioni sul lavoro; sono
stati utilizzati anche in ambienti accademici e la loro validit stata sufficientemente
dimostrata (Chambel & Curral, 2005). Centrale in tali modelli lidea di buon adattamento
(vs mancanza di adattamento) tra individuo e ambiente di lavoro. Per esempio, il Job
Demand-Control (JD-C model, Karasek, 1978, 1998) assume che la tensione lavorativa sia
causata dalla combinazione di elevate richieste di lavoro e bassi processi di controllo. Tale
modello, in seguito allintegrazione con la dimensione di supporto sociale definita come la
presenza di interazioni sociali di aiuto sul luogo di lavoro (Karasek e Theorell, 1990) viene
definito Demand-Control-Support (DCS). Recentemente, il job Demand-Rescorce model (JDR) (Demerouti, et al., 2000) ha presupposto l'esistenza di un duplice processo guidato dal
rapporto tra job demands e job control. Cos, il JD-R modello, basato sul modello precedente
di Karasek, attribuisce il benessere dei dipendenti alle caratteristiche degli ambienti lavorativi.
Meijman & Mulder (1998) hanno proposto un modello Effort-Recovery (E-R model),
secondo cui alcune caratteristiche dellambiente di lavoro possono determinare nel caso del
carico lavorativo o prevenire nel caso dellautonomia una cattiva integrazione tra vita
lavorativa e vita privata dellindividuo. Secondo tale modello, il recupero un processo di
rilassamento tramite cui lattivazione psico-fisiologica determinata dallattivit lavorativa
cessa e viene ripristinata a un livello base viene limitato dai conflitti tra vita lavorativa e vita
privata.
Il presente studio riguarda lesperienza del burn-out riferita da un campione di specializzandi
medici, ovvero giovani professionisti che sono gi medici e contemporaneamente studiano
presso scuole di specializzazione universitarie e lavorano presso differenti strutture sanitarie.
Lo studio del burnout negli specializzandi di medicina una linea di investigazione recente e
nuova nel contesto italiano. Pi indagata stata la rilevanza del fenomeno del burnout tra gli
studenti universitari, compresi gli studenti di medicina. Poich gli specializzandi medici
svolgono sia attivit lavorativa che attivit di studio, analizzando la letteratura riferita al
burnout nelle due categorie specifiche di medici e studenti di medicina si possono individuare
alcuni aspetti che caratterizzano la categoria dei medici specializzandi. Diversi studi hanno
7

dimostrato che il burnout pu risultare causalmente associato con lassenteismo e decremento


della soddisfazione lavorativa in generale e nei medici (Maslach et al., 2001; Michie
&Williams, 2003). Il termine lavoro ha sicuramente unaccezione dinamica dovuta
prevalentemente al cambiamento nel corso del tempo del significato reale del termine. Esso
definito da Peir (1986) come un insieme di attivit umane, remunerate o non remunerate che,
mediante l'uso di competenze, materiali o informazioni disponibili, permette di produrre beni,
prodotti o servizi. Si noti come tale definizione di lavoro pu essere applicata anche al
lavoro svolto dagli specializzandi di medicina e che, quindi, si dovrebbero applicare a questa
popolazione tutti i processi e i fenomeni che caratterizzano il burn-out.

Obiettivi e Ipotesi
Gli obiettivi generali dello studio sono:
A. Descrivere lattendibilit, i parametri, le intercorrelazioni delle scale utilizzate per
misurare il burnout e le altre dimensioni psicologiche considerate nello studio
analizzando le differenze rispetto alle variabili scuola di specializzazione, genere, anno di
frequenza della scuola.
B. Esaminare le associazioni tra le tre dimensioni del burnout (esaurimento emotivo,
depersonalizzazione e realizzazione personale) e le tre dimensioni del modello JD-C-S
(Karasek e Theorell, 1990) (job demand, job control e social support). Indagare, inoltre,
lassociazione tra le tre dimensioni del modello JD-C-S e lengagement.
C. Esaminare se considerando anche le dimensioni di autoefficacia accademica e della
recovery self efficacy sia possibile aumentare la capacit esplicativa del modello di
Karasek e Theorell (1990).
Pi specificamente sono proposte le seguenti ipotesi:
I.

che gli specializzandi iscritti al corso di specializzazione in Anestesia, Rianimazione


e

Terapia

Intensiva

ottengano

punteggi

di

esaurimento

emotivo

di

depersonalizzazione pi alti rispetto agli specializzandi iscritti ai corsi di


specializzazione in Malattie dellApparato Cardiovascolare e di Medicina Interna;
II.

che gli specializzandi maschi ottengano punteggi di depersonalizzazione pi alti


rispetto alle femmine.

III.

che gli specializzandi iscritti al primo anno ottengano punteggi di esaurimento


emotivo pi alti rispetto agli specializzandi iscritti agli anni successivi;

IV.

che le dimensioni di job demand, job control e social support, come teorizzato da
Karasek e Theorell (1990) siano predittori del burnout del gruppo di medici
specializzandi;

V.

che le dimensioni individuali di autoefficacia accademica e recovery self efficacy


sono in grado di aumentare il potere predittivo del modello (JDCS).

Metodo
Partecipanti
Sono stati contattati 211 soggetti, cio tutti i medici specializzandi iscritti a tutti gli anni di tre
grandi scuole di specializzazione della Facolt di Medicina e Odontoiatria e della Facolt di
Farmacia e Medicina dellUniversit La Sapienza di Roma (la durata dei tre corsi di 5 anni
accademici):
-

Malattie dellApparato Cardiovascolare: con numero totale degli iscritti pari a 76;

Anestesia e Rianimazione e Terapia Intensiva: con numero totale degli iscritti pari a 75;

Medicina Interna: numero totale degli iscritti pari a 60.

Del totale dei soggetti contattati, hanno partecipato allo studio 85 soggetti, di cui:
-

Malattie dellApparato Cardiovascolare: 39 soggetti;

Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva: 18 soggetti;

Medicina Interna: 28 soggetti.

I soggetti svolgono il loro internato principalmente presso lAzienda Ospedaliera


Universitaria Policlinico Umberto I di Roma.
Rispetto a un criterio di esclusione prestabilito non stato considerato nel campione dei
partecipanti allo studio un soggetto che risultato clinicamente depresso poich aveva
ottenuto un punteggio rientrante nel gruppo depressione grave del PHQ-91,

Procedure
Previa creazione di un blog apposito, non visualizzabile dai motori di ricerca in internet, il cui
accesso era condizionato dal possesso del link del blog e da una password, sono state rese

La batteria dei questionari si concludeva con il PHQ-9 (Kroehnke et al., 2001), una versione self report del
PRIME-MD (Spitzer et al., 1999), strumento diagnostico per disturbi mentali comuni, che misura la depressione
attraverso 9 item che considerano i 9 criteri DSM-IV per i disturbi depressivi. A ciascuna domanda l'intervistato
assegna un valore di frequenza secondo una scala Likert da 0 (mai) a 3 (ogni giorno). La somma dei
punteggi dei singoli item, viene confrontata con i seguenti punteggi: depressione minore (cut-off: 0-9);
depressione moderata / moderatamente grave (cut-off: 15-19), depressione grave (cut-off: 20-27).

accessibili la documentazione per il consenso informato e una versione elettronica (online) del
questionario da somministrare.
Sono stati, in seguito, contattati dal responsabile di ricerca, i direttori delle tre scuole di
specializzazione selezionate, ai quali stata richiesta una collaborazione per lo svolgimento
dello studio. Successivamente stata inviata, a mezzo posta elettronica, una lettera che
presentava lo studio e richiedeva la collaborazione di tutti i medici specializzandi, contenente
il link e la password di accesso al blog.
I tassi di risposta in funzione del numero dei solleciti il primo, da parte nostra; il secondo,
da parte di un collega rappresentante; il terzo, da parte dei direttori delle scuole che sono
stati necessari ai fini della partecipazione alla ricerca degli specializzandi sono i seguenti:
- Malattie dell'Apparato Cardiovascolare: 39/76 risposte (2 al I contatto, 6 al II, 31 al III; 39
questionari elettronici e 0 cartacei);
- Anestesia Rianimazione e Terapia Intensiva: 18/75 risposte (3 al I contatto, 0 al II, 15 al III;
3 questionari elettronici e 15 cartacei);
- Medicina Interna: 28/60 risposte (10 al I contatto, 0 al II, 18 al III; 28 questionari elettronici
e 0 cartacei).
Tutti i partecipanti sono stati informati che le risposte al questionario sarebbero state elaborate
statisticamente in forma anonima esclusivamente a fini della ricerca. stato fornito ai
partecipanti allo studio un indirizzo e-mail, al quale poter scrivere in caso di necessit di
ulteriori chiarimenti e per richiedere un eventuale resoconto sui principali risultati, un profilo
personale relativo allintensit del burnout percepito e ai principali fattori di rischio e di
protezione.
I dati che vengono presentati in questa tesi sono stati raccolti in un arco di tempo che va dalla
fine del mese di ottobre 2012 allinizio del mese di febbraio 2013. Previa analisi delle
eventuali differenze dovute alla modalit di compilazione (elettronica vs. cartacea) dei
questionari e non essendo state queste riscontrate, i dati riguardanti i questionari elettronici
che i dati riguardanti i questionari cartacei sono stati analizzati collettivamente.

Strumenti
Il burnout stato misurato con il Maslach Burnout Inventory-Human Service Survey (MBIGS; Maslach e Jackson, 1981, versione italiana a cura di Sirigatti e Stefanile, 1993), costituito
da 22 item che misurano le tre differenti dimensioni del burnout:

10

Esaurimento emotivo: i 9 item di questa sottoscala descrivono sensazioni riguardanti il


sentirsi emotivamente tesi ed esauriti dal proprio lavoro;

Depersonalizzazione: i 5 item di questa sottoscala descrivono una risposta impersonale


e fredda verso i propri utenti;

Realizzazione Personale: gli 8 item di questa sottoscala descrivono sensazioni di


competenza e successo nel lavoro a contatto con le persone.

Punteggi alti di esaurimento emotivo e depersonalizzazione corrispondono a un livello elevato


di burnout; al contrario, punteggi bassi nella scala della realizzazione personale corrispondono
a un alto livello di burnout. La sottoscala della realizzazione personale, inoltre, indipendente
dalle altre due. A ciascuna domanda l'intervistato assegna un valore di frequenza secondo una
scala Likert a 6 punti (da mai a sempre); i valori delle risposte confluenti alla stessa
dimensione del burnout vengono sommate insieme a costituire il valore totalizzato per
ciascuna di esse.
Il MBI-HSS nasce dalla necessit di utilizzare uno strumento che indaghi il burnout anche in
lavoratori che non sono a diretto contatto con il cliente. Infatti, tale strumento differisce
dalloriginario MBI, per il diverso focus d'attenzione, che per il primo la prestazione
lavorativa in s, mentre per il secondo il servizio daiuto reso da un operatore a un utente.
La validazione della versione italiana del MBI-HSS stata eseguita attraverso una prima fase
dindagine esplorativa, attraverso la somministrazione del questionario ad operatori
sociosanitari e insegnanti di scuole elementari della Toscana, ed una seconda fase di
somministrazione dello strumento a 1800 lavoratori impiegati in professioni daiuto ed,
attraverso la successiva analisi fattoriale, stato messo in evidenza che la versione italiana
mostrava risultati analoghi rispetto alla versione americana dello strumento, mostrando
legami consistenti tra le tre sottoscale (Sirigatti e Stefanile, 1993).

Le dimensioni di job demand, job control e social support del modello JD-C-S di Karasek
sono state misurate con 26 item del Leiden Quality of Working Life Questionnaire-General
Version (LQWLQ-GV: van der Doef e Maes, 1999b) nella versione italiana a cura di Pisanti
et al. (2009)2, di cui:
-

10 item per misurare il job demand;

9 item per misurare il job control;

7 item per misurare il social support.

Si noti che la versione citata dello strumento per gli infermieri, ma gli item sono stati adattati per gli
specializzandi dallo stesso curatore.

11

Si ricorda che il LQWQ-GV, si basa sul modello JD-C-S di Karasek ed composto da 59


item che misurano 11 caratteristiche del lavoro: abilit discrezionali, autorit decisionale,
controllo, pressione lavorativa, ambiguit di ruolo, sforzo fisico, esposizione ai pericoli,
insicurezza lavorativa, mancanza di significativit, supporto sociale da parte del supervisore e
da parte dei collaboratori e soddisfazione lavorativa, come variabile outcome.
Lautoefficacia accademica stata misurata con il Patterns of Adaptive Learning Scales
(PALS; Midgley et al., 2000), strumento che riflette le convinzioni degli studenti sulle loro
capacit future di raggiungere adeguati livelli di rendimento accademico.
La scala comprende 5 item che indagano le convinzioni dellintervistato riguardo le proprie
competenze professionali e relazionali, rispetto a se stessi, ai docenti e di fronte a casi clinici
complessi. A ciascuna domanda l'intervistato assegna un valore di frequenza secondo una
scala Likert a 6 punti (da mai a sempre).
Tale strumento stato utilizzato su campioni di studenti universitari spagnoli e portoghesi, i
quali hanno avuto rispettivamente una coerenza interna (alfa di Cronbach) di 0, 78 (Midgley
et al., 2000).

La recovery-related self-efficacy stata misurata con una scala sviluppata da Kodjia (2003),
composta da 6 item, che si riferiscono ad una convinzione dellindividuo di essere in grado di
recuperare (to recover) le energie spese durante le ore lavorative anche in circostanze
ambientali o emotive avverse. A ciascuna domanda l'intervistato assegna un valore di
frequenza secondo una scala Likert a 7 punti (da del tutto in disaccordo a del tutto
daccordo). La scala ha una coerenza interna (alfa di Cronbach) di 0,90 (Sonnentag e Kruel,
2006).
Lengagement stato misurato con lUWES-9 (Schaufeli e Bakker, 2003). Gli stessi autori
forniscono le versioni dello strumento in diverse lingue (Schaufeli e Bakker, 2003) e due
indicazioni di utilizzo dello strumento: si possono indagare le dimensioni dellengagement
(vigore, dedicazione e coinvolgimento) come tre sottoscale oppure utilizzare lo strumento
come unica scala che indaga il costrutto dellengagement nella sua complessit. Nel presente
studio, lUWES-9 stato utilizzato secondo questultima modalit. A ciascun item
l'intervistato assegna un valore di frequenza secondo una scala Likert a 6 punti (da mai a
sempre).
12

Risultati
Per tutte le scale considerate nelle analisi, stato considerato lindice alfa di Cronbach, per
valutare la coerenza interna tra gli item.
Coerenza interna del burnout:
-

Esaurimento emotivo alfa pari a .83

Depersonalizzazione alfa pari a .82

Realizzazione personale alfa pari a .82

Coerenza interna delle dimesioni di Karasek:


-

Job demand alfa pari a .79

Job control alfa pari a .76

Social support alfa pari a .81

Coerenza interna dellautoefficacia accademica: alfa pari a .91


Coerenza interna della recovery self efficacy: alfa pari a .93
Coerenza interna dellengagement: alfa pari a .87
Dallesame della coerenza interna tra la scala di autoefficacia accademica e la scala di
recovery self efficacy, risultato che le due scale sono scarsamente correlate (alfa di
Chronbach di .38 e coefficiente di correlazione bivariata .26). Pertanto, il risultato
conferma lipotesi di Bandura sulla specificit dei due costrutti.

Attraverso il calcolo degli indici di asimmetria e curtosi riportano valori accettabili, compresi
tra 1, in tutte le scale ad eccezione per valore della curtosi dellengagement, pari a 1,53.
Sono state eseguite varie trasformazioni possibili, ma queste non migliorano la curtosi.
La Tabella I contiene le statistiche descrittive di tutte le dimensioni.

Sono state analizzate le correlazioni r di Persons tra tutte le variabili dello studio: le
dimensioni psicosociali del modello di Karasek e Theorell (job demand, job control e social
support), le dimensioni riguardanti lautoefficacia accademica, la recovery self efficacy, le tre
dimensioni del burnout (esaurimento emotivo, depersonalizzazione e realizzazione personale)
e lengagement. I dati sono riportati nella Tabella II.
Risultano significative per p < 0,01: la correlazione negativa del sostegno sociale con il job
demand (r=-,257) ; la correlazione positiva tra recovery self efficacy e autoefficacia
accademica (r=,276); la correlazione negativa tra depersonalizzazione e sostegno sociale (r=13

,266) e tra depersonalizzazione e realizzazione personale(r=-,270); la correlazione positiva tra


lengagement e il sostegno sociale (r=,263).
Risultano significative per p<0,05: la correlazione tra il job control e il social support
(r=,575); lassociazione positiva tra autoefficacia accademica e social support (r=,283) e tra
autoefficacia accademica e job control (r=,328); la correlazione positiva tra esaurimento
emotivo e job demand (,375); esaurimento emotivo e social support (r=-,439); esaurimento
emotivo e job control (r=-,253); esaurimento emotivo e acutoefficacia accademica (r=-,296);
depersonalizzazione e job demand (r=,455); depersonalizzazione e esaurimento emotivo
(r=,558); realizzazione personale e sostegno sociale (r=,319); realizzazine personale e
autoefficaca accademica (r=,596); realizzazione personale e esaurimento emotivo (r=-,408);
engagement e job control (r=,287); engagement e autoefficacia accademica (r=,388);
engagement ed esaurimento emotivo (r=-,357); engagement e depersonalizzazione (r=-,301);
engagement e realizzazione personale (R=,687).

Differenze in funzione di Scuola di specializzazione, Genere, Anno di frequenza:


Lanalisi dellAnova univariata, ha mostrato che soltanto nella scala di depersonalizzazione
del MBI si riscontrato un punteggio significativamente pi alto (F=7.78 con gdl=2, p<0.01)
nei corsi di specializzazione di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (M=10.12 e
ds=6.12) e di Medicina Interna (M=10.81 e ds=5.25) rispetto alla scuola di Malattie
dellApparato Cardiovascolare (M=6.25 e ds=4.30).
stata esaminata leventuale differenza di genere su tutte le variabili dello studio.
Per quanto riguarda i leventuale differenza di genere tra i tre corsi di specializzazione, i
risultati dellanalisi del Chi (genere x tipo di scuola), non ha mostrato differenze significative
(Chi=.22 con gdl=2, ns).
Inoltre le analisi del T test hanno evidenziato solo una differenza riguardante la
depersonalizzazione:

maschi

(M=10.52;

ds=4.68)

riferiscono

una

maggiore

depersonalizzazione (F=6.17 con gdl=82, p<0.05) rispetto alle femmine (M=7.74; ds=4.68)
Dallanalisi dellAnova univariata per gli anni di frequenza ai tre corsi di specializzazione,
risultato che non ci sono differenze significative
Verifica del Modello JD-C-S:
Sui dati degli 84 partecipanti stata eseguita unanalisi di regressione gerarchica per valutare
le associazioni ipotizzate dal modello di Karasek e Theorell nei confronti delle tre dimensioni
14

del burnout (esaurimento emotivo, depersonalizzazione, realizzazione personale) e della


dimensione dellengagement. Nella regressione relativa ai punteggi di depersonalizzazione
stato inserito il genere al primo blocco, come variabile di controllo perch nelle analisi
preliminari era risultata significativa lassociazione col genere (con m > depersonalizzazione
di f).
Nel secondo blocco sono state inserite le dimensioni del modello JD-C-S, job demand, job
control e social support, al fine di indagare la forza del modello. Le dimensioni di
engagement, autoefficacia accademica e recovery self efficacy sono state inserite nel terzo
blocco al fine di esaminare, considerando lipotesi della ricerca di esaminare leffetto che
linserimento di tali variabili ha sul modello JD-C-S.
I risultati delle analisi della regressione multipla sono riportati in Tabella III.

Per lesaurimento emotivo si riscontrano effetti significativi sia allinterno del primo
(R=.27; p<0,001) che allinterno del secondo blocco (R=.06; significativa per p<0,05) .
In entrambi i blocchi, i predittori che contribuiscono a tale significativit sono job demand
(nel primo blocco: = .28; p <. 01; nel secondo blocco: =.33 per p<0,1) e social support
(nel primo blocco: = -.37; p <. 01; nel secondo blocco: = -.31 per p<0,5). Nel secondo
blocco, lautoefficacia accademica risulta essere un predittore significativo con un valore di
= -.27 per p<0,5.
Il modello complessivo spiega il 32 % di varianza complessiva.
Per quanto riguarda la depersonalizzazione, effetti significativi si riscontrano allinterno del
primo blocco (R= .05; p<0.05) e del secondo blocco (R= .21; p<0,001). Altro predittore
risultato significativo il job demand, sia nel secondo blocco ( =.40; p<0.001) che nel terzo
( =.42; p< .001). Il modello complessivo spiega il 31% di varianza.
Per la realizzazione personale risulta significativo il job control (( = .26; p<0.05) per il
secondo blocco (R=.15; p<0.01) e lautoefficacia accademica ( =.55; p<0.001) per il terzo
blocco (R=.25; p<0.001). La varianza spiegata complessivamente dal modello del 40%.
Per lengagement risulta significativa soltanto lautoefficacia accademica ( = .26; p<0.05)
inclusa nel secondo blocco (R=.10; p<0.01) La varianza spiegata complessivamente dal
modello del 20%.
Ricapitolando, il modello finale spiega il 32% di variabilit dellesaurimento emotivo, il 31%
di varianza della depersonalizzazione, il 40% di varianza della realizzazione personale ed il
20% di varianza dellengagement.

15

Discussione
Lipotesi di avere risultati differenti rispetto al genere degli specializzandi stata confermata.
In linea con la letteratura, per quanto riguarda la depersonalizzazione, i maschi hanno
punteggi significativamente maggiori rispetto alle femmine, forse perch le femmine sono pi
disposte a usare lo strumento emotivo e lempatia come tecnica di lavoro, mentre i maschi
usano la depersonalizzazione come strategia di coping. Porre delle barriere emotive risulta
essere una modalit di coping Gender typed nelle professioni daiuto (Greenglass et al.,
1990)
Era stato ipotizzato che gli specializzandi iscritti al corso di specializzazione in Anestesia,
Rianimazione e Terapia Intensiva ottenessero punteggi di esaurimento emotivo e di
depersonalizzazione pi alti rispetto agli specializzandi iscritti ai corsi di specializzazione in
Malattie dellApparato Cardiovascolare e di Medicina Interna. I risultati della ricerca
mostrano che gli specializzandi che frequentano la scuola di specializzazione in Malattie
dellApparato Cardiovascolare, riportano indici di depersonalizzazione significativamente
minori rispetto ai colleghi frequentanti sia la scuola di specializzazione in Anestesia,
Rianimazione e Terapia Intensiva che la scuola di Medicina Interna. Questo potrebbe essere
dovuto al fatto che gli specializzandi di Malattie dellApparato Cardiovascolare hanno un
rapporto pi diretto e prolungato nel tempo con i pazienti rispetto agli specializzandi delle
altre due scuole. Sarebbe interessante indagare la causa per cui la scuola di Medicina Interna e
quella di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva non si differenzino tra loro. Si potrebbe
effettuare unindagine per esaminare le caratteristiche specifiche dei pazienti che gli
specializzandi di queste due scuole vedono, al fine di comprendere se nel presente studio ci
sia stato o meno un effetto selezione tra il gruppo di specializzandi.
Era stato ipotizzato, inoltre, che gli specializzandi iscritti al primo anno ottenessero punteggi
di esaurimento emotivo pi alti rispetto agli specializzandi iscritti agli anni successivi, ovvero
che fosse presente un effetto reality shock, per cui gli iscritti al primo anno si trovassero in
maggiore difficolt emotiva nellaffrontare situazioni ed eventi imprevisti in ospedale (Bakker
et al., 2002). Tale ipotesi, per, non stata confermata.
Lipotesi che le dimensioni di job demand, job control e social support, come teorizzato da
Karasek e Theorell (1990) siano predittori del burnout del gruppo di medici specializzandi
stata confermata. Pi specificamente il job demands risulta maggiormente associato con le
dimensioni esaurimento emotivo e depersonalizzazione;

16

mentre il controllo risulta associato con la realizzazione personale. I risultati sono in linea con
precedenti lavori le richieste lavorative sono maggiormente incidenti sulle dimensioni
negative del burnout; mentre il controllo risulta associato positivamente con la realizzazione
personale.
I risultati hanno confermato, inoltre, lipotesi di questo studio, per cui le dimensioni
individuali di autoefficacia accademica e recovery self efficacy aumentino la predittivit del
modello JD-C-S. Esiste, infatti, un filo sottilissimo che unisce i bisogni individuali della
persona con quelli generalizzati dellambiente medico; pertanto lesame delle dimensioni
dellautoefficacia accademica e della recovery self efficacy aumentano lappropriatezza del
modello di Karasek e Theorell (1990). Nel particolare, si nota che, delle due dimensioni
individuali, soltanto lautoefficacia accademica risulta essere un predittore del modello;
mentre la dimensione della recovery self efficacy non risulta significativa, contrariamente a
quella che era lipotesi iniziale.
I limiti del presente studio derivano dalla natura preliminare dello stesso: ad esempio, lesiguo
numero dei soggetti, dovuto anche ad ai bassi tassi di risposta iniziali, non ha permesso di
indagare gli effetti di interazione. Inoltre, essendo stati reclutati i soggetti in uno specifico
contesto (un policlinico universitario), la validit esterna delle presenti indagini preliminari
limitata. Si auspica la possibilit di effettuare ulteriori indagini su un gruppo pi esteso ed
eterogeneo di soggetti, nonch di modificare la sua natura correlazionale trasversale (crosssectional) cos da permettere una spiegazione causale dei risultati ottenuti. Pertanto, si sta
lavorando ad un futuro studio longitudinale.

17

Riferimenti bibliografici
Angius, P., Campana, G., Cattari, F., Cattari, M., Pirastru, S., Tintori, A., Serra, A. (2011). Analisi del
burnout negli operatori sanitari addetti alla emergenza. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed
Ergonomia; 33(3), 339-342.
Anibaldi, C. (2001). Le sindromi cosiddette aziendali: situazioni di disagio psicofisico indotte da
burnout e mobbing. Roma Italia. Atti Convegno SIMEU: Il codice rosso nella Regione Lazio. Ed.Roma.
Anseel, F., Lievens, F., Levy P.E. (2007). A self-motives perspective on feedback-seeking behavior:
Linking Organizational Behavior and Social Psychology research. International Journal of
Management Reviews, 9(3); 211-236.
Argentero, P., Setti I. (2008). Percezione del lavoro, contesti professionali e burnout negli operatori
dellemergenza. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia; Vol. 30, N. 1: A64-A70.
Baiocco, R., Crea, G., Laghi, F., Provengano, L. (2004). Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto.
Edizioni Erikson, Trento.
Bakker, A.B. , Demerouti, E., Schaufeli, W.B. (2002): Validation of the Maslach Burnout Inventory General Survey: An Internet Study, Anxiety, Stress & Coping: An International Journal, 15:3, 245-260.
Recuperato da http://dx.doi.org/10.1080/1061580021000020716

Bakker, A.B., Demerouti, E., Schaufeli, W.B. (2003). Dual processes at work in a call centre: An
application of the job demands-resources model. European Journal of Work and Organizational
Psychology, 12(4); 393-417.
Bakker, A.B., Geurts, S.A.E. (2004). Toward a dual-process model of work-home interference. Work
and Occupations, 31(3), 345-366.
Bakker, A.B., Demerouti, E. (2007). The job demands-resources model: state of the art. Journal of
Managerial Psychology, 22(3), 309-328.
Bakker, A.B., ten Brummelhuis, L.L., Prins, J.T., van der Heijden, F.M.M.A. (2011). Applying the job
demandsresources model to the workhome interface: A study among medical residents and their
partners. Journal of Vocational Behavior, 79(1), 170-180.
Balducci, C., Fraccaroli, F., Schaufeli, W.M. (2010). Psychometric Properties of the Italian Version of
the Utrecht Work Engagement Scale (UWES-9). A Cross-Cultural Analysis. European Journal of
Psychological Assessment 2010; Vol. 26(2):143149.
Bandura, A., Schunk, D.H. (1981). Cultivating competence, self- efficacy and intrinsic interest through
proximal self- motivation. Journal of Personality Social Psychol; 41:586-98.
Bandura, A. (1997). Self-Efficacy: The exercise of Control. London: Freeman.

18

Bandura, A. (2001). Guide for constructing self-efficacy scales. In G.V. Caprara (Ed.), La valutazione
dellautoefficacia (pp. 15-37). Trento, Italia: Erickson.
Bandura, A., Locke, E.A. (2003). Negative self-efficacy and goal effects revisited. Journal of Applied
Psychology, 88(1), 87-99.
Barbaranelli, C, DOlimpio, F. (2007). Analisi dei dati con SPSS. Milano. LED Edizioni universitarie di
Lettere Economia Diritto. Volumi I e II.
Baum, A. (1990). Stress, intrusive imagery and chronic distress. Health Psychology, 9: 653-675.
Baumeister, R., Leary, M. (1995). The need to belong: desire for impersonal attachments as
fundamental human motivation. Psicological bulletin, 117, 497-529.
Bellani, M.L., Orr, W. (2002). La sindrome del burnout. In: Bellani, M.L, Morasso, G., Amadori, D. et
al. (2002). Psiconcologia. Milano: Masson.
Byron, D. (2005). A meta-analytic review of work-family conflict and its antecedents. Journal of
Vocational Behavior, 67, 169-198.
Brodksy, A, Edelwick, J. (1980). Burn-out. Doubleday: AncorPress.
Brosschot, J.F., Pieper, S., Thayer, J.F. (2005). Expanding Stress Theory: Prolonged Activation And
Perseverative Cognition. Psycho-neuro-endocrinology, 30 (10): 1043-9.
Brouwers, A., Evers, W.J., Tomic, W. (2001). Self-efficacy in eliciting social support and burnout
among secondary-school teachers. Journal of Applied Social Psychology, 31(7), 1474-1491.
Burisch, M. (1995). Burnout,. Psicologia Contemporanea, 127: 34-41.
Burke, R.J.E., Greenglass, E.R. (1989). The Clients Role In Psychological Burnout In Teachers And
Administrators. Psychological Reports, 64, 1299- 1306.
Burke, R.J.E., Greenglass, E.R. (1980). Work Stress, Role Conflict, Social Support, And Psychological
Burnout Among Teachers. Psychological Reports, 73, 371-380. 170.
Burke, J.R, Greenglass, E.R. (1989). It may be lonely at the top but its less stressful: psychological
burnout in public schools. Psychological Reports; 61:615-23.
Burke, R.J., Greenglass, E.R. (1993). Work Stress, Role Conflict, Social Support, And Psychological
Burnout Among Teachers. Psychological Reports, 73, 371-380. 170.
Chan, D.W. (2007). Burnout, self-efficacy, and successful intelligence among Chinese prospective and
in-service school teachers in Hong Kong. Educational Psychology, 27(1), 33-49.
Cherniss, C. (1980): Staff burn-out: job stress in the human services. Sage Publication, Beverly Hills.
Trad It. La sindrome del burn-out: lo stress lavorativo degli operatori dei servizi socio- sanitari. Centro
Scientifico Torinese, Torino, 1983.
Cherniss, C. (1983). The Ideological Community As An Antidote To Burnout In The Human Services, In
B.A. Farher (Eds.), Stress And Burnout In The Human Service Professions. New York: Pergamon Press.

19

Cherniss, C. (1986). La Sindrome Del Burn-Out. Lo Stress Lavorativo Degli Operatori Dei Servizi Socio
Sanitari. Torino: Centro Scientifico Torinese.
Chambel, M.J., Curral, L. (2000). Psicossociologia das Organizaes, (3 Ed). Lisboa: Texto Editora.
Clow, R. (2001). Further education teachers' constructions of professionalism. Journal of Vocational
Education and Training 53(3), pp. 407-419.
Contessa, G. (1987) L'operatore cortocircuitato. Edizioni CLUP, Milano.
Cooper, C.L., Marshall, J. (1976). Occupational sources of stress: A review of the literature relating to
coronary heart disease and mental ill health. Journal of Occupational Psychology, 49(1), 11-28.
Cooper, CL, Kelly, M. (1993). Occupational stress in head teachers: a national UK study. British
Journal of Educational Psychol; 63: 130-43.
Cordes, C., Dougherry, T.W. (1993). A review and integration on job burnout.. Academy of
Managemenet Review. . 18, 621-656.
Costa, G. (2009). Lo stress occupazionale: Dalla dimensione scientifica alle applicazioni pratiche.
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, 31(3), 248-251.
Cox, T., Mackay, C.J. (1981). A transactional approach to occupational stress. In N. J. Corlett & J. E.
Richardson (Eds.), Stress, work design and productivity (pp. 75-95). London: Wiley.
Cropley, M., Millward Purvis, L.J. (2003). Job strain and rumination about work issues during leisure
time: A diary study. European Journal of Work and Organizational Psychology, 12, 195-207.
De Lange, A.H., Taris, T.W., Kompier, M.A.J., Houtman, I.L.D., Bongers, P.M. (2003). The very best of
the millennium: Longitudinal research and the demand-control-(support) model. Journal of
Occupational Health Psychology, 8, 282-305.
Del Rio, G. (1990). Stress e lavoro nei servizi. Sintomi, cause e rimedi del burnout. La Nuova Italia
Scientifica, Roma.
Demerouti, E., Bakker, A.B., Nachreine, F., Schaufeli, W.B. (2000). A model of burnout and life
satisfaction amongst nurses. 454-464, .Journal of Advanced Nursing , 32 (2) , 454-464 .
Demerouti, E., Bakker, A.B., Nachreiner, F., Schaufeli, W.B. (2001). The Job Demands Resources
Model of burnout. Journal of Applied Psychology, 86, 499-512.
Demerouti, E., Bakker, A.B., Bulters, A.J. (2004). The loss spiral of work pressure, workhome
interference and exhaustion: Reciprocal relations in a three-wave study. Journal of Vocational
Behavior, 64(1), 131-149.
De Silvestri, C. (2000). Appunti Profilattici. In: Pellegrino F, editor. La Sindrome del Burn-Out. Torino:
Centro Scientifico Editore. p.81-91.
De Vriesa, J.E, Van Hecka, G.L. (2002). Fatigue: Relationships With Basic Personality And
Temperament Dimensions. Personality And Individual Differences, 33, 13111324.

20

Di Giannantonio, M., Mattioni, T., Favetta, S., Tempesta, E., Ortona, L., Fantoni, M. (1991) Burnout,
helping professions and AIDS. The stressing care of AIDS patients. Italian Journal of Psychiatry and
Behavioural Sciences (JournalSeek);1:85-93.
Dyrbye, L.N., Thomas, M.R., Power, D.V., Durning, S., Moutier, C., Stanford Massie, F., Harper, W.,
Eacker, A., Szydlo, D.W., Sloan, J.A., Shanafelt, T.D. (2010). Burnout and Serious Thoughts of Dropping
Out of Medical School: A Multi-institutional Study. MD Disclosures. Academic Medicine.
2010;85(1):94-102..
Dunn, E.W., Huntsinger, J., Lun, J., Sinclair, S. (2008). The gift of similarity: How good and bad gifts
influence relationships. Social Cognition, 26, 469481.
Edelwich, J., Brodsky, A. (1980). Burn-out, Stages of Disillusionment in the Helping Professions, In
Baiocco, R., G. Crea., F.Laghi, e L. Provengano. (2004) Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto.
Edizioni Erikson, Trento.
Ege, H., Lancioni, M. (1998). Stress e Mobbing. Bologna: Pitagora Editrice.
Endler, N.S., Parker, J.D. (1990). Multidimensional assessment of coping: A critical evaluation. Journal
of Personality and Social Psychology, Vol 58(5), May 1990, 844-854.
Etzion, D., Eden, D., Lapidot, Y. (1998). Relief from job stressors and burnout: Reserve service as a
respite. Journal of Applied Psychology, 83, 577-585.
Fahrenkopf, A.M., Sectish, T.C., Barger, L.K., Sharek, P.J., Lewin, D., Chiang, V.W., Edwards, S.,
Wiedermann, B.L., Landrigan, C.P., (2008). Rates of medication errors among depressed and burnt
out residents: prospective cohort study. BMJ, Online First, bmj.com
Farber, B.A. (2000). Introduction: understanding and treating burnout in a changing culture. Journal
of Clinical Psychology;56: 589-94.
Folgheraiter, F. (1994). Introduzione alledizione italiana. In: Bernstein G, Halaszyn J, editors. Io
operatore sociale. Trento: Centro Studi Erickson.
French, J.R.P., Caplan, R.D., van Harrison, R. (1982). The mechanisms of job stress and strain. New
York: Wiley & Sons.
Freudenberger, H.J. (1974): Staff burn out. Journal of Social Issues, 30, pp. 159-165.
Frighi, L. (1995). La sindrome del burn-out: aspetti clinici e preventivi. Vaso di Pandora:3:23-9.
Gabassi, P.G., Mazzon, M. (1995). Burnout: 1974-1994. VentAnni Di Ricerche Sullo Stress Degli
Operatori Socio-Sanitari. Milano: Franco Angeli.
Gallucci, M., Leone, L., Perugini, M. (1999). Navigare in SPSS per Windows. Roma, Edizioni Kappa.
Geurts, S, Rutte, C, Peeters, M. (1999). Antecedents and consequences of work-home interference
among medical residents. Social Science & Medical Journal; 48(9): 11351148.

21

Geurts, S.A.E., Sonnentag, S. (2006). Recovery as an explanatory mechanism in the relation between
acute stress reactions and chronic health impairment. Scandinavian Journal of Work, Environment &
Health, 32(6), 482-492.
Giusti, E, Montanari, C, Iannazzo, A. (2000). Psicoterapia integrata, piani di trattamento per
psicoterapeuti con interventi a breve, medio e lungo termine. Milano: Masson.
Grebner, S., Semmer, N.K., Elfering, A. (2005). Working conditions and three types of wellbeing: A
longitudinal study with self-report and rating data. Journal of Occupational Health Psychology, 10,
31-43.
Greenglass, E.R., Burke, R.J. & Ondrack, M. (1990), A Gender-role Perspective of Coping and Burnout.
Applied Psychology:An International Review, 39: 527. doi: 10.1111/j.1464-0597.1990.tb01035.x
Hoge, T. (2009). When work strain transcends psychological boundaries: an inquiry into the
relationship between time pressure, irritation, workfamily conflict and psychosomatic complaints.
Stress and Health, February, Volume 25; 1, 41-51.
Ilies, R., Schwind, K.M., Wagner, D.T., Johnson, M.D.D., De Rue, S., Ilgen, D.R. (2007). When can
employees have a family life? The effects of daily workload and affect on workfamily conict and
social behaviors at home. Journal of Applied Psychology, 92, 1368-1379.
Johnson, J.V., Hall, E.M. (1988) Job Strain, Work Place Social Support, and Cardiovascular Disease: A
Cross-Sectional Study of a Random Sample of the Swedish Working Population. American Journal of
Public Health, 78(10): 1336-1342.
Karasek, R.A. (1979). Job demands, job decision latitude, and mental strain: Implications for job
redesign. Administrative Science Quarterly, 24(2), 285 308.
Karasek, R.A., Brisson, C., Kawakami, N., Houtman, I., Bongers, P., Amick, B.C. (1998). The Job
Content Questionnaire (JCQ): An instrument for internationally comparative assessments of
psychosocial job characteristics. Journal of Occupational Health Psychology, 3, 322-355.
Kasl, S.V. (1996). The influence of the work environment on cardiovascular health: A historical,
conceptual, and methodological perspective. Journal of Occupational Health Psychology, 1, 42-56.
Kraimer, M.L., Wayne, S.J., Liden, R.C., Sparrowe, R.T. (2005). The role of job security in
understanding the relationship between employees perceptions of temporary workers and
employees performance. Journal of Applied Psychology, 90(2), 389-398.
Kristensen, T.S. (1996). Job stress and cardiovascular disease: A theoretic critical review. Journal of
Occupational Health Psychology, 1, 246-260.
Kristensen, T.S., Hannerz, H., Hogh, A., Borg, V. (2005). The Copenhagen Psychosocial Questionnairea tool for the assessment and improvement of the psychosocial work environment. Scandinavian
Journal of Work, Environment & Health, 31(6), 438-449.
Kroehnke, K., Spitzer, R.L., Williams, J.B.W. (2001). The PHQ-9: Validity of a Brief Depression Severity
Measure. Journal of General Internal Medicine;16:606-613.

22

Kudielka, B.M., Bellingrath, S., Hellhammer, D.H., Cortisol in burnout and vital exhaustion: an
overview. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia; 28:1, Suppl Psicologia 1, 34-42.
Landau, K. (1992). Psycho-physical strain and the burnout phenomenon amongst health care,
Ergonomie a l'Hopital, international Symposium, Paris 1991, EditionsOctares, Toulouse.
Lazarus, R.S., Folkman, S. (1984). Stress, appraisal and coping. New York: Springer.
Lszl, K.D., Pikhart, H., Kopp, M.S., Bobak, M., Pajak, A., Malyutina, S., Marmot, M. (2010). Job
insecurity and health: A study of 16 European countries. Social Science & Medicine, 70(6-3), 867-874.
Lee, R.T., Ashfort, B.E. (1996). A Meta-Analytic Examination Of The Correlates Of The Three
Dimensions Of Job Burnout. Journal Of Applied Psychology, 81, 123-133.
Leiter, M.P. (1988). Burnout As A Function Of Communication Patterns. Group And Organization
Studies, 13, 111-128.
Leiter, M.P. (1991) Coping patterns as predictors of burn out: the function of control and escapist
coping patterns. Journal of Organizational Behavior; 12: 124-144.
Lemkau, J.P., Purdy, R.R., Rafferty, J.P., Rudisill, J.R. (1988). Correlates of burnout among family
practice residents. Journal of Medical Education, 63(9):682691.
Len-Rubio, J.M., Francisco, J. Cantero, J.F., Len-Prez, J.M. (2011). Diferencias del rol desempeado
por la autoeficacia en el burnout percibido por el personal universitario en funcin de las condiciones
de trabajo. Anales de psicologia, vol. 27, No 2, Mayo, 518-526, Servicio de Publicaciones de la
Universidad de Murcia. Murcia (Espaa), edizione web (http://revistas.um.es/analesps): 1695-2294 518 .
Levrero, A. (1997). Relazioni tra burnout e qualit: strategie e azioni organizzative per migliorare il
lavoro educativo. Estratti del congresso su La qualit dell'intervento sul disabile mentale Genova.
Recuperato da: www.studiostaff.it
Lidwall, U., Marklund, S. (2011). Trends in long-term sickness absence in Sweden 1992-2008: The role
of economic conditions, legislation, demography, work environment and alcohol consumption.
International Journal of Social Welfare, 20(2), 167-179.
Linzer, M, Visser, M.R., Oort, F.J. (2001). Predicting and preventing physician burnout: results from
the United States and The Netherlands. American Journal of Medicine;111(2):170-175.
Llorens, S., Garca-Renedo, M., Salanova, M. (2005). Burnout como conse-cuencia de una crisis de
eficacia: Un estudio longitudinal en profesores de secundaria. Revista de Psicologa del Trabajo y de
las Organizaciones, 21(1-2), 55-70.
Lodolo DOria, V., Pecori, V., Giraldi, F, Vitello, A., Cantoni, S., Cattaneo, G., Vanoli, C. (2002). Quale
correlazione tra patologia psichiatrica e fenomeno del burnout negli insegnanti? (Studio Getsemani).
Difesa Sociale, Rivista dellIstituto Italiano di Medicina Sociale; 4.
Magnavita, N. (1990). Vivere in ufficio. Manuale per la prevenzione dei rischi nel lavoro dufficio.
Roma, Edizioni Lavoro 1990.

23

Maier, S.F., Seligman, M.E. (1976). Learned helplessness: Theory and evidence. Journal of
Experimental Psychology: General, Vol 105(1); 3-46.
Martini, S., Arfken, C.L., Balon, R., M.D. (2006). Comparison of Burnout Among Medical Residents
Before and After the Implementation of Work Hours Limits, Academic Psychiatry; 30: 352355.
Martini, M., Converso, D. (2012). Lo studio del burnout in sanit: rapporto coi pazienti e relazione
lavoro-famiglia come richieste e risorse. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia; 34, 1:
A41-A50.
Maslach, C, Pines, A. (1977). The burn-out syndrome in day care setting. Child Care Q; 6:100-3.
Maslach, C., Jackson, S.E. (1981). The measurement of experienced burnout. Journal of Occupational
Behaviour; 2: 99-113.
Maslach, C. (1982): Burn-out. The cost of caring. Prentice Hall Press, Inc., New York. Trad. it. La
sindrome del burn-out. Il prezzo dellaiuto agli altri. Cittadella Editrice, Assisi, 1992.
Maslach, C., Leiter, M.P. (2000). Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della
demotivazione al lavoro. Erickson Editore, Trento.
Maslach C., Schaufeli, W.B., Leiter, M.P. (2001). Job Burnout. Annual Review of Psychology, 52, 397422.
Mastrangelo, G., Mattioli, S., Baldasseroni, A., Bontadi, D., Capodicasa, E., Marzia, V., Marchiori, L.
(2008). Infortuni sul lavoro e assenze dal lavoro per malattia: Associazioni con carico lavorativo,
autonomia decisionale e stili di vita in 2174 lavoratori del veneto. La Medicina del Lavoro, 99; 31-41.
McEwen, B.S. (1998). Protective and damaging effects of stress mediators. The New England Journal
of Medicine Boston: Jan 15, Vol. 338, 3, 171-179.
McFarlane, A.C. (1988). The longitudinal course of posttraumatic morbidity: The range of outcomes
and their predictors. Journal of Nervous and Mental Disease, 176: 30-39.
Meijman, T.F., Mulder, G. (1998). Psychological aspects of workload. In P. J. Drenth, H. Thierry, & C. J.
de Wolff (Eds.), Handbook of work and organizational psychology (2nd ed., pp. 533). Hove:
Psychology Press.
Michie, S., Williams, S. (2003). Reducing work-related psychological ill health and sickness absence: a
systematic literature review. Occupational and Environment Medicine;60(1):39.
Milano, M. M. (2002). Il fenomeno del mobbing. Torino. Medica;13:7-8.
Milczarek, M., Schneider, E., Rial Gonzlez, E. (2009). OSH in figures: Stress at work - facts and
figures. Luxembourg: European Agency for Safety and Health at Work.
Nagy, S., Nagy, M.C. (1992). Longitudinal examination of teachers burnout in a school district.
Psychoogical Report;71:523-31.
Olkinuora, M., Asp, S., Juntunen, J. (1990). Stress symptoms, burnout and suicidal thought in Finnish
physicians. Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology;25:8186.

24

Parent-Thirion, A., Macias, E.F., Hurley, J., Vermeulen, G. (2007). Fourth European working conditions
survey. Luxembourg: European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions.
Peir, J.M. (1986): Psicologa de la Organizacin. Madrid, UNED.
Pellegrino, F., Celani, T. (1993). Burn-out: modelli di prevenzione negli operatori dei reparti
oncologici. In: Grassi L, editor. Il disagio psichico in Oncologia. Ferrara: Spazio Libri Editore;.p.223-34.
Pellegrino, F., Celani, T. (1994). Medici, burn-out e formazione psicologica. In: Trombini G, editor.
Come logora curare. Bologna: Zanichelli Editore.p.62-77.
Pellegrino, F. (2000): La sindrome del burn-out. Centro Scientifico Editore, Torino.
Pierro, A., Mannetti, L. (1996). Antecedenti e conseguenti dellorganizational commit- ment. Giornale
Italiano di Psicologia, n. 23, pp. 591- 616.
Pines, A.M., Aronson, E., Kafry, D. (1978). Occupational tedium in the social services. In Baiocco, R.,
Crea. G., Laghi F., e Provengano L. (2004). Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto. Edizioni
Erikson, Trento.
Pines, A.M., Aronson, E., Kafry, D. (1981).Burnout: from Tedium to Personal Growth. In Baiocco, R.,
Crea. G., Laghi F., e Provengano L. (2004). Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto. Edizioni
Erikson, Trento.
Pines, A.H. (1983). On burnout and the buffering effects of social support. In Baiocco, R., Crea. G.,
Laghi F., e Provengano L. (2004). Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto. Edizioni Erikson,
Trento.
Pines, A.M., Aronson, E. (1988). Career burnout: causes and cures. New York: Free Press. In
Baiocco, R., Crea. G., Laghi F., e Provengano L. (2004). Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto.
Edizioni Erikson, Trento.
Pisanti, R., van der Doef, M., Maes, S., Lazzari, D., Violani, C. (2009). Psychometric properties of the
Italian version of Leiden Quality of Work Questionnaire for Nurses (LQoWQ-N). Psychology & Health,
24 (Suppl. 1), 318.
Potter, B. (1980). Overcoming Job Burnout. How to renew enthusiasm for work. Ronin Publishing,
Berkeley, California.
Prins, J.T., van der Heijdenb, F.M.M.A., Hoekstra-Weebers, J.E.H.M., Bakker, A.B., van de Wiel,
H.B.M., Jacobs, B., Gazendam-Donofrio, S.M. (2009). Burnout, engagement and resident physicians
self-reported errors. Psychology, Health & Medicine, Vol. 14, No. 6, December, 654666.

Richardsen, A.M., Burke, R.J., Leiter, M.P. (1992). Occupational demands, psychological burnout and
anxiety among hospital personnel in Norway. Anxiety, stress and coping. Internal Journal of
Cardiology;5:55-68.

25

Saint-Arnaud, L., Gingras, S., Boulard, R., Vezina, M., Lee Gosselin, H., (1992), Les symptoms
psychologiques en milieu hospitalier. In: Ergonomie a l'Hopital, international Symposium, Paris 1991,
EditionsOctares, Toulouse.
Salanova, M., Schaufeli, W. B. (2005). La Illusin per el trabajo (engagement) : El lado positivo del
burnout? [Engagement: The positive side of burnout?] In Martinez, J., (Ed.) Quemarse en el trabajo
(Burnout), pp. 73-92, Zaragoza: Egido Editorial.
Sanchez-Sevilla, S., Guilln, C., Len-Rubio, J.M. (2006). La autoeficacia percibida en el afrontamiento
de riesgos laborales psicosociales como va-riable moduladora del burnout. Ansiedad y estrs, 12(2-3),
495-504.
Sauter, S.L., Hurrell, J.J., Fox, H., Tetrick, L.E., Barling, J. (1999). Occupational health psychology: An
emerging discipline. Industrial Health, 37, 199 - 211.
Schnall, P., Landsbergis, P., Baker, D. (1994). Job strain and cardiovascular disease', Annual Review of
Public Health; 15:381-411, 1994.
Schaufeli, W.B., Enzmann, D. (1998). The burnout companion to study and practice: a critical analysis,
Giornale Italiano di Psicologia, mar. 2005, vol. XXXII, n. 1.
Schaufeli, W.B., Salanova, M., Gonzles,-Roma, V., Bakker, A.B. (2002a). The measurement of
engagement and burnout: A two sample confirmatory factor analytic approach. Journal of Happiness
Studies, 3, 71-92.
Schaufeli, W.B., Martnez, I., Marques-Pinto, A., Salanova, M., Bakker, A.B. (2002b). Burnout and
engagement in university students: A cross national study. Journal of Cross-Cultural Psychology, 33,
464-481.
Schaufeli, W.B., Bakker, A. B. (2003). Test manual for the Utrecht Work Engagement Scale.
Unpublished manuscript, Utrecht University, the Netherlands. Recuperato da:
http://www.schaufeli.com
Schaufeli, W.B., Bakker, A.B., Van Rhenen, W. (2009). How changes in job demands and resources
predict burnout, work engagement, and sickness absenteeism. Journal of Organizational Behavior,
30(7), 893-917.
Seligman, M.E., Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive Psychology: An Introduction. American
Psychologist, 55, 5-14.
Selye, H. (1956). Stress of life. American Journal Psychiatry;113:423-427.
Semmer, N. (1996). Individual differences, work stress and health. In: Schabracq MJ, Winnubist JAM,
Cooper CL. Eds. Handbook of work and health Psychology. New York, John Wiley: 51-86.
Shanafelt, T.D., Bradley, K.A., Wipf, J.E., Back, A.L. (2002). Burnout and self-reported patient care in
an internal medicine residency program. Annals of Internal Medicine;136(5):358-367.
Shanafelt ,T.D., Sloan, J.A., Habermann, T.M. (2003). The well-being of physicians. American Journal
of Medicine;114(6):513-519.

26

Sheldon, K.M, King, L. (2001). Why positive psychology is necessary. American Psychology, 56, 216217.
Siegrist, J., Starke, D., Chandola, T., Godin, I., Marmot, M., Niedhammer, I., Peter, R. (2004). The
measurement of effort-reward imbalance at work: European comparisons. Social Science & Medicine,
58 (8), 1483-1499.
Sirigatti, S., Stefanile, C. (1993). Correlati Individuali E Ambientali Del Burnout In Infermieri
Professionali. Bollettino Di Psicologia Applicata, 187-188, 15-24.
Sluiter, J.K., van der Beek, A.J., Frings-Dresen, M.H.W. (1999). The influence of work characteristics
on the need for recovery and experienced health: A study on coach drivers. Ergonomics, 42, 573-583.
Sluiter, J.K., Frings-Dresen, M.H.W., van der Beek, A.J., Meijman, T.F., Heisterkamp, S.H. (2000).
Neuroendocrine reactivity and recovery from work with different physical and mental demands.
Scandinavian Journal of Work, Environment & Health; 26(4):306-316.
Sluiter, J.K., Frings-Dresen, M.H.W., van der Beek, A.J., Meijman, T.F. (2001). The relation between
work-induced neuroendocrine reactivity and recovery, subjective need for recovery, and health
status. Journal of Psychosomatic Research, 50, 29-37.
Sonnentag, S. (2001). Work, recovery activities, and individual well-being: A diary study. Journal of
Occupational Health Psychology, 6, 196-210.
Sonnentag, S. (2003). Recovery, work engagement, and proactive behavior: A new look at the
interface between non-work and work. Journal of Applied Psychology, 88, 518-528.
Sonnentag, S., Bayer, U.V. (2005). Switching off mentally: Predictors and consequences of
psychological detachment from work during off-job time. Journal of Occupational Health Psychology,
10, 393-414.
Sonnentag, S., Zijlstra, F.R.H. (2006). Work characteristics and off-job time activities as predictors of
need for recovery, well-being and fatigue. Journal of Applied Psychology, Vol 91(2), Mar, 330-350.
Sonnentag, S., Kruel, U. (2006). Psychological detachment from work during off-job time: The role of
job stressors, job involvement, and recovery-related self-efficacy. European Journal of Work and
Organizational Psychology, 15 (2), 197-217.
Spitzer, R.L., Kroenke, K., Williams, J.B. (1999). Validation and utility of a self-report version of PRIMEMD: the PHQ primary care study.JAMA. Nov 10;282(18):1737-44.
Strauss-Blasche, G., Ekmekcioglu, C., Marktl, W. (2000). Does vacation enable recuperation? Changes
in well-being associated with time away from work. Occupational Medicine, 50, 167-172.
Strologo, E. (1993). Burnout e operatori, prendersi cura di chi cura. Clusone: Ferrari Editrici.
Tabolli, S., Ianni, A., Renzi, C., Di Pietro, C., Puddu, P. (2006). Soddisfazione lavorativa, burnout e
stress del personale infermieristico: indagine in due ospedali di Roma. Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia;28:1, Suppl Psicologia 1, 49-52.

27

Taylor, S.E. (1990). Health Psychology: the science and the field. American Psychology; 45: 40-50.
Theorell, J. (1993). Medical and Physiological aspects of jobs intervention. In: Cooper CL, Robertson
IT. Eds. International Review of Industrial and Organizational Psychology. Chichester, John Wiley: 173192.
Theorell, T., Karasek, R.A. (1996). Current issues relating to psychosocial job strain and cardiovascular
disease research. Journal of Occupational Health Psychology, 1, 9-26.
Vancouver, J.B., More, K.M., Yoder, R.J. (2008). Self-efficacy and resource allocation: Support for a
non monotonic discontinuous model. Journal of Applied Psychology, 93(1), 35-47.
Van der Doef, M., Maes, S. (1999a). The Job Demand-Control (-Support) model and psychological
well-being: A review of 20 years of empirical research. Work & Stress, Journal Article; 13, 87-114.
Van der Doef, M., Maes, S. (1999b). The Leiden Quality of Work Questionnaire: its construction,
factor structure, and psychometric qualities. Psychological Report. Dec; 85(3 Pt 1):954-62.
Van der Ploeg, E., Dorresteijn, S.M., Kleber, R.J. (2003). Critical incidents and chronic stressors at
work: their impact on forensic doctors. Journal of Occupational Health Psychology; 8: 157-66.
Van Dick, R., Wagner, U. (2001). Stress and strain in teaching: A structural equation approach. British
Journal of Educational Psychology, 71(2), 243-259.
Van Hooff, M.L.M., Geurts, S.A.E., Kompier, M.A.J., Taris, T.W. (2007). Workdays, in-between
workdays, and the weekend: A diary study on effort and recovery. International Archives of
Occupational and Environmental Health, 80, 599 613.
Venturini, L. (2000). Non solo psico-formazione, Emergency Oggi, p. 26.
Visser, M.R., Smets, E.M., Oort, F.J., De Haes, H.C. (2003). Stress, satisfaction, and burnout among
Dutch medical specialists. Canadian Medical Association Journal; 168(3):271-275.
West, C.P., Huschka, M.M., (2006). Novotny PJ, et al. Association of perceived medical errors with
resident distress and empathy: a prospective longitudinal study. JAMA; 296 (9):1071-1078.
Westman, M., Eden, D. (1997). Effects of a respite from work on burnout: Vacation relief and fadeout. Journal of Applied Psychology, 82, 516-527.
Westman, M., Etzion, D. (2001). The impact of vacation and job stress on burnout and absenteeism.
Psychology and Health, 16, 595-606.
Whippen, D.A., Canellos, G.P. (1991). Burnout syndrome in the practice of oncology. Journal of
Clinical Oncology; 9: 1916-20.
Zaina, P. (1998). La rete piemontese degli ospedali per la promozione della salute. Atti della
Conferenza Nazionale degli Ospedali per la Promozione della Salute.

SITOGRAFIA

28

Commissione Consultiva Permanente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. (2010).
http://www.lavoro.gov.it
Istituto Nazionale per lAssicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. (2011). Valutazione e gestione
del rischio da stress lavoro-correlato.
http://www.ispesl.it/focusstresslavorocorrelato/documenti/manuale.pdf
Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro. (2010).
La valutazione e gestione dello stress lavoro-correlato.
http://www.ispesl.it/documenti_catalogo/Metodologia%20ISPESL-HSE.pdf

29

Appendice: Tabelle
Tabella I: statistiche descrittive

Validi
Esaurimento emotivo
Depersonalizzazione
Realizzazione personale
Job demand
Job control
Social support
Autoefficacia accademica
Recovery self efficacy
Engagement

N
Mancanti
84
0
84
0
84
0
84
0
84
0
84
0
84
0
84
0
84
0

Media
Deviazione std. Asimmetria
23,86
8,144
0,114
8,5
5,412
0,532
32,37
5,884
0,036
2,8365
0,46945
-0,158
2,628
0,39264
-0,969
2,7455
0,53089
-0,592
19,92
4,691
-0,085
23,62
7,903
0,466
36,83
7,345
-0,312

Curtosi
-0,362
-0,351
-0,091
-0,514
2,405
0,843
0,433
-0,196
1,53

Tabella II: coefficienti di correlazione di Pearson tra tutte le dimensioni dello studio
c

Correlazioni

Job demand

Social
support

Autoefficacia Recovery Esaurimento Depersonaliz Realizzazione


Job control accademica self efficacy
emotivo
zazione
personale Engagement

Job demand

Correlazio
1
ne di
Pearson
Sig. (2code)
Social
Correlazio
1
-,257*
support
ne di
Pearson
Sig. (2,019
code)
Job control Correlazio
-,173
,575**
ne di
Pearson
Sig. (2,119
,000
code)
Autoefficacia Correlazio
,098
,283**
accademica ne di
Pearson
Sig. (2,376
,010
code)
Recovery
Correlazio
-,099
-,158
self efficacy ne di
Pearson
Sig. (2,373
,154
code)
Esaurimento Correlazio
,375**
-,439**
emotivo
ne di
Pearson
Sig. (2,000
,000
code)
**
Depersonaliz Correlazio
,455
-,266*
zazione
ne di
Pearson
Sig. (2,000
,015
code)
Realizzazion Correlazio
-,045
,319**
e personale ne di
Pearson
Sig. (2,689
,003
code)
Engagement Correlazio
-,011
,263*
ne di
Pearson
Sig. (2,918
,016
code)
*. La correlazione significativa al livello 0,05 (2-code).

,328**

,002
,044

,276*

,693

,012

-,253*

-,296**

-,025

,021

,007

,819

-,156

-,171

-,159

,558**

,160

,122

,150

,000

,354**

,596**

,129

-,408**

-,270*

,001

,000

,245

,000

,014

,287**

,388**

,209

-,357**

-,301**

,687**

,009

,000

,058

,001

,006

,000

**. La correlazione significativa al livello 0,01 (2-code).


c. Listwise N=83

30

Tabella III: regressione gerarchica


Distress
Predittori vs
Criterio

Benessere

Esaurimento Depersona- Realizzazione


Engagement
Emotivo
lizzazione
Personale

Genere (1=M; 2= F)

Ni

-.22*

Ni

Ni

Blocco 1 R2 (R2)

Ni

.05*(,22)

Ni

Ni

Genere

Ni

-,18*

Ni

Ni

Job demand

.28**

,40***

.05

.07

Social support

-.37**

-0,17

.18

.16

Job control

.01

0,03

.26*

.20

Blocco 2 R2 (R2)

.27***(,52)

.21***(,51) .15**(,38)

.10*(,32)

Genere

Ni

-,21*

Ni

Ni

Job demand

.33**

,42***

-.06

.04

Social support

-.31*

-0,16

.07

.16

Job control

.07

0,1

.12

.11

Autoeficacia
accademica

-.27*

-0,2

.55***

.26*

Recovery self
efficacy

.03

-0,08

-.02

.16

Blocco 3 R2 (R2)

.06*(,57)

.05(,56)

.25***(,62)

.10**(,46)

31

Potrebbero piacerti anche