Sei sulla pagina 1di 8

Sindrome da burnout

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Vai a: Navigazione, cerca
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non
provengono da prescrizione né da consiglio medico. Wikipedia non dà consigli medici:
leggi le avvertenze.

La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è l'esito patologico di un processo


stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, qualora queste non
rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.
Maslach e Leiter (2000) hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso tre dimensioni:
deterioramento dell'impegno nei confronti del lavoro, deterioramento delle emozioni
originariamente associati al lavoro ed un problema di adattamento tra persona ed il lavoro, a causa
delle eccessive richieste di quest'ultimo. In tal senso il burnout diventa una sindrome da stress non
più esclusiva delle professioni d'aiuto ma probabile in qualsiasi organizzazione di lavoro.

Indice
[nascondi]

• 1 La sindrome
• 2 Le fasi del burnout
• 3 Le cause del burnout
• 4 Le conseguenze del burnout
• 5 Note
• 6 Bibliografia
• 7 Voci correlate

• 8 Collegamenti esterni

La sindrome [modifica]
Il burnout interessa educatori, medici di base, insegnanti, poliziotti, poliziotti penitenziari, vigili del
fuoco, carabinieri, sacerdoti e religiosi (in particolare se in missione) [1], infermieri, operatori
assistenziali, tecnici di radiologia medica, psicologi, psichiatri, avvocati, assistenti sociali,
fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, studenti di medicina, responsabili e addetti a servizi di
prevenzione e protezione, personale della protezione civile, operatori del volontariato, ricercatori [2]
ecc. Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della
persona aiutata.

Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento
processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità
per sostenere e scaricare lo stress accumulato ("burnout" in inglese significa proprio "bruciarsi"). In
tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle
problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la
loro. Il burnout comporta esaurimento emotivo, depersonalizzazione, un atteggiamento spesso
improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale. Il soggetto tende a
sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed

1
interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei
confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. Il burnout si accompagna spesso ad un
deterioramento del benessere fisico, a sintomi psicosomatici come l'insonnia e psicologici come la
depressione.I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità
trasportati sul piano personale: l'abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono
elevati nei soggetti affetti da burnout.[3]

Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario
di 22 items, ossia domande, atte a stabilire se nell'individuo sono attive dinamiche psicofisiche che
rientrano nel burnout. A ogni domanda il soggetto interessato deve rispondere inserendo un valore
da 0 a 6 per indicare intensità e frequenza con cui si verificano le sensazioni descritte nella
domanda stessa.

La prevalenza della sindrome nelle varie professioni non è ancora stata chiaramente definita, ma
sembra essere piuttosto elevata tra operatori sanitari quali medici e infermieri (ad esempio, secondo
un recente studio olandese in Psychological Reports, non meno del 40% dei medici di base
andrebbe incontro ad elevati livelli di burnout), insegnanti e poliziotti.[4] [5] [6]

Le fasi del burnout [modifica]


Negli operatori sanitari, la sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi. [7] [8]

La prima, preparatoria, è quella dell'entusiasmo idealistico che spinge il soggetto a scegliere un


lavoro di tipo assistenziale.

Nella seconda (stagnazione) il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a
rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo,
l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.

Nella terza fase (frustrazione) il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di
inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco
apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, ed
eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.

Nel corso della quarta fase (apatia) l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono
completamente e all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una vera e propria "morte
professionale".

Le cause del burnout [modifica]


• sovraccarico di lavoro: il disadattamento è presente quando la persona percepisce un carico
di lavoro eccessivo(le richieste lavorative sono così elevate da esaurire le energie individuali
al punto da non rendere possibile il recupero), quando, anche in presenza di un carico
ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona( si percepisce di non avere le abilità
per svolgere una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo
elevato(il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti
della persona).
• senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire
sull'esito di un determinato evento.

2
• mancanza di controllo: il disadattamento si verifica quando l'individuo percepisce di avere
insufficiente controllo sulle risorse necessarie pre svolgere il proprio lavoro oppure quando
non ha sufficiente autorità per attuare l'attività nella maniera che ritiene più efficace.
• riconoscimento: si ha disadattamento quando si percepisce di ricevere un ricononscimento
inadeguato per il lavoro svolto.
• senso di comunità: è presente disadattamento quando crolla il senso di appartenenza
comunitario all'ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca il sostegno, la
fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed
impersonale.
• assenza di equità: si ha disadattamento quando non viene percepita l'equità nell'ambiente di
lavoro in ambiti quali, ad esempio, l'assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o
l'attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera.
• valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori all'interno
del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che l'organizzazione
trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle
scelte operate e nella condotta.

Le conseguenze del burnout [modifica]


A LIVELLO INDIVIDUALE:

• Atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti


• Atteggiamenti negativi verso se stessi
• Atteggiamenti negativi verso il lavoro
• Atteggiamenti negativi verso la vita
• Calo della soddisfazione lavorativa
• Calo dell'impegno verso l'organizzazione
• Riduzione della qualità della vita personale
• Peggioramento dello stato di salute

A LIVELLO ORGANIZZATIVO:

• Aumento dell'assenteismo
• Aumento del turnover
• Calo della performace
• Calo della qualità del servizio
• Calo della soddisfazione lavorativa

Note [modifica]
1. ^ Il Burn Out tra i preti di Giandomenico Mucci S.I.. URL consultato il 11-04-2009.
2. ^ Gannon F (Dec 2008). Burnout.. EMBO Rep. 9 (12): 1157.
3. ^ Burn Out, La speranza.net. URL consultato il 25-10-2007.
4. ^ Burn Out, La speranza.net. URL consultato il 25-10-2007.
5. ^ Christina Maslach, La sindrome del burnout. Il prezzo dell'aiuto agli altri, Cittadella
Editrice, 1997.
6. ^ Burn-Out. URL consultato il 25-10-2007.
7. ^ La sindrome del burn-out. URL consultato il 25-10-2007.
8. ^ Il BurnOut...Chi aiuta chi aiuta?. URL consultato il 25-10-2007.

3
Bibliografia [modifica]
• Herbert Freudenberger e Geraldine Richelson, Burnout: The High Cost of High
Achievement, Bantam Books, 1980, ISBN 978-0-553-20048-5
• Del Rio G. (1990); Stress e lavoro nei servizi. Sintomi, cause e rimedi del burnout. NIS
Roma
• Christina Maslach, La sindrome del burnout. Il prezzo dell'aiuto agli altri, Cittadella
Editrice, 1997
• Ferdinando Pellegrino, La Sindrome del Burn-out, Centro Scientifico Editore, Torino, 2009
• Nicola Alberto De Carlo, Teorie e strumenti per lo psicologo del lavoro e delle
organizzazioni, Volume quarto, Franco Angeli

-------------------------------------------

La sindrome del burn-out

Alcuni autori lo identificano con lo stress lavorativo specifico delle helping professions, altri
affermano che il burn-out si discosta dallo stress per la depersonalizzazione, cui esso dà luogo, che
è caratterizzata da un atteggiamento di indifferenza, malevolenza e di cinismo verso i destinatari
della propria attività lavorativa.

Il burn-out può anche essere inteso come una strategia particolare adottata dagli operatori per
contrastare la condizione di stress lavorativo determinata da uno squilibrio tra richieste/esigenze
lavorative e risorse disponibili. Comunque esso va inteso come un processo multifattoriale che
riguarda sia i soggetti che la sfera organizzativa e sociale nella quale operano.

Il concetto di burn-out (alla lettera essere bruciati, esauriti, scoppiati) è stato introdotto per indicare
una serie di fenomeni di affaticamento, logoramento e improduttività lavorativa registrati nei
lavoratori inseriti in attività professionali a carattere sociale. Questa sindrome è stata osservata per
la prima volta negli Stati Uniti in persone che svolgevano diverse professioni d’aiuto: infermieri,
medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti, operatori di ospedali psichiatrici, operatori per
l’infanzia.

Attualmente non esiste una definizione universalmente condivisa del termine burn-out.
Freudenberger è stato il primo studioso a usare il termine “burn-out” per indicare un complesso di
sintomi, quali logoramento, esaurimento e depressione riscontrati in operatori sociali americani.
Successivamente Cherniss con “burn-out syndrome” definiva la risposta individuale ad una
situazione lavorativa percepita come stressante e nella quale l’individuo non dispone di risorse e di
strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla.

Secondo Maslach, il burn-out è un insieme di manifestazioni psicologiche e comportamentali che


può insorgere in operatori che lavorano a contatto con la gente e che possono essere raggruppate in
tre componenti: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale.
L’esaurimento emotivo consiste nel sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal
proprio lavoro, per effetto di un inaridimento emotivo del rapporto con gli altri. La
personalizzazione si presenta come un atteggiamento di allontanamento e di rifiuto (risposte
comportamentali negative e sgarbate) nei confronti di coloro che richiedono o ricevono la
prestazione professionale, il servizio o la cura. La ridotta realizzazione personale riguarda la

4
percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell'’autostima ed il sentimento di
insuccesso nel proprio lavoro.

Il soggetto colpito da burn-out manifesta sintomi aspecifici (irrequietezza, senso di stanchezza ed


esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia), sintomi somatici (tachicardia, cefalee, nausea, ecc.),
sintomi psicologici (depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia
e risentimento, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, indifferenza, negativismo,
isolamento, sensazione di immobilismo, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero e resistenza al
cambiamento, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei
confronti degli utenti). Tale situazione di disagio molto spesso induce il soggetto ad abuso di alcool
o di farmaci.
Gli effetti negativi del burnout non coinvolgono solo il singolo lavoratore ma anche l’utenza, a cui
viene offerto un servizio inadeguato ed un trattamento meno umano.

Dagli studi presenti in letteratura e multifattoriale a determinare il quale concorrono: variabili


individuali, fattori socio-ambientali e lavorativi.
Per l’insorgenza del burnout possono avere importanza fattori socio-organizzativi quali le
aspettative connesse al ruolo, le relazioni interpersonali, le caratteristiche dell’ambiente di lavoro,
l’organizzazione stessa del lavoro.
Inoltre sono state studiate le relazioni tra variabili anagrafiche (sesso, età, stato civile) e insorgenza
del burn-out. Tra queste l’età è quella che ha dato luogo a maggiori discussioni tra i diversi autori
che si sono occupati dell’argomento. Alcuni sostengono che l’età avanzata costituisca uno dei
principali fattori di rischio di burn-out mentre altri ritiene invece che i sintomi di burnout sono più
frequenti nei giovani, le cui aspettative sono deluse e stroncate dalla rigidezza delle organizzazioni
lavorative.

Tra gli specialisti quelli più a rischio per il burn-out sono quelli che operano nell’ambito della
medicina generale, della medicina del lavoro, della psichiatria, della medicina interna e
dell’oncologia.

I risultati sembrano quindi indicare una polarizzazione tra “specialità a più alto burn-out”, dove
spesso ci si occupa di pazienti cronici, incurabili o morenti, e “specialità a più basso burn-out”, ove
i malati hanno prognosi più favorevole.
L’insorgenza della sindrome di burn-out negli operatori sanitari segue generalmente quattro fasi. La
prima fase (entusiasmo idealistico) è caratterizzata dalle motivazioni che hanno indotto gli operatori
a scegliere un lavoro di tipo assistenziale: ovvero motivazioni consapevoli (migliorare il mondo e se
stessi, sicurezza di impiego, svolgere un lavoro meno manuale e di maggiore prestigio) e
motivazioni inconsce (desiderio di approfondire la conoscenza di sé e di esercitare una forma di
potere o di controllo sugli altri); tali motivazioni sono spesso accompagnate da aspettative di
“onnipotenza”, di soluzioni semplici, di successo generalizzato e immediato, di apprezzamento, di
miglioramento del proprio status e altre ancora.

Nella seconda fase (stagnazione) l’operatore continua a lavorare ma si accorge che il lavoro non
soddisfa del tutto i suoi bisogni. Si passa così da un superinvestimento iniziale a un graduale
disimpegno. La fase più critica del burn-out è la terza (frustrazione). Il pensiero dominante
dell’operatore è di non essere più in grado di aiutare alcuno, con profonda sensazione di inutilità e
di non rispondenza del servizio ai reali bisogni dell’utenza; come fattori di frustrazione aggiuntivi
intervengono lo scarso apprezzamento sia da parte dei superiori che da parte degli utenti, nonché la
convinzione di una inadeguata formazione per il tipo di lavoro svolto. Il soggetto frustrato può
assumere atteggiamenti aggressivi (verso se stesso o verso gli altri) e spesso mette in atto

5
comportamenti di fuga (quali allontanamenti ingiustificati dal reparto, pause prolungate, frequenti
assenze per malattia.

Il graduale disimpegno emozionale conseguente alla frustrazione, con passaggio dalla empatia alla
apatia, costituisce la quarta fase, durante la quale spesso si assiste a una vera e propria morte
professionale.

Prof. Antonello Bellomo


specialista in psichiatria e psichiatria forense
Università di Foggia

Dal sito www.medicigaleno.org

Bibliografia sul burn-out

AA.VV L'operatore cortocircuitato.(1987) Strumenti per la rilevazione del burn-out fra gli operatori
sociali. Ed. CLUP

Agostini L., Pacchi C., Parisi R., "Burnout e servizi sociosanitari. Un'indagine esplorativa". In:
Difesa Sociale, 1990 pp. 41-62

Ambrosini G., Barni S., Frontini L. (a cura di) (1995) ; Oncostress l'operatore - il paziente. Ed.
Seiser, Trento

Avallone F., La formazione psicosociale.(1989) La Nuova Italia Scientifica, Roma

Bernstein Gail, S. e Halaszyn Judith A.; Io, operatore sociale. Come vincere il burn-out e rendere
gratificante il mio lavoro Erickson Trento

Cherniss C. (1986); La sindrome del burn-out. Lo stress lavorativo degli operatori dei servizi socio
sanitari. CST Centro Scientifico, Torino.

Cifiello, Pasquali: "Stress e sindrome del burnout nella professione di educatore" in Animazione
Sociale", n°2

Contessa G. (1982) La "Burning-out syndrome" in Italia. Animazione sociale

Contessa G., (1987) L'operatore cortocircuitato. CLUP, Milano

Del Rio G. (1990); Stress e lavoro nei servizi. Sintomi, cause e rimedi del burnout. NIS Roma

Faretto G. (1992); Psicosomatica e psicopatologia del lavoro. Unicopli. Milano Nuovo!

Francescato D., Leone L., Traversi M., Oltre la Psicoterapia. Nis Roma 1993

Gabassi P.G.; Mazzon M(1995) Burnout 1974-1994. Vent'anni di ricerche sullo stress degli
operatori sociosanotari Franco Angeli Editore Milano

Genevay B. Katz R.S.; (1994) Emozioni degli operatori nella relazione di aiuto (Le) Sottotitolo:
Controtransfert nel lavoro con gli anziani (Il) Erickson. Trento

6
Ghirelli G., Volpi C., Contes A., "Un intervento formativo per la prevenzione del burnout nei
servizi socio-sanitari ed amministrativi". In: Rassegna del Servizio Sociale., n. 30, 1990

La Rosa M. (1992); Stress e lavoro. Temi, problemi, il contributo della sociologia ed i rapporti
interdisciplinari. Franco Angeli. Milano

Longman A.J., Atwood J.R., Blank Sherman J., Benedict J., Tsu-Ching Shang C.; Care needs of
home-based cancer patients and their care givers. Cancer Nursing 1992; 15 (3):182-90.

Maslach C. (1992) La sindrome del burnout. Il prezzo dell'aiuto agli altri. Cittadella Editrice

Maslach C., Leiter P. (2000) Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della
demotivazione al lavoro. Feltrinelli

Meneguz Giorgio. (2000) Resistenze all'apprendimento nelle professioni di aiuto. Animazione


Sociale 4/2000 65-70.

Pellegrino F. La sindrome del BURN-OUT Centro Scientifico Editore Torino, 2000

Prochaska J.O., Di Clemente C.C., Norcross J.C. (1992); In search of how people change.
Applications to addictive behaviors. Amer. Psychol.46:1102-14.

Procicchiani D., Martinelli F., Gandolfi R., " Può la formazione con lo psicologo ridurre il disagio
delle terapiste? " Sottotitolo: Confronto tra due gruppi di TdR in relazione al lavoro di formazione
svolto con lo psicologo. In: Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa, 1996, 4 (X), pp 369-372 .

Rossati A., Magro G. Stress e burnout. (1999) Carocci editoreSantinello M. (1990); La sindrome
del burn-out. Aspetti teorici, ricerche e strumenti per la diagnosi dello stress lavorativo nelle
professioni di aiuto. Erip. Pordenone

Sgarro M., Il sostegno sociale. Ed. Kappa, Roma, 1988 Stefanile C. e Altri (1987) Il Burnout nelle
professioni di aiuto. Atti del Convegno su: La formazione dell'operatore Sociale. Livorno.

Strologo E. (A cura di) Burn out e operatori: prendersi cura di chi cura. Ferrari Editrice Clusone
1993 Atti di convegno

Vicino S. (1997). La fatica di vivere. Fisiologia del burn-out

(dal sito www.studiotaf.it)

Altre risorse

Burnout (prof. Gennaro Iasevoli Università di Napoli)

'Burnout', se l'insegnante scoppia è il disagio psichico il male dei prof

Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti

Burn out: cause, sintomi, prevenzione

7
Burn-out: un lavoro che brucia

Sindrome di burn-out: cause e strategie di prevenzione

La prevenzione del burn-out

DAL SITO:

http://www.funzioniobiettivo.it/glossadid/burnout.htm

Potrebbero piacerti anche