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Cenni su alcune Antigoni moderne (Racine, Alfieri, Hlderlin, Hasenclever, Brecht)

Temi dellAntigone recepiti nella cultura moderna e contemporanea.


Nell Antigone di Sofocle, sin dal prologo, si pone laccento sulla colpa di Edipo, una colpa
ereditaria, una specie di peccato originale che pesa sulla stirpe, quindi ineludibile. La cultura
moderna, nel recepire il mito, pi sensibile, invece, alla colpa che deriva dalla scelta di
Antigone: nonostante il divieto di Creonte, Antigone sceglie infatti di seppellire Polinice, e
nellangoscia causata da questa azione che c il tratto caratterizzante del personaggio. Angoscia
un termine filosoficamente connotato: per Sren Kirkegaard, proprio nellangoscia, e nel suo lento
insediarsi nellanimo umano, che consiste il tragico.
In Sofocle, dopo il prologo, nel quale Antigone si confronta con la sorella, il personaggio di
Antigone si erge solitario, tanto che Jacques Derrida1 ha parlato a proposito di una sua continua
esposizione: da sola sfida la notte, il vento, il deserto fuori dalle mura della citt per seppellire il
fratello. Per negarle ulteriore spazio pubblico, Creonte muta persino la prima pena che aveva
decretato per lei, la lapidazione, ordinando invece che sia sepolta viva.
Dagli anni 70 del XX secolo ad oggi, inoltre, si molto enfatizzato il fatto che Antigone sia
uneccezione tra i personaggi eroici del teatro sofocleo, in quanto donna : le interpretazioni
femministe vi hanno visto la traccia di una cultura matriarcale ancora viva nei primi tempi della
fondazione della polis greca, alla quale farebbe anche riferimento il mito di Niobe, che viene
richiamata dalla stessa Antigone (v. 823 ss.): Ho udito dire che infelicissima rovin la straniera
frigia, figlia di Tantalo, sulla vetta del Sipilo, lei che come edera tenace domarono le piante di
pietra. E fama che mentre si strugge piogge e neve non la lascino mai, e che dalle ciglia
lincessante pianto le bagni le membra. A lei similissima il destino mi abbatte. (traduzione di
Massimo Cacciari). Per Jacques Lacan, proprio il richiamo allimmagine pietrificata di Niobe
conferisce ad Antigone un che di assoluto, sospeso tra la vita e la morte.
Nella letteratura del Novecento diverse sono le direttrici attraverso cui si sviluppano le Antigoni:
a prima quella della sua connotazione sororale; Antigone la sorella che salva (die rettende
Schwester), ma il suo amore per il fratello si amplia in un amore pi universale, che riguarda
llumanit intera, e questo gi nella prima ripresa teatrale del XX secolo, l Antigone di Walter
Hasenclever (1917). Daltro canto, Antigone incarna la resistenza contro il tiranno, la ribelle,
secondo George Steiner gi dalla fine del 700, quando lesaltazione romantica della figura di
Antigone si dovette alla sua analogia con alcune figure femminili della Rivoluzione francese,
divenute celebri per la loro lotta contro la libert, e per la sua coerenza con la pi generale
emancipazione della donna negli ideali rivoluzionari. Si deve inoltre ricordare il rapporto intimo,
instituito gi nel testo di Sofocle, tra Antigone e la morte, il mondo dei morti, le potenze telluriche,
che port il filosofo Ernst Bloch alla definizione di Antigone come die demetrische Weib (la
donna demetrica, in: Antigone und Beethovens Leonore, in: Literarische Aufstze, Gesamtausgabe
vol. 9, Frankfurt a.M., 1965, pp. 577-579). E stato il Romanticismo, il quale, daltro canto, aveva
con il mondo dei defunti e la cultura cimiteriale un rapporto pi stretto, a enfatizzare soprattutto
questo aspetto.
Delineati questi tratti generali solo alcuni - delle ricezioni di Antigone si pu verificare cosa ne
sia accaduto in alcune riprese teatrali.
Antigone compare nel teatrio classico francese, nella Thbaide (1664) di Jean Racine. Il soggetto
dellAntigone ricorda e Racine era stato trattato da Jean Rotrou (1609-1650), nella tragedia
omonima (1637) che contaminava il modello di Sofocle con quello delle Fenicie di Euripide. Ma
interessante leggere quello che dice lo stesso Racine a prefazione pi tarda del suo dramma (1676):

(Glas, vol. II, Paris 1981, p. 236)

Il lettore mi permetter di chiedergli un po pi di indulgenza per questa pice, rispetto alle altre
che la seguono (nelledizione, intende); ero molto giovane quando la composi. Avevo allora
composto qualche verso, e caddero per caso tra le mani di alcune persone di buon gusto, che mi
esortarono a comporre una tragedia e mi proposero il soggetto della Tebaide. Questo soggetto era
gi stato trattato da Rotrou, con il titolo di Antigone. Ma lui faceva morire i due fratelli allinizio
del suo terzo atto. Il resto era, in qualche maniera, linizio di unaltra tragedia e si entrava in una
problematica del tutto nuova: Rotrou aveva messo insieme due azioni differenti, di cui luna prende
la materia dalle Fenicie di Euripide, laltro dall Antigone di Sofocle. Compresi che questa
duplicit dazione aveva nociuto al suo dramma che comunque era pieno di bei bei passi. Io ispirai
il mio piano di pi alle Fenicie di Euripide. Infatti per quel che riguarda la Tebaide tradita sotto il
nome di Seneca, sono un po dellopinione dellHeinsius, e credo, come lui, che non soltanto non si
tratta di una tragedia di Seneca, ma che si tratti piuttosto dellopera di un declamatore che non
sapeva che cosa fosse una tragedia.
La catastrofe del mio dramma forse un po troppo piena di sangue. In realt non compare quasi
nessun attore che alla fine non muoia. Ma si tratta anche della Tebaide, cio del soggetto pi
tragico delantichit.
Lamore, che ha normalmente tanta parte nelle tragedie, qui non ne ha quasi alcuna; e dubito che
avrei migliorato il soggetto se lo avessi riscritto, perch sarebbe stato necessario o che uno dei due
fratelli fosse stato innamorato, o che lo fossero tutti e due insieme. E come si sarebbe potuto
attribuire loro altri interessi oltre a quellira famosa che li impegnava per intero? Oppure bisogna
attribuire lamore ad uno dei personaggi secondari, ed quello che ho fatto; ed allora questa
passione, che diventa come estranea al soggetto, non pu produrre che degli effetti mediocri. In
una parola, sono persuaso che le tenerezze o le gelosie non sa saprebbero trovare che poco posto
tra gli incesti, i parricidi, e tutti gli altri orrori che compongono la storia di Edipo e della sua
infelice famiglia.

Ecco il compendio della tragedia di Racine.


Atto primo, scena prima: Giocasta e Olimpiade, sulle mura di Tebe seguono la guerra fratricida che
si sta svolgendo. Giocasta manda a chiamare Antigone (I,2), poi torna dal campo di battaglia,
insanguinato, Eteocle; Giocasta sta per venir meno, pensando che si tratti del sangue dellaltro
fratello, ma Eteocle la rassicura: Polinice non si presentato a combattere con lui. Eteocle
manifesta per alla madre, che invece per la pace, lintenzione di scendere finalmente a
combattere contro gli Argivi, in difesa del popolo di Tebe che lo reclama come difensore, e quindi
di difendere la sua corona, mentre la madre vorrebbe che lui e Polinice si alternassero nel regnare (I,
3). Entra Creonte, che meravigliato perch Eteocle sembra fuggire, lasciando alla madre il regno,
e a Meneceo il compito di applicare i suoi ordini (I,4). Chiede perci a Giocasta cosa significhi, e la
donna risponde che i due figli tenteranno una via per la pace e per il regno in comune, un anno a
testa. Creonte non daccordo, pensa che si tratti di vigliaccheria e che Tebe, minacciata, deve
difendersi. Linteresse dello Stato dice Creonte avere un solo re, che governa le sue province
con un ordine costante, sottomentendo a queste leggi sia il popolo che i principi.Questo regno
diviso tra due differenti re, non va: /dandogli due re gli si d due tiranni, con un ordine spesso
contrario luno allaltro, un fratello distrugger quel che avrebbe fatto laltro fratello. Li vedrete
sempre progettare qualche attentato e cambiare ogni anno la faccia dello stato. Questo limite che gli
si vuole prescrivere, accresce la loro violenza dando un confine al loro regno. Tutti e due, a turno,
faranno gemere i popoli, simili a quei torrenti che durano solo un giorno, e pi il loro corso
limitato, pi sono devstanti, e danni orribili segnano il loro passaggio. Giocasta rimprovera a
Creonte di voler perdere i suoi figli, perch sa che, con la loro scomparsa, il potere passer di diritto
a lui. Interviene Antigone e ricorda a Creonte che anche lui padre, e che Emone tutto dalla parte
di Polinice: linimicizia tra i suoi due fratelli coinvolge dunque, direttamente, anche Emone.

Creonte ammette di saperlo, purtroppo, e di non apprezzare le azioni del figlio, che un ribelle e
come tale va punito: La vergogna segue sempre il partito dei ribelli/le loro grandi azioni sono le
pi criminali/ mettono in luce il loro crimine, mettendo in luce il loro braccio/ e la gloria non c l
dove non ci sono i re. Antigone si confronta con Creonte, e si capovolge il modello sofocleo:
mentre in Sofocle Emone a difendere Antigone, qui questultima a difendere lamato, e Creonte
le rimprovera, proprio come in Sofocle Creonte fa con Emone, di avere gli occhi offuscati
dallamore. Emone un ribelle, e va punito nonostante sia suo figlio. Antigone invita Creonte a
spegnere la fiamma dellodio che lo anima. Creonte un perfido, come Antigone dice a
Giocasta nella scena successiva (I,6), di cui bisogna saper bloccare i disegni, e Giocasta ben
sperante: La pace ci vendicher di questambizioso, esclama.
Vengono mandati a chiamare Emone e Polinice, che Giocasta vuole convincere alla pace, e nella
scena prima dellatto secondo c il dialogo tra Antigone ed Emone, il quale rimprovera alla sua
amorosa di impedirgli, dopo un anno intero di assenza, di avvicinarsi a lei. Volete che cos
abbandoni un fratello?/Non devo accompagnare al tempio mia madre?/ E devo preferire, per
assecondare i vostri desideri/ la cura del vostro amore a quello della pace? - dice Antigone. Il
discorso di Emone tutto una dichiarazione damore: Un momento solo, lontano da voi, dura un
anno,/avrei cento volte posto fine al mio triste destino/ se non avessi pensato al mio ritorno / ed al
fatto che il mio allontanamento vi provava il mio amore,/ e che il ricordo della mia obbedienza /
poteva parlare a mio favore durante la mia assenza./ E che pensando a me, avreste anche
pensato/che bisogna molto amare per obbedire in tal modo. Emone, infatti, come si apprende dopo,
ha obbedito per amore ad Antigone che gli ha chiesto di mettersi dalla parte di Polinice,
abbandonando cos la citt, il padre di cui ha anche suscitato il risentimento e alla fin fine lei
stessa. Mi ricordo Emone ribatte Antigone e ve ne rendo gistizia;/ siete me che servite,
servendo Polinice;/mi era caro allora come adesso, / e quel che si fa per lui, lo si fa per me./Ci
amiamo sin dalla pi tenera infanzia, / e io avevo tutto il potere sul suo cuore/ e nel compiacerlo
provavo unestrema dolcezza, / e i dolori del fratello erano quelli della sorella./ Ah, se avessi su di
lui ancora la stessa influenza,/ egli amerebbe la pace, per la quale sospira il mio cuore./Il nostro
male comune ne sarebbe addolcito. Emone svela quanto duro sia, per Polinice, accettare la
guerra, e si augura che possa riappacificarsi col fratello, incontrandolo, una speranza che, un po
scetticamente, esprime anche Antigone: ma gli dei, qualche volta, fanno i pi grandi miracoli.
Entra Olimpiade (II,2) e porta il responso degli oracoli: Tebe non sar libera fino a che non sar
versato il sangue anche dellultimo membro della casa reale. Emone dice ad Antigone di non aver
paura, ch la sua innocenza la salver, ma Antigone ha paura per tutti, anche per Emone, perch
nessuno che faccia parte della stirpe di Edipo sar risparmiato. Entra Giocasta con Polinice e
questultimo esordisce con un discorso che va contro la possibilit della pace: Signora, in nome
degli dei, smettete di fermarmi./Vedo bene che non ci pu essere pace./ Speravo che la giustizia
infinita del cielo/volesse dichiararsi contro la tirannia/ e che non avesse permesso lo spargersi di
tanto sangue/ rendendo a ciascuno il suo rango legittimo./Ma poich apertamente si mette dalla
parte dellingiustizia,/ e si rende complice dei criminali/ devo ancora sperare che un popolo in
rivolta/ dia ascolto a ci che giusto, quando ingiusto il cielo?/ Devo accettare come giudice una
truppa insolente/ ministra violenta di un fiero usurpatore,/ che serve il mio nemico per un interesse
vigliacco,/e che egli sobilla, per quanto sia lontano?/ La ragione non ha nessuna influenza su un
popolaccio./Ho gi sentito laudacia di questo popolo/e invece di riprendermi, dopo avermi
cacciato,/ crede di vedere, in un principe offeso, un tiranno./ Poich lonore non ha mai avuto
nessun potere su quel popolo,/pensa che chiunque cerchi vendetta, e niente arresta il corso delle sue
inimicizie, /e quando odia una volta, vuole odiare per sempre.
Ma se il popolo cos terribile obietta Giocasta perch allora spargere tanto sangue per avere il
regno su tale gente? La risposta di Polinice un manifesto dellassolutismo: Tocca al popolo,
signora, scegliersi un padrone?/ Il fatto che odi un re, significa che costui cessi di esserlo?/ Il suo
odio o il suo amore sono forse i primi diritti che fanno salire al trono i re, o li fanno decadere?/ Che
il popolo, come gli aggrada, ci tema oppure ci ami,/ il sangue a metterci sul trono, e non il suo

capriccio;/ quel che il sangue d, il popolo deve solo accettarlo,/ e se non ama il suo principe, deve
rispettarlo. Polinice non sar mai un tiranno, come gli dice Giocasta, perch lerede legittimo
al trono; tiranno invece deve essere chiamato Eteocle, che pure amato dal popolo, perch
attraverso linganno arrivato al trono: non senza motivo che mi si preferisce un traditore./Il
popolo ama uno schiavo, ed ha paura di avere un padrone:/ma io crederei di tradire la maest dei
re,/se rendessi il popolo arbitro dei miei diritti. Polinice, dunque, appare come larduo difensore
della legittimit monarchica. Polinice crudele, la guerra gli cara, non ha rispetto per le
lacrime della madre, che chiede allora ad Antigone di tentare, sulla base dellantico affetto, di
convincere Polinice. Antigone si rivolge direttamente a Polinice, lo rimprovera perch il loro antico
legame non ha pi alcuna influenza su di lui, ma il fratello le risponde che, al contrario, non lui ad
essere cambiato, ma il traditore ad averla sottratta a lui. Antigone gli dice che non accetterebbe
mai di vedere usurpato il trono che spetta a Polinice, solo gli chiede di attendere, di concedere
qualche giorno, e cos la madre, ricordando tra laltro che Eteocle si mostrato meno insensibile
alle sue preghiere e aspetter. Anche Emone invita Polinice ad aspettare, per vedere se si realizzano
i piani di pace di Antigone e Giocasta. Ma entra un soldato (II, 4), annunciando trafelato che la
tregua stata infranta da Creonte e dai Tebani. Giocasta, sfinita, e alla quale non resta che
morire, chiede ad Antigone di andare lei stessa a chiedere ad Emone di separare i due fratelli.
Nella scena prima dellatto terzo, Giocasta manda anche Olimpiade a vedere cosa accade. Ha
sentito che Meneceo, laltro figlio di Creonte, uscito dalla reggia anche lui. Giocasta vuole restare
sola, e si lamenta con gli dei che rendono gli uomini colpevoli (III,2). Giunge Antigone a portare le
nuove: dopo aver tentato invano di trattenere i due fratelli chiamandoli, mentre quelli venivano a
duello sul campo di battaglia, tra loro si posto Menceo, figlio di Creonte e fratello di Emone, che
eroicamente si ucciso davanti a loro, esortandoli alla pace, credendo cos di esaudire loracolo
degli dei, che chiedevano il sangue dellultimo della stirpe. Alla vista di quel sacrificio, le armi
hanno taciuto. Ma Giocasta teme che si sia trattato di un sacrificio inutile. Polinice rivuole solo il
suo regno, ed Eteocle ascolta il popolo e Creonte. E proprio Creonte che ha la responsabilit di
tutto (III, 3), ed Creonte che entra accompagnato da Eteocle. E questultimo, invece, ad essere
convinto della necessit della guerra e della vendetta di Meneceo, Creonte sembra essere del partito
della pace, ed a lui si associa Giocasta, Eteocle, invece, non vuole che Polinice abbia il potere
assoluto (III,4). Arriva Attalo, ad annunciare che Polinice vuole parlare con Eteocle, nella reggia
oppure nel campo: invano Giocasta invita Eteocle ad aspettarlo l, ch quello gi va via (III,5).
Rimasto solo con Attalo, Creonte svela le sue vere speranze: la guerra per lui diventata pericolosa
da quando Emone ha preso le parti di Polinice, e ha gi perduto un figlio, che si sacrificato per la
pace; ma daltro canto sa e spera che la pace non durer, e che Eteocle e Polinice, una volta vicini,
non sapranno dominare il loro furore. Attalo gli chiede se non ha paura dei rimorsi, e Creonte
risponde che chi vuole regnare non pu avere rimorsi (III,6). Nel duetto seguente con Eteocle,
Creonte continua a difendere una posizione pacifista, ma Eteocle ammette che lodio per il fratello
inestinguibile, ed ereditario, segnato dalla loro stirpe; Creonte allora gli conferma che tutto il
popolo dalla sua parte, e che si tratter di combattere si combatter (IV,1). Attalo annuncia
larrivo di Giocasta e Antigone, e Creonte, in un a parte, esulta: Ah! Eccoli. Fortuna asseconda la
mia opera/e li consegna, tutti e due, alle correnti della loro ira. Giocasta, in un discorso patetico,
invita i due figli, che vede insieme con gioia, ad abbracciarsi, ad avere il coraggio di deporre lira.
Ma Polinice ed Eteocle si guardano con odio, luno e laltro, in unaccesa sticomitia, rivendicano il
trono; Giocasta si rivolge a Polinice, lo invita a riflettere che sta rovesciando la giustizia in
ingiustizia, che con la guerra diventer un tiranno, e non un re, dopo aver fatto di Tebe una citt di
morti. Polinice si dichiara anchegli sconvolto dai gemiti che vede alzarsi dalla patria, e prospetta
solo una soluzione: che il sangue suo o di Eteocle risolva la situazione. Di tuo fratello? - chiede
Giocasta. Si, signora, del suo, replica Polinice, e rivolgendosi direttamente al fratello lo sfida. La
risposta di Eteocle non si fa attendere: Accetto il tuo piano, e laccetto con gioia./Creonte, laggi,
sa quale era il mio desiderio./Avrei accettato con meno piacere il trono./ Ti credo degno del
diadema,/e te lo porter sulla punta di questa stessa spada. Giocasta chiede allora ai figli di

ucciderla, perch lei, in quanto madre di ciascuno di loro, ad essere allorigine dei loro mali.
Giocasta si rivolge soprattutto a Polinice, che il vero oltraggiato, perch, di diritto, la corona sua.
Il confronto di Polinice con la madre assai drammatico: alle ragioni della famiglia, Polinice
oppone quelle dello Stato e dellonore. Il trono di Argo non pu sostituire la signoria su Tebe,
perch solo quella gli dovuta. Della mia grandezza, infine, io voglio essere larbitro, / e non
essere affatto re, Signora, o esserlo a giusto titolo; / che mi incoroni il sangue, oppure, se non basta,/
voglio chiamare a suo soccorso il mio braccio. Disperata, Giocasta chiede a Polinice di
conquistarsi con il suo valore un altro trono, se non gli basta regnare alternativamente con il fratello,
e di lasciare quello di Tebe, che da sempre maledetto, come mostra il destino di chi lha tenuto.
Polinice si dichiara desideroso di seguire il destino di quei grandi infelici, e di voler cadere con
loro. Ti risparmier replica Eteocle una caduta cos vana La tua caduta, credo, preceder la
mia, risponde il fratello, che si appella poi agli dei quando Giocasta gli ricorda che Eteocle
gradito al popolo. Giocasta allora li invita ad affrettarsi al duello, ed Eteocle e Polinice escono,
Antigone interviene inutilmente per trattenerli, ed allora chiede ad Emone di seguirli e di tentare lui
di separarli. Questa scena (IV, 3) certamente lapice drammatico della pice. La prima scena
dellatto V un monologo di Antigone: Cosa ti aspetta, sfortunata principessa?/ Tua madre
appena morta tra le tue braccia,/non saprai seguire i suoi passi,/ e porre fine, morendo, al tuo triste
destino?/ Ti vuoi conservare per nuovi mali?/ I tuoi fratelli stanno combattendo, niente pu salvarli/
dalle loro armi crudeli./ Il loro esempio ti spinga a trafiggerti il fianco; / tu sola versi lacrime,/gli
altri versano il sangue. /Quale la fine mortale dei miei mali?/ Dove deve cercar riparo il mio
dolore?/Devo vivere? Devo morire?/ Mi trattiene un amante, mi chiama una madre./ Nella notte
dela tomba la vedo, mi attende./Quel che vuole la ragione, lo nega lamore,/ e me ne toglie la
voglia. / Vedo tanti che lasciano la luce del sole!/ Ma ahim! Ci si tiene alla vita,/ quando si tiene
tanto allamore./ Si, tu trattieni, amore, la mia anima fuggitiva,/ riconosco la voce del mio vincitore,
/la speranza morta nel mio cuore,/ e tuttavia tu vivi, e vuoi che io viva./Dici che il mio amante mi
seguirebbe nella tomba,/ che io devo conservare la fiamma dei miei giorni,/ per salvare quel che
amo./Emone, vedi il potere che lamore ha su di me,/ non vivr pi per me stessa,/ e voglio vivere
per te./Se mai hai dubitato della mia fedele fiammaMa ecco la funesta notizia del duello.
Olimpiade (V, 2) annuncia la morte dei due fratelli, e Antigone dichiara un tratto in senso lato
sofocleo di amare pi Polinice dellaltro. Arriva Creonte (V, 3) e descrive nei dettagli il duello
che avvenuto, e di cui son cadute vittime non solo Polinice ed Eteocle, ma anche Emone, che
sperava di separarli. Antigone, sconvolta, chiede a Creonte, che ha la consolazione di essere
diventato re ed acclamato dal popolo, di essere lasciata sola, ma Creonte la ferma e le chiede di
salire con lui sul trono. Antigone sdegnata, non avrebbe accettato la corona nemmeno dagli dei,
ma unonta che sia Creonte ad offrirgliela. Creonte risponde cinicamente: So che questalto
rango non ha niente di glorioso/ che possa paragonarsi allonore di offrirlo ai vostri occhi./Mi
riconosco indegno di un cos nobile destino,/ma se si pu assurgere a questa gloria insigne/se la si
pu meritare per dei fatti famosi/ che bisogna fare, infine, Signora?. Creonte vuole porre il
diadema ai piedi di Antigone, e si dichara di disposto a seguire qualsiasi sua disposizione, Antigone
esce, gli dice di attendere. Nel duetto con lattendente Attalo, Creonte esprime tutta la sua gioia,
adesso ha tutto quello che vuole, il trono e Antigone, che sicuro di aver piegato alla propria
volont, e la perdita dei figli poca cosa rispetto al suo nuovo stato (V.4). Ma entra Olimpiade
(V,5) ad annunciare la morte di Antigone, avvenuta con lo stesso pugnale con cui si uccisa
Giocasta. Le ultime parole della principessa sono state per Emone: Caro Emone, a te che mi
sacrifico. Creonte allora invoca la morte su di s, grazie alla quale perseguiter Antigone anche
nelloltretomba, e che lepilogo predestinato a lui che della casa di Laio, quindi si uccide.
Come si capisce anche solo alla lettura di questo compendio, gli elementi sofoclei superstiti sono
davvero pochi. Scompare completamente il tema, pure centrale, della sepoltura del fratello Polinice,
e resta un blando amore infantile da parte di Antigone, pi forte che nei confronti di Eteocle.
Scompare il coro, sostituito da due figure che fanno da spalla a personaggi principali, Olimpiade,

che vorrebbe morire quando Antigone si uccide, ed Attalo, lattendente di Creonte, che tenta di
ricondurre il suo padrone alla considerazione dellamore paterno e dei legami di sangue. Creonte
la figura pi negativa della pice: congiura per avere il potere, e una volta ottenutolo, dopo un
incredibile spargimento di sangue e aver perso due figli, esulta dimenticando i suoi gravi lutti;
inoltre ambisce alla mano di Antigone, che vuole rendere regina con lui, conquistando insieme
lamore e il trono. Antigone una figura alquanto scialba, non riesce a convincere il fratello amato
dal desistere alla lotta per il potere, e nemmeno a manifestare il suo amore ad Emone, per il quale
pure dichiara di uccidersi. Delleroica Antigone sofoclea resta un personaggio sbiadito di amante,
per il quale lamore il motore di tutte le cose, e per amore si intende quello per il suo
innamorato. Nessun personaggio, in realt, portatore di un messaggio positivo, non Polinice, che
difende ad ogni costo il suo trono, e non Eteocle, che ha dalla sua parte il popolo, ed fomentato da
Creonte. Nessuno dei due riesce ad imporre la ragione sul sentimento e sulloffesa allonore, e sono
ambedue vittime di una rabbia sconsiderata. Meneceo si sacrifica inutilmente, mal interpretando
loracolo degli dei. Solo Giocasta il personaggio pi drammaticamente compiuto e coerente, e
porta un messaggio di pace. Ma su di lei grava la colpa di Edipo, e quindi i suoi sforzi sono inutili.
Il popolo, in controluce, visto come malleabile e facilmente vittima di capi scellerati, come
Creonte, un popolo schiavo, in fin dei conti, al quale certo come Polinice dice con un proclama
assolutistico non si pu confidare la scelta di chi deve andare sul trono. Clamorosa anche, rispetto
a Sofocle, la scomparsa di Ismene, che qui non avrebbe ragion dessere, perch lAntigone di
Racine in tutto e per tutto conforme al modello tradizionale della donna, nonch di Tiresia: gli dei
non hanno un grande ruolo nella pice, e se lo hanno, negativo, perch danno oracoli cos oscuri
da essere male interpretati, e comunque ribadiscono solo la maledizione sulla stirpe.
Il tempo della tragedia sofoclea radicalmente mutato: Eteocle e Polinice sono ancora vivi e in
litigio fra loro. Il coro annullatto, e sostituito da due confidenti della casa reale, e oltre ai due
fratelli entra in scena anche la madre Giocasta. Lamore di Antigone per Polinice solo un ricordo
dellinfanzia pi tenera. La tragedia organizzata secondo coppie di personaggi: Emone col
fratello Meneceo una coppia parallela a quella Eteocle-Polinice, la coppia Giocasta-Creonte
simmetrica a quella Emone-Antigone. Tutta lazione si svolge nella reggia, lintento del giovane
Racine che rester poi nella sua maturit e svelare i segreti che si celano dietro lambiente
sfarzoso di corte. Nella tragedia di Racine, Antigone perde la centralit di personaggio; a sfidare il
tiranno invece Emone.
Eteocle e Polinice sono nemici, fomentati soprattutto da Creonte, mentre la madre Giocasta si
oppone al loro nero furore, e sostiene la pace, mentre cerca disperatamente di favorire un
incontro tra i due figli. Meneceo si uccide, ogni speranza di pace sembra caduta, Giocasta muore,
Eteocle e Polinice si uccidono reciprocamente, Antigone, che Creonte vuole sedurre, si pugnala
fuori scena, e la tragedia si conclude con il tiranno che vuole inseguire Antigone anche dopo la
morte. (Il testo della Tebaide o i fratelli nemici si pu leggere in: http://www.theatreclassique.fr/pages/programmes/edition.php?t=../documents/RACINE_THEBAIDE.XML)2
Dobbiamo immaginarci i vari personaggi in abiti da corte, con i capelli racchiusi nella reticella,
sottoveste e brache di drappo doro, calze di seta e scarpe con i tacchi rossi, ma la tendenza ad
adattare i temi antichi alla contemporaneit delautore non si limita certo solo alla messa inscena.
Le sottili disquisizioni di Polinice sui diritti del sangue reale sono un chiaro omaggio
allassolutismo del tempo, ed Antigone ricondotta al ruolo della donna propria del tempo,ossia di
colei che segue lamato nella tomba. Sino alla quinta scena del primo atto. Antigone un
personaggio del tutto secondario, silenzioso accanto a Giocasta, e prende posizione per Polinice
perch il suo innamorato, Emone dalla parte di Polinice, non per una sua libera scelta
(questultimo, daltro canto, sta dalla parte di Polinice non per convinzione, ma per dare una prova
damore ad Antigone). Il motore drammatico dell Antigone di Racine lamore per Emone, ma
quanto inefficace sia questo motore lo riconosce, come abbiamo visto, lo stesso Racine. E invece il
2

Cfr. Roland Barthes, Sur Racine, Paris, FR: Seuil, 1963

dissidio dinastico tra Eteocle e Polinice al centro della tragedia. Antigone la figura femminile sulla
quale convergono tutte le tenerezze e le gelosie degli amanti. Ed infatti lei gelosa di Emone, e
tuttavia, pur nella sua passione, mantiene intatto il suo pudore quando resta sola con lui che di
ritorno dal campo di battaglia le fa profferte amorose. Il linguaggio dei personaggi quello della
corte seicentesca, in cui dominano iperboli e giochi retorici. Se in Sofocle Emone si uccide alle
ginocchia di Antigone, qui ipotizza solamente, con le parole tipiche del cavaliere cortese, una sua
languida morte per amore: Nel tempo triste di una crudele assenza, /vi siete augurata che io vi fossi
fedele? Avete visto in sogno la morte minacciare lontano un amante/ che non pu che morire ai
vostri piedi?.
Nella pice di Racine, Antigone la figlia riverente e soccorrevole, che riempie di speranza
lanimo di Giocasta, perch gli dei qualche volta fanno i pi grandi miracoli; una volta morto il
fratello Meneceo, crede che loracolo si sia compiuto, il cielo sia soddisfatto, invece i figli
riprendono la guerra e Giocasta si uccide. E nel V atto, nel dilemma di Antigone se morire,
seguendo le orme della madre, o continuare a vivere per il suo amato, che si ha il passaggio dal
personaggio della figlia a quello della amorosa fedele. Cosa scegli, principessa sfortunata?/Tua
madre appena morta nelle tue braccia:/non sapresti seguire i suoi passi,/ e porre fine, morendo, al
tuo triste destino? Devo vivere? Devo morire?/Un amante mi trattiene, una madre mi chiama
Ma ahim! Che ci si tenga in vita/quando si legati cos fortemente allamore. La donna sceglie
di vivere, dunque, solo per il suo amato: Non vivr per me stessa/ e voglio vivere per te - dice ad
Emone. Perci lAntigone di Racine proprio al contrario di quella sofoclea muore dopo che
morto il suo amato, che anche la sua ragione di vita, ed inoltre muore per conservare intatta la
virt a cui attenta Creonte, tra le mura del palazzo, per mezzo dello stesso pugnale che aveva usato
Giocasta. LAntigone di Racine, come ha scritto Anna Chiarloni, una figura priva di conflittualit,
una sbiadita dama di corte ubbidiente al cerimoniale, confusa dagli eventi e destinata infine a
morire3. Non solo o non tanto il destino muove i fili di questa Antigone, ma anche o piuttosto
le convenzioni. La passionalit che sar dipinta dal Racine maturo, le forze dellinconscio,
agiscono piuttosto, nella Tebaide, nella figura di Creonte, attratto dalla verginit della figlia di
Edipo, e che desidera oscuramente divenirne il re e lamante.
Nella seconda met del Settecento il dialogo con i classici riprende a distanza, per dire cos, pi
ravvicinata. Antigone non smette di essere presente sulla scena delle corti, per esempio nel 1772
alla corte di Caterina, imperatrice della Russia, nella tragedia per musica del poeta di corte Marco
Coltellini
(cantante
Tommaso
Traetta;
il
libretto
si
pu
leggere
in:
http://www.librettidopera.it/antigona/antigona.html ). Nel 1776, dopo aver letto la Tebaide di
Stazio nella traduzione del Cardinale Cornelio Bentivoglio, Vittorio Alfieri scrive due tragedie
ispirate a quel ciclo, Polinice e Antigone (PDF, p. 95 e 190, con il parere dellautore). Traendo una
notizia da Igino, Alfieri assegna un ruolo importante ad Arga, la vedova di Polinice, che con
Antigone si contende la necessit di dare gli onori funebri a questultimo. Lintroduzione di questa
figura testimonia un nuovo interesse per il sentimento coniugale, che si ritrova anche altrove nella
letteratura europea della fine del Settecento: il matrimonio visto adesso come legame affettivo e
non convenzionale. E Arga, infatti, che apre l Antigone di Alfieri, sovrapponendosi e
sostituendosi all Antigone sofoclea, giunta segretamente nella notte per portare ad Argo, senza
conoscere il divieto di Creonte, il cener sacro di Polinice. Davanti ad Antigone, Arga rivendica il
suo maggior diritto in quanto sposa; il rapporto coniugale che in Sofocle non compare affatto ha
la precedenza sul vincolo di sangue, e perci si recupera una figura mitologica decisamente
secondaria nella tradizione. Le due donne, nel loro primo incontro, costruiscono tra loro un legame
di sorellanza, anche se si vedono per la prima volta, basato sul comune amore per il morto
Polinice. Per questo, dopo aver conteso su a chi spettasse il ruolo di seppellire Polinice, le due
donne raggiungono unalleanza, ma il conflitto scoppia di nuovo nel momento in cui bisogna
3

Anna Chiarloni, Da Sofocle e Brecht. UnAntigone tedesca e i suoi precedenti, in: Il mito nel teatro tedesco. Studi in
onore di Maria Fancelli, ***, p. 301.

bruciare sul rogo funebre il cadavere di Polinice (atto che Creonte punir con la morte): allora che
le due donne competono su chi debba morire per amore del fratello. C dunque uninnovazione
fondamentale rispetto al mito cos com in Sofocle: Antigone non pi lunica depositaria degli
affetti familiari, e non pi eroica nella sua solitudine. La famiglia di Polinice Arga e il figlio, la
sua casa ad Argo, ed l che deve esserci la sua tomba. Il tratto pi alfieriano la ribellione contro
il tiranno Creonte, ed il suicidio di Antigone che avviene, tra laltro, dietro le quinte diretto
contro di lui.
Anche il dramma di Walter Hasenclever, Antigone, scritto in trincea nel 1917, condizionato
dagli eventi terribili della prima guerra mondiale.
Il poeta e drammaturgo Walter Hasenclever, nato nel 1890, appartiene a quella generazione che
soffr le conseguenze di tutte e due le guerre mondiali. Si arruol giovanissimo nella prima guerra
mondiale: intanto, era divenuto famoso per un dramma, Der Sohn, pubblicato nel 1914, il cui
protagonista uccide il padre per liberarsi della sua oppressiva autorit. Mentre combatteva al fronte,
il poeta si fece ricoverare e riusc a convincere i medici di essere pazzo come il protagonista della
sua tragedia. Fu perci esonerato dalla guerra. Lesperienza terribile del fronte lo aveva trasformato
in un convinto pacifista. In sanatorio, Hasenclever termin di scrivere l Antigone. Grazie al tema
mitologico, il dramma sfugg alla censura: fu infatti pubblicato prima ancora della fine della guerra,
nonostante diffondesse un messaggio esplicitamente pacifista, e nel 1917 ottenne il prestigioso
premio Kleist.
L Antigone di Hasenclever una tragedia in cinque atti. Il primo atto si apre con lannuncio della
fine della guerra. La citt dove si svolge la vicenda Tebe, che era stata la citt di Edipo. Due
fratelli avevano combattuto per avere il trono della citt, Eteocle e Polinice, i figli di Edipo. Tutti e
due sono morti in guerra. E ora Creonte a regnare sulla citt. Il nuovo Re vuole che la pace sia
stabilita, ma vieta che venga data sepoltura a Polinice: stato infatti Polinice a spingere lesercito
contro la propria citta e perci Creonte lo considera un traditore della patria. La gente gi comincia
a festeggiare e a darsi alle orgie, quando compaiono sulla scena Antigone ed Ismene, le due
principesse, sorelle dei caduti in guerra. Hasenclever riscrive radicalmente la tragedia di Sofocle,
che nel prologo (vv. 1-99) fa entrare subito in scena Antigone, la quale rivela alla sorella Ismene
cosa ha intenzione di compiere. In Hasenclever, invece, lentrata in scena di Antigone ritardata
alla seconda scena, perch il drammaturgo vuole dare risalto alla massa e ai suoi comportamenti
irrazionali e alle conseguenze della guerra. Nella seconda scena di Hasenclever, dialogando con la
sorella Ismene, Antigone si dichiara risoluta a seppellire il cadavere del fratello, nonostante il
divieto, perch lodio non deve superare la morte. Tutti, nemici o amici, sono ugualmente uomini ed
uguali nella morte. Ismene cerca di farla ragionare, prima le chiede di fuggire, poi di dimenticare.
Ma Antigone rifiuta i suoi consigli, e non spera nemmeno che ci sia un dio che possa vendicare
loffesa: dio infatti, se ci fosse stato, non avrebbe permesso la guerra. Ismene trascinata via dalla
folla, che in preda ad ebbrezza festeggia la pace; ragazzi violenti vantano le loro imprese di guerra,
e inutilmente un vecchio tenta di farli ragionare. Singole figure di vecchi sostituiscono il coro che
nella tragedia sofoclea costituito da un collettivo di vecchi, senza alcuna connotazione
individuale. Il compatto coro della tragedia greca cio qui dissolto in diversi cori, delle
Jungfrauen (vergini), der Armen (poveri), del popolo intero. Ma mentre il coro di Sofocle
mantiene un atteggiamento neutrale, il coro/popolo di Hasenclever interviene nei fatti, e cambia in
continuazione atteggiamento. Sono del tutto eliminati i significativi intermezzi corali della tragedia
di Sofocle.
Entra infine il nuovo tiranno, Creonte. Il tiranno ribadisce il divieto assoluto di seppellire
Polinice; ma fa anche capire che la guerra non affatto finita, la citt circondata da nemici e si
dovr continuare a combattere. Il tiranno vuole mostrarsi generoso, ma quando dalla folla gli chiede
cibo, labolizione delle tasse e la fine delle guerra, reagisce con violenza: fa picchiare un ragazzo
che protesta, e minaccia chiunque oser opporsi al suo volere. Una sentinella annuncia che il
cadavere, nonostante il divieto, stato coperto con uno strato di polvere. Il tiranno adirato, e

minaccia crudelmente la sentinella, che si dichiara innocente. Un vecchio protesta, ma Creonte si


mostra irremovibile: Das Recht regiert. Und ich entscheide es! (Regge il diritto. Ed io decido
cosa sia il diritto!).
Nel secondo atto, viene condotta davanti al tiranno Antigone, che ammette la propria
colpevolezza: ha sepolto il fratello. Dichiara di aver agito in nome della legge dellamore e in nome
del padre Edipo, quindi in nome di una legge familiare, e si appella al popolo, e poi accusa il
tiranno: Profanatore di morti /hai infranto/il dovere delluomo, lultimo rispetto,/la legge
universale./Hai oltrepassato la misura. Non ho paura di te./Di cosaltro dovrei ancora aver paura?
Creonte la minaccia ancora pi violentemente. Antigone allora invoca dio, e Creonte replica:
Gott ist mit uns!, Dio con noi, una frase che era il motto del militarismo prussiano (e di cui si
sarebbe impadronita anche il nazismo). Il popolo tutto dalla parte del tiranno e vuole lapidare la
ragazza. La sorella Ismene corre in aiuto di Antigone, si dichiara colpevole, ricorda al tiranno che
Antigone la fidanzata del figlio. Non serve a nulla: Creonte condanna ugualmente Antigone ad
essere sepolta viva insieme al cadavere del fratello. La folla inferocita: insulta le principesse,
vuole umiliarle obbligandole a denudarsi. Antigone allora pronuncia un discorso diretto al popolo,
davanti al quale si dichiara colpevole. La sua colpa consiste nel non aver saputo fare nulla per
evitare guerre e fame, nel non aver saputo diffondere tra gli uomini la pace. Di fronte a questa
confessione di colpevolezza, la folla sembra piegarsi e convincersi: chiede ad Antigone di non
smettere di parlare. Antigone si abbandona allora ad un monologo visionario. Racconta il dolore al
quale ha dovuto assistere, e dichiara di voler dare inizio ad unepoca di pace. La folla la acclama.
Arriva per il tiranno, Creonte, a spegnere tutti gli entusiasmi: ancora una volta umilia la folla e le
sue richieste e fa trascinare via dai soldati a cavallo Antigone.
Nel terzo atto, Antigone si incontra con il fidanzato, Emone, figlio del tiranno: questultimo
furioso, sembra in un primo momento condividere le idee di suo padre e vorrebbe che Antigone
restasse nei limiti del suo ruolo di donna; ma Antigone riesce a convertirlo al suo ideale di amore ed
umanit. Emone promette allora di salvarla. Antigone rimane ferma nel suo proposito di morire, e
di restare accanto al cadavere del fratello morto.
Emone non riesce a convincere il tiranno a liberare Antigone, e perci si mette a capo di una rivolta
popolare contro di lui. Mentre il tiranno d ordini ai suoi soldati per sedare la rivolta, compare
lindovino Tiresia, che grida a Creonte di pentirsi. Ma il tiranno anzi in preda a un delirio di
onnipotenza, e si equipara a dio. La mente di Creonte, per, comincia improvvisamente a vacillare:
il tiranno circondato da fantasmi di affamati e invalidi, da ombre che lo accusano di essere un
assassino. Terrorizzato da queste visioni e dalle proprie mani bagnate di sangue, Creonte si pente. Si
sente la tromba del giudizio. Creonte sembra finalmente capire che punito per aver condannato a
morte Antigone, e vorrebbe liberarla. Ma troppo tardi.
Nel quarto atto, Antigone si uccide, ed Emone, disperato, la segue nella morte. Seguendo un ordine
che il tiranno gli aveva dato in precedenza, il capo delle guardie d fuoco alla citt. Il quinto atto si
apre con i bagliori dellincendio che arrivano sino al palazzo reale. Nella sua fortezza, Euridice, la
regina, assediata dalla gente che fugge lincendio: figure di morte e miseria la opprimono, e si
presenta da lei anche Ismene, che ha perso la parola, ma riesce a far capire alla regina che suo figlio
morto. Tutta questa distruzione, sembrerebbe annunciare un inizio dal niente, un mondo nuovo.
Ed infatti una voce dal popolo annuncia: Der Wind steigt aus den Trmmern,/ Die neue Welt
bricht an. Il vento si alza dalle rovine, lalba del nuovo mondo. Creonte ritorna, riconosce ed
ammette la sua colpevolezza. Quando gli annunciano che anche la regina si uccisa, prende
volontariamente la via dellesilio. Ma il popolo, una volta che ha perso chi lo comanda, perde ogni
freno, e si d a saccheggi ed allubriachezza. Solo una voce che si alza dalla tomba, e annuncia il
giudizio di dio, riesce a fermare quellorgia sfrenata.
Il dramma di Hasenclever segnato dunque da un amaro scetticismo: la missione di pace di
Antigone fallisce, e pi volte la massa d prova degli istinti pi brutali. Il sacrificio di Antigone
sulla tomba del fratello inutile, la societ sprofonda ancora una volta nella violenza. Antigone, che
segue il suo Schiksal (destino) di morte, rappresenta il sentimento di amarezza provato dalla

generazione che aveva fatto la guerra, e che cos ben descritto nell autobiografia di Ernst Toller:
le immani sofferenze subite al fronte, che avevano lasciato le loro ben visibili scie in una societ di
mutilati nel corpo e non solo nellanima, erano state completamente inutili. Nulla era cambiato.
Anche l Antigone di Hasenclever muore per niente: ed in questo c una differenza incolmabile tra
la tragedia greca e la tragedia di Hasenclever. Ma c anche differenza con lAntigone pacifista di
Romain Rolland, del 1916, che voleva essere un appello a tutte le donne. Con preveggenza, gi nel
1917 il giovane drammaturgo intuiva lavvicinarsi di tempi ancora peggiori, e prevedeva il successo
di unautorit orribile, il nazismo di Hitler, che si sarebbe presentata come salvatrice del popolo.
Perci Hasenclever si allontana decisamente dalla celebre interpretazione dialettica della tragedia
sofoclea data da Hegel, per la quale Creonte, difenderebbe la ragione di Stato, e dunque una
posizione opposta da quella di Antigone, che difenderebbe il diritto familiare, e altrettanto
unilaterale, ma legittima. Il Creonte di Hasenclever posto in una luce totalmente negativa, anche
se alla fine della tragedia sembra possibile anche una sua redenzione attraverso lesilio e
lespiazione. Inoltre mentre nellinterpretazione hegeliana il personaggio di Antigone trova
lessenza del suo carattere proprio nellazione, nel fare (das Tun), lAntigone di Hasenclever una
predicatrice che non agisce, e che porta il peso dellassoluta inutilit di ogni sua azione. Daltro
canto, l Antigone di Hasenclever non una martire cristiana, nonostante il suo linguaggio sia a
tratti religioso. E piuttosto una figura tormentata dal senso di colpa di non aver saputo fare
abbastanza per il genere umano. La sua azione consiste piuttosto nel non agire, cio nelloppore la
non violenza alla violenza. La sua una religione dell amore. La celebre battuta della tragedia di
Sofocle: Zum Hasse nicht, zur Liebe bin ich (v. 523 nella traduzione di Hlderlin, non per
lodio, per lamore io sono) viene ampliata e resa pi didascalica da Hasenclever:
CREONTE
La legge
ti ha condannato a morte.
ANTIGONE
Fermati
Dove lo spirito, che ha emanato questa legge?
Conosco una legge, ancora non scritta,
che nessun araldo ha annunciato al mondo,
pi vecchia di me, e di te.
Si chiama: amore.
CREONTE
Da questo riconosco la stirpe di Edipo!
Come Antigone dice ad Emone, lamore Hilfe den Schwachen, Kampf fr die Welt, aiuto ai
deboli, lotta per il mondo, lamore umanit: Liebe ist Menschlichkeit (p. 66). La sua morte
lunico gesto dimostrativo che riesce a compiere, il solo mezzo che trova perch gli uomini le
credano. Tragicamente il suicidio di Antigone prefigura il destino dello stesso poeta, che nel 1944,
prigioniero nel campo belga di Caigne sur Mer, prefer darsi la morte pur di non cadere nelle mani
dei nazisti.
Il dramma di Hasenclever consapevolmente anti-classicista, perch, pur essendo diviso in cinque
atti, come nella tragedia classica, non ha unazione logicamente concatenata, consiste invece in
quadri che si sovrappongono gli uni agli altri. Anche i personaggi, non hanno una fisionomia
psicologica definita, ma sono instabili, contraddittori e cambiano atteggiamento con facilit:
Antigone unindecisa e una debole, Emone si converte improvvisamente alla religione di
Antigone, e ancora pi improvvisamente, senza alcuna logica, Creonte riconosce la sua
colpevolezza. Il personaggio pi instabile la folla che cambia continuamente atteggiamento. E la
follia, dunque, nella visione di Hasenclever, a dominare le umane vicende. E inutile perci cercare
nella storia una catena di cause ed effetti: gli eventi accadono senza che luomo possa

comprenderne o prevederne i motivi, ed in questo, scriver Hasenclever qualche anno dopo, che
consiste lidea del tragico.
Non vi dunque speranza? Se c, essa riposta nelleroismo di singole figure come Antigone,
disposte allestremo sacrificio per cercare di stabilire un legame damore e pace tra gli uomini.
Lesempio di Antigone mostra che lunica resistenza possibile la pratica della non violenza..
Hasenclever conserva solo i tratti generali del mito. Antigone un essere umano tra gli altri, non ha
nulla della grandezza tragica che le era stata attribuita dalle ricezioni di Sofocle. Gli dei, che nella
tragedia greca hanno un ruolo essenziale, in Hasenclever non compaiono affatto. In Sofocle,
Antigone agisce in nome degli dei dellal di l, gli dei, cio, del regno dei morti. LAntigone di
Hasenclever non crede in nessun dio:
ANTIGONE
Non parlare di Dio!
Dio permise che gli uomini si uccidessero.
Dio, quando Creonte ebbe lardire
di calpestare i poveri corpi dei morti,
non mand terremoti o incendi
a soffocare la bocca degli ingiuriosi.
Dio tacque. dice Antigone alla sorella Ismene.
E anzi Creonte a richiamarsi a dio, che gli ha concesso il potere e il regno. Dio, dunque, se c,
un essere capriccioso, che pu anche prendere le parti dei nemici dellumanit. Sofocle aveva
messo in scena subito la sua eroina, e Hoelderlin, la cui traduzione stata la pi influente nella
ricezione in lingua tedesca della tragedia antica, laveva resa ancora pi grandiosa ed eroica.
Hasenclever rappresenta nel prologo, invece, la folla che si d allebbrezza dopo la fine della
guerra. E la massa, le sue sofferenze ma anche la sua volubilit e la sua incapacit di dare inizio ad
una vera rivoluzione, la protagonista del dramma di Hasenclever. In sintesi, possiamo dire che
lAntigone di Hasenclever un documento importante del primo espressionismo, senza voler qui
entrare nel merito delle varie interpretazioni di espressionismo. I recensori della messa in scena a
Berlino nel 1920 definirono lopera un dramma espressionista; pi tardi lo stesso autore parl
invece di dramma politico. Come nella contemporanea lirica, infatti, Antigone si rivolta contro
lautorit in nome dellumanit intera e soprattutto della Gerechtigkeit, la giustizia, una parolachiave di
molta poesia espressionista. So lang ich lebe, lebt Gerechtigkeit, fino a che io vivo, vive la
giustizia, afferma Antigone (p. 22), esprimendo cos la funzione simbolica del personaggio.
Scettica invece Ismene: Non cambierai il mondo, non trasformerai lingiustizia in giustizia.,
dice Ismene alla sorella, nel momento in cui vuole convincerla a fuggire. Mentre invece la
conversione di Creonte, che prelude al suo esilio annunciata con le parole: Der Tag ist
gekommen, wo die Schranke fllt./Wo der Knig eins ist mit dem Volke/Am Thron der
Gerechtigkeit, (p. 113) E giunto il giorno, che cadono i confini./Oggi il Re tuttuno con il
popolo/sul trono della giustizia..
Nella tragedia di Hasenclever, molti elementi scenici sono dichiaratamente espressionisti e pi
cinematografici che teatrali: innanzitutto la presenza impressionante sulla scena della massa, del
popolo ma anche dei soldati a cavallo, che furono portati in scena durante la prima berlinese.
Espressionisti sono i contrasti di luce, chiaro e scuro, che dominano i diversi episodi; espressionista
anche la presenza della luna e della sua luce spettrale. Lincendio, che metaforicamente riduce in
cenere il passato e prelude ad un nuovo mondo, un altro elemento tipico dei drammi
espressionisti. Ma soprattutto la presenza dello Schrei, dell urlo, a rendere questo dramma
puramente espressionista: grida la folla, gridano i soldati am Himmel der rote Schrei, il grido
rosso arriva al cielo nella furia della guerra: questultima espressione va sottolineata: nella celebre
rielaborazione di Hoelderlin, infatti, al verso 20 si legge: Was ists, du scheinst ein rothes Wort zu
frben, cosa c? Sembri colorare una rossa parola, che una traduzione sbagliata, ma
impressionante e di grande efficacia; Hasenclever sembra aver avuto presente il verso di Hoelderlin,

ma ha trasformato il Wort in Schrei. grida il ragazzo che ha fame e protesta e che subito
grida di dolore per le botte ricevute ; il grido anonimo e collettivo, commento allazione,
compare nella didascalia che apre latto secondo, prima che la guardia annunci a Creonte il crimine
di Antigone; grida Ismene, per manifestare piet, grida ancora la folla nel furore irrazionale, ma
anche nel dolore, dopo lincendio, nel buio profondo: ma urla soprattutto Creonte, alla fine, quando
riconosce di essere stato causa di orrori e spargimento di sanguere, in un urlo che esprime un
tardivo pentimento e lo sprofondare nel buio della pazzia. Il grido il segno della maggiore perdita
di umanit, come dice la stessa Antigone: Uomo, che gridi in fredde sale:/ dov la tua piet? Sei
pi povero / di noi tutti, perch non sai pi piangereHasenclever, dunque, usa le tecniche espressioniste per riscrivere un mito antico, che per la prima
volta sulla scena moderna interpreta politicamente. La sua Antigone una martire, non difende
solo i legami familiari, ma vuole essere leroina dellumanit intera. E una figura, tra le tante che si
trovano nella letteratura di quegli anni, che agisce per redimere luomo. E dunque una figura
religiosa, il cui scopo svegliare le coscienze: le arringhe di Antigone alla folla,infatti, sono
indirettamente rivolte al pubblico in sala. Creonte, figura dietro alla quale facile individuare
Guglielmo II, un personaggio totalmente negativo. Il dramma vuole dire che non esiste ragion di
stato che giustifichi la strage di milioni di uomini nella guerra. Ma anche la folla non
rappresentata in una luce favorevole: nonostante limpegno e il sacrificio di singoli uomini, che
come Antigone sacrificano la loro vita, il popolo non pronto a vivere in pace. Anche questo
dramma, come altra lirica espressionista, segna una grande distanza tra i progetti utopistici degli
intellettuali e la realt politica di quegli anni. LAntigone di Hasenclever, perci, non una figura
rivoluzionaria. E dunque, al contrario che nella tragedia greca, non c possibile morale da trarre
dallantico mito, ma solo una triste rassegnazione.

Friedrich Hlderlin (1799-1802) aveva consegnato alla cultura tedesca in una sua traduzione che,
pur contenendo molti errori, imputabili poer soprattutto alla cattiva edizione di cui si serv il poeta,
restituiva una figura rivoluzionaria, la cui parola uccide perch parola tragica, che nel
fronteggiarsi con Creonte simboleggiava il cambiamento, il rinnovamento che si oppone alle forme
statali sclerotizzate. Antigone per Hlderlin simboleggiava la Rivoluzione e quello che significava
nella storia umana. Forse questo significato politico, da cogliersi nelle difficilissime Note all
Antigone, che Hlderlin pospose alla sua traduzione, fu colto da Bertolt Brecht, che appena tornato
dallesilio propose proprio l Antigone, o meglio: la traduzione di Hlderlin rieleborata come una
delle prime messe in scena del dopoguerra tedesco (la prima fu a Chur, Svizzera, 1948). La
rielaborazione dellopera si deve a un incontro casuale con Hans Curjel, intendente nel teatro di
Chur, a Zurigo, dove Brecht di ritorno dallesilio americano soggiornava in attesa di un lavoro. La
scelta cadde sull Antigone anche per lattualit dellargomento ed anche per dare un ruolo a Helene
Weigel, dopo quindici anni di pausa lavorativa obbligata. Si trattava anche di unoperazione
linguisticamente provocatoria: il tedesco, durante i lunghi e bui anni del nazismo, era stato
deformato dalla dittatura, piegato ad espressioni burocratiche nuove o a un gergo terribile:
proponendo il ritorno ad Hlderlin, cio ad una lingua difficilissima e lontanissima dal tedesco
quotidiano, Bertolt Brecht proponeva anche un rinnovamento estetico rispetto alla barbarie. Inoltre
il tema della sepoltura era di drammatica attualit nell Europa di dopoguerra visto il numero
immenso dei dispersi, e di tutti coloro, per prime le vittime dell Olocausto, che non avrebbero mai
potuto ricevere una tomba. Brecht dunque alla ricerca di una lingua che si distanzi da quella
borghese corrotta dal nazismo, e che sia o elevata, oppure popolare, ma mai rispecchi la borghesia
nella quale Brecht sempre identific il ceto dove la mentalit nazista era nata ed era proliferata.
Brecht fondamentamente segue il testo di Sofocle, ma le innovazioni sono decisive: innanzitutto
aggiunto un prologo, che datato Berlino, Aprile1945 (mentre invece per le replica a Greiz, del
1951, scrisse un nuovo prologo recitato dallattore che aveva il ruolo di Tiresia, con il quale il

pubblico veniva invitato a cercare dei tratti attuali nel testo antico). Due sorelle escono fuori dal
rifugio antiaereo, si chiudono in casa e capiscono che il fratello, in fuga dal fronte, caduto nelle
mani delle SS. Cosa devono fare? Uscire e tentare di salvare il fratello? Luna (Ismene) ha paura,
ma daltro canto la vicenda resta aperta, perch irrompe un uomo delle SS per chiedere se
conoscano il traditore, guarda Antigone che ha un coltello in mano, e Ismene si rivolge al
pubblico dicendo: Guardai allora mia sorella./Doveva nella sua pena mortale/ andare adesso a
liberare il fratello?/Poteva non essere ancora morto. In questo momento di sospensione, c il
richiamo di Brecht alla responsabilit della scelta individuale. Non il culto del defunto spinge
lazione dellAntigone berlinese del 1945, ma la possibilit di salvarlo ancora, ad ogni costo, anzi, a
costo della propria stessa vita. La risposta lasciata al pubblico, che cos direttamente coinvolto
nei fatti.
Brecht ritorna, con lAntigone, dopo lesilio, alla lingua tedesca; e vi torna attraverso Hlderlin, di
cui riconosce, come Brecht scrive, alcune espressioni dialettali. Daltro canto la difficile,
enigmatica talora, traduzione di Hlderlin, rappresentava una sfida linguistica che Brecht accolse,
supportandola di osservazioni critiche sul verso da usare nel dramma, e su un consapevole
arcaizzare della lingua. Daltro canto, Brecht studiava intensamente linterpretazione marxista della
cultura tedesca. Poich la Rivoluzione, alla fine del 700, non si era insediata in Germania; la
borghesia, dunque, era degenerata sino alla connivenza con il Nazismo. Queste riflessioni
accompagnano la rielaborazione dellAntigone, che diventa dunque il terreno su cui si esercita il
tentativo di Brecht di capire il nazismo. La figura di Antigone, che nel Prologo del 1951 definita
da Brecht linflessibilmente giusta, che non ha nulla a che fare con i confusi che hanno voluto
la guerra, viene invece riconosciuta quale ella , unesponente della famiglia reale, che ha vissuto,
dunque, in una sfera protetta dal potere. Il suo gesto contro il tiranno, la sua resistenza, data da
un motivo privato, familiare, e per questo non pu essere equiparata ai veri resistenti tedeschi, che
hanno dovuto agire nellombra.
La motivazione della tragedia diventa in Brecht solo economica: Creonte manda al macello le
giovani milizie tebane perch vuole annettere al suo regno le miniere dargento di Argo. Eteocle e
Polinice non sono nemici, combattono fianco a fianco nella stessa truppa a cui assegnato il
compito di depredare i sudditi di Adrasto. Ma se il primo cade, uno fra molti, Polinice invece si d
alla fuga, un disertore: perci giustiziato una volta catturato da Creonte. Rispetto a Sofocle
cambia radicalmente non solo la leggenda, ma il senso stesso dellazione di Polinice, che in Brecht
diventa consapevole resistenza al potere violento del nazismo. In Sofocle, Polinice colui che ha
attaccato la patria, e Creonte ha ragione a considerarlo nemico. In Brecht diventa un eroe (questa
trasformazione anche limplicita risposta di Brecht allinterpretazione di Hegel). Creonte
prescrive che non venga sepolto, insieme agli altri, anzi che squartato venga esposto, ad orrore dei
suoi uomini, come gli dice Antigone. Anche i figli del tiranno cadono, in una guerra che una
guerra di rapina. Antigone si contrappone senza nessuna sfumatura al despota, il quale,
naturalmente, rappresenta Hitler nel momento dello spasmo del suo potere, mentre la Germania
agonizzante, e lui ancora preso da deliri di onnipotenza: La pice merita di essere vista scrive
Brecht nella prefazione alla rielaborazione del 1948 perch mette in scena il ruolo della violenza a
cui ricorre il vertice dello stato nel corso della sua caduta. Lo sfondo dunque la catastrofe
tedesca, in cui per il dittatore continua ad impazzare, non rispettando i mucchi di cadaveri che ha
intorno, e continuando a fare piazza pulita di chi si oppone al suo potere. I vecchi del coro sono le
controfigure degli industriali che hanno sostenuto il nazismo, ma che nel 1945 capiscono anche che
ormai si giunti al tracollo: gli attori sono imbellettati esageratamente di bianco, per mostrare
linaridimento dei volti dovuto allabitudine del comando, dice ancora Brecht. Antigone, e anche
Tiresia, sono membri della casa reale, che negano adesso al tiranno, che pure hanno appoggiato, il
loro sostegno. La rileborazione di Brecht dunque una rielaborazione fortemente ideologica: in
questa luce viene molto rivalutata la figura di Tiresia, che in Brecht loppositore politico di
Creonte, e alla fine abbandona inorridito Tebe, contrapponendosi totalmente al Reich nazista. Ma
anche Antigone, come abbiamo accennato, accusata di connivenza con il potere: Ma anchessa

un tempo/mangi del pane che nelloscura roccia/veniva cotto. Allombra delle torri/che celano
sventura, esdette a suo agio,/sino a che dalle case di Labdaco usc, mortale/mortale torn. La mano
insanguinata/ lo divide tra i suoi, e quelli non lo prendono, ma lo strappano/Solo allora apparve/irata
allaperto/e anche nel bene spinta!. Insomma, Antigone non affatto - come uninterpretazione
semplicistica e diffusa indurrebbe a credere la resistente antifascista, anzi. Eunesponente della
classe dei padroni, e il comunista Brecht, che nel 1948 si trasfer definitivamente a Berlino est (cio
nella parte controllata dallUnione Sovietica, da cui sarebbe nata da DDR) teneva a dare una lettura
marxista della tragedia sofoclea. Infatti nella prefazione scritta nel 1948, Brecht dice esplicitamente:
La grande figura della resistenza nel dramma antico non rappresenta i combattenti della resistenza
tedesca, che a noi devono sembrare i pi significativi. Sull Antigone di Brecht, dunque, grava il
sospetto che sia stata collusa col nazismo. Anche il coro brechtiano rappresenta una massa che a sua
volta compromessa col tiranno, una massa di vecchi, di una generazione che aveva partecipato al
potere del terrore, ed anche ai suoi riti. Lultimo canto corale, quello che si apre con levocazione di
Dioniso, nel quinto stasimo dell Antigone sofoclea, che nella traduzione/rielaborazione di
Hlderlin voleva trasmettere una voce primordiale, dionisaca nel senso originario del termine,
diventa in Brecht il canto funebre di un regime che con il superomismo dionisiaco si era
identificato, e negli ultimi giorni aveva combattuto in preda a frenesia isterica. Nel canto corale dei
vecchi dell Antigone di Brecht si sente leco degli adolescenti della Hitlerjugend che durante gli
ultimi giorni dellassedio di Berlino credevano ancora al Fhrer e alla vittoria finale, e si
sacrificavano con un fanatismo (parola che sotto il Nazismo aveva un significato positivo) che
aveva qualcosa di sacro, di dionisaco. Ecco il coro dei vecchi in Brecht:
Teminate la danza!
(battendo i cembali)
Spirito della gioia, tu che delle acque
amate da Cadmo, sei tutto lorgoglio
vieni, se tu desideri vedere ancora una volta
la tua citt, e affrettati e vieni
ancor prima che venga notte, perch pi tardi
non esister pi.
Qui invero, dio della gioia
nella citt madre, delle baccanti.
hai abitato a Tebe, nei pressi del freddo ruscello Ismeno.
il fumo delle vittime, che in belle forme sopra
le spalle dei tetti, ti ha visto.
Delle molte case non il fuoco
non il fumo del fuoco e del fumo
non lombra potrai trovare.
Loro che per mille anni, i suoi figli
vedemmo stabilirsi sui mari pi lontani
domani, oggi gi non hanno
una pietra dove posare il capo.
Sul Cocito, al tuo tempo
dio della gioia, sedesti con gli amanti
e nella foresta Castalia. Ma
hai anche visitato la fucina e con il pollice
sorridendo hai saggiato lacutezza delle spade.
Spesso inseguisti a Tebe

canti immortali
nei vicoli che ancora tripudiavano.
Ah, i ferri si abbatterono sulla propria gente
eppure il braccio divorato dalla fatica.
Ah, la violenza ha bisogno di un miracolo
e lindulgenza ha bisogno di un po di saggezza.
E adesso il
nemico molto colpito, sta sui nostri
palazzi e punta
le lance completamente insanguinate intorno
alla bocca dalle sette porte;
e di qui non se ne va
prima di aver riempito del nostro
sangue le gote.
E questo lultimo canto dei gerarchi nazisti perdenti nella Berlino dellaprile 1945 che brucia. E
linfrangersi del sogno criminale di guerra di Hitler. Lopposizione di Antigone a Creonte,
comunque, resta, ed senza crepe, anche se pi esplicitamente rispetto al modello sofocleo
lAntigone di Brecht distingue tra il morire per la patria e morire per il tiranno: Morire per te non
morire per la patria, dice con risolutezza Antigone nellaspro confronto con Creonte, che un
confronto, a posteriori, con la guerra voluta da Hitler
Antigone: Sono due cose diverse, morire per la patria e morire per te.
Creonte: Allora non guerra?
Antigone. Certo, la tua guerra.
Creonte: Non per la patria?
Antigone: Per una terra straniera. Non ti bastava
regnare sui fratelli nella tua propria citt
Tebe, amabile, quando
si vive senza paura, sotto gli alberi; dovevi
trascinarli nella lontana Argo, per regnare
su di loro anche l. E hai reso luno il macellaio
della pacifica Argo, ma chi fu inorridito
lo esponi adesso squartato, per terrorizzare i tuoi.
LAntigone di Brecht, dunque, difende s gli affetti familiari, ma solo perch significativi anche
politicamente; lappoggio al fratello Polinice ha un valore politico pi ampio, stare dalla parte
della patria:
Patria non solo
La terra, non solo la casa. Non dove uno vers il sudore
non la casa, che impotente si oppose al fuoco
non dove ha piegato la schiena, non questo chiama patria.

Qui Antigone esprime una domanda terribilmente dattualit nel primo dopoguerra: se potesse
essere ancora riconosciuta come patria la Germania da quei tedeschi che erano andati in esilio
perch perseguitati dal regime o in disaccordo con esso. Se potevano ancora chiamare patria la
Germania gli ebrei tedeschi, che erano stati esclusi dalla societ, prima, dalla loro stessa cultura, e
poi erano stati sistematicamente sterminati. Il nazismo non era stato vuole dire Brecht attraverso
lAntigone di Sofocle un fenomeno dovuto alla carisma demoniaco di Hitler: era stato un
fenomeno storico e politico a costruire il quale avevano contribuito le lites capitaliste ed industriali
della Germania, qui adombrate dal coro dei vecchi.
Era possibile superare tutto questo? I vecchi vogliono dare una spiegazione fatalistica di quel che
accaduto, e ad Antigone dicono: terribile la forza del destino,/non gli sfugge ricchezza, lo spirito
del macello, nessuna torre, ed Antigone risponde: No, vi prego, non parlate di destino./ Lo so.
Parlate di chi / mi distrugge, innocente; a lui /collegate un destino! Non pensate che voi /siete
risparmiati, voi, infelici./ Altri corpi, fatti a pezzi/ vedrete giacere, insepolti, accumulati sugli
/insepolti. Voi, che a Creonte la guerra/ su terre straniere trascinaste, per quante/ battaglie gli
arridano, lultima/ vi ingoier. Voi, invocate il bottino, ma non vedrete arrivare carri pieni ma
/vuoti. Vi compiango, viventi / per quel che vedrete/ quando i miei occhi saranno gi pieni di
polvere! Amata Tebe/ Patria! E foi, fonti dircee/ attorno a Tebe, /dove i carri tirano supebi, o,
boschi!Come mi soffoca/ quel che ti deve accadere! Da te sono venuti/ i dusmani/ perci tu devi
divenire polvere. D/ se qualcuno chiede di Antigone, /labbiamo vista fuggire nella tomba. In
questo discorso, Antigone si pone come profetessa politica, perch, come ha scritto Walter Jens,
tutte le opposizioni che si trovano nel testo di Sofocle, quella fratello/nemico, luce/giorno, dei
superi/inferi, vengono piegate ad una ed una sola opposizione, quella tra dominato e dominatore.
La scena con il confronto tra Tiresia e Creonte mostra la radicalit del cambiamento operato da
Brecht. Tiresia in Sofocle una figura integra, unautorit. Il suo discorso degno di fede e
impressiona anche Creonte, che pure vittima del suo accecamento. Pur essendo sospettato da
Creonte, che sin dallinizio della tragedia vede complotti dappertutto, conserva per tutta la sua
dignit sacerdotale ed esprime la sua opinione del tutto incurante delle minacce con le quali Creonte
reagisce, in un primo momento, alla sua profezia. Tiresia mostra quale sia la follia di Creonte e in
quale abisso derrore sia caduto. Se leggiamo cos la tragedia, Tiresia esprime il punto di vista
dellautore, e linterpretazione hegeliana viene a cadere, perch Creonte non sarebbe messo da
Sofocle sullo stesso piano di Antigone, ma anzi decisamente indicato, attraverso il confronto con
Tiresia, come un sacrilego.
Molto diversa linterpretazione della figura di Tiresia in Brecht. Tiresia in Brecht un
dipendente di Creonte, ed benvenuto sino a che con i suoi oracoli serve gli interessi di Creonte.
Tiresia in Brecht entra in scena mentre sta per cominciare la festa bacchica, e non si rivolge solo
contro Creonte, ma contro tutti: Vittoria/gridano nella citt/ la citt piena di pazzi! (questo
elemento ricorda lambientazione dell Antigone di Hasenclever) e il cieco segue colui che vede/
ma uno pi cieco segue il cieco.Tiresia non , come in Sofocle, unistanza superiore, ma fa parte
dei dominatori, partecipa ai guadagni e alle perdite, ed coinvolto nella rovina imminente. Perci
intende la festa indetta da Creonte prima che la guerra sia finita come nebbia ideologica, manovra di
distrazione dalla catastrofe (come la propaganza nazista negli ultimi mesi della guerra), e daltro
canto Creonte irride il suo resoconto del rito sacrificale come una manipolazione: I tuoi uccelli,
vecchio/volano per te appositamente. Lo so. Volavano/anche per me!. Sin dallinizio, dunque, il
Creonte di Brecht non ha fiducia in Tiresia, lo prende in giro, si comporta stato scritto come
clown, cerca di minarne completamente lautorit davanti al coro dei vecchi: ma Tiresia riesce a
sventare i tentativi di Creonte di screditarlo, denunciandolo nel punto centrale. La guerra non
affatto finita vittoriosamente, come Creonte vorrebbe far intendere al popolo, tuttaltro. Interrogato
dai vecchi, Creonte deve ammettere: la guerra/non ancor alla fine e non va/troppo bene. Quando
ordinai la pace/ mancava ancora poco e questo/ a causa del tradimento di Polinice. Tiresia,
insomma, tiene in pugno Creonte, e poich quello gli contesta larte di predire il futuro, allora si
limita ad osservare il presente: poich come dici - non so/ devo allora chiedere. Poich il

futuro,/come mi dici, non posso guardare/guardo nel presente e nel passato e resto/nella mia arte un
indovino.
Tiresia dunque un empirico: osserva i fatti, riflette su quello che ascolta, e d una prognosi basata
sullanalisi di quel che conosce, e la prognosi non pu essere che Tebe destinata a cadere, perch
le sue risorse sono ormai esaurite, il tiranno contestato dallinterno, il nemico ha raccolto le sue
forze, mentre quelle allinterno sono ormai decimate e deboli. Ed ecco il responso storico di
Tiresia: La cattiva amministrazione reclama grandi uomini/non trova nessuno./La guerra supera se
stessa e si rompe le gambe./Rapina viene da rapina e durezza ha bisogno di durezza/ il pi vuole
sempre di pi e alla fine non arriva a nulla./ Io ho guardato indietro e attorno a me./Voi guardate in
avanti e inorridite.. Tiresia, che in Sofocle interpreta i segni, qui invece chiede una risposta a
Creonte sulla base di quello che ha visto, e che tutti possono vedere, una risposta a domande di una
razionalit estrema: Perch Creonte, figlio di Meneceo/ tu sei crudele? Ti rendo semplice la
risposta:/non forse perch per la tua guerra manca lacciaio?/ che cos che hai fatto di folle o di
malvagio/ perch tu debba continuare a compiere ancora qualcosa di folle e di malvagio?.
In Sofocle, Tiresia aveva posto laccento sulla contaminazione religiosa: I nostri altari, i focolari
tutti sono contaminati, perch il corpo caduto del disgraziato figlio di Edipo pasto di cani e di
uccelli. Perci gli dei non accolgono pi sactifici e preghiere, n fiamma di cosce, N uccello fa
risuonare voci beneauguranti, avendo divorato la carne sanguinante di un uomo ucciso. (trad.
Cacciari). Creonte rifiuta linterpretazione religiosa di Tiresia, affermando: Poich non temo
questo miasma, non lascer che si seppellisca. So bene che nessun uomo ha il potere di contaminare
gli dei. (vv. 1042-1044). In Brecht, ma gi nella traduzione di Hlderlin, limportante concetto di
contaminazione scompare, perch Brecht tenta di spogliare tutta la vicenda di connotazioni
religiose o sacrali. Hlderlin traduce: Dio non tocca un uomo, lo so, e Brecht, rielaborando
Hlederlin: Nessun uomo tocca gli dei, lo so. Gli dei sono potenze superiori e irraggiungibili; il
mondo divino del tutto separato da quello umano, e la tragedia si gioca tutta sul piano umano. In
Brecht parla un tiranno che non ha dio, e in quanto uomo pericoloso agli altri uomini, perch ha
suscitato forze e violenze che sono cresciute a tal punto da essere diventate anche a lui stesso
indominabili. Agli dei del mito, si sostituisce il terrore tutto umano. La religione allora scompare
del tutto, nellinterpretazione di Brecht? No, perch, come abbiamo gi detto, presente nel culto
dei morti che Antigone a ogni costo vuole onorare, ma soprattutto presente nellobnubilamento
della folla nella festa bacchica, che Brecht amplifica rispetto alla menzione in Sofocle: luno e
laltro aspetto religioso, che affondano le radici nella cultura popolare greca secondo Brecht
sono tratti barbarici.
Brecht esclude dunque radicalmente la moira, il destino, dalle vicende umane. Antigone fugge
nella tomba perch non vuole piegarsi al potere, e lappello ad Ismene assume il significato del
richiamo ad una responsabilit civile e soggettiva. Il mondo dei morti, dei milioni di morti destinati
a restare senza una tomba, nel loro significato nella storia individuale, pu forse fare da ponte per
ricominciare, per ricostruire un mondo che ormai solo macerie.
Questo uso del mito antico per esprimere problematiche contemporanee , in parte, quello che
Brecht chiam razionalizzazione costante del mito.

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