Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Antigone Tragedia Autore Sofocle Titolo originale Lingua originale Genere Greco antico
Ambientazione
Prima assoluta 442 a.C.[1] Teatro di Dioniso, Atene Premi Vittoria alle Grandi Dionisie del 442 a.C.[1] Personaggi Antigone Creonte, re di Tebe Ismene, sorella di Antigone Emone, figlio di Creonte Tiresia, indovino cieco Euridice, moglie di Creonte[2] Guardia Messaggero Secondo messaggero Coro di anziani tebani
Antigone (, Antigne) una tragedia di Sofocle, rappresentata per la prima volta ad Atene alle Grandi Dionisie del 442 a.C.[1] Lopera appartiene al ciclo di drammi tebani ispirati alla drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. Altre due tragedie di Sofocle, l'Edipo re e l'Edipo a Colono, descrivono gli eventi precedenti, bench siano state scritte anni dopo. Indice 1 Trama 2 Commento 2.1 La legittimit della legge 2.2 Lautorit di Creonte 2.3 La ribellione di Antigone 2.4 I contrasti 2.5 Estetica 3 Rappresentazioni significative 3.1 Antigone contro i totalitarismi 3.2 Antigone nella societ 4 Note
5 Bibliografia 6 Voci correlate 6.1 Altre tragedie greche del ciclo tebano 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Trama L'opera racconta la storia di Antigone, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volont del nuovo re di Tebe Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dellindovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine di liberarla, ma troppo tardi, perch Antigone nel frattempo si impiccata. Questo porta al suicidio il figlio di Creonte, Emone (promesso sposo di Antigone), e poi la moglie di Creonte, Euridice,[2] lasciando Creonte solo a maledire la propria stoltezza. Prologo (vv. 1-99): Sorge lalba, il giorno dopo che Eteocle e Polinice, figli di Edipo, si sono dati la morte lun laltro nel combattere per il trono di Tebe. Antigone, sorella dei due, informa laltra sorella Ismene che Creonte, nuovo re della citt, parrebbe intenzionato a dare onoranze funebri al corpo di Eteocle, lasciando invece insepolto quello di Polinice. La cosa non stata ancora annunciata ufficialmente, ma se cos sar, Antigone afferma che cercher di dare comunque sepoltura a Polinice, sfidando lordine del re, e chiede alla sorella di aiutarla. Ismene, spaventata, si tira indietro: Antigone dovr tentare limpresa da sola. Parodo (vv. 100-162): Entra il coro di anziani tebani, trionfante perch lesercito invasore guidato da Polinice stato sconfitto da quello tebano con a capo Eteocle, e annuncia limminente arrivo del nuovo re Creonte. Primo episodio (vv. 163-331): Creonte, nel proclamarsi re di Tebe, come previsto decreta che il corpo di Polinice sia lasciato in pasto a uccelli e cani, e che chiunque si opponga a questa decisione sia punito con la morte. Arriva per una guardia che, timorosamente, informa il sovrano che qualcuno ha contravvenuto al suo ordine, gettando della sabbia sul corpo di Polinice e compiendo dunque il rito funebre. Furioso, Creonte convinto che tale atto sia opera di cittadini contrari al suo governo, e congeda bruscamente la guardia con lordine di rintracciare i colpevoli. Primo stasimo (vv. 332-375): Il coro si lancia in un elogio dellingegno umano: molte sono le cose mirabili al mondo, ma nessuna come luomo, che ha saputo sottomettere la terra e gli animali alla propria creativit, ha organizzato la propria vita in maniera civile tramite le leggi e ha trovato la cura a molte malattie. Tuttavia lingegno umano pu volgersi anche al male, e distruggere quelle cose che esso stesso ha costruito. Secondo episodio (vv. 376-581): Appare nuovamente la guardia, recando con s Antigone. Racconta che, dopo aver tolto la sabbia sopra il corpo di Polinice ed essere rimasto in attesa, ha visto la ragazza che tornava a seppellire nuovamente il corpo. Antigone non nega di aver commesso il fatto, anzi afferma che la sepoltura di un cadavere un rito voluto dagli dei, potenze molto superiori a Creonte. Il re reagisce furiosamente rinfacciandole il mancato rispetto dei suoi ordini (soprattutto lei che una donna) e confermando la sua condanna a morte. Antigone sua nipote,[3] ma le questioni di Stato prevalgono sugli affetti. Appare Ismene, ora desiderosa di morire insieme alla sorella, ma Antigone rifiuta il suo appoggio, dopo che nel momento del bisogno era stata lasciata sola. Alla fine Creonte fa portare via in catene entrambe le donne (ma la sola Antigone condannata). Secondo stasimo (vv. 582-625): Il coro riflette in maniera sconsolata su quanto effimera sia la vita umana, colpita da sventure continue e senza un comprensibile disegno.
Terzo episodio (vv. 626-780): Appare Emone, figlio di Creonte, molto preoccupato perch Antigone la sua promessa sposa, ma il re si mostra risoluto: Emone non potr che sottostare al volere di suo padre. Il figlio ribatte che la popolazione parteggia per Antigone e spera che sia salvata, ma Creonte assolutamente irremovibile, anzi minaccia il figlio di far uccidere Antigone sotto i suoi occhi. Disperato e sdegnato, Emone corre via. Terzo stasimo (vv. 781-801): Il coro canta di Eros, la cui forza invincibile nel rendere folli tutti coloro che ne sono colpiti. Edipo e Antigone (Antoni Brodowski, 1828) Quarto episodio (vv. 802-943): Antigone lamenta, insieme al coro solidale con lei, la propria triste sorte di fanciulla destinata a morire prima ancora di conoscere il matrimonio, quando appare Creonte. Egli afferma che, per non contaminarsi di un crimine odioso agli dei (uccidere una propria consanguinea), si limiter a gettarla in una grotta, perch lei l muoia, o viva nella sua prigione lontana da tutti. Antigone non certo risollevata, immaginandosi sola e disperata per il resto dei suoi giorni, mentre le guardie la portano via. Quarto stasimo (vv. 944-987): Il coro ricorda alcuni personaggi mitologici la cui sorte fu quella di essere imprigionati: Danae, Licurgo e i figli di Cleopatra. Quinto episodio (vv. 988-1114): Appare Tiresia, indovino cieco, che si rivolge a Creonte affermando che la citt impura a causa della mancata sepoltura di Polinice (del resto anche Polinice, come Antigone, era nipote di Creonte, che quindi compiva tale sfregio verso un consanguineo). Creonte dovrebbe quindi abbandonare le proprie posizioni inflessibili. Il re accusa Tiresia di fare tali affermazioni per tornaconto personale e riafferma il proprio primato di sovrano, contro i poteri dellindovino. Andandosene, Tiresia gli d un ultimo avvertimento: stia attento Creonte perch le Erinni stanno per muoversi contro di lui. Il re resta profondamente turbato dalle parole dellindovino, e discutendo con il coro degli anziani decide infine di dare sepoltura a Polinice e liberare Antigone. Quinto stasimo (vv. 1115-1152): Il coro contento per il ravvedimento di Creonte, e invoca il dio Bacco perch guardi benevolo alla citt a lui prediletta. Esodo (vv. 1153-1353): Arriva un messaggero, che informa il coro e la moglie di Creonte Euridice degli ultimi avvenimenti: il re, una volta seppellito Polinice, ud il lamento del figlio Emone provenire dalla grotta di Antigone. L vide Antigone, che si era impiccata per non voler passare il resto della sua vita imprigionata: lordine del re di liberarla era arrivato troppo tardi. Emone, che ne piangeva la perdita, nel vedere il re tent di colpirlo con la spada, ma, mancatolo, rivolse larma contro se stesso, uccidendosi. Di fronte a queste notizie, ammutolita, Euridice rientra nel palazzo. Arriva Creonte con il cadavere di Emone, rimpiangendo la propria stoltezza che ha portato il figlio alla morte, quando si presenta un secondo messaggero, che riferisce che anche la moglie Euridice si tolta la vita. A questo punto la rovina del re completa: egli si definisce uccisore del figlio e della moglie e, disperato, invoca la morte anche per s. Commento La legittimit della legge Sofocle illustra in questo dramma l'eterno conflitto tra autorit e potere: in termini contemporanei, il problema della legittimit del diritto positivo. Il contrasto tra Antigone e Creonte si riferisce infatti (almeno in parte) alla disputa tra leggi divine e leggi umane. Le prime, i cosiddetti (grapta nmima: corpus di leggi consuetudinario, ritenuto di origine divina, prerogativa del ) sono infatti difesi da Antigone, mentre Creonte si affida al
(nmos, corpus delle leggi della ). Il punto di forza del ragionamento di Antigone si fonda appunto sul sostenere che un decreto umano (appunto, il ) non pu non rispettare una legge divina (gli ).[4] Al contrario, il divieto di Creonte l'espressione di una volont tirannica, basata sul principio del , ovvero della legge sovrana; egli infatti osa porre tali leggi al di sopra dell'umano e del divino.[5] Edipo e Antigone (Johann Peter Krafft, 1809) Lautorit di Creonte Creonte appare dunque come un despota chiuso nelle sue idee, geloso della propria immagine e timoroso di apparire debole di fronte a una donna. Ogni tipo di disobbedienza individuale alle sue idee gli appare come unopposizione politica. Tale personaggio, a un ateniese del V secolo a.C., doveva apparire come la tipica figura del sovrano dispotico e non illuminato, incapace di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e, soprattutto, della sua collera.[5][6] Egli ragiona forse in maniera corretta quando afferma di dover anteporre la legge agli affetti familiari (Antigone e Polinice erano entrambi suoi nipoti),[7] ma, da l, arriva a pretendere di contravvenire anche a leggi non scritte, sentite come divine. Soltanto alla fine Creonte riconosce i suoi errori,[8] tale ammissione per non corrisponde a una maturazione od evoluzione del personaggio, bens solo a un riconoscimento della catastrofe cui stato portato dal proprio comportamento.[9] La ribellione di Antigone In una societ come quella dell'antica Grecia dove la politica (gli affari che concernono la citt) sono esclusiva degli uomini, il ruolo di dissidente della giovane donna Antigone si carica di molteplici significati, ed rimasto anche dopo millenni un esempio sorprendente di complessit e ricchezza drammaturgica. La ribellione di Antigone non riguarda infatti soltanto la sottomissione al nomos del re, ma anche il rispetto delle convenzioni sociali che vedevano la donna come sempre sottomessa e rispettosa della volont delluomo (in tutta la Grecia ma ancor pi ad Atene).[10] Creonte trova intollerabile lopposizione di Antigone non solo perch si contravviene a un suo ordine, ma anche perch a farlo una donna.[11] In questo senso, le azioni di Antigone potrebbero anche essere considerate un atto di hbris, di tracotanza. Nel suo ribellarsi per la donna risulta essere una figura meno dirompente di altre eroine come Clitennestra[12] o Medea, [13] poich la sua azione non rivolta a scardinare le leggi su cui si fonda la polis, ma solo a tutelare i suoi affetti familiari.[5] I contrasti Oltre al gi notato contrasto tra Antigone e Creonte, nell'opera vi sono ulteriori contrasti assai significativi, ad esempio quello tra Creonte ed Emone: Creonte infatti incarna la figura del anr (il vero maschio, il vir dei Romani), mentre Emone rappresenta il ragazzo, innamorato della sua donna, che non teme di perdere la virilit mostrando i suoi sentimenti. inoltre riscontrabile un ulteriore contrasto tra Antigone e Ismene (sorella della protagonista): ci atto a evidenziare la figura eroica di Antigone, contrapponendola a quella tradizionale di Ismene, che, al contrario, rappresenta il modello femminile del suo tempo di donna debole, sottomessa all'uomo e obbediente al potere. Si pu peraltro intendere Ismene anche come il contraltare debole di Antigone, ossia come colei che esprime i dubbi che sono in effetti anche di Antigone stessa, che per si risolve ad agire.[14] Estetica A questa tragedia s'ispir il filosofo tedesco Georg Hegel nell'opera Estetica, per mettere in evidenza il dissidio sussistente tra legge della famiglia e legge dello Stato (in particolare lo Stato assoluto), entrambe legittimate a sussistere in quanto espressione di aggregazioni sociali consolidate. Hegel d per un valore maggiore alla legge dello Stato, in quanto pi evoluta rispetto alla pi antica e quindi meno sviluppata istituzione familiare.[15] Rappresentazioni significative Eteocle e Polinice, morti, vengono portati via
Antigone contro i totalitarismi Presentando lo scontro tra privato cittadino e Stato dispotico, lAntigone stata spesso vista, in tempi moderni, come una metafora dei diritti del singolo contro gli Stati totalitari (nonostante Sofocle nella sua opera non si schieri apertamente a favore di nessuna delle due parti). Emblematiche, a questo proposito, le rappresentazioni di Bertolt Brecht a Zurigo (1948) e Salvador Espriu (1955), contro i rispettivi regimi oppressivi (la Germania nazista e la Spagna franchista) in un periodo in cui tali Stati erano caratterizzati dal totalitarismo o ne erano appena usciti. Anche il Teatro Harbin, proveniente dalla Cina, present a Delfi nel 1980 una versione dellopera che metteva in guardia contro i soprusi di unautorit ingiusta, rappresentando Antigone in maniera assolutamente positiva e Creonte come rappresentante del male.[16] Antigone nella societ Nel 1967 a Krefeld, in Germania, lopera venne messa in scena dal Living Theatre: da una parte un Creonte dispotico e vanaglorioso, che castra i suoi consiglieri, li riduce a cani e parla a un popolo in ginocchio; dallaltra unAntigone, che rappresenta lanarchia, dal viso triste e perennemente meravigliato, priva di qualsiasi forza o rigidezza morale. La messa in scena peraltro si apre con la guerra tra Tebe e Argo, tra sirene belliche e una convulsa atmosfera di bombardamento, che culmina nella reciproca uccisione di Eteocle e Polinice. Evidente era il riferimento (e la critica) alla guerra del Vietnam.[17] Importante anche la rappresentazione diretta da Andrzej Wajda con lo Stary Teatr di Cracovia, Polonia, messa in scena anch'essa a Delfi nel 1989. In questo spettacolo, Antigone non sola ad avanzare le proprie istanze, ma appoggiata da vari settori della societ moderna: soldati polacchi vittoriosi contro i tedeschi, studenti in manifestazione, operai dei cantieri di Danzica in rivolta. A sostenere le ragioni di Creonte ci sono invece funzionari di partito. Come nel testo sofocleo, anche qui appare impossibile giungere a qualsiasi mediazione.[16] Note ^ a b c Questa la data considerata pi probabile, ma non si possono escludere il 443 o il 440 a.C. ^ a b Personaggio da non confondersi con lomonima Euridice moglie di Orfeo. ^ Creonte era fratello di Giocasta, madre di Antigone. ^ Antigone, vv. 453-457. ^ a b c Guidorizzi, pagg. 156-157. ^ La citt non appartiene a chi la comanda? dice Creonte a Emone. Antigone, v. 738. ^ Ivi, vv. 486-490. ^ Ivi, vv. 1261-1265. ^ Di Benedetto e Medda, pag. 350. ^ Sarah B. Pomeroy, Donne in Atene e Roma, Einaudi, 1978. ISBN 978-88-06-22103-4 ^ Antigone, vv. 484-485. ^ Vedi Agamennone di Eschilo. ^ Vedi Medea di Euripide. ^ Sofocle, Edipo re Edipo a Colono Antigone, pag. 362. ^ G. W. F. Hegel, Estetica, Einaudi, 1997. ISBN 978-88-0614387-9 Cfr. inoltre Di Benedetto e Medda, pag. 332. ^ a b Albini, pagg. 226-227. ^ Perrelli, pagg. 72-77. Bibliografia Sofocle, Edipo re Edipo a Colono Antigone, a cura di Dario Del Corno, Oscar Mondadori,
2006. ISBN 978-88-04-34738-5. Giulio Guidorizzi, Letteratura greca, da Omero al secolo VI d.C., Mondadori, 2002. ISBN 97888-88242-10-1. Vincenzo Di Benedetto ed Enrico Medda, La tragedia sulla scena, Einaudi, 2002. ISBN 97888-06-16379-2. Umberto Albini, Nel nome di Dioniso, Garzanti, 2002. ISBN 978-88-11-67420-7. Franco Perrelli, I maestri della ricerca teatrale, Laterza, 2007. ISBN 978-88-420-7479-3. Guido Avezz, Il mito sulla scena, Marsilio, 2003. ISBN 978-88-317-8070-4. Pierre Grimal, Mitologia, Garzanti, 2005. ISBN 978-88-11-50482-5.