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numero 5 anno VI 5 febbraio 2014


edizione stampabile

Luca Beltrami Gadola


BOMBA D'ACQUA: E SE MILANO ...
Marco Vitale
PARCO URBANO DELLA CONOSCENZA.
IL FLOP DI UN EXPO SENZA UN VERO DOPO
Giuseppe Ucciero
ITALICUM. SAR VERA GLORIA?
Emilio Vimercati
CASE POPOLARI BENE PUBBLICO: PICCOLO BELLO
Rita Bramante
MILANO NEL CIRCUITO INTERNAZIONALE DEL BENESSERE
Valentina Magri
UNA LUNA AL MUSEO: UNA ESPERIENZA DI FUNDRAISING
Gianni Zenoni
ARREDO URBANO, ANCORA PIAZZA SAN BABILA!
Stefano Rolando
PROGETTO BRAND MILANO. LO STATO DELLARTE
Valentino Ballabio
DALLA MACRO ALLA MAXI REGIONE: IL PENSIERO CORTO
DELLA SINISTRA
Ilaria Li Vigni
CITT METROPOLITANA: PROPOSTA DELRIO.
TRA INCOLMABILI RITARDI E DUBBI
VIDEO
ANDRE RUTH SHAMMAH:
QUANDO CI SAR EXPO IO ME NE VADO
SUGGERIMENTO MUSICALE
ME GUSTAN LOS ESTUDIANTES
Una canzone di Violeta Parra canta Angel Parra

RUBRICHE DI ATTUALIT
CINEMA - Anonimi milanesi
MUSICA - a cura di Paolo Viola
ARTE - a cura di Virginia Colombo
LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero
SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi
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BOMBA D'ACQUA: E SE MILANO..


Luca Beltrami Gadola
Milano lha scampata dalle bombe
dacqua che hanno devastato Roma
e altre citt: spero che questa fortuna non metta lanima in pace ai nostri amministratori. Il clima cambiato e mi auguro che finalmente
nessuno, nemmeno i pi ottimisti,
possano pensare che la colpa sai di
Giove pluvio e non di quello che abbiamo scaricato nellatmosfera. La
scorsa settimana concludevo il mio
editoriale dicendo prepariamoci al
meglio! Questa volta lo concluder
dicendo: prepariamoci al peggio..
Sono anni che sento parlare delle
esondazioni del Seveso ma non mi
giunta allorecchio nessuna notizia
di lavori per porvi rimedio. Ho sentito di progetti pi o meno condivisi
dagli esperti di vasche di laminazione o di canali sotterranei nel nordest di Milano e persino di possibilit
di sfruttare il salto dacqua per produrre energia elettrica. Ho sentito di
progetti di risistemazione della rete
fognaria ma di lavori al riguardo anche qui non ne ho memoria. Forse
hanno ragione i sostenitori della riapertura dei Navigli quando parlano
di Milano citt dacqua, hanno capito prima di tutti noi che stava per
arrivare il momento nel quale finalmente potremo parlare di Milano
citt nellacqua: il momento della
loro grande rivincita, quando via

Senato sar navigabile per qualche


giorno e Piazza San Marco verr
raggiunta vogando dai soci della
Canottieri Milano per rinverdire i fasti dei loro bisnonni di pi di un secolo fa.
In questo pentolone di buone intenzioni milanesi ci possiamo mettere
persino la Citt Metropolitana: ricordo come fosse ieri, ma sono passati
almeno dieci anni, durante un dibattito sul tema, un intervento accalorato di qualcuno che sosteneva che la
Citt Metropolitana avrebbe risolto il
problema delle acque che ci arrivano dal nord Milano.
Non posso a questo punto che associarmi ai no canal, non tanto e
non solo perch condivido le loro
preoccupazioni di tutela del territorio
ma perch se la ragione di molte
opere legate a Expo quella di dare
lavoro, magari agli amici, facciamo
altre scelte, indirizziamo altrove
questansia di laboriosit. Sinceramente mi vien da ridere quando ripenso a quello che ho scritto anche
anni fa a proposito delle pozzanghere, che per altro ci sono ancora, o
dei laghetti che si formano dove ci
sono gli scivoli per disabili, puressi
presentissimi: non successo nulla.
Adesso per arrivato il momento
di smettere di scherzare: in futuro lo
smaltimento delle acque piovane

diverr un problema serio e Milano


una citt fragile, fragilissima, che
si prepara ad accogliere qualche
milione (speriamo) di visitatori proprio nel periodo estivo quando,
labbiamo gi notato, i temporali similtropicali non sono infrequenti.
Non voglio voltare il coltello nella
piaga ma qualche interruzione di
servizio della MM a causa
dellacqua labbiamo gi avuta e di
sottopassi allagati pure.
Allora forse, prima di metter mano
romanticamente alla Conca di Varenna e a quella dellIncoronata mi
piacerebbe vedere un progetto di
sistemazione dello smaltimento delle acque urbane di superficie. Non
ci sono soldi abbastanza? Non fa
nulla. Ci penseranno i cinesi che,
furbi commercianti come sono, invaderanno Milano non solo con i
loro ombrelli pieghevoli, come ora,
ma anche con stivaloni di gomma
Made in China, per calzare i visitatori di Expo che diguazzeranno felici
nel quadrilatero della moda .
Gli imprevidenti le battaglie contro la
natura (offesa) le possono anche
perdere, insieme alla dignit. Dimenticavo le vite umane e i beni distrutti ma di questi ci si dimentica
presto: quando torna il sole. Prepariamoci al peggio?

PARCO URBANO DELLA CONOSCENZA. IL FLOP DI UNEXPO SENZA UN VERO DOPO


Marco Vitale*
Se fossi responsabile della realizzazione e del buon successo dellExpo
2015, probabilmente metterei gi la
testa sul recinto dellExpo, senza
pensare n a cosa succeder fuori
dal recinto, n a cosa succeder
dopo lExpo. Pi o meno come sta
facendo lattuale direzione. Se, invece, fossi portatore di qualche responsabilit pubblica per la citt di
Milano, per la grande area metropolitana, per la Lombardia, sarei molto
interessato alla tematica di cosa
pu muoversi intorno allExpo, di
quali energie positive questo evento
pu mobilitare e di cosa succeder
dopo che, nel recinto dellExpo, si
saranno spente le luci. Pi concretamente mi domanderei cosa si pu
fare perch le luci non si spengano
e lExpo rappresenti la spinta ispiratrice di un nuovo ciclo di sviluppo
per la nostra citt e la nostra Regione, in una continuit di lavoro, che
inizia con lExpo ma non finisce con
lExpo.
n. 05 VI - 5 febbraio 2014

noto che, nella maggior parte dei


casi, le Expo pi recenti hanno lasciato eredit negative, e ci avvenuto perch non c stata continuit tra lExpo e il dopo Expo, perch lExpo stata concepita come
una vicenda fine a se stessa, come
un grande Luna Park, con un inizio
e una fine. A noi si presenta
loccasione di fare diversamente,
proprio grazie al tema dellExpo
(Nutrire il Pianeta, Energia per la
vita), un tema importante e che esercita una forte attrazione (come
dimostrato dalladesione di un elevato numero di paesi), ma che soprattutto un tema che continuer,
nei prossimi anni e decenni, a essere centrale per il mondo intero.
Leredit tematica dellExpo deve,
pertanto, rimanere la bussola e la
guida centrale per il dopo Expo, per
trarre dallesperienza Expo il massimo
vantaggio,
attraverso
unazione di continuit, in un tema
centrale anche dopo il 2015. Il per-

corso da intraprendere , quindi,


quello della costruzione di un progetto culturale, sociale e politico,
condiviso e partecipato, che consenta a Milano e alla Lombardia di
inaugurare, nel 2015, una nuova
fase del proprio sviluppo sociale,
economico, urbanistico.
gi chiaro, da quello che si intravisto che, ancora una volta, il
confronto in atto tra chi pone al
centro lobiettivo della massima valorizzazione immobiliare - finanziaria
delle aree per la propriet, e chi
pensa di utilizzare la straordinaria
occasione per innestare nuovi temi
di sviluppo. Nellinterno di questo
due visioni configgenti sono configurabili molte varianti e compromessi,
ma lessenza dello scontro , ormai,
da tanti segnali, del tutto evidente.
Che dei privati pongano al centro il
primo obiettivo comprensibile e,
forse, giustificabile. Che dei soggetti
pubblici, portatori della responsabilit di una strategia di sviluppo di
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unintera comunit perseguano, in
sostanza, gli stessi obiettivi e lo
stesso approccio non n comprensibile n accettabile. Ma proprio questa la malattia pi grave del
nostro Paese in questa fase storica.
La finanziarizzazione delleconomia
ha esteso i suoi tentacoli in tutte le
sfere, anche pubbliche, della societ. I nostri amministratori pubblici,
invece di essere, come dovrebbero,
dei visionari impegnati a disegnare il
futuro sono ormai quasi tutti ridotti
ad agire come mediocri contabili e
pessimi economisti senza avere,
per giunta, di norma, studiato n
contabilit n economia. Sono di
conseguenza prima di tutto succubi
degli interessi precostituiti, soffocando le nuove energie. Per questo
da noi il futuro non viene mai, per
questo la modernizzazione non viene mai, per questo i nostri giovani
migliori devono andare a cercare
lavoro allestero, dove si pensa, si
progetta, si alimentano sogni e visioni, dove non c la paura del futuro, dove il puntare sulla conoscenza
non vano esercizio retorico, ma
il vero motore del nuovo sviluppo.
Qualcuno ha giustamente detto: non
disperdiamo quello che si costruisce
in relazione allExpo. Si riferiva alle
strutture costruite, ai pi significativi
padiglioni, allhardware. una raccomandazione corretta, ma che vale
ancora di pi per il software, per la
conoscenza accumulata in direzione
dellExpo, dove, sul filone Nutrire il
Pianeta, Energia per la vita, si sono
messe in moto energie, si sono
stretti nuovi legami, si sono fatte ricerche, e molti paesi porteranno le
loro esperienze e le loro conoscenze. Tutto questo un patrimonio
che non va disperso. La massima
distruzione del valore, consiste proprio nel buttare via tutto ci e dedicarsi ad altro.
In questa logica si pone, ad esempio, la curiosa idea di una cittadella
dello sport, idea che pu essere
proposta solo da chi non ha la minima idea dei temi di sviluppo
dellarea metropolitana milanese, da
chi ignora alla radice le priorit in
tale area, da chi non sa cosa la
Lombardia e le sue componenti
principali.
Per questo quando il Comune di Milano ha emanato un bando per raccogliere proposte e idee sul dopo
Expo, noi, il Gruppo Parco della
Conoscenza per la Continuit dellExpo, abbiamo proposto che nella
grande area dellExpo ci siano, per il
dopo Expo, risposte articolate. Ci
deve essere una componente dedicata ai legittimi interessi immobiliari.
Ci pu stare uno stadio, di medie

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

dimensioni e plurifunzionale, secondo i migliori modelli contemporanei.


Ma una parte significativa deve essere riservata a un Parco Urbano
della Conoscenza (***) dedicato, in
continuit con lExpo, al tema Nutrire il Pianeta, Energia per la vita che
contenga un Centro Interdisciplinare per la Nutrizione del Pianeta.
Milano al centro di una delle aree
agricole pi produttive del mondo,
che vede concentrarsi in 230 mila
ettari di aree agricole e forestali regionali le pi significative filiere e
tipologie produttive e unenorme variet di paesaggi e di biodiversit
animali e vegetali. Naturalmente Milano conta su facolt universitarie e
altri centri di conoscenza qualificati
e specializzati nel settore agroalimentare, oltre che di una competenza diffusa, accumulata in centinaia di anni.
Ma anche qui si sente la mancanza
di un Centro interdisciplinare che
coordini le varie competenze non al
servizio di specifici compiti e competenze ma pi generalmente al
servizio del territorio, del suo sviluppo, e dalla buona alimentazione.
Sempre pi lo sviluppo nasce dalla
ibridazione delle competenze pi
che dal loro isolamento.
Il secondo filone sul quale dovrebbe
concentrarsi il Parco della Conoscenza quello dellenergia per la
vita, intesa come componente importante della Green Economy, che
nasce dalle nuove aree di sviluppo.
La nostra proposta quella di concentrarci sullidroelettrico, che un
settore nel quale lItalia ha una storia di esperienza accumulata di primo piano ed quindi pi legata al
tema: Nutrire il Pianeta. Pi precisamente parliamo di generazione di
energia dallacqua.
Le grandi imprese energetiche mostrano scarso interesse per gli sviluppi energetici innovativi legati all'idroelettrico di impianti di piccola taglia. Di conseguenza il maggior ostacolo allaffermazione degli stessi
costituito da aspetti burocratici e
autorizzativi che ne rendono la nascita e lo sviluppo molto lunghi e
difficoltosi. Da qui lutilit di un Centro Interdisciplinare indipendente
per le energie rinnovabili e in particolare per lo studio e la promozione
della generazione di energia
dallacqua.
Vorremmo che il Comune di Milano
e altri enti comunali, scegliessero,
come dovrebbero, una funzione di
guida, per la progettazione e costituzione di un Parco Urbano della
Conoscenza, nellambito di un nuovo progetto di sviluppo. Perch
questo accada deve emergere dalla

societ la volont di muoversi in


questa direzione, mettendo a disposizione le energie necessarie. Solo
un comitato programmatore nel
quale confluiscano grandi universit, fondazioni civiche, associazioni
imprenditoriali, organizzazioni agricole, imprese impegnate sul fronte
alimentare ed energetico, personalit della cultura e delleconomia, potr esprimere lenergia necessaria
per un progetto cos importante. Se
ci avverr anche gli amministratori
pubblici potranno, alla fine, reagire
positivamente, secondo la regola
che mi illustr trentanni fa un importante personaggio americano: Politicians never act, they react.
*per il Gruppo Parco della Conoscenza per la Continuit dellExpo
(***)
Il Parco Urbano della Conoscenza
dovrebbe far capo a una Fondazione a prevalenza pubblica ma sar
caratterizzato da forte autonomia e
articolato come segue:
* il Centro Interdisciplinare di Ricerca per la Nutrizione del Pianeta (di
carattere globale).
Al Centro verranno invitate a partecipare facolt universitarie agroalimentari; organizzazioni di agricoltori; distretti specializzati di facolt
mediche e di altre facolt; fondazioni finanziarie impegnate sui temi
dello sviluppo come la Cariplo; enti
impegnati nella Greeneconomy come la Fondazione Symbola e Unioncamere, la cui prefazione al
rapporto GreenItaly 2013 ci vede
molto daccordo. Bisogner porre
delle forti tutele statutarie e organizzative per assicurare che nel consiglio del Centro siano presenti solo
persone altamente competenti, integre e rispettate e che lo staff del
Centro sia formato da giovani di valore e motivati guidati da persone di
grande esperienza e Qualcosa di
simile quello che abbiamo in mente
si trova nella Pontificia Universidad
Catolica de Valparaisio dove stato creato il CREAS (Centro Regional de Estudios en Alimentos Saludables Alimentos Y productos rieductabiles para Chile y el mundo),
che illustra la sua missione con
queste parole: Nuestra Visin: EI
CREAS sar un centro interdisciplinario de excelencia, referente nacional e internacional en investigacin, desarrollo e innovacin en el
mbito de la production de alimentos y produco saludables, que alcanzar su auto-sustentabilidad respondiendo a las demandas de la
comunidad empresarial, pblica y
cientifica.

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Da qui la nostra proposta di un Centro Interdisciplinare per la Nutrizione


del Pianeta, che fondi varie competenze con il compito di:
* identificare, sviluppare e divulgare
i temi che su questa tematica verranno suggeriti dalla stessa Expo;
* sviluppare nuove relazioni virtuose
tra sfera rurale e urbana (nella direzione dellimportante filone europeo
del neoruralismo urbano);
* potenziare la ricerca e la conoscenza dellagricoltura ecologica e,
comunque, attenta ai temi della salute e della sostenibilit ambientale;
* contribuire alla modernizzazione e
produttivit dellagricoltura lombarda
in particolare;
* approfondire e divulgare un corretto rapporto tra prodotti agricoli e salute delle persone attraverso una
conoscenza
dellalimentazione
scientificamente fondata;
* diventare nel tempo punto di ricerca e presidio per un riconoscimento
nazionale di qualit e sostenibilit di
tutto il prodotto agroalimentare italiano nel mondo;
* Un centro commerciale e di ristorazione concentrato sui prodotti e
specialit lombarde, una vetrina enogastronomica della Lombardia,
affidata a una gestione di qualit
con una forte partecipazione al risultato. Questo centro fornir risorse
finanziarie per il Centro di ricerca.
* Un collegamento operativo con il
Parco Reale e dei Giardini di Villa
Reale di Monza, parco storicamente
nato come azienda sperimentale
delle allora moderne pratiche agricole con il sistema di ville, cascine e
mulini, che vanno ripristinati nella
funzione originaria.
* Una fattoria agricola nel Parco
Sud finalizzata a scopi sperimentali,
didattici e turistici, preferibilmente
collegata con una apposita pista ci-

clabile e impostata secondo un modello gi proposto da Costa Edutainment Spa, parecchi anni fa, per
il Parco Agricolo di Trenno. Anche
questa fattoria sar economicamente produttiva.
* Centro Interdisciplinare indipendente per le energie rinnovabili in
particolare per lo studio e la promozione della generazione di energia
dallacqua.
Il maggior interesse oggi suscitato
da nuovi sviluppi resi possibili dalle
nuove tecnologie che permettono la
produzione di energia elettrica da
impianti di taglia piccola, alimentati
ad acqua fluente, senza grandi salti,
distribuiti per una produzione locale
senza necessit di grandi linee di
trasporto in alta tensione. Questi
piccoli impianti, denominati impianti
fluviali, dato le taglie limitate di impianto, la vicinanza agli utilizzatori
finali, e il loro minimo impatto ambientale sono di particolare interesse per:
* Impianti fluviali su reti irrigue;
* Impianti fluviali su canali e fiumi di
pianura;
* Impianti fluviali in corrispondenza
di sbarramenti e dighe gi esistenti,
anche in qualit di ulteriore garanzia
di rilascio del deflusso minimo vitale.
Per quanto riguarda in particolare gli
impianti idroelettrici fluviali il Centro
dovrebbe:
* sviluppare una metodologia per
lidentificazione dei siti idonei;
* promuovere studi economici su tali
impianti;
* identificare fonti di finanziamento;
* promuovere una razionalizzazione
e standardizzazione delle norme
che ne regolino la realizzazione tagliando enormemente i tempi e le
difficolt burocratiche.

Questo Centro dovrebbe essere animato da giovani tecnologici ed economisti dimpresa brillanti e motivati, parecchi dei quali abbiamo avuto occasione di incontrare e dovrebbe avere come partner tecnologico privilegiato naturalmente il Politecnico di Milano.
In questo campo un partner tecnologico e didattico interessante per il
Centro la Fondazione Museo
dellIndustria e del Lavoro (MUSIL)
di Brescia che oltre a disporre di un
museo di attrezzature industriali di
primo piano, ha dato vita a Cedegolo (Valle Camonica), in unantica
centrale idroelettrica, a un museo
interattivo e didattico dellenergia
idroelettrica che unico in Lombardia e probabilmente in Italia e che
ha in corso ricerche interessanti
proprio sul tema degli impianti idroelettrici fluviali.
* Incubatore per start up
Alcuni progetti presentati sottolineano limportanza di inserire nel sito
per il dopo-Expo un incubatore per
start up. Questa proposta
senzaltro positiva e da accogliere
ed pi che coerente con la nostra
proposta.
Tuttavia
nellattivit
dellincubatore deve essere presente una sezione dedicata al tema
Nutrire il Pianeta, Energia per la
vita. Come partner specialistico
nella realizzazione di start up il nostro riferimento al gruppo Superpartners Innovation Campus di Brescia che formato da persone di
grande esperienza e che ha al suo
attivo importanti realizzazioni, tra le
quali una start up denominata
Talent Garden, che aiuta i giovani
innovatori a lavorare insieme, di
grande successo a livello nazionale.

ITALICUM. SAR VERA GLORIA?


Giuseppe Ucciero
Lattivismo di Matteo Renzi crea la
sua estetica, lo stile dove, pi che
cambiare verso, si corre verso
una nuova Italia. Veloce, velocissimo, il neosegretario PD se ne compiace: Veni, vidi, vici, il Cesare delle battaglie un treno accelerato di
fronte al piglio decisionale che oggi
percuote la penisola. A noi, di
unaltra generazione, non resta che
unosservazione
attenta
dellelettroencefalogramma renziano, dato che crediamo che
unazione pi rapida del pensiero
non sia alla fine del tutto desiderabile.

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

Ci chiediamo se lItalicum sia un


buon accordo, indipendentemente
dalla velocit del parto e se la rilegittimazione di Berlusconi sia il giusto prezzo da pagare in vista di quale vantaggio. Prima di tutto, cos
una buona legge elettorale: dal punto di partenza deriva inevitabilmente
la conclusione. Come legge elettorale, lo schema approvato da Renzi
e Berlusconi, con Alfano di rinterzo,
dovrebbe rispondere non alle esigenze privatistiche dei partiti, o dei
suoi leader, ma alla visione del bene comune.

Per questo, una buona legge elettorale non pu valutarsi dal punto di
vista transitorio del singolo partito,
ma dalla rispondenza dellinteresse
generale della comunit. Quali sono
gli interessi generali che una buona legge elettorale dovrebbe tutelare? Apparentemente, sembrano tutti
daccordo. In democrazia, si tratta
prima di tutto di consentire a ciascuno di esprimere la propria volont politica, tanto pi nella rappresentanza parlamentare, dove il cittadino
si pronuncia per poi lasciare che
leletto lo rappresenti senza pi in-

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tervenire. La purezza della rappresentanza, quindi, ma non basta.
In molti si chiedono che farsene di
un meccanismo proporzionale se
porta alla paralisi assembleare.
una preoccupazione legittima, dato
che si eleggono i rappresentanti per
guidare la comunit e non per specchiarvisi. Daccordo sul secondo requisito, non tardano distinzioni e antagonismi. Sempre per quei molti,
solo una legge che affermi, anzi imponga, il bipolarismo, per non dire il
bipartitismo, in grado di garantire
e rappresentanza e governabilit. E
solo una legge che predetermini
una maggioranza corposa attorno al
partito egemone garantisce il governo.
Su questi punti, qualche dubbio: il
Porcellum, che pure ha generato la
pi ampia maggioranza a memoria
dal 45 a oggi, non ha resistito alla
tempesta politica esterna, mentre
nella prima repubblica il variare continuo dei governi consentiva un adeguamento molecolare al cambiamento delle sensibilit sociali, pur
tra impure dinamiche partitiche.
Insomma, dal dopoguerra al crollo
del Muro di Berlino, la legge proporzionale non ha impedito una sostanziale stabilit politica, mentre
dal 92 a oggi, la legge maggioritaria, diversamente articolata, non ha
impedito instabilit e degenerazione.
Questi dati spingono a dubitare della correttezza intrinseca del mecca-

nismo elettorale, e a interrogarsi


sulla sua capacit di interpretare il
sentire sociale e culturale, la dinamica politica pi ampia e significativa. Quale la pi rilevante questione strategica che, come un iceberg,
si interpone tra il desiderio di cambiamento e la sua realizzazione?
Per le semplificazioni in voga, il
mostro sono i cosiddetti partitini, le
aggregazioni che impongono capricci e privilegi alla maggioranza,
qualsiasi essa sia. Personalmente
ho molti dubbi e non per il fatto di
non vedere il fenomeno, nato peraltro per mano del maggior decisionista della Repubblica, Bettino Craxi.
Piuttosto, il maggior ostacolo al
cambiamento risiede nella deriva
populista ed eversiva che la vicenda
di Silvio Berlusconi ha imposto al
nostro Paese. La sua capacit di
fare leva su vizi storici della costruzione socio politica italiana, ha imposto, con la tutela dei suoi interessi
personali, uno statuto della nostra
destra tanto lontano dai caratteri
dalla destra istituzionale europea.
Il fallimento della sua politica, la tregenda del 2011, linstabilit che ne
deriv, non trovano alcuna spiegazione nel mito dei partitini ricattatori,
ma piuttosto nellinadeguatezza di
una visione del benessere comune
basata sulla somma degli interessi
particolari. Il faticoso, lacerante, distaccarsi dal grembo della sua egemonia, di singoli pezzi e personalit ha testimoniato la necessit di

una rifondazione del sentiment


della destra: Fini, Casini, Monti, Alfano, ciascuno a suo modo, ha creduto di non poter pi condividere
quella egemonia politico culturale.
Ma se questo fenomeno disgregatorio, cos arduo e contraddittorio,
premessa del rifacimento della destra su nuove coordinate etico politiche, vale la pena di chiedersi se
lItalicum sia viatico o pietra tombale
sul processo virtuoso nascente. Che
un Casini si affretti a dichiararsi
pronto al ritorno nel grembo materno certifica il potenziale distruttivo
della futura legge elettorale su di un
potenziale schieramento di destra
europea che la sinistra avrebbe tutto linteresse a promuovere. In un
dj vu inquietante, sintravede il
fantasma di Walter Veltroni, che
certo riemp di entusiasmo le piazze, e di voti il cesto del PD, ma attorno cre il vuoto per infine assistere al trionfo berlusconiano del 2008.
Alla fine del ragionamento, purtroppo assai pessimistico, il cerchio
sembra stringersi: per fare velocemente una legge elettorale, abbiamo riabilitato Berlusconi, donandogli
anche il cappio con cui strangolare i
suoi concorrenti. Un'unica speranza:
che davvero Matteo Renzi riesca a
vendersi agli elettori del centro destra come una valida alternativa a
Berlusconi. Non molto, ma come
si dice piutost che nient, l mei piutost.
.

CASE POPOLARI BENE PUBBLICO: PICCOLO BELLO


Emilio Vimercati
Puntualmente torna alla ribalta la
questione dei debiti delle Aler, aziende lombarde edilizia residenziale, e in particolare di quella milanese sotto di 345 milioni di euro. Di
conseguenza nelle istituzioni scattano da parte dei politici le pi complesse proposte ingegneristiche per
modificare gli assetti delle aziende.
Giustamente si cerca di capire come si giunti a tale disastro sociale
ed economico che graver sui cittadini, mai sui gestori, per poi ridursi a
stiracchiare competenze, confini,
presidenze, con lorganizzazione
sottostante inalterata.
Le ragioni di questa mala gestione
sono tantissime ma opportuno
sottolinearne una: un tale patrimonio non pu essere gestito da aziende che tendono al gigantismo
ma semmai al contrario utile restringere al massimo i suoi campi di
azione con una pluralit di amministrazioni locali che siano in grado di
presidiare il territorio stando vicino

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

ai cittadini dei quartieri popolari. Ridurre a cinque le aziende regionali


una pessima riforma. Non si controllano occupazioni abusive, morosit,
racket, manutenzioni, servizi, se
non c una presenza puntuale in
queste zone sensibili e ad alto rischio che hanno componenti di degrado, conflitti, vandalismi, comportamenti borderline, emarginazione e
povert, tutto in capo ai Comuni non
alle Regioni o alle Aler. Non si pu
certo ritornare a soluzioni di spartizione politica e di lottizzazione dei
consigli di amministrazione come
per tanti decenni successo trattando le case popolari come un terreno di conquista elettorale con sanatorie infinite e maltrattando una
importante questione urbana a scapito dellefficienza, della buona economia e dellofferta sociale; ora di
uscire dalla palude dellemergenza
continua con soluzioni razionali.
Il progetto che non si mai voluto
realizzare, per opportunismo e per

mantenere lo stato esistente, consiste nellabolizione delle Aler consegnando i patrimoni nella disponibilit
dei Comuni che li devono gestire in
proprio con un servizio in economia
attraverso un settore dedicato. N
aziende speciali o partecipate che
non funzionano, n nuovi amministratori, n privati visti gli infelici
precedenti: gestione diretta a contatto con i cittadini, un patrimonio a
bilancio, risparmi fiscali. Ai lavoratori
delle Aler sia garantita la riassunzione nei comuni che ne avranno
bisogno. Dei 1544 comuni lombardi
circa un quarto ha sul proprio territorio insediamenti di case popolari e
ne conoscono perfettamente problemi e bisogni. I piccoli comuni devono avere la facolt di unirsi in
consorzi. Nei pochi capoluoghi di
provincia ove pi massiccia la
presenza di abitazioni pubbliche sia
anche possibile affidare alle circoscrizioni i compiti per la gestione
ordinaria e di custodia sociale.

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Le Regioni si sono allargate
nellinterpretare il Titolo V della Costituzione andando oltre i compiti
legislativi e invadendo quelli gestionali. Arretrino e consentano ai Comuni di decidere in proprio modalit
di assegnazione degli alloggi, criteri,
tetti economici, canoni, adeguandoli
alle condizioni sociali delle famiglie
e delle zone territoriali cos diverse
per esempio dalle Alpi al Po. Da
padroni di casa i Comuni possono
con buon senso valutare meglio le
situazioni delle famiglie in difficolt
diversamente dalle Aziende reclinate sui conti. Le Regioni e lo Stato
mettano a disposizione le risorse e
controllino lattuazione dei programmi: sarebbe gi un risultato eccezionale se i cantieri rispettassero i

tempi previsti di esecuzione dei lavori e i relativi costi preventivati sia


per le nuove costruzioni che per la
manutenzioni straordinarie.
Una proposta del genere sar dichiarata irricevibile e cestinata dai
Comuni che non vogliono, come dicono, grattarsi una rogna. Ma allora i Comuni che ci stanno a fare? Il
patrimonio pubblico non una criticit ma una risorsa. Lasciare in mano alle Regioni questa questione
perch non un servizio nobile
poco lodevole. Cos ledilizia pubblica rimarr sempre un buco nero in
cui buttare soldi senza ritorni di efficienza. I Comuni gestiscono servizi
importanti e la casa uno di questi
beni comuni e possono introdurre
maggiore trasparenza sia nei con-

tratti di appalto che nelle spese delle abitazioni creando valorizzazione


e consenso.
Serve innovare con coraggio:
linefficienza che non popolare.
Ridare credibilit alla politica si fa
anche spezzando la logica dellaccentramento in megalomani strutture; puntando invece su gestioni decentrate e sulla responsabilit degli
amministratori comunali possibile
ricostruire un tessuto sociale di servizi che risponda ai bisogni dei cittadini, risanando i conti nel tempo
con equit, svolgendo attivit di vigilanza a tutela degli inquilini, riqualificando e migliorando la vivibilit nei
quartieri soprattutto periferici sotto
lunica regia dei Comuni.
.

MILANO NEL CIRCUITO INTERNAZIONALE DEL BENESSERE


Rita Bramante
Vivere bene in un mondo difficile.
Con il patrocinio del Comune di Milano assessorato Benessere e Qualit della Vita, OLISfestival propone
a Milano un appuntamento unico nel
suo genere, sul tema come stare in
buona salute e in armonia con se
stessi e lambiente che ci circonda.
Una finestra aperta sul mondo delle
discipline olistiche, dai metodi antichi, alle medicine naturali classiche,
alle tecniche allavanguardia. La
formula prescelta unisce il momento
teorico informativo della conferenza
a quello divulgativo e pratico esperienziale del laboratorio, dal laboratorio di cucina a quello di aromaterapia, dal tai chi alla suonoterapia,
al sogno guidato.
Metodi di crescita personale, come
la pratica del rebirthing per scoprire
e sperimentare le potenzialit del
proprio respiro, le armonie sonore
con le campane tibetane e il canto
intuitivo per aprirsi a un'esperienza
di vocalit espressiva. E la meditazione per l'accettazione della disabilit, in quanto i limiti fisici del proprio
corpo impediscono una vita dinamica, ma possono offrire opportunit
per una grande espansione interiore
e per la creativit.
Ospiti attesi il regista e compositore
Nirodh Fortini, che convive in prima
persona con una malattia degenera-

tiva, e l'oncologo Franco Berrino,


direttore fino ad aprile 2012 del Dipartimento di Medicina Preventiva
dellIstituto Nazionale dei Tumori di
Milano, impegnato in prima linea
ormai da molti anni nello studio del
rapporto tra tumori, alimentazione e
stile di vita.
Tra i relatori noti al grande pubblico
anche la giornalista e conduttrice di
trasmissioni radio-televisive Paola
Maugeri, vegana convinta che ha
pubblicato per Mondadori La mia
vita a impatto zero, in cui racconta
la sua vita ecologica e sostenibile
nella metropoli milanese: energia
ricavata da pannelli fotovoltaici,
lampadine a basso consumo, mezzi
pubblici e frutta e verdura biologica,
di filiera corta.
E il matematico e filosofo Piergiorgio Odifreddi, che propone una conferenza dal titolo Matematica e oriente, dalla geometria agli Yantra e
sar anche protagonista di un dibattito a due voci insieme a Maurizio
Pallante, esperto di risparmio energetico e fondatore del Movimento
della Decrescita Felice, che mette in
correlazione aumento del PIL e diminuzione della qualit della vita.
Auspicio del movimento della Decrescita Felice andare avanti in
una direzione diversa, adottare tecnologie e comportamenti che ci

consentano di diminuire il consumo


di merci che non sono beni e di ridurre l'impatto ambientale; promuovere la sobriet e la sostenibilit ecologica e sociale, valorizzando
convivialit, cooperazione e altruismo.
Nella sezione For Women Only saranno in primo piano la figura della
Doula - colei che sta accanto alla
futura madre durante la gravidanza,
il travaglio e anche dopo il parto - e
la procedura di nascita Lotus Birth,
in cui il neonato resta collegato alla
sua placenta fino alla naturale separazione del cordone dall'ombelico
del bambino.
Tra le curiosit uninstallazione che
permetter di ascoltare la Musica
delle
Piante:
attraverso
unapparecchiatura collegata con la
rete neuronale vegetativa delle
piante, scopriremo che ogni pianta
produce una vibrazione specifica
che, decodificata da un sintonizzatore di note musicali, produce un
suono capace di portare molteplici
benefici terapeutici allessere umano, soprattutto persone soggette a
stress, anziani depressi e bambini
iperattivi.
L'appuntamento nell'area di oltre
5.000 mq del Superstudio Pi Milano dal 7 al 9 febbraio.

UNA LUNA AL MUSEO: UNA ESPERIENZA DI FUNDRAISING


Valentina Magri
Quante volte vi hanno rinfacciato di
chiedere la luna? Sappiate che oggi
potete farla vostra. O meglio: conquistarne un pezzo. Non fanta-

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

scienza, ma la campagna di crowdfunding Conquistiamoci la luna


lanciata del Museo della Scienza di

Milano il 10 dicembre scorso, in collaborazione con Retedeldono.


Il crowdfunding consiste nel finanziare un progetto con la collabora-

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zione di pi persone, di solito attraverso alla rete, come abbiamo approfondito in un articolo dell'11 dicembre scorso. Una modalit di finanziamento adottata anche dal
Museo della Scienza di Milano, racconta la fundraiser Maria Chiara
Piccioli: L'idea della campagna di
crowdfunding sorta all'interno dello staff del Museo nell'ambito del
nuovo progetto Spazio. Avevamo la
necessit di costruire un mix di azioni di fundraising che rendessero
possibile l'esposizione permanente
del frammento di Luna, prevista per
maggio 2014. Si tratta di uno degli
oggetti pi preziosi del Museo, portato sulla Terra dagli astronauti
dellApollo 17: lultima missione
dellUomo sul nostro satellite (dicembre 1972).
Ma lintento della campagna non
meramente economico, ci spiega la
fundraiser: Con la campagna di
crowdfunding Conquistiamoci la
luna, che mira a coinvolgere da
protagonisti individui e gruppi, il
Museo ha pensato di costruire insieme ai visitatori uno dei progetti
pi importanti per il 2014. Volevamo
anche sensibilizzare sullimportanza
delle istituzioni culturali e trasmettere agli individui un senso collettivo
di responsabilit verso un patrimonio di tutti.
Lenfasi sullaspetto partecipativo
ha influenzato la scelta del partner
delliniziativa: Abbiamo scelto di
affidarci a Retedeldono per la loro
esperienza nel personal fundraising
e nel coordinamento delle Charity
nellambito della Milano Marathon.
Un incontro felice per entrambe le
parti. Valeria Vitali, socio fondatore
di Retedeldono, commenta: Il Mu-

seo della Scienza una realt dinamica e vivace. Ci ha colpito il loro


approccio empirico e sensoriale
allesperienza Museo, visto non
come un luogo da osservare ma
come un ambiente da vivere e in
cui fare e sperimentare. Il loro amore per la scienza e la tecnologia ci
anche sembrato molto in linea con
lanima di Retedeldono. Infine, abbiamo apprezzato la loro apertura
alla raccolta fondi e al personal
fundraising. Questultimo una derivazione del crowdfunding, dove
lorganizzazione no profit non si limita a invitare a donare i suoi sostenitori, ma chiede anche ai sostenitori pi attivi di diventare piccoli
fundraiser, che donano e invitano i
loro amici a farlo in occasione di un
momento importante della vita.
Sono numerosi i progetti finanziati a
Milano grazie a Retedeldono, ci rivela il socio fondatore Anna Siccardi: Con LAbbraccio onlus, abbiamo raccolto oltre 25mila euro per la
delfinoterapia di un bimbo disabile e
per la ristrutturazione di tre locali
per attivit riabilitative di giovani
disabili. Poi per DottorSorriso abbiamo raccolto 27mila euro destinati allassistenza dei bambini in ospedale in fase pre e postoperatoria. Infine, con LILT abbiamo raccolto quasi 20mila euro per
fornire servizi di accompagnamento
alle terapie oncologiche per coloro
che non sono autonomi, lacquisto
di un mezzo per laccompagnamento e il servizio di accoglienza extra-ospedaliero con le case
alloggio. Valeria Vitali ricorda che:
Retedeldono esiste da soli due anni e quella del Museo della Scienza
la nostra prima esperienza nel set-

tore culturale. Ma ce ne saranno


altre, perch un ambito che si sta
avvicinando al crowdfunding e ha
potenzialit di crescita significative.
Ma come funziona la campagna
Conquistiamoci la luna? E soprattutto: come si coinvolgono i donatori? Spiegano Piccioli e Vitali: Ogni
persona pu donare a favore del
museo seguendo le istruzioni nella
sezione dedicata alla campagna del
sito del Museo della Scienza di Milano. La raccolta fondi prevede tre
diverse fasce di donazione giocando sulla metafora della taglia che
ognuno pu indossare e i relativi
benefit: small, medium o large.
Comunque, i nomi di tutti i donanti
saranno riportati in una sezione ad
hoc del museo. Per S. Valentino o
altre occasioni speciali, si potr
Regalare la luna ai propri cari facendo una donazione a nome loro.
Il Museo invier la cartolina del dono al destinatario e riporter il suo
nome nellapposita sezione Spazio.
Inoltre, in occasione della Milano
Marathon del 6 aprile 2014, si potr
correre per sostenere il Museo entrando a far parte del "running team
spaziale". Si pu scegliere se correre lintera maratona o la staffetta.
Ogni corridore sar invitato a sostenere il museo donando e invitando i suoi amici a donare.
Un primo bilancio della raccolta
fondi? Positivo, per la fundraiser
Piccioli: Il sostegno alla campagna
tanto (al momento dellintervista,
era stato raccolto il 20% dei fondi
necessari, ndr), soprattutto se rapportato al momento di crisi che
stiamo vivendo: uno dei peggiori
degli ultimi cinquantanni.
.

ARREDO URBANO, ANCORA PIAZZA SAN BABILA!


Gianni Zenoni
Sono ormai sedici anni che ho cominciato a scrivere sullo sviluppo
della citt e in particolare sulle criticit esistenti, rilevando subito per
una scarsa sensibilit dei milanesi a
quanto si vedevano crescere attorno e cos solo raramente i media
ospitavano le mie osservazioni.
Ma nell'agosto 1997 il quotidiano La
Repubblica accett le mie critiche a
proposito della nuova sistemazione
di piazza San Babila che cambiava
l'aspetto di una delle piazze pi amate dai milanesi con la posa,
sull'asse di corso Vittorio Emanuele
di una vistosa fontana consistente in
un pinnacolo di pietra sormontato
da una boccia dalla quale scaturiva
l'acqua simboleggiando, si disse allora, l'eco sistema lombardo con le

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

acque che dalle montagne scorrevano attraverso i fiumi fino alla pianura padana.
Due aiuole e un laghetto completavano il progetto diminuendo la sua
utilizzazione come piazza e trasformandola nello slargo finale di corso
Vittorio Emanuele. Ma questa trasformazione della piazza in una
specie di giardino pubblico ha lasciato il segno e cos una operazione pi generale avrebbe trasformato
poi molte piazze milanesi, levando
le auto che le ricoprivano ma riempiendole con un Arredo Urbano
sconcertante che stravolgeva il concetto storico di piazza come spazio
prevalentemente libero a uso della
vita sociale dei cittadini.

Nessuno, durante l'iter del progetto,


si era per accorto che una fontana
esattamente uguale ma pi bassa
esisteva da anni a Sondrio (ma avrei scoperto pi tardi che la stessa
fontana decisamente pi piccola c'era anche nel paese di Grosio) e allora mi chiedevo com'era stato possibile che questo progetto fosse stato
approvato dal Comune con il parere
favorevole della Commissione Edilizia, dell'Arredo Urbano e della Soprintendenza e senza che IN/ARC,
INU, Ordine Architetti e i numerosi
critici milanesi su urbanistica e architettura fossero intervenuti. Non
parso loro poco dignitoso per questa importante citt, decorare una
amata piazza con un monumento
copia di quello da tempo esistente

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in un capoluogo di provincia lombarda dove la sua presenza era
giustificata da valide ragion identificative, perch il monumento si rifaceva alle montagne Valtellinesi?
Ma questa solo una premessa
perch in questi giorni apparsa
ancora sulla stessa sfortunata piazza, sempre voluta dal Comune, una
presenza veramente imbarazzante.
Non so se gli architetti Gregotti, Nicolin, Kipar e il professor Crespi
quando hanno espresso recentemente il loro parere su AcipelagoMilano sul problema dell'Arredo degli
spazi pubblici, e della sua importanza a definire la scena urbana, avevano gi visto il nuovo padiglione
destinato a Official Store che il Comune di Milano ha posato appunto
in piazza San Babila.
Del quale mi auguro la provvisoriet, ma che anche in questa previsione ottimistica non si pu far a
meno di classificarlo come un deplorevole exploit di Arredo Urbano.
Ormai tutti hanno capito l'importanza per la scena urbana di questi edifici minori appartenenti alla famiglia
dei gazebo posati in zone pedonali, che per devono essere insieme
utili per la loro funzione, integrati
planivolumetricamente nell'ambiente
e soprattutto interessanti nel design anche con l'utilizzo di nuovi e
moderni materiali molto diversi da
quelli che caratterizzano i fabbricati
circostanti ma accettabili, in queste

tipologie edilizie, anche nei centri


storici.
Invece ci troviamo di fronte a un banale parallelepipedo prefabbricato in
alluminio e vetro dove il design
del tutto sconosciuto e che trattandosi di un Official Store di un Comune che fa della moda e del design la sua peculiarit, andrebbe
immediatamente demolito. Posato
in posizione precaria e casuale a
ridosso della fontana dall'assetto e
storia gi problematica per conto
suo, una operazione di puro sadismo dell' Arredo Urbano verso la
piazza San Babila.
Un servizio urbano come quello che
rappresenta, e che per la sua importanza come funzione e posizione
poteva anche essere oggetto di un
Concorso di Progettazione, fa parte
di quelle costruzioni che definisco
minori ma di grande impatto e assimilabile a quegli elementi che
possono aiutare a comporre nello
spazio pubblico una scena urbana
piacevole, come le fontane, l'uscita/entrata pedonale di un parcheggio interrato e delle stazioni del metr, gazebi destinati a uso dei negozi frontisti o a servizi aggiuntivi, edicole dei giornali, monumenti, alberature, sedute e illuminazione.
La posizione di queste costruzioni
minori deve essere scelta con cura
tenendo conto dei fondali esistenti,
in questo caso la chiesa di San Babila, la colonna del Leone di sembianze veneziane che rappresenta-

va il simbolo del Sestiere Orientale,


gli allineamenti dei dignitosi edifici
post-razionalisti ma e anche delle
indicazioni del PGT che identifica la
piazza con un certo rispetto. Ma sopratutto devono essere progettate
con intelligenza, non pu essere
uno sgradevole prefabbricato industriale milleusi appoggiato casualmente sulla zona pedonale in uno
spazio dove di solito si rilasciano
occupazioni del suolo pubblico, per
pochi giorni, a semplici effimeri gazebi per raccolta firme o cose del
genere ma che almeno hanno la
grazia della semplicit e della breve
durata.
Ma al peggio non c' mai fine, perch qualcuno recentemente si accorto della sconcertante estetica del
prefabbricato ma invece di demolirlo
lo hanno sottoposto a un veloce
lifting dei prospetti con materiali
prevalentemente marroni scuri che
cos ne hanno accentuato la sua
ingombrante presenza.
Questo nuovo affronto piazza San
Babila non se lo meritava e mi auguro che tutti quelli che hanno ideato e approvato questo Official Store
ci riflettano e lo demoliscano, indicendo invece un concorso tra gli
architetti milanesi per un gazebo
con un design adeguato alla funzione e collocato magari in mezzo a
corso Vittorio Emanuele in asse con
la chiesa di San Carlo. Se vogliamo
parlare di scenari urbani.

PROGETTO BRAND MILANO. LO STATO DELLARTE


Stefano Rolando
Alcuni mesi fa ArcipelagoMilano mi
intervist per chiedere conto dello
stato di un progetto annunciato ma
poi non pi segnalato sui radar della
cronaca. Il progetto Brand Milano,
per portare in emersione i temi identitari e di immagine della citt - in
una lettura storica e attuale, locale e
globale - con lo scopo di rilanciare il
dibattito pubblico su un tema sentito
e per promuovere, in forma collettiva, impulsi al nuovo racconto della
citt. Quello che si dovr fare in occasione in Expo 2015 e oltre.
Dissi in quellintervista video - nella
qualit di presidente di un comitato
insediato presso lAssessorato alle
Attivit Produttive, Turismo, Commercio e Marketing, comitato che
opera in regime di volontariato civile
- che malgrado lattenzione personale del Sindaco allavvio di quel
programma e alla riconosciuta pertinenza di quellapproccio rispetto ai
problemi di sviluppo e di internazionalizzazione della citt (il tema della

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

identit competitiva) vari fattori avevano ritardato lattuazione. Per cui,


allora, concludevamo con auspici,
pur con qualche preoccupazione.
Credo sia doveroso accogliere ora
la richiesta di un aggiornamento.
Poco dopo, infatti,cio nel pieno
dellestate, il Comune e la Triennale
hanno sottoscritto una convenzione
che trasferisce i compiti di attuazione allente che ha certamente i
maggiori requisiti per presidiare un
percorso di studio, di proposta, di
partecipazione, di dibattito e di riorganizzazione culturale e civile della
materia. Cosa che dallautunno in
poi ha consentito di passare dallo
studio alla realizzazione. La delibera
di convenzione pubblica, alcuni
giornali hanno riferito e pi recentemente
a
Palazzo
Marino
laggiornamento del timing stato
annunciato. Ma persiste in argomento uninformazione fragile. Dunque la situazione attuale (cio a fine
gennaio) la seguente:

* dopo assegnazione dellincarico


per gara, listituto di ricerca IPSOS
diretto da Nando Pagnoncelli ha avviato le rilevazioni sullidentit di Milano (cittadini residenti e city-users)
e sullimmagine (nazionale e internazionale della citt);
* il Comitato Brand Milano si allargato a tre nuovi membri (il direttore
di Altagamma professor Armando
Branchini, la direttrice di Fondazione Milano Monica Gattini e il direttore della Rai di Milano Roberto Serafini);
* le indagini sulla mediatizzazione di
Milano (comprensiva di focus sulla
stampa estera accreditata) sono
state affidate al proessor Guido Di
Fraia, sociologo specialista della
materia;
* le rilevazioni presso gli istituti internazionali di ranking dellimmagine
delle citt del mondo sono state avviate con la collaborazione del professor. Daniele Comboni;

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* la progettazione della mostra da
svolgere in citt e riassuntivamente
in Triennale sul tema Brand Milano
(in parallelo al prossimo e ormai
imminente Salone del Mobile) stata affidata da Triennale allarchitetto
Michele De Lucchi che annuncer
prossimamente il concept;
* il quadro di eventi comunicativi e
di partecipazione che si svolgeranno in citt per creare animazione
culturale attorno al tema sono allo
studio della Fondazione Milano per
coinvolgere operativamente i giovani partecipanti delle Scuole che fanno capo alla Fondazione;
* un documento di sintesi su ci che
emerger dal quadro descritto
previsto per la primavera;

* su quel documento si svolger in


Triennale prima dellestate un forum
internazionale che chiamer a discutere operatori ed esperti locali,
nazionali e internazionali secondo
un programma che a brevissimo sar valutato dal Comune, come snodo della fase finale di riorganizzazione dello storytelling della citt in
occasione di Expo 2015.
Dunque il programma partito e
siamo alla vigilia di una importante
emersione di dati e quindi nelle
condizioni di preannunciare le condizioni concrete di un prezioso dibattito pubblico che incider sulla
coesione culturale della citt e sulle
condizioni di assicurare a tutti i soggetti che sono parte della rappre-

sentazione identitaria della citt un


contributo reale a una fase in cui su
questo tema contano le tre condizioni che abbiamo sempre segnalato come caratterizzanti di un approccio civile e democratico;
* concezione del brand non tanto
come segno grafico ma come perimetro del patrimonio simbolico della
comunit;
* nessun dirigismo sui contenuti;
* sforzo di tenere in connessione e
in tensione ci che appartiene alla
tradizione e ci che appartiene al
cambiamento innovativo della citt.
.

DALLA MACRO ALLA MAXI REGIONE: IL PENSIERO CORTO DELLA SINISTRA


Valentino Ballabio
Invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. Persa forse per
via giudiziaria l'ala occidentale, la
macro-regione arretra nel lombardo
- veneto ma non desiste, reagisce
alla perdita territoriale accrescendo
e concentrando poteri e miliardi. In
Lombardia il disegno centralista,
teso a gestire e controllare direttamente molteplici centri di potere e
ingenti flussi finanziari, prosegue
praticamente indisturbato da Formigoni a Maroni. Al gigantesco e pervasivo sistema di potere imperniato
sul pianeta-sanit si sommano crescenti mire su ALER, ATM e naturalmente EXPO. La parte del Titolo
V della Costituzione riguardante il
rapporto Stato - Regioni, modificata
all'epoca del federalismo dominante, non ha tardato a produrre i suoi
effetti; e ora sar opera ardua
smontare il colosso una volta che lo
svolgersi della costituzione materiale ha prodotto effetti difficilmente
reversibili.
Paradossalmente l'intenzione di rivoltare nuovamente il Titolo V, che
con la sterilizzazione del Senato
supporta l'agenda renziana delle
riforme costituzionali, non agevolata dal disegno di legge cosiddetto
svuota province approvato dalla
Camera che, indebolendo o addirittura annullando l'ente intermedio
(tra regione e comuni), inevitabilmente favorisce il gigantismo regionale da un lato e l'anarchismo comunale dall'altro. Le funzioni pi importanti sottratte alle vecchie province infatti saranno raccolte dalla
regione dato che quelle nuove, non
pi elettive e ridotte a tavoli di Sindaci ovviamente attenti al proprio
particulare, nasceranno prevedibilmente deboli e inette a decidere

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

sulle problematiche sovra-comunali. Stesso destino per altro riservato a quelle nove o pi province
che, cambiate di nome, si autodefiniranno citt metropolitane, tuttavia svuotate al pari delle altre in via
di estinzione.
Per altro, e non da oggi, in regione
Lombardia difficoltoso reperire
un'azione di opposizione efficace e
riconoscibile. Del candidato - presidente, in minoranza alle elezioni ma
destinato - come nella regola dei
sistemi bipolari - a fare il capo
dell'opposizione, si sono perse le
tracce. All'enfasi delle primarie regionali non pare sia seguita un'autorevole e influente voce della coalizione di minoranza, ridotta al gioco
di rimessa rispetto all'iniziativa e
allo strapotere della Giunta regionale. La continuit del sistema formigoniano, apparentemente ripulita
dalle pittoresche vicende comportamentali del protagonista, sembra
pertanto assicurata dalla coppia Maroni - Lupi. Infrastrutture Lombarde
s.p.a, gigante tentacolare ingaggiato in opere faraoniche a partire dalla
nuova e inutile sede - nonch altrettanto spesso superflue autostrade e
ospedali - resta il fulcro del potere
regionale, rispetto al quale l'unico
potenziale concorrente in termini di
peso e influenza politica, ovvero il
Comune di Milano, costretto ad
arretrare. Anche su EXPO la partita
Sindaco - Governatore tende a volgere verso il prepotere del secondo.
Circa l'istituenda Citt metropolitana
invece proprio non c' partita! Purtroppo, dopo decenni di attesa, si
profila un re travicello, una foglia di
fico posta a nascondere pudicamente l'assenza di visione generale e
spessore politico della cultura di go-

verno prevalente. Non solo a Roma


ma purtroppo anche a Milano! Il disegno di legge Delrio passa l'esame
del Parlamento in assenza di una
valutazione critica da parte dei principali soggetti interessati. Alla volonterosa iniziativa di Franco D'Alfonso
del 14 gennaio al circolo De Amicis
(preannunciante nientemeno che un
movimento politico in favore della
citt metropolitana!) ha fatto riscontro un'illustrazione didascalica, da
parte di Daniela Benelli, assessore
alla partita, del testo cos com'
pervenuto dalla Camera, senza alcun commento politico. La legge
arriver dunque, se arriver, a scatola chiusa quasi fosse una circolare
da applicare burocraticamente.
Passato il tempo allorquando era la
politica a fare le leggi (escluse quelle divine) e non viceversa!
Intanto, sul piano fattuale, la vicenda della Newco delle case popolari,
comunque si concluda, dimostra
che il gioco rimane ristretto tra Comune di Milano e Regione, trascurando la dimensione metropolitana
e la stessa realt della provincia.
Ultimo esempio, se ce ne fosse bisogno, della perdurante incapacit
di pensare metropolitano, che indurrebbe anche chi si battuto con
convinzione per tale forma istituzionale moderna ed europea a lasciar
perdere, evitando il disdoro di finte
riforme e operazioni di facciata.
L'impostazione della legge Delrio, in
assenza di discussione e valutazione critica, dunque probabilmente
prevarr, favorendo di fatto la concentrazione verso massicce maxiregioni in cambio della autonomia
pressoch assoluta lasciata ai Comuni, deprivati delle risorse ma
compensati con ampia licenza di

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compromettere e tartassare il pro-

prio territorio.

CITT METROPOLITANE: PROPOSTA DELRIO. TRA INCOLMABILI RITARDI E DUBBI


Ilaria Li Vigni
ll Consiglio dei Ministri ha presentato, il 20 agosto scorso, il disegno di
legge proposto dal Ministro Delrio,
contenente disposizioni sulle Citt
Metropolitane, sulle Province, sulle
unioni e fusioni dei Comuni: in questi giorni il documento, con alcuni
emendamenti sostanziali, in discussione al Senato, dopo il primo
via libera della Camera lo scorso
dicembre. Molti punti dubbi si porranno in questi mesi sia per quanto
concerne la costituzionalit di alcune disposizioni, sia per quanto riguarda la copertura finanziaria, sia,
infine, per quanto concerne le tempistiche proposte.
Davvero singolare lincipit stesso
della riforma ordinamentale, contenuta nellart. 1, comma 1: La presente legge detta disposizioni
anche in attesa della riforma costituzionale ad esse relativa. Si detta
una riforma ordinamentale di enorme portata anche in attesa di
una riforma costituzionale di cui a
oggi si sconoscono tempi e contenuti. Al contrario, a meno di non voler stravolgere i principi costituzionali, si tratta invece di una riforma a
costituzione vigente, alle cui disposizioni piaccia o no anche il Governo Letta e il Ministro Delrio devono attenersi.
Il disegno di legge approvato dalla
Camera individua 9 Citt Metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli
e Reggio Calabria, cui si aggiunge
la citt metropolitana di Roma capitale. Il territorio della Citt Metropolitana coincide con quello della Provincia omonima. Gli organi della Citt Metropolitana sono il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana. Il
sindaco metropolitano il sindaco
del comune capoluogo. Il consiglio
metropolitano composto dal sindaco metropolitano e da un numero
di consiglieri variabile in base alla
popolazione (da 24 a 14). organo
elettivo di secondo grado e dura in
carica 5 anni: hanno diritto di elettorato attivo e passivo i sindaci e i

consiglieri dei comuni della citt metropolitana.


Il consiglio lorgano di indirizzo e
controllo, approva regolamenti, piani, programmi e approva o adotta
ogni altro atto ad esso sottoposto
dal sindaco metropolitano; ha altres
potere di proposta dello statuto e
poteri decisori finali per lapprovazione del bilancio. Lo statuto pu
comunque prevedere lelezione diretta a suffragio universale del sindaco e del consiglio metropolitano,
previa approvazione della legge statale sul sistema elettorale e previa
articolazione del comune capoluogo
in pi comuni o, nelle Citt Metropolitane con popolazione superiore a 3
milioni di abitanti, in zone dotate di
autonomia amministrativa. La conferenza metropolitana composta dal
sindaco metropolitano e dai sindaci
dei comuni della citt metropolitana.
competente per ladozione dello
statuto e ha potere consultivo per
lapprovazione dei bilanci.
Lincarico di sindaco metropolitano,
di consigliere metropolitano e di
componente della conferenza metropolitana svolto a titolo gratuito.
Sono altres definiti i contenuti dello
statuto, che disciplina, tra laltro, i
rapporti tra i Comuni e la Citt Metropolitana per lorganizzazione e
lesercizio delle funzioni metropolitane e comunali, prevedendo anche
forme di organizzazione in comune.
Alle citt metropolitane sono attribuite le funzioni fondamentali delle
provincie e quelle attribuite alla Citt
Metropolitana nellambito del processo di riordino delle funzioni delle
provincie, nonch le seguenti funzioni fondamentali proprie: a) piano
strategico del territorio metropolitano; b) pianificazione territoriale generale; c) organizzazione dei servizi
pubblici dinteresse generale di ambito metropolitano; d) mobilit e viabilit; e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e
sociale; f) sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito
metropolitano. Per la prima istituzione delle Citt Metropolitane, che
avviene alla data di entrata in vigore

della legge, delineato un procedimento piuttosto articolato. previsto un periodo transitorio prima del
definitivo subentro alla provincia,
destinato a concludersi entro il 1
novembre 2014 con lelezione del
consiglio metropolitano; entro due
mesi dallinsediamento del consiglio
approvato lo statuto definitivo.
Nel periodo transitorio opera un
comitato istitutivo di 4 membri (sindaco del comune capoluogo, presidente della provincia o commissario, presidente della regione e sindaco di uno degli altri comuni) ed
eletta una conferenza statutaria.
Vedremo se vi saranno ulteriori importanti emendamenti alla normativa e come si presenter la stessa al
momento dellapprovazione finale.
Due riflessioni, per, simpongono
allo stato dei fatti.
La prima: anche alla luce della sfide
future, in primis pensiamo ad Expo
2015, la politica deve fare presto a
disciplinare questi nuovi Enti Locali,
pena altrimenti una confusione
normativa che genera lentezze e
disordine nella gestione dei progetti
futuri. Non dimentichiamo che sono
almeno cinque anni che si parla
concretamente, attraverso disegni di
legge, di Citt Metropolitane e che,
con continue proroghe ed anche
con la decisione della Consulta dello scorso luglio, non si ancora arrivati a una legge definitiva.
La seconda: se davvero vogliamo
che le Citt Metropolitane siano Enti
Locali che svolgono il loro compito
con effettivit, nellinteresse dei cittadini, dobbiamo far s che gli Organi delle stesse siano eletti democraticamente dai cittadini stessi a suffragio universale e diretto, costituendo altrimenti una duplicazione
burocratica dei Comuni, senza quella finalit semplificatrice e operativa
che deve essere alla base di tutti gli
Enti Locali.
Di queste due riflessioni che devono diventare, ad avviso di chi scrive,
punti saldi della futura normativa- la
politica si deve far carico con rigore
e celerit.

Scrive Stefano Zuffi a proposito dell'intervista a Stefano Boeri sulla Piet Rondanini

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

10

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Nei primi sette minuti dell'intervista,
Boeri ha ricostruito con rigore ed
equilibrio le circostanze storiche
dell'acquisizione e dell'esposizione
della Piet Rondanini a Milano e
nell'allestimento del Castello Sforzesco. Verissimo il fatto che il capolavoro di Michelangelo costituisce
un "unicum" rispetto al percorso della scultura lombarda; forse si pu
aggiungere che questo percorso si
arricchito, in anni recenti, di molte
parti del monumento di Gaston de
Foix, splendide, che sono hanno
modificato l'allestimento storico della sala degli Scarlioni. Efficace
stata anche la puntualizzazione sui
modi della percezione, e su un rapporto dinamico nei confronti dell'opera d'arte.
Non altrettanto convincente, in
mancanza di un progetto da mostrare, mi parsa la proposta del nuovo
allestimento nella Infermeria Spagnola. Forse sarebbe utile sapere
qualcosa di pi; per il momento, mi
pare semmai un aspetto da gestire il
fatto che la sala abbia un unico accesso, da condividere per i flussi in

entrata e in uscita (a differenza di


quanto avrebbero offerto, nel medesimo Castello, altre possibili soluzioni, come il torrione cilindrico sulla
destra). Sarebbe bello sapere come
verr presentata la scultura: se verr mantenuto l'attuale piedistallo,
costituito da un'ara romana, sono
previsti aspetti particolari di allestimento, di illuminazione, di didattica;
e anche se la sala avr un ingresso
con biglietteria separata rispetto ai
musei del Castello. nota infatti la
richiesta da parte di alcuni tour particolarmente rapidi di poter risparmiare tempo, vedere solo la Piet
Rondanini "saltando" tutto il resto
del museo.
Non so come questa esigenza si
combini con il desiderio di restaurare e rilanciare come "leonardesca"
la Sala delle Asse, inserita ovviamente nel cuore del percorso museale; a meno che non si predisponga anche per lei un accesso
autonomo (di nuovo, a pagamento
separato?), magari utilizzando la
Ponticella di Bramante gettata sul
fossato, oggi decisamente sottova-

lutata. In ogni caso, una volta tanto,


meglio darsi appuntamento "dopo"
l'Expo. Credo che quando sar passata questa avventura si potranno
tirare le somme sulla separazione
della Piet Rondanini, e varr la pena di interrogarsi sul percorso complessivo dei Musei del Castello; potrebbe essere l'occasione per verificare serenamente se sia opportuno
mantenere l'impostazione dettata
dalle aspettative e dalle esigenze di
un'epoca diversa dalla nostra.
Sono convinto che l'eccezionale patrimonio artistico custodito nel Castello sia oggi assolutamente sottostimato, anche a causa di una proposta museale che nonostante alcuni recenti e parziali tentativi rimane toppo rigidamente settoriale,
suddivisa in "generi" (sculture, dipinti, mobili, tessili, strumenti musicali,
oreficerie, ceramiche, metalli, armature, ma anche codici, stampe e
molto altro ancora) che esitano a
dialogare fra di loro, in una giustapposizione di sezioni sostanzialmente e forse oggi inutilmente separate.

MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Mal di Mahler
Mi piacerebbe fare uno studio approfondito sul gradimento che incontra oggi Mahler - e in particolare
sul giudizio che ne ha il pubblico
milanese e quello che ne aveva subito dopo lindimenticabile ciclo sinfonico di Abbado alla Scala di tanti
anni fa - non prima per di aver espresso una profonda gratitudine
allAuditorium che sta realizzando
lintegrale delle dieci Sinfonie; lodevolissima iniziativa che ci fa conoscere meglio questo autore e ci aiuta a fare il punto sul suo rapporto
con la modernit e la contemporaneit.
Un vecchio detto recita che si nasce mahleriani e si muore bruckneriani e se rispondesse a verit
metterebbe a repentaglio lobiettivit
del critico a beneficio del suo mero
dato anagrafico. Confesso, per non
trarre in inganno i miei lettori e soprattutto per non smentire il detto,
che sono stato per molto tempo
mahleriano ma che ora sono sempre pi bruckneriano, nel senso che
le sinfonie dellautore boemo mi appaiono talvolta farraginose e cervellotiche mentre riconosco pi ispira-

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

te, e mi sembrano pi emozionanti,


quelle del suo maestro austriaco.
Tutto ci doverosamente premesso,
ricordo che il ciclo delle Sinfonie di
Mahler ha fatto un gran botto questa
stagione con lesecuzione della pi
celebre e grandiosa di esse lottava, detta Dei Mille, diretta da
Chailly al palazzo dei congressi della Fiera di Milano nel novembre
scorso - proseguito con la seconda, detta Resurrezione (il 24 gennaio, ancora con Axelrod), e - a distanza di una sola settimana - con
la sesta Tragica (il 30 gennaio diretta da Eiji Oue). Per dovere di
completezza segnalo che il ciclo
continuer questanno con le ultime
Sinfonie pari e cio la decima (che
sar eseguita il 24 marzo diretta da
Claire Gibault) e la quarta (16 maggio con la direzione di Oleg Caetani)
mentre le Sinfonie dispari in parte
sono state eseguite lanno scorso
(la prima, la terza e la quinta dirette
rispettivamente da Andrea Pestalozza, Zhang Xian e Oleg Caetani) e
in parte (la settima e la nona) saranno eseguite - salvo errore - nella
prossima stagione.

Della pessima prova che ha dato


Axelrod con la Resurrezione ho
detto con rammarico la settimana
scorsa a proposito degli omaggi milanesi a Claudio Abbado; per raccontare di questa ultima esecuzione
della Tragica faccio fatica a trovare parole appropriate per descriverne la modestia, anche perch ho
stentato a capire quanto ne sia stata
responsabile lorchestra (sicuramente esausta dalla preparazione di due
Sinfonie cos complesse a distanza
di soli quattro giorni luna dallaltra)
e quanto invece il direttore Eiji Oue
(che ha anche lui qualche giustificazione avendo sostituito allultimo
momento Vladimir Jurowski).
Cerco di farmene una ragione considerando che si tratta di due direttori molto lontani dalla cultura europea, il primo texano e il secondo
giapponese, mentre se c un musicista squisitamente e profondissimamente europeo, anzi mitteleuropeo, questi Gustav Mahler; nato
molto povero e cresciuto in grandi
ristrettezze (aveva 11 fratelli) in un
misero paesino a met strada fra
Praga e Brno, ebreo costretto a farsi

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cattolico per ottenere incarichi nei
teatri pubblici, amico di Gustav Klimt
e di Egon Schiele, cliente di Sigmund Freud, allievo di Bruckner,
maestro di Schnberg, Mahler ha
vissuto sempre - tranne un breve
periodo trascorso negli Stati Uniti in paesi del Centro Europa come
Budapest, Amburgo, Lubiana e soprattutto Vienna, e le estati le passava in Carinzia o nel Sud Tirolo.
Ha scritto le sue sinfonie a cavallo
dellanno 1900 (la prima del 1888,
lultima, incompiuta, del 1910, poco
prima della scomparsa), dunque
negli anni in cui si consumava una
grandiosa rivoluzione culturale, crollavano tutte le certezze e nasceva
un mondo totalmente nuovo: lui si
trovava esattamente al centro di
quella rivoluzione. Di pi, era un
grande direttore dorchestra ma, a
causa del pessimo carattere, assai

poco amato e, nonostante il successo e la fama, osteggiato dalle


orchestre e dai loro sovrintendenti;
oltre che per lendocardite - che lo
ha portato alla morte appena cinquantenne - ha sofferto molto per la
morte di una figlia ancora bambina
e forse ancora di pi a causa della
incontenibile infedelt della moglie
Alma che, come si sa, aveva una
passione sfrenata per gli intellettuali, gli artisti, i letterati, i musicisti, i
pittori e gli architetti.
Ebbene credo che per Axelrod e
ancor pi per Oue sia molto difficile
per non dire impossibile mettersi in
sintonia con Mahler e dirigerne la
musica con la necessaria empatia;
troppo lontani da un mondo tanto
complicato e tanto diverso da loro.
Sia luno che laltro hanno sentito
Mahler come un epigono della tragicit beethoveniana, come figlio della

epicit wagneriana, celebrante della


volont di potenza nietzschana. Ne
sortita una musica urlata, gli ottoni
enfatizzati ossessivamente, le percussioni eccessivamente esaltate,
gli archi sottomessi e privati della
loro naturale morbidezza. Soprattutto forza, assertivit, ineluttabilit. E
il dolore? la sofferenza? la nostalgia
delle radici? la malinconia della solitudine? Chi ha avuto la ventura di
ascoltare il Mahler degli anni 80 alla
Scala (quando le sue sinfonie erano
pressoch sconosciute in Italia) non
pu averne dimenticato la maga, la
consapevolezza dellessenza del
dolore, la visione altissima della vita
e della morte, quella massa di sentimenti e di lacerazioni che, anche
chi di Mahler non profondamente
innamorato, non pu non provare e
non averne lanimo turbato.

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Van Gogh Alive
Appassionati di Van Gogh? In attesa, forse, della retrospettiva dedicata allartista prevista per lautunno
2014, si potr prender confidenza
con le opere del grande maestro
olandese gi da oggi, attraverso
una esperienza sensoriale che ha
gi avuto un incredibile successo di
pubblico.
Van Gogh Alive un progetto ambizioso e itinerante. Chiamarlo mostra
sicuramente fuorviante perch di
dipinti, disegni, carte o creazioni originali non ce ne sono. Ci sono per grandi megaschermi che proiettano oltre tremila immagini in altissima definizione grazie al sistema
Sensory4, e che permettono una
visione ravvicinata di dipinti, lettere,
disegni, appunti e particolari di opere, in alcuni casi non facilmente godibili con la classica esposizione
museale.
Quello che si compone davanti agli
occhi del visitatore un museo im-

possibile nella realt, che raggruppa


per nuclei tematici le fasi della vita
dellartista, con i suoi viaggi e i suoi
periodi: dagli esordi contadini di
Van Gogh, agli autoritratti, dalla
passione per le stampe giapponesi
alle lettere scambiate con lamato
fratello Theo, fino naturalmente ai
capolavori pi noti, amati e soprattutto sofferti durante la creazione
stessa.
Alcuni effetti sono di grande impatto: le luci delle finestre della Terrazza del caff di notte che si accendono pian piano, le stelle meravigliose della Notte stellata che
prendono vita, i rami di mandorlo in
fiore che scorrono tutti intorno allo
spettatore come in un rullo continuo,
i corvi che prendono il volo e scappano dopo lassordante sparo nei
campi di grano, segno della parabola finale della vita di Van Gogh.
Musiche, luci e proiezioni, per la durata di unora circa, serviranno per

suggestionare lo spettatore, che


magari digiuno dellopera di Van
Gogh, potr gradatamente avvicinarsi al suo mondo, cos tormentato
e a volte infelice, ma dal quale, grazie anche alle citazioni proiettate,
potr scoprire un uomo turbato ma
vitale, amante della pittura, innamorato della sua arte e a volte sognatore.
Certo che il biglietto dingresso
non tra i pi economici. Forse,
una maggiore oscurit della sala e
unatmosfera pi raccolta nel complesso, avrebbe reso il tutto ancora
pi suggestivo.
Van Gogh Alive. The experience,
Milano Fino al 9 Marzo, presso la
Fabbrica del Vapore via Procaccini
Orari: luned, marted, mercoled,
venerd e domenica dalle 10:00 alle
20:00; gioved e sabato dalle 10:00
alle 23:00 Costo del biglietto: intero
12, ridotto 10, scuole 6

Wunderkammer - Le stanze delle meraviglie


Cerano una volta le Wunderkammer: stanze delle meraviglie, vanto
di sovrani e signori dEuropa in epoca rinascimentale, che non contenti
di collezionare opere darte tradizionali, misero insieme stupefacenti
collezioni di pezzi rari, curiosi ed
esotici, naturalia et artificialia, per la
gioia degli occhi e lo stupore dei visitatori ammirati.

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

Oggi le Wunderkammer ritornano, a


Milano, grazie a una mostra divisa
tra due importanti musei, uno storico e uno recente, a pochi passi di
distanza. Le Gallerie dItalia di Intesa Sanpaolo e il Museo Poldi Pezzoli, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, presentano
infatti Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi.

Lesposizione racconta i rapporti tra


arte, natura e meraviglia, spaziando
dallantico al contemporaneo con un
approccio multidisciplinare. Accostando a opere e manufatti cinque seicenteschi di collezioni italiane
opere darte contemporanea, la mostra intende stimolare il visitatore a
rintracciare analogie, rimandi e corrispondenze tra i significati implicati

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nel complesso fenomeno delle
Wunderkammern, tema gi affrontato dalla storica dellarte Adalgisa
Lugli nella Biennale veneziana su
arte e scienza del 1986.
In principio fu lItalia, Paese in cui
scienziati, principi e regnanti, seguiti
dai loro colleghi austriaci, tedeschi e
boemi iniziarono a costituire delle
raccolte in cui le scienze, la natura e
le creazioni artistiche trovavano un
equilibrio di reciproca compenetrazione.
Al Museo Poldi Pezzoli, tempio del
collezionismo privato e custode di
oggetti da Wunderkammer esso
stesso, sono riunite per la prima volta insieme le raccolte enciclopediche dei bolognesi Ulisse Aldrovandi
e Ferdinando Cospi e del milanese
Manfredo Settala, possessori di alcune tra le raccolte pi ricche e curiose del tempo. Veri detentori del
mondo in una stanza, elementi del
mondo minerale, vegetale e animale
venivano combinati tra loro o integrati in raffinati capolavori di oreficeria e arti decorative - gli artificialia o addirittura accostati a oggetti stu-

pefacenti e curiosit esotiche provenienti dal Nuovo Mondo. Pesci


palla, denti di narvalo, nautilus, coccodrilli, coralli e teschi sono solo alcuni degli oggetti pi apprezzati dal
collezionismo dellepoca.
Se al Poldi Pezzoli prevalgono dunque i pezzi depoca, alle Gallerie
dItalia ecco invece che alla storia si
integra anche, in maniera curiosa,
larte contemporanea. Le stanze
delle meraviglie vennero smantellate e i pezzi dispersi nel corso degli
anni, ed proprio questo fenomeno
che vanno a indagare artisti come
Emilio Isgr ed Elisa Sighicelli, che
aprono il percorso ad altri grandi,
uno su tutti Marchel Duchamp, che
affrontarono nelle loro opere la presenza del meraviglioso attraverso
lutilizzo di materiali eterogenei o
accostamenti di naturalia e artificialia.
Due sono i grandi temi che guidano
il visitatore: una prima sezione permette di illustrare il desiderio di contenere entro quattro pareti (che si
tratti di uno stipo, scatola, valigia o
stanza), il repertorio esaustivo di un

mondo. In questa sezione, sono


presentate opere di Alik Cavaliere,
Giuliana Cuneaz, Marcel Duchamp
e Emilio Isgr. Una seconda sezione indaga invece il rapporto dialettico che intercorre tra arte e natura
nella contemporaneit, tra homo
faber e mondo naturale, che pone la
natura come alternativa nella creazione darte e per superare la dimensione a volte troppo scientifica
del quotidiano. Ed questa la natura indagata dalle magnifiche e allo
stesso tempo macabre ali di farfalle
di Damien Hirst, dai reperti di Jannis
Kounellis, dalle ricostruzioni di Piero
Manzoni, Mario Merz e Studio Azzurro.
Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi fino al 2
marzo Sedi: Gallerie dItalia e Museo Poldi Pezzoli Costi: Gallerie
dItalia ingresso gratuito, Poldi Pezzoli ingresso ridotto presentando il
tagliando delle Gallerie dItalia. Orari: Poldi Pezzoli: 10.00 alle 18.00,
marted chiuso. Gallerie dItalia: Da
marted a domenica dalle 9.30 alle
19.30, Gioved dalle 9.30 alle 22.30

105 disegni di grandi artisti per il Museo Diocesano


Una nuova collezione arricchir il
gi nutrito percorso artistico del Museo Diocesano di Milano. Da venerd 24 gennaio sar infatti possibile
ammirare un nuovo lascito, esposto
insieme alla collezioni vescovili e
della diocesi, donato al Museo dal
grande collezionista e uomo daffari
Antonio Sozzani. Centocinque disegni, perlopi inediti, saranno esposti
in maniera permanente dopo un
lungo restauro che ha visto protagonisti non solo queste preziose e
delicate opere, ma anche le loro
cornici originali.
Sozzani, uomo di spicco della finanza milanese e grande collezionista
di arte dellOttocento francese, su
consiglio di Giovanni Testori, amico
e consigliere, inizia a comprare e
collezionare disegni su carta di molti
significativi maestri, italiani e non,
mettendo insieme una ricca collezione di cui Testori stesso assunse
la guida scientifica.
Forse fu su consiglio di un altro amico, quellAlberto Crespi gi donatore dellomonima collezione Crespi
di fondi oro italiani, depositata pres-

so lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano essere esposti tutti e tutti insieme, con
le loro cornici, e mai conservati o
esposti diversamente.
La raccolta Sozzani costituita da
disegni databili dal XV al XX secolo,
eseguiti da artisti principalmente italiani e stranieri, soprattutto francesi,
offrendo una ricca variet di fogli
riconducibili a scuole diverse, per
epoca e geografia. Tra questi, per la
sezione antica, spiccano i nomi di
Matteo Rosselli, Luca Cambiaso,
Bartolomeo Passarotti, Ludovico
Carracci, Guercino, Elisabetta Sirani, Gian Lorenzo Bernini, Carlo
Francesco Nuvolone, Francisco
Goya, e altri ancora.
Cospicuo anche il nucleo di disegni attribuiti a maestri dellOttocento
francese e dellImpressionismo,
come Jacques Louis David, JeanAuguste-Dominique Ingres, Camille
Corot, Eugne Delacroix, Thodore
Gericault, Gustave Courbet, douard Manet, Auguste Rodin, E-

dgar Degas, Pierre-Auguste Renoir,


Camille Pisarro, Paul Gauguin, Vincent van Gogh.
Per il Novecento sono presenti alcuni lavori di autori quali Lucio Fontana, Jaques Lipchitz, Marcello Dudovich, Jean Cocteau, Balthus, Toti
Scialoja, Graham Sutherland.
Lapertura di questa nuova sezione
sar accompagnata da un catalogo
scientifico, a cura di Paolo Biscottini
e Giulio Bora, che propone, oltre ai
saggi introduttivi sulla storia e sullo
studio scientifico della collezione
Sozzani, la pubblicazione integrale
dei disegni, quasi tutti inediti, corredata da una documentazione fotografica e da schede scientifiche.
La collezione Antonio Sozzani Museo Diocesano di Milano (Milano,
c.so Porta Ticinese 95)
Dal 24 gennaio 2014 Orari di apertura: marted - domenica, 10.0018.00 (la biglietteria chiude alle ore
17.30) Ingresso: intero: 8.00, Ridotto: 5.00, marted 4 euro

Il Seicento lombardo in mostra a Brera


La Pinacoteca di Brera possiede un
ingente patrimonio di dipinti dei
principali protagonisti del Seicento
lombardo, realizzati a partire dallet
di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

svolta classicista della seconda Accademia Ambrosiana. Un patrimonio in parte nascosto per per ragioni di spazio espositivo, godibile
fino alla prima settimana di febbraio.

Ecco perch la mostra Brera e il


Seicento lombardo nasce proprio
con lo scopo di approfondire e di
poter vedere alcuni tra le pi significative opere lombarde del XVII secolo. Le 46 opere presentate sono

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per lo pi di grande formato, e quindi difficilmente movimentabili al di
fuori degli spazi museali, e ben 21
sono i dipinti provenienti dai depositi
interni ed esterni di Brera, tutti destinati ad essere esposti nel futuro
progetto museale della Grande
Brera.
Pale daltare ma anche quadri di
piccolo formato, che videro la luce
quando Milano era sotto la dominazione spagnola. Unepoca raccontata ne I Promessi Sposi e che viene
ricordata come opprimente e terribile, ma che, grazie allinfluenza dei
cardinali Carlo e Federico Borromeo, sul versante artistico fu ricca di
talento creativo. Milano, sotto la
spinta propulsiva del Concilio di
Trento, divenne la fucina di un modo nuovo di intendere larte: cio un
aiuto alla devozione dei fedeli e un
esempio dei valori autentici della
rinnovata religiosit cristiana. Movere, delectare, docere, per lappunto,
per unarte semplice e alla portata di
tutti, senza fronzoli n inutili virtuosismi.
Fra i capolavori esposti ci sono
quattro importanti pale daltare, tre
delle quali firmate e datate: di Fede
Galizia il Noli me tangere (1616),
della maturit di Carlo Francesco
Nuvolone lAssunzione della Vergine (1648), ormai pienamente barocca, e di Giuseppe Nuvolone il
San Francesco in estasi (1650); di
Giovan Battista Crespi detto il Cerano invece il Cristo nel sepolcro,
san Carlo e santi (1610 circa), fino a
qualche mese fa in deposito presso
la chiesa milanese di Santo Stefano.
Accanto alla pala di Fede Galizia,
uno dei rari dipinti di grande formato
della pittrice milanese, nota soprattutto per la produzione di ritratti e
nature morte, viene presentato una
poco conosciuta tela di Agostino
Santagostino, Il congedo di Cristo

dalla madre, che con quella della


Galizia illustrava episodi della vita di
Maria Maddalena entro la distrutta
chiesa del monastero femminile agostiniano dedicato alla santa in Milano.
Lesposizione rende possibile proporre, anche se solo attraverso tre
opere, limportante serie oggi dispersa dei cicli di dipinti gi realizzati per la Sala dei Senatori in Palazzo Ducale (oggi Palazzo Reale) a
Milano. A dare inizio alla decorazione dellambiente era stata lAndata
al Calvario di Daniele Crespi, eseguita alla met degli anni venti, offerta al Senato dal cardinale Cesare
Monti, grande collezionista. Dal ciclo delle Storie della Passione di
Cristo,
provengono
lOrazione
nellorto di Giovanni Stefano Montalto e la Flagellazione di Giuseppe
Nuvolone, entrambe ancora nelle
ricche cornici dorate originali ed eccezionalmente presentate ora a
fianco dellopera del Crespi. Probabile ispiratore, se non diretto committente della decorazione della sala, con il ciclo della Passione e con
quello dedicato al tema delle Allegorie della Giustizia cristiana, era stato
Bartolomeo Arese, Presidente del
Senato di Milano (1660-1674), mecenate e protagonista della vita politica cittadina nei decenni centrali del
XVII secolo.
Il percorso espositivo comprende
altri dipinti di soggetto sacro di piccolo e medio formato, tra i quali si
segnalano il bozzetto per una pala
daltare nella Certosa di Pavia del
Morazzone (La Madonna del Rosario con san Domenico e due angioletti), la tavoletta di Cerano con San
Giorgio e il drago e la Nativit e adorazione dei pastori di Giuseppe
Vermiglio, espressione del realismo
lombardo di un pittore sensibile alla
rivoluzione caravaggesca.

Una nutrita sezione dedicata ai


ritratti e autoritratti, soprattutto di
pittori milanesi e lombardi, appartenuti al Gabinetto de ritratti costituito
da
Giuseppe
Bossi,
allinizio
dellOttocento segretario dellAccademia di Brera e tra i promotori del
museo stesso. Tra le opere degne
di nota vi sono il ritratto di gruppo
della famiglia Nuvolone, realizzato a
met del XVII secolo dai due fratelli
Carlo Francesco e Giuseppe, e
lAutoritratto di Giulio Cesare Procaccini, dipinto un anno prima della
morte nel 1624, ora presentati insieme ad altre opere, tra le quali la
coppia dipinta da Tanzio da Varallo
(considerati un tempo effigi dellartista e della di lui consorte) e il ritratto dipinto da Francesco Cairo del
pittore perugino e scrittore darte
Luigi Scaramuccia, appartenuti
anchessi al Gabinetto bossiano.
A completamento del percorso espositivo, dalla ricca collezione del
Gabinetto dei disegni della Pinacoteca di Brera si presentano otto importanti fogli di pittori diversi, tra i
quali spiccano Cerano, Morazzone
e il Moncalvo. Opere di grande interesse e pregio, accumunate da valori di fondo iscrivibili alla rinnovata
religiosit cristiana dopo la Riforma
protestante, e che fanno emergere
valori pittorici come le pennellate
dense e materiche e luso tutto scenografico degli effetti di luce.

Il Seicento lombardo a Brera. Capolavori e riscoperte a cura di Simonetta Coppa e Paola Strada fino
al 8 febbraio 2014 Pinacoteca di
Brera, sale XXX-XXXIV Orari: da
marted a sabato dalle 8:30 alle
19:15 (la biglietteria chiude alle
18.40). Biglietti Intero: 10,00, Ridotto: 7,00

Kandinsky e la nascita della pittura astratta


Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di
colori a prima vista casuali ma di
gran impatto visivo? C qualcosa
oltre la superficie del quadro? Per
rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti
pi significativi del secolo scorso:
Vassily Kandinsky.
Sono oltre 80 le opere in mostra,
tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizione che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie


artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto
di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della

Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.


Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle
prime opere lartista russo dimostra
una passione per il colore, le atmosfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di

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arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova
compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.

Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una
fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922
accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a
Dessau come insegnante. Dopo la
chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer
fortemente gli ultimi lavori dellartista.
Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.

In mostra sono presenti alcune delle


opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.
Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio
2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal
marted alla domenica: 9.30 - 19.30
gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

La genesi dellopera di Pellizza da Volpedo


Il Quarto Stato, opera che inizia
simbolicamente il percorso del Museo del 900, viene ora studiato e
indagato nella sua genesi lunghissima, dieci anni, che ha portato al
suo compimento definitivo. A cura di
Aurora Scotti, la mostra presenta
circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti
nello spazio mostre al piano terra
del museo e una radiografia a grandezza naturale dellopera.
Cos come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica
sottoscrizione - il Museo chieder ai
cittadini e ai visitatori di esprimere il
loro parere in merito a un eventuale
spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando cos l'atrio in sala museale.
Lartista, partendo da una formazione filosofico - storica, sente la necessit di trattare temi allora attuali
come le problematiche sociali e politiche dellItalia unita, in particolare
quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in
disegni e bozzetti ad olio realizzati
dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva
trattare temi di assoluta contemporaneit.
Il lungo iter progettuale dellopera
segnato da due tappe fondamentali:
Ambasciatori della fame (1892) e
Fiumana (1895-96). Una lunga elaborazione che rese lartista consapevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione
compositiva e tecnica, il cui sviluppo

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e
alcune analisi radiografiche.
La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo
e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di
antica data. Nella luce di un mattino
primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio,
Pellizza fece avanzare un gruppo di
lavoratori guidati da due portavoce
dal piglio deciso in primo piano e
affiancati da un ragazzo pi giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro
di pi grandi dimensioni, cercando
di mettere meglio a fuoco il gruppo
centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate,
adotta una tecnica divisionista a
piccoli punti e linee di colori disposti
in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il
punto di vista dallalto per una presa
diretta frontale dei suoi protagonisti:
numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due
capi della rivolta affiancati ora da
una donna con un bimbo in braccio,
ritratto di Teresa, moglie dellartista.
Di l a poco vedr la luce Fiumana, il
cui titolo allusivo allingrossarsi
della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntan-

do sulla diffusione del messaggio


idealmente rivolto a tutti i lavoratori
e sulladesione di massa ad esso.
Nel 1898 Pellizza decise di riaffrontare il tema su una tela ancora pi
grande, ricominciando a eseguire
disegni per tutte le figure e facendo
nel 1899 un nuovo bozzetto dalle
cromie calde e intense a cui diede
per titolo Il cammino dei lavoratori.
Ancora una volta alla rielaborazione
pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo
cambio dimpostazione, sostituendo
alla massa indistinta di lavoratori
una sequenza di uomini e qualche
donna disposti su pi file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavor incessantemente dal 1898 al 1901,
quando scelse di intitolarla Il Quarto
stato. La tela divenuta dunque il
simbolo della fiducia che il cammino
di lavoratori avrebbe portato ad un
futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del
Ventesimo secolo. Una mostra per
ripercorrere gli studi, i disegni e i
tentativi che hanno preceduto
lopera, divenuta un simbolo universale e che ora diventer uno dei
simboli di Expo 2015.
Giuseppe Pellizza da Volpedo e il
Quarto Stato. Dieci anni di ricerca
appassionata Museo del '900 Spazio mostre fino al 9 marzo 2014 Costo: intero 5, ridotto 3 Orari: lun.
14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e dom.
9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 - 22.30

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Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson


The Visitors, la mostra installazione
di Ragnar Kjartansson allHangar
Bicocca, una di quelle ormai rare
mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci
fanno sentire parte di qualcosa, di
unesperienza lirica ed emozionante.
Lartista islandese, gi affermato
sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la
musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in
scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014.
The Visitors, il cui titolo rimanda
allultimo e malinconico album degli
ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici
di Kjartansson, cantano e suonano
visivamente in contemporanea per
pi di unora, ognuno con il proprio
strumento, la stessa canzone, una
poesia intitolata Feminine Ways,
composta dallex moglie dellartista
e musicata da Kjartansson stesso.
I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri
dei Sigur Rs, sono ripresi da una
videocamera fissa, allinterno di nove stanze differenti, tutte parte di
una antica e malinconica dimora di
propriet della famiglia Astor,

nellUpstate di New York. In uno dei


video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono
presenti anche alcuni dei proprietari
stessi, che interpretano una sorta di
coro e di accompagnamento vocale.
Le nove tracce audio e video sono
girate separatamente, ma vengono
proiettate in contemporanea sui
grandi schermi, per far s che lo
spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperienza sensoriale. Non solo la melodia
straziante e commovente in alcuni
momenti, ma anche la fotografia
delle scene, che sembrano tableaux
vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa
situazione, estraniandolo totalmente
dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso.
Figura trainante dellintera opera
proprio lartista stesso, che canta,
accompagnato da una chitarra, in
una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a
questo improbabile e suggestivo
coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera.
Kjartansson non nuovo a questo
tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensa-

zioni e le connessioni psicologiche


che una melodia pu creare, larte
come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore
per la performance. Si potrebbe dire
molto altro. In realt meglio lasciar
la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo.
In contemporanea sar possibile
visitare la mostra Islands, di Dieter
Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi,
padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si
uniscono pittura, scultura, fotografia,
video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista.

Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al
5 gennaio 2014.
Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a
cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014
HANGAR BICOCCA via Chiese 2
Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,
Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

Il Museo un piccolo gioiello, per la


qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si

possono vedere a pochi centimetri


di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture
che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contempo-

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ranea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.
Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,

ricchissimo museo non potr che


andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della
prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre biso-

gnoso di restauro, che il Duomo


stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale
del 2004, e una monografica di
stampe al Museo del Novecento
questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di
Peter Brant. La mostra si presenta
subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di
Pittsburgh, comprendente alcune
delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie.
La mostra, curata da Francesco
Bonami e dallo stesso Peter Brant,
sar unoccasione interessante per
approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola,
di Andy Warhol, artista invece ben
pi complesso e tormentato. Peter
Brant, magnate americano, fu intimo
amico di Warhol, e ad appena
ventanni inizi a comprare i lavori
dellartista, partendo proprio dalla
famosa lattina di zuppa Campbell
riprodotta da Warhol.
Sar un legame lungo tutto una vita
quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero
e segnarono insieme i pazzi anni
60 e 70 della scena newyorchese.
Un sodalizio di vita e lavoro il loro,
che sfocer nella collaborazione
tramite la rivista Interview, fondata
dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa
editrice dopo la morte dellamico,
avvenuta nel 1987 in seguito ad
unoperazione chirurgica finita male.
La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione

warholiana. Attraverso un percorso


cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini
tragiche o destini infelici. Come a
dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.
Una presa di coscienza di quello
che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
mai criticare. Anzi. La pop art di
Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo
smodato o il capitalismo. Warhol
stesso ci era cresciuto, e la cosa pi
naturale per lui era proprio partire
da quello che conosceva meglio e
che poteva riguardare tutti. Senza
messaggi nascosti o significati troppo profondi.
Oltre ai famosi Flowers multicolor e
ai ritratti di Mao, paradossale vera
icona pop, la mostra propone anche

le rielaborazioni che Warhol fece di


un grande classico come lUltima
Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle
polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi
amici Mick Jagger, Diana Ross e
Jane Fonda. Tutti presenti in mostra.
Emerge cos un Warhol non solo
mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in
cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma
anche un Warhol pi introverso,
spaventato forse da quella celebrit
raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti
vittima di un tentato omicidio, per
mano di una femminista, e dal quale
si salv per miracolo nel 1968.
Vittima di un diverso colpo di arma
da fuoco fu invece una delle opere
pi famose di Warhol, una Marilyn
blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza
motivo da unamica dellartista nel
1964. Da quella data lopera venne
chiamata, per lappunto, Blue Shoot
Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui
osservava quasi in disparte, dietro i
suoi occhiali da sole e al riparo di
una parrucca argentata.

Warhol, dalla collezione Peter


Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30
Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30
Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50
euro.

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di
Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti
del secolo scorso? Sono solo alcuni
dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con
80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi
e che ripercorre la storia del ritratto
dallinizio del 900 ai (quasi) giorni
nostri.

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

Il ritratto una delle forme darte pi


antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda
dellepoca e delle classi dominanti.
Dallarte egizia al Rinascimento,
dalla nascita della borghesia alla
ritrattistica ufficiale, il ritratto stato
veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel
'900? Il ritratto sembra essere giun-

to alla resa dei conti con la grande


invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte
lo ha condotto allemarginazione dal
punto di vista utilitario, dallaltra ne
ha fatto riscoprire anche un nuovo
utilizzo e un nuovo potenziale, come
si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800.
Il 900 stato il secolo difficile, nella
storia come nellarte. Gli artisti, te-

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stimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il
volto umano delle persone, ed ecco
allora che ne rappresentano il volto
tragico. La nascita della psicanalisi
di Freud, lannientamento dellIo
singolare a favore di un Io di massa
portano a rivoluzionare il ritratto,
che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto
rappresentazione intima e interiore
del soggetto.
Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano
dalla realt, i soggetti non sono pi
seduti in posa nello studio
dellartista ma vengono copiati da
fotografie prese dai giornali, dando
vita a opere fino a qualche anno
prima impensabili, di grande rottura

e scandalo. Picasso (in mostra con


3 lavori) docet.
La mostra, curata da Jean-Michel
Bouhours, conservatore del Centre
Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici
o estetici. I misteri dellanima,
lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte
dopo la fotografia coinvolgeranno il
visitatore in questa galleria di opere
che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti;
passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo
tra futurismo e cubismo di Severini;
senza dimenticare i dipinti stranianti
di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mez-

zo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse.


In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti
impazzano sui social network, la
mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch
questa fame di immagini ci , forse, scaturita.

ll Volto del '900. Da Matisse a


Bacon - I grandi Capolavori del
Centre Pompidou Palazzo Reale
Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato:
9.30-22.30

LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Frdric Gros
Andare a piedi
Filosofia del camminare
Garzanti, 2013
pag. 227, euro 14,90
Il camminare come autentico esercizio spirituale, come gesto di libert
sospensiva della mente capace di
innescare riflessioni e pensieri nuovi. questo linteressante tema del
libro di Frdric Gros che alla sua
uscita in Francia diventato subito
un sorprendente bestseller quasi
che si trattasse di un concetto rivoluzionario. E forse, a dispetto della
reputata dimensione filosofica della
scuola greca dei Peripateci in qualche modo potremmo dire che lo .
Perch lautore, docente di filosofia
allUniversit di Parigi XII e
allIstituto di Studi Politci di Parigi,
studioso ed esperto dellopera di
Michel Foucault, contraddicendo la
velocizzazione del mondo contemporaneo e i valori convulsi della societ occidentale, promuove lelogio
della lentezza.
Camminare, dunque, lazione pi
semplice, pi naturale del mondo
come mangiare, respirare, eppure
capace di aprire la porta a uninfinit
di stimoli per il corpo e per la mente.
Gros, filosofo e naturalmente convinto camminatore, con un linguaggio originale, chiaro e allo stesso
tempo appassionato, descrive le
virt dellandare a piedi e per farlo

arricchisce le proprie considerazioni


personali ripercorrendo le esperienze dei tanti, celebri filosofi, poeti e
letterati che nel corso della storia
hanno fatto del camminare una occasione di meditazione, il perfezionamento dei propri pensieri.
Ciascuno con un proprio intento:
dalle meditazioni filosofiche di
Rousseau e di Kant, alla visionariet febbrile di Rimbaud, dalle passeggiate stupefatte di Proust al vagabondare malinconico di Nerval,
dalla mistica del marciare come
strumento di ribellione non violenta
di Gandhi, al camminare di Henry
David Thoreau come disobbedienza
civile, esperienza di verit e resistenza. Gros, insomma, in modo
dotto, eppure mai noioso, spiega
quanti molteplici significati ed effetti
possa implicare questo semplice
gesto.
Camminare - scrive lautore - non
uno sport. Lo sport una faccenda di tecniche e di regole, di risultati
e di competizione che richiede un
lungo apprendistato, mettere un
piede davanti allaltro un gioco da
bambini ... occorrono due gambe, il
resto inutile. Ma camminare, sottolinea Gros, offre lopportunit di

accedere a un livello esperienziale


diverso, dove nella ripetizione,
nellapparente monotonia, nellassuefazione del corpo alla coordinazione del movimento e del respiro,
si arriva a liberare la testa e a entrare in comunicazione con se stessi.
Si tratta di mettere un piede davanti
a un altro, un passo dopo laltro, per
compiere un percorso durante il
quale corpo e anima dialogano armonicamente. Dunque camminare
senza necessariamente arrivare a
una meta, perch il senso sta tutto
nellandare, la sua bellezza nellentrare in sintonia con la forza del paesaggio circostante e con se stessi.
Nella visione lucida ed entusiasta di
Gros, che si compia in citt o in
campagna durante unescursione o
in pellegrinaggio, camminare trasforma, affina il sentire, si fa metafora della vita. Un atto zen, si potrebbe dire, in grado di attivare quelle
risorse interiori che troppo spesso
vanno perse, direbbe Kavafis, nel
troppo commercio con la gente, con
troppe parole in un viavai frenetico.
Daniela Muti

CINEMA

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

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questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi


rubriche@arcipelagomilano.org
Nebraska
di Alexander Payne [USA, 2013, 110']
con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb
Pap ti sarebbe piaciuto da giovane avere una fattoria? Non me lo
ricordo, e poi adesso non ha nessuna importanza.
sul filo della dimenticanza, ma
anche della ostinata determinazione
a raggiungere una destinazione finale (simbolica e reale) che il film di
Alexander Payne, in concorso
allultimo Festival di Cannes, racconta la storia di Woody Grant (Bruce Dern, classe 1936), un vecchio
semi alcolizzato e scorbutico convinto di aver vinto alla lotteria un milione di dollari.
Woody vuole raggiungere Lincoln,
nel Nebraska per ritirare il suo premio. Il Nebraska, terra arsa, arida,
spoglia, di grandi pianure da raccontare in bianco e nero perch solo il chiaroscuro d ragione alle facce iperrealiste di una umanit ai
margini: giovani obesi, vecchi rimbecilliti da televisione e birra, donne
che con un minimo buon senso cercano di tenere insieme vite senza
scopo.

Il figlio David, interpretato da Will


Forte, asseconda il capriccio del
padre e lo accompagna in questo
viaggio apparentemente assurdo e
quanto mai paradossale: raggiungere qualcosa che di fatto non esiste.
questo non scopo che in realt
sottende tutti gli scopi possibili, e
David coglie cos l'occasione per
vivere quel padre da vicino, le sue
ragioni, e la destinazione finale, in
fondo quella vera e unica: la morte
a cui tutti in qualche modo alla fine
ci prepariamo.
Il film la racconta nei piccoli gesti
stanchi e crepuscolari del padre,
nelle pieghe del suo volto scavato,
nelle camicie stropicciate e nei confusi ricordi. E ancora nei vecchi conoscenti, nella meschinit dei parenti e amici mossi solo dalla mortifera pretesa di mettere le mani sulla
presunta vincita.
Nebraska mette in scena anche la
grande illusione del grande sogno
americano, di una America per
spettrale, vinta dalla morsa della
crisi e dalla fatica di trovare una ra-

gione per continuare. David sta in


tutto questo scenario come il figlio
prezioso e umano che cerca, e trova alla fine del viaggio proprio nel
suo vecchio padre incerto e senza
direzione, una eredit pi' preziosa
del denaro: le ragioni della propria
vita.
Il colpo di scena finale, la grande
parata, la certezza che la vita fino
alla fine, ci regala delle inaspettate
sorprese.
Il film candidato a numerosi Osca,
regia, film, sceneggiatura originale,
attrice non protagonista, ma noi tifiamo per Bruce Dern, indimenticato
protagonista in giovent con Nicholson de Il Re dei Giardini di Marvin,
e con questo film premiato con la
Palma doro a Cannes come migliore interprete.
Senza la sua faccia, la sua camminata, il suo sguardo perso ma terribilmente diretto, e i suoi gesti precisi
e minimali, il film non sarebbe lo
stesso.
Elvira Madigan

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
Boloj, Opra e Scala: Gran Gala a Milano
Ieri 3 febbraio il Teatro alla Scala ha
ospitato gli allievi di due delle pi
prestigiose accademie di danza al
mondo, gli allievi della Accademia
Coreografica Nazionale di Mosca
(meglio nota come Accademia del
Teatro Boloj) e gli allievi della
Scuola di Danza dellOpra National
di Parigi, che hanno danzato insieme agli allievi dellAccademia del
Teatro alla Scala di Milano un gala
per festeggiare i 240 anni della fondazione dellAccademia del Boloj.
La serata ha presentato un programma deccezione tratto dal repertorio classico e da quello contemporaneo sulle note dellOrchestra dellAccademia della Scala diretta da David Coleman.
Hanno aperto il gala gli allievi scaligeri con la suite - ormai classica del
loro repertorio - tratte da Paquita di
Marius Petipa, nelle riprese coreografiche della Maestra Tatjana Nikonova. seguita la muscolare coreografia The Unsung di Jos Limn
(messicano, naturalizzato statunin. 05 VI - 5 febbraio 2014

tense), danzata da soli uomini e dedicata alla non cantata situazione


dei Nativi americani. Il titolo non
cantato (un-sung in inglese) potrebbe
far
riferimento
anche
allassenza di musica, solo i passi
dei danzatori tengono il tempo e
fanno musica, come nelle tradizionali danze amerindie.
In mezzo il festeggiato, gli allievi
del Boloj si sono esibiti nel difficile
ed elegantissimo Adagio della rosa,
tratto dalla festa di compleanno di
Aurora nel primo atto della Bella
addormentata di ajkovskij, nella
versione classica di Marius Petipa. Il
virtuosismo e la precisione che ha
sempre contraddistinto la scuola
russa hanno dato sfoggio anche tra
i ragazzi, che hanno reso bene il
clima della fiaba di Perrault. Sulle
note barocche di Bach gli allievi
moscoviti hanno danzato morbidamente e poeticamente la coreografia di un ex allievo Scala, Davide
Bambana, dal titolo Fragment from

Cembalo Concerto, creata nel 2006


per il New York City Ballet.
A loro hanno fatto seguito gli allievi
dellOpra con il famosissimo pas
de quatre dei piccoli cigni - quello in
cui le quattro ballerine tenendosi
incrociate per mano danzano un
piccolo allegro - tratto dal secondo
atto del Lago dei cigni di ajkovskij
nella versione a lieto fine di Vladimir Bourmeister, la versione che pi
appartiene al repertorio scaligero,
seconda solo a quella di Nuriev.
Lo scettro ripassa allAccademia
ospite con il difficilissimo gran pas
damour di Marius Petipa dal secondo atto del Corsaro (meglio noto
come Le Corsaire Pas de deux),
pieno di virtuosismi, nessuno dei
quali stato scontato ai due giovani
interpreti dellAccademia del Teatro
alla Scala.
Infine, il direttore della scuola scaligera, Frdric Olivieri, ha ideato il
Gran finale sulle musiche di Carl
Czerny, in cui hanno preso parte

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tutti gli allievi delle tre prestigiose
accademie.
Lo spettacolo stato una grande
occasione per vedere il lavoro che
si svolge nelle accademie di danza,
il grande impegno che prende e il
professionismo dei giovani e giovanissimi allievi e apprendisti danzatori. Linternazionalizzazione un elemento chiave nel mondo dello
spettacolo, del teatro dopera e della
danza in particolare, che fin dagli
albori nella mobilit ha visto la sua
chiave di forza. Il legame che lega
La Scala allOpra e al Boloj pi

antico e intricato di quello che si


immagina. Per lOpra (francese) il
suo repertorio quello di Nuriev
(russo) e viceversa per gli ex Teatri
Imperiali, Mariinskij e Boloj, (russi)
il repertorio quello di Petipa (francese); per Opra e Boloj il Maestro di danza Enrico Cecchetti (italiano e scaligero di adozione); alla
Scala (italiana) il direttore della
scuola Olivieri (francese) e quello
del corpo di ballo Machar Vaziev
(russo). Insomma, un grande mescolamento di arte e di lingue, che
forse sarebbe stato interessante (e

pi semplicemente bello) evidenziare con pi coreografie, magari create ex novo, proprio per esaltare gli
scambi e il lavoro comune tra gli allievi delle tre scuole. Era infatti divertente nei giorni scorsi vedere sui
social network come gli allievi delle
tre scuole si spiassero a vicenda,
pubblicando le foto di backstage, di
sala prove o anche le lezioni che gli
allievi parigini, moscoviti e milanesi
svolgevano assieme.
Domenico Giuseppe Muscianisi

GALLERY

VIDEO

ANDRE RUTH SHAMMAH: QUANDO CI SAR EXPO IO ME NE VADO


http://youtu.be/_MfnFUHmfM4

n. 05 VI - 5 febbraio 2014

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