L L E E P P I I B B E E L L L L E E P P O O E E S S I I E E D D A A M M O O R R E E D D A A T T U U T T T T O O I I L L M M O O N N D D O O
(142 testi poetici)
Lamore una grazia. (Susanna Agnelli)
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INDICE
Ho accolto tra le poesie alcuni testi di canzoni in rappresentanza di un immenso repertorio popolare che, nei modi e nelle forme che gli sono peculiari, d una valida risposta al naturale e insopprimibile bisogno di poesia.
Sono contrassegnate con un asterisco * i testi di immediata suggestione e presa emotiva.
ANONIMO SUMERO Canto damore pag. 7 ANONIMO EGIZIO Lamento di Iside 9 ANONIMO EBREO La bellezza della sposa 10 SU WU *A sua moglie 12 SAFFO Un dio mi sembra luomo 13 *A Gngila 14 Vorrei veramente essere morta 15 CATULLO *Viviamo mia Lesbia ed amiamo 17 Povero Catullo basta con le follie 18 Odio e amo 19 QAYS Risplendi o Layl 20 WALLADA Torneremo insieme? 22 DANTE ALIGHIERI Tanto gentile 23 FRANCESCO PETRARCA Chiare fresche e dolci acque 24 LOUISE LAB Deh sio potessi vivere 25 WILLIAM SHAKESPEARE Sonetto LXXV 26 ANTON MARIA LAMBERTI La biondina in gondoeta 27 ELIZABETH B. BROWNING vero il grande amore 28 GIOSUE CARDUCCI I voti dellamore 30 Panteismo 31 Qui regna amore 32 Primavera classica 33 ABORIGENI AUSTRALIANI Canto damore 35 INDIANI DAMERICA *Risveglio 36 *Invito notturno 37 Bellezza della mia donna 39 DONNA PIGMEA *Compianto funebre 40 ANONIMO GIAPPONESE *Dolore 41 JOHANN WOLFGANG VON GOETHE Or quale amica sua ti vedo apparirmi 42 Faustina 43 Sempre tra le mie braccia 44 HEINRICH HEINE Lungi lungi 45 TAGORE *Il tuo amore 46 La storia dei nostri cuori 47 Un tocco fugace 48 I lacci della tua dolcezza 49 GABRIELE DANNUNZIO La figlia di Iorio (estratto) 50 EDGAR LEE MASTERS Paul McNeely 53 APOLLINAIRE Mia Lou stasera m'accuccer nelle trincee 54 Piccola Lou malgrado tutto conosco la tua dolcezza . 55 JUAN RAMON JIMENEZ Ti riconobbi, perch guardando l'orma 56 *Bacio damore 57 Taci! Gusta lo zenit 58 4
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Rampicanti pag. 59 Nel nostro amore, la pena e la gioia 60 Non spegnere la luce... 61 UMBERTO SABA Guarda l quella vezzosa 62 *Bocca 63 Ed amai nuovamente e fu di Lina 64 *Sovrumana dolcezza 65 Amore 66 L'autunno 67 VINCENZO CARDARELLI *Attesa 68 DIEGO VALERI *Milano 69 Che abbiamo fatto, amore? 70 Perch mi sei presso 71 Tu corpo senza peso paurosa dolcezza 72 Sequenza per un'ombra 73 (Grazie dei fior) 74 GIUSEPPE UNGARETTI Dove la luce 75 BIAGIO MARIN Passa pei vogi tovi 77 AHMAD ZAKI ABU SHADI Eterna unione 78 VLADIMIR MAJAKOVSKIJ Liliska! 79 Marina da guerra in amore 81 LOUIS ARAGON Le mani di Elsa 82 Elsa allo specchio 83 JACQUES PREVERT *I ragazzi che si amano 84 *Tre fiammiferi (Paris at night) 85 *Alicante 86 Il giardino 87 *Sabbie mobili 88 Per te amore mio 89 *Barbara 90 Prima colazione 92 NAZIM HIKMET *Anima mia 93 Benvenuta, donna mia 94 I tuoi occhi 9 5 Sono cent'anni 9 6 La mia donna venuta con me 97 RAYMOND QUENEAU Luomo del tramvai 98 (Rose rosse) 99 PABLO NERUDA Sonetto XI 100 Sonetto XII 101 Sonetto XLVII 102 Sonetto LXXXIX 103 *In te la terra 104 *Se tu mi dimentichi 105 WYSTAN H.. AUDEN Blues in memoria 107 ARSENIJ A. TARKOVSKIJ I primi incontri 108 CESARE PAVESE *You, wind of March 110 *La luce dei tuoi occhi 112 ATTILIO BERTOLUCCI La neve 113 La fidanzata 114 Le farfalle 115 ANNA MARIA ORTESE Mentre mio padre moriva ti vidi per la prima volta 117 PIERRE DELANOE *Et maintenant (E adesso) 118 5
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GEORGES BRASSENS Nellacqua della chiara fontana pag. 119 MARGHERITA GUIDACCI *Prima del nostro incontro 120 *E come una mancanza di respiro 121 PINO RUFFO Natura morta 123 BLAGA DIMITROVA *Abbraccio 124 *Notti bianche 125 *Mattino 126 Senza amore 127 GERVASIO BELLINATO *Lettere alla moglie 128 WISLAWA SZIMBORSKA Accanto a un bicchiere di vino 130 AUTORE SCONOSCIUTO *Anello nuziale 131 GIORGIO CALABRESE *E se domani 132 ADONIS Uno specchio per Khlida 133 ALDA MERINI Quando tu non ci sei 134 *Lettere 135 *Genesi 136 GINO PAOLI *Il cielo in una stanza 137 MUHAMMAD AL-MAGHUT Malinconia al chiaro di luna 138 MOGOL *Acqua azzurra acqua chiara 139 UNSI L-HAGG Dialogo 141 BELLA ACHMADLINA *La tua casa 142 Io pensavo che tu eri il mio nemico 144 BIANCAMARIA FRABOTTA Quasi che il sonno l'uno all'altra 145 ELENA CLEMENTELLI Storia d'amore 146 Duello al tramonto 147 MOGOL *Limmensit 148 SEAMUS HEANEY Commiato 149 FABRIZIO DE ANDR *Marinella 150 MARIANNA BUCCHICH Lintrusa 151 Il tempo dei desideri 152 VALERIO NEGRINI Infiniti noi 153 RENATO ZERO I migliori anni della nostra vita 154 ANTONIO GIAROLA Sei il mio fiore 155 MARIA TERESA MANCINI Ancora non ti conosco 156 Il sentiero del vento 157 Tremava lombra 158 CLAUDIO BAGLIONI *Questo piccolo grande amore 159 CARLA BARONI *XI Venere vedi come sei malvagia 161 XXI S fummo i soli esseri del tempo 162 XXIXIo ricordo che non ti dissi t'amo 163 L Mi son svegliata, ero nel mio letto. 164 ENRICO RUGGERI *Quello che le donne non dicono 165
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La felicit amore, nient'altro. (Hermann Hesse) 7
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SPOSA SUMERA DEL 2000 a. C.
Con il canto di una sposa felice si aprono queste pagine di poesia damore. Per una fortunata coincidenza queste parole d'amore e di felicit si presentano agli esordi della civilt quasi come un riflesso d'un amore coniugale quale dovette essere, se mai fu, quello di chi visse nell'Eden. Fu cantato da una sposa per il proprio marito, il re Shu-Sin, che fu signore del paese di Sumer circa quattromila anni fa.
Canto d'amore
Sposo, caro al mio cuore, grande la tua bellezza, dolce come il miele, leone 1 , caro al mio cuore, grande la tua bellezza, dolce come il miele.
Tu mi hai affascinata, lascia che io resti tremante davanti a te; sposo, io vorrei essere condotta da te nella camera da letto. Tu mi hai affascinata, lascia che io resti tremante davanti a te, leone, io vorrei essere condotta da te nella camera da letto.
Sposo, lascia che ti accarezzi; la mia carezza sapiente pi saporosa del miele, nella camera, colma di miele, godiamo della tua stupenda bellezza. Leone, lascia che ti accarezzi, la mia carezza sapiente pi saporosa del miele. Sposo, tu hai preso piacere da me: dillo a mia madre, e lei ti offrir leccorne, dillo a mio padre e lui ti offrir dei doni.
La tua anima, io so dove allietare la tua anima; sposo, dormi nella nostra casa fino all'alba, il tuo cuore, io so dove rallegrare il tuo cuore; leone, dormi nella nostra casa fino all'alba.
Tu, poich mi ami, dammi, ti prego, le tue carezze, 8
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mio signore dio, mio signore protettore, mio Shu-Sin che rallegri il cuore di Enil, dammi, ti prego, le tue carezze.
1. Metafora: forte come un leone
(Da CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI)
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ANONIMO EGIZIO DEL 1000 a. C.
(Testo rituale egizio che faceva parte della liturgia nella celebrazione del culto della dea Iside)
LAMENTO DI ISIDE
Vieni a casa tua, vieni a casa tua, o dio On !* Vieni a casa tua, tu che non hai nemici. O bel giovane vieni a casa tua per vedermi. Io sono la tua sorella che tu ami: tu non devi scostarti da me. O bel ragazzo, vieni a casa tua. Io non ti vedo ed i miei occhi ti desiderano. Vieni a quella che ti ama, Wennofre, tu beato ! Vieni alla tua sorella, vieni alla tua consorte, tu stanco di cuore. Vieni alla signora della tua casa. Io sono la tua sorella della tua stessa madre, tu non devi stare lontano da me. Gli dei e gli uomini hanno vlto a te il loro viso e ti piangono insieme. Io ti chiamo e piango, che s'oda fino al cielo. Ma tu non odi la mia voce; eppure io sono la tua sorella che amavi sulla terra: tu non amavi nessuna all'infuori di me, fratello mio, fratello mio!
*Osiride, marito della dea Iside
(Da CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI)
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ANONIMO DELLANTICO TESTAMENTO
La bellezza della sposa
LO SPOSO
Bella, tutta sei bella, amica mia, non c' difetto in te. Vieni con me dal Libano, sposa mia, vieni, vieni dal Libano.
Scendi dalla vetta dell'Amana, dalle cime del Senir e dell'Hermon, dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi.
Mi hai fatto impazzire, sposa mia, sorella, con un solo sguardo mi hai fatto impazzire, con una sola perla del tuo collo.
Come dolce il tuo amore, sposa mia, sorella, pi inebriante 'del vino il tuo amore e la fragranza del tuo profumo il pi soave degli aromi.
Stillano miele le tue labbra, sposa mia, miele e latte la tua lingua e profumo del Libano impregna le tue vesti.
Tu sei un giardino recinto, sposa mia, sorella, una sorgente chiusa, una fonte sigillata.
I tuoi germogli un orto di melograni, di alberi con frutti squisiti di fiori di Cipro, di nardo,
nardo e croco, cannella e cinnamomo, di tutti gli alberi d'incenso, di mirra e d'alo con gli aromi pi delicati. 11
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Una fontana di giardino, una polla d'acqua viva, un ruscello che scende dal Libano.
LA SPOSA
Levati aquilone 1 , vieni austro 2 , spira nel mio giardino, cola il tuo balsamo.
Entri il mio amore nel suo giardino a gustare la delizia dei suoi frutti.
( 1 - 2 sono vnti.)
(Dal CANTO DEI CANTICI, In <<CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI>>)
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SU WU (Poeta cinese vissuto tra il primo e il secondo secolo a.C.)
A sua moglie
Dacch intrecciammo i capelli e fummo sposi Il nostro amore non fu spezzato da dubbi. Restiamo dunque allegri per questa notte tra feste e giochi; finch il buon tempo dura.
A un tratto mi torna in mente la via da percorrere, balzo dal letto e m'affaccio sul davanzale. Le stelle e i pianeti sono tutti sbiaditi nel cielo, lunga, lunga la strada non posso restare. Vado a servire sul campo di battaglia senza sapere quando ritorner. Ti tengo la mano; con solo un profondo sospiro - pi tardi il pianto quando saremo divisi. Goditi intanto i fiori di primavera ma non scordare il nostro tempo d'amore. Sappi che se son vivo ritorner, se muoio saremo ancor nel pensiero uniti.
(Da CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI)
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SAFFO (poetessa greca del VII VI sec. av. Cristo)
Un dio mi sembra luomo
Un dio mi sembra luomo che seduto di fronte a te tascolta gi rapito mentre tu parli dolcemente, e ridi dugual dolcezza. Questo mi fa balzare in petto il cuore; cos ogni volta che ti vedo , voce alle labbra non sale, ma la lingua ecco si spezza ed un fuoco sottile per la pelle serpeggia e dimprovviso pi non vedo nulla cogli occhi, e paiono le orecchie sorde rombare, sudore freddo avvolge le mie membra, un tremito mi scuote, e pi dellerba verde divento, e non lungi da morte esser mi pare...
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SAFFO (poetessa greca del VII VI sec. av. Cristo)
A Gngila
O mia Gngila, ti prego: metti la tunica bianchissima e vieni a me davanti: intorno a te muovi desiderio d'amore.
Cos adorna, fai tremare chi guarda; e io ne godo, perch la tua bellezza rimprovera Afrodite.
Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo, e ogni mormorio perfido dei vecchi valga per noi la pi vile moneta. Il giorno pu morire e poi risorgere, ma quando muore il nostro breve giorno, una notte infinita dormiremo. Tu dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille, e quindi cento, quindi mille continui, e quindi cento. E quando poi saranno mille e mille, nasconderemo il loro vero numero, che non getti il malocchio linvidioso per un numero di baci cos alto.
Povero Catullo, basta con le follie, ci ch' finito, convinciti, finito! Un tempo brillarono per te limpidi giorni, quando correvi dove voleva la fanciulla da te amata come nessuna sar mai amata. E l, quante dolcezze nei giochi d'amore, che tu volevi, allora, e lei non rifiutava. Davvero brillarono per te limpidi giorni! Ma ora non vuole pi, e tu cerca di vincerti, e mostrati indifferente come lei, e non seguire i suoi passi se ti fugge, e non tormentarti pi, ma, ostinato, resisti. Addio, fanci ull a, ormai Catul l o deci so, non torner a cercarti, non ti vuole per forza. Ma tu soffrirai , se non sei desiderata. Ti pentirai, perfida! Che vita sar la tua? Chi, ora, verr da te? E per chi sarai bella? E chi amerai? E di chi si di r che tu
sei? Chi bacerai ? A chi morderai l e l abbra? Ma tu, Catullo, ostinato, resisti.
<<La storia d'amore tra il poeta Qays e sua cugina Layl divenuta una leggenda tramandata nei secoli. II giovane Qays s'innamor di sua cugina Layl e incominci a scriverle dei versi d'amore. Un giorno l'incauto innamorato, in preda all'entusiasmo della passione, annunci pubblicamente l'identit della sua amata, trasgredendo cos una norma di discrezione della societ beduina che vietava l'ostentazione dei propri sentimenti in pubblico e la dichiarazione del nome della persona amata. La storia d'amore si mut in tragedia: la dichiarazione di Qays compromise l'onore di Layl, la quale venne ritenuta harm, proibita. Solo un altro uomo che, sposando legittimamente Layl, l'avesse dichiarata pura, avrebbe potuto dissipare ogni sospetto sull'integrit della fanciulla. Layl and pertanto in sposa a un altro uomo, mentre il giovane Qays cominci a errare nel deserto, conducendo una vita solitaria, e sfog nella composizione di poesie la sua passione mai esaurita. >>
Risplendi o Layl
Risplendi, o Layl, quando ormai l'ora che all'orizzonte gi cala la luna. Sorgi, quando nel ciel tarda l'aurora: la luce e i raggi che il sole aduna
splendono in te ma il sole non ricuce col filo dei tuoi denti il tuo sorriso. Di luna e sole insieme tu hai la luce, essi non hanno gli occhi che ha il tuo viso.
Se hai tu della luna il bianco brillante, essa non ha il tuo collo n il tuo seno, e il sole mattiniero, s splendente, non ha il tuo sguardo, di languore pieno.
Donde esso mai potrebbe trarlo seco? donde trarrebbe la grazia infinita di Layl, quando, il volto chino e sbieco, ha gli occhi di un'antilope impaurita?
Non so se il suo sorriso non somigli di pi, con i suoi bianchi denti ascosi, 20
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di GarWal-Muradayri' ai noti gigli 20 o a ricche perle, gioielli preziosi.
Ed tanto gentile la mia amica, s delicata e dalle carni belle, che se solo la sfiora una formica le lascia impresso un segno sulla pelle.
Ed il suo incedere s delicato, che con piccoli passi ella s'avanza, serrati che le si misura il fiato, graziosi che somigliano a una danza.
Ed s debole che se si china, 30 ella, con grazia e tenerezza enorme, teme-che la sua taglia troppo fina dei fianchi lasci intraveder le forme.
Mamma gazzella ormai pi non si cura, ch al materno zelo non ritorna, del cucciolo dalla zampa insicura, che presso al-'Aqqayn 2 vive e soggiorna.
Ma del terreno umido ed ameno la primavera lo splendor ravviva, cos da un nembo gi carico e pieno la prima pioggia finalmente arriva.
Nei pressi delle alture di Layl, una sera facciamo sosta sulle lande riarse l dove il suo accampamento era, ma le cui tracce sono ormai scomparse.
La nuvola rigonfia d'acqua gronda due piogge sopra il campo abbandonato: la prima mattutina, e la seconda mentre partiamo, al suono di un boato.
Sopra il prato di lavanda soffia la brezza, e sopra i fiori aulenti, e ovunque intorno, e sull'intera landa verdeggiano le foglie rilucenti.
Gi sul fare della sera sentiamo dei profumi in lontananza 21
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' Luogo rinomato per una sorgente d'acqua. che, poi che viene ormai la notte nera, si fondono in un'unica fragranza.
Oscillano di Layl gli occhi lassi, come chi con fatica passa un ponte: ella non sa se invertire i passi 60 o delle mandrie se seguir le impronte.
Ma, devo dir, la cosa sua pi bella, che pi di tutto ispira in me il desio, quando, nel durar del viaggio, ella si volta, ed il suo sguardo incrocia il mio
e sul mio volto languido si posa ed i miei occhi piangono d'amore, dalle palpebre mie stillano a iosa lucide perle colme di languore.
Sol la sua luce ho visto, solo questa, 70 solo il suo occhio luminoso e bruno, ma dell'accampamento ci che resta non vidi, e ora non ho ricordo alcuno.
Gli occhi incavati e la polvere in faccia, per darle aiuto ogni donna anziana solleva Layl sulle proprie braccia per porla poi, piangente, in carovana.
Sempre lodato son per la pazienza con cui sopporto questa sofferenza ma per la passione in me non v' pazienza.
(Trad. R. La Scaleia) 22
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WALLADA (poeta arabo, Cordova ? - 1091)
Torneremo insieme?
Torneremo insieme dopo la separazione? Tutti gli innamorati piangono le loro pene! Le ore dell'incontro invernale veloci son passate, su ardenti braci di desiderio sono consumata! Altro non potrebbe essere: da te sono separata! Quel che temevo il rapido destino mi ha portato! Passano le notti, ma la separazione infinita; schiava di passione neanche la pazienza mi ha liberata. Che Dio asperga la terra che ti ha rifugiato con piogge abbondanti e copiosamente versate!
(Trad. L. Bariani) 23
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DANTE ALIGHIERI (1265-1321)
Tanto gentile e tanto onesta pare
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quandella altrui saluta, chogne lingua deven tremando muta, e li occhi no lardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare, benignamente dumilt vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi s piacente a chi la mira, che d per li occhi una dolcezza al core, che ntender no la pu chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien damore, che va dicendo a lanima: Sospira.
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FRANCESCO PETRARCA (1304-1374)
Chiare, fresche e dolci acque
Chiare, fresche e dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir' mi rimembra) a lei di fare al bel fianco colonna; erba e fior' che la gonna leggiadra ricoverse co l'angelico seno; aere sacro, sereno, ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse: date udenza insieme a le dolenti mie parole estreme.
Da' be' rami scendea (dolce ne la memoria) una pioggia di fior' sovra 'l suo grembo; ed ella si sedea umile in tanta gloria, coverta gi de l'amoroso nembo. Qual fior cadea sul lembo, qual su le treccie bionde, ch'oro forbito e perle eran quel d a vederle; qual si posava in terra, e qual su l'onde; qual con un vago errore girando parea dir: - Qui regna Amore.
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LOUISE LAB (Poetessa francese 1524 1566)
Deh, sio potessi vivere
Deh, sio potessi vivere fin da oggi, domani e sempre, tra le sole braccia delluomo amato, e segli mi dicesse stringendomi al suo petto: O amica cara, amiamoci fra noi, ben soddisfatti luno dellaltra, senza che pi nulla possa in vita dividerci ; se, al colmo del possesso tra noi, mentre lo tengo stretto al pari delledera e del fusto, la morte invidiosa ci strappasse luno allaltra per sempre, allora, al colmo dei nostri amplessi, esalerei lo spirito mio sulle labbra sue, fino a morirne duna felicit che non ha nome.
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WILLIAM SHAKESPEARE (1564-1616)
LXXV
Tu sei per i miei pensieri come il cibo per la vita, o come per la terra le dolci piogge di primavera, e per amor tuo sostengo una lotta come l'avaro con le sue ricchezze: Ora orgoglioso possessore, e quindi affranto che i tempi ladri gli rubino il suo tesoro; ora contando solo di stare con te, e ora preferendo che anche altri partecipino delle mie conquiste; Qualche volta deliziato della tu vista, e poco dopo affamato di un tuo sguardo; non possedendo n cercando altra gioia che quella che tu dai o che da te io spero.
E cos, giorno dopo giorno, languisco e sono sazio, di tutto disponendo, e tutto desiderando.
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ANTON MARIA LAMBERTI (poeta veneziano 1757-1832)
La biondina in gondoeta
La biondina in gondoeta laltra sera g men, dal piasser la povareta la sha in boto indormens.
La dormiva su sto brasso, m ogni tanto la svegiava, m ogni tanto la svegiava.
E a barca che ninava la tornava a indormensar, e a barca che ninava la tornava a indormensar.
Contemplando fisso, fisso, e fatesse del mio ben, quel visetto cuss slisso, quea bocca e quel bel sen
mi sentiva dentro al petto una smania, un missiamento, una smania, un missiamento.
Una specie de contento che no' so come spiegar, una specie de contento che no' so come spiegar.
M stuf, oh finalmente, de sto tanto so' dormir, e g fato da insoente, no m' ' vudo da pentir.
Perch, Oddio, che bee cose ghe go dito e ghe go fato, ghe go dito e ghe go fato.
No, mai pi tanto beato ai me zorni no so st. No, mai pi tanto beato ai me zorni no so st. 28
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ELIZABETH BARRETT BROWNING (Poetessa inglese 1806 1861)
vero, il grande amore
vero, il grande amore che mio vanto, dal petto risalendomi alla fronte, con un tale rubino mi incorona, che gli occhi degli uomini cattura, e misura l'intimo valore. Questo amore, unico mio pregio, non avrei, se l'esempio tu non mi avessi dato, insegnandomi come: quando il tuo schietto sguardo il mio ebbe incrociato e amore dall'amore ha chiamato. Non posso quindi dire che amore sia cosa mia; l'anima stanca e fragile hai rapita, posandola con te su un trono d'oro. E se amo, (oh, anima, umili siamo!) per te solo, il solo che io amo.
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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)
Poesia giovanile, composta a soli 18 anni.
I voti de l'amore Canto tirolese imitato in lingua toscana
Ogni gioia per me nel mondo morta poi che lontano dimoro allo mio amore. Se le potessi aprire il duol che porta, alcuna medicina avrebbe il cuore. Fortunato usignol che sai volare, ti piaccia di volerla salutare: voglile dire per tua cortesia che sarricordi d'esser sempre mia.
Orefice che stai a la finestra, lavora in oro schietto un anellino, in oro schietto color di ginestra che lo possa infilare un bel ditino, un bel ditino sottile sottile come gambo di mammola in aprile: con lacrime di doglia e di desio scrivici nel di dentro il nome mio.
Se una chiave avessi io di diamante lo cor con quella chiave aprir vorria; e cos aperto e nudo a te davante i lo vorrei portar, speranza mia. Tu ci vedresti un'immagine bella come la stella Diana tua sorella; un'immagine bella ci vedresti, ed io so, cara, che ne piangeresti.
Se un uccellin fossi io della foresta andrei a posarmi in sur un arbor verde: vorrei cantare una canzone mesta come quel giorno che l'amor si perde. E quando avessi cantato a bastanza, a te vorrei volare, oh mia speranza; l'esser lontana non ti gioveria, ch volerei da te, speranza mia. 30
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O colombella che damor ti lagne prestami in cortesia quell'ali belle; di sopra valli, di sopra montagne voglio volare all'amor mio con quelle. Se lo mio amore non mi vuol parlare, fuggir quanto unala pu portare. Chiss dove ander con l'ali tue, e il mio tesoro non mi vedr pie.
(maggio 53)
(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI) 31
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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)
Panteismo
Io non lo dissi a voi, vigili stelle, A te no l dissi, onniveggente sol: Il nome suo, fior de le cose belle, Nel mio tacito petto echeggi sol.
Pur luna de le stelle a laltra conta Il mio secreto ne la notte bruna, E ne sorride il sol, quando tramonta, Ne suoi colloqui con la bianca luna.
Su i colli ombrosi e ne la piaggia lieta Ogni arbusto ne parla ad ogni fior: Cantan gli augelli a vol Fsco poeta, Ti apprese al fine i dolci sogni amor.
Io mai no l dissi: e con divin fragore La terra e il ciel lamato nome chiama, E tra gli effluvi de le acacie in fiore Mi mormora il gran tutto Ella, ella tama.
(aprile 72)
(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)
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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)
Qui regna amore
Ove sei? de sereni occhi ridenti A chi tempri il bel raggio, o donna mia? E lintima del cor tuo melodia A chi armonizzi ne soavi accenti?
Siedi tra lerbe e i fiori e a freschi venti Di la dolce e pensosa alma in bala? O le membra concesso hai de la pia Onda a gli amplessi di vigor frementi?
Oh, dovunque tu sei, voluttuosa Se laura o londa con mormorio lento Ti sfiora il viso o a bianchi omeri posa,
lamor mio che in ogni sentimento Vive e ti cerca in ogni bella cosa E ti cinge deterno abbracciamento.
(agosto 72)
(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)
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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)
Primavera classica
Da i verdi umidi margini La violetta odora, Il mandorlo s'infiora, Trillan gli augelli a vol.
Fresco ed azzurro l'aere Sorride in tutti i seni: Io chiedo a' tuoi sereni Occhi un pi caro sol.
Che importa a me de gli aliti Di mammola non tcca? Ne la tua dolce bocca Fremeun pi vivo fior.
Che importa a me del garrulo Di fronde e augei concento? Oh che divino accento Ha su' tuoi labbri amor!
Auliscan pur le rosee Chiome de gli arboscelli: L'onda de' tuoi capelli, Cara, disciogli tu.
M'asconda ella gl'innimi Fiori del giovin anno: Essi ritorneranno, Tu non ritorni pi.
Marzo 1873
(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)
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ABORIGENI AUSTRALIANI
Questo un Canto damore tradizionale degli <<Uomini Formicadel miele>> per la conquisa di una donna. Un canto primitivo e ingenuo, pieno di fascino.
*** Lentamente camminava, Danzando e saltellando Lei viaggiava.
*** Riposava all'ombra, sedeva E dormiva.
*** Amante, amante, Amante, preso al laccio, accalappiato. Amante, preso al laccio, accalappiato.
*** Ammir le gambe ben tornite, Ammir i fianchi e gli occhi della donna.
*** Volse lo sguardo al visitatore, Malato d'amore.
*** Le bellissime decorazioni sul mio corpo La condurranno verso di me.
*** Lei cerc, mentre era mezza addormentata, Lei guard, cerc.
*** L'uomo iniziato, Danzando, visit lo spirito di lei.
*** Essi si sedettero Come amici, stanchi.
*** L'uomo cerc il sito sacro, 35
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In dubbio se prendere gli oggetti sacri oppure no.
*** Si abbracciarono con tenerezza, I suoi pensieri colmi di lui.
*** Pensieri colmi di lui, incantati, Intrappolati.
*** L'uomo iniziato L'ha catturata per sempre.
*** Si decor per una cerimonia damore Mentre camminava, con le Croci di corda simili a orecchie di cane.
(Da CANTI DEGLI ABORIGENI AUSTRALIANI, OSCAR MONDADORI)
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INDIANI DAMERICA
Risveglio
Svegliati! Fiore della foresta, cielo che cammina, uccello di pianura, creatura dagli occhi di cerbiatto, quando mi guardi io sono felice come un fiore che beve la rugiada, il tuo respiro l'alito di fiori che si schiudono al mattino, di fiori che si chiudono alla sera contro una luna color di foglia morta. Non vedi il fiotto rosso del mio sangue correrti incontro come un torrente nel fitto della macchia in una notte magica di luna? Se mi sei accanto canta il mio cuore, e danza come un ramo scosso dallo Spirito del Vento, in una luna di fragole. Quando mi guardi severa nero mi si fa il cuore, come un fiume abbagliante che nubi di pioggia oscurano. Se mi sorridi, ecco che torna il sole, e sono un'increspatura disegnata sul viso dello stagno. Guardami, guarda il rosso tamburo del mio cuore. Ride la terra, il cielo assieme a lei: io non ricordo pi come si ride se non mi sei vicina. Svegliati, amore, svegliati!
(CANTO DEGLI INDIANI ALGONKIN CHIPPEWA)
Il testo poetico indiano tratto da 49 CANTI DEGLI INDIANI DAMERICA - I MITI POESIA - Mondadori
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INDIANI DAMERICA
Invito notturno
Vieni, amore mio, saliamo insieme il fianco ripido della montagna. Da l guarderemo il tramonto e parleremo di foglie che cadono; e quando sarai mia sposa ci siederemo l finch la Bella Viaggiatrice della notte si fermer a splendere proprio accanto alla cima.
Guarderemo le stelle bambine seguire le pi grandi, gli Astri del nord giocare a palla, il Fulmine farci cenno mentre accende la pipa, il remeggio potente dell'Uccello di Tuono, e la stirpe di Tornado e Tempesta. Aspetteremo finch tutto intorno sprofonder nel sonno. Ma noi non dormiremo.
Ci siederemo insieme sulla cima e non faremo caso al gufo che grider: " ora di dormire!. Guarderemo le stelle nel loro volo immemore nel cuore della notte. Ci stringeremo pi vicini, con il pensiero rivolto a noi soltanto.
E ancora il gufo grider: "Tutti a dormire!" Ci si avviciner la Bella Viaggiatrice della notte 38
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per avvertirci che tutto, tranne noi, ar affondato in un suo sogno, e che le stelle bambine e perfino l'Uccello di Tuono avranno fermato il proprio volo.
Ed vero, il gufo una saggia creatura, e al suo richiamo ogni giovane uomo, ogni fanciulla, dovrebbe ubbidire e rifugiarsi, a notte, tra le pareti della propria casa: non come noi, distratti da complici stelle.
(CANTO DEGLI INDIANI ALGONKIN)
Il testo poetico indiano tratto da 49 CANTI DEGLI INDIANI DAMERICA - I MITI POESIA - Mondadori
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INDIANI DAMERICA
Bellezza della mia donna
Dalla mia casa, dalla mia donna, bellezza s'irradia e si espande. Dai quattro angoli della mia casa, dal cuore forte della mia compagna, bellezza s'irradia, ricopre le cose con un fascio di luce.
(CANTO DEGLI INDIANI NAVAJO)
Il testo poetico indiano tratto da 57 CANTI NAVAJO - I MITI POESIA - Mondadori
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DONNA PIGMEA DELL'AFRICA CENTRALE
Compianto funebre
Non andr pi alla caccia n alla pesca, non coglier dell'alta palma i grappoli, non cercher miele nel bosco perch tu mi hai lasciata. Poich non ci sei pi non manger pi carne n miele n radici o pesce. Ma perch sei scomparso, caro che amavo tanto? Voglio morire anch'io perch non ci sei pi.
(Canto di una donna pigmea dell'Africa Centrale)
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ANONIMO GIAPPONESE
Dolore
Ritorno senza incontrarlo. Fonda notte nel cuore. Forse splende la luna, ma non vedo la strada.
(Canto popolare giapponese)
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JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (poeta tedesco 1749-1832)
Or quale amica sua ti vedo apparirmi
Or quale amica sua ti vedo apparirmi, []per un festivo giorno. La copia dei suoi ricci mi trovo sul sen; la testina riposa e preme il braccio che al collo suo si presta. Oh qual dolce destarsi! serbate, o chete ore, il ricordo del piacere, che lieti cullando ci addorma. Si muove ella nel sonno, s'abbassa sul largo del letto. svoltasi, ma pur sempre, ecco, la man mi tiene. Sincero amore ci lega e fedele desio, di variar soltanto si riserb la brama. A una stretta di mano io veggo i begli occhi di nuovo aprirsi. Oh no! ch'io possa ancora un po' mirarla. Non vi aprite! voi ebbro, confuso mi fate; rubate del puro contemplare a me presto il diletto. O magnifiche forme! o come tornite le membra! Se Arianna, o Teseo, bella cos dorma. come fuggisti? Oh bacia, Teseo, queste labbra! poi vanne. Ma guardala! Si desta! Per sempre or suo sarai.
Da JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, ELEGIE ROMANE- EPIGRAMMI VENENZIANI, ED. NEWTON
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JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (poeta tedesco 1749-1832)
Faustina
[] esacrabile affatto temer su la via de l'amore, serpi, e velen frammezzo le rose del piacere; se nel momento in cui pi bella ti s'offre la gioia al tuo capo inclinato la sussurrante cura s'approssima. Per questo Faustina mi rende felice! Ella fedele, e lieta partecipa al mio letto. L'alacre giovinezza d'intrighi si piaccia attraenti: un bel sicuro in pace amo io godermi a lungo. Qual volutt, la nostra! noi baci sicuri scambiamo, ci suggiam confidenti alito e vita entrambi. Cos l'intera notte si gode, e premendoci al seno, stiamo la pioggia a udire, il nembo, il temporale. Vien cos l'alba, e l'ore ci recano fiori novelli, e adomanci ridendo festevolmente il giorno. Non mi portate invidia, Quiriti! un tal ben vi consenta, d'ogni bene del mondo primo ed ultimo, il nume.
Da JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, ELEGIE ROMANE- EPIGRAMMI VENENZIANI, ED. NEWTON
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JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (poeta tedesco 1749-1832)
Sempre tra le mie braccia voglioso trattengo lamata
Sempre tra le mie braccia voglioso trattengo lamata, sempre il mio cuore s'avvince con forza al suo seno, sempre il mio capo riposa sui suoi ginocchi: lo sguardo sollevo alla bocca ridente, ai suoi occhi. Smidollato!. mi dicono, cos passi i tuoi giorni? Ah, male li passo! Senti un po' che mi capita: ho voltato le spalle, ahim, all'unica gioia della vita, la carrozza son gi venti giorni che mi porta lontano. Vetturini che tengono d broncio, camerieri insinuanti, e il servo di piazza che inedita menzogna e raggiro. Se provo a evitarli, mi cattura il mastro di posta, chi comanda il postiglione, e c' pure la dogana! Non ti capisco! Ti contraddici! Sembravi godertela come in Paradiso. in tutto. come Rinaldo, felice. Ah, mi capisco io: in viaggio il mio corpo, ma in grembo all'amata pur sempre lo spirito posa.
Da JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, ELEGIE ROMANE- EPIGRAMMI VENENZIANI, ED. NEWTON
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HEINRICH HEINE (poeta tedesco 1797-1856)
Lungi lungi
Lungi lungi, su l'ali del canto di qui lungi recare io ti vo': l, nei campi fioriti del santo Gange, un luogo bellissimo io so.
Ivi rosso un giardino risplende de la luna nel cheto chiaror: ivi il fiore del loto ti attende, o soave sorella de i fior.
Le viole bisbiglian vezzose, guardan gli astri su alto passar; e tra loro si chinan le rose odorose novelle a contar.
Salta e vien la gazzella, l'umano occhio volge, si ferma a sentir: cupa s'ode lontano lontano l'onda sacra del Gange fluir.
Oh che sensi d'amore e di calma beveremo ne l'aure col! Sogneremo, seduti a una palma, lunghi sogni di felicit.
(Traduzione di Giosu Carducci)
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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)
Il tuo amore
S, lo so, non nient'altro che il tuo amore questa luce dorata che danza sulle foglie, queste pigre nubi che veleggiano nel cielo, questa brezza che passa lasciando la sua freschezza sulla mia fronte.
La luce del mattino m'ha inondato gli occhi: questo il tuo messaggio al mio cuore. Chini il viso, i tuoi occhi fissano i miei occhi, e il mio cuore ha toccato i tuoi piedi.
(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo Mancuso, ED. NEWTON)
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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)
La storia dei nostri cuori
Le mani si stringono alle mani e gli occhi indugiano sugli occhi: cos comincia la storia dei nostri cuori. E' la notte della luna di marzo; nell'aria un dolce profumo di henna; il mio flauto giace per terra e la tua ghirlanda di fiori non terminata. Questo amore fra me e te semplice come una canzone.
Il tuo velo color zafferano inebria i miei occhi, la corona di gelsomini che tu intrecci mi commuove come una lode. E' un gioco di dare e trattenere, di svelare e di nuovo velare; di sorrisi e di timidezze, e di dolci inutili lotte. Questo amore fra te e me semplice come una canzone.
Nessun mistero al di l del presente; nessuna lotta per l'impossibile; nessuna ombra dietro l'incanto; nessuna ricerca nel buio. Questo amore fra te e me semplice come una canzone.
(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo Mancuso, ED. NEWTON)
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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)
Un tocco fugace
Quando mi pass accanto con passi veloci, l'orlo della sua gonna mi sfior. Dall'ignota isola d'un cuore venne improvviso un caldo alito di primavera.
Il tremito d'un tocco fugace mi sfior e svan in un momento, come petalo d'un fiore reciso trasportato sull'ali della brezza. Si pos sul mio cuore come un sospiro del suo corpo e un sussurro del cuore.
(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo Mancuso, ED. NEWTON)
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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)
I lacci della tua dolcezza
Liberami dai lacci della tua dolcezza, amore mio! Non pi questo vino di baci. Questa greve nebbia d'incenso fa soffocare il mio cuore.
Apri le porte, fa entrare la luce del mattino. Sono perduto in te, prigioniero delle tue carezze. Liberami dai tuoi incantesimi, ridonami la forza d'offrirti il mio cuore liberato.
(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo Mancuso, ED. NEWTON)
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GABRIELE DANNUNZIO (1863-1938)
Il brano, tratto dalla tragedia <<LA FIGLIA DI JORIO>>, paragonabile allIntermezzo della <<Cavalleria rusticana>>. Si colloca nel bel mezzo di un cupo dramma e rasserena gli animi con la poesia di un leggiadro e musicale duetto damore.
Aligi un giovane pastore e Mila una giovane donna dalla cattiva fama. Ha conosciuto Aligi quando si rifugiata nella sua casa per sfuggire alle molestie di un gruppo di mietitori ubriachi.
La scena si svolge in una caverna pastorale, sui monti dellAbruzzo.
MILA Aligi, fratel mio! Dammi la mano.
ALIGI Mila, il cammino l, poco lontano.
MILA Dammi la mano tua, ch'io te la baci. il sorso che concedo alla mia sete.
ALIGI Appressandosi. Mila, col tizzo io la volli bruciare. quella mano trista che t'offese.
MILA Non mi rammento. Io son la creatura che trovasti seduta su la pietra, che veniva chi sa da quali strade.
ALIGI appressandosi ancora. Su la tua faccia il pianto non s'asciuga, creatura. Una lacrima ti resta nei cigli; trema, se parli; e non cade.
MILA S' fatto un gran silenzio. Aligi, ascolta. Non cantan pi. Con l'erbe e con le nevi, siamo soli, fratello, siamo soli.
ALIGI 51
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Mila, tu sei come la prima volta l su la pietra, quando sorridevi con gli occhi e avevi i piedi sanguinosi.
MILA E tu, tu non sei quello inginocchiato che i fioretti di San Giovan Battista pos per terra? Ed una li raccolse e se li porta nello scapolare.
ALIGI Mila, una risonanza nella voce hai, che mi consola e mi contrista come d'ottobre quando con le mandre si cammina cammina lungo il mare.
MILA Camminare con te per monti e spiagge, vorrei che questa fosse la mia sorte.
ALIGI O compagna, preprati al vi aggi o. Lungo il cammino, ma l'amore forte.
MILA Aligi, passerei sul fuoco ardente, e che l'andare non avesse fine!
ALIGI Pei monti coglierai le genzianelle e per le spiagge le stelle marine.
MILA Se dovessi pontare i miei ginocchi nelle tue pste, mi trascinerei.
ALIGI Pensa ai riposi, quando far notte La menta e il timo avrai per origlieri.
MILA Non penso, no. Ma lascia, anche per questa notte, ch'io viva dove tu respiri, ch'io t'ascolti dormire anche una volta, che anch'io vegli per te come i tuoi cani! 52
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ALIGI Tu lo sai, tu lo sai quel che s'attende. Con te partisco l'acqua il pane e il sale. E cos partir la giacitura fino alla morte. Dammi le tue mani!
Si prenderanno per le mani guardandosi fisamente.
MILA Ah, si trema, si trema. Tu sei freddo, Aligi, tu ti sbianchi... Dove va il sangue del tuo viso che si perde?
Ella si scioglier e con le mani gli sfiorer le gole.
ALIGI O Mila, Mila, sento come
un tuono... E tutta la montagna si sprofonda. Dove sei? dove sei? Tutto si perde.
Anch'egli tender le mani verso di lei, come uno che brancoli. E si baceranno. Poi cadranno entrambi in
ginocchio, l'uno di contro all'altra.
MILA Misere di noi, vergine Santa!
ALIGI Misere di noi, Cristo Ges!
Sar grande silenzio.
(Da GABRIELE DANNUNZIO, LA FIGLIA DI IORIO, ED. MONDADORI)
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EDGAR LEE MASTERS (1869-1950)
Paul McNeely
Cara Jane! cara adorabile Jane! Come scivolavi nella stanza (dove giacevo cos malato) con la tua cuffietta da infermiera e i polsini di lino, mi prendevi la mano e dicevi con un sorriso: Non siete poi cos malato starete presto bene. E come il liquido pensiero dei tuoi occhi affondava nei miei, quale rugiada che penetra nel cuore di un fiore. Cara Jane! l'intera fortuna dei McNeely non avrebbe potuto comprare la tua cura di me, giorno e notte, notte e giorno; n pagare il tuo sorriso, n il calore della tua anima, nelle tue manine posate sulla mia fronte. Jane, fino a che la fiamma della vita scomparve nell'oscurit, oltre il disco della notte, anelai e sperai di guarire per adagiare il mio capo sui tuoi piccoli seni, e tenerti avvinghiata in una stretta d'amore mio padre provvide per te alla sua morte, Jane, cara Jane?
(Da EDGAR LEE MASTERS, ANTOLOGIA DI SPOON RIVER, TRAD. LETIZIA CIOTTI MILLER, ED.NEWTON)
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APOLLINAIRE (poeta francese 1880-1918)
Mia Lou stasera m'accuccer nelle trincee
Mia Lou stasera m'accuccer nelle trincee Scavate vicino ai nostri cannoni Sono a dodici chilometri da qui Quei buchi dove avvolto nel mantello color orizzonte Scender mentre scoppiano le bombe Per viverci tra i nostri soldati trogloditi Il treno si fermato a Mourmelon le Petit Sono arrivato contento com'ero partito Andremo subito alla nostra batteria Attualmente sono con la fanteria Fischiano proiettili nel cielo grigio del nord Nessuno per ora guarda in faccia la morte * E vivremo cos nelle prime linee Canter le tue braccia come i colli dei cigni Canter i tuoi seni degni di una dea Il lill sta per fiorire Canter i tuoi occhi Dove danza tutto un coro di graziosi angioletti Il lill sta per fiorire oh cupa primavera Il mio cuore arde per te come una cattedrale E suona l'adunata dell'immenso amore Povero cuore povero amore Dgnati di sentire il rantolo Che sale dalla mia vita alla tua gran bellezza T'invio un proiettile pieno di fedelt E testimoni oh Lou lesplosione del mio bacio.
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APOLLINAIRE (poeta francese1880-1918)
Piccola Lou malgrado tutto conosco la tua dolcezza
Piccola Lou malgrado tutto conosco la tua dolcezza seguendo la Primavera ogni giorno sul sentiero E bagnandomi la fronte in quest'ombroso profumo Che mi giunge dai giardini dove ti rivedo tutta Cos conquister il gran cuore profumato Dell'universo tiepido e dolce come la tua bocca E il suo tenero volto in questa met di maggio Si offre a me tutt'a un tratto languido sul suo letto Di petali di iris di grappoli di lill Piccola Lou d'Amore sento al mio collo le tue braccia rosa Quest'isola di corallo che esce dai tuoi occhi stanchi E che disponi sull'oceano dell'Amore.
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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)
Ti riconobbi, perch guardando l'orma
Ti riconobbi, perch guardando l'orma del tuo piede sul sentiero, sentii dolore al cuore che tu calpestasti.
Corsi follemente; cercai per tutto il giorno, come un cane senza padrone.
...Te n'eri gi andata! E il tuo piede calpestava il mio cuore, in una fuga senza fine, come se quello fosse il cammino che ti portava via per sempre...
(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)
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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)
Bacio damore
Lascia colare il tuo bacio - come una fonte - filo fresco nella tazza del mio cuore!
Il mio cuore, poi, sognando, ti restituir, doppia, l'acqua del tuo bacio, dal canale del sogno, da sotto la vita.
E l'acqua del tuo bacio - oh nuova aurora della fonte! sar eterna e eterna, perch il mio amore sar la sua sorgente.
(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)
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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)
Taci! Gusta lo zenit
Taci! Gusta lo zenit, ascolta il sole.
Non parlarmi! Unisci, nel fiore permanente di un infinito amore, le tue mani alle mie, il tuo silenzio al mio.
Taci! Aspira l'azzurro, ascolta l'oro.
(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)
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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)
Rampicanti
Sei come il fiore del ramo pi alto del cielo. Il tuo profumo viene - che buono! da tanto lontano come io ti reco, col ramo pi profondo della terra, il mio bacio.
(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)
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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)
Nel nostro amore, la pena e la gioia
Nel nostro amore, la pena e la gioia si accendono e si spengono, come, a primavera, la mattina e la sera.
Oh soave scontro dolce dell'ombra e della luce, della luce e dell'ombra n luce del tutto, n ombra del tutto , belle loro due, come quelle due; simulacro di lotte, uguali nella disfatta e nel trionfo!
Amore; crepuscolo, aurora di primavera!
(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)
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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)
Non spegnere la luce...
Non spegnere la luce... Lasciar scorrere l'ora negativa, finch cada sola sotto l'acacia in fiore del sentimento, sotto il cielo stellato dell'idea.
Nulla come la felicit di comprendersi, infine, a fronte aperta, a cuore aperto!
Dopo, in un ritmo lento e sorridente, cominciare a coprire con l'anima in germoglio i solchi semiaperti, ammassare le rose dentro quelli - tutte, tutte le rose; lanima ben potata, non smetter di darle! -
(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)
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UMBERTO SABA (Trieste 1883 1957)
Guarda l quella vezzosa
Guarda l quella vezzosa, guarda l quella smorfiosa. Si restringe nelle spalle, tiene il viso nello scialle. O qual mai castigo ha avuto? Nulla: Un bacio ha ricevuto.
(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)
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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)
Bocca
La bocca che prima mise alle mie labbra il rosa dell'aurora, ancora in bei pensieri ne sconto il profumo.
O bocca fanciullesca, bocca cara, che dicevi parole ardite ed eri cosi dolce a baciare.
(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)
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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)
Ed amai nuovamente e fu di Lina
Ed amai nuovamente; e fu di Lina dal rosso sci al l e i l pi del l a mi a vi ta. Quella che cresce accanto a noi, bambina dagli occhi azzurri, dal suo grembo uscita. Trieste la citt, la donna Lina, per cui scrissi il mio libro di pi ardita sincerit; n dalla sua fu fin' ad oggi mai l'anima mia partita. Ogni altro conobbi umano amore; ma per Lina torrei di nuovo un'altra vita, di nuovo vorrei cominciare. Per l'altezze l'amai del suo dolore; perch tutto fu al mondo, e non mai scaltra, e tutto seppe, e non se stessa, amare.
(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)
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UMBERTO SABA (Trieste 1883 1957)
Sovrumana dolcezza
Sovrumana dolcezza io so, che ti far i begli occhi chiudere come la morte.
Se tutti i succhi del l a pri mavera fossero entrati nel mio vecchio tronco, per farlo ri fiori re anche una vol ta, non tutto il bene sentirei che sento solo a guardarti, ad aver te vicina, a seguire ogni tuo gesto, ogni modo tuo di essere, ogni tuo piccolo atto. E se vicina non t'ho, se a te in alta solitudine penso, pi infuocato serpeggia nelle mie vene il pensiero della carne, il presagio
dell'amara dolcezza, che so che ti far i begli occhi chiudere come la morte.
(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)
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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)
Il titolo della poesia lascia intendere che tra i due uccelli sono in ballo non soltanto pulsioni di natura istintuale funzionali alla procreazione, ma anche emozioni e sentimenti. (Vedi in questa stessa raccolta la poesia <<Le farfalle>> di Attilio Bertolucci.)
Amore
Questa mattina, e come li portavo alla finestra, ebbi sorpresa lieta. Si scambiavano in becco il cibo, oggetto, ieri ancora, di tanta lite. il modo il loro di baciarsi e dirsi grati l'uno all'altro di esistere. gi il nido.
(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)
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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)
L'autunno
Che succede di te. della tua vita, mio solo amico, mia pallida sposa La tua bellezza si fa dolorosa, e pi non assomigli a Carmencita.
Dici: "E' l'autunno. la stagione in vista s ridente, che fa male al mio cuore". Bici - e ad un noto incanto mi conquista la tua voce --Non vedi l in giardino quell'albero che tutto ancor non muore, dove ogni foglia che resta un rubino? Per una donna, amico mio. che schiant l'autunno ! Ad ogni suo ritorno sai che sempre, fino da bambina. ho pianto" Altro non dici a chi ti vive accanto, a chi vive di te, del tuo dolore che gli ascondi; e si chiede se pi mai,
anima, e dove e a che, rifiorirai.
(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)
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VINCENZO CARDARELLI (1887-1959)
Attesa
Oggi che t'aspettavo non sei venuta. E la tua assenza so quel che mi dice, la tua assenza che tumultuava, nel vuoto che hai lasciato, come una stella. Dice che non vuoi amarmi. Quale un estivo temporale s'annuncia e poi s'allontana, cos ti sei negata alla mia sete. L'amore, sul nascere, ha di quest'improvvisi pentimenti. Silenziosamente ci siamo intesi.
Amore, amore, come sempre, vorrei coprirti di fiori e d'insulti.
(Da VINCENZO CARDARELLI, POESIE, OSCAR MONDADORI)
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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)
Milano
Corso Venezia rombava e cantava come un giovane fiume a primavera. Noi due, sperduti, sandava sandava, tra la folla ubriaca della sera.
Ti guardavo nel viso a quando a quando: eri un aperto luminoso fiore. Poi ti prendevo la mano tremando; e mi pareva di prenderti il cuore.
(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)
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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)
Che abbiamo fatto, amore? trasognato chiedevo
Che abbiamo fatto, amore? trasognato chiedevo Dori sorrise: Abbiamo fatto l'amore, amore .
(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)
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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)
Perch mi sei presso coi tuoi chiari incanti
Perch mi sei presso coi tuoi chiari incanti, con la tua pace di umano fiore, queti mi stanno sul cuore, ad ali chiuse, i miei muti canti.
(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)
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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)
Il poeta, per sottrarsi alla persecuzione nazifascista, riparato in Svizzera. Alle sofferenze dellesilio, si aggiunge lo sconforto per il triste destino della donna amata colpita da una malattia incurabile.
Tu corpo senza peso paurosa dolcezza
Tu, corpo senza peso, paurosa dolcezza di braccia come ali, di mani come fiori, tremar di palpebre basse, tenere labbra incolori, capelli come un'erba bionda di sole e d'altezza.
Tu da cos lontana lontananza venuta, coi tuoi piccoli passi di smarrita fanciulla, dentro la notte immensa e chiusa come il nulla, a posar sul mio petto quest'angoscia tua muta.
Poi lenta levi il capo, e mi fissi negli occhi gli occhi tuoi nudi, fondi, innamorati dentro, e allora mi travolge la rapina d'un vento di luce, e mi consuma come nuvola a fiocchi.
(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)
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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)
Il poeta rivive la morte della donna amata con accenti sofferti, in cui il mistero della morte si accompagna ad una tenera e commossa piet per la creatura che <<sola con l'ombra della sua vita, della sua morte >> sta per varcare lestremo confine della vita.
Sequenza per un'ombra
...
La casa verde era chiusa nell'ombra, tra i fiumi erranti del bianco mattino. Tu stavi ritta presso la casa, sola nel sole, al confine dell'ombra: ferma in quel moto di spazi confusi, piccola forma opaca, che rompe il sole, che fa la sua macchia d'ombra. Sola eri e ferma, senza sorriso, ferma nel sole, sola con l'ombra della tua vita, della tua morte.
Tu porti nell e bracci a il mio dolore come una creatura: dolce lo chiudi sopra il dolce petto, il tuo caro dolore.
Dove vai? dove sei? Gi ti allontani da memorie e speranze, dai segreti nostri pensieri, dal dolce dolore, che fu nostro, di vivere. Ti perdi nell'ombra dei tuoi occhi: sconfinata ombra sul mondo. Sei gi d'al tri , o sol o tua. Non ti vedo pi . Sento, non vedo, il sole di settembre sul mio volto.
.
(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, ED. OSCAR MONDADORI)
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Grazie dei fior Fra tutti gli altri li ho riconosciuti Mi han fatto male eppure li ho graditi Son rose rosse e parlano damor 75
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GIUSEPPE UNGARETTI
Il poeta vuole fuggire dalla realt quotidiana insieme alla sua donna, in un mondo sereno, di sogno. Non pensa a un luogo reale, ma ad un luogo della fantasia, del sentimento. Un luogo incantato. Un luogo in cui le mattine non sono ripetitive ma sempre <nuove>, dove le colline sono <d'oro>, dove ci si sente <liberi> dalla fretta e dagli impegni quotidiani, dove l'amore gioia costante. La poesia giocata soprattutto sul piano semantico, grazie ad un lessico fortemente connotativo e ad una rete fittissima di figure semantiche (similitudine, metafora, metonimia, ecc...). Non immediatamente comprensibile, ma richiede un intenso lavoro di decifrazione e di interpretazione, per essere compresa La donna del poeta invitata a venire da lui/con lui come una <allodola ondosa>, cio con la leggerezza aerea del suo corpo snello. La meta del viaggio sono le colline d'oro, dove la luce non muove pi le foglie, la sera posata, l'ora costante e le mattine sono nuove. Il motivo del viaggio, in negativo dato dal desiderio di scordare la vita quotidiana (quaggi), con le sue sofferenze, i suoi sensi di colpa, i suoi sogni e i suoi crucci, in positivo dall'aspirazione alla serenit e ad un rapporto d'amore interamente appagante, sul piano affettivo e sul piano sensuale. Da notare la potente carica connotativa delle parole e delle espressioni seguenti: <ondosa>, <quaggi>, <male>, <cielo>, <rossori>, <mattine nuove>, <altre rive>, <posata sera>, <colline d'oro>, <ora costante>, <liberi d'et>, <perduto nimbo>. Numerosissime le metafore: <allodola ondosa>, <vento lieto>, <le braccia ti sanno leggera>, <sangue rapido alla guerra>, <non muove foglia pi la luce>, <sogni e crucci passati>, <posata sera>, <colline d'oro>, <ora costante>, <liberi d'et>, <perduto nimbo>, <sar nostro lenzuolo>. Una metafora incastonata in una similitudine : <come allodola ondosa ...vieni>. Numerose le metonimie: <quaggi>, <del male e del cielo>, <sangue rapido alla guerra>, <altre rive>, una sineddoche < lenzuolo>, alcune delle quali nel contesto di una metafora. Tutte insieme le figure richiamate rendono il tessuto testuale quanto mai suggestivo e allusivo, trasfigurano la realt in un mondo incantato.
Dove la luce
Come allodola ondosa Nel vento lieto sui giovani prati, Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggi, E del male e del cielo, 76
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E del mio sangue rapido alla guerra, Di passi d'ombre memori Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia pi la luce, Sogni e crucci passati ad altre rive, Dov' posata sera, Vieni ti porter Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'et, Nel suo perduto nimbo Sar nostro lenzuolo.
1930
(Da GIUSEPPE UNGARETTI, VITA DI UN UOMO - TUTTE LE POESIE, MONDADORI) Dove la luce (G. Ungaretti)
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BIAGIO MARIN (GRADO 1891 1985)
Passa pei vogi tovi
Passa pei vogi tovi inprovisi riflessi de lavanda, in me, la meravegia granda per qu to sieli novi.
A volte un'ametista trascolora com in sieli serali: ma la dolsessa de l'ultima ora un ultimo suspiro dei maestrali.
Geme 'l mar su le spiase se perde 'l cuor fra luse inserte, l e to pupi l e grande e verte dise l'ultima frase.
Passano per i tuoi occhi i mprovvi si ri flessi di l avanda, i n me, l a mer avi gl i a gr ande per quei tuoi ci el i nuovi .
A vol te un' ameti sta trascol ora come i n ci el i seral i : ma l a dol cezza del l ' ul ti ma ora, un ul ti mo sospi ro dei maestral i .
Geme i l mare sul le spiagge i l cuore si perde fra luci i ncerte, l e tue pupille grandi e aperte dicono l'ultima frase.
(Versione in italiano di Edda Serra)
(Da BIAGIO MARIN, POESIE, GLI ELEFANTI POESIA GARZANTI)
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AHMAD ZAKI ABU SHADI (poeta egiziano 1892-1955)
Eterna unione
Pensano sia possibile che da te io mi separi e anelo all'infinito la tua grazia
Dolce e onesta fragranza sparsa tra le tue chiome ogni respiro carezza le tue labbra impresse sulle mie
Per vero, ovunque tu sia speme e vita dal mio cuore non chiedo altro che te, soltanto te
E se divento polvere non morir del tutto; passa la vita ma la polvere conserva il tuo ricordo
(Trad. F M. Corrao) 79
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VLADIMIR MAJAKOVSKIJ (poeta russo morto suicida 1893-1930)
Liliska! (In luogo di una lettera)
Un fumo di tabacco ha divorato l'aria. La stanza un capitolo dell'inferno di Krucenych. 1
Ricordati proprio a questa finestra per la prima volta estasiato accarezzavo le tue mani. Eccoti oggi seduta, il cuore chiuso dentro una corazza. Ancora un giorno e poi mi scaccerai magari anche imprecando alle mie spalle. Nella buia anticamera la mano nella manica pi non stenter a entrare disfatta dal tremore. Correr via e getter il mio corpo sulla strada. Selvatico animale impazzir sotto una sferza di disperazione. Ma cos non si deve, mia cara, mia diletta, meglio lasciarci ora. Non importa il mio amore un pesante macigno che incombe su di te ovunque tu possa fuggirmi. Lascia in un grido estremo che si sfoghi l'amarezza dei lamenti e del rancore. Quando anche un bue disfatto di fatica lui pure andr a gettarsi in fredde acque in cerca di ristoro. Ma altro mare non c' per me tranne il tuo amore, n tregua c' in amore anche nel pianto. Se un elefante stanco vorr pace si stender maestoso sull'infocata sabbia. 80
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Ma altro sole non c' per me tranne il tuo amore, anche se non so tu dove o con chi sei. Se cos se ne fosse tormentato dell'amore un poeta in soldi e gloria l'avrebbe mutato, ma altro suono non c' che mi dia gioia tranne che il suono del tuo nome beato. E non mi getter gi nella tromba delle scale e non berr il veleno n premer il grilletto dell'arma sulla tempia. E non c' lama di coltello che abbia su me potere tranne che sia la lama del tuo sguardo. Tu scorderai domani che io t'incoronavo, che d'un ardente amore l'anima ti bruciavo, e un carnevale effimero di frenetici giorni disperder le pagine dei miei piccoli libri... Le secche foglie delle mie parole potranno mai indurre uno a sostare, a respirare con avidit?
Almeno lascia che un'estrema tenerezza copra l'allontanarsi dei tuoi passi.
(26 maggio 1916, Pietrogrado)
Traduzione di Giovanni Giudici
1. Allude al poema <Gioco allinferno> scritto a quattro mani dai futuristi Chlebnikov e Krucenich nel 1912.
(Da V. MAJAKOVSKIJ, POESIE, ED. MONDADORI) 81
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VLADIMIR MAJAKOVSKIJ (poeta russo morto suicida 1893-1930)
Una poesia damore scherzosamente fantasiosa, dal trasparente significato antimili- tarista.
Marina da guerra in amore
Van sui mari scherzando in crociera il torpediniero e la torpediniera.
E come la vespa s'attacca col miele, cos la torpediniera fedele.
E per il torpediniero, infinita la felicit della vita.
Ma li scopr con gli occhiali sul naso un riflettore pedante, per caso.
Una sirena fece la spia, denunziandone a tutti la scia.
Fugg via la torpediniera, come al vento della bufera.
Ma il torpediniero ormai stanco, poverino, fu colto nel fianco.
Sull'oceano ora va la preghiera della vedova torpediniera.
Dava forse agli uomini noia quella loro semplice gioia?
(1915) Trad. di R. Poggioli
(Da V. MAJAKOVSKIJ, POESIE, ED. MONDADORI) 82
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LOUIS ARAGON (poeta francese 1897-1982)
Le mani di Elsa
Dammi le tue mani per l'inquietudine Dammi le tue mani che tanto ho sognato Che tanto ho sognato nella mia solitudine Dammi le tue mani perch'io venga salvato
Quando le prendo nella mia povera stretta Di palmo e di paura di turbamento e fretta Quando le prendo come neve disfatta Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita
Potrai mai sapere ci che mi trapassa Ci che mi sconvolge e che minvade Potrai mai sapere ci che mi trafigge E che ho tradito col mio trasalire
Ci che in tal modo dice il linguaggio profondo Questo muto parlare dei sensi animali Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine Questo fremito d'amore che non dice parole
Potrai mai sapere ci che le dita pensano D'una preda tra esse per un istante tenuta Potrai mai sapere ci che il loro silenzio Un lampo avr d'insaputo 1 saputo
Dammi le tue mani ch il mio cuore vi si conformi Taccia il mondo per un attimo almeno Dammi le tue mani ch la mia anima vi s'addormenti Ch la mia anima vi s'addormenti per l'eternit
(Trad. F. Bruno)
1. Di cosa non saputa, non conosciuta
(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO EDITORIALE LESPRESSO)
(Da 83
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LOUIS ARAGON (poeta francese 1897-1982)
Elsa allo specchio
Eravamo nel pieno della nostra tragedia E per tutto un lungo giorno seduta allo specchio Pettinava i suoi capelli d'oro Io credevo di vedere Le sue mani pazienti domare un incendio Eravamo nel pieno della nostra tragedia
E per tutto un lungo giorno seduta allo specchio Pettinava i suoi capelli d'oro e avrei detto Eravamo nel pieno della nostra tragedia Che suonasse un pezzo per arpa ma senza convinzione Per tutto quel lungo giorno seduta allo specchio
Pettinava i suoi capelli d'oro e avrei detto Che straziasse a non finire la sua stessa memoria Per tutto quel lungo giorno seduta allo specchio A ravvivare i fiori dell'incendio infiniti Senza dire ci che un'altra al suo posto avrebbe detto
Straziava a non finire la sua stessa memoria Eravamo nel pieno della nostra tragedia Il mondo somigliava a quello specchio maledetto II pettine separava i fuochi di quel marezzo 1
E quei fuochi rischiaravano gli angoli della mia memoria
Eravamo nel pieno della nostra tragedia Come in mezzo alla settimana s'accampa il gioved
E per un lungo giorno seduta alla sua memoria Vedeva morire lontano nel suo specchio
(Trad. F. Bruno)
1. Fitte striature
(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO EDITORIALE LESPRESSO)
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si abbracciano ritti Contro le porte della notte E i passanti che passano li segnano a dito Ma i ragazzi che si amano Non sono l per nessuno Ed la loro ombra soltanto Che trema nella notte Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia I ragazzi che si amano non sono l per nessuno Essi sono altrove molto pi lontano della notte Molto pi in alto del giorno Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.
(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Tre fiammiferi (Paris at night)
Tre fiammiferi un dopo laltro accesi nella notte Il primo per vedere il volto tuo Il secondo per vedere gli occhi tuoi L'ultimo per vedere la tua bocca E loscurit completa per ricordarmi queste immagini Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.
(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Alicante
Un'arancia sul tavolo Il tuo vestito sul tappeto E nel mio letto tu Dolce dono del presente Frescura della notte Calore di mia vita.
(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Il giardino
Migliaia e migliaia danni Non basterebbero a dire Il minuscolo secondo deternit In cui tu mi hai abbracciato In cui io ti ho abbracciata Un mattino tra la luce dellinverno Al parco Montsouris a Parigi A Parigi sulla Terra Sulla Terra che un astro.
(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Sabbie mobili
Demoni e meraviglie Venti e maree S ritirato gi il mare in lontananza E tu Come alga dolcemente dal vento accarezzata Nelle sabbie del letto ti agiti sognando
Demoni e meraviglie Venti e maree il mare s ritirato gi in lontananza Ma nei tuoi occhi socchiusi Due piccole onde son rimaste
Demoni e meraviglie Venti e maree Due piccole onde per farmi annegare.
(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Per te amore mio
Sono andato al mercato degli uccelli E ho comprato uccelli Per te Amor mio Sono andato al mercato dei fiori E ho comprato fiori Per te amor mio Sono andato al mercato di ferraglia E ho comprato catene Pesanti catene Per te Amor mio E poi sono andato al mercato degli schiavi E t'ho cercata Ma non ti ho trovata Amore mio.
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Barbara
Ricordati Barbara Pioveva senza sosta quel giorno su Brest E tu camminavi sorridente Serena rapita grondante Sotto la pioggia Ricordati Barbara Come pioveva su Brest E io ti ho incontrata a rue de Siam Tu sorridevi Ed anch'io sorridevo Ricordati Barbara Tu che io non conoscevo Tu che non mi conoscevi Ricordati Ricordati quel giorno ad ogni costo Non lo dimenticare
Un uomo s'era rifugiato sotto un portico E ha gridato il tuo nome Barbara E sei corsa verso di lui sotto la pioggia Grondante rapita rasserenata E ti sei gettata tra le sue braccia Ricordati questo Barbara E non mi rimproverare di darti del tu lo dico tu a tutti quelli che amo Anche se una sola volta li ho veduti Io dico tu a tutti quelli che si amano Anche se non li conosco Ricordati Barbara Non dimenticare Questa pioggia buona e felice sul tuo volto felice Su questa citt felice Questa pioggia sul mare Sull'arsenale Sul battello d'Ouessant Oh Barbara 91
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Che coglionata la guerra Che ne di te ora Sotto questa pioggia di ferro Di fuoco d'acciaio di sangue E l'uomo che ti stringeva tra le braccia Amorosamente morto disperso o ancora vivo Oh Barbara
Piove senza sosta su Brest Come pioveva allora Ma non pi la stessa cosa e tutto crollato E' una pioggia di lutti terribili e desolata Non c' nemmeno pi la tempesta Di ferro d'acciaio e di sangue Soltanto di nuvole Che crepano come cani Come i cani che spariscono Sul filo dell'acqua a Brest E vanno ad imputridire lontano Lontano molto lontano da Brest Dove non vi pi nulla.
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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)
Prima colazione
Lui ha messo Il caff nella tazza Lui ha messo il latte nel caff Lui ha messo Lo zucchero nel caffelatte Ha girato Il cucchiaino Ha bevuto il caffelatte Ha posato la tazza Senza parlarmi S' acceso Una sigaretta Ha fatto Dei cerchi di fumo Ha messo la cenere Nel portacenere Senza parlarmi Senza guardarmi S' alzato S' messo Sulla testa il cappello S' messo L'mpermeabile Perch pioveva E se n' andato Sotto la pioggia Senza parlare Senza guardarmi E io mi son presa La testa fra le mani E ho pianto.
(Trad. M. Cucchie e G. Raboni)
(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO EDITORIALE LESPRESSO)
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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)
POESIE DAL CARCERE
Anima mia
Anima mia chiudi gli occhi piano piano e come s'affonda nell'acqua immergiti nel sonno nuda e vestita di bianco il pi bello dei sogni ti accoglier
anima mia chiudi gli occhi piano piano abbandonati come nell'arco delle mie braccia nel tuo sonno non dimenticarmi chiudi gli occhi pian piano i tuoi occhi marroni dove brucia una fiamma verde anima mia.
1948
(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI) 95
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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)
POESIE DAL CARCERE
Benvenuta, donna mia
Benvenuta, donna mia, benvenuta! certo sei stanca come potr lavarti i piedi non ho acqua di rose n catino d'argento certo avrai sete non ho una bevanda fresca da offrirti certo avrai fame e io non posso apparecchiare una tavola con lino candido la mia stanza povera e prigioniera come il nostro paese. Benvenuta, donna mia, benvenuta! hai posato il piede nella mia cella e il cemento divenuto prato hai riso e rose hanno fiorito le sbarre hai pianto e perle son rotolate sulle mie palme ricca come il mio cuore cara come la libert adesso questa prigione. Benvenuta, donna mia, benvenuta!
1948
(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI) 96
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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)
POESIE DAL CARCERE
I tuoi occhi
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi che tu venga all'ospedale o in prigione nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi questa fine di maggio, dalle parti d'Antalya, sono cos, le spighe, di primo mattino
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi quante volte hanno pianto davanti a me son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi, nudi e immensi come gli occhi di un bimbo ma non un giorno han perso il loro sole;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi che s'illanguidiscano un poco, i tuoi occhi gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti: allora sapr far echeggiare il mondo del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi cos sono d'autunno i castagneti di Bursa le foglie dopo la pioggia e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi verr giorno, mia rosa, verr giorno che gli uomini si guarderanno l'un l'altro fraternamente con i tuoi occhi, amor mio, si guarderanno con i tuoi occhi.
1948
(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)
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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)
POESIE DALLESILIO
Sono cent'anni
Sono cent'anni che non ho visto il suo viso che non ho passato il braccio attorno alla sua vita che non mi son fermato nei suoi occhi che non ho interrogato la chiarit del suo pensiero che non ho toccato il calore del suo ventre
eravamo sullo stesso ramo insieme eravamo sullo stesso ramo caduti dallo stesso ramo ci siamo separati e tra noi il tempo di cent'anni di cent'anni la strada e da cent'anni nella penombra corro dietro a te.
(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)
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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)
POESIE DALLESILIO
La mia donna venuta con me
La mia donna venuta con me fino a Brest scesa dal treno rimasta sul marciapiede si fatta pi piccola pi piccola pi piccola un seme di grano nell'azzurro infinito poi, eccetto i binari, non ho visto pi niente.
E poi mi ha chiamato, dalla terra polacca non potevo rispondere non potevo chiederle dove sei, mia rosa, dove sei mi ha detto vieni ma non potevo andare da lei il treno correva come se non dovesse fermarsi mai pi soffocavo dalla tristezza.
E poi sulla terra i pezzi di neve si scioglievano e a un tratto ho capito che la mia donna mi vedeva mi chiedeva mi pensi ancora mi pensi ancora mentre la primavera camminava coi nudi piedi fangosi sul cielo e le stelle scendevano a posarsi sui fili del telegrafo e l'oscurit batteva come pioggia sul treno la mia donna restava in piedi sui pali del telegrafo il suo cuore batteva tac tac come se stesse fra le mie braccia i pali si muovevano e passavano ma lei non si muoveva da l il treno correva come se non dovesse fermarsi mai pi soffocavo dalla tristezza.
E poi ho capito che da anni da lunghi anni stavo in quel treno ma come l'ho capito e perch mi stupisce ancora come cantando la grande canzone della speranza m'allontano dalle citt dalle donne amate porto la nostalgia di loro come ferita che non rimargina nella mia carne ma cammino sempre per avvicinarmi in qualche luogo a qualcosa.
Varsavia, 1960
(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)
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Rose rosse per te Ho comprato stasera E il tuo cuore lo sa Cosa voglio da te
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RAYMOND QUENEAU (poeta francese 1903-1976)
L'uomo del tranvai
Quest'uomo che cammina sul quai 1 di notte lungo la Senna tra Asnires e Courbevoie quest'uomo la cui ombra ad ogni istante svanisce diritto prosegue il cammino la sua curva strada
quest'uomo ha male ai piedi miseria e fatica gli legano le spalle quest'uomo danza ognuno dei suoi passi lunghi come notti d'inverno
da un'ora il tram non passa pi quest'uomo misura chilometri con lo spessore delle sue suole cammina nella notte in questa strada
l'attende la sua amante donna da quattro soldi che vive nella strada e di rifiuti si ciba e misura il suo tempo nella stanza insaziabile che adesso alloggia un uomo del tramvai
deve fuggire al mattino con gli occhi gonfi di sonno e ritornare verso la rimessa sonora e mentre la sua bella nel letto dorme ancora egli sospira che dolce sentirsi amati
(Trad. A. Vizioli e F. De Poli)
1. Strada parigina che costeggia la Senna
(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO EDITORIALE LESPRESSO)
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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)
XI
Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso, non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge, cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre, delle tue mani color di furioso granaio, ho fame della pallida pietra delle tue unghie, voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza, il naso sovrano dell'aitante volto, voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo, cercandoti, cercando il tuo cuore caldo come un puma nella solitudine di Quitrate.
Da <<CENTO SONETTI DAMORE>> (In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)
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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)
XI I
Donna compl eta, mel a carnal e, l una cal da, denso aroma d' al ghe, fango e l uce pestati , quale oscura chiarit s'apre tra le tue colonne? Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?
Ahi, amare tiri viaggio con acqua e con stelle, con aria soffocata e brusche tempeste di farina: amare un combattimento di lampi e due corpi da un solo miele sconfitti.
Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito, i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi rninuscoli, e il fuoco genitale trasformato in delizia
corre per i sottili cammini (lei sangue fino a precipitarsi come un garofano notturno, fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.
Da <<CENTO SONETTI DAMORE>> (In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)
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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)
XLVII
Dietro di me sul ramo voglio vederti. A poco a poco ti trasformasti in frutto. Non ti cost salir dalle radici cantando con la tua sillaba di linfa.
E qui sarai dapprima in
fior fragrante, nel l a statua d'un baci o trasformata, fino a che sole e terra, sangue e cielo, ti daran la delizia e la dolcezza.
Vedr sul ramo la tua capigliatura, il tuo segno che matura nel fogliame, che avvicina le foglie alla mia sete,
la mia bocca empir la tua sostanza, il bacio che ascese dalla terra col tuo sangue di frutto innamorato.
Da <<CENTO SONETTI DAMORE>> (In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)
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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)
LXXXIX
Quando morr voglio le tue mani sui miei occhi: voglio che la luce e il frumento delle tue mani amate passino una volta ancora su di me la loro freschezza: sentire la soavit che cambi il mio destino.
Voglio Che tu viva mentr'io, addormentato, t'attendo, voglio che le tue orecchie continuino a udire il vento, che fiuti l'aroma del mare che amammo uni ti e che continui a calpestare l'arena che calpestammo.
Voglio che ci che amo continui a esser vivo e te amai e cantai sopra tutte l e cose, per questo continua a fiorire, fiorita,
perch raggiunga tutto ci che il mio amore ti ordina, perch la mia ombra passeggi per la tua chioma, perch cos conoscano la ragione del mio canto.
Da <<CENTO SONETTI DAMORE>> (In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)
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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)
In te la terra
Piccola rosa, rosa piccolina, a volte, minuta e nuda, sembra che tu mi stia in una mano, che possa rinchiuderti in essa e portarti alla bocca, ma d'improvviso i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca le tue labbra, sei cresciuta, le tue spalle salgono come due colline, i tuoi seni si muovono sul mio petto, il mio braccio riesce appena a circondare la sottile linea di luna nuova che ha la tua cintura: nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata: misuro appena gli occhi pi ampi del cielo e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.
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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)
Se tu mi dimentichi
Voglio che tu sappia una cosa. Tu sai com' questa cosa: se guardo la luna di cristallo. il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra. se tocco vicino al fuoco l'impalpabile cenere o il rugoso corpo della legna. tutto mi conduce a te, come se ci che esiste, aromi. luce, metalli, fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m'attendono.
Orbene. se a poco a poco cessi di amarmi cesser d'amarti poco a poco.
Se d'improvviso mi dimentichi. non cercarmi. ch gi ti avr dimenticata.
Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e ti decidi a lasciarmi sulla riva del cuore in cui ho l radici, pensa che in quel giorno, in quell'ora, lever in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.
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Ma se ogni giorno., ogni ora senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile. Se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi, ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete, in me nulla si spegne n si dimentica, il mio amore si nutre del tuo amore, Amata, e finch tu vivrai star tra le tue braccia senza uscire dalle mie.
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WYSTAN HUGH AUDEN (poeta inglese York 1907-1973)
Blues in memoria
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono, fate tacere il cane con un osso succulento, chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani lamentosi lass e scrivano sul cielo il messaggio Lui Morto, allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni, i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest, la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica, il mio mezzod, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto; pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto. Non servon pi le stelle: spegnetele anche tutte; imballate la luna, smontate pure il sole; svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco; perch ormai pi nulla pu giovare.
(Da W.H. AUDEN, LA VERIT VI PREGO SULLAMORE, ED. ADELPHI)
Ogni istante nei nostri incontri lo festeggiavamo come un'epifania, soli a questo mondo. Tu eri pi ardita e lieve di un'ala di uccello, scendevi come una vertigine sal tando gli scal ini, e mi conducevi oltre l'umido lill nei tuoi possedimenti al di l dello specchio. Quando giunse la notte mi fu fatta la grazia, le porte dell'iconostasi 1
furono aperte, e nell'oscurit in cui luceva e lenta si chinava la nudit nel destarmi: Tu sia benedetta, dissi, conscio di quanto irriverente fosse la mia benedizione: tu dormivi, e il lill si tendeva dal tavolo a sfiorarti con l'azzurro della galassia le palpebre, e sfi orate dal l ' azzurro l e pal pebre stavano quiete, e la mano era calda.
Nel cristallo pulsavano i fiumi, fumigavano i monti, rilucevano i mari, mentre assopita sul trono tenevi in mano la sfera di cristallo, e Dio mio! tu eri mia. Ti destasti e cangiasti il vocabolario quotidiano degli umani, e i discorsi s'empirono veramente di senso, e la parola tu svel il proprio nuovo significato: zar. 2
Alla luce tutto si trasfigur, perfino gli oggetti pi semplici il catino, la brocca quando, come a guardia, stava tra noi l'acqua ghiacciata, a strati.
Fummo condotti chiss dove. Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi, citt sorte per incantesimo, la menta si stendeva da s sotto i piedi, 110
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gli uccelli c'erano compagni di strada, i pesci risalivano il fiume, il cielo si schiudeva al nostro sguardo...
Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo col rasoio in mano. (Traduzione di Gario Zappi)
1. Nelle chiese cristiane ortodosse liconostasi un tramezzo che separa il presbiterio, cio la parte riservata al clero, dalle navate in cui stanno i fedeli. tutta adorna di immagini devozionali (icone). Per il poeta entrare nella camera della donna amata come entrare in un luogo sacro. 2. Signific: mio re, mia regina.
(Da ARSENIJ ALEXANDROVIC TARKOVSKIJ, POESIE SCELTE, LIBRI SCHEIWILLER) 111
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CESARE PAVESE (Torino 1908-1950)
You, wind of March
Sei la vita e la morte. Sei venuta di marzo sulla terra nuda il tuo brivido dura. Sangue di primavera anemone o nube il tuo passo leggero ha violato la terra. Ricomincia il dolore
Il tuo passo leggero ha riaperto il dolore. Era fredda l a terra sotto povero cielo, era immobile e chiusa in un torpido sogno, come chi pi non soffre. Anche il gelo era dolce dentro il cuore profondo. Tra la vita e la morte la speranza taceva.
Ora ha una voce e un sangue ogni cosa che vive. Ora la terra e il cielo sono un brivido forte, la speranza li torce, li sconvolge il mattino, li sommerge il tuo passo, i l t uo f i ato d' aur ora Sangue di primavera, tutta la terra trema di un antico tremore.
Hai riaperto il dolore. Sei la vita e la morte. Sopra la terra nuda sei passata leggera 112
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come rondine o nube. e il torrente del cuore si ridestato e irrompe e si specchia nel cielo e rispecchia le cose - e le cose, nel cielo e nel cuore soffrono e si contorcono nell'attesa di te. il mattino, l'aurora, sangue di primavera, tu hai violato la terra.
La speranza si torce, e ti attende ti chiama. Sei la vita e la morte Il tuo passo leggero.
da CESARE PAVESE, POESIE. OSCAR MONDADOR)
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CESARE PAVESE ( 1908-1950)
La luce dei tuoi occhi
I mattini passano chiari deserti. Cos i tuoi occhi s'aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento. era un gorgo d'immobile luce. Taceva Tu vi va t acevi ; l e cose vivevano sotto i tuoi occhi (non pena non febbre non ombra) come un mare al mattino, chiaro.
Dove sei tu, luce. il mattino. Tu eri la vita e le cose. In te desti respiravamo sotto il cielo che ancora in noi. Non pena non febbre allora. non quest'ombra greve del giorno affollato e diverso o luce, chiarezza lontana, respiro affannoso, ri vol gi gl i occhi immobili e chiari su noi. E' buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi.
da CESARE PAVESE, POESIE. OSCAR MONDADOR)
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ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)
La neve
Come pesa la neve su questi rami come pesano gli anni sulle spalle che ami. L'inverno la stagione pi cara, nelle sue luci mi sei venuta incontro da un sonno pomeridiano, un'amara ciocca di capelli sugli occhi. Gli anni della giovinezza sono anni lontani.
(Da ATTILIO BERTOLUCCI, LE POESIE, ED. GARZANTI, COLLANA GLI ELEFANTI POESIA)
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ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)
La fidanzata
La pioggia batteva sui vetri veniva la sera tu eri la mia fidanzata e io ti tenevo stretta seduto vicino al fuoco.
La fiamma pian piano ci addormentava, accendeva il tuo viso bruno che diveniva debole brace. Fuori v'erano alberi fermi e soavi nella luce del ciclo che schiariva.
Uscimmo e camminammo in silenzio fra siepi lucide e gocciolanti alla cui ombra stavano garofani di campo bianchi e rosa bagnati dalla pioggia recente.
(Da ATTILIO BERTOLUCCI, LE POESIE, ED. GARZANTI, COLLANA GLI ELEFANTI POESIA)
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ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)
Per lo scienziato il canto degli uccelli ha lo scopo di segnare il territorio, per il poeta esprime la gioia di vivere, la felicit. Chi ha ragione? Entrambi. Le due letture della realt non sono alternative, ma si integrano, si completano. Non possiamo concepire il mondo degli animali unicamente alla luce delle funzione biologica dei singoli comportamenti, delle singole manifestazioni della loro vita. Gli animali hanno una vita emotiva e affettiva che per certi aspetti somiglia alla nostra. Provano sentimenti, gioiscono e soffrono, hanno legami affettivi di coppia che in alcuni casi durano tutta la vita. Conoscono lamore, anche se lamore per essi assume modalit espressive diverse dalle nostre.
Le farfalle
Perch le farfalle vanno sempre a due a due e se una si perde entro il cespo violetto delle settembrine l'altra non la lascia ma sta sopra e vola confusa che pare si sbatta contro i muri di un carcere mentre non che questo oro del giorno gi in via d'offuscarsi alle cinque del pomeriggio avvicinandosi ottobre?
Forse credevi d'averla perduta ma eccola ancora sospesa nell'aria riprendere l'irragionevole moto verso la plaghe che l'ombra pi presto fa sue dei campi vendemmiati e arati della domenica: tu non hai che a seguirla incontro alla notte come l'attendesti nel lume inquieto del sole finch fu sazia del succo di quei fiori d'autunno.
Per agevolare la comprensione del testo inserisco le virgole in corrispondenza delle pause.
Perch le farfalle vanno sempre a due a due, e se una si perde entro il cespo violetto delle settembrine, l'altra non la lascia ma sta sopra, e vola confusa, che pare si sbatta contro i muri di un carcere, mentre non che questo 117
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oro del giorno, gi in via d'offuscarsi, alle cinque del pomeriggio, avvicinandosi ottobre?
Forse credevi d'averla perduta, ma eccola ancora sospesa nell'aria, riprendere l'irragionevole moto verso la plaghe che l'ombra pi presto fa sue, dei campi vendemmiati e
arati della domenica: tu non hai che a seguirla incontro alla notte, come l'attendesti nel lume inquieto del sole, finch fu sazia del succo di quei fiori d'autunno.
(Da ATTILIO BERTOLUCCI, LE POESIE, ED. GARZANTI, COLLANA GLI ELEFANTI POESIA)
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ANNA MARIA ORTESE (Roma 1914-1998)
Mentre mio padre moriva ti vidi la prima volta
Mentre mio padre moriva ti vidi la prima volta. Da quel tempo sempre stavo con te, ti cercavo, anche tu mi cercavi: in mezzo alla gente eravamo soli, trepido il tuo sguardo, triste contento il mio. Il primo giorno dell'anno dovevi venire a una festa, io avevo al collo dei fiori di carta bianca, piansi quando vidi che erano le tre, e ancora il tuo volto caro non appariva. Ma il giorno secondo dell'anno qualcuno ti aveva informato corresti dalla piccola donna, e tutta la sera per lei come una luna splendesti. Dicesti dolci parole e non avevi chitarra, le dame che erano in sala si fecero tristi. Bene, ora di andare. Saliti in vettura, tu e io come ragazzi, mi guardavi: io non osavo muovermi. Mi accarezzasti la fronte. Piegando il viso, vergognandomi, carezzai la tua fronte. Nascondesti il tuo viso dietro il mio collo. La mano era ferma sul mio ginocchio. Pensavo: cos fanno tutti, domani neppure si ricorder. Ma sono passati due mesi e ogni sera c'incontriamo, il tuo cappotto povero, non hai guanti n berretto, ma la tua fronte ogni sera pi chiara, i tuoi occhi pi teneri e gravi, la mano che mi stringe pi calda, pi forte; trascorrono ore che paiono solo alcuni momenti. Al buio camminiamo, ed io poso la fronte ogni tanto con umilt sul tuo petto. Passano case e strade, passano ponti e canali, passano muti giardini, cade tranquilla la neve. Le dita intrecciate, le tempie unite in un solo tepore, gli occhi vicino agli occhi, come una sola persona che all'anima sua mormori tenere cose, come la neve che scende e risale senza rumore n moto, leggero noi andiamo.
(da Il mio paese la notte In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>)
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PIERRE DELANO (Parigi 1918- 2006)
Et maintenant
Et maintenant que vais-je faire de tout ce temps que sera ma vie de tous ces gens qui m'indiffrent maintenant que tu es partie. Toutes ces nuite, pourquoi pour qui et ce matin qui revient pour rien ce coeur qui bat, pour qui, pour quoi qui bat trop fort, trop fort. Et maintenant que vais-je faire vers quel nant glissera ma vie tu m'as laiss la terre entire mais la terre sans toi c'est petit. Vous, mes amis, soyez gentils vous savez bien que l'on n'y peut rien mme Paris crve d'ennui toutes ses rues me tuent.
Et maintenant que vais-je faire je vais en rire pour ne plus pleurer je vais brler des nuits entires au matin je te harai et puis un soir dans mon miroir je verrai bien la fin du chemin pas une fleur et pas de pleurs au moment de l'adieu
Je n'ai vraiment plus rien faire je n'ai vraiment plus rien........
E adesso
E adesso cosa far di tutto questo tempo che sar la mia vita di tutte queste persone che mi sono indifferenti ora che sei partita. Tutte queste notti, perch per chi e questo mattino che viene per niente 120
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questo cuore che batte, per chi, perch che batte troppo forte, troppo forte . E ora cosa far verso quale niente scivoler la mia vita tu mi hai lasciato tutta la terra ma la terra senza di te piccola. Voi, amici miei, siate gentili sapete bene che non si ci si pu far nulla anche Parigi muore di noia tutte le strade mi uccidono
E ora cosa far rider per non piangere brucer notti intere al mattino ti odier e poi una sera nel mio specchio vedr la fine del mio cammino non un fiore e non una lacrima al momento dell'addio
Non ho veramente pi niente da fare Non ho veramente pi niente...
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GEORGES BRASSENS (chansonnier e poeta francese 1921-1981)
Nell'acqua della chiara fontana
Nell'acqua della chiara fontana, lei, tutta nuda, si bagnava, quando un soffio di tramontana le sue vesti in cielo portava;
dal folto dei capelli mi chiese, per rivestirla, di cercare i rami di cento mimose e ramo con ramo intrecciare;
volli coprire le sue spalle tutte di petali di rosa, ma il suo seno era cos minuto che fu sufficiente una rosa;
cercai ancora nella vigna, perch a met non fosse spoglia, ma i suoi fianchi eran cos minuti che fu sufficiente una foglia;
le braccia lei mi tese allora, per ringraziarmi un po' stupita, io la presi con tanto ardore che lei fu di nuovo svestita;
il gioco divert la graziosa, che molto spesso alla fontana torn a bagnarsi, pregando 1 Dio per un soffio di tramontana.
(Trad. Fabrizio De Andr
1. Ringraziando
(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO EDITORIALE LESPRESSO)
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MARGHERITA GUIDACCI (1921-1992)
Prima del nostro incontro
Sottraggo i giorni ad uno, ad uno, li sigillo e metto via, quando sono compiuti, benedicendo il loro sole, la loro pioggia o qualunque sia stato il loro dono; benedicendo soprattutto la notte che, seppur lenta, li accolse alla fine. E prego quelli che ancora rimangono prima del nostro incontro (ed a contarli bastano ormai le dita di una mano) di non smarrirsi in cielo, ma procedere come i loro fratelli: un po pi in fretta, se possono, ritmandosi sul vivo battito del mio cuore. E tuttavia, neppure troppo in fretta - perch ancora non so comprendere, adattarmi: temo il momento in cui sar chiamata alla quasi insostenibile gioia.
In <<POESIE DAMORE LASSENZA, IL DESIDERIO RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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MARGHERITA GUIDACCI (1921-1992)
E come una mancanza di respiro
E come una mancanza di respiro ed un senso di morire, quando mi stringe improvviso il desiderio di te tanto lontano e nulla pu calmarlo, altro pensiero non pu occuparmi, tranne il Paradiso che sarebbe per me lo starti accanto. Ma poich ci m negato, pi cara, molto pi cara duna fredda pace mi la stretta indicibile quasi marchio di fuoco che proclami ancora e sempre quanto sono tua. A nessun costo vorrei separarmi da questo mio dolore.
In <<POESIE DAMORE LASSENZA, IL DESIDERIO RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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PINO RUFFO (?)
Natura morta
Sulla tovaglia bianca hai posato una tazza verde; una mela rossa e, in mezzo, un vaso con un fiore. Sulla tovaglia bianca non oso posare le mie mani. Non morta questa natura se le hai dato vita e sentimento. Oltre la bianca tovaglia vedo il colore dei tuoi occhi e, attorno, aleggiare le tue mani. Non oso mordere quella mela, vuotare quella tazza, toccare quel fiore: non vorrei sciupare questa viva composizione del tuo amore.
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BLAGA DIMITROVA - (Poetessa bulgara 1922-2003)
Abbraccio
Cuore nel cuore. E respiro nel respiro. Cos vicino a me, tanto da non vederti. Oltre la tua spalla guardavo in lontananza un monte oscuro. Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti. Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle. Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie. Mi univo alle ombre dei boschi che venivano incontro e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte. La lontananza inspiravo in un sorso enorme. Premevo vento, nubi e stelle al mio petto. E nel cerchio stretto di un abbraccio ho rinchiuso l'infinito intero del mondo.
Fonte ignota di luce imbeve graniti e giardini. La Neva ha riversato in cielo rossori, il cielo nel fiume fremiti d'azzurro. E spalla a spalla due giovani vanno con passo cauto e lento - per non disperdere questa luce che da cuore a cuore trabocca.
Era necessario un addio, perch capissi, che non c' un addio per noi. Per sempre porter in me quest'alba come segno di bruciatura. Alzti sul far del giorno, partimmo verso l'aeroporto grigio ed eravamo contenti, perch era cos lontano. La mia ultima parola fu un sorriso. E sopra di noi sorgeva con l'addio l'incontro vero e l'amore.
Da questo momento vivr senza amore. Libera dal telefono e dal caso. Non soffrir. Non avr dolore n desiderio. Sar vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio. Non pallida per la notte insonne - ma non pi ardente il mio volto. Non immersa in abissi di dolore - ma non pi verso il cielo in volo. Non pi cattiverie - ma nemmeno gesti di apertura infinita. Non pi tenebre negli occhi, ma lontano per me non s'aprir l'orizzonte intero. Non aspetter pi, sfinita, la sera - ma l'alba non sorger per me. Non mi inchioder, gelida, una parola - ma il fuoco lento non mi arder. Non pianger sulla crudele spalla - ma non rider pi a cuore aperto. Non morr solo per uno sguardo - ma non vivr realmente mai pi.
Non sono i versi a fare una poesia, ma lemozione e il sentimento espressi poeticamente. Quelli che seguono non sono poesie in senso stretto, ma stralci di lettere. Li riporto perch sono pieni di poesia. Le lettere sono state spedite alla moglie dal caro amico e collega Gervasio Bellinato da Mussumeli in Sicilia, dove aveva preso servizio come direttore didattico.
Ancora ti stringo tra le braccia e non mi sento di lasciarti. Sento palpitare il tuo seno mentre i cuori si parlano. La penna confusa e traduce male le concitate tenerissime parole che gli animi nostri nel silenzio si dicono. lo vorrei una trascrizione fedele del mio senti-mento, ma l'amore molto pi grande della mia povera parola. E cos ti ascolta senza parlare o pronuncia confuso il noto saluto che per noi significa... baci, carezze e altre cose assai belle. L'ho gi ripetuto mille volte stamattina questo saluto e sempre mi torna alle labbra: ciao Passerotto, ciao amore, ciao tesoro. questa la nostra poesia, scritta ormai tanti anni fa, eppure sempre tanto bella. Fra poco la reciteremo insieme, a due voci, pensando ai fiori campestri e ai freschi tramonti che l'hanno ispirata. Riandremo in quei luoghi tenendoci per mano per rivedere i meandri del fiume, per ascoltare la raganella che chiama la pioggia. E anche noi piangeremo di tenerezza ritrovando sempre verde il giardino dove sboccia il nostro affetto. Verrai? Ti porter tra le braccia come allora per ripeterti ancora che ti amo tanto tanto.
* * *
Era proprio di questa stagione; c le erbe sull'Adige alitavano amore. Sono passati tanti giorni, tanti tanti da quel pomeriggio, eppure per noi quelle erbe hanno an-cora lo stesso respiro. Le senti? Ci dicono che attendono noi, prima che l'autunno mandi le nebbie a celarne i colori. Ma anche tra le nebbie noi sapremo scoprire il verde della nostra erba.
* * *
L'amore un suggeritore assai monotono; sa dire solo poche parole, ma grandi come il mondo. Dicendo "amore mio, ti voglio tanto bene" infatti io evoco il sole della primavera, la rugiada dei fiori, la musica delle fronde, i colori dell'alba e mille altre cose ancora, tutte presenti nel ricordo dei tuoi occhi, nella freschezza del tuo sorriso. Mandami tanti baci: baci appena sussurrati a fior di labbra; baci stimolati da misteriosi profumi; baci sereni nei quali l'amore si riposa e prende nuovo vigore. Baci baci baci, ed io mi sentir ricco e fortunato pi d'ogni altro uomo al mondo. 130
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WISLAWA SZIMBORSKA, (Poetessa polacca premio Nobel 1923 2012)
Accanto a un bicchiere di vino
Con uno sguardo mi ha reso pi bella, e io questa bellezza l'ho fatta mia. Felice, ho inghiottito una stella.
Ho lasciato che mi immaginasse a somiglianza del mio riflesso nei suoi occhi. Io ballo, io ballo nel battito di ali improvvise.
[.]
Gli parlo di tutto ci che vuole: delle formiche morenti d'amore sotto la costellazione del soffione. Gli giuro che una rosa bianca, se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere, inclino il capo con prudenza, come per controllare un'invenzione. E ballo, ballo nella pelle stupita, nell'abbraccio che mi crea.
[.]
Quando lui non mi guarda, cerco la mia immagine sul muro. E vedo solo un chiodo, senza il quadro.
(Da WISLAWA SZYMBORSKA, ELOGIO DEI SOGNI, ED. ADELPHI)
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OTTAVIANO MENATO (Poeta veneto 1927-2010)
Il "s" del matrimonio
Prima di dire il "s, dolcissimo mio futuro sposo, prendimi tra le tue braccia e stringimi nella tua musica. Non parlare, ferma il tempo, vestimi della dolcezza dei tuoi occhi e fammi sognare, fammi volare in alto, in alto! E sulla soglia dell'infinito azzurro, coprimi dei canti del cielo, dei canti del tuo grande amore, del tuo ardente cuore. Insieme danzeremo la gioia del nostro gioioso "s", del nostro "s" per sempre.
(Da CANTO LA VITA, LA BELLEZZA, LAMORE)
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AUTORE (A ME) SCONOSCIUTO
Anello nuziale
Mentre lavoro, con l'anello d'oro puro tu mi stringi nel sangue del mio dito, che poi si fa con te, piacere per tutta la mia carne. Che felicit! Come le mie forti vene vanno, dolci, ubriacandosi di te, come di un celeste miele nella luce degli eterni calici! Il mio cuore intero passa, fiume impetuoso e nobile, sotto il soave anello che, per contenerlo, s'apre in infiniti circoli d'amore.
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GIORGIO CALABRESE (Genova 1929)
E se domani
E se domani io non potessi rivedere te, mettiamo il caso che ti sentissi stanco di me. Quello che basta all'altra gente non mi dar nemmeno l'ombra della perduta felicit.
E se domani e sottolineo "se" all'improvviso perdessi te, avrei perduto il mondo intero non solo te. 134
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ADONIS (poeta siriano-libanese 1930)
Uno specchio per Khlida (1.Londa)
Khlida
Sul ramo tutto intorno germoglia la tristezza
Khlida
Un viaggio annega i giorni nell'acqua dei tuoi occhi. Una onda mi ha insegnato che la luce dell e stell e, che il volto delle nubi e il lamento della polvere sono un solo fiore...
(Traduzione F. M. Corrao) 135
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ALDA MERINI (1931-2009)
Quando tu non ci sei a Michele Pierri
Quando tu non ci sei, e l'aria non risuona dei tuoi richiami segreti allora l'ombra si stende come un manto, la sera diventa feroce e gli uccelli mi cadono ai piedi stecchiti come percossi da una peste improvvisa, perch la mancanza di amore ahim la mia pestilenza.
(In POESIE DAMORE - LASSENZA, IL DESIDERIO LE PI IMPORTANTI POETESSE ITALIANE CONTEMPORANEE, ED. NEWTON)
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ALDA MERINI (1931-2009)
Lettere
Rivedo le tue lettere di amore illuminata adesso dal distacco, senza quasi rancore... L'illusione era forte a sostenerci, ci reggevamo entrambi negli abbracci pregando che durassero gli intenti, ci promettemmo il sempre degli amanti, certi nei nostri spiriti di iddii, E hai potuto lasciarmi! E hai potuto intuire un'altra luce che seguitasse dopo le mie spalle. Mi hai suscitata dalle scarse origini con richiami di musica divina, mi hai resa divergenza di dolore, spazio per la tua vita di ricerca per abitarmi il tempo di
un errore e mi hai lasciato solo le tue lettere onde ne ribevessi la mia assenza.
da La presenza di Orfeo
(In POESIE DAMORE - LASSENZA, IL DESIDERIO LE PI IMPORTANTI POETESSE ITALIANE CONTEMPORANEE, ED. NEWTON)
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ALDA MERINI (1931-2009)
Genesi
Vorrei un figlio da te che sia una spada lucente, come un grido di alta grazia, che sia pietra, , che sia novello Adamo, lievito del mio sangue e che risolva pi dol cemente questa nostra sete! Ah, se ti -amo, lo grido ad ogni vento gettando fiori da ogni scarso ramo e fiorita son tutta e di ogni velo vo' scerpando il mio lutto, perch genesi sei della mia carne. Ma il mio cuore, trafitto dall'amore ha desiderio di mondarsi, vivo, e perci dammi un figlio delicato, un bellissimo vergine viticcio da allacciare al mio tronco e tu possente padre, tu olmo ricco di ogni forza antica mieterai dolci ombre alla mia luce.
da Tu sei Pietro
(In POESIE DAMORE - LASSENZA, IL DESIDERIO LE PI IMPORTANTI POETESSE ITALIANE CONTEMPORANEE, ED. NEWTON)
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GINO PAOLI (1934)
Il cielo in una stanza
Quando sei qui con me questa stanza non ha pi pareti ma alberi, alberi infiniti.
Quando sei qui vicino a me questo soffitto viola no, non esiste pi... Io vedo il cielo sopra noi
che restiamo qui, abbandonati come se, se non ci fosse pi niente, pi niente al mondo.
Suona un'armonica: mi sembra un organo che vibra per te e per me su nell'immensit del cielo
. . .
Suona un'armonica: mi sembra un organo che vibra per te e per me su nell'immensit del cielo
Per te... e per me nel cielo.
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MUHAMMAD AL-MAGHUT (poesia araba 1934)
Malinconia al chiaro di luna
Oh primavera che arrivi dai suoi occhi Oh passero che viaggi al chiaro di luna Portami da lei Versi di passione o fendente di lama io sono perduto, ferito Amo la pioggia e gemo per onde lontane mi desto da un sonno profondo ricordo il ginocchio di una donna amata, un giorno la vidi e nel vino e nei versi mi persi. Di' alla mia amata Layl, dalla bocca ebbra e i piedi di seta, sono malato e il desiderio mi strugge colgo tracce di passi sul mio cuore Damasco, carro di rose per prigionieri, disteso nella mia stanza a scrivere, sognare e guardare i passanti dall'alto cuore del cielo ascolto il palpito della tua pelle nuda. Da vent'anni, bussiamo alle tue porte chiuse sui nostri abiti e sui figli la pioggia diluvia e i nostri volti feriti dalla tosse tagliente dolenti come il pallido addio della tisi e i selvaggi venti dei deserti recano i nostri lamenti ai vicoli, ai fornai e ai delatori e noi cavalli bradi ci avventiamo sulle pagine di storia piangiamo e tremiamo e dietro i nostri passi curvi passano i venti e spighe amaranto... Ci separammo una tempesta di stelle cadenti avanza nei tuoi gelidi occhi Eccola, corrucciata amante dal corpo ammantato di tosse e di gemme sei mia questo amante per te, amata! Prima di partire, ho giaciuto con una donna e scritto versi d'amore alla notte, all'autunno alle nazioni umiliate. Nel giallo meriggiare del sole appoggiavo il capo tra le imposte delle finestre lasciavo brillare le lacrime come alba, come donna nuda Legato da un antico vincolo alla malinconia e alla devozione e in prossimit di silenziose nubi lontane 140
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apparivano a centinaia nudi laidi torsi immersi in un fiume di spine e una nube dai tristi occhi blu mi stringe alla storia adagiata sulle mie labbra. Oh lunghi sguardi di dolore oh macchioline di sangue, dstati io qui ti vedo su bandiere ammainate tra le pieghe di abiti setosi Sotto il tuo cielo terso avanzo tra la folla come tuono dorato avanzo piangendo patria mia Dove sono i vascelli colmi di spade e tabacco e la serva dai grandi occhi che ha conquistato un regno come due calde donne Sei come una lunga notte sul petto di donna, patria mia io spettro anonimo qui sono straniero 141
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MOGOL (1936)
Acqua azzurra acqua chiara
Ogni notte ritornar per cercarla in qualche bar, domandare ciao che fai e poi uscire insieme a lei. Ma da quando ci sei tu tutto questo non c'e' piu'. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere. Nei tuoi occhi innocenti posso ancora ritrovare il profumo di un amore puro, puro come il tuo amor. Ti telefono se vuoi non so ancora se c'e' lui ... accidenti che faro' quattro amici trovero'. Ma da quando ci sei tu tutto questo non c'e' piu'. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere. Nei tuoi occhi innocenti posso ancora ritrovare il profumo di un amore puro, puro come il tuo amor Da quando ci sei tu tutto questo non c'e' piu'. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere... Sono le quattro e mezza ormai non ho voglia di dormir a quest'ora, cosa vuoi, mi va bene pure lei. Ma da quando ci sei tu tutto questo non c'e' piu'. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere Acqua azzurra, acqua chiara Nei tuoi occhi innocenti....
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UNSI L-HAGG (poeta libanese 1937)
Dialogo
Dimmi, mia amata, a cosa pensi? Penso al tuo sole che non mi illumina, amore mio. Dimmi, a cosa pensi? Penso a te, a come puoi resistere alla freschezza del mio cuore. Dimmi, a cosa pensi? Penso, amore mio, alla tua tirannia, a come ora m'ami mentre io non t'amo.
(Traduzione M. Masullo) 143
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BELLA ACHMADLINA (poetessa russa 1937-2010)
La tua casa
La tua casa, che non conosce le disgrazie, mi accoglieva e mi sbaciucchiava sulla guancia. Come un pesce dall'acqua il servizio faceva capolino dai vetri.
Ed il cane mi veniva incontro saltellando come una cornacchia, piccolo, bagnato, e nella indifesa armatura stavano ritti i cactus alla finestra.
Dalle discordia di tutta la terra io venivo come un infreddolito ambasciatore e la casa mi guardava negli occhi ed era buona e delicata.
Sulla mia testa non attir l a vergogna, non si trad . La casa mi giurava che mai aveva visto quella donna.
Diceva: "Io sono vuota. lo sono vuota!" Io dicevo: "Da qualche parte, da qualche parte... Diceva: "Lascia stare. Lascia stare. Entra e dimenticatene."
Oh, come temevo dapprima un fazzoletto o un altro oggetto, ma la casa ripeteva le sue parole, rimescolava gli oggetti.
Faceva sparire le tracce di lei. Oh, come fingeva abilmente che qui non erano cadute lacrime, non si era appoggiato un gomito.
Come una minuziosa risacca lav tutto: e le impronte delle scarpe, e quell'oggetto abbandonato, ed il bottone di un guanto. 144
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Tutti si erano messi d'accordo: il cane dimentic con chi giocava ed il piccolo chiodo non sapeva chi lo aveva dimenticato e mi dava una nebbiosa risposta.
Gli specchi erano cos vuoti, come se la neve vi fosse caduta e fermata. Non potevano ricordarsi i fiori chi li poneva nel bicchiere sfaccettato...
Oh, casa altrui! Oh, cara casa! Addio! Ti domando una piccola cosa: non essere cos buona. Non essere cos buona. Non consolarmi con un inganno.
Io pensavo che tu eri il mio nemico, la mia pesante sciagura, ma tu non sei un nemico, sei soltanto un contaballe e tutto il tuo gioco da quattro soldi.
Sulla piazza del Maneggio gettavi una moneta nella neve. Indovinavi dalla moneta se io ti amavo o no.
E mi coprivi le gambe con lo scialle l, nel giardino di Alessandro, e mi scaldavi le mani, ma ingannavi sempre, pensavi sempre che anche io avrei mentito.
Turbinavano sopra di me le menzogne, pi somiglianti ad uno stormo di cornacchie.
Ma ecco, per l'ultima volta mi dici addio, negli occhi n azzurro, n nero. Oh, vivrai ancora, non soffrirai, per, a me non importa assolutamente nulla.
Ma come tutto senza ragione, ma come tutto assurdo. Tu devi andare a destra. Io devo andare a sinistra.
Quasi che il sonno l'uno all'altra h rapisse, nel buio intrecciando le dita si sfiorano con la punta del piede e pensano gli estremi si toccano nel cuore della notte. Uno dei due gi sogna anche per l'altro. E incline pi al contagio che al presagio s'addormenta l'amore coniugale mano nella mano, la vita cinta come per la danza, mentre quell'altra vita preme ai cancelli del rimosso e li piega. Entrambi sul fianco sinistro. Lalba li sveglia un poco pi fratelli.
In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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ELENA CLEMENTELLI (vivente)
Storia d'amore
Ci scontrammo sulle piste del sangue. Imperativo, pi che invito, il richiamo che fu comando ai sensi. Il sorriso d'un angelo apostatico accese un lampo nel meriggio e un fragore di tuono scosse l'attonita inerzia dei cuori. In cielo, la congiunzione degli astri avvolse i nostri segni: e fu consenso. Giro di giorni e d'anni lungo un fiume convulso di eventi. Poi, mano nella mano, mentre pi chiara luce attenua, senza spegnerlo, il fuoco di quel primo bagliore, memoria e pace giacciono insieme. E cos, insieme, i passi, nell'armonia dei ritmi costruiti battuta su battuta, fra allegro andante e scherzo, scandiscono i tempi d'una partitura in crescendo.
da Il conto
In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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ELENA CLEMENTELLI (vivente)
Duello al tramonto
Non scagliamo parole attraverso il burrone dell'amore franato. Non costruirebbero un ponte. Ma muti volgiamo le spalle, contiamo i passi, secondo le leggi d'onore, sempre pi a nord, sempre pi a sud, fino a perdere il conto e la voglia di fermarci e sparare. da Cos parlando onesto
In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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MOGOL (1936)
Limmensit
Io son sicuro che, per ogni goccia per ogni goccia che cadr un nuovo fiore nascer e su quel fiore una farfalla voler Io son sicuro che in questa grande immensit qualcuno pensa un poco a me e non mi scorder S, io lo so, tutta la vita sempre solo non sar e un giorno io sapr d'essere un piccolo pensiero nella pi grande immensit..... di quel cielo. S, io lo so, tutta la vita sempre solo non sar un giorno trover un po' d'amore anche per me per me che sono nullit nell'immensit...
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SEAMUS HEANEY (poeta dellIrlanda del Nord, 1939)
Commiato
Signora dalla camicetta increspata E dalla semplice gonna scozzese, Da quando hai lasciato la casa Il suo vuoto ferisce Ogni pensiero. In tua presenza Passava in fretta il tempo, ancorato A un sorriso; ma l'assenza Ha sconvolto l'equilibrio dell'amore, ha tolto L'ormeggio ai giorni. Ed essi danno sgroppate, Rimbalzano e a testa bassa caricano Attraverso il calendario Scagliati dal suono quieto Della tua voce tenera di fiore. Sulla mia spiaggia si frange la tua assenza, Sei partita, ed io sono per mare. Finch non riprendi il comando L'io si ammutina.
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FABRIZIO DE ANDR (1940-1999)
Marinella
Questa di Marinella la storia vera che scivol nel fiume a primavera ma il vento che la vide cos bella dal fiume la port sopra a una stella
sola senza il ricordo di un dolore vivevi senza il sogno di un amore ma un re senza corona e senza scorta buss tre volte un giorno alla sua porta
bianco come la luna il suo cappello come l'amore rosso il suo mantello tu lo seguisti senza una ragione come un ragazzo segue un aquilone
e c'era il sole e avevi gli occhi belli lui ti baci le labbra ed i capelli c'era la luna e avevi gli occhi stanchi lui pose la mano sui tuoi fianchi
furono baci furono sorrisi poi furono soltanto i fiordalisi che videro con gli occhi delle stelle fremere al vento e ai baci la tua pelle
dicono poi che mentre ritornavi nel fiume chiss come scivolavi e lui che non ti volle creder morta buss cent'anni ancora alla tua porta
questa la tua canzone Marinella che sei volata in cielo su una stella e come tutte le pi belle cose vivesti solo un giorno , come le rose
e come tutte le pi belle cose vivesti solo un giorno come le rose.
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MARIANNA BUCCHICH (vivente)
L'intrusa
Vorrei lei non trovasse una traccia di te. Ti amo molto - non lo deve sapere questo voglio che sia solo per me e per te. Butter le tue cicche perch non senta l'odore delle tue labbra, nasconder i bicchieri canceller le orme dei tuoi piedi cambier le lenzuola perch le tracce del nostra amore non suscitino la sua invidia. Rester solo un odore di te nel mio cuore. Sollever leggera la tua chitarra e la nasconder... ma tutto rester nella mia stanza che chiuder a chiave e lascer anche le lenzuola piene di fiori. Lascer lei fuori dalla porta.
In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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MARIANNA BUCCHICH (vivente)
Il tempo dei desideri
Pareva un grande amore. Forse lo era. Non lo sappiamo. Saranno le stelle che brillano in questa sera a decretarne il destino. una pi oggi a di stel l e sulla mia testa, mandano strani bagliori messaggi indecifrabili come quell'amore che nacque fra noi una notte all'improvviso e improvvisamente mut come il vento che si porta le cose belle non si da dove se fra le foglie marcite dal tempo o sulla luna piena perch le conservi il tempo dei desideri.
(Inediti)
In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>
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VALERIO NEGRINI (1946-2013)
Infiniti noi
Che ti serve ormai tormentarti per capire il mondo farti soffiare dentro da ogni vento niente c' che valga il tuo sgomento. Guarda invece noi piangi per l'amore se si perde odiami se sei messa da parte grida se l'amore grida forte. Perch noi qui, infiniti noi siamo il tempo innocente che nasce dal silenzio del mondo intorno a noi. Chi ti ascolta mai dolce e disperata tra la gente dove le tue mani son respinte ci che non tuo non vale niente. Perch noi qui, infiniti noi siamo il tempo innocente che nasce dal silenzio del mondo intorno a noi. Io ti ascolter voce di stupito sentimento io sar il tuo tempo in un momento con l'orgoglio di dormirti accanto. Guarda ancora noi piangi per l'amore se si perde odiami se sei messa da parte grida se l'amore grida forte.
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RENATO ZERO (Roma 1950)
I migliori anni della nostra vita
Penso che ogni giorno sia come una pesca Miracolosa e che bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa.
Io come un gentiluomo, e tu come una sposa Mentre fuori dalla finestra si alza in volo soltanto la polvere. C' aria di tempesta!
Sar che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta. Ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta. Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che niente. Noi non faremo come l'altra gente, questi sono e resteranno per sempre...
I migliori anni della nostra vita I migliori anni della nostra vita. Stringimi forte che nessuna notte infinita I migliori anni della nostra vita
Stringimi forte che nessuna notte infinita. I migliori anni della nostra vita
Penso che stupendo restare al buio abbracciati e muti, come pugili dopo un incontro.
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ANTONIO GIAROLA (Poeta veneto vivente)
Sei il mio fiore
Sorgi piano amore stamattina col vento che t'alita profumo tra i capelli gi colmi di sole.
Ed io ti vedr per sempre ogni giorno cos ed anche quando vincer il tempo sarai il mio fiore.
(Da ANTONIO GIAROLA, POESIE 1972-1989, ED- MG)
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MARIA TERESA MANCINI (vivente)
Ancora non conosco
Ancora non conosco il linguaggio dei gesti dei tuoi pensieri nuovi n tu conosci il mio che pur traspare nella ricerca di segni antichi alfabeto gi scritto nell'anello di luce che ci chiude. E il raggio che investe la cintura di nubi la siepe che risplende nel profondo del fiume l'attimo che vivo chiaroscuro dell'anima aperta verso la tua.
(Da MARIA TERESA MANCINI, NEL CUORE DEL VENTO, VENILIA EDITRICE)
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MARIA TERESA MANCINI (vivente)
Il sentiero del vento
Lo chiamavamo il sentiero del vento erto tra le dune nell'intrico di more e biancospini. lo mi stancavo: Aspetto qui su questo tronco di pino in vista del pontile. Tu proseguivi oltre le siepi: un lungo tratto sabbioso tutto in discesa sino al faro. Conoscevo la spiaggia solitaria dove la sterna nasconde il nido dietro una conchiglia. Sceglievi i tronchi che il mare respingeva: Vedi, una cosa bella, basta incidere qui, poi levigare: il tuo viso, la bocca un po' imbronciata, i capel l i l egger i come f ogl i e. . . . Scandisce il tempo la clessidra. Sul sentiero del vento nel volo dei gabbiani si perde il mio richiamo. Al di l degli spazi la tua riva. So che risponderai. In questa breve radura accanto al pino reciso devo ancora aspettare.
(Da MARIA TERESA MANCINI, NEL CUORE DEL VENTO, VENILIA EDITRICE)
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MARIA TERESA MANCINI (vivente)
Tremava l'ombra
Tremava l 'ombra del faro a l c h i a r o d e l l a l u n a . Risalivano i flutti la scogliera. Rifugio improvvisato sulla spiaggia un capanno di legno abbandonato. Qualche bottiglia vuota oltre la soglia un piccolo gabbiano accovacciato. Come giunchi intrecciati le tue mani leggere cingevano il mio capo. - Saremo l ' ol mo e l a vi te. Due vele affiancate sul mare. Frecce scagliate insieme verso l'infinito. - Nell'alba di madreperla radeva il vento le orme segnate sulla rena. Era l'ultima estate. Grumi d'alghe punteggiano la riva ride roco un gabbiano sulla diga. onda franta il ricordo e la tua voce eco di mare dentro conchiglia vuota.
(Da MARIA TERESA MANCINI, NEL CUORE DEL VENTO, VENILIA EDITRICE)
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CLAUDIO BAGLIONI (1951)
Questo piccolo grande amore
Quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto e quell'aria da bambina che non glielo detto mai ma io ci andavo matto e chiare sere d'estate il mare i giochi e le fate e la paura e la voglia di essere nudi un bacio a labbra salate il fuoco quattro risate e far l'amore gi al faro... ti amo davvero ti amo lo giuro...ti amo ti amo davvero! e lei lei mi guardava con sospetto poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto ed io io non ho mai capito niente visto che ora mai non me lo levo dalla mente che lei lei era un piccolo grande amore solo un piccolo grande amore niente pi di questo niente pi! mi manca da morire quel suo piccolo grande amore adesso che saprei cosa dire adesso che saprei cosa fare adesso che voglio un piccolo grande amore quella camminata strana pure in mezzo a chissacch l'avrei riconosciuta mi diceva "sei una frana" ma io questa cosa qui mica l'ho mai creduta e lunghe corse affannate incontro a stelle cadute e mani sempre pi ansiose di cose proibite e le canzoni stonate urlate al cielo lass "chi arriva prima a quel muro..." 161
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non sono sicuro se ti amo davvero non sono...non sono sicuro... e lei tutto ad un tratto non parlava ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva ed io io non lo so quant' che ha pianto solamente adesso me ne sto rendendo conto che lei lei era un piccolo grande amore solo un piccolo grande amore niente pi di questo niente pi mi manca da morire quel suo piccolo grande amore adesso che saprei cosa dire adesso che che saprei cosa fare adesso che voglio un piccolo grande amore...
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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)
X . Venere vedi come sei malvagia
Venere vedi come sei malvagia, colpisci coi tuoi dardi e poi ne ridi. Ridi delle frasi banali sempre uguali che gli amanti si scambiano tra loro, ridi dei baci, ridi all e carezze. Tu che conosci tutti gli artifici dell'umano piacere ti diverti a quel gioco sottile, alla partita che non lascia n vinti n vincenti. E il ripetersi uguale delle mosse nella grande scacchiera della vita muove il riso cosciente della beffa, ma le pedine questo non lo sanno. Regina e re, siano bianchi o neri si senton soli dentro all'universo.
(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE) 163
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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)
XXI. S fummo i soli esseri del tempo
S fummo i soli esseri del tempo vibranti come corde di una cetra. Intorno a noi qual altra creatura avremmo mai supposto che esistesse? Noi eravamo gli unici viventi a respirare il soffio della terra. I primi e gli ultimi nel cerchio che si chiude e ripete per sempre il suo percorso, non spirale che evolve e s'allontana allargandosi dal punto di partenza ma un cerchio stretto, anello di catena che non si spezza nell'oblio dell'ora.
(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE) 164
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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)
X X I X Io ricordo che non ti dissi t'amo
Io ricordo che non ti dissi t'amo. Ero tutta per te, tu lo sapevi. Ma ora lo sussurro dentro al vento, ora lo grido ai lati della valle e lo ripeto con convincimento in mille modi, in mille toni: t'amo. Cosa di rti di pi mio Dio si lvano. Tutti lo sanno del mio folle amore. Anche l'acqua che scorre piano, piano gi mi rimanda come ecolalia 1
il ritornello dolce: t'amo, t'amo.
1. Ripetizione meccanica dellultima parola o frase.
(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE)
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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)
L (Epilogo) - Mi son svegliata, ero nel mio letto
Mi son svegliata, ero nel mio letto. Accanto a me giaceva il Dio silvano 1 , gli occhi azzurri colore di pervinca, aggrottata la fronte da un pensiero. Hai delirato tutta notte sai. Mormoravi nel sonno di un tuo Dio e di un altro dal nome di Silvano mi diceva con fare sospettoso. Io sorvolai con un sospiro lieve: Ho fatto un sogno, un brutto sogno o forse era bello non so. Io ti cercavo tra prati e valli, tra montagne e colli io ti cercavo e tu non c'eri mai. Tra me pensavo: questo non fu sogno, fu la rivelazione, lo scavare nel mistero dell'uomo, alle radici di questo nostro essere imperfetto che ci rimanda all'involucro esterno e non rammenta mai da quale prodigioso germoglio siamo nati, e gi smemora anche del suo ieri. E la misura ho avuto dell'intensa passione, il nodo che ci tiene avvinti. Noi siamo gi vissuti nei primordi, siamo vissuti solo poco dopo che l'alga verde s'ancorasse al suolo. Siamo tornati dall'eternit. Il sole risplendeva nel querceto e il vento mi portava odor di bosco. Nella mattina fresca appena, appena quarto di luna sorrideva ancora.
1. Figura mitologica delluomo amato
(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE) 166
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ENRICO RUGGERI (Milano 1957)
Quello che le donne non dicono
Ci fanno compagnia certe lettere d'amore parole che restano con noi, e non andiamo via ma nascondiamo del dolore che scivola, lo sentiremo poi, abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia una mancata verit che prima o poi succeder cambia il vento ma noi no e se ci trasformiamo un po' per la voglia di piacere a chi c' gi o potr arrivare a stare con noi, siamo cos difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui, con le nostre notti bianche, ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si". In fretta vanno via della giornate senza fine, silenzi che familiarit, e lasciano una scia le frasi da bambine che tornano, ma chi le ascolter... E dalle macchine per noi i complimenti dei playboy ma non li sentiamo pi se c' chi non ce li fa pi cambia il vento ma noi no e se ci confondiamo un po' per la voglia di capire chi non riesce pi a parlare ancora con noi. Siamo cos, dolcemente complicate, sempre pi emozionate, delicate , ma potrai trovarci ancora qu nelle sere tempestose portaci delle rose nuove cose e ti diremo ancora un altro "si", difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui, con le nostre notti bianche, ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si"
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Senza amore l'umanit non sopravvivrebbe un solo giorno (Erich Fromm)
A Colloquio con Mons. Corrado Balducci - Profezie e ultimi tempi, Magia e Occultismo, Guerra nucleare e fine del mondo, Demonologia e potenze del male.: Con l'Audio-libro intervista in OMAGGIO