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A cura di
Benito Calonego





L L E E P P I I B B E E L L L L E E P P O O E E S S I I E E
D D A A M M O O R R E E
D D A A T T U U T T T T O O I I L L M M O O N N D D O O

(142 testi poetici)




Lamore una grazia. (Susanna Agnelli)




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INDICE

Ho accolto tra le poesie alcuni testi di canzoni in rappresentanza di un immenso repertorio
popolare che, nei modi e nelle forme che gli sono peculiari, d una valida risposta al naturale e
insopprimibile bisogno di poesia.

Sono contrassegnate con un asterisco * i testi di immediata suggestione e presa emotiva.


ANONIMO SUMERO Canto damore pag. 7
ANONIMO EGIZIO Lamento di Iside 9
ANONIMO EBREO La bellezza della sposa 10
SU WU *A sua moglie 12
SAFFO Un dio mi sembra luomo 13
*A Gngila 14
Vorrei veramente essere morta 15
CATULLO *Viviamo mia Lesbia ed amiamo 17
Povero Catullo basta con le follie 18
Odio e amo 19
QAYS Risplendi o Layl 20
WALLADA Torneremo insieme? 22
DANTE ALIGHIERI Tanto gentile 23
FRANCESCO PETRARCA Chiare fresche e dolci acque 24
LOUISE LAB Deh sio potessi vivere 25
WILLIAM SHAKESPEARE Sonetto LXXV 26
ANTON MARIA LAMBERTI La biondina in gondoeta 27
ELIZABETH B. BROWNING vero il grande amore 28
GIOSUE CARDUCCI I voti dellamore 30
Panteismo 31
Qui regna amore 32
Primavera classica 33
ABORIGENI AUSTRALIANI Canto damore 35
INDIANI DAMERICA *Risveglio 36
*Invito notturno 37
Bellezza della mia donna 39
DONNA PIGMEA *Compianto funebre 40
ANONIMO GIAPPONESE *Dolore 41
JOHANN WOLFGANG VON GOETHE Or quale amica sua ti vedo apparirmi 42
Faustina 43
Sempre tra le mie braccia 44
HEINRICH HEINE Lungi lungi 45
TAGORE *Il tuo amore 46
La storia dei nostri cuori 47
Un tocco fugace 48
I lacci della tua dolcezza 49
GABRIELE DANNUNZIO La figlia di Iorio (estratto) 50
EDGAR LEE MASTERS Paul McNeely 53
APOLLINAIRE Mia Lou stasera m'accuccer
nelle trincee 54
Piccola Lou malgrado tutto conosco
la tua dolcezza . 55
JUAN RAMON JIMENEZ Ti riconobbi, perch guardando
l'orma 56
*Bacio damore 57
Taci! Gusta lo zenit 58
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Rampicanti pag. 59
Nel nostro amore, la pena e la gioia 60
Non spegnere la luce... 61
UMBERTO SABA Guarda l quella vezzosa 62
*Bocca 63
Ed amai nuovamente e fu di Lina 64
*Sovrumana dolcezza 65
Amore 66
L'autunno 67
VINCENZO CARDARELLI *Attesa 68
DIEGO VALERI *Milano 69
Che abbiamo fatto, amore? 70
Perch mi sei presso 71
Tu corpo senza peso paurosa
dolcezza 72
Sequenza per un'ombra 73
(Grazie dei fior) 74
GIUSEPPE UNGARETTI Dove la luce 75
BIAGIO MARIN Passa pei vogi tovi 77
AHMAD ZAKI ABU SHADI Eterna unione 78
VLADIMIR MAJAKOVSKIJ Liliska! 79
Marina da guerra in amore 81
LOUIS ARAGON Le mani di Elsa 82
Elsa allo specchio 83
JACQUES PREVERT *I ragazzi che si amano 84
*Tre fiammiferi (Paris at night) 85
*Alicante 86
Il giardino 87
*Sabbie mobili 88
Per te amore mio 89
*Barbara 90
Prima colazione 92
NAZIM HIKMET *Anima mia 93
Benvenuta, donna mia 94
I tuoi occhi 9 5
Sono cent'anni 9 6
La mia donna venuta con me 97
RAYMOND QUENEAU Luomo del tramvai 98
(Rose rosse) 99
PABLO NERUDA Sonetto XI 100
Sonetto XII 101
Sonetto XLVII 102
Sonetto LXXXIX 103
*In te la terra 104
*Se tu mi dimentichi 105
WYSTAN H.. AUDEN Blues in memoria 107
ARSENIJ A. TARKOVSKIJ I primi incontri 108
CESARE PAVESE *You, wind of March 110
*La luce dei tuoi occhi 112
ATTILIO BERTOLUCCI La neve 113
La fidanzata 114
Le farfalle 115
ANNA MARIA ORTESE Mentre mio padre moriva ti vidi
per la prima volta 117
PIERRE DELANOE *Et maintenant (E adesso) 118
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GEORGES BRASSENS Nellacqua della chiara fontana pag. 119
MARGHERITA GUIDACCI *Prima del nostro incontro 120
*E come una mancanza di respiro 121
PINO RUFFO Natura morta 123
BLAGA DIMITROVA *Abbraccio 124
*Notti bianche 125
*Mattino 126
Senza amore 127
GERVASIO BELLINATO *Lettere alla moglie 128
WISLAWA SZIMBORSKA Accanto a un bicchiere di vino 130
AUTORE SCONOSCIUTO *Anello nuziale 131
GIORGIO CALABRESE *E se domani 132
ADONIS Uno specchio per Khlida 133
ALDA MERINI Quando tu non ci sei 134
*Lettere 135
*Genesi 136
GINO PAOLI *Il cielo in una stanza 137
MUHAMMAD AL-MAGHUT Malinconia al chiaro di luna 138
MOGOL *Acqua azzurra acqua chiara 139
UNSI L-HAGG Dialogo 141
BELLA ACHMADLINA *La tua casa 142
Io pensavo che tu eri il mio nemico 144
BIANCAMARIA FRABOTTA Quasi che il sonno l'uno all'altra 145
ELENA CLEMENTELLI Storia d'amore 146
Duello al tramonto 147
MOGOL *Limmensit 148
SEAMUS HEANEY Commiato 149
FABRIZIO DE ANDR *Marinella 150
MARIANNA BUCCHICH Lintrusa 151
Il tempo dei desideri 152
VALERIO NEGRINI Infiniti noi 153
RENATO ZERO I migliori anni della nostra vita 154
ANTONIO GIAROLA Sei il mio fiore 155
MARIA TERESA MANCINI Ancora non ti conosco 156
Il sentiero del vento 157
Tremava lombra 158
CLAUDIO BAGLIONI *Questo piccolo grande amore 159
CARLA BARONI *XI Venere vedi come sei malvagia 161
XXI S fummo i soli esseri del tempo 162
XXIXIo ricordo che non ti dissi t'amo 163
L Mi son svegliata, ero nel mio letto. 164
ENRICO RUGGERI *Quello che le donne non dicono 165










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La felicit amore, nient'altro.
(Hermann Hesse)
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SPOSA SUMERA DEL 2000 a. C.




Con il canto di una sposa felice si aprono queste pagine di poesia damore.
Per una fortunata coincidenza queste parole d'amore e di felicit si presentano
agli esordi della civilt quasi come un riflesso d'un amore coniugale quale dovette
essere, se mai fu, quello di chi visse nell'Eden.
Fu cantato da una sposa per il proprio marito, il re Shu-Sin, che fu signore
del paese di Sumer circa quattromila anni fa.



Canto d'amore

Sposo, caro al mio cuore,
grande la tua bellezza, dolce come il miele,
leone
1
, caro al mio cuore,
grande la tua bellezza, dolce come il miele.

Tu mi hai affascinata, lascia che io resti tremante davanti a te;
sposo, io vorrei essere condotta da te nella camera da letto.
Tu mi hai affascinata, lascia che io resti tremante davanti a te,
leone, io vorrei essere condotta da te nella camera da letto.

Sposo, lascia che ti accarezzi;
la mia carezza sapiente pi saporosa del miele,
nella camera, colma di miele,
godiamo della tua stupenda bellezza.
Leone, lascia che ti accarezzi,
la mia carezza sapiente pi saporosa del miele.
Sposo, tu hai preso piacere da me:
dillo a mia madre, e lei ti offrir leccorne,
dillo a mio padre e lui ti offrir dei doni.

La tua anima, io so dove allietare la tua anima;
sposo, dormi nella nostra casa fino all'alba,
il tuo cuore, io so dove rallegrare il tuo cuore;
leone, dormi nella nostra casa fino all'alba.

Tu, poich mi ami,
dammi, ti prego, le tue carezze,
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mio signore dio, mio signore protettore,
mio Shu-Sin che rallegri il cuore di Enil,
dammi, ti prego, le tue carezze.

1. Metafora: forte come un leone

(Da CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI)


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ANONIMO EGIZIO DEL 1000 a. C.





(Testo rituale egizio che faceva parte della liturgia nella celebrazione del culto
della dea Iside)


LAMENTO DI ISIDE

Vieni a casa tua, vieni a casa tua, o dio On !*
Vieni a casa tua, tu che non hai nemici.
O bel giovane vieni a casa tua per vedermi.
Io sono la tua sorella che tu ami: tu non devi scostarti da me.
O bel ragazzo, vieni a casa tua.
Io non ti vedo ed i miei occhi ti desiderano.
Vieni a quella che ti ama, Wennofre, tu beato !
Vieni alla tua sorella, vieni alla tua consorte, tu stanco di cuore.
Vieni alla signora della tua casa.
Io sono la tua sorella della tua stessa madre,
tu non devi stare lontano da me.
Gli dei e gli uomini hanno vlto a te il loro viso
e ti piangono insieme.
Io ti chiamo e piango, che s'oda fino al cielo.
Ma tu non odi la mia voce;
eppure io sono la tua sorella che amavi sulla terra:
tu non amavi nessuna all'infuori di me, fratello mio, fratello mio!

*Osiride, marito della dea Iside

(Da CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI)


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ANONIMO DELLANTICO TESTAMENTO




La bellezza della sposa



LO SPOSO

Bella, tutta sei bella, amica mia,
non c' difetto in te.
Vieni con me dal Libano, sposa mia,
vieni, vieni dal Libano.

Scendi dalla vetta dell'Amana,
dalle cime del Senir e dell'Hermon,
dalle tane dei leoni,
dai monti dei leopardi.

Mi hai fatto impazzire, sposa mia, sorella,
con un solo sguardo mi hai fatto impazzire,
con una sola perla del tuo collo.

Come dolce il tuo amore, sposa mia, sorella,
pi inebriante 'del vino il tuo amore
e la fragranza del tuo profumo
il pi soave degli aromi.

Stillano miele le tue labbra, sposa mia,
miele e latte la tua lingua
e profumo del Libano impregna le tue vesti.

Tu sei un giardino recinto, sposa mia, sorella,
una sorgente chiusa, una fonte sigillata.

I tuoi germogli un orto di melograni,
di alberi con frutti squisiti
di fiori di Cipro, di nardo,

nardo e croco, cannella e cinnamomo,
di tutti gli alberi d'incenso,
di mirra e d'alo
con gli aromi pi delicati.
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Una fontana di giardino,
una polla d'acqua viva,
un ruscello che scende dal Libano.


LA SPOSA

Levati aquilone
1
, vieni austro
2
,
spira nel mio giardino,
cola il tuo balsamo.

Entri il mio amore nel suo giardino
a gustare la delizia dei suoi frutti.

(
1
-
2
sono vnti.)

(Dal CANTO DEI CANTICI,
In <<CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI>>)

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SU WU (Poeta cinese vissuto tra il primo e il secondo secolo a.C.)





A sua moglie

Dacch intrecciammo i capelli e fummo sposi
Il nostro amore non fu spezzato da dubbi.
Restiamo dunque allegri per questa notte
tra feste e giochi; finch il buon tempo dura.

A un tratto mi torna in mente la via da percorrere,
balzo dal letto e m'affaccio sul davanzale.
Le stelle e i pianeti sono tutti sbiaditi nel cielo,
lunga, lunga la strada non posso restare.
Vado a servire sul campo di battaglia
senza sapere quando ritorner.
Ti tengo la mano; con solo un profondo sospiro -
pi tardi il pianto quando saremo divisi.
Goditi intanto i fiori di primavera
ma non scordare il nostro tempo d'amore.
Sappi che se son vivo ritorner,
se muoio saremo ancor nel pensiero uniti.

(Da CARLO LAPUCCI, CANZONIERE DELLAMORE CONIUGALE, ED. CAPPELLI)


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SAFFO (poetessa greca del VII VI sec. av. Cristo)






Un dio mi sembra luomo

Un dio mi sembra luomo che seduto
di fronte a te tascolta gi rapito
mentre tu parli dolcemente, e ridi
dugual dolcezza.
Questo mi fa balzare in petto il cuore;
cos ogni volta che ti vedo , voce
alle labbra non sale, ma la lingua
ecco si spezza
ed un fuoco sottile per la pelle
serpeggia e dimprovviso pi non vedo
nulla cogli occhi, e paiono le orecchie
sorde rombare,
sudore freddo avvolge le mie membra,
un tremito mi scuote, e pi dellerba
verde divento, e non lungi da morte
esser mi pare...


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SAFFO (poetessa greca del VII VI sec. av. Cristo)





A Gngila

O mia Gngila, ti prego:
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: intorno a te
muovi desiderio d'amore.

Cos adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perch la tua bellezza
rimprovera Afrodite.

(Da SALVATORE QUASIMODO, LIRICI GRECI, BMM MONDADORI)



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SAFFO (poetessa greca del VII VI sec. av. Cristo)



Vorrei veramente essere morta

Vorrei veramente essere morta.
Essa lasciandomi piangendo forte,

mi disse: Quanto ci dato soffrire,
o Saffo: contro mia voglia
io devo abbandonarti.

Allontanati felice risposi
ma ricorda che fui di te
sempre amorosa.

Ma se tu dimenticherai
(e tu dimentichi!) io
,
voglio ricordare
i nostri celesti patimenti:

le molte ghirlande di viole e rose
che a me vicina, sul grembo
intrecciasti col timo;

i vezzi di leggiadre corolle
che mi chi udesti i ntorno
al delicato collo;

e l'olio da re, forte di fiori,
che la tua mano li sci ava
sulla lucida pelle;

e i molli letti
dove alle tenere fanciulle joniche
nasceva amore della tua bellezza.

Non un canto di coro,
n sacro, n inno nuziale
si levava senza le nostre voci;
e non il bosco dove a pri mavera
il suono...

(Da SALVATORE QUASIMODO, LIRICI GRECI, BMM MONDADORI)

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GAIO VALERIO CATULLO (87-54 a.C.)





Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la pi vile moneta.
Il giorno pu morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio linvidioso
per un numero di baci cos alto.


(Da VALERIO CATULLO, CANTI, TRAD. SALVATORE QUASIMODO, ED. MONDADORI)







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GAIO VALERIO CATULLO (87-54 a.C.)





Povero Catullo, basta con le follie

Povero Catullo, basta con le follie,
ci ch' finito, convinciti, finito!
Un tempo brillarono per te limpidi giorni,
quando correvi dove voleva la fanciulla
da te amata come nessuna sar mai amata.
E l, quante dolcezze nei giochi d'amore,
che tu volevi, allora, e lei non rifiutava.
Davvero brillarono per te limpidi giorni!
Ma ora non vuole pi, e tu cerca di vincerti,
e mostrati indifferente come lei,
e non seguire i suoi passi se ti fugge,
e non tormentarti pi, ma, ostinato, resisti.
Addio, fanci ull a, ormai Catul l o deci so,
non torner a cercarti, non ti vuole per forza.
Ma tu soffrirai , se non sei desiderata.
Ti pentirai, perfida! Che vita sar la tua?
Chi, ora, verr da te? E per chi sarai bella?
E chi amerai? E di chi si di r che tu

sei?
Chi bacerai ? A chi morderai l e l abbra?
Ma tu, Catullo, ostinato, resisti.

(Da VALERIO CATULLO, CANTI, TRAD. SALVATORE QUASIMODO, ED. MONDADORI)

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GAIO VALERIO CATULLO (87-54 a.C.)






Odio e amo

Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile;
non so, ma proprio cos, e mi tormento.

(Da VALERIO CATULLO, CANTI, TRAD. SALVATORE QUASIMODO, ED. MONDADORI)

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QAYS (poeta arabo VII secolo)




<<La storia d'amore tra il poeta Qays e sua cugina Layl divenuta una leggenda
tramandata nei secoli.
II giovane Qays s'innamor di sua cugina Layl e incominci a scriverle dei versi
d'amore. Un giorno l'incauto innamorato, in preda all'entusiasmo della passione,
annunci pubblicamente l'identit della sua amata, trasgredendo cos una norma
di discrezione della societ beduina che vietava l'ostentazione dei propri
sentimenti in pubblico e la dichiarazione del nome della persona amata. La storia
d'amore si mut in tragedia: la dichiarazione di Qays compromise l'onore di
Layl, la quale venne ritenuta harm, proibita. Solo un altro uomo che,
sposando legittimamente Layl, l'avesse dichiarata pura, avrebbe potuto
dissipare ogni sospetto sull'integrit della fanciulla. Layl and pertanto in sposa
a un altro uomo, mentre il giovane Qays cominci a errare nel deserto,
conducendo una vita solitaria, e sfog nella composizione di poesie la sua
passione mai esaurita. >>


Risplendi o Layl

Risplendi, o Layl, quando ormai l'ora
che all'orizzonte gi cala la luna.
Sorgi, quando nel ciel tarda l'aurora:
la luce e i raggi che il sole aduna

splendono in te ma il sole non ricuce
col filo dei tuoi denti il tuo sorriso.
Di luna e sole insieme tu hai la luce,
essi non hanno gli occhi che ha il tuo viso.

Se hai tu della luna il bianco brillante,
essa non ha il tuo collo n il tuo seno,
e il sole mattiniero, s splendente,
non ha il tuo sguardo, di languore pieno.

Donde esso mai potrebbe trarlo seco?
donde trarrebbe la grazia infinita
di Layl, quando, il volto chino e sbieco,
ha gli occhi di un'antilope impaurita?

Non so se il suo sorriso non somigli
di pi, con i suoi bianchi denti ascosi,
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di GarWal-Muradayri' ai noti gigli
20 o a ricche perle, gioielli preziosi.

Ed tanto gentile la mia amica,
s delicata e dalle carni belle,
che se solo la sfiora una formica
le lascia impresso un segno sulla pelle.

Ed il suo incedere s delicato,
che con piccoli passi ella s'avanza,
serrati che le si misura il fiato,
graziosi che somigliano a una danza.

Ed s debole che se si china,
30 ella, con grazia e tenerezza enorme,
teme-che la sua taglia troppo fina
dei fianchi lasci intraveder le forme.

Mamma gazzella ormai pi non si cura,
ch al materno zelo non ritorna,
del cucciolo dalla zampa insicura,
che presso al-'Aqqayn 2 vive e soggiorna.

Ma del terreno umido ed ameno
la primavera lo splendor ravviva,
cos da un nembo gi carico e pieno
la prima pioggia finalmente arriva.

Nei pressi delle alture di Layl, una sera
facciamo sosta sulle lande riarse
l dove il suo accampamento era,
ma le cui tracce sono ormai scomparse.

La nuvola rigonfia d'acqua gronda
due piogge sopra il campo abbandonato:
la prima mattutina, e la seconda
mentre partiamo, al suono di un boato.

Sopra il prato di lavanda
soffia la brezza, e sopra i fiori aulenti,
e ovunque intorno, e sull'intera landa
verdeggiano le foglie rilucenti.

Gi sul fare della sera
sentiamo dei profumi in lontananza
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' Luogo rinomato per una sorgente d'acqua.
che, poi che viene ormai la notte nera,
si fondono in un'unica fragranza.

Oscillano di Layl gli occhi lassi,
come chi con fatica passa un ponte:
ella non sa se invertire i passi
60 o delle mandrie se seguir le impronte.

Ma, devo dir, la cosa sua pi bella,
che pi di tutto ispira in me il desio,
quando, nel durar del viaggio, ella
si volta, ed il suo sguardo incrocia il mio

e sul mio volto languido si posa
ed i miei occhi piangono d'amore,
dalle palpebre mie stillano a iosa
lucide perle colme di languore.

Sol la sua luce ho visto, solo questa,
70 solo il suo occhio luminoso e bruno,
ma dell'accampamento ci che resta
non vidi, e ora non ho ricordo alcuno.

Gli occhi incavati e la polvere in faccia,
per darle aiuto ogni donna anziana
solleva Layl sulle proprie braccia
per porla poi, piangente, in carovana.

Sempre lodato son per la pazienza
con cui sopporto questa sofferenza
ma per la passione in me non v' pazienza.

(Trad. R. La Scaleia)
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WALLADA (poeta arabo, Cordova ? - 1091)





Torneremo insieme?

Torneremo insieme dopo la separazione?
Tutti gli innamorati piangono le loro pene!
Le ore dell'incontro invernale veloci son passate,
su ardenti braci di desiderio sono consumata!
Altro non potrebbe essere: da te sono separata!
Quel che temevo il rapido destino mi ha portato!
Passano le notti, ma la separazione infinita;
schiava di passione neanche la pazienza mi ha liberata.
Che Dio asperga la terra che ti ha rifugiato
con piogge abbondanti e copiosamente versate!

(Trad. L. Bariani)
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DANTE ALIGHIERI (1265-1321)






Tanto gentile e tanto onesta pare

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quandella altrui saluta,
chogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no lardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente dumilt vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi s piacente a chi la mira,
che d per li occhi una dolcezza al core,
che ntender no la pu chi no la prova:

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien damore,
che va dicendo a lanima: Sospira.

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FRANCESCO PETRARCA (1304-1374)




Chiare, fresche e dolci acque

Chiare, fresche e dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir' mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior' che la gonna
leggiadra ricoverse
co l'angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udenza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

...................................................

Da' be' rami scendea
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior' sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta gi de l'amoroso nembo.
Qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel d a vederle;
qual si posava in terra, e qual su l'onde;
qual con un vago errore
girando parea dir: - Qui regna Amore.

.

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LOUISE LAB (Poetessa francese 1524 1566)




Deh, sio potessi vivere

Deh, sio potessi vivere fin da oggi,
domani e sempre, tra le sole braccia
delluomo amato, e segli mi dicesse
stringendomi al suo petto: O amica cara,
amiamoci fra noi, ben soddisfatti
luno dellaltra, senza che pi nulla
possa in vita dividerci ; se, al colmo
del possesso tra noi, mentre lo tengo
stretto al pari delledera e del fusto,
la morte invidiosa ci strappasse
luno allaltra per sempre, allora, al colmo
dei nostri amplessi, esalerei lo spirito
mio sulle labbra sue, fino a morirne
duna felicit che non ha nome.







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WILLIAM SHAKESPEARE (1564-1616)






LXXV

Tu sei per i miei pensieri come il cibo per la vita,
o come per la terra le dolci piogge di primavera,
e per amor tuo sostengo una lotta
come l'avaro con le sue ricchezze:
Ora orgoglioso possessore, e quindi
affranto che i tempi ladri gli rubino il suo tesoro;
ora contando solo di stare con te, e ora preferendo
che anche altri partecipino delle mie conquiste;
Qualche volta deliziato della tu vista,
e poco dopo affamato di un tuo sguardo;
non possedendo n cercando altra gioia
che quella che tu dai o che da te io spero.

E cos, giorno dopo giorno, languisco e sono sazio,
di tutto disponendo, e tutto desiderando.



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ANTON MARIA LAMBERTI (poeta veneziano 1757-1832)

La biondina in gondoeta

La biondina in gondoeta
laltra sera g men,
dal piasser la povareta
la sha in boto indormens.

La dormiva su sto brasso,
m ogni tanto la svegiava,
m ogni tanto la svegiava.

E a barca che ninava
la tornava a indormensar,
e a barca che ninava
la tornava a indormensar.

Contemplando fisso, fisso,
e fatesse del mio ben,
quel visetto cuss slisso,
quea bocca e quel bel sen

mi sentiva dentro al petto
una smania, un missiamento,
una smania, un missiamento.

Una specie de contento
che no' so come spiegar,
una specie de contento
che no' so come spiegar.

M stuf, oh finalmente,
de sto tanto so' dormir,
e g fato da insoente,
no m' ' vudo da pentir.

Perch, Oddio, che bee cose
ghe go dito e ghe go fato,
ghe go dito e ghe go fato.

No, mai pi tanto beato
ai me zorni no so st.
No, mai pi tanto beato
ai me zorni no so st.
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ELIZABETH BARRETT BROWNING (Poetessa inglese 1806 1861)






vero, il grande amore

vero, il grande amore che mio vanto,
dal petto risalendomi alla fronte,
con un tale rubino mi incorona,
che gli occhi degli uomini cattura,
e misura l'intimo valore. Questo amore,
unico mio pregio, non avrei, se l'esempio
tu non mi avessi dato, insegnandomi
come: quando il tuo schietto sguardo
il mio ebbe incrociato e amore dall'amore
ha chiamato. Non posso quindi dire che
amore sia cosa mia; l'anima stanca e fragile
hai rapita, posandola con te su un trono
d'oro. E se amo, (oh, anima, umili siamo!)
per te solo, il solo che io amo.


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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)




Poesia giovanile, composta a soli 18 anni.

I voti de l'amore
Canto tirolese imitato in lingua toscana

Ogni gioia per me nel mondo morta
poi che lontano dimoro allo mio amore.
Se le potessi aprire il duol che porta,
alcuna medicina avrebbe il cuore.
Fortunato usignol che sai volare,
ti piaccia di volerla salutare:
voglile dire per tua cortesia
che sarricordi d'esser sempre mia.

Orefice che stai a la finestra,
lavora in oro schietto un anellino,
in oro schietto color di ginestra
che lo possa infilare un bel ditino,
un bel ditino sottile sottile
come gambo di mammola in aprile:
con lacrime di doglia e di desio
scrivici nel di dentro il nome mio.

Se una chiave avessi io di diamante
lo cor con quella chiave aprir vorria;
e cos aperto e nudo a te davante
i lo vorrei portar, speranza mia.
Tu ci vedresti un'immagine bella
come la stella Diana tua sorella;
un'immagine bella ci vedresti,
ed io so, cara, che ne piangeresti.

Se un uccellin fossi io della foresta
andrei a posarmi in sur un arbor verde:
vorrei cantare una canzone mesta
come quel giorno che l'amor si perde.
E quando avessi cantato a bastanza,
a te vorrei volare, oh mia speranza;
l'esser lontana non ti gioveria,
ch volerei da te, speranza mia.
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O colombella che damor ti lagne
prestami in cortesia quell'ali belle;
di sopra valli, di sopra montagne
voglio volare all'amor mio con quelle.
Se lo mio amore non mi vuol parlare,
fuggir quanto unala pu portare.
Chiss dove ander con l'ali tue,
e il mio tesoro non mi vedr pie.

(maggio 53)

(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)
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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)



Panteismo

Io non lo dissi a voi, vigili stelle,
A te no l dissi, onniveggente sol:
Il nome suo, fior de le cose belle,
Nel mio tacito petto echeggi sol.

Pur luna de le stelle a laltra conta
Il mio secreto ne la notte bruna,
E ne sorride il sol, quando tramonta,
Ne suoi colloqui con la bianca luna.

Su i colli ombrosi e ne la piaggia lieta
Ogni arbusto ne parla ad ogni fior:
Cantan gli augelli a vol Fsco poeta,
Ti apprese al fine i dolci sogni amor.

Io mai no l dissi: e con divin fragore
La terra e il ciel lamato nome chiama,
E tra gli effluvi de le acacie in fiore
Mi mormora il gran tutto Ella, ella tama.

(aprile 72)


(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)

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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)

Qui regna amore

Ove sei? de sereni occhi ridenti
A chi tempri il bel raggio, o donna mia?
E lintima del cor tuo melodia
A chi armonizzi ne soavi accenti?

Siedi tra lerbe e i fiori e a freschi venti
Di la dolce e pensosa alma in bala?
O le membra concesso hai de la pia
Onda a gli amplessi di vigor frementi?

Oh, dovunque tu sei, voluttuosa
Se laura o londa con mormorio lento
Ti sfiora il viso o a bianchi omeri posa,

lamor mio che in ogni sentimento
Vive e ti cerca in ogni bella cosa
E ti cinge deterno abbracciamento.

(agosto 72)

(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)

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GIOSUE CARDUCCI (1835 1907)




Primavera classica

Da i verdi umidi margini
La violetta odora,
Il mandorlo s'infiora,
Trillan gli augelli a vol.

Fresco ed azzurro l'aere
Sorride in tutti i seni:
Io chiedo a' tuoi sereni
Occhi un pi caro sol.

Che importa a me de gli aliti
Di mammola non tcca?
Ne la tua dolce bocca
Fremeun pi vivo fior.

Che importa a me del garrulo
Di fronde e augei concento?
Oh che divino accento
Ha su' tuoi labbri amor!

Auliscan pur le rosee
Chiome de gli arboscelli:
L'onda de' tuoi capelli,
Cara, disciogli tu.

M'asconda ella gl'innimi
Fiori del giovin anno:
Essi ritorneranno,
Tu non ritorni pi.

Marzo 1873

(Da GIOSUE CARDUCCI, TUTTE LE POESIE, NEWTON COMPTON EDITORI)

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ABORIGENI AUSTRALIANI

Questo un Canto damore tradizionale degli <<Uomini Formicadel miele>> per
la conquisa di una donna. Un canto primitivo e ingenuo, pieno di fascino.

***
Lentamente camminava,
Danzando e saltellando
Lei viaggiava.

***
Riposava all'ombra, sedeva
E dormiva.

***
Amante, amante,
Amante, preso al laccio, accalappiato.
Amante, preso al laccio, accalappiato.

***
Ammir le gambe ben tornite,
Ammir i fianchi e gli occhi della donna.

***
Volse lo sguardo al visitatore,
Malato d'amore.

***
Le bellissime decorazioni sul mio corpo
La condurranno verso di me.

***
Lei cerc, mentre era mezza addormentata,
Lei guard, cerc.

***
L'uomo iniziato,
Danzando, visit lo spirito di lei.

***
Essi si sedettero
Come amici, stanchi.

***
L'uomo cerc il sito sacro,
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In dubbio se prendere gli oggetti sacri oppure no.

***
Si abbracciarono con tenerezza,
I suoi pensieri colmi di lui.

***
Pensieri colmi di lui,
incantati, Intrappolati.

***
L'uomo iniziato
L'ha catturata per sempre.

***
Si decor per una cerimonia damore
Mentre camminava,
con le Croci di corda simili a orecchie di cane.

(Da CANTI DEGLI ABORIGENI AUSTRALIANI, OSCAR MONDADORI)


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INDIANI DAMERICA



Risveglio

Svegliati! Fiore della foresta,
cielo che cammina,
uccello di pianura,
creatura dagli occhi di cerbiatto,
quando mi guardi io sono felice
come un fiore che beve la rugiada,
il tuo respiro l'alito
di fiori che si schiudono al mattino,
di fiori che si chiudono alla sera
contro una luna color di foglia morta.
Non vedi il fiotto rosso del mio sangue
correrti incontro
come un torrente nel fitto della macchia
in una notte magica di luna?
Se mi sei accanto canta il mio cuore,
e danza come un ramo
scosso dallo Spirito del Vento,
in una luna di fragole.
Quando mi guardi severa
nero mi si fa il cuore,
come un fiume abbagliante
che nubi di pioggia oscurano.
Se mi sorridi, ecco che torna il sole,
e sono un'increspatura
disegnata sul viso dello stagno.
Guardami,
guarda il rosso tamburo del mio cuore.
Ride la terra, il cielo assieme a lei:
io non ricordo pi come si ride
se non mi sei vicina.
Svegliati, amore, svegliati!

(CANTO DEGLI INDIANI ALGONKIN CHIPPEWA)

Il testo poetico indiano tratto da 49 CANTI DEGLI INDIANI DAMERICA - I MITI POESIA
- Mondadori

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INDIANI DAMERICA




Invito notturno

Vieni, amore mio,
saliamo insieme il fianco ripido
della montagna.
Da l guarderemo il tramonto
e parleremo di foglie che cadono;
e quando sarai mia sposa
ci siederemo l
finch la Bella Viaggiatrice della notte
si fermer a splendere
proprio accanto alla cima.

Guarderemo le stelle bambine
seguire le pi grandi,
gli Astri del nord giocare a palla,
il Fulmine farci cenno
mentre accende la pipa,
il remeggio potente
dell'Uccello di Tuono,
e la stirpe di Tornado e Tempesta.
Aspetteremo finch tutto intorno
sprofonder nel sonno.
Ma noi non dormiremo.

Ci siederemo insieme sulla cima
e non faremo caso al gufo
che grider: " ora di dormire!.
Guarderemo le stelle
nel loro volo immemore
nel cuore della notte.
Ci stringeremo pi vicini,
con il pensiero
rivolto a noi soltanto.

E ancora il gufo grider:
"Tutti a dormire!"
Ci si avviciner
la Bella Viaggiatrice della notte
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per avvertirci che tutto, tranne noi,
ar affondato in un suo sogno,
e che le stelle bambine
e perfino l'Uccello di Tuono
avranno fermato il proprio volo.

Ed vero, il gufo una saggia creatura,
e al suo richiamo
ogni giovane uomo,
ogni fanciulla,
dovrebbe ubbidire
e rifugiarsi, a notte,
tra le pareti della propria casa:
non come noi,
distratti da complici stelle.

(CANTO DEGLI INDIANI ALGONKIN)

Il testo poetico indiano tratto da 49 CANTI DEGLI INDIANI DAMERICA - I MITI POESIA
- Mondadori

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INDIANI DAMERICA





Bellezza della mia donna

Dalla mia casa,
dalla mia donna,
bellezza s'irradia e si espande.
Dai quattro angoli della mia casa,
dal cuore forte della mia compagna,
bellezza s'irradia,
ricopre le cose
con un fascio di luce.

(CANTO DEGLI INDIANI NAVAJO)



Il testo poetico indiano tratto da 57 CANTI NAVAJO - I MITI POESIA - Mondadori

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DONNA PIGMEA DELL'AFRICA CENTRALE






Compianto funebre

Non andr pi alla caccia n alla pesca,
non coglier
dell'alta palma i grappoli,
non cercher miele nel bosco
perch tu mi hai lasciata.
Poich non ci sei pi
non manger pi carne
n miele n radici o pesce.
Ma perch sei scomparso,
caro che amavo tanto?
Voglio morire anch'io
perch non ci sei pi.

(Canto di una donna pigmea dell'Africa Centrale)

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ANONIMO GIAPPONESE





Dolore


Ritorno senza incontrarlo.
Fonda notte nel cuore.
Forse splende la luna,
ma non vedo la strada.

(Canto popolare giapponese)


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JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (poeta tedesco 1749-1832)





Or quale amica sua ti vedo apparirmi

Or quale amica sua ti vedo apparirmi, []per un festivo giorno.
La copia dei suoi ricci mi trovo sul sen; la testina
riposa e preme il braccio che al collo suo si presta.
Oh qual dolce destarsi! serbate, o chete ore, il ricordo
del piacere, che lieti cullando ci addorma.
Si muove ella nel sonno, s'abbassa sul largo del letto.
svoltasi, ma pur sempre, ecco, la man mi tiene.
Sincero amore ci lega e fedele desio,
di variar soltanto si riserb la brama.
A una stretta di mano io veggo i begli occhi di nuovo
aprirsi. Oh no! ch'io possa ancora un po' mirarla.
Non vi aprite! voi ebbro, confuso mi fate; rubate
del puro contemplare a me presto il diletto.
O magnifiche forme! o come tornite le membra!
Se Arianna, o Teseo, bella cos dorma.
come fuggisti? Oh bacia, Teseo, queste labbra! poi vanne.
Ma guardala! Si desta! Per sempre or suo sarai.

Da JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, ELEGIE ROMANE- EPIGRAMMI
VENENZIANI, ED. NEWTON

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JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (poeta tedesco 1749-1832)



Faustina

[] esacrabile affatto temer su la via de l'amore,
serpi, e velen frammezzo le rose del piacere;
se nel momento in cui pi bella ti s'offre la gioia
al tuo capo inclinato la sussurrante cura
s'approssima. Per questo Faustina mi rende felice!
Ella fedele, e lieta partecipa al mio letto.
L'alacre giovinezza d'intrighi si piaccia attraenti:
un bel sicuro in pace amo io godermi a lungo.
Qual volutt, la nostra! noi baci sicuri scambiamo,
ci suggiam confidenti alito e vita entrambi.
Cos l'intera notte si gode, e premendoci al seno,
stiamo la pioggia a udire, il nembo, il temporale.
Vien cos l'alba, e l'ore ci recano fiori novelli,
e adomanci ridendo festevolmente il giorno.
Non mi portate invidia, Quiriti! un tal ben vi consenta,
d'ogni bene del mondo primo ed ultimo, il nume.

Da JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, ELEGIE ROMANE- EPIGRAMMI
VENENZIANI, ED. NEWTON

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JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (poeta tedesco 1749-1832)


Sempre tra le mie braccia voglioso trattengo lamata

Sempre tra le mie braccia voglioso trattengo lamata,
sempre il mio cuore s'avvince con forza al suo seno,
sempre il mio capo riposa sui suoi ginocchi: lo sguardo
sollevo alla bocca ridente, ai suoi occhi.
Smidollato!. mi dicono, cos passi i tuoi giorni?
Ah, male li passo! Senti un po' che mi capita:
ho voltato le spalle, ahim, all'unica gioia della vita,
la carrozza son gi venti giorni che mi porta lontano.
Vetturini che tengono d broncio, camerieri insinuanti,
e il servo di piazza che inedita menzogna e raggiro.
Se provo a evitarli, mi cattura il mastro di posta,
chi comanda il postiglione, e c' pure la dogana!
Non ti capisco! Ti contraddici! Sembravi godertela
come in Paradiso. in tutto. come Rinaldo, felice.
Ah, mi capisco io: in viaggio il mio corpo,
ma in grembo all'amata pur sempre lo spirito posa.

Da JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, ELEGIE ROMANE- EPIGRAMMI
VENENZIANI, ED. NEWTON

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HEINRICH HEINE (poeta tedesco 1797-1856)





Lungi lungi

Lungi lungi, su l'ali del canto
di qui lungi recare io ti vo':
l, nei campi fioriti del santo
Gange, un luogo bellissimo io so.

Ivi rosso un giardino risplende
de la luna nel cheto chiaror:
ivi il fiore del loto ti attende,
o soave sorella de i fior.

Le viole bisbiglian vezzose,
guardan gli astri su alto passar;
e tra loro si chinan le rose
odorose novelle a contar.

Salta e vien la gazzella, l'umano
occhio volge, si ferma a sentir:
cupa s'ode lontano lontano
l'onda sacra del Gange fluir.

Oh che sensi d'amore e di calma
beveremo ne l'aure col!
Sogneremo, seduti a una palma,
lunghi sogni di felicit.


(Traduzione di Giosu Carducci)



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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)



Il tuo amore

S, lo so, non nient'altro che il tuo amore
questa luce dorata che danza sulle foglie,
queste pigre nubi che veleggiano nel cielo,
questa brezza che passa lasciando
la sua freschezza sulla mia fronte.

La luce del mattino m'ha inondato gli occhi:
questo il tuo messaggio al mio cuore.
Chini il viso, i tuoi occhi fissano i miei occhi,
e il mio cuore ha toccato i tuoi piedi.

(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo
Mancuso, ED. NEWTON)

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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)



La storia dei nostri cuori

Le mani si stringono alle mani
e gli occhi indugiano sugli occhi:
cos comincia la storia
dei nostri cuori.
E' la notte della luna di marzo;
nell'aria un dolce profumo di henna;
il mio flauto giace per terra
e la tua ghirlanda di fiori
non terminata.
Questo amore fra me e te
semplice come una canzone.

Il tuo velo color zafferano
inebria i miei occhi, la corona
di gelsomini che tu intrecci
mi commuove come una lode.
E' un gioco di dare e trattenere,
di svelare e di nuovo velare;
di sorrisi e di timidezze,
e di dolci inutili lotte.
Questo amore fra te e me
semplice come una canzone.

Nessun mistero al di l del presente;
nessuna lotta per l'impossibile;
nessuna ombra dietro l'incanto;
nessuna ricerca nel buio.
Questo amore fra te e me
semplice come una canzone.

(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo
Mancuso, ED. NEWTON)

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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)




Un tocco fugace

Quando mi pass accanto con passi veloci,
l'orlo della sua gonna mi sfior.
Dall'ignota isola d'un cuore
venne improvviso
un caldo alito di primavera.

Il tremito d'un tocco fugace
mi sfior e svan in un momento,
come petalo d'un fiore reciso
trasportato sull'ali della brezza.
Si pos sul mio cuore come un sospiro
del suo corpo e un sussurro del cuore.

(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo
Mancuso, ED. NEWTON)

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RABINDRANATH TAGORE (Poeta indiano 1861 1941)




I lacci della tua dolcezza

Liberami dai lacci della tua dolcezza,
amore mio! Non pi questo vino di baci.
Questa greve nebbia d'incenso
fa soffocare il mio cuore.

Apri le porte,
fa entrare la luce del mattino.
Sono perduto in te,
prigioniero delle tue carezze.
Liberami dai tuoi incantesimi,
ridonami la forza
d'offrirti il mio cuore liberato.

(Il testo tratto da TAGORE, POESIE: GITANJALI IL GIARDINIERE, trad. Girolamo
Mancuso, ED. NEWTON)

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GABRIELE DANNUNZIO (1863-1938)

Il brano, tratto dalla tragedia <<LA FIGLIA DI JORIO>>, paragonabile
allIntermezzo della <<Cavalleria rusticana>>. Si colloca nel bel mezzo di un cupo
dramma e rasserena gli animi con la poesia di un leggiadro e musicale duetto
damore.

Aligi un giovane pastore e Mila una giovane donna dalla cattiva fama. Ha
conosciuto Aligi quando si rifugiata nella sua casa per sfuggire alle molestie di
un gruppo di mietitori ubriachi.

La scena si svolge in una caverna pastorale, sui monti dellAbruzzo.

MILA
Aligi, fratel mio! Dammi la mano.

ALIGI
Mila, il cammino l, poco lontano.

MILA
Dammi la mano tua, ch'io te la baci.
il sorso che concedo alla mia sete.

ALIGI
Appressandosi.
Mila, col tizzo io la volli bruciare.
quella mano trista che t'offese.

MILA
Non mi rammento. Io son la creatura
che trovasti seduta su la pietra,
che veniva chi sa da quali strade.

ALIGI
appressandosi ancora.
Su la tua faccia il pianto non s'asciuga,
creatura. Una lacrima ti resta
nei cigli; trema, se parli; e non cade.

MILA
S' fatto un gran silenzio. Aligi, ascolta.
Non cantan pi. Con l'erbe e con le nevi,
siamo soli, fratello, siamo soli.

ALIGI
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Mila, tu sei come la prima volta
l su la pietra, quando sorridevi
con gli occhi e avevi i piedi sanguinosi.

MILA
E tu, tu non sei quello inginocchiato
che i fioretti di San Giovan Battista
pos per terra? Ed una li raccolse
e se li porta nello scapolare.

ALIGI
Mila, una risonanza nella voce
hai, che mi consola e mi contrista
come d'ottobre quando con le mandre
si cammina cammina lungo il mare.

MILA
Camminare con te per monti e spiagge,
vorrei che questa fosse la mia sorte.

ALIGI
O compagna, preprati al vi aggi o.
Lungo il cammino, ma l'amore forte.

MILA
Aligi, passerei sul fuoco ardente,
e che l'andare non avesse fine!

ALIGI
Pei monti coglierai le genzianelle
e per le spiagge le stelle marine.

MILA
Se dovessi pontare i miei ginocchi
nelle tue pste, mi trascinerei.

ALIGI
Pensa ai riposi, quando far notte
La menta e il timo avrai per origlieri.

MILA
Non penso, no. Ma lascia, anche per questa
notte, ch'io viva dove tu respiri,
ch'io t'ascolti dormire anche una volta,
che anch'io vegli per te come i tuoi cani!
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ALIGI
Tu lo sai, tu lo sai quel che s'attende.
Con te partisco l'acqua il pane e il sale.
E cos partir la giacitura
fino alla morte. Dammi le tue mani!

Si prenderanno per le mani guardandosi fisamente.

MILA
Ah, si trema, si trema. Tu sei freddo,
Aligi, tu ti sbianchi... Dove va
il sangue del tuo viso che si perde?

Ella si scioglier e con le mani gli sfiorer le gole.

ALIGI
O Mila, Mila, sento come

un tuono...
E tutta la montagna si sprofonda.
Dove sei? dove sei? Tutto si perde.

Anch'egli tender le mani verso di lei, come uno che brancoli.
E si baceranno. Poi cadranno entrambi in

ginocchio, l'uno di
contro all'altra.

MILA
Misere di noi, vergine Santa!

ALIGI
Misere di noi, Cristo Ges!

Sar grande silenzio.

(Da GABRIELE DANNUNZIO, LA FIGLIA DI IORIO, ED. MONDADORI)



53

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EDGAR LEE MASTERS (1869-1950)






Paul McNeely

Cara Jane! cara adorabile Jane!
Come scivolavi nella stanza (dove giacevo cos malato)
con la tua cuffietta da infermiera e i polsini di lino,
mi prendevi la mano e dicevi con un sorriso:
Non siete poi cos malato starete presto bene.
E come il liquido pensiero dei tuoi occhi
affondava nei miei, quale rugiada che penetra
nel cuore di un fiore.
Cara Jane! l'intera fortuna dei McNeely
non avrebbe potuto comprare la tua cura di me,
giorno e notte, notte e giorno;
n pagare il tuo sorriso, n il calore della tua anima,
nelle tue manine posate sulla mia fronte.
Jane, fino a che la fiamma della vita scomparve
nell'oscurit, oltre il disco della notte,
anelai e sperai di guarire
per adagiare il mio capo sui tuoi piccoli seni,
e tenerti avvinghiata in una stretta d'amore
mio padre provvide per te alla sua morte,
Jane, cara Jane?

(Da EDGAR LEE MASTERS, ANTOLOGIA DI SPOON RIVER, TRAD. LETIZIA CIOTTI MILLER,
ED.NEWTON)

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APOLLINAIRE (poeta francese 1880-1918)



Mia Lou stasera m'accuccer nelle trincee

Mia Lou stasera m'accuccer nelle trincee
Scavate vicino ai nostri cannoni
Sono a dodici chilometri da qui
Quei buchi dove avvolto nel mantello color orizzonte
Scender mentre scoppiano le bombe
Per viverci tra i nostri soldati trogloditi
Il treno si fermato a Mourmelon le Petit
Sono arrivato contento com'ero partito
Andremo subito alla nostra batteria
Attualmente sono con la fanteria
Fischiano proiettili nel cielo grigio del nord
Nessuno per ora guarda in faccia la morte
*
E vivremo cos nelle prime linee
Canter le tue braccia come i colli dei cigni
Canter i tuoi seni degni di una dea
Il lill sta per fiorire
Canter i tuoi occhi
Dove danza tutto un coro di graziosi angioletti
Il lill sta per fiorire oh cupa primavera
Il mio cuore arde per te come una cattedrale
E suona l'adunata dell'immenso amore
Povero cuore povero amore
Dgnati di sentire il rantolo
Che sale dalla mia vita alla tua gran bellezza
T'invio un proiettile pieno di fedelt
E testimoni oh Lou lesplosione del mio bacio.

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APOLLINAIRE (poeta francese1880-1918)



Piccola Lou malgrado tutto conosco la tua dolcezza

Piccola Lou malgrado tutto conosco la tua dolcezza
seguendo la Primavera ogni giorno sul sentiero
E bagnandomi la fronte in quest'ombroso profumo
Che mi giunge dai giardini dove ti rivedo tutta
Cos conquister il gran cuore profumato
Dell'universo tiepido e dolce come la tua bocca
E il suo tenero volto in questa met di maggio
Si offre a me tutt'a un tratto languido sul suo letto
Di petali di iris di grappoli di lill
Piccola Lou d'Amore sento al mio collo le tue braccia rosa
Quest'isola di corallo che esce dai tuoi occhi stanchi
E che disponi sull'oceano dell'Amore.



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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)



Ti riconobbi, perch guardando l'orma

Ti riconobbi, perch guardando l'orma
del tuo piede sul sentiero,
sentii dolore al cuore che tu calpestasti.

Corsi follemente; cercai per tutto il giorno,
come un cane senza padrone.

...Te n'eri gi andata! E il tuo piede calpestava
il mio cuore, in una fuga senza fine,
come se quello fosse il cammino
che ti portava via per sempre...

(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)

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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)





Bacio damore

Lascia colare il tuo bacio
- come una fonte -
filo fresco nella tazza del mio cuore!

Il mio cuore, poi, sognando,
ti restituir, doppia, l'acqua del tuo bacio,
dal canale del sogno,
da sotto la vita.

E l'acqua del tuo bacio
- oh nuova aurora della fonte!
sar eterna e eterna,
perch il mio amore sar la sua sorgente.

(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)

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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)





Taci! Gusta lo zenit

Taci! Gusta lo zenit,
ascolta il sole.

Non parlarmi! Unisci,
nel fiore permanente
di un infinito amore,
le tue mani alle mie,
il tuo silenzio al mio.

Taci! Aspira l'azzurro,
ascolta l'oro.

(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)



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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)


Rampicanti

Sei come il fiore
del ramo pi alto
del cielo.
Il tuo profumo viene
- che buono! da tanto lontano
come io ti reco,
col ramo pi profondo
della terra, il mio bacio.

(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)

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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)


Nel nostro amore, la pena e la gioia

Nel nostro amore, la pena e la gioia
si accendono e si spengono,
come, a primavera, la mattina e la sera.

Oh soave scontro dolce
dell'ombra e della luce,
della luce e dell'ombra
n luce del tutto, n ombra del tutto ,
belle loro due, come quelle due;
simulacro di lotte,
uguali nella disfatta e nel trionfo!

Amore; crepuscolo, aurora
di primavera!

(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)

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JUAN RAMON JIMENEZ (poeta spagnolo 1881-1958)




Non spegnere la luce...

Non spegnere la luce...
Lasciar scorrere
l'ora negativa, finch cada sola
sotto l'acacia in fiore del sentimento,
sotto il cielo stellato dell'idea.

Nulla come la felicit
di comprendersi, infine, a fronte aperta,
a cuore aperto!

Dopo,
in un ritmo lento e sorridente,
cominciare a coprire con l'anima in germoglio
i solchi semiaperti, ammassare
le rose dentro quelli
- tutte, tutte le rose;
lanima ben potata,
non smetter di darle! -

(DA JIMENEZ. POESIE DAMORE, NEWTON)

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UMBERTO SABA (Trieste 1883 1957)






Guarda l quella vezzosa

Guarda l quella vezzosa,
guarda l quella smorfiosa.
Si restringe nelle spalle,
tiene il viso nello scialle.
O qual mai castigo ha avuto?
Nulla: Un bacio ha ricevuto.

(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)

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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)





Bocca

La bocca
che prima mise
alle mie labbra il rosa dell'aurora,
ancora
in bei pensieri ne sconto il profumo.

O bocca fanciullesca, bocca cara,
che dicevi parole ardite ed eri
cosi dolce a baciare.

(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)


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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)



Ed amai nuovamente e fu di Lina

Ed amai nuovamente; e fu di Lina
dal rosso sci al l e i l pi del l a mi a vi ta.
Quella che cresce accanto a noi, bambina
dagli occhi azzurri, dal suo grembo uscita.
Trieste la citt, la donna Lina,
per cui scrissi il mio libro di pi ardita
sincerit; n dalla sua fu fin'
ad oggi mai l'anima mia partita.
Ogni altro conobbi umano amore;
ma per Lina torrei di nuovo un'altra
vita, di nuovo vorrei cominciare.
Per l'altezze l'amai del suo dolore;
perch tutto fu al mondo, e non mai scaltra,
e tutto seppe, e non se stessa, amare.

(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)

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UMBERTO SABA (Trieste 1883 1957)






Sovrumana dolcezza

Sovrumana dolcezza
io so, che ti far i begli occhi chiudere
come la morte.

Se tutti i succhi del l a pri mavera
fossero entrati nel mio vecchio tronco,
per farlo ri fiori re anche una vol ta,
non tutto il bene sentirei che sento
solo a guardarti, ad aver te vicina,
a seguire ogni tuo gesto, ogni modo
tuo di essere, ogni tuo piccolo atto.
E se vicina non t'ho, se a te in alta
solitudine penso, pi infuocato
serpeggia nelle mie vene il pensiero
della carne, il presagio

dell'amara dolcezza,
che so che ti far i begli occhi chiudere
come la morte.

(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)


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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)



Il titolo della poesia lascia intendere che tra i due uccelli sono in ballo
non soltanto pulsioni di natura istintuale funzionali alla procreazione,
ma anche emozioni e sentimenti. (Vedi in questa stessa raccolta la
poesia <<Le farfalle>> di Attilio Bertolucci.)

Amore

Questa mattina, e come li portavo
alla finestra, ebbi sorpresa lieta.
Si scambiavano in becco il cibo, oggetto,
ieri ancora, di tanta lite. il modo
il loro di baciarsi e dirsi grati
l'uno all'altro di esistere. gi il nido.

(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)





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UMBERTO SABA (Trieste 1883-1957)




L'autunno

Che succede di te. della tua vita,
mio solo amico, mia pallida sposa
La tua bellezza si fa dolorosa,
e pi non assomigli a Carmencita.

Dici: "E' l'autunno. la stagione in vista
s ridente, che fa male al mio cuore".
Bici - e ad un noto incanto mi conquista
la tua voce --Non vedi l in giardino
quell'albero che tutto ancor non muore,
dove ogni foglia che resta un rubino?
Per una donna, amico mio. che schiant
l'autunno ! Ad ogni suo ritorno sai
che sempre, fino da bambina. ho pianto"
Altro non dici a chi ti vive accanto,
a chi vive di te, del tuo dolore
che gli ascondi; e si chiede se pi mai,

anima, e dove e a che, rifiorirai.

(Da UMBERTO SABA, ANTOLOGIA DEL CANZONIERE, ED. EINAUDI)


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VINCENZO CARDARELLI (1887-1959)




Attesa

Oggi che t'aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava,
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s'annuncia e poi s'allontana,
cos ti sei negata alla mia sete.
L'amore, sul nascere,
ha di quest'improvvisi pentimenti.
Silenziosamente
ci siamo intesi.

Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d'insulti.

(Da VINCENZO CARDARELLI, POESIE, OSCAR MONDADORI)




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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)







Milano

Corso Venezia rombava e cantava
come un giovane fiume a primavera.
Noi due, sperduti, sandava sandava,
tra la folla ubriaca della sera.

Ti guardavo nel viso a quando a quando:
eri un aperto luminoso fiore.
Poi ti prendevo la mano tremando;
e mi pareva di prenderti il cuore.

(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)














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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)





Che abbiamo fatto, amore? trasognato chiedevo

Che abbiamo fatto, amore? trasognato chiedevo
Dori sorrise: Abbiamo fatto l'amore, amore .

(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)



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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)








Perch mi sei presso coi tuoi chiari incanti

Perch mi sei presso coi tuoi chiari incanti,
con la tua pace di umano fiore,
queti mi stanno sul cuore,
ad ali chiuse, i miei muti canti.

(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)






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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)




Il poeta, per sottrarsi alla persecuzione nazifascista, riparato in Svizzera. Alle
sofferenze dellesilio, si aggiunge lo sconforto per il triste destino della donna
amata colpita da una malattia incurabile.



Tu corpo senza peso paurosa dolcezza

Tu, corpo senza peso, paurosa dolcezza
di braccia come ali, di mani come fiori,
tremar di palpebre basse, tenere labbra incolori,
capelli come un'erba bionda di sole e d'altezza.

Tu da cos lontana lontananza venuta,
coi tuoi piccoli passi di smarrita fanciulla,
dentro la notte immensa e chiusa come il nulla,
a posar sul mio petto quest'angoscia tua muta.

Poi lenta levi il capo, e mi fissi negli occhi
gli occhi tuoi nudi, fondi, innamorati dentro,
e allora mi travolge la rapina d'un vento
di luce, e mi consuma come nuvola a fiocchi.

(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, OSCAR MONDADORI)

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DIEGO VALERI (Poeta veneto 1887 1976)


Il poeta rivive la morte della donna amata con accenti sofferti, in cui il mistero
della morte si accompagna ad una tenera e commossa piet per la creatura che
<<sola con l'ombra della sua vita, della sua morte >> sta per varcare lestremo
confine della vita.

Sequenza per un'ombra

...

La casa verde era chiusa nell'ombra,
tra i fiumi erranti del bianco mattino.
Tu stavi ritta presso la casa,
sola nel sole, al confine dell'ombra:
ferma in quel moto di spazi confusi,
piccola forma opaca, che rompe
il sole, che fa la sua macchia d'ombra.
Sola eri e ferma, senza sorriso,
ferma nel sole, sola con l'ombra
della tua vita, della tua morte.

Tu porti nell e bracci a il mio dolore
come una creatura:
dolce lo chiudi sopra il dolce petto,
il tuo caro dolore.

Dove vai? dove sei? Gi ti allontani
da memorie e speranze, dai segreti
nostri pensieri, dal dolce dolore,
che fu nostro, di vivere. Ti perdi
nell'ombra dei tuoi occhi: sconfinata
ombra sul mondo. Sei gi d'al tri , o sol o
tua. Non ti vedo pi . Sento, non vedo,
il sole di settembre sul mio volto.

.

(Da DIEGO VALERI, POESIE SCELTE, ED. OSCAR MONDADORI)

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Grazie dei fior
Fra tutti gli altri li ho riconosciuti
Mi han fatto male eppure li ho graditi
Son rose rosse e parlano damor
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GIUSEPPE UNGARETTI


Il poeta vuole fuggire dalla realt quotidiana insieme alla sua donna, in un
mondo sereno, di sogno. Non pensa a un luogo reale, ma ad un luogo della
fantasia, del sentimento. Un luogo incantato. Un luogo in cui le mattine non
sono ripetitive ma sempre <nuove>, dove le colline sono <d'oro>, dove ci si sente
<liberi> dalla fretta e dagli impegni quotidiani, dove l'amore gioia costante.
La poesia giocata soprattutto sul piano semantico, grazie ad un lessico
fortemente connotativo e ad una rete fittissima di figure semantiche
(similitudine, metafora, metonimia, ecc...). Non immediatamente
comprensibile, ma richiede un intenso lavoro di decifrazione e di interpretazione,
per essere compresa
La donna del poeta invitata a venire da lui/con lui come una <allodola
ondosa>, cio con la leggerezza aerea del suo corpo snello. La meta del viaggio
sono le colline d'oro, dove la luce non muove pi le foglie, la sera posata, l'ora
costante e le mattine sono nuove. Il motivo del viaggio, in negativo dato dal
desiderio di scordare la vita quotidiana (quaggi), con le sue sofferenze, i suoi
sensi di colpa, i suoi sogni e i suoi crucci, in positivo dall'aspirazione alla serenit
e ad un rapporto d'amore interamente appagante, sul piano affettivo e sul piano
sensuale.
Da notare la potente carica connotativa delle parole e delle espressioni
seguenti: <ondosa>, <quaggi>, <male>, <cielo>, <rossori>, <mattine nuove>,
<altre rive>, <posata sera>, <colline d'oro>, <ora costante>, <liberi d'et>,
<perduto nimbo>.
Numerosissime le metafore: <allodola ondosa>, <vento lieto>, <le braccia ti
sanno leggera>, <sangue rapido alla guerra>, <non muove foglia pi la luce>,
<sogni e crucci passati>, <posata sera>, <colline d'oro>, <ora costante>, <liberi
d'et>, <perduto nimbo>, <sar nostro lenzuolo>.
Una metafora incastonata in una similitudine : <come allodola ondosa ...vieni>.
Numerose le metonimie: <quaggi>, <del male e del cielo>, <sangue rapido alla
guerra>, <altre rive>, una sineddoche < lenzuolo>, alcune delle quali nel contesto
di una metafora.
Tutte insieme le figure richiamate rendono il tessuto testuale quanto mai
suggestivo e allusivo, trasfigurano la realt in un mondo incantato.


Dove la luce

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.

Ci scorderemo di quaggi,
E del male e del cielo,
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E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia pi la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov' posata sera,
Vieni ti porter
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'et,
Nel suo perduto nimbo
Sar nostro lenzuolo.

1930


(Da GIUSEPPE UNGARETTI, VITA DI UN UOMO - TUTTE LE POESIE, MONDADORI)
Dove la luce (G. Ungaretti)


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BIAGIO MARIN (GRADO 1891 1985)





Passa pei vogi tovi

Passa pei vogi tovi
inprovisi riflessi de lavanda,
in me, la meravegia granda
per qu to sieli novi.

A volte un'ametista trascolora
com in sieli serali:
ma la dolsessa de l'ultima ora
un ultimo suspiro dei maestrali.

Geme 'l mar su le spiase
se perde 'l cuor fra luse inserte,
l e to pupi l e grande e verte
dise l'ultima frase.




Passano per i tuoi occhi
i mprovvi si ri flessi di l avanda,
i n me, l a mer avi gl i a gr ande
per quei tuoi ci el i nuovi .

A vol te un' ameti sta trascol ora
come i n ci el i seral i :
ma l a dol cezza del l ' ul ti ma ora,
un ul ti mo sospi ro dei maestral i .

Geme i l mare sul le spiagge
i l cuore si perde fra luci i ncerte,
l e tue pupille grandi e aperte
dicono l'ultima frase.

(Versione in italiano di Edda Serra)

(Da BIAGIO MARIN, POESIE, GLI ELEFANTI POESIA GARZANTI)

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AHMAD ZAKI ABU SHADI (poeta egiziano 1892-1955)




Eterna unione

Pensano sia possibile
che da te io mi separi
e anelo all'infinito la tua grazia

Dolce e onesta fragranza
sparsa tra le tue chiome
ogni respiro carezza
le tue labbra impresse sulle mie

Per vero, ovunque tu sia
speme e vita dal mio cuore
non chiedo altro
che te, soltanto te

E se divento polvere
non morir del tutto;
passa la vita ma la polvere
conserva il tuo ricordo

(Trad. F M. Corrao)
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VLADIMIR MAJAKOVSKIJ (poeta russo morto suicida 1893-1930)

Liliska!
(In luogo di una lettera)

Un fumo di tabacco ha divorato l'aria.
La stanza
un capitolo dell'inferno di Krucenych.
1

Ricordati
proprio a questa finestra
per la prima volta
estasiato accarezzavo le tue mani.
Eccoti oggi seduta,
il cuore chiuso dentro una corazza.
Ancora un giorno e poi
mi scaccerai
magari anche imprecando alle mie spalle.
Nella buia anticamera la mano nella manica
pi non stenter a entrare disfatta dal tremore.
Correr via
e getter il mio corpo sulla strada.
Selvatico animale
impazzir
sotto una sferza di disperazione.
Ma cos non si deve,
mia cara,
mia diletta,
meglio lasciarci ora.
Non importa
il mio amore
un pesante macigno
che incombe su di te
ovunque tu possa fuggirmi.
Lascia in un grido estremo che si sfoghi
l'amarezza dei lamenti e del rancore.
Quando anche un bue disfatto di fatica
lui pure andr a gettarsi
in fredde acque in cerca di ristoro.
Ma altro mare non c'
per me
tranne il tuo amore,
n tregua c' in amore
anche nel pianto.
Se un elefante stanco vorr pace
si stender maestoso sull'infocata sabbia.
80

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Ma altro sole non c'
per me
tranne il tuo amore,
anche se non so tu dove o con chi sei.
Se cos se ne fosse tormentato
dell'amore un poeta
in soldi e gloria l'avrebbe mutato,
ma altro suono non c'
che mi dia gioia
tranne che il suono del tuo nome beato.
E non mi getter gi nella tromba delle scale
e non berr il veleno
n premer il grilletto dell'arma sulla tempia.
E non c' lama di coltello che
abbia su me potere
tranne che sia la lama del tuo sguardo.
Tu scorderai domani
che io t'incoronavo,
che d'un ardente amore l'anima ti bruciavo,
e un carnevale effimero di frenetici giorni
disperder le pagine dei miei piccoli libri...
Le secche foglie delle mie parole
potranno mai indurre uno a sostare,
a respirare con avidit?

Almeno lascia che un'estrema tenerezza
copra l'allontanarsi
dei tuoi passi.

(26 maggio 1916, Pietrogrado)

Traduzione di Giovanni Giudici

1. Allude al poema <Gioco allinferno> scritto a quattro mani dai futuristi
Chlebnikov e Krucenich nel 1912.

(Da V. MAJAKOVSKIJ, POESIE, ED. MONDADORI)
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VLADIMIR MAJAKOVSKIJ (poeta russo morto suicida 1893-1930)




Una poesia damore scherzosamente fantasiosa, dal trasparente significato
antimili- tarista.



Marina da guerra in amore

Van sui mari scherzando in crociera
il torpediniero e la torpediniera.

E come la vespa s'attacca col miele,
cos la torpediniera fedele.

E per il torpediniero, infinita
la felicit della vita.

Ma li scopr con gli occhiali sul naso
un riflettore pedante, per caso.

Una sirena fece la spia,
denunziandone a tutti la scia.

Fugg via la torpediniera,
come al vento della bufera.

Ma il torpediniero ormai stanco,
poverino, fu colto nel fianco.

Sull'oceano ora va la preghiera
della vedova torpediniera.

Dava forse agli uomini noia
quella loro semplice gioia?

(1915) Trad. di R. Poggioli

(Da V. MAJAKOVSKIJ, POESIE, ED. MONDADORI)
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LOUIS ARAGON (poeta francese 1897-1982)




Le mani di Elsa

Dammi le tue mani per l'inquietudine
Dammi le tue mani che tanto ho sognato
Che tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch'io venga salvato

Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita

Potrai mai sapere ci che mi trapassa
Ci che mi sconvolge e che minvade
Potrai mai sapere ci che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire

Ci che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine
Questo fremito d'amore che non dice parole

Potrai mai sapere ci che le dita pensano
D'una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ci che il loro silenzio
Un lampo avr d'insaputo
1
saputo

Dammi le tue mani ch il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ch la mia anima vi s'addormenti
Ch la mia anima vi s'addormenti per l'eternit

(Trad. F. Bruno)

1. Di cosa non saputa, non conosciuta

(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO
EDITORIALE LESPRESSO)

(Da
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LOUIS ARAGON (poeta francese 1897-1982)


Elsa allo specchio

Eravamo nel pieno della nostra tragedia
E per tutto un lungo giorno seduta allo specchio
Pettinava i suoi capelli d'oro Io credevo di vedere
Le sue mani pazienti domare un incendio
Eravamo nel pieno della nostra tragedia

E per tutto un lungo giorno seduta allo specchio
Pettinava i suoi capelli d'oro e avrei detto
Eravamo nel pieno della nostra tragedia
Che suonasse un pezzo per arpa ma senza convinzione
Per tutto quel lungo giorno seduta allo specchio

Pettinava i suoi capelli d'oro e avrei detto
Che straziasse a non finire la sua stessa memoria
Per tutto quel lungo giorno seduta allo specchio
A ravvivare i fiori dell'incendio infiniti
Senza dire ci che un'altra al suo posto avrebbe detto

Straziava a non finire la sua stessa memoria
Eravamo nel pieno della nostra tragedia
Il mondo somigliava a quello specchio maledetto
II pettine separava i fuochi di quel marezzo
1

E quei fuochi rischiaravano gli angoli della mia memoria

Eravamo nel pieno della nostra tragedia
Come in mezzo alla settimana s'accampa il gioved

E per un lungo giorno seduta alla sua memoria
Vedeva morire lontano nel suo specchio

(Trad. F. Bruno)

1. Fitte striature

(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO
EDITORIALE LESPRESSO)

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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)







I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano si abbracciano ritti
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non sono l per nessuno
Ed la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non sono l per nessuno
Essi sono altrove molto pi lontano della notte
Molto pi in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.

(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo
per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)


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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)





Tre fiammiferi (Paris at night)

Tre fiammiferi un dopo laltro accesi nella notte
Il primo per vedere il volto tuo
Il secondo per vedere gli occhi tuoi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E loscurit completa per ricordarmi queste immagini
Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.


(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo
per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)








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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)







Alicante

Un'arancia sul tavolo
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto tu
Dolce dono del presente
Frescura della notte
Calore di mia vita.

(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo
per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)

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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)






Il giardino

Migliaia e migliaia danni
Non basterebbero a dire
Il minuscolo secondo deternit
In cui tu mi hai abbracciato
In cui io ti ho abbracciata
Un mattino tra la luce dellinverno
Al parco Montsouris a Parigi
A Parigi sulla Terra
Sulla Terra che un astro.


(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo
per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)

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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)





Sabbie mobili

Demoni e meraviglie
Venti e maree
S ritirato gi il mare in lontananza
E tu
Come alga dolcemente dal vento accarezzata
Nelle sabbie del letto ti agiti sognando

Demoni e meraviglie
Venti e maree
il mare s ritirato gi in lontananza
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste

Demoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per farmi annegare.

(Testo tradotto da Gian Domenico Giagni e letto, insieme a molte altri, da Achille Millo
per il bellissimo disco FONIT in vinile (non datato): MILLO DICE PREVERT.)

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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)





Per te amore mio

Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
Amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
Amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t'ho cercata
Ma non ti ho trovata
Amore mio.

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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)



Barbara

Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Serena rapita grondante
Sotto la pioggia
Ricordati Barbara
Come pioveva su Brest
E io ti ho incontrata a rue de Siam
Tu sorridevi
Ed anch'io sorridevo
Ricordati Barbara
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi
Ricordati
Ricordati quel giorno ad ogni costo
Non lo dimenticare

Un uomo s'era rifugiato sotto un portico
E ha gridato il tuo nome
Barbara
E sei corsa verso di lui sotto la pioggia
Grondante rapita rasserenata
E ti sei gettata tra le sue braccia
Ricordati questo Barbara
E non mi rimproverare di darti del tu
lo dico tu a tutti quelli che amo
Anche se una sola volta li ho veduti
Io dico tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara
Non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
sul tuo volto felice
Su questa citt felice
Questa pioggia sul mare
Sull'arsenale
Sul battello d'Ouessant
Oh Barbara
91

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Che coglionata la guerra
Che ne di te ora
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco d'acciaio di sangue
E l'uomo che ti stringeva tra le braccia
Amorosamente
morto disperso o ancora vivo
Oh Barbara

Piove senza sosta su Brest
Come pioveva allora
Ma non pi la stessa cosa e tutto crollato
E' una pioggia di lutti terribili e desolata
Non c' nemmeno pi la tempesta
Di ferro d'acciaio e di sangue
Soltanto di nuvole
Che crepano come cani
Come i cani che spariscono
Sul filo dell'acqua a Brest
E vanno ad imputridire lontano
Lontano molto lontano da Brest
Dove non vi pi nulla.


92

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JACQUES PREVERT (Poeta francese 1900 1977)




Prima colazione

Lui ha messo
Il caff nella tazza
Lui ha messo
il latte nel caff
Lui ha messo
Lo zucchero nel caffelatte
Ha girato
Il cucchiaino
Ha bevuto il caffelatte
Ha posato la tazza
Senza parlarmi
S' acceso
Una sigaretta
Ha fatto
Dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere
Nel portacenere
Senza parlarmi
Senza guardarmi
S' alzato
S' messo
Sulla testa il cappello
S' messo
L'mpermeabile
Perch pioveva
E se n' andato
Sotto la pioggia
Senza parlare
Senza guardarmi
E io mi son presa
La testa fra le mani
E ho pianto.

(Trad. M. Cucchie e G. Raboni)

(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO
EDITORIALE LESPRESSO)

93

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94

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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)




POESIE DAL CARCERE


Anima mia

Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
e come s'affonda nell'acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il pi bello dei sogni
ti accoglier

anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell'arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.

1948

(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)
95

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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)



POESIE DAL CARCERE


Benvenuta, donna mia

Benvenuta, donna mia, benvenuta!
certo sei stanca
come potr lavarti i piedi
non ho acqua di rose n catino d'argento
certo avrai sete
non ho una bevanda fresca da offrirti
certo avrai fame
e io non posso apparecchiare una tavola con lino candido
la mia stanza povera e prigioniera
come il nostro paese.
Benvenuta, donna mia, benvenuta!
hai posato il piede nella mia cella
e il cemento divenuto prato
hai riso
e rose hanno fiorito le sbarre
hai pianto
e perle son rotolate sulle mie palme
ricca come il mio cuore cara come la libert
adesso questa prigione.
Benvenuta, donna mia, benvenuta!

1948

(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)
96

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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)



POESIE DAL CARCERE

I tuoi occhi

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all'ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d'Antalya,
sono cos, le spighe, di primo mattino

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno han perso il loro sole;

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s'illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora sapr far echeggiare il mondo
del mio amore.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
cos sono d'autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verr giorno, mia rosa, verr giorno
che gli uomini si guarderanno l'un l'altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.

1948

(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)

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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)




POESIE DALLESILIO


Sono cent'anni

Sono cent'anni che non ho visto il suo viso
che non ho passato il braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarit del suo pensiero
che non ho toccato il calore del suo ventre

eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati
e tra noi il tempo di cent'anni
di cent'anni la strada
e da cent'anni nella penombra
corro dietro a te.

(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)
















98

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NAZIM HIKMET (Poeta turco 1902 1963)



POESIE DALLESILIO

La mia donna venuta con me

La mia donna venuta con me fino a Brest
scesa dal treno rimasta sul marciapiede
si fatta pi piccola pi piccola pi piccola
un seme di grano nell'azzurro infinito
poi, eccetto i binari, non ho visto pi niente.

E poi mi ha chiamato, dalla terra polacca non potevo rispondere
non potevo chiederle dove sei, mia rosa, dove sei
mi ha detto vieni ma non potevo andare da lei
il treno correva come se non dovesse fermarsi mai pi
soffocavo dalla tristezza.

E poi sulla terra i pezzi di neve si scioglievano
e a un tratto ho capito che la mia donna mi vedeva
mi chiedeva mi pensi ancora mi pensi ancora
mentre la primavera camminava coi nudi piedi fangosi sul cielo
e le stelle scendevano a posarsi sui fili del telegrafo
e l'oscurit batteva come pioggia sul treno
la mia donna restava in piedi sui pali del telegrafo
il suo cuore batteva tac tac come se stesse fra le mie braccia
i pali si muovevano e passavano ma lei non si muoveva da l
il treno correva come se non dovesse fermarsi mai pi
soffocavo dalla tristezza.

E poi ho capito che da anni da lunghi anni stavo in quel treno
ma come l'ho capito e perch mi stupisce ancora
come cantando la grande canzone della speranza
m'allontano dalle citt dalle donne amate
porto la nostalgia di loro come ferita che non rimargina nella mia carne
ma cammino sempre per avvicinarmi in qualche luogo a qualcosa.

Varsavia, 1960

(Da NAZIM HIKMET, POESIE, ED. MONDADORI)



99

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Rose rosse per te
Ho comprato stasera
E il tuo cuore lo sa
Cosa voglio da te

100

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RAYMOND QUENEAU (poeta francese 1903-1976)




L'uomo del tranvai

Quest'uomo che cammina sul quai
1
di notte
lungo la Senna tra Asnires e Courbevoie
quest'uomo la cui ombra ad ogni istante svanisce
diritto prosegue il cammino la sua curva strada

quest'uomo ha male ai piedi miseria
e fatica gli legano le spalle
quest'uomo danza ognuno dei suoi passi
lunghi come notti d'inverno

da un'ora il tram non passa pi
quest'uomo misura chilometri
con lo spessore delle sue suole
cammina nella notte in questa strada

l'attende la sua amante donna da quattro soldi
che vive nella strada e di rifiuti si ciba
e misura il suo tempo nella stanza insaziabile
che adesso alloggia un uomo del tramvai

deve fuggire al mattino con gli occhi gonfi di sonno
e ritornare verso la rimessa sonora
e mentre la sua bella nel letto dorme ancora
egli sospira che dolce sentirsi amati

(Trad. A. Vizioli e F. De Poli)

1. Strada parigina che costeggia la Senna

(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO
EDITORIALE LESPRESSO)

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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)




XI

Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitrate.

Da <<CENTO SONETTI DAMORE>>
(In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)

102

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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)



XI I

Donna compl eta, mel a carnal e, l una cal da,
denso aroma d' al ghe, fango e l uce pestati ,
quale oscura chiarit s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?

Ahi, amare tiri viaggio con acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.

Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi rninuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia

corre per i sottili cammini (lei sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

Da <<CENTO SONETTI DAMORE>>
(In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)

103

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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)




XLVII

Dietro di me sul ramo voglio vederti.
A poco a poco ti trasformasti in frutto.
Non ti cost salir dalle radici
cantando con la tua sillaba di linfa.

E qui sarai dapprima in

fior fragrante,
nel l a statua d'un baci o trasformata,
fino a che sole e terra, sangue e cielo,
ti daran la delizia e la dolcezza.

Vedr sul ramo la tua capigliatura,
il tuo segno che matura nel fogliame,
che avvicina le foglie alla mia sete,

la mia bocca empir la tua sostanza,
il bacio che ascese dalla terra
col tuo sangue di frutto innamorato.

Da <<CENTO SONETTI DAMORE>>
(In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)

104

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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)




LXXXIX

Quando morr voglio le tue mani sui miei occhi: voglio che la luce e il
frumento delle tue mani amate passino una volta ancora su di me la loro
freschezza: sentire la soavit che cambi il mio destino.

Voglio Che tu viva mentr'io, addormentato, t'attendo, voglio che le tue
orecchie continuino a udire il vento, che fiuti l'aroma del mare che
amammo uni ti
e che continui a calpestare l'arena che calpestammo.

Voglio che ci che amo continui a esser vivo
e te amai e cantai sopra tutte l e cose,
per questo continua a fiorire, fiorita,

perch raggiunga tutto ci che il mio amore ti ordina,
perch la mia ombra passeggi per la tua chioma,
perch cos conoscano la ragione del mio canto.

Da <<CENTO SONETTI DAMORE>>
(In PABLO NERUDA, POESIE DAMORE, ED. NEWTON)

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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)






In te la terra

Piccola
rosa,
rosa piccolina,
a volte, minuta e nuda,
sembra
che tu mi stia in una mano,
che possa rinchiuderti in essa
e portarti alla bocca,
ma
d'improvviso
i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca
le tue labbra,
sei cresciuta,
le tue spalle salgono come due colline,
i tuoi seni si muovono sul mio petto,
il mio braccio riesce appena a circondare
la sottile linea di luna nuova
che ha la tua cintura:
nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:
misuro appena gli occhi pi ampi del cielo
e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.


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PABLO NERUDA (poeta cileno 1904-1973)






Se tu mi dimentichi

Voglio che tu sappia
una cosa.
Tu sai com' questa cosa: se guardo
la luna di cristallo. il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra.
se tocco
vicino al fuoco
l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna.
tutto mi conduce a te,
come se ci che esiste,
aromi. luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.

Orbene.
se a poco a poco cessi di amarmi
cesser d'amarti poco a poco.

Se d'improvviso
mi dimentichi.
non cercarmi.
ch gi ti avr dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui ho l radici,
pensa
che in quel giorno, in quell'ora,
lever in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.


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Ma
se ogni giorno.,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,

in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne n si dimentica,
il mio amore si nutre del tuo amore, Amata,
e finch tu vivrai star tra le tue braccia
senza uscire dalle mie.

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WYSTAN HUGH AUDEN (poeta inglese York 1907-1973)




Blues in memoria

Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani lamentosi lass
e scrivano sul cielo il messaggio Lui Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzod, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servon pi le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perch ormai pi nulla pu giovare.

(Da W.H. AUDEN, LA VERIT VI PREGO SULLAMORE, ED. ADELPHI)

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ARSENIJ ALEXANDROVIC TARKOVSKIJ (poeta russo 1907-1989)


I primi incontri

Ogni istante nei nostri incontri
lo festeggiavamo come un'epifania,
soli a questo mondo. Tu eri
pi ardita e lieve di un'ala di uccello,
scendevi come una vertigine
sal tando gli scal ini, e mi conducevi
oltre l'umido lill nei tuoi possedimenti
al di l dello specchio.
Quando giunse la notte mi fu fatta
la grazia, le porte dell'iconostasi
1

furono aperte, e nell'oscurit in cui luceva
e lenta si chinava la nudit
nel destarmi: Tu sia benedetta,
dissi, conscio di quanto irriverente fosse
la mia benedizione: tu dormivi,
e il lill si tendeva dal tavolo
a sfiorarti con l'azzurro della galassia le palpebre,
e sfi orate dal l ' azzurro l e pal pebre
stavano quiete, e la mano era calda.

Nel cristallo pulsavano i fiumi,
fumigavano i monti, rilucevano i mari,
mentre assopita sul trono
tenevi in mano la sfera di cristallo,
e Dio mio! tu eri mia.
Ti destasti e cangiasti
il vocabolario quotidiano degli umani,
e i discorsi s'empirono veramente
di senso, e la parola tu svel
il proprio nuovo significato: zar.
2


Alla luce tutto si trasfigur, perfino
gli oggetti pi semplici il catino, la brocca quando,
come a guardia, stava tra noi
l'acqua ghiacciata, a strati.

Fummo condotti chiss dove.
Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi,
citt sorte per incantesimo,
la menta si stendeva da s sotto i piedi,
110

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gli uccelli c'erano compagni di strada,
i pesci risalivano il fiume,
il cielo si schiudeva al nostro sguardo...

Quando il destino ci seguiva passo a passo,
come un pazzo col rasoio in mano.
(Traduzione di Gario Zappi)

1. Nelle chiese cristiane ortodosse liconostasi un tramezzo che separa il
presbiterio, cio la parte riservata al clero, dalle navate in cui stanno i fedeli.
tutta adorna di immagini devozionali (icone). Per il poeta entrare nella camera
della donna amata come entrare in un luogo sacro.
2. Signific: mio re, mia regina.

(Da ARSENIJ ALEXANDROVIC TARKOVSKIJ, POESIE SCELTE, LIBRI SCHEIWILLER)
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CESARE PAVESE (Torino 1908-1950)



You, wind of March

Sei la vita e la morte.
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
anemone o nube
il tuo passo leggero
ha violato la terra.
Ricomincia il dolore

Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda l a terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi pi non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.

Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo
sono un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
i l t uo f i ato d' aur ora
Sangue di primavera,
tutta la terra trema di un antico tremore.

Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
112

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come rondine o nube.
e il torrente del cuore
si ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose -
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.
il mattino, l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.

La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte
Il tuo passo leggero.

da CESARE PAVESE, POESIE. OSCAR MONDADOR)

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CESARE PAVESE ( 1908-1950)


La luce dei tuoi occhi

I mattini passano chiari
deserti. Cos i tuoi occhi
s'aprivano un tempo. Il mattino
trascorreva lento. era un gorgo
d'immobile luce. Taceva
Tu vi va t acevi ; l e cose
vivevano sotto i tuoi occhi
(non pena non febbre non ombra)
come un mare al mattino, chiaro.

Dove sei tu, luce. il mattino.
Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora in noi.
Non pena non febbre allora.
non quest'ombra greve del giorno
affollato e diverso o luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, ri vol gi gl i occhi
immobili e chiari su noi.
E' buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.

da CESARE PAVESE, POESIE. OSCAR MONDADOR)

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ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)



La neve

Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.
L'inverno la stagione pi cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, un'amara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.

(Da ATTILIO BERTOLUCCI, LE POESIE, ED. GARZANTI, COLLANA GLI ELEFANTI POESIA)

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ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)



La fidanzata

La pioggia batteva sui vetri
veniva la sera
tu eri la mia fidanzata
e io ti tenevo stretta
seduto vicino al fuoco.

La fiamma pian piano
ci addormentava,
accendeva il tuo viso bruno
che diveniva debole brace.
Fuori v'erano alberi fermi e soavi
nella luce del ciclo che schiariva.

Uscimmo e camminammo in silenzio
fra siepi lucide e gocciolanti
alla cui ombra stavano
garofani di campo bianchi e rosa
bagnati dalla pioggia recente.

(Da ATTILIO BERTOLUCCI, LE POESIE, ED. GARZANTI, COLLANA GLI ELEFANTI POESIA)

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ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)


Per lo scienziato il canto degli uccelli ha lo scopo di segnare il territorio, per il
poeta esprime la gioia di vivere, la felicit. Chi ha ragione?
Entrambi. Le due letture della realt non sono alternative, ma si integrano, si
completano.
Non possiamo concepire il mondo degli animali unicamente alla luce delle
funzione biologica dei singoli comportamenti, delle singole manifestazioni della
loro vita. Gli animali hanno una vita emotiva e affettiva che per certi aspetti
somiglia alla nostra. Provano sentimenti, gioiscono e soffrono, hanno legami
affettivi di coppia che in alcuni casi durano tutta la vita. Conoscono lamore,
anche se lamore per essi assume modalit espressive diverse dalle nostre.



Le farfalle

Perch le farfalle vanno sempre a due a due
e se una si perde entro il cespo violetto
delle settembrine l'altra non la lascia ma sta
sopra e vola confusa che pare si sbatta
contro i muri di un carcere mentre non che questo
oro del giorno gi in via d'offuscarsi
alle cinque del pomeriggio avvicinandosi ottobre?

Forse credevi d'averla perduta ma eccola ancora
sospesa nell'aria riprendere l'irragionevole moto
verso la plaghe che l'ombra pi presto fa sue
dei campi vendemmiati
e
arati della domenica:
tu non hai che a seguirla incontro alla notte
come l'attendesti nel lume inquieto del sole
finch fu sazia del succo di quei fiori d'autunno.



Per agevolare la comprensione del testo inserisco le virgole in corrispondenza
delle pause.

Perch le farfalle vanno sempre a due a due,
e se una si perde entro il cespo violetto
delle settembrine, l'altra non la lascia ma sta
sopra, e vola confusa, che pare si sbatta
contro i muri di un carcere, mentre non che questo
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oro del giorno, gi in via d'offuscarsi,
alle cinque del pomeriggio, avvicinandosi ottobre?

Forse credevi d'averla perduta, ma eccola ancora
sospesa nell'aria, riprendere l'irragionevole moto
verso la plaghe che l'ombra pi presto fa sue,
dei campi vendemmiati e

arati della domenica:
tu non hai che a seguirla incontro alla notte,
come l'attendesti nel lume inquieto del sole,
finch fu sazia del succo di quei fiori d'autunno.

(Da ATTILIO BERTOLUCCI, LE POESIE, ED. GARZANTI, COLLANA GLI ELEFANTI POESIA)

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ANNA MARIA ORTESE (Roma 1914-1998)

Mentre mio padre moriva ti vidi la prima volta

Mentre mio padre moriva ti vidi la prima volta.
Da quel tempo sempre stavo con te, ti cercavo,
anche tu mi cercavi: in mezzo alla gente eravamo soli,
trepido il tuo sguardo, triste contento il mio.
Il primo giorno dell'anno dovevi venire a una festa,
io avevo al collo dei fiori di carta bianca,
piansi quando vidi che erano le tre,
e ancora il tuo volto caro non appariva. Ma il giorno
secondo dell'anno qualcuno
ti aveva informato corresti dalla piccola donna,
e tutta la sera per lei come una luna splendesti.
Dicesti dolci parole e non avevi chitarra,
le dame che erano in sala si fecero tristi.
Bene, ora di andare. Saliti in vettura,
tu e io come ragazzi, mi guardavi:
io non osavo muovermi. Mi accarezzasti la fronte.
Piegando il viso, vergognandomi, carezzai la tua fronte.
Nascondesti il tuo viso dietro il mio collo. La mano
era ferma sul mio ginocchio. Pensavo:
cos fanno tutti, domani neppure si ricorder.
Ma sono passati due mesi e ogni sera c'incontriamo,
il tuo cappotto povero, non hai guanti n berretto,
ma la tua fronte ogni sera
pi chiara, i tuoi occhi
pi teneri e gravi, la mano
che mi stringe pi calda, pi forte;
trascorrono ore che paiono solo alcuni momenti.
Al buio camminiamo, ed io
poso la fronte ogni tanto con umilt sul tuo petto.
Passano case e strade, passano ponti e canali,
passano muti giardini, cade tranquilla la neve.
Le dita intrecciate, le tempie
unite in un solo tepore,
gli occhi vicino agli occhi, come una sola persona
che all'anima sua mormori tenere cose, come
la neve che scende e risale
senza rumore n moto, leggero noi andiamo.

(da Il mio paese la notte In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE
RACCOLTA DELLE PI CELEBRI POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>)

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PIERRE DELANO (Parigi 1918- 2006)


Et maintenant

Et maintenant que vais-je faire
de tout ce temps que sera ma vie
de tous ces gens qui m'indiffrent
maintenant que tu es partie.
Toutes ces nuite, pourquoi pour qui
et ce matin qui revient pour rien
ce coeur qui bat, pour qui, pour quoi
qui bat trop fort, trop fort.
Et maintenant que vais-je faire
vers quel nant glissera ma vie
tu m'as laiss la terre entire
mais la terre sans toi c'est petit.
Vous, mes amis, soyez gentils
vous savez bien que l'on n'y peut rien
mme Paris crve d'ennui
toutes ses rues me tuent.

Et maintenant que vais-je faire
je vais en rire pour ne plus pleurer
je vais brler des nuits entires
au matin je te harai
et puis un soir dans mon miroir
je verrai bien la fin du chemin
pas une fleur et pas de pleurs
au moment de l'adieu

Je n'ai vraiment plus rien faire
je n'ai vraiment plus rien........


E adesso

E adesso cosa far
di tutto questo tempo che sar la mia vita
di tutte queste persone che mi sono indifferenti
ora che sei partita.
Tutte queste notti, perch per chi
e questo mattino che viene per niente
120

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questo cuore che batte, per chi, perch
che batte troppo forte, troppo forte .
E ora cosa far
verso quale niente scivoler la mia vita
tu mi hai lasciato tutta la terra
ma la terra senza di te piccola.
Voi, amici miei, siate gentili
sapete bene che non si ci si pu far nulla
anche Parigi muore di noia
tutte le strade mi uccidono

E ora cosa far
rider per non piangere
brucer notti intere
al mattino ti odier
e poi una sera nel mio specchio
vedr la fine del mio cammino
non un fiore e non una lacrima
al momento dell'addio

Non ho veramente pi niente da fare
Non ho veramente pi niente...

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GEORGES BRASSENS (chansonnier e poeta francese 1921-1981)




Nell'acqua della chiara fontana

Nell'acqua della chiara fontana,
lei, tutta nuda, si bagnava,
quando un soffio di tramontana
le sue vesti in cielo portava;

dal folto dei capelli mi chiese,
per rivestirla, di cercare
i rami di cento mimose
e ramo con ramo intrecciare;

volli coprire le sue spalle
tutte di petali di rosa,
ma il suo seno era cos minuto
che fu sufficiente una rosa;

cercai ancora nella vigna,
perch a met non fosse spoglia,
ma i suoi fianchi eran cos minuti
che fu sufficiente una foglia;

le braccia lei mi tese allora,
per ringraziarmi un po' stupita,
io la presi con tanto ardore
che lei fu di nuovo svestita;

il gioco divert la graziosa,
che molto spesso alla fontana
torn a bagnarsi, pregando
1
Dio
per un soffio di tramontana.

(Trad. Fabrizio De Andr

1. Ringraziando

(Da POESIA STRANIERA - FRANCESE, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, GRUPPO
EDITORIALE LESPRESSO)

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MARGHERITA GUIDACCI (1921-1992)







Prima del nostro incontro

Sottraggo i giorni ad uno, ad uno, li sigillo
e metto via, quando sono compiuti,
benedicendo il loro sole, la loro pioggia
o qualunque sia stato il loro dono;
benedicendo soprattutto la notte
che, seppur lenta, li accolse alla fine.
E prego quelli che ancora rimangono
prima del nostro incontro (ed a contarli
bastano ormai le dita di una mano)
di non smarrirsi in cielo, ma procedere
come i loro fratelli: un po pi in fretta,
se possono, ritmandosi sul vivo
battito del mio cuore.
E tuttavia, neppure troppo in fretta -
perch ancora non so comprendere, adattarmi:
temo il momento in cui sar chiamata
alla quasi insostenibile gioia.

In <<POESIE DAMORE LASSENZA, IL DESIDERIO RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>

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MARGHERITA GUIDACCI (1921-1992)






E come una mancanza di respiro

E come una mancanza
di respiro ed un senso di morire,
quando mi stringe improvviso
il desiderio di te tanto lontano
e nulla pu calmarlo, altro pensiero
non pu occuparmi, tranne il Paradiso
che sarebbe per me lo starti accanto.
Ma poich ci m negato, pi cara,
molto pi cara duna fredda pace
mi la stretta indicibile
quasi marchio di fuoco che proclami
ancora e sempre quanto sono tua.
A nessun costo vorrei separarmi da questo mio dolore.

In <<POESIE DAMORE LASSENZA, IL DESIDERIO RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>




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PINO RUFFO (?)



Natura morta


Sulla tovaglia bianca
hai posato una tazza verde;
una mela rossa e, in mezzo,
un vaso con un fiore.
Sulla tovaglia bianca
non oso posare le mie mani.
Non morta questa natura
se le hai dato vita e sentimento.
Oltre la bianca tovaglia
vedo il colore dei tuoi occhi
e, attorno, aleggiare le tue mani.
Non oso mordere quella mela,
vuotare quella tazza,
toccare quel fiore:
non vorrei sciupare
questa viva composizione
del tuo amore.

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BLAGA DIMITROVA - (Poetessa bulgara 1922-2003)






Abbraccio

Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.
Cos vicino a me, tanto da non vederti.
Oltre la tua spalla guardavo in lontananza un monte oscuro.
Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.
Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.
Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.
Mi univo alle ombre dei boschi che venivano incontro
e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.
La lontananza inspiravo in un sorso enorme.
Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.
E nel cerchio stretto di un abbraccio
ho rinchiuso l'infinito intero del mondo.

(Da BLAGA DIMITROVA, SEGNALI (POESIE SCELTE 1937-1999, ED. FONDAZIONE
PIAZZOLLA)






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BLAGA DIMITROVA - (Poetessa bulgara 1922-2003)



Notti bianche

Fonte ignota di luce
imbeve graniti e giardini.
La Neva ha riversato in cielo rossori,
il cielo nel fiume fremiti d'azzurro.
E spalla a spalla due giovani
vanno con passo cauto e lento -
per non disperdere questa luce
che da cuore a cuore trabocca.

Blaga Dimitrova - 1947

(Da BLAGA DIMITROVA, SEGNALI (POESIE SCELTE 1937-1999, ED. FONDAZIONE
PIAZZOLLA)






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BLAGA DIMITROVA - (Poetessa bulgara 1922-2003)




Mattino

Era necessario un addio, perch capissi,
che non c' un addio per noi.
Per sempre porter in me quest'alba
come segno di bruciatura.
Alzti sul far del giorno,
partimmo verso l'aeroporto grigio
ed eravamo contenti, perch era cos lontano.
La mia ultima parola fu un sorriso.
E sopra di noi sorgeva con l'addio
l'incontro vero e l'amore.

Blaga Dimitrova - 1961

(Da BLAGA DIMITROVA, SEGNALI (POESIE SCELTE 1937-1999, ED. FONDAZIONE
PIAZZOLLA)







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BLAGA DIMITROVA - (Poetessa bulgara 1922-2003)







Senza amore

Da questo momento vivr senza amore.
Libera dal telefono e dal caso.
Non soffrir. Non avr dolore n desiderio.
Sar vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.
Non pallida per la notte insonne -
ma non pi ardente il mio volto.
Non immersa in abissi di dolore -
ma non pi verso il cielo in volo.
Non pi cattiverie - ma nemmeno
gesti di apertura infinita.
Non pi tenebre negli occhi, ma lontano
per me non s'aprir l'orizzonte intero.
Non aspetter pi, sfinita, la sera -
ma l'alba non sorger per me.
Non mi inchioder, gelida, una parola -
ma il fuoco lento non mi arder.
Non pianger sulla crudele spalla -
ma non rider pi a cuore aperto.
Non morr solo per uno sguardo -
ma non vivr realmente mai pi.

(1958)

(Da BLAGA DIMITROVA, SEGNALI (POESIE SCELTE 1937-1999, ED. FONDAZIONE
PIAZZOLLA)


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GERVASIO BELLINATO (1922-1987)


Non sono i versi a fare una poesia, ma lemozione e il sentimento espressi
poeticamente.
Quelli che seguono non sono poesie in senso stretto, ma stralci di lettere. Li
riporto perch sono pieni di poesia. Le lettere sono state spedite alla moglie dal
caro amico e collega Gervasio Bellinato da Mussumeli in Sicilia, dove aveva preso
servizio come direttore didattico.

Ancora ti stringo tra le braccia e non mi sento di lasciarti. Sento palpitare il
tuo seno mentre i cuori si parlano. La penna confusa e traduce male le
concitate tenerissime parole che gli animi nostri nel silenzio si dicono. lo vorrei
una trascrizione fedele del mio senti-mento, ma l'amore molto pi grande della
mia povera parola. E cos ti ascolta senza parlare o pronuncia confuso il noto
saluto che per noi significa... baci, carezze e altre cose assai belle. L'ho gi
ripetuto mille volte stamattina questo saluto e sempre mi torna alle labbra: ciao
Passerotto, ciao amore, ciao tesoro. questa la nostra poesia, scritta ormai tanti
anni fa, eppure sempre tanto bella.
Fra poco la reciteremo insieme, a due voci, pensando ai fiori campestri e ai
freschi tramonti che l'hanno ispirata. Riandremo in quei luoghi tenendoci per
mano per rivedere i meandri del fiume, per ascoltare la raganella che chiama la
pioggia. E anche noi piangeremo di tenerezza ritrovando sempre verde il giardino
dove sboccia il nostro affetto. Verrai? Ti porter tra le braccia come allora per
ripeterti ancora che ti amo tanto tanto.

* * *

Era proprio di questa stagione; c le erbe sull'Adige alitavano amore. Sono
passati tanti giorni, tanti tanti da quel pomeriggio, eppure per noi quelle erbe
hanno an-cora lo stesso respiro. Le senti? Ci dicono che attendono noi, prima che
l'autunno mandi le nebbie a celarne i colori. Ma anche tra le nebbie noi sapremo
scoprire il verde della nostra erba.

* * *

L'amore un suggeritore assai monotono; sa dire solo poche parole, ma
grandi come il mondo. Dicendo "amore mio, ti voglio tanto bene" infatti io evoco
il sole della primavera, la rugiada dei fiori, la musica delle fronde, i colori
dell'alba e mille altre cose ancora, tutte presenti nel ricordo dei tuoi occhi, nella
freschezza del tuo sorriso.
Mandami tanti baci: baci appena sussurrati a fior di labbra; baci stimolati
da misteriosi profumi; baci sereni nei quali l'amore si riposa e prende nuovo
vigore. Baci baci baci, ed io mi sentir ricco e fortunato pi d'ogni altro uomo al
mondo.
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WISLAWA SZIMBORSKA, (Poetessa polacca premio Nobel 1923 2012)



Accanto a un bicchiere di vino


Con uno sguardo mi ha reso pi bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.

[.]

Gli parlo di tutto ci che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea.

[.]

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

(Da WISLAWA SZYMBORSKA, ELOGIO DEI SOGNI, ED. ADELPHI)

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OTTAVIANO MENATO (Poeta veneto 1927-2010)






Il "s" del matrimonio

Prima di dire il "s,
dolcissimo mio futuro sposo,
prendimi tra le tue braccia
e stringimi nella tua musica.
Non parlare, ferma il tempo,
vestimi della dolcezza dei tuoi occhi
e fammi sognare,
fammi volare in alto, in alto!
E sulla soglia dell'infinito azzurro,
coprimi dei canti del cielo,
dei canti del tuo grande amore,
del tuo ardente cuore.
Insieme danzeremo la gioia
del nostro gioioso "s",
del nostro "s"
per sempre.

(Da CANTO LA VITA, LA BELLEZZA, LAMORE)


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AUTORE (A ME) SCONOSCIUTO





Anello nuziale

Mentre lavoro, con l'anello d'oro puro
tu mi stringi nel sangue del mio dito,
che poi si fa con te,
piacere per tutta la mia carne.
Che felicit! Come le mie forti vene
vanno, dolci, ubriacandosi di te,
come di un celeste miele
nella luce degli eterni calici!
Il mio cuore intero passa,
fiume impetuoso e nobile,
sotto il soave anello che, per contenerlo,
s'apre in infiniti circoli d'amore.

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GIORGIO CALABRESE (Genova 1929)




E se domani


E se domani
io non potessi
rivedere te,
mettiamo il caso
che ti sentissi stanco di me.
Quello che basta all'altra gente
non mi dar
nemmeno l'ombra
della perduta felicit.

E se domani
e sottolineo "se"
all'improvviso perdessi te,
avrei perduto il mondo intero
non solo te.
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ADONIS (poeta siriano-libanese 1930)




Uno specchio per Khlida
(1.Londa)

Khlida

Sul ramo
tutto intorno
germoglia la tristezza

Khlida

Un viaggio annega i giorni
nell'acqua dei tuoi occhi.
Una onda mi ha insegnato
che la luce dell e stell e,
che il volto delle nubi
e il lamento della polvere
sono un solo fiore...

(Traduzione F. M. Corrao)
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ALDA MERINI (1931-2009)





Quando tu non ci sei
a Michele Pierri


Quando tu non ci sei,
e l'aria non risuona dei tuoi richiami segreti
allora l'ombra si stende come un manto,
la sera diventa feroce
e gli uccelli mi cadono ai piedi stecchiti
come percossi da una peste improvvisa,
perch la mancanza di amore
ahim la mia pestilenza.

(In POESIE DAMORE - LASSENZA, IL DESIDERIO LE PI IMPORTANTI POETESSE
ITALIANE CONTEMPORANEE, ED. NEWTON)

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ALDA MERINI (1931-2009)



Lettere

Rivedo le tue lettere di amore
illuminata adesso dal distacco,
senza quasi rancore...
L'illusione era forte a sostenerci,
ci reggevamo entrambi negli abbracci
pregando che durassero gli intenti,
ci promettemmo il sempre degli amanti,
certi nei nostri spiriti di iddii,
E hai potuto lasciarmi!
E hai potuto intuire un'altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle.
Mi hai suscitata dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di

un errore
e mi hai lasciato solo le tue lettere
onde ne ribevessi la mia assenza.

da La presenza di Orfeo

(In POESIE DAMORE - LASSENZA, IL DESIDERIO LE PI IMPORTANTI POETESSE
ITALIANE CONTEMPORANEE, ED. NEWTON)

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ALDA MERINI (1931-2009)



Genesi

Vorrei un figlio da te che sia una spada
lucente, come un grido di alta grazia,
che sia pietra, , che sia novello Adamo,
lievito del mio sangue e che risolva
pi dol cemente questa nostra sete!
Ah, se ti -amo, lo grido ad ogni vento
gettando fiori da ogni scarso ramo
e fiorita son tutta e di ogni velo
vo' scerpando il mio lutto,
perch genesi sei della mia carne.
Ma il mio cuore, trafitto dall'amore
ha desiderio di mondarsi, vivo,
e perci dammi un figlio delicato,
un bellissimo vergine viticcio
da allacciare al mio tronco e tu possente
padre, tu olmo ricco di ogni forza antica
mieterai dolci ombre alla mia luce.

da Tu sei Pietro

(In POESIE DAMORE - LASSENZA, IL DESIDERIO LE PI IMPORTANTI POETESSE
ITALIANE CONTEMPORANEE, ED. NEWTON)

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GINO PAOLI (1934)



Il cielo in una stanza

Quando sei qui con me
questa stanza non ha pi pareti
ma alberi, alberi infiniti.

Quando sei qui vicino a me
questo soffitto viola
no, non esiste pi...
Io vedo il cielo sopra noi

che restiamo qui, abbandonati
come se, se non ci fosse pi
niente, pi niente al mondo.

Suona un'armonica:
mi sembra un organo
che vibra per te e per me
su nell'immensit del cielo

. . .

Suona un'armonica:
mi sembra un organo
che vibra per te e per me
su nell'immensit del cielo

Per te... e per me
nel cielo.

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MUHAMMAD AL-MAGHUT (poesia araba 1934)


Malinconia al chiaro di luna

Oh primavera che arrivi dai suoi occhi Oh passero che viaggi al chiaro di luna
Portami da lei
Versi di passione o fendente di lama io sono perduto, ferito
Amo la pioggia e gemo per onde lontane
mi desto da un sonno profondo
ricordo il ginocchio di una donna amata, un giorno la vidi e nel vino e nei versi mi
persi.
Di' alla mia amata Layl,
dalla bocca ebbra e i piedi di seta, sono malato e il desiderio mi strugge colgo
tracce di passi sul mio cuore
Damasco, carro di rose per prigionieri,
disteso nella mia stanza
a scrivere, sognare e guardare i passanti
dall'alto cuore del cielo
ascolto il palpito della tua pelle nuda.
Da vent'anni, bussiamo alle tue porte chiuse
sui nostri abiti e sui figli la pioggia diluvia
e i nostri volti feriti dalla tosse tagliente
dolenti come il pallido addio della tisi
e i selvaggi venti dei deserti
recano i nostri lamenti
ai vicoli, ai fornai e ai delatori
e noi cavalli bradi ci avventiamo sulle pagine di storia piangiamo e tremiamo
e dietro i nostri passi curvi
passano i venti e spighe amaranto...
Ci separammo
una tempesta di stelle cadenti
avanza nei tuoi gelidi occhi
Eccola, corrucciata amante
dal corpo ammantato di tosse e di gemme sei mia
questo amante per te, amata!
Prima di partire,
ho giaciuto con una donna e scritto versi d'amore
alla notte, all'autunno alle nazioni umiliate.
Nel giallo meriggiare del sole
appoggiavo il capo tra le imposte delle finestre
lasciavo brillare le lacrime come alba, come donna nuda
Legato da un antico vincolo alla malinconia e alla devozione e in prossimit di
silenziose nubi lontane
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apparivano a centinaia nudi laidi torsi
immersi in un fiume di spine e una nube dai tristi occhi blu mi stringe
alla storia adagiata sulle mie labbra.
Oh lunghi sguardi di dolore
oh macchioline di sangue, dstati io qui ti vedo
su bandiere ammainate
tra le pieghe di abiti setosi Sotto il tuo cielo terso avanzo tra la folla come tuono
dorato avanzo piangendo patria mia
Dove sono i vascelli colmi di spade e tabacco
e la serva dai grandi occhi che ha conquistato un regno come due calde donne
Sei come una lunga notte sul petto di donna, patria mia io spettro anonimo qui
sono straniero
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MOGOL (1936)


Acqua azzurra acqua chiara

Ogni notte ritornar
per cercarla in qualche bar,
domandare ciao che fai
e poi uscire insieme a lei.
Ma da quando ci sei tu
tutto questo non c'e' piu'.
Acqua azzurra, acqua chiara
con le mani posso finalmente bere.
Nei tuoi occhi innocenti
posso ancora ritrovare
il profumo di un amore puro,
puro come il tuo amor.
Ti telefono se vuoi
non so ancora se c'e' lui ...
accidenti che faro'
quattro amici trovero'.
Ma da quando ci sei tu
tutto questo non c'e' piu'.
Acqua azzurra, acqua chiara
con le mani posso finalmente bere.
Nei tuoi occhi innocenti
posso ancora ritrovare
il profumo di un amore puro,
puro come il tuo amor
Da quando ci sei tu
tutto questo non c'e' piu'.
Acqua azzurra, acqua chiara
con le mani posso finalmente bere...
Sono le quattro e mezza ormai
non ho voglia di dormir
a quest'ora, cosa vuoi,
mi va bene pure lei.
Ma da quando ci sei tu
tutto questo non c'e' piu'.
Acqua azzurra, acqua chiara
con le mani posso finalmente bere
Acqua azzurra, acqua chiara
Nei tuoi occhi innocenti....

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UNSI L-HAGG (poeta libanese 1937)






Dialogo

Dimmi, mia amata, a cosa pensi?
Penso al tuo sole che non mi illumina, amore mio.
Dimmi, a cosa pensi?
Penso a te, a come puoi resistere alla freschezza del mio cuore.
Dimmi, a cosa pensi?
Penso, amore mio, alla tua tirannia, a come ora m'ami mentre io non t'amo.

(Traduzione M. Masullo)
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BELLA ACHMADLINA (poetessa russa 1937-2010)



La tua casa

La tua casa, che non conosce le disgrazie,
mi accoglieva e mi sbaciucchiava sulla guancia.
Come un pesce dall'acqua
il servizio faceva capolino dai vetri.

Ed il cane mi veniva incontro saltellando
come una cornacchia, piccolo, bagnato,
e nella indifesa armatura
stavano ritti i cactus alla finestra.

Dalle discordia di tutta la terra
io venivo come un infreddolito ambasciatore
e la casa mi guardava negli occhi
ed era buona e delicata.

Sulla mia testa non attir
l a vergogna, non si trad .
La casa mi giurava che mai
aveva visto quella donna.

Diceva: "Io sono vuota. lo sono vuota!"
Io dicevo: "Da qualche parte, da qualche parte...
Diceva: "Lascia stare. Lascia stare.
Entra e dimenticatene."

Oh, come temevo dapprima
un fazzoletto o un altro oggetto,
ma la casa ripeteva le sue parole,
rimescolava gli oggetti.

Faceva sparire le tracce di lei.
Oh, come fingeva abilmente
che qui non erano cadute lacrime,
non si era appoggiato un gomito.

Come una minuziosa risacca
lav tutto: e le impronte delle scarpe,
e quell'oggetto abbandonato,
ed il bottone di un guanto.
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Tutti si erano messi d'accordo: il cane dimentic
con chi giocava ed il piccolo chiodo
non sapeva chi lo aveva dimenticato
e mi dava una nebbiosa risposta.

Gli specchi erano cos vuoti,
come se la neve vi fosse caduta e fermata.
Non potevano ricordarsi i fiori
chi li poneva nel bicchiere sfaccettato...

Oh, casa altrui! Oh, cara casa!
Addio! Ti domando una piccola cosa:
non essere cos buona. Non essere cos buona.
Non consolarmi con un inganno.

1959

(Da BELLA ACHMADLINA, POESIE SCELTE, FONDAZIONE PIAZZOLLA ROMA)

145

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BELLA ACHMADLINA (poetessa russa 1937-2010)


Io pensavo che tu eri il mio nemico

Io pensavo che tu eri il mio nemico,
la mia pesante sciagura,
ma tu non sei un nemico, sei soltanto un contaballe
e tutto il tuo gioco da quattro soldi.

Sulla piazza del Maneggio
gettavi una moneta nella neve.
Indovinavi dalla moneta
se io ti amavo o no.

E mi coprivi le gambe con lo scialle
l, nel giardino di Alessandro,
e mi scaldavi le mani, ma ingannavi sempre,
pensavi sempre che anche io avrei mentito.

Turbinavano sopra di me le menzogne,
pi somiglianti ad uno stormo di cornacchie.

Ma ecco, per l'ultima volta mi dici addio,
negli occhi n azzurro, n nero.
Oh, vivrai ancora, non soffrirai,
per, a me non importa assolutamente nulla.

Ma come tutto senza ragione,
ma come tutto assurdo.
Tu devi andare a destra.
Io devo andare a sinistra.

1957

(Da BELLA ACHMADLINA, POESIE SCELTE, FONDAZIONE PIAZZOLLA ROMA)

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BIANCAMARIA FRABOTTA (Roma 1946)






Quasi che il sonno l'uno all'altra

Quasi che il sonno l'uno all'altra
h rapisse, nel buio intrecciando le dita
si sfiorano con la punta del piede
e pensano gli estremi si toccano
nel cuore della notte.
Uno dei due gi sogna anche per l'altro.
E incline pi al contagio che al presagio s'addormenta
l'amore coniugale
mano nella mano, la vita cinta
come per la danza, mentre quell'altra
vita preme ai cancelli del rimosso e
li piega. Entrambi sul fianco sinistro.
Lalba li sveglia un poco pi fratelli.

In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>

147

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ELENA CLEMENTELLI (vivente)






Storia d'amore

Ci scontrammo sulle piste del sangue.
Imperativo,
pi che invito,
il richiamo che fu comando ai sensi.
Il sorriso d'un angelo apostatico
accese un lampo nel meriggio
e un fragore di tuono
scosse l'attonita inerzia dei cuori.
In cielo, la congiunzione degli astri
avvolse i nostri segni: e fu consenso.
Giro di giorni e d'anni
lungo un fiume convulso di eventi.
Poi, mano nella mano, mentre pi
chiara luce
attenua, senza spegnerlo, il fuoco di quel primo bagliore,
memoria e pace giacciono insieme.
E cos, insieme, i passi, nell'armonia dei ritmi
costruiti
battuta su battuta,
fra allegro andante e scherzo,
scandiscono i tempi d'una partitura in crescendo.

da Il conto

In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>

148

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ELENA CLEMENTELLI (vivente)


Duello al tramonto

Non scagliamo parole
attraverso il burrone dell'amore franato.
Non costruirebbero un ponte.
Ma muti volgiamo le spalle,
contiamo i passi, secondo le leggi d'onore,
sempre pi a nord,
sempre pi a sud,
fino a perdere il conto e la voglia
di fermarci e sparare.
da Cos parlando onesto

In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>

149

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MOGOL (1936)



Limmensit

Io son sicuro che, per ogni goccia
per ogni goccia che cadr
un nuovo fiore nascer
e su quel fiore una farfalla voler
Io son sicuro che
in questa grande immensit
qualcuno pensa un poco a me
e non mi scorder
S, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sar
e un giorno io sapr
d'essere un piccolo pensiero
nella pi grande immensit.....
di quel cielo.
S, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sar
un giorno trover
un po' d'amore anche per me
per me che sono nullit
nell'immensit...

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SEAMUS HEANEY (poeta dellIrlanda del Nord, 1939)



Commiato

Signora dalla camicetta increspata
E dalla semplice gonna scozzese,
Da quando hai lasciato la casa
Il suo vuoto ferisce
Ogni pensiero. In tua presenza
Passava in fretta il tempo, ancorato
A un sorriso; ma l'assenza
Ha sconvolto l'equilibrio dell'amore, ha tolto
L'ormeggio ai giorni. Ed essi danno sgroppate,
Rimbalzano e a testa bassa caricano
Attraverso il calendario
Scagliati dal suono quieto
Della tua voce tenera di fiore.
Sulla mia spiaggia si frange la tua assenza,
Sei partita, ed io sono per mare.
Finch non riprendi il comando
L'io si ammutina.

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FABRIZIO DE ANDR (1940-1999)


Marinella

Questa di Marinella la storia vera
che scivol nel fiume a primavera
ma il vento che la vide cos bella
dal fiume la port sopra a una stella

sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
buss tre volte un giorno alla sua porta

bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue un aquilone

e c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baci le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose la mano sui tuoi fianchi

furono baci furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle

dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chiss come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
buss cent'anni ancora alla tua porta

questa la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le pi belle cose
vivesti solo un giorno , come le rose

e come tutte le pi belle cose
vivesti solo un giorno come le rose.

152

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MARIANNA BUCCHICH (vivente)





L'intrusa

Vorrei lei non trovasse
una traccia di te.
Ti amo molto -
non lo deve sapere
questo voglio che sia solo per me
e per te.
Butter le tue cicche
perch non senta l'odore
delle tue labbra,
nasconder i bicchieri
canceller le orme dei tuoi piedi cambier le lenzuola
perch le tracce del nostra amore non suscitino la sua invidia. Rester solo un
odore
di te nel mio cuore.
Sollever leggera la tua chitarra
e la nasconder...
ma tutto rester nella mia stanza
che chiuder a chiave
e lascer anche le lenzuola piene di fiori.
Lascer lei fuori dalla porta.


In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>


153

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MARIANNA BUCCHICH (vivente)





Il tempo dei desideri

Pareva un grande amore.
Forse lo era.
Non lo sappiamo.
Saranno le stelle
che brillano in questa sera
a decretarne il destino.
una pi oggi a di stel l e
sulla mia testa,
mandano strani bagliori
messaggi indecifrabili
come quell'amore
che nacque fra noi
una notte all'improvviso
e improvvisamente mut
come il vento
che si porta le cose belle
non si da dove
se fra le foglie
marcite dal tempo
o sulla luna piena
perch le conservi
il tempo dei desideri.

(Inediti)

In <<POESIE DAMORE IN SEGRETO E IN PASSIONE RACCOLTA DELLE PI CELEBRI
POETESSE DI OGGI, ED. NEWTON>>


154

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VALERIO NEGRINI (1946-2013)




Infiniti noi

Che ti serve ormai
tormentarti per capire il mondo
farti soffiare dentro da ogni vento
niente c' che valga il tuo sgomento.
Guarda invece noi
piangi per l'amore se si perde
odiami se sei messa da parte
grida se l'amore grida forte.
Perch noi qui, infiniti noi
siamo il tempo innocente
che nasce dal silenzio del mondo
intorno a noi.
Chi ti ascolta mai
dolce e disperata tra la gente
dove le tue mani son respinte
ci che non tuo non vale niente.
Perch noi qui, infiniti noi
siamo il tempo innocente
che nasce dal silenzio del mondo
intorno a noi.
Io ti ascolter
voce di stupito sentimento
io sar il tuo tempo in un momento
con l'orgoglio di dormirti accanto.
Guarda ancora noi
piangi per l'amore se si perde
odiami se sei messa da parte
grida se l'amore grida forte.



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RENATO ZERO (Roma 1950)





I migliori anni della nostra vita

Penso che ogni giorno sia come una pesca
Miracolosa e che bello pescare sospesi su di una
soffice nuvola rosa.

Io come un gentiluomo, e tu come una sposa
Mentre fuori dalla finestra si alza in volo
soltanto la polvere. C' aria di tempesta!

Sar che noi due siamo di un altro lontanissimo
pianeta. Ma il mondo da qui sembra soltanto una
botola segreta. Tutti vogliono tutto per poi
accorgersi che niente. Noi non faremo come l'altra
gente, questi sono e resteranno per sempre...

I migliori anni della nostra vita
I migliori anni della nostra vita.
Stringimi forte che nessuna notte infinita
I migliori anni della nostra vita

Stringimi forte che nessuna notte infinita.
I migliori anni della nostra vita

Penso che stupendo restare al buio abbracciati
e muti, come pugili dopo un incontro.

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ANTONIO GIAROLA (Poeta veneto vivente)




Sei il mio fiore

Sorgi piano amore
stamattina col vento che t'alita
profumo tra i capelli
gi colmi di sole.

Ed io ti vedr per sempre
ogni giorno cos
ed anche quando
vincer il tempo
sarai il mio fiore.

(Da ANTONIO GIAROLA, POESIE 1972-1989, ED- MG)


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MARIA TERESA MANCINI (vivente)



Ancora non conosco

Ancora non conosco
il linguaggio dei gesti
dei tuoi pensieri nuovi
n tu conosci il mio
che pur traspare
nella ricerca
di segni antichi
alfabeto gi scritto
nell'anello di luce
che ci chiude.
E il raggio che investe
la cintura di nubi
la siepe che risplende
nel profondo del fiume
l'attimo che vivo
chiaroscuro dell'anima
aperta verso la tua.

(Da MARIA TERESA MANCINI, NEL CUORE DEL VENTO, VENILIA EDITRICE)

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MARIA TERESA MANCINI (vivente)




Il sentiero del vento

Lo chiamavamo
il sentiero del vento
erto tra le dune
nell'intrico di more e biancospini.
lo mi stancavo: Aspetto qui
su questo tronco di pino
in vista del pontile.
Tu proseguivi oltre le siepi:
un lungo tratto sabbioso
tutto in discesa sino al faro.
Conoscevo la spiaggia solitaria
dove la sterna
nasconde il nido dietro una conchiglia.
Sceglievi i tronchi
che il mare respingeva:
Vedi, una cosa bella,
basta incidere qui, poi levigare:
il tuo viso, la bocca un po' imbronciata,
i capel l i l egger i come f ogl i e. . . .
Scandisce il tempo la clessidra.
Sul sentiero del vento
nel volo dei gabbiani
si perde il mio richiamo.
Al di l degli spazi la tua riva.
So che risponderai.
In questa breve radura
accanto al pino reciso
devo ancora aspettare.

(Da MARIA TERESA MANCINI, NEL CUORE DEL VENTO, VENILIA EDITRICE)

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MARIA TERESA MANCINI (vivente)




Tremava l'ombra

Tremava l 'ombra del faro
a l c h i a r o d e l l a l u n a .
Risalivano i flutti la scogliera.
Rifugio improvvisato sulla spiaggia
un capanno di legno abbandonato.
Qualche bottiglia vuota oltre la soglia
un piccolo gabbiano accovacciato.
Come giunchi intrecciati
le tue mani leggere
cingevano il mio capo.
- Saremo l ' ol mo e l a vi te.
Due vele affiancate sul mare.
Frecce scagliate insieme
verso l'infinito. -
Nell'alba di madreperla
radeva il vento le orme
segnate sulla rena.
Era l'ultima estate.
Grumi d'alghe punteggiano la riva
ride roco un gabbiano sulla diga.
onda franta il ricordo
e la tua voce
eco di mare
dentro conchiglia vuota.

(Da MARIA TERESA MANCINI, NEL CUORE DEL VENTO, VENILIA EDITRICE)

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CLAUDIO BAGLIONI (1951)


Questo piccolo grande amore

Quella sua maglietta fina
tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto
e quell'aria da bambina
che non glielo detto mai ma io ci andavo matto
e chiare sere d'estate
il mare i giochi e le fate
e la paura e la voglia
di essere nudi
un bacio a labbra salate
il fuoco quattro risate
e far l'amore gi al faro...
ti amo davvero ti amo lo giuro...ti amo ti amo
davvero!
e lei
lei mi guardava con sospetto
poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto
ed io
io non ho mai capito niente
visto che ora mai non me lo levo dalla mente
che lei lei era
un piccolo grande amore
solo un piccolo grande amore
niente pi di questo niente pi!
mi manca da morire
quel suo piccolo grande amore
adesso che saprei cosa dire
adesso che saprei cosa fare
adesso che voglio
un piccolo grande amore
quella camminata strana
pure in mezzo a chissacch l'avrei riconosciuta
mi diceva "sei una frana"
ma io questa cosa qui mica l'ho mai creduta
e lunghe corse affannate
incontro a stelle cadute
e mani sempre pi ansiose
di cose proibite
e le canzoni stonate
urlate al cielo lass
"chi arriva prima a quel muro..."
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non sono sicuro se ti amo davvero
non sono...non sono sicuro...
e lei
tutto ad un tratto non parlava
ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva
ed io
io non lo so quant' che ha pianto
solamente adesso me ne sto rendendo conto
che lei lei era
un piccolo grande amore
solo un piccolo grande amore
niente pi di questo niente pi
mi manca da morire
quel suo piccolo grande amore
adesso che saprei cosa dire
adesso che che saprei cosa fare
adesso che voglio
un piccolo grande amore...








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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)




X . Venere vedi come sei malvagia

Venere vedi come sei malvagia,
colpisci coi tuoi dardi e poi ne ridi.
Ridi delle frasi banali sempre uguali
che gli amanti si scambiano tra loro,
ridi dei baci, ridi all e carezze.
Tu che conosci tutti gli artifici
dell'umano piacere ti diverti
a quel gioco sottile, alla partita
che non lascia n vinti n vincenti.
E il ripetersi uguale delle mosse
nella grande scacchiera della vita
muove il riso cosciente della beffa,
ma le pedine questo non lo sanno.
Regina e re, siano bianchi o neri
si senton soli dentro all'universo.

(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE)
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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)





XXI. S fummo i soli esseri del tempo


S fummo i soli esseri del tempo
vibranti come corde di una cetra.
Intorno a noi qual altra creatura
avremmo mai supposto che esistesse?
Noi eravamo gli unici viventi
a respirare il soffio della terra.
I primi e gli ultimi nel cerchio che si chiude
e ripete per sempre il suo percorso,
non spirale che evolve e s'allontana
allargandosi dal punto di partenza
ma un cerchio stretto, anello di catena
che non si spezza nell'oblio dell'ora.

(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE)
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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)





X X I X Io ricordo che non ti dissi t'amo


Io ricordo che non ti dissi t'amo.
Ero tutta per te, tu lo sapevi.
Ma ora lo sussurro dentro al vento,
ora lo grido ai lati della valle
e lo ripeto con convincimento
in mille modi, in mille toni: t'amo.
Cosa di rti di pi mio Dio si lvano.
Tutti lo sanno del mio folle amore.
Anche l'acqua che scorre piano, piano
gi mi rimanda come ecolalia
1

il ritornello dolce: t'amo, t'amo.

1. Ripetizione meccanica dellultima parola o frase.

(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE)

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CARLA BARONI ( nata a Cologna Veneta e vive a Ferrara)



L (Epilogo) - Mi son svegliata, ero nel mio letto

Mi son svegliata, ero nel mio letto.
Accanto a me giaceva il Dio silvano
1
,
gli occhi azzurri colore di pervinca,
aggrottata la fronte da un pensiero.
Hai delirato tutta notte sai.
Mormoravi nel sonno di un tuo Dio
e di un altro dal nome di Silvano
mi diceva con fare sospettoso.
Io sorvolai con un sospiro lieve:
Ho fatto un sogno, un brutto sogno o forse
era bello non so. Io ti cercavo
tra prati e valli, tra montagne e colli
io ti cercavo e tu non c'eri mai.
Tra me pensavo: questo non fu sogno,
fu la rivelazione, lo scavare
nel mistero dell'uomo, alle radici
di questo nostro essere imperfetto
che ci rimanda all'involucro esterno
e non rammenta mai da quale
prodigioso germoglio siamo nati,
e gi smemora anche del suo ieri.
E la misura ho avuto dell'intensa
passione, il nodo che ci tiene avvinti.
Noi siamo gi vissuti nei primordi,
siamo vissuti solo poco dopo
che l'alga verde s'ancorasse al suolo.
Siamo tornati dall'eternit.
Il sole risplendeva nel querceto
e il vento mi portava odor di bosco.
Nella mattina fresca appena, appena
quarto di luna sorrideva ancora.

1. Figura mitologica delluomo amato


(Da CARLA BARONI, LO ZUFOLO DEL DIO SILVANO, SOVERA EDITORE)
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ENRICO RUGGERI (Milano 1957)

Quello che le donne non dicono

Ci fanno compagnia certe lettere d'amore
parole che restano con noi,
e non andiamo via
ma nascondiamo del dolore
che scivola, lo sentiremo poi,
abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia
una mancata verit che prima o poi succeder
cambia il vento ma noi no
e se ci trasformiamo un po'
per la voglia di piacere a chi c' gi o potr arrivare a stare con noi,
siamo cos
difficile spiegare
certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
con le nostre notti bianche,
ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si".
In fretta vanno via della giornate senza fine,
silenzi che familiarit,
e lasciano una scia le frasi da bambine
che tornano, ma chi le ascolter...
E dalle macchine per noi
i complimenti dei playboy
ma non li sentiamo pi
se c' chi non ce li fa pi
cambia il vento ma noi no
e se ci confondiamo un po'
per la voglia di capire chi non riesce pi a parlare
ancora con noi.
Siamo cos, dolcemente complicate,
sempre pi emozionate, delicate ,
ma potrai trovarci ancora qu
nelle sere tempestose
portaci delle rose
nuove cose
e ti diremo ancora un altro "si",
difficile spiegare
certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
con le nostre notti bianche,
ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si"


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Senza amore l'umanit non sopravvivrebbe un solo giorno
(Erich Fromm)

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