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numero 33 anno IV - 3 ottobre 2012


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L.B.G. IL MAGUTT NON POSA IL MATTONE Paola Bocci RAGAZZI: IN BIBLIOTECA PER CRESCERE Sara Valmaggi LA RETE OSPEDALIERA NON SI TAGLIA, SI RIDISEGNA Marilena Adamo FIORITO E MINETTI MASCHERE DELLA CONTEMPORANEIT Ilaria Li Vigni IL REGISTRO DELLE CONVIVENZE: FINALMENTE, MA NON ABBASSIAMO LA GUARDIA Diego Corrado
PERCH RENZI SAR IL PROSSIMO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Marco Romano CONSUMO DI SUOLO, CIVATI E CHI UNA CASA NON CE LHA Guido Martinotti PROLEGOMENI A OGNI FUTURA DEFINIZIONE DI AREA METROPOLITANA/2 Giovanna Menicatti SANIT: DA PAZIENTI A CITTADINI-PAZIENTI Guido Artom IO, IL CARDINAL MARTINI E LA SINAGOGA

VIDEO SARANNO FAMOSI

7NOTE_un suggerimento PARTIRE PARTIR Daniele Sepe & Ginevra di Marco Da Canzoniere illustrato Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani www.arcipelagomilano.org

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IL MAGUTT NON POSA IL MATTONE Luca Beltrami Gadola


"L'acqua c', ma il cavallo non beve", diceva Keynes e noi, parafrasando, potremmo dire: ci sarebbe dove mettere il mattone ma il magutt non ce lo mette. La fola rinverdita dalla passata amministrazione e dal suo PGT che basti offrire cubatura disponibile perch ledilizia riparta e con questo si risolvono tanti problemi tra i quali per primo quello degli alloggi destinati ai ceti pi deboli si mostrata per quello che : una fola. Lasciamo da parte per un attimo la questione del risparmio di suolo, principio sacrosanto, ma parliamo di quello, molto, che oggi si potrebbe fare pur risparmiando il suolo, e non si fa. Quali sono dunque i nodi che vengono al pettine, quali i danni per la citt, quali le ragioni? Cominciamo con lallineare qualcuna di queste: la crisi economica generale del Paese certo la prima, le famiglie sono pi povere e quelle che non lo sono non investono i propri denari che oggi pi che mai costituiscono un paracadute prezioso. I risparmi restano nel circuito finanziario e le banche trattengono questa liquidit senza farla tornare in circolo verso il settore produttivo. Il mercato, per quanto fermo, non fa scendere i prezzi ma anche quando scendono il numero delle transazioni bassissimo e i tempi si sono allungati. I privati aspettano momenti migliori per chi vende e le societ immobiliari se abbassassero i prezzi, fatti quando la domanda solvibile era alta, andrebbero in perdita e dovrebbero portare i libri in tribunale: mercato fermo. Lunica attivit che incontrerebbe il mercato quella della edilizia agevolata, pi accessibile per prezzo di vendita: questa attivit in sostanza possibile per le imprese di costruzioni che siano disposte a cercare i profitti solo sul versante dellattivit di costruzione e non sui margini immobiliari ma oggi le imprese probabilmente disponibili non hanno i capitali necessari e accedono al credito con grande difficolt. Veniamo ora ai danni: se lattivit edilizia ferma tutte le aspettative, ancorch modeste, di risolvere il problema delle case per i ceti deboli, come anche previsto nel nuovo PGT, con una sorta di prelievo sullattivit nel libero mercato la quota del costruito da convenzionare visto che questa "base imponibile" non c', ogni aspettativa vana. Con lattuale crisi molte societ immobiliari o hanno gi portato i libri in tribunale o comunque hanno fermato la loro attivit e i cantieri lasciati a mezzo, le cesate dietro le quali nulla si muove, le case da ristrutturare lasciate come se ci fosse passata la guerra o la peste non si contano nel paesaggio urbano. Molte citt straniere hanno coperto questi edifici di divertenti murales o di trompe l'oeil ma non credo sia una soluzione che soddisfi i milanesi, gente concreta. Qualunque speranza di una rapida soluzione illusoria, anche solo pensando che, nel caso di un'area o un edificio, un fallimento per chiudersi ha bisogno almeno di una decina di anni e fino a quel momento nulla o quasi si muover. Va nella direzione giusta, ma di portata molto limitata, il provvedimento adottato dallassessore De Cesaris con la richiesta di mettere in sicurezza alcuni immobili operazione questa costosa e i cui costi sono a perdere per stimolare gli operatori a chiudere qualche ferita urbanistica. Altro danno consistente il duplice peso per lamministrazione come conseguenza della rinuncia ad aprire i cantieri: aver restituito gli oneri di urbanizzazione gi incassati a oggi circa 10 milioni e la quasi certezza di doverne restituire ancora 3 nellanno in corso e con la prospettiva di dover fare in futuro forti rettifiche al bilancio di previsione. Come venirne a capo? Oltre alla legittima speranza che leconomia del Paese riprenda dobbiamo tener presente che se, come per tutte le crisi, non cogliamo loccasione per un ripensamento generale del comparto delledilizia pubblica e privata le nostre citt non avranno un futuro accettabile. Bisogna eliminare una volta per tutte la separatezza concettuale tra economia, urbanistica, funzioni dello Stato, ruolo e poteri dellamministrazione locale e delle rispettive burocrazie, lefficienza di queste ultime e per finire la collegata fiscalit Unoccasione per ripensare potrebbe essere il nodo da sciogliere delle aree metropolitane e delle conseguenze sull'urbanistica, questione ben pi urgente e praticabile che non le farneticazioni formigoniane delle macroregioni.

RAGAZZI: IN BIBLIOTECA PER CRESCERE Paola Bocci


La scorsa settimana in Sala Alessi a Palazzo Marino si svolto un incontro aperto sul rapporto tra biblioteche di pubblica lettura e nuove generazioni; la sala non stata scelta a caso, e per la seconda volta in pochi mesi le biblioteche sono entrate nel cuore del Consiglio Comunale, vicino a chi governa la citt, coinvolgendo nel dibattito insegnanti, bibliotecari, scrittori, editori, amministratori, e associazioni che lavorano sul territorio. Si parlato di ragazzi, spazi, esperienze, buone pratiche, di nuovi strumenti e tecnologie, di ci che viene fatto anche nella nostra citt, e di ci che si pu fare o che si pu fare meglio, di quello che manca, perch quella straordinaria opportunit di cultura diffusa costituita dalle nostre biblioteche, sia sempre di pi anche a misura dei nostri figli, studenti, nipoti. Se vero che a leggere e ad amare i libri si impara da piccoli, altrettanto vero che tra i dieci e i sedici anni - quando non si pi gli stessi bambini di prima, n ci si sente ancora dei giovani adulti - pu essere facile perdere per strada quella curiosit. E sono proprio loro, i ragazzi e le ragazze, che possono aiutarci a capirne il perch e a trovare soluzioni perch quelle risorse culturali vivaci e uniche che abbiamo diffuse in citt, siano anche da loro percepite come accessibili e accoglienti, e adatte a mantenere quella curiosit. Con semplicit e freschezza i ragazzini di una scuola media di Milano hanno espresso i loro desiderata in un minidocumentario realizzato ad hoc per lincontro. Alla domanda Cosa ci piace di una biblioteca o cosa ci piacerebbe trovare? le risposte pi frequenti sono state queste: spazi accoglienti e accessibili, colori, fantasia, personale che ci accompagni e ci aiuti a scegliere, un luogo dove ci sia vita. Non desideri

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www.arcipelagomilano.org letture, che siano nellambito della narrativa o della scienza, e non si capisce perch, nella gran parte dei casi, leducazione alla lettura e ai testi, sia lasciata soprattutto agli insegnanti delle materie umanistiche. In un periodo di penuria di risorse e di progetti a sistema, la biblioteca di pubblica lettura assume per i ragazzi (e gli insegnanti) un valore ancora maggiore, se non viene intesa come puro accessorio alla scuola stessa. La collaborazione con il mondo della scuola per il Sistema delle Biblioteche un supporto fondamentale, ma non esauriente, perch la scuola pu essere il punto di inizio, perch i giovani lettori si muovano in seguito con pi autonomia e diventino spontaneamente frequentatori di biblioteche. Per incentivare, attirare, e sviluppare progetti con e per i ragazzi, occorre che alle biblioteche siano destinate ogni anno risorse (finanziarie, di personale, in formazione) stabili e costanti, anche per dare seguito e allargare iniziative di promozione alla lettura partite in passato con progetti condivisi con Fondazioni o Enti privati e che necessitano di andare avanti con le loro gambe. Nel bilancio comunale 2012 invece c' un decremento degli investimenti sul capitolo specifico delle iniziative per ragazzi, che sceso dai 20.000 euro (gi pochi) del 2011, a 8.000 nel 2012. Come c una cronica fatica a rispondere in quantit e qualit adeguata alla richiesta di maggiori strumentazioni e accessi informatici (pi postazioni computer, pi applicazioni, migliori e aggiornate, e reti pi veloci).

impossibili quindi, e quando questi trovano rispondenza, succede che la biblioteca diventa il posto migliore che ho conosciuto, come dice Marius, ragazzino rom di 16 anni, protagonista di un documentario realizzato in una delle nostre biblioteche rionali. La biblioteca non la scuola, dice Michel Melot in un bel libro che si chiama La saggezza del bibliotecario, anzi la sua virt quella di distanziarsi da essa, di lasciare ai suoi lettori libera scelta e libero arbitrio. I ragazzi che vanno in biblioteca si spogliano del loro vestito di scolari, ma diventano cittadini, ci vanno perch hanno bisogno di questi luoghi, di luoghi che sono anche comunit e non solo studio solitario, e sperano di trovare spazi, strumenti e modalit, che gli assomigliano. Oggi ancora di pi di ieri, perch spesso i giovani utenti non hanno nelle loro case e nelle loro scuole, il posto ideale deve leggere, approfondire, fare ricerca e anche ritrovarsi. In questi ultimi dieci anni molte biblioteche scolastiche sono scomparse o si sono spente, a causa di interventi ormai solo sporadici e senza un disegno di sistema del Ministero: quelle che rimangono cercano sempre pi faticosamente di sopravvivere, tenute in piedi da insegnanti sensibili e da genitori volenterosi, senza il personale dedicato e formato, perdendo il loro ruolo fondamentale di laboratorio di apprendimento e non semplice prestito di libri. Resta per rilevante il ruolo prezioso che gli insegnanti hanno nella educazione e accompagnamento dei ragazzi verso la lettura; tutte le

Iniziative specifiche e a largo raggio che coinvolgano sistematicamente anche le scuole con questa penuria di risorse stentano a decollare, ad avere continuit e a essere conosciute, (come il Fondo Storico per Ragazzi, le iniziative partite con i progetti partecipati con la Fondazione Cariplo Ci vediamo in Biblioteca), senza contare che per avere maggiore successo dovrebbero essere supportate da unattenzione costante e puntuale alla manutenzione e alla cura delle nostre biblioteche di zona, che per il loro valore di strumento di coesione sociale per i territori meriterebbero investimenti consistenti per valorizzarle e renderle riconoscibili. Oltre allimpegno di dedicare maggiori risorse a questo comparto, ritengo che, per colpire il bersaglio in questo momento di scarsezza di risorse, il primo passo possa essere un investimento di energie comuni per realizzare unindagine qualitativa sui bisogni e desideri dei ragazzi delle scuole secondarie inferiori e nel primo biennio delle superiori, che coinvolga nel confronto gli studenti stessi, gli insegnanti, i bibliotecari, e possa mettere in circolo tutte le buone pratiche gi esistenti. Il discorso quindi non si esaurir con il pomeriggio trascorso in Sala Alessi, ma proseguir con approfondimenti a piccoli gruppi per ricavare indicazioni il pi possibile concrete, che ci aiutino a strutturare proposte veramente a misura di quella parte giovane della cittadinanza che se adesso un non pubblico potrebbe diventare il grande nuovo pubblico degli anni a venire.

LA RETE OSPEDALIERA NON SI TAGLIA, SI RIDISEGNA Sara Valmaggi*


La riorganizzazione del sistema sanitario lombardo non pu attendere. Il Partito Democratico lo sostiene da anni ma la Regione Lombardia si ostina a fingere di non saperlo. La crisi economica e i tragici scandali di San Raffaele e Maugeri hanno portato alla luce criticit tanto note quanto ignorate. Quello che stiamo pagando la mancata programmazione degli ultimi quindici anni, che ha portato a distorsioni del sistema, dovute a convenienze economiche e non ai bisogni dei pazienti. Lerrore, ormai a tutti evidente, stato quello di aver lasciato eccessivo campo libero alle strutture private. E i numeri lo dimostrano. Tra il 2000 e il 2010 nei presidi ospedalieri pubblici i posti letti si sono ridotti del 16 per cento, (sono sette mila in meno) e questo a fronte di una crescita del 66 per cento negli IRCCS privati. Lo stesso vale per i ricoveri che sono diminuiti del 15 per cento nelle aziende ospedaliere pubbliche e aumentati dell86 per cento in quelle private. chiaro che Il sistema va rivisto nel suo complesso, ragionando su scala regionale e non solo guardando al capoluogo. A ispirare la revisione non pu essere solo il risparmio economico; non si pu ridurre tutto alla semplice soppressione di qualche primariato. Da una parte va intensificato il sistema dei controlli sui finanziamenti, che non possono continuare a essere erogati con la discrezionalit usata finora, dallaltra vanno aumentati quelli sulle strutture, che non possono essere solo quantitativi ma devono divenire qualitativi. Ma Regione Lombardia non pare intenzionata ad andare in questa direzione. Gli annunci di una riorganizzazione lanciati dai rappresentanti politici e dai vertici di alcune aziende ospedaliere si sono nella realt per ora tradotti in una delibera di giunta dellagosto scorso fondata su criteri puramente quantitativi. La

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riorganizzazione prevede, tra laltro, di ridurre i punti nascita, ridimensionare le reti di emergenza cardiovascolare ed emodinamiche sulla base del numero di interventi e ridurre gli accreditamenti per la neurochirurgia, la chirurgia toracica, vascolare e la cardiochirurgia. Prevede, inoltre, la riorganizzazione dei punti di radioterapia oncologica e il contingentamento della spesa per i progetti di collaborazione tra medici di base e specialisti oltre alla probabile introduzione dei ticket sulle nuove prestazioni ambulatoriali. Un ridisegno della rete insomma, che si riduce alla cancellazione dei servizi e non a una distribuzione pi efficiente. Quello che serve ben altro. La necessit quella di una razionalizzazione basata su criteri di qualit, efficacia degli interventi e sicurezza dei pazienti. La revisione deve prevedere non solo una pi efficiente e meno dispendiosa concentrazione delle aree specialistiche ma deve ispirarsi a un nuovo modello di rete ospedaliera definito hub and spoke.

Si tratta di un sistema basato sulla suddivisione degli ospedali in base alla complessit delle patologie: lhub il perno del sistema dove sono concentrate le equipe specializzate per le cure ad alta intensit di tutte le patologie, ossia per gli interventi pi complessi quali la cardiochirurgia, la neurochirurgia, i trapianti. Negli spoke si riuniscono invece le strutture che si occupano della media e bassa intensit di cura, degli interventi pi semplici e della cura dei pazienti dimessi dallhub, terminata la fase acuta. In questo modo sarebbe garantita, come ora non accade, la continuit di cura: i pazienti sarebbero seguiti in ospedale dalla fase acuta della malattia fino a quella meno grave. Tutto questo comporta anche una revisione della governance. Lidea quella di un sistema ad alta integrazione tra sanit e sociale che porti al superamento dellattuale dualismo, che genera una duplicazione degli interlocutori per i cittadini e non garantisce la continuit assistenziale. La ricomposizione del si-

stema socio sanitario porterebbe ad avere ununica programmazione e valutazione del sistema, ununica voce di bilancio ragionale, una gestione della cronicit pi completa ed efficace e, fatto non certo secondario, un maggior protagonismo degli enti locali. In questo quadro le Asl devono tornare a produrre servizi sul territorio. Una tale riorganizzazione implica una revisione dei confini delle Asl e di conseguenza un riassetto territoriale e funzionale dei presidi ospedalieri e dei distretti. Riorganizzazione che potrebbero essere realizzata a breve, per esempio in occasione della ridefinizione dei confini delle Province e della costituzione della Citt metropolitana milanese. Il Partito democratico chiede la riforma radicale di un sistema che non pi sostenibile. Dovere della Regione dare a breve risposte chiare. Il tempo dei rinvii finito *vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia

FIORITO E MINETTI MASCHERE DELLA CONTEMPORANEIT Marilena Adamo


Ai miei tempi c'era Mario Chiesa, mariuolo vero, come disse Craxi e come dimostr il seguito, ma formalmente corretto: fingeva di far politica, di amministrare, coltivava un aspetto di anonima rispettabilit. Ora abbiamo Fiorito e Minetti, che furoreggiano impuniti e scostumati, nella misura in cui glielo permettono l'et e la stazza. Lei esibendo ci che da sempre il suo patrimonio professionale, lui inondando i media di fanfaronate, ammiccamenti, minacce da brigante ottocentesco. Dimettersi, sparire, cambiar vita? Vi rideranno in faccia: son convinti di aver forse avuto un incidente di percorso, ma che sostanzialmente anche da questo usciranno vincenti, grazie alla popolarit guadagnata e alla grinta senza vergogna con cui si battono. E non detto che abbian torto. Cos' successo in questi vent'anni? successo che i luoghi della formazione della classe dirigente politica, i partiti, gi profondamente corrosi dall'esercizio del potere nei lunghi anni del dopoguerra e del miracolo economico in regime di monopolio, sono usciti annichiliti dalla prima tangentopoli. successo che anche l'opposizione, vissuta all'ombra della guerra fredda, ci ha messo vent'anni di troppo a evolversi. successo infine che, nel vuoto, si affermata la videocrazia populista di Berlusconi, madre perfettamente riconoscibile delle attuali figure di veline e tronisti che hanno preso ed esercitano il potere istituzionale come stiamo vedendo. Prendersela troppo con loro, al di l del sacrosanto intervento della magistratura, sarebbe fin ingeneroso: cos son stati allevati e selezionati, cos funzionano. Forse pi produttivo metter di fronte alle loro responsabilit politici, intellettuali, giornalisti, maestri di pensiero liberali, ma non bacchettoni, e progressisti, ma moderni, e persino religiosi, ma di mondo, che in questi anni hanno giustificato, spiegato o persino benedetto una deriva di spettacolarizzazione e di ingaglioffimento della politica, con il retropensiero che alla fine, dietro e sopra queste marionette, avrebbero continuato a comandare loro. Roberto Formigoni, quando ha stravolto la lista per accogliere la Minetti, pensava di dare alla sua squadra un di pi tecnico amministrativo? Un collegamento con le giovani generazioni che cercano un futuro? La Polverini, quando presenziava alle feste in costume, immaginava di raccogliere l'eredit culturale dell'antica Roma? I furbi hanno creduto che la schiuma di sottoproletariato femminile in cerca di successo di via Olgettina, che la schiuma di sottoproletariato criminale allevato intorno alle sezioni missine della periferia di Roma potessero far comodo. Purtroppo per loro, per la fortuna del paese se non troppo tardi, la furbizia ha preso la mano, il giocattolo esploso. E adesso? Una campagna d'opinione severa contro la corruzione, un meccanismo rigoroso di rinnovamento, non solo a partire dall'anagrafe, ma dalle qualit politiche e morali, con meccanismi certi, pubblici, di selezione. Congressi contendibili, primarie contendibili, partiti regolati dalla legge, con obblighi di trasparenza. E istituzioni con compensi certi, pubblici, parametrati alle responsabilit. Non c' da inventare chiss che, gli esempi in Europa non mancano. Non possiamo aspettare un'opinione pubblica severa, dobbiamo costruirla.

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IL REGISTRO DELLE CONVIVENZE: FINALMENTE, MA NON ABBASSIAMO LA GUARDIA Ilaria Li Vigni


Il 18 settembre 2012 stato il giorno del debutto per il registro delle unioni civili a Milano: diciotto le coppie che hanno apposto le loro firme, eterosessuali e omosessuali, persone note e gente comune. Le coppie dello stesso sesso sono state messe in condizione, per la prima volta a Milano, di regolarizzare in un qualche modo la loro unione; mentre le coppie eterosessuali hanno avuto modo, ad esempio in pendenza di una decisione di divorzio precedente per uno o entrambi i coniugi, di concretizzare formalmente ununione che la legge non riconosce ancora come tale. Lo sportello operativo del Comune, dedicato alle coppie di fatto, nel primo giorno utile ha ricevuto 150 telefonate e 60 e-mail, in gran parte per richieste di informazioni in merito alliscrizione nel registro. Evidentemente il provvedimento ha toccato da vicino la cittadinanza, dando voce e spazio a un problema molto sentito. Si trattato certamente di un grande passo avanti in tema di rispetto dei diritti umani, fortemente voluto dalla Giunta Pisapia e da buona parte del Consiglio Comunale, cui va dato il pregio molto raro in politica, in particolare in ambiti di tale delicatezza di non aver perso tempo e di aver approvato liniziativa in tempi davvero rapidi. Non nascondiamoci, per, dietro questo provvedimento pionieristico: la strada da fare ancora molta, soprattutto in punto di concretezza e operativit del sistema. In Italia, allo stato attuale, nonostante molte proposte di legge, non vi una normativa regolatrice delle unioni di fatto, con particolare riferimento alle persone dello stesso sesso che, per la vigente legge nazionale, non possono intraprendere alcuna forma istituzionalizzata di vita comune. Le contrapposizioni politiche e ideologiche sono ben note e non si riesce ad uscire da questo bozzolo di pregiudizi e approvare una normativa completa. I partiti ed i gruppi politici si scontrano anche al loro interno tra fazioni e la tematica viene affrontata sempre con un quid di ideologico e di formale, senza toccare il nocciolo delle problematiche, quelle pi sentite dalla gente comune. Cosa occorre fare? Come si esce da questo stato di impasse che va avanti ormai da molti anni? Ad avviso di chi scrive, proprio nella consapevolezza della complessit dellargomento, occorre procedere con la politica dei piccoli passi, introducendo, con legge nazionale, una formale registrazione delle coppie conviventi e alcuni diritti di mera natura amministrativa, si pensi allaccesso agli alloggi di edilizia popolare e alle possibilit di visita come convivente in istituzioni quali gli ospedali e gli istituti di pena. Cos facendo, si lascia da parte quellequiparazione, formale e sostanziale, tra convivenza e matrimonio che tanto spaventa alcune forze politiche e soprattutto la Chiesa, nella convinzione che il diritto umano si sovrapponga e contraddica il diritto naturale. Occorre, insomma, fare in modo che il tema sia depurato da ogni pregiudizio religioso e giuridico. Proprio per questa ragione listituzione del registro a Milano, pur con valore simbolico, rappresenta un passo molto importante per affrontare questa tematica al di l dei dibattiti ideologici. , tuttavia, altrettanto vero che il registro un documento programmatico senza particolare valore concreto e quindi ha e deve avere la precipua funzione di spronare le forze politiche a prendere posizione sullargomento. Auguriamoci che da Milano, che, fino a qualche anno fa, rappresentava il motore produttivo, ma anche civile del nostro paese, arrivi anche in questo senso un impulso di civilt.

PERCH RENZI SAR IL PROSSIMO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Diego Corrado


Forse ancora presto per dirlo, ma certo il crescere a vista docchio delle fila dei sostenitori di Matteo Renzi rispecchia qualcosa che va ben oltre lappeal mediatico del sindaco di Firenze. Rispecchia le ansie di un paese al quale londa moralizzatrice seguita a Mani Pulite, la fine dei partiti della Prima Repubblica, lavvento di nuove formazioni politiche e di un nuovo sistema elettorale avevano promesso venti anni fa un facile e indolore approdo a una normale democrazia dellalternanza, per dargli in realt una incessante guerra per bande, divise da rivalit spesso interne ai due grandi schieramenti tutte solidamente radicate in unepoca che non pi, combattute per motivi che nessuno ricorda, come tipico delle faide familiari che insanguinano certi remoti paesini dellAspromonte. La crescita geometrica di adesioni alla campagna di Renzi poco ha a che vedere con il programma, che pure raccoglie molto di quanto la sparuta ed emarginata pattuglia riformista del PD ha elaborato in splendido isolamento in questi anni, o con la tanto citata rottamazione della vecchia guardia. Pi di ogni altra cosa, Matteo Renzi vincer le primarie e poi le elezioni politiche della prossima primavera perch incarna meglio di ogni altro il desiderio di cambiamento che scuote la societ italiana, sedotta e abbandonata come una olgettina qualsiasi da Berlusconi, stanca della retorica vagamente e (ormai si pu dirlo) vuotamente moralista del PD dei vecchi, troppo smaliziata per credere veramente al reality politico promessogli da Grillo. E poco importa che, come ha giustamente sottolineato DAlema con una delle poche osservazioni pertinenti uscitegli di bocca negli ultimi mesi, la strada scelta, che passa per le primarie del PD, sia inadeguata in assenza di certezza circa il contesto (leggasi legge elettorale e alleanze) in cui si svolgeranno le prossime politiche. Poco importa perch a nessuno sfugge come paradossalmente tutti questi elementi siano del tutto secondari in questo momento. Un paese stremato da una irripetibile successione di shock negativi che si protraggono da oltre ventanni (il berlusconismo, la speculare e strutturale inadeguatezza del PD e di tutto il centrosinistra a esprimere una vera cultura di governo, la straordinaria inefficacia del suo sistema politico-elettorale, cui solo da ultimo si aggiunta la crisi economica) si appresta a utilizzare il pi improbabile degli strumenti qui ha davvero ragione DAlema per dire che vuole voltare pagina. O almeno il che per per quanto riguarda i risultati concreti la stessa cosa questo ci che far, con effetti sistemici, quella parte del paese che guarda al centrosinistra.

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Certo strano osservare queste dinamiche da Milano, che con la vittoria della coalizione riunitasi attorno a Pisapia per prima aveva dato uno scossone alla dialettica destrasinistra prevalsa per venti anni, facendo per una breve stagione intendere che fosse possibile uscirne riaggregando le forze del centrosinistra cos comerano, ma la cronaca politica dellultimo anno ci dicono che la nostra stata una fortunata eccezione. E dunque ora che finalmente Mario Monti, dichiarandosi disponibile a un bis del suo governo, ha posto fine a un gioco delle parti che stava diventando stucchevole, possibile guardare con maggiore chiarezza alle opzioni in campo. Mentre il centrodestra consuma la sua lenta a-

gonia tra scandali a sfondo ora sessuale ora corruttivo, Casini continua la sua campagna per il Quirinale basata su un solido nulla, Grillo mostra tutto il suo spessore di sano, vecchio populismo qualunquista, la partita si riduce allantico scontro tra una destra che tenta di riorganizzarsi dietro la faccia pi rispettabile dei poteri forti e un centrosinistra chiamato a scegliere: liberarsi del proprio peccato originale, abbracciando convintamente e senza timori reverenziali una piattaforma riformista che non trascuri i suoi valori di fondo, o continuare in quella subalternit che sinora nel nostro Paese lha reso sostanzialmente unfit to rule, abilitato a brevi intervalli di governo solo grazie alla forza malferma di ingestibili ammucchiate.

Renzi lo ha capito prima e meglio di chiunque altro e adesso il suo momento, per le mille ragioni viste sinora e anche perch agli italiani non sfugge che nella foresta pietrificata della politica nazionale ha scelto a 37 anni di mettersi in gioco, mentre di diritto, secondo regole non scritte ma da sempre rigorosamente osservate, gli spettava un secondo mandato da sindaco di Firenze, poi un ruolo di leader del centrosinistra e un incarico ministeriale nel primo governo utile, il tutto prima di compiere 50 anni. Perch la politica, pi di qualunque altra cosa, questione di tempismo e coraggio, in ogni parte del mondo, e forse finalmente anche a casa nostra.

CONSUMO DI SUOLO, CIVATI E CHI UNA CASA NON CE LHA Marco Romano
Ho incominciato a essere socialista quando quel termine stato inventato, un paio di secoli fa vero, non ero nato, ma come se ci fossi stato - e il socialismo consisteva in sostanza nel sostenere labolizione dei privilegi e lestensione dei medesimi diritti a tutti i cittadini di una nazione. Se gli stati dellOttocento han fatto molto, spinti dalle rivoluzioni di met secolo, per venire progressivamente incontro a questo programma, la sua realizzazione ha da allora incontrato le resistenze dei conservatori, che di volta in volta sostenevano ora che gli operai non avessero maturit politica e dunque non meritassero il diritto di voto e figurarsi le donne, che votano in Italia solo dal 1946 -, ora che loro stessi avrebbero portato avanti un progetto di rigenerazione sociale che forse non avrebbe avuto un effetto immediato sul benessere dei popolani ma che alla lunga ne avrebbero sicuramente beneficiato: non soltanto il liberismo economico ma soprattutto i programmi degli stati totalitari del Novecento, tutti sostenitori del benessere di un uomo nuovo conformato secondo un loro progetto e parecchio disattenti al benessere dei loro sudditi hic et nunc. Cos oggi non so se abbia senso la contrapposizione tra destra e sinistra nella sfera politica, ma ho ben radicata la diffidenza per ogni programma che assuma un criterio del benessere dei cittadini stabilito a priori a tavolino come hanno fatto tutti i pianificatori, degli stati totalitari ma anche dei partiti progressisti nostrani garantendo che la sua realizzazione avr come conseguenza, ancora da dimostrare, il futuro benessere dei cittadini, e preferisco umilmente che ogni proposta vada valutata dal punto di vista di John Rawls, mettendomi nei panni di chi potrebbe esserne danneggiato. Pippo Civati, candidandosi alla guida del PD, dichiara di volere interrompere la colata di cemento sul nostro paese, e dunque mi domando se questo punto di vista sia socialista o conservatore: e siccome ricordo che il programma del partito socialista nel 1892 stato interamente realizzato anche, non mettetevi a ridere, una decorosa indennit agli eletti dal popolo salvo in un punto, di facilitare laccesso alla casa di tutti i cittadini, che resta ancora in sospeso. La colata di cemento messa sotto accusa da Civati sono le case che i cittadini non hanno ancora, la casa il cui possesso da mille anni in Europa la condizione della stessa cittadinanza se vi iscrivete allanagrafe di un comune vi verr chiesto lindirizzo che un vigile urbano verr a verificare, e l vi manderanno il certificato elettorale e rappresenta materialmente lo status di ciascuno, a Milano lestablishment affollato nella cerchia dei bastioni mentre il 40% delle case europee sono ville unifamiliari circondate da un piccolo giardino, che non vedremmo a che titolo negare ai nuovi arrivati sanzionando il privilegio di chi questa villa la possiede gi. E poi le seconde case, che il 50% degli italiani possiede, al mare o in montagna, e che non vedo come potremmo negare a quellaltro 50% che ancora non lha: una consuetudine antica in Europa da secoli connaturata alla nostra civitas. Lo testimonia Giovanni Villani nei primi decenni del Trecento non era cittadino, popolano o grande, che non avesse possessione in contado e che non avesse edificato o edificasse riccamente molto maggiori edifici che in citt, e si stimava che per VI miglia intorno alla citt avea abituri pi ricchi e nobili che recandoli insieme due Firenze avrebbono fatte, e se Petrarca, negli anni del suo soggiorno milanese, la sua seconda casa laveva alla Certosa di Garegnano, oggi saranno le case dellOltrep o quelle in Sardegna o a Cortina o i poderi in Toscana, e molti ne possiedono pi di una ma non mi risulta siano disposti a cederne qualcuna a chi non ne ha nessuna. Questo cemento sono anche gli stabilimenti dei nostri orgogliosi imprenditori cui affidiamo le speranze del nostro sviluppo e di quel lavoro sottolineato nel primo articolo della nostra Costituzione, che per fare le scarpe o le automobili, per allevare i maiali e per farli stagionare a Langhirano, sempre occorrono capannoni. Quanto alla proposta che chi desidera una nuova casa o vuole avviare una nuova azienda dovrebbe comperare un appartamento al momento vuoto o un capannone in disuso, non chiaro con quali strumenti Civati propone che i loro proprietari siano costretti a vendere a

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www.arcipelagomilano.org prezzi calmierati, lincontro della domanda e dellofferta allo stato della cose non lo decide nessun governo. A questa crociata contro la colata del cemento vengono addotti nella tradizione dei conservatori e di ogni pianificazione totalitaria, motivi di principio, ma il punto di vista dei socialisti e di chi crede nella libert di cittadini che non ritengono soltanto sudditi resta da sempre quello di quanti una casa allaltezza dei loro desideri non lhanno ancora come integreremo gli studenti e gli immigrati e persino i nostri figli, visto che per via della nostra nuova longevit non lasceremo loro la nostra casa se non quando saranno ormai grandi anche i nostri nipoti? cui non sarebbe sempre indispensabile ricorrere alla sovvenzione del social housing ma cui basterebbe spesso quel lotto di terreno fabbricabile dove costruirsela, quel lotto che chi una casa la possiede gi gli vorrebbe negare.

PROLEGOMENI A OGNI FUTURA DEFINIZIONE DI AREA METROPOLITANA/2 Guido Martinotti


Da tempo mi occupo del fenomeno metropolitano partendo dallo studio del nuovo fenomeno insediativo, della comprensione delle dinamiche sociali (lato sensu) che lo caratterizzano e delle sue tendenze evolutive (la prima parte delle mie riflessioni nel numero scorso di ArcipelagoMilano). Avendo decisamente affermato ormai pi di un quarto di secolo addietro che lidentificazione di una area naturale (spiegher pi sotto come si debba intendersi questo antico termine) come il nuovo insediamento con un bacino elettorale non avrebbe portato a nulla, penso oggi che le ragioni teoriche su cui si basava questa esatta previsione ne escono rafforzate e possono aver la pretesa di suggerire qualche riflessione a chi invece il compito di disegnare un modello di governo per le nuove forme insediative ce lha. a) La non coincidenza tra definizione di area e la identificazione di un bacino elettorale. Fin dalle prime vicende PIM (Piano Intercomunale Milanese) questo stato lostacolo insuperabile, e comunque insuperato, per la identificazione di unarea metropolitana. E non deve sorprendere, ogni definizione di un confine, un limite, al tempo stesso inclusiva ed esclusiva: (Giano) il dio bifronte dei confini probabilmente la pi antica divinit romana, laziale e italica ed per questo che Ianuarius, Gennaio, il primo mese dopo il solstizio invernale in un numero elevatissimo di lingue. Si pu fare diversamente? Cio si pu scegliere di scindere la definizione di una area di governo (diciamo di competenza amministrativa e istituzionale) dalla individuazione fisica della nuova forma insediativa? Naturalmente s, stata la scelta americana, ha funzionato passabilmente bene per pi di mezzo secolo e non si vede perch non si debba fare altrettanto. Larea metropolitana unarea funzionale, cio riflette una realt dinamica, con conseguenze reali, soprattutto in campo ambientale in senso lato, ma ovviamente con tutti i risvolti di finanza pubblica che vi sono connessi. Ma soprattutto unarea naturale, non nel senso che pu esser definita in base a tratti fisici (mari, laghi, fiumi, rilievi, che pure hanno il loro peso), ma nel senso che si tratta di aree che non necessariamente coincidono con definizioni amministrative, rispetto alle quali hanno minore fissit, anche se tra area amministrativa e area naturale non esiste una contrapposizione assoluta, perch i confini amministrativi producono essi stessi effetti naturali ovvero economici, insediativi e sociali di tipo spontaneo. La dominanza metropolitana, come molti ali fenomeni insediativi relativamente indipendente dalle gabbie amministrative che disegnano il territorio istituzionale. Il fine da raggiungere non un pi rigido ingabbiamento, ma la possibilit di determinare aree di governo, a ragion veduta delle caratteristiche economiche, funzionali e sociologiche, e delle dinamiche relative. Ci non possibile se larea metropolitana coincide con un bacino elettorale reale o presunto, come il PIM che il Ministro Togni non volle perch avrebbe chiaramente incluso un elettorato a maggioranza di sinistra. Se invece noi avessimo a disposizione uno strumento conoscitivo puntuale, aggiornabile via via senza interferire sui bacini elettorali, poi potremmo molto pi liberamente e puntualmente definire delle aree elettorali e di governo con le appropriate (o anche no) negoziazioni ma senza che ci siano ragioni di distorsione delle aree funzionali. b) La non identificazione della nuova forma con un modello central place Questo aspetto molto pi complesso da risolvere e per questo merita che ci si lavori sopra sia intellettualmente che operativamente: si tratta infatti di una operazione strategica e cruciale, si sbaglia se si continua a ragionare su modelli obsoleti di aggregazione a partire dal comune centrale, anche se il nuovo modello presenta ovvie difficolt di operazionalizzazione. Detto brutalmente chi governa larea metropolitana non pu essere il Sindaco metropolitano (cos come dobbiamo smetterla di blaterare sul Sindaco dItalia. Il sindaco un ruolo tipicamente municipale, non regge una scala diversa, come dimostra con assoluta evidenza la lunga storia di sindaci eccellenti falliti alla loro prova in ruoli nazionali): lautorit metropolitana (i) non pu sostituire i sindaci ma deve affiancarsi a essi, per questo larea metropolitana non pu essere una citt pi grande non lo e non pu diventarlo, ma deve avere un ruolo complementare e non aggiuntivo o sostitutivo. Per dare un esempio concreto, se invece di giocare con il Lego dei comuni, delle provincie ed eventualmente delle regioni, destinato a produrre conflitti veti, che finora sono stati paralizzanti, si puntasse a individuare per ogni area metropolitana unarea di governo delle accessibilit, e quindi non solo trasporti e flussi fisici nello spazio, ma anche funzioni coordinate nel tempo (e nei tempi) si sarebbero risolti i due terzi o i quattro quinti del problema della definizione dellarea, senza toccare ambiti elettorali che possono essere collocati dentro il quadro delle accessibilit. Non facile, ma anche il modello tradizionale di area metropolitana ha richiesto una lunga gestazione teorica prima da dare i suoi frutti, non possiamo pensare di arrivare a una identificazione della nuova forma insediativa al di l della metropoli con strumenti approssimativi, ma neppure possiamo illuderci di risolvere i problemi delloggi con le strutture concettuali dellieri. In cui, perdipi, non hanno funzionato. (i) Sulla continuit urbana e la discontinuit metropolitana vedi il mio recente Citt. La vendetta del territorio e la modernit sottratta. Lurbanizzazione e lunit dItalia in Il Politico, Numero speciale su

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www.arcipelagomilano.org LItalia che cambia, 1861-2011, curato da Silvio Beretta e Carla Ge

Rondi, 2011, pp.129-164.

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LXXXVI,

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SANIT: DA PAZIENTI A CITTADINI-PAZIENTI Giovanna Menicatti


Fino a poco tempo fa il ruolo delle associazioni di pazienti era di tipo paternalistico e si poneva l'obiettivo di essere portavoce dei bisogni dei pazienti. Oggi le cose stanno in modo diverso: listanza principale la rivendicazione di un ruolo da protagonista con la partecipazione attiva come cittadini-pazienti assieme a medici e amministratori nelle valutazioni di politica sanitaria e del rispetto delle prerogative di persona consapevole nella scelta e nella gestione della cura. La tragedia di diverse patologie una lunga storia che va in scena da secoli. Allinizio si trattava di un monologo, recitato dal medico che studiava la malattia, osservandola e descrivendola, e che cercava di trovare una cura o almeno di dare sollievo alle sofferenze dei malati. Tempo dopo, con lavvento dellindustria Farmaceutica e levoluzione dei Servizi di Assistenza pubblici e privati, gli attori in scena aumentarono: il medico, il ricercatore (lindustria farmaceutica) e lamministratore pubblico (lo Stato) costituivano un terzetto in grado di rendere brillante e dinamico il racconto. Si parlava di malattia, di ricerca scientifica e di come doveva essere amministrata lassistenza sanitaria. I tre protagonisti se la cavavano bene, finch un giorno comparve in scena un nuovo attore, il cosiddetto paziente. Fino a quel momento, la persona portatrice della malattia era considerata un semplice (e spesso ingombrante) involucro, un fastidioso supporto della malattia. Non era una persona, era un malato che se ne stava paziente in disparte ad ascoltare la commedia. La comparsa di un terzo incomodo nella sviluppo della storia della malattia improvvisamente ravviv il racconto. Un nuovo punto di vista, una nuova voce era uscita da dietro le quinte per raccontare cose, fatti, notizie, bisogni e idee che fino a quel momento non erano mai state nemmeno prese in considerazione. Oggi, che le organizzazioni di pazienti si sono evolute (e con esse la coscienza e la consapevolezza degli stessi malati) da semplice comparsa ecco che la persona portatrice di malattia vuole diventare protagonista della rappresentazione, vuole indirizzare il racconto, partecipare alle scelte, decidere della propria vita. Il coinvolgimento dei pazienti/cittadini nella progettazione, erogazione e valutazione dei servizi sanitari fu teorizzato trenta anni fa dalla Organizzazione Mondiale della Sanit durante la Conferenza di Alma Ata ed stato valorizzato negli ultimi anni. Governi, autorit sanitarie e studiosi hanno auspicato la partecipazione dei pazienti/cittadini alla gestione dei servizi sanitari, mossi da considerazioni etiche e dalla consapevolezza che il loro coinvolgimento pu contribuire a migliorare la qualit dei servizi sanitari.(1) Ma questa evoluzione ancora lontana dallessere completata. Da un lato ci sono le resistenze degli altri attori che, da molto tempo sulla scena, temono di perdere importanza e, dallaltro lato, il cittadino ancora non pienamente consapevole del ruolo che rivendica, dei diritti e dei doveri che tutto questo comporta. In questo scenario, il ruolo delle organizzazioni di pazienti fondamentale. Prima di tutto, queste devono strutturarsi e organizzarsi in un soggetto forte, che deve bilanciare il peso degli altri protagonisti sulla scena e acquisire autorevolezza e credibilit. In secondo luogo, le organizzazioni di pazienti devono far nascere e coltivare al proprio interno una cultura della cittadinanza che comporta la consapevolezza dei diritti, della dignit di persone e del ruolo nella Societ, ma anche quella dei doveri e degli obblighi che devono avere nei confronti degli altri attori e verso se stesse. Se, da un lato, esse vogliono rivendicare un ruolo attivo nella gestione della malattia, il diritto di gestire in proprio risorse pubbliche o private per migliorare la qualit delle cure e la qualit della vita delle persone rappresentate e, infine, la possibilit di sedere ai tavoli decisionali dove si compiono le scelte pi importanti di indirizzo delle risorse pubbliche in materia di ricerca scientifica e di assistenza sanitaria, dallaltro lato le organizzazioni di pazienti hanno il dovere di evolversi, di agire con efficacia e competenza, di essere trasparenti nella gestione di beni e risorse, di essere democratiche e inclusive nelle loro politiche. In una parola, di essere credibili. Purtroppo, nel nostro Paese questi due processi sono ancora allinizio, e la politica in generale, soprattutto quella locale non di molto aiuto. Nei rapporti istituzionali prevalgono gli aspetti discrezionali a scapito di competenze e professionalit. (1) PNLG Piano Nazionale linee Guida Il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte in Sanit

IO, IL CARDINAL MARTINI E LA SINAGOGA Guido Artom


Giorni orsono alla Sinagoga di via della Guastalla, come sempre, c'era gente che pregava seduta nei banchi e altri che chiacchieravano perch sincontravano con vecchi amici ritrovati. Io ho riconosciuto Orvieto che era medico e mio compagno di scuola in via della Spiga, dove vi era una sezione speciale pomeridiana riservata ai bambini israeliti e che fummo obbligati a frequentare dopo le Leggi del '38 per la difesa della razza. La Sinagoga per gli ebrei da sempre "il luogo della discussione". Tutto ci farebbe rabbrividire un cattolico, poich Ges "ha cacciato i mercanti dal Tempio". Il 25 e 26 settembre del 2012 dellEra Cristiana corrispondono al mese di Tishri del 5.775 del lunario ebraico ed caduto il Kippur, giorno di digiuno per lespiazione dei peccati e per ricordare i morti ed io in quei giorni sono andato alla Sinagoga di Beth Shalom la Casa della Pace e a quella di via Guastalla con mio fratello, mio figlio e mia nipote Micol. Alla fine della funzione si recita il Kiddush, la preghiera dei morti e ho

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www.arcipelagomilano.org chiesto di aggiungere il nome del Cardinale Carlo Maria Martini a quello dei nostri cari scomparsi. Tutti sanno chi sia stato il Cardinale Martini ed io ho avuto il privilegio di incontrarlo nella mia qualit di Presidente della Fiera di Milano. Con mia moglie Camilla abbiamo partecipato alle numerose sessioni della Cattedra dei non credenti tenute nellAula Magna dellUniversit di Milano in via Festa del Perdono che venivano trasmesse contemporaneamente negli emicicli di diverse aule. La Cattedra dei non credenti fu un'iniziativa voluta verso la met degli anni ottanta dal Cardinale, allora Arcivescovo di Milano, secondo il quale in ogni persona convive un credente e un non credente. In una serie dincontri a tema il Cardinale invitava esponenti laici e religiosi. Il fine dei dibattiti era di dare voce, su varie tematiche, a chi non si definisce "credente", al fine di confrontarsi con il "credente" e con le ragioni delle rispettive idee; tali incontri furono occasione di approfondimenti e dialogo su grandi temi; gli interventi furono raccolti in diverse pubblicazioni (io ambiziosamente ritengo di essere un tardo illuminista di fede ebraica perch i Secoli dei Lumi furono meravigliosi per le Arti, le Scienze e il Sapere). Quando le spoglie del Cardinale saranno sepolte nel Duomo di Milano gli porteremo un mazzo di fiori e qualche sassolino. Il mazzo di fiori secondo lusanza cristiana e qualche sassolino secondo lusanza ebraica. Gli ebrei dellantica Palestina erano un popolo nomade e le spoglie dei loro morti venivano tumulate su un letto di sassi ricoperto dalla sabbia del deserto e contrassegnato con un grosso masso. Anche il Rabbino emerito di via della Guastalla, Rav Giuseppe Laras ha portato due sacchetti di terra dIsraele, la Terra Santa, per la tomba del Cardinale. Martini ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Gerusalemme e l avrebbe voluto essere sepolto. La Pace sia con Voi Cardinale Martini, Sia con Voi la Pace sarebbe la sua risposta, Shalom hakem Cardinale Martini, Hakem Shalom sarebbe la sua risposta, Salam aleikum direbbe un palestinese, haleikum salam sarebbe la sua risposta.

Scrive Anna Carena a Gianni Zenoni


Capisco bene come ci si possa innamorare di due alberi cresciuti sulle macerie in via Madonnina - san Carpoforo! Si teme che i nuovi progetti siano peggiorativi rispetto all'esistente, come appunto risulta ora da quell'orrendo e decontestualizzato progetto arassociati. Andiamo avanti? E sia! Ma non indietro! Sono una guida culturale e quando conduco i turisti nella zona di Brera spesso ci soffermiamo in quell'angolo, sotto quell'albero che offre rifugio, ombra e respiro di vecchia Milano a chi transita in quelle vie assolate. Direi che la sua funzione non da poco per la collettivit!

Scrive Vito Antonio Ayroldi a Guido Martinotti


Le parole e le metafore, se proprio si decide di parlar per metafore che non obbligatorio, anzi- almeno debbono essere attinenti. Lei cita: Immaginate scrive Sudjic il campo di forza attorno a un cavo dellalta tensione, scoppiettante di energia e l l per scaricare un lampo a 20.000 volts in uno qualsiasi dei punti della sua lunghezza, e avrete unidea della natura della citt contemporanea. (Sudjic, 1993: p.334). Il richiamo di Sudjic allenergia elettrica offre un felice accostamento per un raccordo con il tema delle nuove tecnologie.. Ebbene, se avesse mai osservato con attenzione un uccellino posarsi su un cavo dell'alta tensione si sarebbe reso conto che, su un cavo dell'alta tensione, in uno qualsiasi dei punti della sua lunghezza... Non succede proprio nulla! Questo per ragioni note a chiunque abbia elementari conoscenze di fisica. Per giunta per Lei questo personaggio, Sudjic, ha fatto un felice accostamento con il tema delle nuove tecnologie. Ebbene questo signore presumibilmente ignora anche l'arcana ragione per cui gli arriva una voce dalla cornetta del telefono e magari riterr un miracolo il riversarsi, dentro la moka, del caff con il quale, forse, si sveglia al mattino. Quindi nessuna idea della citt contemporanea possibile acquisire da una metafora tanto bislacca ma semmai un'insulsa suggestione letteraria fuorviante almeno quanto il termine "citt-metropolitana" lo sia per Lei, c.v.d.

Replica Guido Martinotti


Grazie prendo atto e ne parler a Sudjic. E anche a tutti quei cittadini ignoranti che si battono per non essere messi a contatto con reti ad alta tensione.

Scrive Felice Besostri a Guido Martinotti


In quel di Corsico amministratori poco accorti rilasciarono concesssioni edilizie in prossimit di linee di alta tensione. In tale case affacciandosi alle finestre i capelli sembravano la rclame della Presbitero e non per nulla prevista l'inedificabilit nel campo delle linee di alta tensione, per il campo magnetico nocivo alla salute, anche se non partono saette dai fili di alta tensione.

Scrive Gaetano Moschetto


Sono un ingegnere e mi occupo di contabilizzazione e termoregolazione da diversi anni Nel vostro articolo Ambiente: come la regione ci tartassa per figurare prima della classe di Giorgio Ragazzi evidenzio delle evidenti inesattezze. Sfido qualunque esperto a consuntivare un risparmio del 5-7% dopo introdu-

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www.arcipelagomilano.org zione della contabilizzazione e termoregolazione, come avete scritto nellarticolo. Dati alla mano di centinaia di impianti i dati di risparmio sono nettamente pi alti. Dispongo di dati inconfutabili che posso mostrare a chiunque. In nord Europa (Germania, Danimarca, ecc) da anni hanno reso obbligatori questi sistemi e ne beneficiano. Sono folli anche loro, da anni? Non corretto ed forviante affermare Se si considerano anche gli interessi e gli inevitabili interventi di manutenzione loperazione comporta per lutente una perdita certa e notevole. Vi invito a verificare le vostri fonti e a fornire le corrette informazioni al pubblico.

Replica Giorgio Ragazzi


Lingegner Moschetto critica, perch secondo lui troppo basse, le stime di risparmio ottenibile con listallazione di valvole per la termoregolazione, stime indicatemi da altri esperti del settore. Moschetto non fornisce per n stime n dati alternativi, quindi la sua una critica sterile e vuota. Non sar che egli se la prenda col mio articolo perch contrasta con gli interessi commerciali della sua societ (save-energy)? Stimare i risparmi ottenibili indubbiamente incerto e aleatorio. Il risparmio potrebbe essere notevole in un condominio di seconde case, se stimola i proprietari ad abbassare la temperatura quando non occupano lappartamento (ma allora perch non lasciarli liberi di decidere sulla convenienza, invece di imporre per legge a tutti?). Il risparmio potrebbe invece essere minimo in condomini abitati tutto lanno e con impianti gi ben regolati, come nel caso del condominio dove abito io. Consideriamo questo caso concreto. Vi sono circa 250 caloriferi e secondo lamministratore il solo servizio per contabilizzare il calore assorbito da ciascuno coster ogni anno circa 1.500 euro che corrisponde al 4% del costo annuo per il gas consumato nel condominio: molto probabile che solo questo costo superer il beneficio del minor consumo, per non parlare dei costi di manutenzione delle valvole che negli anni peseranno certamente non poco. evidente che non recupereremo mai linvestimento, circa 45 mila euro per termo valvole e modifiche alla caldaia. Il beneficio per lambiente sar pressoch nullo; gli unici a festeggiare saranno le imprese come quella dellingegner Moschetto, mentre Formigoni andr a molti convegni per sbandierare limpegno ecologico della Regione, prima in Italia in questo settore. Si ripete lesperienza dei sussidi al fotovoltaico e alle altre rinnovabili. A pagare sempre il popolo bue.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Piccolo genio


Robert Slitrenny, noto direttore dorchestra ginevrino diventato luganese come tanti musicisti internazionali, mi ha inviato senza commenti un video che ArcipelagoMilano ha riprodotto in questo numero con il titolo saranno famosi? e che suggerisco ai miei lettori di guardare cliccando qui a fianco prima di proseguire la lettura; il filmato di un bambino palesemente orientale, di cinque anni (cos lui stesso indica nel filmato e cos si direbbe allapparenza), che esegue al pianoforte pezzi abbastanza complessi con una facilit e una scioltezza assolutamente strabilianti. Tanto da far dubitare che sia autentico e da lasciare nel dubbio che - nonostante la sua apparente credibilit si tratti di un abile effetto speciale. Non possibile, vedendolo, sottrarsi ad alcune suggestioni e domande: come possibile che un ragazzino normale debba studiare anni e anni, e non gli basti lintera adolescenza, per arrivare a suonare cos? quanta infinita pazienza e fatica servono usualmente, anche allinsegnante, per vedere questi risultati? come fanno quelle manine cos minute a suonare insieme e tanto rapidamente tutte quelle note? ma ancor pi, come fa quella testolina a capire il senso di quel che suona? Il ragazzino richiama prepotentemente alla memoria tutto quello che abbiamo letto e saputo del piccolo Wolfgang Amad, quando il pap Leopold Mozart lo portava in giro per il mondo - dicevano - come una scimmietta ammaestrata, e sappiamo che anche lui era un ragazzino sorridente e allegro, con unaria da furbetto che sapeva di sorprendere e di riscuotere ammirazione. Ma di lui non abbiamo filmati, dobbiamo lavorare di fantasia. Qui invece il ragazzino geniale labbiamo davanti agli occhi, e questo toccarlo con mano ci interroga non solo sul fenomeno degli enfant prodige - di cui conosciamo infiniti esempi nella storia di tutte le arti - ma anche pi in generale sulla esecuzione e interpretazione della musica. Innanzitutto sorprende latteggiamento divertito del piccolo pianista; per lui palesemente un gioco, non traspare n la fatica di suonare n soprattutto - quella di aver imparato a farlo. Non sembra affatto una scimmietta ammaestrata (probabilmente non lo sembrava neppure Mozart), ha piuttosto laria di farsi burla di chi gli sta intorno. Non vi traccia di quel rispetto o timore reverenziale nei confronti della musica che vengono usualmente inculcati in tutti i giovani che studiano uno strumento. un nuovo metodo di insegnamento, quello che gi produce - anche in assenza di prodigi un gran numero di musicisti russi e asiatici, dotati di strepitosa tecnica ma non sempre culturalmente adeguati alle loro capacit manuali? In questo caso, per, non solo la tecnica che colpisce; anzi, lesecuzione non affatto pulita, vi sono molte imprecisioni, colpisce la passione che anima il ragazzino, lintensit della partecipazione, una comprensione del testo profonda, forse ingenua, ma non infantile. Ascoltandolo e vedendolo si comprende meglio come la grande gioia e la ricchezza che d la musica non consiste tanto nel testo scritto, n nella sua semplice esecuzione, quanto nella relazione che si stabilisce fra esecutore e ascoltatore, e

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www.arcipelagomilano.org come questa relazione possa stabilirsi a diversi, diversissimi livelli: dal bambino che si diverte e vuole divertire i genitori, al grande interprete che scopre nuove emozioni nel leggere un testo arcinoto e che riesce a trasmetterle a un pubblico esigente e sofisticato. Senza emozioni e senza la capacit di comunicarle resta solo la banale esibizione di capacit tecniche e lossessiva ripetizione delle stesse musiche che riascoltiamo tutta la vita e che ci piacciono solo perch le riconosciamo! Viene anche da riflettere sulla appartenenza della musica alla natura stessa delluomo e sulla capacit di permanervi allinfinito. Come potrebbe mai un ragazzino, probabilmente cinese, capire quei due brani - scritti in mondo e in unepoca tanto lontani dalla sua cultura e dal suo immaginario - se in qualche modo non appartenessero al patrimonio genetico che gli stato trasmesso? E come se la musica entrasse (darwinianamente?) nellindole della nostra specie e vi lasciasse segni indelebili, capaci di riaffiorare ovunque si trovi un humus adatto e di essere rievocati da chiunque entri in possesso di idonei strumenti. DA NON PERDERE Domenica 28 ottobre alla Scala la Philharmonia Orchestra di Londra, diretta da Esa-Pekka Salonen, eseguir due grandi capolavori: la Sinfonia n. 7 di Beethoven e la Sinfonia Fantastica di Berlioz. Il concerto serve a raccogliere fondi a sostegno di Villa Necchi Campiglio (un gioiello di architettura degli anni 30, di Portaluppi, visitabile in via Mozart 14) e i biglietti sono gi in vendita: prenotazioni e informazioni: FAI, Fondo Ambiente Italiano, telefono 02.467615237, e-mail concerti@fondoambiente.it

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Gli omini equilibristi di de Braud
Alberto de Braud ritorna al Museo Diocesano. Dopo aver fatto volteggiare nel chiostro lopera Unexpected, due enormi mele sospese nellaria, estate 2008, de Braud ritorna al Museo per presentare, e forse terminare, un tema che lo ossessiona da anni. Fine del gioco infatti il titolo della personale dellartista, in cui quaranta opere, per lo pi sculture, mostrano e ci fanno vivere due decenni costellati di piccoli omini. S perch sono proprio degli omini, piccoli, a volte paffuti, a volte piatti e stilizzati, i protagonisti dellopera artistica di de Braud, che li declina in ogni variazione. Linee, piramidi, grappoli, accumuli precari, totem, che fanno di questi omini i protagonisti assoluti della mostra. Ci si accorge subito di quali sono i temi affrontati da de Braud in queste opere: la ripetizione, laccumulazione, lincertezza e la ripetizione delle forme, il modulo, che ritorna costantemente. Lequilibrio precario di questi omini, veri e propri equilibristi che si sfidano lun laltro a raggiungere la cima di una metaforica piramide, che si accalcano in code che sembrano protrarsi allinfinito, mentre altri ancora lottano per cercare di non precipitare nel vuoto sottostante, metafora delluomo moderno. Stretto, spintonato, fragile come non mai e schiacciato dalla societ e dai suoi simili, preso da mille impegni e da obbiettivi sempre pi ambiziosi, che siano di vita o di carriera. Questa sensazione di soffocamento nulla porter di buono, lo spazio sulla Terra, cos come le risorse, non sono inesauribili, ci sembra suggerire de Braud, che nella sua opera sembra voler far riflettere, o almeno far suggestionare, su temi come il futuro prossimo e la globalizzazione, con tutti i problemi economici e ambientali che questa comporta. Perch intitolare tutto questo Fine del gioco? Perch questa mostra dovrebbe liberare lartista dalla sua ossessione per lomino-feticcio, portare a conclusione largomento uomo e riuscire quindi a sviluppare altri temi di ricerca, che gi aveva portato avanti egli anni. Non detto per che questa ne sia davvero la conclusione. Luomo, daltra parte, rimane centrale nellarte come nella filosofia, ed motore e fine di (quasi) ogni cosa. Alberto de Braud Fine del gioco Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese, 3 ottobre 11 novembre 2012, Orari: dal marted alla domenica, 10-18, luned chiuso. Ingresso: intero: 8 Euro; ridotto 5 Euro

Dal 1953 a oggi: Picasso a Milano


Picasso torna a Milano. I capolavori del genio spagnolo arrivano in citt con una grande ed emozionante retrospettiva. Le opere, pi di 200, arrivano dal museo pi completo e importante per quanto riguarda la produzione dellartista: il Muse Picasso di Parigi che, chiuso per restauri fino al 2013, ha deciso di rendere itineranti le sue collezioni e di presentarle in tutto il mondo. Prima della tappa milanese infatti le opere sono state esposte in America, in Russia, Giappone, Australia e Cina. Certo non la prima volta che Picasso arriva a Milano. Oltre alla grande mostra del 2001, ci fu unaltra kermesse, che fece la storia delle esposizioni museali in Italia, la grande mostra del 1953. Una mostra dalla duplice tappa italiana, prima Roma e poi Milano, ma che ha avuto nei suoi sviluppi meneghini una risonanza e unimportanza non paragonabile a quella romana. Voluta fortemente dal senatore Eugenio Reale, la mostra romana si presentava ricca s di opere, ma parzialmente oscurata per motivi politici. Ad esempio non compariva il Massacro in Corea (presente oggi in mostra). Ledizione milanese, organizzata dallinstancabile Fernanda Wittgens e dai suoi collaboratori, fu invece ancora pi ricca di opere, scelte dallo stesso Picasso, con addirittura larrivo, a mostra gi iniziata, di Guernica, celeberrimo dipinto del 1937, e manifesto contro la guerra franchista. Dipinto che per la sua importanza fu sistemato, su richiesta di Picasso, nella sala delle Cariatidi, che per contratto non doveva essere restaurata dopo le devastazioni della guerra, proprio per creare un connubio e un monito for-

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www.arcipelagomilano.org tissimo a memoria degli orrori e delle devastazioni belliche. Proprio da questa stessa sala prende avvio oggi la mostra Picasso. Capolavori dal Museo nazionale di Parigi, che racconta in un percorso cronologico e tematico la vita e le opere dellartista. Insieme alle fotografie che ci mostrano attimi di vita, amori, amici e ateliers dellartista spagnolo, in mostra dipinti, sculture e opere grafiche create durante la sua lunghissima vita. La mostra, curata da Anne Baldassari, presidente del museo parigino, illustra le varie fasi e gli stili che Picasso us, spesso in contemporanea, durante la sua carriera. Si inizia con lapparente classicismo e malinconia dei periodi blu e rosa, di cui sono memorabili opere come La morte di Casagemas, dipinto dedicato allamico morto suicida, la misteriosa Celestina e I due fratelli. Ma gi dal 1906 si intuisce linfluenza che larte primitiva, africana e iberica, avranno su Picasso. Sono questi gli anni che vedono la nascita dei tanti disegni preparatori per il capolavoro assoluto, Les Demoiselles dAvignon, 1907 (conservate al MoMA di New York). Lautoritratto nudo, gli studi di donna, sono tutti dipinti in cui il Cubismo inizia a prender forma, semplificando e rendendo impersonali volti e sessi. Ma la rivoluzione vera arriva intorno al 1912, quando Braque e Picasso inventano i collage, e la forza dirompente delle loro sperimentazioni porta alla nascita del Cubismo, analitico e poi sintetico, in cui la figura viene prima scomposta, resa irriconoscibile, come nel Suonatore di chitarra e Il suonatore di mandolino, per poi tornare a inserire elementi di realt, come lettere, numeri, scritte o veri e propri elementi oggettuali. Ma Picasso non solo Cubismo. Negli anni 20 segue, a suo modo, il Ritorno allordine dellarte, con le sue Bagnanti e le sue donne enormi, deformate, possenti e monumentali, omaggi agli amici impressionisti come Renoir. Sono gli anni in cui conosce anche Breton e i Surrealisti, e in cui crea figure disumane e contorte, mostri onirici che ci mostrano le pulsioni sessuali e le ossessioni del pittore. La guerra per, sconvolge tutto. Oppositore della dittatura franchista, Picasso non pu far altro che denunciare gli orrori e la violenza della guerra con sculture e dipinti dai toni lividi, come Guernica, o nature morte popolate di crani di tori, capre e candele dalla fiamma scura. Non mancano i ritratti dei figli e delle donne amate: Fernande, Dora Maar, Marie Therese, Francoise, Jacqueline e la bellissima Olga in poltrona, dipinto che Picasso conserver fino alla propria morte, appeso sopra il letto. Ritratti ma anche autoritratti dellartista, dipintosi davanti al cavalletto, o con una modella nello studio, tema prediletto per dipingere la Pittura, il vero amore della sua vita. Picasso dipinse fino a poco prima di morire. Degli ultimi anni sono i dipinti che riprendono i maestri a lui pi cari, Matisse, Velazquez, Delacroix, ma anche un lucido autoritratto in cui lartista si rappresenta sempre pittore ma con un volto che sembra gi un cranio dalle orbite vuote (Il giovane pittore, 1972). Morir lanno seguente. Una mostra completa, che prende origine dallincredibile collezione del Museo Picasso di Parigi, forte di pi di 5.000 opere, donate in vari nuclei da Picasso stesso e in seguito, direttamente dagli eredi. Ieri come oggi le opere di Picasso potranno ancora insegnarci qualcosa, monito e delizia dei tempi moderni.

Picasso. capolavori dal Museo Picasso di Parigi Palazzo Reale, fino al 6 gennaio 2013, orari: luned, marted e mercoled: 8.30-19.30 gioved, venerd, sabato e domenica: 9.30-23.30; biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto

Peter Lindbergh. Tra moda e cinema fantascientifico


Durante la Vogue Fashions night out ha inaugurato la personale del fotografo tedesco Peter Lindbergh, presso la galleria Carla Sozzani in Corso Como 10. Non cera location migliore per proporre questa mostra fotografica se non proprio una galleria darte legata a doppio filo col mondo della moda e del glamour, vuoi per la parentela tra Carla e Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, o vuoi per il grande store di lusso al piano terra, 10 Corso Como, appunto. Ma soprattutto Lindbergh nasce come fotografo di moda, come autore di alcune fotografie che hanno fatto un po la storia di giornali internazionali come Vanity Fair, Rolling Stone, Harpers Bazaar e naturalmente, Vogue America. Una carriera lunga, che nasce in Germania, si sposta in Svizzera, in Spagna, a Parigi e sbarca poi in America, dove, nel 1988, Anna Wintour, super direttrice di Vogue, mette Lindbergh sotto contratto. Da l al successo mondiale il passo breve. La mostra divisa in due sezioni. La prima, intitolata Known-Images of women, una selezione di quaranta immagini tra le pi significative della carriera di Lindbergh, e che sono comparse sui pi importanti giornali di moda internazionali. Grandi fotografie in bianco e nero che ci restituiscono immagini di donne bellissime come Kate Moss, Naomi Campbell e Linda Evangelista, e che evidenziano quella ricerca formale e quellallure glamour che solo le foto di alta moda, e di grandi fotografi, sanno offrire. La seconda parte, intitolata The Unknown, pi innovativa, e mostra un taglio creativo inaspettato. The Unknown fa parte di un progetto di ricerca personale dellartista, che dopo averlo presentato nel 2011 a Pechino, prosegue e aggiunge immagini a questo percorso a s, senza ordine temporale o logico, e che richiama da vicino il mondo del cinema, altra passione di Lindbergh. Queste fotografie mostrano modelle e attrici famose, Kate Winslet, Amber Valletta ma soprattutto Milla Jovovich, che non sono pi solo modelle inarrivabili ma donne che devono vedersela addirittura con catastrofi planetarie. Lo scenario fantascientifico, con richiami ai film del compatriota Fritz Lang, in cui incendi, disastri e caos sono disseminati nelle grandi metropoli americane, e davanti alle quali le affascinanti protagoniste di Lindbergh restano sconvolte e confuse, alcune catatoniche, ma sempre armate di rossetto rosso, in questo improbabile Armageddon. Gli elementi per creare suspance ci sono tutti: pericoli e minacce ambientati nei deserti californiani, alieni che rapiscono lattore Fred Ward e la sua compagna, ma anche spiragli di set hollywoodiani non troppo nascosti allobiettivo della macchina fotografica. Immagini che sembrano davvero fotogrammi di un film, in un continuum sempre pi indissolubile tra queste due arti predilette da Lindbergh. Peter Lindbergh. Known and "The Unknown" - Galleria Carla Sozzani. Fino al 4 novembre Orari: Luned ore 15.30 - 19.30 Marted, mercoled, gioved, venerd, sabato ore

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www.arcipelagomilano.org 10.30- 23 Domenica ore 10.30 19.30 Ingresso libero

Bramantino: una mostra autoctona


Promossa e auto - prodotta dal Comune di Milano, quella di Bramantino potrebbe essere la prima di una serie di mostre rivoluzionarie, non tanto per la novit dei temi quanto per la modalit di produzione. A cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, Bramantino a Milano unespo-sizione quasi monografica dei capolavori milanesi di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino (1480 - 1530), da Vasari, che gli diede questo soprannome in qualit della sua ripresa dei modi di Donato Bramante, pittore e architetto al servizio di Ludovico il Moro. Che cosha di speciale questa mostra, nel cortile della Rocchetta, Castello Sforzesco, fino a settembre? Innanzitutto la gratuit dellingresso, il fatto che sia munita di due mini guide gratuite, complete di descrizione e dettagli storico - critici sulle opere in esposizione, e infine, il fatto che una mostra a chilometro zero. Tutte le opere presentate al pubblico provengono infatti da musei e collezioni milanesi: lAmbrosiana, Brera, la pinacoteca del Castello e la raccolta di stampe Bertarelli. Questa la grande novit. In un momento di crisi, in cui spesso le mostre sono di poca sostanza e si soliti attirare il pubblico con nomi di grandi artisti, senza presentarne per i capolavori, ecco che si preferito rinunciare ai prestiti esteri, impossibili per mancanza di fondi, e si voluto puntare e valorizzare solo pezzi cittadini di qualit. Compito facile visto che Milano conserva il nucleo pi cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e tela, arazzi, disegni, affreschi e lunica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio nella chiesa di San Nazaro in Brolo. Lesposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano gi importanti lavori dellartista. Nella Sala del Tesoro dove domina lArgo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, sono esposte una trentina di opere, dipinti e disegni, che permettono di capire lo svolgersi della carriere dellartista bergamasco: dalla Stampa Prevedari, un'incisione in rame che il milanese Bernardo Prevedari realizz su disegno di Bramante e che influenz per spazi e monumentalit lopera di Bramantino, allAdorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana, alla Madonna e Bambino tra i santi Ambrogio e Michele Arcangelo, con i due straordinari scorci dei corpi a terra. La soprastante Sala della Balla, che accoglie gli arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935, presenta un allestimento completamente nuovo, che dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi e creati per Gian Giacomo Trivulzio, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni. Un filmato documenta ci che non stato possibile trasportare in mostra: dalla Cappella Trivulzio alle Muse del Castello di Voghera, di cui Bramantino fu responsabile dei dipinti. Una mostra davvero a costo zero, come dichiara lo stesso Agosti. Gratis l'allestimento di Michele De Lucchi, Francesco Dondina ha realizzato gratuitamente l'immagine e il fotografo Mauro Magliani ha lavorato con fondi universitari. La promozione curata gratuitamente; il Fai e gli Amici di Brera hanno dato una mano per gli incontri e la struttura del Comune si rimessa ad agire in proprio in maniera eccellente. Una mostra tutto sommato facile, si gioca in casa, ma che proprio per questo ha un merito in pi: promuovere quello che sotto i nostri occhi tutti i giorni, valorizzarlo e dargli nuovo lustro. Bramantino a Milano - Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta, Sala del Tesoro - Sala della Balla PRORIGATA AL 14 OTTOBRE orari: da marted a domenica dalle ore 9.00 alle 17.30.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Libera tutti Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia
Pietro Grasso Sperling & Kupfer, 2012 pp.225, Euro 15
Mai come in questo momento storico di sfiducia collettiva e di contrasto tra le istituzioni utile potere leggere un libro pacato e pieno di speranza nel futuro, dedicato ai giovani, come quello di Pietro Grasso procuratore nazionale antimafia, che ci propone uno spaccato personale della storia della lotta alla mafia dagli anni 60 a oggi. Una testimonianza sincera di un magistrato in prima linea, che anche un manifesto-ribellione contro l'illegalit diffusa. Il titolo Liberi tutti da un noto gioco a nascondino, dove l'ultimo a uscire allo scoperto pu salvare tutti, spiega subito i suoi intenti futuri. Gi, salvare, questo che sin da piccolo Grasso aveva in animo di fare da grande, aiutare i pi deboli contro i soprusi. In questa precisa ottica vollefare il magistrato. Dalle sue pagine emerge la figura di un uomo dalle grandi responsabilit, affrontate con enormi sacrifici (ventisette anni vissuti sotto scorta) supportato solo dalla coscienza, nonostante le delusioni per i risultati a volte vanificati, superando la paura, non per arroganza, ma per senso del dovere come valore in s. Palermo, la sua citt, non poteva non pesare sulle sue scelte di vita. Sin dai tempi della scuola, il pianto delle donne di fronte ai cadaveri dei loro cari assassinati anima il suo immaginario, come l'eliminazione in ospedale di un pastorello di 13 anni, colpevole di avere assistito involontariamente al sequestro del sindacalista Placido Rizzotto. Grasso ha 15 anni, quando si scatena la prima guerra di mafia negli anni '60, con la strage di Ciaculli, ove persero la vita sette agenti di polizia. Il paradosso del tempo era che tutte le istituzioni di allora, compresa la stampa, minimizzavano o escludevano del tutto l'esistenza del fenomeno mafioso, facendo da sfondo

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agli insuccessi della magistratura. In questo clima opaco ci furono arresti e processi, ma le indagini condotte dal giudice Terranova (che poi verr ucciso per vendetta) non si basavano su prove concrete ma su confidenze anonime, e in appello infatti tutti, compresi Badalamenti e Greco, furono assolti per insufficienza di prove. E ci fu poi la resa dei conti, con una guerra intestina a Cosa nostra. Fu allora che comparve sulla scena quel Bernardo Provenzano, futuro capo assoluto di Cosa Nostra. Grasso nel frattempo consegue la laurea in giurisprudenza ed entra in magistratura a 24 anni. Nel '71, quando il procuratore della Repubblica Pietro Scaglione venne ucciso, chiese, incurante del pericolo, di essere trasferito a Palermo dalla sua prima sede a Barrafranca. Egli sa bene che la mafia vive di consenso e si sostituisce l ove lo Stato pi assente, fornendo servizi alle comunit pi disagiate e lavoro ai giovani. Ma sa anche che quel falso senso di appartenenza che ne deriva, basato sul ricatto e l'intimidazione un rapporto iniquo, perch rende schiavi. Di certo nei territori occupati dalle mafie nessuno vuole investire, alimentando cos il sottosviluppo, che la mafia ha interesse a mantenere. Tant' che il 70% dei diplomati del sud emigra altrove. Oggi peraltro la mafia si evoluta e si annida, oltre che nella politica, l dove c' il capitale, nella finanza e nell'imprenditoria, nel commercio. Vero che la mafia ha origini oscure e antiche e perci affonda le sue radici nella cultura e nella societ. Si parla di una discendenza dai Templari del 1300, da cui il preteso codice cavalleresco, o dai Beati Paoli nel 1600, da cui il rituale di iniziazione. Parole come rispetto, onore, famiglia, vengono distorte a bassi fini di sopraffazione e di potere. Leggende che vedono comunque nel potere statuale un nemico. Nel 1984 la svolta. La granitica organizzazione mafiosa si sgretola, grazie al lavoro straordinario del giudice Falcone che indusse il mafioso Tommaso Buscetta a una presa di coscienza e a pentirsi, dopo che la mafia gli aveva ucciso tutti i suoi famigliari. Questo evento storico permetter di scoprire i segreti della mafia, la struttura verticistica dell'organizzazione, il radicamento, lo sfruttamento, le risorse, le sanzioni. Seguendo un preciso percorso di indagini, a tutto campo, denominato il Teorema Falcone, si arriva nel 1986 al famoso maxiprocesso con

800 indagati e 457 imputati, tra i quali Tot Riina, nell'aula bunker di Palermo. Dopo 35 giorni in camera di consiglio il processo si concluse con 19 ergastoli, 100 assoluzioni, 1000 anni di carcere. Tocc proprio a Grasso, come giudice a latere, stendere la motivazione della sentenza, in 7000 pagine e in 8 mesi di duro lavoro. La Cassazione conferm, con la storica sentenza del 301-92 l'impianto accusatorio non senza mille pressioni e intimidazioni, che costarono la vita al giudice di Cassazione Scopelliti. La mafia non poteva accettare la violazione della sua autorit, e cos la vendetta si estese anche ai politici con l'uccisione del democristiano Salvo Lima, reo di non avere saputo addomesticare il maxi processo, e infine colp i due principali artefici della sua sconfitta, Falcone assassinato il 23 maggio 1992 (Grasso avrebbe dovuto essere in aereo con lui) e Borsellino nel luglio successivo. Nello stesso '92 era stato programmato l'assassinio di Grasso, come egli venne direttamente a sapere. Ci non evit che nel '93 fosse finalmente catturato Provenzano. Ma gi nel 1988 era iniziato l'esautoramento del pool antimafia e Falcone era stato trasferito a Roma come Direttore generale affari penali, nel pi totale isolamento, mentre il giudice Meli occupava l'Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, al posto suo. Lo stesso Grasso lasciava la Procura di Palermo ed entrava nello staff di Falcone a Roma. Fu in questi anni che venne creata da Falcone tutta la legislazione antimafia futura, che ebbe il suo antefatto nel 1982 in quella legge costitutiva del reato di associazione mafiosa voluta da Pio La Torre, ucciso per questo. La felice, fondamentale intuizione di Falcone fu quella di approntare una strategia globale antimafia, contro una politica dell'emergenza, come ricorda Grasso. Il successo del metodo del pool antimafia, tutt'oggi seguito, dovuto al fatto che si ritenne proficuo seguire lo stesso schema delle indagini contro il terrorismo, non pi frammentate, ma basate sulla cooperazione internazionale Falcone diede l'avvio a strutture nuove come la Procura nazionale antimafia, con il compito di coordinamento nazionale delle attivit giudiziarie, e come la Direzione distrettuale che coordina le Sezioni specializzate presso i 26 distretti giudiziari. Dett nuove norme sui collaboratori di giustizia, che come il bisturi vanno maneggiati con cura. Per loro non ammessa la disso-

ciazione, come per i terroristi, perch lo Stato non viene a patti con la mafia, afferma con vigore Grasso. Anche l'uso delle intercettazioni si rivel, allora come oggi, arma fondamentale delle indagini. Falcone inoltre individu nel sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, un'arma potente per rallentare i loro profitti, loro unico obiettivo. Il difficile scovarli, i loro beni! Oggi lammontare dei beni sequestrati di 6 miliardi di euro. A seguito della strage di Capaci, l'introduzione del secondo comma dell'art. 41 bis, che prevede l'isolamento in carcere per i mafiosi pi pericolosi, fu un altro duro colpo alla mafia. Per eliminare quell'articolo la mafia cercher di venire a patti con lo Stato, avviando la presunta, odiosa trattativa Stato mafia. Molti gli accadimenti successivi, che lasciamo al lettore. L'importante evidenziare che oggi, nel terzo millennio, viviamo un'altra tipologia di mafia, la mafia transnazionale, che preferisce vivere in immersione, forte comunque del suo ordinamento giuridico parallelo. Perci tecnologie avanzate sono ancora pi indispensabili, anche se la nostra legislazione tra le pi efficaci al mondo, afferma con orgoglio Grasso. Certo le mafie sono molteplici, c' quella russa, nigeriana, albanese, colombiana, messicana, che contano su reti criminali internazionali, con connessioni a volte con i terroristi. E spaziano dalla cocaina, al traffico degli immigrati, alle contraffazioni, ai rifiuti, alle armi, alla pirateria informatica, al riciclaggio, alla prostituzione. Per questi motivi Grasso, nella sua alta funzione, ha messo in atto un Protocollo di intesa con alcuni Stati stranieri, per sviluppare il coordinamento delle indagini, ma non sempre con profitto, a causa della legalit variabile di alcuni di essi. La cultura della legalit ci che egli sogna, quella che parte dalle scuole e si alimenta piano piano, con grande pazienza. Riconosce perci il Procuratore nazionale antimafia che la mafia non una solo una questione di ordine pubblico, essendo essa radicata nella vita quotidiana, in quella che chiama la borghesia mafiosa, fatta di legami tra imprenditori, finanza, politica. Ma necessaria una riforma generale che riguarda tutta la nostra societ. E termina con un appello Grasso, un appello rivolto a tutti noi semplici cittadini, perch lo aiutiamo a fare luce su quella che lui chiama zona grigia, fatta di piccole-grandi connivenze, che minano il tessuto socia-

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le. Don Puglisi l'aveva gi capito. Insomma, siamo chiamati a una ve-

ra crociata.

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Vecchi tempi


di Harold Pinter traduzione di Alessandra Serra regia Roberto Trifir con Maria Ariis, Paola Giacometti, Roberto Trifir scene A. Rosso luci L.. Siola assistente alla regia M. V. Bellingeri secondo assistente M. Garavaglia
Vecchi Tempi mette in scena un incontro tra vecchi amici: una coppia di coniugi di mezza et, Deeley e Kate, e Anna, che ventanni prima era stata compagna di stanza di Kate. Nei loro discorsi, nel loro sfidarsi a ricordare, si rifrange il passato. Che cosa successo, in realt, ventanni prima, e cosa succede sulla scena? Deeley ha gi conosciuto Anna, e se s, fino a che punto? Anna e Kate avevano una relazione omosessuale?, cos scrive Mel Gussow durante unintervista a Pinter, chiedendo poi allautore: Succede che il pubblico comincia a farsi prendere nel gioco delle congetture: si saranno davvero incontrati? Saranno andati a letto?, e Pinter risponde: Per me una perdita di tempo. () Quello che conta che terribilmente difficile stabilire cosa sia accaduto in un qualsiasi momento. La messa in scena di Trifir punta a mantenere aperta questa incertezza con un allestimento essenziale, sia di linee che di approccio al testo, che non ha grandi esplorazioni registiche, ma rimane fedele alla dimensione pi letteraria di Pinter. Tutto giocato sulle geometrie, sia scenografiche essenziali e belle le scene di Alessandra Rosso , sia delle dinamiche attorali, sia ritmiche. Il dialogo che, di volta in volta si sviluppa coinvolgendo due personaggi ed escludendo il terzo, reso soprattutto dal punto vista visivo, con spostamenti e triangolazioni ben costruite che per, a volte, fanno perdere un po di fluidit allazione. I personaggi, convincenti nei monologhi e in generale nelle parti in cui sono pi da soli (soprattutto il Deeley interpretato dallo stesso Trifir), non sono sempre sulla stessa lunghezza donda: la difficolt grandissima, perch in Pinter il gioco di relazioni estremamente sottile, basato sul non detto, su pause, silenzi, e piccoli movimenti (in questa commedia prendere in mano una tazza nel momento sbagliato pu rovinare i cinque minuti successivi) che difficilmente funzionano finch sono semplicemente montati dallesterno, ma hanno bisogno di scaturire da un rapporto molto fondato in scena, che a volte manca (anche per quanto riguarda il codice recitativo), ma che sicuramente crescer e acquisir maggior naturalezza con il susseguirsi delle repliche, riuscendo a rendere al meglio uno fra i testi pi interessanti di Pinter. Teatro Out Off, prima nazionale, dal 26 settembre al 14 ottobre In scena Al Piccolo Teatro Studio dal 2 al 14 ottobre In cerca dautore, studio sui sei personaggi di Luigi Pirandello, regia Luca Ronconi. Al Teatro Franco Parenti dal 3 al 7 ottobre Sarabanda, drammaturgia di Salvatore Veca e Laura Pasetti, regia di Laura Pasetti.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Magic Mike


di Steven Soderbergh [U.S.A., 2012, 110] con Matthew McConaughey, Channing Tatum, Olivia Munn, Alex Pettyfer
Magic Mike (Channing Tatum) uno spogliarellista di Tampa, Florida. La sua vita una festa perenne, una successione di donne, alcool e droghe che, tuttavia, sembrano non scalfire la costituzione, fisica e morale, del protagonista. La sua statura imponente e il suo viso gentile, a volte un po inespressivo, spiegano il successo tra il pubblico femminile che aspetta impaziente ogni sera lapertura del club dove Mike e i suoi colleghi si esibiscono. Mike il pi atteso e acclamato, appartiene alla rara specie dei seduttori sprovvisti di cattiveria. Le donne fanno a gara per infilargli le banconote nei vestiti di scena. Il tutto per la grande gioia di Dallas (Matthew McConaughey), il proprietario del club ovvero lincarnazione dellavidit americana cinica e insensibile che McConaughey interpreta perfettamente. In questo tempio del piacere, Mike un modello di altruismo, prende sotto la sua ala protettiva Adam (Alex Pettyfer), un giovane alla deriva, e gli offre una prospettiva per il suo futuro. Mike il classico bravo ragazzo allinseguimento del sogno americano, convinto che la tenacia sia sufficiente per realizzare i propri sogni. Channing Tatum, dalla muscolatura inossidabile ma dal cuore gentile, ispira facilmente simpatia. In Magic Mike, ultima opera cinematografica di Steven Soderbergh, lattore americano ha loccasione di sfruttare pienamente le sue abilit di attore e ballerino. Il copione merito di un collaboratore dello stesso Tatum, Reid Carolin, al quale lattore ha confidato tutti i suoi ricordi di una professione che ha effettivamente esercitato in Florida prima di debuttare nel mondo cinematografico. La relazione tra Mike e Adam, il conflitto nascente con Dallas, lidillio con la sorella del

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www.arcipelagomilano.org suo protetto sono tutti elementi facilmente riconducibili ai clich della commedia americana sullo showbusiness. Solo lentusiasmo e la bravura di Soderbergh riescono a evitare a Magic Mike di diventare un film del tutto ordinario, un prodotto di serie dal sapore industriale. Marco Santarpia In sala a Milano: Colosseo, Ducale Multisala, The Space Cinema Odeon, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa.

Reality
di Matteo Garrone [Italia, 2012, 115] con: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio
una carrozza sfarzosa trainata da cavalli bianchi a trasportarci in Reality [Italia, 2012, 115], la fiaba raccontata da Matteo Garrone nel suo ultimo film. In questa storia, il protagonista Luciano (Aniello Arena), pescivendolo napoletano, che segue il bianconiglio sperando di cadere nel suo paese delle meraviglie. Per Luciano tutto questo un sogno che sta per diventare realt: essere illuminato dalle luci della ribalta del trionfo televisivo. Never give up incoraggia Enzo (Raffaele Ferrante), fresco vincitore dellultima edizione del Grande Fratello e al culmine della popolarit. Luciano non ha alcuna intenzione di abbandonare il suo sogno, ma ci che a lui sembra il cammino verso il successo ha, invece, le sembianze di un delirio. Il regista mostra questo sembrare germinato nella testa di Luciano; tutto dentro la capa tua, dice la moglie Maria (Loredana Simioli). Quando noi, in sala, vediamo la realt con gli occhi di Luciano, limmagine appare offuscata, poco nitida. Nel suo film, Garrone non parla di televisione. Il Grande Fratello e lo strapotere massmediatico sono una delle tante possibilit per poter raccontare le maschere che la realt capace di indossare. E noi, di riflesso, ci mascheriamo e smascheriamo continuamente per poter evadere da quella realt. Ma unevasione o una trappola? Finzione e realt si mischiano talmente bene che perdiamo la capacit di discernere il vero dal falso. Alla fine Luciano ride. felice perch riesce a raggiungere il suo paese delle meraviglie. La telecamera si posa su di lui e lentamente si allontana dal suo riso; lo abbandoniamo: solo in un luogo artefatto. Intorno il mondo buio, spento. Lasciamo Luciano tra le luci della sua fiaba (la sua evasione), evitando di fargli notare che pi che un sogno il tutto stato un incubo (la sua trappola). Paolo Schipani In sala: The Space Cinema Milano Odeon, Eliseo Multisala, Apollo SpazioCinema, Colosseo, Anteo SpazioCinema, UCI Cinemas Bicocca, The Space Cinema Rozzano, Plinius Multisala, Gloria Multisala, UCI Cinemas Milano Fiori, UCI Cinemas Certosa, Skyline Multiplex, Le Giraffe Multisala, UCI Cinemas Pioltello, The Space Cinema Vimercate, The Space Cinema Cerro Maggiore.

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SARANNO FAMOSI? http://www.youtube.com/watch?v=6ekR-hucXqc

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