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GIACOMO LEOPARDI Opere: Zibaldone: raccolta vastissima di appunti scritti in maniera informale di argomenti vari; spesso tali pensieri

non sono nemmeno conclusi: si passa da argomenti relativi alla sua concezione del mondo all'arte, alla religione, allamore. Composti tra il 1817 ed il 1832. Raccolta Dei Canti titolo globale di tutte le poesie di Leopardi, essi presentano diverse fasi di composizione. Contengono poesie, liriche appartenenti a periodi di tempo diversi. La composizione dura dal 1817 al 1837 anno della sua morte. Operette morali: sono testi in prosa di carattere filosofico, incentrati soprattutto sulla sua concezione pessimistica della vita umana; frequente la forma del dialogo ma anche della favola edificante. Il tono quello pungente dell'ironia che a volte raggiunge il sarcasmo. Composizione iniziata nel 1824. Paralipomeni della Batracomiomachia: Batracomiomachia era un poemetto pseudo-omerico in cui si descriveva una battaglia di topi e rane (batracos = rana). L'opera di Leopardi una continuazione del poema di Omero in cui, in chiave satirico-politica, si rappresenta la societ contemporanea del poeta, segnata dal fallimento dei moti rivoluzionari degli anni 30 e dalla restaurazione (1835). Altri scritti: Epistolario; Pensieri non conclusi nello Zibaldone; Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica(1818). Biografia: Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a Recanati e muore nel 1837 a Napoli. La sua famiglia, pur essendo nobile, si ritrovava in ristrettezze economiche a causa del padre Monaldo; fortunatamente la madre, Adelaide Antici, era una brava amministratrice e aveva imposto uno stile di vita restrittivo al marito ed ai figli per affrontare i problemi economici; Giacomo fu severamente influenzato dalla madre. Dal 1809 al 1816 la vita di Leopardi fu caratterizzata dallo studio, infatti grazie alla sua vivace intelligenza e alla biblioteca molto fornita del padre, arriv a superare i suoi precettori; leggeva classici latini e greci, aveva imparato l'ebraico e si era interessato anche a scrittori moderni e contemporanei quali Foscolo, Parini ed Alfieri. Questa sua passione per lo studio lo port, essendo gi gracile, ad avere complicazioni dal punto di vista fisico. D'altra parte lo port a capire che non esiste solo lerudizione del sapere antico, scoprendo cos il bello della poesia (1816) conversione poetica. Giacomo non si allontana mai da Recanati. Nel 1817 comincia un'amicizia epistolare con Pietro Giordani, il quale era un classicista; egli importante per la posizione che prender Leo nella polemica classico-romantica: si schierer dalla parte dei classicisti. Questa amicizia port Leopardi ad aprirsi finalmente al mondo esterno e ad intervenire in un contesto importante per lepoca. Nel 1818 scrisse il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica e cominci a comporre le Canzoni Civili (prima fase dei Canti) di stampo classicistico, nelle quali si piangono i bei tempi passati e si esprime lo sdegno per la decadenza nel mondo contemporaneo; la pi importante fu quella intitolata All'Italia. La composizione va dal1818 al 1822. Il 1819 segnato come periodo di crisi dovuto ad una malattia degli occhi che gli impediva la lettura; cos Leopardi si chiuse ulteriormente nei suoi pensieri, cominciando a fare riflessioni su vari temi; oltretutto tent la fuga da Recanati ma fall poich sventato dal padre. Ci aument la sua sensazione di soffocamento. Quindi, a seguito di queste sventure, si ha unacutizzarsi delle sue idee pessimistiche e cominci a scrivere opere diverse che costituiscono la seconda parte dei Canti: gli Idilli, fra i quali troviamo la poesia intitolata l'Infinito. Sempre nel 1819 si colloca la sua conversione filosofica che consiste nel passaggio dal bello al vero, iniziando a sistemare in maniera pi chiara le riflessioni sul pessimismo. Dal 1822-1823 Leopardi riesce a lasciare Recanati e si reca a Roma presso gli zii materni.

Da questa nuova esperienza subisce una grande delusione, anche allinterno dello stesso classicismo, in quanto vide i resti dell'antichit andare in rovina e decadere. Luscita dal mondo che lui credeva negativo, non positiva, questo accresce maggiormente la sua negativit riguardo il mondo. Rientrando a Recanati la crisi si tramuta in un silenzio poetico. Nel 1824 compose opere in prosa ironica disincantata sulla condizione umana, cio le Operette Morali. Leopardi doveva mantenersi per cui prova ad avere impegni come letterato entrando in contatto con gli ambienti toscani. Nel 1828 Giacomo si trasfer a Pisa per poter migliorare le condizioni del suo fisico infermo e cominci a ricomporre poesie che costituiscono la terza parte dei Canti, ovvero i canti PisanoRecanatesi, quelli dal maggior successo, fino al 1830. Nel 1830 Leopardi lasci definitivamente Recanati e si rec a Firenze dove entr in contatto con i cattolici liberali ( frequentati anche da Manzoni) e dove si innamor, non ricambiato, di Fanny Targioni Tozzetti, una donna sposata, componendo per lei poesie diverse dalla precedenti, le quali costituiscono la quarta parte dei Canti, ovvero il Cielo di Aspasia. Aspasia era lo pseudonimo con cui Leopardi indicava Fanny ed era anche l'etera amata da Pericle. Nel 1833 si rec a Napoli, con Panini, dove nel 1835 compose i Paralipomeni della Batracomiomachia e due canti, ovvero la Ginestra e Il Tramonto della Luna. Infine mor nel 1837. Pensiero: una cosa a cui Leo tiene particolarmente e che esplicita, riguardo il suo pensiero, che le sue riflessioni filosofiche sulla natura umana(l'uomo sempre infelice) non dipendono solo dalle sue condizioni di vita di uomo infelice (esistenza poco felice, l'amore non ricambiato per Fanny, altre delusioni, le condizioni familiari e sociali poco favorevoli) ma da idee fondate: - Il pensiero leopardiano asistematico; egli un uomo che sia per la sua esperienza, sia per le sue riflessioni, ha una determinata concezione della vita. Di questa sua riflessione filosofica universale non fa un sistema filosofico, non segue uno schema preciso. La poesia ed il pensiero sono per lui strettamente legate. Egli infatti usa le espressioni Poesia Pensante, Pensiero Poetante. Leopardi parte da riflessioni su vari ambiti dai quali sviluppa varie idee; un poeta che offre una riflessione esistenziale. - Nelle sue poesie troviamo molto della sua esperienza di sofferenza su cui si basa il suo pensiero (Romanticismo= autenticit e immediatezza della vita del poeta nella poesia; pensiero fondato sull'esperienza). Si realizza dunque il romanticismo dal momento che riporta direttamente nelle sue opere il pensiero e lesperienza. Alcuni critici pensavano che questa situazione negativa fosse come uno strumento di conoscenza per Leopardi, il quale ha approfondito molto la riflessione sull'uomo.

Prima fase del pensiero leopardiano: PESSIMISMO STORICO. Leopardi pensa che l'infelicit umana non sia un dato sostanziale e costitutivo dell'uomo, ma crede che inizialmente linfelicit sia data dall'allontanamento dell'uomo dallo stato di natura: lo sviluppo della storia e della civilt che porta l'uomo all'infelicit che non a lui connaturata. In questa prima fase Leopardi contrappone la natura, elemento positivo, alla ragione ed alla civilt, elemento negativo, che portano l'uomo allinfelicit perch lo allontanano dallo stato di natura originario. Da questa prima antitesi natura/ ragione, si pu dedurre una seconda antitesi: et antica(primitiva)/ et moderna(a lui contemporanea). Leopardi definisce questa infelicit PESSIMISMO STORICO perch la riflessione razionale che si sviluppata durante il processo della civilt e della storia ha portato l'uomo ad allontanarsi dallo stato di natura, avvicinandosi quindi all'infelicit. Leopardi risente quindi dell'influenza di Rousseau. Ma per Leo nell'antichit si stava meglio poich vi era una maggiore spontaneit nel rapporto con la natura, cio gli antichi potevano sentire emozioni forti da cui ripartire, emozioni che li facevano tendere a valori pi grandi e nobili. La natura, per Giacomo, dava all'uomo le illusioni dell'amore, della gloria e della bellezza che lo portavano a vivere intensamente compiendo azioni eroiche. La natura nell'antichit, per Leopardi, una madre benevola che nasconde all'uomo la verit dell'infelicit umana tramite le illusioni. Vico, filosofo napoletano del 1700 che aveva messo in corrispondenza l'et della storia con quella della vita umana, fu fonte di ispirazione per Leopardi per quanto riguarda appunto le sue equazioni fra l'et primitiva (Storia) e quella della giovinezza umana (vita umana). All'et antica, in cui l'uomo tramite le illusioni era ancora felice, era susseguito lo sviluppo della storia e della civilt che aveva portato alla dimostrazione, tramite la ragione, della falsit di tali illusioni, giungendo cos all'et moderna, in cui l'uomo profondamente infelice e non prova pi quelle emozioni forti che possono portarlo ad agire. Nell'et moderna chi gode della felicit sono i bambini ed i giovani, che godono di emozioni ed illusioni dell'et antica. Il progresso storico ha portato alla distruzione delle illusioni ed ha tolto all'uomo la possibilit di compiere azioni grandi. Nel Discorso di un italiano intorno alla poesie romantica troviamo la contrapposizione tra classici e romantici, cio tra l'et antica e l'et moderna. La poesia dei classici antichi di immaginazione mentre quella dei romantici moderni sentimentale. La poesia di immaginazione presentava le illusioni e spronava cos gli uomini ad azioni eroiche; i classici l'avevano inventata e Leopardi cercava di riproporla. La poesia sentimentale una poesia di stampo filosofico e non di immaginazione, poich esprime un sentimento di malinconia. In questo contesto Leopardi difende la poesia dei Classici perch ispirata all'immaginazione ed pi vicina alla natura ed alle illusioni che rendono l'uomo felice; pertanto questa poesia pu risollevare l'infelicit e l'inerzia dell'uomo. Leopardi rivaluta i classici e sostiene le loro idee. Oltretutto l'autore comincia a ragionare sulle teoria del piacere: l'uomo sente il desiderio infinito del piacere (che per Leopardi la felicit) e quando lo soddisfa in realt prova soddisfazione solo momentaneamente, non lo esaudisce totalmente. Leopardi unisce queste considerazioni ad un discorso di immaginazione che ci permette di aumentare il nostro desiderio infinito di piacere andando oltre i limiti materiali. Leopardi si allontanato dal Cattolicesimo per avvicinarsi alla teoria materialistica e meccanicistica, come Foscolo. Secondo Leopardi noi abbiamo limiti e confini materiali, per cui questo desiderio infinito di piacere pu essere colmato materialmente, ma pu essere colmato solo con la poesia legata alla potenza dell'immaginazione che con parole vaghe ed indefinite pu trasmettere all'uomo emozioni molto piacevoli. Questa riflessione presente nello Zibaldone. Per Leopardi la lontananza attenua il dolore, per questo importante la funzione della memoria; ricordare esperienze del passato, grazie alla distanza, non ci provoca pi dolore, perch la lontananza ci porta a sfumare i contorni di tali esperienze. Questo tema un altro elemento della teoria del piacere.

Seconda fase del pensiero: PESSIMISMO COSMICO. Il pensiero precedentemente esposto inizia a vacillare negli anni della crisi (1819) e Leopardi abbandona la poesia, arrivando a capire che l'uomo infelice per natura. Quindi quest'ultima da madre benevola diventa matrigna, indifferente alla sorte dell'uomo; in questa concezione la ragione ha la funzione di rivelare all'uomo l'arido vero, lo aiuta a prendere coscienza, facendo cos cadere le sue illusioni. La natura intesa in senso materialistico e meccanicistico non si preoccupa del singolo ma guarda al sistema dell'universo in cui l'uomo non al centro. Cos riflettendo, Leopardi scopre che anche gli antichi presentano tematiche di sofferenza e cade cos l'et antica idealizzata. In sintesi il pessimismo cosmico consiste in: una natura matrigna indifferente al piacere ed alla sorte del singolo ma interessata al ciclo di eterno ritorno. La natura rende l'uomo consapevole della sua infelicit e di essere solidali con gli altri uomini. L scoperta, attraverso lo studio di Lucrezio, che anche gli antichi erano infelici. Dalla concezione filosofica del materialismo nel campo della conoscenza si ha il sensismo, che attribuiva molta importanza ai sensi. Le considerazioni li Leopardi sono di stampo sensistico. Esempio: la vista causa una sensazione piacevole in noi quando essa ci fa vedere e notare la sfumatura dell'infinito. Nello sfumato l'uomo non pu cogliere il vero, ma coglie qualcosa di indefinito che comunque fonte di piacere. I Canti: Prima fase: CANZONI CIVILI. Le prime canzoni sono di stampo civile e composte sul modello petrarchesco; in esse si rimpiangono le glorie passate ricordando le mediocrit del presente. Fra queste troviamo la canzone intitolata All'Italia, nella quale Leopardi rimpiange lItalia passata, nel fare questo vi un riferimento a Foscolo: egli ricorda la guerra delle Termopili, cantata da Simonide, un poeta lirico; allo stesso modo Foscolo nell'opera Dei Sepolcri aveva ricordato la battaglia di Maratona, ricordata precedentemente da Omero. Viene quindi riproposto il tema della poesia che ricorda le glorie passate. La differenza che intercorre tra Leo e Foscolo che il modello di poeta usato da Foscolo epico, mentre quello usato da Leopardi lirico. Foscolo ebbe una certa influenza su Leopardi, il quale reinterpreta il concetto del poeta, che ricorda le gesta degli eroi, dal suo punto di vista: per lui importante il Canto, non la lirica. Infatti l'intera raccolta di poesie fu intitolata Canti proprio per ricordare leffusione dellIo lirico. Quindi nelle canzoni troviamo l'Io lirico del poeta, usato in realt come un noi(in All'Italia: noi italiani dobbiamo combattere per un riscatto dell'Italia). Le canzoni civili si chiudono con le cosiddette canzoni del suicidio: vengono presentati due protagonisti del passato, Bruto, luccisore di Cesare, e Saffo, la poetessa greca. Di Saffo in particolare Leo riprende la tradizione che lei si uccise perche respinta dallamore di Faone. Inoltre Leopardi afferma che la donna un'anima sensibile all'interno di un corpo brutto e deforme che vive un amore infelice e non corrisposto, giungendo ad una conseguenza estrema: il suicidio, il quale viene interpretato dal punto di vista della ribellione, della protesta ad un destino avverso, ad un fato che ha posto emozioni in un corpo orrendo, non lha fornita di un corpo adatto. A questo punto comincia a vacillare il pessimismo storico, basato sul pensiero che gli antichi fossero pi felici dei moderni perch avevano un rapporto pi immediato con la natura; infatti, grazie alla figura di Saffo che si scaglia contro il fato(creatura intermedia), comincia la riflessione sul pessimismo cosmico, basata sulla concezione della natura vista come madre indifferente alla sorte dell'uomo e non pi benevola come quando, tramite le illusioni, dava all'antico o al bambino la felicit, celando la dura realt. Saffo per non incolpa la natura, ma il fato; Leopardi cerca ancora di salvare la natura. Con la canzone di Saffo si segna il passaggio da una natura benevola ad una natura matrigna indifferente alla sorte dell'uomo.

Seconda fase: IDILLI. Contemporaneamente Leopardi aveva scritto gli Idilli. Idillio un termine greco che letteralmente significa scenetta ed indica una visione piacevole di scene di vita campestre. Con Leopardi tutto ci viene rivoluzionato poich diventano componimenti in endecasillabi sciolti in cui esprime e registra le esperienze interiori. In questi componimenti l'Io lirico indicato davvero dalla prima persona. In essi non presenta alcun personaggio, vi solo lio lirico che presenta la sua interiorit, spesso partendo da scene della natura da cui prende il moto dellanimo del poeta. LINFINITO Composta nel 1819, tratta uno dei temi principali del Romanticismo: questa riflessione viene poi ripresa nel 1821 nello Zibaldone, in cui il poeta per parlare di questa sensazione si rif a questo idillio, in cui ci offre immagini che producono questa sensazione di indefinito. Da Zibaldone: da delle immagini che producono la sensazione di indefinito-infinito. Del declivio bisogna immaginarne la fine con limmaginazione. Per Leo ci che produce il piacere sono le immagini sfumate ed indefinite perch in esse luomo non vede la fine e questo per lui molto piacevole. Tutto ci che noi possiamo immaginare bello e piacevole e lindefinito tende a farci recuperare il bello in quanto non vero e il vero non piacevole. Lidea che lidillio vuole esprimere il piacere del vagare nellinfinito. Leopardi parte da due dati naturalistici che richiamano allidillio classico: siepe e vento, il quale rappresenta la fugacit delle cose. Quindi la riflessione sullinfinito parte da due dati sensibili, da una matrice stilistica, ovvero la siepe ed il vento, per arrivare ad una riflessione del poeta sullinfinito nel suo io profondo, nella sua interiorit, esprimendo anche il piacere provocato dallimmergersi nellinfinito. Leo esprime il moto del suo animo a partire da un dato visivo e da uno uditivo. Secondo Leopardi, linfinito come concetto particolarmente piacevole da raggiungere, ma questo possibile solo grazie allimmaginazione che va oltre ai sensi. Andando oltre la siepe, allostacolo della vista, il poeta immagina interminati spazi; dalla sensazione uditiva del vento fra le foglie, Leo immagina silenzi infiniti che lo portano a pensare alleternit del tempo e allet presente. Limmaginazione in questo caso produce sensazioni dellinfinito che ha un valore sia spaziale che temporale. Il poeta arriva a parlare delleternit, dellinfinito, che molto dolce. Vv 1- loro Vv 15 dolce- chiusura circolare. Ci che riportato nellIdillio non unesperienza mistica, come alcuni credono, qui si parte dal sensismo. Non si deve inoltre pensare allinfinito come ad un nulla, ma qualcosa di positivo e piacevole per il poeta. Lidillio unespressione poetica delluomo che tende al piacere. Nei primi tre versi troviamo termini della tradizione lirica petrarchesca(colle,ermo), mentre dal quarto troviamo termini nuovi, non abituali per la tradizione, come indeterminati, sovraumani e profondissimo che vanno a descrivere il concetto di infinito, vi sono enjambemant che dilatano cos come le vocali A. Il verbo FIUGERE, derivato di fingo che indica loperazione dellimmaginazione fatta in prima persona. A met dellottavo verso si ha unaccentuazione particolare del verbo SPAURA che spezza il verso per continuare con la descrizione della seconda percezione acustica che porta alla riflessione sullinfinito dal punto di vista temporale: limmaginazione dopo la paura del cuore riparte grazie ad unaltra percezione sensoriale.

Si parte da una visione di un paesaggio che porta allinfinito, poi vi una pausa col verso spaura e poi una nuova percezione acustica che porta ad unaltra riflessione sullinfinito. Leopardi paragona il silenzio infinito alla voce del vento e arriva a concepire leterno, le morte stagioni, la presente e viva e il suon di lei. Polisindeto: accumulo delle diverse immagini che riempono linteriorit del poeta. Uso dei DEITTICI per indicare ci che vicino e ci che lontano: - questoper indicare la realt percepita dai sensi, - quello che indica invece linfinito, ci che riportato dallimmaginazione. Grazie allimmaginazione poi linfinito diventa finito: vv.13 questa immensit. Al primo e allultimo verso rispettivamente si trova coro/dolce. Terza fase: CANTI PISANO-RECANATESI (1828-1830) Il poeta, per la composizione di questi, dice di aver sentito risorgere la sua sensibilit, la sua antica moda di fare poesia. Dopo la riflessione sul vero, la realt ha inaridito la sua vena lirica, nel 1828 il poeta a Pisa sente rinascere la sua vena, la sua sensibilit poetica. Fanno parte di questa fase il Risorgimento, per indicare la sua rinascita poetica, e A Silvia, che indica sia una svolta fondamentale per Leo ma anche unesperienza rivoluzionaria nella poesia Italiana, infatti non si tratta di canzoni tradizionali ma LIBERE, senza alcun schema metrico. Le prime canzoni civili erano di stampo petrarchesco , con i canti pisano recanatesi invece Leo comincia a scardinare la tradizione metrica italiana. Questi canti pisano recanatesi presentano una continuit con gli Idilli, ma sono anche molto differenti in quanto gli anni di mezzo sono stati caratterizzati da una profonda riflessione filosofica. La sua riflessione divenuta ora pi disincantata, ma ricorrono sempre allinterno dei Canti tre tematiche fondamentali degli Idilli: - il ricordo - il vago e lindefinito - lillusione e limmaginazione I canti pisano-recanatesi sono caratterizzati dallequilibrio fra le tre componenti. Sono inoltre connotati dalla consapevolezza dellarido vero e dallequilibrio fra le scene idilliche e una riflessione, a volte molto amara, sulla vita umana. A SILVIA Ricorda una fanciulla morta giovane per tisi, ella era la figlia di un cocchiere di casa Leo. Dietro il personaggio di Silvia, si nasconde una fanciulla morta giovane. Nonostante Silvia e Leo appartengano classi sociali diverse, in quanto lei una popolana e lui un aristocratico, ci che conta lanalogia tra le due figure, accumunati dalla loro condizione di giovani. La canzone ci parla infatti non di una storia damore, ma della giovinezza come tempo dellattesa, della speranza, delle aspettative e della successiva frustrazione e delusione di queste nellet adulta. Le prime tre strofe e mezzo descrivono in toni leggeri e musicali la bellezza della giovinezza. La mezza strofa seguente invece caratterizzata da toni pi acerbi perche descrive la caduta delle illusioni e la presentazione della realt relativa allinfelicit umana. Infatti la natura illude lumanit in giovent e non mantiene le promesse di felicit che i giovani immaginano. A Silvia un canto sulla caduta della speranza tipica dellet giovanile e che non trova realizzazione nellet adulta; limmagine finale infatti quella di una tomba e dimostra anche la poetica del vago e dellindefinito tipica di Leo. Lindefinito dato dal fatto che la realt sia filtrata dalla finestra e sia cos vista in lontananza: con la lontananza rende le immagini maggiormente poetiche. Leopardi recupera limmagine dallEneide di Virgilio riguardante la maga Circe, di cui i troiani sentivano il canto da lontano.

Le prime due stanze sono dedicate a Silvia. La prima parola anagrammata con lultima della prima strofa: SILVIA era il nome della ninfa dellAminta di Tasso, poeta molto caro a Leo. Non quindi il vero nome della ragazza. SALIVI oltre ad essere lanagramma del nome, ricorda lascesa graduale allet adulta. Questultimo ci dice poco di Silvia a livello estetico, sappiamo solo che i suoi occhi sono ridenti e fuggitivi; pur essendo lunica notazione fisica della ragazza, i termini richiamano il suo stato danimo, ci accade perche per il poeta pi importante la riflessione sulla giovinezza. Nella seconda stanza Leo descrive il canto di Silvia, di cui si ode solo leco. Il suono del canto infatti riecheggiato nelle vie intorno e non nella fonte diretta del canto: al TUO perpeTUO cantoidea delleco viene suggerita cos. In questa strofa, Leo definisce il futuro vago, ma questo termine viene da lui usato col significato di vago e indefinito: il futuro bello ma non si sa cos. Nella terza strofa entra in gioco il poeta , anche lui giovane ma le cui attivit erano gli studi e le sudate carte in cui trascorreva la miglior parte della sua vita: la giovinezza. Poi descrive Silvia che non vista direttamente dal poeta, ma la sua immagine filtrata dalla finestra: voce filtrata e realt filtrata. Vv25: mare (Recanati) e Appennino- richiamo allinfinito. Nella quarta strofa Leo richiama lattenzione del lettore a ci che lo accomuna alla fanciulla, cio la giovent, la speranza e le illusioni, ma poi subentra subito la riflessione. Questa la caratteristica dei canti pisano-recanatesi. Vv.32- centro della canzone che richiama la riflessione del momento presente. Non vi uno schema metrico e di rime fisso che caratterizza la canzone, quando si trovano delle rime dunque significa che il poeta ci vuole sottolineare qualcosa: speme/preme- per affermare che non c possibilit di consolazione quando si ricordano le speranze giovanili; fato/sconsolato per affermare che il fato non rende in et adulta ci che ha promesso ai giovani. Natura inganna luomo dandogli felicit e speranze che poi vengono inevitabilmente infrante. Successivamente, nella penultima strofa, ritorna sulla sorte di Silvia, la quale non godr pi delle gioie di cui aveva aspettativa; tutta giocata sulla negazione, vi una rappresentazione completamente negata delle gioie che Silvia si aspettava. Nellultima strofa troviamo lidentificazione del poeta con questa condizione. A Leo morta la speranza, come se Silvia si identificasse con la speranza del poeta. In questa canzone troviamo il gioco dei DEITTICI come nellInfinito: - quell allinizio indica il passato, - questo alla fine indica il presente. Silvia e Leo si aspettavano la felicit, si passa ad un presente questa - che richiama alle speranze del passato quello-, ci che si realizza nel presente la disillusione di ci che loro avevano sperato in passato e tramite tali riflessioni si arriva a parlare della sorte della natura umana. Infatti il vero non fa cadere le speranze solo a Silvia e a Leo ma a tutti gli uomini. Il CHIASMO fredda morte-tomba ignuda usato per sottolineare ci che rimane alluomo: una nullit, non ci sono speranze.

LE RICORDANZE Al v. 30 vi un ricordo della vita a Recanati, esso una considerazione negativa del poeta per la sua citt nativa. Nelle Ricordanze Leo recupera un ricordo della giovinezza, nonostante tale ricordo sia triste. Il ricordo, grazie alla lontananza pi bello e piacevole, ed unito alla poetica del vero del presente (sfumato). Le ricordanze sono giocate sul continuo andirivieni del ricordo del passato, della giovinezza e sulla caduta delle illusioni. Nerina una Ninfa, ripresa anchessa dallAminta di Tasso, morta anche lei come Silvia. QUIETE DOPO LA TEMPESTA Assieme ad il sabato del villaggio forma un dittico, sono due poesie ambientate a Recanati costruite in forma simile, rappresentano due facce di una stessa medaglia, ovvero della teoria del PIACERE. Entrambe si aprono con una scena di vita recanatese, da una prima parte descrittiva a cui poi subentra una riflessione gnomica, cio il momento sentenzioso. Questa canzone ci offre una riflessione sul PIACERE, definito come FIGLIO DI AFFANNO, che nasce cio dal dolore, dalla consapevolezza che cessato il dolore. Leo descrive la ripresa della vita nel villaggio dopo la tempesta: ognuno torna alle sue case. In toni sarcastici Leo di chiede se sono questi i tipi di gioia che la natura da alluomo. Vv. 32 piacere figlio daffanno. Il piacere gioie vane e illusorie frutto di paure passate: dopo la paura passata e la tempesta, anche chi odiava la vita al punto di volersi suicidare, dopo la tempesta felice di essere sopravvissuto e teme la morte nel momento in cui essa si presenta seriamente. Vv. 39 a causa della paura le genti sudarono e palpitarono. Lultima strofa fortemente satirica, in quanto Leo con ironia apostrofa la natura da notare la rima fra cortese-offese- la natura non affatto cortese. Uscire dal dolore uno dei piaceri concessi alluomo, il quale non al centro delluniverso e non caro agli dei (umana prole cara agli dei: ironico). IL SABATO DEL VILLAGGIO In questa canzone Leo ci parla del piacere come ATTESA DEL DOMANI. vv.38- il sabato il giorno pi gradito dei giorni, il piacere nasce dallattesa della domenica. vv.40- pero domani, ovvero domenica, si ritorna ai soliti problemi e quindi il piacere cessa. Nella prima parte, come nella Quiete dopo la Tempesta, vi un quadro descrittivo, Leo offre un piccolo quadro borghigiano: il villaggio in preparazione alla festa della domenica. Vv1-7- Leo descrive una figura idillica di una giovane ragazza al tramonto con in mano un fascio derba in cui vi sono rose e viole con cui era solita ornarsi per la festa della domenica. Vv8-10- ora troviamo unimmagine indefinita, ovvero quella di una vecchierella che siede sulle scale a filare e con le vivine ricorda quando anche lei da giovane si ornava per la festa della domenica. In questo quadretto ci che ci viene suggerito unimmagine vaga e indefinita: dove si perde il giorno, al calar del sole e il ricordo la fine della giornata. Poi il poeta parla del suono della campane il cui eco fa gioire il cuore di tutti perch segna che la domenica e la festa so stanno avvicinando. Vv24-30 anche il lavoratore felice perch pensa al giorno del riposo. Questo quadro descritto dal poeta per esprimere il piacere dellattesa della domenica. Vv.31-37 il lavoratore tarda per finire il lavoro, cos da potersi riposare la domenica. Vv38-42 strofa gnomica, breve Vv43-47 Leo usa ironica contro la natura, qui il tono pi accorato.

Apostrofa il fanciullo, giovane, allegro nellet della giovinezza intesa come giorno pieno di allegria che anticipa la festa della sua vita. Questo giovane pieno di aspettative del futuro come Silvia, la quale afferma nella canzone A Silvia che in realt let adulta non porta al piacere, infatti lei muore. La vita non porta la felicit, il piacere definito nascere da unattesa per il futuro, ma come si scopre in A Silvia, il futuro in se non piacevole. Lunica cosa piacevole lattesa. Il garzoncello attende la vita adulta come una festa, ma come dice Silvia, questa festa non ci sar; cos le speranze e le aspettative cadono. Vv48-51 la giovent uno stato soave, un periodo lieto della vita. Leo non vuole dire che non ci sar felicit nella vita, c la sospensione della dichiarazione esplicita di ci che per il poeta larido vero. Il garzoncello non deve rimpiangere il fatto di essere giovane, perch la vita porta del male. La poesia si conclude con RETICENZA: sospensione di una dichiarazione esplicita: godi, la tua giovinezza il simbolo dellattesa, quindi lieta, non voglio dirti che non ci sar alcuna felicit nella vita. Il Sabato del villaggio e La quiete dopo la tempesta offrono due concezioni diverse del piacere come figlio di affanno e come attesa del domani. CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELLASIA stato composto dopo le due canzoni precedenti, lultimo del 1830, stato scritto dal poeta dopo una lettura in cui aveva scoperto che i pastori dedicavano tristi canti alla Luna nelle notti in cui vegliavano il gregge. Leo sposta lambientazione in Asia(posto indefinito) e non rappresenta pi un quadro piacevole di vita quotidiana del villaggio, ma lambientazione arida e scarna, come quella di un deserto, e in essa colloca domande esistenziali del pastore che coinvolgono tutta lumanit. La canzone composta da sei strofe, in cui troviamo due strofe che danno una rappresentazione allegorica e poi reale della vita per Leo, dialogo del pastore con la luna, la quale, pur sapendo le risposte ai suoi interrogativi in qualit di elemento della natura, non risponde; successivamente viene chiamato in questione lo stesso gregge: come se il pastore cercasse risposte in elementi diversi della natura(inferiori e superiori) ma nessuno gli sa dare una risposta. Il soggetto che rivolge le domande il pastore errante : errare =vagare senza meta pastore= idea evangelica del buon pastore. Chi guida le anime in Dante il pastore di anime. La presenza di questa figura umile che ha il compito di guidare il gregge ma allo stesso tempo errante rappresenta lindecisione delluomo che si pone come guida quando invece non pu esserlo. Questa una canzone libera senza schema metrico; tutte le strofe finiscono con una parola terminante in ale. vv2- silenziosa luna- Leo sa gi che non risponder. La luna viene anche personificata: ancora questi sentieri percorri e guardi? Il pastore diventa come la Luna e sorge. C unanalogia fra la vita della luna e quella del pastore, ma il corso della luna immortale mentre la vita delluomo breve, il pastore si chiede che senso abbia la vita delluomo e il movimento degli astri. Nella seconda strofa luomo in corsa, come un vecchierello con un carico pesantissimo sulle spalle che corre rapidamente per arrivare in un arido abisso in cui dimentica tutto (vv35, senso di rapidit suggerito anche dalla narrazione che incalzante). Nella terza strofa si parla della vita.

Il parto considerato come rischio; la nascita difficile e dopo il padre e la madre consolano il neonato per il fatto che nato, sia al momento della nascita, sia per tutta la vita. Il compito pi bello dei genitori quello di consolarlo perch nato. La vita una sventura e bisogna consolare la creatura nata, ma allora perch crearla? Di questo stato di vita delluomo la luna non se ne preoccupa perch un percorso mortale. Nella quarta strofa la luna presentata come colei che pu conoscere il senso della vita umana, della esistenza delluomo, anche gli aspetti piacevoli, ma non risponde. Nella quinta strofa il pastore rivolge alla luna alcune domande, in particolare si chiede a cosa servono le stelle, il cielo, la solitudine immensa(vago), cosa rappresenta lui stesso nellinfinito, non trova un senso a ci, mentre invece la luna si. Si afferma qui la concezione della vita come male. Gli animali, privi della ragione che coglie lacerbo vero, non sono assaliti dalla noia, mentre luomo si e per questo li invidia. Per NOIA Leo non intende il sentimento che intendiamo noi oggi, ma per lui ha un valore superiore, infatti essa consiste nel rendersi conto della sproporzione fra limmensit del suo desiderio di piacere e limpossibilit di ottenerlo; perci un sentimento negativo e testimonianza dellaspirazione a questo desiderio infinito di piacere. Lanimale non prova tutto questo; la contrapposizione uomo-animale espressa anche dai chiasmi. Infine nella sesta strofa, contenente un periodo ipotetico dellirrealt, il pastore afferma che se non fosse uomo sarebbe pi felice come gli animali e afferma anche dopo tutte le sue riflessioni, che la vita un male. Quarta fase: CICLO DI ASPASIA UNA GRANDE ESPERIENZA Dedicato al suo grande amore Fanny, incentrata a Firenze, da questultima Leo ricevette una grande delusione che lo port a riflettere sulla grande ed ultima illusione: lamore che porta coraggio alluomo, il quale cos affronta la vita senza vilt. Luomo sulla terra destinato ad amare e morire(annullamento del dolore). A SE STESSO Troviamo una affermazione ulteriore del suo pessimismo. Per Leo lesistenza non ha senso, e come lei anche il coraggio che nasce dallamore non vale nulla. Il linguaggio cambia: non troviamo pi espressioni sfumate e musicali come negli Idilli o nei Canti pisano-recanatesi, scabra e dura e gli enjambement invece di rendere la struttura linguistica pi ariosa, esprimono la fatica del poeta nel descrivere la durezza della condizione umana. I sostantivi sono vocaboli dal profondo significato esistenziale. Dallesperienza amorosa in cui Leo aveva concentrato le sue speranze, era riuscito a superare il male dall0esistenza poi lautore riceve lennesima delusione. Troviamo molte frasi brevi, ci che lautore afferma ineluttabile cos e basta, non c bisogno di grandi espressioni, esprime la durezza della verit. In conclusione Leo afferma che linfinita vanit del tutto che domina lesistenza umana, vanit intesa come inutilit e svuotamento di significato. Vi anche unapostrofe al cuore stanco, pesante che ha palpitato forte per la sua illusione amorosa, ma ora che questultima morta, deve riposare. amaro e noia la vita altra mai nulla sono tutti sostantivi impregnati di una sostanza che totalmente negativa. (Dispera= non sperare pi) Il fato ha donato allumanit il dolore. La natura prima era vista come una madre benevola (pessimismo storico) poi come una matrigna ed ha portato la disillusione e le speranze infrante (pessimismo cosmico) il cuore deve disprezzare se stesso e la natura in cui non pu pi sperare, deve distaccarsi da tutto, deve disprezzare il potere negativo che, nascosto, comanda avendo come fine il danno comune, deve disprezzare il mondo e linfinita vanit del tutto. Dietro la natura c questo inquietante potere negativo: aveva anche scritto un componimento in cui celebrava una divinit negativa persiana, nella quale per non crede perche ateo.

LA GINESTRA Versetto del Vangelo di Giovanni posto in epigrafe: gli uomini non accettano la verit ma le preferiscono le tenebre; allusione probabile allIlluminismo e secondo lottica materialista dellautore rovesciamento del senso autentico del testo sacro, la luce non Dio, ma la coscienza dellinfelicit delluomo sulla terra. Prima strofa (vv.1-51): Due elementi: il paesaggio arido del Vesuvio distruttore e la ginestra odorata, che cresce nei deserti; non solo sulle pendici del V., ma anche nella campagna di Roma, un tempo dominatrice del mondo (tema della caducit delle glorie umane) Ginestra: compagna della solitudine, del dolore, della sofferenza. Ricordo della campagna vesuviana, un tempo ridente e coltivata e ora coperta di lava infeconda: negazione del paesaggio idillico; il ricordo non serve pi per illusione/piacere/immaginazione ma per mettere in rilievo la fragilit delluomo e lindifferenza della natura. sannida e si contorce al sole /la serpe una ruina involve La musicalit del vv. 34/37, in riferimento alla ginestra che cresce nella ruina del paesaggio vesuviano significa la piet, la consolazione (e non lillusione, come negli idilli o nei canti pisano-r) Di dolcissimo odor mandi un profumo / che il deserto consola 2 parte della strofa: polemica e sarcasmo contro ottimismo di chi crede nelle magnifiche sorti e progressive: Venga.. veggia sistema delle rime: cura natura- misura dura (nutrice= la natura). La Natura annichilisce tutto Seconda strofa (vv. 52-86): Secol superbo e sciocco: apostrofe che contiene esplicita polemica contro il sec. XIX personificato, che ha abbandonato il pensiero razionalista dei lumi e ha trascurato il vero /dellaspra sorte e del depresso loco /che natura ci di per vilt. Scioccamente il sec. XIX chiama magnanimo chi esalta la natura delluomo considerandola superiore alle stelle (=divina). La polemica si rivolge soprattutto contro le tendenze spiritualiste del XIX sec (e del Romanticismo) Leop. orgoglioso di disprezzare il sec. XIX Terza strofa (vv.87-157): Per definire la magnanimit delluomo (e, al contrario, la sua stoltezza): esempio allegorico riguardante la natura umana: luomo povero e malato, ma generoso, magnanimo e danimo nobile non fa mostra di ricchezza o di salute, nascondendo la sua debolezza ma chiama la sua situazione con il suo nome (= la verit umile nobilt e magnanimit). Al contrario non magnanimo ma stolto chi nato a perir, nutrito in pene sostiene a goder son fatto e di fetido orgoglio (fetido, contrario dell odorata ginestra) riempie i suoi scritti. Luomo, quindi, secondo L., veramente grande quando accetta la sua condizione di infelicit, causata dalle innumerevoli sciagure che su di lui si possono abbattere (maremoto, epidemie, terremoto) vv.111 ss: allusione a Lucrezio: nobil natura quella / che a sollevar sardisce /gli occhi mortali incontra / al comun mortal fato nulla al ver detraendo /confessa il mal che ci fu dato in sorte /e il basso stato e frale. Introdotto il discorso sulla solidariet umana: la nobil natura quella che n gli odi e lire/ fraterne /.. accresce e del suo dolore attribuisce la colpa non agli altri uomini, ma a quella che veramente rea, che de mortali / madre di parto e di voler matrigna tale definizione della natura contiene un chiasmo (come a sottolinearne lessenza contraddittoria) vv.126ss: solidariet tra gli uomini contro la natura; sottolineata dalla presenza della sillaba con/com e del pronome tutti. Es. contrario alla solidariet umana preso dal campo metaforico della guerra: in un accampamento cinto dassedio nemico, sarebbe stolto che i soldati si facessero guerra lun laltro.

Come gi in passato lorrore contro lempia natura /strinse i mortali in social catena cos il terrore della natura grazie al sapere (e non alla religione) porter luomo a fondare nuovamente le virt civili (onest, lealt, solidariet, giustizia..) Quarta strofa ((vv.158-201): Io lirico introdotto nel paesaggio vesuviano: seggo la notte; e su la mesta landa / in purissimo azzurro / veggo dallalto fiammeggiar le stelle: davanti alla contemplazione dellinfinito cosmico si evidenzia la nullit delluomo Mentre nella poesia precedente (ad es. il canto Le ricordanze) il cielo stellato era immagine suggestiva che crea nellimmaginazione idea dellinfinito, ora veicola il pensiero della nullit. punti di contatto con Linfinito (ad es. sedendo e mirando), ma allidillio, allillusione, al piacere, allinfinito dellimmaginazione, si sostituisce linfinito che porta alla coscienza del vero (la nullit delluomo e la vastit delluniverso davanti a quel nulla che luomo ) vv. 167-170: ricorrenza del termine punto Anche il ricordo serve qui non per richiamare le illusioni passate, ma lantitesi tra vero stato delluomo e la sua vana fiducia di essere padrone e scopo delluniverso. Conclusione della strofa: quando lio lirico del poeta ricorda questo stolto orgoglio delluomo qual moto allora / mortal prole infelice, o qual pensiero /verso te finalmente il cor massale?; la risposta si colloca tra un senso di ridicolo e di compassione: Non so se il riso o la piet prevale Quinta strofa (vv. 202-236) Similitudine della mela che schiaccia e distrugge, cadendo, un formicaio: termine di paragone per leruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. (notte e ruina) distrusse Pompei, Ercolano e Stabia: sulle antiche citt ora pascola la capra e nuove citt calpestano le antiche. Conclusione: Non ha natura al seme / delluom pi stima o cura /che alla formica (se le stragi delluomo da parte della natura sono pi rare ci dovuto al fatto che luomo, rispetto alla formica, meno prolifico) Sesta strofa (vv. 237-296) Insignificanza del tempo umano rispetto al tempo della natura (secondo la concezione meccanicistica) Situazione del Vesuvio oggi, che sono passati Ben mille e ottocento / anni: stato di paura incombente, ben rappresentato nella figura del villanello che coltiva i vigneti, ma guarda con terrore alla vetta fatal del Vesuvio. Scena famigliare: controlla il ribollire del pozzo domestico e desta i famigliari per fuggire all (eventuale) eruzione. Seconda parte: rappresentazione delle rovine di Pompei (gusto per le antiche rovine e per gli scavi archelogici; preromanticismo delle rovine e dei notturni lugubri: il pipistrello). Significato: confronto tra la storia e la natura; tra la civilt e la materia; indifferenza della natura al breve respiro della storia umana. La natura sempre verde, ignara, indifferente alluomo e alla sua storia (anche alle antiche et e al succedersi della storia umana). Stoltezza delluomo che si crede eterno E luomo deternit si arroga il vanto. Settima strofa (vv. 297-317) Apostrofe finale alla lenta ginestra: suo comportamento modello di quello delluomo: anche lei destinata alla distruzione del vulcano. Ma sue caratteristiche positive: abbellisce e profuma i luoghi desolati; sar sommersa dalla lava senza ribellarsi (non renitente); non avr invano supplicato da codarda la natura, n si sar inorgoglita stoltamente. Ma pi saggia, ma tanto / meno inferma delluom, quanto le frali / tue stirpi non credesti / o dal fato o da te fatte immortali. Atteggiamento di dignit e di solidariet.

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