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Berti Filo ANAL
Berti Filo ANAL
Enrico Berti
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sofo (Platonism, 1928). Altri studiosi di Platone che operarono a Oxford furono F.
M. Corn fo rd, autore di poderosi commenti a Teeteto, Parmenide, Timeo, e R.
Robinson, autore di un bellissimo libro sulla prima dialettica di Platone (1953).
Per quanto riguarda Aristotele insegnarono a Oxford Ingram Bywater, leditore dellEtica Nicomachea (1894) e della Poetica (1897), fondatore e primo presidente della A ristotelian Society di Londra , la pre s t i giosa istituzione nei cui
Proceedings hanno poi pubblicato i propri saggi tutti i maggiori filosofi analitici;
W. L. Newman, autore di un ricchissimo commento alla Politica (4 voll., 18871902); John Cook Wilson, studioso di logica e di filosofia antica, secondo presidente della Aristotelian Society e definito da Bywater aristotelikotatos, cio aristotelicissimo. Ma il pi grande studioso di Aristotele fu William David Ross
(1877-1971), che insegn a Oxford, dove fu anche prevosto dellOriel College,
organizz la traduzione oxoniense di tutto Aristotele (12 volumi, 1908-1951), e fu
editore e commentatore di molte opere dello Stagirita (Analitici primi e secondi,
Topici ed Elenchi sofistici, Fisica, De anima, Metafisica, Politica, Retorica,
Frammenti). Ross dedic poi unimportante monografia anche a Platone (Platos
Th e o ry of Ideas, 1951). A Oxfo rd esisteva dunque, nella prima met del
Novecento, una scuola storico-filologica di studi su Platone e su Aristotele che si
collocava al pi alto livello nel mondo.
Un antefatto di tipo diverso si produsse nello stesso periodo a Cambridge,
dove George Edward Moore sin dallinizio del secolo aveva applicato alletica i
metodi dellanalisi linguistica iniziati in Germania da Franz Brentano, pubblicando
i famosi Principia ethica (1903), che facevano da pendant ai Principia mathemati ca di Russell e Whitehead. Lo stesso Moore chiam Wittgenstein a insegnare a
Cambridge allinizio degli anni Trenta e qui il filosofo austriaco svilupp la seconda fase della sua filosofia, caratterizzata dallanalisi del linguaggio ordinario e
dalla teoria dei giochi linguistici. A Cambridge Wittgenstein ebbe come allievi
J. Wisdom, G. M. E. Anscombe, G. H. von Wright, G. Ryle, alcuni dei quali erano
anche dei provetti g recisti. Si prepar cos lincontro tra la filosofia analitica e lo
studio di Platone e di Aristotele.
Questo incontro avvenne alla fine degli anni Trenta e si espresse anzitutto in
alcuni articoli, opera rispettivamente di John Austin e Gilbert Ryle. Austin (19111960), famoso grecista, scrisse nel 1937-38, in polemica con Prichard, un saggio
sul significato di agathon in Aristotele, in cui sostenne che questo termine non
indica solo il piacere, come pretendeva il suo antagonista, ma ha molti significati,
tutti riconducibili ad uno, chiamato nuclear meaning. Lo stesso tipo di analisi
Austin applic poi, nel saggio The meaning of a word (1940), ad altri termini, tra
cui essere, elaborando unintera teoria sulle diverse relazioni tra i significati
delle parole (sinonimia, omonimia, paronimia, analogia, riferimento a un significato primario), tutta ricavata da Aristotele, ma utilizzabile anche nellanalisi linguistica odierna.
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2. Austin e Ryle
falso, e il logos semantikos, che non n vero n falso (per esempio la preghiera o,
secondo Austin, una richiesta di scuse).
Sempre a Oxford Austin avvi la serie dei commenti ad Aristotele noti come
Clarendon Aristotle Series, proseguiti dopo la sua morte sotto la direzione di
John Ackrill. E a Oxford Austin ebbe come suo continuatore G.E.L. Owen, professore di filosofia antica e iniziatore, con Ingemar Dring dei famosi Symposia
Aristotelica, che dal 1957 si tengono ogni tre anni. Ad uno di questi simposii, concernente la dialettica (1963), partecip anche Ryle, che vi tenne una comunicazione dal titolo Dialectic in the Academy, dove si mostra come le indagini dialettiche, cio logiche, svolte nellAccademia dal vecchio Platone e dal giovane
Aristotele, avessero per oggetto i concetti transdipartimentali e costituissero lo
stesso tipo di analisi che viene praticato oggi dalla filosofia analitica.
Qualche anno pi tardi Ryle pubblic il suo libro su Platone, Platos Progress
(1966), dove, per difendere la sua interpretazione di Platone come filosofo analitico, introdusse non poche forzature della realt storica, come lipotesi che i dialoghi platonici venissero recitati in pubblico allo stesso modo delle opere teatrali, o
la tesi che nei dialoghi della vecchiaia (Parmenide, Teeteto, Sofista), i soli a suo
avviso che contengono lautentica filosofia di Platone, questi avesse completamente abbandonato la dottrina delle idee, la quale invece ancora attestata dal pur
tardo Filebo e dal Timeo. Per difendere questa tesi anche Owen non esit a sostenere che il Timeo non un dialogo tardo, come risulterebbe dal suo stile, ma
appartiene allo stesso periodo della Repubblica, cio rappresenta una fase della
dottrina platonica che sarebbe stata poi abbandonata dal suo autore.
Tuttavia il metodo inaugurato da Ryle nella lettura di Platone ha dato ulteriori
frutti, per esempio suscitando un famoso dibattito sul significato dellargomento
del terzo uomo, menzionato da Aristotele nella Metafisica come una delle obiezioni alla dottrina platonica delle idee, ma introdotto gi da Platone nella prima
parte del Parmenide, dove tale dottrina sottoposta appunto ad una serrata critica.
Un platonista come G. Vlastos ha scritto infatti nel 1954 un articolo sul terzo
uomo, sostenendo che esso denuncia laporia dellautopredicazione, in cui incorrerebbe la dottrina delle idee. Tale articolo ha provocato lintervento di filosofi
analitici, quali W. Sellars (1955) e P. T. Geach (1956) e numerosi altri, innescando
una discussione estremamente interessante, nel corso della quale emersa anche la
tesi secondo cui le idee sarebbero soggetti di un tipo speciale di predicazione, detta
predicazione paolina perch simile a quella impiegata in una lettera di San Paolo
a proposito della carit (la carit paziente, ecc.).
quale egli indica i due maggiori rappresentanti in Aristotele e in Kant. Il riferimento dei termini che usiamo nel linguaggio quotidiano, secondo Strawson, sono sempre realt particolari, cio situate nello spazio e nel tempo; ma tra queste alcune
risultano essere pi fondamentali di altre, e perci sono dette particolari di base,
o individui, perch sono riferimenti diretti delle parole, mentre gli altri particolari sono identificabili solo in quanto stanno in relazione con i primi.
Gli individui, secondo Strawson, sono i corpi naturali, a cui sono riferibili tutti
i fatti di tipo fisico, e le persone, cio i soggetti a cui sono riferibili tanto i fatti di
tipo fisico quanto quelli di tipo psichico. Per poter fare riferimento agli individui
nel linguaggio quotidiano, necessario non solo poterli identificare, al che sufficiente la loro collocazione nello spazio e nel tempo, ma anche poterli reidentificare
in condizioni spazio-temporali mutate. Per fare questo bisogna ricorrere ai cosiddetti sortali (parola desunta da Locke), cio a termini che indicano di quale sorta
un determinato individuo. Gli individui cos identificati fungono sempre da soggetti logici degli enunciati, mentre gli altri particolari e i rispettivi sortali fungono
da predicati. E evidente la corrispondenza fra le distinzioni introdotte da Strawson
e quelle inaugurate da Aristotele fra sostanze e accidenti e fra particolari e universali.
Alla concezione aristotelica della sostanza si infatti richiamato un allievo di
Strawson, anchegli attualmente professore a Oxford, cio David Wiggins, nel suo
intervento al dibattito sviluppatosi intorno al problema dellidentit. Questo ha
avuto inizio nel seminario tenutosi a New York nel 1969-1970 sul tema Identity
and Individuation , dove si discusse se lidentit che caratterizza il riferimento di
termini aventi sensi diversi (per esempio la stella del mattino e la stella della
sera, secondo la distinzione fatta da G. Frege tra senso e significato) sia unidentit assoluta, come quella tra gli indiscernibili, teorizzata da Leibniz, o sia unidentit relativa. Il concetto di identit assoluta, che corrisponde a quello aristotelico di
identit nella ousia, sta alla base della filosofia dellamericano S. Kripke, il quale
nel libro Naming and Necessity (1980) ha sostenuto che noi possimo identificare i
riferimenti del nostro linguaggio solo facendo uso dei cosidetti designatori rigidi, per esempio i nomi propri o i termini che designano propriet essenziali, i
quali hanno lo stesso riferimento in qualsiasi mondo possibile.
Oggetto dei designatori rigidi, secondo Kripke, sono anzitutto le specie natu rali, ma in qualche misura anche gli oggetti artificiali, i quali hanno ricevuto una
specie di battesimo originario attraverso luso che dei loro nomi viene fatto da una
determinata comunit linguistica. Le definizioni che si riferiscono alle specie naturali, secondo Kripke, sono enunciati necessari, ma non analitici, cio non a priori,
il che conferma la critica allempirismo gi mossa da Quine, per cui la distinzione
tra giudizi analitici e giudizi sintetici non corrisponde a quella tra verit necessarie
e verit contingenti. Per questa dottrina, che suppone chiaramente il concetto aristotelico di essenza, Kripke stato accusato di essenzialismo.
Wiggins, in Sameness and Substance (1980), ha ripreso il problema dellidentificazione degli oggetti che permangono in situazioni spazio-temporali mutate, i
cosiddetti continuants, sostenendo che essi possiedono una identit di sostanza
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nel suo noto libro su La fragilit del bene (1986) ha difeso le ragioni delletica aristotelica contro quelle delletica platonica, stoica e kantiana, e in un efficace articolo pubblicato nel supplemento letterario del Times (Virtue revived. Habit,
Passion, Reflection in the Aristotelian Tradition, July 3, 1992) ne ha proposto, contro i filosofi comunitaristi, uninterpretazione non conservatrice, capace di accogliere i contributi pi validi della modernit.
Nel complesso dunque, come si pu vedere, la filosofia analitica anglo-americana stabilisce con Platone ed Aristotele un rapporto che non solo di indagine
storica, ma anche e soprattutto di confronto teoretico e, qualora questo si riveli
positivo, di utilizzazione filosofica per la soluzione di problemi che interessano il
dibattito filosofico contemporaneo. Naturalmente ci avviene a volte a prezzo di
forzature storiche, che peraltro trovano in generale unimmediata denuncia allinterno di quello stesso ambito culturale, a cui non fanno certo difetto i pi raffinati
strumenti della filologia (specialmente tra gli allievi di G. E. L. Owen, che costituiscono oggi una delle pi avanzate scuole storico-filologiche del mondo). Ma questo tipo di approccio ha il vantaggio, reso per lo pi impossibile nellEuropa continentale dalla perdurante influenza dello storicismo, di non presentare i filosofi
antichi come altrettante mummie degne solo di un interesse di tipo antiquario,
bens come interlocutori sempre vitali ed attuali, anzi dotati di quella particolare
freschezza che propria della filosofia delle origini, non ancora logorata dalle
interminabili dispute che si sono susseguite nel corso dei secoli. Esso permette, sul
piano didattico, di offrire ai giovani delle motivazioni forti allo studio della filosofia, offrendo esempi affascinanti di coinvolgimento in essa ed evitando di ridurre la
storia della filosofia alla filastrocca di opinioni condannata gi da Hegel, che in
genere produce solo scetticismo.
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