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la Repubblica

DOMENICA 19 GENNAIO 2014

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R CULT

STRA PAR LANDO

GLI INIZI
Figlia del medievista Arsenio Frugoni, nel 64 si laurea alla Sapienza su Il tema dei tre vivi e dei tre morti, in cui inaugura un metodo di lavoro che tiene in uguale conto testi e immagini

LINSEGNAMENTO
Dopo il perfezionamento alla Normale insegna Storia medievale a Pisa, Roma e Parigi. Nel 1993 pubblica con Einaudi Francesco e linvenzione delle stimmate (Premio Viareggio)

La storica del Medioevo si racconta

tra ricordi, ricerca e dolori privati

FRUGONI
CHIARA

Studio San Francesco e ho portato il cilicio ma le suore sono state la mia scuola di ateismo
ANTONIO GNOLI

D
LA BIOGRAFIA
Chiara Frugoni (nata a Pisa nel 1940) una storica, specialista del Medioevo e di storia della Chiesa. Al centro dei suoi studi in particolare la figura di Francesco dAssisi

a quale angolo o buco del Medioevo balzata fuori questa donna insieme affabile e intelligente, la cui lieve rassegnazione, in certi momenti della nostra conversazione, sfiora il martirio? Me lo chiedo dopo aver ascoltato il lungo racconto di Chiara Frugoni. Un sentimento di calma avvolge le sue parole e una distratta bellezza nutre il volto franco e dolce. Non c convenzionalit nei suoi pensieri che vivono, mi sembra, di una sottaciuta divergenza con la vita. Cosa li muove? Da quale fuoco arcano provengono? Una medievista di rango, apprezzata in tutto il mondo per i suoi studi su San Francesco, srotola il proprio tempo con la precisione di una miniatura, invitandoci a scendere fino al punto in cui felicit e infelicit si toccano in certi dettagli o strade aliene che lei ha percorso. A cominciare dallinfanzia, sulla quale la Frugoni ha recentemente scritto un libro (Perfino le stelle devono separarsi, Feltrinelli), carico di reticente commozione. l, in quel luogo irrisolto, che prende corpo qualcosa di strano e di doloroso: S, la mia infanzia compendia la stranezza e il dolore, il sacrificio e la crudelt. E forse questo piccolo libro, nel quale mi racconto grazie alle figure che hanno attraversato la mia prima vita, desidero pensarlo come una forma di congedo. Lho scritto cercando una certa pace. E lha trovata? La pace? Diciamo che ritornare sui luoghi della mia infanzia ha lenito la mia angoscia. Quali luoghi? Solto, innanzitutto e poi Brescia. Tutto quello che mi accaduto fino ai dieci anni si svolto in quella cornice. Tra il paradiso e linferno. Due mondi opposti, come li conciliava? Non cera conciliazione tra le due societ. Tra quella dei nonni materni, la parte ricca, e quella dei nonni paterni: povera, indigente, dignitosa. Le due famiglie non si sono mai toccate. Mai un abbraccio, una festa celebrata in comune. Mai niente che le mescolasse. E lei come reag? Con rassegnazione. Erano mondi codificati, difficili da aggredire o cambiare. Il babbo era a Roma per studio e lavoro. Con la mamma vivevamo in un bel palazzo nel centro di Brescia. Occupavamo una stanza come dei rifugiati. Il giorno a scuola dalle suore. La sera insieme a cena con i nonni. Di solito cera il classico piatto di minestra. Finito il quale la mamma tirava fuori da un sacchetto una fetta di stracchino. Come spiega tanta austerit? Era il loro tratto crudele. Ma anche il modo di interpretare unidea di bene, tanto assurda quanto impervia. Il nonno materno, molto bigotto, diceva che sarei diventata una badessa. E per questo la fece studiare dalla suore? Lintenzione fu quella. Ma mi trovai in una scuola assurda e folle. Folle? S, quelle suore ossessionate dal sesso e dalla vita volevano che avessimo delle visioni. Ci dicevano che se non avessimo visto lostia animarsi saremmo state dannate. Passavo il mio tempo nella penitenza e nella preghiera. Portavo il cilicio a insaputa dei miei. I suoi genitori non ne erano a conoscenza? No. Le suore non volevano che raccontassimo in famiglia ci che accadeva a scuola. Ci minacciavano e al tempo stesso ci dicevano che eravamo delle elette. A sette anni conoscevo il significato del peccato mortale e veniale, cosera sacrilego e cosa non lo fosse. Che ordine era? Erano suore canossiane. Vivevo quel mondo con una profonda angoscia. Ricordo che un giorno giunsi sulla piazza del Duo-

A mio padre devo il senso del dovere, ma anche linfelicit


mo di Brescia. Completamente vuota. Alle due sarei dovuta rientrare a scuola. Ero sola con una cartella pesantissima e, in quel momento, pensai che la mia infanzia era finita. Perch lo pens? Perch sentii montare in me una disperazione fortissima e al tempo stesso un senso di ineluttabilit per ci che stava accadendo. Ma i suoi non ne ebbero la percezione? I bambini mascherano bene. Pap veniva a trovarci raramente. Raccontava di questi suoi interminabili viaggi in treno, in terza classe, da Roma a Brescia. Poi, finite le elementari, mia madre si ribell e decise di avvicinarsi a Roma. Andammo a vivere a Ostia, dove le case dinverno costavano pochissimo. Alla domenica il babbo ci portava in pineta o a vedere il mare. A me, che il mare lo vedevo tutto i giorni, sembrava una punizione. Come erano i suoi genitori? Mia madre era una casalinga felice del suo mondo. Disprezzava cordialmente il lavoro intellettuale del babbo. Suo padre stato il grande Arsenio Frugoni, illustre medievista. Era un personaggio affascinante con un totale disprezzo per le cose. Da me, ma non da mio fratello, pretese la perfezione assoluta e ci scaten una certa insicurezza malgrado fossi la pi brava a scuola. Poi mi iscrissi al liceo Virgilio. Fu un periodo felice. Pap lavorava alla Treccani. Sembravamo, improvvisamente, una famiglia normale. Quando arriv luniversit, ripresero le angosce. Pensavo di non farcela. Interruppi. Cercai un lavoro come commessa in un grande magazzino. I miei erano allibiti. Il babbo nel frattempo era diventato professore alla Normale di Pisa. E lei riprese i suoi studi? S, provai ad entrare alla Normale. Ma ben presto capii che non potevo avvicinarmici. Cosa lo impediva? Mio padre, cosa se no? Scrisse una lettera al direttore della Normale dicendo che ero inadatta alla ricerca. La verit che non voleva che si pensasse che godessi di favori familiari. Terminai luniversit a Roma e feci il concorso come bibliotecaria a Pisa. Lo vinsi. Una biblioteca magnifica, oggi diventata lassurdo contenzioso di politici incapaci. Descrive un padre terribile. Fu uno dei volti di questuomo. Non teme che ne sia stata in qualche modo vittima? Forse s. Mi ritenevo una ribelle perdente. Soggiogata dal suo fascino. Ricordo che solo dopo la sua morte ho cominciato a scrivere, a pubblicare e a insegnare. Come morto? In un incidente di macchina, nei pressi di Bolgheri. Morirono

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IL DIAVOLO
Nel 2011 ha scoperto in uno degli affreschi attribuiti a Giotto nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi un profilo di diavolo tracciato tra le nuvole, finora del tutto ignoto
DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI

LA NARRATIVA
Lanno scorso esce con Feltrinelli San Francesco e il lupo, illustrato da Felice Feltracco: una lettura originale e poetica di un episodio della vita del santo. del 2013 anche Perfino le stelle devono separarsi

Le parole del Vangelo non hanno bisogno dellaldil Valgono per noi, ora Non mi libero dallidea di non avere pi tempo
S, ricordo certi viaggi in lambretta io alla guida e lui dietro con cui si andavano a vedere gli affreschi di Clusone sulla danza macabra e il trionfo della morte. Temi su cui mi sarei laureata. Non ho avuto dei maestri. Ma lui, anche se in modo distorto, lo stato. Ho percorso una strada che pap aveva solo cominciato: lattenzione allimmagine come fonte storica. Ma lei non ci creder. Non creder a cosa? Che la passione per le immagini si chiar nel periodo che passai in sanatorio. Lei una continua sorpresa! Da piccola contrassi la tubercolosi. Fu durante luniversit che la malattia divenne insidiosa. Tanto che pensarono di ricoverarmi in un sanatorio in Valtellina. Sebbene fosse concepito come una prigione, quel luogo non era privo di fascino. Avevano sequestrato il nostro tempo. Cera proibito leggere e incontrare, soprattutto allinizio, i parenti e gli amici. Perch? Si credeva, e penso sia vero, che i sentimenti influissero sullorganismo. Le emozioni alzavano la febbre. Occorreva lasciarsi invadere da una calma interiore. Che rompevamo solo durante la cena. Ogni sera ci si cambiava per andare a tavola. Eleganti scambiavano occhiate e palpiti. Nascevano a volte amori furiosi, destinati a infrangersi nella normalit del giorno. Dinverno, limportante che non ci fosse vento, ci obbligavano a stare sul balcone o in terrazza per ore. Guardavo, come ipnotizzata, la montagna registrando i pi piccoli spostamenti della neve. O nel cielo le nuvole. stata uneducazione allosservazione, un allenamento alla pazienza. Che ho poi trasferito nel mio lavoro. Soprattutto nellesplorazione delle immagini come documenti della storia. Al centro del suo lavoro di studiosa c la figura di San Francesco. Oggi tornata in auge. Cosa rappresenta? Intanto meno scontata di quel che sembra. Ha creato un ordine, ha rivoluzionato il rapporto con la societ e rivisto le relazioni con la Chiesa. Ha reso praticabile il dialogo tra le religioni ed effettuale la parola del Vangelo e questo gi in pieno Medioevo. Si sempre pensato al Medioevo come a unepoca arretrata, buia, oltranzista, dogmatica. Sono felice di aver contribuito a sfatare questa immagine. Pensi a certi oggetti che sono stati inventati allora: gli occhiali, i bottoni che hanno fondato la moda, il mulino a vento, la forchetta, la forma del libro, i vetri, gli assegni, le note musicali. Sono le prime cose che mi vengono in mente. Potrei continuare. E poi c larte. Sto scrivendo un libro, che sar lultimo, sugli affreschi della basilica superiore di Assisi. Con molte novit interpretative dentro. Perch dice che sar lultimo? Perch non ne scriver altri. unaffermazione singolare. Lei parlava allinizio di un congedo. Cosa intendeva? Segnalare che una vita volge a termine. Ho 74 anni. Sono in buona salute. Eppure un pensiero che torna sovente. Lo so, c qualcosa di irrazionale in ci che dico. Ma non mi libero dallidea di non avere pi molto tempo. Laccolgo con serenit. Senza drammi. Mio padre avrebbe questanno compiuto centanni. morto a 56. Sono nata lo stesso mese e giorno in cui era nato lui: 4 di febbraio. Si scrisse la sua epigrafe che concludeva con una frase molto francescana: ricordatemi ancora, volendovi bene. Posso chiedere se crede in Dio? Dovrei? Dopo quello che mi accaduto penso che le suore furono uneccellente scuola di ateismo. Ho smesso di credere verso i 15 anni. E con chi o con cosa lha sostituito? La pratica francescana o le parole del Vangelo non hanno bisogno dellaldil. Valgono per noi, per il nostro mondo. Per me sono dei buoni modelli, come la capacit di introspezione e la fantasia. Lo zio Gianni un uomo che rimpianse per tutta la vita di non aver sposato una violinista mi regalava per le feste dei piccolissimi giocattoli. Diceva che non avevano avuto il tempo di crescere. E che io avrei dovuto prendermene cura. Ecco, mi piace pensare che quella bambina di allora abbia imparato ad applicare quella piccola lezione su tutto.
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lui e mio fratello. La mamma rest a lungo in coma. Cosa accadde quando apprese la notizia? Fu tremendo. Mi precipitai allospedale. Arrivai che era pomeriggio. Feci le scale. Incrociai il primario di ortopedia. Gli chiesi notizie. Mi scrut con fastidio: il vecchio morto. Il giovane non passer la notte, disse allontanandosi. Solo la mamma trascorse un anno in ospedale a ricomporre i pezzi. Eppure quella morte in un certo senso lha liberata. Ha cancellato limmagine che restituiva di me: la perfetta cretina. C una vicenda misteriosa che riguarda suo padre: la sua apparente adesione a Sal. So che lei se ne interessata a fondo. Con quali risultati? Pap, che conosceva perfettamente il tedesco passammo anche un periodo a Vienna dove lavorava per lIstituto italiano di cultura fu chiamato a dare lezioni di italiano al tenente colonnello Jandl. Che poi verr giustiziato a Norimberga. Mi scusi, non era facile entrare in quella cerchia senza qualche credenziale politica. vero. Oltretutto l cerano anche Mussolini, i gerarchi, le SS. Il peggio del fascismo e del nazismo. Di questo non seppi mai nul-

la fino al giorno del funerale di mio padre. Durante la cerimonia si present un signore che era stato capitano delle SS. Mi disse che pap aveva fatto il doppio gioco. Che era un partigiano infiltrato. Andai a trovarlo a Berlino, sperando che avesse dei documenti. Niente. In seguito mi scrisse una lunga lettera, con il vincolo di non diffonderla, in cui mi diceva come pap era riuscito a evitare larresto e la fucilazione scappando dalla finestra. Come possibile che suo padre su tutto questo abbia taciuto? Non lo so. Credo facesse parte della sua personalit misteriosa. Una sola volta reag con molto fastidio contro quella gente che si vantava di aver fatto la Resistenza. In seguito ho cercato documenti, rovistato in archivi. Niente. saltata fuori solo una tessera in cui si diceva che era stato un partigiano di brigata. Ma qualcuno deve averlo mandato a Sal. Credo siano stati i servizi segreti inglesi. E forse ci fu anche il coinvolgimento di Montini, il futuro papa, allora molto impegnato nel gioco della resistenza. Cosa deve a questuomo? Lonest e il senso del dovere. Al prezzo di una grande infelicit. Certo non ho educato i miei figli allo stesso modo. Forse gli deve anche la passione per il Medioevo?

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