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In Cristo riceve luce il problema


della sofferenza
Dio, il problema del male e la
sofferenza
• Di fronte alla sofferenza fisica, morale e soprattutto di
fronte alla sofferenza dell’innocente, si allontana da
Dio.
• Il problema del male ha sempre costituito una grande
obiezione contro l’esistenza di un Dio provvidente
 Il filosofo Epicuro ha posto esplicitamente il contrasto tra
esistenza del male ed esistenza della divina provvidenza in
termini che resteranno famosi nello sviluppo della storia
della filosofia: “Dio o vuol togliere i mali e non può, o può e
non vuole, o non vuole e non può, o vuole e può. Se vuole e
non può, è impotente; se può e non vuole, è malvagio; se non
vuole e non può, è malvagio e impotente; se vuole e può,
perché esistono i mali?”.
 Il male è dunque deficienza di essere o di perfezione, è
imperfezione; esso ha ragione di non-essere piuttosto che di
essere.
o Nella prospettiva cristiana è Gesù la vera liberta dell’uomo, Colui
che può dare la forza sufficiente per resistere al male e fare il bene.
o Da solo il libero arbitrio è destinato a soccombere alla “legge del
peccato”; con la grazia di Cristo, al contrario, il libero arbitrio
diviene capace di accogliere e mettere in pratica “la legge di Dio”.
Piccolo accenno alla sofferenza
nella visione cristiana cattolica
 La sofferenza e in speciale quella del giusto, è, forse,
il problema che maggiormente tormenta la vita
dell’uomo. Lui si pone molte domande e cerca risposte
circa la propria origine e la propria destinazione, circa il
senso della vita e della morte, ma le domande più
insistenti le pone circa il dolore e il suo significato
perché è ciò che più mortifica la condizione umana e,
nello stesso tempo, lo vede impegnato, con tutte le sue
forze, nel tentativo di superare tale limite.
A volte si parla di malattia e si pensa immediatamente
alla condizione di malessere fisico; a volte si parla di
sofferenza che investe un ambito più ampio, è molto
radicata nell’uomo e interessa sia la sfera fisica sia la sfera
morale se si considerano la sua corporeità e la sua
spiritualità; ambedue le dimensioni sono il soggetto della
sofferenza: è l’intera persona umana a portarne il peso.
Dunque, quando si parla di sofferenza fisica, si pensa al
corpo; quando si parla di sofferenza morale, si parla di
dolore dell’anima
Cristo il servo sofferente
 All’interno di ogni singola sofferenza provata dall’uomo
appare inevitabile l’interrogativo: perché? Quale causa,
ragione, scopo e senso. Anche gli animali soffrono, però
solo l’uomo, soffrendo sa di soffrire e se ne chiede il
perché; e soffre in modo umanamente ancor più profondo
senza trovare soddisfacente risposta. Questa è una
domanda difficile, ma ce n’è un’altra affine. Perché il male?
Perché il male nel mondo? Questa è la domanda che
l’uomo pone a Dio in quanto suo Creatore ed è proprio per
questo che spesso entra in conflitto sino alla negazione
stessa di Dio, perché il male e la sofferenza offuscano
l’immagine di sapienza, potenza e magnificenza di Dio.
Dio aspetta questa domanda e l’ascolta, come vediamo
nell’AT nel libro di Giobbe. E’ nota la storia di
quest’uomo giusto, il quale senza nessuna colpa da
parte sua viene provato da innumerevoli sofferenze.
In Gesù Cristo si può capire che il dolore è una grazia:
«...perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in
Gesù Cristo, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa
lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io
sostengo» (Fil 1, 29-30).
Gesù Cristo: la sofferenza vinta
dall’amore
• Dio salva per mezzo della croce: è il mistero, gelosamente custodito, del suo
amore.
• L’innocente che soffre, è associato al mistero dell’innocente ingiustamente
sacrificato. Se siamo ancora sottoposti alla sofferenza, non è quindi in una
prospettiva di castigo, ma di salvezza.
• Il Redentore ha sofferto al posto dell’uomo e per l’uomo. Ogni uomo ha una sua
partecipazione alla redenzione. Agli occhi del Dio giusto, quanti partecipano alle
sofferenze di Cristo diventano degni del Regno.
•La sofferenza di Cristo ha creato il bene della redenzione del mondo. Questo bene
in se stesso è inesauribile ed infinito. Nessun uomo può aggiungervi qualcosa.
Il Vangelo della sofferenza
San Paolo è nel momento in cui è
incatenato, impotente, impedito
nei suoi desideri di apostolato,
stende il suo inno di
ringraziamento di fronte al piano
di Dio: «In questo momento sono
lieto delle sofferenze che sopporto
per voi e completo nella mia carne
quello che manca ai patimenti di
Cristo, a favore del suo corpo che è
la Chiesa» (Col 1,24). Senza dubbio
noi non possiamo aggiungere
nulla alla sofferenza redentrice
del Cristo personale; ma occorre
che la Chiesa, il Corpo attuale di
Cristo, io stesso, in cui vive Cristo
mediante la fede, il battesimo,
l’eucaristia e l’unzione dei malati,
sia reso «conforme» a Cristo nella
sua sofferenza per me.
Cristo non è venuto a spiegarci la sofferenza, ma a
riempirla della sua presenza, a condividerla, a
trasfigurarla, mostrandoci in quale spirito si deve
assumere, per conformarci a Lui. La sofferenza è il
volto del Crocifisso
Benedetto XVI: La
sofferenza e l’esercizio
della speranza
 
La sofferenza è considerata come luogo di
apprendimento della speranza e, di qualunque tipo essa
sia (fisica, psicologica, sociale, ecc.), specialmente quella
degli innocenti,va vinta. Alleviare la sofferenza è dovere
della giustizia e dell’amore e rientra nelle esigenze
fondamentali della vita
Il modo con cui la società si rapporta con la sofferenza
e con i sofferenti è il suo biglietto di presentazione. Se
essa non è capace di provare compassione e se non è
capace di portare e condividere le sofferenze, è una
società disumana e crudele. Accettate di condividere la
sofferenza degli altri esige che chi si avvicina al
sofferente, riesca a trovare in essa un senso e a
considerarla come un mezzo di purificazione, di
maturazione, di speranza. Provare compassione,
infatti, accettare l’altro che soffre, significa fare propria
la sofferenza dell’altro.
Domande:
 
1. Perché il Padre, per salvarci, ha scelto la sofferenza?
2. Perché nel mondo c’è ancora tanta sofferenza, se
Gesù tutto ha “compiuto” per riscattarci?
3. Perché Gesù permette la sofferenza anche per noi,
Suoi “amici”?
4. Perché la sofferenza è necessaria per farci santi?
L’Amore non è da più della sofferenza?
5. La sofferenza accettata è la massima testimonianza
di amore al Padre e ai fratelli?
6. Perché Gesù ci invita a “prendere la croce” e
insieme a “stare nella pace e nella gioia”? Non sono
due cose incompatibili?
7. Perché Dio permette il dolore innocente?

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