Sei sulla pagina 1di 25

Occhio di pavone dell’olivo o

Cicloconio

Ordine: Hyphales
Famiglia: Dematiaceae
L’agente dell’Occhio di pavone dell’Olivo fu
individuato per la prima volta a Marsiglia nel
1845 da Castagne che lo riportò come
Cycloconium oleaginum Cast. .
In Italia, la malattia fu segnalata nel 1891, anche se
il cicloconio era già presente nel 1830.
Hughes nel 1953 trasferì la specie dal genere
Cycloconium Cast. al genere Spilocaea Fries come
Spilocaea oleagina ( Cast.) Hugh.
Diffusione a livello globale
 fungo MITOSPORICO (sono i miceti di cui si
conosce solo la fase di riproduzione asessuata)
 patogeno biotrofo obbligato dell’olivo
 a colonizzazione sub-cuticolare
 evade dal tessuto mediante con piccoli
conidiofori unicellulari, portanti conidi
piriformi, bruni.
 I sintomi si notano nelle parti erbacee con
danni notevoli soprattutto all’apparato fogliare
 la malattia è epifitica, il patogeno penetra
attivamente s’inserisce sotto la cuticola, dove
si sviluppa con colonie ialine, parallele alla
superficie, di forma circolare, dapprima
invisibili all’esterno e poi brune e vellutate
quando il fungo fruttifica.
 procede con l’evasione mediante rottura
dell’epidermide e sporulazione sulla pagina
fogliare superiore
 si osservano sulle foglie delle aree
concentriche clorotiche alternate a zone
verde scuro che raggiungono le i 10-12 mm di
diametro e colore.
Le macchie hanno una caratteristica zonatura
concentrica data da:
 aloni
 alternanza di periodi d’accrescimento e di stasi
Pertanto viene detto“occhio di pavone”.
L’allargamento delle macchie è di solito seguito
da parziale clorosi e necrosi della lamina
fogliare.
 Difficilmente compaiono piccole macchie
irregolari leggermente infossate in prossimità
della maturazione
 sui peduncoli è possibile riscontrare più
facilmente macchie brune, talora avvolgenti il
peduncolo stesso
 causano una minor resa in olio
 non sono responsabili d’alterazioni delle
caratteristiche organolettiche dell’olio
 Sui rametti verdi dell’anno, le macchie sono
localizzate sulle parti più tenere del germoglio
e ricordano lontanamente quelle delle foglie.
 Presenta due cicli infettivi legati a condizioni
di tempo mite e umido: autunno e primavera.
 in condizioni favorevoli il periodo di
incubazione è di 2-3 settimane.
 intervallo termico di sviluppo dell’infezione tra
5-10 °C e 35 °C;
 per la germinazione dei conidi occorre forte
umidità e un elevato numero di ore di bagnatura
delle foglie
 disseminazione dei conidi è favorita
essenzialmente dalle ( maggior numero di foglie
colpite nella parte bassa della chioma)
 il patogeno può mantenersi vitale nel corso di
tutto l’anno sugli olivi stessi e sulle foglie
cadute
 Le infezioni di piante adiacenti avvengono ad
opera di conidi sospesi in gocce di acqua,
trasportate dal vento.
 Il periodo d’incubazione varia da 1-3 mesi fino
a 8-10 mesi, ma è possibile che si riduca ad un
paio di settimane.
 dopo lunghi periodi di stasi (estate) quando le
foglie con macchie manifeste sono cadute,
l’inoculo deriva dalle foglie sulla pianta con
lesioni latenti, che riprendono il loro
accrescimento.
 Le varie cv d’olivo presentano un diverso
grado di suscettibilità
 la resistenza alla malattia è dovuta al sottile
spessore del tessuto a palizzata
 nelle cv più suscettibili si ha anche un più
breve periodo d’incubazione della malattia
 In aree particolarmente umide, l’incidenza
della malattia varia dal 50% al 70-100% .
 si può osservare sporulazione del patogeno
anche nel periodo invernale
 soltanto in estate, il patogeno si arresta e le
infezioni rimangono latenti, fino all’autunno
successivo.
Il patogeno è favorito da
 sesti di impianto fitti,
 nelle parti basse della pianta
 chiome folte che trattengono umidità
La malattia
 interferisce con l’attività fotosintetica
 porta alla caduta delle foglie in estate con possibile
riduzione della produzione
 maggiore traspirazione, maggiore consumo di
sostanza organica
 La diagnosi macroscopica è agevole per la
sintomatologia fogliare
 E’ possibile una diagnosi precoce in assenza di
sintomi manifesti:
 immergendo le foglie in una soluzione di NaOH o di KOH al
5% per 2-3 minuti (a temperatura ambiente se foglioline
giovani, a 50-60 °C se foglie di un anno): in trasparenza si
evidenziano piccole macchie scure.
 al microscopio le fruttificazioni del fungo si differenziano
sulla pagina superiore, mostrano conidi piriformi, bruni,
provvisti di un setto trasversale, misuranti 14-27 x 9-15 μm
 sesti di impianto adeguati
 potatura annuale in modo da mantenere sempre
arieggiata la chioma
 evitare l’irrigazione sovra chioma
 anticrittogamici rameici (in alternativa: dodina)
 in zone con rischio prolungato, fino a 6-7
trattamenti dall’autunno alla primavera
 il rame causa caduta selettiva delle foglie infette
che non conservano un inoculo efficace (probabile
azione fitotossica del Cu)
 trattamento con rame alla ripresa vegetativa per
eradicare l’inoculo e prevenire l’infezione
 Monitoraggio estivo nelle aree a rischio con la
diagnosi precoce laddove siano state
evidenziate infezioni latenti
 consigliabile un secondo trattamento a fine
estate alla comparsa delle primissime macchie

Potrebbero piacerti anche