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Alessio Ferrara 3 Bsa

IL VAIOLO

ETIMOLOGIA DELLA PAROLA


Vaiòlo (letter. vaiuòlo) s. m. [lat. tardo variŏla, der. di varius «vario, chiazzato»]. – In
medicina e veterinaria, grave malattia esantematica, contagiosa ed epidemica, di
natura virale, caratterizzata da pustole destinate a disseccarsi e a ricoprirsi di croste
che lasciano cicatrici tipiche, e da profonda compromissione dello stato generale;
nella specie umana, grazie alla vaccinazione in massa dei soggetti a rischio e
all’isolamento dei malati, è malattia ormai sradicata; tra gli animali, può colpire
uccelli, bovini, equini, suini, ecc. e, a seconda delle specie, assume carattere ora
minaccioso, ora mite.
Il vaiolo è una malattia infettiva estremamente contagiosa, causata da due varianti
del virus Vaiola, il Variola maior e il Variola minor. Il virus del vaiolo si localizza a
livello della piccola circolazione della cute, del cavo orale e della faringe. Sulla pelle
si manifesta con un’eruzione maculo-papulare e, successivamente, con vescicole
sollevate piene di liquido.

Tra le due tipologie di virus, il Variola maior determina la comparsa dei segni clinici
(Fig.2) in modo più evidente ed ha una mortalità del 30-35%. Le complicanze per chi
riesce a sopravvivere includono, nel 65-85% dei casi, cicatrici permanenti, mentre
nel 2-5% dei casi possono manifestarsi cecità e deformazione agli arti.
fig. 2
Le origini, come l’epoca, di questa malattia non si conoscono ancora, anche se gli
studiosi ipotizzano che possa essersi evoluto da un virus dei roditori. Esistono, però,
prove della sua prima comparsa tra gli uomini che, circa 3000 anni fa, prosperavano
nella Valle del Nilo dell’Antico Egitto. Gli esami effettuati su alcune mummie egizie
mostrerebbero lesioni simili e compatibili con quelle causate dalla malattia virale.

Quello che gli studiosi ipotizzano è che i commercianti egiziani abbiano importato il
vaiolo in India nel I millennio a.C., dove è rimasto endemico per 2000 anni; il vaiolo
sembrerebbe poi essere stato introdotto in Cina nel I secolo a.C e da qui in Giappone
nel IV secolo, dove si stima abbia decimato 1/3 della popolazione. Non è molto
chiaro come questa malattia sia sopraggiunta in Europa e in quale periodo storico
preciso, ma sembra che i primi focolai abbiano avuto origine nel Medioevo con
successive disastrose epidemie, rendendo il vaiolo la principale malattia endemica
nel mondo nel XVIII secolo, prima causa di morte in Europa con 400.000 decessi
l’anno. Fortunatamente oggi il vaiolo non esiste più e viene certificata come malattia
sradicata dalla popolazione mondiale dal 1980 (Organizzazione Mondiale della
Sanità).
Nessun caso di vaiolo si è verificato al mondo dal 1977, per via della vaccinazione
su scala mondiale. Nel 1980, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
raccomandato la sospensione della pratica routinaria della vaccinazione anti-
vaiolosa.
Fisiopatologia del vaiolo
Esistono almeno 2 ceppi di virus del vaiolo umano:

 Variola major (vaiolo classico), il ceppo più virulento

 Variola minor (alastrim), il ceppo meno virulento

Il vaiolo presenta una trasmissione di tipo interumano per inalazione di goccioline


respiratorie o, in minor misura, per contatto diretto. Anche indumenti o lenzuola
contaminate possono trasmettere l'infezione. La contagiosità è massima per i primi
7-10 giorni dalla comparsa dell'esantema. Una volta formatesi le croste sulle
lesioni cutanee, l'infettività diminuisce.

Il tasso di attacco raggiunge l'85% negli individui non vaccinati e l'infezione può
portare fino a 4-10 casi secondari per ciascun caso indice. Tuttavia, l'infezione
tende a diffondersi lentamente e, soprattutto, tra persone a stretto contatto tra
loro.

Il virus invade la mucosa orofaringea o respiratoria e si moltiplica nei linfonodi


regionali, portando poi alla viremia. Infine, si localizza nei piccoli vasi sanguigni del
derma e della mucosa orofaringea. Gli altri organi di rado sono clinicamente
coinvolti, ad eccezione di un interessamento occasionale del sistema nervoso
centrale, in cui può svilupparsi encefalite. Può svilupparsi un'infezione batterica
secondaria a livello cutaneo, polmonare e scheletrico.

Sintomatologia del vaiolo

Variola major
La variante major ha un periodo di incubazione di 10-12 giorni (variabile da 7 a 17
giorni), seguito da un periodo prodromico di 2-3 giorni caratterizzato da febbre,
cefalea, lombalgia ed estremo malessere. Talvolta possono presentarsi dolore
addominale e vomito. Dopo questa fase, compaiono lesioni maculo-papulari sulla
mucosa orofaringea, sul volto e sulle braccia, diffondendosi rapidamente al tronco
e alle gambe. Le lesioni orofaringee si ulcerano rapidamente. Dopo 1-2 giorni, le
lesioni cutanee diventano vescicolari e poi pustolose. Le papule sono più numerose
sul viso e sugli arti che sul tronco e possono interessare il palmo delle mani. Le
pustole sono tondeggianti e tese e appaiono collocate in profondità. Le lesioni
cutanee del vaiolo, a differenza di quelle della varicella, si trovano tutte al
medesimo stadio di evoluzione in una determinata parte del corpo. Dopo 8 o 9
giorni le pustole diventano croste. Importanti cicatrici residue sono tipiche.
Il tasso di mortalità è di circa il 30%. La mortalità è dovuta alla massiva risposta
infiammatoria che causa shock e insufficienza multiorgano e avviene solitamente
durante la seconda settimana di malattia.

Circa il 5-10% dei soggetti con variola major sviluppa una variante emorragica o
una maligna (vaiolo piatto).

La forma emorragica è più rara e ha un periodo prodromico più breve e intenso,


seguito da un eritema generalizzato ed emorragie cutanee e mucose. È
invariabilmente letale entro 5 o 6 giorni.

La forma maligna ha un simile periodo prodromico severo, seguito dallo sviluppo


di lesioni cutanee confluenti, piatte, non pustolose. Nei sopravvissuti, l'epidermide
frequentemente desquama.

Variola minor
La variola minor determina sintomi simili ma molto meno gravi, con un esantema
meno esteso.

Il tasso di mortalità è < 1%.

Diagnosi del vaiolo

La diagnosi di vaiolo è confermata documentando la presenza del DNA del vaiolo


mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) in campioni da vescicole o pustole.
Oppure la presenza del virus può essere identificata mediante microscopia
elettronica o coltura virale del materiale raschiato da lesioni cutanee e confermata
successivamente mediante PCR (Polymerase Chain Reaction)

Trattamento del vaiolo

Il trattamento del vaiolo in genere è di supporto, con antibiotici per eventuali


superinfezioni batteriche.
L'isolamento dei soggetti con vaiolo è essenziale. Nelle epidemie limitate, i pazienti
possono essere isolati in ospedale usando le precauzioni per la trasmissione per via
aerea in una stanza di isolamento per infezioni aeree. In corso di epidemie di
massa, può essere necessario l'isolamento domestico. I contatti devono essere
posti sotto sorveglianza, in genere misurandone quotidianamente la temperatura
corporea; se sviluppano una temperatura > 38° C o altro segno di malattia, devono
essere isolati nella loro abitazione.
Prevenzione del vaiolo

Dopo una singola vaccinazione la risposta immune inizia ad attenuarsi dopo 5 anni
ed è probabilmente trascurabile dopo 20 anni. Negli individui rivaccinati con
successo una o più volte, una certa immunità residua può persistere per ≥ 30 anni.

Finché non si verifica un focolaio epidemico nella popolazione, la vaccinazione pre-


esposizione rimane consigliata solo a coloro ad alto rischio di esposizione al virus.

La vaccinia progressiva è una lesione vescicolare non tendente alla guarigione


spontanea che si sviluppa dopo la vaccinazione contro il vaiolo e si diffonde
ampiamente per coinvolgere la pelle oltre al sito di immunizzazione e
coinvolgendo profondamente ossa e visceri. Si verifica quasi esclusivamente nei
soggetti vaccinati con un difetto alla base dell'immunità cellulo-mediata.
L'eczema vaccinatum è un vaccino che si sviluppa in pazienti con pelle eczematosa.
I pazienti possono sviluppare eczema da vaccino dopo aver ricevuto il vaccino
stesso o in seguito a un contatto fisico con qualcuno che ha ricevuto il vaccino.

La vaccinia generalizzata è composta da lesioni vaccinali distribuite diffusamente


causate dalla diffusione ematogena del virus vaccinico dopo la vaccinazione.
Nonostante possa apparire come un disturbo grave, la vaccinia generalizzata è
generalmente benigna.

Complicanze del virus del vaccino vivo


I fattori di rischio per le complicanze comprendono manifestazioni cutanee estese
(in particolare eczema), patologie o terapie immunosoppressive, infiammazioni
oftalmiche e gravidanza. Una vaccinazione diffusa non è raccomandata per via dei
rischi correlati.

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