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VEICOLO
e PARTI MECCANICHE
CLASSIFICAZIONE DELLA CARROZZERIA
1
2
In base alla posizione gli elementi costituenti la scocca del veicolo vengono distinti in
elementi interni/esterni, che sono generalmente strutturali o di rivestimento.
Non è possibile effettuare una netta distinzione tra un tipo di elemento e l’altro, un elemento
strutturale può avere anche un ruolo nell’aspetto esterno, mentre un elemento di finizione può
allo stesso tempo avere una notevole importanza strutturale.
Elementi interni ed esterni di una vettura Alfa Romeo Elementi interni ed esterni di una vettura Fiat Punto
Per la resistenza agli urti laterali la scocca è stata studiata conformemente alle più
recenti normative Europee ed è in grado di garantire un elevato livello di sicurezza
degli occupanti prevedendo una deformazione controllata tale da non compromettere
la cellula di sopravvivenza.
Quanto descritto è stato ottenuto:
- rinforzando i longheroni sottoporta tra i montanti anteriori ed i montanti centrali;
- rinforzando i montanti centrali e posteriori nei punti di attacco ai longheroni, nei punti
di ancoraggio delle cinture di sicurezza e nelle zone degli scontrini delle serrature
- inserendo una traversa scatolata di rinforzo tra i longheroni sottoporta.
LE PORTE
Le porte anteriori e posteriori, realizzate con processi tradizionali di stampaggio, sono
dotate di barre antiestrusione e di rinforzi in cintura per il contenimento degli urti
laterali. Per migliorare ulteriormente la sicurezza sono stati inseriti rinforzi in
corrispondenza delle cerniere.
PORTELLONE POSTERIORE
Il portellone posteriore realizzato con processi tradizionali di stampaggio, presenta
un ampio cristallo incollato alla struttura tramite adesivo poliuretanico. L’apertura del
portellone è ottenuta tramite chiave, agendo direttamente sulla serratura del
portellone stesso o dall’interno del veicolo utilizzando il comando di apertura
meccanico posizionato sul rivestimento sottoporta lato guida. In posizione di
apertura il portellone è sorretto da due puntelli telescopici pressurizzati
idropneumatici (molle a gas).
1 - portellone posteriore 5 - braccio tergitore
2 - rivestimento interno 6 - motorino tergilava lunotto
3 - serratura portellone posteriore 7 - luce terzo stop
4 - puntelli telescopici 8 - cerniere portellone
CRISTALLI E PARABREZZA
Un ulteriore apporto alla sicurezza è dato dai cristalli fissi; il parabrezza e il lunotto
sono incollati alla scocca con adesivo poliuretanico, contribuendo in questo modo
ad aumentare la rigidità strutturale della vettura. Per elevare ulteriormente il grado
di sicurezza della vettura il parabrezza adottato è in cristallo stratificato, cioè è di
tipo laminato a strati asimmetrici composto da due strati di vetro inframmezzati da
una lastra in PVB, il lunotto termico è realizzato in vetro temperato. Questa
soluzione evita che il cristallo si frantumi se colpito da sassi o pietrisco, garantisce
sempre il mantenimento della visibilità e soprattutto offre un alto grado di
protezione nel caso di impatto con la testa.
In figura è rappresentato un metodo
utilizzato in passato per realizzare
parti di carrozzeria o intere scocche
di vetture sportive e da competizione.
1 - laminato 2 - adesivo
3 - anima o struttura a nido d’ape
L’impiego di componenti in materiale plastico nel settore dei veicoli (gamma bus) è
stato contraddistinto da un progressivo sviluppo e perfezionamento, dall’altra da
una crescente esigenza di poter riciclare tali prodotti nel contesto generale dei
problemi ecologici.
Tenendo conto che i più comuni materiali impiegati nella realizzazione di particolari
sintetici, possono essere divisi in due famiglie:
• Termoplastici, a loro volta costituiti da ABS (Acrilonitrile - Butilene - Stirene), PP
(Polipropilene), Byblend (Policarbonato + ABS), PE (Polietilene).
•Termoindurenti, cioè BMC (Bulk Moulding Compounds = Voluminoso stampato di
una mescola) e SMC (Sheet Moulding Compounds = Composto stampato a foglio).
SCHEMA A BLOCCHI AUTOVEICOLI
SENSO DI MARCIA
A
M F C D
F
SENSO DI MARCIA C M
M
SENSO DI MARCIA
F D
C
M
SENSO DI MARCIA
F D
C
SENSO DI MARCIA
M F C
R D
I motori che vengono utilizzati per la trazione degli autoveicoli si possono dividere
in due grandi categorie: motori termici,che tramite una
combustione,
trasformano in lavoro l’energia
chimica di un combustibile
motori elettrici, che utilizzano
l’energia
elettrica prodotta in apposite centrali, in
genere tramite una
combustione, ed
immagazzinano in accumulatori trasportati
sul veicolo stesso
Nei motori volumetrici il lavoro è compiuto dal fluido operante che agisce su degli
organi mobili che descrivono ciclicamente un volume variabile fra due valori ( minimo
e massimo).
I motori endotermici volumetrici alternativi sono gli unici praticamente impiegati in
autotrazione, trasformano l’energia prodotta dalla combustione in energia
meccanica,
tramite stantuffi dotati di moto alternativo. I più comuni sono i motori a Ciclo Otto e i
motori a Ciclo Diesel.
CLASSIFICAZIONE DEI MOTORI PER TRAZIONE
MOTORE A BENZINA
Nella figura accanto è rappresentato un
motore a ciclo Otto della famiglia dei motori
FIRE:
- a 4 cilindri in linea
- basamento in ghisa, testa cilindri in
alluminio e coppa olio motore in lamiera
- distribuzione ad un albero a camme in
testa con comando a cinghia dentata
- gestione elettronica integrata della
accensione/iniezione M.P.I
- sistema di lubrificazione con pompa ad
ingranaggio coassiale a circolazione
forzata
- sistema di raffreddamento a circolazione
forzata mediante pompa centrifuga
SEZIONE MOTORE DIESEL
Frutto della ricerca Fiat e costruito dalla Bosch sono la nuova serie di motori unijet
che equipaggeranno le vetture versione diesel.
Sono motori ad iniezione diretta ad alta pressione, per cui costituiscono una novità
nell’attuale panorama automobilistico. Rispetto ai dispositivi di iniezione tradizionali,
l’unijet assicura un importante miglioramento complessivo delle prestazioni e una
maggiore silenziosità. Nei precedenti impianti l’alimentazione degli iniettori di gasolio
è comandata da una pompa meccanica e la pressione cresce insieme con il
crescere della velocità di rotazione del motore. Caratteristica che presenta un limite
all’ottimizzazione della combustione e quindi delle prestazioni, della silenziosità e
delle emissioni. Nel sistema unijet, invece, la pressione di iniezione è indipendente
dalla velocità di rotazione del motore e dal carico, perché la pompa di iniezione
genera la pressione per “ l’accumulo”. Con il controllo elettronico della pompa stessa
e degli iniettori è possibile ottimizzare per ogni punto di funzionamento del motore,
sia la pressione di iniezione sia la quantità di combustibile iniettato. Da qui la
possibilità di impiegare una pressione di inezione molto elevata e di erogare minime
quantità di combustibile, cioè di realizzare una preiniezione detta “pilota”. Queste
caratteristiche assicurano grandi vantaggi, all’accumulo si deve una combustione
più efficiente e migliori prestazioni; all’iniezione pilota si deve una forte riduzione del
rumore.
Nella figura vengono messi in evidenza il volano, Dal lato disco condotto sono visibili il mozzo
il complessivo spingidisco, il disco condotto della centrale collegato all’albero del cambio, le 4
frizione e la corona dentata per il motorino molle parastrappi e i dischi di attrito rivettati
d’avviamento sul disco portante
1 - Guarnizione
2 - Manicotto cuscinetto reggispinta
3 - Coperchio per leva comando marce
4 - Scatola centrale cambio
5 - Supporto unione cambio al motore
6 - Coperchio di tenuta scatola differenziale
7 - Guarnizione di tenuta
8 - Coperchio di tenuta scatola differenziale
9 - Coperchio posteriore cambio
10 - Anello di tenuta
CINEMATISMI DI UN CAMBIO TRADIZIONALE
Asta comando
marce
Albero primario
Le molle a balestra sono costituite da una o più lamine metalliche ricurve, chiamate
lame o foglie, sovrapposte l’una all’altra e rese solidali fra loro per mezzo di un
perno o di una staffa centrale. Tra le diverse lame costituenti la balestra, viene
denominata lama maestra quella terminante alle estremità con due occhi, ottenuti
mediante la piegatura della lama stessa. Le altre lame sono di lunghezza
decrescente e di curvatura maggiore man mano che ci si allontana dalla lama
maestra, così che, sotto il carico, esse si dispongono in modo pressochè rettilineo.
Gli ammortizzatori sono dispositivi che vengono impiegati nella sospensione elastica
di un veicolo allo scopo di frenare le oscillazioni indotte dalla reazione elastica delle
molle.
Troviamo:
- ammortizzatore a semplice effetto, nel quale viene dissipata energia solo
nella fase di distensione della molla, successiva all’urto che ha provocato la
compressione.
- ammortizzatore a doppio effetto, nel quale l’azione frenante avviene in entrambi le
fasi, anche se in modo differenziato (maggiore in estensione, minore in
compressione).
A seconda dei sistemi impiegati, gli ammortizzatori si dividono in due grandi categorie:
- ammortizzatori ad olio
- ammortizzatori a gas
Ammortizzatore
Sospensione posteriore
Lancia Lybra
Nelle moderne vetture vengono usati ammortizzatori a gas con valvole di aspirazione
lamellari. Queste valvole hanno la particolarità di offrire ottimi risultati sia in fatto di
comfort che di prestazioni e durata.
Presentano alcuni vantaggi, come un maggior diametro dello stelo e dello stantuffo per
aumentare resistenza e funzionalità. Azione frenante più efficace per la presenza del
cuscino di gas compresso e minor numero di componenti. Inoltre minore sensibilità al
riscaldamento ed alla formazione di schiuma nel fluido, grazie alle valvole di
aspirazione lamellari che permettono di mantenere costante il salto di pressione che
viene a generarsi all’interno delle due camere dell’ammortizzatore.
Sospensioni anteriori, tutte le automobili attualmente prodotte sono dotate di
sospensioni anteriori a ruote indipendenti. Tra queste, molte case automobilistiche
hanno dato la preferenza alle sospensioni Mc Pherson, le quali, in questi ultimi
venti anni hanno dimostrato di prevalere, rispetto alle altre soluzioni, in semplicità,
praticità e durata.
SERVOSTERZO
Il servosterzo è un meccanismo idraulico che
ha la funzione di agevolare il movimento delle
ruote direttrici, specialmente a bassa velocità
e durante la fase di manovra del veicolo.
Il servosterzo idraulico, si basa sul principio di
sfruttare la pressione di un fluido,
generalmente olio, per azionare la tiranteria
di comando dello sterzo.
L’impianto è costituito da:
- circuito idraulico di collegamento
- pompa azionata dal motore
- scatola guida idraulica, dotata di valvola
distributrice e di cilindro operatore. Impianto di sterzo Daily
Il servosterzo, un tempo riservato alle auto di alta gamma, oggi viene installato
sempre più frequentemente anche su vetture compatte. Anche la Fiat Seicento,
dispone come optional un sistema a comando elettrico di nuova generazione,
chiamato EPAS (Electrical Power Assisted Steering).
I tradizionali dispositivi idraulici, alimentati da una pompa separata dallo sterzo vero
e proprio, hanno bisogno di apparecchiature supplementari come serbatoio, cilindri
idraulici, tubazioni e naturalmente un fluido. Sicuramente poco adatti per peso e
volume ad auto di medio-piccole dimensioni.
Il servosterzo a comando elettrico si compone di una colonna sterzante corredata
da un piccolo motorino elettrico e da una centralina di controllo.
Questo sistema inoltre assorbe energia solo quando è necessario e non a tutte le
velocità come fanno gli altri impianti, che devono alimentare la pompa idraulica
anche quando non è richiesta la guida servoassistita.
1. Centralina elettronica
2. Sensore velocità vettura
3. Centralina iniezione
4. Motorino servosterzo elettrico
5. Gruppo comando servosterzo elettrico
Frenatura di servizio
Il freno di servizio funziona idraulicamente sulle quattro ruote. Agendo sul pedale del
freno si esercita nell’impianto frenante, mediante la pompa, una pressione idraulica.
Lo spostamento degli stantuffi nel cilindro comando ganasce, oppure dello stantuffo
nel corpo pinza, sotto l’azione della pressione idraulica, provoca lo spostamento e la
compressione delle guarnizioni frenanti sulle due superfici del disco freni o su quella
del tamburo, frenandoli per mezzo dell’attrito.
La frenata viene regolata progressivamente con la pressione esercitata sul pedale ed
agisce su tutte le ruote.
Frenatura di soccorso
Per una maggior sicurezza, gli autoveicoli sono dotati di un impianto freni a doppio
circuito. In caso di perdita o rottura di una tubazione nel circuito A è possibile la
frenata mediante il circuito B e viceversa
Frenatura di stazionamento
L’impianto di stazionamento o freno a mano svolge il compito di tenere bloccato il
veicolo in assenza del guidatore (in discesa, in sosta, ecc..). Il freno di
stazionamento è costituito da un comando meccanico, generalmente una leva e da
un apposito dispositivo di leveraggi e funi, che agiscono sugli elementi frenanti (
pattini/ganasce) determinando il bloccaggio delle ruote posteriori.
Principio di funzionamento
Una pompa, comandata dal pedale freno collegata al serbatoio di alimentazione del
liquido, trasmette la pressione raggiunta a quattro attuatori idraulici montati sui freni,
la cui azione sulle guarnizioni frenanti assicura la frenata del veicolo.
Il comando della pompa avviene nella maggior parte dei casi con l’ausilio di un
apparecchio moltiplicatore dello sforzo chiamato servofreno. In molte applicazioni
viene inoltre adottato un riduttore di pressione al retrotreno che modula l’azione
frenante posteriore in funzione della pressione frenante oppure del carico gravante
sull’asse posteriore.
PINZA FRENO
Alla pinza freno perviene l’olio in pressione dalla pompa, tale pressione spinge i
pattini sul disco che determina la frenatura generando l’attrito.
La pinza freno nella sua costituzione più semplice, è del tipo flottante con un unico
cilindretto. La pressione idraulica spinge le due guarnizioni frenanti a contatto del
disco freno, mediante l’azione diretta del cilindretto da un lato e tramite la parte
flottante della pinza dall’altro. Rilasciando il pedale freno viene a mancare la
pressione idraulica e le guarnizioni frenanti si allontanano dal disco freno in modo da
permetterne la libera rotazione.
Su vetture ad alte prestazioni si utilizzano pinze freno a doppio cilindretto, nelle quali
i due cilindretti agiscono direttamente sulle due guarnizioni frenanti.
Per applicazioni su veicoli da competizione si giunge nel caso limite di pinza a
quattro cilindretti, che permette l’adozione di guarnizioni frenanti di maggiori
dimensioni, per ottenere una maggiore azione frenante.
IL DISCO FRENO
Il disco freno è l’elemento che viene frenato nella sua rotazione dall’attrito esistente
tra i pattini e la superficie del disco (in condizioni di frenata) determinando l’arresto
del veicolo. Esso è generalmente costruito in ghisa o acciaio speciale e viene
montato sul mozzo ruota.
Per applicazioni particolarmente sollecitate, il disco viene dottato di scanalature
interne che hanno lo scopo di assicurare una ventilazione forzata tra le due facce
del disco.
IL TAMBURO FRENO
Il tamburo è l’elemento che frenato nella sua rotazione dall’attrito prodotto tra
guarnizione d’attrito delle ganasce e superficie interna del tamburo, determinando
l’arresto del veicolo.
E’ costruito in ghisa (raramente in lega leggera con un inserto in ghisa) e può avere
un alettatura esterna per favorire la dispersione del calore generato in fase di
frenatura; talvolta, specie nel caso di freni montati posteriormente, che sono assai
meno sollecitati di quelli anteriori, l’alettatura non è indispensabile.
A - tamburo
B - ganascia
C - cilindretto idraulico
D - molle
IL SERVOFRENO
Il servofreno a depressione è un’apparecchiatura pneumatica che utilizza la
depressione prodotta dal motore durante il ciclo di aspirazione (per i motori a ciclo
Otto) o da un’apposito dispositivo chiamato depressore (per i motori a ciclo Diesel).
Il servofreno è un dispositivo pneumatico a depressione che incrementa lo sforzo
esercitato sul pedale del freno per ottenere una frenata più potente.
A parità di sforzo, l’azione frenante risulterà maggiore rispetto ad una vettura non
equipaggiata con tale dispositivo.
L’effetto servofrenante si manifesta solamente in presenza della depressione,
motore in moto; il sistema è costruito in modo da assicurare comunque il
funzionamento della pompa anche senza depressione.
Sezione longitudinale del servofreno
CORRETTORE DI FRENATA
Questo componente ha la funzione di controllare e limitare la pressione del liquido
nel circuito frenante delle ruote posteriori al fine di evitare il superamento del limite
di aderenza dei pneumatici.
Poiché l’aderenza delle ruote è maggiore o minore in rapporto al carico, il correttore
di frenata diminuisce l’azione frenante dei freni posteriori a vettura scarica e
aumenta la potenza frenante in funzione dell’aumento del carico sull’asse
posteriore. Generalmente viene posizionato nella parte posteriore del fondo scocca.
Correttore di frenata
IMPIANTO FRENANTE CON A.B.S.
Se la forza frenante provoca lo slittamento di una ruota rispetto alle altre, la centralina
elettronica impartisce il comando alle elettrovalvole della centralina elettroidraulica per
ridurre la forza frenante sulla ruota che ha denunciato perdita di aderenza. A questo
punto viene riapplicata alla ruota la forza frenante fino a che non si manifesti una
successiva fase di slittamento.