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CP20200622
Il motore termico è una macchina che ha lo scopo di trasformare l’energia termica in energia
meccanica direttamente utilizzabile.
Nel caso dei motori endotermici, questa proviene dalla combustione di combustibili liquidi o,
più raramente, gassosi. Si può affermare che i motori endotermici trasformano in energia
meccanica, e cioè in lavoro utile, l’energia chimica dei combustibili.
Il lavoro utile è compiuto da organi in movimento alternato, da giranti in movimento rotatorio
oppure direttamente dalla spinta fornita da un getto di gas.
I motori si classificano quindi in:
• Motori alternativi
• Motori rotativi
• Motori a getto
I motori termici sono a combustione esterna quando la combustione avviene al di fuori del fluido
operante, a combustione interna o più brevemente endotermici, quando il combustibile viene
bruciato nel fluido stesso in modo che vengono a far parte di questo anche i prodotti della
combustione.
Sono perciò a combustione esterna i motori nei quali il calore è trasmesso al fluido attraverso le
pareti di una caldaia (ad esempio motori a vapore); sono endotermici i motori nei quali la
combustione avviene nel fluido operante, il quale perciò è parzialmente costituito da una miscela
di combustibile e comburente e subisce poi una successione di trasformazioni dovute alla
reazione di combustione.
L’ossigeno necessario alla combustione è fornito dal comburente costituito , per i motori che
devono funzionare entro l’atmosfera, dall’aria. Per i motori dei veicoli spaziali il comburente è un
prodotto chimico che, oltre all’inconveniente del costo, presenta anche quello di dover essere
portato a bordo dell’autoveicolo con il combustibile.
Per i motori terrestri, il fluido operante è un gas che quando entra nel motore è composto di aria.
L’aria partecipa come comburente alla combustione del combustibile introdotto, ne riceve il
calore sviluppato raggiungendo una temperatura elevata, e poi ,trasformata in gas di scarico,
fuoriesce all’esterno a temperatura più bassa.
Il lavoro prodotto durante il tragitto attraverso il motore è all’incirca proporzionale alla differenza
fra la temperatura raggiunta con la combustione e quella ancora posseduta allo scarico.
I motori endotermici si distinguono dal modo secondo il quale la energia introdotta viene
trasformata in energia meccanica.
Possono infatti essere quindi a stantuffi dotati di:
• moto alternativo,
• moto rotativo, cioè a stantuffi rotanti (Wankel) o turbine.
Ogni ciclo di lavoro si compie in quattro corse del pistone e quindi due giri dell’albero motore
Ogni ciclo di lavoro si compie in due corse del pistone e quindi un giro dell’albero motore. Si ha
una corsa utile per ogni giro dell’albero motore, per cui la potenza ricavata risulta teoricamente il
doppio di quella di un motore a 4 tempi di pari cilindrata.
• a V: cilindri disposti su due file con un angolo tra le due bancate; il motore viene definito a ‘L’ se
l’angolo tra le due bancate è di 90°
ovvero al crescere del numero dei cilindri, la potenza cresce di un fattore maggiore di 1.
• Motori ad accensione per scintilla (AS- combustione a volume costante). L’inizio della
combustione avviene allo scoccare della scintilla.
Albero motore: trasforma il moto rettilineo alternato dei pistoni in moto circolare.
Gli alberi possono essere scomponibili o monolitici. Nella maggior parte dei motori, una estremità
dell’albero è collegata al volano e l’altra alla puleggia che aziona i servizi ausiliari, come
alternatore, pompa dell’olio, cinghia o catena di distribuzione.
Biella
Sezione motore
A cinghia
A catena
Ad ingranaggi
Desmodromica
Posizione trasversale
Posizione longitudinale
Posizione longitudinale
Posizione longitudinale
Posizione longitudinale
Posizione trasversale
Durante il funzionamento, nel motore si raggiungono temperature molto elevate: una parte del
calore prodotto è trasmessa alla parete del cilindro, al pistone, alla testa, alle valvole. Se queste
parti non sono adeguatamente raffreddate, possono raggiungere temperature tanto elevate da
esserne danneggiate.
Negli autoveicoli il sistema di raffreddamento più utilizzato è quello ad acqua con circolazione
forzata.
Motore superquadro
La pratica conferma che il vantaggio derivante dalla corsa minore supera lo svantaggio delle
maggiori masse degli organi in movimento
SVANTAGGI
- minore tenuta dei segmenti: la minore tenute delle fasce elastiche e degli anelli raschiaolio
viene dal fatto che essi sviluppano una forza radiale su una superficie maggiore, creando una
pressione inferiore, riducendo la tenute dai gas e dall’olio motore
- minor rendimento termico dato dalla camera di combustione allargata: per poter avere lo
stesso rapporto di compressione deve essere più schiacciata, aumentando il tempo si
combustione
-Nei motoridiaraffreddamento
capacità 4t del pistone e del cilindro minore per effetto del minore rapporto
superficie/ volume(rispetto al motore sottoquadro)
- forze in gioco maggiori: a parità di cilindrata e di coppia motrice, un motore superquadro ha
delle forze maggiori in fase di combustione ed espansione, che devono essere supportate
dagli organi in movimento del motore, (bielle e pistoni)
- scampanamento maggiore: favorendo la larghezza del pistone rispetto all’altezza del
mantello, si favorisce l’oscillazione del pistone, accentuando il fenomeno.
SPI: unico iniettore a monte dl collettore di aspirazione che alimenta tutti i cilindri
MPI: ogni cilindro è dotato di apposito iniettore o si hanno più iniettori per cilindro
Sistema Unijet
Il propulsore vanta una combustione più lenta e graduale a parità di combustibile presente nel
cilindro grazie all’aumento delle iniezioni.
Nel sistema Unijet le iniezioni erano 2 per singola combustione: e’ caratterizzato dalla presenza
di una pompa a bassa pressione con in serie una pompa ad alta pressione che,
indipendentemente dal regime di rotazione del motore, introduce gasolio all’interno di una
condotta (common rail o collettore comune) e genera una pressione all’interno della stessa,
che diventa così un accumulatore idraulico, cioè una riserva di combustibile in pressione (fino a
1300 bar) pronto per essere iniettato nei cilindri. Il gasolio in eccesso (ad alta temperatura) è
rimandato al serbatoio dove si miscela con il gasolio a temperatura ambiente.
Ha debuttato ad ottobre 1997 sulla Alfa 156.
Presenta inoltre Iniettori a comando elettronico: in questo modo la gestione della pressione e
del tempo di iniezione sono svincolate tra loro.
Grazie alla pre- iniezione ed alla suddivisione delle iniezioni la pressione nella camera di
combustione si innalza in modo più graduale, riducendo così la rumorosità di funzionamento
tipica dei motori diesel.
I sistemi common rail riescono quindi a ridurre la rumorosità e gli elevati picchi di pressione,
ed ottengono una combustione più ordinata, grazie alla quale diminuiscono le emissioni di gas
incombusti ed i consumi (circa il 15%) ed un sensibile aumento delle prestazioni (circa il 12%).
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Motori diesel: sistema Common rail
Sistema multijet
Nel 2008 fu presentata la seconda versione del common rail (il motore multijet)
Nel sistema Unijet le iniezioni erano 2 per singola combustione; nel multijet sono state portate
a 5 ed il lasso di tempo tra iniezioni successive è stato ridotto a 150 microsecondi mentre la
quantità minima di gasolio iniettato è passato da 2 mm3 a meno di 1 mm3. Sono state aggiunte
le iniezioni pre e post, che consentono il controllo del motore a freddo e la rigenerazione del
filtro anti particolato. Le iniezioni sono gestite da una centralina capace di modificare in
continuazione la logica di iniezione in base a diversi parametri, tra i quali il numero dei giri, la
coppia motrice richiesta e la temperatura del liquido di raffreddamento.
Le pressioni di alimentazione del gasolio passano dai 1400 bar del 1300 cc ai 1600 bar. Questa
evoluzione consente di ottenere un miglioramento delle prestazioni in particolare ai bassi
regimi ed una riduzione delle emissioni acustiche ed inquinanti.
Nel 2013 è stata presentata l’evoluzione del sistema (motore JTDm2), denominata Multijet II,
con iniettori che consentono di controllare con grande precisione la quantità di gasolio iniettata
in camera di combustione con una sequenza di iniezioni particolarmente rapida e flessibile.
Grazie ad essi si possono quindi avere fino a 8 iniezioni consecutive per ogni combustione.
Elemento importante nel sistema common rail è il filtro gasolio, poiché gli iniettori di ultima
generazione sono particolarmente sensibili alle impurità ed all’acqua (più che a problemi di
infiltrazioni nel serbatoio del gasolio od in fase di rifornimento, è dovuta alla condensazione
notturna dell’umidità presente nell’aria, per l’abbassamento della temperatura nel serbatoio).
Per ovviare alla presenza di acqua, nella maggior parte dei filtri gasolio sono installati un
sistema di separazione dell’acqua ed un sensore di presenza acqua che rileva il superamento
del livello di accumulo massimo consentito.
Da molti anni esistono norme sempre più severe che pongono un limite alle emissioni
(normative EURO per l’Europa).
Le tecnologie nei motori a combustione interna che si pongono come il modo più efficace
per ridurre le emissioni di CO2 sono:
- riduzione delle dimensioni (down- sizing)
- iniezione diretta
- sovralimentazione
- controllo delle valvole a fasatura variabile
Le moderna marmitta catalitica utilizzata sui veicoli a benzina è detta trivalente (perché abbatte
particolato, CO e NOX) .
In essa avvengono reazioni di ossidazione e riduzione.
Sono formate da una struttura in ceramica o metallo con struttura a nido d’ape con centinaia di
minuscoli canali. Le loro pareti sono rivestite da una sottile pellicola che ha come componenti
principali platino (Pt), rodio (Rd) e/o palladio (Pd).
L’ossido di Azoto (NO) non è una molecola molto stabile e a temperature comprese tra 300
e 900°C può essere trasformato in N2 e O2 che risultano più stabili.
Reazione di ossidazione: utilizzano un metallo catalizzatore come il Palladio (Pd) che ha la
proprietà di favorire la reazione tra idrocarburi, CO ed ossigeno facendola avvenire già a
300°C.
Il rapporto ideale aria/ benzina per ottenere una combustione completa è 14,7/1 (rapporto
stechiometrico).
Una carburazione più grassa non è accettabile perché mancherebbe l’ossigeno, una carburazione
più magra (con meno benzina) non è accettabile perché comporta una perdita di potenza del
motore: è pertanto necessario che la carburazione sia attentamente controllata.
La carburazione è influenzata dalla pressione atmosferica e dall’umidità dell’aria: è necessario
correggerla continuamente.
Allo scopo viene utilizzata una centralina elettronica che regola la quantità di aria e carburante
immessa nei cilindri in base al segnale fornito dalla sonda lambda, un sensore del livello di O2 nei
gas di scarico, situata in entrata al convertitore catalitico.
La marmitta catalitica è un reattore chimico delicato: non sopporta grandi sbalzi termici né la
presenza di alcune sostanze, quali piombo (Pb) e zolfo (S) e per funzionare correttamente richiede
una temperatura di esercizio compresa tra 300 e 900°C.
Quando il motore parte a freddo, la marmitta catalitica è inefficiente per qualche minuto, finché la
sua temperatura non raggiunge i 300°C.
I DPF sono dispositivi di post- trattamento delle emissioni prodotte dai motori e dedicati
all’intrappolamento del particolato.
I filtri comunemente usati sono detti Wall Flow DPF: filtri ceramici costituiti da un monolite con canali
paralleli alternativamente interrotti, in cui il flusso è forzato a passare attraverso le pareti ceramiche
dei canali.
Il PM viene progressivamente accumulato nello strato poroso del filtro, : oltre un certo accumulo,
il filtro deve essere rigenerato, ossidando il PM accumulato.
Per i filtri di serie sono normalmente usati i CDPF wall flow (ceramici) e la rigenerazione avviene
mediante iniezione ‘ritardata’ nel collettore di scarico.
Attraverso iniezioni ritardate, viene inviato combustibile al catalizzatore ossidante a monte del
DPF che ne aumenta la temperatura all’ingresso fino a 650°C, rendendo possibile la combustione
del particolato: inizia pertanto la fase di rigenerazione, che dura mediamente 10-15 min. a
seconda del tipo di motore, delle condizioni di funzionamento, ecc. E’ stato stimato un range di
percorrenza di circa 500-1000 km tra una rigenerazione e l’altra.
La rigenerazione non si verifica in maniera completa sui veicoli che praticano percorsi
prevalentemente urbani o tragitti brevi, durante i quali il filtro non ha la possibilità di raggiungere
le temperature necessarie a completare la rigenerazione, determinando perdite di potenza,
‘singhiozzamenti’ oltre all’accensione della spia sul cruscotto.
L’AdBlue è una soluzione al 32,5% di urea tecnica di alta qualità (bassi contenuti di calcio, metalli, ecc.)
in acqua demineralizzata utilizzata nella riduzione selettiva catalitica (SCR) per ridurre le emissioni
degli ossidi di Azoto dai gas di scarico delle vetture diesel fino al 90%.
La soluzione non è tossica, non è infiammabile e non è pericolosa da manipolare. L’urea è
nebulizzata attraverso un ugello direttamente sui gas di scarico a monte di un catalizzatore SCR
(Selective Catalytic Reduction) costituito da un supporto ceramico sulla cui superficie porosa è
disperso un metallo (in genere Vanadio) in grado di catalizzare la reazione: ad alte temperature si
trasforma in ammoniaca ed anidride carbonica: il vapore acqueo e l’azoto prodotti dalla scissione
degli ossidi di azoto vengono rilasciati nell’atmosfera attraverso il tubo di scarico insieme all’anidride
carbonica.