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Denis Nardin
19 luglio 2011
2
Indice
1 Algebre di Lie 5
1.1 Algebra inviluppante universale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Algebre nilpotenti, risolubili, semisemplici . . . . . . . . . . . . . 6
1.2.1 Algebre nilpotenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.2.2 Algebre risolubili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2.3 Algebre semisemplici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.3 Rappresentazioni di sl
2
(k) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.4 MANCANTE: La decomposizione di Jordan . . . . . . . . . . . . 14
1.5 Decomposizione di Cartan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.6 Teoria assiomatica dei sistemi di radici . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.7 MANCANTE: teoremi di coniugio, isomorsmo e esistenza . . . 22
1.8 Teoria delle rappresentazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2 Gruppi di Lie 29
2.1 Gruppi e sottogruppi di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.2 Algebra di Lie di un gruppo di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
2.3 Rivestimenti di un gruppo di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.4 SL
n
(C) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.5 Algebre di Cliord e gruppi spin . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
3
4 INDICE
Capitolo 1
Algebre di Lie
Unalgebra di Lie g `e uno spazio vettoriale equipaggiato di unapplicazione
bilineare [, ] : g g g tale che
[xx] = 0 per ogni x g.
[x[yz]] + [y[zx]] + [z[xy]] = 0 per ogni x, y, z g (identit`a di Jacobi).
Un sottospazio h di unalgebra di Lie `e detto ideale se per ogni x g [xh] h.
Se h `e unideale lo spazio quoziente g/h possiede una struttura naturale di
algebra di Lie. Una rappresentazione di unalgebra di Lie `e un omomorsmo di
algebre di Lie g gl
n
(k), dove gl
n
(k) `e lalgebra di Lie delle matrici n n con
[AB] = AB BA.
1.1 Algebra inviluppante universale
Osserviamo che ogni algebra associativa A su k `e in modo naturale unalgebra
di Lie, con la struttura data da [xy] = xy yx.
Lalgebra inviluppante universale di unalgebra di Lie g `e unalgebra
associativa U(g) con un omomorsmo di algebre di Lie g U(g) tale che per
ogni algebra associativa A e per ogni omomorsmo di algebre di Lie g A
esiste un unico omomorsmo di algebre associative U(g) A che fa commutare
il diagramma
g
U(g)
A
Teorema 1. Per ogni algebra di Lie esiste unalgebra inviluppante universale
U(g), unica a meno di isomorsmo.
5
6 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
Dimostrazione. Lunicit`a a meno di isomorsmo `e chiara perch`e U(g) `e denita
tramite una propriet`a universale. Sia T(g) lalgebra tensoriale su g vista come
spazio vettoriale. Deniamo
U(g) = T(g)/(xy yx [xy] [ x, y g)
dove quozientiamo rispetto allideale bilatero generato.
`
E chiaro che g U(g) `e
un omomorsmo di algebre di Lie. Daltro canto, se A `e unalgebra associativa e
g A `e un omomorsmo di algebre di Lie, prima di tutto si estende unicamente
a un omomorsmo di algebre associative da T(g) A, inoltre passa al quoziente
a un omomorsmo U(g) A, per cui g U(g) `e proprio la nostra algebra
inviluppante universale.
Teorema 2 (Poincar`e-Birkho-Witt). Sia g unalgebra di Lie e sia z
1
, . . . , z
n
una base di g come spazio vettoriale. Allora una base di U(g) come spazio
vettoriale `e data da
z
t1
1
z
tn
n
[ t
1
, . . . , t
n
N
In particolare g U(g) `e una mappa iniettiva.
1.2 Algebre nilpotenti, risolubili, semisemplici
Se g `e unalgebra di Lie, il suo centro `e
Z(g) = x g [ y g [xy] = 0
Se Z(g) = g, g `e detta abeliana. Unalgebra di Lie g si dice semplice se non
ha sottoalgebre non banali e se non `e abeliana.
1.2.1 Algebre nilpotenti
Unalgebra di Lie g `e detta nilpotente se la successione centrale, denita da
g
0
= g g
i+1
= [gg
i
]
`e denitivamente nulla (cio`e esiste n > 0 tale che g
n
= 0.
Proposizione 1. Sia g unalgebra di Lie
1. Se g `e nilpotente allora lo sono tutte le sua sottoalgebre e i suoi quozienti.
2. Se g/Z(g) `e nilpotente allora lo `e anche g.
3. Se g `e nilpotente e non banale allora Z(g) ,= 0.
Dimostrazione.
`
E chiaro che se h g, allora h
i
g
i
e analogamente se h
`e un quoziente di g allora h
i
`e un quoziente di g
i
, per cui il punto 1 segue
immediatamente. Inoltre se g/Z(g) `e nilpotente esiste i tale che g
i
Z(g),
quindi g
i+1
= 0. Inne se g `e nilpotente esister`a i tale che g
i
,= 0 ma g
i+1
= 0,
per cui g
i
Z(g).
1.2. ALGEBRE NILPOTENTI, RISOLUBILI, SEMISEMPLICI 7
Lemma 1. Sia g una sottoalgebra di gl(V ) composta di elementi nilpotenti.
Allora esiste v V tale che gv = 0.
Dimostrazione. Dimostriamolo per induzione su dimg. Il caso dimg = 0 `e
ovvio. Sia h una sottoalgebra massimale. Allora h agisce in modo naturale sullo
spazio vettoriale g/h, per cui per lipotesi induttiva (essendo dimh < dimg),
possiamo trovare un x g tale che [hx] h. Di conseguenza il normalizzatore
di h contiene propriamente h. Ma h era massimale, per cui h `e un ideale di g.
Ma allora dimh = dimg 1, perch`e se dimg/h > 1 possiamo trovare una
sottoalgebra propria (e.g. quella generata da un elemento), e la controimmagine
sarebbe una sottoalgebra tra g e h, contro la massimalit`a di h. Quindi dimg =
dimh + 1, per cui possiamo trovare x g tale che
g = x h .
Ora, per ipotesi induttiva, linsieme
v V [ hv = 0
`e non vuoto. Inoltre `e x-invariante, infatti se hv = 0, abbiamo
hxv = [hx]v +xhv = 0
per ogni h h. Quindi, poich`e x `e nilpotente, possiamo trovare v tale che
xv = 0 e hv = 0, cio`e gv = 0.
Corollario 1. Sia g una sottoalgebra di gl(V ) fatta di elementi nilpotenti. Al-
lora possiamo trovare una bandiera 0 = V
0
V
1
V
n
tale che gV
i
V
i1
.
In particolare g `e nilpotente.
Dimostrazione. Per induzione su dimV . Prendiamo v dal lemma tale che gv =
0. Allora g agisce in modo naturale su V/v. Sollevando la bandiera data
dallipotesi induttiva, abbiamo la tesi.
Teorema 3 (Engel). Sia g un algebra di Lie. Allora `e nilpotente se e solo se
tutti gli elementi sono ad-nilpotenti.
Dimostrazione. Se g `e nilpotente `e chiaro che tutti gli elementi sono ad-nilpotenti.
Per il viceversa andiamo per induzione su dimg. Se tutti gli elementi sono ad-
nilpotenti, allora ad g `e una sottoalgebra di elementi nilpotenti di gl(g). Per
il lemma possiamo trovare x g tale che (ad g)x = 0, cio`e [gx] = 0, cio`e
x Z(g). Ma allora g/Z(g) `e unalgebra di Lie di dimensione inferiore in cui
tutti gli elementi sono ad-nilpotenti. Allora g/Z(g) `e nilpotente. Ma allora g `e
nilpotente.
1.2.2 Algebre risolubili
Unalgebra di Lie g si dice risolubile se la successione derivata, denita da
g
(0)
= g g
(i+1)
= [g
(i)
g
(i)
]
`e denitivamente nulla, cio`e se esiste n tale che g
(n)
= 0.
8 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
Proposizione 2. Sia g unalgebra di Lie
1. Se g `e risolubile allora lo sono anche tutte le sue sottoalgebre e i suoi
quozienti.
2. Se h `e un ideale risolubile di g tale che g/h `e risolubile allora anche g `e
risolubile.
3. Se h
1
, h
2
sono due ideali risolubili allora anche h
1
+h
2
`e un ideale risolubile.
Dimostrazione. Il punto 1 `e ovvio (se h g allora h
(i)
g
(i)
e analogamente
per i quozienti). Per quanto riguarda il punto 2, sappiamo che esiste i tale che
(g/h)
(i)
= 0, cio`e g
(i)
h
(i)
. Quindi g `e risolubile.
Per quanto riguarda il punto 3, consideriamo la successione esatta
0 h
1
h
1
+ h
2
(h
1
+ h
2
)/h
1
0
allora h
1
`e risolubile, daltro canto (h
1
+h
2
)/h
1
= h
2
/(h
1
h
2
) `e risolubile perch`e
quoziente di risolubile. Quindi h
1
+ h
2
`e risolubile.
Quindi esiste un unico ideale risolubile massimale chiamato il radicale di g
(Rad(g)).
Dora in poi il campo base k sar`a algebricamente chiuso di caratteristica 0.
Lemma 2. Sia g una sottoalgebra risolubile di gl(V ). Allora esiste un v V
che sia autovalore comune per tutti gli elementi di g.
Dimostrazione. Dimostriamolo per induzione su dimg. Possiamo trovare un
ideale h di dimensione 1. Infatti [gg] `e un ideale proprio (se no g non sarebbe
risolubile) e g/[gg] `e unalgebra abeliana, per cui ogni suo sottospazio (e in
particolare un sottospazio di codimensione 1) `e un ideale. Per ipotesi induttiva
h ha un autovettore comune v , cio`e esiste h
tale che
W = v V [ hv = (h)v per ogni h h
`e non banale. Fissiamo x g tale che g = h x. Se dimostriamo che W `e
invariante per x possiamo concludere come prima (basta trovare un autovettore
per x in W e possiamo perch`e il campo `e algebricamente chiuso). Ma se v V
h(xv) = x(hv) + [hx]v = (h)xv +([xv])v
perch`e h `e un ideale e perci`o [hx] h. Ci rimane da dimostrare solo che
([hx]) = 0.
Fissiamo v V non nullo e consideriamo per ogni i 0 lo spazio
W
i
= Span(v, xv, . . . , x
i
v) .
Inoltre sia m tale che v, . . . , x
m
v sia una base dellunione di tutti i W
i
.
Vorremmo dire che h agisce in modo diagonale su W
m
e che per ogni h h
tr
Wm
h = m(h). Infatti unimmediata induzione d`a che h h
hx
i
(h)x
i
W
i1
.
1.2. ALGEBRE NILPOTENTI, RISOLUBILI, SEMISEMPLICI 9
Quindi in particolare
tr
Wm
[hx] = m([hx]) .
Ma, poich`e [hx] `e il commutatore di due endomorsmi di W
m
, ha traccia nulla.
Quindi m([hx]) = 0. Poich`e ora k ha caratteristica 0 abbiamo ([hx]) = 0
come cercato.
Teorema 4 (Lie). Sia g una sottoalgebra risolubile di gl(V ). Allora g stabilizza
una bandiera
Dimostrazione. Andiamo per induzione su dimV . Per il lemma precedente
possiamo trovare v V non nullo tale che sia un autovettore comune per tutta g.
Quindi in particolare v `e g-invariante. Ma allora applicando lipotesi induttiva
a V/v abbiamo la tesi.
Corollario 2. Sia g unalgebra di Lie risolubile, allora ha una bandiera di ideali.
In particolare g `e risolubile se e solo se [gg] `e nilpotente.
Dimostrazione. Se g `e risolubile possiamo applicare il teorema di Lie a ad g.
Una bandiera di sottospazi di g stabilizzata da ad g `e esattamente una bandiera
di ideali.
Quindi se g `e risolubile sia
0 = g
0
g
1
g
n
= g
la bandiera di ideali. Se scegliamo una base di g tale che g
i
= x
1
, . . . , x
i
, in
questa base tutte le matrici di ad g sono triangolari superiori, perci`o tutte le
matrici di ad[gg] = [ad g ad g] sono strettamente triangolari superiori e perci`o
nilpotenti. Quindi ad[gg] `e nilpotente e perci`o anche [gg] `e nilpotente.
Inoltre `e chiaro dalle denizioni che se [gg] `e nilpotente allora g `e risolubile.
La forma di Killing di unalgebra di Lie `e una forma bilineare simmetrica
data da
(x, y) = tr
g
(ad xad y) .
Con un semplice conto si verica che vale
([xy], z) = (x, [yz]) .
Teorema 5 (Criterio di Cartan). Sia g una sottoalgebra di gl(V ) con dimV <
. Supponiamo che tr(xy) = 0 per ogni x [gg] e ogni y g. Allora g `e
risolubile.
Corollario 3. Sia g unalgebra di Lie tale che [gg] stia nel nucleo della forma
di Killing. Allora g `e risolubile.
10 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
1.2.3 Algebre semisemplici
Unalgebra di Lie g `e detta semisemplice se il suo radicale Radg `e nullo
1
.
Proposizione 3. Unalgebra di Lie g `e semisemplice se e solo se la sua forma
di Killing `e non degenere.
Dimostrazione. Sia A il nucleo della forma di Killing di g (i.e. A = g
).
`
E
chiaro che `e un ideale di g, perch`e per ogni x, z g e ogni y A
([xy], z) = (x, [yz]) = 0 .
Osserviamo che ad A `e risolubile per il criterio di Cartan. Ma allora anche
A `e risolubile. Quindi A `e contenuta nel radicale di g. In particolare se g `e
semisemplice `e non degenere.
Il viceversa vale solo in caratteristica 0. Prendiamo un ideale abeliano h di g e
facciamo vedere che h A. Questo chiaramente implica la tesi perch`e unalgebra
senza ideali abeliani `e semisemplice (ogni algebra risolubile ha unideale abeliano
non banale!). Ora se x h e y g vorremmo far vedere che (x, y) = 0. Ma
ad xad y(g) h e quindi (ad xad y)
2
g [hh] = 0. Perci`o
(x, y) = tr(ad xad y) = 0 .
Lemma 3. Sia g algebra di Lie e h ideale. Allora la forma di Killing di h
coincide con la restrizione ad h h della forma di Killing di g.
Dimostrazione. Siano x, y h. Voglio far vedere che ad
g
xad
g
y ha la stessa
traccia di ad
h
xad
h
y. Infatti prendiamo una base di h e completiamola ad una
base di g. In questa base le matrici di ad
g
x e ad
g
y sono della forma
_
?
0 0
_
dove al posto dellasterisco ci sono le matrici di ad
h
x e ad
h
y. Questo implica
la tesi.
Teorema 6. Sia g unalgebra di Lie semisemplice. Allora esistono h
1
, . . . , h
t
ideali semplici di g tali che
g = h
1
h
t
.
Inoltre ogni ideale semplice di g `e uno degli h
i
.
Dimostrazione. Andiamo per induzione su dimg. Se g `e semplice abbiamo la
tesi. Prendiamo h
1
un ideale di g e consideriamo h = h
1
lortogonale rispetto
1
Ricordiamo che il radicale di unalgebra di Lie `e il massimo ideale risolubile.
1.2. ALGEBRE NILPOTENTI, RISOLUBILI, SEMISEMPLICI 11
alla forma di Killing. Il criterio di Cartan applicato a h h
1
ci dice che `e un
ideale risolubile, per cui h h
1
= 0. Ma allora
g = h h
1
e la forma di Killing `e non degenere se ristretta ad h o h
1
. Perci`o per ipotesi
induttiva g si scrive come somma di ideali semplici.
Sia ora h un ideale semplice di g. Allora
[hg] = [hh
1
] [hh
t
]
Ma se h ,= h
i
per nessun i ne segue che [hh
i
] h h
i
= 0. Quindi [hg] = 0, cio`e
h abeliano, assurdo perch`e h `e semplice.
Osserviamo che in particolare se g `e semisemplice [gg] = g.
Consideriamo ora una rappresentazione : g gl(V ) e supponiamo che sia
fedele (i.e. che sia iniettivo). Prendiamo per ogni x, y g
(x, y) = tr
V
((x)(y)) .
Questa `e una forma bilineare simmetrica associativa (i.e. ([xy], z) = (x, [yz]))
e non degenere. Per vederlo basta mimare le dimostrazioni per la forma di
Killing (che `e il caso = ad).
Ora sia x
1
, . . . , x
n
base di g e sia y
1
, . . . , y
n
base duale rispetto a . Allora
lelemento di Casimir di `e
c
i
(x
i
)(y
i
) gl(V ) .
Lemma 4. Lelemento di Casimir c
j=1
a
ij
x
j
[xy
i
] =
n
j=1
b
ij
y
j
.
Ma dallequazione ([xx
i
], y
j
) +([xy
j
], x
i
) = 0 segue che a
ij
+b
ji
= 0. Inne
[(x), c
] =
n
i=1
[(x), (x
i
)(y
i
)] =
=
n
i=1
[(x), (x
i
)](y
i
) +(x
i
)[(x), (y
i
)] =
n
i=1
n
j=1
(a
ij
+b
ji
)(x
i
)(y
i
) = 0
Lemma 5 (Schur). Sia g unalgebra di Lie e siano V, W due g moduli ir-
riducibili. Se : V W `e un omomorsmo di g-moduli allora o `e un
isomorsmo o `e lomomorsmo nullo.
12 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
Dimostrazione. Osserviamo che ker `e un sottomodulo di V . Poich`e V `e ir-
riducibile o `e tutto (e in tal caso `e nullo) o `e 0 (e in tal caso `e iniettivo.
Daltro canto se `e iniettivo la sua immagine `e un sottomodulo non nullo di W
e quindi `e tutto.
Quindi in particolare se k `e algebricamente chiuso un qualunque endomor-
smo di un g-modulo irriducibile `e la moltiplicazione per uno scalare. Infatti
deve avere unautovalore e allora Id `e un endomorsmo non iniettivo (e
perci`o `e 0).
Osserviamo ora che se g `e semisemplice e : g gl(V ) `e una rappresen-
tazione di g (g) sl(V ). Infatti
(g) = ([gg]) = [(g)(g)] [gl(V )gl(V )] = sl(V ) .
In particolare se dimV = 1 (g) = 0.
Una rappresentazione `e irriducibile se non ha sottorappresentazioni pro-
prie. Una rappresentazione `e completamente riducibile se `e somma diretta di
sottorappresentazioni irriducibili.
Lemma 6. Sia g unalgebra di Lie semisemplice e sia V un g-modulo con un
g-sottomodulo W di codimensione 1. Allora W ha un g-modulo complementare
in V
Dimostrazione. Senza perdita di generalit`a assumiamo che V sia un g-modulo
fedele e che W sia irriducibile. Infatti se W
W `e un sottomodulo massimale
proprio ci basta costruire un complementare per W/W
in V/W
. Notiamo
inoltre che V/W `e un g-modulo di dimensione 1, per cui devessere un modulo
banale.
Prendiamo ora lelemento di Casimir c
[
W
`e la moltiplicazione per uno scalare. Daltro canto c
agisce banalmente su
V/W perch`e questa `e un modulo 1-dimensionale su di unalgebra semisemplice.
Quindi
tr
W
(c
[
W
) = tr
V
(c
) c
[
W
=
1
dimW
Id .
Quindi W ker c
= 0. Ma daltro canto c
= V .
Teorema 7 (Weyl). Sia : g gl(V ) una rappresentazione di unalgebra di
Lie semisemplice g. Allora `e completamente riducibile.
Dimostrazione. Senza perdita di generalit`a assumiamo fedele (altrimenti basta
usare il teorema applicato a (g), ricordando che quozienti di algebre semisem-
plici sono semisemplici).
1.3. RAPPRESENTAZIONI DI SL
2
(K) 13
Andiamo per induzione su dimV . Prendiamo W un sottomodulo di V
e dimostriamo che ha un complementare. Su Hom
k
(V, W) possiamo dare la
struttura standard di g-modulo data da
(xf)(v) = x(f(v)) f(xv) .
Consideriamo , Hom
k
(V, W) denito da
= f Hom
k
(V, W) [ k f[
W
= Id
= f Hom
k
(V, W) [ f[
W
= 0 .
`
E chiaro che e sono sottomoduli e che ha codimensione 1 in . Quindi
ha un complementare per il lemma 6. Sia f tale che = f . Possiamo
rinormalizzarlo di modo che f[
W
= Id. Osserviamo che f `e un modulo di
dimensione uno e perci`o banale. Quindi
(xf)(v) = xf(v) f(xv) = 0
cio`e f `e un g-endomorsmo di V .
Vogliamo dimostrare che ker f `e un complementare di W.
`
E chiaro che
ker f W = 0. Inoltre poich`e f `e un g-endomorsmo, ker f `e un sottomodulo.
Inne il rango di f `e esattamente la dimensione di W (perch`e f(V ) = W) per
cui dimker f + dimW = dimV , che implica
ker f W = V
che `e la tesi.
1.3 Rappresentazioni di sl
2
(k)
Osserviamo che sl
2
(k) `e unalgebra semisemplice. Per cui per il teorema di Weyl
`e suciente classicare tutte le rappresentazioni irriducibili.
Una base di sl
2
(k) `e data dalle tre matrici
x =
_
0 1
0 0
_
y =
_
0 0
1 0
_
h =
_
1 0
0 1
_
.
Osserviamo che
[hx] = 2x, [hy] = 2y, [xy] = h.
Consideriamo lo spazio vettoriale h generato da x e h. Si vede immediatamente
che `e una sottoalgebra di Lie risolubile, per cui c`e un autovettore comune v.
hv = v xv = v .
Inoltre
v = hxv = xhv + [hx]v = (2 +)v
14 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
per cui = 0.
Poniamo ora
v
i
=
y
i
i!
v
Per induzione si vede che
hv
i
= ( 2i)v
i
yv
i
= (i + 1)v
i+1
xv
i
= ( i + 1)v
i1
v
1
= 0
Consideriamo Span(v
i
[ i 0). Questo come si vede `e un sottomodulo, per cui
devessere `e tutto. Poniamo ora
V
= v V [ hv = v .
Abbiamo visto che v
i
V
2i
. Poich`e dimV < (e quindi ci sono solo un
numero nito di tale che V
0 tale
che
g = C(h)
.
Qui per ogni h
poniamo
g
= x g [ [h, x] = (h)x h h
e C(h) = C
g
(h) = g
0
`e il centralizzatore di h.
Lemma 7. Siano , h
. Allora [g
] g
+
.
Inoltre se + ,= 0 allora g
e g
,y g
, y g
h denito da (h) = (t
, h)
per ogni h h. Inoltre per ogni , h
poniamo (, ) = (t
, t
).
1. genera tutto h
, y g
. Allora
[xy] = (x, y)t
.
E inoltre esistono tali x, y con [xy] ,= 0.
4. (, ) ,= 0 per ogni .
5. Per ogni x g
esiste un unico y g
=
2t
(t
, t
)
lalgebra generata da x, y, h
sia isomorfa a sl
2
(k)
Dimostrazione. Osserviamo che se non generasse tutto h
, esisterebbe h h
non nullo tale che (h) = 0 per ogni . Ma allora h Z(g) = 0, assurdo.
Ora, se ma , g
con ,= ). Ora, se x g
, y g
, abbiamo che
[xy] g
0
= h. Ma
([xy], h) = (x, [yh]) = (h)(x, y)
per cui [xy] = (x, y)t
esiste y g
con (x, y) ,= 0,
perch`e altrimenti x starebbe nel nucleo di .
Supponiamo ora che (, ) = (t
) = 0. Consideriamo lalgebra S =
t
, y g
. Allora
questa `e risolubile, perch`e [t
x] = [t
y] = 0, quindi ad
g
S sarebbe risolubile. Ma
questo `e assurdo perch`e allora ad
g
t
[ad
g
S, ad
g
S] sarebbe nilpotente, contro
lipotesi su t
.
Il punto 5 invece `e ovvio.
Proposizione 6. 1. Se , allora dimg
= 1.
2. Se gli unici suoi multipli in sono e .
3. Se , allora , =
2(,)
(,)
sono interi e , .
4. La -stringa di radici per `e lunga , , cio`e linsieme
i Z [ +i
`e un intervallo di lunghezza , .
1.5. DECOMPOSIZIONE DI CARTAN 17
Dimostrazione. Per ogni prendiamo S
= x
, y
, h
isomorfa a sl
2
(k).
Ora se consideriamo
M = h
ck
g
c
.
questo `e un S
di autovalore
[h
v] = c(h
)v = 2cv, .
Quindi gli autovalori di h sono 2c [ g
c
,= 0 Z. Ora, gli autovettori di
autovalore 0 sono dati da h, per cui le uniche sottorappresentazioni di peso pari
sono quelle contenute in ker (che `e somma di rappresentazioni 1 dimensionali)
e la rappresentazione aggiunta di S
.
Quindi gli unici multipli di che stanno in sono e . Inoltre dalla
dimostrazione `e chiaro che g
= Span(x
) e perci`o ha dimensione 1.
Prendiamo ora , e consideriamo la -stringa di radici per , cio`e
poniamo
N =
iZ
g
+i
.
Questo `e ancora un S
-modulo. Inoltre se v g
+i
`e autovettore di autovalore
(h
) + 2i perch`e
[h
v] = ( +i)(h
)v = ((h
) + 2i)v .
Quindi (h
generato su Q dagli
elementi di . Questo ha dimensione n = dimg. Infatti sia
1
, . . . ,
n
una base
di h
i=1
Q
i
.
Infatti sia . Sappiamo che esistono c
1
, . . . , c
n
k tali che = c
1
1
+ +
c
n
n
. Allora per ogni j = 1, . . . , n vale
,
j
=
n
i=1
c
i
i
,
j
.
Questo `e un sistema di n equazioni in n incognite a coecienti razionali che
possiede un unica soluzione
2
. Perci`o ha soluzione in Q, cio`e c
i
Q.
2
Perch`e la forma (, ) `e non degenere.
18 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
Inne dimostriamo che (, ) ristretta a E
Q
`e denita positiva. Infatti se E
Q
(, ) = (t
, t
) = tr(ad
g
t
ad
g
t
) =
(t
)
2
> 0
dove lultima uguaglianza segue dalla scrittura di ad
g
t
.
Quindi ponendo E = E
Q
Q
R abbiamo costruito una mappa
(g, h) (E, )
che associa a ogni algebra di Lie (corredata di una sottoalgebra torale massimale)
una coppia data da uno spazio euclideo e di un sistema di radici in esso.
Infatti per ogni spazio euclideo E deniamo un suo sottoinsieme E0
come un sistema di radici se valgono le seguenti propriet`a:
1. genera E come spazio vettoriale su R.
2. Se gli unici multipli di in sono .
3. Per ogni , i valori , =
2(,)
(,)
sono interi.
4. Per ogni le simmetrie
per .
Lemma 10. Se GL(E) manda in s`e, allora per ogni radice
1
=
_
con
0, 1
Vogliamo dimostrare che esistono basi, anzi in un certo senso vogliamo
trovarle tutte. Sia per ogni E
p
= x E [ (x, ) = 0
(liperpiano ortogonale ad ). Le camere di Weil sono le componenti connesse
di
E
_
.
Lemma 11. Esiste una corrispondenza biunivoca tra le camere di Weil e le basi
di .
Dimostrazione. Se C `e una camera di Weil e C deniamo le radici positive
come
+
= [ (, ) > 0 .
Osserviamo che questo dipende solo da C e non da . Inoltre chiamiamo radici
negative quelle radici che non sono positive (
= 0
Separando nei due lati le r
r>0
r
<0
(r
) .
Chiamiamo il valore comune. Allora
(, ) =
r>0,r
<0
r
(, ) 0
Per cui devessere = 0. WLOG allora r
(, )
e poich`e tutti gli addendi del membro di destra sono positivi devessere r
= 0
per ogni .
Viceversa per ogni base possiamo determinare una camera. Infatti `e su-
ciente prendere un tale che (, ) > 0 per ogni e associare a la
camera in cui sta .
Lemma 12. Sia . Allora se
+
, con ,= , allora
+
.
Dimostrazione. Infatti scriviamo
=
.
Poich`e non `e proporzionale ad esiste ,= con k
> 0. Ma in
() =
, cambia solo la coordinata di , per cui
) = (cio`e W `e
transitivo sulle basi).
3. Se esiste W tale che () .
4. W `e generato dai
per .
1.6. TEORIA ASSIOMATICA DEI SISTEMI DI RADICI 21
Dimostrazione. Dimostreremo prima i primi tre risultati per il sottogruppo
W
[
e poi dimostreremo che W
= W. Fissiamo C().
(1). Consideriamo
=
1
2
Sia W
tale che ((), ) sia massimo. Vogliamo dire che (, ) > 0 per
ogni (e quindi in
+
).
Infatti sappiamo che
(
, ) (, ) .
Ma
(
, ) = (,
) =
_
_
,
1
2
()
_
_
= (, ) = (, ) (, )
dove la penultima uguaglianza `e data dal fatto che
= , ma che
tale che , p
tale che (
, ) = > 0, ma [(
.
Infatti se
=
1
+ +
k
(
, ) = (
,
1
) + + (
,
k
) >
assurdo.
(4). Basta far vedere che
che
manda () . Ma allora
1
=
e perci`o
.
Un sistema di radici si dice irriducibile se non `e scrivibile come unione
disgiunta di due sistemi di radici ortogonali.
Data una base =
1
, . . . ,
n
, la matrice di Cartan di `e la matrice
(
i
,
j
)
ij
. Osserviamo che, poich`e due qualsiasi basi sono coniugate, la matrici
di Cartan non dipende dalla scelta della base (a meno di riordino).
Un modo comodo di codicare linformazione della matrice di Cartan sono
i diagrammi di Dynkin. Il grafo di Coxeter di `e il grafo che ha per vertici
gli elementi di e ha esattamente
i
,
j
j
,
i
archi tra i vertici
i
e
j
. Il
22 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
diagramma di Dynkin `e il grafo di Coxeter con linformazione aggiuntiva che
i lati multipli (che accadono solo quando
i
e
j
hanno moduli diversi) sono
ortientati verso la radice di modulo massimo.
`
E chiaro che il sistema di radici `e irriducibile se e solo se il suo diagramma
di Dynkin `e connesso. Inoltre la matrice di Cartan (e perci`o il diagramma di
Dynkin) determina completamente il sistema di radici.
Teorema 11 (Teorema di Classicazione). Sia un sistema di radici ir-
riducibile di rango l. Allora il suo diagramma di Dynkin `e uno dei seguenti:
A
l
(l 1) :
1 2 3 l 1 l
B
l
(l 2) :
1 2 3 l 1 l
C
l
(l 3) :
1 2 3 l 1 l
D
l
(l 3) :
1 2 3 l 2
l 1
l
E
6
:
1 3 4 5 6
2
E
7
:
1 3 4 5 6 7
2
E
8
:
1 3 4 5 6 7 8
2
F
4
:
1 2 3 4
G
2
:
1 2
1.7 MANCANTE: teoremi di coniugio, isomor-
smo e esistenza
Questa sezione conterr`a gli enunciati di tre teoremi molto importanti che n non
sono stati fatti a lezione.
Teorema 12 (di isomorsmo). Siano g, g
rispettivamente. Sup-
poniamo che esista un isomorsmo di con
: g
.
Quindi algebre di Lie con sistemi di radici isomor sono isomorfe.
Teorema 13 (di coniugio). Sia g algebra di Lie semisemplice e siano h, h
.
Quindi tutte le sottoalgebre torali massimali di unalgebra di Lie semisem-
plice hanno sistemi di radici isomor.
1.8. TEORIA DELLE RAPPRESENTAZIONI 23
Teorema 14 (di esistenza di Serre). Sia un sistema di radici e sia =
1
, . . . ,
l
una sua base. Sia g lalgebra di Lie generata dagli elementi
x
i
, h
i
, y
i
[ i = 1, . . . , l
soggetti alle relazioni
[h
i
h
j
] per ogni i, j.
[x
i
y
i
] = h
i
e [x
i
y
j
] = 0 per i ,= j.
[h
i
x
j
] =
i
,
j
x
j
e [h
i
y
j
] =
j
,
i
y
j
per ogni i, j.
(ad x
i
)
j,i+1
x
j
= 0 e (ad y
i
)
j,i+1
y
j
= 0 per ogni i ,= j
Allora g `e unalgebra di Lie semisemplice nita, la sottoalgebra generata dagli
h
i
`e unalgebra torale massimale e il sistema di radici `e naturalmente isomorfo
a .
Quindi per ogni sistema di radici esiste unalgebra di Lie semisemplice.
1.8 Teoria delle rappresentazioni
Sia V un g-modulo (non necessariamente nito). Scegliamo inoltre unalgebra
torale massimale h e una base del sistema di radici. Sia h
. Deniamo
lo spazio-peso di come
V
= v V [ hv = (h)v h h .
Quegli elementi h
per cui V
=
w V [ hw = (h)w tale che per ogni g
v = 0. Se V `e nito esistono
sempre vettori massimali. Infatti sia
B() = h
0
g
dove i k
N.
(c) Per ogni peso dimV
= 1.
(d) Ogni sottomodulo di V `e somma diretta dei suoi spazi peso.
(e) V `e indecomponibile e ha un unico sottomodulo massimale.
Dimostrazione. (a) `e una conseguenza immediata del teorema di Poincar`e-Birko-
Witt. Infatti sia g
. Allora
V = U(g)v = U(g
)U(B()v = U(g
)v .
(b) segue da (a). Infatti tutti i vettori della forma y
i1
1
y
in
n
v stanno nello
spazio peso corrispondente a
n
j=1
i
j
j
(si tratta di un banale conto) per cui, sostituendo le espressioni dei
j
in termini
degli elementi della base abbiamo la tesi.
(c) segue ancora da (a). Infatti per ogni peso
V
= Span(y
i1
1
y
in
n
v [ =
n
i=j
i
j
con v
W. Se
cos` non fosse prendiamo w controesempio con il minor numero di addendi non
nulli
w = v
1
+ +v
r
v
i
V
i
.
`
E chiaro che r > 1 (se no non sarebbe un controesempio). Senza perdita di
generalit`a supponiamo v
2
, W. Poich`e
1
,=
2
, esiste h h tale che
1
(h) ,=
2
(h). Allora
1
(h)w hw = (
1
(h)
2
(h))v
1
+ + (
1
(h)
r
(h))v
r
W
`e un controesempio pi` u piccolo, assurdo.
(e) Basta prendere
W =
=
V
.
Questo `e chiaramente un sottomodulo. Inoltre contiene tutti i sottomoduli pro-
pri per cui `e lunico sottomodulo massimale (e perci`o non ha un complementare,
quindi V `e indecomponibile).
1.8. TEORIA DELLE RAPPRESENTAZIONI 25
Osserviamo che se V `e un modulo standard ciclico, il peso del vettore mas-
simale `e caratterizzato dallessere massimale tra tutti i pesi di W (cio`e se `e
un peso di V `e un peso positivo). Quindi il peso massimale di un modulo
standard ciclico `e ben denito. Inoltre anche il vettore massimale `e ben denito
a meno di proporzionalit`a, infatti dimV
= 1.
Teorema 15 (Esistenza e unicit`a). Per ogni h
+
g
.
Prendiamo ora D
v = 0
+
e hv = (h)v h h .
Quindi D
v = 0 per ogni
+
. Quindi Z() ha un
unico sottomodulo massimale W. Bene, deniamo V () = Z()/W, questo `e
un g-modulo standard ciclico irriducibile.
Lemma 13. In U(g) valgono le relazioni per , , k > 0
[x
y
k
] = 0 se ,= .
[h
y
k
] = k(h
)y
k
.
[x
y
k
] = ky
k
(k 1 h
).
26 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
Dimostrazione. Sono tutte una facile induzione, partendo dal fatto che ,
.
Sia =
1
, . . . ,
n
una base di . Un peso h
`e detto dominante
intero se si pu`o scrivere nella forma
=
n
i=1
m
i
i
m
i
N
dove (
1
, . . . ,
n
) `e la base duale di
_
2i
(i,i)
_
i
, di modo che
i
,
j
=
ij
.
Teorema 16. V () `e nito dimensionale se e solo se `e dominante intero.
Inoltre i pesi di V () sono permutati dal gruppo di Weil.
Dimostrazione. Assumiamo che V () sia nito. Per ogni sia S
=
Span(x
, y
, h
) una copia di sl
2
(k). Allora v `e un autovettore di h
di peso
(h
i=1
i
,
i
=
n
i=1
(h
i
)
i
.
Viceversa supponiamo che sia dominante intero. Poniamo m
i
= (h
i
) N e
(x
i
, h
i
, y
i
) = (x
i
, h
i
, y
i
)Fissiamo un vettore massimale v. La dimostrazione
si svolger`a in vari passi. Indichiamo la rappresentazione con : g gl(V ).
Per cominciare guardiamo il vettore w = y
mi+1
i
v. Se j ,= i combinando la
prima parte del lemma 13 con il fatto che x
j
v = 0 abbiamo che x
j
w = 0.
Daltro canto, sempre per il lemma 13
x
i
w = y
mi+1
x
i
v ky
mi+1
i
(m
i
h
i
)v = ky
mi+1
i
(m
i
m
i
)v = 0 .
Quindi w `e un vettore massimale. Ma questo `e impossibile perch`e il suo
peso `e
i
(m
i
+ 1)
i
(sempre con un conto del lemma 13, per cui
w = 0.
Indichiamo con S
i
= h
i
g
i
g
i
la copia di sl
2
(k) in g associata al
peso
i
. Ora V contiene un S
i
-modulo nito dimensionale, precisamente lo
span dei vettori v, y
i
v, . . . , y
mi
i
v. Infatti per il punto precedente `e stabile
per y
i
e per il lemma 13 `e stabile per x
i
e h
i
. Deniamo ora V
come
la somma di tutti gli S
i
-sottomoduli niti di V . Sappiamo che V
,= 0.
Inoltre x
W. Quindi V
= V .
Vediamo ora che (x
i
), (y
i
) sono endomorsmi localmente nilpotenti di
V
3
. Infatti ogni w V sta in un S
i
-sottomodulo nito dimensionale, e l`
(x
i
) e (y
i
) sono nilpotenti.
3
Ricordiamo che un endomorsmo l di uno spazio vettoriale V `e localmente nilpotente
se per ogni w V , esiste n N tale che l
n
w = 0.
1.8. TEORIA DELLE RAPPRESENTAZIONI 27
Possiamo quindi denire
s
i
= exp (x
i
) exp (y
i
) exp (x
i
) .
Infatti lesponenziale di un endomorsmo localmente nilpotente l `e sempre
ben denito perch`e per ogni vettore w V la serie
(exp l)w =
j=0
1
j!
l
j
w
ha solo un numero nito di termini non nulli (ed `e ovviamente lineare).
Inoltre s
i
(V
) = V
i
dove `e un peso e
i
=
i
`e una riessione.
Lemma 14. Per ogni x gl(V ) localmente nilpotente vale lequazione
(exp x)y(exp x)
1
= (exp ad x)y y gl(V ) .
Dimostrazione. Infatti ad x = l
x
+r
x
dove l
x
y = xy, r
x
y = yx. Questi
sono due endomorsmi commutanti di gl(V ), per cui
exp ad x = exp(l
x
+r
x
) = (exp l
x
)(exp r
x
) = l
exp x
r
exp x
.
Perci`o, svolgendo un po di conti
s
i
(h
i
)s
1
i
= ((exp ad x
i
)(exp ad y
i
)(exp ad x
i
)h
i
) = (h
i
) .
s
i
(h
j
)s
1
i
= ((exp ad x
i
)(exp ad y
i
)(exp ad x
i
)h
j
) = (h
j
2h
i
) .
e quindi se w V
risulta
h
i
s
i
w = s
i
(s
1
i
h
i
s
i
)w = s
i
(h
i
w) = (h
i
)s
i
w = (
i
)(h
i
)(s
i
w)
h
i
s
i
w = s
i
(s
1
i
h
i
s
i
)w = s
i
(h
i
w) = (h
j
2h
i
)s
i
w = (
i
)(h
j
)(s
i
w) .
Quindi linsieme dei pesi `e stabile per lazione del gruppo di Weil
4
e
dimV
= dimV
se W.
Facciamo ora vedere che i pesi sono in numero nito. Per cominciare
osserviamo che i pesi dominanti sono in numero nito. Infatti se `e un
peso dominante di V allora ovviamente anche + `e ancora dominante
(anche se potrebbe non essere pi` u un peso di V ). Ma `e somma di
radici positive, per cui
( +, ) 0 [[[[ [[[[ .
Quindi i pesi dominanti sono in numero nito. Daltro canto un peso `e
dominante se e solo se sta nella camera di Weyl associata alla base
4
ricordiamo che il gruppo di Weil `e generato dalle
i
28 CAPITOLO 1. ALGEBRE DI LIE
scelta. Ma il gruppo di Weyl agisce transitivamente sulle camere, per cui
ogni peso `e coniugato ad un peso dominante. Poich`e il gruppo di Weyl `e
nito, anche linsieme dei pesi lo `e. Ma allora
V =
(V )
V
`e nito.
Capitolo 2
Gruppi di Lie
Un gruppo di Lie G`e una variet`a dierenziabile che ha una struttura di gruppo
tale che le mappe : G G G di moltiplicazione e le mappe : G G di
inversione siano lisce. Indichiamo per ogni g G con L
g
: G G la mappa di
moltiplicazione a sinistra per g.
2.1 Gruppi e sottogruppi di Lie
Un campo di vettori X su G `e detto invariante a sinistra se per ogni h G
d(L
g
)
h
X
h
= X
gh
.
Un sottogruppo ad un parametro di G `e un omomorsmo di gruppi di
Lie : R G.
Teorema 17. Sia G un gruppo di Lie. La mappa
(0) =
(t) = d(L
(t))
e
(0) .
e lunicit`a segue dal teorema di esistenza e unicit`a per le equazioni dierenziali
ordinarie.
Per quanto riguarda lesistenza prendiamo v G
e
ed estendiamolo a un
campo di vettori invariante a sinistra ponendo v
x
= d(L
x
)
e
v. Consideriamo
lequazione
(t) = v((t) .
29
30 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
Possiamo trovare > 0 tale che esista ununica soluzione : (, ) G tale
che (0) = e. Osserviamo che per [t[, [s[ < /2 vale
(t +s) = (t)(s) .
Infatti entrambe le espressioni valgono (t) se s = 0 e soddisfano la stessa
equazione dierenziale.
Deniamo ora
(t) =
_
_
t
N
__
N
dove [t[ < N. Questa denizione non dipende dalla scelta di N, infatti se N, M
soddisfano entrambi lipotesi
_
_
t
N
__
N
=
_
_
t
MN
__
MN
=
_
_
t
M
__
M
Questa `e un sottogruppo ad un parametro che coincide con in un intorno
di 0, per cui ci da lesistenza.
Deniamo la mappa esponenziale : G
e
G data da
exp(v) =
v
(1)
dove
v
`e lunico sottogruppo a un parametro tale che
v
(0) = v. La mappa
esponenziale `e liscia per il teorema di regolarit`a delle soluzioni di unequazione
dierenziale ordinaria:
Teorema 18. Sia aperto di R
n
, I R intervallo contenente lo 0. Sia inoltre
v : I R
n
funzione C
t
f
(t,y)
= v(t, f(t, y)) (t, y) (, ) V
Teorema 19. Dato : G H omomorsmo di gruppi di Lie. Allora il
seguente diagramma commuta:
G
e
H
e
G H
d
e
exp exp
Dimostrazione. Osserviamo che se v G
e
abbiamo che
de(v)
=
v
(sono
entrambi sottogruppi a un parametro con lo stesso vettore tangente). Quindi
valuntando in 1:
exp(d
e
(v)) = exp(v)
che `e la tesi.
2.1. GRUPPI E SOTTOGRUPPI DI LIE 31
Teorema 20. La mappa esponenziale `e un dieomorsmo da un intorno di 0
a un intorno di e.
Dimostrazione. Per il teorema della funzione inversa basta mostrare che d(exp)
e
`e invertibile. Ma se prendiamo v (G
e
)
0
= G
e
d(exp)
e
v =
d
dt
exp(tv)
t=0
=
d
dt
v
(t)
t=0
= v .
per cui d(exp)
e
= id.
Ricordiamo il noto fatto che la componente connessa dellidentit`a di un
gruppo topologico G `e un sottogruppo normale chiuso.
Proposizione 8. Sia G un gruppo topologico e G
1
la componente connessa
dellidentit`a. Sia inoltre S G
1
un intorno dellidentit` a. Allora S = G
1
.
Dimostrazione. Infatti S `e aperto perch`e per ogni x S, xS S. Daltro
canto `e chiuso, perch`e se y , S, yS S = .
Teorema 21. Sia G un gruppo di Lie connesso, H un altro gruppo di Lie. Allo-
ra ogni omomorsmo di gruppi di Lie : G H `e completamente determinato
da d()
e
: G
e
H
e
.
Dimostrazione. Prendiamo U
G
e
, U G intorni di 0 e di e tali che exp :
U
H
e
, V H. A meno di
restringere U, U
(x)
`e un sottogruppo che contiene un intorno dellidentit`a. Per il lemma contiene
tutto G perch`e `e connesso.
Lemma 15. Sia G un gruppo di Lie e : U G una carta in un intorno
dellidentit`a tale che (0) = e. Allora
((x), (y)) = (x +y +o([x[ +[y[))
dove x, y U tali che il loro prodotto stia nellimmagine di e dove [ [ `e una
qualunque norma su U.
Dimostrazione. La mappa di moltiplicazione : G G G `e C
, per cui in
coordinate si pu`o srivere come
(x, y) = (0, 0) +ax +by +o([x[ +[y[) .
Ora (0, 0) = 0. Si tratta di far vedere che a = b = 0. Ma se x = 0, (0, y) = y
per ogni y U, per cui devessere b = 1. Analogamente per a = 1.
32 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
Teorema 22. Sia G un gruppo di Lie abeliano connesso. Allora esistono a, b
N tali che
G
= T
a
R
b
dove T = S
1
= R/Z.
Dimostrazione. Per cominciare dimostriamo che exp : G
e
G `e un omo-
morsmo di gruppi. Infatti prendiamo v, w G
e
. Allora per ogni N
N
exp v exp w =
_
exp
_
v
N
__
N
_
exp
_
w
N
__
N
=
_
exp
_
v
N
_
exp
_
w
N
__
N
perch`e G `e abeliano. Ma per il lemma precedente
exp v exp w =
_
exp
_
v
N
+
w
N
+o
_
1
N
___
N
= exp(v +w +o(1)) .
Inne facendo tendere N a
exp v exp w = exp(v +w) .
Quindi exp(G
e
) `e un sottogruppo di G che contiene un intorno di e (perch`e exp
`e dieomorsmo locale), quindi `e tutto G. Perci`o
G
= G
e
/ ker exp .
Ma il nucleo di exp `e un sottogruppo discreto di G
e
= R
n
, perch`e exp `e un
dieomorsmo locale. Perci`o ker exp `e un reticolo
ker exp =
a
i=1
Zv
i
con v
1
, . . . , v
a
linearmente indipendenti su R. Ma questo ci da la tesi.
Sia G un gruppo di Lie. Un sottogruppo di Lie `e un omomorsmo iniettivo
di gruppi di Lie f : H G.
Lemma 16. Un sottogruppo di Lie f : H G `e unimmersione iniettiva.
Dimostrazione. Osserviamo che df
e
`e iniettivo perch`e se df
e
v = 0 risulta che
f(exp tv) = exp df
e
tv = exp 0 = e per ogni t R. Ma se prendiamo U intorno
di 0 su cui exp `e dieo e t abbastanza piccolo per cui tv U, abbiamo che
f(exp(tv)) = e ma exp(tv) ,= 0. Inne poich`e df
e
dL
g
= dL
f(g)
df
g
abbiamo che
f `e unimmersione iniettiva.
Quindi ogni sottogruppo di Lie corrisponde a una sottovariet`a immersa di
G. Non tutte i sottogruppi corrispondono a sottovariet`a regolari. Ad esempio
se consideriamo il sottogruppo : Z S
1
dato da (n) = e
in
.
Una sottovariet`a : N M di una variet`a dierenziabile `e quasiregolare
se per ogni funzione f : K N abbiamo che f `e liscia se e solo se f lo `e.
Si dimostra (ma qui non lo faremo) che ogni sottogruppo di Lie `e una variet`a
quasiregolare.
Ci chiediamo quand`e che un sottogruppo corrisponde a una variet`a regolare.
2.1. GRUPPI E SOTTOGRUPPI DI LIE 33
Teorema 23. Un sottogruppo H < G corrisponde a una sottovariet`a regolare
se e solo se `e chiuso.
Dimostrazione. () Poich`e H `e una sottovariet`a regolare `e localmente chiuso.
Quindi c`e unintorno U di e tale che H U `e chiuso in U. Prendiamo y
H e
sia x H yU
1
(questo esiste perch`e yU
1
`e un intorno di e). Allora y xU
e x H, per cui
x
1
y
H U = H U .
Quindi y H, cio`e
H = H.
() Per prima cosa individuiamo il sottospazio di G
e
che corrisponde a
H
e
. Prendiamo U
intorno di 0 in G
e
e U intorno di e tale che exp sia un
dieomorsmo tra U
.
Poniamo
H
= log(H U) .
Ora se 0 `e un punto isolato di H
nN
successione di elementi di H
0 tale che h
n
0
e che
h
n
[h
n
[
x G
e
.
Allora exp(tx) H per ogni t R.
Dimostrazione. Infatti poich`e [h
n
[ 0 possiamo trovare m
n
Z tale che
m
n
[h
n
[ t. Allora
exp(m
n
h
n
) = exp
_
m
n
[h
n
[
h
n
[h
n
[
_
exp(tx) .
Daltro canto exp(m
n
h
n
) = (exp(h
n
))
mn
H.
Possiamo quindi denire
W =
_
sx [ h
n
H
0 tale che h
n
0
h
n
[h
n
[
x, s R
_
.
Per il lemma exp W H. Vogliamo dire che W `e un sottospazio vettoriale (l
intuizione `e W = H
e
).
Prendiamo x, y W, vogliamo dimostrare che x +y W. Prendiamo
h(t) = log(exp(tx) exp(ty)) .
Questo `e denito in un intorno di 0. Inoltre sappiamo che
h(t)
t
x + y. Se
h(t) = 0 in un intorno di 0 abbiamo che x +y = 0, cio`e y = x. Beh ma in tal
caso x +y W di sicuro. Altrimenti
h(t)
[h(t)[
=
h(t)
t
[t[
[h(t)[
x +y
[x +y[
34 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
per t 0
+
. Per cui scegliendo opportunamente una successione t
n
abbiamo
che
x+y
|x+y|
W, per cui x +y W.
Consideriamo ora D = W
(supponendo la metrica in G
e
inotta da un
prodotto scalare) e prendiamo la mappa
: D W G (x, y) exp xexp y
Questo `e un dieomorsmo locale in (0, 0) (basta calcolarne il dierenziale per
vedere che `e x + y) e manda W in H. Infatti supponiamo che esistano x
n
, y
n
con y
n
,= 0 tali che
exp x
n
exp y
n
H, (x
n
, y
n
) 0 .
Allora a meno di sottosuccessioni possiamo supporre che
yn
|yn|
y D. Ma
exp y
n
H per ogni n per cui y
n
H
X
e
= df
e
X
e
.
2.3. RIVESTIMENTI DI UN GRUPPO DI LIE 35
Allora
X
h
= d(L
h
)
e
X
e
= d(L
h
)
e
df
e
X
e
= df
h
X
h
per cui
X `e f-correlato a X e la tesi segue immediatamente.
Deniamo ora per ogni gruppo di Lie G la rappresentazione aggiunta in
questo modo. Facciamo agire G su G
e
ponendo
gx = d(
g
)
e
x
dove
g
: G G `e il coniugio
g
h = ghg
1
.
Teorema 25 (Formula di Baker-Campbell-Hausdor). Sia G un gruppo di Lie,
x, y G
e
. Esiste una serie di potenze
n
a
n
s
n
tale che a
n
G
e
`e unespres-
sione ottenuta facendo parentesi di Lie annidate a partire da x e y e che per t
abbastanza piccolo valga
exp(tx) exp(ty) = exp
_
n
a
n
t
n
_
.
In particolare exp(tx) exp(ty) = exp
_
t(x +y) +
[xy]
2
t
2
+o(t
2
)
_
.
Teorema 26. d(Ad)
e
= ad.
Dimostrazione. Beh, (d(Ad)
e
x)y =
d
dt
(Ad(exp(tx))y)
t=0
. Ma daltro canto
Ad(exp(tx))y = d(
exp(tx)
)
e
y =
d
ds
(
exp(tx)
exp(sy))
t=0
per cui
(d(Ad)
e
x)y =
d
2
dsdt
(exp(tx) exp(sy) exp(tx))
s=t=0
.
E, alla formula di Baker-Campbell-Hausdor
exp(tx) exp(sy) exp(tx) = exp(tx +sy +o([t[ +[s[)) exp(tx) =
= exp(sy ts[xy]/2 +o([t[
2
+[s[
2
))
da cui la tesi.
2.3 Rivestimenti di un gruppo di Lie
Enunciamo un importante teorema senza dimostrazione.
Teorema 27. Sia G gruppo di Lie di algebra di Lie g. Sia h sottoalgebra di
Lie. Allora esiste un unico sottogruppo di Lie H tale che la sua algebra di Lie
sia h.
36 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
Teorema 28. Sia G un gruppo di Lie e sia
G
p
G il suo rivestimento uni-
versale. Prendiamo un qualsiasi punto e G sopra e. Allora esiste ununica
struttura di gruppo di Lie su
G tale che p sia un omomorsmo di gruppi di Lie
e e sia lidentit`a di
G.
Dimostrazione. Mettiamo su
G la struttura naturale di variet`a C
che rende
p un dieomorsmo locale. Consideriamo le due mappe : G G G e
: G G di moltiplicazione e di inverso. Sappiamo che sono C
. Allora
possiamo trovare unico sollevamento di (p, p) :
G
G G tale che
( e, e) = e. Analogamente possiamo trovare unico sollevamento di p tale
che ( e) = e. Un rapido controllo con lunicit`a del sollevamento dice che e
danno a
G lunica struttura possibile di gruppo di Lie.
Proposizione 9. Sia sottogruppo discreto di un gruppo topologico G. Allora
p : G G/ `e un rivestimento.
Dimostrazione. Osserviamo che, poich`e p `e G-equivariante e G/ `e omogeneo,
ci basta trovare un intorno banalizzante di e.
Prendiamo U intorno di e tale che U = e. Possiamo trovare allora
V intorno di e tale che V V
1
U (questo perch`e la mappa (x, y) xy
1
`e
continua). Per ogni h
1
, h
2
abbiamo che V h
1
V h
2
= . Infatti se
v
1
h
1
= v
2
h
2
v
1
v
1
2
= h
2
h
1
1
e, poich`e V V
1
= e, devessere h
1
= h
2
. Ma p[
V h
: V h p(V ) `e iniettiva
e aperta, aperta perch`e proiezione al quoziente per un gruppo, iniettiva perch`e
se
v
1
h(v
2
h)
1
H v
1
v
1
2
H v
1
= v
2
per cui `e un omeomorsmo. Ma allora p(V ) `e un intorno banalizzante di p(e).
Osserviamo che abbiamo essenzialmente dimostrato che agisce su G in
modo libero e propriamente discontinuo.
Proposizione 10. Sia G gruppo topologico connesso e < G sottogruppo
normale discreto. Allora < Z(G).
Dimostrazione. Fissiamo e facciamo vedere che sta nel centro. La mappa
G che manda
g gg
1
`e continua, per cui limmagine `e connessa. Ma contiene chiaramente e `e
discreto. Perci`o gg
1
= , cio`e Z(G).
Teorema 29. Siano G, H gruppi di Lie connessi e sia f : G H omomorsmo
di gruppi di Lie che sia un dieomorsmo locale (`e suciente in e). Allora f
`e un rivestimento e = ker f `e un sottogruppo normale discreto del centro. In
particolare se G `e semplicemente connesso allora =
1
(H, e).
2.4. SL
N
(C) 37
Dimostrazione. Che ker f sia discreto segue dal fatto che f sia omeomorsmo
locale. Perci`o `e centrale. Inoltre `e surgettiva perch`e nellimmagine ci sta
tutto un intorno di e in H. Quindi H G/ come gruppi di Lie e f : G H
`e rivestimento.
Quindi a ogni gruppo di Lie G possiamo associare un gruppo di Lie sem-
plicemente connesso
G `e un sottogruppo discreto del centro tale che
G/.
Teorema 30. Siano G
1
, G
2
due gruppi di Lie e siano g
1
, g
2
le corrispondenti
algebre di Lie. Supponiamo inoltre di avere : g
1
g
2
omomorsmo di algebre
di Lie. Allora esiste al pi` u un : G
1
G
2
omomorsmo di gruppi di Lie tale
che d
e
= . Inoltre, se G
1
`e semplicemente connesso, tale esiste sempre.
Dimostrazione. Sia G = G
1
G
2
.
`
E chiaro che la sua algebra di Lie `e g = g
1
g
2
.
Allora consideriamo il graco di
h = (x, x) g [ x g
1
.
Si verica subito che questa `e una sottoalgebra di Lie. Prendiamo H < G il
sottogruppo di Lie corrispondente.
Supponiamo ora che esista : G
1
G
2
che induce e consideriamo :
G
1
G data da
(x) = (x, (x)) .
Questa `e tale che d
e
(g
1
) = h. Perci`o (G
1
) H e ne contiene un intorno
dellidentit`a (perch`e la mappa esponenziale `e un dieomorsmo locale). Quindi
(G
1
) = H, cio`e `e denita da
(x) = y (x, y) H .
Perci`o tale se esiste `e unico.
Mostriamo ora che se G
1
`e semplicemente connesso, allora H `e il graco di
qualcosa. Prendiamo : G G
1
la proiezione sul primo fattore. Consideri-
amo ora = d([
H
)
e
. Questa non `e altro che la proiezione sul primo fattore
h g
1
. Ma questo `e un isomorsmo di algebre di Lie, per cui : H G
1
`e un
dieomorsmo locale. Ma allora `e un rivestimento. Ma, poich`e G
1
`e semplice-
mente connesso, `e un isomorsmo. Quindi H `e un graco di un omomorsmo
: G
1
G
2
di gruppi di Lie (dato dalla composizione della proiezione H G
2
con lisomorsmo G
1
H).
`
E un conto immediato vedere che induce .
Quindi in particolare studiare le rappresentazioni di un gruppo di Lie sem-
plicemente connesso `e la stessa cosa che studiare le rappresentazioni della sua
algebra di Lie.
2.4 SL
n
(C)
Proposizione 11. Il centro di SL
n
(C) `e costituito dalle matrici scalari che
corrispondono alle radici n-esime dellunit`a.
38 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
Dimostrazione. Consideriamo la rappresentazione naturale di SL
n
(C) che agisce
su C
n
. Questa `e chiaramente fedele e irriducibile. Allora, se prendiamo nel
centro di SL
n
(C), questo agisce come un endomorsmo di rappresentazioni. Ma,
per il lemma di Schur, `e o nullo o un isomorsmo. Prendiamo quindi autovalore
di . Allora `e un endomorsmo di rappresentazioni non iniettivo, per cui
`e nullo, cio`e `e una matrice scalare. Daltronde det =
n
= 1, da cui la
tesi.
Indicheremo con
n
il gruppo delle radici n-esime dellunit`a.
Osserviamo che Z(SL
n
(C)) exp h dove h `e la sottoalgebra torale massimale
di sl
n
(C) fatta dalle matrici diagonali. Infatti se
A =
_
_
_
_
_
2
n
0 0
0
.
.
. 0 0
0
2
n
0
0 0
2(n1)
n
_
_
_
_
_
exp(A) = e
2
n
e analogamente per gli altri elementi del centro.
Questo non `e un caso, infatti per ogni gruppo semisemplice G se h `e unal-
gebra torale massimale di g abbiamo che Z(G) exp h.
Poich`e dimostreremo in seguito che SL
n
(C) `e semplicemente connesso le sue
rappresentazioni coincideranno con le gi`a classicate rappresentazioni di sl
n
(C).
La domanda adesso `e quand`e che una rappresentazione passa al quoziente a
SL
n
(C)/ per un sottogruppo centrale ?
Ricordiamo che le rappresentazioni irriducibili di sl
n
(C) sono classicate
da (n 1)-uple = (m
1
, . . . , m
n1
) di numeri naturali (pi` u precisamente da
elementi dominanti interi del duale dellalgebra torale massimale).
Proposizione 12. V
`e una rappresentazione di SL
n
(C)/ se e solo se x
2iZ per ogni x tale che exp x .
Dimostrazione. Ora V
`e rappresentazione di SL
n
(C)/ se e solo se v = v per
ogni , dove v `e il vettore massimale.
Supponiamo che sia una rappresentazione e prendiamo exp x . Allora
(exp x)v = v ma (exp x)v = e
(x)
v e
(x)
= 1
e cio`e (x) 2iZ. Il viceversa `e ovvio.
Poich`e `e un sottogruppo centrale devessere
m
per qualche m che divide
n. Quindi, come abbiamo visto, lelemento generico di
m
`e della forma exp x
dove
x =
2i
m
_
_
_
1 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 1 n
_
_
_
2.5. ALGEBRE DI CLIFFORD E GRUPPI SPIN 39
In questo caso (x) =
2i
m
(
1
+ +
n1
) dove
k
=
k
j=1
m
j
infatti
(E
jj
E
(j+1)(j+1)
) =
j
.
Quindi il pi` u grande m per cui V
`e una rappresentazione di SL
n
(C)/
m
`e
MCD(n,
1
+ +
n1
) .
Proposizione 13. SL
n
(C) `e semplicemente connesso per ogni n 1.
Dimostrazione. Facciamo agire SL
n
(C) su C
n
0. Il vettore v =
_
1 0 0
_
T
ha per stabilizzatore il sottogruppo H delle matrici della forma
h =
_
1 v
0 B
_
con B SL
n1
(C) e v C
n
. Questo `e isomorfo a SL
n1
(C) C
n
. La mappa
SL
n
(C) C
n
0 data da
A Av
genera un brato di bra H. Perci`o per la successione esatta lunga di gruppi
domotopia
1
(H)
1
(SL
n
(C)
1
(C
n
0)
Ora ricordiamo che H `e omotopicamente equivalente a SL
n1
(C) e che C
n
0
`e omotopicamente equivalente a S
2n1
.
Dimostriamo che
1
(SL
n
(C)) = 1 per induzione su n. Se n = 1 SL
1
(C) =
1, per cui `e sicuramente semplicemente connesso. Se n > 1 abbiamo che
S
2n1
`e semplicemente connesso. Per ci`o la successione esatta diventa
1
1
(SL
n
(C)) 1
e quindi SL
n
(C) `e semplicemente connesso.
2.5 Algebre di Cliord e gruppi spin
Sia V uno spazio vettoriale equipaggiato di una forma quadratica Q.
1
Deniamo
lalgebra di Cliord relativa a Q (C(Q)) come il quoziente dellalgebra tenso-
riale TV per lideale bilatero generato dagli elementi della forma v v Q(v, v).
Questa soddisfa lovvia propriet`a universale:
1
Qui assumeremo che il campo base sia C, anche se molto di quello detto vale per un campo
di caratteristica generica.
40 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
Teorema 31. Se A `e unalgebra associativa e l : V A `e unapplicazione
lineare tale che per ogni v V l(v)l(v) = Q(v, v), allora esiste un unico omo-
morsmo di algebre associative
l : C(Q) A tale che
l = l, dove : V C(Q)
`e lovvia inclusione.
Osserviamo che, poich`e tutte le relazioni per cui quozientiamo sono pari (cio`e
contengono solo elementi di grado pari in TV ) allora C(Q) ha una struttura
naturale di algebra Z/2 graduata.
C(Q) = C(Q)
pari
C(Q)
dispari
.
Questa struttura pu`o essere anche interpretata come la decomposizione in au-
tospazi dellinvoluzione : C(Q) C(Q) denita sugli elementi di V da
(v) = v.
Supponiamo ora che Q sia non degenere e prendiamo una decomposizione
V = W W
dove W, W
W) .
Per dare lisomorsmo `e suciente dare una mappa V End(
W) che rispetti
le relazioni dellalgebra di Cliord. Pi` u precisamente daremo due mappe, una
che parte da W e una che parte da W
W) l(w)z = w z .
Per quanto riguarda la seconda, deniamo per ogni W
una derivazione di
W come
D
(1) = 0, D
(w) = (w), D
( ) = D
() + (1)
deg
D
() .
O, pi` u esplicitamente
D
(w
1
w
r
) =
r
i=1
(1)
i1
(w
i
)w
1
w
i
w
r
.
Allora possiamo porre, per ogni w
(w
)z = D
(w
, w) .
A questo punto deniamo j(w + w
) = l(w) + l(w
V che lasciano
invariato
k0
2k
V .
2.5. ALGEBRE DI CLIFFORD E GRUPPI SPIN 41
Se consideriamo lantiautomorsmo denito da
(x
1
x
r
) = x
r
x
1
.
possiamo denire : C(Q) C(Q) dato da x
= x.
Deniamo il gruppo Spin come
Spin(Q) = x C(Q)
pari
[ xx
= 1, xV x
V .
Questo `e un gruppo di Lie perch`e `e un sottogruppo chiuso di C(Q)
= GL(
W).
Teorema 32. Sia dimV 2. Poniamo : Spin(Q) GL(V ) dato da
(x)v = xvx
.
Allora (Spin(Q)) = SO(Q) ed `e un rivestimento doppio connesso.
Dimostrazione. Per cominciare osserviamo che
Q((x)v, (x)v) = Q(xvx
, xvx
) = xvx
xvx
= xvvx
= xQ(v, v)x
= Q(v, v)
cio`e che (Spin(Q)) O(Q).
Per mostrare che limmagine `e SO(Q) consideriamo un problema pi` u gen-
erale. Prendiamo il gruppo
Pin(Q) = x C(Q) [ xx
= 1, xV x
V
e facciamolo agire su V in questo modo
(x)v = (x)vx
.
Vediamo che anche questo agisce via isometrie. Osserviamo infatti che per ogni
v V , vale vv = vv
. Allora
Q((x)v, (x)v) = ((x)vx
)((x)vx
) = ((x)vx
((x)vx
=
= (x)vx
xv
(x)
= (x)vv
(x
) = (x)Q(v, v)(x
) = Q(v, v) .
Per mostrare che `e surgettiva a questo punto `e suciente mostrare che tutte
le riessioni stanno nellimmagine (infatti queste generano O(Q)). Prendiamo
w V tale che Q(w, w) = 1. Allora w Pin(Q) perch`e w
= w e ww = 1.
Mostriamo che (w) = R
w
dove R
w
`e la riessione della forma
R
w
(v) = v +Q(v, w)w.
Infatti
(w)vw
= v
42 CAPITOLO 2. GRUPPI DI LIE
per ogni v V . Se scomponiamo x in parte pari e in parte dispari x = x
0
+x
1
abbiamo
(x)v = vx (x
0
x
1
)v = v(x
0
+x
1
) x
0
v vx
0
= vx
1
+x
1
v .
Ma il membro sinistro `e dispari e il membro destro `e pari, per cui
_
x
0
v = vx
0
x
1
v = vx
1
Scrivendo il tutto in una base ortonormale otteniamo che x
0
= C, mentre
x
1
= 0. Ma devessere xx
= 1 per cui = 1.
Quindi Pin(Q) `e un rivestimento doppio di O(Q). Ci resta solo da far vedere
che Spin(Q) `e la controimmagine di SO(Q) e che Spin(Q) `e connesso. Ma
prendiamo R O(Q). Questa `e composizione di un certo numero di riessioni,
per cui
R = R
w1
R
wr
Ma allora
1
R = w
1
w
r