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Teorema 0.1 : siano A un aperto di R2 e g : A → R una funzione di classe C 1 .

Indichiamo con S il luogo di zeri {g(x, y) = 0} e sia (x0 , y0 ) ∈ S . Se ∇y g(x0 , y0 ) 6= 0


allora localmente intorno a (x0 , y0 ) l’ insieme S è grafico cartesiano {y = h(x)} di una
funzione h di classe C 1 ; se invece ∇x g(x0 , y0 ) 6= 0 allora localmente intorno a (x0 , y0 )
l’ insieme S è grafico cartesiano {x = h(y)} di una funzione h di classe C 1 .

Il Teorema del Dini discende dal seguente, che ha ipotesi più deboli.

Teorema 0.2 : siano A ⊂ R2 e g : A → R . Indichiamo con S il luogo di zeri


{g(x, y) = 0} e sia (x0 , y0 ) ∈ S . Se in un intorno U di (x0 , y0 ) si ha che g è continua
e che ∇y g 6= 0 esistono un intorno V di x0 , un intorno W di y0 ed una funzione
continua h : V → W tale che S ∩ (V × W ) è il grafico della funzione h . Se in U la
funzione g è di classe C 1 allora anche h è di classe C 1 e

∇ x g( x, h(x)
h′ (x) = −  .
∇y g( x, h(x)

Dimostrazione : ricordiamo che una funzione di una variabile definita su un intervallo


e derivabile, con derivata sempre diversa da zero, è iniettiva (conseguenza del Teorema
di Rolle) e pertanto o strettamente crescente o strettamente decrescente. L’ intorno U
contiene un quadrato [x0 −b, x0 +b]×[y0 −b, y0 +b] ; poniamo W =]y0 −b, y0 +b[ e notiamo
che, se avessimo voluto, fissato ε > 0 avremmo potuto scegliere b < ε . Osserviamo che la
funzione di una variabile f (y) = g(x0 , y) , definita su W , è derivabile con derivata sempre
diversa da zero, pertanto è iniettiva. Dato che f (y0 ) = g(x0 , y0 ) = 0 , necessariamente
f (y0 + b) 6= 0 , e non è restrittivo supporre f (y0 + b) 6= 0 , se no basta passare a −g .
Osserviamo che allora la funzione strettamente monotona f è crescente, dunque f (y0 −
b) < 0 : allora
g(x0 , y0 − b) < 0 , g(x0 , y0 + b) > 0 .
Per la continuità di g , questa è negativa anche in un intorno di (x0 , y0 − b) e positiva in
un intorno di (x0 , y0 + b) , dunque in particolare esiste a > 0 tale che

g(x, y0 − b) < 0 e g(x, y0 + b) > 0 in ]x0 − a, x0 + a[ .

Notiamo che, se avessimo desiderato, fissato δ > 0 avremmo potuto scegliere a < δ .
Poniamo V =]x0 − a, x0 + a[ e osserviamo che per ogni fissato x̄ ∈ V la funzione f (y) =
g(x̄, y) è negativa per y = y0 − b , positiva per y = y0 + b , continua (quindi assume anche
il valore zero), con derivata mai nulla (quindi iniettiva), pertanto esiste uno e un solo valore
y ∈ W tale che f (y) = 0 . Dunque per ogni x ∈ V esiste uno e un solo y ∈ W tale che
g(x, y) = 0 . Quella che abbiamo dato è la definizione (sebbene per nulla esplicita) di una
funzione della variabile x : per ogni x ∈ V , il valore h(x) è definito come l’unico punto
y ∈ W tale che g(x, y) = 0 .
Fino a questo punto abbiamo mostrato che

(x, y) ∈ V × W =⇒ [g(x, y) = 0 ⇐⇒ y = h(x)] ,


ed ora proviamo la continuità di h . Sia x1 ∈ V e sia y1 = h(x1 ) , cosı̀ che g(x1 , y1 ) = 0 .
Fissiamo ε > 0 più piccolo della distanza di y1 dal bordo di W , e chiamiamo δ la
distanza di x1 dal bordo di V . Osserviamo che nel punto (x1 , y1 ) sono verificate le
ipotesi del teorema, dato che g è continua e ∇y g 6= 0 in V × W che è un intorno di
(x1 , y1 ) . Allora si applica quanto abbiamo già dimostrato, e in particolare esistono due
numeri a1 e b1 , che per quanto detto prima possiamo scegliere verificanti

b1 < ε , a1 < δ ,

ed una funzione h1 tali che posto

V1 =]x1 − a1 , x1 + a1 [ , W1 =]y1 − b1 , y1 + b1 [

(notiamo che V1 × W1 ⊂ V × W ) si ha

h1 : V1 → W1 , (x, y) ∈ V1 × W1 =⇒ [g(x, y) = 0 ⇐⇒ y = h1 (x)] ,

ma allora per ogni x ∈ V1 è h1 (x) = h(x) . Usiamo questo solo per dire che fissato ε > 0
abbiamo determinato a1 > 0 tale che

|x − x1 | < a1 ⇐⇒ x ∈ V1 ⇒ h(x) = h1 (x) ∈ W1 ⇒ |h(x) − y1 | ≤ b1 < ε

ma y1 = h(x1 ) cioè
|x − x1 | < a1 ⇒ |h(x) − h(x1 )| < ε
ed h è continua.
Resta da dimostrare la parte relativa alla derivabilità: calcoliamo il limite di [h(x0 +
t) − h(x0 )]/t . Per semplificare la notazione supponiamo x0 = y0 = 0 , quindi dobbiamo
calcolare il limite di h(t)/t ; abbiamo 0 = g(0, 0) = g t, h(t) , quindi applicando il
Teorema di Lagrange a due funzioni di una variabile
 
0 = g t, h(t) − g(0, 0) = [g t, h(t) − g(t, 0)] + [g(t, 0) − g(0, 0)]
= ∇y g(t, θt)h(t) + ∇x g(ηt , 0)t

per qualche valore θt compreso fra 0 e h(t) e qualche valore ηt compreso fra 0 e t .
Dalla uguaglianza precedente ricaviamo

h(t) ∇x g(ηt , 0)
=− .
t ∇y g(t, θt)

Notiamo che per t → 0 si ha anche h(t) → 0 , dato che abbiamo già provato che h è
continua, quindi per il Teorema dei carabinieri abbiamo

t → 0 ⇒ θt → 0 , ηt → 0 ⇒ ∇y g(t, θt) → ∇y g(0, 0) , ∇x g(ηt , 0) → ∇x g(0, 0)

e quindi anche h(t)/t → −∇x g(ηt , 0)/∇y g(t, θt) e la dimostrazione è conclusa.
Vediamo ora una dimostrazione lievemente diversa nella parte “esistenza”: sappiamo
(per via del Teorema di Rolle) che la funzione f (y) = g(x0 , y) è iniettiva in W . In
particolare, essendo nulla in y = y0 , non è nulla nei (due) punti del bordo di W , pertanto
la funzione continua
g 2 (x, y)

ha minimo positivo su {x0 } × ∂W (che è un compatto dato che è costituito da due


punti). Chiamiamo c > 0 tale minimo. Inoltre g 2 , essendo continua sul quadrato
[x0 − b, x0 + b] × [y0 − b, y0 + b] che è un compatto, è uniformemente continua, dunque
esiste a > 0 , che possiamo supporre minore di b , tale che nel quadrato indicato

|x′ − x′′ | < a =⇒ |g 2 (x′ , y) − g 2 (x′′ , y)| < c/3 .

In particolare per y = y0 si ha

|x − x0 | < a ⇒ g 2 (x, y0 ) = |g 2 (x, y0 ) − g 2 (x0 , y0 )| < c/3

mentre per y ∈ ∂W si ha

|x − x0 | < a ⇒ g 2 (x, y) > g 2 (x0 , y) − |g 2 (x, y) − g 2 (x0 , y)| > c − c/3 = 2c/3 .

Allora per ogni fissato x ∈ V =]x0 − a, x0 + a[ la funzione

f (y) = g 2 (x, y)

è continua su W e dunque ha minimo, ma il punto di minimo non può essere sul bordo di
W dove f vale più che nel punto y0 , quindi il punto di minimo deve essere all’ interno
e allora nel punto di minimo

0 = f ′ (y) = 2g(x, y)∇y g(x, y)

ma ∇y g non si annulla mai quindi (x, y) è uno zero di g .

Questa dimostrazione si presta ad una estensione al caso di pi di due variabili, ma la


facciamo precedere da un lemma, necessario dato che per funzioni a valori vettoriali non
vale il Teorema di Lagrange.

Teorema 0.3 : sia g : Ω → Rm con Y 0 ∈ Ω ⊂ Rm e supponiamo che in un intorno U


di Y 0 la funzione g sia di classe C 1 , con det ∇g(Y 0 ) 6= 0 . Allora esiste un intorno W
di Y 0 tale che g è iniettiva in W .
Dimostrazione : possiamo supporre Y 0 = 0 . Consideriamo la funzione definita su
U m = U × U × · · · × U da
 
∇g1 (Y 1 )
d(Y 1 , . . . , Y m ) = det  ..
 :
 
.
∇gm (Y m )

la funzione d è continua e abbiamo d(0, . . . , 0) = det ∇g(0) 6= 0 , quindi la funzione d è


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diversa da zero in un intorno di (0, . . . , 0) . Questo intorno contiene un cubo ] − a, a[m ,
e poniamo Q =] − a, a[m ; supponiamo che g(Y ′ ) = g(Y ′′ ) per qualche Y ′ , Y ′′ ∈ Q :
abbiamo per il Teorema di Lagrange

g1 (Y ′ ) = g1 (Y ′′ ) ⇒ 0 = g1 (Y ′′ ) − g1 (Y ′ ) = ∇g1 (Y 1 ) · (Y ′′ − Y ′ )

per qualche punto Y 1 ∈ Q , e analogamente

g2 (Y ′ ) = g2 (Y ′′ ) ⇒ 0 = g2 (Y ′′ ) − g2 (Y ′ ) = ∇g2 (Y 2 ) · (Y ′′ − Y ′ )

e cosı̀ via. Dunque  


∇g1 (Y 1 )
0= ..  ′′ ′
 (Y − Y )

.
∇gm (Y m )
ma la matrice ha determinante non nullo quindi Y ′ = Y ′′ e g è iniettiva in Q .

Del teorema precedente servirà una versione che contiene anche un parametro X
rispetto al quale le derivate di g in y sono continue.

Teorema 0.4 : sia g : Ω → Rm con (X 0 , Y 0 ) ∈ Ω ⊂ Rpx × Rm y e supponiamo che in un


intorno U = Ux × Uy di (X 0 , Y 0 ) sia la funzione g che le derivate ∇y g siano continue,
con det ∇y g(X 0 , Y 0 ) 6= 0 . Allora esistono un intorno V di X 0 e un intorno W di Y 0
tali che per ogni X ∈ V la funzione Y 7→ g(X, Y ) è iniettiva in W .

La dimostrazione è pressoché identica alla precedente, basta lavorare in Ux × (Uym )


e tirarsi dietro la lettera X . A questo punto possiamo enunciare la forma generale del
Teorema del Dini.

Teorema del Dini in più variabili 0.5 : sia Ω ⊂ Rkx ×Rn−k y un aperto e sia g(X, Y ) :
n−k 1
Ω → R di classe C . Indichiamo con S il luogo di zeri {g(X, Y ) = 0} e sia
(X 0 , Y 0 ) ∈ S . Se det ∇y g(X 0 , Y 0 ) 6= 0 allora localmente intorno a (X 0 , Y 0 ) l’ insieme
S è grafico cartesiano {Y = h(X)} di una funzione h di classe C 1 . Inoltre
 −1 
∇h(X) = − ∇y g X, h(X) ∇x g X, h(X) .

Anche questo teorema può essere scritto in forma leggermente più debole.
Dimostrazione : (solo una traccia) supponiamo X 0 = 0 e Y 0 = 0 , e ricalchiamo la
seconda dimostrazione del teorema del Dini: in un opportuno intorno V × W di (0, 0) ,
con V e W palle e con V × W ⊂ Ω , la funzione Y 7→ g(0, Y ) è iniettiva quindi la
funzione kgk2 ha minimo positivo sul compatto {0} × ∂W ed è nulla al centro. Allora
per X in un intorno V ′ di 0 abbiamo che

Y 7→ kg(X, Y )k2

ha minimo interno a W in un punto, ma allora in quel punto

0 = ∇y g(X, Y )g(X, Y ) ⇒ g(X, Y ) = 0

e abbiamo trovato uno zero. Questo è unico per l’ iniettività di g rispetto a Y . Il resto
della dimostrazione è come nel caso k = n − k = 1

Una fondamentale, anche se facile, conseguenza del Teorema del Dini è il prossimo
risultato.

Teorema di inversione locale 0.6 : sia f : Ω → Rn e sia Y 0 ∈ Ω ⊂ Rn tale che esiste


un intorno U di Y 0 in cui f è di classe C 1 con det ∇f (Y 0 ) 6= 0 . Allora esistono un
intorno W di Y 0 ed un intorno V di X 0 = f (Y 0 ) tali che f : W → V è biunivoca,
con inversa di classe C 1 e
 −1
[∇(f −1 )](X) = ∇f f −1 (X) .

Dimostrazione : consideriamo la funzione g(X, Y ) = f (Y ) − X , quindi

g(X, Y ) ⇐⇒ X = f (Y ) ;

abbiamo
g(X 0 , Y 0 ) = 0 , det ∇y g = det ∇f
e pertanto possiamo applicare il Teorema del Dini. Ne deduciamo che esistono un aperto
V , intorno di X 0 , un aperto W ′ , intorno di Y 0 e una funzione h : V → W ′ tali che

(X, Y ) ∈ V × W =⇒ [X = f (Y ) ⇐⇒ Y = h(X)] .

Osserviamo che Y 0 ∈ W ′ ; poniamo

W = W ′ ∩ f −1 (V ) ,

che è ancora un aperto per la continuità di f , e osserviamo che se X ∈ V allora Y =


h(X) appartiene sia a W ′ (per costruzione) che a f −1 (V ) , dato che f (Y ) = X ∈ V ,
quindi h : V → W è biunivoca ed è l’ inversa di f .

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