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1 LA MECCANICA ELLENICA E ROMANA

1.1

LA

FISICA

DI ARISTOTELE

Inizietemo il nostro cammino risalendo addirittura ad -A.ristotele (384322 a.C.). Potr forse stupire un richiamo cos remoto : ben poco rimasto oggi della meccanica aristotelicr e tutt sanno quanto sir stato lungo e diilcile il combattimento della nuova scienza, dal XVI secolo in poi, per smuolere a uflo a uno quei grevi assiomi, quel rigdo argomentafe intessuto metalisicamente, che il reiterato commento scolastico alle opere fisiche dello Stasirita aveva reso modo comune di pensare, modo comune di guardare i fatti c i dati dell'espertenza. NIa proprio la grande influenza esercitata dalla concczione meccanica dell'aristotelismo su tutto il pensiero scienti6co successivo pcr pi di un millennio, che ci obbliga a ricordarne - seppu in modo molto ' i r r e r i c o- i l c u n i l r a t t i c a r a t t e r i s r i c i . In verit, lo spirito con cui Aristotele si accosta ai concetti e ai temi fonrlmentali della fisica molto diverso da quelo che anima oggi la ricerca: non lirrto per le soluzioni offerte o per le ipotesi a\^nzate, ma per le domande che culi si pone, per il tipo di problemi che egli ritiene meriter.oli di attenzione. l,r sua fisica non ha affatto un corrispondente ossia uno sr.iluppo, una intcgfazione, o anche un rovesciamerito - nella fisica modetna. Semmai un :rnulogo pu ritrovatsi in quella < frlosofia della natura > che talune correnti (ortrei margnali) del pensiero contemporaneo hanno tentato di mantenere rr vita e che ha < per oggetto proprio il movimento, l'esseremutabile in quanto rnrrtnbilc; l'rrrrre dunque (...), ma non l'essere in quanto essere o l'essere .c conclo il suo mistero di intelligibilit, che l'oggetto della metafisica;l'oggetto ,lclrt llrsolia cclla na.tura I'csserepreso sccondo le condizioni che lo costrini r , , r r r o n t l u c s l o u n i v c r s o < l c l l l i n c g c n z a c l c l l a< l i l i s i o n ec h e l ' u n i v e r s om a t e c l i u l c , I ' c s s c r cs c c o n r l o i l n r s t c r o p r o p t - i r rc l c l r l i v c n i l c c c l c l l a m u t a > i l i t , e l d n r ) \ ' i n c n l on c l L r s l r r z i o r r c l . y r l r l c i c o r P i s o n o i n i n t c l r c l l z i o n c , c c l n r o v i -

La nteecanieaelhnica e rurata

Ld rt|a ti Ar!/r/eh

ncnt() (i senerazione e di corruzione sostanzialeche il regno pir profondo rlclla loro struttura ontologica, del mor-imento di crescita r.egtati\.a nel qualc si nranilcsta l'ascesadella materia all'ordine della vita>'. Al>binmo voluto riportare per intero da un celebre saggio di Nlaritan rlucsl:r < definizione )t di un < filosofia della natura > - che del testo viene dtl (laictnno - per una {agione molto semplice: essa riflette con fedelissjme ()sscrvanza,dopo duemila anni, non proprio la precisa artcolazione, ma il scnso gcnerale della trattaztone aristotelca sulla natura quale si esprime negli otto libri della Fisica, nel trattato St Ciek, in quello St la GexeraTlrnae la CortrrT.iotrt,r>htech nelle opere meteorologiche e biologche, Naturalmente, di frontc alle cultura scientifica d'oggi, tutto ci non presenta piir interesse: quel chc tli vitale v'era nella problematica studiata da Aristotele si ormai ricollrcirto jn altre e pir peftnenti sedi teoreticlre, e in particolare nella < critica clclla scienza> e nellk epistemologia>, NIa sgnificativo riconoscere proprio questo; che la scienza ei su,'i prinri pxssi, c()n un bagaglio sperimentalee interpretativo assaifidotto, quasi embrionalc, consegu una sua prma organica configurazione svolgendo la critica di sc stcssa, ossia non per un'apertura pirl intensa alla realt, ma per una rimedtrzione sul proprio ruolo, su propri strumenti di indagine, su cuncetti orginari chc delincano il oroorio orizzonte di discorso. Possiamo renderceneconto sfogliando il trattato- fondamentale, la Ititica (Qvow1 t po.o',1): primi sei i libri, tra gli otto che compongono 'opera, riguardano temj emtnentemente llosolici, come a natura dell'esserecorporeo, composto di rtateria e dr;fortnt, l dr)ttri.ra celle quattro mtrse (efriciente, nale, formale e materiale), la soluzionc dei paradossi zenoniani stilo :paqia, il hnpo e il rtolo. Gli ultini due libri della Fisica, l settimo c I'ottavo, trascendono ulteriormentc lirrizzonte fisco, per indagare la causa ultima, l'origine ptofonda del m()\,imer.t(). All'inizio della trattaziooe vien stabilito appunto il not,, princilio il sec,rncftr quale tutto ci che mosso, mosso necessafiamente da qualco",\nav s'altro: < t r,,r.ro,1pe,rov ir6 t'tr'q "vi.yxr1 t*eio1o.t >> (VII, 1, 241 b). ll <principio di causalit> intotno al quale ruoter il pensiero filosofico e scicntilico occidentale, sino ai giorni nostri, quindi stabilito quale f<rndament() e st{umento esser.uiale. verit, lo sviluppo positivo delle scjenze ha In dinrostratr) storicamenteche gl avanzamenti compiuti dalla ricerca hanno deluciclato non tanto tl perr/t,quanto piuttosto tl une: anzi, l'indagine sulle cause bt ctrtrttertzzato normalmente la fase inziale, quasi pre scientifica, clella cono scenze; mentre la desctizione accutata delle modalit di svolqimento dei fen,rmeni ha rappresentato la fase matura. eflcace, d,'r-e le leggi fisiche sono stablite r: tradotte nel linguaggo matematrco. I risultati principali conseguiti da Aristotele nella sua incaginesulie << cause> <lel movimento tiguardano I'esistenza di un ( motore immobilel> (VIII, 5), unico, inesteso, posto alla periferia de'universo, jndivisibile (VItI, 10), gene-

. f . l \ l r i r x i t ,\ t i t t t t t ! t t ! t l t , t l r , l . i t . , l . I 0 l . l ( , r i n , , . 1 9 . 1 .

tatore di un mor.imento continuo, originaramente circolere (VIII, 9). '.lut{o ci, naturalmente, non ha alcun rilievo per una lettura scientifica del ntoto: semmai pu esser ricordato per il suo influsso negatilo. In partcorrc, Lr priorit del moto rotatoro su quello {ettilineo ha prodotto un arrest() ncllir scopetta delle leggi meccanche,ritardando sino all'epoca moderlra il concctto cli mot() rettilineo uniforme cui attiene il orincinio di inerzia. Tuttavia, accanto alla linea prncpali del disc,rrs,,, nei libri settinro c ottavo, si intrecciano alcune indicazioni marginali che possegi(in() L] Qrrlttere p direttamente fisico e possono essereintese come plefitesse lmni, .)li allo sviluppo successivodella meccanica. I-a prima di queste intuizion <ltrcllrr che stabilisce l'esigenza di una contiguit o di un immediato c()ntttr) trz il motore e il mobile: < Il motore primo, non in quanto causafnale ma in (lunl() prncipio da cui parte il movimento, pressoil mosso : voglio dire con "prcsso", che tra di loro non v' nulla cl.re li separi; e questa propriet apparrcrrc in gcnctale a ogni motote e a ogni moble > (VII, 2, 243 a). I motivi chc hlnrro condotto Aristotee a una simile idea sono lesati alla dimostraziorc clcll'csi, stenza di un motore in.rmobile e. sotto questo prtfilo, n.,n dicouo piir rrulll. l)i pr, questa tesi all'origine di insormontabili dillicolt che ncl lleciocvo lcnnero jn luce e che ostacolarono per secoli l'avr.io della meccanic,moclcrorr, l,o stesso,ttistotele se ne era reso conto: < Se in elletti tr.ttto cia) che nl()ss{) mosso da quacosa - egli si domanda - come maj, tra le cosc chc n()n si nur)vor-roda s, alcune contjnuano a essef mosse senza essefe t()ccttc (ll nr()t(xe? Tali ad esempio i proiettili > (VIII, 10, 266b). La soluzr()ncpr-()p()srx n()t()riamenteerrata: nel caso del proiettile, il moto sarebbe mantenuro riro (Lrl cr)ntatto con l'aria o con l'acqua o < con quelle eltre cose chc pcr loro rrtura muovono e son mosse ) (ivi, 267 a); ma solo Buridano, nel \ I I I sccolr r, f i u ' c l . s m { r n r a r l xc , , n e f J c ; r cc o n t r o e s e m p i . i (lj nr)nostante,il principio della contiguit pu essereogu rciltcr'l.rrclulo in scnso l.rositivo, mutandone il contesto di applicazione. Sc ci si rjfcriscc rrllo r<strLto tensione> che misura la sollecitazione in una gencrica prtticclla ci cli r! c()rp() ceformabile, allora vero che le ( tensioni )), esscnclo firrzc rli ( , , n t t t { ) , d c b b o n o e s s e r ed e t e r m i n a t e d a s o l e a z j o n i d i c ( ) l l t a t t ( }c c l L r i n c liil Ir'ylrrnrc tra lo stato di tensi.)ne e il moto delle partceile clcle arcrc crrul(ctc l,,c:rlc. l questo appunto iI l)rircipia di aTiate /acalcche , m()clcrnir nrcccir r r i c r l r r z i o n a l ep o n e a f o n d a m c n t o d e l l a t e o r i a s u i < l e g r n - r ic o s r i r r r L i r ( c l . . > rrrn. I l). l . : r s c c o n c l a n t u i z j o n e 1 s i c a l r e p o s s b i l er i n t r a c c i r c n e l l r r / r i r , r r L r . i s r r r i c t r l i ( r v e t c s u L r r t e m a d i g r a n d i s s i m ai m p o r t l n z l a p p i c l t i r l c t c r ) r i c l l ) c r l i t nrcr-r'rrnicr:si tratta clj un primo barlumc sul prittiltio lti /at,rttitrtr,r/i. l)i<. \ r s l o t c l c n c c a p i t o k r5 d e l l i b r o V l l : < S i a ; \ i l n r o t o r c , l l i l m o b i l c , I ' l l r r u n , t z z : r l l ' i n t c r v l t l o t l i s p l z i o l s c c o n c l oc u i c s s o n r o s s o , J i c o l r i s 1 r r ' r r t l c n t < t r r t < r ' v l l l or l i t c t r P , , . I n r r n t c n r p o t r g u r r l cr r r r i rf r r z a r r g r n l c , r . i o \ , n r r r o v c r L r r r r t t i r l i l l p c r l r l , r p p i ot l i l ' , n r : rp c r I ' n c l l r rn r c t : c i J ; i n c l r r c s r r r r r r t L r , . r r l : r t l i I x l ) r { ) l ) r ) r z i r r c i s P c t ( r r t ui., s c l t r s l c s s a r r z r t r r r o t eL r s t r , s s lt r l r . P r l r l l n r n r r r t r r lt c t t r P rc r i t r r lt l r r r u t t i r crs s r 1 , ,n t r r r r v c rr-lii r r r c t t l r r r r r r t i t i r c L rr ( . l t t l ( , ; l i , r

La mea ica elhrica e ronattd

Rife$ani crilh\e

&lla

necca ica atistolelica

'. e \ana forz^ met muovet met corpo d'una quantit uguale in ugual temPo ) Ecco, in queste righe riassunta, se cos si pu dire, la meccanica aristotelica e quindi 1a meccanica che ha dominato la cultura scientifica sino alla rvoluzione di Galileo e di Newton e che arche nell'ePoca moderna ha resistito con impressionante tenaci^. Non possiamo sottovalutarne il ruolo nella medesima scienza del costruire che ha sostenuto pr secoli imponenti rea.izzazioni architettoniche. Ormai, noi siamo abituati a consideare l'equilibrio delle forze come la nozione pi elementare e immediata; forse saremmo portati a ritenere che la sensibilit statica indubitabile degli antichi si fondasse su embrionali ^ntrcrpaztoni clelle cosiddette < leggi cardinali >: la risultante e il momento risultante di un sistema d.i fotze in equilibrio debbono annullarsi. Invece questa visione piuttosto recente, avendo preso definitivamente campo a seguito della sintesi di Varignon (1654-1722) con la sua Noauelle nrcuiqae. La prima via per affrontare il problema statico si valsa, al contralio, di un riferimento al moto: cio agli spazi percorsi in cetti intervalli di tempo. I due mondi separati che la mccanica successiva ha delineato, distinguendo la cinenatica e li statica, I'una riguardante il moto in s, I'altra le forze in s, nacquero storicamente solidali, fuse nell'unico principio sopra riPortato. opportuno ora esprimere tale principio in forma un Poco meno contorta e piir generale. Esso aflerma, fondamentalmente, che: 1) le dixaxTe perc7r! sta/lna tra lat'a cami ln4i 0 le;t'or{e stamo tra laro;2) i pri iP7rtali sta na iu ragiarc inersa alle distan1e percorsc trel rtedtirzo enpobbene, la cosa curiosa che la prima delle due conclusioni fallace, mentre la seconda corretta : e la prma governa la dirunica, meotre la seconda presiede alla sla/ica. 1I grande sforzo della meccanica moderna stato apPunto quello di lissare il sottile crinale che consente di conservare le affermazioni statiche della meccanica aristotelica, respingendo nello stesso tempo le sue illazioni dinamiche che pur sembrano cos (agionevoli e intuitlYe.

il rapporto

ta spazio e tempo l,

ne derivetebbe la lege errala:

Q:

--'

(1.2,2

la cui rimozione cost uno straordinaro rivolgimento teotico. Si noti tuttavia che la (1.2.2) solo parzialmente rinnegata dalla mecca. nica classica moderna. Infatti, scritta in tetmini incrementali, essa divnta:

dQ : d(mv) e quindi: dQ dt d(mv) dt

(1.2,3

(1.2.4
t:: ,

l'espressi.,ne . " assumendone il di;t'arqa, Se allorasi rdefnisce coxcelto dalla (1.2.4), si ottiene la legge fnrdanentaledi Newton per la dinamtca:
d(mv) dt

(1.2.s

rlrrr.e m assume il significato dt massa,Nel caso in cui m costante, nc scluc in oarticolare la nota formula elementare:

lt.2.6)
csscntlo a : lL
t-,

I'arrc/eraqiaze, questo, ad esempio, Carnot utilizzir tt.tcorn Per

1.2

RIFLESSIONI

CRITICHE

SULLA

MECCANICA

ARISTOTELICA

Vediamolo in modo piir esPlicito. Se, usando notazioni piir familiari, indichiamo le forze, i pesi, le distanze percorse e i tempi mpiegati con Q, P, s, t rispettivamente, la tesi 1) verrebbe a dire che:

lrr nozi<rne di proporzionalit, tta << forza>> e <velocit> per c,rrattcrizzrc I trattato Principu gxraux de I'qi/ibt e/ l nn nrcccanica nes/toniana nel suo tt ///01/ .tpp^rso nel 1803. l.e tesi 2; pu essere resa formalmente osservando cl.re, se il pcsrr l), sl)()stt() di s, e il peso P2 sPostato di s, nel medesimo temPo t, lt propors'. r t,,r,tisc" z i ' , r r , r l iirn r e r s at r r i p e s i P , . P " e l e r e l o c i t ' i l'-. r',
t ' t

s
t

(r.2.1)

), :P, :

1', vr

(1,2'1)

essendo m un coeflciente di proporzionalit ; pertaoto, se r' la ue/ocil' ctssta


, ln lrri tcfl1ini: ,l r u , ^ c f I l l l u n g o n c l i s t , t n z2 r ' r r e l t c n r p o A ; l h ^ r , u , , \ c r i I I I l r r r r g , , . i s r , r n z r' n c l t c n r p . , l A ; , ^ r r L ' , ) ! c r l L r r r g ,l r L, l i s r , r r t zIr I ' n c l r c , P , A ; i I ^ ! , , , , , ! c r i I l ] l r r r g o l a , l s t , r r r zl,' r r t t l t c t r t l r ' 5

) o c h , i n u n a p r < p o r z i o n e , i l p r o d o t t o c l e i m e c i r r g u a l ca l p r o r k r t t r t rlcr',cstrcmi, cli clui dcriva: i lt, u, l', ", (l.2.ll)

N l s c c c o s i l c r r r r c c l l ol r r r r i r n r c n l l l c c r l t n r c < c r t t t i c r t r s t o t c l i c rttl i / a p

La ntueatica ellettica e r1naa

Rifesr;otli criticl)e vlla

nleanca ar;iotelira

leuqa lI del aatlfe 4p4e di spostare at nrpo, defr.nitacome prodotto del peso del corp,:r per la veloct del moto ad essoimpressa;cio: II-Pv

" r i t e n e e m o l t o p i c c o l i ( d i r em m o o g g i " i n f i n r e s i m i ) g l i s p o s t a m e n r r r , s r , r s s da poter confondere gli archi con la loro proiezione verticale. a) Si osservi che, qmhotque siano gh spostamenti sr, s, degli estrem, te (frg. 1.2), essi sono pur sempre defr.niti georuetricame d^Ilei Sr:-ctlr dove oc l'angolo traduce nella: s 2al2

(t.2.e)

Consideriamo on rl probhruadella lerta:un'asta rigida dotata di un punto come si possa ci appoggio (ft no) e dl cui peso si fa astrazione.-Vediamo la condizione di equilibrio di due pesi Pr, Pr, posti alle estreespriere A,, ,.r.rt , ,,\, dell'asta e distanti lr, l, , rispettivamente,dal fulcro (frg' 1'1) La che pu generarmoto costituita dai contributi di Pt per l:ttlrtr*dc.:mrlesstr.a Ar' ossia: Afe d P, per la velocit v, dell'estremo i,r lei,,cjrl ir dell'estrerno
[ Plvr + Pzv2

(1.2.13)
della airtaale totazione. Perci, la (1.2.12) si

(infinitesimo)

(-P'\-t-P,l)a:o

(1.2,14)

(1.2.10)

Az

Il segno - al primo termine si giustifica notando che il peso P, tende a opporsi allo spostamento s1, mentre il peso P, tende a produrre lo spostamento sz. In condizioni di equilibrio, il parametro a che figura nelh (1.2.13) pu esser inteso come arbitraria, nel senso che, ove si imprima unr ccrt rotaz\one ocall'asta, essa permane disposta nella nuol'a configurazione. Pertant(), la (1.2.14) impone che:

- Pllr + Prl, : 0

(r.2. ) rs

Questa la equazione statica che connette tra loro i pes P, e P": a noi riesce immediato nterpretarla in tefmini di < equilibtio alla rr)txzi(.'ne ', n un tal concetto assente dalla ttaftazione di Aristotele, bench la scopcrta dclla (1.2.15) nella forma della proporzione: l:ig l.l. L'ccluilibrio si ottiene quando tale potenza complessiva nulla, e cio c ,1r',,r,,.,' due potenze antagoniste si compensano, Dunque la condizione
ccfclti :

l' )1 .. r r2 .

' 2 .| ' 1

.l

( 1 . 2l.( '
ttecuclr)

sia rinttacciabile nell'opera (apocrifa) \[^47-awx. rpo(i'ip-aca (pueia 848 a 1'l-"19,850 a 36-b 6.

I ) , r ' 'l P r r r r - O ovver.o,ricotdancloche (per velocit c,,stante) ".': Prsr+P,s2:o + . "r: Ii'

Q'211)

b) Un'altra nota che pu essere aggiunta a quant.r si qui ()ttenut() l^ seguente. Abbiamo visto che ptesupponendo nota la geometr.iaclellr stato (li spostamento, il principio dei lavoti virtuali consente di ottenere r concli-

(.2.12)

S1

A2
S2

Orbene, le dazrom (1.2'11), (1'2.1'2)corrispondonoa un'applicazione p.utic()lrre Jel principio che nel seguito sar precisato comePriffipa de//cuelorit airttnli ,, c6rr,epircipio dci launriairlmli.In verit, il concetto moderno di ugual direzionepet Ie fcttzz nl prdotto P s sia sottintesa lavoro esige .1.re J\'Ia sP()stamento. taleconcett"si prcciseta (o per il pso)e per il corrispondente ndizi in Giordrno Nemorario (XIII secokrd C ) .sai piit-tarrli, pprinra p"i I l P r n r c l n a l n r c n ric S r t i , , n . r ,< nc( a t r s( 1 5 7 (1 6 3 ( ) ) . e r r c n c l e r ce g i t t i n r a ' i n t e r r l L u r l c, r r n r u h r l c i l a Y ( ) r iv i r t u r l i p c r i r s r r t l c i c n t c [ l P l . c t 7 i ( ) nrc c l l ( 1 . 2 . 1 2 )

l r
l'.4. 1.2.

' l

l2

10

La mecaa elle ica e romana

Il lft

ala pre do-Ariiatelca

tklte < paertiani ?tzercaricre ),

1l

z i o n e d i e q u i l i b r o :i n a t r i r e r m i n i ,dalla relazione che lega s, e s, in virtr delle (1.2.13),ossia dalla: I,


S- ' : - - l 1 l S' '

un tempo P1 e sr, mentre l'asse delle ordinate denota P, e sr, (fig. 1.3), si tfae la conclusione che la fetta <(srauca):

(1,.2."t7)

n,:-l; n,
ortogonaealla retra ((geomerrica )': I, sz--isr
tl

(1.2.18)

deriva, per il principio dei lavori \.irtuali, la (1.2.16), ovvero la:


'D ^ 2 -l J L D' 1 |

(r.2.\8)

(1,2.17

Ci domandiamose non sia possibile invertire il procedimento, utllizzanoin modo, appunto, rovesciatoil principio dei lavori virtuali, per ottenere la elazione geometricaa partire da quella statica. La cosa in realt possibile: inseriamo infatti il valore di P, in funzionedi Pr, offerto dalla (1.2.18), nella: P r s ,f P r s r : 0 Ne viene:

(t.2.1e)

(,'+f',)n.:o

(1.2.20)

Questa equazione deve mantenersi valida quale che sia Pr, poich esso controbilanciato da Pr, secondo I'equazione di equilibro (1.2.18). Quindi P, pu esser riguatdato nella, (7.2.20) come arbitrario. Ci implica che sia:

Questo risultato r:na.particolarissimaesplicazionedel rapporto ben pir) gene. r.1le e.qlofon{9 che lega, come vedremo nei capitoli sguenti, le qualzioni di equilibrio alle equazioni di congruenza. Quando, al tetmine del nostro cammino, studieremo ad esempio la mccca_ nica delle strutture in forma mariciale, gli indizi qui appenaintravisti prenclcranno una veste adesuata. Naturalmente,tutto quel che siamo.venutidicendonon poteva essere ncppur sospettatoda Arstotele, bench fosse, qualche modo implicito nel principi,r in da lu stabilito e non fosseestraneoale cognizioni sperimentalia rui aicessibiri, NIa 1o struryeoltlgltixio che Aristotele aveva in u.ro .ru troppo primitivo lmpotente; ).a fortnalizzazione matem^tica restava cos modesta cla bloccarc qualsiasiapprofondimento anche conoscitivo. Nella storia della scienza,infatt, accaduto.spesso cineil linguaggia formale ha. creato1I cartefta,e non viccvcrsa, come banalmente si Dotrebbe ocnsare.

sll-isr:o

t.

(1.2.2t)

ossia chc valga I'equazione geometica (1.2.17). Si riconosce pertanto che il principio dei lavori virtuali si presta a un duplice us(): o per ottenere I'equilibrio statico nota la geometria dello spostamento, () pef ottenefe la congruenza geometfica noto l'equilibrio. c) l1 nfine, un'ultima postilia. Confrontramo la, (1,-2.17)con la (1.2.18). Pur appartenendo I'una al mondo della geometria e I'altra zI mondo della statica csse mostrano un'evidente somiglianza formale. Infatti s1 e s2 sono tra loro legati linearmente, cos come P, e Pr; muta, vero, il coefrciente di proporzonalit: ma in modo significativo, rispettando una certa armonia di rap-

l;.g. 1.3.

i p P ' , r r i . t r { o r i l ' l i c h i r m ol c o e l l c i e n ,l.- I 'rl c h e f i g u r , r n e l l a ( 1 . 2 . 1 7 ) e r i l l / \ /r \ -1. Se clunclusi rapc . e l c i c n t el ' ) O , r . f i g u r r n c l l a ( 1 . 2 . 1 8 ) :o t t e r r c m o e l


\lrl

I,3 IL TRATTATO PSEUDO-ARISTOTELICO SULLE < QUESTIONI MECCANICHE ) Sino irl sccolo X l\, I'autorc dcllc .eulr/irrri ltrrcacltt: (ltl47.eur,x. npot)t,ilyuv) c r r r i r ' c r r t i l i c a cr,r A r i s r r r c l c ,c a n z i I ' ^ u t . r c v . r " z z a, l i t i i i r " l n u i , , i c , " L a t '

p r c $ c n t n ( ) g r a l c a m c n t cl c r c l l z i o n i ( 1 . 2 . 1 7 ) e ( 1 . 2 . 1 8 ) i n u n p i r n r , r s r r i r t t , , s c l { n a t o( l c o o r < l i r r a t c i r t c s i l co r t o g o n a l i d o v c I ' t s s c r l c l l c l s c i s s c ( l c n ( ) t aa

72

La

,'ec.a'ia

e//enica e lota,a

ll traltato Preao-Ai"af

eli'o st/le \<pEr/iotli

,uta11iLer,

13

dilluso I'influenza Per tutto il Medioevo. Ormai per I'attribuzione delle ptrestioui a t\tistotele generalmente rifiutata sulla base di approfonditi studi di Heilberg, di Wohlwill, dr Zeller e di altri storici che dibatterono l'argomento intorno alla fine dell'ottocento. Comunque, l'importanza del breve trattato considerevole per il suo orientamento verso i problemi tecnici e per l tentltivo, clre in esso si fa sttada, di spiegare unitariamente Ie maccltircsentplicitrpche di quell'et riconducendone le leggi a un solo principio. All'origine della ricetca sta lo stupore dinanzi agli artifici dell'arte meccanica che sembrano contraddire le leggi della natura : ( Appartengono a questo genere i fenomeni in cui il pir piccokr vince il pir grande, e una fotza modesta iolleva pesanti carichi, e tutti gli altri problemi che chiamiamo meccanici. Essi si differnzialro dai problemi fisici, ma non del tutto, partecipando de medesimi teoremi matematici e fisici, in quanto la matematica studia le propriet formali, la fisica quelle reali. Alle apotie di tale tipo appartengono quelle relatiye alla leva, poicl.rappare contraddittorio che un grosso peso sia mosso da una piccola foTza: colui che non riesce a muovere un carlco senza leva, con l'aiuto di una ler.a lo potr muovete facilmente. La tagione prima di tutto c del cerchio, ed assainatutale: poich non assurdo che dallo sta nell'essenza straordinario nascano cose straordinare. I-a cosa piii sttaordinaria di tutte pet il fondersi di propriet opposte in un tutto unico: e il cerchio realmente cos c()mposto. (..,) Non quindi, come si dtto, cosa assutda che il cerchic> costituisca la ragione prima di tutti quei meravigliosi fenomeni; poich c che avr.iene nel braccio di una bilancia si pu ricondurre al cerchir'; ci che avviene nella leva si pu ricondurre al braccio di una bilancja; e quasi tutt gli altri moti delle macchine si possono ricondurre a cluello dela levn> (pue"l). s/ion neccacLe, cap. superfluo sottolineare quanto una simile impostazione sia di fatto oscura e inconcludente. Tutta\-ia, alcune ossen'azioni critiche si offtono sPootanee. ,A.nzitutto interessant I'attenzione pet la. bilatcia e P-'[ la /eM, due strumenti tecnici che non solo presentano un'immediata evidenza e una grande importanza applicativa, ma anche adombrano nel loro comportamento una qualche intuizione delle leggi fondamentali di equilibrio: dilettamente, dell'equiibriti alla rotazione ben visibile nella leua, e indirettamente, dell'equilibrio alla traslazione che viene in luce nella bi/artia, dove l'uguaglianza dei bracci consente di asfrarre alla posiqiorc d,ei caricl.ri per valutarne soltanto l'entit. Infatti il riferimento concettuale alla bilancia e alla leva rimasto costante nella lettura statica delle strutture da sempre, sino al secolo XVIII: al ptincipio della leva furono ticondott, con tentativi pi o meno ftuttuosi, il problema della trave ir.lllessa,secondo la trattazione di Galileo e dei successori,i problemi delle volte e degli archi nel dibattito settecentescoin proposito, il problema del murtr cli sosteqno secondo le indicazioni tramandate da BelicLrr, da Bossut, c 1.toi sviluDDtc ch C()ul()n-b eccetera. : In sec,rn<lo1u,rgr,, nellc Ottu/irt ttttt,trtitlr si manifcstl etlcora liL ptcdi c z i o n c P c r i I m r r t o c i r c o l l r c c h c a b b i l t - l t og i r ' i s t , r c s s c r c i l r l l t t c r s r i c ( ] c l l l l i i s i c l u r i s t , r t c l i t l . ( l i i r r r r l t r l o , o l t r c c h , . r t r r t e i , , t l i l ' c l l r r l c( ' ( ) r ( l i t l c l l l c l -

fisico-cosmologico, proprio alla considerazione della bilancia e della leva i cui estremi descrivono ovr.iamente archi di cerchio. Purtroooo ne derivato un certo impedimento ad associare aIIa forza, o meglo al pso, uoa, tlireTiorc. Solo nel Medioevo, con Giordano Nemorario, cominci a farsi strada il concetto che al peso conveniva connettere la direzione verticale. Per quanto una tale connessione a noi sembri ormai del tutto naturale. imolicita nei dati immediati dell'esperienza pir comune, non deve stupire se esia si affermata cos tatdivamente: il pensare la forza, e in particolare il peso, come t)ellari non appartiene alla spiegaqionedei fatti, ma alla costruqione di an nodello per interpretarli; di pir, appartien all'efftcacra del liryuaggio farnale che riesce a rappresentarne nel modo pir semplice la fenomenologia. Infine - e questa Ia terza osservazione critica sull'impianto delle prtcslioni neccaclte* sisnificativo l'intento di ricondurre tutte le ( cose straordinarie >, che si verificano nelle diverse realizzazioni dell'arte meccanica, alla lcva e alle sue leggi. Si noti che non tanto l'espressiofle fisica di tale riduzionc ad essete importante; certo, orr! sappiamo che la legge di ptoporzionalit invcrsa tra le foze e le distanze dei loro punti di applicazione dal fulcro sulcicntc a spiegare < perch i rematori che si trovano a met della nave sono quelli chc concorono di pir a muor.eda > (Ibdem, 5), o a motivare < perclr le bilancc con bracci pir lunghi sono pi precise di quelle a bracci corti ) (Ibidem, 2), o a capire < perch una sbarta di legno si spezzi piir facilmente col ginocchio quanto pir divaricate si tengano le mani > (Ibidem, 13), eccetera. Ma il monento essenziale in cui l'autore d,elle pue$iani dimostra di aver superat,, un intenso sfotzo di pensieto sta nell'aver saputo assimilate fenomeni c<>s divcrsi, o.slraexdo tutti gli aspetti << Aa, secondari >r che distinguono I'un caso clall'altro, lrer fissare l'a:ttenziorre sul puro fatto meccanico che permane identico al r.nutrrrc delle circostanze particolari, E questa la via per la quale la scienza ha potuto svilupparsi storic^mcrtc, rrggiungendo sempre piir elevati livelli di generalit e di ri..gre. La < razionalit> della meccanica si iscrive in questa stessaditettiva, e cio non pcr rconoscere 4 posleriori che i dati d'esperienza sono governati da leggi univcrslrli, nta.per cottfgnrare pragrexiuanerte il proprio oggetlo d stxdi7 onde e.rn t'ctr,gtt diputrltrc dal mixar runero possibi/edi parattatri. La cosa sar chiatita meglio ncl scguito cli questo libro; ma gi dal prossimo paragrafo se ne vedr una traccia nclln rliscussionesu un ragionamento ( dimostrativo > della leva propostr) ra Architttcde, che numerosi critici contemporanei hanno firrse frainteso, limitandosi lr rivclarne il difetto formale. Tcrrniamo ancora per un momento al contenuto clcllc.Qnttiou tttcanic/.tc )nlI( l,cr rict>rdate clue capitoli in Plrticolere, tra i trentlcinquc chc c()r't'tl)( )n() ,,1rcra. Nella [6a cluestionc lfontrto tl /ttta dt/ld /rat'e itflur.n: c()llc tlili uri vcrga ci lcuno, rluento pi Iun1,r, tanto piir ccbolc? l,e rispostl s'alr,:rlc ,lcl ripctitivo riferimcnto aill lcva, c c()scvr)c intplicitlrr-ncntc()nc cusa , , l c l ' i n f l c s s i o n ei,l m o m c n t o c l c l l c l o r z c s o l l c c i t l n t i t r t s v c r s l i .N i t t u n l n r c r r t c s i " r l , r v r l ' , 1 1 " n . 1 " t s i n o r L( u l i l c o c s i n o l l l c r r t o u l l i p c r c l r l c i n r l i c r z i o n i g r o s s o I , r t c < l u i r i n t r r r c c i t r i l i: r c t l L r iis to ! r i s l ) c l l){ ( l t r r i t a li v r ) , t n

1,4

ta *

nucanica elleniea e ronana

l5

de mo/i: Nella 23a questione invece trattato il problena d.ellacanposiTioxe < se un mobile animato simultaneamente da due moti tal che gli spazi percorsi nel medesimo tempo siano in rapporto costante, il mobile segue la dagonale di un parallelogramma che ha pr lati due linee le cui lunghezze sono in tale rapporto ). Una traiettoia cutva percotsa < cluando il mobile animato da due moti il cui rapporto non costant nel tempo >. Come si pu notare, con queste proposizioni si apre uno spiraglio sulla cinematica. Ma nell'ambito della fisica di -A.ristotele p<.rssibileda esse trarre tesi corrspondenti sulle forze: e un simile passaggio continu ad esset operato senza titubanze, anche in tempi abbastanza recenti, dall'ultimo grande meccanico di educazione aristotelica, cio da Varignon.

1.4

,q.RCHIMEDE

< Nlarcelio cominci ad assediare Siracusa pet terra e per mare. Appio conduceva l'esercito e {arceilo stesso conduceva sessantavascelli da guetra, carichi cli ogni sotta di atmi; su otto navi collegate insieme aveva disposto una macchina bellica con la quale aggrediva le mura, fidava sulla sua numerosa flotta, sugli abbondanti armamellti e sulla sua provata gloria militare: tutto ci peraltro era oiente di fronte ad Archimede e alle sue macchine da guerta. E Archimede aveva escogitato queste macchne non per a loro importanza, ma piacevoli applicazioni secondariedella geometria. Il re Gerone consi<lerandole lo aveva gi pregato e persuasoa traclurre in concreto qualche prjncip.io rstratto della sua arte, rendendo utili anchc ala pratica comune le sue profonde spccu lazioni. < Questa arte txnto amata della meccanica era stata Praticata dapprima da Eudosso e da Archita: per tendere meno ardua la geometria, essr avevano risolto mediante esempi meccanici concreti qui problemi geometrici che non potevano essere immedjatamente compresi. Cos avevano risolt,, per via mcccanica il problema di due segmenti medi proporzonali, come fondamento per la risoluzione di molti altri problemi (...). Platone tuttavia fle era rimasto afllitto e li aveva rimproverati, deplorando che in tal guisa essi tradissero lo spirito scienzadal campo delle cose ideali e astratte della geometria, trasportafldo cluesta a cluello degli oggetti sensibjlj e impegando oggetti che si addicevano soltanto ai comuni e rozz operai,,\ seguito di tali considerazioni la meccanica renne scissa dalla geometria e per lungo tempo fu disptezzata dalla fiosofia pura; e - s . rr e . r c n . c o r , l n a r a l r r r g o d i u n r ' c i e n z a m i l i t a r e . a < Una volta -A.rchimede scrisseal re Gerone, suo parente e amico, che clualsiasi carico poteva essere mosso da una d^te tbrza, e giunse anzi '.rl punto di affetmarc chc sarcbbc stto in ]radodi smuovere anche la'fcrrn, sc soo avcsse p o t u t o p p r ) g g i a r s id e c l u l c l r el l t r a p l r t c . ( c r o n e s i m e r a l i g i i r m o l t r , d i c i , c c c p r c g , , \ t c h i m c c l c l i r c a l i z z a r c( l u c s t ( )s u ( ) t i s p o s i t i v oc ( l i n r ( ) s t r l - c h c u n r g r o s s o c l r - i c ol ) ( ) l c v l c s s c r _n r o s s or l r L r r r t l r i c c r r llt r r z r t .A l c l r i n t c r cp t c s c r t , , t r t c : c r r r r i r l c l cn l r r i , l r r c : r r i c ,t, r ' lr c , t l r c l ) { ) l ( \ r l( s s ( r ' (l l - i r l l r l l ( r r : r s , , , , , , t rt r r o l l l r

fatica e impiegando molti uomini, vi lasci sopra molte persone e il carico nor_ male, si pose a una qualche distanza da.rra,. ^g".rd semplicmente su un capo di una macchina :gmposta di molte corcle e" ceppi, tir a terra la navc senza ratrca, con tale taolrt come se essagalleggiassesul mare. Il re, chc assai si stup al vedere i grandi efetti prodotti-da {est,arte, chiese ad Archimcclc di ptepatargli diverse macchine di difesa e dj aitacco pei ogni tipo di asseclio; il re non impieg tali macchine perche rrascorse gr^r, p"ri. del.la sua vita in pace e senza guerre; ma esse e l loro inventore Archede si rivelaron. ,ra di grande aiuto ai siracusani durante l,assedio. <Con tutta la rjcchezza. delle sue invenzioni, _{rchimede cooservAva un,t tale ele\atezza, di sentimenti e nobilt di spirito, da non 'oler lasciare nulla di scdtto su questa arte che gli ,.....^ pro.uto fama di ntelligenza sovrumna e divina. Egli teneva in conto di cos volgari e menuali la n'ecessit pratic^ c soprattutto ogni arte che fosse determinata da una necessit.Il suo spirit,r cra attratto soltanto da quelle scienzenelle quali il bello e il buono hanno un vlorc in s e per s e che non servono le.necessit_degli uomini; scienzeche n()n l)()s_ sono essere paragonate ad alcun,altra e nelle quali le cose trattate g^regui"n,, per eccellenzacon le dimostrazioni, in quanto I dimostrazioni soto rmp()rliutr e fondamentali, e le cose stessesono in s nobili e belle>3. -\bbiamo voluto rportare questo notissimo brano di plutarco poich irr esso racchiuso come in sintesi la concezione antic nei confronti <lella tccoiqt c delle applicazioni pratiche. Archimede fu probabilmente l prmo grantlc ingegnete: ma la sua figura eccezionale di invlentore era celebrara s()prmu (, per l'interesse speculativo delle sue ricerche r.olte al bello e al buono, voltc ul slpere per l sapere, e rron pet l,efficaca delle realizzazio''. crar. s e'estc rrnmirate_ma per quel tanto di magnifico, di paradossale,potremmr) (lirc, (li tnagicir che esse manifestavano: oper eccezionali da rtttlt)zarc irr conclizioni cccezionali, come la difesa bellica, e non da piegare allc comuni < rrcccssirl dcgli uomini >.. l'influsso platonico certamte' responsabile di tlc s()l{)_ valutazione.della tecnica rispetto alla conoscenza scientilica: significativo, rrrl cscmpio, il rimprovero di Platone a Eudosso e ad ,,\rchita. l-'artificict meccanjco non dor.eva esser guardato conre un corfcrnlr ,, (()nc ura vra per apprendere le verit immutrbili cbe h r:rgiolrc stflrir I)Lri) torrscguire da s e che costituiscun,r la sua r.erl p-rtri.t; l..rrrilcio ,.ra"..^,ri,.,, rlrrvcvl piuttosto assolvereal ruolo di s;rezzarel,orcline,rpec,r clcllc cspcricnzt: ( r ) n u n i , p e r _l e q u a l i l ' u o m o . s o g g k r g l t o a l n c c c s s l r i , , s r , o l g i n c n t or l c c l i . r c r t i n a t u r a l i ,e a p r i r e a l m e r a ' i g l i r s . d r i m i n i , c l c l l , u , r n , s u l l r n a t u . ; rl.'trrri, , l r c t l a c c ae p r o d ( ) t t ot l c l p r i m e t o t c o r c t i c o r a q q i u n t o r r c l l fi l o _ lricnlmcntc ''JlllL. l,t lrcrsonalit li Archinrcclc 287 212 t.f ..) ci < ( r s r a n t l c r i l c , , . rn c l l r ts r , r t i : r , , l l r t s c i c n z a :i s u o i c o n t r i l r r r rs i c s t c l t t 6 1 6, 1 r . " , l , " i , 1 l l 1 s l u t r c t trl c i s . l i t l i , ' , r l r c l l l l s t l t i c a r l c i l l L r i d e r r l l l n r r l L . n i r t i< ;. r , nr r n l i c . i P r r z i o r r i i . o rrcl()(l()l()ri(l , r o n i n l u i z i o r r i l r r ' ( ) r . v i v c c l c t . o n r c .t,. l r r . t I c , r . l : i I o i o s t r : r , , r . r l i n r r rrirro r . i t l
, l , l r r r . r r r , , l. t . LttLL: v a r , , t / , , ,t . t lT, t,t.

76

La mucanha elhnica e ronana

Canrii,ttri

di Afthi,

ede a a ltatM

non tfoYatono spessocontinuatofi pfsso gli antichi e che riemetsero invece all'attenzionedegli scienziatimoderni. Ad esempioAtchimede sviluppa il cosidetto rletlda d'eva:liom per sciogliere complessiproblemi di geometra riguardanti la determinazione del volume dell'atea della sfera, la quadtatura del segmento di parabola e dell'ellisse,la cubatura di un segmento di paraboloide roiondo ottenuto mediante un piano perpendicolareall'asse,la ciclomettia, le propriet delle spirali.

1.5 CONTRIBUTI

DI ARCHIMEDE

ALLA

STATICA

Nel campo della statica dei fluidi, Archimede consegu tisultat definitivamente validi e prziosi: noto il suoprincipio Per il quale /u fltida Peranle eJerita slt un corpoimmersotxa spittta ugualee contraria al purt del fuido ipaJtalz e del ?t$rd le pr il baricexlro nrPo'. Noi limitetemo tuttavia l'attenzione ai contributi telativi alla statica dei corpi solidi:ne tro\.amo -tracciasop(attutto nel Trallata Jall'cElilil)radeipi, li o dii lora crtri di graait. questa un'opera di chiara impostazione scientifica che gi ben si distingue dagli analoghi testi aristotelici: mentre Aristotele iscrive in la su meccanica una teora fisica che tende ad abbracciateuna visione gklbale del mondo, Archimede fa della statica una scienza taziona'leautofloma' fondata su Postulati di origine sprimentalee costruita su dimostrazioni matematiche rigorose, almeno intenzionalmnte. 1 past/ttati introdotti da Atchimede sono otto possono esser suddivisi in due gtuppi: i primi quattro riguardano alcuneosservazionielementar,immedlate, silli leva,ienza stabilire alcuna valutaziooe quantitatival ma solo un'indicazione sull'esisterza o meno dell'equilibrio. Essi sono: uguali sono in equilibrio; a 1) gravi uguali sospesi lunghezze 2) grav uguali sospesia lunghezze disuguali non possono esserein equilibrio (e quello sospesoa distanzamaggiore scende); 3) dati due grav in equilibrio, se si aggiunge qualcosaa uno di essi, (questi scendee) non si ha piir equilibrio; a se 4) analogamente, si toglie qualcosa uno dei gravi, (questi sale e) non s ha pi equilibrio. sembra principale il ptimo, la cui eYidenza Come si pu notare,il postulato si richiama a considerazionidi simmeandat oltre il dato sperimentale,poich vrlfun(metafisico)di ragiott tria e potrebbe esserfondato in r.;rt elprincipeo la i diversi modi in cui, contraddicendo situazione I rimanenti tre espfimono o I'equilibriovienemeno: o mutandole lunghezze, mutandoi Pesi. simmetrica, le si intravedel'intento ci Archimede,che quello di dedrtre leggi per il Qu
r A rch ir rrcrlc, ,/)r rirlr,'tihtt .1q ,Prcp 3"l, ti (\r,1uttarz, I c, (;rp. 1, p. l3, c'l llcilbcrg lllach

caso pir generale, Partendo dal caso pir semplice, dove la sola uniformit delI'esepio"conduce- direttamente alla oluzione. Questo procedimento <dimostrativ > eserciter sempre una grande attrattiva negli scienziati successivi, nonostante che la sua efficacia si sia rivelata assai modesta. Gli altri quattro postulati riguardano invece il concetto di barcentro Per le figure pian. Anchi qui Atclimede si limita a formulare alcune propriet le propriet caratteristiche del Enlltatiae'che, in qualce modo, definiscano i.trtto di gravit, per poi riservare all'elaborazione matmatica e alla deduzione logic gli asptti conseguenti, ad esempio d'orre qltlttilatiuc La chiaassiomatiche > rczza di" qtelta inienzione ammirevole: alcune delle teotie << luce nell'ambito delle modetne scinze esatte che recentemente sono venute in tengono fede a un'analoga metodoogia. Forse pet pu.stupire il lettore d'oggi .ome, del rest, presso gi antich.i - il concetto di brichJin ,Archimede pensato quale un'astrazioe d'origine empirica: ormai si prefccentro fosse risce fatne ogetto di lna ttefniTioneesclusivamente formale. Ci troviamo dinanzi a una lettur rovesciata: attualmente la < geometria delle masse> assegnat catena di definizioni successivamente elaborate per via analitica o gcoa \n metrica, mentre le leggi dell'equilibtio sono spessoliconosciute d'ordine spcrimentale. Invece Atchimede tende a < dimostrare > razionalmente le relazioni statiche, mentre vincola il baticentro a postulati che solo l'esperienza pu foncarc e che cos si esprmono: 5) se due figure piane sono soYrapposte esattamente I'una all'altrl, i oro centri di grarit restanosovraPPosti; 6) i centri di gravit di 6gure simili sono disposti similmente; 7) se certe grandezze sospese ad assegnate dstanze sono in ecluilibrio, grnndttt ugualialle Prime e sosPeseelle medesime distanze son" lrrc{rrilr equilibrio ; 8) il baticentro di una figura il cui contotno concav<t, intetno rlla figura. Dai oostulati sin qui scritti deriyano numerosi teoremi. Di essi ricordcrcnrrr quello foise piir signicativo, almeno sotto il profilo storico.: ossia h Prl\oriYI, doie AtcT.timede d una sua < dimostrazione > della proporziorralitl 7.;one iirversa tra pesi e distanze che governa l'equilibtio della leva' La bas di pattenza costiita dal prmo postulato, o, se cos si prcflrisce, dall'equilirio della bilancia: pesi riguali, isposti a distanze rrgurli dal l.runto di sospensione (fig. 1.4.a). J,'equilibrio permane, in virtr dello stess() Postulat() sc sr agglu!1ll()rl() tlr.realtri pesi uguali P, I'uno in corrispondenza della mezzeria c l'altro comc c()ntrappeso (fig. 1.a.b). ,tpirli.ttiu-i, ora, una seconcavolta il principo tlj simmctrit chc tssicurit a ' c . l u i l i l i r i o n c l c a s o t l e i l a f i g . 1 . 4 . 4 , s o s t i t u n d ( ) l p c s , r d i s i n i s t r ac a q u c l l r t'cntro, I'rziLtnc t:qritnlu/t: ti <luc pcsi clisposti ncl Punt() mc(ilrn()dcl lrrrtccirt <li rli sinistra clclla bilancia (lg. l 4.c)

18

La meccatticdellexica e rmtaw

Cobtibilti

di Arhinee

alla nzfica

19

Fig. 1.5.

- oggi.largamente condivisa - la prova Secondo l'opinione di Mach erronea' cio prsupponc ofi.ri" d" Archiede e da tutti i suoi cntinuatofi A d i d i m o s t r a z i o n e ' f f e r m aa p p u n t o gg i J o * r . b b . e s s e r el s u o o "1i e n o ;;;i;; 883;' <'Archimede dice che I'effetto di ffir.b u.rro la fine dell'otroc.n to peso doppio resta uguale, i" ttttt" l" ctcostanze'all'efietto del a". o"rig"Ai Per, per il fatto che supponee conoscc n?l ponto -.io d.l sistema' i""r["i" dal punto di ttazione, egli non pu afle-rmarc :""Yt"'1";";;'i.ir^"airi""r, i n c u i i d u e p e s h a n n o p a ) p i - i , u , t a l e u g u a g l i a n z v i l i d a a n c h e e r l c a s o Fig. 1.4. Ne segue allota subito la legge d proPorzionalit inYersa:

di,t.,o. adi"l^-i'*g""ri sir 1."f"?,,L#"1;';f5i,t-i;1?,j"r'; sPostate diviso in dui

zv:v:t:!

(1'5.1)

dove 2l la.lwngbezza del giogo della bilancia. Nell'epoca modetna questo argomento sar ripreso da Stevino, nei suoi Httbomneruaa nathenatica, Leida, 1608, da Galleo, r'ei stoi Discori e dimo' natenaticlte iortto a dae nuoue rcien<e, Leida, 138, da Huygens, nel izioni suo scritto a De La Hre, Dnorstraiion de l'quilibre de la balann, del 1686, e, in seguito, dallo stesso LzLgtange, nella sua McaniqueAnaitiEu, Patigi, 1788: -ot"i, di volta in volta, la foxma, non per la sostanza della < dimostrazione >. Ad esempio significativo quel che dicono in proposito Galileo e Lagtange: sospendiamo un prisma omogeneo per il suo punto centrale; dividiamolo idelmente in due prismi di lunghezza 2rn e 2n, applicandooe i pesi nei baticeotri G, e G, (fig. 1.5). Si verihca subito che le distanze di Gr e di G, dal punto cli sospeosionevalgono tt e m rispettivlmcnte; c,,n cit) la legge della Icv^ (lim( )strta.

Part quanto I'altra se nc sione, allora una parte st avvtcina al fulcro esattamente in questo caso, si ha ,ir"i"r^.- Sr ri "ier*" che l,effetto resta lo stessoanche del momento- da l' giacchla .";"iJ *ia definta la for-" tll" dipendenza "iirt*io quando t po,,ibile solo quando tale forma sia P'l' cio ."rir"s' fra P e I vi sia un raptorto di proporzionalit > d9l tutto lertjnentc' fot-s9. La ctitica di MacL certJ co;retta, ma non proveni;nza empirica della legge di equilibrjo' la tesi.di una " p; ;;;;i;t;* pur 1n mod; implicito, che il peso e,la fotza siafloc()ncettl Infatti essasuppone, noto e clcfi.ingoi^il . ai.pottiuili'ad Aichimede' cos come ir"""-"i* che dimostra i suo te.remi' ln tal ii triu'tgolo ui geometra i.ir ii ."*"t soPrarjPortata Ma non ;;t;;;" giusto consierart ttiotu la dimostrazione ;; progrcssiva profondo ceipostulati cli Archimedesta nella loro J".;ti;ii;..:" dclla t:^l^11":p",1 di stuclit',isolancl"quei soli asPetti .,,*"r1""" a.gfl oggetti ".,,n,iiil.'ro,,ti cl^ per I'equilibtir) e astraendo tutti gll ltrl A(l -..,^frif" .h. mcssi bracci .kila lcv'n,,, la f.rma tlegi 'ggctti .pcsanti "l",rir;,, if crl.rc clei ( l u c s t ( ) . r c a l l 2u n c r c 7 c " . , , ' i f r-gl*-i,l " n c n t r i n r )l f l r p a r t c c c lc l i s c < r r s o : ,,nr,, n jmcdc c tlci rggiuntc' La trrttzioncrli Arch clcllcct,ncltrsiorii i.i "
p 47' lirrino' 1977' r l . M L r c h , l , a n n r c a n t tn d t t x ) t ' l t ! ' o ! t a r i t l ' r i t i t t ) ' t r a t l i t ' t

20

La nuccanca clhrha

e ronlana

I /t&anii

ahra d1i, Eratle, Pa??o

21

suoi successori esplica appunto un preciso ruolo speculativo nella definizione sempre pir scarna e rigorosa degli aspetti che coxnatano concetto d peso o di il forza, escludendo, ad esempio, che il peso complessivo sia influenzato dalla sua eventuale dir.isione in due parti uguali disposte simmetricament. Forse veto che tale identificazione astfattiva rende tautolosico il successivo riconoscimento della legge di equilibrio: ma ci non jmplca affatto che il procedimento seguito sia inutile o errato, n tanto meno, che se ne debba uscrre con una risoluzione empirica.

a quanto pare - l'unico che si sia occupato del problema del moto e delI'equilibrio di un corpo pesante su un piano inclinato (libro VIII delle Collazioii\. La sua soluzione fondamentalmente errata risentendo dei falsi pregiuiiri-d.ll" scuola aristotelica: tuttavia essa continuelr ad essere ribadita anche da meccanici rinascimentali come Guido Ubaldo del Monte, e solo a fatica Galileo riuscir a smontarne I'apparente tagionevolezz.

1.

I MECCANICI

ALESSANDRINI.

ERONE,

PAPPO

Per brevit e soprattutto perch non nostro intento seguire con la dovuta complotezzz lo sviluppo storco della meccanica in generale, sorvoleremo sugli altri autori che nell'antichit seguitono e svilupparono Ie idee di Aristotele e di Archimede. Diremo soltflto qualcosa sui meccanici di Alessandria e su Pappo. Si gi ricotdato come la civilt ellenica sottovalutasse il signficato cuiturale dell'attivit tecnica, nonostante il grande sviluppo delle costruzioni, delle macchine belliche, degli impianti per il drenaggio dell'acqua. Nel III secolo a.C. sorse per ad Alessandria un'atte che ha diretta atttnenza alla tecnica, e a.lla. meccanica, per la creazione di ingegnosi dispositivi, spesso a scopo ricreativo, ma talvolta anche pet fini pratici e scientiEci. ,{ Ctesibio si deve, ad esempio, I'invenzione dell'argano ad acqua e della pompa idraulica. La scuola e La,rela' tiva probabile attivit artigianale si mantennero vive, sino a diventare una duratura tradiziofle. Nel I secolo d.C., il meccanico alessandrino Erone tramand, con le sue opere, una nutrita testimonianza della ralnata perfezione e dell'inventiva che era stata taggiunta: egli ci parla degli apparecchi a pressione che impiegavano l'ara compressa o riscaldata, o il vapore acqueo, e funzionavano con cilindti e stantum, con eliche, con ruote dentate, con sifoni, con valvole; oppure ci descrive il teatro degli ^vtorrrr ^zionati da pesi mediante corde tese su rulli e, ancora, il dispositivo automatico per aprire Ie porte del temPlo. La memoria di Erone e dei suoi astuti aftifici non verne meflo sia durante il Nledioevo, sia nel Rinascimento e nell'epoca barocca: alla sua meccanica si rifaono infatti costantemente i costruttofi di fontane con figure mobili, di orologi artistici, di termoscopi. La sua opera intitolata Le meccaniche, noi pera venuta su una taduzione araba, Irutta le macchine semplici con le loro combinazioni, e dimostra una certa elaborazione dei concetti classici: in palticolere, nel caso della leva angolare, Erone intuisce la corretta valutazione dei momenti affcrnrendo che per I'equilibrio vale (fig. 1.6): I)r:P,,.:b (1.6.1)

+-:--4---J---+
,Fig. 1.6. L'asDetto pi1 caratteristico della trattazione sta forse nel fatto che, pcr affrontar il prblema, Pappo non pu evitare di ricorrete al concetto di lcva. Dovendo determinare quale < potenza > Q si debba applicate a una sfcra pcsante P situata sul piano inclinato pet evitarne la discesa,Pappo si ingcgna ippunto a rperire u;a leva con il fulcro in C, sulla verticale passante per il pLrnto di app;ggio; il peso P applicato all'estremo -A coincjdente col centro ..la sfera,-ea < potenza > Q all'altto estremo B in corrspondenzadella supcrlcie (fig. 1.7). In tal modo si ottiene la determinazione:

a-" ;

(1.6.2)

o,
I i.q. |.7.

l-ffi,-1

oO

d r r r c l c t l i s t a n z c c l ) s ( ) n ( )n r i s u m t c s u l l ' o r i z z o o t a l c . l)lrppo, scicrrziuto dcl lV sccoLr tl.(., nrcritt tl'csscrc ntenzionrto poich

22

La nucania

elhnica e ronana

trfeecakica e atcbiletf ra i

Vitturia

23

purtroppo scorretta. Non diremo altro su questo punto, poich le ulteriori considerazioni svolte da Pappo portetebbero del tutto fuori strada. A titolo di curiosit possiamo invece ricotdare che a Pappo si deve anche un noto metodo < sperimentale ) per I'individuazione del baricentto di una figura piana <(pesant > : s sospenda ta.le frguz da un punto qualsiasi di essa A e ii taici Ia verticale per A; si sospenda ora la stessafigura da un altro punto B e si tracci la verticale per B. L'ntersezione delle due rette cos disegnate il baricentro G (fig. 1.8).

Fig 1.8.

1.7 MECCANICA E ARCHITETTURA IN VITRUVIO


Concludiamo questo capitolo sulla statica e la meccanica degli antichi riportando qualche oasso del celebre trattato De Architecttta di Vitruvio, dove si pada dIa necelsutia integtazione tra le competnze scientifico-tecniche e l'atiivit progettoale. Come si potr notare, la civilt romana cui Vitruvio appattiene (la sua opera, scritta tta ll 25 e il' 23 a.C. fu da lui dedicata all'imperatore Augusto), assegna all'architetto l'intero campo della tecnica, attribuendogli non soltanto la cosiruzione di edifici civili, ma anche quella di macchine per il sollevamento dei pesi, di ^ttezzatite belliche e di altri dispositivi. D'altro lato, parzialmente est:,z;lea all'orizaonte culturale di Vitruvio una vera e propria sesbilitper il momento statico nella concezionedell strutture: egli considera, vero, la lrrtitas, Ia solidit, come componente essenziale delle costtuzion, ma non si d carico di andar oltre alcune generiche indicazioni sulla saldezza delle fondamenta, sulle modalit costruttive, e sulla scelta accurata dei matei r i . r l i . L a m c c c a n i c a , ' r v c c . m e n z i o n a t as u P r a t t u l r o p e r g i s r r u m e n t s u s s <liari sia all'architettura, come le macchine di sollevamento, sa alle diverse csigenze di una societ artiganale. < L'A.rchitettura si componc t ordiruTiow,che in greco si dice laxfu; di:poti7ortt: cbc i (reci chiamrno dia/fusirt: cli urriltta, ri/x/rch"i,l, detorae dis/rilnTiorte, chc i (rcci chirmroo tttlttttitr >; (ibro l, 2). c < l,c lrrtrti rlcll'i\rclritcttLrrl s()rt() lrc, fulititrtiiott,::,,qtntttrtuit,t ttLct,rnit,t tl l . l r l j r b l l r i c l r r z i t , n c r i v i s r ri n t l r r c p r r l t i , u n l l r t s i t r . t a z i o r r cc l l c n t t r t l c d c l l c

riguardl' opere pubbliche; l'altra degli edifici priYati. Ne' pubblici si hanno tte si hanno da utu Of.o, alla eligione e"al Comoo. (...) In iune queste cose ...., or.r"rrti la Forizza, il Comodo e la ?,ellezza' La Fortezza dipende dal .ala.e'le fondamenta fino al sodo, e fare senza ^\ar21^ esatt^ scelta de' matene riali. Il Comodo dal'esatta distribuzione de' membri dell'edi6cio, senza che I'aspetto suo proprio e necessario' resti imoedito l'uso, anzi abbia ciascuno La Bellzza finalmente dall'aspetto dell'opeta, se sarrpiacYole e di buon gusto' e le misure de' membri avrano le giuste proporzioni > (libto I' 3)' < In quesli edici, che cominc'iano dl pian di terra, se le fondamenta pef i saranno fa-tte"colle regole date n libri antecednti pef le muraglie- e. lungo tempo: ma se si avssero a. fare fabbriche e teatri, saranno stabili"per vorvolte sotto tetra, le fondamenla hann da essere pir larghe di quel che si le mura snperiori, le quali, .om. ^lt.he i pilastri.e le colonne debranno fare a piombo su'l rnezzo di quei -di sotto, acciocch bono tutto .orrispon"r. to't sodo; mpercioc.h se il peso delle mrra . delle colonne sar su'l furino le soglie' i"lro, ton potranno lungo tempo dirare. Ma oltracci, o.ve sono queste rlon se a dritto de'pilastri e digli stpiti si metteranno de'purrtelli sotto, patiranno; imferciocch lJsogli. e gli architravi. qttdo sot'o agg-rala.ti.d.^Ua neI mezz, to*"potto col loro distaccarsi anche la fabbrca: i"Utr.i.", .ontdori nc. ma se vi si porranno i puntelli ^ strert^' questi nofl lasceranno ag9rarr'are' 'Si il peso delle mura con degli pu anche alleggerite gli' architravi. "g""a"t" di l degli atchi fatti"a conii ben divisi e corrisponde.ti a t.tn centro: poich se volteranno archi di conjL sopra, pilmellaarchittavi e dalle teste delle soglie si se mu meflte i travi alleggeriti dal peso non si curYeranno, secondarlamente, si potranno facilmente cambiare senza I'imni."rs"ro putito p!r" la vecchaja, oaccio di Puntelli. t-.'--p"ri-"a. nelle fabbriche fatte a piastri e ad archi commessi di conii tirati a un centro, si hanno a fare pir larghi gli ultmi pilestri, acciocch abbiano c a r i c a t id r l p c s . ' r l c l l c a l r e s t f o r r a d a t e s i s r e r e l l ' u r L c h e f a n n o i c o n i i . i q u a l i verso il centro, spingono le impostature: petci se i pilastri pr.-.tdo or^, ,ti"' .",,orri saranno ben larghi, dranno fexmezza a' lavori c()l tenere strctti i conii. Quando si sar bada a tutto questo, ed usatavi ogni diligenza' si ccc partc' rnche badare, che sia tutta la fabbrica a piombo, e non penda ln nessunn perch suole in qucsrc La maggior cura pet dee essere nelle fondamenta' cagionare i"n"finitidann'i il terrapieno. In fatti questo.non pu essere semprc -di .1r[llo stesso peso che suol es;ere di estate; poiche l'inverno ticcvcn<o clitllc e qo"tttii d'acqua, col cresceredi peso e di mole, fracassa sloga il ricintrr qi,rgge tclle fabbriche. (...) lIo detto, come si hanno a fare i lavori, pcrcr scno scnza rlifctti' . ' . 1 , , l i ' , i " , t , : , e c a u t e l c d a u s a t s i n e l c o m i n c i a r e ; p c r c i o c c h c l u a n t o a ' - t c r t i ' Irli'icelli o rssc, chc si tlovcsscro camlliere, n()ll lri lil taflt Pclli; poicl sc 6 (libr() VI, 1l)' r r r l i r i u s c i s s c r oc l i f c t t o s i ,s c a m b i a n o c o n t i r c i l t r"
l,Si<1Lrirrtilizzrrlr|lrrrrruzirlrcti|\'()'t|i'lti't\/l''|l't|lh'||mlL]'ilili'\t.|||1|h)I\l|I|t' \lrhno. llll2.

I't/todt<one agli.:ntt

neccanici nulieuli

25

2 LO SYIUPPO DEI CONCETTI STATICI E MECCANICI SINO AL RINASCIMENTO

2.1 INTRODUZIONE AGLI STUDI MECCANICI MEDIEVALI


Ne ll'introduzione al suo trattato Histoire de la Arlhariqrct, Ren Dugas osserva che I'evoluzione della meccanica non ha conosciuto n un miracolo greco, n una notte del Medioevo. < In verit1, ,\rchimede aveva saputo domiIare la statica e credette di poteda erigere come seienza.razionale, dove rigorose deduzion riratematiche ayessero si un ruolo. Ma la dnamica ellenica ci appare intramente fallace. Essa era bns aderente all'esperienza pir comune; ma per a\rer ignorato l'influenza delle resistenze passive e per non aver saputo delineare una cnematica precisa del moto acclerato, tale dinamicr non pote\.a servir di base alla scienza classrca. <I pregiudizi della Scuola, la cui autorit in altri campi era incontestabile, hanno pet lungo tempo ostacolato il progresso della meccanica: c()mmentafe Aristotele era I'obiettivo essenzialedell'insegnamento durant tutto il Medioevo. Ci non vuol dire che i pnsatori scolasticabbiano mancato di originalit: essi hanno dimostrato grande vigore nel ragionamento, ma hanno trascurato spesso di interrogare I'esperienza. Solo gli astronomi facevano eccezione, accumulando le osservazioni spermentali sulle quali la meccanica doveva piir tardi essere Iondata. <Il secolo XIII ebbe tuttavia in statica una scuola originale, affermando nel caso dei corpi pesanti, sotto la denomn ^zione d,t grauias uctntlut itan, un principio che s'eyolver n quello dei lavori virtuali, e risolvendo, ben prima di Stevino e di Galileo, il problema dell'equilibrio d un grave su un piano inclinato che era stato affrontato da Pappo in modo errato, Nel secolo XlV, Buridano formula la prima tesi energetica soto il nom di dottrina dell'inpehr. (.,.) Ripresa in una tradizione contjnua, che la deforma per farne una dottrina
I l. l)uss, ll!totn h,lfriarr4rrr, Nctrchircl, 1950.

animista ancor viva n l{eplero, con la mediazione dei metafisici tedeschi dcl \V secolo, la teotia e|I'inpetas sfocia finalmente, nelle mani di Benedetti, in una prima forma del principk Ai inerXia, mentre, considerata da un altro punto di vista, diverr, dopo lunghe dispute, la dottrina delle forze vive. Nel secolo XIV, ancora, la Scuola di Oxford, bench artificiosa nelle sue sottigliezze, render esplicite le regole della cinematica del moto unifotmemente accelerato. < Il Rinascimento indebolr alquanto la meccanica del Medioevo, favorendo un ritorno alle tradizioni classiche. La Scolastica subir gli attacchi degli umaoisti. Tuttavia Domenico Soto riuscit a enunciare, prima di Galileo, se non a verificare sperimefltalmente, le leggi esatte della caduta dei gravi>'. In questo capitolo desideriamo appunto gttare uno sguado sulla mecc^nica medievale e su quella configurazione clella statica moderna che si comp nell'epoca successiva, prima che la rivoluzione di Galileo (e di Newton) non trionfasse delinitir.amente. Nel medesimo temPo voremmo tentar di intrave.lere un rapporto con le nuove tecniche costruttive che dal romanico in prti modificarono la concezione strutturale dell'architettuta. Naturalmente, le paginc sequenti manterranno I'andamento discorsivo e critico in senso lato che gia Iti catattertzzatt> il primo capitolo, senza addentrarsi nei tem pir specificamcnte disciplinati. BeI presto, per, l'analisi si farL circoscritta, abbandonando via via qualsiasi richiamo genetale che non sia attinente alla meccanica delle strutture. Sinota, invece, necessario capire, in via preliminare, quali siano i veri ()ggetti che la scienza del costtuire isola e definisce nell'atto stesso in cui formula su di essi problemi apPropriati: ebbene, mentre la ricerca delle.rohqioti rppartiene all'esercizio della disciplina e non ammette divagazi,'ni su clmpi estranei o collaterali, l'ndivduazione d,ei probleni non pu esser ottenut^ sc non conse(vando yiyi riferimenti pir ampi. Del resto, lo abbiamo vccluto a proposto della fisica aristotelica, questo stato il tragitto storico: la lsicr nata meditando su se stess.r,riflettendo sulla ptopria epstemologia, prinra ancora che il suo bagaglio teorico e sperimentale meritasseil titolo di scicnza, cluando la fisica era poco pi di un nome, un'ambizione pi che una tcalt, ll non accade forse qualcosa d analogo, ancor oggi, per talunc ( nuovc scienze> che si affacciano alla cultura contemporanea ben agguerritc tli una propria terminologia esoterica,quasi a r.oler anticipate artiHcjalmentcull tcndisciplinare esile e vaga? tiz?.^zione Il Nleclioer.o testimone di un primo awicinamento ai problcmi sPccilci ,lclla hsica e della meccanicain particolare, ma in un moclo silrg,,hrmcrttc irttlilctt() c nasc()st(),s da rcnder legittima pjuttosto lrpnione comunc sccontkr i a d I s l r t c l u u e ' l t t e n z o n e s p e r j m e t a l c a r e b b e s s e n t e a g l i j n t e r e s s p r c v a l c n t i< l c g l i s c i c n z i r t i ,s i n o l l l a g r a n d e s r ' o l t a c l e l \ V I I s c c o | r . I n p a r t c r ' c r a u n i t s i m i l c r , 1 ' r i n i o n cl:a t i s i c a m e t l i e v a l es i s v o l g c i n t ( ) r n o l i t e s t i x t i s t o t c l i c i ,o b b c t l c t r c t r r chc governa I'attivtl sPcculllvir rlcl tco:rl rrrcccsirrr,,)ricntlrl-cnk) ctc,gt/icn 1 , , 1 1 rt r , c , r l L r i c i o , c h c c { } n c o t r i tl l s u t c u r i o s i t l n o n s u ] L rs c o p c r l r tc l i t r u o v i i ,

r l l ' i r < r r .o . l l ' 1 2 ,

26

Lo st'if4po dei canetti rtati e meccal1ii it at rinaicinea

L'inlercrratleia ai probleni

tet,lni nel metliaelto

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oggetti o sulle realt percepibili dell'esperienza, ma sulla lettura ancora e sempre riptuta del testo sacro. Tuttavia, satebbe ingenuo tagliar corto e affetmate di conseguenza che soltanto nell'epoca moderna la fisica riuscita a spezzare il catenaccio e ad aprirsi finalmente ai fenomeni. Sarebbe ingenuo, perch i risultati sperimentali sono muti e ciechi fin tanto che non siano veicolati su precedenti binari teorici, medante la selezione di quei soli parametri che definiscono il fatto vientifco ben distinto d.alfatto bruto (Poincar); Ia vetifrca empirica spesso tanto pir) peftinente quanto pir tiesce a sorvolare sui fattori preventivamente ritenut irrilevanti o di disturbo, per esprimere un sistema astratto di aspetti che il paradgma, la congettura, il progetto scientifico, ereditati dal passato, hanno saputo comporre insieme, configurando l'unit 1 w aggettl da sperimentare. Si pu dire allora che la vera svolta empirica si ebbe nel momento in cui tale retroterra speculativo fu, in certo senso, dimenticato, e I'interesse per il dalo d'espetienza apparve come tl mamexo iniTiah della ricerca e favot il convincimento di poter nascondete << tf^ parentes.i) tutto ci che fonda 7a, sua, identificazione. La mentalit. scientifica moderna st tealizza proprjo per questa sospensione gadiTio che offre a suoi costrutti Dn p^rvenz neutral e obietdi tva, confondenclo il modello su cui verte la sperimentazione con la realt medesima, nella sua immediatezza. Durante il Medioevo, invece, tale confusione sarebbe stata nconcepibile, poich 1l latto scientifca xestava costantemente associato a.lIa mediazione interpretativa dei testi classici che ne connotava il significato e I'esemplatit.

2.2 L'INTERESSAMENTO AI PROBLEMI TECNICI NEL MEDIOEVO


Si efa notato, nel capitolo precedente, che a cultura classica tendeva a sottovalutare il momento tecnico rispetto a quello speculativo. Il Medioevo modific sensibilmente questa concezione riduttiva e propose la conoscenza e la pratica delle arti meccaniche come componnti essenziali della formazione culturale. Nei primi monasteri benedettini si studiavano la medicina, I'astronomia, la chimca, non trascufando un loro approfondimento razionale e teorico. ( I trattati tecnici furono tra i primi testi tradotti dall'arabo e dal greco in latino, e fu ad opera di persone colte. Fu, aflzi, soprattutto per le loro cognizioni pratiche che i dotti occidentali, dai tempi di Gerberto alla fine del X secolo, cominciarono ad interessarsi alla cultura ataba. Le enciclopedie del XIII secolo di Alessandro Neckam, Alberto Magno e Ruggero Bacone contenevano molte e precise inforrnazioni sulla bussola, sulla chimica, sul calendario e su altri argomenti tecnici. (...) Nel XIV secolo, il frate domenicano Giovanni da San (emignano (m. 1323) compilt'r un'enciclopedia destinata ai predicatori in cui clcttc, pcrch li utilizzsscr() come cscmpi nci sermon, descrizioni ci svat i a t i i r r g o m c n t i t c c n i c i: a g r i c o l l u l r t r c s c , c o l t i v a z i o n c , m u l n i a v c n t o c a c l i t c r l t r l , r t t v i , p i l t u r r r c n r i n i u t u r a ,I o r t i l c l z i o n i , r r r r r i , f u o c o g r c c o , l t l o t a z i o n c

clei metalli, fabbticazione del vetro, Pesi e misu' (" ) Qrralche manuale si ,rccup anche di questioni tecniche generali, come la costruzione di navi, dighe e filaioi. La serie i trattati di chimica pratica, che nei primi secoli del Medioevo XV r i p o r t a v a n o s o p r a t r u r t ot i c e t t e p e r p i g m e n t ' c o n t i n u n e i s e c o l i X t V e e d e l l a d i s r i l l a z i o n d i a h r e r e c n i c h e p r a t l c h ee n e l X V I s e c o l o .,',n descrizioni con i libri sulla distillazione di Girolamo Brunschwig, tI Probierbchleir sulla metallurgia e il De re netalJim di -A.grcola Si potrebero, insomma, dare ancora m o l t e p l i i i e s e m p i d e g l i i n r e r e s s ir e c n i c i m e d i e r a l j . E s s i n o n d m o s t r a r o n os o l o .ii ^.Jt. "" astiatto iesiderio di dominare la natura, quale quello espresso da Ruggero Bacone, ma anche cli essere capaci di acquistare le cognizioni suscetr. ribiIdi d.rrerisultati di urilit prat'ca" resto Persegulto p O u e s r o i n t e r e s s a m e n l o e r i p r o b l e m i d e l l a t e c n i c ae r a d e l tempi ^bbast^nza remot Signi.,nche- drll'organi zzazione d.egli tudi, sin da fi.nri-,o, ,otao" questo profilol il trattato Ditlascalon' un popolare manuale ci Ugo di San Viitore (m. 1141) dove viene esortato lo studio di ogni scienza, po'i.h. oqr-ri scie.tza salutare e utile alla stessa contemplazione mistica Gia il lriuinn e il lltadrirlitrn r.ay-. r:li antich] aver-ano classificato le scienze secondo che conducono I'animo alla s^ggezza' Ma gli antichi iisan.lo in esse le vie - l..orrdo Ugo le possedevanoperfettamente e.ci li tendeva cos saPieotj; ( i nostri scolistici, iniece, non ,"ti,.to o ttnt.t vogliono tenere la giusta misura nei loro stu<li, ed per questo che vi sono molti che studiano, e pochi sapienti' Per owiate u ql,est incnveniente, l'abate di San Vittore sclive il suo trattat() intorno agli stui. Da ci si vede che se un mistico, il nostro teologo , Prim cli tutto, un filosofo scolastico desideroso di vedere i suoi discepoli, comc c a' rr.reglio degli altri, dedicarsi alle scienze profane > . "E..o della meccanica: < La meccnic cr}m{o.l ch dice Ugo a proposito I'agricoturlt' rrrende set scienze: la tes-sile,la forgiatura delle armi, la nautica, I'assenzaclell'arte costruttiva!l l)i i".n..jn, h medicina e la scenica [si noti qucste- tre tiguatdano il corredo esieriore della natura, afinch essasi <lifintla ,.irlle offese; !uattr., rguardano il corredo intrnseco, aflrnch la natura crcsca -cin poicbt e .nr. " Iibo Di qui una analogia col ri,u.o c"l qrLadritttt' c fruttificl.ri iettorica; si oicupa delle patole che s<ttrocluallu',lrio lgr^ ^utica, clialettica, teri.re, mentre il qtadriuia (e:rrtmetica, geometria, astronomia, musicit) .,,rn ,<Ji lc scttc si occupl clej coflcetti intesi interiotmente. Le scienze meccaniches()n() ricevette in dote dala Filologia' ( ) lssc si clicot'trr rrncclle che N{ercutio ,ttlrr//trirrc[imitate] poich riguarclano l'attivit manuale che prcn..lc x lrcstit() lc suc forme <lalla ntura. (...) La meccanica le scicnza nella clualc si apprcn, 1 , ' r r ,i' n t e t ' , , ii ) c r c , , : l r u i r el c c , ' ' c " ' . c, r \ u t r l r i s r - r c c e s s i v io m e D o m c n c o G u n c l i s l l r ' ( N l l s c c o k r ) ,l \ l i c h c l c S c r r t r r I e l o l r c r t o K i l r v r r c b y ( X I I I s c c o k r ) f o r m u l r t < I t . t ta t r c c r n a I r g h c c l t s s i l i c r t I . \ . ( : . ( ] r r , L l , i c . t ) t \ . . l q t t i t o t ( , t / / : n , t t l i t . . l ' 1 5 1 1 5 4 ' l \ l i l x r r ' ,1 9 7 0 I 1 , . ( ; i l \ ( , r , I d l h ) r , l h t ' 1 1 /, l l u t u t n , t r t t l . i r ' , I l r r - t 7 , r i r c r z e ' 1 ' ) 1 2 tr Ittttttt ''on"thili t;r4ti!hi , i,*,,,fi . t t i , t , ' " , t , r ' , l . i l ' c r s c c r r r l ' r s( i : r l l \ \ l ; S. l'"i'"r, l I t , t t n , , t , l. \ ' , t u r r "l t o , l ' . t . l , r c o l r r r r r r I l c r r r i r r r r r . c r r c c r r s c r rlr.r l l 2 4 , \ ' c n c t i r t , 1 5 0 6 '

28

La !/ pa dei co,tcelli athi

e nucanji

ritjo dl t.,jas.n//en/a

L'hteft$at/tenta

ai ?robleni

lerflii ael mearoero

29

zioni del sapere scientifico tecnico, col licortente tentatvo di conferire dignit

l e t r u r rp r e v a l e n r e m e nu ei l i r a r i s r i cd e l l e tr a s c i e n z e .: ; o n e n _ e i l l 3 , , ,^"^-tlll:l!: l a segondo. f.l;,.i_l interpretazioni pseudo storiche, a partire d;i pro_ :^T, e partrcolari che,l,uomo_ doyette ^fftontate per sopperire ai suo :]:11.-:rX*u g n o D r s o g n lu e . d r n o r a c h e . K i l w a r d : y . . d j f l e r e n z a i U g o d i S a nV i r r o r e , a d i n s e r i s c t r a I e s c i e n z e e c c a n i c ha n c l l l . a r c h i t e r r u r a . e m e in realt i risultati pir clamorosidelle tecnichemeccaniche . ,E medierali sr e_DDero appunto nell'arte edilizia. < lVlolti dispositivi usati dai cosrrurtori prq,b]:-i di statica detle grand .t,i"r. f.,rot,n .o-pi"l:*:-"t:11t,-t^,:.ll.i: tr rmpossibile I ramenteolgrnalr, stabilirein qual misura si servissero criteri cli e quanr.o fosseroin gradodi utilizzare .ap|orte cle opere lle lj.:11.1,:,.T.y irici m a s i g n i f i c r t j r , c h e a a 6 n e d e t X t . e . . , t . ,e . e l i U , r : . j l i : , 1 . q " ]a n d,oe :c o s t r u z i o n e ^ : l l :l a nroprro u d e l l eg r a n d ic r t t e d r a lp o n e r ap r , , b l e m d i l f c i l i s _ i i d i . v i s r a p r a r i c , r C i i r < t a n oN e m o r a r ' i o " t , i t . i . r c c u t a ( s e r o , , . :::'-1t_ry::l recando{ontribu-urmporranti,di staticateorica; almeno un architettojel Xll secoro, Vtttarctde Hornecourt, dimostr di conoscere geomeia. la Gi svi_ luppi originari dell'atchitettura goticu nacquero "i cluali si and l-i.ir'"i incontro quando si tratt di coprire con un tetto di pietra le sotti| mura della navatacentraledella basilica,che era il tpo comune di chiesactrstrana da sjn tempi di Roma. I Romani non aveyano ai dovuto affrontare i problemi cl.re sl poseroai muratori medievali, pochcostruivano le'olte a botte o a costole sulle loro terme in calcestruzzn,.Z le-.voltea cupola, .";; d;ll^ del pantheon, rn matoni ."n dspost_i frle oizzon{ali; qoando l calcestruzzoo a in T1l!"-, ta spinta sulla parete era mnima. Non cos era per :i:1,r:^:t:-"-r,,:'rlrdlhcatj, gu edrhcrmedier.alJ, cui non s usavanon calcestruzzo in . ' n malta>> . -Non questo il momento di parlare delle soluzioni .orar.r,r,.,. introdotte : gJi archi e te votte nelle toro di,,.rr" composrzroni j:qtl-1t.lt:::,t.,-edievali s L u d l a ln e l c a p , r ) ,d o v e v e r r m e g i i o i n I u c e l , a s p e r t s l a r i c , , 1 t o e l,er.l_ ,uzt anno r s a r o n ed e L l e e o r r ec h e n e h a n n o i n q u a d r a r ol c a l c o l o .p e r , . r a t i brsri l.arer i n d i c a r o . n ep r o b e m a e l l e c o p e r r u r e n I u o g o p r i v i l e g i a t o n q L r l j r . s o n _ l d u 5, 'scientftca. i trarooo la praticadelle costruzinie la riflessine L,ar.o e a volta ln muratura,.infatti, esprimonocon evidenteallusioneil gioco con.rplesso dele pressioni, delle spinte che debbono neutrahzzarc) a vic&,da; la stessaforma strutturale,e non soltantola dimensionedegli element, intelr-rene favorire a o ad ostacolare stabilitclellacostruzione."-td la .sempi, l,or.,, u ,_rro u.rt,, si mostra assli pir conveniente clell'arco tutt() sst()di ugual luce: la spinta a
. i \ . ( 1 .( ; r , | | l ) i c , cir.. t). 178.

:-;lt::^ll!Pq,.,le selll necessarl nell'ambito di una classificazione onnicomprensiva e armonica, un analoga ambizione, seppur motivata in modi del tut iiferenti, si ritro_ tempr a noi vjcin.: pensi alle concatenazioni che giustficano .si ll l:^ti.iI:ii daLeltrcamenleI'una scienza dall'altra nell,Ltrckpedia di Hegel, o.rll.ordina. m e n r o p r o l o s t o d a C o m L ee d a l , p o s i r i ri s m o , . o a , i r t . - n o r g r " n i r r n r o r .. . g u i r o da Engels nella sua Dialeftica di//a Natara.'r nostri aurori -medie'ali si atten-

proprio in virt del toro inserimento q,,"lit^s_ lisciplne

ctrtzzontale su.i piedritti minore e ci consentedi diminuire lo spessorc clci contrafforti. Come mai? La spiegazione immediata se si utilizza l coflcetto di equilibro alia rota. zione. Considetiamo due archi (a tre_cerniere> (frg. Z.I), n'cui cio le parti AB e BC siano vincolate al resto della costruzione"e siano connesse tra loro jn modo che sano mpedti gli spostamenti verticale e ottzzontale ma non la forazrone. ll pfrmo der due archi sia a tutto sesto e il secondo a sesto xcuto. Supponendo che in entrambi i casi il carico di risultante 2e sia clistribuito uniformemente sulla corda -AC, si pu tagionarc cos: la forza orizzontale N operante sulla < chiave > induce un momnto rispetto acl A che deye esscrc equilibrato dal momento del carico e agente, ad esempio sulla parte AB, rispetto al medesimo A. Ora, la dstanza tri la retta d,azioie cl e e il punu, i I vale essendo I la semi-luce dell'arco, mentre la distanza tra.la tetta d,^zionc , , di N ed -A I nel caso dell,atco a tutto sesto (frg.2.1.a), ed h>l nel caso dell'arco.a sesto acuto (frg. 2.1.b). Imponendo dinque l;equilibrio si ottcnc, Pef rr pfrmo caso:

N r _Q ; :
da cui:

N:;A

lti.4. 2. | .

30 e per il secondo caso:

La

tt/"?po dei tatretti rtatici e ne.canhi :ino al llasineftlo

L' ifllererramenla ai ?rableni

t.txic; ,el tuedtaeta

JI

N n _q j :
da cui :

^:**q
allora chiaro che, pet essere il rapporto -l- -ir.ror" dell'unit, la spinta indotta

dall'arco a. sesto acuto ridotta ,isp.tto " quella dell'arco a tutto sesto. Non lecito supporre che gli atditi costrutori che ttilizzarono I'arco a sesto acuto nella basilica di Sainte Madeleine a,Yzelay e in altre chiese cluniacensi verso la fine dell'Xl secolo, avessero chiata la, considetazione statica elmentare sopra rportata. Ma probabile che una celta cognizione intuitiva del differente comportamento vi fosse: si faceva strada il riconoscimento sperimentale che I'intlinaqione dei concilapidei non era irrilevante ai fini dell'equiIrio. La << tendenza >>dei conc a scendere, scorrendo sui <letti> di separazione. tanto maggiore quanto pir si sale dall'imposta alla chiave dell'arco (69. 2.2).

Fi9.2.1. 'del t r a i e t t or i a d e l mo t o p o s s i b i l e

traiettoria p o s s i b il e

moto

l;it.2.1. clc l tr^iettoria del suo moto possibile, compatibile con i legami del sistema, piir o meno direta, neI senso che pir o meno vicina alla direzione verticale. In clucstcr concetto di grattitas xcwdam sittttu cefiamente sot nteso un lrrirnrr riconoscimento dell'esigenzadi decompore la. orza (o il peso) seconclo ll cirezione attiya e secondo quella contrastata dal vincolo. ll riferimento al problema del piano inclinato , sotto questo prolo, molto chiarificatore: il lrcso Q clel grave pu esser decomposto nella direzione tangenzale e in qr.rella rr,,rmalc al piano ottenendo rispettivamente le componenti T e N (fig. 2.5);

Fig.2.2. Ecco : un'analogia - non del tutto appropriata, in verit, ma suggestiva pu esser intravista per catatterizzare la situazione dei divetsi conci: quelli meno eleyati, prossimi alle imposte si compoftaflo com un grave disposto su un piano poco pendente, che trattenuto in equilibrio esercitando una lieve {otza diretta tangenzialment al piano; invece quelli prossimi somigliano piuttosto a un grave disposto su un piano molto pendeflte il cui equilibrio ottenuto mediante u.na lorza altfettanto inclinata e d'entit. maggiore (frg. 2.3). La conclusione tratta dai teorici del XIII secolo abbastanza singolare ma non certo irragionevole: ed che la grauit dipendadatta patiTiaw (glauitat tt:crrrrdrrtt .ri/tttt). In altri termini, come diranno i lettori del De ratiane paaderis attribuit() a Giordano Nemoraro, il corpo appeso al braccio di una leva (fig.2.4) o t l r p o g g i a t o a u n p i a r r oi n c l i n a t o ( l g . 2 . 3 ) d i v c n t a p i i L o m c n o p e s a n t e e c o n d o s

l;i,4.2.5.

32

Lo lril ppo dei cutcefii rlalici e mecatici ina a/ i,larcil etlta

(,iudatn

Nuravrio

e il aa allieD lcnrario

JJ

ora, se s trascura l'eventualit di un attrito, T responsabile della discesa, mentre N ne.rtta]jzzata Aalla reazone di appoggio. La soluzione era dunque a. portata di mano: eppure occorsero secoli prima che essa fosse .onsegl,it" con chiatezza. Anz, gli autori medievali non avyertirono I'evidenza del moe o meccanico costituito dal piano inclinato e preferirono, generalmente, restar fedeli al modello arstotelico intorno al quale si articola, possiamo dire, tutta la meccanica antica, cio alla leva.

2.3

GIORDANO E IL

NEMORARIO SCONOSCIUTO

l:iu 2.6. l() stcss()che Descartes prender a fondamento di tutta la statica e che, grazie ru (ior.anni Bernoulli, diventer il prncipio dei lavori virtuali > 7. (rme nota pir specificamente il Dugas, la statica di Giordano < procede "lavorr>", trts\, rutte litteran, dal principio dei lavori virtuali, dove il termine "velocit1" nel senso moderno, si oppone al termine e alla concezione 1'r'cs,r icllc t'thr:it rluali, che si pu far risalire alle puestian -l[ectaniche.Ben inteso, prcsso (iordano, I'esptessione"lavoto" assente.Giordano considera la pesansiun), senza esplictczzi rclltiva alla posizione del mobile (grauifas secanduzn tirrc (l'rrltr()nde la relazione che esiste tra questa gtavit e il peso proprirmente
(lcll(, )) '-

SUO ALLIEVO

Diamo ora un breve cenno su alcune personalit importanti di scienziati c h e c o n r r i b u i r o n o n o t e v o l m e n r ea l l o s v i l u p p o d e i c o n c e i r i m e c c a n i c i ,p r e p a rando piir di quel che non si sia soliti ritenete a"lla sctenza del Seicento. Nel XIII secolo spicca la figura di Giordano Nemorario. Gli storici hanno molto discusso sull'identit di Giordano al quale erano attribuiti almeno tre trattati di statca, gli Elementa Jordani super denonstrationeupondtris, il Liber tte porderiLtrrse tl Liber Jordan de ratiaue ponderis, che portano invece l,impronta di autori diversi. Del nostro meccanico si gnora la patla e v' anche incertezza sull'epoca in cui visse, Daunou lo fa vivere in Germania verso il 1050, Chasles lo assegna al XIII secolo, Michaud lo identifica con Raimondo Jordano della chiesa di Uzs appartenente al tardo XIV secolo, Boncompagni e Curtze lo situano, al contrario, nel 1200 sotto il nome di Giordano di Sassooia,Montucla conferma I'opinione mediana ritenendolo del XIII secolo. Attenendoci anche noi a tale opinione, limitiamo ora |'attenzione alla prma delle opere sopra indicate, gli Elenenta, sulla scorta di quel che ne dice il Duhem. Giordano stabiliscesette assiomi da cu trae nove teoremi; tra i princpi sono e d e s e m p i oi s e g u e n t i : << nolo di ogni corpo pevnfe diretto aarso il ceatro dei graui e stu uirh la il pn'euqo d /eudte terto / bassoresistetdaal orclo cot/rario,>; <il ltalile ta la p pesae nella rua disceta quanto pi i. o e lro i diftllo n. a!0 uerca/

tn rilevante passo innanzi compiuto nel Lilter Jorda de ratare poulcrit il cui scotrosciuto autoreJ ptobabilmente un allievo di Giordano, diede contrilrtrti cos cospicui alla statica da meritare, secondo Duhem, i titolo cli < prcculsrrrc rli Leonardo >>. Trattando il problema della bilancia a gomito (frg. 2.7) c rrrrreggendo una tesi degli Elemea, il nostro anonimo riconosce la rclaz l D C C () f e t t a :

l'r:l'" =l" lr

(2.3.1)

L'originalit pi interessante che implicita in questi princpi, rispetto alla concezione aristotelica, sta nel fatto che Giordano considera sistematicamente il lragitta senndo Ia uerlicale pex misurare l'effetto di un peso, anche nel caso pi frequente in cui essosia posto all'estremit di una leva e descriva quindi un arco di cerchio. La dimostrazione dela legge fondamentale della leva si modifica allrra considerando non pi (come gli antichi) I'arco -A.Ce I'arco BD, bens i segmenti yerticali CH e DK (fig. 2.6). Duhem scrive al proposito: < Sotto la dimostrazione di Giordano trasparechiaramenteil principio seguerte: (ir che pLr elevare un pes() ,t una ccrta tltezza puir anche elevare un pcso k v o l t c p i rg r n n c l ci r u n ' r l t c z z r l < r , o l t c p i i r p i c c o l a . Q u c s t r )l ) r i n c i p i ( ) t l n n < 1 u c

7
I .q.2.7.
7 l'. l)rrhcrn, l1t ()ti\i,r't lt 3 ll. l)Lrtis, .it., I, 38.

f
l9{)5.

/,' \ttt411, /, p, 121. llifixi,

34
da cui deriva ancora: : P111 P212

La trilaPPo de cancetti ttatii

Eaibi

lino al naittcfi/o

t,'h,:.dniffio rcietiltca. Bnida o

35

(2.3.2)

Si fa luce, dunque, nel prodotto del peso (oggi diremmo, della forza) per la distanza tra la stla retta d'a1iorc e il fulcto, il arceta di nomento. Ed propfio sulla basedi tale concetto che nel De ratione porderziviene oferta una valutazione quantitativz della gratifas sectndam sifum. Leggiamo infatti nel vecchio manoscrittodel XIII secolo,tradotto da Duhem: <Se si sollevaun peso e si conosce la ltnghezza del suo supporto, si pu, in ogni posizione, determinarne l'entit fossia la grauitasvcandamituml- Il peso posto in E sul suppofto BE sta al peso posto n F su BF come EL sta a FR, owero come PB sta a XB. Il peso posto in E all'estremitdella leva BE, pesacome se fossein U sula leva BF > (g. 2.8).

Espressa formalmente, la legge di equilibrio dunque la seguente: < Siano l), il peso posto su DC e P, il peso posto su DA e supponiamo che il peso P, stia al peso P, come DC sta a DA. Io dico che in una tale situazione, i due pesi avranno la medesima virt >. La dimostrazione condotta utilizzando implicitamente il principio dei lavori yirtuali. In realt, indicando con s lo spostamento d'entit comune associato a P. lungo DC e a P, lungo DA, la formula <ei lavori virtuali Porge: P r s s e na r I issendo: sen dt ne segue: : -DC P r s s e nc t r : 0

(2.3.3)

BD

sen o(z

BD
DA

(2.3.4)

P., - P, l-,A DC
()ssta:

(2.3.s)

P':P,- P6 Pa

(2.3.6)

F9. 2 8.
E degno di nota inne, che l'autore d,el De rationepoulerui si occupa anche del problema dell'equilibrio di due gravi posti sopra piani inclnati, secondo lo schema dela g. 2.9. i,a sta tesi che <se due pesi discendono su tragitti diversamente inclinati e i pesi sono direttamente proporzionali alle lunghezze inclinate, questi due pesi posseggono ugual virtr di discesa >

c()me aDDunto afrerma lo scienziato medievale. Il De ratioae Pmderir tntta ancora alcuni temi di dinamica ma senza conscr:uire risultati attendibili, poch la presenza dei fenomeni di attrito ha nascost() lrr vera essenzadei problemi, sr.iando I'indagine su aspetti secondari, rispetto lll'impostazione della meccanica che si vetr via via affermando nei secoli successl\r1.

2.4

L'OCCAMISMO

SCIENTIFICO.

BURIDANO

Fig. 2 9

< ll N,Iedioevo non solo si liberato, con mezzi propri, dalla filosofia arist,)tclic.r,ma fin dal XIV secolo si liberato anche dalla scienza di ,\tistotclc ( r posto le basi dell'astronomia e della fisica moderna. Tra i maestri chc irscsnavano all'universit di Parigi, alcun si sforzatono di applicare dircttarrrcntc alkr studio della natura, i princpi usati da Guglielmo cli ()ccam ncllo stutlio clei ptoblemi meta6sici. Questi meestri delle facolt 11i arti libcrali di l)ltigi possono a buon diritto esserdetti occamisti. Lo sono ncl scnso chc I'trrcfcilno clella critice hLrsoficr l cui ()cclm \,cvi ss()fl!ctt^t() L (l()ttrn,r , l r , \ r i s t o t e l c ; m e s c s i g u n r c h a l l l t o p i i r o r i g i n r l c c c l l aL r r o o l r c r l , c h c i l l l r o : , ti e r r t i l c o , i v c r l c l r n c h c c h c , p c t n r c z z o o r o , l r r g r l r t r r l cc o r r c n t c s p c r i t l c n t r t l c s r r n g o - f r a n c c s c ,h c r v c v t l v u t ( ) i n ( ) c c r r r l i l s L r ( )r p l ) r c s c t i r l t c p i i t t i ; - r i c o , c n n l l i r r r r g cl l l a s u ; r c , r n c l u s i , , r r c : r t u r : l l c : l u t o s l i l t r z i o n c c l i u r r t f s i c r tp , , s i t i l r t .

36

Lo !"il'Q4o dei.Mce//i

ltalhi

e ,'ecatici ina al rit'arcineklo

L'otarli //o rcientlto. Bnlida,ta

37

Essi devono molto a Occam, ma il movimento che li sospinge e tutti li traspofta \rerso un fine comune, pi profondo e viene di piir lontano > e. Sarebbe impossibile ricordare in questa sede le sttaotdinarie intqizioni del teologo francescano Guglielmo di Occam e dei suoi seguaci ad esempio in telazione al principio di causalit e al concetto di sostanza, che anticr'pano interi capitoli della filosofia moderna, da LocLe a Hume, a Kant; baster dire che la fedelt al famoso principio metodologico, noto come < rasoio di Occam >>, secondo il quale < non bisogna moltiplicar gl esseri senza necessit >, conduce inevitabimente a rinnegare due tesi fondamentali della cosmologia aristotelica: e cio la distinzione tra i corpi celesti e i corpi terrestri, e la distinzione tra il << movimento naturale )) e il < movimento violento ). Secondo -4.ristotele. il movimento naturale dovuto alla forma del corpo: ad esempio la pietra cade perch naturalmente pesante, il fuoco si eleva perch naturalmente leggero; il movimento violento invece richiede la costante contiguit di un motore che lo sostenga; abbiamo gi veduto nel capitolo precedente quale ncredibile giustifr.cazioae Atistotele avesse proposto per rimuovere l'obiezione che il proiettile prosegue il suo moto anche a distanza dal lancio: quando la mano lancia la pietfa, nel medesimo tempo muoye anche I'aria circostante, e questa tfasmette 11-o16 alla parte segueflte e cos via, per cui ogni porzione d'aria porta con s ll cofPo 1n moYlmeoto. Guglielmo di Occam smonta con geniali argomenti queste spiegazione e propone, a sua volta, la soluzione pi semplice: un corpo in mor-imento si muove precisamente petch in movimento e non necessaro ammeftere un motore distinto dal mobile. < Cos, Guglielmo di Occam intravede la legge di inerzia e quando si rifiutava di provare l'esistenza di Dio in nome del principio che tutto ci che si muove mosso da altri, aveva una ragione f,sica profonda per sostenre che un corpo pu muovere se stesso. Dato il movimento, e il movimento eterno, non c' bisogno di ricorrere ad altra cosa che non sia i l m o v i m e n t o s t e s s o ,p e r s p i e g a r n eI a p e r s i s r e n z a " ' o . Tra i continuatori di Occam, il < Venerabile niziatore >>,spicca Giovanni Buridano, di Bthune, rettore dell'Uniyersit di Pargi nel 1327 e nel 1348, morto a Parigi dopo il 1358. Il titolo del suo trattato puestiores oaai libri phlsicoran indica, ancora una volta, l'obbligatorio riferimnto alla fisica di Afistotele che caratterizz l Medioevo: tuttavia Buridano svolse la sua indagine proprio con I'intento di espellere dalla fisica quelle astrazion aristoteliche che Guglielmo di Occam aveva gi espulse dalla metafisica. Il tema su cui s'accentfa I'attenzone il medesimo gi afftontato dal maestro francescano: l a p r o p r i e t c h e h a l m o b i l e d j m a n r e n e rv i r o i n s i l m o r o . Nell'antichit, solo Giovanni di Alessandria detto Filopone (VI secolo d.C.) si efa opposto alla dottrina di Aristotele spiegando il persistere del movimento mediante Dn inpell che il mobile imprime al corpo mosso. In tal modo veniva meno la distinzione tfa moti naturali e moti r'iolenti. come osserv S, Tomo E. Gilson, cit., a.286-2A7. ! o E . G i l s o ' r ,c i r . , p . 2 9 0 .

n'vrsct(Comm. in Librmt ,4riotelis de Caelaet l[ttnda, L,7). Buridano riprenclc questa antica nozione. Anzitutto egli confuta I'ipotesi di un'azione dell'aria pcr: la trasmissione del moto con gli esempi della trottola o della macina (che continuano a muoversi senza ur concepibile intrvnto d,el mezzo circostante) e tclla barca (che prosegue il suo moto anche se il vento ha cessato di soffiare: in questo caso, anzt, I'aria esercita una azione frenante). Quindi Buridano formula la sua ipotesi altetnativa cos: nel moment() in cui il motore muove il mobile, gli attribuisce un certo impeto (inpettu) prnfnr4iomh alla uelocit ittpresu e alla quantit di materia del corpo mossa.Tale impeto o slancio mantiene il movimento fintantoch la resistenza dell'aria e la gravita, contrastanti il movimento, prendono il soprawento. Con questa spiegazj()ne si pu allora capire perch, lanciando < un leggero pezzo i legno e un pesante pezzo d ferro che abbiano lo stesso volume e la stessa forma a parit di vekrct.iniziale, il pezzo di ferro va pir lontano: infatti lo slancio impresstrgli, l)i intenso >, Non solo, ma si comprende anche perch ]a caduta naturale clci crrrpi sia acceleratai all'inizio del moto, infatti, solo la gravit responsabilc della caduta, ma a causa del moto stesso, la gravit imprime al corpo un iltpekt chc si aggiunge alla gravit, accelerando il movimento; e quanto pi la caduta si accelera tanto pir lo slancio cresce, e rende cos continuamente acceleratrr il nroto. Da questa concezione semplice e << moderna >>, Buridano trae ulteriori c()nseguenze nel campo dell'astronomia (forse possiamo gi. dire: della meccanica celeste). Le Ielligenry p{epost dagli antichi al movimento degl astri c .lclle sfere diventano ormai superflue: basta supporre cbe Dio abba asseljnr() rri crrrpi celesti un certo inpela e che siano assenti le resistenze che trennno il nrot() come accade per i corpi terrestri: ebbene quell'impeto originl.i() l)ui) pcrsistereper sempre. Buridano conclude: <<Io non do tutto quest() llcr ccrt(), tttr vortei ai signori teologi di spiegarmi come tutt() ciir posst ,domandare
lr\ \'enlfe t __.

La meccanicamoderna deve molto allo scienziato di Bthune: la sun intuizirrne di un impehr ptoporzronale alla velocit e alla quantit di n.rateriatcl nroble si ritrover formulata in termini noo dissimili da Galileo, cll (ltrtcsio s()lt() il nome di qazntit di moto m.r', e in certo senso cla l,eibniz con ll 1 rrozone ci forqa aim pari a mvz (m indica la massa e v Ia velrcir). ) lluriclano tah'olta ricordato, popolarmel.te, c>ltre che per i scr,ri inrntitqinriri amr>ri con Giovanoa di Navarra, per il famoso paradosso tlcil'asino t ltc, posto tra <lue fasci di fieno uguali, morrebbe di fame percr non suprcbltc rlcriclcrsi. In verit non figura alcun asjno nei suoi scritti, meutrc lx crc()str'z rli trn'impossibilit di scelta tra alternative perfettamete ecluivacnti cituta . i r r t l r Lt e m p i r m . ) t i: p r e s e n t ei n r ' i s t o t e l c ,l a s i r i t r o v a r r n c h c n c i r c r s i t l i l);rntc (Pzr'. lV, 1-3):

r r l b i , l c l r ,p . 2 t . 1 2 .

38

La rril'tbbo dci o,'cetti nalii

c neeanit; r;no al rha$;nerto

Alberto di Sa$on;a c Nicola tl'Oresnc

39

Infra fue cibi, distaxti e mo)enti d'm modo,Prima si morria di fame cbe Jiber tnno J'un recase ai dtttti. In questo paradosso,del resto, sottintesa una concezionefilosofica profonda, pet la quale la volont deriva le sue scelte dall'intelletto, e l'intelletto governato, nel suo esplicarsi,d^\ Pini?io di ragions*ficiente.

2.5 ALBERTO

DI SASSONIA E NICOLA

D'ORESME

Tra i discepoli di Buridano non possono essete dimenticati due scienziati del XIV secolo che svilupparono tn arnpiezzae in profondit il metodo rettote dell'Universit di Parigi sperimentale: si tratta di,\lberto di Sassonia, nl 1353 e di quella di Vienna nel 1365,nonch vescovo di Halberstadt a partire al 7366, e di Nicola d'Oresme di cui parleremo tra poco si Ad Alberto di Sassonia deve anzitutto una prma teoria della gravit. Nel egli distingue nei gravi il < cenet suo commentoal , eCoelo Muudodi -4.ristotele, pu forse dire, al baricentro del volume, >> tro di gtandezza che cottisponde, si del e il < centro di gravit >: se la densitL corpo non omogeneai due centri coincidono; e questo il caso della Terta, la cui disuniformit sarebbe non dei provata dalla presenza mari e delle parti merse.Ora, dice Alberto, il centro di gravit della Terra coincide con il centro del mondo, al quale tendono tutti i corpi nel loto movimento naturale: la gravit si pu appunto definire come la tendenza un corpo a unire il suo centro di gravit col centro del mondo; di tale tendenza permane invariabile, sia allo stato potenzial, quando il grave si trova in equilibtio nel suo luogo natutale, sia allo stato attuale, quando il grave si muove in caduta o quando essopreme sul supporto che ne impedisce 1 moto o ancora resisteal suo sollevamento.Non v' dubbio che questateoria ha influito sullo sviluppo della statica sino al XVII secolo, inducendo, ad esempio, Leonardo da Vinci, Cardano e Bernardo di Palissy allo studio dei fossili: si noti che essa presuppone un altto importante conYincimento che paae$iones: ossia la sfericit sviluppa nelle sue Autlissinzae Alberto di Sassonia della Terra. Ricordiamo ancora che il nostro scienziato si dedic al ptoblema della caduta dei gravi gi studiato in modo qualitativo da Buridano: la tesi (errata) di Alberto di Sassonia che la velocit del mobile proporzionale allo spazio pefcofso. Nicola d'Oresme certamenteuna iigura di primo piano nella storia della scienza.Si sa di lui che nel 1348 si tro.vavaa. Pa.rigi dove aveva studiato; nel 135 divenne gran maestto del collegio di Navarra e oel 1362 maestro di teologia. Consactato vesco\.odi Lisieux nel 1377,|vi mor nel 1382.Carl,r V jo alcuneopere cl Aristotele: e incaric di tradurre in francese di commentare spettadunquea Nicola d'Oresme I'onore di esserestaar il primrr ad userela lingua francese Per testi scicoti6cic lilosollci. Scconclril l)uhcm si possotrtr

far risalire a lui almeno tre grandi intuizioni o addirittura tre grandi scoperte: l'aferaaqioxe del moto diarno della Terra, l'idea della gea/elria atalitia e la legge del ,loto mforneme accelerato. Non diremo nulla della prima e ella tetza scoperta che esulano troppo vist<tsamente dai temi che qui ci interessano. Ricordiamo invece, sia pur brevemente, dove qualcosa del Traetdtas de fg ratil e ?lentiartm et /N/lrarttm dffirnitatln si pu rintracciare la seconda delle jntuizioni sopra indicate. Oresme parte dal principio che ogni cosa misurabile < deve poter essere immaginata al modo di una quantit continua; ogni intnsit pu essere rappresentata per mezz<) di un segmento verticale elevato verticalmente a. pafiire da ogni punto delI'oggetto cui inerisce tale intensit. L'estensione (kngitrdo) raPpresentata da una linea orizzontale t^cciata erLtro I'oggetto. In ogni punto di qusta retta si inalza una verticale la cui altezza (altiltdl o latiada) propotzionale all'inten" (fig. 2.10). sit\ (ieflril) della qualit nel punto corrispondente dell'oggetto >

altitudo latitudo { i nt e ns i o )

l on g i t u d o
I'ip.2.10. Ci troviamo cos dinanzi a veri e propri diagrammi riferiti a un sistem lssi cartesieni>. di assi ortogonali che nell'uso comune saranno denominati << L'autore medievale sviluppa un'estesa casistica esaminando diverse Possibili cspicazioni delle < jntensit >. Ad esempio, una qualit uniforme si traducc jn una 6gura rettangolare, mentre una qualit uniformemente difforme (ruiftrrtiltr di./furnis)d luogo a una 6gura trangolare. Il caso pir generale quello rli un tliagramma diforniter difornis che suscettibile di ulteriori classificazioni. Stutliando il diagramma uiJarni/er difornis, Oresme perviene esattamente ille rclzioni tra le coordjnate di tre punti allineati. N{a Nicola d'Oresme non cessa di stupirci pr l'acutezza dcllc suc osscrvrzioni : dopo aver clefinito le qultt wpcrtciali,ossia le clualitrrifcritc trotr ai lna lrurrti <1iuna rettl. (htn,litrtda) i punti cl una supcrfcic, cgli ricotroscc chc
rr ll. l)u,1s, cir., p. 5tl.

40

La fliltlppa

dei concetl ta/,i

e nuturici

a al rha$inea

tl ti'kltcblrcr/a itala,to, Ltanao

da l.'i't

4l

< la gtalitt superficiale rapprJenlald da ua cnrpo e uon etitle a qldrl.l dirteuiarce inirunagirulti/e >, Tuttavia, egli aggiunge << octorrecoucepire qualtt. corpc>rea. la cau, J at)erre /t a doppia corpoteitt; esa ne ha ma reah, per ffitto de/l'ettenriote de/l'oggetll, esleni;one che /ta htogo itt ulte le dittterioxi; na rc /ta arc/Le uu'altra sa/lanla ideale: e qtesfa protiene dall'iensit della Etalit, qmlit clLesi traua ripetuta trn'inf, nit di ro/te per la noltitudite delle strperf.cie tlte si posnno hactiarc all'ienrc de//'opgetto > (Eg. 2.L1).

intensio superficies

superlrctes

qtiesta un'ntuizione di straordinaria potenza astrattiva: l'uso delle cosiddette < coordinate lagrangiane> per descrivere il comportamento di un sistema meccanico con tiferimento ad uno spazio ideale a N dmensioni, trova qui il suo atto <li nascita, ll mor.imento filosofico e scientifico lesato all'occamismo si estende e si propaga conservando sempre a Parigi l su centro di propulsione. Tuttavia non mencAno segni di stanchezza e la ricerca sperimentale degenera in una sofistica sterile che in Oxford a\reva trovato una sede dove svilupparsi. Tra gli autori della scuola di Oxford il pir interessante forse V?lliam Heytesbury, vissuto nel XIV secolo, Nei suoi trattati esli introduce oscuramenteil concetto dr acce/eraliote, ignoto alla scuola di Pargi: l'< accelerazione egli dice, si >>, comportl rispetto alla velocit, cos come la velocitL si comporta rispetto allo spazio percorso. Esempio tipco degli studi condotti in terra inglese poi il Liber calutlationm la cui memoria rester \'iva sino ai tempi di Leibniz: in esso sono svolti numetosi e complicati corollari alla legge del moto unifotmemente accelerato.Non si tatta per di contrbuti decisivi ed quindi lecito pessaroltte.

/tt/o .vri Pei legato alla concezione di Giordano, nonch di un commento all,opera tli Oresme; Gaetano da Thiene professore a Padova che sviluppa e precisa il c()ncetto di acceletazione;' Bernardo Torni di Firenze che commenta il trattato cli Fieytesbury; Giacomo da Fod, ancora dell'Universit di Padova, che tet^ tli opporsi alla regola di Oresme sulle qualit uniformemente diflormi; Nicol (lusano che, pur non essendo italiano, vive lungamente in Italia e sott() il profilo scientifico - elabora il concetto dj relatvt del moto. Emetge su tutti, per, Leonardo da Vinci (1451-1519) i cui innumerevoli interessi coprirono anche temt' di meccanica e, pju in particolare, di scenzn clcle costruzioni. Essendo ovviamente superfluo, per la notoriet di Leonardo, ric,'rdarne la bograla e e opere principali, ci mitiamo soltanto ad esporrc , ' l c u n d e r i s u l r a L i . , d e g i s p u n t i m e c c a n i c c h e s i t r o v a n o d i s s e m i n r r in c i s u o i rnanoscrtti, spesso con la sbrigativa ed enigmatica concisione di uno schizzo o ci un aforisma, che stuoli di ricercatori si ingegneranno a interpretar. l)innnrzi alla torrcntzta inventiva di Leonardo . i realt. diflicile stabilirc un conline che delimiti l'effettiva portata delle scoperte: da un lato, Lr stuclioso patticolarmente perspicacepu intfavedervi strabilianti anticipazioni; dall'altro restaper il fatto che - a parte la curiosit srorica le idee scientificheD()ss(,n() csserritenute vive solo nel momento in cui sono rese comunicabli e * fano cult ura >, il che non si pu dire sia awenuto per molte delle intuizioni leonarclcsclrc. ll Parvopassu, nelle sue interessanti lezioni sulla storia della scienzn clcllc c,struzioni, riassume le conclusioni che si Dossono trarre << dall,esamc comlrlet<re diretto d.el CoditeA antin e deeli altii codici minori e dalla lettura <lci (r)mmenti esposti da illustri studiosi,r nej termini che seguono:

< a) La tecnica di Leonardo ebbe, nel campo delle arti meccaniclrc, l)rc.Lrrsorl remoti e prossimi, dai quali certamenteegli ha attinto, ma che ha scntprc "ci \,)rPassato' poich che ha trascritto assai poco in confronto cli ciir clrc lr,r scritto e ci che ha preso poco in confrontcj dj ci che ha dato". <.Argani ed apparecchi di sollevamento con sistemi multipl ci clr.rucolc, rrrttinelli, torni ed altre macchine utensili, vetture automotrici, macchinc bcllitrc. rrtiglierje. basrioni.punti. strumenti nautici, scalrrndri, ,..lvrtrici.,..lr.:rs Lrrrglri. conche con doppie porte a battente, coclee, macchne da filarc, torccrc, rcs\(-rc,-.incannare. cm.rre, pri)getti per il vol() stfumentale, ad ali l)ttct)li r) .r(l r.lr cirnamrcamente cr'mprimenti, o per il volo a vela, paraca(lutc,prr,ltLrlsoli ,t u.l.ic,r, costiruironu princprli oggett de suoi stucli ap;rlicativi c .cjllc srrc t t.tli.,ttzl,ni \hg. 2.12). < b ) l , ' o p e r a s c i e n t j E c a i , e < ; n a r < 1m ,o c l c s t an e l e n r e t c m l t i c h cp t r r c . o t r r t s t r tc o r i g n a l e n c l c a m p o c e l l am e c c a n i c at c r ) r i c ?c d a p p J i c r r t : r L l c l l i rR c s i l c s l c n z r t c i N l a t c r i a l i o S c i c n z ar l e l l c ( _ - o s t r u z i l n i . 1...; f'cii,, !r(,n tulro (pcll() t l r c . c g l i n r r t , s p c s s ( ) o n e r r o r i , r i p e t i z i o n i c t n c c r t c z z c ,n c l s u s s c u L r i r slic g l i c t .tnni, at'rcbbc l.guratll ncl libttt l)t: (/ dr ttllr, cl.tcu\c! (li s(.ri f>t.to Pcnsitt() r c r c , c f r r s c i n i z i . n r n r r n c r r n c l u s s c t e r n t i n c . < N c s s r . r r rs i r r r c s ir l c l l c r l u c s t i r r r i n t c c c a . i c h cu P P a r c. c i n l r n r s c r i i , r r r ak : t riccrchc rclativc, r'rnrc irPl.riono rgli origirrali, n I . r r r rr r c l l , , r , r r l i s o r r l i n cc < . o r r

2.6

IL

RINASCIMENTO

ITA.LIANO.

LEONARDO

DA VINCI

Durante il XV secolo si diffusero larsamente in Italia le innovezioni rella s c u o l a d i P a r i g i e d i q u c l l a c l i ( ) x f , , r d . l L i r r c \ t r r ! , ' l ) c n r , r . i c . r tl a t r . c l i z i o n c r i s t ( ) t e l i c i .S i p o s s o n o c i t a r c : f i a g i < ,I ) c l l i c r n i r l i l ) a r n t a ,a r r l o r c < l i u t 7 ) v /

+z

La sl fpo de; tacelt atii

e tueccdtlici r;t1o dl rina!/

en/o

tl tinarine,jta

;talaho. Leanaa da Vinc

43

le loro mende, rappresentano un imponente complesso per il quale Leonardo super i suoi successori Stevjn e Roberval . pr..or Galleo e Newt()n, t:,::::,:,de//a /eaa refta e il concetto di nnerto di uxi forry e ta cottpo_ .a.ngoky, ,,tJlar,!. dt Jc,rle contorretti, /'equilibrio rul piaro inclixato, la stabiiit"tlelta bitattcio, tl poltgo a dt ro./c /aT.ian(,i untri.di grat, /e rarrncole, k taglie. il problema dellc traTiorti ainco/ari,./a resis/enqadei maleria/i, la teoria tle//,ar e l,a//rt/0, I concclti dt lor<a, pertur.ior(,.in?eto,.p o, h leggi del m0t0, il moto lattcah dei graai, \beri 'f su unpraDo rncltnato, il aoto aia,lento proietti/i dei -fonti e l'arto sono gli essenziali .ggetti della meccanica vinciana, di cui le prime si riconoscono in ,Ari^e stotele, Archimede, Erone, Giordano Nemorario Biagio pellicani da parma, me le conclusion.hanno un posto emnente nello sviluipo della statica e della o r n a m t c a e d e l l e l o r o a p p i c a z i o n i >' , . In verjt, per molti ei problemi afftontati, Leonardo limita il suo intcr_ \ e n l o a l l a r e c e z i o n ed i c o n c e r r i g i n o r i , s v i l u p p a n d o l i applicativamenr (i,s c. .t.-fi9 per il problemadeia leva,dove egli ;nr.odl'.. a disrinzi.nc rr:r :,nd J braccr rafi.o corporei AO, BO, e i bracci potnziali o deali A'O, B,(), rap_ Presentati dalle distanze tra il fulcro O e le iette d'azione dei pesi (69. l.l3;.

tig. 2.1i.
Cos ancora per 1l concetta momnto, dove egli fa propra la lezionc di . dcl De raiore poxderis. E dalla scuola di Giordano egl trae-gJi strumenti pcr l() .tudio dell'egulibro.di un peso sul piano incliniro senzi pernlrr,, vcnirnc :r cPr) In modo conclusrvo : qu per traspaiono alcune indicazioni nuove, aJnrcr( I li dve Leonafdo nota che i grave divide il suo peso in due < aspetti > dillc_ rcnt, secondo la direzione BC e secondo la direzione NM (fig. i.14); tl, trt

'' ''...::

I;i.q.2.14.
ltig 2.12.
'l](j'|)l'rv()pisslI,|'inmndi|i.l./hnt|\,'|,I//'l|||l1|lt!.th|Jh'll.hnu'('i)| l . , " . t r u ? ' t r , ( . t . . p . l . ' H 1 f ) , i \ t , t . i r r , , ,l , , S . )dl|||/|1I,h]ll. |0

l,r

44

La piltlppo dei

ncetli $ati

e ,e daici rina al titurti'

enlo

Il rinanimcnto italia o. Leaflardo da Vini

45
] D
I

parte non si spinge pi innanzi e non indica in qual modo il peso (verticale) s i r i p e r t i s c an e l l e d u e c o m p o n e n t i . becisamente innovativa invece I'analisi che Leonardo tenta di svolgere in tema di decomposizione di una forza (o di un peso) in due direzioni concoffenti. Lo studio condotto considerando un peso sospeso a due cotde AB, BC (fig. 2.15): Leonardo si domanda come esso ripartisca la sollecitazione sulle o"" .otd. La sua tesi pu essere espressa in termini moderni, indicando con N,ro, N.,c la fotza notmale su AB e su BC rispettivamente, mediante la propofzlone I N_nn N'*. DC AD

(2.6.'t)
Fig.2.16.

e questa una relazione crtatl, mentre quella corretta : NTIT -N";i: DC AB

AD'-c

(2.6.2)

appatsaun istante, emergendoalla super6ciedi opinioni incomplete o efronce, si inabissatanuovamente,attendendo dal futuro chi I'avrebbe definitivamentc tirata a rya>>'4. Il Codice Arandel ai fogli 11t e 95r, e il Codice Atlaxtico al foglio 33v riportano interessanti applicazioni del teorema, ben intuito da Leonardo, detto dcl poligono,di sottertaqione seconAo quale, se ufl corpo pesantepoggia su un piano, il I'equilibrio esige che la verticale passanteper il suo centro di gravit incontri il piano all'interno della superficie di appoggio. La ragione ci appare subto chiara quando si consideri che il vincolo costituito dall'appoggio sul suolo capace esptimere soltanto reazioni d'ugual segno (e cio rivolte verso l'alto), ad cui la loro risultante necessariamente interna alla basedi contatto (frg.2.17): lret quindi mentre il caso (a) della figura pu corrispondete a equilibrio, il iaso (b) lo escude,restando presentela coppia formata dal peso e dalla reazione complessiva.

Fiq.2.15.
Tuttavia, tra i suoi schizzi si trova anche un'altra enigmatica figura commentata da un oscuro ragionamento che fa appello a una ideale leva angolare di bracci DC e CF (frg. 2.16).Il Duhem suggerisce allora I'ipotesi che a Leonardo balenasse la rcgola.:

: t ^
I

N,rrFC:

Q DC

(2.6.3) l;i.q.2.17.
r { l ' . I ) u h c r rc i r , , p . l l l l . ,

a.qgiunge Duhem -- le corrispondente al vero. <Nel genio di Leonardo idee recipjtano tumultuosamcnte, ma, talvolte, manc\'^ al grande pittorc la potenza ci efferrate e di lissare Pcr scmPrc lr vcrit che qucst() t()rrcntc im1tct n o s o p , , r t a v a f a m n r i s t l l l l ' c r r o r c . I ) c r c i i r ,t s s t i s l l c s s o ,l ; t Y c r i t r c b c g l i c r

46
2.7 CONTRIBUTI ALLA

Lo n)hlbto dei conretli statlci c ,//eccai ri o al indrci

cnla

(l,th.bl/i

di Leanaro alla rei:lefl<a

di nateali

47

DI LEONARDO DEI MATERIA.LI

RESISTENZA

il materiale ben rapptesentatadal rapporto

aorr" A l,area della sezionc { trrsvefsale; indicando con o tale rappotto, cio: P

Patticolare interesse, per noi, sta in quelle ticerche e in quelle esperienze permettono stt.lla resienqa dei nalerali, s:ulrla learia delJ'arco e s\rll'attrito che << di considerare leonardo come il fondatote sasace della scienza delle costruzioni quale oggi intesa, geniale precursore diGaljleo,r's. Il metodo seguito quello del confronto tra le resistenze offette da travi di medesimo materiale e con diverse dimensioni, al fine di stabilire una proporzionalit diretta o inversa tn la. c p^cit portante e I'altezza, lo spssore, la \unghezza, Pet la colonna o il sostegno di sezione quadrata o circolare caricata unifotmemente di pesi sulla base superiore (fig. 2.18), stabilita la tesi che la resithrTa a compresione proparTarule alla vrperf.ce caricala e inaertamexte proporqioaale al rappzrtl lr.7 a ltngbeqqa I e il latu z della bate quadrata a il ragio del cilindro (Cod. Atl., (1s2tb)). E una proposizione solo parzialmnte corretta: noi sappiamo infatti che se P il peso complessivo agente sulla colonna, la sollecitazione cui soggetto

(2.7.1)
si ottiene infatti una misura di intensit dell'azione esercitata su ogni elementcr suger6cie; oggi il nome di tensiorce denot^ la forzi agente sul;fell1.r a I u n r d r s u p e r-o.prende g e n e r i c a s e z i o n e r r a s v e r s a l eD i p i i r , h c r ed e a . oggi noi sap_ che per ogni materiale esistono valori lryi/e di 6 in corrisp"o'ndenza lriamo .l'el qual si verificano fenomeni di sneraaneo o dJ rottura. Se dunque sclviamo t/ linin la Q.7.1\ nella otma

(2.7.2)
s riconosce che la tesi di Leonardo corretta per la prima parte: il carico mas_ smo sopportabile dalla colonna direttamte pioporrio.rule all,area della sezr,ne, Lalseconda parte della tesi invece erronea. Eppure in essa rmplcita una noteyole intuizione: che cio la :neleqqa del pilasiro abbia influenza sulia forza di compressione massima che ssere ;stenuta. Ota nor sappramo _po che questo vero : la tratt^zioe valida in proposito si pu far risalire u bler,,, come diremo in seguito. Ma 1 fenomeno-.he intervne quando il pilastro \ultrcjentemente.esile non riguarda ptopriamente la resistnza del aterirlc; flfulroa rnvece ta posslbtle rnsorgenza d,i un, ix.ttabi/it, per la quale la sttuttura, Pur soggetta a un carico assiale pu inflettersi. ll Salvadori'6 cita_al riguard la vignetta di Chadot che s,appoggia con . tr()ppo vigoe al suo bastoncino esagertamentesnello (Iig. Z.t'ljtTi tratt^ .i un fenomeno complicato per essert chiarito e descritto' aialiticamente : e la (r,nclusione che il urita critito P", per cui esso si verfica legato al rapport{) I c , , n s i d e r a t o a L e o n a r d , ,s e c o n d o u n a r e a z i o n ed e l t i p o : d .r

'-"= *

lu")t

(2.7.3)

t|l'c K un opportuno coefficiente di proporzionalit. pertanto, la F<rrmula crrrrta deducibile dalle parr>le del Cadice l )rttico:

),. K,= (r/r) Fi.q. 2.18.


r 5 ( i . l ' r v r t ) x s s u .( i r . , 141. r f ' M . S x l v i f r i , I l , l l c lll lc.r , ,/.r ttruthn.t1,t ..t l,ittt/n, r|rrt. ir,. p. 91, I\titrrro. 1964.

(2.1.4)

48

Lo pil p,o /lei cocel

na*i

e ,tenanbi

sitta al ri as'//e,lto

C1ntrib/tti di Leo aro alla re:istenry dci ,lateriali

49

l o ,
f

l ll o

Fig. 2.19.

I'i.g.2.20.

s quantitativamente inaccettabile, ma testimonia in Leonardo una Prma avverlenz del problema che solo nei secoli XVIII e XIX verr pienamente in uce. Oltre alla trave c ficata assialmente, Leonardo considera anche il tema ella traue infessa, sta nello schema strutturale della nenso/a soggetta a un pso sull'estremit (il cosiddetto < problema di Galileo >), sia nello schema della trlta a$e ebetporti fori d'.uxo trave appoggiata. Pet la mensola egli sctive'7: <<Se nl/ra 100 grorse<<s regie 10 libre, che regier 100 nile asle di sinile tporto iriene nllegale e tnite ? Dica che se le cientogrosv<<e regano 10 libre, cbe le 5 grosseTle regieraam 10 taxti che te 100 e v AB 5 grosseTTee' san 100 aste che regie 20 tzti/a > (frg. 2.20). In altri termini, la resistenza sarebbe proporzionale all'atea della iezione e inversamente proporzionale alla lunghezza. La tesi errata nella prima parte, poich oggi sappiamo che la resistenza proporzionale allo spessore e "l qo"dtuto dell'altezza, per una trave di sezione tettangolare. Su questo tema dovremo soffermatci a lungo nei capitoli seguenti. Pr la trave inflessa appoggiata agli estremi e c rrcat:a di un peso Q nella r;lezzeria, Leonatdo giunge vicino alla soluzione vetitiera, studiando' sempre col metodo del confronto, la frucia, ossia lo spostamento trasversale massimo della linea d'asse, a seguito della deformazione. Nel Codice Atlatrtica, al foglio 332r1t (e anche ai fgLi 1"52rb, 211, 225r{),le considetazjonj sono svolte Julle figure qui riportate (frg. 2.21 e 2.22), che si Possono ritenere, cc,me

"-;*_-;

I
l l

I i.q.2.21. lrt.qlteqqaper peso di 8,v-CD, se sar, corueredo, di drl>licata.far/e;1a a ..1l, t' rtou 1 f it.gLer , di uu krghe71.a per ,/a ca pe:a clte 16, percl i h utt dd/t /ru.gltti.i.,t ,li ,18; e siniluenle l:F, per esrerela ncl fu la /ra.gltc7.7.a CD, /rr il rhltlit liri di
1

dice il Marcolongo'8, tra le pi celebri del codice. Se Affetma dunque Leonardo (Ftg. 2.21): << AB

si pie.qadi

t,

ai "o

' 7 N c i n r r r r r o s c r i t rc o n s c r v r r i l l ' / r i l l r l / l : n n n , A , 4 9 t . i t 3 t { . N t , r r c , , l , , o g <. \ t n l i l : t x n , p p . 2 3 5 - 2 3 7 , l l o l , B r I r , 9 3 7 . ,,

di srn h4glte;6.a ptr )2 pcri t>. , lt,, in (nrl. t1t/., 152rb: < 7ir /rourrri /a/ .[nri1 t rr.rit/rtr/irr n/h u'/h,.ry/iottt 9 /n di pari qrulitr'r (li'A. 2.22) qrurlo rtt//rr tt/n inr/t d'un di qulh'; li . I ll n tua 27 t .wt 9 lnui, tdrtut|rr' (.1), t'i /,t a d Ptrlt l'(ri, sot/iur J; e.rundo

lor/t t talcr

50

Lo sril|?po dei ro cetl rtatic; e

eat'ici lixo al rinarrincftto

Ceka

dhl i rtapP della neaanna ncl XVI

scalo

)l

Fiq.2.22. cos, EF, che la nonaparte della largbeTqadi CD, sosterr27 perch 9 aoltepi corto di ll >. La telazione corretta tra la heccta f, il peso Q e le dimensioni della trave appoggita di lunghezzaI e di sezione quadtata con lato a, :
l3

Nicola Tartaglia 0506-1557) pubblica presso il famoso stampatore Curzio Trojano I'opera De ratiorc potderis dello pseudo-Giordano, e si occupa di problemi dinamici, come la caduta dei gtavi, nei trattati Nnaa Scientia (1537) e pzesiti et lwextioni dit,ersi (1546). Girolamo Cardano (1501-1576), autore in meccanica del De Sabtilitate (551) e ell'Opas noun (1570), riprende il tema della leva mettendo in conto, rispetto ad Archimede, il peso dei bracci e I'effetto sul moto indotto dai vincoli che obbligano il gtave a seguire un arco d cetchio; si occupa pure delle altre macchine semplici. Guido Ubaldo del Monte (15451607) esercita una grande autorit col srro Mebattiort/n Liber (1577), letto e studiato da Galileo, da Cartesio e sin anco da Lagrange: l'opeta di Guido Ubaldo < talvolta erronea, sempre mediocre > (Duhem), tuttavia fa data neLla storia della meccanica, poich riassume e trasmette alla cultura scientifica successiva il bagaglio raccolto dall'antichit e dal medioevo. Giovanni Battista Benedetti (1530-1590) merita di essere menzionato per \'er saputo correggere la teoria di Butidano sall'inpetas, afetmando che ci<) che si conserva f inpelo in linea relta: questa un'antic rpazione del prircipio di rer7ia. Purtroppo Benedetti fle trae una conclusione sbagliata: che cio una ruota assolutamente priva di resistenze d'attrito non potrebbe continuare indefinitamente nel suo moto rotatorio. < Infatt, quando gli Scolastici del XIV secol<r epplicavano la loro dottrina dell'i npefts sia ai movimenti rettilinei, sia a quelli curvilinei, confond\'ano due nozioni che la scienza classica ha dovuto sepanre: 1I prircipio di inerqia, o conservazion, in certe condizioni privilegiate, del movimento rettilineo e unifotme di un punto f.rlatetiale isolato, e i\ principio dell'eaergia,che coinvolge la conservazione della forza. viva, quando le forzc non compiono lavoto. Benedetti, se ha avuto il merito essenziale di intraveclete il princpio di inerzia, ha misconosciuto pr contro una Patte della verita cnersetica della tesi di Buridano > ".

(2.1.s)

dove K un coemciente di proporzionalitr, dipendente dal matetiale, che in seguito impareremo a detetminare. Si ticonosce perci che almno in parte, le proptiet implicite nella (2.7.5) sono qualitativamente intrayiste ne testi sopra citat. A Leonardo si debbono ancora alcuni tentativi di ttattazione stzrtica sulI'arco; e si pu dire senz'altro che egl ne ha comprso I'intuitivo funzionamento strutturale. Su questo punto per, desideriamo ora sorvolate, rimandando al cap. 9 dedicato agli archi e alle volte.

2.8 CENNO SU ALCUNI SVILUPPI DELLA MECCANICA NEL XVI SECOLO


Per btevit, non possibile ricordare i numerosi scienziati del XVI secolir che opetarot.tonel campo della statica e <lellacinamica,rivalutendo I'espcricnza mcclicvalc rlsprczzatncltgli umanisti c ormai cadutlt r-rcll'ollli,r.IJtsti un ccotl().

'u ll. l)'rs.,\,it., p. 102, t

Cli ltogg]ettincbe lanno.farla la neccann

)J

3 LA CONQUISTA DEI PRINCPI NEI SECOLI XVI E XVII

3.1

GLI

( OGGETTI

> CHE

HANNO

FATTO

L-A' MECCANICA.

Quanto pir avatziarno nel nostro cammino storico, tarito pi diventa dillcile tenere in mano le la dei diversi agomenti che si vanno sviluppando: la meccanica, dapprima raccota nel breve volume di alcune nozioni sull'equlibrio della leva e della bilancia, si arricchisce di nuovi modelli, di nuove domande, di nuovi strumenti, e il campo delle sue applicazioni si estende per ogni va della tecnica, riservando una sempre minor Parte di s ai problemi specifici c h e r i e u a r d a n o l a s c i e n z ad e l c o s t r u r e Pr questo necessario che il nostro stesso discorso abbandoni vieppii le larghe isuali, lasci da lato importanti capitoli che in una stotia generale della meccanica meriterebbero di essere collocati in primo piano, veicolando l'interesse su quei soli contributi che hanno attinenza alle costruzioni. Ad esempo ci asterremo del tutto dal menzionare gli sviluppi ell'idraalica, owero della meccanica dei fluidi che, a partire dalle geniali intuizioni di Leonardo, prese sempre maggior terreno nella ricerca teorica e applicata sino a diventare finalme.re, col XIX secolo, prototipo di scienza perfetta nel'ambito della meccanica classica. Parimenti non parletemo delle applicazioni alle marehine, tralasciando, di massima, la" dnamica a favore della atica. Di conseguenza, lterremo che il lettote gi conosca nella loro nascita storica e nella loro configurazione concettuale i grandi ptincpi della meccanica scoperti da Galileo e da Newton (il principio dt inerzia, la legge fondamentale che c()nnette la forza all'acceletazine,il principio di azione e reazione), per soffermarci su alcuni concetti elementari che direttamente, o meno, sono utilizzati nell'analisi strutturale. Tuttavia, questo ptimo paragrafo pu conscn'are un taglio ntrocuttivo, c()me un bteve tiassunto clcllo straor<linati<lcammino chc l1 scicnza l-titsitpttl<r p c r c ( ) r r e r cc o n c r c s c c n t ei n c i s i v i t n c i p r i m i r l l t c s c c o l i d c l l ' c p , r c l tt ' l t . c l c r t l l .

rapido e suggestivo Lcco: la via forse piir sempliceper offrire un Panorama I'attenzione st partirolari, priailegiati oggettiche i.r,rr-.rr.r" quella di rivolgere la rifessione"di secoli hanno saPutoestrarre tra tutti gli innumei;;;;";^ racchiusoun t.tlrii "f,ti oggetti utili alla vita quotidiani' poich.in ess. sciitto su con immediataevidenza'nela sua ,,;geii ,,,,lr,'."me se vi Fosse che <mateo . i i r ^ ' t . - o f . t . . C c o n o s c i a m a l c u n id i g u e s l io g g e t r s i n g o l a r i oflentano un i> rializ,za,,,o un concetto, che rendono visibile una legge, che , "d ese-pio la leuae la"bilawia, cone s' visto nei capitoli-precer"ir""tl""," I'intui. d r ; ; ; ; ^ i , ' r , i " t u < J is l a s c o p e r t a e l c o n c e r t o . d im o m e n t o ' ;;;: delle leggi di equilibrio' ,i,,".'a.f principio dei lavoti virtuali, la definizione a d i oartic " n 'oon,"o i a r e . e l ' e q u i l i b r i o l l a r o t a z i o o e ' il \Vti t..olo il campionario degli ogetti si arricchisce preciin volta meglio e isolandoperci con-maggior cura gi.aspetti.divolta sancosi i liryagio con distinzioni come nel frattempo si ir1cchsce """i""".i,-.tri norme pir esigentiche gi da sole adombranola teoria' viene r;:;id;:-:; accoglie pro!,"i i" f"l. il ruolo dej piana"itclitaoce, nelle mani di Stevino' la decomponibilit di una forza second<r f,,.,a" t aritn meccanichee soprattutto la regolaful Parallelogramna. taccolgtt di i q,ri ii p^rso breve perch il pesosostentoda ut,sisfema fm 'cortpobilit ,\i/k 10,1,e quello relatlro al pakgn'to famlare stuil o,|i,u;io rli -e modern (lella a c Ji.iti claSrevino da Roberval, onducendo lla sistemaztone ' Varignon porta a compimento nella sua None/h. Mhaniqae statica che '*perspi a" ,nrnro1n, gi' nota d"ll'antichit e consideratacon intelligentee rigorosa del pri pir generale crcia da Guido bildo, "pr" alla conoscenza n ,lri lorori airtttali, pisente in Stevino J denitivamente configurato ,ii;o anche Lagrange' nella o,j'.' 'itt"-" di pulegge si riferir i;;r;;;G;;;;iii, ana/itica, pet la sua nota < dimostrazione> di questo pflncrPl()' 'l[eccatrca libera e ll Praierh lanciato da una balestra o cla utr 1l corbobesarte cadala tgi"tpiii in di*entano con (alilcrr ,r.t ttt"aio".,o del oncettodt inpeturs, ."."rr.." ircr7ia c per il modeilo"prefrito per giungere alla definizione..delprircip,iodi prendc-rit i;,, ;;",.ti., an, trgi dil tttto oiele,oto: e sempredalla caduta,del grave cineagitarono il mondo . della meccanlc Icl rr'r.i. una clelle-Famose Erere//es portando p"i,rllr con ivirr ..1.r", a operadi L.ib.ti, in p"olemica Cartesio, all lesge (lcrrll clcirrizicrnedella .firry aiva, dtstinta. dalla Ercutil di tuo0, e
' '' ' ttlftrut<t e erergetlca. pallirrc cltc.'ti ,\i,.ttn,tt.,t enso cli significato si rivele essere il caso di dru cli un pritlltt/n 0 srr un piano otizzcrnlale;Cattesio tavvisa in esso la traccia di tttttlo' cbc si crtri,, tcc,rncl,, cella meccanica: la ctlnsetvazione delh qtunlitr nullrt t " n . t t " i " m t . , c l ,irn d i t e t t o , a l l a c o n c e z i o n ea r i s t . t e l i c a c l o v c ili;..ia mantiene pcf scmPfc ,rr,,ra,,a" uon m<lssocaqualclrs'altro c lrn sistema isolato L' Lc r u , r r r t i t i i m , , v i m c n t , , , ic t r i e s s " ( l . l x t o ' 'ifi r li dccifrr1L iarg lrl IbJ,rt .\'orictlrli Lontl.a fircttc ^PpLr!t() c()tcors() p c r I ' r ' t r t oa n c l t s t i c o 't l i W r c t r i l z i , , r t cc l e c l c g g i . l c i ' u r t , r: c i c ( ) t r t r i l ) u t r l i W a l l i s lluygcns' ' t ( i l r r r n r l c , , r . l l i ' r " , n , l c l l r tc t t l c d r l l c l o n d i n c s c )p c r l ' u r k r c ' a s t i c oc t l i clti'iritlrcrrr"dcllrt ri''sta c <lclicrltn ' , r , i ' t , t , , i i , n , l ^ n t " t r t r t l i1 . r c ri l s t l c c c s s i v ' r

54

Ld .orlqaisla dei li,tcpi

ttc; Ieali XV

e XVII

Gli <tagelt; ') ce bat1flofatla Ia neuanica

5f,

distinzione txa, la, lege della quartit di nofo e la lege di coxseraaTione dell'exergia. Ma altti oggetti entrano a. fat p^rte di questo strano campionario: ecco _ il pedok che per primo Galileo seppe osservare con una attenzione d,improvviso tidestata dall'abitudine alle cose comuni cui nessuno bada. E cos Galileo mut la lampada mossa a una yentata, nel duomo di Pisa, in rcettacolo di domande; la rcse d,afatto bruto,fato vierifn. Al pendolo si collega la scoperta delle leggi el moto rotatorio, d.elle ollaqioni e d.elle aibraqioni che costituisiono oggi il nucleo centtale della meccanica tecnica e in particolare della diaanica itr t/./rale; al pendolo si connettono i concetti di acceleraqione Ai e forqa nntripeta che ne.lla sintesi newtoniana modificheranno a grande scala ii quadro della meccanica; nel peso collegato al punto di sospensione con un filo si fa luce il terzo principio di Newton, 1l prfucipk di aTionee reaqiore; e nell'esperienza per crri, levato il peso pendente da una parte, a una cert^ quota, esso risale dall'altra alla medesima altezza, si rende visibile qualcosa che, con Huygens, diventer una formulazione del teorena delle forze tiue. ll pendola composfo,considet^to ,pp,r.r dalo stesso Huygens, conduce a , dover introdurre, tta. I'a.Ltro, nuovi entj meccanico-geometrici che in seguito saranno organicamente coordinati dalla << geometria delle masse>: si tratta n particolate del, nomenfo atho e del rzomento inerqia st cui Huygens dimostfa di utilissime proposizioni. Ed ecco un nuovo aggeggio, estratto dai macchinismi pir usuali, entra a far parte dei modelli teorici e sperimentali pi importanti, dndo il via a una svolta tadicale non solo nella meccanica in genere, ma anche nella scienza delle costruzioni e neli'analisi delle strutture: 1l nolla, sia essa elicoidale,sia essa a forma di spirale, o pi semplicemente rn fk netallico defarnabile sottoposto a lra<iotxe,ptendc con Hooke un nuovo aspetto, esibendo con stfaotdinaria evidenza il fenomen o dell'e/attit. Forse chiunque sapeva, da immemorabile tempo, che quanto pir si tita una molla, entro crti limiti, tanto pi essa si allunga. Ma questa owia consapevolezza non valeva ancor nulla. La molla diventa realt yienlifru nel rnomento in cui Hooke ttasforma la cognizone intuitiva n proporzion che sottintenda aivrabilit; la legge << tenio sic ais>>' va colta tnsieme all'osservazione che at Hooke ne trae: che cio le forze possono essre misutate dalle corrispondenti elongazioni. Questo d luogo, se si considera bene, a un nuovo cocetto di fotza, concetto che gode del requisito oggi ritenuto da taluni essenziale (Bridgman) - dell'aperatitit. Che cos' nfattt la forqa? La descrizione che ne aveva dato Leonardo non certo incoraggiante per una mentalit scientifica < rigorosa >: << Forza dico essereuna virtr spitituale, una potenza invisibile, la quale per accidentale esterna violenza causata dal moto e collocata e infusa nei corpi, i quali sono dal naturale uso retratti e piegati dando a quella vita attiva di maravigliosa potenzia ) (manoscritto conservato a"|l'Irctitut de Fraue, A,34v). Certo, la forza pu essere definita dinamicamente come caasad.el moto o, pi propriamente, a partre da
I Da iotcndcrc c<llac (tt txhtttia ri ,,r), ossi^: (tlc I'cl(nrg^zi(rrc, <1ualcl:r forza >.

Newton, come attt.t di accelerazione e, in questo senso, lecito datne una nitta tvalutzndo, Per un corpo assegtato,l'acceletaziofle conseguente Ma questo metodotlinamico, . sol", "o" pu astare, poich si tradrrrebbe in una sorta di circolo vizioso r nofl ha sens stabilire come legge fisica una proporzionalit tta forza e acceletazione se l^ fofz^ pot' defnita, in ultima analisi, grazie a tale orooorzionalit. D'altro lato il ritenere la fotza come semplice referente causale "1 -oto un atto scientificamente poco fondato, poich fa appello al ptincpio neaf;ico dt causalit pet il quale tutto deve avete ura causa. "La diffid.enzz per il conc;tto di forza restet costante tra i meccanici attenti al problema dei fndamenti. -A"d esempio Saint-Venant scliver al proposto di esserproblematici, 1ne f866;: < ben possbile che le folze, questa sorta piuttoso di aggettivi sostantivati, che non sono n materia n spirito, esseri .ihi e in.or"ie"tt"ti e che bisogna tuttavia dotare dela meravigliosa facolt di ^pprezzate le distanze e di proporzionare puntualmente- le loro intensit, siano spre pir espulse e scartate dalle scienze matematiche ). 'Ebbene, dalla legge di Hooke <<a te .tir rr, ,fu) scaturisce tn metodostatico per la misoia (e la dl"6nizione) della orza, il quale certo. non cancella le difficolt epistemologiche, ma almeno allontana il toppo ai)parscente circolo vizioso sopra indicato. L^ forz da misutare produce rlna deformaz.ione elastica ed .q,rilibtrt^ dalla forza" elastica che cosi si genera: si hanno alloxa i dinamonetti oiriloorc n nolla,\e bilaxcedi tordone uniflari. Schemi elementari di simili strumentr sono riportati nella fig. 3.1 : e il loio funzionamento facilmente intuibile s ca nonsigere ulterio;i spiegazio ni. La frg.3.1.c rappresenta..la bilancia di torsione monJfilare di Coolob"che serve a valutare unalrza applcata all'estremo A in direzione normale al braccio O.-A e al frlo di sosPensione OrO" ' L'equipaggio BA, soggetto a tale foxza, ruota di una certa quafltit essendo contrastato dalla razione elastica del filo sollecitato a torsione. Infine, quale wltimo ogelto che presentiamo ifl questa-rapida e incomplet^ rassegna dovetoso ricordare la prima struttura sulla quale si sono accentr^te lung, reiterate discussioni tra i principali scienziati del -XVII secolo e anche del-successivo, da Galileo a Mariotte, a Giacomo Bernoulli, a Lerbniz, a Yari' gnon, a Parent, e finalmente, a Coulomb e a Navier; la prima struttura che ha

lti,q. ).1 (ta l)cnnt,

ridist.Eto/l).

:)o

La canqsla dei pr cpi nei let.ti

XVI

e XVII

Stuno e l'equlibrio fnnicolate

57

anlmato un nuovo cofso per la scienza del costruire raccogliendo I'interesse di tutti i trattatisti di resistenza dei materiali, da Belidor a Gira, a Musschenbroek, orientando su di s le prime verifiche sperimentali. lo schema della lraue a taensola caricata d'w peso a/la yn etrentiti /ibera gi considerata da Leonatdo, tna ormai universalmente indicata come u problema di Galileo >. Anche noi, nei capitoli sgunti, dedicheremo attenzione a quesro srnqo lae oggetto che tiene racchiusi alcuni dei principali enigmi delia meccanjce strutturale. Per esautire, in modo tecnicamente adeguato, la sua descrizione, sar necessario apprendere a uno a uno i concetti che governano l,intera scienza delle costruzioni: quelli attinenri all'eElibrio e alla de6nizione della tercione, queli. riguardant t la defornaTiore e lo stato di rpltlamento che configurano il capitolo .lella cangr en<a,e da ultimo quelli che si riferiscono al comportamento fenomenologico del materiale e introducono al tema dei epani rostittrliui.

A r s t o t e l e .A r c h i m e d e , l \ fe d i o e v o , EquiIibtio. P ncipio dei Iavorivirtuali. Concetto di momento,

M e d i o e v o ,L e o n a r d o ,G a l i l e o ,S t e v i n o , Roberual, ecc. Decomposizione di una forza. Regola del parallelogramma.

Stevino Antichit, GuidoLlbalclo, (Bernoulli), Lagrange. Ptincipiocleilavori vtuali.

3.2 STEVINO E L'EQUILIBRIO FUNICOLARE


tratrato di srarica in fiammingo. col tirolo Eeghnx/rder lyeegratts,(1580)rraccolse por ie sue opere nel 1608 denominandole Ilypannemata tral/,tctttatica. suoi I interessi si estesero oltre il domin.io della meciinica: assai noti acl esempio sono gli studi svolti da Stevino in tema di prospettiva. L,impostazrone geomctrica pervade anche la sua statica, dove si fa strada il tentatiro di fissare i concetti e le leggi con pute considerazioni di equilibrio, evitando di riferirs agli spostamenti o alle velocir (virtuali). Infatti a Steyino appariva illogico dedurle le condrzronr che garantiscono I'immobilit (ossia l,equilibrio) appellandosi a movimenti inesistenti per ipotesi: criticando l^ trat6;1or'e classica dell" leva rn cul sl mettevano in conto gli archi di cerchio descritti dale esemit, egli dice: <Ci che immobile nn descrive cerchi; due pesi.in equilibrio soio .immobili; dunque due pesi in equilibrio non descrivono^ cerchi >. \aturalmente un < sillogismo,> del genere vale quanto vale. impottante per la direttiva lnaugu(ata da Stevino, almeno dal punto di vista str.rrico, poh essa diverr quela pir_seguita dai meccanici postrior, ponendosi come a'iternativa moderna, rispetto alla visione aristotelica. Sul fror.rtespizio degli ,Lllponreruala, Srevino volle che fosse riprodotta una strana.figura: un prisma di sezione rettangolare i cui spigoli leterali sono dlspostr orrzzontalmente; uoa collana di quattordici paline lo avr olge (fig. 3.2). Sopra v' una scritta: Worder en is geer uorder che sgnifca n la mer.iglin no., pir meraviglia >. ln verit Stevino aver-a ragione di sentirsi fiero pei questo cwrlo-s,olgella, poich esso richiama una genle dlmostrozione della legge di e-quilibrio sul piano inclinato: anzich ricoirere come nel passat(),al 1rt-r,ipi,, dei lavori r.irtuali o all'oscuro concetto di qratos -reuutlnr tzlzzzz. Steljni, otticne s u b i t o l a c o n d j z i o n er i c h i e s t aa l a r r i r e d r u n l r i n c i l i . u n i l e r s a l n l c n t cr i c ( ) n o s c i u t o e a s s a ii n t u i t i v o : l ' m p o s s i b J i t l c l m o t o p c r p c t u o . L l c ;.,r',rp,,rzi,,nllit t r , i l ) c s i c o m p l c s s i v ic h c g i a c c i r r n o u i l t t i i n c l i n a t i c l a l u n g l t c z z a c i l r r t is l c s s i s d

Stevino, natonel 1548 vissuto e sino al 1620. inizialmente suo il oubblic

v e d i o e v o , G a l i l e o ,N e w t o n , c a r t e s i o , L e i b n i z ,e c c . Ptincpio cli inerzia. Molo acceletato. Gravi. Quantit di moto. Forza viva

,'
ecc. Cartesio, Wallis, Wren,Huygens, Legg delI'urto. Consetuazion delIa i e qudntita di oto. consetuazione dell'eneryia.

G a l i l e o - H u y g e n s N e w t o n ) ,e c c . { Molo rotatoio. Molo amonico. Oscillazioni. vibrczioni. P ncipio di azione e rcazione. Teotema Momento di inerzia. Momento statico,

Hooke. Elasticit Metodo stalico pet la misuta e la alefinizione della lorza.

.!;
-, .i.-+--,-. - ^, ; -t.tt,:, -- ,. ] ' ;l f t

\__/

L e o n a r d o ,c a l i l e o , M a r i o t l , B o r n o u l l i , L e i b n i z ,V a r i g n o n , P a r e n t ,C o u t o m b , Navior. Fondmentide a meccanica sttultutale.

'l

,rb. l.l .

58

La coflqxirta de PiIclPi

t'c ecoli XVI

e XVII

.ltniw

e I'qilibrio

fanicolare

59

L_-

Fig. ).) appoggi (lig. 3.4), wnz delle tre reazioni V., %, V" resta incognita. per valutarla allora si procede cos_: fssata l'attenzione su Vr, si sopprma idealmente il vincolo.corrispondente. chiaro che, senzal'appoggio, il punto B pu spostarsi verticalmente, a Atfrerenza quel che accadenel i$ena efeftiuo.Ebbne, di La reazroneV, deve esseretale da indurre in B il medesimo effetto Drodott() dal vincolo soppresso:ossia un valor nullo dello spostamento. C sutficiente, come vedremo in seguito, a detrminare la reazioneY", detta i?ercla/i.t,

Fiq.3.2.
evidente, e A'altr^ p^rte la collana cos disposta non pu dare inizio ad alcun movimento che, per il riprodursi della medesima situazione, dovrebbe proseguire indefinitamente. Mach commenta al proposito: << La trattazione di Stevino , nella preistoria della meccanica, come una conchiglia fossile che ci illumina assai bene sul ptocesso di formazone della scienza, sulla sua origine da conoscenze istintive >'. Ma a noi non intetessa ora soffetmarci a discutere il valore dimostrativo di questo argomento. Desideriamo invece ricordate le altre considerazioni svolte da Stevino intorno al ptoblema del piano inclinato. Egl intusce, come gi Leonardo, che il peso Q pu esser decomposto secondo la tangente e la normale al piano; ma egli intuisce anche, come del resto Galileo, che la presenza fisica del piano non indispensabile per l'analisi del problema: sarfciente inporre al pen Q di ranpiere gli $et moaimexti clLe nno cortentili su/ piano gli inclixato (frg. 3.3). Ecco alkra che la aalataTiorc qaafttiatiw della cottpanente nar, nale e di Eulla tangenTiale diaenta possibile, sia sperimentalmente, .ta tearicarte e! Si badi che questo bteve passaggio di importanza basilare per tutto quel che andremo dicendo sulla meccanica delle strutture : chiariamolo con un esempio. noto che se i vincoli di una trave sono sovrabbondanti risoetto a quelli strettamente necessariad evitare spostamenti rigidi, le equazioni delh statica non bastano per determinare le reazioni vincolari. Nel caso dela travc su tre
' F,. Mrch, cit., p. 59.

l;i.4. 1.1.

60

La a"qailta de; piftrf;

,ei eoli Xl4

c XVII

S/eri,to e Sala,ra,t de Cau:

il caielto di lalJoro

6t

Torniamo alle' tnttaz:toe di Stevino. Cancellando idealmente il piano, egli ha ottenuto tna nacchira fanicolare (69. 3.5). Per valutare la fraziore di peso che ptovoca la discesa del corpo - suggerisce Stevino - bastr trecciare una fetta verticale passante pf -4. e ripottare su essa un segmento AB proporzionale al peso Q: se BC e BD sono le perpendicolati alle due funi rispettr'\amente otteniamo in -A.Ce in AD due segmenti proporzionali, nella stessa misura, alle tensioni sulle funi, e quindi alla componente normale esptessir.a della reazione di appoggio sul piano e alla componente tangenziale tesponsabile della discesa. Si pu dunque affermare che Stevino peryenuto, cos, alia regola del patallelogramma delle forze, sia put lmitatamente al caso in cu A(l e AD sono tra loro perpendicolari. NIa dall'esame dei numerosissmi esempi, talvolta molto complicati, che Stevino studia nei suoi Hltpttnxentata nal/.tertatica, risulta che egl fa uso di tale regola in senso pir generale, dove i segmenti BC e BD debbono essere presi parallelamente alle funi: ossia, BC parallelamente alla fune AF e BD alla fune AE (fig. 3.). Egli considera infatti sistemi tamificati partendo dalla tensione assegnatasulla fune verticale (fig.3.7.a).

Di pir, considera le tensioni n an poligortofatrirolarc, detefminand()nc i rapporti sui diversi tratti in modo analogo (fig. 3.7.b). Se, ad esempio, in virt del contrappeso Pn, il poligono si dispone nella configurazione indicata, agevole pervenire alle tensioni nei tratti AoA, e ArA, riportando sulla verticalc per A, un segmento -{rB proporzionale al peso P. e tracciando dall'estremo B i segmenti BC e BD paralleli rispettivamente ad A.A, e ad AoA, . Con questc jnteressanti applicazioni, Stevino si acquistato il merito d'esser I'iniziatorc della staica grafca.

3.3

STEVINO IL

E SALOMON

DE

CAUS:

CONCETTO

DI LAVORO

,\bbiamo detto sopra che l'impostazione degli ltlponunalz tende a s()ttovalutare il ruolo del principio dei lar.ori virtuali, operando con cliversi c indipendenti mezzi di anahsi; tuttavia, si deve a Stevino non soltanto un enunciato preciso di tale principio, ma anche una sorta di dimostrazione chc non molto differisce, per il concetto, da quella pir genetale e raffinata di Lagnngc (t1,[caqre anajtique, 1788). ll modello che meglio di ogni altro pu far quasi toccare con mano l'evi<lenza del Drincioio dei lar.ori virtuali certamente la carnrala. Si consideti il sistema (hg. 3.8.a): il peso P sospeso a due lli parallcli cd quindi chiaro che ognuno di essi porta il p.ro (fig.3.8.a'); clunquc, f, l contrappeso necessario per asscurare l'equilibrio J destra della totella ll r. Il sistema della fig. 3.8.b (detto < taglia multipla > o << carrucola tl'i\rchinrcde>) poi descritto in modo simile, iterando il ragionamento: i pcso l) uno di cssi 1'cntlc a | ;

tlcr"essete att a p

Fig )5

Fig 3.6.

nuovamente sostenuto da due fili la cui tensione

\Li yolta da altri due frlt, caratterizzattda tensinne . .,,ri lia. laggiorc l, i il numero delle pulegge, minore il contrappeso che garantiscel'ccluilibrio. Vccliamo ora la cosa dal punto di vista geometrico, valutando per il sistcnta ri lg. 3.8.a la relazione che passatra lo spostamento- eventuale- clcl pcso l) c cluello corrispondente del contrappeso al propositt, crt gi f, . U,r'anals slt, c()mPiuta da Guido Ubaldo. facje ric,,noscere (1g. 3.9) chc sc il pcso l) si sposta della quantit AA', mpcgnanco i clue li che Lr sostcnson() sc()rsi

l c r c c i . , , \ A ' c d i l l B ' r s p c t t i v a m c n t c ,c o n l J l l ' . i \ , , \ ' , i l c o n t r . r r l r g r' c ' , , ( sl){)stl in scnso contnttio rlclla cluantirr l(', c risLrlta:

Fig. j.7.

(.(.'

zAA'

62

La o"q,hta di pri'\pi n rercli XVI

e XVII

Rileltutu

itt lixgagia

modetna: lararo, Polcta<iale, eflergia

63

Fig.3.9. Spesso, nella scienza, l'invenzione di una patola ha un ruolo decisivo: taglia via equivoci e confusioni e promuorre la definizione tigorosa del concetto. B quindi giusto ricordare lo scienziato che per primo introdusse il termtr'e layoro fissandone la moderna nozione: si ttatta di un meccanico normanno interessato alle applicazioni pir che alla teoria, Salomon de Caus (1576-1630), che pubblic a Ftancoforfe, nel 1615, un trattato dal titolo: Ler raisorc des [orces motaantes aac diaertet r/ahineJ tatll ttiler queplairantes aaxqrcllu sa adjaintt Thrcietrs desxins de Brales ?/ Ionlai,tc.. E bene, a questo punto, sospendere pr un momento la narrazione storica 1,er ofrire al lettore alcune nozioni riguardanti il lavoto delle forze in linguaggir> nroderno, onde egli possa gi familiarizzarsi con il lessico usuale ai giorni
n( )sIIl.

Fiq.3.8. Nel caso del sistema della fig.3.8.b, identiche considerazioni portano a concludere che, se il peso P sterdt d.i un'akezza h, il contrappeso, pari questa sae i wn'akezzz 8h. |, Ci significa che, in un sistema di pulegge in equlibrio, il prodotto del peso per il suo spostamento uguale in valore assoluto al ptodotto del contfappeso pf lo spostamento corrispondente. Stevino trae, da questa ossetvazione, la tesi: <<Ut i?alit/t / age,ttir, ad spalinm Patierfis; ri pIte tia patienlh, ad poteiam ageis 3 >>,nella quale contenuto \l principio dei lauori airtuali, ottnai ficondotto a tezremd,almeno per I'appltcazione presa in esame. Si deve notare per che il concetto di lauoro ancora assente in Stevino, come in tutta la meccanica antica e medievale: certamente noi abbiamo pir volte incontrato presso i diversi autori studiati, espressioni che si possono ritenere sinonime. Ma queste erano spesso caricate di intenzioni e di significati non del tutto pertinenti. volta a
, S.StCri.l,', I lunruth n , t l 4 n h t i , a , . J ,I r b r , ' l , p . 1 7 2 , l . ( i ( 1 , , , l U f .

3.4 RILETTURA IN LINGUAGGIO MODERNO: LAVORO, POTENZIA,LE, ENERGI,{.


Se un punto si sposta da O a O' (fig. 3.10) lungo la tetta x e ad esso :rl)plicata una orzz F che forma con x l'angolo costante o. il lavoro L di F Pcr lo spostameto s cos compiuto, definito dalla:

l-:

F sc o s x

(3.4,1)

z tev'essere computato tenendo conto dei versi della fotza e delo spostanrcnto, poich ne rappresenta l'angolo compreso.

( ,

o
lti.q. ). 0.

-i-
'. 1'\

64

La o q :/a iei P\1?i |ec('li XVI e XV nei

meccanicat di Bobetttal e d Varigw, La <<ltttora

65

Utilizziamo ora la notazione vettoriale e identifichiamo la fotza e lo spostamento con i vettori F e s, dotati di intensit, direzione e verso; il lavoro si esprime, semplicemente, come prodatlo rcalare o ixterno; cio: L: F.S

tit infinitesime dx, dY, dz:

- . : Taj u t *

-J : a r

u
ay

- l i- i u r

(3.4.8)

(3.4.2)

Per note ed elementari relazioni di calcolo vettoriale, si pu dar forma pir esplicita alla (3.4.2) considerando le componenti F*, Fu, F del vettote F iirp.tt.r " una terna cartesianaortogonale, e le componenti x, )',2 di s;l-ale infatti la:

-Le (3.4.8) cat^lterizzno le forze conservative' bi ,iono.." che il lavoro comPiuto da una fotza conservativa, quando perdal il suo Dunto di applicrzionepassada A, ad Ar' nondiperde ramninoI ' s o l o d a l l p o s i z i o n i n z i a l ee n a l e I n f a t t i , s e , n r r o , u x:xG) y:yG) z-z(s) s e [ s 1s 2 ] ,

L:

F s:

F"x f F"yt F,z

(3.4.3)

sono le equazioni Parametrichedi l, si ha:

Naturalmente lzL (3.4.3) legata alf ipotesi che la fotza F si mantenga costante nel passaggio da O a O'. Nell'ipotesi contraria si dovrL procedere al solito mediante f integrazione dei contributi elementari di lavoro: dL: F*dx * Fudy I F,dz (3.4.4)

I '^ t^,^, i t g r ' .


J \ ax
"r',,r,

u ', u - : u a , \ ""1 d t ,-y

- Jl\ { x *s -a , r ' d Y d s0 ,- *( 1 : s ut l Jf * o , : + ds ,9* 2 o a


: u(s")- u(s) : u(A,)- u(1) (3.4'e)
ad A, e di Se il cammino I si compone di un tragitto di andata I, da At Ar, risulta owiamente: un tragitto di titotno f, da A, ad
, f .-f ,,, f ,-, I r,r, ou =Jdu ! Jou .f
f r ' I r

Consideriamo anzi la situazione pir generale in cui F percorr un tragitto tra A, e A, secondo una currra I descritta dall'ascissa curvilinea s. Il lavoto com-

piuto da ! misurato da: t . "^ : l F . d s


f

(3.4.5)
della forma differenziale (3.4.4):

e si traduce nell'integrale su I

: u(A,) - u(41) + U(A1) u(Ar) : o


(3.4.6) ,,ssiail lavoro complessivo nullo' ponnliah W mediante la fotmula: i exergia Definiamo ora

(3.4.10)

t . , , , "- i 1 r , d * .)' r

F , . d yL F , d z )

Impotante il caso in cui F*, Fy, F, dipendono rzhct lo d^lle coordinate x,y,z (e non, ad esempio, dal tempo): si dice allora che la {orza F posiTionaie; Ia regrone dello spazio in cui F definta prende il nome di canpo di forla, mentre si chiamano linee di forla quelle linee contenute nel campo che in ogni puoto l.anno tangente parallela alla forza. -{ncor pi importante il caso particolare in cui Ia forma differenziale (3.4.6) uguale al differenziale totale di una funzione U uniforme e generamente regolare delle coordinate. La forza F(x, y, z) cletta mttenalitta e lt funzione U denominata paten{ae. Se dunque:

w-

(3.4.11)

con il Si put) dite, cos, che il lavoro eseguito dalla forza (ossia U) coincicle per qesta ragione \ mrita il norne d\ ewgia ,lrr,lrnutto dll" fonzio.t" W: j,,,r,,lio/r, intendendo che essa misura - in certo senso - I'attitudine della l'rza a compiete lavoro.

3.5

LA (NUOVA DI ROBERV,{.L

MECCANICA

>

E DI V,\RIGNON

F . c t s : d U : 1xu a * + lcu a u + lcu' a " 7 y c

(3.4.1)

, i l c o n f l r n t o c o n l a ( 3 . 4 . 4 )p o r g c i m n r c c i a t l m c n t cp c r I ' l r l > i t n l r i c t r . l c l l c . 1 u t n -

La lcggc cli composizione clclle frrrzc cla stata intuita c aPPlicata dx Stcrico"in,,, m^'nirtt si pur) rlirc chc f,,ssc pictrlmcntc clrilritl, n chc lc fossc pcr la stticf rcquistt') ch cssa in scguito' nosciuto il ruok> foncamcnttlc t

66

La onq ista ei pi"cpi

te recoli XVI

e XVI|

La ( ntaw tecdnira > di Raberual e di Varignor

o/

Furono inyece alcuni scienziati della seconda mt del XVII secolo ad impri_ mee un nuovo corso, facendo della composizione delle forze e della comps! zione dei movimenti la pietra angolare della < nuova meccanica >r,in polica o almeno in alternativa alla concezione antica, tutta fondata sulle acchine semplici e sul principo delle velocit (o dei avori) \irtualj ante litferam. La syolta che si verificata stara veramente mdcale, bench, in ultima analisi, non riguardasse l'introduzione di nuove o travolgenti verit., ma una dlersa otgantzzazione di concetti pir o meno noti, piir o meno presagiti. Ne nata infatti una nozione pir astratta e generale di iorza, interamnte affidata alla sua descrizione geometrica: e la sola possibilit di operare su di essa, componendo e scomponendo, ne ha mutato I'identit scientjfrca. In che senso? Ecco: fintanto che la forza esprime semplicemente la descrizione o la misura dt wn fato fenomenologco, essa resta cnF,nata,al ranqo de modelli concet_ tuali con i quali la fisica riveste la realt, traendo pur sempre dall,esperienza le indicazioni necessare pex cornatarli. Ma nel momento in iui la loria vjene rmmedlatamente assoclata a oppoftune regole che ne governano la composizione e La.decomposizione, essa diventa it possibite trmne di w tinguagio 1n certa misura autonomo o automotivato. Ossia l concetto di forza si distacca quasi dalla realtLfisica che lo ha prodotto e comincia a vivere di una vita pro_ pria, essendo identtf,cata proprio in virt delle leggi < opetative > che la riguar_ dano: e.mno-questea?p/tnfa il prnipil necetsarioe saficirie per la sua connatulqirne, mentre il riferimento ai atti, a.gli ogefti frsict della meccanica, decade al ruolo di applicazione, o meglio_, di pir\ o meno plausibile isterpreta<iane.Nasce cos la ita.tica come scienza indipendente, nurritt di metodi siriili a quelli della geo_ metria, a tal segno da confondersi con essa, e pure non subordinata alla consi_ erazione di spostamenti e di cinematismi, ..,. .r" awenuto fsino ad allora. S t a t i c ae c i n e m a r i c ap t o c e d o n o p e r v i e p a r a l l e l e .s e n z a i n c r o c i j r s s e n o n n e l principio dei lavori virtuali, unite per la una straordinaria somiglianza for_ male- che in futuro prendera corpo in una legge dr daalit. Naturalmente I'evoluzione nel senso qui-accennato si svolta lentamente, e Ia confrgaraztone della forza come ente matematico, come )ettare, d:"-l tutto interno a un linguaggio appropriafo, si rompitrtasoranro jn tempi recenti : s1 puo drre, con la creazione del capitolo dell,analisi matematica relativo agli rPa<i uetzriali. Ma I'inizio del movimento pu essere si rintracciato in autr del XVII secolo, quali Roberval e Vargnn. Nel 1650, G. Personne de Robervl ( 1602-167 scriveva a Helvetius: 5\ <Noi abbiamo costruito una nuova meccanica, dai fondamenti ai fatti; salvo un piccolo numero, le antiche pietre con le quali essa era stata edificata sono stat tutte scartate ), In realt l'innovazione annunciata da Roberval resta per gnn pafie solo intenzionale: la scoperta pi interessante che figura nel Tift desm0.aeme naporer, pubblicato dall'Acadmie des Sciences nel"1693, riguarcla ura dimostrazione della regola del parallelogramma abbastanzasimil a"quela che gra avevamo intravisto negli schizzi di Leonardo. per dcterminafe l,r tfazione che necessarit> esercitare sulla fune BC mediantc ul. c()ntral-llcso p ( f i g . 3 . 1 1 ) , p e r c h i l p c s ( ) Q , s ( ) s t e n u t o a l l cf u n i A l l c l l C s r i r r i n c u J i l i b r i r ) . c

l ; i . q .) . 1 1. llol>crval fa rfetimento all'ideale leva angolare di bracci AD e AE dove AD pcrpcndicolare a BD e AE petpendicolare a BC. Ne segue allora:

(I:P: AE:AD
lrin qui, nulla di nuovo; ma Roberval elabora il risultato ptecedente per via gcometrica traendo da essa la decomposizione del peso Q secondo le diteinYece enunciar subito zi,rn AB e CB. Non utile riportare i passaggi; basterr linea di direzione del pes<r ll c,,nclusione: < Se, da qualche punto preso sula ri trrccia una retta panllell- a. una delle funi sino a incontrare l'altra fune, i lati rlcl trirLngolo cos formato saranno omologhi al peso e alle due potenze [leggi : tnzionil). f)icrrc Varignon (1,654'11722) uno strano personaggio: assertore e iccatrrrc tlcllr uzua mecaia, egli resta tuttavia ostinatamente fedele alla dnamica rispetto alle cognizoni attuali-rli r\ristotele. Ci rende tah.olta inconcludenti lc srrc rlimostrazioni, ma non compromette la validit dei risultati da lui ottcnrfti ir campo statico; anzi, la semplice proporzionalit tra for?^ e velocit chc cgli tnrcvt dalla scuola peripatetica, gli consente una crta sbrigativit ci ptsniryiliichc fortunosamente non inducono errore ed abbreviano il cammino. Ncll'introduzione a.ll'opera Projel d'ane Noruelle MhaniErc, pubblicata ncl cosa l6117,Vurignon si riallaccia all'opinione di Cartesio secondo il qualc cra << il rirlir ,,lrr '> in.rpiegare principio della leva per spiegare la carrucola, e oc cstcn(lc ll portrrlu: parimenti assurdo r.oler sPiegareil piano inclinato,t Partirc (ll lcrrr, l,'rnpianto della meccenica antica dunclue contraddetto: ()cc()rrc tr{)!.rrt rrn ultro principio dal quale tutte le leggi particolar clcrivjno cli cottscgrrcnzrr. Ii,bbcnc, Vatignon ritiene crc tale principio risicca nelln ntttpo.ri1lortt /i la /ti rtt,,r'itlttt : << ragione frsica clcgli cffetti che si ammitano <li pir ncllc mrcr l r r r r c ,n r i p r c c s s c r cg i u s t n l c n t cc l u c l l ac l c i m o v i m c n t i c ( ) m P ( , s t,i. ll tnrttit() frnrirmcntalc Nant /t: llaur1tL', uscit() P()stumo ncl 1725, svjlrt/h Irrlrlt:rrrltcrirrrnrcntc qucst() cr)occtt(), ss{)cin(l() ltllrt rcgolrt dt cotttpn.rii,itttn t n l , n , d i t r i r < l i z i o n c l i r s s i c l ,l : r c o r r i s l r o t r r l c t r lrcc g , , l l r l c l p a r a l l c l o g r a m n r p c r

68

La ca q'ita d prhupi nei lecati XVI

e XVII

tr

eryraTiari cardinali lella ttatha

69

la eomposiqionedelh forry e la deterninaqione della rirultante. Ecco l tagionamento di Varignon: < Quale che sia i numero delle forze o delle potenze, dirette in modo qualunque, che agiscono insieme sullo stesso corpo, o questo corpo non muover per niente, o non seguir che un solo cammino e seguendo una linea che sar la medesima che si sarebbe avuta se questo corpo, invece d'essere cos spinto, pressato o titato dalle forze agenti contempofaneamente, fosse sollecitato, seguendo la stessalinea e lo stesso senso, da una sola.forza o potenza equivalente o uguale alla risultante del concorso di tutte). Per giungere alla conclusione che il parallelogramma delle velocit implica il parallelogramma d,elle fotze, Varignon deve utllizzare implicitamente l'ipotesi errata da lui stabilita nel suo assioma VI : < Le r-elocit di uno stesso coroo o di copi ayenti masse uguali soro come tutt le forze che r.i sono applicte, che cio vi causano quelle velocit; feciprocamente, quando le velocit stanno in tale rapporto esse appartengoro al medesimo corpo o a corpi di masse uguali >. lVIa possiamo passar sopfa questa imperfezione deduttiva, per rilevare un aspetto interessante e moderno dela concezione di Varignon : come abbiamo letto poco fa, egli parla di forze dirette in modo qualunque. Per quanto sembri banale, I'aver saputo astrarre dalla direzione verticale del peso ritrovando nella forza comunque diretta 'ente pi generico di cui il peso caso particolafe, costtuisce un impoftante passo innanzi per la costruzone della statica. Le figure che abbiamo spesso riprodotto nelle pagine precedenti alludevano, come si sar notato, a corpo pesante sostenuto eventualmente da funi o poggiato sul piano inclinato. Nel trattato di Varignon tale costante riferimento vien meno: la fotza ha il srio modello privilegiato nella tensione di un filo tenuto saldo cla mani che lo afferrano e 1o tirano (frg.3.12).

Non certo un modello del tutto soddisfacente: ad esempio ne restano escluse le forze di atttito. per un modello significativo e, per molti prolrlemi di cui si occuper la. staticagrafca, non d luogo a inconvenienti. Al, corTraro, esso ha reso intuitiva un'osseri'azione di cui Varignon fa largo uso: /,t tra:labilit di anaforTa hngo la propria retta d'alione Se ci tiferiamo zlla Fg 3 12 rconosciamo subito che non ha rilievo il punto preciso in cui la mano ptende lrLline, a patto che eserciti la stessatensione e consetvi la medesima direzione. Pet il vero, la cosa un po' pi comPlicata: in generale necessanotener conto anche del punto di applicazione delle forze e non lecito traslarle lungrr lrLPropria retta. Ad esempio, se si vuole determinare lo stato di sollecitazionc tlella sbarretta AB (fig. 3.13) soggetta zlla. forza di trazione P, diverso il r'sultato quando P applicata in B e quando P applicata in C: nel primrr il crLso, tratto BC sollecitato; nel secondo scarico. Se per ci si limita a solc c,nsiderazioni dr eErilibrio globale, ossit se si fa appello soltanto ri colrcetti srtici.Ii rirxlta le e dl /0 /elrto risultante di un sistema di forze, allora si pu supche la {otza sia traslabile lungo la proPria retta d'azione..t\d cscmlrio, 1r,,rrre ., lc reaziooi del sistema rappresentato nella fig.3.14, dove il corpo rigido r ncolato in A con appoggio fisso e in B con appoggio scorrevole, sono le stcssc tltrrlunque sia il punto di applicazione della forza P lungo la retta r.

I i r . ) . 1) .

Fig. ).ll.

.t.6 LE EQUAZIONI

CARDINALI

DELLA

STATICA

.Fig. 2. 3.1

Si srrrro citati or orir i concctti di ristt/tatlt c cli tnnttt/rt ti.ttr//,lt/t Scguclrrlr , r r r , , , r r rI r s 1 > i r i t o c c l l a t r ^ t t i l z i ( ) n c c i V l r i g t r o n , s o l l c r m i u l o c i l l r c l c n l c n t c P c r ,lri,rrirnc l ruoLr fonrlantcntitlc nclla staticl. Vrrrignoll ll'cvl clltlrrrrllo lc opcr ; r z i , , r r i s L r l l c f o r z c n r c r l i a t r t c u r r l ( ) r ( ) p t r r p r i n r i l i v a r r t p pr c s ct tl l t z i , t l c g r i t f i c i t i c il iilo tcso, cui s'ttlicc rssocirtc ttttrt ditczionc, ttt \'crs() c rttt'itllctlsili\, I ' i t t t t t l r g i n c 1 r i r a p p r o p r i r t l r t I t c r r c t r c l c r c v i s i b i l c I ' c < p r i v t l c o z r Ls l : t l i ( , r t r t l n

70

La onq i:ta dei Pit'cPi qei ecoli XVI

e XVII

Ir

qra{ott

cai/lab le a rtaticd

77

sistema di orze (cornplanati) e un'unica forza, \a riwltaxte, che agisce su una ris.itanetispetto a un punto propria retta ed dotata quindi di un certo ntoneftto qualunque del piano. -A. noi ota possibile trovare un altro linguaggio, pi semplice e pir\ generale, per esprimere la stessacosa, La regola del patallelogramma cotrisponde infatti alla somma di due vettori complaflari Fr, Fr, dove il vettore risaltaxteR definito dall'avere per componenti la somma delle componenti dei vettori addendi,rispetto a un qualunquesistemadi assicartesiani(fig. 3.15): R* : Fr_ * Fr* R" : Fl, + Fr" (3.6.1)

(1g.3.16.a). Indicando con a l'angolo formato tra la retta AO e la tetta r si ha:

OB - OA sena c il momento M misutato in aaore assalatu da, M-OA.Fsenct

(3.6.4) (3.6.s)

Ci vale anche pet 1I rilaltanfe di piir di due vettori e pu estendersi formalmente al caso di yettoti non complanari. E dunque lecito scrivere, per n forze Fr, Fr, ..., Fn:

Si attribuisce poi a M segno positivo se F leuogirarispetto a O, e negativo nel caso contratio: ci significa una cosa complessa a dirsi ma facile a csserlnu1ta. Preso un punto generico X sulla forza F, owero sul segmento o{tentato r\A', si consideri la retta OX; quando X si sposta verso l'estremo A', OX ruota in senso antiorario intorno a O: ebbene, in tal caso si dice che la forza F lcr.ogira rispetto a O e il momento M corrispondente positivo (fig.3.16.b).

R:IFI

(3.6.2)

utilizzando della notazione vettoriale tutte le risors deducibili per via matematlca,

E,
'T
t | '2^

Fiq.3.15.

lti.q. ).16. ()ra, conveniente considerare il momento di una forza rjsfctt(i r un l)unto come vettore (fig. 3.17): il vettore M perpendicolare al piano firrmato rlrr r e OA, e ha verso tale che i vettori (A O), F, M si dispongano sccondo il pollice, l'indice e il medio della mano destra. Si rende quindi opp()rtuna l r()tazi()ne vettoriale: il momento di una forza F applicata nel punto A rispctto ;r r,rr tlualunque punto O il prod()tto vettoriale del vettorc (A .. {)) pcr F

Sul concetto di momexforisahanle e, prima ancota, di momentodi ara;far1a ritpetta a uft ptlntz (o polo) O, opportuno raccogliere le indicazioni via via emerse dalla meccanica antica, medievale, rinascimentale, per ottenerne una definizione precisa e generale. Sappiamo gi che, se la fotza F agente lungo l^ rctt^ r applicata n un punto A di tale retta, il momento di F rispetto a un punto O dato dal prodotto:
! a)R.F

(3..3)

M.. (A

()AF

(3,.6)

dove OB la clistanzatr la rctta r e il punto () (clcttr lnchc brnccio di lcva)

A tlucsto punto immcrliata la dclnizionc <7i ttonutkt rin//'tttlc <li un s i s t c n r a l i f t t z c F 1 , F r , . . . , F " t p p l i c u t c n c i p u n t i A , , A r , . . . , 4 , , , r i s p c r t o t

72

La eaqk;.ta dei Pri't'ip tl,i x'oli XVI

e XVII

It P\i,ia deitarari ,ittnali: Caeiio,Bernaulli

73

terlzzao una struttura, con una corrispondente azione di fotze, ).e reaTioni ainco/ari. Ma, ci posto, il concetto stesso di riJabante e di monento risnllatlc di un sistema di forze ha in s implicita l'indicazione Ael,lelegi foxdanertli dell'eqailibrio. Se un cotpo C in quiete in una determinata posjzion, sott() 'azione delle forze altiue e reottirc Fr, Fr,..., Fn necessario che

R:O

M:O

(3.6.10)

essendo il momento M valutato rispetto a un polo qualunque O. Le condizioni (3..10), se debitamente interpretate, sono anche vrfric li per i sisteni rigidi, affinch l'equilibrio sia garantito. Alle (3.6.10) si d spesso il nome di eEnqioni eardfuali della statita. Il ragionamento deduttivo per otterede che abbiamo scoto, sia pur fugacemente, in Varignon, pu in verit lasciar qualche dubbio, a causa delle suc ascendenze aristoteliche; comunque la verit delle (3..10) ne indpendentc c pu ritenersi ben fondata. Avremo modo di tornarvi su, in seguito, da un punto di vista critico.

Fig. ).17. un punto O: esso Ia risultante dei momenti rispetto a O delle singole forze, cio: M:S1A.-Or^F.

3.7

IL

PRINCIPIO

DEI

LAVORI

VIRTUALI:

CARTESIO,

BERNOULLI

(J.6.7)

In ogni trattato moderno di meccanica raztonale ricordato, al riguatdo, un teorema di Varignon, quello che rende noto ancota oggi almeno il nome (ma forse spesso il nome soltanto) del nostro scienziato; rl segaente: il mamenta rvlfa'e rr/elta a t{$ P txtl O di un istena di forqe applirate tutte in m medesino polo A, a J/,/retle cznnrrerli ifi an PMlo A, coxeidc con il nanenfo rispetto a O della risaltante del islena abblicata it A. La dimostrazione wia r basta tener conto della traslabilit delle forze lungo la loro retta d'azone pet dedurre in ogni caso:

M:>(A
e*quindi : M: (,\

o)AFi:(A

o)^:F'

(3.6.8)

O) ,l n

(3.6.9)

Veniamo alla conclusione. La stofica otmai confisuritx nei su{,i trxtti essenziali. I suoi sviluppi applicativi nel campo clelle costruzio',ri rigtuulnn rlpraffl/tll rut probletn di idcrlifca;iam: ossa, occotrcr: sol)rttult() idcntilcarc, ( i r a d e s c m p i o ,i l r u o l r t l c i v i n c ( ) l i c h c g c o n t c t r i c n r c n t c ) c i n c t t c r n c r t c c i r r r r t -

Parlando della << nuova meccanica >r di Varignon, ci siamo affacciati sul \VIII secolo. Ora necessario tornare indetro pet soffetmarci, di nuovo, sulla progressiva scoperta dei prncpi nel XVII secolo. Qui incontriam,, enziIuttr) il personaggio che tutti sovrasta: Galileo Galilei. Ma i suoi contributi lrnclamentali aTla scienza del costruire meritano un discorso a parte; e infttti rl < ptoblema di Galileo > dedicheremo i capitoli succssivi.L'rltrr figura cmincnte che campeggia nel Seicento quella di un sagace orologiaio: (lhristian Ilrrygens. I suoi studi sul moto pendolare, che sviluppano ed estendono i famosi risrrltati gi ottenut da Galileo, sono molto importaflti. Seguend')ne I tttti srrlicnti, avremo modo di accostarci per la via pi semplice ad alcuni conccttt 1,rczosiche dalle oscillazioni del pendolo traggono una loto evidenza intuitiva t clre invece sono Eeneralmenteintrodotti nei testi di scienza dcllc costruzr,tti irr modo piuttosto ;stfatto. l)rima di arrivare a Huygens desideriamo per dare un brevrsslm() ccon() rll'inp()stazione della statica offerta da Renato Cartesio, i filosofo c scicnitit() clre in altti e copiosi settori della ricerca ha acquisito meriti granclissimi,mcntrc ttcll'umbito chc ci interessa non pu forse essere consiccrato una 1gura di l)rirro piano. A clifirenzadi Galileo, al qualc egli era sprezzntcmcntc ostilc, (:irrtcsio cstalegatoalla traclizione proccce iir per princpi gcncnli rlirrdinc r p e slx(ullti\,o clrc non pcr rn corrctto uso rlel mctoclr spcrimentalc. l l t u r ) l c t t c r , d c l 1 ( r 3 7 , i r c t t a a I l t r y g c n s ,( a r t c s i oc s p o n c l a p r o p r i t c o n d ,.czlnc .tlrr/icrrionrlandoLr sul pritcipin i /unri lirlrttt/i, il <1ualc,rt su() prcrc, t' irr grr<o di sl.ricgarc pt:rc/tlc non solttnto il toru <lci fcnomctti. I'urtrrltprr il

74

La canq deipt,\cpi ei recot tita XVI e XVII

Il corib to di Cbritian Hayeu

l,

( accecato dal suo prodigioso orgoglio > a dice Duhem - < Cartesio non ha visto che erori nelle opere dei suoi predecessori e dei suoi contemporanei o: ci gli ha impedito, ad esempio, di intendere l'opera di Roberval e di pervenire cos alla conoscenza della composizione delle forze. Ci che rende importante il contributo di Cartesio il riconoscimento del < catattere infinitesimale > (Dugas) del principio dei lavoti virtuali. < La pesa.ntezzarelativa di ogni corpo - egli dice infatti - dev'esser misurata dall'iniqio di movimento che compete alla foxza, che lo sostiene, sia per alzao, sia per seguirlo se esso si abbassa, Notate che io dico caminarea distendere e non semplicemente diverdere, poich il unittciamexlo della discesa quel che dev'essere considetato >r. Ormai la definizione moderna del priacipio chiaramente configurata. Sar tuttavia Giovanni Bernoulli a darne la senerale formulaziofle. In una lettera del 26 gennaio 1717 inditrzzata a Varignn si legge: u Immaginate molte forze differenti che agiscono secondo differenti direzioni per tenere in equilibrio un punto, una linea, una superficie o un corpo. Immaginate di impfimer a tutto l sistema di queste lorze an piccolo movimento (...) sia di traslazione, sia di rot^zione; r'i sar facile comprendere che per questo movimento ognuna di taL forze ^yanzer o si ritrarr nella sua direzione, a meno che qualcuna delle forze non abbia direzione perpendicolare a quella del piccolo movimento, nel qual caso non si sposter >. Definendo du,nque uelocit tirtuali questi zvanzamenti positivi o negativi, Bernoulli introduce il concetto di fuergie, prodotto della forza per la velocit virtuale corrispondente: tale tergie posrtr-ta o negatir.a secondo che il movimento sia concorde o discorde col verso della forza. E b b e n e , s c r i r e B e r n o u l i a V a r i g n o n : " i o p o n g o q u e s r ap r o p o s i z i o n e g e n e tale: in ogni equilibrio di forze qualunque, (...) la somma delle nergetpositive sar uguale alla somma delIe rergietnegatir.e prese positivamente >. Spesso si preferisce fare appello allo spastamento airtaale, anzrch alla velocit virtuale. In tal caso, il prodotto Aella forza per lo spostamento virtuale pu essere denominato lauoro uirtaale, e la precedente ptoposizione diventa I'enunciato del principio dei lavori virtuali ancor oggi seguito.

Lo scienziato olandese nacque all'Aia nel 1.629e rno nel 1697 ; la sua opert fondamentale in meccanica il ttattato Horokgian oscillatoritn, siae de noln penlortn ad ltoralagia ganetria p\lbblicato a Patigi ne 1673. aptato demonstratiznei E un'opera, si pu dire, di intelligente ingegneria per la costruzione di orologi tecnicamente elaborati in modo prfetto per quei tempi. Huygens infatti aveva ideato e costruito sin dal 1657 degli orologi cicloidali; invitato da Colbert in Francia nel 1665, ne miglior notevolmente la meccanica per owiare ai difetti di isocronismo che si vericano sulle oscillazioni 6nite del pendolo circolare e per realizzate strumenti adatti allramarina, dove a causa del continuo sballottamento della nave necessario ottenere che le oscillazioni di grande e di pic-

3.8

IL

CONTRIBUTO

DI CHRISTIAN

HUYGENS

Secondo il giudizio di Mach, la grand.ezzadi Christian Huygens , sotto ogni riguardo, pari a quella di Galileo. (Forse le sue doti di filosofo erano meno straordinarie, ma in compenso la sua genialit nel campo della geometria fu maggiore. Non solo continu, ma super le ricerche che Galileo aveva iniztato, gracch risolse problemi relativi a tistni di Pt zrpi, meotre Galileo aveva studiato il moto di.un so/ocorpo>>s.
a P . D u h c D r ,c i r . , 1 , p . 3 5 1 . s I:. Mrch, cit., p. 17t.

I i3,1.1ti.

76

La nq ita dei prm?i

nei lcroli XVI

e XVII

L'acela<ions cenlripeta e it nota pendataft

77

fenomeno oscillatorio che inten ine. ad esemnio-nella imnica telh costrazioni. fenomeno oscillatorio che inter\.i;ne, ad esempio, rrella delh costra1ioni. . e v i b r a z i o n i l i b e r e d i u n a s r r u r r u r as c h e m a t i z z a b i lc o m e s i s r e m aa u n s i a d o e di libett, sono, con buona approssimazione, gorrernate da un,equazion che Durllr aljrosstmazlone, go\.effiare oa un equazlone cn

il paradigmadi riferimento pir spontanoed espressivoper descriverequalsiasi

cola ampiezza siano realmente isocrone. Huygens costru anche ofolog astronomici, sia a Leida, sia a Parigi, che conseguono la precsione di circa un iecondo al giorno. Ma nell'Horolagian osllatoai non slo l,aspetto tecnico ad esser considerato: 'r'i sono tratati, per la prima volta, argomnti cli grande importarza. teorrca.i la teoria del centro di oscillazione, la determinazlone dell'aceLerazrone di gtavit utrltzzando le legg del pendolo, i teoremi sulla fotza centrifuga, Ie propriet della cicloide, la teoria-delle evolute, la teoria del centro d i . c u na t u r a ( f i g . 3 . 1 8 ) . ' Entra dunque in scena un altro di quegli ( oggetti ) privilegiati che hanno << fatto > la meccanica: il pendolo sempliie .o-psto. Ii lettor! si potr forse domandare come mai in un libro sulla scienza del costruire sia fatta menzione del pendolo e del moto pendolare. Non questo un tema estraneo agli interessi preminenti del progettista di strutture? E invece le acute rflessioni dl nosrro ,, otologiaio u hanno un'imporranza grandissima anche per molte applicazioni dell meccanicastrutturale: il moto del pendolo, studiato da Huygens , infatti,

meccanico_ generalmenteviene impiegato : m la massadel mobile che e I( la costarte. elastica della molla, misurable,ome vedremo in seguito, dalla forqa rapacedi itdarre tte//a no//a essatu allanamc /0 ttltilaria. Ma c' pi : il procedimento inirodotto da Huygens per l,analisi del .di moto pendolare introduce a una delle equazioni fondameital elh meccanica: iI horerzad.elle Leibniz rproporr. in forma pir farqe zrar che, success-.umirrt., generaletentando di ricondurre ad esso. una organica sisiemzionedei principi. E ancora,rrella splendida trattazlone di HuygJrs swlpendalo eanpoto ossia iul m o t o p e n d o l a r e i . u n q u a l u n - L ce r p o d o i J o d i e s r n s i o n e d 'o p 1 g . 3 . 2 0 y ,r e n _ dono una loro prima mr deniriva con6gurezionei conceLLifondaen tlli

venga impresso in jzialmcnte uno sp()stamento (o una velocita) e che quindi sa abbandonata al suo motcr vibratotio. La frg. 3.19.a rappreseflta il modello

alla sua posizionedi equilibtio. Tale il casodi un telaio elasico(fig. 3.19.b) in_cui la traversal3C si possaconsiderare rigida rispetto ai piedrini'A"B e CD; tale il casodi una massa sorrettada.rna travelasticaAB (fig. 3.19.c)cu m l;i.q. i.20.
tlcla cosiddetta geanetria del/e mase, ed emerge cos il ruolo cli nuovi enti ger.rIretrlco-meccanci come il monento slatico, jl moztenlo di iner4ia, mente ;lle l'atx. di e i.l rct:tra t/i. [a gi .iarrmcnL. crp.,_ Ill"i:il,l* ,mspensione .osri//a?one q:tella (arri.rp0|tdclr<a inuoltr./oria che nell'Otrocenro sri inqurdrara e gcne_ lllf:'t z zt a |.tl c o n g l r s t r u m e n r d e l l ag e o m e t r i a r o i e t r i r a . i p

,'",,"..:.,. e t'rt4//rn'tt/( rdentica ,/a

a quela cl.re regge le oscillazioni

di un pendolo

intorno

3.9

L'ACCELERAZIONE E IL MOTO

CENTRIPETA PENDOLARE

l;1.q. i.19.

Iniziamo dunque col tcordare,.nel modo pir) semplice e breve, le scopertc cornlriute da Iluygens s,sl| acceler,riione ,ccntlcla cl.\e sl verihca <,gni qual,,olta !l r()to non sia rettilineo e in pltticolare nel moto cjrcolnte alclta .rc)utifortta, S i c , r n s i t l c r i r r r r r 1 r , 1 U i 1c 1t c, 1 , I ' c 1 . c , , 1 1 c , n v c l , r c i t i u r r i f , , r n r cu n l c i r c , , r r _ , crczr r ( r r g . - 1 . _ : t )/.\ f r r t t l tp r r n r , L u r ) s c | n b L a r c h c n o n s i a b l t i l i , r n q u c s r ( ) p cas(), , t t t c l c r . t z i , r r t cl:: r 1 r ; 1 1 1 ic o r,n l r i c i l s L r ( p c c ( ) f s ( ) c m p r c c ( ) p a ) s y 11 , mcccsjntacIr_ ( l l . [ c n u l l , n L r t . r , : l l ' i t P P . l r e r ] Z l, u n i s t a n t c rt ll'llltro. (omc si puir Plrarc .rll' rr (li ur':rccclerrrzi,,.c2 ' N, I r r s c v c r , c r c c l ^ l l ' r r n t i c h i t rr , r l ; r s i c a iL .lltssica:rttrilruiv.^l rrr,t, circ,lrrrc u'ifrrrrrc 'r l ) r i ' l t ( ) , P r r r P r . r .p c r c r i n

78

La 'aflq iia

de; pri,lPi

nei 'ecoli XVI

e XVII

L'a^phra<iow (entrippta c il nato pe1doarc

79

..N o"
,,,' ^(!

l"l

fv\'aa "
Fiq.3.22.

Fis. 3.21.
L'acceleraqiou centriptaac si ottiene dividendo Av per l'intetvallo esso il movimento pu svolgersi < uguale >, senza irrizio n termine, ritrovandosi in oEni momento identico? Il galieiano principio di inerzia ha per sconYolto questa vecchia e attraent 6' il mobileprocede secotdo concezione: in assenza-di forze, aveva insegnato Galileo implica, pertanto, che ola re' Q]u.esto mifarme, e io Lfl t)elocit ln n0t0 rettlifie| si possa ritenete costante la velocitr se non soltanto resta invariata la sua intensit, ma anche nofl muta la sua ditezione. -A.llora, nel caso del movmento rotatorio, necessario ticonoscete che la velocit vien deviata contlnuamente e Huygens ne ha saputo date la cottetla misuta, indiquindi sorge accelet.aztone. vidoando nche la sua direzione, verso il centro di rotazione: per tal motivo essa denominata acce/eralioreentripeta.Naturalmente, secondo i concetti che erano gi chiari in Galileo, all'accelenzione centriPeta deve corrispondere una forza ugualmente dretta: la flr<a cefltripela, pu supQusto concetto ha, di nuovo, qualcosa di paradossale. Come si centro-, agente sul mobile, potre infatti che esista una fotza, in direzione del ienza orodurre un ayvicinameflto o una varizione di velocit? La cosa vien subito chiara se si fa attenzione all'esempio banale della pallina legata a un filo e fatta" oteare,la tensione cui il filo Yien soggetto testimonia la ptesenza di unz forza, volta verso il centro di rotrzione, che impedisce alla pallina di staccatsi e di muovetsi nela direzione di una retta tangente alla citconfetenza t il c h e a c c a d ea p p u n t o s e i l f i l o s i s p e z z a . Il probla ora sta nel deteiminare quantitativamente I'accelerazione centripeta. Non seguiremo in modo pedissequo la trattazione di Huygens poich il iuo metodo talvolta lento e complicato; 'altta' parte, nulla aggiungiamo a cuel che imolicito nel suo dlscorso. Se dunque il mobile (fig. 3.22) petcore con velocit costante v nell'intervallo di tempo At il breve rco As cui corrisponde al centro l'angolo Aa, la velocit dev (dal primo al secondo estremo) dell'angolo Aa: quindi, per la regola di composizione delle velocitL si ha una vatiazione Av pari a: At, cio:

-'

Av ^r

vAa ^t

(3.e.2)

D'altra patte, essendo la velocitL v costante, lungo la citconferenza, ti' sulta: ^s: v^t

(3.e.3)

Ed essendo:
As:rAcr d<ive r il raggio del cerchio, ne viene:
^ ^ d t v t la (3.9.5) nella (3.9.2) e otteniamo:

(3.e.4)

(3.e.s)

Sostituiamo v2 r

(3.e.)

Questa la formula che definisce I'acceletazlone centlipeta in funzionc rlclh velocit v e del raggio. Datla (3.9.) risulta che ac si mantine costantc rrcl tcmpo se v lo , e che, per l'ortogonalit di Av con v, quando l'angolo Aa si:r suflcientemente piccolo, essa diretta vetso il centro O Si pu anchc iltr{durre la telocit ango/area come anqaaa/ tera detcrillo dal uolti/c rc//'rrttit li /tttho: oyvio che:

(3.e.7)
T

(3.e.1)
l s v l n t c r m i n i c l i t ' r l ' n c c c l e r a z i o nc c o t r i D e t a i c n c a l l o r a c s D t c s s a c c , r n t l , , :
6 Cft. Lc .!)t)n rt Caliho Calih'i, lilizi(rrc |2i(,1lc irxln, /0' p Fircnzc, 1933. 215'211-244;/,p 201' ,, (2 f

(3.e.8)

80

La cattqk;ia dei ?ri ci flei recoli XVI

e XVII

L'atrelpru1ioneRntileta

? il nta pendalare

81

Si chiama periodo T il tempo meessario perch il nabile tanpia an inero gira. Si ha petci : 2rt : 'tT da cui:
2tct

(3.e.e)

T e anche: 2ic

(3.e.10)

(3.e.1 1)

Insetendola (3.9.10) nella (3.9.6),owero a (3.9.11) nella (3.9.8),si riconosce cne :


4r2 t
4 c .

(3.e.'t2)

c ' x

che consentedi scrivere la formula importante:

,:r"ll+

F ; o L I

F;"

I tA

(3.e.13)
di accelerazione:se infatti decomponiamo l'acceletazionedi gravit g secondo la direzione AE e la ditezione EO, risulta che quest'ultima componente valc cengsen0; e se gli assi x, y sono posti come nella fig. 3.25, L'acceletaztone
t""-'--. I" f^'-".

Siamo ormai in grado di afltontare il tema del motopendolare. Le oscillazioni che la sfera del pendolo compie da C a D e, viceversa, da D a C, possoflo essereassimilateal moto di andata e ritorno tra C* e D+ compiuto dalla proiezione sul diametto C*D+ di una pallina che descriva con velocit uniforme \a citconferenza" (frg. 3.23). Ci non rigorosamente vero, ma accettabile con ottima approssimazionequando sia lecito confondete, nelle piccoleoscillazioni, l'arco CBD con la corda CD. Pet renderseneconto basta osservareche se la ballina rotante cat^ttetizzat^dall'accelerazione centtipeta a!, alla sua proiezione sul diametro C*D* si pu idealmente assgnare un'accelerazionea[ pzri alla proiezione di a" sull'orizzontale e rivolta verso il centro O*, ossiaverso il punto medio del diametro C+D+. Se dunque poniamo l'origine delle ascisse Oa (frg. 3.24), e indichiamo con r il raggio dl cerin chio, si ha, pet una generica posizioneE*:
ai:-a"coso(.:-ac-

(3.e.15)
dove I la lunghezza del filo.

(3.e. L4)

Il moto di ^nd^t^ e ritorno seguito <lalla proiezione della pallina corrisponde a una accelerazionecentnle af varjabile lncarmente con la rlistanza x dal ccntro ()*. Ebbenc, il moto dcl pcnrlrkr g()vcrnat() clal mcclcsimo tipo

Iti.q. i.2 5.

82 La canEti a dei ?itltpi hei recoti XVI e XVII

Applka<ioni

a a diflani'a

delh ltrultl"e

83

L'analogiz trz la (3.9.'1,5)e la (3.9.14) evidente: basta sostituite I a r e g ad a". Ttaiamone allora le conseguenze. Il tempo impiegato dalla proiezrone della pallina pet un'oscillazione completa, da Ct a D* e da D+ a C* identico al tempo occorrente alla pallina pet compiete un giro inteto della circonfetenza; vale perci :

, : r"l:
1 r : 2 " 1L

(3.e.16)

meno: quando nel 7671.-73 scopr che un orologio a pendolo traspottato da si Parigi alla Caiennaritatdava, Huygens ne dedusseuna diminuzioneli g, spicgandola gustamertecon la sua teoria sulla forza centrifuga: all,equaior la forza. centrifuga dovuta alla tofazione terrestre maggiore. facile trarre una formula che leghi l'altezza" cadata OB, ossia y^rx, li alla velocit (massima)con cui il pendolo attrayersa il punto B (frg. 3,23); infatti, verticalmente,il mobile soggetto all'accelerazioneli gravit g, e qu.indi la legge del suo moto : 1 , ^

Per il pendolo la formula la stessa,opetando le sostituzioni indicate:

(3.e.22)

(3.e.17)
mentfe la velocit varia secondo la: v:gt Detto i il tempo occorrente per il petcorso da C a B si ha:
v : l -: ot2

Di qui deriva la legge di incranistro dellepiccole ascillaTianidel pendolo gL scoperta da Galileo: il periodo dipende soltanto dalla \wnghezzadel pendolo e dall'accelerazione gtavit e nanda/l'anpieqqadelle oscillazioni stesse. di La spiegazioneche ne aveva dato Galileo interessantema non esatta: egli aveva supposto che il tempo impiegato dal pendolo per passareda C a B dovesseesserelo stessoimpiegato in caduta libera da un grave che scendesse da una quota pari al doppio della ltnghezza I del filo (f,g. 3.23); poich in cadutalibera vale la:
.t . , -- 2 gl'

(3.9.23)

da cui: ' ) a

(3.e.18)

da cui :

'

(3.9.24)

,:21[!
l

(3.e.1e)

3.10 APPLICAZIONI ALLA DINAMICA DELLE STRUTTURE


Si era preannunctato all'inizro che l'analisi del moto pendolare ha notcvole interesse anche per la meccanica delle strutture poi molti fenomcni vibratori possono trovaryi un rifermento. Esaminiamo ad esempio il sistcma a un grado di libert rappresentato nella frg.3.26. Se si sposta la massa m dalla sua posizione di riposo O, corr.ispondcntc a x : 0, e la si colloca a una distanza x da O, sorge una fc>;.rzzt rcattiva dcll:r molla pari a - I{x, alla quale resta associata,in virtu delh legge fondamcnN tale, una acceletazrone x. L'analogia con la (3.9.15) chiara: si nu<> m

ne derivetebbe la:

t : Zt:+1E
l g

(3.e.20)

che qaalitatiuanerla non differisce dalla fotmula coretta (3.9.77)Huygens ha per ptimo ottenuto medante il pendolo una precisa misura dell'accelerazione di gravit g. Dalla (3.9.17) deriva infatti:

g: +-'*l

(3.9.21.)

che consente di determinare sperimentalmente g noti che siano la lunghezza e il periodo. Come noto, g non costante sul globo terrestre: mlggi'rre ai poli e minore all'equatore, ha il suo valor medio circa alle latitudine di 45 gradi clove pari a 9,306 ]. Spetta a Iluyflcrls il mcrito cli avcrc avvcrrito il icno-

l:iJ:. ),26.

84

La canq'tiia dei ?nctpi ne leati XVI

e XV

typlica<ian;

aua di,tanba delle lrnil,te

vament ln presenzadi un'accelerazione centfale, difetta costantemente vefso il centro O e linearmente proporzionale alla elongazionex; l,identit formale diventa perfetta se si sostituisce alla quantit la quantit dimexionalnene f. K 0 /la,qeqed __ . m lecito. dunque concludere che il periodoproprio di uibraqiane nostro del . sistema elastico misurato dalla seguenieforuh che riprod_rcela, (3.9.17), quando si operi detta sostituzione:
-7-

e, per il sistemaelastico: F:-I(X Si ha, dunque, nel primo caso:


l2-

(3.10.7)

dt2

'

^-"

(3.10.8)

e, nel secondo;

(3.10.1)

d2x
clt"

K
In

Ricotdando la (3.9.7I), si pu espr.imereanche I'analogo della velocit angofareto che prendecomunemente nome di ptrlraTiare if ppria:

(3.10.9)

": /5
7 T

Entrambe le equazioni sono della forma: dev

(3.10.2)

; t" + ( u ' x : o o

(3.10.10) denita,tispettivamente, cla:


(3.10.11)

Si deniscepoi freqwnTa. propria v 1l nwmero delle oscillazioni compiute -rn un secondo; o\..lrlamente :

dove la quantit. <o2,essenzialmente positva, <rr: -9 t

(3.10.3)
e da:

Pet l'applicazionedi questi risultati ai casi strutturali, ad esempoa quelli sopra menzonati, tutto sta a determinarela costante elasiicaK lossia la iorza che.induce spostamenro unitario della massavibrante a. pattite dlb posizione di riposo): e.questo un problemastaticoche nei captli setoent saresau_ flentemente risolto. Quel che si detto sinora sul moto pendolare e sulle vibrazioni libere dei sistemi elastici a un grado di libert pu eseretitrovato e apptofondito quando si utilizzi direttamente l,equazionediserenziale.h" ,egg" i'moto. La legge:
F:ma scritta nella fotma :

"

K
m

(3.10.12)

Ora, f integrale generaledella (3.10.10), come ben si sa: x: c1Sen(t + ct cos (t

(3,10.13)

essendo cr, c2 costanti arbitrarie di integrazione che debbono essereclctcrmi_ nate dalle condizioni inizali; ad "r.-p-o, per t: 0:
X:XO --i

(3.10.4)

dx
ot

=1Xn

( 3 .I ( ) . 1 4 )

ne deriva:
dt.

(3.10.s)

C,:x,.

C' . : t

in
t

( l .r ( ' .s ) l

si tende esplicita, per il pendolo,tenendopreserte che: ( 3 .1 0 . ( '

I-a soluzionc pcrtaltto : x^ x - -r- scD r)t J x,,c(|s (rt (tt

(3.10.16)

86 che pu esprimersi anche cos: x:Acos(.t*qo) con:


-.2 -r .u | +2 ^0 (l

La cokqirla dei rirrlqi

Mi 'ecali XVI

e XVII

Ld ltdlta<a'te di H Jgen! r l pe dala ampoto e rrl cen di auillalion

87

(3.10.17)

(3.10.18) (3.10.1e)

*":-"*(-*)

Ad A si d usualmenteil nome di anpieqqa; a go invece si d il nome di /asa' II diagranna orario x(t) corrispondnte alla (3.10.16) o alla (3.10.17) rappresentato nella frs. 3.27.

lavori originai ci siano pervenuti nella forma di ( lettere a P. Mersenne >, Huygens confessa di aver t(ovato molta difficolt per giungere a una solu'zione. La via che egli poi segu si riallaccia chiaramente a concetti galileiani c alla forma ad essi conferita da Torricelli. Secondo I'impostazione di Galileo, i principio fondamentale, < il solo principio > richiesto per descrivere la discesa sul piano inclinato, era che i gradi di velocit acquistati dallo stesso mobile su piani divetsamente inclinati fossero uguali per uguali altezze o << e\evazioni> dei piani stessiT. Lo scienziato pisano aveva proposto anche un'esperienza geniale e semplice dove, studiando proprio il moto del pendolo, si riusciva a verificare che, spostato il peso a una certa altezza e abbandonato alla sua oscillazione, esso tende nvariabilmente a risa/ire a/la nedeniltlaaltep<a. Ebbene, Huygens approfondisce questo tma studiando il caso di pir pesi, siano essitra oro indipendenti (fig. 3.28.a),siano essitra loro legati (g. 3.28,1); h sua ipotesi la seguente: < Supponiamo che quando un numero qualunque rli pesi cominciano a muoversi per la loro propria gtavit, il loro centro di qravit comune non pu elevarsi a una altezza superiore a quella dove esso si trovava all'nizio del movimento ).

3.11 LA TRATTAZIONE DI HUYGENS SUL PENDOLO COMPOSTO E SUL CENTRO DI OSCILLAZIONE


All'inizio della quarta parte dell'opera fondamentale, I'Ilorolagian ovillatoriam, Huygens riconosce al padre Mersenne il -metito di avetgli ndicato I'imporranza delle rjcerche sl te lro di ar|la{ote. E un giusto rconoscimento a questo curioso scinziato vissuto tra il 1588 e il 1648 che esPlic uno straordinario ruolo di collegamento e di diffusione delle nuove idee meccaniche e dei nuovi ptoblemi yenuti alla ribalta in quel tempo. Nel 126, Metsenne aveva gi diffuso le scoperte della scuola italiana col suo trattato S1nopsmatheuatica; di nel 1634 tradusse le Meccaniche Galileo; nel 1636 diede notoriet alla meccanica di Roberval e soprattutto ai risultati di Galileo sulla caduta dei gravi con Harmoricoruru libri; nel 1644 pubblic una ulteriore sintesi delle contr i str;.ot l'qli civcrlnc una s()rta scenze meccaniche sotto il titolo Tracl.tll/r neclLacrrc. di intermediarjo tra i grancli scicnziat clel tempo, ai quali cgli Pr()P()ncv,r Pr()blemi, forniva rifcrimcnti, suggcrivt cttnfronti. l)cr clucsto rccitduto chc molti l9. 1.28. Un concetto ana.logoeta stato gi espressoda Torricelli 8 nel 144 collcgrndosi sempre ai risultati di Galileo. N{a quel che pi contx I'elabomzionc t)rmale che Fluygens ne sa dare, pervenendo alla legge del petdolo cattptt.rht c ella soluzione del problema s.ol cera di ascilla7.iarc, ossia alla clcterntinaziorrc rlclh lur.rghezzadi un pendolo semplice che abbia il meclesinto pcriodo <lcl lrcnclrlo composto. I teoremi da ui climostrati sono, principamcntc: < ProposiT.ittrte ,/[1 Sc un pendolo composto cli pir pcsi, lrartcnrlr dtl r i p o s o , h a c s c g u i t < lu n a p r t c q u l u n ( l u c t l c l l l s u l o s c i l l a z i , r n c l l t c r , c s c s i i 7 lh<lcnr, 1tp, 2tt1 /r,, 206 .
|li''littticcl|i'l\u0|l1||l,i|l,,t'n|f|l/|0hx1'lu'tn l

88

La ca ryina dei prinpi nei 'eoi XVI

e XVII

Ld lrcttalio

e di Hrygen: sul pedolo c7npo$a e sti ce,tto di lsci a<one

89

immagina che, a pattire da questo momento, il legame comune dei pesi sia tolto e ogni peso diriga la ptopria velocit acquisita verso l'alto e si elevi alla pir gtande altezzapossibile, allora per questo fatto, il centfo di gravit comune rimonta alla stessaaltezza che esso aveva all'inizio dell'oscillazione>. < Proposiqioxe V. Dato un pendolo composto di un numero qualunque di pesi, se ciascuno di essi moltiplicato per il quadrato della sua distanza dall'assedi oscillazionee si divide la somma d questi prodotti per il prodotto della somma dei pesi per la distanzadel loro centro di gravit dal medesimo assedi oscillazione,si ottert cos la lunghezza del pendolo sempliceisocrono a pendolo composto, e cio la distanzatra l'asse e il centro di oscillazionedel pendoro composto). < Propasiyione XX. \ centro di oscillazione e il punto di sospensione e. sono reciproci >> Natufalmente, pef centro gratit (o baricentro) di viene qui inteso quel che, ad esempio, g Galileo aveva fotmalmente indicato nelle sue Meccanicbe: esso < in ogni corpo quel punto intorno al quale consistono parti di ugual momento: scch immaginandosi tale gfaye essere dal detto punto sospeso o sostenuto, le parti destfe equilibreranno le sinistfe, le anteriori le posteriori e quelle di sopta quelle di sotto, sicchil detto grave, cos sostenuto,non incliner da parte alcuna, ma collocato in qual si voglia sto e disposizione,purch sospesodal detto centro, rimarr saldo> 'o. Ci r,'uo dire, in concreto, che per l sistema rappresentatoin frg. 3.29, costituito da n psi pi distanti yi dal centro di gravit G risulta: (3.1"1.1)
l-1

da cui:

s^.
fc: "

(3.11.3)

,0,
Cetchiamo ora di chiarire brevementeil sensodella ttatt^zione di Huysens. Si indichi con hr l'altezza di caduta del generico peso pi e con v, la viocita massima a-cquistala pi nel passaggioper la verticale dal punto d sospenda s i o n eO _ ( f i g . 3 . 3 0 )I.I c e n t t od i g r a v i t c o m u n e g l i n p e s ip , ( t : 1 , 2 , . . - . , n ) . a scendedunque della quantit:

Prh,fprhr*...+p"h"
PrfPrt...-FP"

(3.1.4) 1

h f
rri=rr n I

t)

Y r

h,,=h '" i f
Fi1.3.30.
D'altra parte, abbiamo veduto che un mobile dotato della velocit masvi sima r.i tende a rsalire, per la. (3.9.24), dt

rt

Fig. j.29.
E, valutando le distanze rispetto a un altro puflto O, detta fi la istznza di p, da O, in virtr del teorema di Vargnon (cft. par.3.6), si ha:

s^. -" s^

(3.t1.2)

2g'

Pertat{) l'altezza di risalita clel centro di gravit clata dalla; vi lr 1." I

0 C. Hygens, Horalasitm a$; dlotn, tire dL nt end atm ad ltarokga atato dtatitltatiaxe! geo"tetrae,pp. 113-184, P^tigi, 1673. I0 Gxlilco, t, Meca"iltt, C^p, 2 (11.di2.ti^z. cit., 2, pp. 159-160),

n.i r rn"jN l

l)r I P! 1 ... I l)r,

( 3 .1 . s )

90

La a (itu' lci pri"Pi 't i seealiXVI

e XVII

,ile delle<<lor<e r, La fonnatadi Hqgease it Teatena

91

A causa dell'ipotesi fondamentale di Huygens si ha quindi:


',2

chino nell'un caso e nell'altro v e h conduce alla seguente determinazione di f, lwnghezzz del pendolo semplice < equivalente >:

IP,h, i:1
J n

Ip'* i-1
5n.

(3.11.6)

S ^ , :

(3.11.11)

Ma, se h d.enota |'akezza di caduta di un peso distante l'unit di lunghezza dal punto d sospensione, e se v denota la velocitL massima presa dallo stesso peso, per ogni altro peso pi distante ri da O, si ha ovviamente: hi : hri vi: vfi

s-,
Z che risponde allapropo:iqione di Huygens: si noti infatti che il denominatore della (3.11.11)pu esseretradotto nella forma:

(3.11.7)

Con ci la (3.11.6) si traduce nella:

" s^
(3.11.8)

(3.11.r2)

h I P,t,: '- >P,ri Ll i:1 i-r

G. dove r,. Ia distanzada O del centto di gravitL E quindi la (3.11.11)diviene:


\rl

Torniamo, per ufl momento, al caso del pendolo semplice (g. 3.31): se h e v sono ancora.l'altezza. di caduta e la veocit massima di un punto del filo distante l'unit di lunghezza da O, e se a l..nghezza del pendolo, si ricava immediatamente dalla (3.9.24) :
ri 1 v2l2

(3.11.13) !(,!s ^ z- Yr definisce punto X, che dista I dal un Questaformula, come la (3.11.11), di punto O di sospensione:a X si d il nome di eentro oscillaTione.

(3.11.e)

Ne segue :
L ' rr2 t

zg

(3.11.10)

3,I2

Imponiamo allota che questo pendolo semplice sia isotronoal pendolo composto (frg. 3.32); 11 confronto tta la (3.11.8)e la (3.11.9)ove si identifi-

LA FORMULA DI HUYGENS DELLE < FORZE VIVE >

E IL TEOREMA

_+ n'l
[ig. ].)1. I;i.q. 3.12.

in Prima di illustrare le singolari Propret el centradi otcillalione, cu si raccolta sotto il titolo di riassume buona parte della teotia successivamente deJle naxe, oppottuno soffermarci a questo punto Pe riconsiderarc .\eanetria all'inizirr usatoda Huygens.L'ipotesida lui ammessa il criticamente procedimento ha certo un aspettoragionevolema patticolare,legata com' al problema dcl (3.11.6)che da essaconsegue una delle leggi pendolo.E invece,l'equazione importanti e generali di tutta la meccanica.Lagrange osserverche in talc fiir equazine con chiarezzaformulato 1l eorenadelle farTe uiue; e la teoria cli lluygens che pure fu accolta male, tta le polemiche di un Roberval, ci un (latelane cli un Giacomo Bernoulli, ha avuto il grandemerito di far cmergcrc nella meccanictull concettofecondo e prezioso: dal teoremadelle firrzc vivc /l'uur.qfu. lrasta un sol passo Per giungere al < principio > di caueraaliotrc 'futtvi, ()cc()rre ancorl,come tutti gli antichi, dire crc I luygensigrtorava il prcciso cli mass: sr Newton a fissare sr:ttilc discritlcl rcsto, il cr>ncctto utilizzi^nloI'inscgnaitcmpi, curlquc, trr t massa l pcso.Prccctcnclo c minc m mcnto cli Ncwtolt, ricorcanrllchc l nlitssl c il pcso P son()t Lrrll lcgati

92 dallarelazione : P:mg

La conq"ia e; prinpi

nei eco/i XVI

e XVII

L'ixtrodu{one

di Halgeat alla geanetria e e nare

93

fndicheremo con i simboli Jo, So questi nuovi enti, ponendo dunquc

(3.12.1)
,,2

S - . e

(3.13.2)
-

dove g, al solito, l'acceletazione di gravit.

\i-

(3.13.3)

Allora i termini prf


1 L

che figurano nella (3.11.6)possono essertrasfor_


<

mati inr.,

mrvj, dove m, la massa che compete al peso pr. Ebbene l pro-

L'espressone(3.11.3) che definisce la, distanzada O det baricentro G pu . scriversi sinteticamente cos:
q

dotto della massa per il quadrato della velocit sar denominato da Leibniz fo,rqa uiaa: oggi si prefetisce indicare con tale termine difettamente il prodotto 1 , mrvi' 2 La, (3.11.6) assume cluindi la forma:
" 1 "

(3.13.4)
cloveM :.2 mr la massatotale. E la (3.13.1)diventa:

t"
(3.12.2)

)P'h': ,,!,-'"i

e questo appunto il teorema fondamentale di cui si detto : al primo membro ligura una somma che nel suo complesso rappresenta t\ /aaoro contpitla dal/e forqe peso pi; al secondo membro figura intece la forqa zzTacomplessivamente conseguita dal sistema partendo dalla posizione di riposo. Con Leibniz dapprima e successivamnte con Lagrange,l'uguagianza tra lavoro e < forza vjyi , affermata nel\a (3.12.2) sar resa esplicita in casi pi generali, dimostrandosi cos uno stfumento utilissimo pet l'analisi dei sistemi meccanic,

3.13 L'INTRODUZIONE ALLA GEOMETRIA

DI I{UYGENS DELLE MASSE

N-el linguaggio della statica grafica, iI punto X, ossja jl tentro tli ascilhTjorn . vien detto e tro re/qtiuldel sistmad masserr1, rn2r...r m" rispetto alssc al lerpendicolare pano del loglio passante p.r , oisi" aII,:asx'di sasprrriorrt,. Sr.debbono a Huygens interessanticontributi su qusti argomenti chc . rguardano la geomeria dellemasse: particolare comun'emente in rlcordat(i col suo nome, dai testi di meccanica,.il eorema cl.reconsente di determinare il ,1101t17.to di.;1er{a Jo risfetto al punto O, quando sia noto il naae to tli twTitr J,, f r \ p e t r o l b a i c e n l r oG . l l r e o r e m aa f f e r m a h e : c : -Jo J* * rM t3.13.(r) La sua dimosttazione facile (frg.3,33):

Torniamo alla formula (3.11.11) che definisce distanzatra il centro di la oscillazione X e il punto di sospensione O: dir.idendo numeratore e denominatore per g si ottiene: ll termine s,- ri i=1

(3.13.7)
U nullo per |a, (3.'11.1), perci restanoil primo e il tcrzo ]r-rr, chc corrispondono,rispettivamente, a J" e a ri{.

"2

s* "
Le somme )mrrf e !mrr,

(3.13.1)

che figurano nella (3.13.1) hanno grande imI

port^nz^ nella meccanica,e nella meccanicadelle strutture in specic: prencono rispettivamente il nome di ltarntto di irerfla (prop\tstt, tla I i"rlcr.o) c tli tntte o rtalicl, rspctto r.rlpunto (), clcl sistcnra di massc nl1, t.l.,,...rt1,,.

t;i.q.).1).

94

Ld oflqa;rta dei pittpi

,e recoli XVI

e XVl

L'irlttodk<;o e di Hqgeu alla geonetia tlelte marn

95

definita dalla: Si chiamaragio di iaer{a p" la lunghezza ^2 t,0 J"


M

(3.13.8)

Tcnendo conto di questa definizione e della (3'13 5) applichiamo ora i del orcccdente teorema d Huygens alla fotmula che d la lriorrghezza pendolo l'ascissa " equivalente" al pndolo comPosto,o, in altri tetmini, che dL icmplice X. tli oscillaziarc Si ottrene: dcl'rctt/ro

Ossia, il perodo di oscillazione 1o stessoinYertendoil ruolo di X e di O, rendefldo una volta l'uno e una volta l'altro punto di sospensione(si veda la XX di Huygens riPortat aI pat. 3.11). Proposiqione La (3.13.9)pu dirci arrcora!r\ cosache Huygens seppebene individuare, seppur usando metodi e linguaggio alquanto divetsi. Dato un certo valore di I domandiamoci quale valote di r* vi corrisponda. Otteniamo :

T - r x : + :" * # ' : * * *

(3.13.e)

":*+ll;.-.'

(3.13.12)

stabilita da Huygens, c dice, ad esempio' che X dista Questa espressione, -pitr O di qel che non disti G; ma altte indicazioni, pi interessanti,se ne aa 'Dossonotafte. Appendiamo il pendolo composto non Piil- da O .ma da X (fig' -3 34) : auant; vale allora, in qo"rta ,t.torra situazione \a lwnghezza,diciamo l+, del pendolo sempliceequivaiente?Bastaapplicare di nuovo la (3'13'9)' sostituendo al\a, distanza rc tra G e O, la distanza I l*: r ' 9+ l h : r . P r c
G

Sono dunque due, in genetale,i valor possibli; si riducono ad uno solo s e : 2 p o , e i n t a l c a s or " : p " ( f i g . 3 . 3 5 . a ) . Poniamoci nel caso generale: i due valori fapPfesentano ovviamente le distanzeyo (: ro) di G da O, e y" di X da G. Si ha allora, per la (3.13.9):
^2 ^2

yo

(3.13.13)

./x

tra" G e X Ne viene:

E, per semplici passaggi:

^2

^t

l 9 " r c

^2-

(3.13.10)

v"(p*v3):vo(p*vl)
p(y"- yo) : rorx(Yx
ca cui;

(3.13.14) (3.13.15)

ro)

Dunque risulta :

l*:'l

(3.13.1't)

y G-

_/o./x

(3.13.16)

Iti.q. 3.14.

1ti.4.3.i5.

96

La calqirta dei prn'ji ,lei Rcoli XVI

e XVll

Svil"p?i tuciriri Aelh geanelria ttetlenase

97

Mediante questarelazione, Huygens pot risolvere immediatamenteil ptoblema della determinazionedi p* noti che siano yo e yx, ossia conoscendole distanze dal baricentro del punto di sospensionee del centro di oscillazione; oweto il problema inverso della determinazionedi y* noti p* e il baricentro per qualsiasi punto di sospensioneO. In ogni caso, utilizzabile il teotema della geometriaelementateche assicutaessetI'altezzadi un triangolo rettangolo media proporzionale rispetto alle proiezioni dei cateti: l'applicazione ne owia (fig. 3.36).

alcune semplici modifiche nella definzione del momento di inerzia del momento statico, considerandoin luogo delle massemi, una figura piana di atea A (fig. 3.37) cui pu esseteidealmente assegnatauna densit suPerficialeunifotme u: le sommatotie I -,ti ) -rt,

i:1

i:1

si mutario allota in integrali di supetficie, e, omettendo il fattore costante p, si ottengono valutazioni strettamente geometriche per il momento di tnerzia e per il momento statico: detto dA l'elemento di area e designata con r la sua distanza da un punto O, Jo e So restflo definiti dalle:

r -f-r,ra S^- fr d-A Fis. i.36.

(3.14.1) (3.'t4.2)

3.I4 SVILUPPI SUCCESSIVI DELLA GEOMETRIA DELLE MASSE


I risultati sinora esposti, sulla scorta della ttattaziofle di Huygens, coprono, si pu dire, gli aspetti concettuali ella.geonetria delle ruasse.E possibile per un'ulteriote elal:,otaztone formale che si dimostter utile nei capitoli seguenti, quando riconosceremo che in altri numerosi problemi attinenti alla meccanica delle strutture, come ad esempo in quello della trave iflflessa, intervengono nuo\amente i < personaggir geometrico starici qui sopra conosciuti. Va ricordato che Huygens non design neppure, come ente a s stante, rl uamento di inerqia; questo nome fu ntrodotto da Eulero. Ma fu soprattutto Ponsot (1777-1859) a pottate innanzi le idee huygensiane, introducendo I'ellisr'. E, ancor dopo, nel XIX secolo, Culmann soide di inerzia e l'ellissoide cntrale seppe dare veste definitiva ed lgante a tutto l'insieme, ad esempo interpretando alla luce della geometria proiettiva la corispondenza che abbiamo riscontrato tra il cento di oscillazione X e il punto di sospensione O, o meglio, tra X e ufl asse 6 petpendicolare al foglio passante per O. Allo stesso Culmann si deve il conseguente concetto ,i elliw cenlraledi iterTia per un sistema piano di ". masse, sul quale opportuno dare ora qualche sommaria indicazione nteress, lfP,,rtxm,) Anzitutto, in vista dello sr.iluppo applicativo che ci
I' L.rr'oinsot, Ii/[,nntt l. !L'ti.tL,l'ttii, 1a04, l , K . G ( r n u n n ,l ) ; a l r u l , l r i r h c . \ h t k , 7 , r r i g o , 1 1 1 6 4 - 1 1 1 7 5 ;. f l , r n c . l ' r r r i g i , l t 1 0 , crl

che rappresentafloil momento di inerzia e il momento statico polari, iferiti rispetto riescepiil utile definire analoghegrandezze cio al polo O. Molto spesso -Assuntidue assi {, 4, ad esempio come a un asseanzich rispetto un punto. cluellidella frg.3,37, si pone dunque:

J;:J'r'd't L:!+at
.{ .{

(3.14.3)

di .f,, J, ,otr detti momenti inerXiaassialitspetto agli assi l, I rispettiYament. l s s e n d1 2 : ( , f 4 , s i h a : o

Jn:Je*J,

(3.'t4.4)

),)/.

98

La arEtirla ltei ?r;ncp; tjei recoti XVI

e XV

.lt/ rpi acte$tui de a geonettia delh nare

99

Si definisce poi moruertocentrifugo,rispetto a I e .q, la gr^ndezza Jq, o$rta da:


J.,r:.;<rl on

(3.14.5)

Invertendo il ruolo di ( ed q spontaneointrodurre, olfte a. X, il tertro relatito Y rspettoalla retta 11,cinepu essereinteso come baricentro degli element 6 dA associati a ogni elemento dA delta superficie. Le sue cooidinate valgono :

che indica ancora un momento < del secondo ordine >. Al << primo ordine > i mom li r/a/id asiali Sr. S, sono introdotti secondo le:

<v.
e cio:

d-a) IE(E
1qaA rv:

dA) J,r(E
JEdA(3.14.12)

:J.4 s dA
^

s,:JEdA

(3."t4.6)

Ci posto, agevoleritrovare in forma pir convenientee generalele relazioni gi descritte nel paragrafoprecedente.,{nzitutto, le coordinate c, lo del ' baticentro G rispetto agl assi { e l, si ottengono mediante le formul: fdA
!c ovYefo :
L^^ :

t-

t,.

(3.14.13)

fndA
rlc A

--A-

(3.14.7)

Il teorema di Huygens (3.13.6) si ripropone immutato, collegando i morrenti di inerzia assiali Jq, J, ai momenti di inetzia J,, J" riferiti agli assi bariccntrici x,y paralleli rispettivamente a { e 1. Si ottiene infattr:

J:: J.+ ,rA


,\ncota:

J,: J"+ EA-a

(3.r4.14)

se introduciamo

i ragi di inerqia p*, p, mediante le posizioni:

'

(3.14.8)

che rispondono direttamente alla. (3.13.4).In secondo luogo, le coordinate del centro -relativo X rispetto alla" rettz { sono definite in moo analogo a quello che ci ha consentito l'indviduazione del centro di oscillazione: si nt a questo proposito che la (3.13.1) pu essereinterpretata cos:
S r / ' -

,i:+ d:+
r*: fr * rc
(lcfl!t:
n2

(3.14.15)

ividiamo ambo i membri della prma delle (3."t4.14)per S(: 1* A), e amb<r c cf i membri della secondadelle (3.14.14) per Sn (-{nA), ttoviamo le:

. x - F

(3.14.e)
(ttmJ

{"- t:-+E.
^2

(3.14.16)

,2

ossia intendendo X come baricentro dei mameati it.ttici (ttmi) rispetto a O. Ci conseflte di scrivere, in modo analogo, le coordinate di X, E;;1", nel caso .lrlla gura degli -piana ora considerata: si dovr pensare X come taricinto elementi 4 d,A, disposti su tutta la superficie. Quindi;

chc ripr<>ducono (3.13.9)con le conseguenze essaimplicite. la in parte, dalla ptima delle (3.14.11)e dalla secondadelte (3.14.13) . .I)'altra
.li,: ItSc: lxlcA

(3.14.17) (3.14.18)

dA) JE('r

dA) .f,r('r .[,rdA


(3.14.10)

.l:n:tltS,:l,-l,A tl r t c u i : x 4,r ='4r -tc

o anche:

(3.14.1e)

,"_-sa
I _ lJ\n

tSE

(3.14.11)

l)urantc I'()ttoccnt(),la corrisp()nclenza abbiamoor ota clcscritto, che mcr l i u n t c c ( 3 . 1 4 . 1 6c l a ( . 1 . 1 4 . 1 9 ) , g l i a s s i( , 1 c i c e n t r ir c l a t i v iX , Y , s t a t a l ) trl intcrprctata alla lucc dclla gcomctri proicttiva. Si dunquc riconosciutochc:

100

La otlqtirta dei ?ri,lcpi fti recoli XVI

e XVII

.rti/ pPi sce'li

de a geonetria det/e xtase

lOt

1) a ogni retta diJ ?iana carritpondeun determinatocentrorelaiiuo; 2) la corrispondenqa inuahforia: ana polarit. Per capire di che si tratta si considerino due rette {, r7 non baricentriche. Dalla, (3.14.19)segue che se il centro relativo X di ( appartienead 1, e quindi (": 0, allora il centro relativo.Y di I appaftienenecessafiamente l: infatti deve risultate r1":0. a
.D VlCeVerSa; 3) la palarit ellitlicd, nel senso che non esistono rette ( che contengano il proprio polo X: ci deriva, ad esempio, dalla prima delle (3.14.16), non potendosi avefe lx: 0 per p*+ 0; 4) il baricenfro G il pala della reta al'irfnito polarit. e quindi il centra della

il momento centrifugo valutato rispetto a due rette coniugate nullo: qucsta propriet detiva assai semplicemente dalle (3.14.17), (3.14.19). pertanto s pu affermare che l n

(3.14.20)

. _ Gli ass x, y cos definiti si chiamano asi cantrai?rinipati tli ircrqia. Con riferimento ad ess l'ellisse centrale di inerza rapp;esentatadall,eqazone:
v2 ,,2

(3.14.2r)
c r raggi.p*_, definiti formalmente p,, dalle (3.14.15), prendonoil nome di raggi principali di toerzta; lo stessoattrbuto viene assegato cotrispondenti Jai menti J-, Jy. . F io-t9 9itla geometriache, ove siano date le coordinate xr, y, di un punt() X del deltaretta anti pol"ie E di X,iipeta., 1:.al:ias ljano (69. 3.40),l'equazione rll'ellisse(3.14-21\. :
Xx{ vv\.

Si pu allora de6nire - come insegna la geometria - la coricafordanmtale dellapolarit: essa in generale il luogo dei punti autoconiugati, ossia dei punti che appartengono alla propria polare. Nel nostro caso Ia conica fondamentale a punti immaginati, poich non esistono elementi autoconiugati. Se per consideriamo la nuova polarit che sussiste tfa le rette { e i punti X' simmetrici risptto a G dei loto centri relativi X, questa nuova polaritL si rivela essere iperb-olica e quindi la sua conica fondamentale a punti reali. E facle dimostrare che tale conica un'ellisse: |'ellisse cefitrale d'fuerzia della figura piana considerata. Rispetto all'ellisse centraled'ixerqia la, corrispond.enza tra rette E e centri relativi X diventa una a/rti?alori. Ci consente di utilizzate, pet la determinazione di X dato { e viceversa, i metodi noti dalla geometria (fig. 3.38). Particolarmente interessante il caso in cui gli assi x ed y siano, oltre che baricentrci, anche disposti secondo gli assi dell'ellisse: si sa che gli assi sono loro coniugati e il centro relativo di qualsiasi retta parallela a, uno di essi appartiene alla retta dell'alrro (fig. 3.39). Ebbene, si pu dimostrare in generale che

(3.14.22)

d {,antipolare ix / potare

1ti.q.3.10 Naturalmente, esjstono anche metodi grafici per risoh,ere lo stesso pro_ blcma (noto X determinare 1) o il problema in.,,ierso(data una retta dter_ rttinere l'antipolo). X,{a inutile sofferman isi ora.

\ v\
l;o I tR

I;i.q.).39.

103

4 IL PROBLEMA DI GALILEO

4.1 GALILEO
Eccoci, finalmente, a Galileo Galilei. Tutti sanno qualcosa, non fbss'altro all'ngrosso, dei contributi pi che innovativi, rivoluzionari, che Galileo ha dato alla fotmazrone e allo sviluppo del pensieto scientifico; la sua opera di spefimntatore, di scienziato, di filosofo otmai assutta a simbolo dei tempi nuovi e della mentalit che si venuta formando nell'epoca moderna e alla quale tutti noi paftecipiamo. Qui ci intefessa, per, limitare I'attenzione ai risultati pir riposti ottenuti da Galileo nel campo della resi$enqa dei nateriali, disciplina della quale egli si riteneva - e non a torto - il prmo istitutore. Anzi, l'importanza delle analisi galleiane sul problema della trave inflessa cos notevole, in s e soprattutto per il suo tuolo storico, che riserviamo l'intero c a p i t o l o a l l o r o e s a m ee a g l s v i L u p p c o n s e g u e n t i . Prima di dat inizio alla trattanone speciEca vogliamo tuttavia ricordare per cenni la vita diiicile e tormentata dello scienziato pisano: sar cos pir facile avvertire le sfumature argute e umanissime dello splendido testo che ci accingiamo a studiate in compagnia del lettore. Galileo nacque a Pisa nel 7564, da Vincenzo e da Giulia Ammannati. Durante i suoi studi di medicina e poi di matematica nell'Univetsit di Pisa scopr, nel 1583, la legge dell'soctonismo del pendolo e invent una bilancetta idrostatica per la determinazione del peso specifico dei corpi. Dall'89 al'92 fu lettore di matematica nello studio pisano: sono di quegli anni le ricerche sulla caduta dei gravi, esposte nei dialoghi De Matu d.ove gi marcatamente traspare il cofltrasto con le dottrine di Aristotele. L'ostilit e ben presto I'inimicizia dei colleghi pi aoztaot attaccatl a quella scienza ancora dominante, lo costrinsero a trasferitsi a Padova, dove, nel 1592, ottenne la cattedra di matematica e dove rimase sinc>al 1610. Questi diciotto anni furono tra i pii.r frut t u o s i e s e r e n i d e l l a s u a v i t a : r P a d o v a i n v e n t i l s u ( ) c ( ) m p s s ( )m i l i t a r c , a Paclova costru il suo cannocchiirlc,a )aclova fccc lc suc Prinrc scoPcrtc astron o m i c h c . I n i n t t i , < l u r n c l rn c l 1 6 0 9( l l i l c o c b b c l r r v l r g l n o t i z i l rr l i u n < o c c h i i r l c >

costruito da un merciaio ottico olandese, ide la pi fotunata e celebre ccllc sue invenzioni: l'< occhiale > o telescopio che egli drizz veso il cielo la nottc clel 7 gennaio 1610. Le osservazioni issidue e ripetute col suo strument() lo condussero cos a staordinarie scoperte: le mo.,tagne della Luna, Ie fasi di Venere, i quattro satelliti di Giove, l,anello di Satuino, la composizi.ne dcila via Lattea, e, finalmente, le macchie solari. Gia nel marzo delio stesso l10. < incredibili animi iucunditate >, Garileo pubblic in latino I sidcrrrr Nurrti,i clre ebbe subito grandissima risooanza in iutto .ir mondo scientirco e fil.s.fc. gi. animato polemica in corso tra la concezione copernicana e quella ra_ -dalla clizionale,tolemaica. Una crescente curiosit, anche mondana, introclusie (alilc. rrele corti e tra <grand> del tempo: <<lo sono stato favorito da molti <li cluesti illustrissimi signori Cardinali, Prelati e diversi principi egi scrivc in una sua lettera - li quali hanno voluto vedere le mie osservazioni c sooo tlrtti restati appagati.., >. I Gesuiti otganizzatono una solenne turnata in suo rrnore al Collegio romano. Naturalmete, alle rjr elezionj ,el Jiceretr.r Nrttcht, c discussionitra i due sistemi cosmologici in alternativa s riacceserocon gnrrrlc veemenza; ma la cosa si sarebbe potuta mantenere a livello scientjfc,,.ctluc leici fiorentini, Francesco Sizzi e Ludovico delle Colonne, non l,avcsscr()tr_ scinata nel campo delle Scritture. 1613_ polemica sorse pe caso durante un pranzo clato clal GnrrtlLrca la . *Nel .li Toscana: l'argomento scrittuiale addotto dai Tolmaici era costituito nrirrcipalmente dall'episodio biblico dove si dice che Giosu ferm l S,,lc. {luanc|r, scppe della discussione, Galilei si indusse a chiarire il suo pensiero irr nobilissime lettre (a don Benedetto Castelli, a monsignor piero Dini, ulla grarrtlrrchessa madre Cristina di Lorena) dove affermava.con fermezzt la rrccciilrit c lcgittima indipendenza della ricerca scientifica dalla teologia. ,\lr Ia rispurt rliventava.sempre pir clamorosa e rovente. A Roma, l,obizionc biblica,'gi lrntndita da Lutero contro Copernico, appariva delicata: onde il Carclinrlc licllrLrmtno,amco di Galileo, lo esott a. pa.rTare ex suDD()sitiofle lisortirziolc (( >. 1 , , , r ' . c . c u r r e t ts u - l p i a n o f o r m a e . p o i c h l a s c e l t a d e l ' s i s t e m J ( i , l e r r ) r ( n r )s l a ' l l . , . c r : c l l S t e m o l o g i c a m e n r e r a g i o n i c h e f u o r i e s c o n nd a l l o , r r e r r , , t , r i 2 . / ( t t . t t c 1 a sPcrimentale,e.non. indipendent d:r una certa con r-enzionllit : rlmcrro c1r,rcstrl srtni il parere di scenziati come Mach e Poincar alla fine clell'()ttoccnto, Mu (i:ilico credeva, pur erroneamente, di aver prove certe. Il, <1e resto, il scnso tqtrrcraledella discussione,dove entrava a sploposito una fallacc c nliscrr c()l_ , , c z _ i , , r t e , , l o g i c a .r e n t l e r a p i e n a m e n r eg i u i r i r i c l b i l e l x q r , 1 1 g g i , , s . r , , s t i o i r z i ( ) r tc , l r ( ' x l r l e i ' . l - e s u c c e s s i y t r i s t i . ! ' i c e n d e o n o b e n n o t e . N e l 1 6 1 l c h i c s r e s avcva , , , n c l a n n a t o e o p e r e d i C o p e r n i c o ; c i r ' rn o n o s t a n t eG a l i l e o , s i c u r o r l c l h b c n c l v,,lcnzadcl Cardinrle Bellarmino e clel Cardinale tstrbcrini (il fururo ptpr l.ltlrano VIll), non csitir di affermare la propria teori, id csoni.,i,, ncl /)r.irar:,n, It//r (.ou-t'/r (.1619)c ncl .\lrw\h/oru(l(r23j, ofuscolr polcmico c,ntro il gcsuir:r ( , ) r ' r z i r(, r e s s i . l , c , ' s t i l i t s c , , l l ) i i r r ( ) 1 1 ( ) r , i o l c n t c m c n t c o p o l a p u b r l i c r r z i o ntc c l d l I tit/u,qu.v'frt i dn u,r.rirti ri.rtttairh:/ tntrht ncl 1(t32. l,t lrtrci;rrrcll'lttcggil, r c r l { ) i r ( l u l g c . t c d i U r b a n . v l l I c n c l l ' : r ' i c i z i r r r c r g ' r n r l L r * r I , c r , i r u r r d il l , r r r i i l r l i a L r g o c m t l c c l i c l t o , s i r i v c l i r n r l r i l ) ( ) s l . ( : i l i t l ( , i t c ( ) r . r l ) r i rd i n t n z i c

E 104
ll probh n dt Calileo La pi,ta gi)rnala ci li!arli

105

al Sant'Ullzio, egli fu processato, costretto ad abiutare e condannato, nel giugno del 1.633, al carcere perpetuo. La condanna inflitta allo scienziato, gi vecchio e malato, fu poi mitigata, con la concessione di risiedere nella villa Medici alla Ttinit dei Nlonti, e poi a Siena presso I'amico atcivescovo Piccolomini, e infine nella sua villa di Arcetri. Qui Galileo trascorse gli ultimi anni e port a tetmine, tta I'altto, l'opera sua fondamentale per la fondazione della meccanica moderna: i Discarsi e dima$raqioni mafenatiche inforto a drc raoue scienqe atlererti alla necanica e i mouinenli /aea/i, pubb\cati a Leida nel 1638. Ad Arcetri mot l'8 gennaio 1642. Per farsi un'idea delle principali scoperte mccaniche di Galileo e Pir ancora metodo < facile, chiaro e assolutamente corretto )t (Mach) da lui seguito del del 138, anche se Ia let sufficiente riferirsi al trattato pir maturo, i Divari degli scritti giovanli si rivelerebbe assai interessante per avYertire o svotura gimento del suo pensiero, che riassume, si pu dire con una certa approssimazione, un atco evolutivo tipico della ricerca scientifica in genere: dal problema come >, il primo ancora oscuro e incerto nelle del < perch > all'analisi del .t< sue detivazioni metafisiche, la seconda veramente moderna e feconda di applicazioni circoscritte ma sicure. I Dirori si svolgono secondo il genere letterario del dalogo e sono distribuiti su quatto giornate: r'i compaiono tre intedocutori, Salviati, in rappresentanza dello stesso Galileo, esponente della nuova scienza, Sagredo, figura dell'uomo colto bench profano, ma disponibile ad apprendere senza pregiudizi, e Simplicio, rappresentante della scienza conservatrice ligia all'autorit dei testi classici. La prima e la seconda giornata trattano specificamente la resistenza dei materiali; in particolare il contenuto della prima cos indicato: ScienTianaoua prina, intorna a//a ruittenTa de i corpi solidi all'etsere spe77ad, e quello della seconda: paal potesv esrer/a caala di tal coerenTa. ferza e la quarta giornata (su cui non La. ci sofiermeremo) vertono sull'altra nuova scienza, relativa al moto: Problema questo che Galileo aveva gi affrontato in precedenti scritti, ad esempio nell Menanithe, testo delle lezioni padovane forse ascrivibili al 1593-94, e n una lettera a Sarp' scritta il 16 ottobre 1604 dove tz:ttata la caduta dei gravi. La terza" giornata ha per titolo: Scen(ia nroua altra, de i nouimexti locali; ciode//'eqnabile; del nafaralntealeacrcleralo; e la quarta: Del uiole0, ouerode i proie/ti. "1674 a Ffuenze Ad opera del discepolo Vincenzo Viviani fu pubblicato nel ut Principio della qainta giornata del Galileo- Da aggitugert all'allre qtattro de' Discors (...) in cui sono sviluppati temi geometrici, sul quinto libro degli element di Euclide; < spiegati colla dottrina del Galileo >, in6ne, nel 1718, fu edita per Gaetano Tartini e Santi Franchi, una. Giarnala wta tlel Galileo. Della forry della pertossa(...).

4,2

LA

PRIMA

GIORNATA

DEI

DISCORSI

< Largo campo di fiosofare a gl'inteletti specolativi parmi che porga la frequente pratica del famoso arsenale di voi, Signori Veneziani, ed in particoare in quella parte, che Mecanica si domanda; atteso che quivi ogni sorte ci strumnto e di machina vien continuamente posta in opera, da"numero grandc d'artefici, tra i quali, e per l'osservazioni fatte da i loro antecessori,e per qucllc che di ptopria ayyettenz^ vanno contjnuamente per se stess facendo, frrrza che ve ne siano de i peritissimi e di finissimo discotso >'. Con queste paroli che bene esprimono I'attezione rivolta da Galilco ai problemi della tecnica e alle soluzioni tfamandate dal passato o conscguitc giorno per giorno nella pratica lavorativa, ha inizio la < giornata prima > dci Distorsi. E vero - risponde Sagredo a Salviati: spesso utile rivolgere domandc a chi, nell'esetcizio del suo lavoro, ha acquistato esperienzae perizin, c s{,prttutto a coloro che, per la loro preminenza sul resto della maestranza,si chiamano (proti). Eppure: < Quello che poco fa ci diceva quel buor.r vccchio un dettato ed una proposizione ben'assai,vulgata;ma per.io la reputnvl in tutto vanal come molte altre, che sono in bocca de i poco intelligenti, crcrkr, da loro intfodotte per mostrar di saper dir qualche cosa intorno a quello, tli chc non son caPacl )r. Il <buon vecchio >, yeniamo a sapere, sosteneya che le cnstruzioni Pcrdono in robustezza quando se ne aumentino le dimension, <perch moltc invenzioni di machine riescono in piccolo, che in grandi poi nr,n sussistrrrro,r. llo spirito geometrico di Sagredo una simile tesi appariva osrjca: << isscn<Lr che tutte le ragioni della mecanica hanno i fondamenti loro nclla (conrctrilr, nela quale non yeggo che la gtandezzz ela ptccc.lezza faccia i cerchi, i trilngoli, i cilindri, i coni e qualunque altre figure solide, soggette ad altre passronrclucsrc e ad altre quelle; quando la macchina sia fabbricata in tutti i suoj mcmbri confrrrme alle propotzioni della minore, che sia valida e resistente all'cscrcizio ul <1uale ella destinata,non so vedere perch essaancora non sia csentc cr gl'inconti che soptaggiugner gli possono, sinistri e destruttori >. Ed ecco il parere di Salviati: <ll dtto del vulgo assolutanrcntcvn()i c tllmente vano, che il suo contrario si potr prollerre con altrcttanta vcritl, clicendo che molte macchine si p.'11x11n,l pil perfcrte in grancc chc n picfirt t , ' 1 ,' : c n m e, p e r e s e m p r ,u n ' O r i u o l o , c h e m o s t r i e b a t t a l e h o r e, , P i i r g i L r s t os i l r r d ' u n a t a l g r a n d e z z rc h e d i u n ' a l t r a n r i n o r e ( . . . ) . M a q u i n o n s i r s ' i o g r o t r i r , senza inciampare in qualche nrita cli arroganza, dirc chc n nnco il rit.i,rrcrc r t l l ' i m p e r f e z z i o nd e l a m a t c r i a ,p ( ) t e n t ia c o n t r m i n a r c l c p u r i s s i n t ct l i n r o s t r a z i o n i i N l a t e m a t i c h e b a s t i a s c u s a r cl ' i n o b b c d i c n z a c l c l l c m a c c h i n c i n c o n c r c r o a l l c , nrcrlcsime strtte ed iclcrli: tutttvia o purc il dirir, tflcrnltnrlr cllc, str,tcn(l() a

r('(;rlilci,l)iron|li"l.f||,l.nn,i"h1hJ|tlll.L|'unonn|l,.

I C f r . L t ( t l . . 1 i G a l / t n G a l i h i , l i l i z n , n c - r r r z i ,' r r l c i r i t r , / { / . p . 1 1 5 , l r i r c n z c , l ' ) 3 3 -

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N^7., r.it,, J. t,. 4r) c scgg.

106

Il Probhnadi Calilr:o

La pina

giahtala dei disotr;

107

tutte l'imperfezzioni della materia e supponendola perfettissima ed inalterabile e da oqoi accidental mutazione esente, con tutto ci il solo esser matetiale fa che la macchioa maggiore, fabbricata dell'istessa materia e con l'istesse propozioni che la minore, in tutte l'altre condizioni risponder con gusta sim metria alla minore, fuor che nella tobustezza e resistenza contro alle violente invasioni; ma quanto pi sat grande, tanto a proporzione sar pir debole. E perch io suppongo, la materia essere inalterabile, cio sempre 'istessa, maflifesto che di lei, come di affezzione sterna e necessaria, si possano produr dimostrazioni non meno dell'altre schiette e pure Matematiche. Per, Sig. Sagredo, revochi pur I'opinione che teneva, e forse insieme con molti altri che nella Mecanica han fatto studio, che le macchine e le fabbriche composte delle medesime materie, con pontuale osservanza delle medesime proporzioni tra le loro parti, debban'esseregualmente, o, per dir meglio, ptoporzionalmente, disposte al resistereed al cedere alle invasioni ed impeti esterni; perch si pu Geometric a m e n t e d j m o s t r a r e . s e m p r e e m a g g i o r i e s s e r ea P o P o r z i o n e m e n r e s i s t e n r i che Ie minori; s che ultimamente non solo di tutte le machine e fabbriche as artifiziai, ma delle nalurali ancom, sia un termine necessariamenle critto, oltre al quale n I'arte n la natuta possatrapassare:trapassa(,dico, con osservat sempre I'istesse proporzioni con l'identit della materia >. Questo passo, che abbiamo voluto trascrivet quasi pef intero, d eccezionale intetesse: v' implicita certameote) come sPessovien detto, un'indica zrone allz frrtt::'ratearia delld rirli/ihline secondo la quale, per ottenere identici gradi di < resistenza specifrca > in un manufatto teale e in un suo modello a scala tidotta, necessario variare i rapporti di forma; ma v' ancora sottintesa un'attenzione del tutto nuova alle relazioni che connettono la resistenza alle dinensioni delle strutture e non soltanto al'z loro farna. in Come si vedrL con chrar:ezza seguito, due grandi periodi dividono storicamente la scienza del costruile: il primo nel quale, maocando ancora un preciso concetto di tensione e di defotmazione ,la frrtitas della struttura eQ affidata al mutuo disporsi delle sue parti s da evitare l'insotgere di cinematismi, e la forna i wn arco, ad esempio, o di una volta, o dei conci oPPortunamente sagomati di una muratura, costituiva la variabile su cui operare per ottenere sistemi di forze attive e eattiye autoequilibrati ; il secondo periodo, nel quale, invece, assegnata una certa forma strutturale, si indagano le propriet di resistenza del raaterialealnch non si verifichi rottura, e si detetminano le dineasioni de\le diverse membrature per mantenete entto limiti ammissibili le sollecitazionj. Ebbene, il discorso sopra citato di Galileo segna puntualmente il passaggio tra le due concezioni, la linea di crinale dove si fonde l'una visuale con l'altra: infatti, se soltanto la forma fosse responsabile della < robustezza >, si dovrebbe Galileo - che uno stesso oggetto pu essererjProdotto concludere - osserr.z qualsiasi scala senza ptegiudizio della sua resistenza, cos come nell'ambito a della geometria tutte Ie propriet che si possono climostrate su rrn cerchio vxlgono indipendentemente dalla lunghezza del taggio. l\{a cir non accatlc trcila drl un'lllczzlt tli trc lrrtcca realt: <Chi non r.cdc c()me ur calrlIr ce<cnclo ( ) q u t t r ( ) s i r o n r p c t i l ' o s s r , n u n c a n c d a t r n a t r l c , c t r t l l l r l l ( )( l t t t l t c l i { } l t r r

o dieci, non si far mal nssuno, come n un grllo da una torre, n una rrrmica precipitandosi dall'orbe lunare? >. Qui Galileo si cliverte nel paradosso; ma non quando si rchiama all'esperienzadi costruttori: < e cos, per esempio, piccole Guglie, Colonnette ed altre solide figure, sicuramente si potranno mancggiare distendere e tizzae, senza risico di rompersi, che le grandissime pcr ogni sinistro accidente andaranno in pezzi, e non per altra cagione che per il lor proprio peso >. Dunque all'aumentare proporzionale delle dimensioni, la resistenza decaclc: e allora ci vuol dire che a forma geometrica non basta. Il modello iclcalc, schiettamente <(matematico )), come dice Galileo, che gli antichi utilizzavan() Per mutare una costruzione fatta d pietra, di calce e di rena, in purissima forma, in involucro di superficie e di volui, non suffciente ; deve esserearricchito di nuovi aspetti attinenti alla << materia >> alle sue capacit di resstenza. L,ppurc. e e questo il punto essenziale, tali nuovi aspetti non debbono essetvtstt comc < imperfezioni > consegnateall'imprevediblit : essipossono essere studati rigorosamente con < djmostrazioni seometriche ). L'argtto Salviati sa bene di annunciar cose conrrarie alle vecchie convinz i o n i s c i e n t i f i c h e , s i c o m p i a c en e l l o s t u p i r e c o n e s e m p i u r t a n t i i s u ( ) i i n t c r e locutorj, in particolare Simpcio, il fedele aristotelico. < E qui forza chc io vi racconti un caso degno veramente di esser saputo (...). Era una grossissinrn Colonna di marmo distesa, e posatal presso alle sue estremit, sopra duc l.rczzi di trave; cadde in pensiero dopo un certo tempo ad un Mecanico chc tlssc bene, per maggiormente assicurarsi che gravata dal proprio pes(, n(,n si r()npessenel mezzo, supporgli rnco in questa parte un terzo simile sostegno: parvc il consiglio generalmente molto oportuno, ma l'esito lo dimostr essercstt(, tutto l'opposito, atteso che non passarono molti mesi che la colonna si Irovir tessae rottal glusto sopra il nuovo appoggio dt mezzo r (fig. 4.1).

l;.q. 4.1.

r \ c l u c s t op u n t o , S i m p l i c i o n o n n c p u i r p i , c s b o t t a c o n g o l l : r i r r c r < t l u l i t r \ : <rr\ccitlcntc in vcro mitravigliosri c verlmentc iro,/u. .p?t/, tluanrlo l.rcrir lussc t l c f i v a t o c l a l l ' a I ] t i u g n c r v i l n u ( ) \ r ( ) { ) s t c { l n rt)l j n t c z z o> . I i S a l v i a t : < l ) l c l L r c l L s i s i c u n n r c n t c c l c r i v i rc t : l i , c l a r i c o n o s c i r r t a a g i o n r l c l l ' c l l c t t oJ c l l l r r n r r r r a r , g l i l t c g r c r c l r c l c p o s t ii n p i i t n r rt c r r a i c l L r cp c z z i r l c l l r r( r L r n l a , s i v c c l d cc h c I ' t r r r i r< l c ,

108

Il ptobkna

di Calileo

La prirta gior ala dei irani

109

i travi, su'l quale appoggiava una delle testate, si eta, per la lunghezza del tempo, infracidato e avvallato e, restando quel di mezzo durissimo e forte, fu causa che la met della Colonna restass in ara, abbandonata dall'estremo sostegno; 6nde il ptoprio soverchio peso gli fece fare quello che non avtebbe fatto, se solo sopra i due primi si fosse appoggiata, perch all'ar.vallarsi qual si fusse di loro, ella ancora I'avrebbe seguito > (fr9. a.4.

Fi9.4.4. rnateria delle resistenzeessereun campo peno di belle ed utili contemplazioni; e se vi conrentate che questo sia il soggetto de i nostri ragionamnti di oggi, a me, e ctedo al Sig. Simplicio, sar1"lratissimo >. Salviati s'apprestadunqu a illuitrare quel Jhe egli ha appreso( dal nostro . Acca.lemico [co 4, Galileo], che sopra tl materia haveva iatte molte speculazioni, e tutte, conforme al suo solito, Geometricamentedimonstrate,in odo che, non senza xagione, questa sua potfbbe chiamarsi ufla nuoya scienza >r. E subito, per, il discorsosi inciampa nella ricerca del percbda che cosaderiva : Ia resistenza uo solido alla rortua? Quale ne la iaara? di < Segniamo il Cilindro o Prisma AB di leqno o di altra materia solida e cornte,fermato di sopra in A e pendentea piombo, al quale nell,altra estemit..B sia aftaccatoil peso C (frg. 4.5): manifesto che qualunque s sia la tenacite coereza. di loro delle parti di essosolido, put che non sia in6nita, tra

Fig. 4 2.
L'osservazione di Galileo esatta, e oggi noi possiamo estenderne la portata dicendo che n qualunque struttura isostatica, ossia dotata di vincoli strettamente necssari per evitare moti o spostamenti rgidi, eventuali cedimenti o imperfezioni non inducono alcuna sollecitazione nella struttura stessa la quale si < adagia > nella nuova configutazione. Tale il caso della trave su due appoggi (frg. a.r. Se invece i vincoli sono sovrabbondanti, e cio se la struttura iper-

Fig.4.l. statica, a causa dei cedimenti possono insorgere deformazioni e conseguenti sollecitazioni, anche in assenza di carichi esterni. Tale il caso della lrarc czftiflaa s! tre appoggi disegnata nella fig. 4.4. L'esempio qui addotto non corrisponde, in verit, al precso argomento che syolto nel dialogo tra Salviati e Simplicio. Ma, in ultima istanza, Ie conclusioni convergono, Ormai, I'attesa di Sagredo s' fatta viva: ne vuol sapcrc di pir su questa nnua scieuqa, incalza I'amico: < Adunque, Sig. Salvilti, spinatecj qucsti sc()gli e c e c l i s c h i a t a t c c il u e s t e s c u r i t ,s c n c h v c t c i l n r o c o : c h b c n c o n i c l t u r ' ' . c l u c s t r o

I;i!. 4. .

110

.Il Probhna di Calileo

La :ecolic giorxata: il grane probhna

1l l

potrr esser superata dalla forza del traente peso C, la cui gravit pongo che possa accrescersi quanto ne piace, e esso solido finalmente si strapper, a guisa d'una corda. E s come nella corda noi intendiamo, la sua resistenza detivate dalla moltitudine delle fila della canapa che la compongono, cos nel legno si scorgono e sue fibre e filamenti distesi per lungo, che lo rendono grandemente pir resistente allo strappamento che non sarebbe qualsivoglia canapo della medesima grossezz^ | ma nel Cilindro di pietra o di metallo la coerenza (che ancora par maggiore) dele sue patti depende da altro glutine che da filamenti o fibre; e pute essi ancora da valido tiramento vengono spezz^tr >. Il problema difficile; di pir, per le conoscenze scientifiche che potevano essere accessibili a Galileo, insormontabile. La neccanicadel/a rattua riuscita solo fecntemente, e non senza incertezze t:utfota perduranti, a chiarire le ragioni del fenomeno, riferendone gli aspetti macroscopici alle nozioni acquisite dalla fisica dello stato solido a livello molecolare. La soluzione indicata da Galileo perci lacunosa e oggi pu apparire ingenua; < volendo voi sentir' il mo pensiero intorno alla resistenza all<r strappars de i (...) corpi la cui testura non di flamenti, come quella delle funi e della maggior parte de i legni (...) [dir che] la coerenza delle parti loro in altre cagioni par che consista, le quali, per mio giudizo, si riducono a due capi: l'uno de i quali quella decantata r.-pugnanza che ha la natura all'ammettere il Vacuo; per I'altro bisogna (non bastando questo del Vacuo) inttodur qualche glutine, visco o colla, che tenacemente colleghi le particole delle quali esso cofpo composto )). Questo appelkr al vuoto, all'impossibilit del vuoto, un residuo omaggio alla fisica aristotelica, ma trova, seconcloGalileo, una conferma sperimentale : non forse vero che posando l'una sull'altra du piastre ( esquisitamente spianate, pulite e lustre >, se si solleva la superiore, questa < si tira dietro I'altra e perpetuamente la ritiene sollevata, ancorch grossa e grave >? Ci mostrerebbe, appunto, << l'orrore della natura nel dover ammettere, se ben per breve momento di tempo, lo spazio voto che tra di quelle rmarrebbe ayanti che il concorso delI'aria circostante l'avesse occupato e ripieno >. Diciamo subito che l'inteligenza di Galileo troppo acuta e indagatrice per restar paga dell'antico assioma contfo il vuoto, attribuendovi la causa della coesione. Le righe seguenti sono molto belle, soprattutto per il rigore rteodoLgico Converr che in essetraspa(e: << dunque dite che, pur per violenza, o contfo a naruta, il Vacuo tal'or si conceda (bench l'opinion mia che n.issunacosa sia contro a natura, salvo l'impossibile, il quale poi non mai). Ma qui mi nasce un'altra difEcolt; ed che, se ben l'esperienza m'assicura della r.erit della conclusione, l'intelletto non resta gi interamente appagato della causa alla quale cotale effetto viene ttribuito. Imper che I'effetto della separazione delle due lastre anterore al Vacuo, che in conseguenza alla sepataztone succederebbe: e perch mi pare che la causa debba, se non di tempo, almeno di natura precedere all'cffetto, e chc d'un effetto positivo positiva altres debba esser la causa, non cst() capace comc dall'adercnzaclelle due piastrc e cclaripugnanzn all'csscr scprmtc, cftctti c h c g i s o n o i n r t t o , s i p o s s ar c f c r i r l c l g i o n c l l V t c u , r , < l r c r t o n , n r : r c h c

havrebbe a_seguire; e delle cose che non sono, nissuna pu esser l,operazionc, conforme al pronunziato certissimo del Flosofo lAristteel ,. Di qui in po, il dialogo si fa accentuatamentedigressi-.o: i temi classici della sica aristotelica, sollevat dall'argomento sul vuoio, prendono il sopravvento: sono studiati, ad esempio, problemi di natura qeometrica attinenti all'infinito e all'nfinita divisibilit di corpi. L,occasione" data dall,ipotesi, zyanzata da Salviati, che la resistenza alla rottura si spieghi per una <(lpugnanza >> ogni inntesima patticella del solido, inizlalmnte unita allaparti_ al di _vuoto celle contigue. Ma sul vuoto Aristotele aveva detto la sua: vi aveva coll{atr) una tanto tenace quanto errata sulla caduta dei grati. Ed ecco, allora, _teorla che la disputa tra gli interlocutori si rivolge a questo soggetto sul quale Galic<r poter.a esibire i suoi celebri risultati sperimentali. Dalla caduta ei gravi al moto del pendolo il passo breve; infatti il successivo ceotro di intressc il pendolo con la legge poco intuitiya eppur indubitabile di isocronismo dcllc piccole oscillazioni. E infine: dalle oscillazioni libere del peodolo, alle sue oscill.lzioni lorzzte, otteflute (( soflando ) itmicamnte sulla sfera, e, ancora, alla perizia di un tal campanaro che sapeva far suonare da solo una gr(,ssissitnt campana agendo sulla corda con impulsi dati a tempo. P e r q u e s t i r a p i d i p a s s a g g i c o m s e l a c u r i o s i r d e i d i a l o g r n t i s i a n i m : r s s c . vieppii, allatgando la cerchia delle domande, la prima sioata si concluclc r r r l l ' e s a m e d e l m a r a v i g L i o s o r o b e m ad e l l a c o r d a e l l a c e " r e r o J e l c i m b n l r ,r , ; < p a ,.r che cosa dipende l'eltezza dei suoni delle corde vibranti? Galileo anchc di (lucsto s1 efa occupato, sperimentando e fofse piuttosto sapendo scrutate ncllc cose pir comuni una nascost atmonia, una trccia delle orma: egli intuiscc t', 'si che I'zltezza del suono legata alla ftequeoza, e questa alla lung:hczzl, llla ui()ssezza,alla densit e alla tensione della corda, scondo rapporti errstirrrti , l , c n e i s e c o l i s u c c e s s vs a r a n n ( ) i t r o v a t i . i r

4.3

LA

SECOND,{.

GIORNATA:

IL

GRANDE

PROBLEMA

tl Signor Salviati arriv un poco in ritardo all,appuntamento della scconrlir r',i,rrrrata, come si conviene nelle lezioni accademichi. I due allievi. S^src<|, c Srrnplicio, si giovano quindi dell'attesaper ricapitolare le nozioni "pyrrcs"., circ,r ,lLrcllaresistenzache hanno tutti i corpi all,esserrotti, dependenteila <1ucl glLr_ l|rc chc tiene le pafti attaccatee congiunte, s che non senz^.rna p()rcnrc llrzzi, rnc ccclono e si separano), e intorn(, alla << causacli tal coerenza,chc in alcuni v , l i t i g a g l i a r d i s s i m ap t r p o n e n d o s i p r n c i p a l m e n t eq u c l a d e l V a c u o . > . , S a l v i a t ie n t r a s u b i t o n e l t e m a : < < i t o r n a n c l r s u ' l l o i o c ( ) m r n c i a t ( )t.) r ) s t i r R , 1 t , r l u t t | . r c l l a s i a l a r c s i s t e r z a< e i c . r p i s r l i c i a l l ' c s s c r c l . r c z z r r t i L r i r rv i , , e s i 1,cr l ( r l i r t t ' r z z i ( ) n c , b a s t ac h c i n ( l u l ) t a l ) i l m c n t c l l a i . l r r . s i i r , , r , a ; I ^ r t u r r l c . r c ' l r l r c g r l n c l i s s i m ac o n t r o l l l t l i r r z a r l i c h i p c r d i r i t t o g l i t i r u , r r r i n , , r cp c r 1 , , p i r ' llii,l(", p.t5l c s(Bs. p

712

Il probkna di Calileo

giarnala: il gtanle pftbletua La sernda

ll3

si ossen a nel violentargli per traverso : e cos vegghiamo una vergaJ pel esempo, d'acciaio o di vetro reggere per lo lungo il peso di mille libbre, ct'e frtta a squadra in un muro si spezzet, con l'attaccargliene cinquanta solamente: e di questa seconda resistenza deviamo noi padare, ricercando secondo quali proporzioni ella si ritrovi nei i Prismi eCilindri simili o dssimili in figu ra, Twnghezza e grossezza, essendo per dell'istessa materia. Nella quale specolazone io piglio come principio noto quello che nelle Meccaniche si dmostra tfa le passioni de Vette, che noi chiamiamo Leva, cio che nell'uso della Leva la forza alla rcsistenza ha la proporzion contraria di quella che hanno le distanze tra 'l sostegno e le medesime forza e tesistenza >>. Ecco dunque chiarito l'ortzzonte scieifta della ricerca: non piir per venire a capo dell'oscura causa, ma per esaminate semplicemente come fa" reslstenza si manifesti nei diversi casi strutturali. L'esperienza dimostra che una trave caricata tfasversalmente al suo asse, ad esempio una mensola, resiste assai meno di una stessa trave, di ugual materiale e di identiche dimensioni, caricata assialmente. Come si pu chiarire questo fenomeno? Galileo ha fiducia che bastino a tal fine le legg di equilibro della leva, gi note ad Aristotele e chiarite - anzi < dimostrate > - da Archimede: per questo egli riprende, nel dialogo, la trattazione di Archimede operandovi quel miglioramento che abbiamo riferito e discusso nel cap. 1 (fig. 4.6). Inoltre, sempre a proposito della le.r'a, egli avverte I'esigenza di tener coflto, talvolta, del peso proprio che grava sui bracci, generalmente ignorato dalla teoria classica, ed introduce perci una < distinzione tfa queste due maniere di considerare, chiamando un prerdere asn/atamenteqwello quando intendeteino lo strumento preso in astratto, cio separato dalla gravit della propria materia; ma congiungendo con le figure semplici ed assolute la materia, con la gravitt ancora, nomineremo le figure congiunte con la materia tlomenfo ct lorZa tolpo'ta >.

Sinora proseguiamo la lettuta del testo galileiano, apprezzandone la suggestiva semplicit e bellezza, ma anche notando, da lato, i suoi limiti obiettivi. Dopo aver parlato della leva, modello fondamentale di tutta la successiva analisi, Galileo fotmula e risoh.e, a suo modo, quello che, sotto 1l prlfll tlorio, cettamente il pir dibattuto e impottante problema della scienza delle costtuzioni. Ancor oggi esso comunemente indicato come problexta di C iho: riguarda la tesistenza a rott:ura di una trave a mensola caicata d'un peso alla sua estremitr libera (frg. 4.7). < Or tornando al nostro primo proposito - dice Sah'iati -, intese tuttc le cose sin qui dichiarate, non sar diflcile l'ntender la tagione onde avveng che un Prisma o Cilindro solido, di r.etro, acciaio, legno o altra materia frangibile, che sospeso per lungo sosterr gravissimo peso che sia attaccato, ma in traverso (come poco fa dicevamo) da minor peso assai pott tal'volta esscrc

Fig. 4 6.
Purtroppo la fiducia di Galileo sul poter spiegare tutto mediante le sole eggi di equilibrio eccessiva. Implicitamente, e quasi di soppiatto, si insinua nel suo discorso qualche ipotesi d'altro carattere, sul comportamento reale della trave sollecitata e sulle modalit della rottura. Ma per riconoscere l'inadeguatezza d,eImodello statico e per arricchire il lessico usato di nuove valenze espressive, atte a rispecchiare Ia complessit rlel fenomcno, a strada sari lunga e imDervia- comc vccrcmo.

Iti1. 1.7.

714

Prable'a d Cabho

di Riferiari I <Probleta Gatilco,t

115

spezzato, secondo che la sua lunghezza eccederL sua grossezza. Imper che la figuramoci il prisma solido ABCD, litto in un muro dalla parte A, e nelI'altra estremit s'intenda la forza del Peso E lintendendo sempre, il muro esser eretto ^Il'Ofizzonte, ed il Prisma o Ciljndro fitto nel muro ad angoli retti): manifesto che, dovendosi spezzare, si romper nel luogo B, dove ll taglio del muro serve per sostegno, e la BC per la parte della Leva dove si pone la ibrza; e IzLgrossezza del solido BA l'altra parte della Leva, nella quale posta la resistenza, che consiste nello staccamento che s'ha da fare della parte del solido BD, che fuor del muro, da quella che dentro: e per le cose dchiarate, il momento Aella fotza posta in C al momento della resistenza, che sta nella qrossezza del Prisma, cio nell'attaccamento della base BA con la sua contigua, ha Ia medesima proporzione che ).a lunghezza CB alla met della BA; e per I'assaluta rusen<a all'esser ratta, che nel Pritna BD (la quale assoluta resisienza quella che si fa col tirarlo per diritto, perch allora tanto il moto del rrrovente guanro quello del mosso), all'erer rotta con l'aialo della Leaa BC, lta la nedesina praporTione clte la lunglte41a BC alla net di AB ml pritna, che nel Cilhdro e il inidianelro della sa base. E questa sia la nostra prima Proposizione,,.

4.4

RIFLESSIONI

SUL < PROBLEMA

DI

GALILEO

>

E bene fat sosta qui un momento, e riconsidetate criticamente rutro questo discorso, esponendolo in modo pir esplicito. Anzitutto Galileo fa riferimento al concetto dt resistexTa assohttae la definisce come < quella che si fa col tirar (la trave) per diritto >. In altri termni, si ttatta del valore limite che pu esser lrggiunto dalla forTa assialeN che lungo la sezione a-a una parte dlla trave soggetta a trazione esercita sull'altra. La forza. N , in verit, urio srrano personaggio: ssa traduce nel linguaggio della statica, e cio in termini di foize, lrn fatto che, di per s, ha natura geometfica. Osservando la trave della fig. 4,8

possiamo notare che la patte (a) e la parte (ct'), rspetto alla sezione trasvcr'sale le a-a, sono tra.loro canxesse; patticelle mtLteiah di (oc)che s'affacciano sulla sono unite alle cotrispondenti particelle di (*'). Ota immagniamtr sezione a.ua di rendere ( operante )) la divisione della trave in due porzioni, separando idealmente (c() da (c'). Se la cosa accadessenella tealt, la taYe cos divisa si comporterebe in modo ben diverso dal sistema inizialmente considetato: ad esempio, mentre n questi la patte (a) impedita a muoversi, nel sistema diviso, la itessa parte (a),-libera nllo spazio e soggetta al peso P (oltrech all'eventualc peso proprio) tenderebbe subito a cadete. Questo pu esser inteso come prov .lla tesi che (cr) e (oc') si scambiano lungo la sezione a-a opportune azi.ni mutue. Ebbene, a questo Punto stabiliamo un postulato fondamentale: qtrcllealiotti gezmelria tra /e parli (c) r (oc') natae clte nel sisiena rea/e esprimono la coraessione plrtlno rem\re e$er trddall in axa distrbtTione d flr<e lP\licate sa anbedte h Jaccc dela scomessioxeideale cJted luoga al sisema daiso, in ai (a') e (a') lara tr't k)ro separate.Secondo Galileo la ridaTione pw esser ancor Pi spinta: le forze agcnti sulle superficie della sezione a-a si dispongono normalmente alle superficic stcssc e sono istribuite con legge uniforme, per cui suffcienteconsiderarnela risultante N applicata nel bricento. Ben presto ci si accorger per che l lingtaggio ridnttiao proPosto da Galileo lrlppa Paaerae non riesce a distingucrc i" dn upptoptiato i diversi comportamenti che si riscontrano nelle strutturc, sia per la dcrizione del fenomeno di rottura, sia per la descrizione degli aspctti defrmativi. Un primo passo innanzi si farLsupponendo una dstribuzionc clisuniforme delle forze superficial, semple supposte ortogonali ala scziollc: gi con Mariotte, con Bernulli e poi con Eulero tale arricchimento del moclcll<r qru ritenersi acquisito. Un secondo passo sar compiuto verso la fine ccl Sctdi iccento da Coulmb, il quale dimostret I'esiger1a associarealle forzc clistril>uite normalmente alla sizione, anche forze uLngenzrali. Nel XIX secolo, lroi, i lioguaggio si render ancor pir articolato quasi per comPensarecon l'aggiunta -la formali ridaliane statrca mai rinnegata: clapprima atl ,i nJor"possibilit ,,pera di Navier e soPrattutto di Cauchy per l'analisi di un qualunquc ctxlrtr t riclimensionale, e infine dai fratelli Cosserat con la loto teoria sui ( c()ntior'ti polari > (cfr. cap. 11). chc Galileo consapevole che la forza N esptime un'azione i !nat <'ssv'" N dellc lirrzc strpcrrull'azioneche (a) esercita su (a') mediante la risultante lciali agenti sulla faccia A dela sconoessionea a, ctlrrisponclc ugulc c c{)rltr,rria lJ risultante N clelle forze superficiali agenti suila faccja.'\' clclla mc<lc(fig. 4.9). Sin dala prma giornata <lei Drttrti chc sti:tnrt' snra sc<rnnessione : c s l m i n a n d o , e q l l v e v : r ( ) s s e r v a t ( )< ( ] u e l f i l o c h e s t r c t t ( ) t r a l c c i t a n ( ) n s c g t l c clri, c()n <lurlchc forza tiranclolo, vorrcblle cli tra esse s()ttrarl(), rcsislc Pcrch , l r tt l , r p p i t c o m p r c s s i o t t c i c n r i t c n u t o ; a v v c n g a c l l c n ( ) n m c n ( ) i l t i t o s L r l l c l i o r c v '. c ( ) n f r ( )a l l ' i n t t r i o r c , c h c q u c s t ( ) s i p r c n r a c ( ) l r t r ( )i l c l u c l l r > lrcnrc

+.,\. ./.q.

' I l h i , l c r r t .o . 5 7 .

116

n prcbhna di Galiho

Rifle$iotti s

<problena di Galileo>

117

Pir in generale,quando in una trave piana sono presenti un carico assialeP e un carico trasversaleQ, le tensioni atttibuibili a una sezione a-a normale all'assesono composte da forze interne superficiali 6 perpendicolari alla sezrone stessae da analghe foxze intet.ne r agr lzflgen ialmente. lecito allora ricondurre le o e le alle loro risultanti idealmenteapplicate nel baricentro G della sezione;si ottengono cos (fig. 4.10): "t) Ia farTa asiale (o normale)N, tisultante delle o; la farqa di taglioT, risultante delle r; 2) 3) i\ nonento letlente M, momeflto risultarite delle o rispetto al baricentro G.

Fig.4.9.

N. dunque rhrqa ienta; e ixterne sono pure quelle forze superficiali di . cui si sopra padato. Queste possono esr"re misuiate in termini di < forza. pet.unit. di superficie>. Se, ad esempio, si considera un,areola AA sulla faccia A, e se AF la forza complessivzr, di essaagente, si costruisceil rapsu pofto : AF A (4.4.1) Fiq.4.10. Riferendo la trav agli assiy, z, posti come nella fig. 4-11',con z cio sulla linea d'assedella trave che congiurge i baticentri delle sezioni tasversali, e y perpendicolarea z, d'uso accettareuna convenzione sui segni di N, T, M.

che rapptesenta_ appunto la fotza pet unit di supetficie con ugual direzione e,stesso verso di AF. Se poi, cor riguardo ad un genericopunrJdella sezione, fafeola l\r. tenclea zero e tende contestualmente zeto la fotZa AF, plau_ a sibie supporre significativo il npporto liaite: o: dF dF
/4 1)\

che prende il nome di tenione nel punto consderato rispetto alla giacitura della sezone a-a. .La_(4.4.1) pu essere interpretata, naturlmente, come tenslone medta.su AA. F, o.wjo che, quando la tensione disttibuita uniformemente r t^pp:.tt, 9.4.7) e^(4.4.2) coincidono : qusto il caso che s verifica nel_ :," +,. l ambrto dell'rpotesi di Galileo, dove addirittura superfluo valersi della notazione yettorale, poich ivi la tensione a priori perpenicolare alla sezone, oncle risulta senz'altro:

N (4.4.3) lti,4.1.11.

118

Il prcbhna

di Calileo

Rife$ioni ul

<Probleua li

Cabho>

119

Si consideri una faccia la cai norma/eeftema abbia verso concorde con I'asse z: la forza normale N e la forza di taglio T sono dette positve se il loto verso concorde quello di z e di y rispettivamente; l momento flettente M poi .con detto positivo se levogiro. Naturalmnte, per la laccia che sta dirimpetto, on normale esterna_ negativa, N, T, M sono positivi se di verso opposto. per ci che riguarda N la convenzione riflette una chiara altetnatjya meccanica: la forza_normale positiva esprime fraqione e la fotza notmale reg tj.va tompr$iofie. Le grandezze N, T, M prendono comunemente il nome di caraltteri:ticbe d.ellanllecitaqione. facile capire come le caratteristiche possano essere deter_ mrnate.: imponendo I'equilbrio di una delle parti idealmenie separate (fig. 4.10), segue immediatamente che : 'l) la forza normale N la risultante assiale delle forze srerne (attive o reattive) agenti da una parte o dall'a"ltta della sezione a_a; 2) la forza di taglio T la risultante trasversal all,asse delle forze esterne agenti da una parte o dall,altra della sezione aa; 3) il momento flettente M il momento risultante, rispetto al baricentto della sezione, delle forze esterne agenri da una pat-e o dall,altra della s e z l o n es f e s s z . Ormai possiamo tornare brevemente al problena di Gali/eo chiarenclo, in termini pir spediti, il senso della sua soluzion, peraltro insoddisfacente. per la tfa\.e soggetta ^ trazlone semplice, Galileo ammette implicitamente che Ia ten_ slone non possa suFerareun valore limite o,r_, oltre il quale si avrebbe rottura: ne segue allora un valore limite Nr,_ anche per Ia fotiz normale:
Ntt: ol-A.

da cui:

N,,-: ? Q"

,I

(4.4.1)

e questa appvnto l Prinl4 proposiliorestabilita da Galileo che abbiamo letto sopra. Ben inteso, non si deve dare troppa fiducia alla (4.47), poich, come vedremo, essa non valida ! Forturatamente per, molte delle conseguenze che si possono trarre, e che Galileo stessoha tratto, da'lla (4.4.7) sono vritiere e imoortanti: su di esse necessariocenttareI'attezione. Intaflto, elaboriamo un poco le conclusionisinora raggiunte.Ossetviamoche:
Nrr.-or,-A:orr-BH

(4.4.8)

linite cine l trave pu al massimo esprimere , nelperci, il noneta re.tis/.ettle I'ipotesi galileiana:

N,,1I,,.: +:.,,^!t"1

(4.4.e)

Ad esso corrisponde la determinazionelimite del carico Q" pet il qualc,

(4.4.4)

essendo A l'area della sezione trasversale. Detto p" il carico assiale cotrispon_ dente al collasso, \a reistenTa a$a/ata di cui parla Galileo, coincident. .o., r,., e oata da:
l\ t)

f lH *-

r-r-f| | -+-H i - --t- '


B '

(4.4.s)

Consideriamo ora"la. tra.ve a mensola rappresentata nelta fig, 4.1.2, di sezione r e t r a n g o a r e a s u a u n g h e z z a a l e l . i l s u o i p e s s o r eB e l a s u a i l L e z z a l . C a l i l e o : v F fltiene possibile assimilareil suo comportamento, all'atto del collasso, a quello di una leva angoare con il fulcro sul lato inferiore della base d,incastro: un braccio di.sposto secondo la lunghezza della rrare. essendo gravato alla sua estremit del peso Q", mentre l'altro braccio disposto secondo l"altezza,essendo sollecitato dalla distribuzione uniforme delle teisioni limite o,,- (e gui sfa I'er_ rore!1, ot'tero da,lla forza normale limite Nri- applicata a meti' d,elf'aItezza. La legge di equilibrio dela ler.a forniiie all.,ra:

Nri.

Q.l:

N,,,,, ;

IJ

t(4.4.6) ltig, 1.12.

1,?0 o oltre il quale, si verlca il collasso: Mrt-: ossia: a-, '<" M,r. I Q"l

ll Prcbhna '11 Caliho

t21
La ragione owia, poich il momeflto tesistente limite nel primo caso :

(4.4.10)

Mlti:

d'l'

(cb\.(ar\2

(4.s.1)

dove abbiamo utrlizzato, seflz'alrtto, la fotmula coretta (4.4 72); e nel secondo caso :

(4.4.11)

: q. (ac).(cb)z onlii,, Vale quindi la proporzione: Mji, :Mjil, : (at) : (cb)

(4.5.2)

Ecco: questa formula esatta, nel senso che il carico di collasso lesato al momnto limite secondo la, (4.4.11) in una trave a mensola indeformabile o quasi, sino al momento della rottura, pet tna fotza concentfata alla sua estfemit. libera. Tutto sra, per, a valutare correttamente Mrr-; la (4.4.9), ossia la:
lvrttn: drim_

(4.s.3)

BH'
?

ossia: < Concludesi(...), la medesimariga o Prisma pir) largo che grosso resister la piir all'esserrotto per taglio che per piatto, secondo proporzione della latghezza )t. alla sfossezza .|

subordinata all'ipatei erraneadi una distribuzione uniforme delle tensioni orr_ sulla sezione di incastro e non pu essere quindi acceftata. L'espressione ciretta invece;

M,r. : orr^ jil

RH2 lt L 1)\

che dimostreremo in seguito. Ora, confrontando la, (4.4.9) con la (4.4.72) si riconosce tuttavia che, da un punto di vista qualitativo, la soluzione d Galileo riesce a render conto degli aspetti essenziali che carattetizza.no la resistenza limite della trave. Dalla (4.4.11) segue che il carico di rottura inversamente proporzionale alla lunghezza l, mentre dalla. (4.4.12) [e dalla (4.4.9)] detiva che la resistenza cresce col quadrato d,ell'altezza.H, I problemi successivi rislti da Galileo nella seconda qiornata d,et Di:corti conducono fondamentalmente ad ingegnosi corollari di talL affetmaziont.

Fig. 4.11. A questo punto Galileo vuole esaminare seParatamente I'influenza che ha sulla rottura un accrescimnto in ltnghezza. della trave e un accfescimcnt() clella sua (( grossezza )t, cio della sua sezione trasvetsale. Giustamente per egli vuole, nel primo caso, tener conto del peso proprio che, naturalmente, aumcntr Conviene ota chc cosc la mensola pir lunga. Ecco Ia ler7a propari<ionsi << mincamo a investigare secondo quale proporzione vada crescendoil momcnttr clclla propria gravit, in telazione alla propria resistenza all'essere slczzato irt un Prisma o Cilindro, mentre, stando parallelo all'Orizzonte, si va allunganctr; il qral none o lrctuo atdar crescerdofu drplicata proporqian di qtclla dcl'alhniattanto > (fr,g. 4.14). lnfattr il momento reattivo in A per la travc (1) ci lunghczza .i\B ,- lt soggctta al peso proprio q (frrrza per unit cli lunghczza)

4.5

COROLLARI

Cos, ad esempio, Salviati presenta la vrcrda propotiTiona: <eui possiamo mmediatamente intender, eane cal! clteproporqiorc reirla pit tttt uerga,o uog/iam dtr Printa pi larga chegro''so, all'esvr rofto, fattogli forqa wcoxdala sia lungfuq7a, c/tesecorulo grosseTTa. la Per intelligenza di che, intendasi wna riga a d,la u iar' ghezztt sia a c, e la grossezza,assai mnore, r : si cerca perch, volendola romper per tagli<r come nella prima figura (frg. a.1,3), resister al gran peso T; ma p()staper piatto, comc nella seconda figura, non resister rll'X minore clel T > s. s lbidcrr. 15t. o.

(rg.4.15): ML, q

ri
2

(4.s.4)

't22

Il probhna

di Calileo

123
Da cui segue:

Ml:Mi - li:13

(4.s.6)

( Mostreremo adesso,nel secondo luogo, secondo qual ptoporzione crescala ne all'essetesPezzati i Ptismi e Cilindri, mentre restino della medesima resistenza la hnghezza e si accreJca grossezz . E qui dico che.:Ne i Pritni e Cilindri egnl' grossi, la resislexTaall'erer rotli crercei triplieala ,/es laryhi, nta disegaalmente de i dianetri delh lor grore7le, eiodelleor bati>.. prapar<iln - >> Iniatti, se I'accrescimentodella < gtossezz2 awiene rispettando il rapB, porto tra |'altezza H e lo sPesso(e posto :
B:aH con a coelljciente costante, si ha: r\r ,"tim
-

(4.s.7)

9!q

-H,l

(4. s.8)

ossia la resistenza proporzionale al cubo dell'altezza, come alTerma la precedente Etarta prcposilioae. Nel caso del cilindro a base citcolare di diametro I-I, (fig. a.16) vale poi una telazior'e analoga alla (4.5.8): Iio 4 1.1 Mrr- : orr- PH3

(4.s.e)

e p e r l a L r a v e( 2 ) d i l u n g h e z z aA C = l , :
l\f:i

"

l2 'z

' z

/4(q\

c'love p un opportuno fattore nume(lco. Simplicio, al solito, vuol dir la sua: egli ha inteso benissimo che il carictr ti rottuia Q" per una mensola dipende Aalla' Iwnghezza l; ma second() l traclizione, era ionvinto che anche il catico di rottura a trazione semPlice dovessc climinuire all'aumentare della ltnghezza del ttave o della corda cui fosse appeso' Salviati, con brevi parole, lo libera dall'errore e quindi passa al confronto cli cilindri dir.ersi per lunghezza e per diametro della base: con quale legge varit il carico di collasso Q"?

G
li - =--:

D .D

'ii;iir,iiil,i',Liri(i[i,,rlrtrrtrNltiiltl[\ili
F
l : i . q1 . 1 5 . . I;.4.,1.16.

1a

prabhr/a

di Ca/iha

Galleo e il Probh"ta delle ttasime dimeniaxi

125

La risposta owia: M.r- obbedisce alla (4.5.9) ed legato a Q" dalla (4.4.11).Si ha pertanto:

cor. u, a' coelcienti assegnati.Il peso complessivo Q di una qualunque d i esse :


Q:yBHl:y*a'213

Q": o,r-il

AIfs

(4.6.3)

(4.s.10)

Forse Galileo non sospettava che le sue contorte proposizioni e le sue movimentate dimostrazioni fosseto cos elementari e quasi owe : ma egli era impicciato dal suo ragionar geometfico, essendogli estfaneo il semplice fotmalismo algebrico al quale siamo oggi a\ryezzi. Ancota una r.olta viene in luce i grande ruolo dello stramentalitgui.rtico che ha consentito alla scienza d staccarsi gradualmente dall'immediatezza de concetti e dal lento procedere degli argomenti accessibili al linguaggio ordinario, per correr veloce tra i giochi formali dei linguaggi astratti, dove ogni passaggio riassume e quasi nasconde faticose catene deduttive, accogliendole in s, una volta per tutte. Ad esempio, l'illusttazione che Galileo costretto a. dare della.(4.5.10) suona cos\.. << Prmi I e Clindri di cliuersa laryIe71a e grasre<<a arro le lar reistenqe all'etser rotti di prlplr<iarc con|zrte della proporqote de i arbi de' dianetri delle lar bai e della proporTiow delle lar hngl)e7qepermatatan/ te prere >>(qainta propotiliarc).

e pu essereidealmente applicato nel baricentlo del prisma a dtstanza ) Aalla base d'incastro; d'altro lato Mr,-, Per la (4.4.12), vle:
1 \rrI n m iY
--l-lr'

6ri.

Rr2 -

d!!q
^

-^ -

rlr

(4.6.4)

Per l'equilibrio al linite, dev'essere:

Mrr-: a+
ossla:
ori'

(4.6.s)

rl3 o(o(

-'-,,onrlo

(4.6.6)

Da cui deriva la determinazione della massina lmgheSa possibile: 4.6 GALILEO E IL PROBLEMA DELLE MASSIME DIMENSIONI l: Tralasciamo la sesta teti, e veniamo invece al tema successivo che Galileo affronta formulando quattro proposizioni, dalla seftina al7a,dena. Vien qui ripresa la domanda che all'inizio di tutto il dialogo aveva animato la curiosit degli interlocutori: esistono limiti dimensionali delle strutture? Se vero che la resistenza decresce se si passa dal piccolo al grande, pur conservando le propotzioni, si d una misuta massima oltre la quale non si pu andare? E corne d c t e r mi n a r l l ? Dice Salviati : < lo, dopo un lungo pensarvi, ho in questa maniera ritrovato quello che seguentemente sofl pet approntarvi. E prima dimostrer che: De i Prisni o Cilindri sinili graai, ax solo e anico quello che i riduce (grauata dal proprio puo) all't tino rtata lra l0 tpeqTari e'/ rortemrci interl: s the ogti ttaggiore, come ir/P7t e a reslere al proprio pesa, s ronper; e ogni minore re ste a Erahhe farqa cln gli ueng,a fatta per n?zperla >. La dimostrazione di questo asserto procede al solito, per 1ja geometrca con l'uso reiterato di proporzioni, e, nonostant il parere di Sagredo che la trov < chiarissima e breve >r abbastanza contorta. Ma noi possiamo ridurla cos: si considerino mensole prismatiche (a base rettangolare) di comune peso specifico 1 (peso per unit di volume) tra loro simili, tali cio che dl'tq, (4.6.7)

Sagredo resta colpito da un risultato cos interessante e, a Parer su()' n r.rnoio dal verisimil >. F,d, incalza I'amico: < Bsognerebbe dunque alterarc assai la proporzio ie tta la. l:ong}'ezza e la gtossezza de Ptisma magglore, col.l 'l reggersi I'inErossatl o scorciarlo, acci si riducesse allo stato ancipite tra e 1 spezzatsi; e l'investigazone di tale stato penso che potesse esset'altrcttanto ngegnosa >. <Anzi - risponde Salviati - pil presto d'avvantaggio, come anao piu labotiosa; ed io lo so, che vi spesi non Piccol temPo per ritrovarla, ed ora voglio partecipatvela. Dato dunqae un Ci/iadro a Pvta di ttastittttt lrrngtteTTada non isser dal tua praprio ?etl l/e<<ato, e Aatu trna hugbel7.a ttaggior.e' troiar'l) grareqqa d'an altro Cilindra o Ptisaa chesotla la data hrtgbella sia /'trrrico e maJsinl resisterte al pt lprio ?e,to >>. galilciano, Questo il problema; e la sua soluzione richiede, nel dialogo u o,ru o.g" dimstrazione, e molto difficile a ritenrsi a memoria PJ scntlrll "volta r. In realt semplicissima: basta infatti risolvere \a (4'6'7) una sola . Q"ind;' t" l l, la < lunghezza maggiore ) alla quale occorre lssociare la nuova II,, si hl: II,: .I I? rispetto all'altezza H, ricordando che, per definizione, a' :

B:aII ll:,'1

(4.6.1) (4.6.2)

(4,6.8)

126

Il prabhna di Gatitca

Caliha ? il prcbhata delle na'"i"rc

dnwo,ti

127

Significativo anche il problema seguente (noxaproposiqioxe): Dato il << Cilindra AC, qualanque ia il suo noneflto aersl la suaresishxTa,e data qaal ia si lnxgbeqTa DE, trauar la graaeqqadel Cilindro, la tai hngheqqaia DE, e'l saonomenl uerso va reistenqa ritengala nedeina prlpzr<izne cheil momeodel Citindra la AC alla vra > (f,g. 4.17).

delelunghezze;ossia:

r r' , : H l l + t t

1-t I

(4..10)

t-----.-.l_+

t
1 f I lH
c 1

ll commento di Galileo a questi suoi risultati oer le dimensronr massrms delle strutture veramente gustso ; merita di .rr.r l.tto r < Or vegghino comc dalle cose sin qui dimostrate apertamente si raccoglie f impossibiljt del potcr non solamente l'atte, ma la na:(r.]fastessa, crescer le sue machine a vastit imnrensa: s che impossibil sarebbe fabbricar Navilii, Palazzi o Templi vastissimi, li cui remi, antenne, ttavamenti, catene di ferro, ed in somma le altre lor parti, c()nsistessero; come anco non potrebbe la" nrtua far alberi di smisurate grrn<lezza,poich i rami loto, gravati dal proprio peso, finalmente si fiaccherebbcrr ; c parimente sarebbe impossibile far strutture di ossaper huomini, cavalli o altri enimali, che potessero sussistere e far ptoporzionatamente gli uffizii loto, mcntrc trLlianimali si dovesset'agumentaread altezze immense, se gi nofl si toglicssc rueteria molto pir dura e resistente della consueta, o non si deformasscro tali ,,ssi sproporzionatamente ingrossandogli, onde poi la frguta ed aspetto clclI'rrnimalene riuscisse mostruosamente stosso: il che forse fu awertito clal mio lccortissimo Poeta, mentre descrivend un grand.issimo Gigante disse: Non i pa c0mparlir guaxto tia lutgo S smisrralamente httto gro$a (Arosto, Orlando .F'trion, XVII, 30) Il per un breve esempio di questo che dico, disegnai gi la figura cli un'osso rrllrrrrgatosolamente tre volte, ed ingrossato con tal proporzione, chc potcssc rrcl suo aqimale grande far l'uffizio proporzonato a quel dell'osso minorc ncll'rrrrimalpi piccolo, e le figure son queste: dove vedete sproporzionata lgtrnt clrc diviene quella dell'osso ingrandito > (fig. a.18).

Fig. 4.17. Iqdichiamo con I la lunghezza AC del primo cilindro, e con l, la lunghezza DE del secondo; H e H, siano le tispettive altezze (ossia i rispettivi diametri). Trascurando il peso proprio e tenendo conto soltanto del carico Q all'estremitlibeta, il momento relativo all'incastro vale Ql nel primo casoe Ql, nell'altro. Il momerto resterte liaite poi oferto dalla (4.5.9) ed perci pari a o,,-pH3 per il cilindro AC, e a orr.pHl per il cilindro DE. Deve essere allora: Q l : o , , - 1 3 H 3 :Q \ : o , , , , p H l (4.6.9)
lirrsc occorrc circ chc (alilco csagcrt un po' ncgli cscntpi c ncllc cotr'l'r,rttavil, t lrrsioni. ll sul lczionc prcziosa: cgli h,.rsrputo infrangcrc un <ifluso

l:i.4..1.18.

da cui si trae la soluzi<tne: altezzcsono Drofrorzionali le allc radici cubiche

t28

Il Prablena i Calho

Galiteo e it prabhna

detl naiine

dikleniofli

729

pregiudizio : che cio strutture simili si comportino smilmente per la resistenza, quali che siano le loro dimensioni. Chi ritenesse che l'insegnamento di Galileo ormai acquisito e noto agli architetti sarebbe troppo ottimista. Qualche anno fa, quando era ancor in auge una spensierata fiducia nei mezzi attuali della tecnica, erano venute di moda numetose proposte utopistiche sul futuro della citt: proposte tanto mirabolanti e radicali, quanto ingenue e sterili. A partire dal grattacielo alto un miglio di l7rght, si cominci a parlare di una < citt spaziale > raccolta in un unico immenso edificio. Le fantasie << megastrutturali ) non conoscono vincoli di sorta. Dalle idee di l{enzo Tange per Tokio, alla citt aerea di Atata Isozaki, dalla griglia tridimensionale di Yona Friedman, alle architetture arborescenti e alla citt sosoesa di Paul Mavmont o alla citt intra di Walter Jonas , ognuna di queste immagnarie solzioni vive nel mondo beato di Gulliver, dove un bicchiere pu esser reso minuscolo come un moscetino o enorme come un castello (fig. 4.19).

trauare la masima unghega, altre alla quale prolangato, dal sok suo ?rzpril pro ri >>. roaperebbe Per la soluzione, basta applicare, ancora una volta, le formule gi usate; quindi possiamo passatvi sopta, lascialdo al lettore. il determinada. Seguono tr questioni su travi soggette a diverse condizioni di vincolo: < Sin qui si sono considerati i momenti e le resistenze de i Prismi e Cilindri solidi, l'una estremit de i quali sia posttl immobile, e solo nell'altra sia applict^\a forza di un peso premente (...): ora voglio che discorriamo alquanto de i medesimi Prismi e Cilindri quando fussero sostenuti da amendue l'estremit, o veto che sopra un sol punto, preso tra le due estremt fusset posati. E, prima dico, che il Cilindro the grattato dal praprio peto sar rido/to alla nasina Irr4glteqta, olfre alla quale pi xan si nsterebbe,0 rit rtta nel meTo da ut nlo sostegro o iero da .te ftelle ertre/?tit, patr ei.ter hngo il doppio di qtello che sarebbe,ftlo xel //tr7, io sostenat7 in tln r0l ternifle >, (fig. 4.20).

/,4a
A--r_ ,_

*
B

__-__-_--_--__]

1-

-,._

r,

.a_

lti.q. 4.20. La dimostrazione semplice: se per la trave a mensola lunga I il momcnt() rrll'incastro A,

Fig. 1.19.

La << citt intra >>di Valter Joxas.

Galileo si limiterebbe a osservare che in un mondo siflatto si dimenticata la gtar't e il peso pro;rrio dei corpi. Infatti la detiruapraposi1iore discute come <<Da/o tru Prisna a Ci/iuJro eo/ uro Pe.ro,cd il peto rlnssittto ..t/?t/t/a dt cro, (ti poua)

M^: +
t,.," ttlt

(4.6.1)

tlovc q il peso proprio per unit di lunghezza, Per li trltvc appoguiata di v u c c 1 , , i l m ( ) m c n t o m e s s i m o , n m e z z e r a , a l e l

(4.6.12)

o ( l i . , r d c s . : ( i . S i r r h n r i u i ,l l / r t t n c l i . r / r ) ,

I,1,giu. 970, 1

130
Se dunque si pone : M^:Mn:Mrne segue subito: \:27

Poblefta i Galiko

Galilea e l' attini4ry{one

rtntlhftale

"t37

(4.6.13)

(4.6.1,4)
[ip.4.22. at essete spezzato nell'estremit AD a. .u,nafotza pemente nel tetmine B tanto minote dell resistenza che si troverebbe nel luogo CI, quanto la lunghezza (lB minore della BA, come gi si dimostrato. Intendasi adesso il medesimo l)risma segato diagonalmente secondo la linea FB, s che le faccie opposte siano due triangoli, uno de i quali, verso noi, questo FAB: oltiene ial salido nnlratia terr/i e C clte sopra uahrra del Prisma, cio che mero resiste all'essere spelTaio ll?ra'l l',1 dalla;forqa porta i B, qaal la langlte17aCB ninore lla BA>. I-a tesi pu esser dimostrata confrontando i momenti resistenti limite in C e in A: n C,I'akezza della trave data da H I
nn,t, ott. BH'

L'esempio orr. tr^tt^to ttchtama alla memoria di Sagredouno simile delle puestioninectaniche Aristotele (o meglio, come sappiamo,di un autore della di sua scuola). In rcalt un collegamentoc', anche perch le reazioni della trave doppamenteappoggatapossono ssrevalutate medianteun'applicazionedelle leggi della leya. La dodicesima la tredicesinapropotiTiow r.ertono appunto su e simili argomenti che, pet brevit, omettiamo.

4.7 GALILEO

E L'OTTIMIZZAZIONE

STRUTTURALE

Ed eccoci finalmente a un nuovo importante problema che Galileo per primo ha saputo individuare, dandone cor(etta soluzione, pur in un caso partcolare : si tratta di un embrionaleabbozzo di quella teoria che in tempi recenti prenderL strathrale, Naturalmente, consistenzasotto il nome di ottiniqqaTioae Gaileo considera sempre e soltanto il caso della mensola; ma gi qui possibile ticonoscereuna disuniformitL comportamentodel materialesotto carico, di sia questi wnaforza concentrataall'estremito il peso proprio. Infatti evidente che, se la trave prismatica,le sezionitrasversaliprossime a'incastrocome a-a, sono pi sollecitatedelle sezioni prossime al lembo libeto, come b-b, e quindi, all'atto della rottura, quando la sezionedi incastro gi al massimo delle sue capacit di resistenza,le sezioni intermedie conserverebberoancora qualche risorsa, senzatuttavia poter giovate alla soprawiyenza della struttura (frg. 4.21). La tray prismatica noo tealzzadunque il miglior utilizzo possibiledel materiale.

(nedi fr'g.4.23); e quindi:

(4.7.1)

, "1,
ltt,. 1.2L estcrnoin C e in A, dovuto al carico Q, poi : ll rrr,,rncnto Il, (): l!ll;,
Mi^r

Fig. 1.21. Il discorso muta se la mensola non ha sezione c()staote,ma sagomata in modo opportuno. Lcggiamo quel cre <lice Galileo: < (l j cro in lrrocinto di dirvi cosa assai rlotbilc c vaga in qucsto proposit(). lir un poco di ligura pcr mcglio cichiamrmi (ltg. 4.22). (]ucsto l)l utr )risrrrr, lrt cui rcsistcttzr

("

N.In:

QI

(4.1.2)

7!
I.l

Nt,, .M.-

z I

(4.7.3)

'132
ossia:

ll pftbhna

di Galilea

Caliho e I'olliniry.aqiafle

t t/tutale

133

dalla :

M!i : 4 q , Mifl M.t

(4.7.4)

H(z):2

ll,F'

(4.7 .7)

come volevasi dmostrare. Ma proseguiamo Ia lettata: < Haviamo dunque nel Trave o Prisma DB levatone una parte, cio la met, segandolo diagonalmente, e lasciato il Cuneo o Prisma trangolare FBA; e sono due solidi di condizioni contrarie, cio quello tanto pir fsiste quanto pi si scorcia, e questo nello scorciarsi perde altrettanto di robustezza. Ora, stante questo, paf ben ragionevole, anz pur necessario, che se gli possa date un taglio, per il quale, togliendo via il superfluo, fimanga un solido di figura tale, che in tutte le sue parti siLegualmente resistenre. Simplicio: E ben necessario che dove si passa dal maggiore al minore, s'incontri ancora I'eguale. Sagtedo: Ma il punto sta ora a trovar come si ha guidar la sega per far qusto taglio ). Salviati intetviene e, dimostrato un lemma, formula la solazione: << fntuto qtesto, nella faccia FB del Prisna DB ia segnatala lirea parabolca FIVB, il cui t'erlite .8, rccandola qaale sia vgato es.ro Prisaa, reanda il solido conpren dalla baseAD, dal piaw rettangolo AG, dala retta BG e dalla vperfe DGBF, inmrmta secordo Ja curuit della linea parabolica FNB: dico, tal solido erer per kto eg alr/ente resistenn > (f,g. 4.24)..

Si noti che il disegnooriginale di Galleo, riprodotto nella fig. 4.24, imper tetto: la parabola(4.7.6)ha infatti il suo vertice sulla sezione caricata ivi la e sua tangente verticale (frg. a.25).

O ti.<..t.25.
Salviati conclude dicendo: < Di qui s vede come con diminuzion ci pcso tli piu di trentatr per cento si posson far i travamenti, senza diminuir punto l;r I, rro gagliardia ; il che ne i Nar-ilii grandi, io particolare per regger lc covcrtc, pua)csser d'utile non piccolo, atteso che in cotali fabbriche la leggerezzaimp,rrta i r rl ni t e m e n t e> > . l,a ricerca di un progetto dt minino peto d|enter appunto il tema caatt< tistico clell'ollimi<<a<i0fieslrathdla, ot-r'iamente afficchendosi di nuovi aspctti c tli piir versatili esplicazioni. (i nel XVII secolo, il problema dei solidi di uguale resisrenzaconclussc r unu nemorabile contfoversa scientifica alla quale pfesefo parte P. Wurtz, l. lorrclel,A. Marchetti, V. Viviani, e, successivamente Grandi, Vargnor.r, G. I'rrrtrt. Sul medesmo argomento torner poi Girarcl nel suo cclebrc trattat() rlr r tri lxrleremo nel cap. 8. ( )sscrva Todhunter in proposito < che il problema dei solidi cli rLgual rcsirltrtzr jntimamente ass{)ciatoallo sviluppo della teoria clell'elastjctr, anchc rt t' s()l)r,rttutto il problema della mensola inflessa acl avcr prodotto, si puir rlirc, "l'intcra teoria" ) 7. I)()l1)xver <liscusso qucsta qtildicelitta prlpzi\.iznc anchc sotto il prrllr su l4(lr(1nc(), pcr acccrtare chc veramente la cljminuzione tlcl pcso circn pari 1 l . l " , , , g l i i n t c r l r c u t o r i c l i r i g o n o i l l o r o i n t c r c s s ca c l a l t r c p r r s s i ) r i lti c c n i c l r c r l i : r l l c g g c r i n r c n t o : s P o n t a n c oi l P t s s a g g o( l u n Lt r x v c c , , l . c z i , , r r c l - i c r r , ri t
/ f , f ! l h u r t c r . K . l r c , r r s o r r ,. 1 l l i r h r ' t o l r / t l:/ttltitih, 1, t,. 4, (;,r,1)ri(lBc,tl86. l

\.E

A
.Fi9.4.24.

Per rendersi conto di questo basta imporre che in ogni sezione d'ascissa z e d.i altezza H(z) :,alga,l'equazione di equillbrio linite:
M'i-: e cio: Qz

(4.7.5)

f. nn,i,;: q,

(4.7.6)

la quale rappresenta una parb()lir; I'altczza I l(z) dclnitr in ogni sczionc

l/nr1,tJ

134

II prablena di Cal;ho

una trave tubolate, olvero, nei termini di Galileo, da un <cilindro> a una ( canna ). La seconda giornata dei Divorsi si conclude infatti con tre ultime tesi (in tutto le proposizioni sono diciotto) riguardanti tale argomento. Noi prefetiamo per interrompere qui l'analisi dello straordinario testo galileiano, vero atto fondativo della moderna scienza delle costruzion, sa perch l'indugiat oltre non introdurrebbe nulla di concettualmente nuovo, sia petch il confronto ta il cilindro e 1^ canna, quale proposto nel dialogo, resta inficiato dall'ipotesi erronea di una distibuzione unifotme delle tensioni limite lunso la sezione ttasYersale.

SYIUPPI ANTICHI E RECENTI DEL PROBLEMA DI GALILEO

5.1

PAUSA

CRITICA

8 Ne1 1660, circ velli'anni dopo la ptima edizione dci Discari e qtasi in concomitanza con la prima edizione bolognese delle OPere d\ G^l1leo (1655-1656), usc r Pama un curioso trattato matematico-filoso6co, nel quale i temi della resistenza e dei limiti dimensionali assegnabili ai copi pesaoti erano arontati in chiave meta6sica, con atgomenti spesso incerti fatui, ma ambiziosi, quasi 'leril| (1623-16'76), n^to f,el iritanti per il loro tono categodco. Ne era autore il gesuita Antony Dotsetshire, lna vissuto prevalentemente in Italia: costi entt infatti oella Compagnia di Gesir a Roma nel 1647 e divenne professore di filoso6a e teologia a Pxrma; in seguito insegn m,rtematica e teologia nel Cotlegio degli Inglesi a Liegi. ll titolo del trattato : Ptobleha nathenatico-phlosa[hlctn de ternino "tagnitadirli, a tiriun in aninal/rs. Il Tetill conosceva bene il dialogo galileiano: tripaitm, a convalida della proptia ottodossin ! - di non approto atretma egli stesso, e aggiunge subito warne alcunc tesi. L'ombra minacciosa dcll'Inquisitore - cetto padre Albetto Vincenzi - aleggia nelle pagine del libro; si ha anzi I'impressione che il :ferill abbia voluto (o dovuto) prender la difesa di Simplicio, i1 miope flosofo aristotelico itretito da pregiudizi, cos simpaticamente bistratiato da Galileo. Anche Simplicio - sembra volet dire il Terill - pu attivate alle stesse conclusioni di Sagtedo, dimostrando 6loso6camente che corpi geometticamente simili son dotati di resistenze differenti, che una mensola si tompe alla sezone d'incasiro e resiste meno bene di una trave tesa dello stesso materiale e di uguai dimensioni, cc. La polemica rovente, ^nche se accutatamente dissimulata; a Galilo il oostto autotc nega persino il primato delle scoperte, poich atrerma di essetvi ginto da s, per altre vic c da tempo; su Galileo egli cerca di stendere una densa coltre di sinzio, secondo la politica ( ecclesiastica> di manzoniena memoria che tendc a < ttoncare e sopire > le voci altefnative. Naiuralmente, e grazie a Dio !, il risulhto ottnuto da qesto contiocanto reazionario aile innovazioni galileiane misetevole; oon che il Terill cada in vistosi errori; egli cade piuttosto ncl'insigniEcanza, ncla banalit generica di una < 61oso6a naturale > nsulsa che, pur ptendo da princpi giusti, non riesce a individuate domande autentiche, meritevoli d'essere esplorate, e si perde in nutili giochi deduttivi. Cos, ad esempio, l'atienzionc riservata dal Terill alle dmensioni e alla tcsistcnza degli animali non csprime affaito un mbrionale inteessamento pet i ptobiemi delln biologia, nra di Terill son due rivolta a oscure 6nalitr metafrsiche. I Drvor.r, di Galileo e il Probh"'d (...) tiPatltn opere che si fronteggiano in un impari confronto: la ptima, corl lc sLretcmerarc intuiziori c i suoi etrori fecondi, apre al futuro; a seconda, col suo osscquio alla tr,d2ionc c e suc vcrt sc(nt^tc, r e t r o c e d e a l p a s s a t o . q u e s t a u n a v i c c n d a r i c o t t c n t c n c l l o s v l L r p p od c l l a v c r i t i s c i c n t i l c a , c n o n s o l t ^ n t o d i e s s a :c h e d e T e r i l l n e s s u n oo g g i s i r i c o r r l i , u n c o n o r t a n t . I i u ( l i 7 i { )( l c l l s n r r i ; l \ ' c r i r i r r p c t d c v i t a , n o n q u . r n r l o l ' c r r o r c h n r n c c i , n , i q u a n i l , l n p r c s u r r z i o n c r , l , 1 . r r r c . l i p o s s c r l c r l : r u t t r intcrt h ridtru rlh nuschcrr dclll,vvicr

Il fascino e il limite di tutta a trattazioe di Galileo stanno frrrsc nclh sernplicissima figurazione del nodello al quale vien ridatta l'effettiw> crrmp('rtarrcnto di una trave sotto carico. L'ossetvazione rivela sensibili clilrcnzc tra Lrnirmcnsola lignea e una metallica; vi sono matetiali che si deformano lrotcr r rlrrente prima di giungete a.lIa rottura, e materiali che mantengnnl irrvccc lrL dcformazione entro margini molto stretti. Ebbene, il modellr passr sotto rilcnzio questa diversit. I cilindri o i prismi di cui para Galileo sorro assti ricini agli astratti solidi della geometria euclidea: alla loro formr gc,,nrctricr, ,, nrcqlio, alle loro dimensioni s'aggiunge soltanto la propriet di p()tcr sr,f()gni altra l),rtrrc, entro limiti assegnati, dei pesi concentrati o distribuiti. sq,r'cilicazione descrittiva sarebbeirrilevante, cos come sarebbejrrilcvtntc intli, rrlc l colore del legno e la lucentezza del metallo. Il modello di Galileo dunque il piir scarno possbile; infatt csso pu csscrc ospite soltanto delle pitr elementari regole geometriche e clelc pr ovvic Icrlri statiche. Da un certo punto di vjsta, questo un pregio: i miglori prolircssi la scienza li ha compiuti sapendo isoare tra gli inesauribili aspctti rlclll rc;rltr'ril minor numero di pafametrj significatvi. Solo cos si pLri, giungcrc ,rl pcnctale, alla legge semplice c certa. N{a sino a qual segno lccito imPovcrirc il lcssico? E come si pu awertirne l'inadelluatezza?La rispostl clillcilc c ()s(-ulr::rcc()ntcntiamoci un abbozzo t1i rillessionc, con rigr-rarc,r dj ull'cscnrpio r,tfutLrrlllc lle ci intelessa. t c l . : r r i c c r c a s c j c n t i l c an o n p u i r r i s p o n c l c r c u n ' L l n i c l tc s i g c n z l r l i s i n t c s i; c . s ' Lt l c v c t n c h c s a p c rr c n c c L c o n t o t l c l l c d i l l c r c n z c .S o n o ,< l u c s t id u c o b l r i c l l i v i , ( l | r l r : t s l , r n {c, i l m l . q g i o r s f o r z o p r o P t i o < 1 u c l o i t r ( ) \ , r f l r c r l ' r n r } r i c r c o n t i c u p , ' s i z i o n c .l , l l l l o t a s i v c r i l c t , r t o n c 1 il t c l r , u r r d u p l i c c n t o v i r r r e n l ( )t ,c s l i n ( ' ! i r t { , r l . t l l : t t o r i i r c l c l l l s c i c n z t t r c l l c s u c t r t p p cc s s c n z i l l i .A n z i c l r p r o g l c < l i r c< I i r t c t r s t t t c r t t c > , < l r r l l ' i n r l i s l i n t c o n r P l c s s i t r l c l l i r s g c t t o l s i c o t l l l s u c t c s s i v a s c P i t r t t

1.36

S,il'QPi a"tcbi e ne'iri

del problm,a di Galiho

La hss di Hooke

B7

zione di tutti e sol gii aspetti scientificamente interessanti, la ticexca si sviluppa, come dire?, a <ig-<ag. In un primo momento, 1 modello prescelto esaspera l'astr^zrofle, unificando i fenomeni oltte la verisimig\aoza, e 1I risftetto gioco delle poss:ibilit linguistiche rese cos disponibili si risolve in dilaganti analogie: in tal modo, ad esempio, la trave galileiana assimilata alla leva. Di qui, ancora, emergono Ie leggi generali, come quella fondamentale che stabilisce I'uguaglianza del momento resistente co momento attivo. In un secondo momento, prende terreno I'obbiettivo contrario : e allora al modello povero si aggiungono, con cauti sondaggi, nuove capacit espressive, nuove possibilit formali. Il r-ecchio modeilo viene cos gradualmente rinnegato; eppure non muore del tutto. Tnfattr la ridalione linguistica che lo accompagnava lascia in eredit al nuovo modello le aoalogie e le leggi generali ad essainerenti: ad esempio, la traye elastica di Mariotte, di Bernoulli, di Leibniz, ecc., che sostituir la trave riqida di Galileo, conserver sempre, come sua premessa fondativa, la possibilt i ridtrrre in termini di forze la resistenza all'incastro, ritrovando cos nell'equilibtio un riferimento irrinunciabile.

dicendo che,.se-ll pew F caante, allclra I'allungamento Al della molla proporzionale alla l..r,gyts2"^ I della molla stessa; ossia, detta e la costante di froporzionalit si ha: pf F: cost
t:

AI
1

tot'

5.2

AI

PRIMORDI

DELL'ELASTICITA

Nelle pagine che seguono \.ogliamo appunto ricordare sinteticamente il grande sviluppo del dibattito scientifico intorno al problena di Gaileo che ha" t(ovato nella progressiva scoperta dell'e/a icit 1l suo grme fecondatore. Se prima l'unico appiglio per lo studio della trar'e caricata trasversalmnte poteva essere soltanto una leva angctlate, tra poco vedremo che tale leva si correda di opportuni sistemi di uz//e, disposte in vario modo secondo il parere degli autori l una ruor.a classe di analogie si offre all'indagine, conducendo alla definizione di un nuo\ro tipo di leggi fisiche, di natura del tutto dir'ersa da quelle incontrate sino ad ora, poich il loro intento non pi quello di estendersi identicamente .a htli or/i, bens quello di distinguere un materiale dall'altro, e di desgnare formalmente la specificit del comportamento deformativo sotto l'azione dei carichi. Oggi tali leggi sono raccolte sotto il nome di leggi cottittttiue ei materiali. Gi nel 1620, Isaac Beeckman, considerando la trave inflessa aveya avvertito che le fibre sul lembo coflvesso sono tese mentre quelle sul lembo concar-o sono compresse: ma l'osservazione si limitava a questo senza ulteriori elabotaziofli|. In una lettera a Mersenne del 1630, lo stesso Beeckman d invece una prima indicazione quantitatiyzr sulla deformazione elastica: egli nota che se un peso attaccato a una molla, quanto piil lunga la molla, tanto piu il ", peso scende La cosa concettualmente importante, poich entra in sccne un nuove concetto: in formule, l'affermazione pteccdentc pui essere resa
| . / o r n n / r L t r rp t I u a L l t r u h t a r l.r ll.rvc. Niih,,iI. 1939-1953. r lbitlcrrr. l. 3(,2 r. lL l(tA1 lLtl, rrl. (1. l)c \\"xxnl, lL l37 bis \., 139 l)is v.,

la quantit e ha il significato di allungamento per unit i hnghezzzL e pur esserc denominata dilataTiorc lireare o deformaTione liuare ; il suo rulo, nellnalisi clci corpi deformabili, decisivo, come si vedr. Nell'area culturale inglese si mostr ben presto vir.a l,attenzione pcr il comPotamento elastico dei solidi e, come al solito, l,inizio del discorso riguar<llr la ticerca delle cause soggiacenti; si pu citare, ad esempio, una delle-prinrc memorie volte a sceverare la natura proft.rnda dei corpi elastici. di Wllliam Petty ed intitolata: T/te Discaurse nod, be1orc tle Ral)l Jotie4t correruirt.4 rr.tt: tlu: 0{.2ry|i(e Praportiut; together u,ith a xew Hlpatltesis 0f Spriryitlg or /:lh.rliqn A[otiotts, London, 1674. Il gi citato Todhuntet ne commenta cos il contenuto: <Bench assolutamente pril/o di valore scientifico, questo piccolo lavoro getta un colp,r rli luce sullo stato del'indagine scientifica del tmpo. (...) C' un,appcnciccsLrllrr nuova ipotesi per l'elasticit. Lo scrittore la spiga con un complicato sistcnrl di atomi ai quali egl assegna non soltanto ppr1et polari, ma anchc crmtrc|strche ts ta/i, adducendo a giustificazione di ci che la frase bjblica ..masclrio c femmina lt cre" (Gen. 1, 27) deve esser riferita agli elemcoti ultimi <lclll r e r u r r , o " s l r g l i a r o m c o s c o m e a l l ' u o m oI Un valore scientifico molto maggiore deve esserericonoscut() irl scgucntc scicnziato inglese > 3.

5.3 LA LEGGE DI HOOKE


E costui Robert Hoolie; diamo un breve cenno clelll srLa lilrr r t:Lc(tuc rtcll'isoia di Iight nel 1635 e comp i suo studi a rffestminstcr, rlcrlicuntlrsi, (.()ne era uso, alle lngue antiche, latino, greco, ebraico, e llt gc()nlctt.ir. lr()l,() r i r n r o n e l 1 6 5 3 a l C h r i s t C h u r c h d i ( ) x f o r d c o v c ,n e l 1 2 r l g g i t r r r s ci l g r r r r . L r r l i N l a s t e ro f A r t s . G i d a l 1 6 5 8 e t a c n t r a t r ) i n c o l l l b o r l z i o n c c o n l i r l l c . i l r l t r L I cl o i n t r o d u s s c n e l m e c l c s i m o1 ( t 6 2 l . l l a R o y a i S o c i c t y c o n r c c t r r , r l , , r '< l c g l i c ts1crincn1i.(iir gli clcccmoclo cli clsportc lenll)l() di ,tltrczz,lturc 1.rcrll11() c t l i c o l l a b o r i r t o r ia n c h c < 1 u l n c l o , c l 1 ( r 6 4 ,c l i l c l n c p r o l c s s o r c t l i g c o r r r c t r i a n r t l ( r c s h r r m( l . l l c t a c . V c n n c i l 1 6 6 ( r ,I ' ^ n n , t l c t c r r i b l c i r r c c r r i , r . l r c c i s l r . u s s c r i r i r l ) r r l c r l c l l a c i t t r t l L o n c l r , c s l r l r i t , r l r l r c i n i z r r r r g r r r r d c . P c c l i r i s : r r rc I l l c r l ( c d i r i c ( ) s t r u z i ( ) n lc : < . i t t l r t u x L l n c , t i c r c .S , r s c r t rl c l r r r . l t i t c t t u r c ) r l i W l c n c t l c l L ts t t l s c r t o l lc h c s c g n l t o r r ot i l r r r r c r c n r r r t r L n r c ni t c t l i : L r r lc n u o v r r r i
t l . ' l , r l l r r ' r c r , I \ , P . x r r , , r rr i r . , , 1 1 r .4 5 .

138

S,i/tQp; an/i,hi e reet'ti dxl prble"]a di Ca/ho

La hgge di Hooke

139

volto della capitale inglese. Hooke partecip al fervore di queste attivit: nominato controllore della ricostruzione, si esetcit quale urbanista e progettista, pur mafltenendo vivi i suoi studi e le sue ricerche Appena due anni apptesso, come sappiamo - la determinazione delle ia Royal Society mise a concorso leggi dell'urto. Ebbene Hooke prsent i risultati da lui ottenuti sull'utto elasti", entrando cos in competizione con \Jfallis e col medesimo lren, analosamente interessati al concorso. Finalmente, nel 1678, pubblic a Lc.ndta la *" opet" fondamentale per il tema dell'elasticit : Lechtres de potealia re.tlilt/liua, or of tpring explainiry the plver of tprirying bodies.Mor\ nel 1703Per farci un'ide del nuovo indirizzo fenomenologico, attento all'aspetto quantitativo, che Hooke inttoduce nell'indagine sul comportamento elastico, fotse significativo leggete alcune pagine iniziali del De potetttia reitihttira. La. Ieotia delle molle, bench v'abbiano atteso numefosi ed Ecco l'esotdio: << eminenti matematici del nostro temPo, non stata sinota pubblicata da nessuno. Sono otmai scorsi circa diciotto anni da quando io pet primo la scopersi, ma ripromettendomi di applicarla a un qualche uso pa(ticolare, mi astenni dal n. pubblicare alcunch al riguardo > E rivolgendosi, nella dedica, al Re, Hooke ios prosegne, ( Circa tre anni fa, la Vostra MaestLsi compiacque di osservare 1'esperimento che stabil questa teorja a I hite Hall, come anche il mio orologio a molla. Circa due anni fa, io fissai questa teoria in un anagramma alla fie del mio libro sulla Descrizione degli Elioscopi, \iz. eiiira$sftlJ/1,id. est, ut tenio sic uis; ossia, Ia fc>rza dt qualsiasi molla proporzionale all'estensione relativa. (,..) Ora, come vero che la teoria molto bteve, altrettanto Yero che Ia via pet provarla molto facile >. Segue la descrizione accurata e limpida degli esperimenti, di cui si pu avere idea dalla fig. 5.1. Hooke nota che Ia stessa telaztoie lineate si verifica nel caso della flessione di una trave, ossia quando trr << pezzo di legno duro sia incutvato con un'estremit fissa in posizione oriz'. zontale e con I'altra estremit caric f a un peso > Dtnanzi a confelme cos insistenti pur in semPi diversi per struttura e per materiale, comprensibile la tentazione di trarre una legge del tutto geneiale, valida per ogni corpo elastico. Infatti Hooke, descritte le sue esperienze, scrive: <Da tutto ci del tutto evidente che la Regola o I-egge di Natura in qualsiasi corpo elastico ct'e \a forza o la potenza necessatia per riportarlo alla-sua posizione naturale sempre proporzionale alla distanza o allo spazio da cui eso rimosso, sia nel caso t ratefazi<>ne,ovvero di separazione delle sue parti l'una dall'altra, sia nel caso di condensazione, owero di pigiamento delle parti rawicinate. E ci ossen'abie non soltanto nei corPi descritti, ma in tutii gli altri cotpi elastici senza eccezione, quali Metalli, Legni, Pietre, Terre Cotte, Capelli, Corna, Tessuti di Seta, Ossa, Tendini, Vetti e cos r'ia. Occorre naturalmnte fare attenzione alle particolari forme dei corPi infless e alle vie o. pi o meno opportune per ncurvarli >
a Cfr. in R. l. (;L,nthcr, lh s lhircn. n. 335. 6lbi,lcr,p. 336. \thw i ()rllrl, l t , P . 3 3 1 c s ( l . r l .,l ( ) \ n , f t , 1 9 3 1

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J.

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oF c}O OH

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rwns.

140

StihQPi ahtib;

e recenti del problena di Caliha

La legt di Haakc

141

Hooke si dimostra acuto osserrratore clel compottamento elastico della trave inflessa: pet spiegarne < il complesso modo di reagite elasticamente >, egli considera < due linee elastiche congiunte insieme, come in GHII( che siano incurvate sulla forma LMNO (fig.5.2): LM si estender e NO si accorcer in Prosaranno conservatele medesimeregole porzione alla flessione;conseguentemente e proporzioni per l oro sforzo e il oro rirorno a riposo "'

Fig.5.i. vere una telazione pur sempre in termini frniti trz la fotza e lo spostamcnto' ma non ricoflducibile alla semplice elasticit lineare; in tal caso la (5 3.1) si muta nell'equazionepi generale:

Fig

5 2.

(s.3.2
dove f un'opportuna funzione dello spostamento. Tuttava, e qucsta la seconda osservazione,si pu rittovate la (5.3.1) partendo dalla (5.3.2) qualrra si limiti f intervallo di variabilit eIla orza. F, in particolare intorno al vllor nullo, valutando i corrispondenti spostamenti anch'essi <piccoli> o addirittlJa inftesirzi, tali cio da doverne trascluate ogni potenza u!, urr, ... supctiore alla prima. Se zllora. Ia. f:unzione f gode di appropriate carattetistichc di tl, lccit() regolatit, ed continua e derivabile, essendoinoltre nulla per u: della (5.3.2) tn serie di Mac ,lurin, arrcsttnclosi sviluppare il secondo membro al orimo termine. Ne viene: . - d f ou

Truesdell commenta cos questo passo: < Qui Hoohe riconosce, come gi Beeckman prima di lui, che le libte all'estradosso di una trave inflessa sono tese "modo complesso di reagire elaste quelle all'intradosso compresse, Questo caente" il problema principale di elasticit per il secolo seguente, ma Hooke non d iclea su come corelare la curvatura di una fibra al momento flettente, 8. n tien conto della rerzione mutua lra le due 6bre u ota opportuno che ci soffermiamo un momento per una considerazione critica sui risultati di Flooke. Egli stabilisce, quale legge universale dei cotpi elastici, la propotzionalit lineare tra la forza. agente e il cotrspondente spostamento, ad isempio, del punto di applicazione. Denominata dunque F la fotza, e indicato con u lo spostamento (fig. 5.3), se I{ la costante di proporzionalit, possiamo scrivere la < legge di Hooke > nella forma: F:KU

:o

(s.3.3

r) (5.3.

c questa equazione identica alla (5.3.1), ove si ponga:

La (5.3.1) in realt valida con buona approssimazioneper moltissimi matetiali, e in partcolare Per quelli che intervengono nelle costruzioni. Dobbiamo aggiungere, per, che la r-erifica sPerimentale, inevitabile fondamento della 15.3.1;, dimostra a.nzrtwttoche non lecito estendere la relazione lineare tra forza e spostamento a qualsivoglia corpo solido. ,Altre eqtnliotti l.tlit//lirt Possono intervenite, non soltlnto oltre l dominio dell'elasticit, come ad cscnrpio scriin corpi plastici o viscosi, bens anche in carupo eltstico, quando si ccl>l.la z bnlenr. 347. o.
8C.'l.rcsid|,,|'h,:n1|n'jl|nr|uuit'ttll/t'xhhatLLlllthul|ll. 'lLrrici, 1960. abt:tt or tt, //, scr. ll, p. 55,

,-

I . : . '

dt
ou lu_o
I

(s.3.4

Ci conduce alla conclusionc che la < lcggc tli f Tool<cDcotscr\r^ utl'cstcsn rrlrplicabilit,cos conre ritcneva il suo Autr)rc, it conrlizionc chc gli fln.tlttttcttli considerati siano sullcicntcr-ncntcpiccoli, c <luintli chc lt sollccitrtzi()nctl()tl cor-scgualivclli prossirni ,l nlssin-r()cn-clto s()stcnil)ilc tlrtl rnrttcrirtlc,rktvc lt (5.3.1) scnz'altro cr)ntrt(l(lcttlr rlll'cspct'icnzrt. Pct clutlrto imp()rf1rntc,lil proporziontlil tll lt lrrzt c L) sl)()sllcttt(, r n o n c l c l t u t t ( ) c s l ) r c s s i v ,c c l c p r o p r i c t c l r t s t i c h c< l c i c o r p i . ( i t l l c c c k m n n prrtvitri tli trgull nrltcritlc c vcva n()tlt(), conrc sirppiirnro,chc irssoggcttitttclrt

142

S,iluppi a/llicbi e ruenti del Prablena ; Calilea

Lenai> fondaantati di Giaauo Benaall; I tre <<

143

sezione (fig. 5.4.a) ma di divetsa lunghezzaalla medesimaforza assiale,I'allunlo gamento Al, o, ci che lo stessoJ spostamentorelativo u di un estremo tispetto all'altto, differente, poich dipende dalla lwnghezzainiziale; quel che si mantiene costante,a patit di forza, la dilatazione unitaria A l l u t

de des stabiliti nel saggio fondament^let Vritable futpathrc la rsistance Solides, aaecla druon$ratiordc la Coarbtre des Corps qui font ressorte, del 1705. Tali lemmi sono cos formulati: < I - Fibre (provini) dello stesso matetiale e della stessa larghezza, o tirate o compresse dalla stessa fotza si allungano o si accorcianoprospessore, porzionalmente alle loro lunghezze. II - Fibre omogenee aventi stessa ltnghezza, ma differenti larghezze o spessori,si allungano o si accorciano ugualmente, se sollecitate da forze propofiionali alle loro larghezze. III - Fibre omogenee di stessa lunghezza, ma caticte da pesi differenti, nor s'allungano n s'accorciano proporzionalmente a questi pesi; ma l'allungamento o l'accorciamento causato dal peso maggiore sta all'allungamento o all'accorciamentocausatodal peso minore, in ragione minore di quel che il ptimo peso stia al secondo>. Tradotto in fotmula, il ptimo lemma d luogo alla:

Lo stesso si dica per provini tesi di ugual materiale e lunghezza ma di diversa sezione trasvetsale A (fig. 5.4.b): I'allungamento Al differente anche se medesima la forza. F ad essi applicatal' quel che resta costante, a parit di allungameflto, il rapporto tra la lorza F e l'area A, ossra \a tensione:

(5.3.6)

l_
D

Ar: kr(A,F).r

(5.4.1)

F) dove kr(-A., funzione dell'area della sezionetrasversaleA e della forza F. Invece il secondo lemma Du esser reso nella:

Al: k,0)'i
Poich sappiamo che, per la legge di Hooke, deve valete:

(5.4.2)

n r: a p
Fig.5.4.
Dunque, se si desidera porre in risalto l'esclusiva lnfluenza el ruateriah nella deformazione, ttalasciando ogni riferimento alle dimensioni o alla forma del corpo elastico considetato, la formtlazione (5.3.1) di Hooke diventa insoddisfacente. Fu Giacomo Bernoulli il primo a trovare a via giusta.

K '

/'C d 1\

jl confronto tra \a (5.4.1),\a (5.4.2) e la (5.4.3) conduce mmedlatamente a una

relaziote del tipo: ^, I I _ E_r\

(s.4.4)

csscndo E una nuova costante di pfopo(zionalit, legata alla costante K di I Itxrke dalla: 5.4 I TRE DI <LEMMI> FONDAMENTALI ,., ll^ GIACOMO BERNOULLI

(s.4.s)

Sull'eminente figura scientifica di Giacomo Bernoulli (1654-1705)dovremo tornare nel cap. ; per ora ci limitiamo a ric()rdarc i primi trc lcmmi cla lui

o In "Mm. Acnd. Sci.", pp. 176-186, I'uris,1706,

144 (s.3.s)e (s.3.6)1, (5.4.4) luogo a: la d.


o

S"i/ ppi a"tilri

e tecmti del problena di Cai/ea

S)htpPi elatit; el Pbhna di Galileo: Ma

afte

145

Se dunque c riferiamo alle quantitLe e o precedentemente intfodotte

lvedi

Una tesi del genere, per norr univetsalmente valida e, del resto, sce dall'ambito lineare al quale ci atterremo.

(5.4.6)

e questa un'importante telazione locale: Ia geomettia del provino non vi compare piir. In essa viene in ]uce nltaa la propretL elastica del materiale, riassunta nel cosiddetto < modulo elastico > E. Nota Truesdell in proposito: < Cos Betnoulli il primo ad avere introdotto una relaTioxe tenione-drformaqione, distinta da una formula come quella di Hooke per l'elongazione Al, funzione d.eIlaforza applicata F. Questo, ancora, non deve essere esagerato, poich dovr passare pr di un secolo prima che i cor'cetti lzwli di tensione e di deformazione siano usati nelle modetne teorie dei materiali. Bernoulli si riferisce qui soltanto alla semolice trazone o compressione, e le sue spegazioni indjiano che egli riconosce l'esigenza di una onogereit di comportamento scondo la \unghezza e la sezione trasversale del provino. Ma i lemmi I e II insieme asseriscono che u' ana leggeela$ica, ossia Ia (5.4.6), l/2u.ttea tutti i prouni di ar dato materiale, qual che siano le loro lunghezze e le loro sezioni. E la prima volta, dopo la formula di Galileo sulla rottura, che ana proprit nateriale appare in meccanica > 'o. Il tetzo lemma riguarda il caso di elasticitLnon lineare (fig. 5.5) e afferma che se E rappresenta il nodalo tangenleall'origine:

5.5 SVILUPPI ELASTICI DEL PROBLEMA DI GALILEO: MA.RIOTTE


L'introduzione dei concetti elastici e soprattutto I'attenzione per il comportamento deformativo della trave ptecedente alla rottura, aprrono nuovc strade allo studio del grande problema, L probhna di Calileo. Il dibattito chc si svilupp tra i principali scienziati del tempo, dalla fne del XVII secolr a riveste un'eccezionale impottanza: da esso ha preso avvio la tutto il XVII teoria dell'elasticit e sono stati messi a segno decisivi strumenti di calcolo per l'analisi e per la progettazione strutturale. Seguiamone brevemente le tap1rc essenzial. Il primo passo innanzi meritevole di menzione {u compiuto da Edm l\'lnriotte, fisico di Digione dove era priore di Saint Martin sous Beaune. Egli naccluc nel 1.620e mor a Parigi nel 1684. Certamente la sua notoriet dovuta ad altri pi importanti contributi, esposti ad esmpio nei qLr^ttro Errai.t dc Pl1;,iqxs (1676-79); nel secondo di essi, intitolato De la nauredel'air enunciata la cclcbrc legge sui gas perfetti che va comunemnte sotto il nome di < legge di Boyc\{ariotte ) secondo la quale il volume dei gas (a temperatua costanteJ occorre aggiungere) inversamelte proporzionale alla ptessione, Mariotte si occupato anche del movimento dell'acqua nei tubi di condotta e ha fornito una scmplicc ". formula valida per il dimensionamento a rottura dei tubi stessi Si consideri, appunto, una striscia unitara di tubo a sezione anularc corl piuala spessore s, soggetto a pressione radiale unifotme p (fig. 5.6).

"

o"l !e I :0

(5.4.7)

risulta : Ee {o

(5.4.8)

lrrt o

Fig. 5.5
I o C . l r u c s d c 1c i t . , p . 1 0 6 . ,

,.6.
ll lr. Nliri,rrc,'|ittt l tton n'tt lu rx,,r t h! i t'"t tu'ttr.1"1.',Iris, 1t6.

146 Per I'equilibrio alla tra alione

Sril"p4i antichi e Menl; l ?tabena Caliha uerticale, Ia fot:za. noro:rale N data da

St'!pp; ela;ci el Pobhna

di Galileo: Matiatte

147

quindi, il raggiunge o supera un proprio valore limite tipico del matetiale; i n q u e s t oc a s o : <criteriodi rottura> direnta

2N:

[o sena rdo

(5.5.1)

(s.s.6)
ad esso, che nell'Ottocento sar tipreso in termini pi generali da B. de SaintVenant, si d il nome di cri*rio della dilataTione nasima. Nella sua discussione sulla mensola inflessa, Mariotte usa un curioso modello (fig. 5.7.a): si tratta pur sempre di una leva n cui per l'incastro sostituito d elementi elastici collocati a diverse distanze dal fulcro D. E ovvio che, in fase di carico, questi elementi subiscono elongazioni tanto magglorl quanto maggiore la distanza di essi da D. Ci ha indotto Mariotte, per uno_ strano raganamento, a ritenere che il compotamento deformativo della mensola fosse pro.-. ^.Ji-ilobile a quello di una struttura le cui fibre longitudinali si esendono porzionalmente alla.loro tstanza dall'intradosso (fig. 5.7.b). In realt, il testo di

rappresentandor dx l'elemento di circonferenza su cui p opeta. Dalla (5.5.1) seguela: N:pr che la formula di Mariotte. Deve poi aversi: N { Nrr. e Perci:
-"'ott-

pt

Entro questo contesto - cui dedicato il secondo discorso della V parte del trattato in nota, edito Postumo - Mariotte sottopone a veri6.ca sperimentale il risultato di Galileo :

Mrr- :

o,,- BH2
I

e riconosce che il fattore

non ttotra" conferma: l'esperienza condurrebbe ) Ci suggerisce a Mariotte l'ipoe piuttosto a un fattore compreso tra 4. i tesi che le fibre longitudinali della trave siano tse in misura divetsa. E, a questo punto, egli aggiunge < V' un grado di elongazione della 6bra che essa ". non pu sopportare senza tompersi >> -iale osJelvazione tichiede un breve commento I si era visto che Galileo lttribuiva implicitamente Ia totttra al raggiungimento di un livello limite della lenrilfie catattrlstico per ogni materiale: ossia, il suo ( criterio di rottura > pu csprimersi nella:

O
lti.q. 5.7. \lrriotte in proposito conttaddittoro. Vi si legge quanto segue: < S pu immache da D ad I (fig. 5.8) che la met dell'akezza AD, le perti s.n.r c()mr.:inrrre D lo sono di pir di quelle verso I; 1rr"rr" " ."or" del peso L, e cluelle vicino a lc parti da I;d A sono teser come s' gi spiegato; (. .) ora molto prt> c chc l,,tl,lc che clueste comPressioni esercitino la medesima lesjstenz^ delle tcn!r. si,,ni (...); diqui allora segue che tutto va come se tutte le Parli f()sserotcse t) l,'ossetvlzione iniziale esatta e la conclusione errata. Nel dib^ttit() sucrcssivo molti autori, quali Varignon e Blfnger, intcrprctarono la tcoria cli l\l,rri()tlc nel senso che fosse lecito <lentjficarcla trtve tcale, ir.rcui la fbra intc l)rnlt () nn/rd si trova a met ttltezzase la scziot'tc rcttangoarc, col-un travc irrcui la lbla ncutrasi al'intracosso. 'r pf. ll.lcrrr, 3?9-310.

alla quale si d appunto il nome di rilerio della leuiote nartiud lnvccc N{ariotte l;t propne una via diversa: secondo lui la rottura insorgc cluan<o dc[ortn1irtue
L lbi(lcr, p. 3?4.

148

Slappi akticbi e ruenti del ptoblena di Calilea

L'in|Portatlte nnnoria

di LeibnQ :al problena i Calleo

r49

5.6 L'IMPORTANTE MEMORIA DI. LEIBNIZ SUL PROBLEM,A, DI GALILEO


Due anni prima della pubblicazione del trattato di Mariotte, apparve presso 'a il "Acta Eruditorum" di Lipsia una memoria fondamentale di Leibniz gli quale era certamente venuto a conoscenza delle conclusioni di Mariotte, come egli stesso implicitamente dichiara. Il nodello da.cui Leibniz parte , gi in s, significativo: egli suppone che ogn fibra sia assimilabile a una molla collegante la ttave alla parete. Purtroppo, da tale modello, cos come Leibniz lo onfigura, resta ribadita 'ipotesi errata che Ia frbra neutra sia quella dell'intradosso (fig. 5.10). Ma ci non diminuisce I'interesse della successiva trttaztone. Leibniz conclude infatti che il contributo al momento resistente fotnito da ogni fibra proporzionale al quadrato della distanza dallo spigolo inferiore (di traccia I nella fig. 5.10). Ci dol.uto al fatto che la dtlatazione della fibra dstante y da a ptopcttzionale a y; lo stesso vale per la tensione; Pertanto l momento rispetto ad a ptopotztonale a y2.

Fig. 5.8. Ci condussea correggerela fotmula di Galileo in modo ancora erroneo. Infatti. se le dilatazioni delle fibre sono distribuite nel modo indicato nella fig. 5.7b, in misura proporzionale alla distanza dall'intradosso, analogo andamento si ar'r per la tensione (fig. 5.9); designando allora con o-"" il valote la vale jo."-BH sulla fibra superiore, r.isultante assuntoda essa dove B e H

e della trave che si suppone di sezionetetsono, al solito, lo spessore |'altezza. tangolare. Tale rjsultante_ applicata a i reattivo M- offerto dalla: dell'altezza H e quindi il momento

uo :

o-"-nu,

(5.s.7)

f-l

-T L

| | -t-l H -,
'B'
Fis.5.9.
Come si vede, la (5.5.7) avvicina, meglio della formula di Galileo (4.4.9), i risultati sperimentali ottenuti da Mariotte: ci le ha dato credito per lungo tmDo Dresso i trattatisti di resistenza dei matetiali che esercitarono notevole influenza dutante il XVIII secolo. Tuttavia deve essere notato che la relazione (5.5.7) xon si riferisce alla situazionelimite consideratadalla (4.4.9), ma riguarda le normali condizioni di esercizio in cui la trave si mantiene in ogni sua parte a confotto cleli'espericl'tz r()tttrra non in rcllt tcl elastica.Perci rl pa,rz,iale tutto pertinentc. La qucstionc srr chiarita n scguito. 1tia.5.10. (lon altre parole, se o-,. la tensione massima all'estraclosso, tcnsittnc n lt l rluota y yale: o.,o_".

v
ll
ftL|i!h'|li ttl/itnltl,'.\cll

(s.6.1)

|'t().\l.l,,:illrliz,l)|ul'l||'1|i|,'|''l|]o]'

l,ripzig, 16114,

150

S"il lpi

afltichi e ruenti del prob/ena di Caliha

G;acono Berro lli e I'Infart\,lio

Ml < oaafio

Lenr/ta >

l)l

e il momento resistnte complessivo dato da :

M*:lo-u* , vdA
e cio:
\,f _ -

(s.6.2)

Ma, nella medesima memoria, altri contributi di eminente valore sono offert : Lelbniz ritrova ed estende alla luce della sua teoria, i risultati galileiani sui solidi di ugual resistenza o di minimo peso, e affrma la connessione delle proprieta elastiche a quelle acustiche dei corpi. Tutto ci, secondo Truesdell, autotrzzt 'r a considerare Leibniz < come il padre della teoxia matematlca dell'elasticit > anche per l'orientamento da lui dato a Giacomo Bernoulli in questo settorc della meccanica.

(5.6.3)
5.7 GIACOMO BERNOULLI SUL < QUARTO LEMM,{ >

dove : I : iv' d-A (5.6.4)

E L'INFORTUNIO

il momento d'inerzia della sziontrasversaleA tispetto all'asseperpendicolare al foglio passanteper a. Se A rettangolare risulta subito, dalla (5.6.4), J": nff' per cui la (5.6.3) viene a coinciderecon la (5.5.7)di Mariotte. ] il Sostituendo nella (5.6.1) valore di o-"" che si trae dalla(5.6.3),si ottiene:

":

M*

L t

(5.6.5)

Il discorso cade qui, nuovamenter su Giacomo Bernoulli al quale si devc la" prirna ttattazione sulla curvatura delle trav, o meglio, el7e lanine o ttergha elaitiche: ma a queste fondamentali ricerche non vogliamo pet ora fare rifcrimento, poich qui ci interessa piuttosto l'analisi dello stato di sollecitazionc, Ebbene, sotto tale profilo, Giacomo Bernoulli non perviene ancota alla soluzione definitiva. Nel saggio che abbiamo menzionato sopra, scritto nella forma '12 tnauo 1705, egli aggiunge un di lettera alla -{ccademia di Francia ,el IV lemma ai tre che sono stati discussi nel p^t. 5.4. ln esso si afferma: < IV - La medesima forza che fa piegare ura trave o una verga ABCD da AB in GF estendendo una parte delle sue fibre del ttiangolo BSF e comprimendone I'akra nella misura del triangolo -A'SG, sat in gtado di tenderc i'insieme di tutte le fibre sull'appoggio A nella misura del triangolo ABF, oppure di comprime(e questo insieme intorno all'appoggio B o F nella misura del triangolo BAG o FAG> (ng. 5.11).

Natutalmente questa formula non esatta poich subordinata all'ipotesi gi detta sulla fibra neutra; essa per assai prossima alla formula corretta nella quale il momento dt inerzra deve essete valutato rispetto a un asse baricentrco, come vedremo. Per la precisione stotica va osservato che la formula (5.6.2) e, pi in gene.
tate, t^ i

:J | , , . " lYrR o(yryo-1

(s.6.6)

valida per qualunque disttibuzione delle tensioni lungo I'ahezza dela trave, stablita, quale << regola fondamentale >, da Varignon nella mernoria: De la Rsistance de: SoJidesen gnral poar t0 t ce qtl'an peul faire d'lypalhw fouchaxt la forn aa la nacii des Fibret det Corps ronpre; Et e particwlier poar les blpothses de Galile & de M. ariatte, pubblicata tra le memorie dell'Accademia a Parigi nel 1702. L'analisi di Leibniz importante sotto molti riguardi: anzitutto in essa le tensioni sono chiaramente intese quali forze di contatto attinenti a ogni par ticella del corpo; in secondo luogo vengono utrlizzati conctti di calcolo integrale pet collegare lo stato locale di tensione alle caratteristichedella sollecita zione (al momnto llttente); infine stabilita la dpcnclcnzatrx il momerto resistente e il momcnto tli ncrzia tlclla sczionc trasvcrsirlc.

1tiq.5.11.
'5 (, I nrc$dcll,cil., f'. 63.

r)z

Sri/appi a lii e rueat drl prablena di Calileo

Fi"alhe

le la tula<io e ir ca?r?a elartico: Pal,enl

153

Questa tesi, nonostante la sua verosimiglianza, ingannevole e il suo dannoso influsso si fa sentire DroDrio nello studio dello stato di tensione e nella detetminazione della fibra neuira. L'ossenazione corretta del fenomeno fisico innegabile in Bernoulli, cos come gi in Mariotte: essi sanno bene che le fibre all'intradosso sono compresse e quelle all'estradosso soro tese, Ma non fiescono a evitate la ridncibilit della trave reale aI nodello da loro immaginato, in cui la rotazione della sezione di incastro awiene intorno allo spigolo inferiore. Ancora una volta, la < classe di equvalenza > implicita nelIa.riduTione toppo estesa, anche se lo meno di quella lawisata da Galileo: sar, di l a qualche anno, Parnt il primo a stabilire la dffirerTa e quindi a. negare l'equivalenza tra il caso in cui la fibra neutra mediana e il caso in cui essa coincide con la fibra inferiore.

Fig.5.12.

5.8 FINALMENTE PARENT

LA SOLUZIONE IN CAMPO ELASTICO:


rispetto ad H, si ottiene:

Antoine Parent nacque a Parigi nel 1666. < I genitori lo volevano giurista, ma i suoi veri interessi erano rir-olti alla matematica e alla frsica. Cos egli non esercit mai la professione di awocato e spese il suo tempo nello studio della matematca, vivendo di lezioni. Nel 11699 Des Billettes fu eletto membro dell'Accademia di Francia e condusse con s Parent quale assistente. Questa posizione all'Accademia diede modo a Parent di coroscere sli scienziati francesi e di pattecipare agli incontri accedemici. Qui egli pot;ostrare la sua vasta competenza in vari campi scientifici ed ebbe numerose memotie pubblicate nei volumi dell'Accademia. Poich non tutti i suoi lavori furono accettati, nel 1705 Parent fond una propria riv.ista n cui stamp i propri studi e recens le opere di altri matematici. Nel 1713 qusre memorie furono pubblicate in tre volumi dal titolo Recherches A[athnatiqrc et de Pblsiqae > '6. Mor nel 1716. de Parent si era occupato da tempo di question atiflenti ai temi che ci intetessano, nell'ambito dell'potesi di Mariotte, collocando cto I'asse neatro per' pendicolare al piano in cui agiscono le fotze e tangente al contorno della sezione trasversale sul lato dove l'inflessione concava. ,Ad esempio sua Ia soluzione dell'interessante problema di trare da un tronco d'albero cilindrico di diametro D una trave di sezione rettangolare che offra massima resistenza (frg. 5.f4. Basta imporre che la quantit BH2 sia massima con la condizione :

":14"
o\rYefo :

(5.8.2)

B : ; H

t/c

(5.8.3)

carrnar>e il cilindro, ossia Altro arEomnto trattato il confronto tta la << tra un cilind a sezione tubolare e un cilindro a sezione piena'? che gi Galileo aveva svolto nei Discorsi. Ma il lavoro pi mportante, quello che assegna a Parent un Posto di prim() piano nella teoria della flessione il seguente: De la rrtabl ncaniqaedes tsi'ttanrcr " ' relatiues du nlidu, el rflxiorc sar le t1'me de M' Berrurrlli de llh Qui Parent contesta a Betnoulli la validitL del IY lemma di cui si parlat<r nel par. 5.7. Riferendosi zlla' frg. 5.13, dove MC rappresenta Ia fbra rutlra, egli sviluppa argomentazioni alquanto involute, dalle quali Per emerge che: 1) le tensioni lr ( parallele alla hnghezza >>delle fibre longitudinali non sono sufficienti; debbono esistete anche delle sollecitazioni che <le fibre esercitatro in virtr della loro tenacit all'essete separate l'uoa dall'altra parallclalon' nlcnte a DL)>. i questo il primo riconoscimento dell'esistenzacli /cnsiotti .(nii.t/i;

U : 7pr2- FI? annullandola derivatadi: /pr-1p.11r

(s.8.1)
1953.

'r, l)r S.'linx'shcnkr,,lli/o) ol ,\tr u(hI^lttdr,p.44,Nc$'Y,'rk-'li,rrruGL,,llrl,n,

!7 ^. l),rrc,t, (.:t)rllxni.n .! ttt.tirtdtt .r lt rvlittdrc (t !4t t1t.r f/n!, aw rcllcs tus tNIA lk,ttr " l c c h c r c h c s ( l c N t r r h l r t i q u cc t J c l ' h y s i ( [ r c " o t b r . n , d a n h ) i y t i t r ( & , \ f . t l l a t ; a t t c ;i n 0t<,uv.rl.), :1,pp. 567-595. '3 lbirlcrr, j, pp. 1t7-201.

'l,h.t|Pi a r;h; e ncenti tul Prcblena di Calleo

Fiflalnente la rolaZione in rdt?a elaitico: Pare t

11.f,

si e sioni all'estradosso all'intradosso, ha:

ar

"19" | ?". v dA : | vdA J H r J , n z

(5.8.4)

)\

dove A, e A, sono le due porzioni di sezione trasversale separte d^Il'a$e , pet 12' al ne tro perpendicolare piano delle forze e passante fbra neatta(frg. 5 '74) Dalla (5.8.4) segue allora che |'are netltrl, ell'ipotesi considetatadi flessione, barinnlrico.

I'i9.5.14. Ad esempio, se la sezione rettangolare di dimensioni B e H, la Jbra rwtra si trova ad altezza j


H

(fig. 5.15). L'equilibrio

alla totaztone fot-

.Fig.5.13. 2) < la tesistenza delle fibre del triangolo BCX all'essere compresse lungo YI [fibra baricentrica del triangolo stesso] uguale a_quella del triantese lungo DL, e questa una propriet_di cui nessunoha gol ACT all'essere etto sinora alcunch>. Parent avverte dunque che l'equilibrio dei momenti non sufrciente: occorre anche imporre I'equilibrio delle teflsioni o secondo la direzione orizzontale, corquesti risultati, Parent in grado cli cleterminare Avendo conseguito la rettamente poszionedellafttra tte ra, Indtcttndo c()n on,!! c-o,!,r,, le ten5. l:i.4.5.1

l -l
l

'

l l l
lv

+
r

o^"
,

, 2

z\
-

l \\ L
'oma,

156
nlsce:

S'ilapp, antichi e nrenti del problena i Calleo

Ca lanb: il prablera ama cbiarita

tf,/

rettangolare vale quindi; Per una sezione


f\tL

M R : o ^ " _j .: . i H ossia:
lvrR : o.Dlax --G-

(s.8.5)
da cui:
Lr -

BH, - " i a
2

BH"
2

(5.8.7)

BH'

(5.8.6)

omin

fJ1

(s.8.8)

la quale fnalnenle la fornula zrretfa da cos lungo tempo perseguita senza successo dai ptecedenti autori. Patent tratta anche il caso in cui il materiale si comporti divetsamente a ttaziore e a compressione (fig. 5.16); supponendo inplicitanenle che l'elonga-

e cio, per essereHr f Hz : H:


6nin t t fl1 d-"* :1 - F d-u* 11

(s.8.e)

Mentre la (5.8.6)si muta nella:


\t .,.n 1 J RLl2 '1,"BHi

(s.8.10)

Itig.5.l6. zione delle fibre abbia sempre un andamento lineare e che cio la sezione trasversale si mantenga piana, la cortispondente distribuzione delle tensioni seguir il diagramma della fig. 5.17. ^u^

Dobbiamo dunque riconoscete che Parent fu il primo ( ad applicare correttamente e completmentei princpi statici alle tensioni delle fibre di una ". trve e ^ segnalarel'esistenzadelle tensioni tangenziali>> Si dovr attendere la fine del Settecentoperch la chiarezzaancora assailacunosanella memotia conseguita nel saggio celebte e fondamentaledi di Parent veriisse p.ienamente C. A. Coulomb: Essai su tne Applicatian du Rglu de maxinis et nininis qtrclqauproblnes de statiqae relaift I'archteare, presentato all'Accademia di Irrancianel 1773 e pubblicato nel 1776'o.

5.9 COULOMB:

IL PROBLEM,{, ORMAI CHIARITO

\
on,'n

Di Coulomb dovremo Padare Piit difiusamentein un capitolo successivo. (]ui diciamo soltanto qualcosa della sua ttattazione sul problema, sempre lo stcsso d Galileo. Coniderando la mensolaa sezione tettangol^re caticr.tata t, Coulomb riconosceche: all'asse, peso Q (fig. 5.18) trasversale un AC sono tese mentre quelle della partc 1) le fibre della parte suPeriore intcrjore CD sono compresse; 2) esistono due componenti della tensione: la componenteoi n(,rmale e irllt sczionetrasversale, la componente tangentealla sezioncstessa;
It (i, l ru.sdcll, cit,, p. 114. 1 0 " M r r r . r : r t l r . p h y s . n c a c l .s c i . d i v c r s s r v : r n s " , 7 , l 1 p . 3 4 3 - 3 8 2 , 1 7 7 6 ,

I;ig, 5.17,

158

Sril"P?i

anJici e recenti drl prablena di Galho

La defhitira !;iena<ittne

attoettera:

Breire

159

La. pttorit nel tempo del saggio citato di Parnt non toglie alcun merito a Coulomb il quale, sembta cor' certezza, flon ne era a conoscenza Ma c' di pir; l'impostazione data"a.l ptoblema da Coulomb reflde bn esplicite le ipotesi che govetnano la soluzione. Deve esset sottolineata in particolare I'ipotesi di torurtaqione delle tqioui piane che negli sviluppi della teoria, intervenuti durante il XIX secolo, prender il ruolo pteminente che le spetta (g. 5.19). La lette-

Fig.5.18. 3) le tte equazioni della statica (equilibrio alla traslazioneverticale, equilibrio alla rraslazroe orizzontale, equilibrio alla rotazione) consentono di affermafe :

J-ig. 5.19. r,ltura attuale attribusce spesso tale iPotesi a Luig Navier (1785-183), il grande matematico e ingegnere le cui famose Leliori difriseto sulla cultura tecnica tlcll'Ottocento le acquisizioni teoriche note dapprima alla ristretta cerchia degli scienziati, facendone stumenti accessibili e comuni del calcolo strutturae.

I"uo:q J"aa:J"aa
lovdA: M
'

(5.e.1) (5.e.2)
5.10 LA DEFINITIVA. SISTEMAZIONE OTTOCENTESCA:

BRESSE
ii otmai tempo di raccogliere a unit i risultati vja via incontrati nella nostra Irrnge storia, e di dare ad essi una veste pi generale. Nulla di concettualmentc rrLr<rvo aggiungeremo in questo pa.ragtafo, ma solo una certa elal)orazione fotrnrtlc; e quindi, per procedere pi spediti, ci astertemo dal menzionare autori c (ltc. l,a domanda che ci guida pu essere detta cos: quale telazione eslste tr lc crrrltteristiche di sollecitazioneche operano su una certa sezione di una trxvc, < ll tcnsione normale alla sezione stssa? Le fotmule di Galileo (4.4.9), di \lati,tte (5.5.7), di Leibniz (5.6.5), di Parent (5.8.) e di Coulomb (5.9.4) lis1,,,nclonoappunto, talvolta in modo imperfetto, talvolta in modo ritluttivo, scrrlrrc in casi patticolari, al medesimo obiettivo. Ilrniarnr>ciora, dunque, jn un ambito meno citcoscritto: a trave, cli matcr i r r l cc h s l i c o l i n e a r e , s e c o n d ol a l e g g e d i H o o k e , s i a v i n c o l a t a c o m e s i v u o l c , un Uttliz'z'ia,mtt rifcrimcntrr c lrr surr sczionc trasversaleabbia f<rrma clualunclue. (o r t ( ) g ( ) n a l c O ; x , y , z ) i n c u i l ' a s s c z c o i n c i c l cc o n l a l i n c a c l ' a s s c ) crtrtcsirLn ( rlcllu travc, Su trnl scziot'rcA siatto t-totcla forzl norntalc N c il momcnto llcttcutc M, l c t t r i c o n r p o n c n t i s u g l i a s s i s o n o l \ ' l" , M r ; p c r c i r c h c r i g u , t r . l a i s c g n i , s i

(dove A, e A, sono le parti della sezionetrasversaledi ahezzaAC e CD rispettivameflte, separateda una retta passanteper C e perpendicolare al foglio);
J

(5.e.3)

(dove M il momento fettente in AD, ossia il momento di Q rispetto a C). Ebbene, osserva Coulomb, le equazioni (5.9.1), (5.9.2), (5.9.3) valgono sempre qtrale che sia il comportamento a deformazione del matetiale. Di qui in poi invece necessario aggiungete ipotesi particolari: se, ad esempio, .il mateiale elastico e segue la legge di Hooke sino alla rottura, si pu anzi tutto ritenere che ana seTiaxe piaaa inilialnexte disposta serondt la lractia f-h i nantrga pia a anchedopo la defarnaTiare, partandoi slla traccia g-m, e in secondo luogo si pu dedutre da questo che le tensioni o, seguano la medesima variazione lineare lunso I'altezza, Ci conduce nuovamente alla formula d Parent (5.8.4) e cluindi lla specificazionedella (5.9.3) in:

-= ".* uJ;'' t

e.4) (s.

160

Srtt ppi a,rttrli e ftcentidetprobh/na Gatileo di

La defnil;ra rirtema<ia,te ollaefileca : Btite

167

ricorda che N positiva se di trazione e M*, My sono positive se il loto verso concotde con quello segnato nella frg.5.20, ossia co quello delle rotazioni che tendoflo a sovfappoffe y su z e z su x rispettivamente. assente, come si sar notato, 1a forza di taglio T: l'analisi della telaztone che leqa T alla tensione (tangenziale) sar svolta in seguito. Attualmente limitiao invece lo studio al caso in cui la trave soggetta a N e a M, o, come si suol dire, pressoinflessa o tenso-inflessa.

Fig. 5.21. Dati N, M", Mu facile determinare e costanti ao,LL,az. Infatti devc aversi:
J

i"aa: N

dA: r.r" Joy

loxdA:-MJ

(s.10.4)

Il segno negativo flella terza delle (5.10.4) deriva dalla convenzionc dottata sul segno di My. Per la (5.10.2)si ha dunque: a ^ A - f a ,f x d A - a " l u d A
v ' | . | !

anJdA I a,Jxy * a,J dA y'dA : M* y


Fig.5.20. nostr_1 base di partenza l'ipareri di conseraaTione xqioni pimet ogni delle -_ Ira 6bra longitudinale si allunga o si accorciain modo che i punti della sezione-A si portino, durante la deformazione, su un piano (frg. 5.21). euindi si avt, genericamente :
: c t o + q . a x+ t t z y

(s.10.s

a o J x d A a r J x ' d A* a z J y x d A : - M " * Gli integrali che figurano ai ptimi membri delle (5.10.5) sono facilmcntc ric<rnoscibili: rappresentanoi momenti statici, i momenti dt inerzia e il moIncnto centrifugo della sezione A rispetto agli assi x, y. fssendo questi assi baricentrici risulter perci (cfr. pat. 3.14):

(5.10.1) Dalla legge di Hooke (Ber-

dove ao, a1, or2sono costanti rispetto a x e a y. noulli) segue allora : o : con : ao : Ectn ar : Ear az: Eaz Es : ao+ a1x + a.2y

S'

J '

l vd ^

0
_

S:[xdA
{

.u

(s.10.6

(s.10.2) (5.10.3)

Se poi scegliamo x, y in modo che essi coincidano con gli assi principali <l'tnctzitt, s avr pure:

"J*r 't't''' o J-"

(5.10.7)

762
Quindi le (5.10.5)si riducono alle: aoA:N dove : arJ":M"

SrihQpi anlichi e /eenti del prcblena di Gdliteo

La defnitira rittema<;orlc atto?tlt

e:

Bft$c

163

arJv:-M"

(5.10.8)

r -f-,ra

(5.10. e)

sono i momenti principali di ir.erzia della sezione. Traendo dalle (5.10.g) le determinazioni di ao, ar, a2 e sostituendolenella (5.10.2) si ottiene .ralmnt" la fotmula fondamentale :
o: -.- + --i:V-

N r\

M.

M,. J"
;!x

Fi9.5.22.

J"

(s.10.10)
queste fotmule esptimono Per una ttave di sezione generica il risultato ottenuto definitivamente da Parert e da Coulomb pel la trave a sezione rettangolare (fig. 5.23). Tnfatti, in tal caso, J* . y', y" si specificanonelle: l" 1 .;-BH3
tz

intetessanteesaminareora alcuni casi patticolari. 1) M , M, sono nulli, se cio si ha farqa uornale umplice, la (5.10.10) . L"si semplifica nella: N

y':y' :

H ^ L

(s.10.15)

(5.10.11)

sicch:

che gi Galileo aveva stabilito con rifrimento allo stato di tensione limite orr^. senplice ?) l" Y, : N sono nulli, se cio si ha, in paricolare, flessore retta2\, la (5.10.10) diventa:

BH' s(/]: w - r7":-'T

(5.10.16)

o:

M.

Tv

(5.10.12)

che abbiamo riconosciuto esseeanticipata nella ttatt^zione di Lebniz. Il v-alor massimo : y' elo per y : yn 69. 5.22). _di lo] si verifica per y Definiamo allota 7e standezze:

I
)t.q. 5.2. Ci d luogo alla nota relaztone: M. ; o BIP chc cr>incide con la (5.8.6) e c()n la (5.9.4).

l r-i : L y

"

w :y: L "

(s.10.13)

che ptendono il nome di aodali di resistenqa. M. positivo, il valor massimo Se di o si ha per y : yt, e il valor minimo (negativo) pr y: y,/; dunque:

M"

o-r" : -

M* l

(5.10.14)

2r Contrappost,r alla flcssionc dctiata chc conosccrcno Dir rvanti.

164

Sri"ppi

anricbi c ftcenti del prcbh"ta

di Galitea

Lt .hJitil)a !!rena{o,E altacenteca: Brerre

165

3) Se solo Mu nullo, la (5.10.10)si rende in:


A

Trrrnjamo al caso generale. Il concetto di asre netrtro si mantiene llfatti' tlalla:

(s.10.17)
' -

M. T

M' T

(5.10.10)
0 una refta Ael piano xy, Ia cui equa-

E facile allora rittovare le considerazioni risolutive d parent tre la fibn neutra, estendendole allo stato di sollecitazione composta N, M". Ricercando per qual valore d y si ha tensone nulla, dalh (5.10.17) deriva

tlcriva cl.ie il luogo dei punti in cui o :


7!)1e "

'

N L M " A

(s.10.18)

N
,

.
l

(5.10.19)

Questa telazione indvidua nel piano y, z tna fibra longitudinale priva di tensione che appunto la fbra rcutra (frg.5.24.a). Se invece leggiamo la (5.10.1g) nel piano.x, y, possiamo interpfetarla come equazione di una retta a patallela all'asse_x i cui punti soflo, ancora, priv.i di tensione (fig. 5.24.o1. Tale rctta si chiama at.re etltro. Naturalmente, perch esiitano in realt. puntl della trave con tensione nulla occorre che y -. y-, o che ly < y/. |

ossia:

\I.
r ' \ '

A
r ]

}I., A
I t. \ - TJ T Y v -

(5.10.20)

ii opportuno interpretare con attenzione i coeffcienti che figurano nella f.r"". un sgnificatopreciso: sono i f , f; rlrr.rrlr.rri raggipri dpa/i di incrTiap^, pu:. dei (5.10.20). Anzitutto i rapporti

_N !x

," M"A

'.:/T ,.:ll+
L*rtre, i rapporti
^, 'falc -N

(5.10.21)

14;, .t-t" dimensionalmenteesprimono dcllc $, frrnghezze,possono essere wtilizzati per definire le coordinate di un puntrr I (x,,,y.,), secondole:

M.,

M.rc N

(5.10.22)

-Nr!
MxA

punto C pu essere osPite della seguente interpretazior.re : dati N, ( Il,, Ni,., clove N, come sapPiamo, idealmente ppljcat nel baricentro ,lcil,r sezi,rne,consideriamo un altro stato di sollecitazione costituito dalla sola lrrzrLN, applicata questa volta per, nel punto C (fig. 5.25). l'l evidente chc i tluc strti ci-sollecitazione sono tra loro staticamente equivalenti: infatti, tranlrrncloN parallelamente a se stessada C a G, ()ccore associatvi i < momenti ( l t t f s p ( ) f t ( )) :

ill. : Ny,:
lj;d I )Z

M" : -- Nx,,

(s.10.23)

csscrc clrc riptoducono lc (5.10,22). ll punto (, nc clualc N, IVl., Mv Poss()tl() all'unica N, si chitma u ro (ti rollrcillt<ioc. ricontlotti

166

S,iltpi

a"thhi

e renati del probhna

d Galileo

La defnitim s;rtena<iare attocente!a: Bre$e

.lo /

Ci posto, riscriviamo la (5.10.20) nella forma : xcx,


--

Yc -l_ ----, pi

:-

P;

(5.10.24)

polare di C

l'equazionedell'asseneutro molto espresQuesto modo di rapptesentare sivo, poich mostra che il eentra sollecitaqiorc e I'asse tra n si corrispondi C ne dono come polo e polare rispetto all'ellisse irnl:;Lagrnaa.:

' Y z; + J ;v:2- 1 :
p; pi

(s.10.25)

La qual cosa vuol dire, in altri termini, che C I'axtipok delJ'asse neutron risbe//oall'e/listecca/rale nerzia: di
Y2 i:rr2 -L -L 1

(s.10.26)

anlipolare C: di

F9. 5.25.
Nel cap. 3, seguendo \a trzttazione di Huygens swl cera di a:cillaTione,e sviluppandone le aperture formali col concetto di ceru rclatiuo risperro a un asse, si erano trovate relazioni del tutto analoghe. Pr quanto balzana possa apparire I'immagine, lecito dire che il centro di sollecitazione e l'asse neutro si corrispondono, cos come il centro di oscillazione si connette all'asse di sospensione di un ideale pendolo composto, d forma uguale alla sezione della trave. Quel che pir conta, pet, che tutti gli strumenti grafici e analitici offerti dalla geometria proiettiva per determinare l'antipolo di una retta qualsias del piano, rispetto all'ellisse (5.10.26), o per determinare l'antipolare di un punto qualsiasi, possono essere utilizzati nel problema qui studiat() della presso-tenso-flessiooe, con riguardo alle relazioni tra il centro di sollecitazione e I ' a s s en e u t r o ( l g . 5 . 2 ) .

l:i.r'.. .26. ll lcttore potr esercitarsiYerificando, ad esempio, quali p,,sizi,,ni nssuma C l'rssc r'cutro n quanclr il centro cli sollecitazi<lne percorra punti di una rctta' rlul lrrriccntro ( (e allora n la retta all'inhnito del piano), al punto lll'infnittr (c rrlIrrir n civiene baricentrica, sempre ttaslanclo parallelatrrcntca sc stcssa). l)i purticolarc ntcresseapplicativo lo stuclio clclla curvt chiusa dcscrittl thl ccntr,r O <luancloI'assc ncutro laml>isccil c()tlt()rn() tlc)la scziorrc, mantcncrtrl,,sitrrrgcntc scnz mai intcrsccarh (lt1a.5'27)' Sc ( intcrno lr tilc curva, l ) t { t l r ) ( l i t c n s i o n c c o n s c r v i ti l m c t l c s i n r r s c g n o i n t t l t t i i P u l l t i r l c l l a s c z i o n c .

168

Strihppi astcb; e tecettti del Probletlra di Calileo

L,t dqnitita ri:nna{one

ottaqnte"u: Bretsc

19

Per strutture di materialenon resistente(o poco resistente)a ttazione pu riuscite importante il conseguimentodi questasituazione.Ci si risolve, in ultima analisi, nell'imporre opportuni limiti al momento flettente. La curva chiusa, di cui si padato, fu ntrodotta da JacquesBtesse (1822-1883) quale si deve, al del testo, la chtan formulazione degli aspetti proiettivi sopta tichiamati,.: essa denominata xocciola.

lti.q. 5.28. ^rspetto

r:;rno manenti di nouiolo M;, M", i momenti normale N applicata in C (fig. 5.29). Ossia:
rlg. ).2/.

a m e a n della forza

M,,:

NH-

M,:

NH,,

(s.10.27)

Sulla sezione rettangolare (fig. 5.28) il nocciolo ha la fr,gura di un rombo e le sue diagonali m-n, nt'-n' misurano rispettivamente " , lI tratto n-r: | (o ry'-n') si chjama terqo medio. Per la pir comune condizione di carico in cui M" * 0 e Mv : 0, I'asse neutfo , come sappiamo, parallelo all'asse x e risulta esterno alla seziofle o la interseca secondo che il centro di sollecitazione C sia interno o esterno al tetzo medto m-tt, Sempre con riferimento al caso precedente (ma la cosa pu esser detta pir in generale), ndicando con H,,, e H, le distanze dl C da n e da r, s chia-

Vale per essi la medesima convnzione sui segni che si assuntaPcr Mr.

J ')u? l
'l

lY,
Hn

2, Jacques Antoine Cha es Bressc nacque a Vienne. Dopo aver compiuto i suoi studi all'Ecole Polytechnique e all'Ecol ds Ponts et Chausses,scgu la carriera accademica, dappdmr come assistette di Belanger e poi come ptofessote di meccanica applicata all'Ecole des I'onts et Chausses. Pubblic nel 1854 a Patigi un libto di meccanica dal titolo : ReerLe analliqau ! r la fexia,l et la rriarce det Picer cotrbet; tra il1859 c il 1865 uscitono tre volumi dclle su lczioni slla fesistenzn dei matetiali e sull'idraulica. Nel cap, I del lihto citato (rigr:ardante n'E/ de l)Jpo/l)/itjite la rifattiti\ rle d'rne fae lur la sectian droite d'm prion) soro studiarc appunto le propriet clell'asscncutro c del ccntro di sollecitazione c lc loto teazioni con I'ellisse centrac di incrzin, d esposto il corLcr1'f, rli tbcti.lo, con numefosc applicrzioni gcncrali. Il Todhuntcr (cir.) tutrrvi tlorx chc gii in dispcsc dcll't,tcolc d e s P o n t s c C h a u s s e s p p a r t e n c n t i r g l i a n n i 1 8 4 2 4 3 s ( n , r i p . , f t , c s i n r i l i t l i s c u s s i o n is u l p r o ) l c n r x a c l c l l , Lp t c s s i t n c c c c c n t r i c r .

C 1

lt.4.5.29.

770
Si ha allora (quando M.

Sril ppi anrichi e Menti dcl problena di Calilea

L'abra faa

del pl'oblena di Calilea: il cahola a tottuta

111

e Mn siano positivi) :

la (4.4.12) alla. a.naloga formula di Parent:

M_

's7'

M"

(5.10.28)

BH'

(s.11.1)

In tal modo le espressioni di o-"* e di o-r. diventano monomie, anche nel caso di presso- o Lenso-flessione. La spiegazionedelle (5.10.28) owia: ad esempio, per il calcolo di o-u*, posti N > 0, M, > 0, si osservi che l'ordinata del centro di sollecitazione y.. pu qundi ticondurte la sollesprimible nella differenza yc:H^-y^'si ciiazrone N, M. (: Ny,,) alla duplice azione del sistema (N, - Ny,,) e del sistema (0, NH,,,). Ora, il primo sistema induce tensione nulla sul lembo inferiore, poch l'sse neuto corrspofldente , pet definizione di m, tangente al contorno; testa solo l'azione del secondo sistema, per il quale "-.": +l si procede per il La prima delle (5.10.28) cos dimostrata. Analogamente calcolo di o-rn.

nella (5'8.6) orr- alla o-u*? che si ottiene sostitundo leggc Per rispondere a questedomande occorre rip-rendereil discorso sulla studiato in campo che tensione-deiormazione- Hooke e poi Bernoulli aveYano forma elastico lineare. Consideriamo un piovino (ad esempio, metallico) di vers opposto applicate sulle cilindtica sollecitato cla forze assiali uguali e di I U^ri ig. 5.30); la lunghezza del cilindro sia rilevanterispetto alla dimensionc

5.11

L'ALTRA IL

FACCIA

DEL

PROBLEMA'

DI G.A'LILEO:

CALCOLO

A ROTTURA

.1ti1.530.

I,

Abbiamo assistito a una splendida avyentu(a del pensieto scientifico: abbiamo veduto nascere un problema, segnato a larghi tratti da Galileo, e ne abbiamo seguito la inintertotta evoluzione sino al suo compimento formale nella armoniosa sistemazione ottocentesca. doveroso dire, pet, che gli iniziali intenti di Galileo si sono gradualmente offuscati. Galileo voleva determinare la resistetqa inite della sua mensola, invece i risultati successivi, nonostante il parere dei loro autori, hanno riguardato Piuttosto la determinazione dri- nelle dello stato di tensione conseguente al carico. Pur ponendo on.*: Leibniz, di Parent, di Coulomb, non lecito affermare formule di Mariotte, di che tale livello di sollecitazione precede immediatamente la rottura. Le fibre interne non hanno raggiunto il loro limite di resistenza; mantengono una certa riserva che esse possono esprimere all'aumentare del peso agente. La ricerca promossa da Galileo, dunque, non ancota terminata. Ormai sappiamo bene che la sua ptimitiva soluzione:
lLvrlin -

rlclla sezione trasversale A (questa condizione, pur necessaria' non pu esscrc rttualmente intesa dal lettore, ma in seguito verr chiara) Misutando o: n ntlmcntc " u: { *'er crescenti valori della sollecitazione, si ottiene sperime t _ rPprc' Lrracurva caratteristica, detta' diagramruadi deJornaTiorc' La frg' 5 31' ne scntx I'andamento pel un metallo duttile.

BH'
orim,

(4.4.e)
senza motivatla la relazione

inaccettabile; e nel par. 4.4 si anticipata coffetta :


M.: o'n

BH'

(4.4.12)
( 4 4 . 1 2 ) ? l,) colnc si collcga

l i Q u a l i c o n s i d c r t z i ( ) , r p o s s o r l o c ( ) r ' r ( l ! r r rtcl t

ltig. 1.1L

1.72

Stiiluppi antihi e ruenr del problerla .li Galileo

l,'alrra Jarcia Lel pnblel"a

di Calileat il talcola a rlthtta

173

Per un primo tratto il diagramma sensibilmente lineare: applicabile la legge di Hooke-Bernoulli :


- - E ^

clellafr9. 5.33, etto dr elao-plasri ?errt a.In tal casosi ammette che la legge di Hooke-Bernoulli valga sino allo snetvamento,con un valore della costanteE corrispondente alla pendenza della retta OS, e si ritiene che o si mantenga costantenella fase successiva. tale diaErammaci atterremo. A

Ci vale sino al valore or della tensione che usualmente viene denominato linih di prapzr<iaxalit. Por la deformazione aumenta un poco pi rapidamente di o, sino a raggiungere un valore ej cui corisponde o.: qui rvviene tl fenotzuto della sneraamenta. materiale, sinora elastico passa ad ur nuovo Il stato Pldrtic7 car^ttezzato da propriet molto differenti: 1) non appena o : o" la deformazione cfsce spontaneamente da ej a el senza che occorrano aumenti della tnsione; di solito, mentre e passa da.l a el", la o oscilla lievemente in modo irregolare; 2) per ulteriori incrementi della tensione la deformazione sale in misura s e m p r ep i u n o t e r o l es i n o a l l a r o t r u r a ,d o v e o - o r e e : r ; 3) se la tensione, a un certo valore o' oltre lo snervamento o*, viene diminuita, la deformazione nor ritorna. indietro secondo il diagramma di salita, ma dectesce secondo un'altra curva che pu essere assimilata 2L.ona retta patallela alla tangente nell'origine O al diagramma di deformazione; quindi il pror-ino, completamente scarcato, consrva ona defarnaTioteplaltio petmanente .". I materiali fragili seguono solitamente in modo imperfetto la legge di proporzionalit. lineare tra tensione e deformazione, e nofl presentano il fenomeno dello snervament, pet cui il loro diagrammu ha un aniamento simile a quello d.elIa fis. 5.32. Lo studio tecnico delle strutture s'ayvale di opportune schematizzaztoni della curva di fig. 5.31, s da rendere accessibileil ialcolo. Ad esempio, per i materiali duttili si pu spesso ricorrere al diagramma tensione deftmaiione

Iti,q.5.j3.

Totniamo ora nuovamente al problema di Galileo : owro, tfascurando lc azioni tangenziali, consideriamo una mensola soggetta a momento flettcntc. Stppiamo che in fase elastica la tensione distribuita con legge lineare; sc la sczic>ne rettangolare, valida la formula di Parent:

BH'
1vl: 6m!x (.t

(s.8.)

f,al(5.8.6) si applica ancora nella condizione At incipienteplastiriqqaqiottc, tlurndo il momento fletteote aumentato sino a raggiungere lo snervamcnto rlelle fibre estfeme : se la tensione di snervamento o" uguale sir e trazi,,nc, si;r l compressione (ci si verifica, ad esempio, nell'acciaio) si ha cbe talc valrrc linrite M" del momento legato a o" da: rvr,,:: ds BFI2 6

(s.11.2)

.l'i1.5.)2.

Aumentiamo ancora il momento: mentre le ibfc estfemc rcstan() tll^ tcnsionc limite o", Ic libre internc cominciano a plasticizzarsi, capprima <lucllc vicinc ai lembi poi, gntlualmcntc, clucllc vctso il ccntro (lg. 5.34). l)rocctlcntftr ollrc, si giungc alll condiziorrc <li cattphta p/t.r/ it y.7.ai/ott,in cui (tuttc)) lc lilrrc si sono pltsticizzatc. In rcalt, lc lllrc attigrLcill'itssqrcLltr()n()n p()ss()n(t t t t ; t ip h s t i c i z z a r s:i m t i l c i i r g r a r n n lb i r c t t u n g o L rp u i r c s s c r cu t i l i z z l t o c ( ) l ( , t t i m a r itpprossimaziorrc(lcllirrdinc tli .5'i;,,).

l:attra

174

Sri/ Ppi antibi e ruesti del p'abh'a

di Caie

facria det ?rabh\a

di Caliha:

il cdholo a rottttru

175

"

"

h+

fr

,b,

Fig.5.14. Il momento resistente limrte reahzzato da questa distribuzione dele o facile a determinarsi; I'equilibrio alla. totazrone fornisce infatti.

1:9.5.35. in modo l)cr la sezione a T della frg.5.36, occorre dapprima detetmnare I I'equilibrio ^1la r.osl,,ione in .l; " t;;;" r divida la sezio"ne aiee uguali: iFatti t'tizz,rale impone che la risultante delle rensioni sia nulla'
Pertanto :

B H H " ' 2 2

(5.11.3)

E indicando on Mr tale momento di completa plasticizzazione,la(5.11.3) si scrive cos: -rp BH' os , (5 11'4)

b(H-o:b(4-h)+Bh
< l ac u i :

(5.11.8)

E-zb

tb(H+ h)

_. .

tJhl

(s.11.e)

che coincide con \a (4.4.12), avendo assegnatoil nome appropriato a Mr,e a dtim.

Se la sezionenon rettangolare si procede in modo analogo. Pet la sezionea doppo T della fig. 5.35, si verifica subito che la risultante delle tensioni di ugual segno vale:

5: o"[Bh+ b(H-h)]
ed applicata a distanza:.

(s.11.s)

Bh(H- ;l '-5(HBh + b(H h)

h \

t')'

(s.11.6)

+ - -l-- -f--l- = =l +s I - t l H tl I-7


r

,a--

-- 1

u tr
n

dall'asse mediano x. Quindi si ha: M,, : 2Tiy

(s. 1.7) r

l;i.q. 1.16.

^176 Latisultante6poi: E:o,b(H-[) e le distanze y1, y2 delle E da r valgono:

,iluppi

antnbi e fte'1ti d?l pablena di Ga/iho

Cekna a alc'ni as?efii dell'attalili

li"'te

177

(s.1.10) l
t"\ 1

B h { q -j ; l r ; b ( E - h ) , :t
'l

3u5-66-11

(5.11.11)
Fig. 5.37.

1 -----t----+
limite, wsiamoil principio dei lavori Yirtuali. ImPriPer studiare la sitttaqiorc miamo dunque uno spostamento virtuale (infinitesimo e arbitrario) e imponamo cl.reil lavoto complessivo compiuto da Q" e da Mp sia nullo. Si ha (fig. 5.38):

v,: ; (H-1)
Infine :

M,-6(y,*yJ

(5.'t"t."t2)

Una sezione completamente plasttcizzata costituisce urra cerniera plastica: questo significa che, quando tutte le fibte hanno raggiunto lo snervamento, nella sezione pu awenite tna rotazione telativa senza che a questa si opponga un incremento di tensione: il momento resistente permane costant al valore Mo.

e"Iro-zr,t"o:o
Da cui, per l'arbitrariet dell'angolo infinitesimo 0:

(s.12.2)

5.I2 CENNO SU .{LCUNI ASPETTI DELL'ANALISI LIMITE Restaun ultimo tema appenaabbozzatonella trattazionedi Galileo: egli
si era occupato della mensola e aveva tratto la conclusione che 11caricodi collas:o Q. legato al momento limite (possiamo dire, ora, d completa plasticizzazione) dall^ i

a":+
(5.12.1)

(5.12.3)

In modo analogo pu esseteaffrontato il problema della trave iPrstatico C. B doppiamenteincastrata,con carico Q nella mezzeria. Qui si vede subito plasticain C, non si arrivcrcbbc una sola cerniera che selfcarico producesse lncora alle sog[ di un cinematismo di collasso.La trave iperstaticaha ultctiorl comPletamcntc' risorse. Ma quandoanchele sezioniin A e in B si plasticizzano

v" -- --

Si era occupato anche della traye appoggiata soggetta a carico distribuito. Ma per altre condizioni di vincolo come pu essere determinato il catico di collasso in funzione del momento Ad"? Non possiamo per ora affrontate il problema nella sua genetalit, Diamo soltanto qualche cenno a livello elementare; si tratta di un capitolo importante della moderna scienza delle costruzioni, in cui I'analisi linite e il calcalaa rothra delle strutture hanno acquistato sempre pi spazio, sia nella ricerca teorica, sia nelle applicaziont. Consideriamo alcuni casi particolari. Sia data la trave semplicemente appoggiata AB con un carico Q nella mezzeria C (frg. 5.37). Supponamo che Q sia aumentato sino al momento in cui la sezione piir sollecitata, e cio C, si pTasticizza completamente. In C si forma allora una cerniera plaltia sulle cui facce, a destre e a snistra, il momento interno M' non pu ulteriormente crescere. -\ questo punto c' ancora equilibrio, ma basta che Q aumenti di poco petcl.rsi inneschi un rz.rir ltalioto tli co//aso.

l t i g , 5 .) t i .

178

Sril Ppi atlhbi e recenli dsl ptobleda di Caliho

Centu tu ak"ri

atpetti drll'a'laliri

linite

179

il sistema si riduce nella situazione labile di fig. 5.39, pet cui un ulteriote aumento di Q non sarebbesopportabile.

Yr

ffi
Fig. 5.39.

a-13" t\

Mp
- f l- tr / 2 I
lig. 5.40. Nell'ipotesi della fig. 5.41.b: Q"hO 4IIIP0:0 da cui: Q":1F

(s,12.7)

Infine, nell'ipotesidella fig. 5-41.c:

Dal principio dei lavori virtuali segue allora:

a (h I 2/0
(5.12.4)

l\

bl\tpo 0

d a . u i, Q . ,

6Mr

(5.12.8)

Q"'7to4 4MPo:o
E quindi : ^ t2": 8M, 1

r,-

l_

( )m, un teorema del tutto intuitivo, anche se messo in luce soltanto in tempi

(s.12.5)

Veniamo al telaio rappresentato nella fig. 5.40. Si suppotr che i due carichi Q applicati jn B e in E rertuna przpor<iztalmente, in misura uguale. ossia E difficile prevederea priori il cinematismodi collassodella struttura. I meccanismi pir plausibili sono quelli segnati nella f,g. 5.41. Applichiamo dunque ad essi il metodo precedente,usardo il principio dei lavori virtuali. Nell'ipotesi della fie. 5.41.asi ha:

e " ] t o - + r i , r , , oo :

Oa cul: ({{ .:

8MI, I

(5.12.6) l:i,4. .41.

180

Stihtp|i

anticl)i e tuenti del prabhna

di Galiho

Centto ! ahnni asqelt dell'aaalisi linih

181
a qc, otterremo:

recenti, afferma che: i tarica di callaro il ruinino dei carichi coritpardenti ai diaersi cirenatitni amnsibili'3. Pertanto, nell'attuale esempio, si dar una casih sllca al vafare del rapporto I Un ultimo esercizio. Desideriamo valutare oer quale intensit del carico uniformemenre disrribuiLo q si rerifica il collass delia rrave appoggiata-incastrata della f,g. 5.42. Anche in questo caso non prevedibile a ptiori la posi-

Imponendo

la condizione di minimo

zo: (/2 - 1)l e quindi:


q." . . - - -M o rr,o)/ ;

(s.12.11)

(5.12.12)

sommaria della Questi brev sempi nofl possono dare un'idea neppure a rottura. Ma il lettore interessato reoria che si r'enuta frmand sul calcolo potra trovare ottimi test.i, aoche in lingua italiafla' pet necessati apptofondimenti'{: ulreriori ragguaglisarannodati nel cap. 15.

Fi4.5.12. zione della cerniera plastica. Supponiamo che essasi formi in zo. L'equazione dei lavoti virtuali d: / \ M p O fI I ; l : zol \ Petci :
q" " :

| lq"'.- 4(-zol0:

, ,'o-

(5.12.9)

2 M ! - l- + z o
, tZo r-Zrt

(s.12.10)

,3 Cfr. A. A. Gyod/,'r,.1t/; dtl Canlqruso ])nxqiui I'ldi/nLt, ^k. Nuk. SSSll, 1938; tallc D. C.lDruckcr, ll. J. Grccnbcrg, W. ragcr, "J. Appl. Nrcch.", /f, p.371, 1951; "Qtr,rr. Appl. Mth.", ,, p._381, 1952.

It V. lrrrrnci,rsi, lthria

llt

( o'trtt<io'ti, ',/, Nrrprrli, l9(t4.

Il ibanit| r 'q/it)riofltnieare

183

6 CURVE FLESSIBILI ED ELASTICHE

.I CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
Nel capitolo precedente si parlato a lungo della trave inflessa ma non si detto nulla, o quasi, dell'inflessione della trave. 11 dibattito sul problema di Galileo che abbiamo seguito nei suoi svluppi era infatt centrato soprattutto sulla determinazione della resistenza e quindi dello stato tensionale. L'analisi della deformazione interveniva, s, ma come semplice momento di passaggio per giungere al successivo riconoscimento delle sollecitazioni interne. Soflo rimaste, cos, senza risposta. alcune domande che pure sembrano abbastanza spontanee: quale configurazone assume l'asse della trave che si inflette? Come si connette tale lirca e/astica, secono la quale l'asse si dispone,all'aztone dei carichi agenti? esperienza comune che \tna uerga o wa lamira elastica si incurva quando sia soggetta a forze concentrate o dstribuite, Il fenomeno certamente meno sensibile nel caso della srossa mensola considerata da Galileo; ed forse vero che le srrutture n uso urante il XVII e il XVIII secolo non offrivano occasione ai tecnici o ai costruttori, di preoccuparsi molto delle possibili deformazioni elastiche che si fossero verificate in talune membrature degli edifici. Semmai, la loro attenzione efa. ^ttt tt^ dalle ben piir insi diose lesioni che non di rado compromettevano la stabilit delle costruzioni pir ardite. Quindi, se Salviati fosse andato interrogando gli ingegneri e i capomastri dell'Arsenale veneziano, per ascoltare il loro parere sulle domande che abbiamo posto, non avrebbe riiar ato probabilment rlcuna indicazione utile e avrebbe ncontrato il disinteresse dei suoi interlocutori. Eppure nell'arco di tempo che va dalla fine del Seicento alla seconcla met del Settecento la teoria delle ctye elasticlte uno dei temi pi studati, tnlvolta fu non senze polemiche e rivalt.,dai maggiori scienziati: fu, s put) circ, il tema di moda, oggetto di nutriti scambj cpstolari tr m^ssiori csponcnti clclla cul tura matemtica e meccanica, r.q()mcnt() Privilcgitto dcllc nrilrbili firull()ric pubblicatc cltllc accittlcnric 1.riirprcstigiosc,

Intorno a quel tema, il giovane calcolo infinitesimale prendeva forza, dimostrando la sua eccezionale emcacia, mente nasceva nelle mani di Eulero un nuoyo capitolo della matematica che proptio sulle cutve elastiche ebbe mod<r di esprimersi compiutamente: il calcolo Yrlazionle, per la ricetca di linee catattetizzate da condizioni di massimo o di minimo. Nei medesimi anni la teoria consegu definitivi livelli di perfezione, esautendo le difficolt pi impervie che si manifestano nell'analisi non lineare, necessaria in ptesenza di grand deformazioni; sicch non satebbe Pertinente parlare di ulteriori essenziali sviluppi. Se questi v sono stati, hanno tiguardato soprattutto il tivestimento linguistico, sia per rendere pir sintetica ed elegante la trattazione, sia per trasformare gli involuti risultati, che solo un esPerto matematico pu apprezzare, in accessibili strumenti di calcolo utili al progettista delle strutture. Saranno i maestri delle scuole politecniche, nel momento in cui la rivoluzione industrialc mutet i materiali e le tecniche costruttive, a diffondere presso gli ingegneri della nuova gnerazione l'ereditL lasciata dall'aristocratico dibattito settecentesco. Nello stesso tempo, l'orientamento alle applicazioni modificher il ttodtllo meccanico, obiettivo della ricerca: non pir l'esile verga elastica filiforme, dove la sezione trasvetsale tiducibile a un Punto, lasciando incerto il passaggio tra le caratteristiche di sollecitazione e le tensioni locali, ma la corposa trave delle costruzioni comuni, dove lo schema monodimensionale pu emergere per operazioni di media sullo schema del cilindro tridimensionale, e dovc l'analisi della deformazione non fine a se stessa, poch, anzi, apre allo studio delle strutture pir complesse delle quali la sola statica non pu venire a capo La flostra storia tiptende dunque il suo cammino tra le dispute teoricl.rc di petsonaggi lontanissimi cultutalmente dal mondo dell'architettura. Non clcl tutto per. Infatt, se indubitabile che il problema delle curve elastiche sorgc senza una intenzione applcativa, anche cetto che esso ha come progenit{)rc immediato un altro problema tutt'altro che astratto: si tratta del problema ifltorno all'equilibrio funicolate, alla posizione assufltada una fune pesantefissata rlle sue estremit, la cateaaria,alla fotma pir conveniente che occorre assegnarc ',\l pzlrte rarpero. La. atwa ealeraria exa,nota agli artisti rinascime ntali: MichcLrngelo ne aveva seguito il profilo nei suoi coperchi delle tombe mecliccec I'r\mmannati che con Mchelangelo era in relazione, aYe.v" \rttltzzato la figura cli una pesante catena per disegnate le arcate del suo Ponte di Santa Trioita, sul'Arno. < il oi bello del mondo >. Quale la forma della catenatia?Coincide con la patabola? 1- pcrch uttit lLrrc soggetta a propro peso prencle quclla configurazonc?

6.2

IL DIBATTITO

SULL'EQUILIBRIO

FUNICOLARE

I n u n f r a m m c n t r ) < a t t c n c n t c l i l ) i s c o r s i> , ( l a l i l c o c s l r r i n l c i l p l l r c l c c h c I l r rc l r t c n t i a u n r p t r i t l r o l : < I ) l s s i l a c t c t r c l l aP c r i P u n t i / , r , c c l a t r r r s c r l l l r li , t l i r r r l t l l ( ) l a c i l l c n r l ,c r c 1 - l r t s Pic r ' c t r ( ) v c r i l i l i l t l i s t r t t l z l t . r rc l ' l t r l g r r l r l c l l t s t c l c , , r z i o n cc t c . r i n r o s t r i t sr' h c s c , r n r c i n r p o s s i l r i l ci r i t r l c , l t c t l i t l r c l t o , t r r s

184

Carre fer:ibili

ed elaiicbe

It ;baltila vll'eqlibrio

Jnticolare

185

essereimpossibile che 'l ptoietto vadia mai per diritto se non nella perpendicolare in su, come anco la cafenaa Piombo si stendein retto. S come la patabola del proietto descritta da 2 moti, otizzontale e petpendicolate, cos la catenella risulta da.2 fotze, a chi la tita nell'estremit, e perpend,icolared.earvru, da proprio peso> I. Questa tesi solo approssimativamefltecorretta, come vedremo : pu essereaccolta se il segmentoa-b molto minore della luce y'a (fig. .1).

s g

non lo per il problema della cateflaria: importante ricordare il metodt> col quale Huygens confuta l'opinione di Galileo: egli forrnula un lrincipio di u/rcno.' ta Jane peiante assnne qaella posilione per uri.il cettto di graail il .ri", .gii"di.., porta ancor alla determinazione della curva catctiu basso'natia., oossibile.Cl non lo mi, gli consente tuttav; di verificare che per la parabola tale condizionc di minimo non pu essere soddisfatta. Un notevol passo avanti compiuto in un'opera apparsa nel 1673, <11 Drimo trattato eenerale di meccanica teorica, lavoro incomPiuto e Postumo i uno studioso"otmai dimenticato anche dagli storici della scenza, il gesuita ". Il suo teorena Ignazio Gastone Pardies > Jondanettale per la calenatia afferma panto B di interselione tra d e tlngnti per .A e a giocc Jh" t qoo/,.nq,t, sia la urua, it vlta ierticaie passae per il ceitro di grauit della parte di fune rz,ttoi-tantela corda A a (fis. 6.3). Ce ci sia vero deriva subito dall'ipotesi che la fune Possa esPr! re ,olt^nto forza normale N; I'equilibrio conduce allora immediatamentc alla tesi (fig. .4).

I
/N"
Fig. 6.1. Qualche tempo ptima, Beeckman si eta tivolto a Cattesio domandandogli se ritenesse vero che una fune sospesa alle estremit descrive < una parte di sezion conica )). Ma Cartesio non volle occuparsi della cosa. Lo stesso Beeckman, per, ntorno agli annt 1614-1615, diedela uluTione nrrella di un problema smile : quello del ponte sospeso in cui la fune, pensata come non pesante, sopporta carichi verticali uniformemente disttibuiti (fig. 6.2). Mediante una parziale dimostrazione gometrica, egli giunse alla conclusione che tale fune si dispanesecoxdo una parabola.

I;i.q.6.1.

Fig.6.4.

Fig.6.2. Questo tisultato si ritrova anche in un'importante analisi svolta da Hu1'gens, ancota giovanissimo, a partire dal 1646, e pubblicata postuma. In essaluygcns dimostra che per il problema del ponte sospesola soluzione p^rab()lica mentre
I Glilco, cit., pp. 369'3'70.

Utilizzando questo te(xema, Pardies allota ric()nosce, clancloneuoa ccrta rlinrostrazione,che Ia figura di una fune om()geneaPesantellon put) csscrc unit (Invece - egli aggi""ge successivamente se ntli supponilmo la lrrrltb,rh. i,,r" 1.,riva cli 1,cs,,, sula quale agiscano un'infnit tli linee pesanti l'l(, r r, h func a('ba pctctttt' ccl 1'',rrrrllclc c.gullmcotc tljstanti I'una clall'tltra, allora dcl cric() gcntc su tr('l gilcc . r r r c n t c1 , r t n r , i l i cre l r r h t t i l c c n t t o c l i g r a l i t
j (1. 'l r u c s , l r l l , . i r . , l . 5 ) ; i l r r i l r r ( ) t / - z . t h t t i t t t h t l a t "tona"t$' l'xris, l6?3'

186

Cxrre Jlerb;li ed claiclte

Il dibattito utlt'eqailibrio Janicolare

787

sulla verticale DE che passaper il punto medio di aF, e < geometri sanno)) che la parabola I'unica curva per la quale le tangenti in a e in b si incontrino in un punto su tale verticale3 (fig. 6.5).

in cui le ricevemmo >. Truesdell commenta qui: < Per il 1690, le tre soluzioni, nell'ordine di consegna, mostrano la matematica del futuro, del presente e del passato )>-. In verit Huygens si muove ancota nell'area culturale vecchia, ed esercita, sia pur con grande petzia, il complesso metodo geometrico. Leibniz invece d Ia formula anafitica. corrctta. della catenatia nel piano (x, y) della figuta originale qui tipottat^ (frg. 6.6):

"t" f : j<u'b+r,

(6.2.1)

dove a il segmento QA e b un numero Puro che, effettivamente, deve coincidere con e, la base dei logaritmi: perci la (6.2.1) l'esptessione di un coserc iperbalito. Occore aggiungere che Leibniz non offre sufficienti giustificazioni meccaniche per \a (6.2.7): tuttavia lecito pensare che alla base del suo ragionamento fosse il teorema di Pardies, come egli stesso spiegherr in una famosa lunga sequela di domande, di letteta del 1694 a Huygens, in risposta a una << s. e di accuse >> recriminazioni

Fs. 6.5.
Ma a discussione sulla catenaria divamp nel 1690, quando Giacomo Bernoulli ne propose il problema all'attenzion degli scienzti del tempo in una sua memoria su altro argomento pubblicata dagli "Acta Etuditorum" di Lipsia. Subito Leibniz risponde annuncando la possibilitt di .utrlizzarc la << sua chiave >r, cio il calcolo di(erenziale, per giungere alla soluzione. Nel medesimo anno anche Huygens si mette al lavoro e chiede per lettera insistentemente a Letbniz notizie sugli esiti della ricerca con il nuovo algoritmo. Nell'attesa studia per suo conto e ottiene qualche risultato, seppur limitato e involuto, che invia a Lelbniz perch lo pubblichi presso gli "Atti" di Lipsia. E infatti, il giugno del 1691, esce un numero memorabile clegli "Acta Eruditorum". L'editore, presentando il volume, scrive: <Il benevolo lettore ricorder senz'altro il problema proposto dall'illusne Professore Giacomo Bernoulli di Basilea. (...; ft cebre Guglielmo Gofftedo Leibniz aveva promesso di rendet nota una soluzione ottenuta col suo metodo, se nessun altro l'avesse trovata ento la fine dell'anno fptecedente]. In tealt, il fratello del proponente, il Signor Giovanni Bernoulli, studioso di Medicina e molto versato in cueste ricerche. trov la soluzione e I a m a n d a n o l D i c e m b r e s c o r s o ; i n o l t r , r r a m t e s u o f r a r el o . e g i c i c h i e s e l molto gentilmente di aggiungere alla sua quella di Leibniz. Per questo, sollecitammo il celebre Signore sopra menzionato a pubblicare il suo risultato. (...) Anche il Nobile Christian Huygens si degnato di ornare il nostro Giornale della sua soluzione al problema. Quindi vi pfesentiamo, benevolo Lettor, le due soluzioni di questi illustri Nobiluomini e quella di Bernoulli, ma nell'ordine
r tbiclcrr. o. 52.

E y

L.Dc

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9d. 4 \ 'ILLt.t oln' lFd'lollol P, n'J'rd cr@lc ra\cr

^-r .q=,in .x| ./'tuar,


eitq,=l',(l("aulrr o0 'nu'f.'fio,,',

.1rfY

lti1. 6.6.
I lhi(lcrr,p. 66. I l l , i r l c r r ,I , . 7 1 .

188

Ct1tefe:libli e.Jelanil)e

Le equa<iani idefnite di Ciacono Benoa i per Ia fufle L'eqtazrone di equilibrio dunque :

189

problenatisfuniInfine, il lavoro di Giovanni Bernoulli, dal titolo Solatio corrette della catenariae ne enumera tredici procalarii, offre due costruzioni priet, non soffermandosiperaltto sulle prove. Validi argomenti statici sono per da lui dati nelle sue clbri Lectionesmatbematicade nethoda integraliant in aliiqtre, caascripta ttnry ll. Marth. Haqil/tlii cun aactorParisiis agerelannh 1691 et 16926, dove viene in lwce an arcettanaame inparlale per la meccanicadei continui: I'esigenzae la possibilit di esprimerein fotma differenzialele equazioni di equilibrio, imponendo, aPPunto,l'eqailibrioper agttieleneoiufnilesino dellafune. DI .3 LE EQUAZIONI INDEFINITE GIA.COMO BERNOULLI PER LA FUNE Di qui il passo breve per il completo chiarimento del problema. SarL gemle Giacomo Bernoulli il primo ad ottenere, negli anni L69l -1.698 eqruqioni rali clnenon soltanto risolvono il problema della catenaria,ma anche consentono di affrontate il tema pir generaledell'equilibrio di una fune flessibile soggetta a una qualsiasidistribuzione di fotze tangenztalie normali ? (fig.6.7).

NriN.ffds:0 Da cui, pet la (6.3.1): dNffds:0

(6.3.2)

(6.3.3)

Ossia, ritenendo N tangente al filo (n potrebbe esserealtrimenti se si accetta f ipotesi che nella fane flusibh sia nullo il momento flettnte) la sola equaqione irdefnita che assicuraI'equilibrio in ogni elemento infinitesimo ds la:

ulo +t:o
OS

(6.3.4)

Bernoulli considerain verit un riferimento rtrircerc, e definiscele condizioni locali di equilibrio secondole direzioni della tangente e della normale alla curva in un punto generico. Se ft, f, sono le componenti di f su tali direzioni, si riconosce subito che l'equazionedi equilibrio secondola tangente (fig. .8): -d- t N r :" u r os

(.3.s)

tove in luogo di N si sostituito lo scalareN che lo rappresenta.Per l'equiilrro secondo la normale si noti che indicando con dg l'angolo formato dallc rctte nofmali alla cuwa in a e jn b, le componenti di N", Nb su n valgono:

ii r.,.., - r" +
o
Fig. 6.7. Si consideri dunque la fune AB nel piano (2, y) sulla quale operano le forze distribuite con continuit fG): (f,G), fu(s)), essendos I'ascissa curvilinea che descrive la linea assuntaa causa del carico.,{gli estremi dell'intervallo infinitesimo a-b di, lunghezzads agiscono le forze normali No, Nr nele direzioni delle tangenti alla cutva in a e in b; poich f(s) si suppone fizTa legittimo porre : Nr:-N"*dN
6 In Opera Onnia, ), pp. 385 558, 1142. z Giaconr Bcrno.olli, I/aria l'attltt)ta, "Opct.t" 2, pp. 1036'1041, 1744.

No,",.'- N, {9 +

(.3.6)

(6.3.1)
l:i.4.6.|i,

190
Onde si ha:

Csr"e fetsibii

eA k$icbe

L'arca eanle senplicenertecon?rctn

191

*,9*N.$-r"a,:o

(6.3.7)

lunghezza media ds come ur cuneo che si insinua entro il triansolo AOB (fig.6.9). Imprimendo ad esso uno spostamentovirtuale r nella direzione e

Ricordando che N, e No difieriscono infinitamente poco dal valore di N nel punto c in cui si considera l'equilibrio, ne viene: -- dto os

(6.3.8)
owia; dal triangolo curvilineo aOb risulta:

Ora l'tntetpretazion. di
r q P -dJ

?:

(.3.e)
Fs 6 9.

----r.. O

essendor il raggio di curYaturadella curva in c; perci la (6.3 8) pu scriversi: N -,


I

(6.3.10)

ne verso della normale esterna n (fig. 6.10), il lavoro compiuto dalla fotza infinitesimaf, ds : f, ds r $.4.1) vale: 64.2)

(6.3.4),owero le: Ebbene, l'equazone


-,L

1 - .-

tJ

-::

N
r

rn

(6.3.11)
mentre il lavoro compiuto dalla forza di compressione-N - N[(r f ar) de r dq]

dimostrate da Giacomo Bernoulli, tisolvono completamente il ptoblema dell'equilibrio di una fune flessibile e bastano da sole a descrivere il fenomeno fisio quando la fune sia inoltre inestensibile. D qui n Poi resta aperto soltanto il discrso analitico, pet traxrc, ad esempio dalle (6.3.11), l'esptessione esplcita d,ella linea su cui la fune si dispone: ma I'interesse non pi meccanico, bens matematico. Qundi tralasciamo di tiferirne gli sviluppi'

dove r il raggio di curvatura. Uguaglando a zero la. somma dei due lavori (6.4.1),(6.4.2)si ricava: NdgArff"dsSr:0 (6.4.3)

6.4

L'ARCO

PESANTE

SEMPLICEMENTE

COMPRESSO

Occorre invece menzionare un altro notevole contributo di Giacomo Bernoulli su un tema strettamente legato a quello della c tenaria'i si ttatta di un piir volte iitrovato e tllizzato nell'ambito della risultato che nel Settecento sarL aolte. Nl 1704, I'anno precedeote la morte, Bernoulli teora sngli archi e sulle determi;a aaale forma debba esxre dala a un arca sotti/e <<i cri canci premano l'aao sull'alro aiooti ,\t lart Perl prt\ria, ren<a //sa di leganle>>8' Il metodo da lui adttat consiste in una semplice e geniale applicazione principio dei lavori Yirtuali' Si interpreti il concio infinitesimo ^BCD di del
8 G. Bernoulli, I.aria I'o:tlnnt, "OPcra" 2, pp. 1119'1123, 1144'

lti.q. 6.10.

L92
da cui detiva la:
Nt.-Y -r

Cane fxsibili

ed elaniche

L e.qtla(kfl. etlicita della cateMria oftogenea

193

Sappiamoche:

os che coincide con la (6.3.10)".r"ndo

(6.4.4)

d
d s

(6.3.e

tt concludePerci che un ] S: afco semplicementecompresso, soggetto al solo Peso proprio, deve avere la fotma della cate r12", 6.5 IL TEOREMA AUREO

D'akta pate, valida I'identit: dy


dz

(6.5.2)

assumendog positiyo se antiorario. Deriviamo Ia (6,5,2) tispetto a z: , ,r , - ,g . q ,d , p d s r, , (

Nell'equazione (6.3.10) figura .il raggio di curvatura r. necessarioora nel datne l'espressione casoin cui la curva sia descrittada un'equazionedel tipo: (6.5.1) in un riferimento cartesianoortogonale (O; z,y) disposto come nella frg. 6.11'

d'y

a, az :-TF

(6.5.3)

Si ha poi:

ds- \/lz, + dy,: \/dA + ydA*_: dzll + y"


dove con I'apice si indicata la derivazione rispetto a z. Pettao la si pu scrivere cos: 1 . _ ( 1 * y ,' '. ) .f V l + v ' e _ - t " .
Da cui si ottiene la lormala cetcata:

(6.5,4

(6.s.3)

(6.s.s

'

t(1 + y')!

(6.s.

Si definisce ulruataftt K l'inverso del taggio di curvatura; cio

1 Owiamente risulta :

(6.5.7)

. v " -- . (tly' tr
Fig. 6.11. Si tratta di un'impottante xelazione la cui scoperta costituiva un vanto per Giacomo Betnoulli: egli la enunci in un saggio del 1694, sul quale tornetemo, denominandola < teorema aureo )r. Essa era per gi nota, sa pure n fotma divetsa, a Fluygens e a Leibniz.

(6.5.8)

. L'EQUAZIONE ESPLICITA DELLA CATENARIA OMOGENEA (6.3.4) ovvero dcllc l)iamo ora alcuni esempi applicativi dell'equazione cquruioni di Bcrnoulli (6.3.11).Dapprima consideriamoancora il problcme la sucrlclla catcnaria pcr dcdurrc,in fotma moclcrna, sua complctasoluzit>nc;

794

Crr. fcttibili

cd hrtib.

L'e4ta<iane elPtirita della caleridr;o otltogeflea

195

cessivamente ) esamineremoil problema del < ponte sospeso che sta alla base del calcolo attuale delle lenizstrtttture, almeno per taluni loto aspetti. Sia data dunque una fune pesanteomogene, riferifz alle coofdinate z, y come nella frg, 6.12; ogni suo elemento ds crtatterizzzto dal peso qds di direzione e verso uguali a quelli dell'assey, dove q definito come forz^ per unit di lunghezza,ed costante se la fune omogenea.

La (6.6.1) e la (6.6.5) si integrano molto facilmente. Lt prima afrerma che N,, ossia la componente otizzontale .d,ella fotza normale N, costante. Chiamando No tale valote costante, sinora incognito, si ha dunque: N,: NO

(6.6.7)

La seconda, che pu sctiversi: dN f qdy: 0

(6.6.8)

fornisce, integrando, N--9y*Co

(6.6.e)

cos(s,yJ

dove Co una costante, pe orr. atbitrz.tia: dunque la fotza normale N varia linearmente con la quota y. Ma ad N si pu date un'altra espressione ticordando b (6,6'7) ela (6.6.3a); si ha:

Fig. 6.12.
L'eqtazione
or\ z ----:= ds u

N+: cts
vettotiale (6.3.4) d luogo alle due equazioni scalari: ccl essendo s :

N^

(6.6.10)

(6.6.1) (6.6.2)

1/1 :, ta 4,

(.s.4)

dN"
OS

nc segue ancora:

N:/1
Le componenti N,, N' di N sono legate a N dalle N,: Ncos (', r): N* Nv: Ncos t', y): N*

+ya-No

(6.6.11)
, lz percla (6.6.6)diventa:

Non ci resta che prendete in considetazioneia (6.6'). ll t"pporto

(6.6.3)

drc liguraal secondo membro,vale per la (6.6.10) iq;

D'alta patte, le componenti del catico q secondo la direzione tangente e la direzione normale alla curva sono, rispetti vamente :

' N. : ;
()sstit:

F:ftN" q N

(6.6.12)

d y _os

z 'os

(6.6.4)

e le equazioni di Bemoulli si rendono nelle: dN os


-:

N:? -- .: qNn
f -

(.6.13)

dv 'os d
q' o_s

(6.6.s)
(6..)

(6..11)di N, si trova: I'esptessione Sostituendo I -l v'r. r N q o

(6.6.14)

796
Poich: 1

CkntP .ribili

ed elaiibc

Il Yabbnd del ?o h rorqea

197 (6.6.22)

1r+ y9r
:q No

v'

c, y,: -+ ".,h(-+2"c,)+ +
(6.5.6)

la (6.6.).41 prende la forma:

Per ottenere la terza conAizioneentra il gioco un'ipotesi sul comportamento del materiale: se la fune inestenibile la sua lunghezza L, si avr: e

(6.6.15)

L : l d s : l . r r ' f 1 , n 6 . - 1 1 r + *"r],(-S z+c,)dz: 1


J J J I
.A.IJ

a tispetto all'incoQuesta un'equazionedifferenziale vatiablli separabili gnita y'. Scrivendola cos: dy' !11_y'z
q -\fo' ,

:,i-,'n(-* z+c,)az:

(6.6.16)

: f [,*l'ffi'-cf ,."r,,(S,"-c)] (.6.23


Le equazioni (6.6.21),(6.6.22), (6.6.23)rendono alora uniyocamentedeterminata la configurazionedi equilibrio della fune flessibile, omogeneae inestensibile. La formula (6.6.19) della catentLria bene approssimatada un'espressione irarabolica quando il ,rorn"ro fi^ z si mantiene molto pccolo nell'intervall<r Irn, zo]; se cos infatti, si pu svilupparein serie la (6.6.19),trascurand() lc potenze di z superiori alla seconda.Ci si vetifica, di solito, se No, componcote orizzontale di N, abbastanzagrande.

il suo integrale immediato. Risulta infatti: settsenh(y') : - -j


1\o

,l

C,

(6.6.17)

con C, nuova costante di integrazione. Quindi:

r,:,*l,(-fr,+c,)
e infine:

(6.6.18)

t:-+"',h(-+,+c,)+c,

(cr:cost)

(6.6. re)

6.7 IL PROBLEMA

DEL PONTE

SOSPESO

|a (6.6.19) l'equazione generaledella catenaria orl'ogenea Tra le quattto costanti No, C0, C1, C, che si sono intodotte, ve ne una di ttoppo: infatti la, (6.6.11) si rende ormai espl.icitanella:

-N.co'n(-+,+c,):

q(y-cJ

g.6.20)

I)er secondo esempio, consideriamo il problema del ponte sospeso dcl (lullc, come abbiamo veduto, Pardies e Huygens avvano trovato la soluzi<>ne (r)rrctta nella parabola. La gomena ACB collegata al ponte sottostante da rrrrrrcrosj fitti tiranti verticali, disposti a distanzeuguali (fig. 6.13). Trascue r:rnclo pesoproprio del cavo e dei tranti, il caricoagentesu ACB pu esserc il russirrilato una distribuzionecontnua ci pesi uniformi rispetto a z. ln altri a tcrn)ini,su ogni intervallo infinitesimodz opetail pesoqdz, dove q costatc; r ; r r r r r r lu ' g n i e l e m e n r d s s i h a i l p . r r ( q j J ) a r . sr o \ ( r r/ , V . r l ct l i n u o r o l a ( . ( r . l )p e r c u i :
N. No (costante)

e il confronto con la (6.6.9)porta a C0: Crq. Occorre per determinare le altre tre : \, Cr, Cr. A tal fine si deve tener conto delle condizioni ai limiti, imponendo alla (6.6.19) di passareper i punti A e B di coordinate (zn, y,r) e (28,y note. Deve essere dunque:

(6.1.t)

: c, pcr LL (6.6.10) <lz tls No N-

(6.6.21)

N .. Vl I y',N"

(6.7.2)

198

Carue feiiibili

cd clanhlte

Il Prablena dcl paltle orplo

199

appunto la parabola:

t:-*;"*

c'zrc'

(6.7.1)

Per la determinazione delle costantiN0, Cr, Cr, utllizziamodapprimale condizioniai limiti in A e in B. SeI la luce AB deveaversi(fig. 6.13): y(0): 0 y(l) : 0
Ci conduce a:

(6'7'8)

r:7ft;zo-z;

(6.7.e)

Di qui segue in patticolare clnela freccia nariaa, ossiala y-,, conseguita talla fune in C legata alla tazione Nn da:
q12 .rrnax

Fig.6.13. L'equazione di Betnoulli (6.6.6) ancora :utilizzablle,tenendo conto per che ora l'intensit di carico oA" qf. N Perci tale equazione diventa:

8No

(6.7.10)

Ma come czlcolate No? Per awicinarsi alle applicazioni tecniche bene rimuovere I'ipotesi, seguita nel caso della caten tla,, secondo la quale la func nestensibile.In realt c' una deformazione elastica,per cui, se Lo la lunghczza. inrztale, la lunghezza L cortispondente all'applicazione dei carichi
(llvcrsa:

'

: c\i;/

I dz\z

(6.7.3)

I-: Lo+aL

(6.7.n)

Sostituendo questa (6.7.2a) viene: in la ne Nt : oNr f ' _


Ora, a causadella (6.7.2b) si ha: (1 f y")* q -No r sicch, rendendo esplicito I secondo la (6.5.6), si ricava finalmente:

()ra, se y' si mantiene sufficientementepiccolo rispetto all'unit, ossia se y,,,,," molto inferiore alla luce l, lecito operare in via approssimata ponendo

( 6 74 )

1 llTy'z=1*Zy'2 (rn ci, L assume seguente la espressione:

(6.7.t2)

(6.7.s)

t.

f
0

lvt

ry'2dz

| \ R w2 ,i";y',)dz: r+ ; J(t, 0

t f /

(6.7.13)

v":-

'

Nf

(6.7.6)

Ncllo stessospirito di approssimazione pu dre che: s

N^\

A l= ; i l

N] I

(6.7.14)

Questa equazionedifferenziale immediata: il su() intcgralc gcncralc

200
e, ricordando che dalla ( 6 . 7 . 1 0 d e r i v a : ;
N.: nl2 - I-

Carte feibli

e,l elarlhl)e

DballiJo r lla chra ela ia: il co lilrlto

di Giacana Bernattli

201

8v-."

(6.7 ."ts)

Riportiamo, dal libro di Truesdell ", un albero genealogico,con un'incicazione sui contributi dati dai componenti, nel campo dell,elisticit (frg.6.14),

si ottehe, pet sosttuzione nella (6.7.71): 8 -y l . , l ', , 3 ossla:


),a\ g '\Lo-,/Y-.\ ' ( , 4 _:A : -F -

Giacomo

Giovanni (catenaria; v i b r a z i o n id e l l a

, .o -

ql3 SEAy-"_ ^r,l

(6.7.16)

(catenaria; curve e l a s t i c h e ;l e g g e dell'elasticit)

Daniele

n '

(6.7.17)

L'incognita qui y-""; calcolandola, dunque, e sostituendo nella (.7.15), . si ttae- il valore della componente oflzzont^le dl tiro No. Con ci il pioblema frsolto.

(analisi delle vibrazionl, corspondenza con Eulero)

6.8 DIBATTITO SULLA, CURVA ELASTICA: IL CONTRIBUTO DI GIACOMO BERNOULLI Il problema della fune, sul quale ci siamo intrattenuti, il diretto progenitore di un altro problema, ( egualmenteinteressante secondo il paiere-di ), Giacomo. Bernoulli e,.ma per noi ancot pi importante per i suoi deciisivisvi-dell'inflessione luppi nell'analisi elastlcadelle strutrure: l < problema o della curvatura di travi, di atchi, di elementi (monodimensionali)elasticicl,ogni specie, a causadel loro proprio peso o di un peso ad essi applicato o da qoalsiasialtra fotza sollecitante 'o. > Protagonist lrrrngodibattito su questo argomento sono di nuovo gli ... 991 rllustri scienziatidelia famiglia Bernoulli e, di l a qualcheanno, Eulero. Risr_ vando a dopo la presentazionedi Eulero, ricordiamo on brevemente che il casatodei Bernoulli era originario di Anversa, nella Fiandra che allora era sorto il dominio spagnolo, con Filippo IL Quando, a seguito dell,insurtezione dei gteux fu inviato nei PaesiBassi,tra il '1567 jl 1573,11 e )ca d,Alba, tristemente famoso per la sua intolleranza" per la sua crudelt, i Bernoulli si trasferirono e in Svtzz.eta, Basilea.Il primo grande personaggio delle famiglia Giacomo, a nato ne 1654 e morto nel 1705; ma,non meno ptestigiose sono le figure del ftatello di lui, Gior.anni, e del figlio di cluest'ultio Daniete, il fondatJre della moderna dinamica dei fluidi. Dal1699, anno in cu Giacomo e Giovanni furono eletti membri dell'Accademia di Francia, vi fu sempre qualche rappresentante dei Bernoulli tra gli accademicifrancesi, sino alla Rivoluzione (1789).
e G. Bernoulli,..2ui,nn a//uun Mhi Lfetu tialir (,..) t,a aliiqte, " Acta Eruditorum", pp. 282-290, 1691. ftki'trlari|m, ro bmem, parrgrafo 3. , n adAtunota q|aalu d.t ,n!)/ut,l

G i o v a n n li l l tra {intermediaro Eulero Daniele; e l e g g id e l l ' e l a s t i c i t ) tti.4.6.14.

(vibrazone delle Iastre)

Nel testo del 169i che si sopra citato. Giacomo Bernoulli avverre subiro r,l'c l.r soluzione per .la verga elasica piLdifficie di quea per Ia func; nra ,it lrirre le sua fiducia di pervenrvi ben presto e ne proette ia pubblicaziorrc ( tro qualche mese. Passanoinvece tre anni soltanto iel 1694 Beoullj csponc ; tl surr risultato in una memoria degli "Acta Eruditorum',: Curualttro /,ttttitt) eh.rtirrt. .ltat identitat cum caruatura lintei a potdere iwlasi fttiti e>,pausi. Ilatli circnhnu rlsrulantm fu termis semplicisinis exhibiti (ecc.i. euest-'ultima partc dcl tir,,l,, fe riferimento, evidentemnte,al (teorema aureo> ch abbiamo <imostrato rcl par. 6,5. La figuta originale (fig.6.15) dimostra da sola la complessit delia c()srruzi,,nc gcometrica su cui Bernoulli articola il suo ,asonae.,to. _A noi conlcrricrrtc semplficare alquanto la dimostrazione atten;ndoci alla frg. 6.16. Inrplicitamente, Bernoulli si accosta all'idea di Mariotte, p,,nencl,, all'inllrrlrsso la fibra neutra, non dilatata. E, ancora implicitamnic, egli assumc I'ipotcsi tli conservazione delle sezioni piane; <Jipi, egli ritiene, c<>mc vcro txl c:rso tli llessione, che le sezioni trasversali ,i -"..,g^n,, ortogonlli all:r Itrrcrr.l'asscceformata.Tutto ci non cletto per con ,ir^rrrr^, pi,i.trC Uarttortlli oscilla tra il modclkr monodimensional,eilella t,rranc il moclclir tridimcni l " n ; r l ( ( l c l l , r / r r e , s e o z ' -f i s s a r o er i q , , r r , 5 1 1 6 e n t e c , r r r n c s s i O n c.r n s i c l c r i a n t i ) ( l rlrrrrrgr.rc l'clcmcnto infinitesimo ^CD clcfinit,, dallc sczioni AC c lll) inlintl:rt|)cr]lc l)r()ssir.tc. (lD misr.rrads, AII msurcrr ds .l e,,,,,, Sc tls ; c Ja sinrir ' ( 1 . I r u c s < l c l il r .n . u 4 . c ,

202
'lAB.VL

Crrue f*ibili

ed elanicl)c

D;bat

ra u a ckrra elastia: il coti/1,;bo di G;ao/ra Berno li

203

a 4.,6+.

iJ.,/*.,r.t ..

"*-.dC,,,,..,. a.yry!"
-.". \...n"htu.11.

Ebbene, la (6.8.4) e la (6.8.5) riassumonola teoria di Bernoulli sulle curvc elastiche.Si noti che talt rcfazioni nalt sono state dedotte con l'ausilio di considerazionidr eqailibrio globale le tensioni o e il momento flettnt M : questo tfa ultetiore passo avanti sar.compiuto, come vedremo, da Eulero. Bernoulli invece si iimita alla (6.8.5) assegnandodiverse espressionipossibili alla funzione F(M); ad esempio la pone nella forma F(M) : - kz- con k costantee m intero e considera il caso m: 1. Ci corrisponde, nell'ambito di una teoria lineare, al caso di un carico verticale, sull'estiemo sinistro della tfave della fr,g. 6.16. A questo punto egli elabora con il suo << teorema aureo r> la 16.8.5.

Fig.6.15. litudine tra i triangoli B'DB (dove B'D parallelo ad AC) e COD consente di affermate :

B'B BD: CD:DO


ossia, indicando cor' H I'altezza. della trave e riconoscendo che B'B :

(6.8.1)
e.,* ds :

e - n "d s : H : d s : r dove r, al solito, il raggio di curvatura. Quindi: r H

(6.8.2)

(6.8.3)
l:.1. 6.16.

Ora., \a deformazionee-n. della fibra superiore legata alla tensione: ad se esempio, vale la leggedi Hooke, sare.o*: lp, . " suavolta la tensione sar in relazione con il momento flettente, ossia, genericamente:onax: f(M).

lliprendamo anche noi la formula del raggio di curvatura (6.5.6) c osscrt iltnto che: d / v' \ (r i v+ : -al\rtL1 *r,., ) Sc duntlue la (6.8.5) si particolarizza nela: (l z

Percila (6.8.3) luogo alle: d 1:itt H E


1 .

(6.8.4) (.8.5)
f / M.) -1. . ,:.
l

(6.8.6)

F(M)

avendo posto F(M) : '

(6.8.?)

204
(avendo posto C:
1 _ l - t : ,

Cuue f*:bil

e elasticlte

E /etu: ld ta rila e i co,ttributi alla rtecafiica gehetale

205

k-t) il ((teoremaaureo)), per la (6.8.6),fornisce: (.8.8)

^ d l v ' \ -dz\/t+y4/ Da cui, integrando:

2C-=:--22!C.

t'r 1 y,z

(6.8.e)

con Cr costante arbtttatia. Eleviamo ora al quadrato ambo i membri e risolviamo rispetto a y'. I passaggi sono:

a 6 , , Y lt - : ( r r ) - C r ) " l l y4C2y'2: ("" * Ct)'* (zzI Cr)2y'z

(6.8.1o) (.8.11) (6.8."t2)

(z' I ct)'
4C2Infine :
,2 L

(z2 l

Cr)z

\/aC,_ (2,t

(6.8.13)

allo studio della meccanicadel punto e del corpo rigido, alla scoperta ccllc leggi dell'idrostatica e dell'idrodinamca; n sarebero-dadmenticaie i srandi passi avanti da_lui compiuti in matematica,come, ad esempo, l.ntrodrizionc dei concetti di base del calcolo varjzzionare.Non lo facciam. ormai il centr. dei nostri interessi si configurato; dobbiamo seguirne la traccia senza scan_ tonare altrove. Per questo ci riferiremo soltanto aa alcune preminenti rcerchc euleriane che_riguardano direttamente I'oggetto d questo capitolo, ossia il problema delle curve elastiche. Leonardo Euleto nasceda un pastoreprotestantein un villaggio nei pressi di Basilea, nel 1707. Terminati gli studi universitar a Basilea,c era in quel tmpo_un-importante cntro di ricerca scientifica,si diploma a sedic anni, sotto la guida di Giovanni Bernoulli; nun ancora venrenne, part..jctp^ ull concorso a internazionale indetto dall'Accademia di Francia, ottenendo os la pubblicazione del suo primo lavoro. La vita scientificadi Eulero si intreccia cn quelln dei figli di Giovanni Bernoulli, in particolare con Daniele. euando cirstui, insiemeal ftatello Nicola, divenne membro della nuova Accademiadelle Scicnzc fondata nel 1725 in Russia a San Pietroburgo (l,attuale Lenngrado), Eulcro -pot-cedicarsi Io segu, ottenn la posizione di associato e, tfasfefitosi 1, competamente ricerca. Nel 1730 eletto membro dell,Accadeiae nel 1733, alla ritornando Daniele a Basilea,ne assumela carica quale capo del settore mntc_
nlarlco.

Dal punto di vista strettamente matematico il problema completamente risolto: come si dice, ricondotto alle quadratare. Si ha infatti:

, , , _ ,_ l

t"r-J

( 2 2I C r ) d z

l4crlzr+cty

(6.8.14)

Purtroppo, qui dove il problema mtematico termina, intzia quello delle applicazionitecniche; e una formula come la (6.8.14)non certo incoraggiante. Bernoulli escogta metodi di integrazione sviluppando in serie I'integrando. Oggi si preferisce esptimere la quadratura della (6.8.5) in tetmini di integrali ellittici che si prestano a oPportune tabellazioni. In realtL uno dei meriti maggiori dell'ingegneria del secolo scorso stato quello di spertratre dai risultati tigorosi ma inagibili de gtandi predecessori, teorie semplici e versatili, accogliendo consapevolmentedrastiche semplificaz\oni, senza tradke la natuta fisica del compottamento strutturale.

Durante questo periodo di permaoenzain Russia, Eulero scrive l,imfior_ l,rnte trattato meccanicodal titolo: Mecbadca, molal vientia arulltice expitit,t, sile pubblicata a San Pietrobutgo nel 1736. euesto titolo manifestail plogramma .li l.rule_ro; seguito dei fondatori della meccanica,specialmentei iluyg"n. " al rli Newton,,egli si propone di sviluppare la dinamica come stienTai,4otoh, c,,n le sue definizioni e i suoi teoremi. Secondo Eulero le leggi fondamcnttli r()r sono soltanto certe sotto il profilo sperimentale,ma sonorit neccssaric tlinrostrabili per va deduttiva. Partendo unque dalla definizione dJ forT,tt qualc < t'i.t,corpas uel ex quiete in rtotul, perdacenr,ui/ notum a/erarc> (causa-chc iat lrlorluce o altera il moto dei corpi), e dalla definizioni di iner4o quale <il/tt itt nnuihrrs rcrpa.ribusinsita faraltat ue/ h Eiete permaaerd, ae/ motim )nifornihr it _ rrtltn coxtittuerdi >>-(facolt insita in ;utti i corpi di permanere io quictc o in nnto tettlineo- uniforme), Eulero ritiene che a direita applicazroni dcl pritt_ ri1,ia,di catsalit imponga di affermare l,uguaglianza di .ausu e.l cffctt(), l)()ttcttkr:

f clt:

d (mv)

(6.().I )

.9 EULERO: LA. SUA VITA E I CONTRIBUTI ALLA MECCANICA

GENERALE

La nostra storia atriva finalmentea nulero. Qui dovremmo aprire una lunga parentesi per dare qualchenotizia sui firnclamcntali contributi di Ilulcro alla rigotosac gcncltlc <cilrrincpi, a ogni campodella meccanica: clcllnizionc

tl,rvc f.clt appunto la forza operante nell,intervallo ci tempo ct, c d(mv) lrr crrrrispondente ve,riaziooedella quantit di moto. ll notcole intcrc;sc (lcl l r r r x c d i m e n t o e u l e r i a n o s t a n e l f t t t , , c h e ( l . r l l x s , , l : r ( 6 . 9 .1 ) s o n o t r r t t c , a n a l i _ I t ( i l t l c n t c )I e _ c q u a z i o n ic l i f f c r c n z i a l in c c c s s a r i c s u l l c i c n t i p c r c c s c r i v c r cI n c tucccilrica <lcl nunto. agli stcssi anni liulcrr inizia acl occuparsi clcl problcnra <lcllc curvt , .fot()rn() rl,t.rlitlr, r;lv viv a.ncl cosl Ll crlrrisPonrlcnzt con l)lniclc lcrnoulli chc crir intcr

206

Cne ferbili

ed elarticbe

Euhro: la *a rita e i carlr;btlli alld meccau geterale

207

ressato allo stessoproblema: Eulero e Bernoulli afrontano, nello stessocontesto, la questione dinamica, cio lo studio delle vibrazioni, e pervengono a risultati conclusivi nel campo lineate delle piccole oscillazioni trasvetsali di una trave elastica. Si inserisce, a questo punto, la gura di Fedetico il Grande di Prussia: mecenateintelligente e < illuminato >, egli ptomuove l'attivit dell'Accademia prussianadi Bed.no,sollecitandofa chiamatadei maggioti scienziatidel tempo. Eulero, di cui era gi estesala fama, invitato, ed egli accetta,trasferendosi nel 1741 a Berlino, senzatuttavia abbandonarela sua collaborazioneall'Accademia Petropoltana.Del 17,14 la pubblicazionedell'mportante opera: Metodut sulla quale dovremo inueriendilineasntrras naximi minimiueproprietaie gal.tdenler, sofermatci in seguito, Durante la petmaaenza. bedinese Eulero approfondisce i suoi studi matematici sul calcolo differenziale e intesrale ma non abbandona l'interesse alla meccanica.In particolate egli viene a iapo, insieme a Daniele Bernoulli, di un principia del/amectanica, naouo anche se egli lo interpreta come una conseguenza delle leggi newtonane: si tratta dell'mportante relazione che lega il nonento risltaxte elle forze esterne agenti su un sistema meccanico al monentodella q antit di noto. E noto che l'equazionefondamentaledi Nevzton tietita ad,esempio a un sistemadi n patticelleP, di massam, (i : 1, 2, ..., n), mosseda velocit vt si pu scrivere:

ssa affermata come hge generale indipendcnle e della meccanica saggio del 1775: nel notutt cor?ar n rigidoran delerminandi'2. Noua metbodus Nel 1760, Eulero pubblica la Thearia t016 or4orutTlsolidorumsettrigidarrm dove sono fissatele equazionigenerali che governanoil moto di un corpo rigido. Qui egli introduce il concetto di nouexto di inerXiache gi Huygens aveva impl.icitamente uttlizzto senzaper definirlo. Nel caso di un corpo tigido con un assefisso E(ptivo di attito tali equazioni danno luogo alla

te: Je

.126

dove M, il momento delle forze esterneattiye rispetto a E, J; il momento di inetzia del corpo, sempre tispetto a {, e 0 l'angolo di rotazione intorno all'asse (69. 6.17).

R:+O
OI

dove R la tisultante delle forze esterne e:


l;is.6.17.

Q:

i-1

) -,o,
Nello stesso anno, il 7760, si era nel vivo della < guerra dei sette anni ). llcrlino fu invasa dall'armata russa. l'abitazione di Eulero fu saccheggiata. < (]uando il comandante russo, il genetale Totleben, fu informato dell'accarluto, ordin immediatamente che fosse pagato Eulero un risarcimento. Ia zarirra Elisabetta mand una somma addizionale che meglio compensassc il matcmatico )r r3. "1762. Cnteina II sal al trono degh zar nel Ben presto San Pietroburg<r tlivcr.rne un centro culturale preminente dell'et. illuministica. Catetina lI insi$tcttc pressantementepetch Euleto tornasse in Russia offtendogli onori c ricchczze. E infatti oel 1766 Eulero si stabil nuovamente, dc,prr venticjnquc nnni rli Lrntananza, Pietroburgo. Puftroppo, intono a quegli anni, egli perclcttc a c()nlplctamente la vista; ma ci non gli imped di continuare le sue riccrchc, vnlcndosi della collabotazione dei suoi assistentied allievi. Mor infir.rcncl 1783. rr ln "Novi Grmm,Acad. Sci.I'ctr,4,.", pp,2r)8-238, 20, 1775, rr S. l inmihcnkr), F. 30, cir.,

la quantitL moto del sistema. di Orbene, considerandoll manentorisnltanteM. delle forze esterne rispetto dellaqaantitdi antoE, il vettore: a un punto fisso O, si def,nisceuomento H" :.) (P,- O),1m,v,

Il nuovo principio introdotto da Eulero affetrna che:. M . : , .t


OT

A tale relazione Eulero giunge per gradi r gi presentc ncl De ttoh corpontnt flexibiliuu, Ael 7744, e in Dcorurle d'm nrucarr pri ic tfu uttqru, dcl 1750,

208

Cane fesibili

ed elaniclte

Rilettffa

e leriana della leara i G. Betxaalli sttlla utra cla ica (1727)

209

6.10 RILETTURA EULERIANA DELLA TEORIA Dr G. BERNOULLI SULLA CURVA ELASTICA (1727) Riotendiamo ota il filo del discorsosulla teoria dellecurae elastiche. Poco
prima di lascareBasilea'n per la Russia, il giovane Eulero scrive una breve nota, De ostillationibusarln lar ln elaslicorum(pubblicata postuma), nella quale d una rigotosa giustificazione della formula (6.8.5) di Giacomo Bernoulli, precisandonemeglio i tetmini. Vi rimane, in verit, una qualcheimperfezione, poich la fibta neutra ancora suppostasul lembo esttemo della trave, al modo di Mariotte. Correggendo questo errore, possiamo esporne le linee essenziali nei seguenti termini. Consideriamo una trave di sezione qualunque soggetta a momento flttente (positivo nella fig. 6.18) M".

D'akra parte, i triangoli I'FI e EOF sono simili, pet cui si ha: I,I :IF : EF:FO e quindi: e(y)ds;y - ds 1 dove r il taggio di curvatura; dalla (6.10.2) segue: ulv) : I

(6.10.1)

(6.10.2)

(6.10.3)

E per la legge di Hooke (che nella nota attualmente esaminataEuleto sa precisare con rigore, definendo il modulo E, il cosiddetto modulo di Young) detiva ancora:

o(v) : E lL r

(6.10.4)

- questo punto Eulero introduce una considerazione di equilibrio globale sulla sezione ttasversale A: cosa che manca nella trattazione di Bernoulli. Deve infatti aversi uguaglianza tra il momento flettente M* e il momento risultante delle o. Pettanto:

r { . - l 6 (" )y d A : l E . L d A y'
J J f

(6.10.5)

Se il modulo E costantenella sezione,I'ultimo integrale conduce al morlrcnto di inerzia I-, Si ottiene cos Ia relazione fondamentale:

v" - 9J'
f

(6.10.6)

Fig.6.18. L'elemento infinitesimo ABCD definito, nella configurazione defotmata, da due sezioni -AC e BD infinitamente prossime che si mantengono piane e normali alla linea d'asse. La frbra neutra EF conserva la sua lunghezza iniziale ds; invece la fibra HI distaflte y da EF si allunga della quantit e(y)ds.
'r Cfr. C. Trucsdcll, cit., p. 143.

<ltc hga la utruatara della lirea d'are di tna trare elastica iniqialne e rellilitet al . tnrruh) fettete. Al prodotto EJ- si dr il nome di rigideqTa fl.esstonale Vr aggiunto che l'oggetto dello studio di Eulero ra, come dice il titolr, la tlcfrrrmazione di ane//i, cio di travi inizialmente curvilinee. In tal caso, nulla rrutr, in fcrndo, rispetto a quel che si detto sopra; soltanto che nella (.10.) irrtcrvicne Ia difererqa tra le due curvature, quella conseguentealla deformazionc c rltrclla cello stato indeformato. Si ha co:

,\1(r_ i)''

((,.10.7)

rlrvc ll il raggio di curvaturainizialc (fig. (r.19).La (.10.i) in rcaltvali<la

21,0

Acu

f*tibili

ed elasthlc

La cattabara{oxe lra Elero

e Danieh Benotili.

?rini

?a$i de a teoria linearil<ata

211

FU. 6.1e.
Fig. 6.20. con buona approssimazione, assegnando J I'usuale significato, se R suffia cientementegrande. Truesdell osserva che questa la prima soluziofle che sia apparsatsugli spostamentipiccoli di una trave elastica'6, ' Sullo steso problema totna Daniele Bernoulli nel 174't, sempre al fine di nte determinare sperimentalme la costante EJ" noto che sia lo spostamento4. metodo meno approssimato ma pil semplice. Egli patte dalla espresIl suo . .. 1 _.. a s i o n ed i j , ( i l < t e o r e m a u r e o , , ) :

.11 LA COLLABORAZIONE TRA EULERO E D,{,NIELE BERNOULLI. PRIMI PA,SSI DELLA TEORIA LINEARIZZATA, Si parlato della collaborazioneintensache si instaur tra Eulero e Daniele Bernoulli sul tema delle vibrazioni elastiche.Non possiamo addentrarci; tuttavia non vogliamo fare a meno di ricordare che, entro questo ambito di studi, vengono in luce risultati ancheper la st^tic delle ttavi. Ad esempio,nel 1735rs Eulero svolge I'integrazioneper serie della formula (6.8.5) girL trovata da Giacomo Betnoulli e trova il valore delo spostamento ?l indotto dal carco e (frg. 6.20); egli non per interessatoalla determjnazionedi 4, bens a quella I della costantedi propotzionalit. tra 7a. cwrvatwra e i.[ momento esterno (noi abbiamo veduto sopra che tale costantecoincide con EJj. Ottiene cos: Ql3
?1 '

1.

y"

'

(t/lTyg"

(. s.6)
[0, l], lccitrr

c osserva che se y'(z) suflcientemente piccolo nell'intervallo trascurare il termine y'2, sicch la (6.5.6) si muta nella
1 t

(6.11.2)

Dunque, l'equazione differcnziale che governa il fenomeno :

EJ,y' : - Mpoi Essendo M"(r) : - Qz, ne deriva:


(.11.1)

1'3) ('1

1
c1
'

-2
1

35

12

EJ.v' : Q,
L'intcgrtle gcnerale: La soluzionedella (.11.4) elementate. )'(z): ; t L,z I C,

(.1 .4) 1

dove I la ltnghezza della trave.

(6.1 1.s)

Is L. Eulcto, Rueuio lirteranm a C/. D, Berko llo Dailca dic 26 O't. l7J, (...), O,eru O",nia ll, tt,pO.3'74-377,

' r , < i . ' t ' r u c s , l c l l i,t , , p , 1 7 1 . c

212

Cu"e tle$ibili ed ehtiche

Pini pali dettaleoia /i/1eai<\ata tra La altaboa<iare E hro e Daeh Bemonll.

213

con Cr, C, costanti. lmponendo che per z:7 la rotazione, ossia:

siano nulli lo spostamentoe

v 0 ): 0 v'(l): 0
si ottiene:

(6.11.6)

L'energia potenziale elastica definita come lavoro compiuto dalle caratteristiche di sollecitazione per la corispondente deformazione. Limitiamoci al caso in cui c' soltanto il momento flettente. Considetato un elemento infinitesimo ds della ttave, sulla faccia di sinista e su quella di destra opeta il momento M (omettiamo l'indice) e se la faccia di sinistra ruota dell'angolo Ag, quella di destra ruota di A(g * d9); il lavoto ( interno )) corrispondente dunque (fig. .21):

y(r)-

o /1 - J . l ; 2 , E \o

't r \ ;- l,z -r +l3l z 5 I

A(dLt:
(6.11.7)
oYvefo :

MAefM(a(elde))
/ro\ / 1\

$.11,11)
I ds (6.11.12)

e in particolare: I
?

A(dL,): MA(de): IiaA l-;i lds , MA l;


\os '/

\f '/

Ol3
F.I

Ma :

(6.1 .8) 1
7
I

(6.11.13)

La (6.i1.8) approssima, come si vede, la, (6.1L.'\) di Euleto. In questa trttuzioe si fa strada, pr la prima volta, la teoria lireariqqata della traye elastica su cui dovremo rra breve ritornare. I 20 ottobte dell'anno successivo,11 1742, Daniele Bernoulli scrive a Eulero una lettera molto importaflte che si conclude col seguente suggerimento: < Vostra Signotia potrebbe riflettere un poco se uno non potesse dedurte la curyatura.ditettamente dai princpi della meccanica (...). In ogni "T9, q"l_ una rzergaeasticainizialmente rettilinea, io esprimo l,energia potenziale della confiqurazione inflessa con fds
) t "

M-EJr (omettiamodi nuovo l'indice in JJ ; quindi: A(dLl : EJr Ar ds

(6.11.14)

(6.11.15)

(6.11.e)

Questa espressionedesigna il lavoto compiuto da M per una variazionc di cun atura Ar; poich M dipende dalla curvatura, la (6.11.15) corretta soltanto se si ritiene ^l< infinitesimo, cio Ar '' dr. Integriamo allora la (6'11.15) tra r( : 0 e il valore finale di r. Otteniamo : d L ' : d sl E I r d n : - : : E l i ( 2

(..n) P"i"ne nessunocome Voi conosceperfettamenteil metodo isoperimetrco, Voi facilmente risolverete questo problema di rendere
| ^ mlnlmo t) .

(6.11.16)

(6.1 .10) 1

Betnoulli dimostra qui una grande intuizione: propone infatti t'idea che si possano ottenere le cofldizioni di equilibrio del corpo elastico risolvendo un problema di minimo, imponendo cio all'energia potnziale elastica (che in seguito impareremo a conoscere) un valore estremo compatibilmente con assegnati vincoli sugi spostamenri Tutto ci sembrer. sinora oscuro. Che siqnifica z i a l e ? ticerca di minimo? - p o r e n questa E perche Ia (6.1i.9) rappresenta n'energia u Alla prima domanda daremo risposta - bench in termini elementari n e l c r p . 7 . A l l a s e c o n d a o s s i e m o i n v e c eo f l r i r e s i n J i r r a u n c h i r r i m e n t , r . f

M
L(9+dg)
lti3. 6.21 .

2t4
La quantit

Acw

fcnibili

ed elanice L'< aiitanerM

I> al trattala < Metlodui itu)enieli lireat curuat...>>(1744)

215

* - 1z l n , s '

(6.11.1,7)

prende il nome di denif di energia potenqialeelaica. Integrando finalmente rispetto a s, su tutta la struttura si ottiene l, ener2ia botenzialeeJastica:

tJ"t*u": */'r*l

(6.11.18)

che coincide con Ia (6.11.9) di Betnoulli, a meno di un fattore (costante se la tfave omogena e prismatica).

6.12 LK ADDITAMENTUM I > AL TRATTATO < METHODUS INVENIENDI LINEAS CURVAS ... > (1744) Eulero segue subito il consiglio di Daniele Bernoulli e si mette fetvorosamente al lavoro. Nel 1744 pubblca il trattato fondamentale: l[xhodrc iweniendi liaeat curaat maximi mininiae proprietate gaudenet annesso I'Additauentnn I cui decuruis e/astcis, intorno alle curve elastiche17.Leggiamone insieme alcuni pass essenziali. L'Aiitamentam inizia. con un richiamo alla disputa allora assai viya tra i sostenitoti di una visione deterministicr della realt sica,fondata sr concetto cJ,t tausafficiente,e i sostenitori di una visione leleanamica fondata sul concetto dlf alit. Torneremo sulla questionenel prossimo capitolo. Dice dunque Eulero: < Gi da tempo alcuni sommi Geometri riconobbero che i Metodi esposti in questo Lbro non solo hanno gran uso nella stessa Analisi, ma anche apportano amplissimo sussidio alla risoluzione dei Problemi fisici. Poich infilti la fabbrica dell'Universo perfettissimaed governata dal Creatorepi sapienre, non accadenulla nel mondo, in cui non traluca qualche ragione di massimo e di minimo; per la qual cosanon pu esservidubbio veruno che tutti gli effetti della realt possano esseredeterminati col metodo dei massimi e dei minimi in modo egualmentefelice che mediante le stessecauseefficienti. (...) Quando Pertanto le causeefficienti sono troppo nascostee quelle finali sfuggono meno alla nostra cognizione, Questione la pu essere col Metodo indiretto; al conttario il Xfetodo diretto :utllizzabile,ogniqualvolta sia lecito definire l,effetto dalle sue cause efficienti. Anzitutto per occorre mosttare che per entrambe le vie si apre la Soluzione;cos infatti non solo l'una Soluzione confermata dall'altra,ma ancora dal consenso tutte e due traiamo massimodiletto. ln di
r 7 l l ( 1 . l / ) s n n ^ c ( i n c v r r , 1 7 4 4 ;l r c n r ) r i f c r i , , c n i ( , rt'&1.in: Ol ..t(rtj itt,|,!, tcnr, 1952.

questo modo la curvatula della fune o della catena sospesa stata scoPerta per duplice strada, una a ptiori considrando le sollecitazioni della gravit, i'altta Col Metodo dei massimie dei minimi, poich si capiva che la fune dovessc assumereuna curvatura tale da porre il centro di gravit i pir basso possibile (...). Moiti "ltti simili esempi furono offerti dai Celebertimi Bernoulli dai quali anche il metodo delle cause efficienti ttasse grandissimo vantaggio. Bench tuttavia da tutti questi numerosi e illustri esempi non resti margine al dubbio, apparetuttora arduo caPire (...) quale cofldizione di massimo e di minimo cotrisponda al problema delle curve elastiche (...) Per questo, giacchDaniele Bero essermassima minima, per una lamina ela"o"tti (...) i indi. che dovesse stica incurvata, un'espressioneche egli chizma. forla polerliale (. .), non posso prder questa occasione desideratissimaper provare tale insigne propriet ella curv Elastica osservatadal Celeberrimo Bernoulli, e per chiarire insieme I'uso del mio Metodo > '8. I, Nei paragtafi 2,3,4 dell'Additaruertan Eulero formula e risolve il problema di-minmo suggeritogli da Bernoulli: ( tra tutte le curve di ugual lunghezza dne non solo Passinoper -A e B ma anche abbano in tali punti assegnate pendenze,determinarequella in cui il valore della seguenteesPressione:

fd'
IR'

,i^ ini-o , '0.

(frg.6.22):la attva La soluzioneottenutain un piano (2, y) la sguente dove: ha equazioney: y(z) (q.I pz i dy _ -. : Vgyz2) (a' a' P' Y' costanti)

(6.12.1)

A
l;g 6.22.
'H lbi.lcrrr, pp, 231-232, ru lbi,lcrr, p. 233.

216

C'ttie e$ibili

ed eta/ict)

L'< addilanent u I> al trattaa < Metbod r in)e4ie di linear cnrar,.,>

(1744)

zt I

-{ questo punto, osservaEulero, basta ricotdatsi dell'espressione(.8.13) gi ottenuta da Giacomo Bernoulli, molto vicina alla (6.12.1),per riconoscere che I'ipotesi di Daniele veritiera. Eulero per desideraporsi in un casopir genetale,in cui non si presente soltanto un carico concentrato all'estremit libera della mensola, ma anche un momento concentrato e una fotza assiale.Nel patagtafo 5, quindi egli considera la verga disegnatar.ella frg. 6.23, ove il tratto CA, lungo c, rigido.

dove f una costante. Elevando al quadrato ambo i membri rispetto a y', si ottiene, ad esempio, Ia:

risolvend<r

dy
dz ,l-'

-'(+-"-r)
VtY r,\,
/22

rczrf

\2

(6.'r2.6)

< la quale equazione- soggiunge Eulero - coincide del tutto con quella che tro.vai ltt\izz d,o il Metodo dei Massimi e dei Minimi dal prncipio Bernoulliano > "0. Nel paragrafo 6, vengono introdotte le posizioni:

-.Ir: ",
', "F ] J " ,

_ P.:+g -rr:-!-*

(6.12.7)

dove la quantit a ha le dimensioni di una lunghezza; con ci la forza P solta l e c i t a n t e e n e r a o p r e s e n l ada : \


D -. _ ' ^, I

(6.12.8)
$ e la costantef, datz( {, z\

la lunghezzac della sbarrettarigida AC, da c: La (6.1,2.6\ traduceallora nella fotma: si

Fis. 6.2.
Il momento indotto dal peso P in M vale: M*:P(c*z) Deve aversi perci :

,tdz

F :ftT (a+ FzI yz')

ll* J' -

F2 12

(6.12.9)

-?

(* | Pz! Yz2)2

(6.12.2)

n/^_ z -.: r(c )

EJ . - _
,

EJy" (r y.)l

(6.12.3)

(EJ costante). Ricordando la (6.8.) questa equazionepu essereinfegrafai infatti si ha: Plc-z\\: e quindi:
\ - i I "t' ;_ l ; dz \\/t y / A / Et,,,

(6."t2.4)

ossi.LeJdtar/enlenellz (6."12."1), A questo punto, nei paragrafr. tra il 7 e 11 13 Ael| Additaneutt, Eulero si lrrcpara a strada per l successivo argomento da lui studiato: I'eurueraqjottc th,l/c urrue elasiiche che corrispondono ai divetsi possibili casi particolari dclla ((r.12.1).< In questo modo non solo si scruta in profondit la natura di qucstc (rrrveJ ma anche, dato un caso qualunque, a prima vista sar possibile giuclicarc l cluale specie la curva formata debba essere riferita >l ". l)rima di accedere all'analisi, Eulero trasla l'origir.re degli assi z, y, sula l';rssc tlclr quantir z e p n n e i n , , l t r ey - J . ; (rn cluestc moclifichc fotmali la (.12.1) si muta nclla
ro lhi(lcrD, P. 237. zrll,nlcnr, p. 242.

Pl"-lcz
\ z

ra2

fl
M

FJ),

(6.12.5)

218

Crr',e fl.ribili cd.laniclt

La taPerld del arico critia

219

:ly : az

( - z') \/ "^ - (s + zry

(A '' rv, \w"t) 1^\

,13 LA SCOPERTA DEL CARICO CRITICO


La seconda speciesi rende meno arcanae piu riconoscibile se al suo diagtamma sovrapponiamo la figura di una ttave molto snella incastrata in C c libera in -4. dove caricatadal peso verticale P (fr9.6,25).

conS:oc-92/4. Il denominatote della razione a secondo membto ipu esser trasformato cos:

ll-15Tr"-F:\/@-E-z,W+s+4
quindi, posto c2:a2fotma : dy dzA, donde :a2-c2,
zz)

(6.12.1"1)
l'equazione(6.12.1)prende la

(a2- c2 l

I
(6.12.12)

\/ (c, - zr[2^, - c, + 4

Le specieenumerateda Eulero sono nove; ma a noi intetessaparlare soltanto della prima. Per alcune delle altre ci limitiamo ^ r:ipottarc le immagini quali compaiono nel trattato (frg. 6.29'

6.25.
Oulero inverte I'orentamento dell'asse y rispetto alla sua fr.gwra inizrale (f nostra frg. 6.23): il verso di y diventa dunque concotde con quello di P c ci frr s che debbano mutar segno le posiziont (6.12.7). ln particolarerisulter:
l) ,I - ::11-

(6.13.1)

dal(rvcnrl<r posto, come si detto, y: 1). La prima specie caratterizzata I'i;rotcsi chc a..c. Leggiamo al paragrafo25 di Euleto: <Se nell'equazionc (a);di Fig. 6.24. Aharc delle curveela$icheer rnerateda Etrltro: di seco a specie (e) qtlartd lperie (b); di qnta spuie (c); di rerta r?eie (d) ; di settina tpecie ; di otlaaa spuie (J). (6,12,12) c -= 0 ossia 3 : -, la linea rappresenta stato indefcrtmato lo

prima specieriferiremo anchcquci casi [rcttilinco] dclla lamina; ma alla stessa in s n cui c una quantita piccolissima, da potcrla ritcnere evancsccntc con-

220

Ctrte fl*tibili

ed ektriche

La $olea

dcl carico critica

221

z fronto ad a. Poich quindi la stessa non pu superatec [infatti se z fossemag(6.12.12)diventetebbe immaginario], anche z giore di c, il denominatote Ael|ra di fronte ad a svanisce,e pertanto \a (6.12.12) si riduce aIl'equaz.one:
adz

(6.13.2)

tfovato e ne awefte molto lucidamente il significato stuttufale. Il paragrafo 37 d.ell'Additanentam ha, appunto, per titolo : < Sulla forTa delle Calame >. Yi si legge: <Le cose che sono state aflnotate sulla ptima specie, possono riuscir utili a giudicare le sollecitazioni delle colonne. Sia data infatti la colonna AB, fissata verticalmente sulla base A, portante il peso P (fr,g. 6.26). Ora, se la

t/4cr-4

il cui integrale a ' \/2 z c


iia

(6.13.3)

AD differirpochissimodalla e, al tempostesso ,;, Iunghezza [della lamina] poich l'angolo DAM piccoissimo. "Se la linshezza delia-lamina I e la sua elasticit assoluta [termine eule"rigidezza"l uguale a EJ, avendosi tiano per indicare la (...) SarancoraAD :

(6.13.4)

212
si nota che per indurte qtrcsta tffual ra infnitanexte piccala della lamitta oturre ara forqa P cli grandeqTa fnita e lreciramertel
-2ET

Fi9.6.26.
colonna fatta in modo da non potersi rompere a causa di P, ancotch grande, I'unica cosa da temere I'inflessione della colonna (...). Sia dunque EJ l'elasticit assoluta lossia la rigideqqa] della colonna e I la sua lunghezza; comc vedemmo nel pangtafo 25, la orza richiesta per incurvare m.inimamente questa colonna '3:

4r2

'

(6.13.s)

Il testo che abbiamo qui trascritto ha un'impottanza" storica eccezionale: vi introdotto pet la prirr volta in modo rigoroso e formalmente petfetto il concetto di carilo ritici. Gi se n'eta fugacemente parlato quando discutevamo sulle idee di Leonardo da Vinci a ptoposito delle travi comPresse Ora pet -elaitica snella incastrataJibera soggetta a il fenomeno chiatito: una trave un carico assiale di comptessione, pu inflettetsi, a patto che il catico super 7I yalore critico definito dlla (6.13.5), e in corrispondenza di tale carico critico pu iflflettersi ( infinitamente > poco rispetto alIa. confrgutazione rettilinea' ^ Nott si pu negare che la via seguiia da Eulero per auivate a un risultato cos importinte e iicco di app\cazioni notevolmente cofltorta: pare guasl il frutt; imprevisto di un interminabile gioco formale, una semplice curiosit matematica ihe rompe la monotonia della pedante discussione sulle nove specie di cutve elastiche. Ma non cos. Eulero timedita, qualche pagina appresso, su quel che ha
,2 Ibidem, pD. 24-247. Abbiarno tmdotto un Poco libcrnncorc lc trltinrc tighc: in rcrlt ll c()rsivo il sur, ri'ultato norr all! trnvc ^C, n unrr rr'rvc A(ill Eulero aDolicx 'irk**-u

,t,PI
412 Perci, se il carico P da sopportare inferiore ^ "'*FrJ non v' da temerc

rLlcuna inflessionel al contrario per, se il peso P maggiore, la colonna non pu resistere all'inflessione. Restando poi costante l'elasticit e la sezione trasvcrsale, il peso P che pu essere portato se\z^ pericolo invesamente prop,rrzionale al quadtato della lunghezza della colonna, e una colonna lunga Jl tLrppio pu portare solo un quarto di quel peso. Queste considerazioni dovreblrcto csser tenute di conto pef le colonne lignee che sono quelle pir facili ad irrcurvarsi> '4. Vcclremo tfa poco come al risultato euleriano si possa gungcrc in moclo
rr'lrxduci,rnnuovanrcntcinnrodolibcro,pcrl.rrgionc(lc .ncllanot:r22;scc,,rxkrIiulcro l l o r r i c o c r i t i c o s r c h b c r r , I l ) l l ! , i l c h c , p c r l : r t l r v c r n r c n s < , l a c r r a r o . , rr lbi(lc', p. 255.

222

Cane feribili

ul elanicbe

La teorid likea4<atd di Eahro per l'ittdffireqa

delPeqailibtio(t759)

223

pir semplice e diretto nell'ambito di. una teoria lineariTqata. La genetalit. della formula fondamente (6.72.12) per preziosa per indagare il fenomeno in presenzadi grandi spostamenti.Se, ad esempio,ci si domanda per quale valore del carico assialeP si possaconferire alla traye (alla < lamina >) incastrata-libeta un'inflessione tale che l'estremo libeto B ruoti di un angolo assegnatogB (frg. 6.27) non possibile attenersi ala teoa lineatizzata e occorre tisalire alla impostazione di Euleto (o ad altra equivalente).

9B o' 20'4d 60"Bd loo"rzo"radrodreo"


Fi4.6.28. 80" 100" 120" 6.14 LA TEORIA LINEARIZZATA DI EULERO PER L'INDIFFERENZA DELL'EQUTLTBRTO(1759)
La cutiosa scopetta del carico critico di una trave soggetta a :una fotza assiale di comptessione, o, come si suol dite, caricaia di punta, non suscit intercsse, n presso i matematici, n presso i tecnici, nonostante che Musschenbroek ne avesse ossefyato gi da tempo la tispondenza sperimentale, ancor I'rima del saggio di Eulero (cfr. il cap. 8). Sar lo stesso Euleto a ritornare sull'argomento in una Memoria pubbli" cta nel 1759. < Sulla sollecitazione delle colonne >> (che il Todhunter giudica < uno dei pir) impotanti contributi euleriani alla teoria dell'elasticit >). Egli rimasto colpito dall'anomalia degli efftti dovuti al catco di punta. Mentre una fotza agente perpendicolafmente all'asse induce sempfe un efletto e ( se la {rrza grande la flessione rilevante, se Ia forza pcch la flessione forse irlrpetcettibile, ma esiste >, al contrario una orza. assiale opeta in modo < non poco paradossale > : fino a che essa non abbia raggiunto un certo valore critico, I'inllessione impossbile. Non conttaddice, questo, il < principio di continuit rlclla natura >? Pet studiare pi agevolmnte il fenomeno, Euleto usa una trattzi()ne approssimata, cio una leoria lineare. Sia data, dunque, la trave AB di lwnghezzz l, vincolata come in fig. .29, riu cui grava il carico di punta P. Riferita la linea d'asse all'ascissa z con origne in A, limitiamo I'attenzione al caso in cui ogni punto C pu subire uno tp autnlo i f,tihiirrro, portandosi in C'; owiamente il segmento CC, perpendicolare rfl'assc z, appresenta cio uno tpzstanero lrayervle che indichiamo con la luazl()ne:

Fig.6.27. Notiamo, tra parentsi, al crescere g. aumenta carico P necesche di il


saflo. ffitica

La tab, 6.1 indica l'andamento'5 : nel rapporto 3, r'' r (6.13.5) eahriano.

n" 1l mrico

Tabella 6.1.
80o : r [100o P/P". 1,0153 1,0636 1,1518 1,2939 1,5184

720"
1,884a

[140.
2,5424

160" 4,0301

178' 11,971

II diagramma relativo rappresentatonella fig. 6.28.


's Cfr. ar! es.: O, Bcll|J,zi,.lenryltllc Cotruqior,4, p, 83, llol,gnr, 191,

(.14.1)
"llist. acad.sci.", /J, pp. 252-282, :0 I.. Iir:lcro,.fer la tlcrlit, (1757) 1759. Joru du eolonn*,

224

C'!rueferibili eA elalhbe

La teaa lifleari<<ata lt E hn per t'hdi'renp

dell'eElilibria

(1759)

225

Supponiamo ota c]r.ela tra-ve, anzich mantenersi rettilinea, si disponga uariatadi equilibrio,ad esempio la AC'B', e determiniamo in una confgarayione tae configurazione varata quale valote debba assumereil carico P ainch sia efettiaanente di equilibtio.

Quindi la (16.14.2) si tende nella: EJv'-P(1-v)

(6.14.6)

nel saggio attualmente consideQuesta equazione, ifltrodotta da Euleto Ia xigidezzaEJ della trave uniforme' rato, [neare; a coefficienti costanti se Posto allora:

.:lE
Ia (.14.) diviene : v" f pL'v- P'r1: 0 il suo integrale generale notoriamente: v: C1srpz + C2cospz + r

(6.14.7)

(.14.8)

(6.14.e)

ckrve Cr, Cr, 1 sono costanti sinora incognite' ^condizioni agli estremi impongono che : Le
Fig.6.29.

P e r2 : 0 per z:

sia v(0) : 0, da cui Cz:-? O sia v'(0) : 0, da cui C, - 0

(6.14.10) (6.14.11)

Deve pertanto aYersi:


c, ncofa:

FI :4: r

(6.14.2)

pe z:1

sia v(l) :1,

da cui 1(1 - cosp.l)- '4

(6.14.12)

dove M il momento flettent indotto da P. Orbene, se la ttave si inflette il secondo la ipotizzata. curva AC'B', a causa di qt&rta rte|a inflessiane catico P pa indnrre un momento in ogni punto C' della trave cos deformata. Sar infatti: M(z) :-P(vO-v(z) owero, irdicando con 1 lo spostamentodi B, v(): M(z):-P(1-v(z)) (6.1,4.4) (6.14.3)

ossianella: Nella (6.14.12), 4cosg.l:0 Ii l)rcscnta I' altetnativa: 4..0 (,PPrrrc : c o sP l : 0 tlncui:
t^'

(6.14.13)

(6.14.14)

D'altra parte, se lo spostamento v(z) si mantiene piccolissimo insieme con le sue derivate, lecito porre - vedi la (.11.2) :
K:-

=-v

,,.,
(z)

(6.14.s)

( n : 0 , 1 ,2 , . . . )

(6.14.15)

226
Se vale la (6.14.14),ne segue:

Ctne .$ibili

cd elafiel)s

Ld teorid lincari7<ata di Ellto

Pt

I'ittieren<d

de

'eqlibio (1759)

227

(6.14.16)
ossia si viene a dire che non esiste una configurazion wriala di equilibrio, e e I'equilibtio garantito soltanto dalla posizion rettilinea. Tale caso si verifica necessariamente quando sia: cospl+0

a rettilinea, la trave si porta spontaneamente una ben fissat configurazionc variata. lontano dalla fondamentale. -Ad esempio, rifetendoci alla tzb.6.I, se Poniamo P : 1,1518P"", la ttavc tende ad abbandonarela sua posizione vetticale e ad assumereun'inflessionc cui corrisponda la. totazione gu dell'esttemo libero pari a EB:60" (fig' 6'30)'

(6.14.'17)

fl secondo tamo dell'alternativa, co il caso (6.14.15), consente invece una determinazionenon nulla di v(z): anzi il valore di I festa indeterminato e quindi atbitrarto (purch infinitesimo) e si ha: v : r1(1 cos pz)
ra -Eulefo, alla sola:

(6.14.18)

La (6.'14.15) irnpone per una condizione sul carico p. Limitandoci, come


f t

r". -

(6.14.1e)

e ticotdando la definizone di pr.,si riconosce che p deve assumeeil valore


cfltlco :

1;ip.6.J0.
T J -

"

412

(6.14.20)
Infine, quando il carico assiale P inferiore a'I caico critico P"" si pu scnz'aLtroaffetrnateche I'equiibrio stabile: spostando di poco la tr^ve dalla l)r)sizionerettilinea essa tende a ritotnawi, essendo questa |'mica confrgutazione di eouilibtio. Si pu visualizzatequanto si detto osservandola diversa qualit dell'equitabih) lilrri<r di una pallina (fig. 6.31) posta al fondo di una conca (eqaibrio o su un piano oizzontale (eqttilibrio indffiree) o sulla cima di una cupola (u1ti/i lrio instabih).

che coincide con quello gi trovato sopra (.13.5). In altri termini, si -pu dire che in corrispondenzadel catico critico possono esisterq zccanto alla configurazione tettilinea, innite altre configurazoni aaridt?, tutte inditamente prossime allafondamentale (rettilinea) e tutt" ,rpettos.
oelte condtzlonl dt vrncolo.

In una situazione siffatta si usa dire che si in presenzadi uno stato di eqailibrio indiferefie. Le detetminazioni superiori di pr., corrispondenti a:

pt-i

r".

g:'1,2,...)

(6.14.21)

non sono in realt significative. L'analisi rigorosa, non l.ineare, dimostra che se:

P> P""

(6.'t4.22)

)b*/
I:i.q. 6. )1,

'-'9-'o

non -sj verifica pi il fenomeno d,ell'i ffircqa, ma insorge una situazione di equilibrio intabi e. Ci,sgnifica che, assoggettandola trave a un carico superiore a Po" e inducendouno spostamnto nfinitesimorispetto alla posizione

228 .15 I CONTRIBUTI DI LAGRANGE


AL PROBLEMA DEL CA,RICO DI PUNTA

Csr"e llciibili

ed elarrl)r

I ca lrib ti di LdgaflEe al Prabler'a de carico di P't ta

229 (6.1s.)

sario che sa: : sen pr,l 0 owero : pl : rut (n : 1, 2, ...)

Una discussione formale sulle conseguenze teoriche > e astratte che deri_ < verebbero dalle determinazioni superioii di g (cfr. (6..t4.21)) svolta da '7. Egli considera L. il caso di una trave elaitica incernieita agli estremi ?S F:

(frg.6.32).

(6.15.7)

Il carico critico ha petci l'espressione:

az
v ( z)
Fi9.6.32. L'equazione lineaizzata (6.14.6) si muta nella EJv" : - Pv essendo, infatti, M:Pv. Posto 'ancora -:/E,
I L J

'EJ dalla (6.15.7)derivano le determinazioni:

(6.1s.8)

e per n=:2,3,...

v,,,:lp;
v . : c 1S e n l

p*, -2rf;I;...; p,",:""1P1

Naturalmente, significativa solo la (6.15.8) a cui corrisponde

c,rn c. arbitrario (e infinitesimo). Se Tuttavta Lagranee aggiunge: << n:

2rz e la 2,, si avtt v - c1sen I cio nel punto mediano C, l'assenel punto in ,r; t: curva intersecher ), pcr ma sar ncessari() lrcr cui la colonna prender la frgttz (z) (fr,g' 6.33); 4^'E1, . ossia il quadruplo del precedente Sc si (lLrest,, che 1l peso I- Sla
It

(6.15.1) la (6.15.i) si s6ive: (6.1,5.2)

v,,+ prv : 0 il cui integrale generale


v : c1senltz f c, cos g,z Le condizioni al contorno forniscono: p e xz : 0 , v(0) : 0, da cui cr: Q

(6.1s.3)

(6.1,s.4) (6.15.s)
J

pet z : 1, v(l) : 0, da cui c, sen pl : 0

Affinch esista una configutazio ,{ariata di equilibrio dunque neces_ ne


2z L, Lagnngc, Str la ,,Msc. ,l.aurin',, fgtrc der eotonur, f, pp. 123_166, 1770_1773.

l:i!.6.1).

230

Cune ltesibiti ed elartiebe

Le eqaaUianhdefnitc di Eahra pet ld tratc (1771)

LJI

facessen : 3, si avrebbe .r,: ., ,.n 4, rebbe l'asse nei punti in cui z :


o-ttrl

di sorta che la curva intetseche-

" ;: e somigtierebbealla figura (3) + ] (frg. 6.33), e afrnch la colonna sia inflessa in questo modo sar necessario ff, cio nove volte maggiore del primo; e cos via >.

che il peso P sia

6.16 LE EQUAZIONT TNDEFINTTE PER LA TRAVE (1771)

Dr EULERO Fi1.6.34.

Ci asteniamodal menzionatele successive imporanti ricerche (1759-177g) e di Eulero sul tema della tave caicata.i punta: egli consideta, . "rempio, il ptoblema delle colonne aventi rigidezzano unifore e determinala lunghzza ctitica di colonne che si inflettano a causadel ptoprio peso. Dobbiamo lnvece soffermatci su due.grandi lavori sctitti da Euleio net titt e nel7776, e soprattutto sul primo, il cui titolo : Geruinaprixcipia doctrinaede ,tatfl aqailib;ii et ttotu corplnltrl tan perfectefexibiliun Etan ela$icontm"8. In esso Euleto formula e risolve con tecniche limpide e modernissime i due seguentiprobleni generali: <Se,ttr f l0.p,c.rfetfanec punti fusibih o ela$ico,solhcitatonei saoi singoli , do "7. ti ditparc fll tro .tato di eqailibrio, ricercare sato di ullecitiqiore lo /!r3t^Oo1tooE, e di inf.essione ogni sto elemento>>2e. di <.r perfettaner* fessibile o elastico,solleeitatonei vni ixgoli plrti . ^II. 7r fk "tah' da farqe qualarqae, n1aue, noto , .si -uporre i princpi dai Euli i posta defnire atanendo cbees.ra nolga nel piatto in cui la f.g*ra iet r". si Qto ,i dirporir A noi nteressal. problema L Mutando la tetminologia e padando Jl- ,. _ di traae anzich di flo (el stico), consideriamo una trave che"a causa dei carichi dj agenti abbia conseguito la configurazione deformata segnata nella :" ^.:o us. o.J+. Riferiamoci a un elemento infinitesimo ds cui corrisponde il raggio di curvaturar, (fig. 6.35).essendo: 1 r d d p s

N*dN
I;i.9.6.35. t icnc linito, le sollecitazioni N, T, M varieranno con continuit dall'estremo di sinstra a quello di destra. l')sprimiamo allora I'equilibrio alla fraslazrone secondo le direzon tangcntc c nrrrmale, nonch l'equilibrio alla rotazione1' si ottiene: N l (lN-Ncosdg-pT s e nd s I f , d s c o s -0

(6.3.e)
f

Decomposta \a orza. elemerrtare fds nella direzione tanEente alla curva e in quella normalee ottenute cos frds e f"ds, notiamo chJ se lfl si man_
28 In "Novi comm. acad. sci. pctrop,,', lj, pp, 3Bl-413,17?1. Farcmo rifcrimenio Opera Otnia, II, //, sect. 1, pp. 37-67, rsanna,-ir. 20 Ibidem, p. 38. 30 lbidcm, p, 5. ll ,ed. in

'l'

I (lT -T M

df : 0 cosdg-Nsendg -Ff"dscos Tdscosdg:0

( .l .l )

i \ ' 1d M l

ItoichI'angokrclg infinitcsimo, lccito porrc cosclg .', 1, scnd9 '.- cl9;

232 quindi le (6.16.1) diventano : dNlTdg*f'ds:0 dT -Nde f f.ds:0 dMT ds


- o

Cmre fetsibili

e elaniclte

La teorid lilea

Z<a/a: cqtn{ane detla li'1ea t}latta

233

mentate fdz secondo gli assi z e y rispettivamente, l'equilibrio clel'elemcntrr infinitesimo dz consideriaxella sua poiTione i1iale, indefotmata, fornisce:

(6.16.2)

N+dN-Nfpdz:0 T+dT-Tlqdz:0 M+dM-M-Tdz:0 e quindi: (6,16,4)

la da cui, ticotdando (6.3.9): d


d
o ds

N - T . i l t t : U t
T
s

N
f

(6.16.3)

dN
d z t -

dM ds Queste sono le equazioni indefinite dell'equilibrio per la trave inizialmente rettilinea, trovate da Eulero. Vi 6gura il termine indotto dalla defotmazione,
ossia dalla curvatura K: 1 : .
I

dT d,z
--..|-:L

'

(6.16.5)

dM
oz

Tralasciando gli svilupp.i analitici successiviche Eulero ptopone (e che nel saggio del 17763' esprimein termini integrali), vediamo ora come le (6.16.3) si semplifichino quando .rl trasmri l'efeto dtlla defarnaqiare :allo stato di sollectaqione. In tal caso,supponendoinf iterina \a d,eformazione, lecito confondere sarr ds con dz (fig. .36); indicati con pdz e qAz le componenti d.ellafotza eLe-

Le (6.16.5) rappresentanola forma usuale, nella teoria tecnica delle strutOwiamente, ad esse si riducono ture, dele eqioTni AAtTnln detl'eqailibrio. quando r >oo. lc (6.16.3) di Eulero 'Osserviamo che daa secondae dalla tetza delle (6.16.5) deriva anche drM d"'--Y

(6.1.6)

In patole: la deriuata recaftda del mzmento fettee agaaglia l'intensil del carico lr'turrnie r/ltiata di segno; tntece, per la (6.16.5c), la deriuataprima del tttortenlo uguale alla forqa di taglia /t//u/e

6.17 LA TEORIA LINEARIZZATA: EQUAZIONE DELLA LINEA ELASTICA

99 v* a u

Non ci resta, a questo punto, che suggerire qualche applicazone tecnicrr rfcllrL terrria lineaizzala. Per la trave inizialmente rettilinea c' poco da aggungcrc : sappiamo che 1
t '

Fk. 6.)6.
c l)crtnt()
3r L. Eulcro, Dc lenitld 'rct'ada tdrt tt4|ilil)titu, qtku 'ro/Lttt cortorm /hrilri/ilt" "Novi t ti rqrc cgrcpia rrjcarz, c conrnr.c(1, sci. ctr(,p.", 20, pp,286-303,1776, .tttcrittattd;

l ' : J v '= - M ,

(.17.1)

234

Cutre ielibli

cd e atil)e

La li'tea eldnicd pe la lturc ad a eilcolae

235

Componendola (6.17.1)con la (6.1.6)si ricava anche:

(EJ4': q
e se la tave prsmatica (EJ costante):

(6.'t7.2)

EJv" : q

(6.17.3)

I,lequazi.ong$.17.2), o in particolare la (6."f7 3), viene detta equazlone . .. della linea elastica. Si noti, che la (6."t7.2) riassume'in s: 1) la condizione $atica dl equilibrio #: - n

la condizione.geonetricax:-y,,, la quale esclude, implicitamente, , ,2) che lo spostamento v(z) possapresentare discontrtuito angolosit cio strappi e compenetrazioni materia,per I'esgenza dche v(z) sia iontinua e derivabiie due votte: st tratta dl una condizione congraetT.a. di 3) fa condizionederivanted legane ,lortiro *: ll .

La (6.1.7.21. otrreperci una descrizionecompleta: mediante il suo utilizzo . , rn gr3qo.dr srudrae regime starcoe deformativo di ognitrave elastica rt :;t.e (piana,inizialmente rettilinea, caratrerizzata deformazioniJ da spostamenti da in6nitesmi).

l-=Fiq.6.37.

os'

-k

.I8

LA LINEA ELASTICA PER LA TRAVE AD ASSE CIRCOLARE

Sostituiamo (6.18.3) le nella(6.18.2b) tenutoconto del-la (6.78.2a); seguc ne :

;:

d0-v" ds

Per la tra.vead atco, ossia con I'asseinizialmente circolare, la teoria linea_ rtzzata , di nuovo, facilmenteaccessibile, anche se un po' pir elaborata.Si pu partite dalla formula di Eulero (6.10.7)

lR+-flio-:

(.18.4)

(+-+):+
1
r\
^ ,_ --i

Pochsi ..,ppon. $ la (6.18.4nella: ) I : ,


l,ssta:

assaipiccolo rispetto all'unit, si pu tasformarc

(.18.1)

dove R il raggio di curvatura della trave indeformata: dunque (frg. 6.37):

d0/. v\ d. \'-R/

v"

(6.18,s)

d0

os

1- .
r

d0ade
ds1

(6.'t8.2)

D'altra parte si ha: ds, *: (R f v) d0 dg *:-v"ds essendo v(s) lo spostamento direzioneraclialc. in (.18.3)

i : +('-+)-".
lnscrendoquestadeterminazione di v ' ' R 2 M I t J 1 nella (.18.1)si ettjene:

(6.18.6)

(6. 8.7) r

236 Talvolta Y(s), v: d,t

CtL'e fesribili eelaicbe si opera un cambiamento di variabile, assumendo, anzich v(0); la (6.18.7) ptende allora la forma: MR,

Partillc al toblcna del rarita di punra

)11

Y:

P
l -

M
+

66:i

, -- : "

EI

(6.r 8.8)

)t1

che l'equivalente della (6.17.7) nel caso della trave ad assecircolare. 3'e, nella forma attuale,da La (6.18.8)fu stabilitada H. Resal J. Bous33. sinesq

6.19 POSTILLE

AL PROBLEMA, DEL CARICO DI PUNTA

Riprendiamo ancora per un momento il tema della tra\e c^icata di punta; pu essere utile aggiungerealcune marginali postille. 6.19.1 Condizioni diverse di vincolo Se la trav dotata di vincoli sovrabbondanti, nell'espressionedel momento indotto dal carico possono intervenire termini aggiunlivi, a priori indeterminati. Ad esempio, nel caso della fig. .38, detto MB il momento di incastro in B e..indicatacon Hu la teazioneorizzontale, l'equazionedi indifrerenza" sl muta nella : EJr f Pv I Hu(l z) MB:0 Fig.6.j8. All'aumentate del carico P, l'indifferenza dell'equilibrio di una trave prismatica si manifesta dapprima nel piano di flessionerispetto al quale si ha il minimo momento di inerzia. Quindi la (6.19.2) vz interpretata com: (EJ-,"v")"{ Pv':O 6.19.2 La << Iwnghezza libera di inflessione >> Nella letteratura tecnica si usa talvolta esprimere il catico critico di una II1tvenella forma
t ) _

(6.1e.1)

(6.19.4)

Si pu evtare, per, la disuniformit. tra le equazioni (6.1,4.6),(6.15.1), (6.19.1) cortispondenti a diverse condizioni di vincolo, derivandole due volte r i s p e t t o z : s i o t t i e n ea l l o r ai n o g n i c a s o : a

(EJv')'f Pv, : 0

(6.1e.2)

AIIa (6.19.2) restano associatequattro condizioni ai limiti, omogenee.Per la trave della frg. 6.38, essesono: v(0): 0 v ' ( 0 ): 0 v(l):0 v'(l): 0

(6.1e.s

(6.1e.3)

rlrrvc ln wna lunghezza frttizia cJneprende il nome di hrylLe17.a libera di t{lct.rioru; essa legata alla lwnghezza effettiva I della ttave da un coeficente p chc rlipcnde dalle condizioni di vincolo, secondo la:

Ci conduce a un sistema lineare omogeneo di quattro equazioni, dove incognite sono le quattro costanti di integrazione deIla, (6.1,9.2). Affinch esista una soluzione non banale, e quindi affinch si dia una funzione v(z) non identicamente nulla, necessario allora imporre che il determinante dei coefficienti di tale sistema sia nullo. Il che porta a un'ulteriore equaziofle generalmente t r a s c e n d ern c h e d e r e r m i n a P " " . e
:, Ft. Resal, "^nnales dcs Mincs", /d, p. 211, 1859. 33 J. tloussincsq,"Comptcs rcndus", 9,7,p. 843, 1883.

r u ,=0 r
ll\'ncnte:

(6.19.)

Nci quattro casi (i piir usuali) rappresentati r.rella frg.6-39, risulta, rispct-

b)p-1 qo=-+ ,t)p,.;,


l ) r r l l a s t c s s af i g u r l c n r c r g c u n r i r t t u i t i v a v i s u a l i z z a z i , , n tcl i 1 , , .

(6.le.7)

238

Cutucfrsibili .l clattith

Porttle al Prabhna dct car;to di pttrta

239

da In un piano (),, o) la relazione (6.19.11) rappresentata un'iperbole cubiipetbole di iEulero (fig. 6.a0). Tuttavia, la (6.19.11)non ca detta, co-munemente, semprevalida: essendinfatti subordinata alla validit della legge di HookcBemoulli, pet valori di o maggiori del limite di ptoporzionalit o', essadecade.

Fig. 6.39. 1ti9.6.40. 6.19.3 Limiti di validit della formula di Euleto 3a D'altra parte, la considerazionedi una o", tecnicamentesignificativa soltanto sc il fenmeno dell'indiferenza insorge ptima della completa plasticizzazione o della tottura. Perci la (6.19.11) di etivazione ( euleriana) pu essereapplicata per snellezzeL sumcientementegrandi (almeno dell'ordine di 80=100); i,rvece,pet snellezzeinfetiori, occorre correggereil diagtamma della fig' 6'40, tcnendo conto dei dati spetimentali. Secondo L' von Tetmajer (1896), la relzione tra o", e I nella iona delle trt,,rl 01<esatebbe semplicementelineare, nel rrl esempio cme quella rapPresentata diagramma Ai frg.6.41'.a,relativo al j.B. Johnson (1894)e,A.. Ostenfi.eld (1898)sarebbe fc.ro oogeneo; r"ondo prcferibile"una telazioe paraboiica, come quella tr^tteggi^f nella fig. 6.41'b' .19.4 Il metodo co

Al valote ctitico (6.19.5) del carico corrisponde un valore critico della tensione pari a :
ucr

---1\

P"" _ ^'EJ-,, I 16 fr

(6.1e.8)

ricordando la definizione di raggio di inerzia, la precedente fotmula pu scriversi: o"" : ^z ?r2 -!I!L B rii (6.19.9)

Si suole definire nelleqqa della trave la. gtandezza adimensionale

(6.1e.10)
Con ci, la (6.19.9)prende la forma: rzE
de! boi\ "Arr

(6.19.11)
les travaux publics Bclgique", 7,

Le norme tecniche per il dimensionamento delle membrature compresse f,nrro spessoriferimento al cosiddetto melatloa che consiste nel ricondurre la vcri{ia rispetto al catico critico, all'usuale verifica di resistenzarispetto alla (o tcnsionedi snervamento di rottuta) del materiale. Ad esempio, nel caso di un'asta metallica compfessa sarebbe necessatio cccrtlfc che oltre ad essere: N A -m

3a Cfr. E. Lam e, Mnoift tm la fexiat pp. 1-64, 1845; 4, pp. 1-36, 1846.

(6.1e.12)

240

Cafle fe$ibili

ed elanhlte

CeMo s attri qroblet/ti di iniferexr"a delt'eqaitiba

241

Il coefficiente o().) tabellato in funzione di l, per diversi tipi di materialc (cft. norme CNR-UNI 10011-73).

6.20 CENNO SU ALTRI DI INDIFFERENZA

PROBLEMI DELL'EQUILIBRIO

La" teotia dell'indifferenza (e dell'instabilit) dell'equilibrio strutturnle si atricchita e sviluppata a dismisura, dutante il secolo scorso e l'attuale, sia dal punto di vista teorico, sia da quello applcativo. Non ci possibile darne qui neppure un'idea sommaria; desideriamoper accennalebtevemente a due problemi tecnici di notevole interessela cui soluzione non si discostafondamentalnrente dalf itinerario sopra seguito per la tta\e caricatadi punta 6.20.1 L'ovalizz^ziofie della trave ad asse circolare Il primo problema riguarda l'indfierenza dell'equilibrio di una trave acl asse curvilineo (anzi circolate), nel proprio piano. Si consideri un anello di raggio R soggetto a"l calco uniforme radiale - q di compressione(frg 6.44.
r(J 1

Fig. 6.41. Tetnajer considerao*(0) : o-u.^; uentre Jonsoncoaridera q.c,(0): : osnerramenoflel tratto .,s 100 Tetnajer coxsidera E : 2,15 - 106 kglcnz nentre j Johnnx contidera E : 2,10. 108 kglcru,. Il diagranrza (a) relatiuo a tn ferro omoge,teo,ltutht ^: 3100 kglcn"; il diagranna (b) relatiao a ar ferra onogenea (ST 37) 6-tt*^: 3700 kglcn". dove m un coeffciente d scurezza, si abbia

F-"=

N _--

o",

m""

(6.[e.13)

dove m". il coefficientedt sicurezza. stabilito per la sollecitazione relativamente all' ind.ifferenza dell'equilibrio. Le due verifiche si riducono a una sola < maggiorando > in modo oppottwno la fotza normale di compressioneN che figura nella (6.79.12). Se infatti si definisce coefficiente un o().)>1 secondola:

I:i.s.6.12.
(i sono gi disponibili le equazioni occorrenti: essc sono la (6.18.8) di che stabilisce la relazrone tra il momento flettcntc c la curlicsrLl-lloussinesq 'r':rtum in un punto generico dell'asse, e la (5.5.2) 'cli Mariottc chc lcga il ( ifric(, c1 ttlla f<tza normale N, Ossia :

(6.re.14)
e in luogo della (6.19.12)si considera la condizione di sicurezza:
<,.iN 6s - ^ < i r.\ m

(6.1e.15)
(6.19.13).

") n' ri+(il#


N: .ll

(6.2o.1) (6.2('t.?)

immediato riconoscere che questa dsuguaglanzacompcnclia h

242

C,ttre furibiti

ed cla hbe

Cetutor ahri plabhrti di indifereqa loll'cqailibro

243

Definiamo dunque la cond izione di equilibrio per una configurazone variata. . in.cui l'anello risulti oualiqlatonel suo pano. Il momento inotto dal carico
Yale '" :

l,f:-lrly:qRv

(6.20.3)

Pertanto, l'equazione di indifferenza risulta dal confronto tta la 6.20.1\ e la (6.20.3). Cio:
d2v

d0,,+v

qRl

J-"

(6.20.4)
Fig.6.4i.

Posto :

'

"

(6.20.5)

Basterimporre che in -A e in C lo spostamentov(0) sia nullo' Ci conducc al carico critico per l'indifrerenzz dell'arco nel suo piano:

la (6.20.4) divene:
d2v , dgz f Y"v: u

'"":(5-')+

(6.20.10)

(6.20.6)

dove 2a l'angolo al centro sotteso dall'arco ABC' 6.20.2 L' instabilit flesso-torsionale

e il suo integrale generale : v: c1 sen y0 f c, cos y0

(6.20.7)

Ora, la cwrvaassuntadalla defotmata deve esselechiusa; perci v(0) in 0 .leve ptendere lo stessovalore che in 0f 2nn (n:1,2,...): ci i'mpone che y sia un numero intero, Deve avetsi dunque:
nRg

rlJ

n:

1 , 2 ,. . .

(6.20.8)

flessoriguarda lo suergalametto Il secondo problema cui vogliamo accenna.re >>J", soggettaa motorsionale di una tave alta e snella, in cui ad esempio J! mento flettente nella configurazione fondamentale di equilibrio. La frg. 6,44' rl un'immagine delta possibile configurazione \ratiatai la trave si piega latcralmente subendo cos non sotanto una flessionema anche una totsione. Non al possiamo dire di pir, poich il bagaglio delle conoscenz, momento attualc ilcl nostro cammino, ttoppo lidotto. Ci basta l'aver segnalatol'esistenzadcl fcnomeno che Ludwig Prandtl studi nel 1899 in occasionedella sua tesi pcr il dottorato di lautea a Monaco.

la determinazione 1 non significativa;lo invece la determinazione n: n - 2 che definsce caricocririco: il


9c. --;--

3EI

(6.20.e)

Nel caso dell'atco rappresentatonella frg. 6.43, incernierato in A e in C e soggetto a.l caico radiale q, nulla muta rispetto all,anello sopra descritto, eccetto che la determnazionedelle costanti cr, c, della (6.20.71.
,. .,15 l n v ' x . a p p r o s s i m a t a , l e c i r o r i t e n e r c h e l , a z i o n e d e l c a r i c o e s t c r n o s i e s p r i m a a n c o r r n c l l a dr torze internc corrispondenti ^|^ (6.20.2), c cio in frrrzc pri :l _ qr .lisp(,stc cir-

:::T::'l:.*

lti.4. 6.41,

dei Prenetse <casnologicle>> pitcpi

di ertftuo

245

7 LE <<CAUSE FINALI> IN MECCANICA

7.1 PREMESSE ( COSMOLOGICHE> DEI PRINCiPI DI ESTREMO


Questo breve capitolo deve essere inteso come un ntelmezzo su temr matematici e meccanici che non si riferiscono direttamente all,analisi delle strutture, ma rappfesentano lmportanti strumenti concettuali e lnguistici pex affton_ tame lo studio, con l'ausilio di una chiave di lettura patticolarmente espressiva ed eficace. Si tratta dell'uso in meccanica dei princpi di estremoe cluindi anche dei nelodi.uariaqionali. . penlto necessatio limitar qui il discorso- agli aspetti pir semplici, omettndo qualsiasi sviluppo formale che non sta strertamente necessario; perci l lettore che possegga qualche elementare nozione sul cal_ colo delle yarazioni pu passar sopra a gtan parte di quel che verr detto nelle pagrne seguentl. Gi abbiamo visto nel cap. 6, che il metodo dei massimi e de minimi si veniva formando, sullo scorcio del XVII secolo, ad esempio in xelazione al ptoblema della catenaria: la fune pesante (e inestensibile), sosiesa ai suo estremi, si dispone in modo che il suo centro di gravit scenda il pi basso possibile. La determinazione della curva y(z) assunta dalla fune dunque gor.rnata da una condizione di estremo; in altri termini, tra rutte le possbili funzioni y+(z) che passano per due punti assegnati e che sono continue e dervabii, ociorre scegliere quella per la quale il baricentto abbia distanza massima dall,asse z, supposto otizzontale (frg.7.1), con la condizione ulteriore che la lunshezza complessiya delle curye y*(z) si mantenga costante e pari alla luoghezza I de a fune : I - lds.: lv I + (yr'(z))zdz ) J
.{B . T. t---

Fig. 7.1. quando Fermat scrisse a C, de la Chambre una lettera molto bella, dove s'unirroo alla gioia della sua grande scoperta lo stupore e l'ammitazione pet l'ar' monia delle leggi naturali. La scoperta riguardaYa ron la meccanica, ma l'ottica. Tempo acldietto Cartesio aveva stabilito le equazioni che desctivono il fenod"ll" riflessione e della rifrazione dei raggi luminosi. Ma Fermat muove ''r.r"t.r e Cartesio un'obiezione simile a quella che lo stesso Cartesio avva mosso a (elileo : una cosa accertare 1l quia ita ft, .ona cosa sptegare rl ttr ita ft Le leggi ri Cartesio sono s poste, ma non climostratee, semmai, il loro principio giustilctivo contrario al buon senso, poich verrebbe ad affermare che il passaggirr tlella luce < piir agevole nei corpi densi che nei radi, la qual cosa visibilmcntc > lrrlsa . dal Ebbene, Fermat propone di paffe << prittcipio cas camune,tos bert.[on,l,tto, che /a Nalara agive sempre vguerdo k aie pit breui >>.Natutalmente, occofrc ()r,r verificare che da un tal ptincipio le equazioni per Ia riflessione e per la rifrazi,,ne derivano di necessit.Fermat riesce a giungere al termine di questo obietri\.,) con argomenti deduttivi rigorosi, rovesciando l'ipotesi inverosimilc <li ( rrltcsio.< Il premio 21 mio lavoro - egli dice al Signor de la Chambrc srirt{} il Pi straordinario, il pir imprevisto e il piir felice che potesse csscrc. l',,ich <iopo aver impiegeto tutte le equazioni, le moltiplicazioni, le antitcsi c lc rLtrc opcrazioni del mio metoclo, e avere infine concuso il ptoblcma (..-) lrrr trovato che il mio principio co[ducev,r cotrettlmentc e Prccismcntc lrll'r rrrctlcsin.Irproporzone <lclle rifrazioni cl.re il Sigr.ror Dcscartcs hn stabilito. illiLttcs() chc a pcna ricsctl l,r s,,rrOstato c,rs s,irpreso ch un,tt't'cttimcut() t.l.l1t() > t. s r t l ) c r r cl o s t u P o r c
' ( ; i r 1 , ,i r r 1 . l ) L r B t s i, t . , p . 2 4 7 .

( 7. 1 . 1 )

Ma la vicenda piir antica: risale a Pierre cle Fcrmat. Iira il cuporltnno <lcl l(162

246

Le < an

fnali t> itt ne.turi.a

Pohlniche !'tt pit'pia

della nitina

a{ane

247

I seguaci di Cartesio.si opposero violentemente alla nuova concezione pro_ posta da Fermat: essa minava, a loto parere, la nzjonaht del discorso fiJico, introducendo < un principio morale che non n pu essere causa di alcun efietto nella natura,r. Questa obiezione contenura in una lerteta di Clerselier a.Fermat del 6 maggio 1662. yi- si legge ancora: << per scegliere il punto B piuttosto che un alto, occotterebbe pr.ri,-.r. che il raggio R, .h. l N"to." non ha potuto inviare senza una indeEnita tendenza ali-a"linea rtta, si ricordi di esset partito dal punto A, con l,ordine di andare a crcare, incontrando l,altro mezzo, il;am1in9 che egli possa percorrere nel tempo pir breve di l pet arrnta-te a B: ci che , a dire il vero, fantasioso e per nulla- fondato in Fisic >. rrrqor,r" di Fermat 121 maggio. 1662) graffiante: <(Ho detto spesso , .,t^ ar rgnof de la Lhambre e a voi che io non pretendo d'essere in conf,denza segreta con la Natura. Essa ha vie oscute e naJcoste che io non ho ma inteso di penetrare; le aveyo oflerto soltanto un piccolo soccotso d geometria sul tema della rrfnnone, supponendo che essa ne avesse bisogno. M"a poich Voi ml.assicurate, Signore, che essa pu fare le sue faccende-senza rutto questo, e che si accontenta delle norme che il Signor Descartes le ha prescritte, io Vi cedo d buon cuore la ma pretesa conquis'ta della fisica e mi ba;ta che Vo.i concedrate a lne il possesso di un problema di.geometria purissimo e astrano per mezzo del qu-alesi possa trovare l tragitto di un mobile'che passa per due mzi differenti e che cerca di compiere il s.-uo moto nel tempo pii breve > ,.

di Pascal, di Fetmat, eccetera,pongo un problma all'atlelione dei migliori matematici del nosro temPo, i quali avranno il modo di provare se i mezzi sono buoni e se grande la potenza del loro intelletto Se qualin loro possesso cuno trva h soluzione del problema proPosto e me la comunica, io lo dichia3. rer pubblicamente meriteYole di elogio > Entro l'anno a)parvero tre soluun'altra del Marchesede L'Hpital, e una zionii una era di Giacomo Bernoulli, terza senz fitma del suo autore. Ma Giovanni Bernoulli riconobbe subito < gli artisli del leone>: la soluzioneera di Newton. Gli strumentidel calcolovarralionale si stavano dunque preparando, esercitandosisu problemi fisici particolati che, via via, la.meccanicaoffriva all'intuizione. Una svolta decisivafu impressadal giovane Eulero che per primo affront la sua analisi da un punto di vista matematico generale,studiando nel 1732 1l problema inperinetrio: quali curve y: y(x) godano di-propriet di massim<r integrale del tipo: nel senso che una certa espressione di -ini-o d : : f F ( * , v .- v '' . . . .". v 1 ' ' ) x '
J '

(1.2.1)

()ttenga un valore esttemo. Euleto trov allora che la curva rcefcata dcve soddisfare all'equazione differenziale:

7.2 IL ]{ETODO DEI MASSIMI E DEI MINIMI:

EULERO

EF y

- - - ; 7 t - i "

d a F d 2 a F
dy ox' oy

dx

^ ; - . . . : v

(7.2.2)

tante e.talvolta prezoso,.quale_chesia il significato profono che gli si viole attnbulre. -t1su questo piano, dj l a qualche anno, si aprirono gli wiluppi pir t.:"19] nel.campo della meccanica.Fr, "pprrlrrto".1 gir.gro _r":h. e specialmente del 1696 che Giovanni Bernoulli.pro-poseai matematci d"l t'.Lpo il prbt'ma d.ella bracbistorow: tra tutte le ne che congiungono due puntr assegnal, "t.-po determinarequale curva sia attraversata.rel mirro, da un corpo mate_ riae sotto l'effetto della sravita. Ancora una volta Libniz fu il primo a rispondere risolvendo un tale < magnifico e sinora inaudto problema>, ", comi era gi accaduto nel 1690 per la catenaria,egl si dverti a sfidaregli scienziatiper.h t.olr"ss"ro entto un anno una soluzione che tenessetesta alla sua. Accolglendo la sfida, Bernoull Pbbli: il suo,problema nel gennaio del 7697 e rilvolse il seguenteappello: <lo, (iiovanni Bernoulli, saluto piir illustri matematici del mondo ! illa e Pir attraente per una societ di mnti elette che un problema difficile e ono_ cu soluzione p,gsiblk.: che procurer fima imperitura. Io spero : ::":]. l^ dr guadagnarmr la gratitudne dell'intera famiglia scientifica se, sull,eseoio
2 Ibdcn, pp. 248-249.

la sul . - 99" questoFefmattrasferisce questione piano matematico: allofa indubitabileche il metodo dei massimi dei minii svolgeun ruolo impor_ e

tlovc, naturalmente, la funzione F deve essete supposta continua e derivabilc Sull'argomento Eulero torner pi dstesamnte nel saggio .1,r",rio o."orr.. ,icl 1744, Methodas inueliedi lircas caruat (...) di cui si parlato nel cap' -(r' fi .1,,l,r.rro dire che, noflostante la gtande xicchezza dei risultati euleriani chc t onfgutano gi compiutamente il calcolo dei massimi e dei minimi' il rigorc ,lcll'csposizio"ne lacunoso se confrofltato con le esigenze venute poi in lucc' Iiulero sostituisce alla funzione y(x) una linea spezzata.costituitz da scgrrrcrrti rettilinei: ci gli consente di ricondurre l'integrale (7.2-1) t una funzionc rli un gran ttometo di variabili; la rtcetca dell'estremo dt (7.2.1) cos mutt rrcll'usualericerca dell'estremo di una funzione, e la (7.2.2) ottenuta Per vi rli urr passaggio al limite della cui legittimitLEulero non si Preoccupa'

7.3

POLEMICHE

SUL PRINCIPIO

DELLA

MINIMA

AZIONE

l.isrLlc quegli anni, intttrno ella met del XVIII sccolo, una cclclrrc diaa anchc irr trilr;r t:lrc suscit polemiche tra gli scicnziati dcl tempo, clcgcncranclo
I (iir. t. l). l)crr,)v, l',onrtitrt | . ,r r , l ,r t , l 9 6 l l . ilttLa^ it' Olt t"t (in'/nl l hu,t' Pp 194 c scgs, Ncrv Y"tk-

248

Le <<carce fnali>> ix meccanica

Pohnibe lul prin?io

de//a ukian

a{one

249

meschine liti e ingurie. L'argomento della contesa riguardava l,uso dei massimi e dei minimi in fisica e qundi in meccanica, non quale strumento comma patibile di indagine, bens come esplicazione un principio generalecosmolodi gico-metafisico fondato sul concetto di frnalitt o di telonomia della natura. I gtandi sistemi.metafisici quali si condensava saperefilosofico pi1 attuale nei il erano lmpegnatl su rpotest tanto oscure quanto impegnative e obbliganti: la << scolasticacartesiana aveva lasciato in retaggio il concetto di unk atmonia > prestabilita>, di un parallelismo perfetto tra le moifrcazioni del corpo e le sensazioni,tra la volont dell'anima e i movimenti corporei (Malebianche); Spinoza aveva indicato nell'ordine geometrico dell,Universo ltidentit stessa di Dio. Leibnz aveva scorto nel mono non sohanto I'orma indubitabile d un ordinamento generale, ma anche la" preminenza tr tutti i mondi possibili. < Nulla accade- egli diceva - che sia assolutament irregolare e noi si pu neppure immaginare nulla di simile. Supponiamo che qualcuno segni a iaso sulla cartalna quantit di punti : dico che possibile trovare una linia geometrica la cui nozione sia costante e uniforme secondo una regola determinata e tale che passi per tutti questi punti propro nell,ordine in cui la mano li ha ttacciati (...). Cos si pu dire che in qualunque modo Dio avessecreato il mondo, il mondo sarebbestato sempreegolaie e fornito di un ordine genea. rale_> Ma tra tutti i mondi possibili deve esservi una ragiarestfficientu p-etch quello reale si sia manifestato; e it principio di ragion sufllciente'ii allacita alla. causafinale: ha creato questo mondo perch il miglore ; Egli ha agito -Dio secondo un fine e questo fine la vera causadella ro" r.lta. Entro un simile orizzonte culturale che ospita, nel Settecento,diversificate coffenti dl deismo illuminista, si iscrivono gli ambizios saggi filosofico-meccanici di Piere-Lous Moreau de Maupertuis. Presso i ..Mmoires de l,Acadmie des Sciences di Parigi, nel 174tj esce un suo saggio sulla Loi de repos > du yarpt che cos inizia: < Sle Scienzesono fondate su"rt princpi semp-lic e chiari a prima vista, da cui derivano tutte le r.rit che ne soio oggetto, esse hanno ancora altri princpi meno semplici in verit, e spessodiliJ a essere scoperti, ma che una volta trovati, sono di grande utilit. euesti sono le Leggi che la Natura seguein certe combinazioni di circostanzae che ci dicono quel Jh1 essa far n smili occasioni>. Tale , ad esempio, secondo Maupertuis, il principio di conservazionedelle forze vive. Ne siste uno analogo per la staiica? Maupertuis ritiene di averlo individuato nella seguentehggegenta,te riposo: del < Sia un sistema di corp pesanti o aftr;fti.r"rr d.i centtj da iorze -dato agentrognuna su uno di essi come una potenzan,esima delle loro distanze dai ccntri; affinch tutti questi corpi stiano in riposo (in eqxitibria), necessario che la somma dei prodotti di ogni massaper I'intensit della sua forza e per la potenza, (n f 1)-esima della sua distanza dal centro della sua forza sla un l[aximum o un Mimam >>. Opportunamente interpretato,questo principio corretto: consistenel
a G . V \ v .L c i b n i z , l ) i ' N l r !

desctiverel'equilibrio di un sistemaelastico imponendo condizioni di massirntr ponnTiale.Yediarnolo su un esempiosemplicissimo. o di minimo Ar una. fanqore La condizione di equilibrio per il sistemadella fr'g.7.2 dove le due molle hannrr costanti elastiche I(r, I{, e la posizione natutale dei loro estremi Ar, A, si trova rispettivamente in Or e in Or, descritta da: - Krx, f I{rx, : Q ovvero da: - Kr(lxr) f Krx, - 9

(7.3.1)

(7.3.2)

Secondo il prncipio di Maupettuis l'equilibtio corrisponde al minimo di una funzione del tipo

K1x?+ K24 : min cos: la Infatti, scrivendo (7.3.3)


K1(l x2)2* Krx" : min

(7.3.3)

(7.3.4)

c . r n n u l l a n d ol a d e r i \ a l a r j s p e t t o a x 2 , s i o t t i e n e : 2l{r(lxr) f 2Kx, : Q

(7.3.5)

che coincide con la (7.3.2).

l:is

7.2.

i'l per ir.r unalMemoria successiva, del 1744, dal titolo Auord de dil/' rur/u hti:"-dt la rta/ue qi auaieutjrsq'ici paru ircotupalbles' che il tono del cliscorstr si irrrlzr l'accnclr cli un principio cli minimo Ia chiave di une lettura cosn.rologitrr. (]u i\{aupcrtuis, rifacenclosi a fcrmat ma cstenderd(]la portata clcllc suc t d'nu loi ltltapltl,.riqr q/ti ?ar/t q/n h Nt/rtre dtt.r t,,rrtlr.rsioni,rrvanzall pr()l.tosta
! l n " N l ( i r , i r c s r l c I ' A c , r t l a r r i c d c s S c i c n c c sd c l ' r r r i s " , p P . 4 1 7 - 4 2 6 , 1 1 4 4 .

dc

itdl)btiqle,far, ,1686; cd. frrnc. l, risi, 1929,

250

Lc <earn fnali > ifl ne$anica

Poh"ricbe ! l ptittcipio della mhima aliare

251

a prodtrctior de tes ffits agit toljoars pdr le! nlJter$ ht plas sinphs >: -la Natuta agiscesempreper le vie pir semplici. che molti Matematici hanno << conosco- egli aggiunge- la xtpugnanza Io per le Caurc applicatealla Fisica, e l'approvo anche sino a un certo punto ; fnali confessoche non senzapericolo introdude; ma l'erore in cui sono caduti uomini come Fermat e Leibniz nel seguirle non prova molto quanto il loro uso sia pericoloso. Si pu tuttava dire che non stato il principio ad ingannarl, ma la precipitazioneche essi hanno mostrato per il principio e pet le sue conseguenze ). Ahim ! Il rimprovero di Maupertuis a Fermat e a Leibniz era, in s, saggio. Ma da qual pulpito veniva la predical Nel 1746 Maupertuis pubblica un terzo et d'rtn prixe pir importante layoxol. Les Loix r Moauement du Repot ddaites 6. tipe ntaplrysiqae Ebbene, il primo capitolo tiguarda un < Esame delle prove dell'esistenza Dio tratte dalle meraviglie della Natuta >; il secondopretende di addirittura di fornire tali prove mediante < le leggi generali della Natura >r, poich < le leggi secondo le quali il movimento si consetva, si distibuisce e si distrugge, sono fondate sugli attributi di una suprema lntelligenza >. La < legge metafisica che si sopta citara sta alla base dell'argomento: < un > principio cos saggio, cos degflo dell'Essere supremo e la Natur non lo confadolce ma1 ).

Fig 7.3. 2Qez-2Qa(l-z):0 che coincide con I'usuale equazione di equilibrio alla rotazione.
L'intempera.nza. metafisico-teologica di Maupertuis diede esca alla pole"Acta Eruditotum" di Lipsia mica. Nel 1751, Samuel Knig intetvenne sugli con un lungo scritto i D miaervli principio eqrilibrii et notu (...) in cui, da un latoJ contestava I'assoluta validit del PrinciPio della minima azione e, dall'altro, ne attribuiva la paternit a Leibniz. In realt Leibniz aveva scritto, nel 1707, una lettera a Hetmann dove esponeva dapprima la sua nota tesi che < Nalltra nzn facit saltu >>e concludeva con un'interessante osservazione: defincndo I'Azione ( come prodotto della massa per 10 spazio e per la velocit ), cgli dice, < io ho notato che, nel cambiamento dei moti, essadiviene ordinalia7 rcnte un Maximan o un Mximum >> . N{aupertus, che presiedeva in quegli anni I'Accademia di Bedino, rcag l)rontamente, difendendo il suo principio ed esigendo da Knig la prova delI'csistcnzadi quella tal lettera di Leibn2. Ma nonostante le ticerche, ordinatc rnche dal Re i Prussia su invito dell'-{ccademia, non fu possibile trovarnc trircci,r. Le accuse scambievoli non tardarono; e nel clima cos infiammato cnrrr ad arzzre i contendenti anche Voltaire. Nel libello polemico La Dia' tribt Door Akakia, ndecindu Pape, Yoltaire sctisse con la sua solita ronia: < Noi clomandiamo perdono a Dio per aver Preteso che non si dia prova della soir csistenza se non in -A { B diviso pet Z, ecc.). Va detto peraltro che, di l'orrtc all'ingenua e ttaballante ( teologia ) di Maupettuis, la critica di Voltairc t l)icnrmente azzecc ta, anche sotto il profilo < teologico > ! lrirrrlmente, la" patola passa a Eulero: un Eulero assai rispettoso del suo rr lllustrc Presidente)r Maupertuis, ma nondimeno rigoroso indagatote dcllc lc11gi rncccaniche. Sull'atgomento ella niniua a7iorc Eulero si sofferma in rrrrrncrosisaggi, a partire dall'Additaryentau 11 che conclude il trattato dcl 1744 llth rc iweei lircas ctruar... per giungcte alla Memoria fondamentalc -1Inrto nruit tulre lu Tritcipet genrats; de repos et de /o/oe///ex! de M. dc lfatferl dissertazioni sulla tesi di liniq. rlcl l75l c rlle successive
7 l , r l c l n c r , r r i p o r t , L t ai n r p p c n d i c c , r l v o l , V ( l l ) L l i I ' . l ) l r i , Olcra otn i.', 1tp.264'267' l r n r r tr r , r , 1 9 5 7 . t l n " l \ { c l r r r . i r c s r l c l ' c r d l n r i c t l c s S c i c n c c sr l c l J c r l i o " , 7 , p p , ' 1 6 9 - 1 9 1 1,7 5 1 , 1 7 5 3

(7.3.8)

Dopo questo bel po' di esorbitanti premesseaffiv I^ p^te < scientifica>: nel tetzo capitolo, dedicato alle < Leggi del Moto e del Riposo >, Maupertuis prncipio della enuncia finalmente iI prittciPil generale, detto, successivameflte, paando auaiene qaalclte cambiamento nella Nattra, mixima aqioneEsso afferma che:.<< per la paanri di Aqiorc rccessaria il canbianento la pi piccalapotsibile. La Quantit di ATione il prodotto della massadei corpi per la loto velocit e per lo spazioda essipercotso, Quando un corpo trasportato da un luogo a un altro, l'Azione tanto maggiore, quanto pir grossa la massa,quanto pir rapida la velocit, quanto piir lungo lo spazio per il quale esso trasportato ). Seguono alcune applicazioni: all'urto anelastico, al'urto elastico e all'equilibrio della leva. Vediamo ad esemoio quest'ultima. Con tifetimento allafr,g.7.3, r.iiulta-cheI'Azione proporzionale alla quantit :

eo;'+eo6,

(7.3.6)

Infatti la massaA e la massa B sono proporzionali ai rispettivi pesi Q,r, Qn e la velocit proporzionale allo spazio percorso. La condizione di minimo per l'aztone (7.3.6) fornisce allota: Qrz'{ Qo(l-z)2: min

(1.3.7)

da cui deriva la:


( ' I n " M n r o i r c s t l c I ' A c n r l t n r i c d c s S c i c n c c s( l c l ' r i s " , t)p. 2(t1'294,1746,

252

Le << caute ftali ), itl hecafiia

delhwriaqiori Lagrange:fonrlaaettietcahato

251

Nelle mani di Eulero, il principio della minima azione prde il suo aspetto aprioristico e metafisico, poich proyto a p1.rleriarl come conseguenza"matematica delle legg fondamentali. Nell'ambito della meccanica del punto, egli dimostfa che l'intesrale:

J-" d'

(7.3.9)

(dove m la massa, v la velocit, s lo spazo) assume valore estremo, sia nel caso del moto parabolico di un grave, sia in quello del moto di un punto soggetto a fofza" cntfale, sia ancor pi) in generale. < Poich i cofpi - dice infine Euleto e - in virtr della loro inerzia, resistono a ogni cambiamento di stato, essi tendono a obbedire l meno possibile alle forze agenti, se essi sono libeti. Dunque, nel moto prodotto l'effetto delle fotze d,ovt, essere il minore possibrle, La fc>tzadi questo ragionamento non decisiva; siccome per si accorda con la verit, io non dubito che una metafisica piir sana ci permetta di mettedo in maggiore evtd.enza.Ma io lascio questo mpegno ad altri che si occupino d metalisica >,

L'idea nuova introdotta da Lagtange fondata sul concetto dr uaritlhnc. Il metodo dei massimi e dei minimi prender appunto il nome i calto/o delle rariaqioni a" pattfue dal famoso testo di Eulero del 1770 sul caholo irtegrah. v/(x) esptessiva, ad esempio, dello spostaSi consideri una funzione w: mento per ogni punto, di ascissa x, telativo a un corpo monodimensionale. Nella 69. 7.4 ne rapptesentato l'andamento. Se w(x) gode di opportune ipotesi circa la sua tegolarit, si pu definire il differenziale dw per ogni x; la figura ne d l'interpretazione geometrica. Ora, invece, consideramo un'altra determinazione w+ : w+(x) dello spostamento prossima a w(x) A tal ne Donlamo :

w*(x):w(x){01!(x)

(7.4.1)

dove Q(x) designa uno spostamentoarbitrario (rispettoso dei vincoli) e 0 un piccolo >>nel senso che lecito trascurarrele potenze supenumero reale <( l:lori alla ptima. La difrercnza

w*-w:0t

\7.4.2)

irfnitesinto arbifrario fpoich taie L!(x)]; rrppresenta lno.rp\rlame t0 regolare il airtaale. ad esso si dL nome di spastamenla
7.4 LAGRANGE:

I FONDAMENTI

DEL CALCOLO DELLE

VARIAZIONI

Fu Lagrange colui che seppe individuare un metodo appropriato per il problema dei massimi e dei minimi, creando cos il caholo delle uariaqioni, l-agrange aveya allora appena 19 anni quando scrisse al celebre Eulero una lettera (12 agosto 1755)dove gi apparivaI'idea informatrice della nuova mpostazione.La coffispondenzae |amicizia scientificatra Eulero e Lagrngefufono subito vive e intense.Nel 1756 Eulero fece nominare il siovanissimo scienziato membro straniero dell'-{ccademia di Berlino. bello iicordare la scrupolosa onest del sommo matmatico syizzero: egli aveva ben presto messo a profitto i suggerimenti di Lagrange per risolvere nuove e interessantiquestion; ma non volle pubblicare nulla finch Lagtange non avessecompiuto suoi lavori. Ecco quello che egli scrisse una lettera del 2 ottobre 1759: ( La Vostra fl soluzioneanaliticadel problemaisoperimetrico contiene,per quanto io vedo, tutto ci che pu esseredesideraton questo campo) e io sono molto lieto che cluestateoria, alla quale io attesi con dificolt dopo i mei primi tentativ, ha raggiunto, gtazie a Yoi, grande perfezione. L'impoftanza.della cosa mi stimol a cedurre,seguenclo Vostra direttiva, la soluzioneanalitcacompleta; tuttavia la ho decisodi teneda nascosta sino a che Voi non abbiatepubblicatoi Vostri rsultati, poich io non intendo privarv in alcun modo dell'onote che Vi
dovuto >r 'u.

lti.a. 7.1. w(x) sia priva clell'interprctal)ir in generaie, quando la funzione w: zi,,nc rlui suggerita, quale spostamento, e sia ptesa nel suo signIcat()strcttaf cnlc rrrtcmtico, h (7.4.2) indica la urriaTirne di w(x) ; cl'uso comunc h t | r ) l z i ( ) n cl a g r a n g i a n a :

'r 1,. Iiucro, AIcrLaln inutirwli /tttr nmr ro (irr. l. 1,. l)ctrov, r.ir., pp. 19(r-197.

(..,), ci\,, /l.ldihn ult u ll, t. 30ft.

w*-w.

0,{-,

(7.4.3)

254

Lc < ca*e fnali > in meaarra

Lagratlg.: i faantnli at cabota delh

dialott

255

della-successione rJn lemma fordarentale assicutala possibilit di invettire aariiqioule (8) con quello diferenziale (d) rispetto alla variabile indiI'aperutlre pendente x, Infatti risulta: dw : dw*dw : 0d,t - d(O'f): d(w*w) : dw

(7.4.4)

La frg.7.5 illustta intuitivamente il significato della.uaria{one3w. bene sottolineaie che il difietenziale dw riguarda .una bex defnita detetminazione di w(x) e denota la dtfferenzatra w(x + dx) e w(x) : d w , ox dv/(x) : w(x I- dx) - w(x) : i;

(7.4.5)

il 1760 e il 1761, sono offert notevoli contributi tecnici sui quali non ci possiamo sofermare, come la definizione del problema incuigli estremi della curva, anzich esser fissi, sono mobili e dove intervengono le cosiddette condilionid tranersalit,o, arrcoa,lo studio del minimo e del massimo di integtali multipli. al euletiana> (7.2.2) associata problema variaMa in particolare I'equazione<.r zionale viene dedotta nel modo moderno, in tetmini, apPunto, d.r oarialioni' Poich la questione del massimo interessee sar da noi nel seguito .otilizz t^, sia pur implicitamente, opportuno darvi un apido cenno. Desideriamo dunque stabilite la condizione necessariache deve essere soddisfattada y(x) afinch la, (7.2.1) sia un estremo. SemplificandoI'indagine, limitiamoci a conftontate la funzione richiesta y(x) con le funzioni ad essa uicine,e ttalasciamo tuttavia di ptecisare ulteriormente tale concetto di viciper brevit, un casopii semplicedi quello nanza.Prendiamo in considerazione, corrispondente alla (7,2.1), ponndo :
f-, J : _ l r . { X :" ' V . V I O X " J

(7.4.8)

" (7.4.8) sia Si supponga che un minimo relativo debole del far{onale ()ttenuto da una curva continua, priva di punti .t< angolosi >, y(x) che passa pcr i punti xr, xr; la funzione F sia poi a sua volta continua e abbia dervatc prrzali continue rispetto a x, y, y/ sino al second'ordine. Se la funzione y(x) rende esttemo il valore di J nela (7.4.8), ci vuol tlirc che qualsiasi altta determinazione y*(x) prossima a y(x):

y*(x):y(x)fOrf(x)

(1.4.e)

clrc passi ancora per x1 e Per x2 e che sia continua e Priva di punti angolosi, r)tlcrr un valore J+>J. Costruiamo allora la funzione AJ di 0 cos definit:

Fi4.7.5.
Al contratio, la variaziote w confronta in x \a detetminazione w(x) con una generica (axbrttatia) determinazione prossim w*(x), e denota, come si detto, la drfferenza tra w*(x) e w(x):

lr

fFl* r 'v t 0r!. v'-F 0')dx '

fF(*;' v. v ) d* ""

(7.4.10)

AJ rkrvc,ricordiamo,(tJ : (tJ : 0. Sviluppando in seriedi Taylor rispctt<r rr0 nc viene:

artr(x): w*(x)

w(x) : 0Q(x)

(7.4.6)

La vatiazronew dunque qualcosadi assaiPir generalerispetto al differ e n z i a l e w t s i r i d u c ea d e s s oq u a n d os a s s u m a : d L!tx): la


l-.-

a,==o-#1,:"* F#1,:,*
lr I

( 7 . 4 l. l )

e s i i n d i c a c , r l s i m b o l o , 1 ( l c h i a m a l ar a r i a z i o n e I.'csnression0 li I e ' du lo: o


tt si c6iarn^ una quantit variabilc dipcndcntc da una funz.iorrc 0r rla piir funzittrti); frn<kuh r r v v c r , , , i n r r l t r c t ^ i n c : l I n i Z i a a f , u n a l c g g c c h c : r s s o c i au n a f u n z i o n c , a d c s c n r p i o y ( x ) , t t p i i r f u n ' r l r r l , r r r n n u n r c r o , d c s c o r p i ( ,J ,

alx

0-dx

(1.4.1)

Nei lavori di Lagrangc chc lr,ulero attendcva c clc fur()n() pubblicati tra

256

in Le << caure fnali >> neccania

Lagrarge: i fofldaneflli

det cahato deth uatialioni

257

termine dello sviluppo vien il t>riua 'etto del fauzioraleJ. -Analogamente secondo uariiziaie xro a Ai J, e cos via. Per 0 + 0 il segno di AJ viene generalmente a dipendere dal segno del termine lineate, essendogli altri trascutabili; dunque : AJpAJ e poich, se J minimo per y(x), deve essere:

per qualunque funzione contiflua {(x), allora necessariamente dev'essete: g("):0 Pet ogni x [x1,x2]

(7.4.1e)

" Applicando questo lemma alla (7.4.17) si trae quindi la condizione neA F oy d A F _ri-,; ox oy

(7.4."t2)
-___ : U

(7.4.20)

A J= J : 0 + , - 0 OU
qualunque sia 0, positivo o negativo, necessario che sia:
clJ

.l.l

(7.4.1,3)

d0

-"

(7.4.t4)

che costituisce l'equazione diffetenziale detetminatrice della funzione eremalc y - y(x). La (7.4.20), un caso Particolare Aelu' Q.2'2) ed comunemente di chiamata eqaaqiaxe E ero. Non di rado si pu presentareun ptoblema di estremo un poco pir com1>licato:determinare \a fwnzior'e y: y(x) che rende estremo il funzionale:

D'altra parte si ha:

.i - fF(x: v. v') dx
J

(7.4.2) ,

*F *d 0 ' , l -d u ( " ; y l 0 . ) ' J

0,1,')d-*,

" .n" J ,or*.,r,


l (*J : Y(tJ :

ai ron soltantoalle usuali condizioni limiti (ad esempio (7.4,22)


e di y. In tal caso si noltiplicatare lagrangiano, funzioni ordinarie. Si si ricerca l'estremo dcl

o) ma anche al ttincalo:

:j'l+ E#u +# qr+llrld": 7, ap .F '#*')0.(7,4.'t5) I(o*


per e ancora.,integrando parti t',-ttu-o -"-iio
dJ I'

r(x,v)- o
rlrve f una funzione (continua e derivabile) di x 1,Lr generalizzare la tecnica, gi nota al lettore, del v;rlica per i minimi o i massimi condizionati delle irrtrrducrc cio una funzione per ora incognita (x) e tN( )v() Iunzlonale :
_ .i, f .-,

, (7.4.16)

X,... / F\ | dr" , l , : .)-+l'Jl c r ( T/)lot. # Lit

x, l l F ( x ; y , y ) , ) r ( x . ) t (y ) l d x

(7.4.23)

L'ipotesi che r!(x):,1,(*r):0

conduce pertanto alla:

lir cui equazione euletiana : ilr d dx


'i -=----

a; J(:;-;;fJ4.

C t J

.^

l / ( f

:,.^-

o r \ ,

'o

iF

(7.4.11)

ry

dy

T^.

af (y

(7.4,24)

A questo punto Lagrange introduce un importante lemma: se una funzione contnua g(x) rale che:

l,c funzioni incognite y(x), l(x) sono allora determinxte dalla coppia di crlrrirzioni(7.4.22) e (7.4.24). Tnlasciamo la dimosttazione; aggiungiamo invccc
t r t , n r l i n o s t r z i ( x r c s c n r p l i c c ; s u p p , , n i n o c h c g ( x ) s i ; J i v c r s r c h z c r o ( a d c s c t t r p i o > 0 ) i c x ( \ c t x r , x , l ) r s c c g l i c n . l o . r l l , , rr'rrr a f t u r z r o r rv ( x ) c h c s i ; r ' r r g g i ' , r c . J z c r ' ) i n u r r i r t o n ( , |rrI llt r " us"t" a-2i,"'-nia"u", it prodotto s(x)q(x) srrchbc.livcrso J 7c(,, (atl cscnrpio )'0) in tnlc l n t o r n , r c n L r l l o n c l r c s t r : t c l l ' i n t c r v l l L r ; p c r c i l i o t c g r a l c ( 7 . a 1 9 ) s : r r c h h cd i v c r s o d : r z c r o . 9

'l'(*) : .is(") '1" o

(7.4.18)

258 che, se il vincolo descritto da un integtale del tipo:

Le <cauefnali > ir nerania

9;hQpi

r eceri"i: ,retoli

dilex;

259
DIRETTI

7.5 SVILUPPI

SUCCESSIYI: METODI

ff(x, ' " J

y) dx , 0

(7.4.25)
lagrangiano ). risolvendo il problema di

sulciente introdurre vn ?aranetrl estremo per il funzionale:

J', ' f F l x ; v ."v ' t d x "


J

lffrx.vtdx
J " "

(7.4.26)

Quel che siamo venuti dicendo pu essere ritroyato, molto semplicemente, utllizzando la notaztone \aiazionale e operafldo stlJle aariaqian in modo analogo a ci che d'uso comune per i diffetenziali. La ricerca dell'estremo per il funzionale :

I metodi di Lagrange e di Euleto riconducono il problema di massimo c prina del funzionale. Ci porta a definirc di minimo allo studio d,ellaaariaqione pet l'esistenzadell'estremo, ma nulla detto sulle cordiqioni co i1ioni necerarie vrfuienti, n dato un criterio per distinguere il caso del mnimo da quello del massimo. Eulero suggetiva al proposito di far riferimento al senso fisico del . lrroDtemaDfeso rn esame. Nel 1786 fu il matematico franceseAdrien-Marie Lesendre che stabil lc condizioni appropriate per .il minimo e per il massimo, cnsid,erand.o uaiala" d,r 70rcsecorda J.II risultato che il zinina contspondealla condizonenecessaria: cy'
c tl ntasimo alla:

(7.s.1)

J : fF(x: v. v')dx ' ' ' '


J

(7.4.27)

(.y'

erF

( U

(7.s.2)

nella classe delle funzioni ammissibili y(x) continue e derivabili quanto occoffe, cotl

v(x):v(x):o
si esprime allora nella condizione: l : l F l" :" " - v ' ) d x : x v J 0

(7.4.28)

(7.4.2e)

E quindi :

Ai:lllv J\oy

f lAF

j : - $ 1l d x . - 0 oy /

IF

(7.4.30)

Utilizzando il lemma fondamentale(7.4.4)e integtando per parti, s ottiene i

8 r d - ,- y,l l l + - l :y l
J \ d y

;F

fttr

,l d x

i ' ,l s v a x _ o y /

;tr\

(1.4.31)

Tuttavia ci vero soltanto se si sa gi prouata I'etisteaqa di un massimo c rli un minimo da ricercarsi tta le soluzioni estremali. Lagrange rilev appuntr> .lrrcsta lacuna dimostrativa del criterio di Legendre, neI 1797. -a questione relativa aIl'esistenqa dell'estremo, e alla distinzione tra I'cstrcmrr u tlcbole > e l'estremo < forte > fu chiarita pir tatdi, nel corso del XIX sccolo, rl4prima da Jacobi (1804-1851), nel 1837, quindi da Hesse (1811-1874), ncl lfi57 c, infine da Weierstrass (1815-1897),il quale mise a punto il caso tli curvc (srremali con punti angolos o di discontinuit1,segnalando nel 1865 tlcunc rrrndizioni, successivamentesv.iluppate da Erdmann nel 1875. l,'importanza applicativa dello strumento yatiaztonale senza dubbio conrf(ssir ^lla possibilit di wtilizzarc netadi diretti nella ricerca dell'estrcnur dcl Irrrrziorraleche consentano di evitare il passaggio dall'equazione cliffcrcnzialc rli l'lLrlcro.I metodi diretti, di cui diede una formulazione precisa cc cflcacc Wrrlter Ritz nel 1909 e che, gi presenti nll'opera di Lord Rayleigh, fr.rrono rtr()r:rti e sviluppati da successivi autori come il russo Boris (rigoricvi (irrlcrliin (1915), si fondano sulla seguente idea generale. Si c<rnsideri un problema vanazktnale del tipo:

, tl v ( x )| : m i n

(7.s,3)

Poich ay(xr) :

y("J : 0, data l'atbitraiet di 8y in (xr, xr) ne segue:

EF 0y

d a F
dx 0y'

(7.4.32)

che coincide con la (7.4.20).

r l , r l c , l l y l u n f u n z i o n a l e i n f o r m a d i i n t e g r a l ec o n t e n c n t c a f u n z i o n c y c l c urc (lcriv,rte sino all'ordine n, entro un asscllnto intervallo ci intcgraziorrc c u n l s s c g n a k ) t l o m i n i o r i f u n z i o n i a m o t i s s i b i l iy . S c s i s u l r p o n cc h c I ' i n s i c m c rfci lrrlrrri di lf y l posscgga un litti/t: ttfrirtrt mtssimo d, csistono alLrra dcllc a u t c c s s i o nIir , y r , . . , d i f u n z i o n i a n r m i s s i b i ltia i c h c :

260

L.

aatft

ftali,

in ncrraniu

clenertart Ih'a?Plica<iow

261

ttr"t : u "t1:
essendo in generale:

(7.5.4)

alla soluzione y. In astratto, invece, una simile conclusione non pu essr tratt0 i il problema assai complesso ed esula dal nostro discorso. Si pu comunquc

dire, in generale, che i valori: J[y"]: d"

j[v]>d
per ogn funzione ammissibile y. Tali successiondi funzioni sono dette rrlr_ utsiori minimiqqanti del pxoblema. variazionale. Il netodo diretto consjste nel costfuife successioniminimizzanti, tentando di raggiungere la soluzione con un procedimento di limite fondato su tali successini.ccore partire. a tal fine, da un ri.tte/a zr//pletodi fanqioni coordfuate 9 t ' 9 z '. . . ' Q " ' . . '

(7.s.11

ottenut per questa rria, inserendo n J[y] le funzioni y., convergono al limitc infetiote massimod; cio: lim J[y"] : d

(1.5.12)

(7.5.6)

Per ulteriori ragguagli il lettore potr riferirsi, ad esempio,al classicotesto di Courant-Hilbert '3.

definite nell'intervallo di integrazione. Le g, debbono goderedelle due proptiet che: 1) ogni loro combinazionelineare y.: c r e r* c z g z . . . + c " p " * (ci costantireali, i : 1, 2, ..., n)

7.6 UN'APPLICAZIONE

ELEMENTARE

(7.s.7)

sia una funzione ammissibile; 2) per ogni funzione ammissibile y si puo definire un'opportuna combi_ nazione lneare di un numero 6nito deLle9r, in modo t^le . l1y] diferisca arbirariamente poco da J[y"]. .4.qusto punto, essendonote le gr, si pu indagare per quale determina. zione delle costanti ci La,wnzjorre', J[y"] : J [ c r ,c z ,. . . , c " ]

Illustriamo ora, sul semplice esempio della trave elasticainflessa,la possibilit di ricondutre I'equazione dfferenzialedella linea elastica (teotia linearc) il che, nel nostro caso,assume signialle condizioni di estremo per ln falt<ianale pae <iah totale. ltcato di energia Per la trave vale, come noto. l'equazione:

(El"')': e
cuj vanno associatele condizioni ai limiti (cfr. l'esempio in fig. 7.6):

tI 12.c.
v(0): 0 \(l) 0 EJv (0) 0

terz 0: perz:l:

EJv'(l):0

(7.6.2)

(7.5.8)

sia mnima. Si ttatta ormai di un ptoblema ordinario di minimo, poich, una ""Jl?.h: siano eseguitele integrazioni, J[y"] una funzione continua e derivablle dr c1)c2,..,, c: un noto teorema di rff/eierstrass assicuraI'esistenza della soluzione che definita dal sistema di equazion:

: o

i : r , 2.,. .n ,

(7.5. e)

accade spesso _ Nelle applicazionimeccaniche(statiche)che pitr ci interessano che le funzioni: Y": c r p rt c z g z . . . * c , p " f

(7.5.10)

()rbcnc, consicleriamo I'espressir>ne dell'er.rergia p()tenzirlctotic: cssr conrl)()st^ due contribut. Il primo contributo costituit()cal lavoro < incli
'r f{, (i,urxrr, I). llilbcrr, Alcrltaludu ^Idlr.nttrrI l'lytit, l,Ct1t, tV, Itcrlirto,1931.

con le c, determinate dalle (7.5.9) costtuiscono una successione che convergc

262

Le <ntre fnali>

;n ,lerakica

ll Dteloda ctlergeticaPet I'inffiret7a

dell'equilibria elanico

263
al contorno (7.6.2), <lucsta

terno ) comPiuto dal momento flettente nella defotmazione' Come si veduto nel par. 6.11, per ogni elemento dz di trave tale lavoro (infinitesirno) :

Poich v(z) e v(z) soddisfano le condizioni tzione conduce alla :


I

ot,: + l! a,: lv* a,

(7.6.3)

s - i t ( E I \ ' ) - q l v d z .0

(7.6.10)
della

Il secondo contributo costituito dal lavoro (( estelno >. Per ogni elemento dz, la. forza infrnitesima qdz ageflte su dz, per lo spostamento v(z), combie il laYoro :

Il lemma di Lagtange (cfr. par. 7.4) ci assicura, per I'atbitrariet : variazione v in (0, l), che la (7.6.10) implica recessariamente

dL" - qv dz

(7.6.4)

(EJv')'- q - o

(7.6.1't)

Ad esso corrsponde un'energia potenziale: - qv dz (cfr. iI par. 3.4). Peftanto |'erergiapoten{ale tatale E resta definita dalla:

Si cos ottenuto il seguente risultato importante: la funzione v(z) !h rcnde estrema 6 nella classe degli spostamenti ammissibili determinata dall'ccluazione della linea elastica, la quale pertanto pu essere intesr come ez/rriata del pxoblema vaaztonale:
f | J | \

,, \ e:ll"Mr-qvldz
J \ Z T

(7.6.s)
t;

ll,

EJv'-qvldz
I

mrn

(7.6.12)

\ Z

la (7.6.5)pu essete e che N{:-EJv', Tenendo conto che K:-yt' scritta in funzione dello spostamento v(z), nella forma:
?/ 1

6:ll.

EJr-"'-qvldz
I

(7.6.6)

7.7 IL METODO ENERGETICO PER L'INDIFFERENZA DELL'EQUILIBRIO

ELASTICO

J \ Z

La quantit 6 pu essere intesa come ;ftln1arale: rnfattr, a ogni determnazione della JanTione tpa$anerl, v(z) rispettosa delle (7.6'2) zssociato un ntnero teale espressivo dell'energia potenziale totale. Ci ptoponiamo di valutare per quale determinazione di v(z), 6 assuma il valor minimo. -A' questo scopo, utilizziamo il formalismo v^tia2ionale di Lagrange' Dovr essere:
I

(]uale seconclo esempio applicativo del metodo variazionale, prendiamo in tsrnre il problema dell'indifferenza dell'equilibrio elastico che, naturalmcntc' ,|,,rlriamo qui limitare al caso della trave caticata. di punt2. L'equazionc chc ri,,verna il fenomeno , come sappiamo, la (6.19.2); ossia:

( l i J v " ) " . |P v ' - 0

z(0, l)

(7 7.1) .

6:ll;EJv"
J \ z

t'/ 1

qvldz:0
t

( 7. 6 . 1 )

D'altra patte si ha:


l l

l { . , . E J v " ' - q v l d lzl E J v r ' - q v ) d z


J 0 \ Z ( / J ,

t/'l

(7.6.8)

:rll;t tluale vanno associatele opportune condizioni ai limiti dipendelrti dai vincrrl che caratterizzano1^ tra\e. ai chiediamo se possibile associarealla (7.7.1) rrrrrrlormulazione in termini di estremo di un funzionale. Per date una risposta i rcrrvcniente operare direttamente sulla (7.7.1) moltiplicandone ambo i membr concliziotli ;',cr Lrr,rfunzion infinitesima arbittatia av rispettosa delle medesimc di v(z), e integrando poi tra rri Iinriti chc pu essere intesa come uariaq.iane ll c z , l. Si ottiene: t.
I

E , n t e g r a n d od u e r u l t e p e r p a r r i :
l r l

l l t l , l u t ' u I P r ' v l c l z: ( l .;

(7.7 .2)

[.]r r
0

- ( F . J v1 v| ' f 1 1 n 1 2 ; u , u
l l

. 1 vl . l z

(7.6.e)

I r r r c g r i l m o o r a p c r P a r t i c l u cv o l t c i l P r i m o t c r m i c c u n a t ' o l t a s c c o n < o ; nc sclluc:

264
I I I

Le

<cautc fna!

t it

mecarica

per dell'eryilibrio ela$ico eturyelio t'indffircxry I netado

265

( E l v ) ' v l - E I v " A v ' lI P v v l 1


0

'

, notoriamente, l'enetgia (o il lavoro (( inte(no >>) xealizzata nell'inflessionc della trave; lo abbiamo gi detto nel pat. 7.6. Invece il tetmine :

Sv" + i@(EJv' Pv' v')dz : 0

(7.7.3)

" (* \

["',*) / ;

(7.7.10)

Per gli usuali vincoli, i tetmini in z - 0 e in z: I che figurano nella (7.7.3) sono nulli. Ad esempio, se la trave doppiamente incetnierata agli

stremirisulta: 8 v ( 0: 0 ) a v ( l ): 0 EJv'(0):0 EJv'(l):0 (EJv'(l) '+ Pv'(l) : 0 EJv'(l):0 (7.7.4)

rappresentail lavoto compiuto dalla forza assialeP a causa della medesima nflessione.Infatti, prescindendo dall'eventualeaccorciamentodella trave, che qui non interessa,lo spostamentoassialew del punto di applicazionedi P legato allo spostamnto trasversale t(z) dalla (frg.7.7):
t t l

J ' o

llds- dz\ =l(ldzz I dv'-dz) -l(\/l1v''-1)


0 J ' 0

dz

(7.7 .11)

Se invece la trave incastrata-libera, si ha:

8v(0) :0 av'(O) 0

(7.7.s)

Analogamente dicasi per la trave incastrata-incetnietata, o per la tfave doppiamente incastrata. Quando ci awiene, la (7.7.3) si riduce a:
I

J ' -

dz lrElrr"ar."-Pu'v') : 0

(7.7.6)

prina d.el fwnziopu essereirterp(etata qtale uariaqione e questa espressione


nale : ' t f

6: -

l ( E J v ' , - P v ' , )d z

(7.1.7)

La (7.7.6) esprime dunque la condizione: 8 E: 0

(7.7.8)
Svilunnando in serie la radice e trascurandoi termini infinitesimi d'ordinc sr.rpcriore primo, ne viene: a * f f l l - ; v ' 2 - l l d z . .Zl v ' 2 d z Z J
/ 0 t f t l I \ | f

elastico Diciamo la stessa cosacon patole Aiverse:l'irdffirexqa dtll'eqailibrio che descritta, ne\I'esempio qui considerato, dala condiqione ia nalla la uariaqione prina delJunqionale(1.1.7), il qualeuprine I'energiapotenTialetotale relafitta al par ugio della confguraqiowfondanextale (rettilinea) di equilibrio, a ln'altra conJgtr ra<iom uariala infnilanexte Pro$tma, Per intendere ci si osservi che i termine:
I

(7.1.12)

J \ 0

lEJv" dz

(7.1 .e)

dalla l,a (7.7.10) indica dunque il lavoro comPiuto cla P nel passaggi<> posizionc rcttilinea a quella variata (infinitamcnte prossima): si suolc dcnominrl() < lavorr> dcl second'olcline>. Tutto ci rcn<e lcqittim la lcttuta. cntl,lirn cll.c s sopra pr()posta.

266

Le <a N fnali

in necania

Il netodamergetica t'irdffirenry dett'equilibio eta:tico Pet

267

Torniamo, ancora una volta all'equazione di pafienz chiamo ora ambo i membri pet v(z) e integriamo t:.a z:0

(7.7.1)' Moltipli e z - 1.

picoll r lC' di pir: rc v(z) dffirire da v, di ana qt{nfltit chei mantiene la: l'interualla 10,ll della traue,seconda v(z) : v.(z) f 0{.,(z) (0 <<1)

Si ha:
I

(7.7,20)

J '

itrPlu't".' l- Pv'vl dz : o "

(1.7.13)

P- dell'ordne di 02. la diferenTa Plv) ra Tenendo presenti le (7.7.16), (7.7.17) troviamo infatti :
I

possibile ripetcorrere gli stessiPassaggiche hanno prima condotto alla (7.7.8), sostituendo mentalmente v a av. Ricaviamo perci:
. L'l I

J EJ(vi f 0L!')' dz
I

f l g T r r ' r - P u ' 2 1 6 2: . t "

(7.7.14)
O

J(vl + O'lr)'dz 0 Elv,'dz .l'


l l

EJ{,''dz 2b1EJv,Q ' O' J dz


U ,

Da questa equazione formiamo il lapPorto:

J(EJv") dz
L_

g2 lv ,2zt ! 20 tlv'' Q'dz + !!'2 Az 0 (7.7.15)

[v,2 dz dove P, owiamente, dipende dalla detetminazione di v(z), e quindi pu essere indicato con P[v]. Se il problema dell'indifferenza risolto e si ottenuta cos la determinazione vr(z) cui coirisponde P[vr] : P". si avr identicamente:

dz J EJv{' + 20J@Jvf'rldz+szlEJi.,tzdz U O
o l

Az ['r,2dz-20lti,J7 dz + 021'!tz
0 l r

L!dz-l- 02[Er])t2dz P""Jvi'dz- 20P""Jv


o u
O

(Bl"'+ p""v{: o
J(EJv{')dz
t:"" : j0
I

(7.7 .16)
P

! Jvi' dz - 20jv{ 'f dz + 02 lttz dz


U

+" EJQ"'dz P""J d'


(7.7."t1)
-' 0l 2
l

(7.1.21)

lvi2 z

'!'2 z lv\2 - 20lviQdz | 0zJ dz 0 0 0


c ci dimostra la tesi. Il risultato qui ottenuto molto importante sul piantr rtpplicativo, poich consente di affeimare che, pur introducendo nel rapP()rt() tli Rayleigh na funzione spostameflto v(z) poco approssimata alle vera soluzi,rnc, il i.alore di P[v] si awicina spesso aisai bene al valore clel carico crit i co I ) " . , Acuni esempi numetici chiariranno questa osservazione. Si considcri la -sappiamo tr;rlc in fig. 7.8. gi che, se la rigidezztL EJ costante, la funzionc v,(z) corri.sponclent carico critico, assegnataa meno di un cr)stlnte, : al
. vl(zJ == I scll -a if7

Ebbene, si pu dimostrare che per ogni altra determinazioneAi v(z) geonew te lri ca efi an nissibile, ristita : P[v]>P"" e quindi:
I

( 7 . 71 8 ) '

J(EJv')'dz P""<i r
I,r'2 Az

Q.7.19) (7.1,22)

ossia: il carico critico il minirno cel rpp()rt() (7.7.15) cui si clr il nttnrc cj < raPP()rt() cli RaYlcigh >.

' r l ' c r s c r n p l i c i t , s i c r x r s i L l c r i l c r r s or l i u n a r r r r r c r l , p p i a r n c n r c i n c c r n i c r r t r r g l i c s t r c n i '

268

Le << causefwli

> ix meca ha

Il netodo ekergatco l'i Per

elatica ffirenry dell'eqalibtia

269

carico concentrato in mezzeria si ha:

v(z) :

-; (3lzzl \

423\

(7.7.26)

e la (7.7.15)d luogo a:

PL,r*-=+:to+ f:

t EJ !v''2 dz

48f2 EJ --

(7.7.27),

lv,2dz

con ur errore dell'1,32o/o.Assumendo pet v(z) \a linea elastica della travc appoggiatae soggetta a un carico fittizio unifotme, si ottiene: r(") Fig. 7.8. e isulta:
16

sri

(l3z- 2lz31- 7n1

(7.7.28)

Si ha allora dalla (7.7.17):


4 * -

P[vl'- iffi EJ
F,I - ", _

6744 f2 r?q r3 875 I

.^-.. EJ e,8823s3+

(7.7.29)

EJ;-f,lselz-p62
J
f) n 2 I f -

Q.7.23)

: f2 | cos2 :a dz L J I

con un errore dell'1,29"1". Ancora, assegnando v(z) la linea elasticadella travc a appoggiata con carico fittizio tiangolate avnte massim intensit in tnezzetia, si ha: v(z) : *-- (2514 - 4012 . 1675\ z zB 815\--c il rapporto di Rayleigh conduce a: 340 f2 1 13 tr - Jt : 9 ' 8,7 ^ " " " o^a [ ' l, 3 t u =t2 12 I 63

(7.7.30)

che coincide con la (6.15.8). Assumiamo ota invece per v(z) un'espressione patabolica fche rispetti le condizioni geometrichein A e in B, v(0):0 e

"0) : 0l del tipo:


A

v(z):f(12-22) La (7.7.15) fornisce:

(7.7.24)

P[vl :

(7.1.31)

P['l

EJiv,dz -ru Jv,dz

EJ6,!P rcf 'j,

Er : t2-"i'

(7.7.2s)

con un errore rispetto alla (7.7.23)del 21,601,. v(z) invece appr()ssimata Se con la linea elastca della trave appoggiata agli estremic sogflcttaa un fittizio

c()n un errore dello 0,14fl"'s. Quel che si detto sinora ha diretta attinenza ad uo notevole capitolo tlclla tcoria sulla stabilitstfuttuale: il capitolo,cio, relativo ai metodi encrgctici. La (7.7.8)e la (7.7.19) possonoinfatti essere dedotteper via meccanica, p:rrtcndo da opportune defni(ioni e da appropriati criteri di tabilit. L lcttcfqtunr in proposito vastissima noi non intendiamo neppute sfioratla. Basti e
rr Cfr.-O. llclluzzi,cit,,4, pp, 34-36.

270

Le <cautefxali>

in aenaca

dire che la prima idea per l'uso di un ctiterio energetico al fine di valutare l'equilibrio stabile di un sistema conservativo discreto pu farsi risalire a miglioramento Lagnnge nella sua McaniEre Anajtique del 1788; un sostanziale fu poi apportato da Dirichlet'6 nel 1846. Tuttavia fu soltanto con i lavori di entr a fat pafie dei metodi tecnici del calG. H. Bryan 11 che t\ lestdell'energia struttural, bench permanessefoincertezzedi principio sulla definizione colo della condizione di indifferenza (7.7.8. a Nel nostro secolo, poi, si giungerL rigorose seppur parziali sistemazioni con le classichememorie dt E. Treftz '8. di C. Pearson'e. e di numerosi altri autori che estenderanno grandementeil dominio applicativo.

8 LE INDAGINI SULLE PROPRIETMECCANICHE DEI MATERIALI E LA < SCIENCEDESINGENIEURS> NEL XVIII SECOLO

8.1

LE

PRIME

FONTI

CRITICHE

r G. LejeuneDirichlet, ber dieStablitt G/eLgeyiLx," re\ne angerv. Math.", l?, pp 85-88, tes J. 1846. I t c . F l , B r y a n , O ' t / l ) e r t a r ; / i / ) ' o f e l a t t i r r y l t e r , " P r o c . C a n b r i d g c P h i l . S o c . " , ,9 92 .1 O , 1 pp 1888. 'lreffiz, Z Tl)earc "Z. ^ngcN. Nf,rth. Nlcch.", 18 E. ie cr,ltd!)ili/at at a:/sclu, C hith.4r'rbtr, lt, pp. 160-165,1933. le C, l. l'crs(n,a:! tt,1/ 195, tl)M) o.l t rhl)ilitt, "Qurn. ^l)|1. Nl,rth.",/t, pf. 133-144,

stato piir volte osseyato che le prime indagini sperimentali, per quanto alresselo come oggetto elementi strutturali, come travir funi, colonne, ecc., non eraro rivolte preferenzialmente ad arricchire il bagaglio di nozioni dcl c()struttore. In altri termini, bench la ricerca scientifica fosse attraversata da srandi dispute sulla statica e sulla resistenza dei materiali, non si pu clirc clrc ll sua intenzione applicativa si rivolgesse originariamente ai problemi dell'archircttura, e neppure che i tecnici delle costruzioni dimostrasseto a tali studi scnsibile interesse. Solo nel XYIII secolo, con la divulgazione dei tattati < sulI'te del costfuire )r che attngevano in qualche modo alle nuove c()nosccnzc scicntifiche, si intzta a scorgere la fecondit, per le risoluzioni tecnichc, clcl r',rrrnubio che oggi ci apparc natutale e imptescindible. Per taffigurare questa vicenda, pu esser proposta l'immagine di due scnticri paralleli lungo i quali l'operativit costruttiva e I'analisi staticr PercrrrLrr() moderni. I due sentieri, che non nascono contempofanelmente, sokr i scc<>lj comc sc I'cr llcuni aspetti hanno cafatteri comuni, e l'uno morit nel secondo primo sentieto, percorso cla rr) travaso di passi lo ar.essereso al bosco. Il rr,,rnini che intendevano risolvere nella equilibrata armonia clelle leggi gconrctritlrc governantt I'ordirc classico ogni genete di problcmi che carlttcrizzlnrr il c{)struire. attraversa Der inter() i secoli del'Umanesimo e clel Rinascimcnto, c si rnisura con monuenti di impareggiabile quatit. Si lifcrisc'rr,) rt qucst() lc propostc c lc l(rr()rsr), nella perfezione clelle < fotme ideali > pcrseguite, c()struttivc pir arclite. Con ciil non s intencle s()stcnctc chc archi;rtturLzi()oi o t c r t i c ( ) m c A l b c r t i o l t a n c e s c ot l i G i o r g i o n r ) n s i r ) c c ! r P a s s c rd c i p r o b l c n r i ( i i r r J ' c r l i l ^ r c s i s t c n z a m c c c n i c n ) < c l l cc o s t r u z i o l l ; a o z i , i t c ( ) r c i t l c l l ' a r c l t i tcttrrfir riascimcntalc, scgucnclo l'csct'nPiocli Vtruvi(), svolg,rt'to rlisscrtazioni o i, l r l l c p r o p r i c t < l c i m n t c l i a l i ; r l i s s c r t a z i o r t p c r i r , c h c l ! l ( ) s t r ( ) c c l t i , rt p p l t i t I t t t l

272

Le ndagift ralh Pra,itl

neccaibe dei nhteiali

e la < rcie ce de iq ie

> nel XVIII

scalo

Le Pine fanli ctiticl)e

ztJ

troppo grossolane e dirarciae,anche se portano a enunciare regole di dimensionamento. Ci che maggiormeflte colpisce il lettote moderno delle loro opere, l'attenzione che essi rivolgono alle ptoporzioni geometriche e classiche, identificando in esse le soluzioni ottimali, spesso anche dal punto di vista statico. Se di ( resisteflza dei materiali > i trattatisti parlano, questa riguarda per lo pir la deteriorabilit nel tempo, come se solo qui risiedesse la necessatia mediazione ( materica ) rispetto alla immutabilit delle forme geometriche ( perfette > - cui anche demandato il compito di < sostenete > il monumento - e alla rappresentativit simbolica perennemente espressa. Con Leonardo, e poi con Galileo, si apte il secondo sentiero, la drezione del quale ancora in parte avr.olta nella nebbia, ma dove la < bussola > lo strumento matematico. Di l in poi, i sempre pi vasti ortzzonti che si andavano aprendo alla meccanica iniziavano a far intrayedere la possbilit di inserire e di risolvere l'arte del costruire come episodio specifico e patticolare della rt scente naayarcierqa. Yiene in luce, finalmente, la fecondit del connubio fra e le regole le fotme di un linguaggio ideale - il linguaggio matematico che ne avevano ereditato le norme dai costruttive che, agli occhi di uomini trattatisti rinascimentali, potevano apparire autogiustificanti e, quasi, fini a s stesse. All'inizio del XVU secolo, quindi, i due sentieri sono ancora compresent, ma il primo ormai prossimo ad esaurirsi e il secondo ancora incerto nei suoi connotat precipu e nelle sue potenzialit esplicative. Ed cutioso notare come, in corrispondenza dell'abbandono del rigote classico da pate del primo Seicento, non si abbiano sostanziali innovazioni in camPo sttuttutale e come si debbano attendere le figute di un Guarini, di un Vittone o di un ften - matemntici che si rifanno ormai agli insegname nti delle nuove scienze per titrovate atditezza e < slancio > costruttivo. 11secondo sentiero assorbe, cos, le valenze del primo, diventando sempre piii una ttacci.a irrinunciabile per sesuire il cammino dell'architerrura. Volendo dunque trattare, in qusto capitolo, il tema delle indagini sper! mentali sulle costruzioni e sulla resistenza dei materiali, non sulciente rivolgere I'attenzione ai trattatisti rinascimentali; si dovranno invece ricetcate le prime indicazioni negli studi di matematici e di fisici i cui interessi penetrano gradualmente e non senza incettezze nel mando dell'architettura. Le origini delle speculazioni e degli espetimenti sulle propriet mccaniche dei matetiali e sulla loro ltrlizzabllit\ statica si possono collocate ctonologicamente nella prima met del XVII secolo. E peraltro vero che gi Leonardo si era occupato, pur marginalmente, di questo ptoblema, ma in modo pisodico e praticamente ( senza storia )); si dovr attendere sino a Mersenne e a Mariotte per avre metodiche osseryazioni e rilevamenti di laboratorio. L'osservazione di Leonardo tiguardava la << sperienza della forza che pu fare un filo di ferro in varie lunghezze ) e per tale verifica egli ide un dispositivo - inutile dirlo - molto ingegnoso. Lasciamo alle parole del Maestro stesso la descrizione di tale apparao (fig. 8.1). < Ricordo come tu debbi fare sperienza del reggerc () ver() qunt() peso p sostenercuno filo di ferro; alla qualc spcricnza tclri (lucst()motlo: appicca

Fig. 8.1.
uno filo di feto di lunghezza di due btaccia o circa in loco che stia fortc; tli poi li appicca ad uno cavagno o sporta o quello che a te parc, nel qualc pcr trn picciolo buso, verserai una tramoggia di minuta rena; e quando esso lkr ri ferro non potr pir sostenere si rompa; adatta una molletta che subito il lruco della tramoggia si tiserti, acci che pi rena non cagg in esso cavagntr (...) e nota quanto peso fu quello che esso filo spezz, e nota in che Partc di s <lctto filo si rompe e fa sempre pi questa Prova per confermare se scmprc in rrrctlesimoloco si rompe. Di poi fa esso 610 P corto la met di prima, c nota (ltLu/a pelo rlrtine dipi; e poi lo fa j d.ll" pri-^ lunghezza, e cos ci nrano

il peso che ciascuno rompc c il irr n'rar.rofarai in diverse lunghezze.it"rrdo E questaprova farai di ciascun metallo, e legnami, pictrc, l,,to <love si rompe. gcrcra/ai c <yucsltt c,,rclc ccl ogni cosa che sia atta a sostenere ; e fa di ciasuna cosa rrrcclcsimo farai de sostentaculi terrestri, cio che sostentaculohanno un cslrcrritri <li s ferma in terra o di verso la terra )) (Cod, At/. 82rb\ (]uesta cura descrittjva dell'<< > atttezz^tor,L sperimentale , se cos si pu ,filc, ancrrra piir intensa di quella che si pu riscontrare nei l)iscorsi cli (alilco (l c II giornata), dove lo scienziato Pisano, per altri asPetti c problcmi cos nttcr)lt) lla vcrilca dell'espcricnza,pcr cluelclrc riguarcla il comPortamcnt(' tccr ti a r u r r i t r < l c i n r t c r i a l i , p r c f - c r i s c c t t c n c r s i a c o n s i c c r a z i t > nc ( ) r i c h c ( l c t i v t l i motlclLr dcl cor;ro rigico l)csntc d()lat() ci asscgn;tta< rcsistcttz t lrirtri d lrroluta > limitc.

Zl+

Le htdrgini !

/e propthta,/ecLa

ibe dd nateiali

e /a < tience e! ngnieftt

el XVIII

tecaa

Ahmi

contrib*ri e/l'accaenia reale Ielh scienae di Francia

275

Ci non toglie che, per tutto il XVII secolo, lo studio della resistenza dei materiali fu continuameflte intrcalato proprio col <ptoblema di Galileo>. Occorrer attendere sino agli albori del Settecento per tovare scienziati dedti puntualmente e direttamente al discernimento di altre componenti del comportamento meccanico dei materiali, per quanto, come vedremo, i discordanti pareri sui risultati di Galileo saranno sempre un'ombra proiettata su tali studi. Perci, dopo un semplice accenno a Mariotte, rivolgeremo subto il nostro sguardo secolo e ai suoi prodotti nel campo specifico. al XVII NeI suo Trait dt moaaement eaax, eito a Parig nel 1686, Mariotte pubdes blica i risultati di una serie di espetimenti da lui eseguiti, principalmente su leve e su travi incastrate, mediante i quali egli dimostra che la tesi di Galileo non rigorosamente confermata dall'esperienza. A Mariotte si deve appunto l'introduzione della verifica sperimentale nelle scienze francesi con iguardo non solo alla < resistenza assoluta )), ma anche alle propriet elastiche. Egli sperimenta la resistenza alle varie sollecitazioni di ufl gran numero di materiali, dal legno, alIa catta, al vetro, e ariva a concludere che gli allungameflti sono prcpoftronall alle fotze applicate, stabilendo quel ( criterio > di cui abbiamo gi parlato nel cap. 5: ossia, che la frattuta soptavviene quando la ilataztone supera i limiti consentiti. Con Mariotte si perviene alle soglie del XVIII secolo, secolo in cui si configura pi nettamente il ruolo dell'ingegtee com.' portatore della cultuta scientifico-tecnica di ispirazione illuminista. In questo secolo inoltre, la tabulazione dei risultati sperimentai utili al dimensionamento delle struttute raggunge una difrusione e un'atteodibilit mai conosciute prima d'allota. Per l'argomento trattato nel preseflte capitolo, assumono gaflde importanza gli studi sviluppatisi nell'ambito delle scuole militari che, durante il prmo ventennio del Settecento, furono create in Francia, Queste scuole - dove, ricordiamo , \a scienza balistica impegnava matematici di grande spicco e dove la tecnica delle fortifurono veicolo e pretesto ficazioni suscitava l'interesse di numerosi ingegneri per studi delle nuove scienze che tovavano, come affetma il Belidor, nella dispoda sempre < incoragnibilit di mezzi sperimentali e nelle applcazioni militari Eianti > nelle attivit scientifiche - occasione di continua evoluzione e veri6ca. In tale otzzonte culturale Ya collocato un testo, Notueau courr de nalhi aatique I'usagede l'arilhrie et du ghe, di Bernard Forest de Belidor, edito nel 1735, in cui si tratta della matematica e delle sue applicazioni nel campo della geodesia, della meccanica e dell'artiglieria. Lo stesso autore, del resto, ar'er.a pubblicato, nel 1729, un altto trattato che avtebbe ayuto enorme diffusione, sia nello spazio, sia nel tempo, tanto che trover ristampe e aggiornementi sino al 1830: si tratta de La $ieftte det Insftieurs. Per pir di un secolo quest'oper fu considerate esemplere; in essagli ingegneri < per i quali forza convenire non esservi professione alcuna che pir della loro esiga un ricco corredo di cognizoni>' avrebbcro appunto tr()vlrto
IB.|orcstdcl]clidor'I'a|euq4It'r:/itI'p'Lq tt/ht Litt/(,c(nr n,tc dc sig.i)r l'|inl/d.lin'iia,}(ll Nrvicr, tLil. it., t'. vrr, Nt;h,, 1t41.

tutto quel che poteva esser loto utile. E il Navier, apponendo le propric A/a/c alle tardive edizioni ottocentesche del trattato, si limit a correggere e prcclsate alcuni dettagli, lasciando ntatto il nucleo del testo, quasi a dimosttarc il a cui qusto testo poftava Predistacco che incotreva tra la tecnica cofrent e i progressi delle scienze fisico-mate matiche chc, ziosissimi suggerimenti repentinamente, si awicinavano ai traguardi attuali. La Sciercedet hgfuears si compone di sei libri: nel primo, sono trttti i < Principii di tueccanim applitati a//a riceru delle dinenioni da darsi ai riae inei perclt siano in equilibrio colla spina delle terre c\c deblnto tlelle apere di fortifta{one, Meccanica tlelle aolte, la spinla delle az//e, il ,lodo di srp\lrtare >r; nel secondo, la << Dei na/cri i dtlerminare la grosvqqa de loro piedritti >; 1l terzo ha pr titolo : << da castraqione, l0r0 propriet e nzdo di porli ift lpera rr, mentre il quarto verte sulla Dcco' < Costntqiore degli edifci nilitari e ciaili >; 1l quinto discorre intorno alla << ra1ione degli edifci, spiega{one dei ternini propri agli Ordixi di Arcl)itel/xra >; tl Modo di fare la tlna per la rcstrtrlinne delh fortifcaT.iorti sesto infine tratta del << e delh fabbrche ciai/i>>. Questo coacervo di argomenti rivela che Belidor itttendva proporre un trattato completo, dove si potessero tintracciare tegolc c metodi applicativi sulle pir svariate competenze che interessano il processrr costruttlvo. Da ufl punto di vista scientifico i contributi di Belidor non sono peraltrrr molto signi6cativi: l'otientamento didattico del libto spinge l'autore a divulr.ecchie i>, senza tener presenti i risultati dcl gare le opinioni pir diffuse e << dibattito accademicoin quegli anni cos vivace. Cos, nel < problema di Galilco >, tselitlor fa propria la tes di Mariotte e non quella pir recente e veritiera cli l)arcnt ; cos, ancoraj per l calcolo dei muri di sostegno e delle volte, Ie firrmulc proposte nel trattato non aggiungono nulla di concettualmentenuovo risPctto llc lr conoscenzegi acquisite. Ma proprio questo che ne rende interessante slutlitt pcr chi desideri avvicinarsi alle norme costruttive probablmente lrltictc Irrinit rlella tivoluzione industriale. Per tale motivo torneremo a parlare di lJcliclrr, sia n questo capitolo (a proposito della spinta delle terre), sia nel succcssivrr (a proposito dell'arco in muratura).

8.2

ALCUNI

CONTRIBUTI REALE DELLE SCIENZE DI FRANCIA

DELL'ACCADEMIA

i\lrlliamo gi avuto occasione di ossenare che la soluzionc c()rlcttrt (lcl u l ' r , , I > l c r n a i ( l a l i l e o > o f f e r t a d a P a r e n t a g l i i n j z i d e l X V I I s e c o l on r t n r t t c v t d . r ! l ; r t t , r s s ( ) l t o i l d i b a t t i t o t e o r i c o . C o m e s i r , i s t O , B e l i d ( ) r c ( ) r t t n u r l Y irlr( l a ; r t t ( n c r . sril h v c c c h a i m p o s t a z i o n ed i l \ f a r i r ) t t c ,p u r s c r i v c n c l oi l s l t o l i b r o t r c l l 7 : l ( ) c l r r r i c c h e n d o l ot l i s u c c e s s i v c c l z i o n i i n u n r l i s t c s o a r c o c i t c n t P o l , t r c r t c s s ( )r r r . r i c s s c r c ( l e t t o t - r c ra l t r i n u m c t o s i a u t o r i r l t t t t t i s u l l c c ( ) s l t t t z i r ) ! i , r V l : r , l c s c r r l ' , i og l i i t l l i r r n i ( i o v a n l J r t t i s t r L r r n r ( 1 7 4 t 3 ) l,J c r n r r r c l o t l o r r c ( 1 7 6 { ) ) , s I t r r r r c t s c , ,i \ t i l i z i a ( l 7 t l ) . l ) u i r l l t r z i s t r . t P i r c l t c n o t t t l i r l t l , , l { ) s l c s s ( ) t L t ( l i r ) s ( ) c , , t t t t g r t i r ll i s : t l t o l r t l , r r c i l l P P c l l , i n < l i l c r c n t c t n c t r la i P o t c s i t l i r c r s c , c i l l n t , r c

216

t''

i]l:ltsuli

lk prcpet neaticbe dei,n.tcrial

e la <rciencedet insd,iettr:> ner xvIII

ncalo

Ahwi

contriktti

dell'aualentia

reah delle vienTe di Francia

277

soluzione di Galileo e quella di Mariotte, come se sse potessero < convivere > nell'interpretazione degl.i oscuri risutari sperimentai. Ma questo l punto: l'esperienza in s, riguardando ineyitabilmente la situazione-limite d rottura della trave inflessa, eia pr d'ostacolo che d,aiuto per condurre al vero chiarimento del problema. poiche la soluzione di Mariotte (in modo ereto)_ e quella di Parent (corretta) valgono invece nel campo ela_ stico. Tuttavia, durante il XVIII secolo si assiste i un progressvo interessa_ mento per la vefrca sperimentale condotta su trar.i di vrio-materiale e oarticolarmente di legno, con l'intento anche di fornire ai tecnici un'estesa casstica e tabulazione dei risultati. Tale orientamento ben testimoniato da He nry Louis Du Hamel, il celebre naturalista che era anche ingegnere navale, in apertura di una sua Memoria del 1768, pubblicata negli atti dell'Accademia di Francia due anni dopo: <I signori Parent, Musschenbtoek, de Buffon e io abbiamo operato esperienze per conoscere la resistenza dei legnami : molti matematici hanno fornito-intorno a qusto delle ingegnose teofe, ma insufficienti; tutti questi studi .afgomento sono utili, ma niente piil vantaggioso per la pratica che moltiplcare le espe_ flenze >,, I riferimenti citati da Du Hamel mettono in chiara luce il rilevante con_ tributo per gli studi intorno alla resistenza dei materiali e alle loro DfoDriet. meccaniche, che l'Acadmie Royale des Sciences ha dato, accoglido, nei p_ropri atti, i risultati di esperienze condotre da scienziati come Bernoulli, De la Hire, Varignon, oltre a quelli gi ricordati dallo stesso Du Hamel. In tale sede culturale il dibattito settecentesco ha trovato seyera e attenta occasione di con_ fronti. Pet evidenti motivi di spazio non possiamo qui illustrare estesamente gli espermenti riportati e discussi nelle pagine degli atti dell,Acadmie ma ci limitiamo ad alcune osservazioni che possono rener palese l,ordine dei pro_ blemi, che in quella sede trovarono ospitalit, e il modo di affrontadi. Occupandosi ancora una volta del problema di Galileo, Du Hamel afierma, in una Memoria el1,742, di ritenere valida l,ipotesi di Bernoulli ma di esservi pervenuto attrayefso < considerazioni d'altro genere >, di carattere sperimentale. Curiosamente egli porta a conferma dell,ipotes veritiera di BernJulli proprio lo stesso schema che aveva indotto Belidor a confermare la tesi errata di Mariotte : con l'esempio della trave_ appoggiata nel punto medio e caricata agli estremi, egli giunge a concludere che, in essa, < vi una gran quantit di fibre comprsse )), che esiste un asse mediano ( neutro > e che < la forza di coesione dele fibre legnose, influsce parecchio sulla tesistenza del legno, tanto che una trave di legno formata da fibre di legno molto forti, ma che siano poco aderenti I'una-all'altra, si pu rompere sotto ufl peso che sopporterebbe un'altra trave con fibte deboli ma pir unite > Questa considerazione - che sar ripresa assai piii tardi dal Girard nel suo trattato - molto importanre anch de punr, di vste teorico, bench
I tL l.. Du IInrcl. //t \pr' . ,lc 5 :(lrc({", . 31n, 1142. r.\liric"e! | ltlr ( d r , / , , , . N r a , n , , ; r c s t c l ' ^ c , , ( t ( i , , i et , , v t c

non si possa dire che Du Hamel ne abbia inteso il profondo significato: l'ttlctetza Iaterale tra wna f,b:o e l'altra segnala infatti il ruolo della teniom oqqcnTiah che insotge ogniqualvolta la flessione si accompagni al taglia- Ma qucst<t < personaggio >, la lexsiaxefangexqia/e,era a quel tempo rimasto completamentc nell'ombra, e il primo a scoprirne I'esistenza,o meglio, la vera identit, sar Charles Coulomb nel 1773. Nella medesima Memoria, Du Hamel mette a puflto sperimentalmente un metodo per rioforz re i legnami che, per sua stessa ammissione, ha del < paradossale>. Ma lasciamo alle parole di un suo contemporaneo, F. {ilizia, la descrizione dei risultati di questo esperimento, cui si riferisce la 69. 8.2.

1fu /'
ll ,1-,--* \---, -*z;*;? -. -.---., u .-.-:.-i-

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278

Le indagi,,i.,a//e ptopet ,/g.a\ihe

dei naterial

e la < ence des ingnieur.t> w ){vllI

ucala

Atrfui

allh'ib ti elt'aecadrnia nah

c e 'ce Ze di Frania

279

< L'espetienza fa vedete, che le fibre del legno distese veemefltemente un'l volta nonlitornano pi nl loro pristino stato; cos che un legno calicato Per qualche tempo nel soo mezzo, e tolto poi il peso, non .pir cos forte come rebbe se nn fosse giammai stato caricato. La fibta pir distesa non di tanta fermezza come le fibte intetmedie e pir vicine al centro. Le fibre compresse s c a g i s c o n on c l l e d i s t e s e :P o s s o n oe s s e r e o m p r e s s e i n o a u n c e r l o s e g n o d a r e s t a Se dunque Potesse togliersi quella ,u'ld. -, oltte .omprese si romperanno. Darte che in una giande inflessione va ad esser troppo compressa, il legno iarebbe pir forte. {ifl"tt"ttdo su di ci M. Du Hamel du Monceau, ha procurato al legno- una forza. attif,ciale maggiore di quella chc naturalmente ha Questo artifiiio consiste nel tagliare il legno in mezzo fino al terzo della sua profondit, e incastrare nella seziJne or-t .l,eo di quercia o di altto legno (nella fig' 8 2, tfatta dall'incisione orginale, la descrizione cortispoflde alle tre travi in basso contressegnate cof': fg. 7, fS. S, fS 9). EgIi ha sperimentato che una spranga di salcio'unga tr" piai e'grossa due terzi di pollice, appoggiata orizzontaLmente su due sostegni alle sue estremit, ha sostenuto nel suo mezzo un peso di libbre 524. Ta'ghlto poi il legno alla manieta prescritta e incastrato il cuneo, 3. ha sostenuto un peso di libbre 551 > veramente notevole l'idea di fondo che suggerita dal nostro autore, l'idea cio di contrastare I'eventuale scarto di resistenza, nel passaggio dalle fibre tese alle fibre compresse, con l'introduzione di un nuovo materiale, formando cos una struttura ( mista ). Nel caso preso in esame da Du Hamel s.i trattava di supplire a una careflte resistenza a compressione del legno; lo svil.tppo tecnologi.o successivo alla rivoluzione industriale ha condotto invece a un iaso ben pi, importante per le costluzioni: si tratta del conglomerato cemen catente la resistenza a trazlonei in tal caso occorre tizio, in cui;I'opposto, intervenire sulle fibre tese, introducendo un materiale atto a sopPortare le tensioni di tnziorle, quale ad esempio e segnatamente l'acciaio. cluesto il aruala (Fg. 83). principio ispiratore d.el cahestra1Ta ^ Oi "ttt spirito e d ^Itra estr^ztoe cuturale sooo i contributi di Varignon, il quale, pur ib"tt.ttdo come Du Hamel intorno alle note potesi cli Galileo affronta il problema con spirito geomelrito, attento alla Yerifica di . "tit, < ipotesi di ragione > formulate matematicamente. Invece di travi di legoo appoggiate su mutiici, con le fibre e i nodi ben disegnati, rappresentate quasi pittoiicamente - come quelle che Du Hamel pensa e riptoduce nei suoi lavor 1702, sulla < resistenza dei solidi >, Varignon, nella sua Lettera del 24 matzo parla"di < un corpo qualsiasi (...) considerato senza peso >. E evidente dal conironto tra le figg. 8.2 e 8.4, il diverso segaoche connora idealmente il medesimo lenomefo reale. In posizione mediata fra i due atteggiament ora citati, possjrmo sLtu'lre, per esempio, Patent. Egli tratta in liflguaggto geon/etrito lo stesso arg()mento de La reislerqa dei :otidi, che, come afferma il ( commentator > dell'-ccaclcmja
I l ' . M i l i z i n , 1 ' r i ' r i 1 ) ( t i / 1 f t L i t t t t r i c t i h , p p 1781). 5 t ) 35 0 4 , l \ ' l i l r r r r . . 1 t 4 7 , ( h p r i r r r c t l i z i . r r c ' d c l

Fig

8.1.

( a fondo clal a una sua I'ettera eI 22 febbratct 1710, era' materia gt tatt^t^ nuova forma>; pur signor Varignon, ma che non induger a ptendere una che sfociano' to?t".-i^ ,.ton"esita a confortare sperimentalmente le sue ipotesi, (tab' 8I)' cos, in approfondite e utili tabelle casistiche 7ab.8.L

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280

La frica rpa netllale e Seonelica di Lc iktag;,1; rth ptoprie nea icl)e dei nateriali e la <science der in(niem> nel XVIII secala

Pie/er ran Masschenbroek

281

problemi della resistenzae la loro interpretazione nel linguaggio Pi pProprlato.

8.3 LA FISICA SPERIMENTALE GEOMETRICA DI PIETER VAN MUSSCHENBROEK


Tra gli scienziati che dettero impulso all'orientamento sperimentale nello studio dell'elasticit e della resistenza dei corpi, spicca la figuta di Pieter van Musschenbroek (1692-1761) La sua opeta fondamentale ha per titolo Distertationu phlsica exjerimealet et geanetrice; fu ptbblicata a Leida nel 1729' Ad uso scolastico-, Musshenbroek compil inoltte alcuni testi fortemente condizionati, nella distribuzione degli argomenti, dalla petdurante tadizione classica e mediephlice experixtentalis (Yenevale: tale ad esempio un incompiuto Carupeadiaru 'fi 69) dove l'atore tiprendva i temi del precedente ttattato' Ifittitaliote't zia, Pl4tsicarun, e di una Inlroductio ad Phiknphian nataralen. Leg-gendo oggi alcunc di queste opere, pu certamente stupire il linguaggio. non -di rado arcaico del e la sua insistenza nel < catalogare > al modo antico gli oggetti ,.roriro ,.i..tii"to e i fenomeni fisici in base a qualit che olmai appaiono del tutto matginali, a, rispettando l'empedoclea divisione della tealt fisica in se non ingannevoli terra, acqua, aria e fuoco. Tttavia, quale esponente del metodo sperimentale' Musschenbroek dimostra di essere pienamente partecipe dello spirito di osservazione c].'ec r^tterizza jl XVIIL..oo, .o.rr"go.ndo alti livelli di esatfezza't i suoi raffinati procedimenti per ptove a trazione, a flessione e a comPressione, le sue tabulazioni sulla rsistza di diversi matetiali (legno, vetro, metalli), obbediscono al criterio moderno di escludere dagli espeiimenti < tutte le circostanze acciclcntrli che potrebbero alterarne i risuliati >. Il Girard, commentando l'opera di Musschebroek,gli rimproverer I'aver usato < provini troppo piccoli > che, propritr imperfezioni ptesenti l)cr essere o-oge.ti, non possono tener conto delle c()stantementeni materiali cla costruzione; sotto questo profilo, a giuclizirr ci (irar<1. saranno pi utili le sistematiche ricerche condotte dal naturalista 4L), volte a verificare I'jnflucnza clclla llLrtT,rn(Acadmie des Sciences, L740, 1'7 (statististl{ionaiuta e dell'omogeneit sulla resistenza del Jegno, mediando ,,r,r",',,", su un grandissimo numero di esemplari. Ci nondimeno, l() stcsso (irarcl riconoscer che i risultati ottenuti da Musschenbroeli son<l in vctit qui rpp"rs i prirni ai quali lecito dar fiducia, < sia Per l'estrema precisione 6"n Ia loro copiositi > s' sirrno steti eseguiti gli esPerimenti, sia soPrattutto pet Ncl <lenso capitolo delle Direrfa/:iouet PbJria ex:leri,/en/4lcr t/ .qcont/rtca
{Srttlradcscnprlilp.rragrafo12dc]libr<l|<|e|C.ollptndn,(l()vcMtlss.hcnbf'ckclcni:!| l c l r r , l r r i c r i c , , n r u n i . r t i t t i i c i r r p i , c h i r n r a t c a / / r i b t / i : c s s cs o n o 1 ' l s t c r r s i o n c,r l r i g L r r : L b i l i t I,' l i s r c r (l , t i r r i r c ,l t u r p i r c s p r z i o , I n S , n i d i r i , i ' t n " r z ; a , t ^ M ( ) b i i r , ( i c s c c n ? , l x P c s , ' r r c z z ,lrn I ) r z r r r t r r N r r , r , " , " , l " r . ' , r , , r , i i ' . p i ' t . i , u , " , i l l j c . . l u ' r r c , I ' l i s s c r s r s c rc r c zc , l . c r c s t n t i P r . ' r i c r i $ r x i ' y ' r ' r l n " " i , 'ln p rcn a lx l)urczz, h l\'lollczz l,r 'o , r r l , e r r , r r r . r r i c i u r D . r , u r , ' , c , , r , r c l ( ) I ) l r c i r i , \ l'. S. (;;t.J, t;ttt h\n 'lr h rirrtttc| t|t nlrtu (. .),1t. xr'rr, l',rrigi, 1?911.

-fur.

'.C

Fi9.8.4. Abbiamo voluto accennare btevemente a differenti impostazioni critiche con lo scopo di sottolineare come, pur accolte nel mcdcsimo luogo cli pubblidivcrgcnti i mctocli cli analisi sui cazione, fosseto ancora cterolienei e <1uasi

282

Le in/fagi,ii sulle ?roprie

nranhbe dei nareiali

e la <srhnee de! ingnleTr,, *l

XVIll

recalo

La fria

rPe ehtale e geanetica tli Pieter l)an Mttrchenbtae

283

riguardante l'< Infrodtttlio ad cohorenliam corporun frmartrxt >6, \{usschenbroek si sofferma con particolare enfasi sulla diversitL di comportamento dei solidi se sottoposti .r ttazione, a flessione o a comPressone, distinguendo al solito - nella tradizione galileiana - la << tesistenza assoluta >>pet kt traztone, e la" (( resistenza relativa o trasversale )) per la flessione. Pur non addentrandosi a formulare alcuna esplicita legge di legame costitutivo, I'autore misLua Per ogni e la strilioue della super provino il catico di :rottuta. a trazione, I'alltngzmento resistente: la cuta usata nel registrare i risultati e la molteplicit degli frcie esempi inducono Musschenbroek a valotizzate le differenze pir che l'uniformit. Per questo il suo insegnamento sembra rivolto piuttosto a mettere in dubbio le formule note, che non a confermade; nel medesimo tempo, per, grazie allr- perspicace osservazione delle circostanze meno evidenti, I'autole riesce a mettere in luce e a intrPretare aspetti nuovi che sino ad allora etano ignorati dagli studiosi. Ad esempio, le sue espetienze sulla trazione dei fili metallici (fig. 8.5.a), da un lato, lo pofiaro a contraddire spesso la tesi, pur cos ovvia <Per i geometri )r, che il rapporto N/A raggiunga un limite costante a rottura, sia che si misuri l'area della sezione inziale, sia che si misuri cluella successiva alla prova; ma, dall'altro, gli manifestano l'nsorgenza di calare all'atto clella deformazione e della rottura: l\Iusschenbroek cos il primo ad avere rilevato questo aspetto (( non conservativo t) del comportamento materiale, attribuendolo all'attrilo ierno, e cio allo < sfregamento delle parti l'una sull'altra e alla forte comptessone latetale >>che si verifica < quando il metalkr si assotiglia ). Similmente, mediante I'impiego dell'attrezzatura rappresentata nella fig. 8.5.b, Musschenbroek si propone di riportare al giudizio inapnellabile dell'esoettenza lzL controversia sulle formule di Galileo e di Mariotte, per la flessione, ptofessando il convincimento che < la dotttina della resistenza iempre in qualche modo si sottrae alla sagacia dei matematici > (p 622). Anche la formula di Bernoulli da Musschenbroek rivisitata criticamente: le sue esperienze su travi lignee gli dimostrano la non trascurabile influenza della risposta anelastica, ossia la ctescita nel tempo della defotmazione sotto vi carico costante, s da suggerirgli la tesi estrema che << sono tanti tipi di inflessione, quanti sono i tipi di legno soggetti a esame >. Ma il contributo oiginale pir important del nostro scienziato certamente quello che tiguatda Ia relazione tta il cartco limite a compressione e la luoghezza di un'asta snella. -{ quel tempo era gi stato osserYato che un'asta compressa spesso si inflette prima d rompersi, ma il fenomeno non aveva ancora ricevuto rigrosa verifica sperimentale. r\'Iusschenbroek svoge le sue indagini empiriche sulla macchina di prova tiPort^t^ nella fig. 8.5.c, e ottiene che la tensione di rottura inyersamente proporzionale al quadrato della lunghezza dell'asta. Anzi, egli si spinge innanzi, fotmulando la seguente legge che convolge anche le dimensioni deila sezione trasvetsale (rettangolare): < Paralle-

ilr

I rv. lcpipcdi <1clmedesimo legno (...) compressi secondo la loro lungtczzt, cscrr irrrrrr,/iriz di reislea4.a che vatiano inversamentc al <luadrato dclll lr-Lrrghczzrt, ( l i r c i r r l c l r t ea l l o s p e s s o r e e l l a t o c h e n o n c u r v a t o , e d i t e t t a m c n t ca l c l u l t r l r r t l ( ) d ,lcl lrrlo cun,nto> 7. 'lrc trotr lcugc, per a parte rclativa alla larghczzn e alIr spcssrirc<cll'rrslrt, pcr lrt c ( ) r 1 1r ) s s c r v ai n p r o p o s i t , i i l ' I r u c s t l c l l n c r , , r ' r ' c t t r rl;r u i r v l l e r e i c r , , l l u r ' : r ,r i r n < , n P c r I ' i n s t a b i i t ,o s s i l p c r I ' i n f c s s i , , n c l i t s l i c l c l l c P t - c c c c lct r 1 l : rd i 1 - r c l l c c l ltz r l i l c l r r i c o ] n r i t c t o t l r r r i rs l e s s l t . ' I u f f 1 r v i ,P,c r I l P a r t c r c l l t i \ r
/ l l , i , l . , , , l ' , , p , , s i z i , r .I l i ) , I r s . 6 6 0 . 3 ( : , ' l n , ( \ , 1 ( l l . t t e t t i r / h l l r r t t ' , l . t L r h a r i , ' , 1 , .1 2 5 , l c r l i r r r - l l e i , l c l l , c r s! \ ' \ ' ( ' r k , l r ) l t , N

P. van l{r:sschenbfock, l,ci<h, 1729.

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284

Le itdagin; iath pro\riett nuat1ibe dei naterial

c Ia <vietee de: ingenietrs> nel XVIII

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L'

t"lo gta de trattato stl/a rerirhn<a

Tateali le/l'c/ illtt"tittistita

285

e il quadtato della ltnghezza, la legge sperimentale di Musschenbroek riveste grande interessestorico: seconda,in otdine di tempo, soltanto a quella ancot imperfetta di Leonatdo che, come abbiamo visto nel pat.2.8, si era occupato del medesimo argomento, e precede di crca qundici anni il definitivo risultato euleriano, < Questo fatto - commenta il Girard - merita da solo d'esset conseqnato alla storia della Scienza, dal tropPo esiguo numero di coloro che, nelle ricirche siche, perseguolro il punto d'appoggio comune alla teotia e all'espeIlefTz >r '.

8.4

L'ULTIMO DEI IL

SULLA RESISTENZA TRATTA.TO GRANDE ILLUMINISTICA: DELL'ETA MATERIALI > DI P. S. GIRARD < TRAIT

Volendo proseguire questa breve rassegna dei principali stucli sulla resistenza dei materiali ofierti dagli scienziati e dagli ingegneri dell'et illuministica, dovremmo a questo punto soflermarci dapprima sul famoso Essai sar arc application des rglet de Maxintis et Mininit (...) che Coulomb pubblic presso i "I\fmoires" delt'Acadmie des Sciences nel \773, per poi concludere col Trail ana[,tique de la rtistawe des solides et det sa]idet d'ga/e rsistance rli Pjetre Simon Girard, pubblicato a Parigi nel 1798. Tuttavia crediamo che sia opportuno trasgredire, per una volta, il rigotoso ordine cronologico ptesentando subito quest'ultima opera che raccoglie e svilupPa temi e problemi gi dibattuti nel passato, mentre il saggio di Coulomb apre nuo\re strade, -d una svolta graniosa, affacciandosi su orizzonti che soltanto nel XIX secolo saranno esplorati. Il frontespizio clel Trait di Girard porta una citazione da d'Alembert (Elwms de Pbiknphie) che bene esprime il senso dell'mpegno sperimentale manifestato da Girard. Essa dice: < L'esperienza non servit Pir soltanto a confermare la teoria, ma distinguendosi dalla teoria senza sopprimerla, essa condurr a verit nuove, alle quali la teoria da sola non satebbe potuta petosserva Giratd nella sua introduzione venire >. Ci particolarmente vero per tutto quel che attiene all'analisi della resistenza del comportamento elastico ei materiali. La spiegazione che il nostro autore d a questa tesi dimostra come egli avesse percePito con singolare chiarezza la drffetenzt ( ePistemologica >>tia le equazioni generali di equilibrio e le < equazioni costitutive ), che sano la sollecitazione ala deformazione. Ascoltiamo le sue stesse parole; esie anticipano di pir di un secolo e mezzo un chiarimento critico sulle leggi della meccanica che gli scienziati di oggi sono propensi a ritenere lcquszone recertee originale del nostro tempo: ( Se nella teotia della statica ecito concepire le leve pet mezzo delle quali i mobili agiscono gli uni sugli eltri come se fossero dotate di perfetta inflessibilit, tale ipotesi cessadi essere mmlsslbile nell'applicazione di questa scienza al calcolo delle macchnc, poch a
T l'. S. Gimrc.cit.. o. xr.rrr'

natufa nofl ha cteato alcuna sostanza le cui parti non possano essefc scPitrittc le une dalle altre per azione di ur certo sforzo. Vi sono dunque due tipi di cquiibrio che debbono esser considerati nella leva, e nelle macchine chc a<l esia si richiamano; l'uno riguarda le forze opposte che si controbilancianrI' I'altro una certa funzione di queste forze e la coerenza delle parti di cui e macchine sono comPoste, Si possono assegnarerigolosamente le condizioni tcl primo, ma quelle del secondo non sono assegnabili che per approssmlzi"nc Sarebbe necessario, infatti, per giungere alla loro determinazone, crrn'isccc la figura e la disposizione delle molecole elementati dei corp, ci che costitusce la fotza con cui esseresistono alla loro disunione, e poich questa c()tl()scenza al di sopra dei nostri rnezzi, non s pu apPlicare il calcolo alla rcsistenzadei solidi se non ricorendo a diverse ipotesi, ta le quali pi probabilc > '0. tluella i cui risultati approssimano meglio i dati dell'esperienza I-'introduzione, da cui abbiamo tratto il brano ora riportato, una bcllissima sintesi storica della disciplina, pr tutto l'atco di tempo che va trt (alilco alla fine del Settecento. Gitard ticonosce in Galileo il fondatore norr come giust<r soltanto della teoria sulla resistenza strutturale, ma ancora tlclla teoria sui < solid di ugual resistenza> che nel Trait s<tnoa lungo e oppot runrmente esaminati. Tale tema appate all'autore degno della massjml c.,rrsitlcrazione e affascinante: < rendendo i cotpt d'agaale resislenTa,li si rende anchc rli tttino aolume, e in tal modo ci si adegua alle leggi della natura le cui <.'petazi,rni sembrano sempre costantemente efettuarsi con la maggor ecr'n,,nlie da clucllc lrrrssibile d.i rnezzi. Ci che dstingue soprattutto le sue produzion si atmonizzano esscltziilltlr'l'industria umana, che in essele cause e gli effetti nrcnte. Le une non possono subire alcuna modifica senza che le altrc ttott srrlriscanoqualche alterazione, ossia, da una nuot'a causa risulta semPrc ull (llclt() nuovo. Nelle produzioni umane, al contrafio, non esiste alcuna llr()tra porzione r.recessatia l'effetto e la causa che lo produce' Se, ad esempio, ttoi t|rlrlrilmo sostenere un Peso determinato, noi possiamo usare indjstintanlcnlc ,, rrn filo che ha fesistenza appena sumcienteJo un cavo di resistenzasovrllll)()n(Lrrte (...). La perfezione sta in quell'unica dterminazione a cui la naturrr mentre noi dobbiamo percorfere per tentativi l'jmnlctlslt irffill sll()ntaneamente, ". rlisllrza che da essa ci separa>> In tlueste patole di Girard , come dire?, tacchiuso il sapore della scicnzrt rllrrrninistica: esplicto il richiamo a quella visione finalistica o teleonomiclt rlcllc lcrg naturali che ar'el'a animato il dibattito sul principio dela minitrrrt rrzi,,nc di Maupettuis; implicito l'appello a quella distinzione tra lc ()Pcrc rltlll nrtura, .mpre perfete e benefiihe,e Ie opere dell'industril unr.ttlrt',tl c,)nlrlrri() clifettose e disordinate, che era un ingrediente clella filosofia in <1trcl Rousseau con la su Pr()t(ull){): l)lsti pensare alla concezi()redi Jean-Jacques di ta/rrra che la civilt rvrebl>c ofuscatrr lrostrrri trn ritorno all'otigin^rio ld/0 accluistaperci in (irrrrd un i' ((,rr)tl(). La riccrca <Iei nlidi d'4qta/e rt:.ris/trt7u
'I ll,i(l.rr, t)lr.x, x. r' ll,itlcrp. x r\'. .

286

Le indagi i r lh prapliel

,lecakicbe dei nateriali

e la < $;ene der i,1gnhfft "

el XV

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L'itlit:a

gaflde rra ata Mlla resiienT.a tlei nateriali

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ilh.tiniiia

287

ruolo premnente, come se in essa si realizzasse il vertice pir alto della tecnicz costruitiva. Obbedendo al principio teleonomico del minimo volume, o del minimo peso, i manufatti umani si adeguano infatti al principio teleonomico La di economia che la natura sempre rispetta: << teofl dei solidi d'uguale resinon altro, in realt, che un'applicazione di questo stesso priocipio, stenza essi contengono noiche tra un flumero infinito di corPi di resistenzaassegnata, i, minima quaotit di materia. Cos ridurre a tale forma, per quanto le circostanze lo peimettano, tutti corpi che entrano nella costruzione delle macchine d i c u i n , ' i c i s e r r i a m o p e r a u m e n l a r e e n o s t r e f o r z e . a r r i c i n a r e n o s t e s s i ' Der quanto in noi, alla perfezone che c r ttefizz^ in modo tanto ammitevole ". iutte le opere della natura; , io una parola, conformarsi alle sue vedute> Forse che le ali degli uccelli, riguatdate come traYi incastrate a un'estremit, non sono un esempio evidente di forma perfetta, con la progressiva diminuzione della loto sezione trasvetsale, ^ pattie dalla base di incastro?'3. Sull'atgomento dei nlidi d'agaale reiften1a, Girard d la storia movimentata: I'inizict , come sappiamo, in Galleo, ma gi nel 149 intetviene sulla questione Frangois Blondel con l'opuscolo Calilaur pronotut, e successlvamente pe( correggere alcune aflermazioni avventate contel svedese P. \lurtz, nei Diuars gahleiani; in Italia ben presto divampa una polemica, sul nute medesimo tema, tra Alessandro Marchetti, professore a Pisa, Vincenzo Viviani, allier.o e continuatore clell'opera di Galileo, e Padre Guido Grandi; <una di dice Girard - di cui la storia delle scienze ouelle polemiche scandalose ffre disgraziatameflteesemPi troppo numerosi>>'a._ L'iniroduzione prosegu tiportando la storia del problema di Galileo e delle curve elastiche nei contributi di Giacomo Betnoulli e di Eulero; poi citato il saggio di Coulomb Ael 1773, dove il metodo Prediletto dei massimi e dei minimi piegato ad applicazioni tecniche di grande rilievo, come il dimensionamento di mrrri di sostegno lnfine, Girard si soffetma a parlare degli studi spermentali intorno alla tesistenza, menzionando Parent, Nlusschenbroek, Buffon ldel quale egli aIoti.lz le indagini sui legnami, sull'influenza dell'umidit, della stagionatura, ecc.), e Perronet. A proposito di tali precedenti esperienze relative a travi lignee l'autore osserva, tra I'altro, che < si sempre trascurata la coerenza longitudinale delle lcro bre >. Tuttavia, egli dice, < evidente che questa coerenza deve rendere la loro inflessione pir dilicile. Infatti noi abbiam riconosciuto sin dalle nostre prime prove che I'elasticit assoluta, che nell'ipotesi dei geometri stll'orgamzzazione dei corpi fibrosi dovrebbe dipendere unicamente dalle dimensioni cielle loro basi di rottura, dipendeva ancora dalla lunghezza delle loro fibre costituenti. Di conseguenza, noj abbiamo ricercato la funiione di questa longhezza' che rappresenta la coetenza longitudinale nelle differenti specie di legno, al fine di trarne \a loro elattitil astoltt/a 's. In simili accenni, bench molto immaturi e per certi versi fallaci, $ecifca >
12 lbidcm, pp. xvr, xvrl. t3 lbidem, p. Ivrr. ra lbidcm, p. xx. ! s l h i ( l c n r .p f . . I r , r . r r r .

Girard si awicina all'a scoperta di una cosa veramente importante, anche sc egi non in grado di individuatne la ratura: ossia Grard awerte che l'inflessione della trave si accompagna sia alla teflsione normale agente su ogni sezione trasversaler sia a un'altta componente di tensione agente tra le fibre longitudiadeteflza rr. Questa nuova componente di tennali e commisurata alla loro << sar, nell'Ottocento, riconosciuta come tensione tangenziale, legata alla sione sollecitazione tagliante (fig. 8.6).

I iq. 8.6. {a c' di pir: il nostro autore era certamente un sagacee attent,' slerimcntatore. Nel corso delle sue pluriennali ricerche sui materiali, egli aveva nrcsso in luce taluni aspetti del comportamento strutturale che trasgredivanr) l,r semplice elasticit: < Noi abbiamo osservato che la re sistenza diminuiscc nclla misura in cui il carico continua ad agire > I. Questo appunto un tenorrcrrri tipicamente anelastico: tiguarda la componente < viscosa> del materialc, ( non pu essere desctitto nei termini 6niti propri del legame elastco, clove lrr s()llccitazione connessasoltanto alla deformazione attuale, ma deve richiarrursi anche alla < velocit di deformazione >. < Questa osservazione - dicc pcrr'r Girard - aptendo un nuovo campo di esperienze,fa purtroppt-r ptescnlirc I'cstrema dillcolt di ottenere conseguenzerigorosamente esatte)). Non si pu non ammirare La chiatezza con Ia quae il vecchio ingegncre < rlcs Potrts et Chausses rconosce I'esigenzadi descrivere l'anelastic;tin ter> rrrini < anolonomi >>, ossia introducendo la considerazione degli incrcmcnti tcntp,,r'rli tlella deformazione. D'altra patte, la via intrapresa da Cirard nell^ cl!art (l(llc (lLrttr() sezioni che compongono iI slo() Trdill incespica ben prcsto itr roruplicnzioni analitiche quasi ins()rmontabili e non corrisponce ellcaccnrcntc rrllu rltura <lelproblema lsico; lo studio dci tnomeni anelasticiprcnccricanrprr rr,l,r nrolto pr tatdi, quasi dopo un secolr, come avrcm() motlo tli tlirc ncl
ll. l).

l , c 1 . r ; gf . . 7 c 8 . 8 t i p r o c l u c o n o l c t a v o l c o r i g i n a J ia J l e g a t c l t r , t t t ( ) : s ( ) n ( ) r i r l r l r c s c r ) l ' r il t r c s s c ' r p P a r c c c h i od i | r o v l < l c t t oc o t r t : r l n . l c c u r a < l l l l ' t u t o r c c


r r ' l l , i ( l ( r , .D . ' ' ' ' .

288

Le; dagini alh pro?rh ztecca,'irhe wateriali e la <dexre der ing,'ierrr > xet XV.III:ecolo lei

L'altino

gtalde traltala

Mlla teriite <a dti nahriali

dell'e. ilkni

isrica

-\i/A,

r|i t.

'-'..--\

ilffif ililTilf ilffiffi


1ti1.8.8. llcssionale (e quindi del modulo elastico) lo stesso che giLDanele Bernoulli cr lr.r.rlero aveyano proposto (cfr. il par. 6.11). Giratd si serve infatti cellaforrttttlrt che esprime la freccia dell'estremo libero di una mensola al carico ivi lpl)licit.), e che nel caso lineare si scrite cos
I , _ : : ] -

\Mf ffih$ M W# M$ il##H ilffiI


(8.4.1)

'

Ql3

Fiq.8.7.
(e a lungo descritto, in tutte le sue parti, nel testo'7), e un gran numero di trar.i lignee sulle quali sono state svolte le esperienze, sia per determinare il modulo di elasticit, sia per valutarne la esistenza a rottura. Si noti che il metodo usato per la definizione numerica della rigidezza
17 Ibidcn, p. 129 e scgg.

3IlJ

pcr ricavarc: rir Ql' 3f

(8.4.2)

(.!ttitttli nrisuranclo il pcso (], la lung.rczzaI c lo slrostamcnto f, l'obicttivo i u l ) i t r ) ( ) t t c r u t ( ) .l , a t a b . 8 . l l s i r i f c r i s c c t d u n a d c l l c c o p i o s c t a l > c l l ci n c u i ( i i l t r t l r i p o r t l i q r r i r r c i p a l ir i s u l t t t i r l c l l c s u c r i c c r c h c s p c r i n t c n t t l i .


l0

290

Le inlagini *tte proptie meccanche ftatuiali e la << ei science rlgeierr > nt XVIIL:ecoto de

Cift

e i a Mlidi d'Lgtal ruitte <a \

291
D'UGUAL RESISTENZA )>

8.5

GIRARD

E I < SOLIDI

Tab.8.IL (r5)

IV.

BoIS

DE

SAPIN.

'J',4DLE rles erpretces ll"aites paur ditannncr lo rlsistance relatye des Doc de brin er hur lastcit laltsohrc.

Dovendo necessariamente operare una seezione entro 'estesa materia trattata nell'opera di Girard, limiteremo l'attenzone al secondo capitolo dedicato ar ntidi d.'ryaal reli$et1a. Le fotmule di base che srvono a costruire tutta la teoria, secondo l'impostazione datale dal nostro autore, sono quelle che collegano la tensione massma (o minima) al momento flettente, per la trave inflessa, e alla"forza. normale, per la trave tesa o compressa, Indicando con X e Y lc dimensioni della sezione trasversale (si pensi a una sezione rettangolare comc fig. 8.9), e riferendo all'ascissa z I'asse della tra-ve, tali formule si traducono in relazioni del tipo:

(8.s.1)
XY : G(z)

(8.s.2)

tove F(z) e G(z) sono opportune funzioni di z, corrispondenti ad assegnatc tlistribuzioni di carichi trasversa.lio, rispettivamente, assiali. Girard sviluppa rliversi esempi risolutivi sia nell'potesi che la sollecitazione esrerna sia prosia rlrtta dal solo sovraccatico, nell'ipotesiche si debbatener conto invecedcl l)csoPfopfio.

r-r

T"
a
(rnsideriamodapprima,seguendo svolgimentodel Traiti '8, l casodclla lo iullcstadi aniforneresistenTa Ir,rtr soggetta, appunto, al proprio peso. Sc la trave incastrata BD (fig. 8.10)la (8.5.1)si particolatzza in nclla:

\\', -=Jpxyzdz

(8.s.3)

rl,r'c ll cluantit p una costante se jl matrile omogeneo, ecl una funti(,rc n(,t^ cli z nella circostanza c()ntrafia. rr lbirlcnr, 88 c scgg. p.

292

dei de! Le irdagixi.ru c ?ro?riela ,necanicbr natetiali e la <.tcietce ingftiest),,tal XVIII

re.olo

Giaftl <Mlidi d'rqtal reti e <a

293

D
" 2" A:z^ \ | // u+,1" ,"M#.".":m.

la Differenziando (8.5.3), si ottiene: 2XdY + YdX: pxzdz

(8.s.4)

Supponiamo ora che sia data la legge di vatiazione con z dt una dcllc dimensoni della sezione trasversal, che sia cio data, ad esempio, la funzionc X(z). Ebbene, la (8.5.4) consente di dterminare la legge di variazionc X: con z dell'altra dimensione, ossia la Y(z). Si ha infatti;

2X dY + YX/ dz : pxz dz
c questa un'equazione diferenziale del ptim'ordine' ir.rcognita Y(z) il cui integrale generae , come noto:

(8.s. s)
lineate nella funzionc ' l

r c, , *p(_ L J-" *))l."ot, J{ dz)nzl<rz


' ' * J J * o t i l nX )e z d z C r F , e x p ( -;
t f 1 i F ' / I \ f l l \

r f

Y '

\ f T

/ l f

x '

(8.s,6)

con C, costante arhttratia. La (8.5.6) d luogo alla:

1r "il "HF+"
.4"P I lt

1lt/

ffid"

(8. s.7)

c cluindi alla:

"

;;"

J{xpzd'z

1 C'

(8.s.8)
Y(x), dalla (8 5'4) ri

In modo del tutto analogo, se assegnatata Y: rnrc la X(z) ; risulta :

2XY' dz I Y dX : pXz dz
rrr cr.ti

(8.5.e)

e x p ll ' ' - - , ' ' ' \J

t^-

,4,/t

dzl-C, l

(8. s.10)

L costante Cr e la costante C, sono poi subito determinate imponcntkr A r i s p e t t i v a m e n t e . d e s e m p i o , c p a n c l o- i o X:0 sia Y:0 rlrc qrcr z:0 larghezza X costante (X ='' B), la (8 5 8) r,,,licli, omogeneo (P: p0) e la rlivrcnc:

\'
osrirt:

1 y ' t s 1 ' , z d zC , 2\/ts J

(8. 1) s.1

Fig. 8.10.

\' '

-llll/': 4

(ri.s,12

294

Le ;kdagiri Mlh fiap;et

nec'anietre dei naleriali

e la << sric ce de' i,gnieat

> nel XV

t recota

Circtd

e i << tolidi d'agal

rrirtcn<a>

295

qui C, nulla poichper z : 0 dev'essere Y: 0. La (8.5.12) conferma risulil tato galileiano. Nella medesima ipotesi di ornogeneit, se .invece Y: H (costante), (8.5.10)fornisce: la

il peso specifico del materialecostituente1^ c^tern,la condizione che dev'csscrc soddisfattaaffinch ogni sezione raggiunga la tensione limite orr-, : ori-h: Q oz Jf-^t
f ^

(8.5.14)

":*p(-!'-)

1.

(8.5.13)

da cui, differenziando : d^:_ -A r: dz


6ti-

Sempre nell'ambito d questi problemi relativi alla trave inflessa di uniforme resistenza,Girard risolve una questione che, a patet suo, < la piir utile >. Egli si propone di tovare ( tra tutti i solidi d'uguale resistenza,di medesima ltnghezza, e capaci di resistere a una forza assegnata, (...) quello il cu volume un massimo o un minimo > 'e. La soluzione conseguita per via trarazonale,e la conclusione che il volume massimo corrisponde alla condizione XY : costante,mentre il volume minimo corrisponde alla condizione : .or,"tr,.. Ma non intendiamo soffermarcisu questaput interessante applii cazione: desideriamoinvece dit qualcosaa proposito dei pata.gtafrsuccessivi < :u solidi di ugualeresisterqaatsolata>t, e cio sui solidi ngetti a traqiote o a campresione. In questo caso bene usare la (8.5.2). Si consideri infatti il problema della <(catena pesante di uniforme resi>; stenza indicando(fig. 8.11)con A la sezione trasversale, Q il peso comcon plessivo dovuto al carico applicato e al peso proprio di tutta la catna,e con y

(8.s.1s

Se y costante, (8.5.15) immediatamente la integrabile; si ottene; ln-A.: Y


oti-

z{lnAn

(ove la costante Ao, che rappresenta la sezione trasversale per z : 0, clcvc csser determinata in modo che ort^Ao uguagl Q. In definitiva la firrmula :
t-

A _-t10

dt;-

(8.s.1

ctl essadimostta che, per carico esterno nullo, << lunghezza dei solicli di ugualc \a lcsistenzaassoluta infinita- auale che sia la loto base iniziale > "o. Del tutto analogo il proilema del pilastro pesante di unifrrrme rcsistcnzl (lls. 8.12), dove in luogo d.ella trazione si ha da considerare la compressionc, r\tlnch in ogni sezione trasversale la tensione (negativa) raggunga il vakrrc l i t t r i t co r i - , d o v r a v e r s i :

Fig. 8.11.
rq lbidcm, p. '103.

lri,q, ti.l2.
t" lbirlcnr,p. 108.

296

Le ifldag s h prupiel,.erca

ihe dei nateriai

e la < nience dur ingenieaft r, nel XV

I recalo

Cl)at Aus6r'1 De Cotlonb

297

o,,-A:Q+JrAd,

(8.s.17)

dove, questa volta, Q denota il solo catico applicato in sommit. La (8.5.17) differenziata, offre:
d^ : ..4 l 62
dtin

(8.5.18)

da cu si trae, per y costante: lnA: Y zf


dt;-

lnAn

(8.s.1e)

La costante Ao che rappresenta nuo\ramente la sezione trasversale Pet z:0, dev'esseretale che o,,-A uguagli Q. In definitiva si ottene:
A
_l1o

^g
-

I, 6ri_

(8.s.20)

ovvefo

A : A-. e x n - L r l - l
\ dt'' /

(8.5.21)

che possono esstere e queste formule dimostrano, per carico esterno nullo, << infiniti solidi di uguale resistenzaassoluta negatiya (...), che questi solidi hanno un'altezza. rnf,nita e si assottigliano a pattire d,alla loro base sino alla cima > ".

8.6

CHARLES

AUGUSTIN

DE

COULOMB

Sagin t Coulomb, come avevamo preannuncieto. Veniamo finalmente Su questo lavoro eccezionale si gi brevemente accennato nel cap, 5 a proposito del < problema di Galileo >, e si torner a. paare pi diffusamente nel cap. 9 a proposito delle teorie statiche intorno agli archi e alle volte. Qui dobbiamo invece rifetirci alle scoprt fisico-meccaniche che Coulomb espone nei pttmi paragtafr, awalorandole cofl coposa documentazione sperimentale, e che "'. stanno alla base delle applicazoni sviluppate nei capitoli seguenti
,, La memorir di Ct,ulomb fu ptescntata all',{cadmie Ro}'ale des Sciences nel 1773 c inserit^ tta i "Mnoires dc Mathmatiqre et de Physique" dell'anno 1776 (pp. 343-382): si compone di cliciotto btevi paragn6 (o meglio di diciannove, poich per un etrore di stampr, duc paragtrl portrno lo stesso numero); t1i essi, i primi nove riguardrno le leggi dell'a*rito, il ptoblcua dclla flcssione, la scopetta della componente txngenziale della tensione, il critcrio di rotiurr (pp. 346 357); i sci succcssivi ttattano la spita dcllc tertc c muri di sostcg,lo (pp. 357-366); il pamgtitfo XV ve|tc sulla < suPct6cie di massimaprcssionc nci fiuidi coercntil; iornc gl Lrhinri rrc sliltrpf,rn(, il tcn,,r rlclc voltc (pp.370-382).

' r lbiderr-o. 113.

Tali scoperte consistono:a) nella definizione delle leggi sull'attrito' cui kr stesso autore offrir qualche anno dopo ulterori approfondimenti suffragrtti poi clalle esperienzedel Morin; b) nella definzione di una ( seconda dimcnsione > jmP()rtrlnz della tensione, ossia della terione targulia/e, la cui natuta ela cui proPosta di un critctio di non erano state sino ad allora messe in luce; c) nella rottura dei solidi fondato appunto sulla considerazione degli effetti proclotti (specialmente nei materiali lapidei) dalla tensione tangenzale. {a, prima di addentrarci nell'illustrazione di questi preminenti contributi, l'ogliamt far meglio conoscenza del personaggio, riportando qualchc notizit clella sua vita. Chades Augustin de Coulomb era nato nel 1736 ad Angoulmc. Compiuti i suoi studi a Paigi, divenne < Ingnieur du Roy D, cio ingcgncrc militte, e per questa sua mansione fu inviato nell'isola di Martinica ncllc < Indie Occidentali >, dove rimase pet nove anni svolgendo un'intensa attivit di riccrca. l,lrfessionale, dalla quale egli seppe trarre per occasioni preziose alla Martinica, Coulomb comPose la Memoria clrc l)utante la so" p.t-r.rettz" r.glr dt lrrir.rcipalmente .i itrt"terr"; il suo titolo Essai vr l/ne tpplicaliott de.r Ittti ttt,txiti et miriruis qaelquesproblnes de atiqae relatift l'Arctilectut. ritotn in Francia dove continu la sua opera di ingegnere alla Rochcllc' rLl'Isted'Aix, a Cherbourg; ma nel medesimo tempo i suoi nteressi scicntiflci si intensificarono, dapprma nel campo della meccanica (la sua Tltiotfu ttcs rt,trbircs imples, er altant gartl a// frottemeftf et la roidear des tordagesgli valsc il Patigi' ncl l,rcmio dellAcadmie nel 1781) e quindi, col suo trasferimento a prendendo terreno conquistnto i rLr()\.o settore della ricerca sica che stava rrraggioti scienziati dell'epoca: ossia l'elettricit. Tra 11 1785 e il 1789 (irulrnrb "Memotie" dell'Accademia di cui era stato nominatt) ll'ctnl)ro' l,ubblic, presso le i srr,rilavori maggiori, ai quali dovuta la perdurante notoriet del n()str()( In8' rrieur du Roy>; il suo nome ricorte frequentemente tra i fisici e gli clcttr()tccrici, non fois'altro perch t'unit di misura per la carica elettrica stlrt ir ltli rltricata. In queste Memorie Coulomb seppe utilizzare i suoi ptecetlenti stu<li sLrll'clasticit iorsionale e la sua bilancia a torsione (gi ideata nel 1777) alla vcrilca sperimentale della legge di Priestley intorno alle repulsion elcttrichc r' 1,irgeneralmente all'analisi elettrostatica, e giunse alla tsi fondamcntalc chc l,r i)fza attrattiva o repulsiva tra due catiche o tra due poli magnetici invcrs:trrrcn{c ptoporzionale al quadrato della loro distanza (legge di Coukrmb); n si lcrnrir f1ui, ma indag ancora la distribuzione dele cariche elettrichc sulla supcrlrr ic tlci conduttori gettando le basi della teoria matematica sul'argomctrlo cltc r ' r . r r r r r s u c c c s s i v iP o i s s o nm e t t c r L f t t n r o . i r\ll'insorgere della rivoluzione, nel 1789, Ct.rulomb abbanclon l)trigi, c si p ritirir in un suo possedimento ressoBlois. Con la rivoluzionc futtrlltr itbllttdel vecchio moncl<lle anche la prestigiosit Aclttrtc lc strutture accademiche rlrric: ILryllc fu chiusa ne| 7193, Per ri^PParire nel 1795 col nomc ci Institttt N , r t i o n r l d c s S c i c n c c sc t d e s A r t s . i llcn Prcsto il n()str()scicnzilto lu clctto tr,;L suoi nrcnlllri ; ormi il Pcriot|rr r t r , , l r t z i , , n r r r i (c r l r a l t t l r n l o t t t ( ) c l l r t r c i s t r v , , l t t f v c f s n r l o I ' v v c t r t u r l r , s t r , r 1 r , , l c , r 1 i c(irr.u l o n t b t o r n i l a l l l v i t t p u r b l i c a , t t o t r l i l r l i t l l t l c t t s i o l l a t l l r t l l l i t

298

Le "nda7ini r"lh prapriet ,,e'cafli te dei nateriati

e la <<cieneede! ing"iewt nel )(VIII

ftolo

e Coutonb h hgi dett'alrrito

299

prosecuzione dei suoi studi, entro l'Institut, sul magnetismo e sui fluidi vscosi, ma incaricandosi anche di impegni politici e culturali in qualit di Ispettore generale degli studi (1802). L'intensa attivit nofl giov alla malferma salute dell'anziano ingegnere che mor settantenne nel 180.

angolo {.,", sempre minore di 45",la, cui determinazione non dipende call'cn' tit" del peso Q; Q" denominato aflgolad attrita $atil. Ci vuol dire chc pcr ogni O<rf", alle componenti Q" e Qt del peso Q, normale e tangente alla super6cie di appoggio, i\ aincooscabrocostituito dal piano inclinato in grado di opporre sia la reazione normale Rn, sa la reazione tangenztale Rl, uguali (e contrarie) a Q, e a Qr risPettivamnte. Si ha quindi:

8.7

COULOMB

E LE

LEGGI

DELL'ATTRITO

R":

Q":

Q cos0

Rr:

Qt:

Q sen0

(8.7.1)

Eccoci alle << Propositiots prlinirairet >>dell'Esui (...). Dopo ar.ef richiamato alcuni elementari princpi di statica, Coulomb introduce i concetti di atrito e dt coe,rione: ptimo si riferisce all'azione intrfla che si esercita tangentl zialmente tra due superficie a contatto, la seconda si riferisce all'azrone tntetna che si esercita perpendicolatmente alla sezione e coincide, in ultima analisi, con la tensione o gi considerata da numerosi autori precedenti, ad esempio, nello studio della flessione di una tfave. ( L'attrito e la coesione - osserya Coulomb non sooo affatto fotze attive, come la gravit che d sempre il suo efletto intero, ma sono soltanto delle forze coercitive; esse sono valutate per i limiti della loro resistenza. Quando si dice, ad esempio, che in certi legni levigati, I'attrito su un piano orizzootale di un corpo pesante nove libbre tre libbre, si intende che ogni forza inferote a tre lbbre non turber il suo stato di tiposo. Io supporr qui che la resistenza dovuta all'attfito proporziontLle a\la ptessione, come stato tfovato dal Signor Amontons, bench per i grossi mass l'attrito non segua esattamente questa legge >'r, Ora dobbiamo cercare di chiarit meglio la sintetica indicazione sopra rportata. Si consideri un corpo pesante (rappresentabile ad esempio come punto materiale) appoggiato su un piano fisso, inclinato dell'angolo 0 rispetto all'orizzontale (Eg. 8.13). Se il corpo inizialmente fermo, I'esperienza mostra che il suo stato di riposo non alterato sin tanto che 0 non superi un certo

da cui, anche: Rt:R,tg0

(8.7.2)

Questa relazione vale per soltanto se la pendenza tg 0 del pianr> non tg,,L", oltre la quale il corpo comincerebbe a supera la pendenza limite f,: scendere. In altri termini, il vincolo pu esprimere \tna teazrone tangenzialc che limitata dalla disuguaglianza:

Rr<R"tg+"
ovvero dalla: Rr < f"R"

(8.7.3)

(8.7.4)

com accacle per il scmplicc Si noti che se il vincolo nonolaterale rLppr>ggio un piano - la condizione (8.7.4) deve accompagnarsi t1 (lucllrt su posiiiua (conformemente alla fig. 8,13) la teazi<>ne nornrirlc Rn: clrc impone esser

R.>0

(8.i.s)

Fig. 8.1 i.
,r C. A. Coulomb, /i:,rzl (...), cii., p. 347.

f-e (8.7.4), (8.7.5) corrispondono appunto alla leggedi Cotrottb, chc 1't,'rt (.runciarsicos: nello stato di riposo, la. reaztoneesplicata dal vincolo oricttlirtr! verso la parte coflsentita dal vincolo stesso e la sua comPonente tngctlzi:Lle una frazione propria di quella normale. La fotza. R, si clriarna a//rlla di ,, l.lrrcrrde il nome di coeifciente attrito: f" non supera mai I'unit c tlipcntlc della supetlcie ci contatto c tlltl,lrrl:1i natura dei materiali, da,llalevtgatezz,a lubrificantr. I'cvcntuale presenza di 'l'utto quel che sj detto sinora pennane invariato se, in luogo ccl pcso (], r.r t,,nsiclera .ur'a fotza diretta in modo generico; dettc Il. e l'-r le suc cot't't1roll,', Rr: l, obbccisconrr rrcnti, l'ccluilibrio garantito se le reazioni R": , r l l c c o n < l i z i o n i( 8 . 7 . 4 ) , ( 8 . 7 . 5 ) . S v i e n e c o s a c l c f i n i r c u n c o n ( ) a c l u c i r l t l c n \ c r t ( l ) c r a s s el a n o t m a l e a l p i a n o , e l a s u a s c m i a p e r t u n P i t r i a L f " ( f i g . l l . l 4 ) : p r l v i r r c , , l , rr i a p p o g g i o ( m o n o l a t e r a l e ) u p r o c u r r er c t z i o n i n o n c s l c r l l c l l l l i t e l . r l r l rc s t c r n at l c l c o n , r d i a t t r i t ( ) s t l r t i c ( ) ; o t r ( ) t l c c o t t o , c l u n t l u c ,c c v c t l i s l l o r s i r l , r l , r z l r r t t i v t F p c r n o n t , r t r r p c r cl ' c t l L r i l i l r r i < , . , N c i s r , r o s t u r l i s u c c c s s i v i( i r L t l < , n r br i \ ' ( ) l s cl ' t l c n 2 i ( ) t t ct l l ' t l / r i / o l i m u i r u : i

300

Le ;nAagiti tulle poPriet neccan;c\e de; nahiali

e la <<scienca inghiem der

> xel XVIII

secolo

la

tt'tian(

/augPn\iah P il riteria di nttfta

301

di doveil coefrciexfe uttrila di anin fa minote, talvolta in moclo assaiscnsibilc' di altrito saticof". Va detto peraltro che si tratt di coeflcicnti i"l r*fitikn risentono di molteplici c.par;ter;'iflabili con difficolt, poich le esperienze A titol'o'di esempio diamo alcuni valori di fa ottenuti dal ti.ol"ii .lt.ost""ze. Morin :
fetto su Pietra legno su legno metallo su meiallo cuoro su nerallo

fd : 0,7 +0,3 fd : 0,5 +0,2 f,t:0,25+0,15 fd: 0,6-0,5

8.8 LA TENSIONE TANGENZIALE E IL CRITERIO DI ROTTURA


Fig.8.l4. in questo caso si cleve considerare l'effetto dell'attrito sul moto del corpo obbligato a tenersi a contatto di una superficie scabra. Si pensi ad esempio a un pendolo (lig. 8.15) la cui sfera obbligata a strirare sulla supetficie a-a: le oscillazioni risultano smorzate, testimoniando che il contatto tra \" sferu' e Ia supetficie d origine a una fotza che si oppone al moto: \a forza di attritl radente. Se invece la sfera rotolasse su a a si avrebbe ancora uno smorzamento delle oscillazioni seppure in misura assai minore: l'attrito che cos insotge vien detto valae e, Non caso raro, nella storia della Scienza, che talune grandi scoperte slano rlconosclute venute in luce per vie alquanto oblique, senza essere neppure uLili a un certo ragionamento aPPro.lapprima aa non-.o-. collaierali premesse legge di .i"li. "1,i.".. Ci accaduro p.ru r.op.,t", dovuta a Coulomb, della di teniione in un punto- al mutare della giacitrasformazione delle componenti definii"r" aJ pa"o rispetto ai quale esse sono valutate, e della conseguente. tangenzrale che dev'essere associata, generalmente' zione di na componente :'lh qi nota componente normale d in tealt di sviluppare una pteziosa indicazionc ,i propot.v" 8o.rlo-b Borsrlt iorro studioso di cui faremo iottot"eltz" nel cap' 9)' il-clualc' ,lcll'Jate 'Memoria sulla figura delle dighe ("') sembra aver distinttr in <c un'eccellente legni c cluclla " lr.u,o pa, primo la ifrexenzache intercorre tra la rottura dei inflessc sono .l"ll" piee >''n. La Aifrerenza sta nel fatto che per le ttavi.lignee u p r o b l e m a d i G a l i l c r t> ' n r c r n i n e n t i l e c o n s i d e r a z i o n ia l u n g o d i b a t t u t s u occ()rfc la lig,.r,rrdant tensionenormale o,,., mentfe Per il pilastro.in pletra s"pttfitit^ di rottura geneal,,i,lcre conto dell'esperienza, h qale esibisce posrro'rtc inclinate, bench il carico sia disposto assialmente Come pu esser rr'ilc questo srranocomporLamento? teni'.', .hiarit" la questone, la cosa pi oPportuna valutare lo stato cli lottg ttttu giacitura inclinata (fig' 8'1) si,'nc che si eserciti, in un pilastro, questa sezlonc srrl,ponendo < che le due parii di questo pih.stro siano uote in meitre tutto il res della massa Perfettamentesolida' ,1"'.',,r^coesione data, ,,vvcro unita cfa wn'adetenza'infinita: se il pilastro caricato di un pesr.r,-clucsti inclinato cli cona tr.rrrlcrr far scorrere la parte supetiore de1 pilastro sul piano la parte inferior. Cos, nel caso di equilibrio, la-patte <li peso che agiscc tirtl() c()r si l,Lmcnte alla sezione, sar esattamente uguale alla coeeflz^ Sc ora 1,,rr,rlle rcalmcntc i,sscrvt, r.rcll'ipotesi c1i omogencit, che I'aclerenza clel pilastro ()ccorrc utuirlc in tutte le P^rti, affrnch il Pilastro Possa s()Pportarc un Pcso'
i{ llriLlcnr.n. 352.

Fiq.8.15. Le leggi che govenano I'attrito dinamico radente sono analoghe a quelle relative all'attrito statico: la fova 'atttito dirctta taagenzi^lmente e in senso contrario al moto , con discreta approssimazione, indipendente dalla velocit del mobile ed pari a. wa fraztone propria dela comPonente normale al vincolo; in altri termini, durante il movimento presente un'azione di:ipatirta misurata da: Rt: f,rR"

(8.7.6)

302

L iftdagifti r/tlh pra,rkti

neccanhl)e dei nanrial

e a <tdence der if,geftie rlt

ncl XVIII

scalo

La leniare latge <;alc e il crilerio di roltkra

303

/on

'74

1 i". 8.17.

Fi9.8.16.
che non vi sia alcuna sezione di questo pilastro per la quale l'intensit della componente di pressione possa far scorrere la parte superiore, Pertanto, per determinate il pi gtande peso sopportabile da un pilastro, si deve cercare tra tutte le sezioni quella la cui coesione n equilibrio con un peso che sia un porch in tal caso ogni pressione superiore a quella determinata da nino; questa condizione, sarebbe insuficiente a rompere il pilastro >'5. Ahim ! Il lettoe non pu che scoraggiarsi dinanzi a un simile argomenfe taf:Lto contorto e, diciamolo, rincerto nella nomenclatura e nei concetti che vi son messi insieme. Eppure basta solo tradurlo in termini piir familiari pr awertirne I'eleganza e la semplicit. Sappiamo bene che la tensone agente su una sezione a-a perpendicolare all'asse del pilastro vale Su a1a, opera la tensione S', uniformemente lbrio vale: disttibuita, che per l'equi

.-;.

--f,.o,ct 'ocosc(

(8.8.3)

Ora, la S" pu essere decomposta secondo la. perpendicolare ad a'-a' c l'una scconcola tange;te; emergono p"t.lO t" componenti d tensione o' e rn, ha: r()rmale e l'altra tangente alla superficie a'-a'. Si
ou : rn : Sn cos oc: s. sena d cos2 ct o s e n a ac o s c a

(8.8.4)

s) (8.8.

(8.8. r)

l,c (8.8.4) e (8.8.5) offrono per ogni angolo a la determinazione delle comqenerale- oltre componettt "',:, -ri di tensione; quindi p'rrcnti tencinne arinrli in generale.oltre la componente dn, zppare una

1!f1t",li Io ,^ngrni^ir, ed eia apPuntoa contrastre scorrimentoclclla l,'ur1,,ur",rr"

ssendo A l'area della sezione stessa,Consideriamo ora una seziofle a'al di normale n inclinata dell'angolo oc sull'orizzontale (fig. 8.17); la sua area data da.:

cos c[ 's lbi<lcn, pp. 343344.

(8.8.2)

-a ' t x r l c \ l l D e t i o r e d e l p i l a s r r . ' s u l l l s e z i o n ea ' Ir,,',u,,. le poisibli incljnazioni di a'-a', qual quella- che corrisponclc rorlc sezione cli rottura Per scorrimento? La risposta di Coulomb : il lllu prl,rstrrr(cli pietra) si to-p. to un'ioclinazione a* per cui si^ martina (ttsf)cttQ siSnifica i i , , 1 1 , ' , , t . , , ' a e a p a r i t ' d i . p e s oP ) l a t e n s i o n e t a n g e n z i a l er ' , ' C i r'lrc a+ dcfinito <lalla conclizi<lnc:

(8.8.6)
ltltilil (l:

304

Le

ddgiri tte FoPriet

/ecanhl)e dei nateriali

e la < $i?fle er i,lg"ie B> net XVlll

wolo

La !Pi't/a ltelh /etn

e i n\\

di ror/ewa '1t/ld ctt ra /ukna / lu ?0

305 (8.8.13)

d
do(

(Sen4 cos dJ :

(8.8.7)

. -* '- +

Vt +r-t,

il che conduce a:
Senc1.:COS6{

(8.8.8)

In conclusione, l'angolo di minot resistenza, d rotture, sar 45",>". < o A dire il vero, il ragionamento di Coulomb un poco pir circonvoluto: anzichimporre che per a* sia massima.r"(a parit di P) egli impone che sia minimo Pri- a parit di t, limite. Ricordando che o : la (8.8.5), scritta i, pet la situazione di equilibtio immediatamenteprecedentela tottuta, diviene:
Prtn : .' t i n A -' 'sen a cos cr

che bene si adatta a rendel conto delle esperierze a rottura per i matetiali lapidei' La fig. 8.18 mostra la caratteristicaforma a clessidrapresentatada provini-cubici .i cicestruzzo che siano stati soggetti a compressione sino a rottura; da ess^ riceve conforto l'ipotesi di Coulomb sul ruolo essenzialeesplicato in questo caso dalla resistenza a tensione tangenziae.

(8.8.e)

Donde la condizione: Pri- : min

(8.8.10)

produce nuovamente la (8.8.8). Da notate che, sulla base dei suoi esprimenti, Coulomb ritiene che la tensione tangenziale limite coincida con la tensione normale limite, che cio sia rnrim=- orim; la qua cosa non vera in generale. Nel IX paragrafo AeEs:ai (...), successivo a quello test ricordato, proposto un miglioramento dell'analisi sin qui cofldotta, in modo da avvicinare le conclusioni ai risultati sperimentali. Al momento della tottura - osserrra Coulomb - si oppongono allo scorrimento su a'-a' sia la tensione r.rr-, sia la lorza d'attrto che, come sappiamo, diretta secondo a'-a.' e vale fsPrin cos o(, essendo Prin cos ocla componente normale ad a'-a' del peso Pri-. Dunque deve fotza attiya ), costituita dalla componente tangenziale aversi equilibrio tra la << orza reattiya )) costituita dalla somma delle tensioni Prim sen c( del peso, e la << e dall'attrito f"Pri- cos cr. In fotmule: tangenztali c.,r-An r - r . m nd : s | ls rrin cos0(

l'.1.8.18. It.9 LA SPINTA DELLE TERRE E I MURI DI SOSTEGNO NELLA CULTURA TECNICA' DEL TEMPO delle coseche abbiamodetto ai prol,'applicazione forse pir interessante che si ttova sviluppatanei paragtafitta il I'l.r,ri diile costruzioni la stessa riguardala spintadelle terrc (. .) di Coulomb: essa I \ (bis!) e il XV dell'-Erai Beliclrr si Della questione era.gioccupato r'i 1,, caicolodei muri di sostegno' 1729, tntand'o,al solito, di ticonclurrc la tles ir, ll,r sua J'cience hgniears"del ))' macchinesemPlici e alle r,,,lrrzione propriet-di una delle classiche famose<< e Del resto' nulla pir spontaneo invidd pinoo inclinata. rrtl c,rs,,specidco, comune ci fa sapereche un ammasso trrrtc ci uia simile letfura: I'esperienza ma tencenaturalmentc, rlr lcrrt incoerentenon sta su a s, a perpendicolo, a scoscendimenti, disporsi secondo una certa (scarPa), ^d r.l s.lcccssivi BC (lg 8 19)' Si pu scconcloil < declivio> del pano di ttac-cia. cr,r.rrrpio, nclo su BC si comPorti ncl suo c()m,rll,,r',r ;,cn.nrc chc il prisma ABC, scorre q s c p l c r s , , , , n r cu n p e s oQ s i t u a t ( ) u u n p i a n o i n c l i n a t o ;c p o i c h u c l c h c i n t c pros'icicotc 'arctc-tlcl lc*rir ' r'rtluttrc'la sl,inta .rizzotltalc lj cscrcitatasula ( : l, I r r r r o t l i s o s t c g t r r b a s t ad c c o m p o r r c ] i n < l u cc l i r c z i r r t t iI ' t t n ao r i z z o n t i r l c

;; "

(8.8.1r)

Da questa equazione si trae la


Ilim: , A

cos c((sen - rs cos d, d

(8.8.12)
* s da rendere minimo

che cortegge la precedente (8.8.9). Scegliendo ct: Pri., ne derive per a* Ia determinazione:
20 lbirlcm, p. 353.

306

Le iiag;ni ralh proiet

nerca l)c dei ualeriali

e la <<sciencc ingniekrt net XVIII de

ecota

La rfiutd

de e tetre e i ntti

d lo egno nella ua

tcmi'd del te po

307

(,

.Fig. 8.19. l'altra petpendicolare alla < scarpa > la cui inclinazione corrisponde all'angolo a di < natural declivio > (fig. 8.20). Risulta evidentemente:

ia. 8.21.

Fig.8.22.

P:Qtgo.

(8. e.1)

Fi9.8.20. Il problema, a questo punto, sta nell'assegnate ad a un valote numerico che dia ragione dell'esperienza. Belidor pensa che sia buona scelta prendere, mediamente, a:45'. < L'espetienza insegna che le terre ordinarie lasciate libete assumono da se stesse un pendio che forma coll'orizzonfe un angolo di 45". Dico che questa una propriet delle terre ordinarie, giacch tutti sanno che se fossero sabbiose farebbero un angolo minote, e se al contrario fossefo grasse e forti ne farebbeto uno maggiore; ma per stabilire alcun che fisso, abbiam supposto tJ.ia terra che tensse un di mezzo tra queste due ) '7, Questa risoluzone, d'altra pafte, dovya ssefe comunemente accettata dai costrutto{i e dai trattatisti del Settecento. Essa ribadita, ad esempio, nel testo italiano di Giovan Battista Bora lTratato della cagxiTioxe pratica delle rei$enqe gearuelricar/ente dimo$rato, Torno (1748)] dove addirittura ne proposta una sorta di < dimosttazione>t con un'immagine persuasiva: un cumulo di palle di cannone (frgg.8.21. e 8.22), <che staranno sull'espressaguisa immobilj, o su altro potranno gravitare che sull'orizzonte BC ogn qual r.ota il primo
,7 B. F. (l Bcli.lor, cit., cap. lV rlcl l,ibro l, p. 16.

l'equirrrdine delle medesime sia fisso ); a maggior ragione, arguisce il Borra' un cuulo di qualunque altra materia' cio librio < accader senza dubbio in a uoa Llt tetta arena.pietre e altre simili cose, le quali tutte si sosterranno slno quella dell'anglo semiretto, o sia di 45'>' 8' ccrra elevazion'ela qual sar piemonOccorre dire, potttoppo, dne la' sicirezza del celebre architetto poch^l'atgomento < dimo*tratjvo 'r da,lui escogitato .a tcse mal riposta,^ e fallacei In realt, l'inclinazione dela scarpa naturdc ,u, t..*po gtt"t""o variabile da caso a caso e dipende da molteplici fattori l'a ,lclle teire E assai t:Lb.8.III ne d alcuni valoti medi trtlr) N{a torniamo alla' ftattazione di Belidor, semplificandone i Passaggi nclll a-45' l;rlxrriosi quanto incredibili e, in ultima analisi, inutili'q Posto dclllr tcrrn (i.9.1), si |ttiene sempli.emente P : Q; ora, se 1 il peso specifico proftrn, .i idica con h I'aliezza AB, il peso-del ptisma avente base ABC e

,rr'' ii'!' :::"-'i"#il"19:H:[''"^ iiliil:,'jl',ii;l;";1:,'#:,mm:i c ' ' ' " r cl e ' u e' r e r c ' : ' r ' * . u "1rcl/!.,,rc " a p e n sd i r c a
"r , . , , , l . r r r , . . g s . . " , , 'r4 . r . ::lll;;lli

(...), prariade e rerltm<e *, rs c. B. Borra, rrarlarode/lacos,li<ia,e

,i,1,

,tlllll;,,,l,ii

i],;l*i:l:l j;l; (,i 4s inpr;,,, . :;i'll :l"ll,"^'.*';1t'Ji:-,""1,"J::JI:';;,l;;"il"::Ti3Ti'::ll',i"1i, -ipr."',hr c,'uprirl;r:;,il'J;,r.],,:l:l:;):,1".r;il'.li:"i.;:"] ,

il,,' l;j;!ilr';;t;,l#itllll*i?l**i?+i il
un icrrxc' rn) sccon'r. su ii' ,l'i. ,l'l''illlii;"'.,'"i'1"'"';il',,il;, un pixno.irzz,u.t,Lr", rr srgrnairi
rrartr.urcrr( Lrxr sorsrr . , , , , l , , . , r i . i , , t r , r , t , , i ^ ' . t c 1 cr c r r c c t c c , ' n s " g u " n r i i n . i c r z i . n i s u i r i v c s r i n r c n t i ,

fu ,*, ."rrilo noi

;i:"lii'i:"ilTli,,i{, :i;i:il:ill?,i',;Fl'i"i:j';[]ii :xil"til,r;t,,:'.:.'r:ti$ii:lili


Ir r,Iu r,rri orrrrcorcschc .ltll',,pctr,

' . r , r . . , ' r | r , r i e r r i rpr 'r r , r ' . r c , r rt,' ri l i ' : - , i i i l , l l l l ' l ' ' i , , , , , . , , " ,, n < , r< r i r v i . . c h c , , r r < . r , ' , r r N i! tlii' crriqrsl)icrri ill \x s(gr

308

Le indagi\i rath prapiet

neccarlibe ei naleriali

e la << scietce du ing,hietrr st rct XVIII

ncoto

La tpi"fa e e teffe e i

t i

li nstegno xella ctllrra

leta del tenpo

309

Tab.8.IIL
Ylt/m'l
Terra vegetale asciutta Tetra vegetale umida Sabbia asciutta Sabbia umida Sabbia satuta d'acqua .A.rgilla magrissima asciutta Argilla magrissima bagnata Argilla asciutta Argilla bagnata Ghiaia asciutta Ghiaia bagnata Ciottoli a spigoli vivi Ciottoli a spigoli arrotondati

dei da me fatti per trovare la grossezza sostegnicorrispondevanoPerfettamentc >" ai risultamenti della sperienza Determirata, cos, la spinta risultante P nella misura:
35"-40' 45'

1,6 1,58+1,65 1,8 2,0 1,9 1,6 2,O 1,80+1,85 1,86 1,80 1,80

v: f,i,,"

(8.e.2)

25" 40" -46' 20"+25" 40'-50' 35o+40. 25" 45" 30"

il criterio pi1 .intuitivo per.il dmensionamentodel muro sta nell'impotre che il < momento ribaltante ), prodotto da P e valutato tisPetto al punto D (frg. 8.24), >> sia minote del < momento stablizzante dovuto al peso del muro valutato ancorarispetto a D. Poich la pressionedella terra ctescelineatmenteda A a B, la sua risultante P dista I
M" : 1 ,, 'rh3

dalla retta BD. Quindi il momento ribaltante vale :

(8.e.3)

Invece il momento stabtlizzante misurato da:

I (frg. 8,23); tuttavia Belidor awerte I'esigenza di mettere in conto l'artfito : < si sa pure pr esperinza egli dce - che le trre per la lor tenacit fanno met dello sforzo che farebbe un corpo sferico che tendessea discendereper Io stessopiano BC e che fosse trattenuto a urra otza orzzontale come la potenza P; perci si potr dire che la stessa potenza sostieneuno sfotzo equivalente alla met del orisma ABC > 3o.

dit b unitatia, dato da

lhz. Tale dovrebbe esserela spinta otizzontale P

M_

/ t .1'ah(aoL

\ 2^)-

l jr'a|.h

(8. e.4)

tl<rvey' denota il peso specifico del muro ed a, ao sono indicati nella fig.8,24, La condizione di equilibrio liruite stabilita da Belidot Pertanto:

! ! ! r' h^'+ y'ha.oa r' n*- |

*" : o

(8.e.s)

rlrr crri egli ricava la dimensione richesta:

Fig. 8.2j. E pi avanti, per awalorare questa su pfoposta di ridurre la spinta P alla met, Belidot s'appella alla bont dei risultati conseguiti: (tutti i calcoli
30 B. F. de Belidor, cit., p. 16.

ltk. s.2.t.
tr l!irlcn, p. 18.

310

Le ndagini !'Ih

po?iett meuaxlte dei nateriati

e la <:cience der i"gflietlrr, ml XVIII

secolo

La teoia di Coalonb s//a

r,ikta

delh tere

311

^ _ ^ " +^ z + l + n ' !l

(8.e.6)

Ecco: questo era lo stato delle conoscenzetecniche per I'impoftante problema dei muri di sostegno, che erano in circolo durante il XVIII secolo. Ma erano conoscenze grossolane per certi versi incongruenti: il fenomeno e dell'attrto permaneva oscuro, e arbitrao era.|'ayer supposto che il piano inclinato a 45" delimitasseil masso spingente. Abbiamo tuttavia voluto darvi uno sguatdo perch il lettore interessato alle costruzioni del passato - per un'analisi storica, e anche in vista del restauro - possa awicinatsi meglio ai concetti statici che orientavano gli atchitetti nelle proporzioni degli elementi strutturali, ond'essiscotgessero oyunque (nel terrapieno, nel muro, ad esempio, e nell'arco, come vedremo) la nascostaazione di una ( macchina semplice). Il < senso> di un'opera di architettura non percepibile se si osservasoltanto la sua << crosta>>superficiale,poich riguarda la vicenda costfuttiva nel suo complesso,in tutti i suoi momenti; un corretto intervento deve quindi tener conto dei prncpi soggiacentialla concezionedella stfuttufa antica che spesso preziosa testimonianzadella cultura tecnica e scientificadel tempo.

8.10 LA TEORIA

DI COULOMB

SULLA

SPINTA

DELLE

TERRE

Il contributo di Coulomb veramente chiarficatote; le formule cui egli perviene sono valide e ancot oggi, salvo ritocchi, restano in uso. Detto in breve, il suo metodo consistenel determinaretra tutti i prismi ABC (fig. 8.25) che si ottengono al variate di a, quello che tealizzz la masina tpinta sul rnuro ABDE, con riguardo all'attrito delle terre sul piano i ttacca BC 3' o anche all'atttito tra le terre e il muto sul piano d traccia AB33. Concettualmente, nulla muta tispetto alla precedente trattaziofle che Coulomb aveva proposto per il plastro in muratura. Infatti, egli dice nell'introduzione al Sagio, << per

determinare la pressione delle tetre contro i piani verticali che le sostengono, il procedimento assolutamente lo stesso. Se si consideta un ttiangolo rettangolo solido, del quale uno dei lati sia verticale e l'potenusa giaccia n un piano inclinato, su cui il triangolo tende a scivolare; se tale triangolo sollecitato dal suo peso, sostenuto Aa wna"forza orizzontale, dalla coesione e dall'attrito che agiscono secondo l'ipotenusa suddetta, si detetminer facilmente, ne caso di equilibrio, questa fotza otzzotttale mediante i princpi della statica. Se poi si osserva che, supponendo le tere omogenee, esse possono sePatarsi, n caso di rottura, non soltanto in linea retta., ma seguendo una linea curva qualunque, oe segue che per ottenete la ptessione di una supetficie di terra conto un piano verticale, occorre trovare tra tutte le superficie desctitte in un piano veriicale, quella che, sollecitata dal peso e trattenuta dal suo attrito e dalla sua coesiofle, esigerebbe, per il suo equilibrio, d'esser sostenuta Aa unz fotza orizzontale nassima; poich evidente che, richiedendo ogni altra figura una minor lorza orizzonta.le a ganntue il suo equilibrio, la massa aderente non potr diviclersi. D'altta parte, I'esperienza dimostra che pressappoco diritta la linea di rottuta delle terte, quando esse sospingono i loro rivestimenti, ed suliciente irr ptatica rtcercare (...) tra tutti i ttiangoli che premono su un piano verticale, cluello che esige per essere sostenuto la maggot otza ottzzontala Una volta cilre sia determinata questa fotza", \e dimensioni dei rivestimenti son dedotte llcilmente > 34. Seguiamo, a questo punto, i passaggi che esprimono in formule il precetlcrrte discorso. Indicando con Z e con Y le lunghezze 'AC' e AB' relative al prisma di tera AB'C' di profondit unitaria, sPingente sulla parte AB' del j',,rl-ento AB (fig. 8.26), il peso complessivo Q di AB'C' misurato da: . | .' : 1 ___ T^{aL

(8.10.r)

Fig. 8.25
3 : C . A . C o u l o m b ,c i r . . tdr. rx-xrr. 33 lbidcm, prr. xrv.

Sul medesimo prisma AB'C' opera inoltte la reazione P esercitata dal muro (rrgurLe opposta alla spinta della terra nel tatto -AB') che, se non si tene e t.rrt, dell'attrito lungo la patete AB', va Presa orizzontale. Valutiamo ore le l'rzc che favoriscono o contrastano lo scorrimento su C'B'. A favore di esso di h c,,m1>onente Q secondo C'B', ossia Qcosa; di verso opPosto sono Irlccc Il componente di P secondo C'B', ossia P sen .(; la forza d'attrito clovuta 1 (.! clrc, nella situazione limite di equilibrio, uguaglia la comPonente flormalc nr(,ltiPlicrta per il coeflciente di attrito f", ossia f"Q sena; la frrrza d'attrik.r ,r'utir r l) che, anaogamente, vale f"P cos oc. La somma di tali forze, tuttc dlrcttc scconco C'B', equivalente alla risultante delle tensi()ni tangenziali, data dal Prodott() di t,,,,, pcr scmpre nella stuazione limite h rlrr,rlc ,lclla supcrlcie di scorrimento C'B' (fig, 8.27). It altri tcrn.rini si ha Itrrcrr

tr lbirlcrrr. pp. 344-345,

Can/rib ti di Co onb al cahalo dei n ri di ror(Stto 312 Le i agini ralh ?ra?ie, necattcbe dci nalerali e la <Yieace es;t\qihttrc,t nel XVIII recolo

J t3

dP
o1,

z (l f "v + ",^)u' - zr"Y- z') == ^u


(z + f,v),

/a 1A (\ ,..,,/

\"..

e quindi :

l2!2r,\z-Y2-0
conde si ttae la lunghezza tichiesta Z (-

(8.10.)
AC') Pet il prir/a di n/d,rind .tPittllt:

z--f"Y + Y/I+-f
c nche:
2 _

(8.10.7)

tgc{:

" v r 'l-

[,:

(8.10.8)

l::-Ist

Ii;"

R )

8.11 CONTRIBUTI DI COULOMB AL CALCOLO DEI MURI DI SOSTEGNO


- osserva Coulomb - che < Si pu concludere dalla fotmula precedente triannon influisce per nulla sul valore dL Z, e Ie dimensioni del l',r,c"re,rza !t' s o l t a n r o d a l l ' a t t r i t r '> p i i r g r a n d e p r e s s i o n ed i p e n d o n o ', , , , f , , . f , . o r o d u c e l a vienc rlh finc e s ' , . , i , ' " . t a t l " f d . f O . 7 l n e l l ' s p r e s s i o nd i P ( 8 1 0 4 ) ' n e

r rr l t o t m u l a d e l t i P o : l) = puY'- ;'- 7,Y .Fig.8.27. a Q c o sa - f " Q s e n a - P s e n - f " P c o so - t r , - V Y ' + Z : .o, o: ed essendo Qg(Y-f"Z)send: = L lyr+Zzl \/yz+Zz; P(Z f f.Y)ru-(Y2 + 22): 0 Z 0
(8.11.1)

( . . c r ( l' r r e ) , .c o e f i c i e n c o s r a n ri n c u i entrano soltanto il peso specilico y Li la; di c il c,rclciente attrito f.. Al variare di Y, P muta dunque secondo

(8.10.2)
<ll' , (2pY-t''-),) dY c il rrorrento ribaltante, calcolato risPetto

(8.11.2) nella: a D si esprime


(8.11.3)

(8.10.3)

da cui deriva, ayerdo Presentela (8.10.1), la sPinta otizzotle P telativa al prisma AB'C: j
D -

Nr, j{zrv-'',-lxn- Y)dY: } r'h'- }'"'r'h'

1
1

vYZ(Y - f ,Z) - cr^(Y2 |


-f I L-a l\/ ls L

22) (8.10.4)

quest() Pullto' t()ll rfrrtc lr clcrrota I' tezz.a<fel muro AB. Coulomb, giunto a r : ( l l u a n t ( )a l l a f o r m : r t l r l l l c r n l r u l t c r i o r m e n t es u l l e r e g o l e d e l d i m c n s i " n r m c n t r t mcg" chc consulttrc lc I , r l l c , l i n r c n s i , , n it l c i r i v e s t i m c t i , n o n r ' ' r r t L l l e l i '\ ll'.lcrrr, 360. r,.

Per ottenere 1I valote ttatsiua d P, basta annullare la derivata rispetto a Z ; : cio deve essere

314

Le i,'dagini t

e propiet

neccathhe dei nbteriali

e Ia << sciencedes inge rs> ntl XVIII

rccolo

I::ru!o

i apPliati"e clella teota di Co anL

Jt)

Recherchet la f.gare desdigau [dell'abate Bossut], opeta che ho gi citato "6. ur Anche noi riteniamo inutile dilunearci sulle verifiche necessarie. Esse sono: 1) la verifica <al ribaltamento u ce consiste nell'mporre aI monento stabiliq' <ante ME (dovuto al peso del muro) d'esser maggiore del momento ribaltante, secondo un coefficiente cli sicatezza compreso tra 1,50 e 2,50 da assegnats.i secondo i casi; 2) la verifica allo ( schiacciamento > che consiste nell'imporre un limite alla pressione esercitata dal muro sul terteno, limite che dev'essere detetminato in dipendenza dalla natuta del terreno stesso;3) la vetifica allo <(scorrimento ) tra la base del muro e l terreno su cui esso appoggiato, con riguatdo all'attrito relativo. Successivamente, Coulomb sviluppa un esempio che interessante riportate. < Se si suppone che I'attrito sia uguale alla ptessione, come sulle terre che abbandonate a se stesseprendono 45'di scarpa, e se si suppone che I'adetenza sta nulla, come accade per le terre rimosse, si avr:

c(struiti da questo celebre uomo ra(amente superano i 40 piedi' la sua norma 38 pratica s'accrda molto bene con la flostra ultima formula >

8.12 ESTENSIONI APPLICATIVE DELLA TEORIA DI COULOMB


stcsso Coulomb 3e considerando l'eventualitL di un peso aggiuntivo Q* situato sulla superficie libera AC e mettendo in conto I'attrlto tta il muto e il terren<> spingente (fig. 8.28).

sono sviluppatedallo su del Immediateestensoni procedimento esPosto

(8.11.4)
. P ?v2 ; ": prsardunque uguale a . 2 a, e il momento totale intorno a D

h3 Cos, se il muro che sostiene le tetre fosse senza scafpa e ft. dotato di peso specifico uguale a quello del terreno, il suo spessore alla base . uh3 : sar If

satebbe a :

Ma se il rivesti"" po' minote di un quatto dell'a].tezza. iOO , 1 .. mento avesse di scarpa,chiamandoa il suo spessore corda AE si avrebbe, alla , nel caso limite di equlibrio : zhg la - h\ 3s "n(z o)t n'z'e da cui si trae approssimativamente a: -fr. Vot.nao aumenta(e massa la della hr

)Lh

t i. 2 8 . di Ll (8.10.4),in presenza q*, ti modifica nela:

l)

| (I ,tt + oJ <v r"z1 r,,^(Y222)


'7 | C -r/ - - r s r

(8.12.1)

muratul di un quarto in pir rispetto a quella strettamentenecessariasi troh , , verebbe a : f; e ci corrisponde alle dimensioni utrlizzate in ptatica. Io credo ' L
sia suflciente nell'esecuzione (...). Il Signot N{atesciallo de f Vauban, in quasi tutte le fortificazioni che egli ha fatto costruire, ha assegnato che porre a: 5 piedi di larghezza alla corda"di sommit p", I ai scarpa. Poich i rivestimenti

t, in rl,,vc si prsto semplicemente, luogo di ! $Zo,la somma ,VZ I Q*. a trnlr,rncndo condizionedi ruasittto Pet 12 spinta P, si ottlene:

f"\' I

/i -L Fzi ' .' a/ 1 z 1 f1 f " - ) _ Q * Y .r ^ yf"Y I rrr,,, z

(8,12,2)

3Ibidem, 361. p.

37 Implicitamentc Coulonrb supponc qui chc 1.

1.

' r ( : . A , ( \ r l { ' n h , c i t , ,t r p .3 6 1 - 3 2 . i v l l , k l c r np r , x t t t ' \ ' v . ,

316

Le i ddg;\ti iath ?ra?ier neanilrc dei

ateri.ti

e la <sience der i,tgnienrc r, nel XVIII

ncota

R. Ptony e il no nelado <grafca> ?e i nffi

di rorreg/lo

317

<< Pet avere le dimensioni dei tivestimenti, bastet sostituire questo valore di Z nella formula che esprime P e procedere per il resto nel modo gi indicato ) 40. L'attrito tra tefreno e muro rende non ofizzontale la reazione P per cui tutto va come se il peso Q fosse alleggerito della quantit fJP, dove fj appunto il coefficiente d attrto sul pafamento AB'. La soluzione si otriene 1 1 \ 1 d u n g u e p o n en d o | ; ^ ( y Z - t " P l in luogo di -, y\Z nella (8.10.4): il che z \z / porra alla:
'l
D -

z -Y(-f"+ \/T-+r:)
Ricordando che fs:
. -r -/i lvr.!Ir-

tg L!" si ha infatti:
rg Vs! l -senLl. s e cV . - . - , p , :

.o,$-,"'$1- .c+ Gft.'+-,."+)'


.o.,$ se'',$ .o.f+r.,.'f t+tr!i
(8.13.1)

I z2) |rYzF-r"Q-:.."^(Yz Y ( f . + f J )+ z ( 1 - f " f ; )

(8.12.3)
rr

: tc(4s"- ji)

, t , ,\

< da cui si tratrr, supponefldo che P fsia un maximaw, e facendo lt" . f.

Petci la (8.10.7)diventa semplicemente:

z:Yts\45"-t)
":-*" *

,t,^ \

(8.13.2)
nella:

(8.12.4)
rrentre la (8.10.4) si rende esplicita, per rin':0, 1 / ,t,^\

Sostituendo questo valore di Z nell'espressione di P e operando come sopra, si determinetanno le dimensioni dei rivestimenti > a'. L'esempio considerato da Coulomb corserya) come in quello precedente, l'ipotesi che sia nulla l'aderenza e che l'angolo di natural declivio sia 45', donde risulta fs: [. Inoltre I'attrito tra terreno e muratura posto uguale all'attrito

P:

ts'(45' 7 rY,

;)

(8.13.3)

La fotmula cos trovata per Z (e quindi per tg cr) consente di affermtrc clrc il piano di iscorrimentodel prisma di massima spinta biseca l'angoftt l rrmato dalla paete verticale con la scarpanaturaledel terreno; in altri termini I

delleterre;ciofj:

f". Ne segue n:!-Z)

e Z:

lYt

p"rr^no

I'angolo *ctprende il valore di 26'34'. Anan,o avanti nei calcoli si ottiene, per un muro privo di scarpa e dotato dello stesso peso specifico del terteno, o spessore limite a : sarebbe in equilibrio, alto venti > 4'. . ( Ci vuol dire che un muro largo tre piedi :0 nella presente ipotesi, con la spinta di un terrapieno

'-I"o' +")

(8.13.4)

8.13 R. PRONY E IL SUO METODO ( GRAFICO > -" PER I MURI DI SOSTEGNO
Si deve al Ptonv un'interessante elaborazione deila formula fondamentale -Coulomb (8.10.7) ottenuta da che per comodit riscriviamo: +olbidem-o. 363.
4, Ibidem. ;. 364. a' Ibidcnr, p. 365; ncll'/,.ral si trov scriri() a

(]uesto appunto il risultato, dedotto dal Prony n', che setvito a lui, (,rrc a numerosi autori dell'Ottocento, per mutare le espressoni putt,,str) l,rlr,ri,se della teoria di Coulomb, in linguaggio accessibileai tecnici e in normc rli i nrnrecliata ^Dolicazlone, l,tsciamo alie parole di Prony l'esposizione del suo metodo << grafico > pcr il rlirncrrs ionamento di un muro avente la parete a monte verticale, per il clualc
rrl.Pr)nv(1?55-1839)nacqueal-ione;dopoavcrfrcqucntaLol'<licrncclcsP()rlscrCh r . ( i r . l i ! ( ! r c o n i l P e r r ^ u l t a l p o n t c d N c u i l l y a p a r t i r e d a l . 1 7 8 0 , c s u c c c s s i v n c n r cn ( l 1 7 8 5 , l l , r r r t n r : r r , , r r r r l c l p o r t o c i l ) u n q u c r q u c . M c n r o < l c l h < C o r l m i s s i o n c l p c s i c o r i s u r c c l c l l ; rl { i v ( , l u ri ( n c ) , f r r u r " . l . r n , n . l , r t , , r i, l c l l , , : . c ' . , 1!c , l y t c c t . i . 1 ' c > ( 1 7 9 4 ) . N c l 1 ; 9 8 ' . i v " n n c c l i r c l ( ' r c d ! , l l i l l i : c ( , l cd . ; t , cs I t r r r r r r ( i h r r r . r s s > . I s u o i c o n t r i b u t ; s r r l l a s p i r r t a d c l l c t c r r c c s u i n r u r i ( l i s i ) s r c g n ( 's r n r ) c ( ) n t c | l u t i J.l tr^t'|| kt.rff'l)lr lato i!ttt /ru.t r ldfam h! 'cnti.n rta,1t1!r.trr t,tnr! tu t rnt; J,i.|l,l1|]|,,t||Luhl,|d|iqr/aoth+l()tl',th|||li|)o,'|qtlll.t1lt|).llli||l|ilf |!!/diJ'J/nJ0rttatlrtlittlrtttitltts/llnlurldl ,|, l|'||.("d h[ih' lc']|lu|fini1,aN|)nbh ,r/, l)ubl)licr,) a'l,rrrigi ncl lt02.

36"34',

318

Le iriagi,li

. l/e pnpr;et

nteccanichedei uahriali

e la <<tchne de: ngrie*rt>> nel XVIII

secolo

R, Protq e il nn nelada <<grafco> ?er i nrri ,,,-,r.: i r r.. r,,,

di raega

319

il terreno da sosteneteoffra r],'":23" 45' e quindi a:33"7', fonda sull'uso della tavola che riprodotta nella frg. 8.29.

Il tutto si

1a/,3,

:......." r-lii..]N

ii

I
f
F9.8.29.a.

320

Le tudagin; r tle prpiel

nerrahiclte dei nareal

e la << sence der insnie n),

nel XVIII

recato

\ 0r g p gl albori dclla t"al"<;a p i d""tia/e

321

< Supponiamo che si voglia costruire un muro di 13 metri dt a"ltezza, con ,. una rncLrnazrone dr metro per metto d'altezza,da una sola parte (quella -.di estefna); per sostenere terfeno del quale ur metro cubo pesa un del peso 106 di un metro cubo del muro (...). Prendo nella scaladi 15 metri una ltnghezza di Dh rappresentante13 metri e traccio leggermente a matita una linea hk parallela a DC, (Prony nota: sar. preferibile, per non rovinare \a frgura, fare il disegno su un foglio taspafente che si sar applicato sulla figura stessa) la pafte e"f', compresaentro De che corisponde alla inclinazione 8 sulla divisione di AE, e Df che corrisponde al numero 77 su FB, sar lo spessoredel muro al bordo superiore; conducendoin seguito f'G perpendicolatmente DC, su 1l ttapezio De"f'G sarl profilo trasrrersale muro che si vuol costtuire r>aa. del A dire i vero, il procedimento di Prony metita a. maIa. pena il titolo di < grafico >, poich subordinato all'mpiego della tavola 8.29. I metodi autendcamente grafici vennero in luce pir tard, soprattutto ad opera di Poncelet (1840) e, sula scorta dell'impostazione di Poncelet, di Culmann (1866) e di altri come Weingarten (1870), Ifeyrauch (1878), Alquist (1885) i quali introdussero anche interessanti approfondimenti. Ormai, per, non foss'altro che per la difiusione dei calcolatori tascabili o da tavolo, le ingegnosee spessobrillanti costruzioni geometrichedel passatohanno perduto molto della loro utilir. Concludendo qui I'argomento, dobbiamo aggiungere che la teoria di Coulomb sulla quale ci siamo soffermati certamentela prima soddisfacente,ma pu ritenersi conclusiva ed esauriente,I suoi sviluppi, peraltro, non per questo. debbono essereoggetto di trattazioni specificheattinenti alla < meccanicadei terreni r>. Ya detto ancora che nella seconda met dll'Ottocento, dapprima con Rankine (1856)e poi con Lvy (1869),Considre(1870),Mohr (1871), (1876)e lleyrauch (1881),fu proposta una teoria Winkler (1872),Boussinesq del tutto diversa da quella di Coulomb, facendo appello alle condizioni-limite dell'equilibrio di an mastoillinitata i terra incoerente con superficie superiore a5. nte piana un formeme caricata

nelit cultural di primo piano: il caso di Thomas Young (1773-1829)e tlcl dibattito sorto intorno al progetto di Telfotd e Douglas per il (nuovo ponte ) ci Londra. Il ponte, secondo i due ingegneri inglesi, avrebbe dovuto essere costituito da un'unica campata con struttufe reticolari in ghisa e superare i 1 8 2m e t r i d i l u c e ( f i g . 8 . 3 0 ) .

lti1. L10.

8.T4 YOUNG E GLI ALBORI DELLA RIVOLUZIONE

INDUSTRIALE

Con Ptony c siamo pottati alle sogliedella nascente rivoluzione industriale. Ormai Ia fiducia nei nuovi materiali e la possibilit di prevedere il comportamento statico delle struttufe si facevano strada nella cultura scientficaoreottocentescae, come spesso accaduto, il confronto di pateti divergeni ne rguardi di un nuoyo afdito progetto, fu motivo di valide conquiste nel campo delle scienzee delle tecniche costruttive, contribuendo a mettere in luce perso44 R. Prony, cii., p.35. 4s Per coorr^sio, la tcoria tli Coulomb tatvoltl dcttx cl ,ario littikth.

Sino a tutto il XVIII secolo la maggior parte delle sperimentazioni sul (()nlportamento de materali si riconduceva, come visto, essenzialmntealle rcriliche a rottura. In questo modo si dava poca xtleyanza"al comportamento c|rsrico dei materali ntro escursioni di sollecitazione doyute a carichi toller,rlrii. E, se put vero che Eulero aveva introdotto un termne, costante pet rllri matefiale, che riconduceva virtualmente il rapporto fta. caxtco e deformazr,,nc alle propriet elastiche del materiale, spetta Young l'ndividuazione e Lr ricluzione in una formula sumcientemente corretta di quello che, appunto, .r'r, i chiamiamo modaloelasticao nodulo di Yoang.Ed da notare come gli esperi||( rU condotti da Younq n occasione del dibattito sul nuovo ponteJ yeftesscfo rrr(.rrti c()ndottl Y oung tn occaslone dlbattrto Sul ru u! materiale, la ghsa, che non segue puntualmente la legge di Flookc. egge Flookc. lrr ,Lsscnza attendibili valori sulla resistenzadi quel metallo, procedette egli di rit(\s,) 1 pfove spefimentali e, puf lavofando su provini relativamente piccoli, r,ryiliirrnse risultati suffcientemente approssimati alla, tea,le tensione di rottura. Lr lrlirr.ra esposizione del concetto i modulo elastico si trova nel Corn di h'i,uti .v,/la f7a:ofa ratarale e le arti treccanichedel 1807. l.;t clefinizione di Young Ia seguente: < il modulo di elasticit cli urr r;rr,rIsrlogliamateriale una colonna della medesima sostanzain grado di prrtllttl Lrnapressione sulla sua base la quale stia al peso causanteun certo grado tlt r , ,rrrlrrcssione,come la lunghezza della sostanza sta nella diminuzione clclia ao, Itt.r ltrnghczza>> (.,'tnc si vede, la clefnizione, nor caucider/e con quella in uso oggi (vcrli r l l t . l l ) , p o c o < l i m p i d a > e d i n c o n s o n a n z a o n q u e l l a e s r ) t c r i c i t p ( ) r t t a c , a l I t r , r s s i s m o , d i c u i f u a c c u s a t oY o u n g < l a i s u o i c o n t e m p o r a n c ir , r m a i a l t c r t i l r r c r t , r r i d c l l a c l i v u l g a z i o n e t u t t i i l v c l l i c l c l l e s c i e n z e ,d i c u i s i i n t r a v c c l c v a a , l l ; ' r ,' t i ,r r ' ( , , n ' r u l i , c ,' r r I ' i n c l u s t r i : r .
.|l. Y()ufg, ()f tl) tq ili|t t d rt

l'ltiLx<flry rnrl rhc Mcch,rnicrtl Ans", l, t)t). 46,50,l.rrrrlorr,11107.

"A (ioLrrsc oI i,ccrurc$ {'n \tll o[ cl ti .w|lLot,c, in

Capi1ian; rienr;fiche lalle stt /htre ,obale prina

el XVIII

ncola

323

9 ARCHI" VOLTE. CUPOLE

9.1 COGNIZIONI SCIENTIFICHE SULLE STRUTTUR.E VOLTATE PRIMA DEL XVTI SECOLO
Quanto andremo dicendo in questo capitolo sugli archi, le volte e le cupole riveste, ci sembra, notevole importanza per chi desideri affrontare con adeguata consapevolezza lo studio critico dtle strutture in muratura, anche in vista di interventi di restauro che non ne svisino l'intima natura o. se si ou dire, la < logica > statico-mccanica della loro originaria concezione. quisto un settore della scienza del costruire, del quale non sono rimaste grandi ttacce nei moderni trattati strutturali; mentre le premesse settecentesche all,analisi dei sistemi elastici sono entrate nel vivo della sintesi successiva, pofiara a. compimento dalla cultura politecnica dell'Ottocento, le preziose indicazioni dell'epoca illuministica sull'equilibrio delle costruzioni in pietia sono decadute graduamente al rango di impacciati tentatiyi, spesso addirittura erronei, ormai del tutto soppiantati dai nuovi metodi di calcolo che si fondano sulla teotia dell'elasticitL I'ingegnere e l'architetto che oggi sono chiamati a confrontarsi : con problemi attinent alle volte e alle cupole, si rivolgono generalmente all'esteso capitolo delle membrane e dei gusci, impegnandosi in algoritm raltrnati e complessi, o si alidano all'infallibile gudizio di un programma di calcolo costosamente gestto dall'elaboratore automatico, ma certo non sospettano che, in passato, quegli stessi problemi abbiano impegnato in un ditattito viyacissmo numerosi scienziati e architetti, ora a livello di dotte disquisizioni accademiche, ora a livello di scuole architettoniche. ora a livello di cont r a s t a t es c h e r m a g l i e r e " n e r i r i , , i l l u s r r i s u a l c u n e i m p o r t a n r i o p e r e i n c o r s o r ctl festaufo. Noi vorremmo ora ripercorrere, con sers()crjtic() nlt crrn parrecrpltzronc, quegli antichi itinerari : p()tremo cos sperarc cli capirc mcglio lror.t ic strutt u r c i n s , m . l c s t u l t u r c l n t o t l r i n c L r ic s s c c r a r r ( )i n t c s c r l t r i c ( ) s t f t t t t ( ) r( l c l i

passato,entrando nel loto modo di vedete, scorgefldo racchiuse nel mcdcsitr(t macchine >> semplici (come sistemi di eve opporarco le tracce ideali di talune << tunamente disposte, o come cune operanti su opportunj piani inclnati) chc consentivano di presagite certe modalit di comportamento, certi cinemitismi di rottura, da cui derivavano congruenti soluzioni progettuali, Forse lecito afretmate che una teoria statica sugli archi non fu mai stabilita in termini quantitativi sino alla fine del XVII secolo. Ma nessuno pur) dubitare che gi n precedenzanon fossero venuti in luce alcuni aspetti salienti del comportamento strutturale atti ad orientare le notme costruttive. Ad esemVitruvio dimostra chiaramente di pio, nel sesto dei Dieci libri n/l'Aritethra, aver intuito che la volta esetcita un effetto sPingente sui muri e sui pilastri che la sostengono. B ancot pi evidente apPare l'attenzione per il compless<r gioco statico tra 7'arco rampante e la volta neryata che ca.atterizza"i. gandi edifici del gotico. Secondo Viollet le Duc i costtuttori medioevali possedevano l'istinto di una teoria assai raffinata, quella che consiglia di approssimarc Ia cutva delle pressioni >, e a loto si deve la seguente regoit forma dell'atco alla << a lungo soprawissuta nell'epoca moderna - per la determinazionc empirica <lello spessore de piedritt: con riferimento alla frg.9.1, si divida I'arco, sia csso a tutto sesto o a sestoacuto, in tre parti uguali; con centro in D e raggio D( si descriva una semicirconferenz. Il punto E, intersezione di detta citconfercnza con Ia verticale determina lo spessore del piedritto. Come si pu notate ncllir

l;i1. 9.1 .

t lrrlrrr;1, spessore dcl piedritto dell'arco a tutto scsto risLllta (c()rrctt !-rcnc) lo rrnq{i,,rc ci quello <lell'arcoa sesto acuto. N,Iada clove Prr)vicnc <lucstacclclrrc c s t n r p l i c i s s i m ar c g o l a c h e B c r n a r c oV i t t o n e ' n c l t a t c l o X V I I I s c c o l o c o n s i lcnrlrrrlrr^|l(n\i()\]i|(l|c,l.||t]l'io']i,]k|t|ltif|' t t t ht i, |.!Xtt\o, 1'l 6ll.

ii.lrixiwuillh

324

Arcbi,

tohe, c4pale

Cogni{oni vientifche r lh rtrittnre

tobate ?r;na

del XVIII

seealo

52)

deta come I'unica e la pir sicura? Nulla sappiamo: il Rondelet ne attribuisce la paternit al padre Dran e l'uso anche al Blondel, al padre Dechalles e al D e I a R u e , e c r i r i c ai l s o v r a d i m e n s j o n a m e n uo e s s ac o n d u c e ;q u a s it u t t i i ct i ttattatisti cli argomenti statico-architettonic,come ad esempio il efidor e il Borta, la riportano senzadarne per alcuna giustificazione. In realt, quando la luce dell'arco non superi i 4-5 metti e non siano presenti sovraccarichi, la regola buona e conduce agli stessirisultati di quelle pr rigorose e motivate dei primi teotici del XVIII secolo, di cui parleremo in seguito. Si pu comunque dire che il dimensionamentoin chiave geometrica rest, sino a tempi recenti, il criteio pr seguito dagli architetti: il persistentepregiudizio che solo Galileo cominci a smuorrere, secondo il quale strutture geometrcamentesimili dovrebbero avere identiche propriet statiche, aveva spinto Leon Battista Alberti ad asserirela assoluta slcwxezza dell'arco semicircolare (< Reciaatarc n omniatze,rre condotto numeflnisimum >') e ave.va. fosi trattatisti a definire in linguaggio geometfico la figura delle volte e le propozioni t^ gli elementi che tispondesseroad obiettivi estetici, a riferimenti stilistici derivanti dalla tradizione classica: sisnificative simbolici, a canratteri a questoproposto, le costruzioni graficheproposte da Guarino Guarini ,, sono, le indicazioni pseudo-statiche G. B. Borra a, le regole dimensionali del Cavadi lier Fontana per i profilo delle cupole, (fr,g.9.2), successiyamente approfondite ad esempio da Bernardo A. Vittone s, nonch i complicati algoritmi escogitati dal matematico Frangois Blondel direttore dell'Acadmie d'A.rchitecrure di Parigi per la < risoluzione dei quattro principali problemi di architettura >6. di Quel che stupisce la quasi completa assenza un riferimento a,l\astatica stfutturale e alla resistenza. Tra gli antichi fa eccezione,al solito, Leonardo da Vinci. Tra i suoi appunti e i suoi schizzi il lettore moderno pu fintracciafe intuizioni azzeccate,,^ccenni promettenti, germi di idee che solo tre secoli dopo tfoveranno uno svlruppo. << Arco ror altro clteaxaforeq7a caatatada tlue deba/eqqe scrive Leonardo > << imperach I'arco xegli edif.ti tonpo:to di daequart di circalo,i quali qaarti circuli debalisino per s deidera catleree oporcndosi ciascuno alla rana I'ana dell'altro, le 7. si dte debohqqe conaertoxo ma anica fu fortella > Non si potrebbe dir meglo ! Ma v' di pir) : nel codice Foster II fol. 82v si scorgono alcuni schizzi che sembrano voer indicate una misura empitca della sointa sui rinfianchi e una valutazione della forza. cti pu essere.ggett" l" cat;na di un arco (fig. 9.3). Tn gli appunti intercalatiai grafici particolarmentenotevole il seguente<<l'arco non ri ronper, s la cardadell'archidi fari non tocher I'arco di dentro 8 (fig.9.4); >>
2 Leon Battista Abeiti, Dd re aedifcaloria, Tsio e traduzione a cura di G.'Otlandj, introduzione e note di P. Portoghsi, Libro IU, cap. XIII, p. 235, Miano, 1966. r Guarino Guarini, Archlefiuru it)i/e. Tor\o. 1787. + Giovanni BattistalBorra, Trattato della cogniTowdelh rerirletl<e,'foljo, 1148. 5 B, A. Vittone, cit., pp. 509-514. "Mmoircs dc I'Aca Frxngois Bldel, Rohlian dt qtulre tri"tilranx pral)h"M ',4/Litcct ft, d m i e t o y a l e < l e s S c i e n c c s .D p u i s 1 6 6 i u s q u ' 1 6 9 9 " , ] i ' n r c V , l , i r i s , 1 7 2 9 . ? R()bc(o Mrrcolonsrr, .lttdi llikciaki, VlI, p,231, N:rpol, 1937. 3 \l,itlc , VlI, p, 239,

l:i.q. 9.2.

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l-i.1. 9.1.

326

Arcbi,

"ake, ctpale

Le Prir//e teaie rlaticbe !a/|'ar.a

ii

nxrutura

327

questa una regola, seppur grossolana, che sar riproposta nel Settecento da Couplet: probabilmente Leonatdo v' g i u n t o a . s i m i a n d ol ' a r c o a u n 5 s t e m a di due sbatre ab e bc e.

9.2 LE PRIME TEORIE STATICHE SULL'ARCO P. DE LA HIRE E B. F. DE BELIDOR

IN MURATURA:

I primi consistenti passi avanti per una teoria statica degli archi e delle volte s debbono al matematico astronomo francese Philippe De la Hire (16401718) con il sto Trait de Mcaniquensettto negli atti dell'Acadmie des Sciences "1666 dal al 1699 e pubblicato nel 1730 e, successivamente, nel 1712, con una Memoria pubblicata dalla stessa Accademia nel 1731, dal titolo Sur la corctnrlion det uoles daxs h dtfces'o. Nel Trait de Muxique si trova l'inizio di una < chiave di lettura > delI'arco che fester egemone durante il XVIII secolo e che a fatica sar rimossa a seguito di reiterate contraddizioni sperimentali. Si tratta cio di riconoscere nell'arco la presenza di qualche < macchina semplice >. Del Nledioevo sapprmo che l'arco era letto in termini di /euae di pano inclinato (grautassecarduru itum); ma ora, con De la Hire, enta a far parte della << gfammatica )) espressiva l'altra macchina semplice: il cwea. Non forse vero che i conci dell'arco possono essere intesi come porzioni di cunei incidenti sui (letti> che separano un concio da quelli attigui? La" tnttaztctne di De la Hire ha il merito del primato. ma non certo soddisfacente: il dimensionamento suggerito non hi rjscontro reale e conduce a vari Paradossi. Essa tuttavia inaugura un approccio importante per la statica delle strutture in muratura, lo stessoche si riscontra nel trattato di G. B. Borra: queste sono intese come sistemi di blocchi rigidi, di solidi geomefficamente definiti che in nulla si distinguono dai solidi euclidei se non per il fatto che sono dotati cli peso; Ia povert di tale modello < galileiano > subito evidente quando si voglia utilizzarlo per la trave inflessa, come sappiamo dai capitoli precedenti. Ma dir.erso il caso delle strutture murarie aci arco e a volta: I'elemelrto fisico ignorato non tanto la deformazione, quanto invece l'attrito. Sar l'introduzione di questo elemento la via che miglirer l modello; rna occorre attendere la fine del secolo perch le leggi deil'attrito siano definite correttamente, e tale merito spetta a Coulomb. Per ora il nodello quello di un < solido euclideo pesante> assolutamente
e Per un nxggiof approfondincnto degli argomenii imitari in qesio prrngrafo rccli Andrc.r Capi<i)ili siextifclte vlh 'trtttuh.e al/ate ,"a .le/ XVIII rrralo, Gcnovr, 1980. Io Qucsfa l\'temoria etll stxt^ prccedutx, scmpte sugli atti <lell'Acaclnric rcl 1102, cl' tltuznltLj vr /a /on". d? qulqtffi Am dal ei le ltt .latlr /'.1ft|)itr.rr" (()sscfvrzioni sull.r n;turr cli ,rlcuni rrchi ( l i c u i c i s i s c r \ c i n ^ r c h i t c r u n ) : i n c s s ^ l ) c r I I i r e c r i t i c a , p c r r n o r i v i c s r c r i c i .t r n l < l c l l cc L r r v eL r s r r t c r n g l i e r c h i t c r ti in l u ( ) s ( ,( l c l p o r z i < ,c . L c e r h i , , , , , l r r l l r s , c ; , , c i r r , l r r , t r r .lrr r . r r u l 1irr r u , , , rp , r | . . t r i l , r , i r i n r o s t r l n t Lc o s l l s u r r r o r c v r l ct l i r r c s r i c h c z zrrn t l r c , r r r r r l i r r .c f r r ( t u ( t . . t c i r r c t c r r it r s c r r r i , ( l l i s s c l c u f ! r t ) i i , , r ( l n i r r i v r l l c r c i l p r r r b l c r r r r , Biti,

levigato. Abbiamo gi osservato che la determinazione di una soluzionc, <ptrndo si possano \rtihzz re soltanto le equazioni di equilibrio, pu essere cfcttuata considerando situazioni limite o situazioni ottimali: il De la Flire si avvicr su entrambi gli orientamenti. Nel Trait egli si attiene al caso in cui la prcssione tta i conci sia perpendicolare al letto di sepatazione; nella memoria clcl 1712 tnvece egli batter. I'altra strada, dell'equlibrio limite , ottenr-nd,o una scmplice valutazione dello spessore da assegnare al piedritto. Va notato che ci che rende il sistema di solidi rigidi un modello capacc di sullciente espressivit, essenzialmente un rovesciamento del problema statico al quale siamo ormai abituati nella verifica di resistenza. ()ssia non si tichiede di determinare la sollecitazione reale di una struttura assegnata, ml si richiede la definizione della forma corrispondente alle ipotesi statiche assuntc. Ci ha fatto s che, per buona parte, il djbttito settecentscosulle voltc riguardasse la configurazione della forma struttural pir opportuna. Era questa una situazione invidiabile di mutua collaborazione tra l'architetto inventote delle forme, e lo stutturista attento alla compatibilit sttica. Del resto, in realt, siffatta collaborazione rimase, anche allora, piutt,rst,, intcrrzictnale, I problemi afftontati nel complesso dal De la Hire sono due: I'equilil>rio rli una r.olta indipendente dai piedritti (Trait de Mhaniqae) e la detefminazi()nc tle|la larghezza dei medesimi in funzione delle spinte provenienti dalla volta (\Icmoria del 17"12\. Vediamo ota di analizzarc nel dettaalio i due lavori. Nel primo, alla base delle proposiioni riguardanti la statica clcgJirrchi, I)c la Hire pone un teorema che di grande ilrLpoftanzain quanto prclLrclc,pur rr un linguaggio monco e contorto, tna tefaztone fondamentale dclla static:r rlrrfca che sar messain eydenza verso la fine del XIX secolo: si tratta (li un rrso 1lqu2n1o anomalo del poligono delle forze per esprimere I'ecluiliblio rli r. ' .isrema di forze concorrenti. ln ultima analisi l'autore osserva che se tre forze, Fr, Fr, Fr, convcrgcnti in un punto, sono in equilibrio, le loro intensit debbono essere in l)r()l)()r/rr)re con i lati di un triangolo perpendicolari alle direzioni delle forzc nrcrlc'.rnrc (fig. 9.5 e fig. 9.6).

I r. 9.1

328

Arthi,

robe, cr?ole

Le pin?e teae$alicbeull'dn)ai mrralua

3Zg

Infatti, nel triangolo di equilibrio le tfe forze stanno tra loro come i seni degli angoli opposti e cio:

(e2.1) .
e, riferendoci alla frg. 9.6, tratta dall'originale, in cu le tre forze Fr, F. P, sono concorrenti nel punto I{, i seni degli angoli sono allora senDKE, senEI{C, senCKD. Tali angoli sono supplementari con quelli DIIE, CGE, CFD, del triangolo GFH, costruito come detto n precedenzae i cui lati sono a loro volta in proporzione con i sen dei rispettivi angoli opposu.

guenza di quanto detto ; superfluo soffermarci sui passaggi, ma il ragionanlcttlt t essenzialmenteil seguente: come si vede sulla fig. 9.8, tratta dallirrigin:rlc, si esamina una volta circolare, o, piuttosto, la sezione trasversale di qucstt, un arco a tutto sesto cio, con i conci tutti uguali e nell'ipotesi < cltc i girtttli siano infnitanente lirti e che pouano sciaolare l'ttno corra I'altro rcn7a intpedintutlo

c\
Itig.9.7. F9. 9.8

Fiq.9.6. Si conclude infine che, avendo gli angol supplementari gli stessi seni:

(e,2.2)
La stessa proporzione sussiste anchepet qualsiasialtro triangolo, simile al precedente,con i lati sempre perpendicolari alle direzioni delle forze, come, ad esempio,quello ILM della stessa fig. 9.. _ Ci posto, un ulteriore passaggio caratreizza l'applicazione della precedente proposizioneal problema dell'arco: ed il problema dell'equilibrio di un tratto di fune, privo di peso, assoggettatoa. pesi diversi (69. 9.7). La cosa non pu certo stupire giacch I'equilbro funicolare (gi indagato da Robenal e Varignon) Ia pir chiata espressione delle regole di composizionee decomposizione delle forze; va per osservatoche il riferimento alla fune ha ancheun significatostrettamente attinente,.1 comportamento delI'arco poich, come gi accennato cap. 6, rovcscianclo 6gura assunta nel la ca una fune tesa si ottiene proprio un arco i cui clcmcrti sonr) scmpliccmcntc comprcssi. clucsto A punto l'arco attratt()cll l)c LL llirc comc |rgica consc-

I pesi dei singoli conci sono applicati nei rispettivi centri di gravit A, B, [), E ed hanno la direzione della verticale; quello del concio in chiave asscgnato a priori; considerando quest'ultimo, e anche poi i successvi,c,,mc trrl ttueo " che si appoggia ai contigui attraverso le supetfici di contatto Ir( ccl I ll, il suo peso <<rortenull dalh potenTe> (leggi: forze) che hanno per dirczioni lc pcrpendicolari EG ed EI alle superficie di contatto medesime, ai giunti cio. Il legame tra dette (potenze) e il peso del concio in chiave, le rc fltzc t lrc si devono equilibrare, esprimibile attraverso il rapporto dei lati clel triansolr CKL ottenuto tracciando da E la linea KLP perpendicolare alla !'C, dirczi()ne appunto del peso del concio in chiave. ,\n2lngamente, rolungando igiunti tra isuccessivi conci sin,, a incr'ttp r rru c sempre la retta KLP si metteraflno in proporzione le forze relativc rtr.l ,,sni concio con lati di un triangolo, lati che risultano perpendicolari allc rliltzioni di dette forze. Per il concio successivoalla chiave si otticne ad cscmDio t l r c , ( l g . 9 . 9 ):

(e.2.3)
l)roccclcndo nello stesso modo possibile esprimere i pcsi cli tutti i conci ,li rrrr atco con i lati clei triangoli rispettivamente costrujti nel ntotlr sopr
'r (lucst,) richiri l conrportrnrc,rtodc cunco c rc lcggi dclla nccc,ic chc l() I,i,vcrtrrr(' og1'.rrt lrrchc in unr brcvc nrcnrorir <li Pxrcnt dcl 1704 tl^l ti\o\o'liatllt //t Iot( ota. hurylh il J.tnt |lt|i,ll|'0n]'|o1'atJ|]|.|x''|al(lNh,,lf]|,0|Jllt1|]|oi'1|lx!' nr(riri {i csscrc !lrcri()flrc rc pFr(l(ndrt.

330

Arrlr,

,ohe, rpole

Le Pnc

rPa P ttatilte

lull aho i

utttatrd

331

ndicato, poich permangono le relative proporzioni tta le foxze e segmenti intercett. Si pu cos determinare << carico da afidarsi ad ogni conciotaa cui si il gli archi e le uohe>> megio il peso, o la forma, di ognuno di essi, preo fornano fissatone in anticipo quello in chiave < a.lfnch rerfino tutti it eqailibria >.

si presefltino perfettamente rispondenti (questo detiva dal < modello > cunco contraddetto per via sperimentale da Freziet: e da alttil' eppure la tcoria e sarL 'i) di De la Hire continuer a soprawvere I c) che la spinta si collochi al lembo inferiore del giunto di tottura. Riassumendo, il cuneo costituito dalla parte superiore della volta, al di sopra del giunto di rottura, che cala per il peso proprio, tend.e a far ruotare il pidritto, solidale con la restante porzione della volta, attorno al punto II

(fg. e.11).

Fig. 9 9.

La costuzione cade ovviamente in difetto per I'ultimo concio, quello < alle imposte >, il cui peso risulterebbe infinito in quanto la retta KLP e la CS, prolungamento dell'ultimo giunto, non s'incontrano mai essendo parallele. Non sussistefldo pir equilibtio, una minima forza pot, trasmessa all'ultimo concio da quello in chiave e dai successivi, tenderebbe a spostarlo. Di questo fatto, che non trova riscontro nella realt, De la Hire consapevole per e rimedia dicendo che in effetti i giunti, a causa del materiale che s'interpone tra essi,le malte, non sono poi cos perfettamente lisci e che l'attrito dunque proweder ad annullare questo paradosso. Il problema del dimensionamento dei piedritti affrontato nella seconda Memotia dove De la Hire d inizio a un modo di ragionare e di interpretare il compottamento dell'atco che rester.egemone per quasi un secolo. Si tratta di un abbozzo di calcolo a rottura: in altri tetmini l'autore prospett un possibile meccanismo di collasso e si propone di esprimere l'equilibrio limite ad esso relativo. Con ci viene meno l'ipotesi di giunti lisci e infatti quest'approccio sar ripreso dagli autori successivi come quelio attinente ad archi dotati di connessionetra i giunti. L'ipotesi di rottura la seguente (fig. 9.10): a) che la volta si spacchi in una sezione intermedia tra l'imposra e il mezzo de\Ia chiave, a 45' circa cio (per osservazione diretta forse o per un falso appello a considerazioni statico-geometriche)r' ; b) che nelle tre zone individuate dalle sconnessioni i conci siano talmente ben uniti gli uni agli altri da formare un corpo unico e che le fondazioni

t;i.q.9.10.

Fig.9.11 ,

L'equazione di equilibrio limite calcolata dunque con il ticorso I unrr hlpotzotlior >> nel punto H e le Potenzc pl)li It:,,t a << gomifo > il cui fulcro << rltc agli esttemi sono le spinte della volta, al di sopra del giunto di rottum, ccl i pesi propri piedritto porzione inferiore della volta solidale con qucsto. l,a diiicolt consiste ormai nel tradurre la forza peso verticale del c()!'lci() srrpcriore nella potenza D, perpendicolate in L al btaccio di leva, e ncll'cspri'I (lcll rrtrc i pesi'a delle parti stabthzzantt riportandole sull'altro cstrem() I t r , r . \ l . r n n o c c o r r es p e n d e rir t e m p o . llcliclrrr, nel trattato gi citato nel ca1. I (La scietce det ftgrtinrl datt ht ,,'t ri/r fu.r trauatrx def\rlifca/ion et d'arcbileclttre ciui/e), espone una su^ rilctluril rlcllrLtc,ra del De a FIire al fine di renclerne pir agevole l'appicazionc, ttcll,t
' I'at.Littttl. .n'lr', lr Pn)lcr0 ,. ^. Borgnis icl T taitti [1luotaile de on|t ttiau allnr .' l.illi ircl 1i23,riticnc i tcori di l)c a Ilrc c<nc la piit vrlirla a prgcttrrc. nchc sc rtll)lx'.1 t , , r , , r ( : , l . l L r s i c u r e z z r p e r u n s o v r l < l i m c n s i o n a n r c n t or l c i p i c c l r i t t i . i V . l . S g n z i r r i p o r t r r i r v , l r r c r r t ' l
|'|"|1,tl1'\.]l|.lll ij.|;/''7,tl:d,tttl

G e o e r a l m e n t ea c c a d cc h c , a l l a r o t t u t a , u n a r c o l t u t i o s c s t o d c s c r l i , ) t e n c cr c r p r i r s i i n chiar-cvcrso l'intr^dosso c alc rcni, cor r neolo ci circe 0'rispcrro.rlh verrulc, r'crso jcsrrl . l ( ) s s o : n , r s c t o r l t c r n r i n c c c l u n g o c a r r r r n i n oc h c n i z i : r r r r o q r L e s r (c , ) , , p , l : , r , c n r ( i , c vcnuto r llr prflc dela < tcori ).

, , J . r r cr l : r f r l . ( l l r c z vi n b r s c r l h r c o r i l c i l ) c r l l i r c . , ' t r u l r e f i , ; r . i p o r c s i < l i r o L r c p i c t l r t r , ' s l ) c s s , r c , ) s t r r i c r r s c n v ) l ( r t q i r ' r ( l i r h(1 .. , s t ' i c i r r r r r r r t l r i i r t 1 l 1 r s r . * " i , " , r r " r i , r l c ,o r r s r r r r r l i r p c r r r r cs u h s c z i ' r r cr u s r e r s r l c c s " s r i r t r i r c I ' c s i r l c l l c c c t r r r r n . r r t rc o r r 1 r r i s r r r t t i r cr r r c r .

332

Aftb;,

t)ahe, pole

Le tne

tearie statlre &ll'drco

in ,,urd/r/a

ttt

sprito divulgativo tecnico che anima tutto il suo testo. Il tema delle volte figura, come sappiamo, nei quattro capitoli che costituiscono il tibro II ed affrontato sia alla luce di concetti statici con una certa elabotazione analitjca, sia medianteuna esemplificazione sufficientea consentire << aftl)e chi nor anaJe d > I'algebra t azzeccat:e giusta << la grL$e<<a piedritti d'ogttirpeci tolte>: tn dei d particolare viene riportata, per atchi di piccola luce, la vecchia regola geometrica di cui si parlato gi nel par. 9.1. Concettualmente, Belidor non si discosta affatto dalle ipotesi e dal modello gi proposti da De la Hire: I'unica significativa variante sta nella diversa immagine di leva angolate che il primo e il secondo autore intravedono nel comportamento dell'arco.Cio, mentre De la Hire fa appello allaleva dellafr.g.9.72.a, Belidot preferisceattenersialla letra dellafrg.9.72.b; ci comporta una differente - benchanaloga- scomposizione della forza responsabile << del ribaltamento >

litudine tra i ttiangoli HON, NYL e LCO' Riferiamoci alla fig. 9.13 di un arco a tutto ,aato i gtota"rra costante, dove y tappresenta' la Tatghezza inco' gnita del piedritto di"altezza. assegnata l, dove b la, distanza tra la vetticalc' aondottr al baricentto Q del concio inferiore MmKk, e f intradosso del picdtitto e c denota infine la distanza tra 10 stesso intradosso e la verticale abbassata da L.

Fig.9.'13. Dalla figura si ha:


Fig. 9.12. intorno l punto H (fulcto della leva). Avendo individuato (pur ertoneamente !) il giunto pir debolea 45', d,etta I'area'5 del concio MmAa (fig. 9.13),per Q" ottenere la forza d pressione di questi sulla patte sottostantebaster decomporre Q" secondoI'orizzontale e secondola normale al giunto Mm: ne segue allora che tale forza di pressioneF, diretta secondo LO, misurata da:

YL:y+c
c rluindi:

HY:lf

OC

IIN:HY-NY:HY-YL
( )ssllt:

IIN:l+oC-(yfc)
: ln rrlctl(l()

F : Q.\/z

(e.2.4)

ed applicata da Belidor nel punto medesimo L della sezione Mm. D'altra parte il braccio di leva relativo HQ pu esseredescritto considerandola sim!
r s . I l p c s o r i c o r T d o t t or l l ' a r e a , c o m c s i i r i n D c L n t t i r c , n c t t ' i p o r c s id i i n v r r i n b i l i r i d i s p c s s o r c d c i c o m u n c n t i n s c n s ( , l ( , r s i r u ( l i n r L co ( l i ( r r ) J . t c ' . r c i rr:trc l n , r r c r i : r l c ,

l-

OCI

l-c

t t (,1Icrc:

llN,.f

334
e il braccio di leva HO divienc perranro:

.4rclji,

,obe, ebpole

Le dxe znarie di Cok?let

t33

HcJ:

\/-

(f _y)

(e.2.5)

A. questo punto immediato scrivere l,equazione di equilibrio alla tota_ . ztone intorno al punto H:

Q"(r-y)tt

* Q"(y-b)

(e.2.6)
Fi9.9.14. Ci posto, la lettura statica del comportamento dell'arco si svolge semprc con il richiamo alla teoria del < cuneo >, la macchinasempiceche, nel pensiero degli antichi, esprimevacos bene il < mutuo soccorso) tra i diversi conci compooenti la struttura voltata. La fig. 9."15, stntetrzza eflcacemente numeroseconsiderazoniche il Couplet sviluppa nei problemi successvi, per la determinazione delle grossezze dei conci e delle ( spinte)) da questi esercitatesui limitrofi nonch sul piedritto. Anzitutto si suppone assegnatala forza e dunque il peso Qa del concio in chiave che esetciter < per primo > sforzi perpendicolari ai giunti dei conci limittofi. Con la nota regola del parallelogramma si ottergono dunque lc fotze F,1"e F,ro e si prosegue poi la costruzone nel ttatto a sinistra dell'atco:

dove al secondo figurano i contributi dovuti al peso del piedritto -membro e del concio MmKk. Dalla (i.2.t7 si ricavainfine:

_, y:

2Q" - 1

Taa+-aJG+ bt
l2

(e.2.7)

ossia"la larghezza cercata del piedritto.

9.3 LE DUE MEMORIE DI COUPLET


U n r i l e r a n t e p a s s o r i s p e r r o a i p r e c e d e n t ia u t o r l c o m p u r o d a C l a u d e Antoine Coupet ()642 1722) con le sue due memorie De /a'boasse uotiles des del l72q-e Serande pat/ie de /'ixaner de /a poas:cdes roilet del il:0, pubbJicate dall'Acadmie Royale des Sciences rispettvamente nel 1731 e 1,732. Del Cou_ plet abbiamo gi fafto cenno in nota nel par. B.9 a, proposto dei suoi tre lavori sullaspinta delle terre e i muri di sostegn; proprio ii connessione a tali studi che.il nostro.autore. si ac-cingea tnttare il probleLa delle volte. S legge infatti ner lntroduzrone atia prtma memoria: << L,esame che ho condotto sulla sointa delle terre (...) e la determinazione delle basi dei rivestimenti (...) semb'rano ichiedere che mi occupi della spinta_delle volre contro i piedriti nelle ipotesi di conci lisci o dotati di attrito e che detetmini gl.i spessoriiei piedritti (..) ) '. Alle volte prive di atrrto dedicato appunio il-saggio del'9 febbraio i729; naturalmnte-, la proposizione fondamentae dalla qua-scatutiscono con rnim_ magnabili elaboruzoni tutti i teoremi, i corollari e le soluzioni del Couplet la stessa_ che gi il De la Hire aveva tllizzato; si tratta del seguente lema : < Se una forza i'iene scomposta in due, le tfe fotze stat^nno tra di loro come i Iatl dr un triangolo formato dalle perpendicolar alle direzioni di queste tre forze > (frg. 9."t4) '7. r Couplct, p. 79. cit.,

rr Ibidcrl. o. 80.

9.tt.

336

,+chi, ,ohe, ,,tpah

Le d e nenarie di Cokpht

3t7

sul prolungamento della AE, a partire dal punto B, centro d gravit del concio successivo alla chiave, si riporta HB: AE e nel punto H si traccia una verticale sino ad incontrare in I la perpendicolareal gunto sottostante. Si individuano cos il peso Q" del concio, la spinta FB e analogamentetutte le altre incognite del problema, ivi compresal'ultima spinta FD sul piedritto. Da notare che nel caso in cui l'attacco volta-Diedritto risultasse orizzontale, l'equilibrio sarebbegarantito soltanto imponendo all'ultimo concio d,aver peso infinito: la paradossaleconclusione viene rimossa dall'autore facendo appello alI'<< atlrto tra / parti a menodi un cedinentadel piedritta e di z/n so arretr{a dalla fig.9.15 emerge ancora un'inreressanterappresenta zione gtafrca sia della vatiazione delle < grossezze (o dei pesi dei sngoli conci), sia delle > fotze di pressone.Infatti, sempte in virtr del lemna iniziale, sulla tetta orizzofltale Sl (qualunque) si individuano, nelle ntersezioni con le congiungenti .il centro O della volta e i giunt dei vari conci, dei segmenti XY, VX, TV, ST che esprimono i pesi dei conci A, B, C, D, nell'ipotesi che i conci medesimi siano in equilibrio e nell'ambito della proporzione stabilita appunto dal lemma; analogamentei segmenti OX, OY, OT, OS rappresenteraflnole spinte dei conci della volta sui limitrofi. Di piir, il sgmentoOZ che congiunge il centro O della volta con l,interst-zione la vetticale e la linea di fede S, misura < la spinta orizzontale della tta chiave, quella di tutta la volta o di una porzione qualunqe di essacome risulta evidente poich ogni porzone, come la volta rurta, debbono farsi equilibrio con la chiave> '0. Seguono numerose applicazioni coredate talota da facili costruzioni grafiche, come quella della fig.9.1,6, dove sono determinatele grossezze conci, dei o meglio la loro legge di vaiazrone. Non di rado I'atrenzione del Couplet si accentfa su temi di carattefe.geomettico per la descrizione delle aree e quindi del pesl pfopfl ad ognt concro. IJn teorema, sul quale non vale dilungarsi, afferma appuflto che l,atea di MmNn coincide con quella del trapezo M/m/N/n/ (frg. 9.1,7)individuato dalle due tangenti in chiave alle curve di intradosso e di estradossoe dai prolungamenti dei giunti Mm e Nn, Su questabaseviene anche offetto un metodo analitico pet trovare i baricentfi di ogni porzione di volta. Il punto S per il quale passa la risulrante dele pressioni sul piedritto individuato dal Couplet nell'potesi che il centro di spinta sulla chiave sia << agualnenlediante dall'intradoiso e dall'ufradasto perch it'pi sicr.tro>>20: qwesto determina evidentementesia la spinta otizzontale, sia la risultante suddetta per semplice scomposizionee7lafotza"peso secondo la retta lp e secondo la direzione lS normale al << cuscinetto EA >. Per le volte di spessore uniforme < delle chiese, soprattutto > l'autore con18 Ibidem, p, 84. rq lbidcIll- D. 86. ,o Ibidem- ;. 99.

Fig.9.16.

l)i.q.9.17.
sigia ci tracciarne il profilo seguendo la nota regola tratta dall'equilibrit> funicoliLrc, con l'avvcrtmento di variare i pesi sollecitanti la fune qualora la volta {ossc gravata in modo disuniforme,

338

Ac/)i, "o/te,"Poh

La l)ri,ha leoia

slat;ca d; Piefte Bougw

n//e rapole

339

Awiandosi alla conclusione di que sto lavoro veramente significativo, bench non cos divulgato nelle applicazioni tecriiche come quelli di De la Hire e di Belidor, Couplet affronta il problema delle centine gi indagato, ma in modo etroneo, da Pitot nel 1726. Su questo tema avremo modo di ritornare n seguito parlando del trattato di Leonardo Salimbeni; quindi non occorre ora soffermarsi se non per ricordare la conclusione (sostanzalmente corrtta se i conci sono assai numerosi) ottenuta dall'autote: che cio < i conci che caticano la centina stanno nei 60', quelli che non la caricano, nei 30' dall'orizzontale > " . Passiamo ota alla seconda memoria del 1730 dove Couplet affronta il problema delle volte avendo riguardo, come dice lur, al|adetenza tra i conci; qui il discorso si fa, in certo senso, piir vago e discutibile, bench non si debbano ignorate alcune intuizioni feconde che il dibattito successivo terr ben presenti e trasformer in ptoposizioni rigorose. Va detto subito che l'aderenza o I'attfito citati dall'autore sono appena intravisti, senza che ne sia offerta una valutazione quantitativa, soprattutto in relazione a un possibile meccanismo di collasso : ossta << I'engrwmefitentle ler Voastoirs >>(legame tra i conci) " inteso come ci che impedisce lo scorrimento lungo i giunti, per cui la rottura pu arvenire soltantoper distaccoin seguiro a rorazionemutua intorno a cerl punti dell'estradosso o dell'intradosso che Couplet indica con iI nome di << cltarrires >>(cerniere). Il primo teorema esposto dall'autore riprende un'idea che avevamo g scorto in Leonardo: la condizione < suliciente > di equlibrio che viene soddisfatta < re la corda del/a net de/l'eradosta non taglia I'intrado.tr0, ma ?a;ta aautq/u e tro la .rpe$aredella aolta > "3 (fig. 9.18). Il problema sta per nel valutare l'equilibrio quando tale grossolana condizione sia trasgredita. A tal fine Couplet immagina che l'arco possa esse{ ricondotto a un sistema di quattro (stanghe> disposte come nella fig. 9.19, e che l'equilibrio della struttura possa esser descritto con riferimento a tale

sistema afticolato: la tottura, owiamente, pu vetificarsi soltanto sc I'lngokr D-A.E si apte e gli angoli AEC e ADB si chiudono. Tutto qusto potrebbe condutre a un calcolo rigoroso se il Couplct non aggiungesse un'ipotes erronea: che cio i giunti di rottura alle reni dcbbano trovarsi a 45o. Purtroppo questa fedelt al pregiudizio gi presente in Dc ln I-Iire e in Belidor toslie interesse alle successive elaborazioni analitiche tiferitc ai diversi tpi di arc: sat Lorenzo Maschetoni a ottenre la vera souzionc sulla quale avremo modo d parlare in seguito.

9.4

LA

PRIMA

TEOR.IA

STATICA

DI

PIERRE

BOUGUER

SULLE

CUPOLE

Nel 1734, e precisamenteil 19 maggio, il Bouguer' a ptesenta all'Acaclnric la prima memoria che esplicitamente tratti il problema delle cupole: intifolata Sltr les lgtet cottrberqlli tafit pr0pre former hs unlesex dme.ll Bougucr inizia il suo lavoro con le seguenti parole: < Ifolti autoti hanno studjato c()rl :lran cura le volte ad arco semplice : gli ultimi volumi delle Memorie dell'Accrdemia contengono eccellenti saggi su questo argomento, e tra di essi ()ccorrc citare con distinzione quelli del Sgnor Couplet. Non restano che le cupolc, che nessuno, a quanto io so, ha esamiflato. L'utilit che pu avere tae esamc me lo ha fatto intraprendere: I'uso delle cupole assaifrequente in molti nosri cclifrci. Io mostrer che un'infinit di linee curve sono appoprjate a formarc (llresta sorta di volte, e indicher nel medesimo tempo la maniera di sccglicrlc. Supporr sempre che le pietfe o i conci abbiano le loro facce perfcttamcntc lisce: se una cupola deve sostenrsi in questa ipotesi, si potr essere certi clc cssa si sosterr anche nello stato attuale delle cose, in cui i conci non poss()r'r() scivolare gli uni sugli altri se non con grande difficolt >. L'esito principale ottenuto dal Bouguer consiste nell'aver esteso al caso lrdimensionale un risultato che certamente citcolava nesli ambienti scicntilci tlci primi decenn del secolo. Si ricorder che nel 170? Giecomo Bernoulli rn cva dimostrato che un atco a forma di cateoatia fovesciata resiste al proprio lrcs(), quale che sia il suo spessore (pat. 6.4). Non forse possibile prcsagirc rlr rluesto fondamentale risultato che una cupola generata per rotxzione (li unir ( ur\rl opportunameflte scelta intorno al proprio asse goda di un'analoga Ptotrritlr?
rr I'icrrc Uougue, (198-1758), ricor.lto sopraitutto pct ll suo'1ru/ta/o dt/ ^a!/h (114t) , 1 , , \ . , f i l ) r c n d c n ( l o t e o r i e i l i D a n c l e I l c r n o u l l ( e d i l , u l c r o ) , < f l c c , n o s c c r c < , t t <i,l i < ) n 1 c< l i , t k t c ! ' , t t t , s r l l r r r r i t s , , t t o i l q u a c c c v c c s s e r cs i t u a t o i c e n t r ) d i g r a v r rd i t u t t ( ) l c a r i c o d c l v : r s c c l l o ; c s a f l t i n a L r r r r r ; 1 1 i ,pro s i z i r r r e d c g l i a b c r i L l c L l c r v i , l ' c s t c n s i o n c c h e b i s o g n r . l a t e r l l c r c l c , c i r i v ! f s i l | r l v i l l ( n t i ' n ' 1 . ' r l . , i i , ( ( r p { , p p r p r ( r ' a c h c p ( ) s s ( n ( )a c c r c l c r c ,a m o t i v o c l c i c a n , b i r m e n t i t c l l n r h t r l i o , t i o , r , I r c , , l < 1 1 r u r t , , l q u l c s i p i ' c < ) l c c p i rn c c o l t o r u r t , rl , r s f , , r z od c l \ ' ( n r ( )c ( ) n r u )l c v c l c . l - c ( ( ) g n i e t r r , r r t l r . r r i c h cc h ' c ! { l iu n i v i u n p ( f - ( n ( r c { } r .I ( ) h x n n { ,f ( r s t r )i n i s r r ( )( l i s p r r g ( r c s o l ) r . r l u c s r , l x r.,gFt|.,(lc'..Iurrri.,IlrrlIrlutiilrinlllrnlri>(ll('ln'ssut''\'tt!:ph.!'rnMh'.li 0 r, , t). 106, l\lili ,', 1802).

Fig. 9.18.
,Ilbidcm, p. 113. ,tr Couplci, .\tto'kle l,arlt lL l'rxarm 2r lbitcnr, l. 119.

Fig. 9.19.

dc /n patt:r:t lu

iaikj,

t. 118.

340

Arclti, wlte, npate

La ?rna

leaa naca

di Piene Baaguer ulle apole

34t

Il Bouguer ha saputo perseguirecon rigore e acume matematico tale idea, giungendo a indicazioni di notevole interesse.Partiamo dunque dall'equazione differenzialedi una catenaria [cfr. la (6.6.15)]:

Ci conduce ad assegnare alla curva AM I'equazone:

f,v' : Jlz do '


0

(e.4.6)

(e.4.1)
dove l'apice denota la detivazione tispetto a z e dove il mutamento di segno al secondo membo risptto alla (6.6.15) deriva dal fatto che ora la costante P interpretabile come forza di compressione agente sulla sommit A (frg.9.20). Essendo ds :1/4 t'z ar, h (9.4.I) pu scriversi anche cos:

essendo il una nuoya opportuna costante. Se le faccette che compongono la cupola hanno tutte il medesimo peso unitatio o sono egualmente caricate, dQ_ dipender dall'elemento lineare ds, sicch la curva muter la sua equazione
flella :

Pdy':qds da cui, integrando: Pv' : fo ds

(e.4.2)

(e.4.7)
dove sempte con la lettera generica f, si indica una nuova costante. La (9.4,7), differenziara, porge:

(e.4.3)

It dy'- 2 65:21/4 da cui: zdz:

,a 4t

(e.4.8)

(e.4.e)

Fi9.9.20.

L'esptessione Jq ds rappresentail peso Q della porzione di arco compresa


0

ta A e una sezione generica M di coordinate z, y; perci l'equazione della cte ria acquista la forma particolatmente semplice:

^dv - d z

(e.4,4)
lti.g. 9.21.

Ora, la superficie di una cupola ormata da zone infinitesime pesanti o caricate nasce dalla rotazione di una curva come quella della fig. 9.21, in cui per il peso di ogni elementoMm M'm' dellk unghia > infinitesima AKk cresce con z ed esprimibilein misura proporzionalea zdQ; il peso dell'unghia AMm sar dunque, a sua rrolta, proporzionale a:
lzdO J '

(e.4.s)

ll B<ruguer integra la (9.4.9) per serie, s da poter descrivere per punti (lucstlt cu(va che d la superficie della cupola omogenea equlibrata e chc pu csscrc ncora interpretata come superficie di un velo omogeneo pendentc rlalla tirr'<rnfcrcnzadi un cerchio orizzontale. Noi otterremo per il medesimo risultirt() ir modo pir spiccio seguendo la t:r.aottazione Bossut, come si vcdra del I nr tltrrrlchcpagina. Si nrrti chc la fillura ottcnuta tall'intcgrazionc dclla (9.4.9) garantiscc I'cqui-

342

Atbi, to//e, capak

La niglio

tfgrra>

de e "olre recoda l'arala Botai

349

librio non solo nel caso in cui la cupola sia tutta chiusa d'intorno con Ie sue zone cixcolati intere e rientranti in se stesse, ma anche quando essa fosse intertotta o apela in modo che un'unghia dovesse appoggiarsi all'unghia opposta soltanto nel vertice. Se invece la cupola intera, I'equilibrio garafltito per tutte le superficie generate da una curva la cui equazione soddisfi la:

(e.4.10)
la Ci vuol dire che, segnata curva di equazione(9.4.6),ossra:

ry,:J z de
ogni altra curva, che spiccandosi dallo stesso vertice si slarghi pir di quella dall'asse, mantenendosi ovunque meno concava, potr descriyere con la sua rivoluzione la superficie di una cupola equilibrata. grossezza finita >, ossia dotate Il Bouguer si occupa anche delle cupole cli << di spessore: ma su questo tema torneremo in seguito quando, istruiti dai successivi contibuti di Bossut, di Mascheroni, sino a Venturoli e a Bordoni, 1]otremo tfattarlo con comDiutezza, Conciu<endo questo ptagtafo sulla forma < ottimale > delle cupole non forse fuor di luogo ricordare che I'immagine clel velo pendente da un contorno rigido rest, seppuf sofirmessamente, come un fiferimento Iofl estraneo alla cultura degli architetti. Un esempio assai noto il modello < sperimentale > costruito da Antoni Gaudl per la sua < Sagrada Familia > ancor oggi visibile nell'attiguo Museo di Batcellona (frg. 9.22).

1i9.9.22. Fa eccezione Coulomb con il suo saggio memorabile del 1773: nel girrr Ji qualche pagna, Coulomb riesce a dire l'essenziale,sistemando quel che cra completamflte nuove questioni di cui, sino acl alkrra' !,r noto. ,lrJ....tdo era chiara neppure la lormulazione, proponendo a'Il'attenzione degl scicnr,n zirLti le linee di riCerca che si sarebbero dovute intraprendere Questo spicga ncrch. tra tutti gli autori settecnteschi,che pule dissero cose molto ilnpori.rrti e genali sulle.rolte, solo Coulomb sia menzionato in modo non gencrclr 'r' ,,'Lr.""i dagli storici, a pattLre dal Poncelet'5, per nire -al Timoslrenlto : le trattazioni scientifiche che veramente imprimono una svolta sono quellc chc r()n soltanto obbediscono alla verit, ma anche sanno esprimerla con cc()rl,rrlia, obbedendo a un principio di semplicit lioguistca e di eviclenza tcs( l !ttlvA.

9.5

LA MIGLIOR SECONDO

<(FIGURA> L'ABATE

DELLE

VOLTE

BOSSUT

Negli anni successivi al 7770, 1a teoria degli archi e delle cupole prende uno sviluppo improwiso, straordnario; diventa argomento erudito di studio da patte di illustri scienziati che, non di rado, sembrano trastullar\.isi, esibendo con disinvolta slaezza l loro possesso dell'algortmo matematico. Non facile addentratsi nei complicati formalismi, nei contorti ragionamenti, nelle sottili dimostrazioni, nelle ardite e spesso nascoste ipotesi che caratterizzaoct i lavori di un Bossut, in Ftancia, e d 1 a qualche tempo, di un {ascheroni o di un Salimbeni in ltalia. L'indicazione costruttiva, il problema strutturale, sono ben presto dimenticati a favore della lussureggianteelaborazione analitica che riconnette il tema degli archi e delle cupole al tema delle curve fcssibili strettrl dcllr: cquazion cliffercnziali cd clastche,almcno per I'analocia abbastanza ()ttcllutc.

Alia memoria di Coulomb dedicheremo i pangrafr' seguenti Qui invccc (lhrlcs ,,,,qlirmo riferire qualche sommaria notizia su due densi studi dell'abatc ln'ssLrt (1730 1814J, un prestigioso matematico francese che si era mcssLr itt del tempo Partecipanclo infatical>ilmentc rrlll rr,,stra cll'ambiente sci;ntifi; ccademie (di Lione, di Tolosa, cli Patgi e, successlvanrcntcr !itrr rli nurnerose jn uso allor.lr, il rli l},lo{lra, cli Pietroburgo, di Torino, di Utrecht): corrr'cre mia mcttcva irl pli() ,, u r1i,,c,, scicntiico era rifmato dai pte mi che ogni Accacle ' | , i ,r,r r,, ,t , I , , uli stucliosi a un'aristclcratica emulazionc' Il 1()str()al)atc, si llu ,
"'htioni t'ttot'tt"t tl\41't'1 i\ l. V. l',,ncclct, li\utNt.rit'lt! tt h;\tnrltlt 'l,i I'tittllt/,t "(irrrrprcs lcrrilus", t, 577 5ir7. 11152' ht"t,t,;;,ih!, I'l' 4,4 5 l. c fl) 511-54l lf :r' S. lirrnsIcnk,,, .l rtr,:n!:th .l tr,,itll!, (i!. tliih"t l'rlni'

344

Arl),

Mlte, c/t4ole

La rligtiar <fgra>

delh ttolte secoda I'abafe Bar t

345

dire, non ne manc neppur uno cimentandosi sui temi pir dispatati Ed lecito dire che, se nel 1770 l;abate Bossut present all'Accademia di Parigi i suoi ", ci non derivava cla un reale coinvolgimento dell'autore studi sulle volte nei problemi dell'Architettura, ma da una curiosit speculativa, come nella ricetia di un esercizio diYertente sul quale i dotti illuministi avtebbero potuto dimostrare I'efficacia della scienza anche al servizio della tecnica e dell'arte Presentando il primo lavoro di Bossut, I'anonimo commentatore dell'Accademia cos si esprie: < La memoria del signot abate Bossut ha il pregio nort comune di stabilite un'analisi nuova e di fornire nel medesimo tempo delle formule applicab ili alla pntica. di ufl'arte importante, dove. la saldezza delle di cittadini. Non v' ormai alcuna questione costruzioni legata alla stcwtezza" a tale saldezza che non si trovi risolta dai princpi impiegati in questa rel^tlva '8. memoria >> Il giudizio , in realt1,esagerato. I1 Bossut limita la propria attenzione su due problem non del tutto originali: 1) la definizione della forma di una struttura voltata capace di garantire l'equilibrio anche in assecnz di attrito o di coesione tra i cond; 2) lL d.etermlflazione dello spessore dei piedritti di un arco o di una cl,pola facendo appello a meccaniimi di tottura che lievemente generalizzano cluello g ptefigurato da De la Hire. Tra i due, il ptimo problema il pi fecondo di applicazioni sino ad allora ineclit:. Vediamo. brevemente la formulazione e la soluzione. Sia ABCD "' (frg. 9.23) la linea di intradosso di un arco, abcd ... ne sia la linea d'estadosso' Si-roppoltg" l'arco composto da diversi conci come BCcb, CDdc le cui supetficie i coitatto siano ben levigate, s da escludete qualsiasi mutuo attrito' I < letti > di traccia Bb, Ca, Dd, ecc., siano perpendicolari all'intradosso' Il Bossut esprime le forze esterne F1, Fz, ..' agenti sui conci assegnandone I'intensit . iu ,rtt^ d'aztone; in F , Fr, ." sono dunque compresi il peso dell'elemento e osni altro carico eYentualmente non verticale. Ebbene, ifconcetto di fondo che orienta l'analisi del Bossut il seguente: un atco ben costruto, decomponiamo le forze F, F, agenti su due conci in consecutivi nelle direzioni petpendicolari ai <letti>; la forza Fr' dunque' si decompone nelle F,, Fru; Ii loiza F, nelle Fr. e Fru. L'equilibrio impone allora che sia:
F - F

-ll.Qt

z-,\

11:/

/,. -

ltig.9.23.

(e.s.1)

-{ dire il vero, questa condizione proposta dal Bossut non suflciente:


,7 C. Bossut, Recbenhetvt t'qalibre dcs t'otet: tna prma Memoria-fu',lett2 ^Il'Acadmic dct "llr'roirc Je l'Aca,lirnic J Science" i arier ii 12 tuslio l?70, na tu pubblicer'nolo piu rrr.5 prcsso l - A n " n c ct 7 7 4 r ' r r c l l ? ? 8 . p p . 5 3 4 5 o o ; u r x : e c r ' n J r M c r r r o r i r ' J ' l r i t ' I " A a r r l / n"""f. a* S.i.*. , i , i i , j * * , t ' , q , i t n * d . t w t ; t c ! c ' t D i m r u l c t t : r i l 2 s c r r c r n h r c 1 7 7 8 ' j P U b h l i c : r r 11 ' n r v ' s r r c c c s s i v o ' nn t%-lll",.,," c l c l ' A c a , l i , r i c R o y ^ l c c l c s S c i c n c c s ,^ n n c 1 7 7 4 " ' p . 6 4 , 1 1 1 8 .

di contatt() tra I ,,ccorretebbe ancora segnalare per qual punto del (letto) rfuttvia l^ ^un ^nz^ non reca pregiucizio allc crrnci passino le forze Fr"oe Fr,. ,Lpplicazioni successiyamenteconsiderate, dove I'arco implicitamentc ricon.i ,tt,, o o.ru linea curva tangente in ogni suo punto alle forze di compressionc La relazione (9.5.1) si presta facilmente ad essere tesa pir) espicita,.con ritcrimento alla geometiia dll'arc<t e alla direzione delle forze esterne Si ha inltti, cal teoreme dei seni (frg. 9.23):
ri t scn 4r scn 11

,_

, . s e nY
scll l1

(e.s,2)

346
Pertantola (9.5.1)si muta nlla: F, _ sena, sen9, F2 sen1, senp,

Arthi, wlte, u,pole

Ld nigliot

<<fg ra',

lclh

ualte secato t'abate Bostttt

347

/c) q 1l

D'z.lr:ra. parte gli angol *, p, y sono esprimibil in funzione dell'angolo g che desctive fa rotazone della linea di intradosso e dell'angolo 0 che denota la dirczione d,ellaforza esterna. E evidente che:

simili a quelli d'intadosso, si potranno allora determinare, per semplice gco'e. metria elementare, i punti m, n', p', ecc. >r Subito dopo, il nostro autore a.llarga I'otzzonte delle sue considerazioni, passando dalla lettuta in termini finiti [rappresentata dalla (9.5.7)], a una letiura in termini differenziali : l'arco inteso come un comPlesso di infiniti conci infinitesimi che si dispongono secondo una linea genrica, da determinarc appunto in vista dell'equilibrio < locale >. Passando al imite, facendo cio infinitesimi- gli archi BC, CD ecc., tutti di lunghezza ds, risulta, pr un arco generico BC (fig. 9.25): sen Ag, + sen dgr: dgt

: 13r aqr
e che:

Pz: a9z

(e.5.4)

(e.s.8)

2'-f

:et-0,

,.

-o"r:

f"

02

(e. s) s.

e per quello atlguo LIJ: sen A<p, > sen dgr: dg,

(e.5.e)

Operandoquindi le sostituzioninella (9.5.3) si trae: F1 E: ossa: F _ sen A?, co! el 99j iql .:!&.:l& Fp senAg, cosg. cos0, .| seng, sen0, sen Ag, cos (9, r.n -\9, cos (9, 0J 0r)

(e.5.6)

(e.s.7)

Il Bossut osserva a questo punto: < Si vede dalleggrzione (ora stabilita) che, conoscendo la figura dell'intradosso, gli archi BC, CD, ecc. ai quali corrispondono conci, e le ditezioni delle forze F., Fr, si potranno conoscere i tappottt tn le medesime fotze. Ad esempio, se l'intradosso ABC un semicerchio (fig. 9.24) e ogni concio semplicemente soggetto all'azione del proprio peso, se inoltre gli archi d'estradosso mn, n'p, ecc. sono concentrici e l:i.q.9.25. \ r ) c , , r l . s e r d e s i g n ai l r a g g i o d i c u r v a t u r a i n B C e d r l e s u a r e r i l z i o t t c irlnitcsima nel passaggio da a D, si ha;

''

d r

, ''

d s r+dr

(e.5. l0)

l ) c r c i c h c r i g u a r d a i t e t m i n i c o s g , , s e n r p r rc o s g ' s c n g r c h e f i g u r a n r r rrclll (().5.7) opfiortuno ri[erirsi a una raPpresentazione patamctrica tlclla

.llig.9.21.

r') (:. ll,'sst|t, R$lttl)!t.,,, cir., p. 539.

348

Arcli, rolte, urpole

La niglior

<fgra>

delle volle *conlo I'abate Barsal

349

cutva AD, secondole z: z(s), y: y(s); essendoB l punto di ascissa curvlinea s, ne segue evidentemente: dz(s)
'' cls

(e.5.11)

Invece, avendo il punto D ascissa f 2ds, ne viene: s

d,(s)
als

.- d'rG) _._
os'

(e.5.12) (e.5.13)

S e n'- e - - - - - : 9

dl (s * 2 ds) . - dv(s) ,
os os

^ d' yG) q s , z' ; "


cts'

Infine, le fotze Fr, Fr, ... si rconducono onde lecito potte, ad esempio:

a una distribuzionecontinua,

F, : fds

F, :

(f f df) ds

cos01: cos0(s)

sen01: sen0(s)

cos0, : ses0(s)-f. d (cos0(s))

sen0, : 5sng1t; f d (sen0(s))

Otmai tutto predisposto pr mutar veste alla (9.5.7): baster sostituire in ogni termine e in ogni fattore che in essaappare l'espressionerelativa che si sopra indicata. Natutalmente inutile riportare i semplici passaggi; la conclusione ch-e, trascurandogli infinitesimi d'ordine superiore,la (9.5.7) prende ra sguenteolma:

f c o s O l 2 r j l - f+ + l * f s e n 0 l 2 r
\ ds' ds os/
ds ds

A2.

.1,

,t- \

42.

,lf

A" \

is ' t 's 's / , q c | o


ds

r. , dz C * r - , r - i ( f c o s0 ) f r + +

(f cls '

.l

sen0):0

(9.5.14)

< Questa equazione - dice il Bossut la base di tutti i problemi chs si possono proporre su questa matetia. Ota, vi sono due questiofli principali da esaminate. L'una consiste nel trovare la f.gura della tolta qaarda si caxarm la hge d.elle forry cbepressanoi canci; I'altta consiste, al contrario, nel ttovare la pressare i ean qaardo si canotca la f.g.tra delk ulta >r3o. lege delle farry clte debbono Entrambe le questioni sono esaminate e risolte in diversi casi dal Bossut, sia per le volte a botte (prima Memoria), sia per le cupole (seconda X{emoria). Si noti che il passaggio alla cupola ottenuto dall'autore facendo la semplice ipotesi che ogni <unghia > della cupola sia considerabile isolatamente dale contigue e si comporti quindi come un arco a spessorevariabile (fig. 9.26). Naturalmente la questione ( diretta ), quella cio riguardante la <letcrminaro lbitlcnr, p. 541.

l'i.4. 9.26. zirrnc cella< figura dela volta >, piir interessantee, al tempo stesso,pi cotrrplcsst dell'altra, lkinversa >. Vediamo ora come il Bossut si dcstreggi l)cnc rrcl tnrrrc clalla (9.5.14) indicazioni utili sotto ipotesi particolari. Il primo caso tll lui corrsicletatoconsiste nell'arco omogene() e uniforme soggett() al proprio pcso. (rm' prevedibile, la soluzione sta nella catenaria ()r-nollcnerrovcsciatl c r l o t t c n i b i l c c o n p o c h i p a s s a g g ir l a l l a ( 9 . 5 . 1 4 )o v c s i p o n g a f . c o s t , 0 - ( ) . |cr vcrilcarc (lucstl c()nclusi()nc pcri) sullcicntc rip()rtarc i plssaggi rclativi

350

Arcb, "obe, tkpole

La nigliot

I'abate Bo$kt <fgara>> delle ralte secohda

351

al secondo caso pi genetale di una disttibuzione di forze verticali vatiabili in: con z nella forma f : f (z). La (9'5.1\ si semplifica 1. d'. '" \ z r d s , dr dz\ , - dz _df as as/-tat-a, 0

(Cr, C, sono costanti determinabili, owiamente, con le condizioni ai lmiti). Il tetzo caso riguarda un arco soggetto a ptessione normale tispetto alla sua linea d'asse: ad esempio, un arco soggetto alla pressione di un fluido

(e.5.15)

(frg.9.27).

L'accorgimento proposto dal Bossut per integrare la (9.5.15) semplice ed elegante: moltiplicando ogni termine pe + si ottiene:

: t f c+st/ /t - 0 ds \ r
\ e, integtando:

-r /

r.r- rr\

(e.5.16)

- f frl*l \os/
dovefunacostante. Se si assume z come yaiabile indipendente valgono le relazioni:

(e.5.l7)

1 r

y ' (V1 + y,2)3

ur

71 l yrdz

(e. s.18)

ayendo segnato con l'apice la derivazione rispetto a z . Pettanto la (9.5.17) assume la forma:

I - ^'.arrrn f .h si possono considerare funzione assegnatadi y, fotmano dunque con l'asse y u n a n g o l o 0 E . N e s e g u e :

cos0- i
cls

sen0:

i,

(e.5.23)

a/--,,e

" -T I

(e.5.1e)

c l'equazione fondamentale (9.5.14) diviene, con semplici passagg:

Il Bossut elabota ultetiormente la (9.5.19) secondo tecniche a noi giLnote dal cap. 6 sulle < curve flessibili ed elastiche>3'. D'altra patte l'integrazione ( della a9.5.19),che a variabili separabili, non presenta formalmente ) dimcolt; si ha infatti: dy'
a/7 -L -,2

'',[-]. i'l' r lolYll*f \os//J l z o s\ \ o s /


* [(*)'.(*)]('*:*'.ff)
N r r ,P o i c h ( J + (S)t: ,. .lr
cls
/ " \2

: o e s24)

f r-

(9.5.20)

mcntcI : si semplice r, q""sta equazione ricuce

df
os

(e.s.zs)
(9.5,26)

settsenh(y') - -J 7 d, + Ct

(e.s.21) (e.5.22)

rlu cui, integrando: I'r il'

1 ( z ) J s e n h l; - 0 , - ' c ' ld zl c " , J


rr lbi(lcn,pp, 542'543.

r L r v c l l u o a c ( ) s t a n t e . i r t r o v a , c l u n q u e ,c t t m c d e l r e s t r t c t a c l a a t t c n t c r s i , S rtnir tcltzionc tcl tutto anakrga r cluclla chc govcrrra l'c<luilibrio intlclnittr

352

Arhi, 'obe, ca?oh

La ,ligliar

<fgttra > delle rolre :econdo I'abare Bossttt

35,

della fune [cfr. la (6.J.10)]. E supetfluo addentarsi in ulterori svluppi fotmali 3'. Soryoliamo sul quarto caso esamnato dal Bossut: si tratterebbe della Parimentiomettiamodi ticordel composizione 2'e del 3'punto soptaesposti. inverso >>, ossia l determinazionedelle forze dare la soluzione del ptoblema << esterne f che rendono eqrdlibrato un arco di forma assegnata:la cosa , del resto, quasi banalenelle circostanzepi frequenti, come i lettore pu rendetsi conto facilmente. Diamo invece un cenno sulla trattazione svolta dal nostto 33. Votesen dne>> L'equazione di autore nella sua secondaMemoria d,elle<< partenza sempre la (9.5.14); essendoinfatti ignorata dal Bossut l'azione di un'unghia su quelle contigue, l'unica modifica che si richiede nella (9.5,14) delle forze esterne: si consideti una cupola soggetta tigrarda \a specificazione a una distribuzione di carichi superficialip uniformi su ogn parallelo. La forza agentesu un elementoinfinitesimo di lunghezzads e di larghezzaza (frg.9.28), datri da pzcods. Ci significa che \a (9.5.14) s presta a esprimerel'equilibrio pz: la verif,ca della cupola a condzione di sostitute n luogo di f l'espressione immediata. Si ha cio :

P zc o su

^ / ' d2z dr dz\ - o,,.n s(2,P.. l 1' 9) -r qs os/ crsds, r ds ds/


\zr \ *'* *(pzcos0) *'* *(pzsen0) : s (s.s.27)

L'rpplicazione pir semplice alla cupola di unifotme spessoregravata soltanto dal proprio peso conduce il Bossut sulla stessaPista gi percotsa dal Bouguer. Posto p: cost, 0 : 0, la (9,5.27)si semplificain:

,(,'#.**)*'(eJ':o
p.t Moltiplichiamo ogni tetmine della (9.5.28) :: verst:

(e.5.28)
pu scri,con ci essa

* ("(*l):'
e, integrando:

(e.s.2e

-($)':r
d y ' 2 ,

(e.5.30)

clove f una costante. Il solito cambiamento della variabile indipenclentc, ca s a z, porta, gu,zi.ealle (9.5.18), all'equazione differenziale:

'\/t+yE
clrc a variabili

--

(e. s.31)

separabili e, integrata, fornisce: z z

1
,la cui:

senh I
\

; zJ
r 2

I- Crl
/

(e.5.32

y .

.Jl s e n h z- ; ,i, - r C l ll d z - C , \

( C r ,C , c o s r a n t i )

(e. s.33)

Fis.9.28.
:2 lbidem, pp. 543-545. 33 C. Bossut, Notu hs ncltenle: sm l'qlibre der uaiter en d6ne, "Mnoircs rlc l'Acadinric" -596,1779. pp. 587

cltaiucllc>, II Bossut sottolinea che tale cun'a y(z) not coinci.de con Ia << r rssiu cor-rla catenaria omoge nea. '['ctminiamo, aquesto punto, il nostro raPido esoconto dell'opera clcll'abatc li.ssut intorno agli archi e alle cupole; gli altri contributi che vi si Potrcbbcro rirrlncciare sul < calcolo a rottura )t per la determinazione clelkr spcssorc clci vincolati alle ipotcsi dcl pictlritti tcstano infatti seppur Parzialmente l)c lrr llirc e ci ne renclc discutibile I'applicabilit. Quanto abbiamo apprcstt I torrruntluccli notevole intetesse:il Bossut ha saputo dar vcstc organica ccl c l c g r r n t ca l p r o b l c m r d c l l c v o l t c < s o t t i l i > , r i c c r c r n d o n c l a l i g u r a o t t i m a l c ,
II

354

Arcbi, uolle, capolc

L'inp7ta,tte A-

corllibata d Coonb alla tearia delh rahe Pre d'attr;la

353

Tuttavia, altr.i e pi significativi problem restano apefti: sia pet quel che attiene a una migliore determinazionedella ( gfossezza pef un'assegnata ) linea d'inttadosso, sia, soprattutto, per quel che attiene a una migTioxeadercnza" a.lla tealt, dove sono presenti l'attrito e la coesione tra i conc. A tali problemi d risposta il Coulomb nella memotia che ci apptestiamo ad esporre.

N+ ds
Dividendo

N",' a ds

.l-

(e,. r)

membto a membro queste due equazioni, si ottiene la :

d v a
9.6 LTMPORTANTE CONTRIBUTO ALLA TEORIA DELLE YOLTE DI COULOMB PRIVE D'A,TTRITO
dz L-

(e,6.2)

Torniamo a menzionafe, per I'ultima volta nel corso della nostfa stotia, il grande lavoro di Chades Coulomb Erai sur aw applicatian de maximit et prablmesde $atiqte, relatift I'Arcbitecture, pubblicato tra i ninin quelqaes "Mmoires de Mathmatique et de Physique prsents I'Acadmie Royale des Sciences,par divets Savans,et ls dans les Assembles- Anne 1.773", pp. 343-382,Patis, 1776. La ttattazione specificasulle volte iniza nel XVI capitolo della Memoria dove Coulomb definscel'oggetto del suo studio; cio la volta a botte, pur affetmandovagamenteche i medesimi princpi ( s potranno applicate a ogni alft^ specie di volte>. Il XVII captolo tigtarda << uoltei caigianti nonbanronattrito x toesione Le >>. certi aspetti non si trova qui gran che di nuovo rspetto a quel che Sotto abbiamo gi veduto in Bossut (si ricordi, d'altra parte, che la prima Memoria ma la pubblicazione si ebbe di Bossut fu letta all'-{ccademia, vero, nel 1.770, Coulomb consideradapprima il prosoltanto nel 1778). Molto semplicemente filo aB di una volta infinitamentesottile e con riferimento a un punto genericoM definisce le componenti P e Q, orizzont^le e verticale rispettivamente, della risultante delle fotze agenti sulla porzione aM della volta; avendosi in M soltanto forza normale, N, dovr essere(fig. 9.29):

che < esptime la figwra di una volta sollecitata d,a forze qualunque >. Ora, osserva Coulomb, ( questa formula esattamente la stessa che fu determinata dal Signor Eulero (nel terzo volume dell'Accademia di Pietroburgo) per Ia fiqura di ufla catena sollecitata da fotze qualunque. E ci giusto; poich, ror.esciando la curva e sostituefldo la tensione alla ptessione, la teoria Preccdente si applica ugualmente all'uno o all'altto caso, e conduce alla medcsima espressione,Del resto, il metodo del Signor Eulero non ha nulla in comunc 34. con quello qui esposto, se non il risultato > Il ptimo piuttosto un'illustrazione della (9.6.2) Seguono tre corollari. nel caso patticolare dell'atco soggetto soltanto al proprio peso: < se la fotza orizzontale costante e uguale alla pressione { in a, e se la risultante delle forz'e verticali uguale al peso della potzlone della volta aM, si ha allora:

3r :
z

Jqdt,
'

(e. .3)

rlrnde si trae il valore di q se la curva data e, di convetso, l'esptessionc tlclla 3s. curv se assegnatala legge del peso q ) Il secondo corollario presenta grande interesse: tiguarda le toltu tli .qror dtll'alte17a Mm per ogti lttttlo M, rq.4afrita (fig. 9.30) e fornisce la deterninaTone rlrtatdo txica tllecita<ilfte il pesoproprio- Se r il raggio di curvatura dcll'intraMm, I'elemento inlnitcsimo rsso, preso nel suo valore assoluto, e h I'altezza. tl< N'lNI'mm' ha peso propotzionale alla sua are ; ora.l

N{M'mm' : h GG'
n: ( ;(i'

(e.6.4)
ds r 2 r* h 2r

: ('. +)o'('**) :
2r ,l- jh :-^ - hds
z,f

(9.(,.5)

rlrrirrrli: lNl'mrn:

(e.6.r,

Fi9.9.29.

'r{ lliLlc'n, p, 3?2, rr ll)(lc'r,

J)O

Afti,

,ohe, &lale

L';noiatlte

caklrb to di Coalonb alla lcora delh ,)o/le Pire

d'atrita

357

L'esenpio quello di un arco il cui intradosso una porzione di circonfcrcnal di raggio assegnatoR; avendosi naturalmente: ds dz 1. cos g

(e.6.12)

la (9.6.11)diventa:

h:
Fig.9J0. La formula (9.6.3) si rende petci esplcita nella: dy ": I f 2r!h,, , | ,--nos

R+/R'+#;
,0 sia h ho, ne viene: 1

(e.6.13

Se dunque si impone che per 9

ir:;

(hi + 2Rho)

(e.6.14)

(e,6.7)

L'akezza h perci varia secondo la legge rappresentatanella fig. 9.31.

dove l _una quantit costante propozionale alla spinta orizzontale agente - come dice Coulomb - in un certo punto della sezioneAa. Derivando i due membri della (9.6.7)rispetroa s si otriene:

*(#) :++!h
+ :''* : 1{-yro lz + y'2y,2:
= - - (I 1 | y')',
| /.]s\z

(e.6.8)

D'altta parte, designandocon I'apice la derivazione rispetto a z si ha:

;(AtJ

(e.6.q)

(il segno positivo nelle ultime due uguaglianze deriva dal fatto che, nel caso della fig. 9.30, y'> 0 e r preso in valore assoluto);quindi la (9.6.8)conduce a:

,r(3tJ':2fh+h2
da cui :

(e.6.10)

h:-r+lli;w
3 Ibidcnr,p. 373.

l:1. 9.).

(e.6.11)
f,n prima osseraaTiorc riguarda il fatto che una volta costruita in obbeclicnzn lui critcri sopra esposti tale che non soltanto la risultante delle frrrzc agenti ru unl p()rzi()ne AaMm scmpre perpendicolare al giunto Mm, ma anchc cssa 1rssirl)cr un Punto interno al scgmento Mm. invccc, mcttc in guarclia sulla rcrlc rtttcn(libilit l,ir scconda orcruaqiortc,

Questa l'(( equazionegenetaleper una volta qualunque soggetta al proprio peso> 16. Coulomb.r. siilupp^ un esempio r i aggiungedue osservazic,ni. e

358

At)i, la|e, c/tpoh

L';nportanle

coxlribttto di Coalonb alla leaia .le//e ,olte pttue d'attrila

359

della fotmula (9.6.11);infatti, scrivendo questa,in virtr della (9.6.12),nel modo seguente:

h: ,+ll;+#

(e.6.1s)

si vede subito che (fig.9.32), se I'intradosso della volta termina sul piedritto con un angolo retto, essendo in tal caso cos g : 0, l'altezza corrispondente dovrebbe tenders infinita. Ci iragionevole ed contaddetto dalla pratica, dove intervengono ( l'attrito e l'aderenza >>.Coulomb alora conclude: <Noi cetchetemo tra poco di fat entrare nell'espressione delle volte queste nuove forze coercitive; ma si pu inferre da qesta.olrerua<iotache, nell'esecuzione, la teotia precedent non pu essere, come abbiamo detto nel discarso prelinirare, che di debole utilt > 37.

Fig. 9.3i. Segue infatti tn eteapio molto significativoi ti tralla del problena di wn piatlabanda in maralura (frg. 93q. Si vuol ricercare quale debba essere la dircziooe del giunto genetico Mm, essendo invece assegnatela direzione (vcrticale) del giunto Aa e quella del giunto Bb. Sia h I'altezza Aa e sia z I'ascissa tli N{. Il peso della porzione -A.aMm proPo(zionale alla quantit:

Fig 9.32.
Ed eccoc al tetzct cotollatio: se fu ana yoba sona assegnati sia I'iatradaro, sia I'estradosn, cone i postono deternixare, in caso di eqailbrk, h direqioni dei giunti? Siano P e Q le componenti otizzontale e vefticale rispettivamente della risultante delle forze agenti sulla parte AaMm della volra (fig. 9.33). Affinch la risultante stessa sa perpendicolare al giunto Mm la cui direzione forma un angolo Q con la verticale, dovr essere:

+ Q: hz tntrf

(e.6.r7)

nella (9.6.16)si ottiene dunque, a mcrrocli questaespressione Sostituendo run fattore nella misura delle forze :

r.,:(r-]r,)'s+
()ra, quando M s porta in B ad ascissaz : rrrnto un angolo dato Qr; deve aversi perci:

r8) (e.,
I l giunto deve disporsi sc-

Q:Ptg{

(e.6.16)

< Noi vedremo in seguito - aggiunge Coulomb - quali siano i punti S tra A e a, dove si pu applicarela pressioneP, quantit determinatadall'equazione precedente, per soddisfate seconda la condizionedi equilibrio; ossia altrnch la risultanteR passisempretra i punti M e m> 33.
rr lbidenr,p. 374. : 8 l b i t l c n ,p . 3 7 5 .

I r l: ( P - t h , J t s { r
P pari a: ,lrr cui <lerivachc la fotzt orizzo)7tale deve essere ,, ' Zhl 1 h, tg Ll.,r 2 tg,f,,

'

(e.6.1e

(e..20)

360

A,'cb;, ')ob., pale

La leaia di Co anb ralle tahe nlale di atlrilo

e eaeriane

361

perci, se la condizione soddisfattaper la mezza piattabandaAaBb, a maggior ragione essa verificata per ogni sua parte AaMm ao.

F;"

q at

9.7 LA TEORIA DI COULOMB SULLE YOLTE DOTATE DI ATTRITO E COESIONE


Fi9.9.34. ) C o n c i l a ( 9 . 6 . 1 8d i v e n r a : --r t8{ rg ?r
Passiamo ora al capttolo successivo del saggio di Coulomb che stiamo L'equiibrio delle volte con rjguar(k) considerando; il diciottesimo e tratta. << rLll'attrito e alla coesione >>.Qui la formulazione stessa del problema, oltrech ln sua risoluzione, spezza l'orine di idee che aveva guidato sino ad allora gli studi sulle costruzioni in muratura; non soltanto il modello fisico si arricchiscc tli nuovi aspetti che meglio lo avw.icinano alla tealt sperimentale, ma tncl'tc il quesito teorico su cui verte l'indagine muta il suo orientamento: mcntrc sLi autori precedenti si proponevano di determinare la frguta o le dimensioni <lclla volta affinch le sollecitazioni corrispondssro a un prefissato schcma sttico, ritenuto ( ottimale >, Coulomb si prefigge invece di determinarc lc
ao ll Mescheroni, nel suo trattato di cui parleremo in seguito, adront il mcdcsinro tcn, {,rnc i11ror:rnrlo la souzione di Coulomb, stabilendo la condizione analitica equivalcnte (lLrnlr) si (lctt(' 'r1, ; h condizione che la distanza del baricentro G dal laio Aa, ossia 2., sir nraggiorc rlcll|| ,listrrrza 2,, di n da a. D'arra pattc, con elementari considcrazioni si trova (69. 9.35):

(9.6.21)

< Se ne conclude che tutti i giunti di ufla piattabanda passano per lo stesso punto C; la qual cosa rende assai facie la costruzione >r3e. Non basta, per: affnch sia gara,ntita la sald,ezza per sola ptessione di ogn concio contro quelli contigui necessario vetificare che < la risultante delle forze che teneono in equlibrio la porzione di volta AaMm passi tra i punti M e m ). Con .i, Coolomb fa appello anche alla situazione linite in cwi tale risultante incontri l,intervallo Mm nell'estremo m. Come vedremo, gli studiosi dell'Ottocento, considerando il reale comportamento del materiale, consiglieranno di r.idure alquanto l'intervallo ammissibile. Comunque, nell'ipotesi di Coulomb, resta subito evidente quale debba essere la condizione di equilibrio della piattabanda. Anziiltto, fa reazione sul giunto Bb pu, al limite, passare per B-: tracciata dunque da B la notmale Bn al giunto stesso, occorre che la verticale condotta pei il centro di gravtL della mezza piattabanda AaBb intersechi il segmento Bn, (fig. 9.35). La qual cosa anche suflciente, poich, procedendo dall,imposta verso la chiave, i giunti Mm sono sempre meno obliqui rispetto alla verticale; r', Ibidenr. 376. D.

1 ' ' 2

1 3tk + 2k, ( ) 2 t k

lk -hr - ' k

(e.6.22)

i'(r .,,i dovr essere: kt 3(ls h,) k | lh1> 0

(e..23)

( ) r $ r , , ( . , n ( l i z { r r cc o n s c n t c c l i c l e t c r n , i n a r c n a d c l l c g r a n d c z z cl , h , k , ( 1 u , n d o i , n r ia s s c l l , r t . l c t r c u s tri, r l r r r .A , l c s c r n p i o , s c h = 1 e I ' x n s ( , l ( r , r n r a t c l a B b c o n h v c r t i c n l c 3 0 " , r i s u l t i k . rBlu , o h ( ' , , 1 , 2 ] ) l ' i s c c p r r t , r n t o I . 1 3 , 7 6 : o s s i , r ,l , r l u c c 2 l ( l c l l i p i t t r b n d 1 r p i ) r r i c s s c r c l L r t t ' l p i i r $ c t t c v.,lt( c rc27() nr|g8iorc (cl:gnrssczzl h.

362

Arelti, t'otn, n4ole

La teoria i Coonb .:ul/e ralte iolate d atttto e rae\ia,l,

33

sollecitazioni che insorgono in una volta di assegnate dimensioni e figura. Prima il calcolo era limitato essenzialmente al pragetlz, ota il calcolo piegato anche alla aerfca. Occotre dire, peraltto, che alla straotdinaria novit. dell'impostazione di Coulomb sono di contrasto alcrtne tncertezze nella conduzione e nello svolsimento analitico. Pare quasi che il grande scienziato e ingegnere voglia consegnare ai suoi lettori un itinerario di ticetca pir che un procedmento immediatamente utilizzabile, un abbozzo gi matuto e indicativo, ma nor una trattazione rifr,nita con meticolosa pedanteria. Il discorso inizia subito con l'esposizione d.el problena foxdameah: <In wu uo/ta per la qzn/e iano atrcgnate la carua interna AB e la earua erlerna ab,.roro dati aache i giurti Mm perpendicolari agli elenenti dtlla utrua interna: si richiedono i liniti della forTa oriTqoxlale in S che sostiene qll.rta ualta, ytppznendr cbe essa ia e sollecitatadal proprio puo, e ria trette afa dalla caesiane dall'attrta dei gianti>a'. Per conseguire il risultato, Coulomb considera quattto situazioni limite: quelle che mmediatamente precedono la rottura secondo gli schemi rappren senLat ella fiR. q.30.

questa porzione di volta sia in equilibrio dunque necessarioche la firrza P orizzoitale, applicata in S sia tale da impedide di scortere seguendo mM; ma 1^ .ompo.retrii di P secondo Mm P seng, la componente di Q [ossia dcl peso di AaMml secondo mM Q cos 9, la componente d P perpendicolarc r'. a U- e Pcos9, e la componentedi Q petpendicolare Mm Qsenq > D'a\tta. paxte,le leggi dell'at1rito, stabilite dallo stessoCoulomb, affermano chc alle componenti perpendicolari P cos g e Q sen I corrispondono le componenti tangenzialit,pi", q e f"Q senI (dove f" il coelficientedi att{ito) orientate in sensocortrario allo scortimento. La condizione di equilibrio dunquc

(frg.e.37):
Q c o s9 P s e nq - f " Q s e ng - f " P c o s9 : t r r - h

(e,7 .1)

da cui detiva la determinazione di P:


Ir_

Q(cos g - f" sen g) -T rr- h

sengff"cosg

(e.7.2)

Fi9.9.36.

lti.q. 9.17.

Riferiamoci dapprima, appunto, al caso che corrisponde allo schema (1); si indichi con rlim il valor massimo della tensione tangenziale sopportabile dal giunto Mm dove l'aderenza tra i conci asscurata, ad esempio, da un legante. Nella situazione limite si pu supporre che ogni elemnto di Mm sia sollecitato da t1,., per cui, su una striscia di spessoreunitario della volta, la risultante h, da ovr.ero, posto Mm: delle tensioni tangenzi,ali data da t,,-.Mm, .urr.h. A questo punto, leggiamo direttamente il testo chiarissimo del nostro autore: ( Io supporr inizialmente che la porzione AaMm sia un tutt'uno solido, di sorta che essa non possa divdersi se non seguendo Mm. Allnch
a r l b i L l c n r .D . 3 7 7 .

<()ra, prosegue Coulomb, siccome per la sua costruzione, la voltir pttlt nott sr,tento scotrete sul giunto mNI, ma anche su ogni altro, ne segue chc l)cr (,ttclcrc la completa sicurezza,P non deve mai esseteminore della quantit:

( l ( c o sg

f . s e nq ) - ' , r . l l sengff"cosg

p.7.3)

< ; r n l u r t < 1 u ca i l v a l o r e c l i g . C o s , s e s i p r e n d c i l v a l o r c d i ' 9 c h c d p c r l ) u n si

364

Arcl). ,at/e.c'ale

La learia y'i Coutoab s h ,a//e otate di atltilo

e coeriorc

365

masino, allota la fotza P, cos cleterminata, sat sufficiente a sostenere tutta la volta. Indicher con A, questo massino>>a3. Ma non si pu essere ancora tranquilli: la condizione P > A, esclude certamente la rottura secondo lo schema (1) della fig. 9.36, ma non suflciente ad assicurare che la r.olta non si rompa, ad esempio, secondo lo schema (2) dove, co, lo scorrimento lungo Mm avviene in seflso contfafio. In tal caso mutaoo segno sia la tensione rin sia le fotze di ^tttito f"P cos g e f"Q sen g; perci la (9.7.2) si modfica nella (fig. 9.38) :

Q c o s9 - P da cui si trae:
p

s e n q* f " P c o s , p G Q s e nI : - r i h *

(e.7.4)

Mediante la duplice disuguaglianza A, { P < Ar, Coulomb rie scc cosl e tispondete, d-"no in pate, alle iichieste del problema fondamentale; tcstano tutiavia da esaminarei iasi di rottura secondo (3) e (4) i quali mettono rn causa as, (la tenacit dei cementi>' Qui la o, la << coesione>> come dit il Venturoli prende un rifldamento assai succinto, quasi frttoloso: Coulomb si :rtatteLziorre limita a ossrvareche il momento di rottura Mn della sezioneMm si Pu esPrimere come gtandezzaproporzionale a or,-h2 (la qYl-c9:1 deriva dalla soluziooe elabotlta dallo stsscoulomb al < problema di Galileo rrI cfr' par' 5 9) ; dunque per evitare la rottura secondo lo schema (3) della fig. 9.36 occorretL che sia:
MR> QdMPd; nella fr'g. 9.39.

(e.7 .7)

Q(cos9 f f" seng) f r,,.h


seng-f"cosg

clove il significato di dn e di illustrato

(e.7.5)

Afinch non si verifichi lo scorrimento occorre, quesra volta, < che la forza P sia sempre pir piccola della quantit: Q(cos9 -1-f" seng) * rr,-h sen g f. cos g

(e.7.6)

Fiq.9.38. Perci necessatiocetcate il nixino della (9.7.6) [rispetto a q] che esprimerla pir grandeforza applicabilein S senza tompete la volta secondoun giunto aa. Mm; indicher con Ar questoainimo>>
+: fbiclcn, p. 378. 'r'r tbiclcrr.

lti,r:.9.19.
a r ( . V c r r t u r l i , t j l t t t , t i t t i A I c n n i c a d ' l r a t l n a , 1 ' p . 2 1 9 , M i l a n o , 1 8 5 8 t 1 - r p r i r l r rc < i z i o r t c t , l i , l r r c s r a n o t c v o t c , a r c m c h " " t ' t ' c n u n r c r s c r l r r c c , i z i ( , n i c s u c c c s s i v i, r r r i c c h i n r c n r i ,r i n r , r n t r I r l 1 l l 0 ( r .

366

Arctti, ,o//e,c'eoh

t.d .ttra

$ie'trifc.1 ;tara,'a e Marctffatl

367

Per evitare invece la rottura sccondo lo schema (4) dovr aversi analogamente :

MR> Pd- - QdSe pertanto indichiamo con Br il nas rua dell'esptessione: Qdu -iMn

(e.7.8)

(9.7.9)

Secondo gli studiosi successivi, come il Venturoli e il Poncelet, qucst() il primo concieto accenno all'esigenza di abbandonare il popolare metoclo tli l); la Hire e con esso la lettura dell'arco come un cuneo sPingentesui tinEanchi, ner affrontare l'analisi rigorosa del cinematismo di collasso rappresentato nclla ilg. 9.40nu. Tale analisi per, non ascriYible ai meriti di Coulomb; sar un ciebre scienziato lluminista italiano, l'abate Mascheroni, a svolgerla con chiarczza ed effic ce oPefativit.

calcolata rispetto a ogn possibile giunto Mm, e con Br tl ninirya dell'espressrone:

Qd- + MR

(e.7 .10)

l'equilibrio assicurato se Ia forza P obbedisce ulteriormente alla duplice disuguaghanza: Br{P{B1. In conclusione, dice Coulomb, <per unire insieme tutte le condizion, se A, o B, fossero maggiori di Ar o di Br, l'equilibrio non potrebbe aver luogo e la volta di tali dimension si romperebbe necessarlamente. Per ottenere i veri limiti di P sufficiente ptendere tra A, e B, la quantitL pi. grande e, tra ,4.r e Br, la quantit pir piccola; ad esempio se B, fosse maggiore di A, e Br fosse minore di Ar, Br e Br sarebbero i veri limiti delle forze che si possono applicare in S senza rompere la volta ) a. Seguono due Osteruaqioninelle quali I'autore sottolinea il fatto che molto spesso,in pratica, le condizioni (9.7.7), (9.7.8) sono le pir significative; esse si riconnettono, del resto, ai metodi di calcolo gi proposti dal Couplet e da altri che facevano appello, seppur implicitamente, a simili meccanism di fottufa. Tuttar.ia, il procedimento indicato da Coulomb consente di rimuovete l'arbitraria ipotesi secofldo la quale la rottura si verificherebbe per un giunto inclinato a 45"; anzi, la ricerca del massimo B, e del minimo Br condurr alla determinazione delle sezioni realmente pir deboli individuando cos il vero comportamento limite della volta. Di piir Coulomb non dice; egli suggerisce soltanto di operarc per tftlaliui, iter do i conteggi su diverse poszioni del giunto Mm. Buona parte degli studi ottocenteschi avr appunto l'obiettivo d condurre a termine la via intrapresa dal grande < ingnieur du Roy>; il quale, al termine della sua Memoria, lascia cadere tra le righe un'ultima osservazione preziosissima ai fini del coretto calcolo a rottura : < Ora - dice infatti Coulomb - per poco che uoo vi faccia attenzione, si vede che se si divide la parte superiore della volta verso la chiave e si suppone che la volta stessasi r,)mpa in quattro parti anzich in tre, la forza di pressione delle parti superiori sar spessoassai maggiore di quella che si detetmina col metodo del Signor Dc la I-Iire e le dimensioni dei piedritti fissatedal suo metodo saranno insulhcienti > a7.
ar,C()ulomb, cit., pp. 379 380. 47 lbidcnr. r). 382.

9.8

LA

CULTURA.

SCIENTIFIC.{

ITALIANA

E MASCHERONI

ii, r.enuto il momento di rivolgere l'attenzione alla cultura scicntilica itltsul tema degli archi, delle volte e delle cupole si - svilupparono, ncllit lilrl; ass' sct,,ncla metLdel Settecento interessanti e vivaci studi, 121v6112 rmltgnrtti finalmente alla firrmirziottc ,lr cruclite e battagliere discussioni, che condussero ,li vcri e propri ttattati sull'argomento dove rintracciabile, oggi, utlil sit.tcsl r,,rrrplcta .l.lli .,r.tot.".tr" statiihe del temPo intorno alle costruzit.'ni itt ttturit'l't" tutti, forse, eccellela grande opera di Lorenzo Mascheroni drtl titokt: ,r,r,,.
r s l n r c . r l t i , s i n d a l 1 7 3 2 l c e s p c r i c n z ec o n c l o t t e d a D a n i s v d e l l ' c c a d c r n i ( i M ( ' r l ' c l l i c r c (1"r'strxr0 , ' r ' , r r . r r e , l . r l t ' t i / . i | l t a ; t i . ! ' / a C a 0 " d t : s . P i i r r a r ,t o m o l l l , S t r a s b o u r g , 1 7 3 9 ) ^ ! c v a n ( ' 1)r css rrIrn$c ,,,,.',,r,,,1 'rrLhrl. f"s\c Lt r',ttur tn trt pczzi.icll'rrco, secon'lola teorir clcl cuncl); * cornc il I'crrttncr c , l i , ' , " , , , i ' , , . , ' * " ' L r r O , "p " r v i r , l c l l . t . r b c l cd i d i n r c n s i r m x n l c r l t o h c g m r r d i i r r t l c g n " r ' t t t n t r ' r r ' l a t ' b / t t r i l t t tt u I ' ' t t ' l iratro (cfr. xl l.csrgc, /t,,r[r/,/ir \titnnt , ,i,i'.,',,.i,"",,., (l) ' c incrcr / , . , , , , , . , , l ' r r i s , 1 l 1 0 ) ,c o r r c g g u t c l o p c . a l t . , , I r p , ^ i , r ' " ' . L l c i * r u n t i J i r " t t r r r ' r , J r 4 5 ' r r \ (cf. l'1,"r1:, ,ar,//, )trtt"ttu' lnl' Ltli'U ci(; Nl S s'rzrtr' " . , , , , , ' , r , ," r , ' , , , ' ' , , ,i,' , l x r i , l i ; 1 c , , 1 , , l e c s p c r i c r r z( l . " l( ; r r t l ( v c ,f',,,.,i.,,"'r'r", pi.i,,r^ p...,",.r.r." ^ risutrri prccisi;"^i'u'''" i"''"' (|,],'|,|'l|1,r;'',,'t,,,t,,u,,)"n.'l|lt\olh1,l tllrrrrlr.l'|\,,istlr|(I|uni|t.r| < l . . r s i , l . l l ( r , r r c r , , r l i r , , r r r r r a l c l l cv , r l r c r t t l r r ; r r r l r r c z z i .| c r i r t r z i r r r c lr

368

Arcb;, roltu, ueah

.tl t l t',,1 p /a "'rua<ianp del rahola a rctttrta npll'at(o

369

lYuouericertbenll'equilibrio delleuoln, edita nel 1785, che valse al matematico la abatebergamasco cattedradi algebrae geometrapressol'Universit di Pavia. Prima di dare qualche breve notiza sui principali conttibuti oferti dal Maschetoni per opportuno ricordare che gi da tempo in Italia l'nteresse dei < matematici> ra stato richiamato sui problemi statici delle volte e delle cupole. Molto noto e molto citato il dibattito che insorse a proposito della cupola di San Pietro in Vaticano: all'intefvento dei < tre ReverendiPadri Matematici ), Ruggiro Giuseppe Boscovich, Francesco Jacquier e Tommaso Le Seut, chiamati dal Papa Benedetto XIV perch studiasserole cause di certe lesioni e proponessero gli opportuni rimedi, si aggiunsero ben presto altti rrolontar.i contributi di alcuni dotti studiosi italiani, come il patrizio senese Lelio Cosatti, sino alla magistrale analisi condotta dal Poleni. Meno noto e poco citato invece il dibattito che pure infiamm gli spirit intorno al ptoblema del tiburio del Duomo milanese: anchein questaoccasione interr.ennero celebr.i scienziati come il Boscovich, il De Regi, e altri; ne si astenne dal dire la sua l'Accademico Paolo Frisi, un personaggio molto stimato a livello intetnazionale,ptofessore nella < Regia scuola eretta in Mlano per gli -Architetti e per gl'Ingegneri >, il quale dedic un intero capitolo del suo tfattato Instihtqioni di Mercanicad'Idrostatica, d'Idrametria e dell'Arcltitettara Staticae ldraulica, Milano, 1777,alla < Cupola del Duomo di Milano > per applicarvi i suoi < nuovi princpi >, puftfoppo sbagliandotutto, come gli far osservare F. M. Franceschinis un oDuscolo in assaipolemico del 1787ae, Lotenzo Mascheroni era nat nel 1750 < i Castagneta, piccola villa gacente sotto il castello di Bergamo>. Poeta, pensatofe, matematico, il Maschetoni << destinato a pesntate all'Europa il non comune spettacolo delle era lettere amene e delle geometriche scienzenella stessapersona e in eminente grado associate 50. > Infatti, nel corso della sua breve vita, egli esplor diversi campi della ricerca scientificacimentandosi,ad esempio,nella risoluzione di ptoblemi lasciati aperti da Ewleto (Adnatatianes Calcalan htfegralelEuleri), o in utili applicaad zioni di trigonomettra (Prableniper gli Agriaentori conaariesola7on) di geoe rnettia (Ceometria del Canpasta di LorenTo Ma:cberoni); ma si ciment anche in opere di poesia grondanti lambiccati riferimenti mitologci (Inaito di Dafni Orobiatoa Lubia Cidoa). Verso la fine del secolo, il Mascheroni fu inytato a Parigi per collaborare insieme ai maggiori scienziat europei alla definizione del sistema metrico decimale; ma proprio a Patgi l'abate bergamascomon improwisamente nel 1800. Il trattato che qui ci interessa si compone di 12 capitoli nei quali, passando dai casipir semplici e gi noti a quelli piir complessie nuovi, il Mascheroni intende dare forma analitica rigorosa ai principali problemi che intervengono nel progetto degli archi e delle cupole.Cos, dopo un'estesa discussione del<
ao F. M. Franceschinis, Op roli ,laterhti, pp. 77-102, I]ssanr,, 1787. so Cfr, I'I:lasio U',4ba/e Laruqa tfa!l)ffa i scrilo (l lr. l.,rncli pcr 'crliz<'rrc dcl'o1;cn Nzor rhercln ut//'*1ttilbrio del/c l'olrt p1>;ttt;n 1ihn<, ncl 1829, n. v'r. a

I'lilLrilibrio de' Rettilinei >, ossia, potremmo dire, dei sistemi atticolat ci astc, r,rro considerati gli archi, sia per quel che attiene alla loro figura ottimalc, rrrl csempio secondo la catenatia tovesciata, sia per quel che riguarda la loto lrrssezza, nelle divetse situazion che interessano I'atchitettuta: si parla infatti < I)c' piani composti di cunei che hanno lotza d'Archi > e < Dell'Equilibrio rfcgli archi rampanti e caricati >>.La seconda parte del saggio verte sulle cupole, I nur)vamente se ne studia la forma ottimale, in diverse condizioni di carico; vcnl3ono poi pres in esame i < Pian circolari composti di cunei che hanno l rza di cupole >, le ( Cupole a base poligona ed ovale > i < Volti anulari e spirrli> e gli <Atchi e yolti composti >; conclude il libro l'analisi di condizioni ,li curico non riconducibili alla sola gravit, con 1o studio < Delle Curve d'equililrrio a direzion di gtavit convergenti ), tema questo gi svolto, come sapf i;rnro, dal Bossut, seppute patzialmente. Nella sua prefaTioza, il Mascheroni dimostra di essere bene al corrente della l(rtcratura scientifica allora disponibile: egli cita in particolare i contributi di (rrupct, di Bouguer, di Bossut, e, tra glj italiani, del Cav. Lorgna il qualc ruvlva pubblicato una memoria presso i ( Commentari di Pietroburgo > nel 1779, n,,nch del Fris. Manca invece qualsiasi accenno al lavoro di Coulomb, < Pieno rli rispctto pet questi illustri Sirjttori, che mi hanno preceduto, ed istruito tice il nostro abate - io rifletteva non ostante, che molte cose ancofa f(stltvano da ricercate r>5t. li infatti la semplice lettura dell'indice che si sopra richiamato ci fa intuire I'tttpiezza e l'approfondimento conseguiti dal Mascheroni; non certo posrilrilc ir.r cluesta sede soffermarsi sui singoli punti che meriterebbero da soli trnrr rilettura ( aggiornata ), utilissima peraltro a una < statica delle costruzioni
t|l ttLItatuIa ).

l)ovendo per limitarci a un cenno esemplificativo che consenta, almcno, rfi crlrite il metodo, baster ora ticofdare la ttattazione del Mascheroni pcr il r.rlt,rlo <a rottura r delle volte, << avendo riguardo - cio - alla tenacita clci t crncnti >, e per il calcolo delle < cupole di grossezzafinita >. Nell'e sposizionc, lullirvi,r, tcrremo anche ptesenti i contributi successivi offerti dall'allievr> clcl ) tr.str.r scienziato, Giuseppe Gratognini, raccolti poi da Giuseppe Venturr>li ttcl sr,ro celebre testo Elemei di Meccaxica e d'Idraalica che ebbe diftusionc culr )l)c (lurante I'Ottocento, con le annotazioni e le aggiunte di -ntonio Bor<oni,

9.9

MASCHERONI A ROTTURA

E LA

SISTEMAZIONE

DEL

CALCOLO

NBLL'ARCO

Alrlrirnr<r gi vccluto che il primo capitolo celle Nrutt.,c rictrcltc... maschac t o t t i u r r cr i g u a r t l a l ' c < 1 u l i b r i o e i s i s t c m i a r t i c o l a t i c l a s t c , o s s i a d i p i t r a l i possitnro tlirc ca ccrnicrc, a foggia di poigono. In particolrrc Corlcsrc
r l f , . N l , r s c l r c r r r r r iN r a l r n c c n h n l l ' u y i l i b r d n h l a l r ' , p . x , I l c r g , r r r r r , 1 7 1 5 . ,

370

Arrbi, l,alh, c Pah

\lallrroni

t la sistenaZiarelel calcok a rattura ne

'ao

371 (e.e.4)

sono pres in esameil tetto quadrangolareABDE e l tetto pentagono ABCDE della fig. 9.41. Un affinamentodel modello che sarmessoin luce qualcheanno

Qctgp:(Q"*Q")tg"

) Dalla (9.9.4) deriva che se 2Qc : QB, come avviene quando le astc s()t'( la lrgrrali omogenee, condizionedi equilibrio : e

tgp:3tg.r

(e.e. s)
I

lo"

l o oG o a )

HA

lu^

l 2o c ( k lao -o"r
c\l
"\ \\

Fig. 9.41.

'
dopo, ad esempio dal Venturoli, consapevole del saggio di Coulomb, consiste nel supporre che le quattro o le cinque < stanghe > siano trattenute reciprocamente-e sul suolo da superficie di appoggio dotate di attrito secondo un coefrciente f" (fig. 9.42). I cacht sono rappresentatt da fotze Q : QE, QB : QD, 2Q", applicate nei diversi vertici e de(ivanti, ad esempio, dal peso delle membratt,re An, BD, DE, nel primo caso, e AB, BC, CD, DE, nel secondo. Il problema sta nel verificare le condizioni di equilibrio del sistema, ove sieno assesnate le lunghezze delle aste, manovrando sugli angoli 4 e p. Si trtta di un p l i u e . i L o d e l t u t r o e l e - e n t a r e , l a c u i s o l u z i o n ep u e s s e r e a s c i a r a e r e s e r c i z i ' r lettore; tralesciando dunque i passaggi, riportiamo subito i tisultat. a Per il tetto quadrangolare ABDE la componente otizzontale ll,r della reazione Yincolare in -{ data da: HA:QBtgcr e la componente Yerticale VA da: Vr-Q-r*Qs Per il tetto pentagono ABCDE : I'1,1 (Q1,f Qf tg ct V^ : si ha invece: (,, Q^ l Qrr I
H A

\\lo"=o^'

\tre

lv^
I iy. ().12. (lcgli Premesso, possiamo tornare al problema del calcolo a rottura l'trctr rur lri. ll nreccanismo dj collasso ideato dal De la llire, secondo il clualc rrrlx riolc LICD discende tutto d'un pezzc>(frg. 9.43), scostando con lc sr.tc r1'rrrtr.lrrtcnli i piani Bb e Dd, ha certamente attine\7z,a problema clcl tctto al r r ; r r , r , l r , L nl{t,r c B D E s o p r a c o n s i d e r a t o . l,t <oncizioni imite di equilibrio riguardano dunque la verifica allr scorr l r r c r r ( ) ( c l l b a s e a ( e d e l l a b a s e I e ) s u l p i a n o d i a p p o g g o s c a b r o ,c l i r v c r i ) c I t r . r : r l r r l r r l t t n r c n t ( )j n t r ) r r - (a i p u n t e s t r e m i , \ e d E . D c n ( ) m i o a n ( ( ) ( ) t ( . l o l l ; x r , , r l c l s , l i r l o A a B l > a p p J i c a t on c l s u o b a t i c e n t r o ( ) , c c o n ( ] c i l l r c s o t l c l o r , , l r , l , ' l l l r ( l l ) P l i c a t o n c l s u o b a r i c e n t r o ( , s i r c o n o s c cc h c a r c a z i o t ' t c r i z I l,rttt.rlcll,' in A, uguulc (c c()ntfria) alla spinta t.:rizzttrttc lrr in Il irttlottrr r l e l 1 ' t r , , 2 { ] , , t l c l l ' l r c o s u p c t i o r c l l b l ) d , t l a t t r l a l l e c o n c l i z i o n cc h c i r t l J l r t c f i r l r , r s t , r r r , , r r t t r r lr l l c t t ( , l l l ) ( l i g . 9 . 4 4 ) : (.iir

(e.e.1)

(e.e.2)

e.3) (e.

I r r r r , , ( l , r gr

c , i r . rp i i r , c c v c r i s u l l a r c :

.t, i;l

(e.e.)

372
mntre la reazione verticale Vr \/a: Q6 f Qc offerta da:

Arl)i,

"olte, aQale

.\t^clr{ltli

e la rittcr/a<ione lel caholo a rathlra nell'arca

-)t5

(e.e.7)

srgito dal Coulomb e che, cio l'arco si apra nelle sezioniBb, cC, Du, sec<>ntltr lo schemadella fig. 9.45. In questo caso evidente il richiamo al tetto pcnrrgono -A.BCDE: per applcare all'arco i tisultati relativi prima trovati sufl(icnte interpretareopportunamente fotze Q", Q", 2Qc che si erano ritcLe nute essefe applicateai vertici A, B, C. Ma nulla pir ovvio di questo, trattandosi di compartire il peso Qo tra sli estremiA e B, e il peso Qc tra gli estremiB e C; si avr perci, con riferirrrentoalla f,g. 9.46:

(.1. a" ;on


AN{ RM

-rM

,_, RK -= AT QB Qo;ar 'a" ta

a"

..,^ BR

Q- s,( /o....../ \ q r l\

da rapporti: Le tangenti degli angoli a e p sono poi esptesse . .YBK CK

(9.e.12)

Fiq.9.41.

Fiq.9.44.

L'equilibrio allo scorrmento si risolve nella condizione (frg. 9.44):


H" : f" va al ribaltamento, nella:

I
ltil 9.15.

(e.e.8)

lu^
9.16.

e l'equlibrio

(e.e.e) le (9.9.6), (e.e.7), Se nelle (9.9.8), (9.9.9) sostituiscono determinazioni si


Qo-{T + Qc AM - Hu B{ : 0
si ottengono le due equazioni: /KO \ r.Qo a"(;K" -f.) AT / I<O : Q. aN,r O"(grAM\

^ questo punto non rimane che imporre l'equilibrio ( limite > allo scorrin( lltr) :

I l^ : f"V.

dove FIe :

Q. tg p

(e.e.13)

au )

(e.e.10)

c :rl rilralanento, secondola (9.9.4), ossia: (1, ts p : (llr, f Qc) tg x

(e.e.t4)

la seconda delle quali fu dedotta nella forma attuale dal Mascheroni per la soluzione del Problena XI trattato nel secondo capitol() del saggio s'. Supponiamo ota, invece, che al collasso avvenga il meccanismo gi prcs' lbiilcm,pp. 2628.

, ' , , s t i t u c n c o v i v a l o r i ( 9 , 9 . 1 2 )c e d e t e t m i n a z i o n i( 9 . 9 . 1 1 ) .S i o t t c n g o n o c o s i l c r l r r c c < l u a z i oin:

i,(,,,, (1]l r.)

,,, ', (il lll) fil

rs) (e.e.

374

Archi, 'a/te, c*pah

t)fayleran

ed il ealcala delh c"pale di Cto$e1<o lt1ita

.)/) BR

Di esse la seconda esattameflte la soluzione data dal Maschetoni a,l Prab/eaa X svolto nel medesimo secondo capitolo 53. Nonostante che formule come le (9.9.10) o le (9.9.15) possano apparire oggi un poco inusuali per la loto scarsa evidenza espressiva e per il loro rifeiimento alla geometria dell'arco, non si pu fare a meno di arnmirarne la immediata appliiabilit: senza bisogno di calcoli, il progettista poteva pfendere in mano un-regolo e misurare sulla carta da disegno i diversi segmenti che nelle (9.9.10), (9.i.15) sono protagonisti; naturalmente era necessario avef pfima calcolato i pesi Qo e Qe e ayer parimenti determinato le posizioni dei baricentri O e G: per questo, infatti, e_ranopredisposti abachi, tabelle o erano suggeriti opportuni procidimenti grafici di esecuzione elementare. Sienificativo in tal senso il manualetto in uso a i p r i m i d e l l ' O t r o c e r o . o p e r a d e 1b o l o g n e s eC i a m b a r r i s r a a s e r Ls n .q h q s p e c i n M i ficamente si riferisce alle formule del Mascheroni facendone un sistematico sondaggio numerico, Ma vediamo meglio in che modo le (9.9.10) o le (9.9.15) possano riuscir _ utili alla verifica o al dimensionamento di un arco (e quindi di una volta a botte;. sufficiente riferire la <(ricetta )) d'uso cos .ome'la propone il Venturoli nel saggio gi citato: < Converr per varii punti B el;arco calcolare l'equazioni proposte; nelle quali se i primi membri che rappresentanol,azione della resistenzariusciranno per tutto maggiori de, secondi ihe danno I'azione della,sprnta, potremo prometerci la total srcatezza dell,arco. La sezione piir debole di tutte corrisponder a quel punto B, per cui l'eccessodella resistenza sulla spinta o de' rispettivi momenti appariscail minore. < Che se fossero date le altre dimeniit ni, e volesse trovarsr'la grossezzaconvnlente al piedritto, possono le stesse equazioni servire. Il modo piir facile sar I'assumere prima pel pedritto \tna gtossezza arbitraria e quindi cercare il luogc B della sezione pir debole. Aliora per le equazioni rlative a quel punto B troveremo facilmente la grossezzacercata fsi noti che questo p{ocd! mento <(pratico > valicio solo in termini approssimati]. Dicasi lo stesso di qualunque altra dimensione dell'arco o del piedritto che volesse determinarsi nella misura conveniente per la stabilit. << Yagliono le stesse regole e .le stesse equazioni per le cupole [ancl.re qui, attenzione, per !]; se non che, invece de' profili AB, BC, BCD, converr cnss. sderarele unghie nate dalla rotazione de'medesimi attorno l,assedella cupola >> Un'ultima nota: commentando la sua soluzione al Prablena -Yl il Mascheroni svolge una considerazione concettualmente intetessante, poich anticipa un risultato del moderno calcolo a rottura. La secondadelle (9.9.10) e la seconda delle (9.9.15), corrispondenti ai due meccanismi di collasso gi ricordati, sono in tutto uguali eccetto che per un tefmine; nella prima ngor^ il ,opporto mentre nella secondaappare in suo Juog,., rapporto il
s: lbiderr, pp. 25-26. 5a G. l]. lUsciti,.f({an rrll'tqrlIth ss (. Vcnru)li, cit,, I, p. 22t.

la medesimain tutte due, se sar ( roni, <{ troyandosi Ia forza Qo fr _r\ BM Kf)
' UIO

seguit la caduta dell'arco competente aI Prablema 'Y [ossia seconcltr

,.g"i,l la cadutacompetentc < : llf la 1o dellafrg. 9.431:' quale seguir al problemapresntelossiasecondo schema BR KO in tal caso non ci sarebberagiou suffincora se sar ft: f,11, l"iche un cienteperch due pezzi BbCc, CcDd concepissero moto di rotazione,cd so. l centro G dovessecamminare orizzontalmente>> l. schemadella fig. 9.451; se ,^t,

9.10MASCHERONI ED IL CALCOLO DELLE CUPOLE DI GROSSEZZA FINITA


Passiamo ora al secondo tema che abbiamo scelto di estrarre, a mo' ci csempio, dal denso trattato dell'abate Mascheroni: riguarda il calcalodelle ctQoh di grosseTtafnita. Anche qui terremo presenti i contributi posteriori e in particolare faremo riferimento alla formulazione sintetica che ne ha dato il Venturoli. Gi ci noto dalla memoria del Bouguer qual il concetto fondamentale 1'crseguito, durante il Settecento, nel calcolo delle cupole in muratura: mentrc ncgli atch, ove si faccia astrazione dall'attito e dalla coesione tra i conci, nccessario importe che la risultante R della spinta otizzontale P e del peso (] rlclla porzione AaMm sia perpendicolare al letto Mm; nelle cupole sulicientc cada con maggior pendenza >, rrrporre che R, pur obliclua al letto Mm, << (ltg. 9.47), ossia sufficiente che sia:

rl

5I? , "r". dce il Masche-

e.17.
i.//. toltu d tt/to .it,j/a, a/i t: li."r,, llnl)g11.t, lfl11. \r' 1.. l\l;rschcrrni,cit., p. 2t.

376

Atc/t;,

lolle, croh

Ma:clteroni e il cahalo delle upole di Ylre<4a ffl

377

8''**

(e.10.1)

Ci deriva - dicevano gli autori di quel tempo dal fatto che < se quella risultante declina piegando vetso l'asse (verticale) l'unghia AaMm tender a sdrucciolare in gir da m verso M; ma essendola stessatendenzain tutte le altre unghie che le stanno attorno per tutto il giro della cupola, ed esercitandosi questa tendnza da tutte nello stesso tempo e con forza uguale, ben si vede che tali sforzi s'impediscono e si elidono l'un l'altro, n possono a\rere effetto ner cui la cuoola si dissolva > s7, Il lettorei'oggi rester forse stupito dinanzi a un ragionamento cos mmaginoso ma grossolano : che senso mai pu avere il parlar di ( sforzi che s'impediscono e si elidono l'un l'altro >? Sembra di leggere, in luogo della desctzione scientiEca, una figura letterarja, come quella diveftente che l'Ariosto aveva dato alla diffcolt di versar I'acqua rovesciando un yaso che abbia il ( ventre "spiegava" l poeta largo > e il collo stfetto: << L'umor che vorria uscir tanto s'affretta e per I'angusta via tanto s'intrica, che a goccia a goccia fuote esce a fatica >! In realtLle cose vanno diversamente: il fatto che in una cupola equilibrata la tisultante R possa essere obliqua al letto Mm purch cada con maggor pendenza, indice di un'altra circostanza, e cio della pressione scambiatasi lateralmente dalle diverse unghie contigue: in altti termini, le sollecitazioni interne che emergono in ogn elemento della cupola non sono rappresentate soltanto da forze di compressione dirette secofldo i meridiani, ma anche da forze laterali secondo l'altta direzione principale (fig. 9.a8). Ora, se la cupola in muratura conviene che tali fotze siano sempre di compressione: e ci generalmente ottenuto dalla condizione (9.10.1.

Secondo i moderni criteri di calcolo occotre valutale le sollecitazioni in limite corentrambi i sensi per accertarsiche non sia mai superatala tensione cr m a r e r i a l eI.n v e c eu n a s m i ] ep r e o c c u P a z i o n e l . i r p o n a . n t aa l l a r o t t u r a d e l d e l p r s s a t o :g i e l e m e n L a p i d e ic h e c o s t i L u i a.i ,u,,o estranea i costruttori potevnoessef sovrabbondantl, vano la stfuttufa, pef le lofo dimensionispesso come se fossero infinitamente resistenti' Il problema ritenuti del tutto sicuri, gioco delle forze ,i".r^, a'Aatu parte, nei comporre in modo opportuno il cleil sollecitazioni interne, s da evitare il possibile insorgere di "rterne . dal fattr> ,lt,-rrriot.tinon ecluilibrate,ovvero di cinematismi di collassodetivanti in forzc che le reazioni utue tra i conci dovevano in ogni caso esprimersi 10 1) fosse egittimaCi spiega perch la disuguaglianza(9 ,Li .o-p..rrio.t.. assuntacome unrca coldizione di equilibrio per la statica delle cupole' mente Ormai la questiofle ricondotta al determinare le quantit Q e P che d'ordne Esuranonella 1.lO.t;.Si tratta per, Per grxn Parte,di una questione (com' naturale per una cupola in p;ich s; il peso Q p.o.'i.tt "!"tr.rri.., volume dell'unirr"tut"l a'l prevalente p.ro pp.io, occorrer misurare il j a l l a s u p e r f i c i A i \ ' l m . q u a n d o s s a u o t ad u n a o g o l o< " : 1 i n r e e *tri, g."r^," r ) . 4 c ) )L a r i a p i i r s e m P l i c e [ o r s e q u e l ad i s o m m a r e . i ,",,fnJ.tl'".t. y (fig. a: secondo contributi elementari

o:Joo
a A

(e.10.2)

clove clQ (appresentail peso della porzone infinitesima Mn" Gi il Bougucr , .r. ol,puio della mira di Mn' fermandosi a una formula soltanto appros-

Fig.9.48.
s 7 ( , V c n t u r o l i ,c i r . , [. 211.

ltil, 9..1().

378

Archi, rclte,npoh

Masehetoni ed il caholo de e atpah di gra:se14a fnlla

319

simata58; il Mascheroni invece persegu con gran cura i calcoli contestando, persin pi del dovere, il risultato del Bouguer se, ma la completa generalit e il perfetto rigore furono ottenuti solo pir tardi, gfaze a contributi del Gratognini e alle annotazioni che A. Bordoni appose al testo pr volte da noi citato del Venturoli. Qui per desideriamo limitarci a qualche semplice indicazione, e quindi ci mttiamo nelle ipotesi pii favorevoli, supponendo cio che i letti dei conci siano perpendicolari all'intradosso lil che vuol dire rf - 9, \ ,1. \ owero: tg {: tC ? : i: f , e assumendo ancora che la << grossezza. Mm: >> h azl della cupola sia molto piccola rispetto al xaggio di curvatura r. In tali ipotesi, il volume dell'elemento Mn' dato da (fig. 9.50):

Per I'equilibrio dovr' dunque aversi in virtr della (9.10.1):


a-,

It.trdr>rl
d

(e.10.s)

dove, essendoal primo membro il volume dell'unghia Proporzionale al peso Q, sar la costante f, al secondo membto, proporzionale alla fotza otizzontale P. ai Passando logaritmi, la (9.10.5)diviene:

logJhzds > log f


e differenziando:

(e.10.6)

: vor. (Mn,) (r.' + |u a'

a,t)"

(e.10.3)

l;E- T
con y': $.

hz ds _ dy'

(e.10.7)

consente di tisolvere i principali proQo"rru dsuguaglianza

blemi che si pongono sulle cupole di gtossezza finita (purch pccola). Infatti, ,,-\,e sia assegnata la atrva y(z) generatrice dell'inttadosso, essa regola le grossez,zeAei cune Punto per punto affinch si mantnga l'equilibrio; opPure, ove siano date la curva medesima e le grossezze, ssa d il criterio per giudicate se la cubola sia equilibrata, Seguendo un otignatio suggerimento del Bouguer, poi meglio chiarito, caraa gemralrroponiamoci appunto di deteruiaare la vala delh grzrte<<e, data la /tift delld capola. A tal fine, riportiamo la (9.10.7) alla orma di un'uguaglianza introducendo un coemciente positivo p> 1:

hz ds -t jhz ds Fig.9.50. 1 . ^ . Ora, il termine (che potrebbe essere ulteriormente eaborato) ,hzzd,p di entitLassai minore dell'altro termine hz ds, per cui lecito Poffe : Vol. (Mn') evhz ds proprio come aveva asseritoil Bouguer.
su P. Bouguer,cit., p. 153. 5e L. Maschcro,li, cit., Sc<,lio I'rolluta -\'-Y.\'t', Capi, Vl, pp. {19-90, tl

dy' y,

(e.10.8)

Integrando avremo : lhz ds : trv')n

(e.10.e)

,lrL cui, per derivazione rispetto a s: I, ll'p d,y fv,)o r


dS

(e.10.4)

(e.10.10)

ii. l,cnc darc un esempio aPPlicativo. Si consideri una cupola sferica ci yr, c si rl11gi,r R. l,'equazione clella crconfetcnza generattice : z. -= | lP.y I r u i r r l , lrtc ( l g . 9 . 5 1 ) : z(ls Rdy

(e.10.1r)

380

Archi, ,obe, crpola

Satinberi It traltala di Leorarda

38t

r: T-t
,

dy

\/zRy - y,

R-y

(e.'t0.1,2)

s[atto (sempre facendo astrazione dall'attrito e dalla coesione) Per una cuP(]h costante h0; la condizione (9.10.7), mediante alcuni passferica di grossezza" saggi che lasciamo ad esercizio del lettote, diventa:

Operando le sostituzioninella (9.10.10),ne segue: fPR(2RY- Y')*e-1 (R - Y)r'+r

(e.10.13)

R'dy d y - -(R > - yX2Ry - )) y ()ssla: / n. -' ' /-\\ -/ r RJ -) .' \.' = \ ' - ' .
cla cui: . ' J-V5 z

(e.10.16)

Rz

(9.10.17)

(e.10.18)

Ci significa che la cupola di uniforme gossezznon pu abbracciarc rutto l'emi;fero, ma la sua saetta non pu olttepassare0,382R, ossa I'arctr gcneratore della cupola non pu esser ;aggiore di 51'"49' 50". Questo risultto va inteso nel ienso chel per le zone inferiori la tensione laterale tra lc Lrnghiemuta segno, da comptessionea"tazi.oneper cui si tendetebbero neces."rG d.ll" ."r"liiatot.. Quando torneremo a palare delle cupole, nel cap. 14, con risuardo ^lla fr""oadelle membrane, tiionosceremo meglio la verit di
(lrlcsta assefzrofe \t19. v.Jz).

Fig. 9.51. Se si vuole importe che per y: 0 la. grossezzah abbia un valore ho (ad > esempio dettato dalle norme < classiche dei trattatisti) bene porre nella (9.10.13)p:2. S trae allora il valote di l:

5 f49' 50"

r: f qn'
e la scaladelle grossezze risulra:
, hnRs

(9.10.14)

l'it.9.52.

9.II

IL TRATTATO

DI LEONARDO

SALIMBENI

(R- v)'

(e.10.1s)

All'inverso, possiamo comanclarcia quali concliziotri l'c<luilibrio soclclF

si A conclusione questorapido sguardosugli studi setteccntcschi put) cli e matematicovcroncsc l,crtntrd<r nrzionarc I'ampio tratato dell'ingegetc c t)ryli ArclLi e dclle Vo//e (Vcrorrn, 1787), clic, Pcr mct()(l()l()girl Snlinrlrcrri

382

Arc,"a/te, ?oh c

Gi lteia

efti i,i pit,p\i

nel XIX

ucalo

383

impostazione matematica, risente soprattutto degl stud del Bossut e del Maschetoni. A diffetenza dei suoi predecessori, per, il Salimbeni si nteressa ai problemi che insorgono anche nel corso della costruzione di una volta: come premono i conci sulla centina? in che misura rispetto al loro peso? sno a qual segno occorre prevedere una sovracentina per impedire lo sfiancamento dei conci prossimi all'imposta? Il nostro autore cos condotto all'esame della componente 13 ttasversale rispetto alla linea d'intradosso: egl riconosce facilmente e descrive con dovizia di formule trigonometriche il fatto che, scendendo dal concio di sommit ai conci inferiori tale componente diminuisce e addirittura cambia il suo segno, manifestando appunto il peicolo dello sfiancamento (fig. 9.53).

Nella seconda parte dell'opera il Salimbeni estende le sue ndagini tgli archi < dotati di qalsivoglia incurvamento i>, giungendo a risultati otiginrtli che meritatono ampio rco"noscimeflto ancor 5 ann dopo da parte del Poncclct nel sro Examen criliqae et hittoriqae des pritrripa/r lhories orr flhlianr corerra"l aCo-pi.t Rndus-de l'-cademie des Sciences t'tllilibre tlet uo/ites,"fp"rro tr^ i de France" (T. XXXV, n 77, pp. 573-580). signiEcativo che di tutti gli autori il settecenteschi, Salimbeni ii iolo, oltre a Coulomb, ad esser considerato con notevole approfondimento dallo scienziato francese; in particolate il Poncclet cita \a Proposiyiaxa 8 del libro V, dove risolto il problema: <(Datz la curva interiore dl un-ar.o, trovare qual curva esteriore gli si debba assegnate, allnch tutti i cunei si sostengano sca;bieYolmente fra d loto n equilibrio >' Il metodtr seguito dal Salimbeni concettualmente identico a quello gi usato dal Bossut, di"cui abbiamo parlato nel pat.9.5: solo che vien qui tenuta ptesente la grossezz dell'^tco. caosa diii I'equazone (9.5.14) si modifica (e si complica) alquanto; eppure l Salimbeni rieice a darne I'integrale generale nel caso di grrt""tu cosiante, dimostrando cos un'importante-propriet : che cio, mcntrc la cutva di equilibrio notorjamcntc !"t on ut.o pesante infinitamente sottile per un arco reale tale curva <pu dirsi della famiglia -og.n.", la. catenaria 0. clelle catenarie, ma non per la comune > dell'autorc Questa osservazione est di fatto sepolta tra < le dimostrazioni italian, sempre sintetiche e alla tnanieta degli antichi, di Huygens in Particolare o, come dice il Poncelet; per cui, durante buona parte dell'Ottocento, scienziati anche rinomati, come ii Mry, continuarono a ritenere che la forma ottimale dell'arco di grossezza finita e costante fosse la catenarir omr)gcnca fr.{a pi in generale g'i studi del Salimbeni sercitarorlo scarso influsso sullit cult,,ira tecnica s,.,...rriou, bench anticipassero con s gran margine di tcmprr da lc ricetche condotte in Francia verso la et del scolo successiYo Yvon Vil6', a cui l'Acadmie des Sciences dar risalto e notoriet' Lirrceau Menzioniamo infine, tra gli autori italian, Marino Fontana, ptofessotc di Nfatematica Aoolicata nella R.l. Universit di Pavia; che nel1792 egli pubblic rr Pavia il ,s"..rdo oolo-" di un trattato dal titolo Della Diranca che, pcr la sr.La impostazione didattica, testimonia come la teoria sulle strutture v()lttc, chc abbiamo finora desctitta, fosse penetrata nell'insegnamento tecnrco pcr llt r ,' r m z i o n e " d e g l i a l i e v i n g e g n e r " .

Fig. 9 5j.
L'analisi, putroppo, condotta in modo tanto dettagliato quanto farraginoso; ci non toglie tuttavia alcun merito al notevole impegno del Salimbeni il quale riuscito a date la legge con cui varia la poszione del < punto di ecluilibrio > (ossia del punto in cui E muta segno), al variare del numero clei conci per dverse formc cli volta confcrmanco, tra l'altro, i risultati cli Couplct citati ncl par. 9.3.

9.12

GLI ULTERIORI

DEFINITIVI

SVILUPPI

NEL

XIX

SECOLO

l) un certo puflto di vista sarebbe giusto terminare qu il capitolo sulla strti<rt clele volte e delle cupole in muratula, poich ormai il motlcllo concctrrrrrlcti riferimento, ossia il sistema di cr.rncirigidi infinitamcnte rcsistctrti, lt:r,
1"r 1., S,rlirnhcni, l)4/ "1rd)i dele Iil/e, p. 216, \'crrrra' 17i17. '' Y, \/ilrcc:ru. \;ltr /'itabli cttte,t/du ,'t,i,' ,ft /,rrl, Prcscnrltr :rll'Acrtlnric ncl 1t145 c pulr " M i r r t , , i r c s p r s r n r a sp r . l i v c r s S , r v , r n r s " ,/ 2 , p p . 5 0 3 - t 1 2 2 , t i 5 4 ' 1 b l r r ' , r t , irr r

384

Arttti, nt*, capole

Cli

leia; defniti,ti rtil ppi nel XIX

molo

385

come dire?, esaurito le sue capacit espressive, offrendo il meglio di s negli studi magistrali del Bossut, del Coulomb e del Mascheton. D'altra parte, flecessario dire put qualcosa del cammino ulteriore percorso dagli studiosi dell'Ottocento per riuscite a intendere la connessione tra le < vecchie teorie > nuove sinora discusse, centrate esclusivameflt su concetti di equilibrio, e le << teorie > che proprio a partire dall'Ottocento iniziarono a svilupparsi, ossia la teora delle travi elastiche ad asse curvilineo e la teoria delle membrane e dei gusci. A Aifrercnza" di quel che si verificato per altri problemi di meccanica strutturale, come ad esempio pe il problema della flessione, sul tema degli atchi e delle volte gli scienziati del secolo scorso non limitarono il proprio intervento a una sistemazione organica, a un rivestimento formale unitatio, a un arricchimeflto di notazioni collaterali, ma dettero una svolta alla stessa definizione delle domande, agli obiettivi della loro ricerca, intoducendo quegli aspetti che nelle antiche ttattazioni erano ignorati: in particolare, la resistenza a compressione (e a flessione) del materiale, nonch la deformazione consesuente ai cafichi. Per oftire un quadro, sia pur molto sommato, dell'evoluzione profonda dei problemi e delle soluzioni, possiamo riferrci al saggio storico critico sulle principali teori concernenti l'equilibtio delle volte, pubblicato a piir riprese "Comptes Rendus" nel 1852 ', dove da J. V. Poncelet (1788-1867) presso i riassunti e commentati tutti i contributi piir signilicativ. Nel medesimo sono tempo, per, possiamo anche prendere come filo conduttofe i quesiti che l modello rigido sinora considerato lascia senza risposta e che teclamano quindi i superamento del modello stesso: che cosa infatti non ancora chiaro nei metodi pur cos elaborati e laboriosi degli scienziati settecenteschi? -A.nzitutto non chiara la competa definizione del meccanismo di collasso dell'arco. Pur accertata l'aderenza sperimentale dello schema di rottura in quattro pezz (f,g. 9.45), resta l'esigenza di detetminare la cottetta posizione dei giunti alle reni; di pir, lo stessoschema non pu essereritenuto esclusiyo: esperenze speciali di G. Atwood (1801) su volte i cui conci erano teahzzati in cuoio levigato sui giunti dimostrarono a possibilit di scorrimenti. In secondo luogo non chiaro dove realmente sia applicata la spinta orizzottale P sulla chiave dell'arco. Le indicazioni al orooosito che ne d Coulomb "'.-Oggi noi possirmo intenu e sono.come dice il Poncelet. generiche uaghe,, la tagione d1 tale lncertezza consiclerando che l'arco preso di dere facilmente solito in esame assimilabile allo schema strutturale di una trave curvilinea incastrata alle mposte: questo vero in particolare ove si tenga conto della coesionetta i conci; ota, una simile struttura, pur se soggetta a una distribuzione simmetrica di carichi, ipNtatica. In altri termini, le sole equazioni cardinali della statica non sono sulcienti a determinare le reazioni dei vincoli e le caratr,: t. \r. ll)ncclct, I::r.an ".ritiq/tc et Lit/orkrs er l,rinilra/u /l)[otit.t tt ta/rta1it o,tkdn/ /'ttq/ i l n r n t t e t , " { l . o n p L c s l . c n d t r s " ,, t , n . 1 5 , p p . 4 9 4 - 5 0 2 ,1 8 5 2 ; n . 1 6 , p p . 5 l l 5 4 0 ; , , 1 1 , 1 t p , 5 1 1 - 5 f 1 1 , r ' r l b i t l c n r .n . 4 9 7 .

teristiche di sollecitazione. Operando una sezione in A, si riconosce che, pcr ln simmetria, non presente la componente della sollecitazione trasversale all'assc ccll'arco (cio la forza di taglio) ma sono presenti \a fotza" tormale Nl e il momento flettente Mr; d'altra parte, NA e MA composte tra loro danno luogo alla spnta oizzontale P di modulo uguale a Ne, ma non passante pet la linca c'asse.Come giungere alla determinazione di Nr e di MA? Non bastano le conc'lizioni di equilibrio; occorre introdurre qualche nuova considerazione attinente l comportamento deformativo della struttura e quindi alle propriet del materiele. Ci conduce subito anche all'esgenza di mettere in conto la resistenza r compressione e a tra.zione, valutando non solo le caratteristiche di sollecitazione Ne, MA, ma anche la disttibuzione delle tensioni lunso I'a.ltezza. della sezione (fig. 9.54).

Nn -l Nr -_-_:_/ \:___\

ltir,. 9.54. Tutte queste cose l.ennefo in luce per gradi, non senza passafe attflvcrs() rr cquivoci e a falsi obiettiv, come quello, ad esempio, di trovate un ulteriorc < lrrincipio > atto a risolvere il problema iperstatico pur astraendo dalla analisi tlclla deformazione, ll primo autore, citato dal Poncelet, che abbia tentato rli lrroseguire per la via tndtcata da Coulomb, Audoy: <Si deve in partcolnrc ,il Signor Audoy, allora capo di battaglione del Genio, l'avere per prinr,r riportlto gli ingegneti ai metodi generali e luminosi di Coulomb. Sviluppando, cort ci-ti.ae le teorie incomplete di cui abbiamo parlato, nela sua bela mcmoria ndo inscrita nel quarto numefo del "Mmorial de l'Oflcier du Gnie" (anno 1820), csli rilcva che essc rientravano, cos comc i fatti dedotti dai risr-rlta.ti clcll'cs1.rcricnzl, nelle c()oseguenze che si satebbero potutc trarre immctilt:rnrcntc dalla tcorit ci qucsto illustrc fisico. J,e formulc analitiche stabilite dal Signor Aurlry ( . . . ) p c r l c v o l t c a t u t t o s c s t o ,a c l r r c o d i c c t c h i o , o v a l i , c o t a t cd i < l i v c r s ic s t r t t l o s s i , h t n n o r c s o g r a n c is c r v i z i a g l i i n g c t n c r i , c h a n n o f , r r r r r i r t o , a a l L r r ; r , d l u b l s c c i i o s c l l n , r n l c l l l {a g l i t l l i c v i t l c l l ' a r t i g l i c r i lc r l c l g c n i o , p r c s s o l a S c u o l a )
tl

386

Aftbi, tolh, cteol.

t,/i t//.ti.ti

efnitiri ril ppi kel XIX

secaa

387

dr applicazione d Metz ) 6a. La ricetca" di -Audoy consiste soprattutto nell'ndividuare i giunti di rottura alle reni che corritpondono al nassino della spinta oriy 7orale ir cbiaaenelle condi{oni di equilibria imite per rcorrinento o rotalione. Si tratta dunque di un calcolo a rottura: e l'Audoy consiglia di assumete wn coeficienla d ticareqqa pari a due per gli edifici pi impegnativi. Purtroppo Ie fotmule sono estremamente complicate e i metodi di tentativo sono laboriosissimi; per cui numetosi ingegneri militar hanno tentato, negli anni successivi, di apportaffi opporture semplilicazioni che Ii rendessero applicabili in pratica. < Prima di passare a queste semplficazoni (...) dobbiamo menzionare in primo luogo la rimarchevole Memaria sulla stabilit delh ,0/s redatta, in Russia, dai Signori Lam e Clapeyron, in occasione della rcostruzione della chiesa di Sant'lsacco a San Petroburgo, e che fu nel maggio del 1823 oggetto di un rapporto molto favorevole di Prony all'Accademia delle Scienzc, a nome suo e di Ch. Dupin ("Annales des Mines", tomo VIII, anno 1823). Lam e Clapeyron, adottando esclusivamente l'potesi di rottufa pef rotazione delle volte cilindriche, sotto la forma di quattfo pezzi atticolati agli estremi, senza scorrmento, (...) sono condotti, per la determinazione dei giunti di rottura o del massimo della spinta, a risultati analoghi a queli gi ottenuti dal Signor -A.udoy, secondo la teoria di Coulomb; ma vi sono diverse note o applicazoni che danno alle loro ricerche ufl carattere particolare di orignalit. Cos, ad esempio, partendo dall'ipotesi che i piani dei giunti di rottura, anzich sser normali all'intradosso com' d'uso, siano verticali e paralleli all'asse (...), essi determinano con considerazioqt a priari relative al prolilo medio di una volta a botte, l'influenza d un sovfaccarico pir o meno vicno al punto di rottura delle reni, la sua migliot ripartizione intorno a questo punto, e concludono sul seguente teotema che subordinato alle ipotesi ammess ma bene si applica alle volte ribassate: il paxto di rotttra sa/l'irlradasto tale cbe Ja sl/.t tangente ircottra /'ori1qantale per la sammif dell'eslradaso ir cbiaue, sulla aerticale del certra di grauit d la Perte r/lPerizre della rcn-aalta alla quale tah purto di ratura aPpartierc (fig. 9.55). <Gli autoti traggono di qui un procedimento grafico per delinre questo stesso punto, pef mezzo di una cutva ausiliatia che non ha, come il metodo per tentativi indicato da Coulomb, altra dificolt se non la detetminazione dei centri di gravit o dei momenti delle parti supetiori relative a ogni ipotesi di posizione del punto di rottura. L'analisi riferta a,l calcolo di una volta a botte , d'aItra parte, qui estsa al caso delle cupole, supponendone la divisione in fusi, secondo piani meridiani verticali, e gli autori giungono a questa osservazione che sar poi wtiltzzata per la stesura di tabelle pratiche: "in volte simili, la posizione dei gunti di rottura non dipende dalle dimensioni assolute, ma funzione soltanto dei r:;ppotti tra raggi dell'intradosso e dell'estradosso" > 63. Veniamo al contributo dato da Navier. I-uigi Navier si occupr) in pir luoghi di statica degli archi e delle volte: sia nelle sue note alla Scierccdu h.qnietrr.r del Belidor, sia nelle sue flote al Tr.tit de la Conr/nrcliott dcr Po.t d,cl
+ Ibrlcm. o, 498. 6s lnrcclci, cir., pp, 500-501.

I;i.11.9.55. (irrLrthey,sia nel suo Rsm det Legons...; in quest'ultimo celebre testo, edito rrcl 182, Navier introduce a considerazione della tensione che si distribuiscc irr rrgni punto dei letti trasversali. (irme sappiamo, Coulomb si preoccupava della condizione limite di equililrri<r senza riguatdo alla tesistenza a compressione del materiale; perci egli r),)lc\'.r collocare la sbinta otzzontale in chiave sull'estradosso e la forza Lli , ,,rrr1,rcssione il glunto di rottura sull'intradosso. Invece Navier vuole rifcper lilc il calcolo a una situazione limite pir severa, in cui ancora le sezioni ,\a t itlm sono efettiyamente reagenti con tensioni di compressione soPPortabili rl;rl meteriale: ne segue allora che la distribuzione delle tensioni pu csscrc rrl pi triangolate, presentando valor nullo, rispettivamnte, n ,\ e jn m (1iQ.9..56).

l:J,.e.r6.
< l ) r r c i r r i s L r l t u : 1 )c h c a r i s u l t a n t c d c c p r c s s o n in o t m a l i a l g i u t t t o d c v c t l l l r s l t c i r u n : r r l i s l t t t z r r l t l I c m l r o l r i i t c o t r r l - r l c s stog u t l c a u t t t c r z ( ' . l c l l t l t r r -

388

Ani, wtte, eapah

(,li ter;ai defniriri rrituppi tiet XIX .'eata

389

ghezza effettiva di tale giunto; 2) che Ia ptessione in questo lembo il doppio di quella che avrebbe luogo nel'ipotesi di una pattrzione uniforme sulla superficie intera del gunto. Questi risultari, in cui si fa completa astrazione dall'influenza delle componenti tangenziali e dalle deformazioni conseguenti (...), permettono al Slgnor Navier di calcolare nuovi valoti della sptnta, otizzontale in chiave, un po'pr forti di quelli che detivano dall'equilibrio stretto o matematico relativo all'ipotesi di una resistenza infinita, e che oflrono i\ mezzo di accertare (...) che nella yolta.-progettata i materiali non corrano alcun rischio di schiacciamento > 0. Cinque anni dopo appare I'opera di F. J. Gerstner 67 nella quale questo autore introduce per la prima volta due nozioni in seguito largamente utilizzate dagli studiosi degli atchi: la linea di resitterTa e Ia linea di pressione.La" prima il poligono che congiunge i centri di pressione su ognuno dei piani dei giunti; il poligono si muta in linea cuna se i giunti sono infinitamente numerosi e sottili. La seconda l'inviluppo delle rette cl'azione delle forze reattiye ua giunto e giunto. Le due linee sono generalmente distinte (fig. 9.57). Perch vi sia equilibro necessario che lz linea di resistenqapassi all'interno dell'arco;

lltc. y.)/. se essa intemeca I'estradosso sotto un certo angolo, la fottu(a mmediata nella regione corrispondente; se essa invece tangente a uno dei botdi, a ofazi.one dei conci imminente e corrisponde allo stato di equilibrio < stretto ) che solo un resistenza infinita del materale potrebbe sostenere. D'altra parte, l'angolo col quale la /inea di pressiana interseca i giunti dev'essere messo in relazione con I'angolo di attrito: se esso si discosta troppo dall'angolo retto possono insorgere scorrimenti. Queste idee saranno meglio apptofondite e precisate da Henry Moseey. Comunque, il Gerstner si accorge che, per il carattere ipersttrtico del pro lbi<lcm- o. 533. 67 Cfr. llat r lt lt

passanti Per i divcrsi purlti lrlema, possibile ltacciare inf,nite linee di pressone chiave e tangenti ai diversi punti delle reni, che soddisfino alle condiziorti <lella tli equilibtio. Il problema sta appunto nello scegliere quella < vefx t. [x trtlc l.,robiema il Gertner non sa date una risposta corretta: egli inttoduce r-rltcr : o r i i p o L e s ic h e s i t - i r e l a l o e r b i t r a r e . diversc, Questo insuccesso ben spiegabile : senza ricotere a' considerazioni rcative alla deformazione, non si pu sperare di aggiungete alcunch a quant() I'equilibrio impone. Il criterio prudenziale di Coulomb, con la sua ricerca clcl nr"isimo o del minimo, l'unica via agibile, ma resta oscuta la sur corrisf'rrlenza a.lla realt. Eppure, l'jndetetminazione statica ha in s qualcose di pararlossale:possibile che in un sistema rigido venga meno la corrispondenza biunir oca tra iause ed effetti che generalmente governa ogni problema fisico? conrc oon pensare che oltre alle equazioni cardinali di equilibrio la <natura) n()n limuovere l'indeterminatezza? P()sseggaun nuoYo < principio statico > atto a ' cap, 17, dedicato alla meccanicadelle sttutture, <lomanclc Come vedtemo nel molto simili si Presenteranno quando si Porr il problema di determinare ic rcrzioni r.incolari e le sollecitazioni della trave continua su Pi aPpoggl: alchc irr quell'occasione sar lungo il cammino per ricofloscere che solo nell'ipotcsi t1i cleformazione, ad esempio elastica, della trave la soluzione pu esserc uni\ {)c^mente determinata; in un primo tempo la ricerca era orientata alla scorrcrta di un princjpio statico d massimo o di minimo da appendersi alle cqua) i, ,nl .i .q.ribtio afalso obiettjvo questo, che per condurr, per diverse vicendc, lh formulazione corretta del Problema struttulale in termini energetici' c()l dovuto al generale fctcl,rincipio di minimo clell'energia potenziale elastica r ico Menabrea (1858). Nel caso dell'atco, fu H. Moseley il principale esponente del tentativrr lrtlluce,ma fecondo, di aggiungere alle condizioni di equilibrio statico un nt.tl)vo , r'itcrio cli scelta fondat-sui massimi e sui minimi. Gi dal 1833 il lVftrsclcy r!\'cva introdotto un principio di ninirua resislenla per la soluzione dei p-roblemi degli archi6u ossctipcrstatici8; ne1 1839 egliapplica tale principio alla staticaresistenza^ tracclabili ^ Partire da un punto generlc() che tta tutte le linee di rlrrncl<r ,lcLLsezione in chiave Aa, quella (( vera )>)passanteper l'estradr)ssoin a c tanlcntc all'intradosso in IVI, rende minimo il valore della spinta otizz<,nt^lc l'' t,'()r)cra del Moselev entr nel circuito della cultuta tecnica tedesca Per via ,tcli traduzione, ad opera dello Scheffier, clel suo libro Tlte A[ulncal Prit, i1,/r rtJ Engircerirg and Architecttw (fig. 9.58). ' r Lir stesso Schelner to miglior la tratt^zione del N{oseley sugli arch i tcncn cltI prcscnte l'csigenza di non supetare nele sezioni Aa e NIm Ia tensionc linritc sopportabile dal materiale. r c,)nrpress()ne

Aturlnti|,

/, p. 405 l,rrgr,

1131.

r'3 1. \f<rsclcy, O a 't Nr,t.' |l. ,ri rillu i ratin d/ /b. lti,tcil,/! aJ /NLl!tlttttr,l'hil. .t85, lll. 'lltt r' II. M(,{clcy, o t ILLt ry' -'lrLl, prbblic.rr,r ncl l" v,'l rli l L t . r t l \ ' 4 t t t ( / t ' 1 1l l t l ) i ' tatth tl ltti.lp,Iil. I. \vcnlc, 1841. 7'l ll. Sehctlcr,tlnrt rb (ot/l't, l;tttt't ttn' nl ,!1t lhik ',llnrns.h\,ick, 1l57.

390

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'./. 2.,' -..//'.

Fi4.9.58.
Sulla medesima linea del Moseley e sulla scorta delle indicazioni di Navier, si pone il celebre lavoro di E. Mry 7', dove offerto un metodo pratico, ancor oggi usato per piccoli archi. Il valore della spinta P determinato dal Mty nell'ipotesi che siano assenti, n ogni sezione dell'atco, tensioni di trazione i questo significa che la linea di resistenza (chiamata dal Mry ctrua delle presiani) sia sempre intrna alla striscia definita dalle curve congiungenti i vertic superiori e inferiori rispettivameflte del nocciolo centrale d'inerza di ogni sezone trasversle, In altri termifli, per l'arco di sezione rettangolate o per la volta a botte, tali curve corono l'una a woa distanza dal'estradosso pari a un tetzo d,ell'altezza h,I'altra a una distanza dall'intradosso part ancota a ln terzo di h. Tra tvtte l.e cl{ruedellepreriani intetne alla striscia cos delimitata cui si d il nome di < terzo medio >, il Mry consiglia di assumere quella che passa per l'estremo superiore d,el tetzct medo nella sezione in ,chiave e per l'estremo infetiore del terzo medio nel < giunto di rottura ) alle reni, inclinato di 0' negli archi a tutto sesto e collocato all'imposta negli archi ribassati (fig. 9.59). La rurua de/lepreriani pertanto pienamente dtermiflata e pef ttacciatla illustrata in seguito sufficiente un'elementare costruzione geometrica che sarL nel cap. 18 relativo alla atica grafca: si tratta infatti di determilrare il poligono funicolare delle forze (peso proprio e sovraccarichi) che incontra tre punti: il punto a'in chiave, il punto NI'e il punto simmetrico dall'altra parte nelle renl. Ormai la nostra storia sta invadendo la seconda met dell'Ottocento; qui dobbiamo abbandonarla- ooich i contributi successivi risentono di un mutato linguaggio, di una rinnovata concezione del problema strutturale. I metodi grafici del Culmann prendono il soprawento, e consentooo di raccogliete a unit, in limpide seppur complesse costruzoni, tutto quel che siamu Icnuti dicendo in queste ultime pagine; ma soprattutto l'analisi elastica dellc strutture
7r L N{ry, \h l'lqti/br. t r t c s t r c ,1 8 4 0 . "Annrlcs lN. 1'ai/$ rr rrrar, dcs lhrts ct (lh,russecs", p. 50, Io sc-

ltig.9.59. cliveota la chiave di lettuta privilegiata, quasi omnicomprensva, risolventlr> il tema dell'atco in un'applicazione particolare della teoria sulla treve acl assc cLrtvilineo. Crto, pu restare il dubbio che una costruzione in muratura comc I'rrco o la volta a botte non possa essere legittimamente assimilata a una strut7', rrrra elastica; tuttayia numerose verifiche sperimentali svolte da E. inkler ?3,e o rganizzarc Aalla Societ degli Ingegneri e Architetti Austriaci 74, ,ln Perrodil (imostrarono che la teoria delle travi elastiche curve poteYa offrire indicazioni a . r l ' L ' r s t a n za c c u r a L e n c h e p e r g l i a t c h i n m u r a t u r a . a L'insresso dell'elasticit ha consentito subito di rimuovere le insortnont:tbiii incertezze che gravavano sul modello rigido degli afltichi: ad esempi() il Winkler riuscito a dimostrare come quel principio di mjnimo, presagit,r prrrzialmente dal Moseley, potesse ssete dedotto in una rinnoYata formulazi,,ne, quale conseguenza dei teoremi di minimo caratteristici della teoria clasrica: si imponga infatti che in un atco elastico sia minima l'energia di clcfrrlnLtzl()ne:
l l

,r,

f 1 l lr\f-.1"
0

f t M2' | -1-::1 c | , Fr ..0

(e. 2.1) 1

,1,,r'ci termni hann<> solito significato (cfr. cap. 6); la verit di cluestaasscril zi,,nc ser chiarita nel cap. 20, quando si paler del principio di lenabrca c ,kl tcorema di Castigliano. Ora, se con e si indica la distanza verticflc tra l r rrrvu delle pressioni e l'asse geometrico dell'arco, si ha (fg. 9 60):
"OivilttrBc' 7: Ir. Winklcr, lta t.ihdnn! 'l fi irtui/ gkii "ttu K6cr, in uonin u /irrqc, rrttrrr". l. pp. 232 246, 1858. ' z ' l . , r i n c r r , , r i r < i J . l . l ) c l ) c r , ( l i l p u h b i c r t r n c g l " - A n n a l c s r c s l l , I r r s c r ( : h , r u s s ( t c s "4 ' 6 " , t'. lll, 1882. 7 r S i r m r r r < l c l l c , r | ] n r r rr l l l t l 9 5 ; r l 1 9 0 1 r l c l l , r" Z c i t s c h r i l d c s l s r c r r c i ( h i s c c , ' r , r ( n ( t , r - r r n ( l I c .\rrIirchtcn Vcrcirs".

392
M:PC donde deve essete:
I

Archi,

MIte, clpole

Parte II
(e.12.2)

NASCITAE SYILUPPIDELLA MECCANICADEI SOLIDI

f Pz.z

llids:min
,. dor.rno. rigid,ezza la la costante, (9.12.3)si riduce a:
f - , le"OS=:mln 0

(9.12.3)

(e.'r2.4)

FA. 9.60.
TaIe telazone affetma appunto il <prncipo > di minimo proposto dal 'Winkler, lra e cio che: << t tle le mrue di pressioneche ri p0$0no zttraire ?er i cariclti agenti,qaellarcra tah d4 dirlrlaui il nenoposibile in mediadalla linea d'ase >> dell'arco 7s. Ma su questo e su analoghi risultati riguardanti il comportamento elastico, nonlpossiamo per ora sofiermarci.Concludiamo qui perci la nostra gi troppo lunga narrazione sulle volte e sugli archi, questi ( oggetti ) sngolari che come pochi altri nel cotso dei secoli hanno ( fatto ) la scienzadl costruire.
75 E. \linklet, Die Lebre yon der Elarliritt ,t'd Feiigket, Ptag^,1867 : De Lage det Sl 4linie itu Cetlbe, Deutsche Bauzeitung, pp, 111,127,130, 1879; pp, 58, 184, 210, 1880,

10 MUTAMENTI NELLE COSTRUZIONI DURANTE LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

1O.I L.{ < SVOLT. > DELL'OTTOCENTO


Esula dai temi di questo libro un'analisi storica delle grandi trasformazioni si.,ciali e delle concoriitanti innovazioni tecnologiche che generalmente sontr r.rrccolte sotto il nome di < rivoluzione industriale >, carutterizzar,.o gli ultimi rlccenni del XVIII secolo e la ptima met del secolo successivo. occotretebbe, t c l r c s t o , u n t r a t t a t o a p a r t e P e r s e g u i r ec o n u n a c e r l a c o m p i u e 7 7 r i n u m e r ' r s i ncrcorsi che. su diversi versanti, possono aiutate a capire f intensit e I'ampiezza llcl mutamento nelle condizioni di vita, nei rapporti di produzione, nell'orgtriz.ztzione del lavoro, e cluindi anche, in particolare, nel campo che qui ci intercssa pi da vicino, ossii nel settore dlle costruzioni' Il lettore potr convc'' nicntente tivolgersi a testi specifici, come ad esempio quelli citati in nota .|,r,e, con dovizi"a documentaiiva, sono esPlorate le ragioni che portaron() ,rlt'improwsa crescita demografica con i conseguenti riflessi economici e polit ici, l scoperte che favoriroio i nuovi impieghi su larga scala.dei materiali ferc ,,,.i 1gttir", ferro di pudellaggo, accaio da fusione), i tiferimenti cultutali diverso, inedito orientamento all'arte del fabbricatc i,l",,l,,]sici .h" di.d"t u.r t, rLlh itessa concezione architettonlca. ()ualcosa tuttavi bene dire, anche se per esempi sporadici, poich solr r',,s liotr essere inteso il vero significato della <svolta> ottoceltJsca che I] corrtlotto "gli oradualmeote le scienza del cost!11i19all? 9qa attuale impostaz(u9' aspetti preminenti del sensibile spostmento dj interess.iPromr)ss() l)rrc s,,no ,l,rgli ingeineti'e <agli scienziati delle scuole politecniche nei primi anni dclscience des ingnieurs >: il primo sta nclt'ttr,,."?til, rispetto alla vecchia <<
' I ' c r u n n c c c s s r r i , ,r P p r o f { , n d i n r ct r ' , c f r . t S s h r o r r - , a n l h q i ' m i u t r i o l q r r ' l i t l r i ' Z IIall' V/illirrnrs' thrr'n l r ) 5 . 1 ; ^ . l \ ' l ( n r ( l i , i ,\ ' n , r i an i l i , t r u t t i t n , v o l t i l , l " r i n " ' 1 ! 7 7 ; S i n g ( r , l t " l n r v : r r ' 1 , 'lixin,,, 1962; L. lcrrcvolo \h)rid 'lctt'ard)ttttxft tntna' I\ari' l9(t4 Ltl,t I t'otoria, rrr,.j. ir.

396

M lan/enti flelle ortr/t4i1 i d rakle la rir\l

<i1ke indaitria/e

L'ingruso el fero

slla coira<ia e dei ?aflti

397

I'accentrarsi dell'attenzione s slls_p!!p4 t JZec!4! tc!!_ lei J4l@in i, nella loro . f l 5 p o s t a a l l e s o l l e c r a z i o n i N u o v i < , p e r s o n a g g i d i v e n r a n o v e r a m e n L ep r o L a _ " parricola.re. la, /r i19y e la d{nrprihki.iil65-on--esaea qoli:.i :.i". ihposl

litzti+i i dam74n laT$one assai pir lunga della precedente scienzi del cost_ruifeera invece segnata da altte preninenti preoccupazioni: ad esempio, una composizione di elementi - si pensi ai conci di ina quella di garantLre struttura muraria, di un afco o di una cupola - atta ad scluderel,insorgenza di cinematismi. Per qusto, la"forna gaaplrica d,ella costrtzone era. in p-sg@_)A+tglt_
gonista dell'intervento strurtufale; l'invenzione compositiva e la compatbilt
v

inf grande quantit, consente una certa .. ltberazjone,, dellLL rn.'granoe quan ta, consente una@fib etaztone >>della variabile formale, d o m t n a n d o s c n e m ' s t a t c tI n u s t t a t l . Infatti, il secondo aspetto sta in una rinnovata lettura della costruzione che fa scorgere in essa la traccia di ilr ttare p1, o meno elementari. Mentre nela concezione degli antichi, che abbiamo studiato nei capitoli precedenti, gli elementi dell'edificio, l'arco, il muro, erano fattt ospiti di alcune < macchine semplici ), cluali la leva o il cuneo, ora I'intero edifici colto nel s:u.o rcltelero portante che veicola e risolve le sollecitazioni: in esso operano nuovi < personaggi " come la trave rcn/inua ra pi appqaqi o il telaip. -Ebb.tr.,

fiiica erano due mornenti insindibili d un medesimo processoprogettuale. Orrlai invece-'impieqo apptoptiato del materale metallico reso disoonibile Ormai invece llmpiego appronriaro de maLeriale meral.lico disponibi e.
, --._ J.!!-

pilastro. ,\nche nella realt.poco industrialzz ta dell'Italia, Alessandr<> Antonelli (1798-1888) rrevaoperato in questo senso, elaborandoun sistemadi < schcletro in muratura > costituito da pilastri di mattoni (da lui definiti < fulcri >), da archi ribassatia spinta eliminata con cateneinserite nello spessote della muratura e da solai rcalizzaticon volte, il tutto semprein mattoni. Tale esperimento, la cui compatibilit economica era certamenteconnessaalTaperizia delle maestfanzee al bassocosto della manodopera,pu essere visto come un precedentc cultutale della srande diffusione delle strutture a scheletro in cemenro armaro che proptio inltalia ebbe a verificarsi sin dai primi anni del nostro secolo e lroi sempre con maggior intensit, pur senzapassareattraverso la mediazione delle costruzioni metalliche. 10.3 L'INGRESSO DEL FERRO NELLA COSTRUZIONE DEI ,PONTI Diverso il discorso per i ponti. Qui si pu dire che l'ngresso della ghisa c del ferto interviene aflcor prima che fosseto intese le potenzialit strutturali di quest materiali. Significativo il caso del ponte sul Severn ad Ironbridge pressoCoalbrookdale,opera di A. Darby, intorno agli anni 7776-79 (fig. 10.1). Per \a ptima volta la ghisa qui adoperatacome elemento fondamentale della costruzione: ma quale curioso uso se ne fatto ! Le nervature principali furono fuse,come un'enorme sculturain getti lunghi ckca 21.metr, su forme di sabbia prte da un altoforno costuito appositamente,quindi trasportate per via fluviale sul posto e ivi sollevatecon funi e unite in chiave. Non furono impicgati n chiodi. n bulloni. Ancor pir significatvo il caso dei ponti progettati o costruiti yerso la lne del XVII secolo,dove la ghisa trattata al modo della pieta, come matcriale ben resistente a compressione: ad esempio, per il ponte tra Suncerlancl c Monkwearmount (fig. 10.2) gettato nel 1796 sul I7ear, Burdon adott una slruttufa a sei atchi affiancat| ognuno di 125 pannelli cavi di ghisa, collegati rrtsversalmentea quelli dell'atco vicino da sbatre di ferto fucinato. Lo stess() ( ()ncetto sar usato anchen Ftancia dal Lamandeper il ponte -A.uster\tza l>a,rigi (lf01-1806). Sempre a Parigi, per, criteri pir consoni all'impiego del matcrirlc fetroso furono introdotti da L. A. de Cessatte da J. Lacroise Dillon nclI'clcgante agile < pont des Arts > (1803),n cui la carpenteria legno < alla e del l)clorme> ripresa e applicataalla ghisa (fig. 10.3).Due decennidopo notcvoli passiavanti si ebbero con il <pont du Carrousel (fig. 10.a) (purtr()ppo > (listrutto e sostituito nel 1925),opera di A. R. Polonceau: qui la luce c<>mera copertacon tre archi di circa 48 m composti da segmenticilindrici plcssiva crvi in ghisaintercalati cuneiatti a mettere tensionegli arcl.ri da in stessi.Molto il inlqcgnosamente,Polonceau aveva cscogitato modo di alleggerircla strutil turt c rli assicurare sua resistenza la flessionale associando alla ghisa clcgli clcnrcnti tub()lari un'anima lignea costituita da nove tavole di pino biturnatc a ( t l ( Lt ,

l'esa-me-zpplofdlo iifrAldn

" rp.fi dett" ,< svoltar> impressa

nell'Ottocento alla scienzadel costruire former l'oggetto della secondaparte del presentevolume, In entrambi i casideve essere dunque sottntesoil richiamo a l ec o n s e g u e n z e l l ar i v o l u z i o n en d u s L r i a ln e l l et e c n i c h e o s t r u r t i v es i a p e r de i e c , l'edilizia civile e industriale, sa per le opere strutturalmente piir impegnative come i pont e le grandi coprture. 10,2 NUOVE

CONCEZIONI

PER GLI EDIFICI

dVILI

Nel campo delle costruzioni civili, tali conseguenzesi fanno sentire pir che per 'uso del nuovo materale metallico, pet la diffusione dello schemaa ossaturaportante che gradualmentesoppiantI'altro, a pareti portanti: il primo esempio di edificio con colonne e travi in ghisa racchiusetra paretl esternein muratura lo stabilimento a sette piani del 1801 progettato a Manchester da Boulton e I7att; ma pur essendo abbastanza. frequente la sostituzione della paretepiena con elementiverticali di ghisa, nelle regioni industrializzate,!:estaflo ecceziona"li ossatureintegralmente metalliche: occorrer.attendere sino alla e secoflda met dell'Ottocento, Del resto, una soluzione soddisfacenteai vari tentativ per sostituife il fetro al legno nei solai cominci ad apparire dopo il 1836 con la produzioneindustrialedelle travi a doppio T. Tuttavi^, gi da tempo l'edilizia popolare per i cosiddetti < edifici di pigione> alle periferic delle grandi citt, aveva adottatoprocedimenticostruttivi e tipoiogie strutturali piir flessibili,dove il muro perdevala sua funzione staticaa favorc dcl

398

Malatent

clh canrtqiani dkan/e la rirol Ziofle i da riah

t. iagrc!tu d?l [prlo t1lla otlrsTiotlp .lei ])onfi

399

J
li.s. 10.2.

Fig. 10.1. Gradualmente I'uso del ferro condusse gli ingegneri ottocentschi ad espr.imere nuove forme strutturali che, affrancandosi dagli schemi tradizionali connessi ai ponti in muratura e n legno, valorizzasseromeglio le notevoli capacit di resistenza a trazlone e a compressione del metallo. Qui si iscrive certamente l'interessantee movimentata storia dei ponti sospesi.Nel cap. 6 abbiamo veduto che sino dal Seicento illustri -"t.-"ti.i sr' erano c,,nfronrti sulla risolrrzione teorica del ponte sospeso,e d'altro lato si pu ben dire clre lo schema ci una passetelladove un tronc() d'albcro sostcnut()da csili rami di paotc sarmcnt()sc,

li.q. 103.
:rlrlrrrrtiene tradizroni costruttive remote, tra le memorie dei popoli ptimitivi. a l\lu il primo ponte metallico sospeso di cui si abbiano notizie certe in F,uropa t' tlLrclodi Winch sul Tees e tisale al 1741l.tn realt si trattl di r.rnapasscrclla t , rrr I'impalcato pos^to direttamente sulle catene cli ferro fucinato. L'invcnzionc rlcl lrontc s()spesocoo impalcato itrigicito gcncralmcnte attribuitn a.fu<gc J, Iinlcy (1762-1818), n amcricano clclla Pcnnsylvanir chc nc costru irlcuni u < s c r r l r l l r i i n t o r n o a g l i u l t i n i a n n i d c l X V I I I s c c o L r ,o t t c o c n < l r u n f r r r t u n a t o

400

Ma/ar?enli ke e nslr

<ioni dLrcnh la iL,ol <iafle ifldrn;ah

L'ingerio

del ferr., n|lle casttt\ion

dei P1nri

4 {} l

:&X

di diametro, su elementi lunghi 4,5 m, pcr una luce di 91 m' cot'tsitlcrrttoil Anche Telford (fig 106) c, ncl cortliprototipo dei 'nente,'\lalie, ponti sosPesiuropei. (.^n il " pont des Ivalides > a Parigi del 1823), Chailcy (con il Donte sulla Sarine a Friturgo i 273 m, a cluel tempo il pi' lungo cl'l')urrrprt), 'ri in questa tipologia strutturale che cos eilcacementc valotizi-p.g.r^rono zava il inateriale meiallico; ii gio"g. cosi a uno dei maggiori capolav.ri dcll'ingegneria ottocentesca: il ponte sull'Avon a Bristol del 1836, opera clcl giovanissimo I. K. Brunel (1806-1859).

Fis' 10.4.
brelretto nel 1808. Di l a qualche anno, in Inghilterra, il capitano di matina S. Btown introdusse medesimoschema(fig. 10.5): il suo ponte sul Tweed il del 1813. con l'imoalcato sostenutoda dodici cateneformate da anelli di 5 cm

Fig. 10.6.
Si detto sopra che la storia dei Ponti sospesi movimentata, P()sslam() a.qgiungere,tormntata: infatti, vetso la met del secolo-si erbero numctosc ad Angers rovin tltc"iravi"rovine: <nel 1850 il ponte della Basse-Chane ..i',rondo alla morte 226 soldati: due anni dopo un uragano distruggeva Przi'rlil r.r'rcnte ponte della Roche Bernard sulla Vilaine; il ponte sull'Ohio prcssrr Oncinnati ptecipitava nel 1854 dutante una tempesta. '\ll'entusiasmo chc avcva ^cc.lt. i pimi^ponti sospesi subentr la pir scettica sfiduca e, ncll'Iiur,'rt, speso cadde nl quasi completo abbandono, nentre in Amcrica il il 1,,,'.rte lurlore continuava e si introducevano continue migliorie: cavi pir atetti, tttcopiir sicuri e ispezonabili, regolatori ci tcnsionc e-,perfezionerncn t( ) cssctr':ru.gi Pioniere ci questa nuova tecnica fu un immigralo tcclcscrr lc, z.it:t i' rri.girlinurl,r. '. . 1 , , 1 rA . R i i b l i n g ) )
'lirinr',

Fir. 10.5.

I (. ^ll)rrrsi, I I'uti

ln lrntitu, P 204,

1953

402

Mxtartenli

nelh cannqian; d tunle la irolkZione ikd .ttriah

L iun.,o

del Jptto fllk .airra?iosi dpi Putti

403

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sviluppo dell'ingegneria fertoviaria dapprima in Inghilterra, cluincli in ;rltri 1:rrcsi .otopi " finalmente, dalla met del secolo, in America. L'esigenza cli strutturc partiaolarmeflte <rigide> condusse ben presto progettisti e costruttori r s()luzioni noove, talvolta assai geniali e complesse, dove spesso l'inventiva c lrt ( seflsibilit)) statica precedeYanola disponibilit di rigorosi metodi di calcokr e di veri6ca. Per questo appunto l'analisi strutturale deve moltissimo all'ingcqneria ferroviaria; il dibattito scientifico e tecnico che accompagn e scgul la creaztor'e di opere eccezionali, come il ponte sul fiume Conway (fig. 10.8) realizzato da R. Stephenson nel 1845 per la linea LondrarChester-Holyhea<, tr

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F4. 10.7.
-Al Rbling, che aveva tfa l'altro messo a punto un nuovo sistema di funi composte da numerosissimi fili metallici paralleli, filati e non attorcigliari, uniti insieme da legamenti metallici, fu afldato nel 1867 il progetto del Ponte di Brooklyn a New York, la cui costruzone termin nel 1883: qui il doppio impalcato (quello superiore stradale e quello inferiore ferroviatio) compone, con relativi collegamenti verticali e diagonali, una trave eticolare spaziale pr che sufficiente a gatantrte il necessario iffigidimento. La luce centrae di circa 488 m; quelle laterali misurano 284 m ognuna (fig. 10.7)Di qui in poi le caratteristichepreminenti del ponte sospesosono acquiste; la storia successiva riguatda miglioramenti collaterali, o secondarie varianti della disposizione delle parti irrigidenli, o piir banalmente i pr.imati raggiunri, come quello del <Golden Gate> a San Francisco con 1280 m cli luce e c;ucllo del ponte sul Bosforo, di recente c()stfLrzioneJ con i suoi 1074 m. Totnanclo agli :rnni interrlecli clcl'()ttoccnto, dcvc csscr ricorrllto il gltnclc

1:ig. | 0.8.
come il ponte Btitannia sul Menai, dello stesso Stephenson, tealizzato ncgli rrnni tra il 1844 ed il 1850 (fig. 10.9), segn, si pu dire, l'inizio delle motcrnc tcorie: vedremo in seguito che sul ponte < Britannia > intervennc Clapcyron equazione clei trc most r.r<liandonelo schema a trave continua con la famosa << il Primo ponte tuboarc, cotr nrcnti > da lui scoperta; ma sul < Britannia > che sczi()ne tr^sversale a cassone (fig. 10.10), intervenne anche Jourarvski sf icg,rnrLr I'insorgenza dell'instabilit nei membri diagonali pir soleciteti a contr.rggerelrdo opPortuni accorgimeti per il rinforzo e cliscutcnrlr lc lr'cssi()nc, j,,r,,"c.l,crimintal su mirelli, \ttiIi7.z^teda fairbairn e da FLrclgliinsottpcr l:t r. I r ') g c lt z i ( ) n c t c p o n t e (
' ' " ^ r n r ' c s ( l ! s I l r r s r r ( l h r L r s s i c s " ,? r t , p . 1 1 3 , 1 f j 6 0 .

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405

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Verso la fine del secolo scorso, quando ormai la meccanica clclle strtttture areva rapidamente conseguito piena maturit con i contributi tli 1rctsonaggi come Culmann, Ritter, Mohr, Castgliano, che impareremo a c()n1)sccrc piida vicino, la tecnica dei ponti feroviati dette risultati di imprcssi.nrrrtc ttitezza e di ammirevolc eleganza, quasi all'apice di una < civilt del fcrro > venuta maturando dalla rivoluzione industriale. Basti citare la gigantescrstrtritura reticolare spaziale del ponte sul Fitth of Forth (1882-1889) di B llal<cr e J. Fowler, o i numetosi viadotti dovuti al gtande ingegnere e imprcnditotc (. Ei$el. Nella fig. 10.11 sono riportati alcuni interessanti grafici relativi a una delle pi significative rcahzzaztoni di Eiffel: il ponte Maria-Pia su Douro n l)orto,

Fig. 10.9.

4 L . ' - , . / - -

' . . . . . ' .

'!rs

i+r

lti.g. l0.l1 .

10.4

LE

GRANDI

COPERTURE

E LE ESPOSIZIONI

UNIVERSALI

Fi-q. 10.10.

lnlnc, cluestanostra troPPo rapida carrellata sugli effctti cclh rr',rluziotlc s i r r t r r s t r i a l c u l l e s c i c n z ac l e l c o s t r u i r e d e v e m e n z i o n a r c l c n u , , r c l . l r ' \ l l c t t i \ c ,,llttlc cLLlfctro per a copertura di grandi luci in cclici sl.rcciei.Ii, un tcrrr:t n r l s l i s s i r t t o c h c n o n s a t e b b cp o s s i b i l c c o t t c l c n s a ric p o c h c p r l t i n c : s u c l i c s s o nrorlo cli tornrrc brcloncntc sul ctpit,rl,r clcclicttolLllc /rau/nt tr/ico/tti, :rlrcnr,r l < c : r l ) r o P ( ) s i l c)l c c< i n c a v n l l n t u r c > < l c l l c c a l l r i l c > t l r c l l l i c l l cl. i s c l v ; t t t t I r t {

406

tl"ta",ati

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ind.,,triale

Le g,an. ,apP,r.l'c ( le P'poriZio,i nai"c"'a '

401

quella sede un certo richjamo all'evoluzione dei sistemi strutturali flel passaggio dalle antiche travatute lignee a quelle reticolari o ifltelaiate, qui vogliamo xiferlrci a un'altra delle occasioni legate alla civilt de'industria che, ptorompendo quasi dall'esterno, hanno rinnovato formamente l'invenzlone costruttiva: si tratta delle < esposizioni univetsali > con le quali Ie grandi nazioni europee, in particolare l'Inghilterra e la Francia, seppero affermare un proprio ruolo sul piano economico del commercio nternazionale, ma vollero anche stabilire una preminenza sul piano politico e culturale col prestigio e).a ricchezza della manifestazione mondana. Come noto, la prima < esposizione uni\'rsale )) si tenne a Londra in Hyde Park nel 1851; un costruttore di serre, J. Paxton vinse il concorso appalto essendo ruscito a garantire la rapidita dell'esecuzione e il recupero integrale degli elementi dopo lo smontaggio, gtazie a ura comPleta prefabbricazione (fi 9. 10.12). t is. 10.1J.

Fig. 10.12.

put11y1,sgrandi archi reticolati a tre cerniere coprivano una luce cli 115 m; > fu demolita nel 1910' rfoDD; la < Galerie -Per rendere il quadro un po' meno incompleto occorre zggluflgere utl ccnno sulle stazioni frroviarie e sui grandi melcati coperti Per i quali I'impegrr (1i strutture metalliche, generalmente reticolari, si diffuse soprattutto durante lrl scconda met clell'Ottocento : notevole, per impegno e per prlmato tempofalc, il caso della stazione di San Pancrazio a Londta (1865), opera di B' H Harlrw, lrL cui volta sostenuta da. archi a traliccio, a sesto acuto' su una luce di 73 n t)rizc lrna freccia di 30,50m; la spinta o:'izzontale assorbita da una cater.r zt)t'i.le alloggiatz- sotto il piano del ferro (fig. 10'14)'

Sotto il profilo strutturale sono per forse pi interessanti gli edifici predisposti per le < Galeries de Machines > di alcune esposizioni francesi degli anni successivi: il problema da risolvere era quello di un'ampia ccrpertura in ferro e vetro. Ad esempio, per l'esposizione del 1867 a Parigi, la soluzione adottata dal progettista Krantz fu di usare archi metallici su una uce di 35 m e di eliminare le spinte prolungando i pilastri all'esterno e collegaodoli con tiranti sopra la volta vetrata; in tale occasione,il giovane G. Eiffel, che aveva da poco aperto I'olicina incarcata di predisporre le armature, si incaric dei 'lta le esposizioni, la piii famosa cert<r calcoli e delle verifiche sperimentall. quella di Parigi del 1889, nel centenario della Rivoluzione francese: tutt coo(,scono la torre alta 300 m, la < Tour Eillel >, il cui profilo - seconckrquel chc fu disegnato in modo da resistereall'azionc celvento; ne dice lo stessoEillel altrettanto suggestiva cot'eva essere la <Galetie clcs l\fachincs > (lg. 1{) 13) jdeata da Drrtctt c pr()gcttt strultLlrltlmcntc rla (lrntarnirl, I)ierroll c (lllart()tt

408

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Per quel che riguarda i mercati coperti, la memoria va subito al complesso delle < Halles > a Parigi (1854 1866), costruito da V. Baltard e F. Callet, che esprimeva cos bene (prima della tanto discussa, recentissima demolizione) la perrzia e la saprenza costrutti\re raggunte dai tecnici fotmati alle scuole dellket positivistica (figg. 10.15, 10.16). n

Fig. 10.15.

si intreccia a consderazioni divetse che non possono esser ricondotte al)l <1ttc' stione statica e costruttiva e tiguardano invece pir profonde ragioni firrmtJi c < simboliche >. Sin dagli inizi dell'epoca modetna, la tipresa della cupola classica per lc chiese cristiane si accompagnata a uno spostamento di lettura. Mentre la si pensi al Pantheon di Roma - manifestava il cupola del tempio classico su ruolo nella configurazione dello spazo intetno e solo dall'interno ne poteva essr colta I'unitatia identit, la cuPola cristiana post-medieYal viene a confrontarsi su un doppio riferimento: da un lato come aggregazione dello spazio interno sull'ass verticale che congiunge < cielo e terra, divini e mortali )), secondo un linguaggio simbolico di remotissima origine; dall'altro come emergenza urbana al modo della torre, della guglia sYettante, secondo un simboIismo, ancora una volta antichissimo, che forse timonta all'<ralbero del mondo >, allk albero della vita > (M. Eliade). Gia la cupola del Brunelleschi (Santa Matia del Fiore) traduce costuttivamente tale doppio rifermento in una sovrapposizione di due involucti, I'uno percepibile all'interno, I'altro emergente all'estetno nel Profilo a sesto acuto ilegli arconi sugli spigoli della volta ottagonale (fig. 10.17). Dutante il periodo se si eccettuano alcune prime rca'lizzazioni legate rinascimentale b"t".o, all'antropocentismo umanistico, la doppia figura ritorna con freculturalmente

Fig. 10.16.

10.5 L'EVOLUZIONE COSTRUTTIVA E < SIMBOLICA D DELLE CUPOLE Patlando di grandi coperture, d'obbligo rifetirsi anche alle cupoleche, tradizionalmente,rappresentavano tipologia pir intetessantesotto ogni prola filo. Che ne delle cupole nell'ingegneria dell'Ottocento? Come mai l'ingresso di nuovi materiali e di nuove tecnologie non sembra averne mutato llrlrn che l'impostazione? verit,su questotemail discorso pircompJesso, poichC In

410

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quente insistenza, la si ritrova nella cupola di San Pietro in Vaticano e in numerose altre opere minori. Ma la clifferenza si accntua, divaricaodo l'interno e l'esterno, e innalzando il prollo secondo linee vieppir agili e slanciate,soprattutto oltre Italia: siglrificativa la soluzione offerta per la chiesa della Sorbona (1635 56) a Pagt; qui il gioco strutturale si complica poich la cupola interna in mutatura, mentre quella esterna sostenuta da una sorta di travatura reticolare spaziale in legno (fig. 10.18). Sar per Christopher Wrcr, (1632-1723) a imprimere un nuo\.o orientamento, unendo alle ntenzioni formali ed espress r e u n r r i g o r o s ai n t e n z i o n a l i ts r a l i c a . Per la ricostruzione della cattedrale di San Paolo, afldatagli dopo l'incendio di Londra del 1666, il Wren ricorre a ben tre cupole sovrapposte: quella interna di mattoni pe uno spessoredi circa 45 cm su un diametro di 33 m, quella sterna in legno ricoperto di pombo; tra le due si inserisceun cono di mattoni, anch'esso dello spessoredi circa 45 cm, per reggee la pesante lanterna in mutatura; il cono ha inoltre la funzione di portare l'armatura in legname della cupola sterna. Tutto l'insieme rnfi,ne taffotzato da massicce fasce o cinture di ferto all'imposta delle tre cupole (fig. 10.19).

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Ormai, se cos si pu dirc, tra l'intradosso e I'estraclosso visibili si frappone un'intera costruzione d()tata di una sua autonoma < logica > in s conchiusa, e quel che dal fuori sernbra portante in realt portato. Sarebbe suggestivo immaginare un parallclo (ma non questo il luogo pet sviluppare il discorso) tra questa luova interpretazione dello (( spazio sacro > e i percorsi seguiti dal penscro filosofico o teologico dell'et barocca e illuministica. Sia in campo cattolico, le teologie post-tridentine del << commento tomistico >, della < controversie D e del < manuale >, sia in campo riformato, la cosiddetta < scolastica protcstante > e Ie < teologie illuministiche >, avevano ce(cato di riprendere gli antichi strumenti speculatir-i della teologia medievale, aggiornandoli alla luce dei sistemi razionalistici moderni e facendone una specie di super scienza auronoma: la teologia naturale o teodicea. Ebbene, l'evoluzione delle forme architettoniche pet le grandi cupole del XVII e XVIII secolo potrebbe suggerire l'ipotesi, alquanto fantasiosama solleticante,di una curiosa analogia: la cupola a tre involucri degli Invalides a Pattgi (1693), opera di J. Hardoujn Xlansard (f,g. 10.20) e soprattlrtto la cupola di Sainte Genevir'e, costruita tta il 1,757 e il 1813 su Progetto di Jacques Germain Souflot (fig. 10.21), riptendono gli stumenti costruttivi dell'antica tradizione gotica francese, aggiornandoli e r.olgendoi figuratilamente al gusto dell'epoca. I-a trplice struttura di Sainte GeneYive risolta in un'ossatura portante, dove un sapiente gioco di r-olte e di atchi rampanti controbilancia le spinte e alleggerisce colonne e pareti, proprio secondo l'immagine delkr < scheletro di un immenso anin-raler>che ii Perronet, amico e alleato del Souflot, aveva dato delle costtuzioni gotiche; r.rel medesimo tempo, tuttavia, l'effetto quelo di una limpida e ariosa architettura neoclassica consapevole di tutta l'evoluzione formale prodotta dalla cultura illumlnlsuca. La sintesi reahzzata in Sainte Genevive fester esemplar e insuperata anche durante il secolo successivo: I'inpresso cli nuovi materiali e di nuove tecniche non modicher sensibilmente qel tjpo di concezjone strutturale che si era venuto formando da I7ren;n poi. Ad esempio, quando T. U. Ialter costruir, tra il 1855 e il 1864, la cupola per il Campidoglio a lflashington in ghisa, il nuovo materiale sar impiegato con pedissequa osser\.anza dei canoni gi acquisiti agli Invalides di Parigi e a San Paolo di Londra, come se qualsiasi variante dettata dal diverso compoftamento meccanico del metallo rischiasse di compromettere il valore ( simbolico ) della costtuzione (fr.g. 1,0.22). A proposito di tale valore < simbolico )) viene spontaneo ossen'are cl.re I'originaria intenzionalit religiosa fu ben presto soppressa:e questo l: un altro aspetto della stfavagante analogia di cui si prima parlato. L'impalcatLrra t^zi\)nalistica della teologa declin al deismo illuministico e agli esiti secolarizzanti di una < religione entro i limiti della ragione >; le grandi cupole labririosamentc incastellatecome guglie svettanti si convertirono in simboli < laici > cli potenza e gloria nazionale: cos, parzialmente, la cattedrale anglicana di San Paoo, cos gli Invalides in onore di Napoleone, cos Sainte (lenevir'e tr1sf{)r-frt,r ncl Pantbon franccsc, cos il Campicloglio di rWaslrington,cos inlnc la nrolc anlo'fr)rill(, n c l l i a n ac l i n r t nc o n r c s i n l g r r g ac p o i r i v c n t l t u n t u s c o t i s o r t : i n r c n t : l l c .

Sotto i1 profilo costruttivo appunto la mole antonelliana totil.rcsc ( I i59 tltl) (fig. 10.23), insieme alla basilica di San Gaudenzio di Novare (1841 luTtl), I'ultimo perfezionamento della linea evolutiva snora descritta per gli ctlifici a cupola (fig. 10.24). In queste opere l'Antonelli usa esclusivamentel^ muratura, mutandola per in una straordinaria composizione di element strutturali,

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414

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con movimentati incroci di neryature, archi e catene. ln esse riassunta un'esperienza tecnologica raffnatissima, frutto di secoli: un'esperienza, peta"ltto, che di l a cinquant'anni, con l'avvento e la diffusione del cemento amato, and quasi del tutto dispersa, bench sia possibile coglierne un consapevole prolungamento nelle opere piir significatve di Pier Luigi Nerv (Aviorimesse a Orbetello, Salone -Agnelli a Torino, Palazzo e Palazzetto dello Sport a Roma).

10.6 MUTAMENTI NELL'ORGANIZZAZIONE L'<(COLE POLYTECHNIQUE >

DEGLI STUDI:

Nei capitoli precedenti abbiamoavuto modo di seguiregli orientament


che stavano delineandosi intorno alla meccanica sttutturale, e anche intorno alla scienza.del costruire, rivolgendo l'attenzione a esperienze culturali estranee, fondamentalmente, alla comune prassi degli ingegneri e degli architetti. .{nzi, lalnostta storia pu sembrare a prima vista paradossale: tmzta con un dialogo mmaginario tra patflzi e filosofi come Sagredo, Salviati e Simplicio che facevan s mostra di essersi recati qualche volta nell'Arsenale dei Veneziani ma che, di certo, si sarebbero rfiutati di prendere in mano g1 arnesi di lavoro e di dirigere una squadra di operai; continua, poi, tra le elr.ate contese degli accademici pir illustri, negli scambi sovranazionali tra gli eruditi di Lipsia, di Parigi, di Bedino, di Petfoburgo. -Abbiamo dunque assistito a un'awentura scientifica oltremodo < aristocratica )r che si distende sino a tutto il periodo dell'illuminismo, dove lo svluppo dei temi, la proposta dei problemi, la scoperta delle soluzioni scaturscono all'interno del medesimo dibattito teorico e obbediscono alla sua autonoma linea evolutiva, anche se spesso i risultati via via ottenuti appaiono fecondi d applicazioni tecniche e utili al mondo pir umile ma laboroso dei costruttori. Tuttayia, yerso la met del XVIII secolo, si incomincia a intravedere una intefielazione meno occasionale: la < scienza desli insesnefi D Dtende corbo qqojl4n?Adi&r11dendosi, qojl4q?adi$p11den dosi ad-eqempio, nelle qcl'nle tecoiehe--sir.iJi--siliarl !a5d ricordare, in Francia, 11@ fonata nel 1747 e u I ' d E c o l e d e s r n g e n i e u r s e M e z i r e s i s t i r u i r en e l 1 7 4 8 : i n e n L r a m b e e s c u o l e d l l'insegnamento fondato su solide cognizioni scientifiche, configurando cos in modo sempre pi specifico la figura professionale dellk ingegnere > distinta da quella deli'< atchitetto >. Facendo riferimento ancora alla Francia che, in questo perodo storico, all'avanguardia sia della ricerca, sia della didattica, r.a ricordato che l'insegnamento dell'archit ettuta. era affdato sin dal 171 all'< Acadmie d'Lrchitecture > il cui lustro e la cui vivacit testarono per lungo tempo notevoli, A poco per volta, per, le scuole di ingegneria allargarono il campo d'azione dei tecnici ben addestrati nel'applicazione dei nuovi risultati scientifici, c restrinsero alqLranto le competenze specifiche dell'arcl,itetto, favorendo l'nsorgerc di cluclla dicotomia tra ( arte > e < scienzt > cl-re scgncr per piir di un sccolo la viccncl llclrit c t t ( ) r i c 1 r n o l l l c s o g l i c t l c l n r o v i n t c n f o m o c l c r n o . s

Con la Rivoluzione francese lk Acadmie d'Architecture > segu la sortc rgine,e fit soppressanel 1793 Per csscrc di tutte le altre accademiedell'ancien a,nchcil ri.o-por," tra le sezioni dellk Institut > (1795): con -ci-scomparve lavori per 'ammivt,orJ o l"gal" o del titolo di architetto, mentre il controllo-dei cui interno fu .ri"*io.r"" statale pssaal < Conseil des Btiments Civils > al istituita una scuola d'orientamento professionale' Ma l'elemento forse decisivo della nuova orgaaizzazionedegli studi per le costruzioni rappresentato dalla creazrone,dellk Ecole Polytechnique): iL i'rg"g.retia , pt.sios chiaramenteil soprawento sull'< architettura >; e' nel medesimo tempo, sl venne a stabilire un pir stretto rappofto tra le scienze d.emocratizz'.d.o> il dibattito nri.o_-^,.."uaiitre e le applicazioni tecniche, << dgnitLscientificaall'intetvento progettuale, sPecresce-nte i.ori"o, . offrendo cialmentein relazione alle grandi opere pubbliche' Fu appunto un grupPo di scienziatie di ingegneri guidati da GaspardMonge che (1746-lSid),p.of.ti-otJ i Mzirese insigne studiosodi geometria-, proCoiiato di Salute Pubblica I'istituzione di una nuova scuola di ingeore "t 'gneria organi"z:rtasecondo criteri nuovi e in grado di timpiazzarc le vecchic scuole. Con I'appoggio di Carnot e Preur, allievi di Monge e di Batrre, lo statuto della tioii t."otu, denominata < cole centrale des travaux publics >, fu aDDrovato ne! 1794 e, alla frne delo stessoanno, iniziarono i corsi; I'anno >' L-'orga,.g"'"ra" uttt scuola venne cambiato nome in <!'cole P-olytechnique da quelle che sostitu: furono ,^iLazione della scuola fu sensibilmentediversa climinati tutti i privilegi, l'ingresso fu-aq91to.a.gio1ani di.tutti gli stati sociali' i Ma soprattutto mutarono i metodi didaltici : ai grandi scienziati che furono
chiamati ad i Lllony, -rouflef , rolssr)n, ru

tecnichesu utr;r delle applicazioni .hto il compito i i-podt"te llapprendmento fititi- i r'iaLiii. ttli^niil' mate Fondamdnri pr-opederi."-'ei,,a" ."".t?*r" :iisilltati-sifiecros-efiTfrelry-rnoaf riiil anni ilel XX p?ts-i chimici. Ben

.".oln gr^.,itv, intorno allk cole > quasi tutta la grande cultuta scientifica fr",r.esel Va detto ancora che 'attivit didattica non si esauriva con le lezioni colettive, ma gli studenti erano impegoati in esercjtazioni e in labotatori di (brigate>, sotto l cl,imica fisica-: gli allievi erano divisi in gruppi, dette gtricr di istruttorJ migliori dei quali venivano successivamente avvati all'jnscrrrnlento e alla ricetca scientifica. Dalla sua fondazione, la scuola s prefisseanche uno scopo divulgativo tlcl \:u)c1c: si iscrive in tale linea la fondzione del < Joutnal Polytechnique > chc ,lii'"rr,re ,tna delle maggiori riviste nel campo delle scienze matematichc, ospitiur(ll) rr)n solo gli artili originali dei docenti' ma anche gli appunti cei-corsi' liLr(l.cst la pria appariziotrJd"i libri di testo, che, pet esprcsso'olcre clell'am(]uesto portr) rrrinstnzion, d,r'tt"t.t., essere elaborati dai professori stessi ;rll:r nrrscita .ii li6ri importanti come il tratt^to sulh Coue/re dtscripthu a il (.itrn:; l' .:luttlJ.reapptiqre tt la Gttueltie cli N{onge, o le Ltynt -fu 'lluqru z1m-. Tiaitl dc lIctniqtre di P.issrn_e il Ca/nr/ diJfiru/icl tl itrli.4n lyti4rrt tl prtry,ii f r , , t t , , i r t l o t t a t i< am o l t c s c u o l ct l ' i n g c g n c r i a i n l ' u r o p l ' . l i i . u c r , ' i x ,c h i ta

418 IO.7 LOUIS NAVIER

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nelle co r Ziani dqtattte Ia riuohqiolli

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419
s,ltatrto il tecnico illuminato, o il divulgatote. Al conttario, la ricerca tcorict tlcbitrice a Navier di alcuni fondamentali contributi che datanno t'riginc r ura vera svolta nella mccanica dei solidi. del 1820 una memora, Presentta rrl'Accademiadelle Scienze,sulle lastre inflesse; ed del 1821 l lavoro giustalrcnte celebre a nel quale sono rese esplicite le equazioni di base della teoria nrltematica dell'elasticit, Su di esso dovtemo soffermarci in seguito. Nonostaflte la notevole attivit scientifica e di ricetca storica, Navier fu irchc attivo nel Progetto cli ponti e in particolare di ponti sospesi. In quest'ambito piir professionale si colloca l'articolo Rapport et Mtttite .tttr /u Paxts Saspetdus che non solo contiene :or\ excurctlJstotico sull'atgoment<r c r.rnadescrizione d,elle rcalizzazioni pi importanti, ma spone metodi teorici pcr l'analisi di qusto tipo di stutture, dimostrandosi per luflgo temPo un lifirimento utilissimo.

Tra tutti gli scienziati che si formarono all,< cole polytechnique ) diyentandone poi docenti, merita particolar menzione, pei la nostra disciplina, Louis Navier (1785-183). Nipote dell'ingegner miland Marie Gauthey, Naviei studi pr.ima all'< cole polytechniqoe-o 1 successivamente si diplm alla <Ecole des ponts et chausses ebbe I'opportunit di interessaisi, con lo >; 21.o, ^ impofia"nti problemi di costruzioni e alla morte dello zio cur il com_ pletamento e I'edizione di un trattato di questi sui ponti e sui canali. L,opera, in tre volumi, contiene la storia della costruzione ei ponti e dei canali-e Io stato dell'arte agli tnizi del XIX secolo. Dal punto di vista tecnico, il testo di Navier che ebbe maggiore influenza nellingegneria del XIX secolo crtamente il Rsum det Legorc.,.sur t'apptication de k nhanique dove , taccolto il suo insegnamento all'< cole des ponts et La chausses>._ sua prima edizione isale al 7826 anche se copie litografae erano gi in circolazione ta gli studenti sin dal 1819. L'aspetto essenziale che rende innoyativa l'impostazione di Navier rispetto ^i ttattati del secolo precedente consiste nel fatto che egli abbandona i mtodi fondati sul << calcolo a rottura r, ossia sulla ricerca delle condizioni limite di equilibrio, per addentrarsi nello studio delle strutture elastiche, tenendo cio presnte il reale stato di esercizio che generalmente rientra nel dominio delI'elasrciL. Viene cos gettato un ponte tra i procedimenti tecnici della pfogettaziorie strutturale e i risultati teorici ottenut dai grandi marematici dell-'IllLrminismo, come Bernoulli ed Eulero, che avevano atfato \ problemi della meccanica de corpi flessibili ed elastici. NaturalmenteJ era necessara un'opera di semplificazione per_rendere accessibile agli ingegneri, nell'esercizio del loro profeisione, tecniche di calcolo spedite ed elementari. Questo nfatti I'obiettiv di Nav.ier: la sua sensibilit applcativa gli ha consentito di individuate n ogn caso ci che doveva essere tenuto e ci che poteva essere ttz'lasciato per arrivare a soluzioni valide, sebbene non assolutaente rigorose, linearjzzindo le equazioni e operndo accorgimenti intu.itivi ed efficaci nel risolverle. La. sctenza delle costruzioni prende perci la veste alla quale oggi siamo abituati_, sia per quel che riguarda i temi e i problemi esplorati (da a tor.ia della trave elastica rettilinea, allo studio delle iravature isstat.iche e iperstatiche. alla teo:r,a.delle travi curve e degl archi, all'analisi delle membran e di altri t p i s t r u t t u r a l i ) .s a p e r i m e t o d i m p i e g a L i . L'insegnamento di Navier su questi temi di resistenza dei materiali pu essere anche titroyato nel suo notevole impegno di riedizone di vecchi tattati, come l"a" Sencedes ingeaiearc Belidor^(l-8lJ) e L'Arrhitectlre fJlrtraatiqtte di dello stes,so Belidor (1819). Sono infatti le numerose note apposte da Navier in appendice a tali testi a tendere evidente l'evoluzione delta isciplina. costituendo quasi un discorso organico intercalato e, a suo modo, alteinatjvo, alla luce delle nuove acquisizioni. Ma la personalit di Naviet composita: non lecito valorizzare jn lui

a "l\tr:rrnircs.lc I'lnsrirLrr (1821),1827. N,rti(,1", 7, pp, 375-393,

t.d Pilra

rtagiarle ella teoria dell'elaltici

421

11 FONDAMENTI DI MECCANICA DEI SOLIDI

E DI TEORIADELL'ELASTICITA

11.1 LA TEORIA DELL'ELASTICIT:

PREMESSA

Chiudendo il capitolo precedente si accennato al grande contributo o$erto da Navier alla teoria matematica dell'eacit: {avier tzria natemalica dell'e/asticit:.rotr vo non vol.rr" essete una semnlice essefe semplice citazione, poich l lavoro di Navier e, pi ancora, gli svluppi che ne iono seguiti han dato origine a un discorso nuovo che a poco per vlta diventato egemone, conferendo unit. e coetenza alla moderna scienza delle costruzioni. E dunque necessario ora addentrarsi con una certa cura in questo capitolo della atematica- e della rteccalj4zr:taztosale che dutante il XIX secolo rag_ ccelio.,nali ivelli di perfezione e di approfo4dieoro. Come vedremo, la teoria dell'elasticit taccolse il concoffente contributo

di matematici,di meccaniciteorici, di ingegneti, offtendosi come modello esemplate di una disciplina formalmente armonica e rigorosa dove si intrecciavano temi d'ordne teor.ico e problemi d'ordine applictivo, dove, a un tempo, sl richiedeva la raffinata periza" dt ch sapeva tiine pxof,tto dall'analisi maltematica, aricchendone gli strumenti di indagine, e d ihi non cessava guardare di cofl perseveranteattenzionealle reali esigenzedell,ingegnere,suscitandonuovi spunti di ricerca e suggerendoopportune ipotesi sepiificatrici. Non v' dubbio che il quadto unitario oferto dalla teotja dell'elasticit. su molteplici argomenti dell'ingegneria strutturale bene s iscrive nell'ambito di una concezionepositivisticaie1la scienza" della tecnica. Se si tralasciaoo, e per un momento, i casi < atipici > di compoftamento dei materiali che vistosamnte contraddicono le leggi di elasticit,si pu affermateche, per la maggior parte. dei suoi problemi, .il progettista fa iplictamente riferimento a particolari espressonidi un unico generalissimo problema i quello di un corp; (elastico) vincolato all'esterno su parte del suo contorno J soggetto a forie zulla rimanenteparte; I'obiettivo sta nel determinare nel controllarelo stato di e tensione,di def<rrmazionc cl spostamcnto ogn punt() del corpo. In tal e in

r.nodo, la variet delle strutture ricondotta a uno stesso denominatoe comunc: '{atiate le condizioni di l.totr trattarsi di travi, di lastre, di gusci, potranno vincolo e di carico, potranno esser diversi i materiali e le modalit costruttivc; tuttavia I'unit dell'obiettivo suggerisce in ogni caso un'unit di imPostazionc pur nella ricerca degli algoritmi pir efficaci ; e l'uso dello strumento matematico offre un'omogenet di linguaggio e una valutazione obiettiva, neutrale, dci lisutati di volta in volta ottenuti. Lo schema positivistico delle scienze disposte secondo gerarchie di crescente genetalit, riversa dunque sulla matematica e sulla meccanica tazionale .di cui la teoria dell'elasticit preminente espressione il compito di coorclnare ogni intervento tecnico, garantendone la legittimit e assicurandone la cllcacia. Questo implica, ancora, che il connotato razionale-scientifico viene a ripendere dal grado di astrazione fotmale conseguito e, quindi, dalla descrizone causale>> delle proprietL meccaniche matematica pi che dalla spiegazion << tej matetiali. Una volta di pi si conferma quell'orientamento costante che ha Jl()vernato nel nostro settore la ticerca scientifico-tecnica : ossia la predilezione Llcla risposta al ((come)) rispetto alla scoprta del (perch>, la definizione tli modell fenomenologici per quaflto possibile astratti e generali, rispetto alla individuazione delle ragioni fisiche, a scala molecolate, che potrebbero spiegatc in orofondit i dati dell'esoerienza. Anzi, qui vien bene ricordare un'osseryazione che avevamo gi sviluppato tluando si parl dei primi contributi di Galileo agli studi sulla resistenza dei trateriali. Avevamo notato che la parte pi caduca dei Discari iguardwa :rppunto la ( spiegazione delle cause > soggiacenti alla res.istenza,l dove Galilcrr rcorteva alla dottrina aristotelica del vuoto e all'asserita < impossibiit clel vacuo > cui dovrebbe esser ricondotta la coesione. Ebbene, qualcosa di similc si pu ripetete anche a proposito della teoria dell'elasticit. Ai suoi primi passi lt ricerca degli < elasticisti > fu rivolta a immaginare quali < cause )t potessero t sscre responsabili del comportamento elastico : questo dette origine a un estcso tlibattito che, pur non pervenendo a soluzioni accettabili, lasci in eredit alcuni rnoclelli concettuali, alcune immagini grossolan di comportamento atrtmico, nrai del tutto abbandonate dagli studiosi successivi.E una <prma stagjonc )), rrrcora incerta negli strumenti e negli esiti, quasi una preistolia delle atre sta{irni che si awicendetanno nel cotso dell'Ottocento e che fotmeranno il vcrrt ()l-auctto del nostro studio.

II.2

LA

PRIMA

STAGIONE

DELLA

TEORIA.

DELL'ELASTICITA

(i Newton, nel Pture; aggiunti alla seconda edizione clell'Opliu or a trtt/iv aJ /bc refectiotrt, re{racliou attd eolotrs li1|l (1717), e prccisamcntc ncl \\Xl intitolato << Elecliueallraclia r>r, propose I'idea che fu in seguito la basc rli varic il.rotesi sula natura fisica dell'elasticiti, secondo la qualc cssa <lipcntlcrclrlrc calla proPrict di attrazionc clcgli atomi costitucr'ti i corpi. (]ucsta tcsi vcrrnc avvalrrata osscrvancochc la capacitrlcli attrazionc clcllc Piccolc par'

422

Faanm/i

di netnita

de talidi e di tearia dell'elarlicit

lt

lelrid nahcolare di Naet-Camb1

423

ticelle costituenti i corpi pu essere causa della maggior parte dei fenomeni naturali, come le teaziom chmiche, le fermentazioni e le unioni esplosive. L'argomento di questo XXXI quesito venne ripreso una decina di anni nel Pl4tica exPerinertaler t geametrice disrcrlalianet dopo da Musschenbroek (1729), al capitolo intitolato < htrldail ad coharenfiarz carporutn frnoram >>,che no alla fine del diciottesimo secolo conserv gtande autorit. Dopo aver svolto alcuni cenni storic sull'argomento discutendo varie teorie, l'autore cri. tica il concetto di elasticit di Bacone e di altri studiosi < metafisici > mentte airei i tcnrc >>, concorda con l'ipotesi di Newton sull'esistenza di forze intetne, << gravttazione univetsale operanti in ogni corpo, cos come la grande legge della ntrodotta da opet tra corpo e corpo: <<Tale forza interna - egl dice -fu in tutti i corpi e il Creatore infinitamente efficace volle che essi opetassero Dio in s secondo quella orza: prtanto la sua presenza Legge di Natura simile all'altra che vien chiamata gtavitL>'. L'origine dell'elasticit dunque una r tterfla atlraheftr. -A un simile livello di generalit la spiegazione scientifica si perde, degenerando in ipotesi < cosmologiche > inconcludenti, al modo della vecchia Fisica aristotelica che ancor durante il XVIII secolo continuava ad essere an pat.adigma tematico presso gli ambienti della tettograda cultura scolastica uficiale. In quest'orzzonte si colloca il saggio dal titolo Les lzix dt cltocdescctrps returt parfait oa inpar;fait, ddaiter d'uxe explication probabh de la caurcphligwe du resrort (Paris, 1727) che valse al suo autore, il Padre Mazire, il premio dell'Acadmie Royale des Sciences nel 1726: jl Mazire sviluppa, con argomenti pir specfici, concetti che si possono far risalire ai: Principia di Cattesio, dove l'elasticit era m attrbuita r D.Jna tetia <sottile> e$erna incuea1]tesi nei pori del materale; anche per il nostro < prete dell'Oratorio >r la causa fisica del comportamento elastico risiedetebbe in una materia ( sottile ) non per proveniente dall'esterno, come l'aria in una spugna, bens trattenuta all'interno del corpo. Pir\ che la tesi in s, storicamente interessante il tipo di dimostrazione ingenua e ampollosa che il Mazire ne ha proposto e che, a quanto pare, gli Accademici del IJna causa fisica - egli dice - non tempo han dato segno d apprezzarc: << un'intelligenza perch tale solo Dio o la causa prima; d'altra parte essa non pu essere un corpo soldo, ergo la causa dell'elasticit dev'essere un fluido >. A questa mistetiosa matria fuida prodotta da una cos malferma deduzione metafisica, i Mazire applica Ia teo^ cartes]'an dei vortici, giungendo alla La matetia sottile la causa fisica della seguente proposizione conclusiva: << elasticit per effetto della fotza centrifuga dei suoi piccoli vortici r. I primi passi per liberare la < spiegazione > dell'elasticit dai pregiudizi di una < losofia della natura > furono forse computi da due scienziati italiani, 3: non che le loro teorie possano dirsi Jacopo Belgrado' e Jacopo Riccati
r P. van Musschenbroeck, Pllirat] expetine ta/e! el geaniae i$ertationet, p. 451, I-cich, 1729. ienbtoeck, Pl1:itac expeine tale! et , rotlaribts E/asrnir Disq nitio Pl)Jriro-natl)e atiz, Parrra, 1?48. J. Belgr^do, Dc rotlaribts E/asrnir Disq nitio Pl)Jriro-natl)e atiz, Parnr^, 1?48. "Dc l'(nrmicosi 3 J.Riccati, liem c/3ena"a ito1, eldstiattt hfet $ ir fl)anto1tc dr.tttt.t.t,;n s c c r r trinr u n r A o r .rl. l . o,n rn rr..""., / . .o .2 5 2 3 - 1 ' 7 4 1.;.\\' 'i irrtt tn a a u l l ' t h i r t L r n ( c rp .. l l L c l V , l ' n r t c t . V ( ) 1 . l l ) . i o r tnr r\cc C. n n io t, 5 3, t t , n. , . Ol ltl (.:o,'tc.Jalio ltitmrt, l, ltcct, 1761.

so<disfacenti, ma in esse v' almeno il tentativo di cercare la soluzionc ncllo stretto ambito meccanico e a zi i ci che della meccanica veramente visibilc sul piano fenomenologico, ossia nel moto dei corpi. Infatti, sia il Belgrado' a sa prattutto il Riccati fanno appello alle leggi dell'nrta elastico,.dove un tempo fotza. viva >), per <spiccinetica (o << si coserva la quantit di moto e l'energia forza viva > e di < forza tare >>la ais elistica come uno scambio reuersibile di << novella sefltenza ) avanz ta letbntziana. La << norta ), secondo la terminologia dal Ricat appunto che la deformazione vien sempre prodottz da ulra < forza forza viva >>spesa nel proclurrc vi-ra, risultanone proporzionale e che la << forza morta >, o, n altri res nel corpo deformato come << lrL deformazione come energiaPolenTiale tcrmini, Da un punto di vista metodologico questa < sentenza ) pteziosa: I'idea clre l'azione di wna forza possa essei tradotta in una successiofle di urti (infia e diventer la chiavc nitesimi) sar ripresa (o ftttotrata) da Lazate Catnot rli volta d'ogn intetptetazione < meccanicista ) dei concetti fisici; lo stess() Saint-Venant la propo;r nel 1851 con f intento di fondate la meccanica esclu-e s; sivamente sol mto sulle sue leqqi di comunicazione e Hertz, intervenendrl s'l vivo del djbattito epistemologii che scuoter,alla fine dell'Ottocento, l'inter. cclificio della scienza,-la" -ot.t itt principio otgaoizzatote della sua grandiosa 6. Di piit: I'idea che l'elasticit sia intmamentc riforma delle leggi meccaniche della trasforazione e alla conservazione dell'energia lcsata alla t.-r.iJbiUt ,nlc.anica un'ammirevole arrticipaztone dei concetti energetici che, da George (reen in poi ptenderanno un ruolo dominante nella teotia meccanica della m su questo punto doYremo torflafe. casticitL:

11.3 LA TEORIA. MOLECOLARE DI NAYIER-CAUCHY


L'intetotetazione nev/toniana dell'elasticit come risultato visibile macro,.,,picamente t azionj molecolari semplice attraeflte: sembra Promcttcrc l,r Possibilit di descrivete il comportamento dei materiali sommando i mjnuscoli contributi che su ogni pattiiella P imprimono tutte le patticelle vicinc, "fotzi esterne, esse sono poftate ad allontanarsi o ad .1uanclo, per effetto delle 7 ,rvvicinarsi a P. Nel Settecento, Boscovich aveva ulteriormente Prcclsat(t I'irlca cli Newton, afermando che tra due molecole contigue del corpo itlsorgc urr forza ageflte secondo la retta congiungente, ed essa atlrltirrt o rcp siutt la s.-c,,nclo r"t^or^; pir tardi Laplac8 utilizz il medesimo modo di vcdcrc pcr Lr studio della capillarit, e Poissonn applic la teoria di Boscovich, ad cscnrpio, all'analisi della lastra inflessa.
I L. C,rl r, lnnopes s,'n,rattx de l',qtt/iLr' tt Jx rr'u'nh4t' Prigi, ld03 5 I]. clc Sriirt-Vcnant, t'li'lci\et d( ninnilrc ludJ \Lr ta 'latq t' P'rrgi, 1851' (' I l. I lcrtz, Dit I'rinaipi':n ier i\:lultanik in iuten Ztto,ttrtrulung atrertcl/t' | 'il1sir, 1894' 7 I.(. llosc<,vich. I'Lihrorb4 Na/ rulit, Vcrrczir, 1763. 3 l'. S. l,rplacc, ",{nn,rlcs dc Chinric ct clc l)hysitltrt"' /2, 1819... ", pp 161'225, lAl2; ^c(1 I S. rl. p,,'sv,ri, lt )it( ttt lLs nrfttcct lluriqit, in "Mit ,lliir',t4rt', /, l'risi, llt33!.

l raitl

l.

424

Fondanzenli i neccanica de rolii e i tearia de

'elartiil

Ld tuoa malecalal,e di Natier-Caachjt

423

Soltanto Navier, per, seppe trasformare le vaghe congetture fisiche dei predecessor una potente deduzioneanalitica, s da percorere compiutamente in il tragitto ch connette Ie azioni molecolari alla descrizionefenomenologica: la sua memoria presentataall'Accademiafranceseil 14 maggto del 1821 segna 'o. l'inizio della moderna teariatztalel/lttica &ll'elastcit Qualche anno appresso, Cauchy riprese ed ampli 1 metodo di Navier esplorando in due stupendi Ormai questa formulalavor " ogni capacitespressivadella teorjamalecalare. zione del problema elastico non p seguita,almno nell'ambito della scienza delle costruzioni: e ci dovuto sia alla sua intrinseca complessit, sia alle conclusion fallaci cui essapu condurre. Come vedremo, sar proprio Cauchy a indicare wn'altta^ assaipir limpida ed efficacebench pir stratta. D'altra via patte, la teoria molecolare di Navier ha dalla sua il notevole vantaggio di ( spiegare) (o almeno di voler spiegare)l'intima ragione meccanicadelle equazioni di elasticit, senzadovetsi atrendete alla loro semplice tnduztone matematica. Per tal motivo infatti, i maggori scienziatidell'Ottocento connueranno ad attibuire grande autorit ai risultati di Navier-Cauchy, difendendoli oltre misura, bench essi si fossero dimostrati, per taluni riguatdi, inconciliabili con I'esperienza:la (( controyersia sulle costant elastiche>, che divise gli animi per pir di cinquant'anni, traeva appunto da questo il groviglio delle sue dicolt. Secondoil modello di Navier (e secondo la trattazione oi esaurienteche ne diede Cauchy), il solido elastico ricondotto a numersissimeparticelle matetali P, Q,... che, poste inizialmentein Po, Qo, ... si portano, dopo la n deformazione, Pr, Qr,..., cambiandola loto mutua distanzae generando cos forze interne A'attrazione o di repulsione reciproca. Se le particelle sono distribuite nello spazio in modo del tutto caotico, il comportamento del materiale lo stessosu ogni riferimento: ossia, le foze interne insorgenti in una generica molecola P non mutano quando le molecole circonvicine si allontanano o si awicinano ad essaotzzontalmenteo vefticalmente o secondo una qualunque altra direztone. In tal caso l modello molecolare descrive bene una situazione di ilatrapia mateiale (fig. 11.1a).Seinvece le particelle sono disposte su un reticolo, con un certo ordinamento, allota prevedibile che la risposta a|a defotmazione pu esserdiversa secondoche essaavvenga in una direzione o in un'altra: si ha dunque un comportamento anisltrlpo (fig. 11.1b). In particolate, si pu immaginare il caso di un reticolo su maglia ad esempio cubica in cui emergono tre sole direzioni ortogonali dove il materialereagisceunifotmemente: tale eventualit pu esser collegata ad alcune situazioni strutturali per le quali si parla di zrltrapia (fig. 11.1c). Seguiamodunque da vicno le vicende di due molecole P, Q che dalla loro primitiva posizione in Po e in Qo si trovano spostatein P, e in Q, (fr1. 11.2), Siano (x, y, z) le coordinate d Po; quelle di P, satanno (xlu", y-f uy,
ro L. Nrvier, Mrtoirc r hr |a de l'Eibe et r/arreflekt det rliderldstiqrc!, "Nfn. lnst. 7, pp. 375-393, 182'7. II ,{. L. C,ruchy, .tttr /'qlibre ct lc trorrrment d'nt U!t,'e dc ,aittt t atititjl! salluitr ltt t! frtr i'attrd tion ot rturlllhiou ,t'tttllc, " llxctcccs clc Mthnr^tiqucs", 3, pp. 188-212, l,^ritai, 1A2A; J h ld I'rtrion o turia L! . Ltt .\"tltn lc ltintr "htttrhk, ibklcnjn, pp. 213-236, Nat.",

a
l"ig. 11.1. z f u,) dove Ie quantit ux, uv, uz (piccolissime) definiscono il vettore u : . = (u*, u", u") deito spo:tanentadi P. Siano poi (x { Ax, y + Ly' z + Lz) le ioordinate'di Qo; quelle di Q. saranno (x f Ax _| u* * Au", y + Ay lAu", Au", Au, (ancor pit\ 'I u" -f Au", z * [z ivl Au), dove le quantit. rapPresentanola -vattazione dello spostamento lriccole rispetto ur,l.ry, u,) tra P0 e Q0, e con lll: 14,"", Auy, Au,) di Q. Indicando con r la distanza di PoQo, si ha eYidentemente: rx, r1y,rlz i coseni
Ax : rn" Ay ttt" L,z rn"

(11.3.1)

inoltre la distanza r .vaa della- quantit: Ar: Au"n** Au"ny { Au,n,

(11.3.2)

Con la defotmazione si modifica anche la direzione di PrQr: i suoi c'rscni (lirettori diYentano :

l:i1. | 1.2.

426
rn" * Au" r+Ar 111f A\ rf At

Fondane ti di neccanica dei nlidi

e d taria de

'elartcit

La tearia )no/p,olarcd Naer.Caarhy

421

rn, * Au, r+Ar

(l 1.3.3)

r1x,oy, rz conservano lo stesso segno, ossia quelli che cofltengono ns) nv, nu a potenze pari. Ci vuol dire che R" offerta da: ,n": 02u, , ^. rzl(r)n;lll *, i ,'2u* -, - y , l, L t ' I ( r J n i n ; l l t i2uy r <:..2

rigotose >>introdotte da Cauchy "; Navier, pir queste sono le espressioni << semplicemente, trascura gli inctementi Au', Auu, Au, al numetatote e l'incremento Ar al denominatore, identificando quindi la direzione di PrQt con quella di PoQo: noi pur ci atterremo a tale appossimazione. Ebbene, a questo punto I'ipotesi fisica che, a causa dello spostamento desctitto delle due particelle, insorge in P ana forza. at:ra:ttiva o repulsiva Rtpo) nella direzione PQ, che funzione ella, distanza r e della sua variazione Ar. Detta dunque f(r) una funzione che rapidamente decresce con r, la comPonente di R@o) secondo un asse (ad esempio, l'asse x) pu scrirrersi cos:
P(PQr f/r\ Ar "'x r_"x

2u* .

,, | lr-r(rrntn:ll (.-i; tS l2cf(r)nin!l.} n + -]1, {SIz"t(r1 inll} (11.3.8

^,,

dove il simbolo $ vuol indicare la somma e$ettuata su tutte le particclle. Analoghe espressioni valgono per le altre componenti Ru, R,. Definendo le << costantl )) :

(11.3.4)

r-trar

' e t i- 4 , i : j S l * t f O ' | "

( i ,

x.y,z)

(11.3.e)

< e, approssimando alla Naver>:

R!'o)- f(r) ar n.
Non basta: le variazioni dello spostamento Au*, Au", Au,, sviluppi del tipo:

(11'3'5)
ammettono

che dipendono essenzialmente dalla natura del materiale e cio dalla funzionc f(r), la (11.3.8) e le sue compagne acquistano l'aspetto: i2,, ;2,r, R^ t,"'-..; | ,./.,-.-. (Y' (x" .- 02u^ , 9",

A u " : + : u + d ay- "l .v + 9 \zA r + d x ' c


o-"-' - z I ": ' A*' . 2 r.a'1-axay-t ... < z - ool 1 dx x(y |
\

J; - 2,g -( x ( y v ze",(!'u-' ", ^"^" x<z

n"-e*#ff+,s,"#+'e",I# +
(ll.J.)

(11.3.10)

+zE*ayufu+2,s"*#*

e si per cui, rcordandole (11.3.1) la (11.3.2), pu rendereespli(e analoghe), nella forma: cita la (11.3.5)

"": '."#- +8"" +"*I# + #

R-, . r a 'r f ( r )[ 1 - , r - l ' ^ ' . L(\ \()

u -i i *' ,\, n"i n '

iu'
,

"] """i)'

- 2 e ^ i 2 r r- t r o , " i : : u y irr:. ;z;"x

',-',? L 1 r2[k)Lra -, , ","r1 (rr.3.7) n "* ,-t_'lr-n, ...


Quel che si detto per l'zroe della molecola Q sulla molecola P pu naturalmente ripetersi per ogni altra particella. La risultante R* agente in P deriver dunque dalla somma di tutte queste azioni. Si vede subito che, se la distribuzione delle molecole che attorniano P uniforme, non tutti gli addendi della (11.3.7) danno contrjbuto; Io daranno soltanto queli che al variate di
' r A . C , u c h y ,c i t . , p . l r ) 0 .

Se petci F*, Fv, F, denotano le componenti clella forza esfetna di v()lumc l1'plicata nella patticella P, le equazioni di equiibrio in ogni punto tcl corlro t lrLstcorestano definite dalle:

R. it.:0

R " - lF u : 0 -

R,+F,:0

(11.3.1r

(rtrsi<lcriamo ora pcr il caso pir patticolare, quello clcll'zr/ropi'r,itl cui, r,,ntc sltlrpamo, la risposta clcl meieriac n()t-dcve clipcnclctc itl alculr nlocltr d r l r r l l rlrr , r s i z i o n e c g l i t s s i x , y , z . N e v i e n c a n z i t u t t o c h c l c c ( ) s t a n t il q* ' " ' / i r v " ' / // ' o , l . l r l u , , t , , c s s c r c u g u l l i t r a l t l r o , c n a l ( ) l i l n l c n t c c c l > l > o l lc s s c l l l r l c c ( ) s t l l i i t (lio: i r r t l i ct l i s t i n t i . i

428
8"": Eyv: 8.. 9.":

Fokdamenti d; teMnica dei ralIi e di teoria ll'elanh;r

Defni4ione detla tetliane retardo Ca'tch)

429

.9".:

9".

(11.3.12)

In secondo luogo si pu dimostrare'3 che, imponendo alle gii di restare immutate a. una rotazione del rifetimento, si ha necessariamente:

'9*":3'9*v

(1"t.3.'r3)

Questo vuol dire che, secondo il nostro modello molecolare, in un corpo isotropo, tutte l costanti gij Possono essef ficondotte a una sola, ad esempio a '9*", che denomineremo per breyit con la lettera .9. Le equaziont locali di equilibrio (11.3.10) si traducono petanto nelle: .ol^ '

(' .*"

2u*

'u* , 0'u* I

oy'

.., tr" . tu, azz ' ,":,* ' ffi)

. F.: o

, ,\ a 2;u " t 1*

2 u , -, ' " 0 2 u , - 2"

02u*

irJ

r'l

;;;

-' .

i.'t)FF':o

tur\,

cui spetta il nome di egtaqioni di Naaier. I due lavori di Cauchy sulla medesima teoria non solo confetmano, di massima, le conclusioni di Navier per lo stato elastico isotropo, definito da un'unica costnte, ma anche esaminano quel che accade nel pir generale cotpo anisotropo, ( dimostrando > che le costanti distinte sono al massimo in numero di quindic. Su tali tisultati divamp Ia polemica da quando, per opera dello stesso Cauchy, la meccanica dei solidi prese un altro orientamento, piir formale ma, tutto sommatoJ pir convincente,

11.4 DEFINIZIONE DELLA TENSIONE SECONDO CAUCHY


E ota di fare conoscenzacon il grande scienziato che ci accompagner idealmente per tutto questo capitolo: Augustin Louis Cauchy, una figura di matematico e meccanico del tutto emergentenella cultuta scientifica dell'Ottocenro. Cauchy nacque a Patigi il 2-I agosto 1789 e mor a Sceauxsulla Sennail 23 mzggio 1857. Si form allk Ecole des Ponts et Chausses entrando quindi > nel vivo dell'ingegneriadi quel tempo; egli stessoesercitpet qualche tempo, e cio sino al 1823,Ia professionedi ingegnere.Successivamente, per, su insistenzadi Lagrange e di Laplace,rivolse ogni sua attivitralla ricerca scientifica nel campo dela matematica e della fisica. Ben prestoCauchyentr a far parte dei docenti dellk Ecole Polytechnique>,
r'r-^. Cucby,cit., p. 201.

:r partire dal 1816. Con I'avwento di Luigi Filippo, a seguito della rivoltrzionc del 1830, egli abbandon l'insegnamento a Pargi e si trasfer a Torino, dovc eta stata cte t^ per lui una cattedta di fisica. Personaggio austero, rigido, saldo nei suoi princpi religiosi, che esplicitamente ptofessava anche in polemica con lo spirito positivistico dei suoi colleghi, Cauchy torn definitivamente a Parigi solo nel 1838, riprendendo la sua cattedra allk Ecole Poytechnique >. I suoi conttibuti fondamentali si estendono a numerosi settori della matematica e della fisica: sin dal 1805, egli ottenne notoriet per aver risolto in modo semplice ed elegante un famoso problema di lunga stotia nella geometria' il < problema di Apollonio > (ossia; troyare un cerchio che sia tangente a tre cerchi assegnati), e nel 1811 generc.lizz il teorema di Eulero sui poliedti. Nel 1816, l'( Institut > confer a Cauchy il grand prix per una memorta molto importante sulla ptopagazione delle onde. La maggiot parte delle suc scoperte matematiche rintracciabile nei libti scritti per l'< cole Polytechr r i q u e > ,q u a l i < d i s p e n s e > a i c o r s i d a l u i t e n u t i s i n o a l 1 8 J 0 . S o n o t r e t r a t t a t i ; (7823), LEons Corrs d'anajrc de t'cole Pa!'techniqte (1821), Le Cahal ixftinal la goruetrie (1,826-28). Cauchy seppe nr lu applhations dn cah infritinal chiarite in modo t.gotoso e moderno i principali concetti del calcolo infinitesimale, supemndo nalmente le oscuritLche sino ad allota gtavavano in questo importante settore della matematica vagamente fndato all'intuizione leibnizianz delle quantit <(infinitamente piccole ): ebbe cos inizio quella fase rifondativa dei princpi che caratterizzer buona patte della matematica ottocentesca. Sempre intorno gli stessi anni (successivi al 1820) Cauchy svlupp la sua tcoria delle funzioni a variabile complessa e offetse nuovi tisultati alla teoria rci numeri e all'algebra (teotia dei gruppi di permutazione). Tralasciamo di menzionare le ricerche relative all'astronomia, all'ottica, alla meccanica generale, pet soffermarci invece su quelle pir strettamente attinenti alla meccanica rlei continui e alla teoia dell'elasticit. La. pr,la memoria fondamentale su questi argomenti del 1823 : Recbetcbcs 1 .ttr l'lqailibre et le moaaeme intrieur det nlidel oa fuides, lastiques oa non k iqueq "Bulletin des Sciences par la Socit Philomatique". Ad essa cd pubblicata nel nurrnerose altre seguirono, faccolte, in grarr patte, nei volumi degli Exercices rh ttathualiqae. Si pu veramente affermare che in tali lavori Cauchy gett lc basi di tutta la teoria: defin nel modo ancor oggi seguito il concetto di tcnsione, stabilendone le propriet essenziali sia col suo ( grande teorema ), sia con lo studio delle tensoni principali di cui patleremo in seguito, formul lc c<luazioni indefinite dell'equilibrio, svolse compiutamente l'analisi della defornrrzionrintfodusse il legame elastico. Per ragioni didattiche non possiamo seguire da vicino la trattazione cli (rruchy, rifetendoci di volta in volta ai suoi singoli contributi, e preferiamo lrcscotare nelle pagine seguenti un quadro dei principali stltati s l'amlisi l lt lcu.riom, ull'aralisi tlella defornaqiorc e sal legome elas/ito che, pur richiarn:rn(l()sicostantemente a Cauchy, si discosta per le notazioni oltrech pcr ofirncimento e la genctalit. I'rrppt llimandando clunquc il lcttorc ai paragrafi successivi, ci limitiamo ora a

430

Fandanenti li 1tecanicaei ralli e di learia dell'elaicit

Rifeuioni

crilirlte r l conctNo teniane di

4tl

esporre brevemente la nuol-a impostazione proposta da Cauchy per la definizione del concetto di tensione. Nel lavoro del 1823, a cljffetenza di Naviet, Cauchy intoduce la tensione facendo appello a nozioni gi rese familiari dalla meccanica dei fluidi di Eulero e, prima ancora, dal < ptincipio di solidificazione > di Stevino utilizzato nel corso del dibattito sul problema di Galileo (cft. cap. 3-5). Il concetto di tensione, secondo Cauchy, s collega pertanto al concetto di pressione su un piano. Vediamo in che modo. Si consideri un corpo solido (o fluido) C in equilibtio sotto l'azione delle forz sterne attive e reattive e, con riferimento a un punto P interno al cotpo, un piano n., che lo divida in due porzioni (a) e (oc').Le due porzioni attraverso il piano r" si scambano azioni rappresentabili mediante una distribuziofle superficial d forze (fig. 11.3).

AM" L'potesi lim I f" :0 configura la classe dei corpi di Cauchy; cssa fu rimossa dai frtelli Cosserat,i quali ammisero la presenzadi un limite 6nito, t tal caso si definiscc *. una classepir generale di corpi detti polari, entto il cui ambito si iscrivono i corpi di Cauchy. generalmentenon nullo, anche per l rapporto

11.5 RIFLESSIONI

CRITICHE

SUL CONCETTO

DI TENSIONE

Fig. 11.i. Supponendo che AA" indichi l'area di un intotno di P e AF", AM" la risultante e il momento risultante delle forze agenti su AA., consideriamo i
ffippoftl:

Questa la definizione offerta da Cauchy alla tensone in un punto genecondizioni di carico e di vincolo. rico P di un corpo C soggetto ad assegnate Ad essafaremo riferimento, poich tale definizione ormai entrata di pieno diritto nell'uso comune e nessuno si atrischierebbedi avaozatedubbi sulla sua lepittimit. puramente Tuttavia, la cosa non del tutto chiara. Quante operaz\on, < immaginarie> s richiedono per giungere a questo strano ente: la tensione Sn rclativa a un punto P del corpo C, secondo tna giacitura rc.! Occotre fissare I'attenzionesu un punto P, generalmenteinterno al copo i ma al tempo stesso tealmente>>con qualche strumeflto di non si pu sperare di raggungedo << penetri nel corpo, senza altetarc tl suo primitivo stato di sollecitamisura che )r zione. Occotre ( segare idealmente il continuo distinguendo due patti sepaper P e di giacitura n; ma non si pu in alcun rate da una sezione passante modo spemre di ttadurte in pratica questa operzioneideale, senzastravolgerc dcl tutto lo stato dell'oggetto fisico che si vuole esaminare.Occorre costruirc . A F rl rapporto -Oi. ktr. la (11.4.1)) su questointrodurre un curioso passaggio e al limite per AA, = 0:
5": hm
^a^

AF.
-

AF" AA"

AM. -;

.0 arrn

(11.4.1)

prevedibile che al tendere a zero di AA' anche AF. e AMn tendano a zero e che, esistendofiniti i limiti dei rapporti precedenti per A-{" + 0, si abbia
n lrm
^A".0

^F,
a/\n

, .t m ^ M r
^A, .0 a/\n

''

-0

(1"t.4.2)

dove S. un r-ettore di modulo finito che prende il nome di tensione in P sccondo la giacitura n. I - ' i n s i c m e{ S u } c h e c o n t i e n et u t t e l e p o s s i b i l i c l c t c r m i n a z i o nc l c l l at c n s i o n c i l a l v a r i a r c d c l l a . q i t c i t u r a < l i r , , i n c l i v i c l u aa t c n s i o o c i n l ) .

orl certamente nulla si pu d,te a priori sulle condizioni necessatie per rendcrc nr^tematicamnt intelligibile e snsato tale passaggio al limite. Che cosa dovremmo dunque concludere? Se ci rivolgiamo, per prenclerc Irrrni, a una delle teorie < epistemologiche) pi accreditate, ossa alla tcoria ({)perativa) proposta da Percy VV. Btidgman nell'analisi dei concetti firrrrlanrcntali della fisica, rischiamo di restare a tutta prima assaj intercetti. Seconco il llritlgman, il carattere tadicalmente empitico della conoscenza scicrrtilca irrrlrrrrrcchc il fisco non ammetta <alcun principio a priari che clctcrmini o lirrriti a 1>ossibilitdi nuove esperienze. I-'esperienza determinati soltnt(t >> rlrrll'cspcrienza '4. Da ciir cleriva che solo l'csperienza puir stabilirc sc i c()tr{ l'. VV. lri(lsD,,r, La hrliat rlrlh liii Lnn,1t)2'7, trxd, r., p. l5, li,rino, 1965,

432
I

Fondanenti ii aucaxica dei nlii

e A; ka

a dell'elaic;ra

Riferrio/li

crificbe r l oflcello di terroke

499

cetti scientifici definiti mediante l'indicazione di qualche presunta Propriet obiettiva corrispondano a qualcosadi esistentein natura. Ota, l'unico modo per rendete I'esperienzaguida d se stessa quello di tidutte il significato dei di concetti scientifici a wa certasuccessione opetazoni empiriche. ,\d esempio, dice Bridgman, ( il concetto di lunghezza risulta fissato quando sono fssate le operazioni mediante cui la ltnghezza si misura; vae a dire, il concetto d lunghezzaimplica n pir n meno che il gtuppo di operazioni con cui la lunper conctto noi non intendiamo altro che un ghezzasi determina. In generale, gtuppo di opetazionli iJ caxcetto timnino del nrrispondrntegruppo di operaqoni. Se il concetto fisico, come nel caso della ltnghezza,le operazioni sono effettive operazioni fisiche, cio quelle mediante cui si misura a lunghezza; se il concetto mentale, come nel caso della continuit matematica,le opetaziont sono mentalJ cio quelle mediante cui determiniamo se un dato insieme di rs. Enndezze continuo o no )) -A.questo punto, non possiamo far altro che domandatci: che ne della tenrizne, visto che non si pu speraredi rendereoperativa, nel sensodi Bridgman, la sua definizione?Deve essereesclusadal ranso dei concett fisic? E lo stesso della sua rispostaci Bridgman a risponderesu questedomandeJ l'nteresse spinge a riportada pet intero, come esempio di riflessione critjca sui concetti, anche i pir lamliati, che non dovtebbe ssremai estanr'a alI'orizzonte culturale dello scienziatoe del tecnico. Il Bridgman, dunque, osservadapptima che in fisica soflo spessopresenti dei < modelli mentali > e dei ( costrutti mentali ) la cui efficaciae la cui lesittimit sono legate a pir remote verifiche d'esperienza.Uno degli esempi adaotti appunto quello attinente al concetto di tensione. < Una tens.ione- egli afferma- per definizioneuna propietrdei punti interni d un cotpo connessa matematicamente modo semplice alle fotze agenti sulla superfcie libera del in cotpo. Una tensione quindi, per sua natura, sempe al di fuori del taggo dell'esperienzadretta, ed pertanto un costrutto. L'intera struttura di una tensione non corrisponde a nulla nell'espertenzaditetta (...). Dobbiamo poi chiederci se Ia tensione, che abbiamo inventato per risolrzerela situazionedi un corpo sottoposto a forze, un buon costrutto. In primo luogo, una tensione ha lo stessonumero di gradi di libertr che compete al fenomeno osservabile, in quanto una delle proposizioni della teoria matematicadell'elasticitasserisce che le condizioni al contotno, le quali costituscono le variabili spermentali, detetminano univocamente la tensione in wn dato corpo (...); appare ovvo, un esaminandole equazioni, che v.iceversa sistema possibile di tensioni determina univocamente le condizioni al contorno nella quantit significativa. Vi dunque una corrisoondenza biunivoca tra, una tensione e la situazione fisica che issa destinta a coprire, pertanto la tensione rappresenta un buon costrutto (...)r. Di pi: <Un corpo sotto tensione anche in uno stato di sforzo, che pu venir determinato dalle deformazioni esterne,oppure lo sforzo nei punti interni pu venir reso pir evidente mediante quegli eftti ottici della
rs l'. \f. Bridgxn, cir,, p. 37,

doppia frazione nei corpi trasparenti, che ora vengono ta-nto impicgnti in .rp.rimetrti dimostrativi; nfine,- se la tensiore spinta al di l di un ccrto limite, abbiamo fenomeni nuovi quali la defotmazione Permanente o addirit' tura la fottura ). < Abbiamo pertanto agione di ritenerci soddisfatti del nostro costrutto della tensione. In primo luogo, dal punto di vista formale, esso rapptesenta un buon costrutto perch si ha una corrispondenza univoca cofl i dati fisici in termini dei qua[ definito ; in secondo luogo, abbamo dititto di attribuirgli una realt fisica perch la tensione connessa in modo unico ad altri fenomeni requisito f,sici indipendenti da quelli considerati nella sua deftiliore. Quest'ultimo rappresenta altro che una denizir>nc in effetti, dal punto di vista oPerativo, non di ci che intndiamo per realt delle cose non date dilettamente dall'esperienza. L'espexienza mostra che la tensione, olte che soddisfare i tequisiti formali, utilissima nel correlare i fenomeni, onde noi siamo giustificati nel dare a questo I. costrutto un Dosto Dreminente tra i nostfi concetti >> Le consierazioni svolte da Btidgman sono veramente interessanti anchc per chi non sia disPosto zd. ccettate del tutto il punto di viste operativo propugnato dall'autor. Usando una diversa terminologia, esse smbrano condella tensione e in generale dei proingenua >> doir" " ,r.r" concezione meno << cedimenti di analisi orot>tt alla meccanica dei continui, nel senso che dimostrano come I'emcacia della descrizione non derivi dalla semplice verisimiglianza dei concetti usati, ma dall'intera struttura formale della teora, nella sua coetentc lessico >r, onde si venga < sintassi > e nelle valenze semantiche offerte dal suo << ( tra la tensione e la situazione fisica a stabilire una corrisbondenza biunivoca che essa destinata coprire r. realt. fisica> della tensione ha un aspetto Null'altro lecito dite: la << ( realt fisica ) di molti alti concetti operativament accessibili diverso dalla che adetiscono ai dat dell'espetienza classificandoli, o esibendone qualche prodi una lrriet. La rca\t frsrca della tensione risiede ancora nella biunivocit c, rrrispondenza, come appunto afferma Bridgman. E allora forse ci vuol dirc il costutto della tensione <buono >>non per la verit del concetto ma Per l'cspressivtL del lnguaggio nel quale esso si isctive. Torna qui, dunque, quel tema < linguistico r> che, come il lettore avrfl ()sscrvato, tn Leitolia ricortente nella nostta storia. L'invenzione matemat i,-r <lella tensione si arricchisce subito di propriet formali implicite nel mocltr slcssr) con cui introdotta, produce intotno a s una" fltta rete di relazioni chc rrc clcfiniscono la" natara" < gometrica >, inserendola qual elemento di un linlgulggio ben strutturato e coerente, dal quale Promanano per via deduttiva rrrrnrcrosie interessantirisultati. Si tratta del capitolo, di per s astratto' tlguarJ:rtiJc l'analii larcoriale;e la cos Pi straordinari2 sta nel fatto che la <bontA (lcl cr)stmtto > conduce a imprviste convergenze sperimentali. Ad escmpio, c,,nrc veclremo tra poco, I'esistenza,in ogni punto del continuo, di trc cljrczioni opcrantlo ;rrivilcgiatc, tlettc tlireqiouiprircipali, po .Jt.t" ded()tta a tavolin(), ri' l). \V. llridsnn, cir.,p, ?5 c scgg.

434

Fondane ti di neccanica dei solidi e di leoria delfehrthi

I/ gane leanna

di Ca bJ

435

formalmente sul semplice concetto di tensione: eppure l'espetienza, ,,a ne posteriori, piena conferma.

Siano poi S"*, S"u, S,, le component di S". Pet quel che rigurrcla lc componenti di o", c", o, adottiamo invece la seguente notazrone ( f i g . l l . s ) :
le componenti di o* sono: di o" sono; di o, sono: o xJ ory, oxz; dy*, dyy, oy,! 6"*1 62yt 6zz.

11.6 IL GRANDE TEOREM, DI CAUCHY'7 Per esplorare le diverse propriet della tensione utllizzercmo due strani minuscoli oggetti - puamente immaginari - situati all'interno del corpo. Sono un tetraedroe un parallelepipedo infinitesimi awolgenti il genetico punto P considerato: su di essi, idealmente estfatti dal continuo e disposti all'incrocio di tre assi cartesiani ortogonali x, y, z, svolgeremo tutte le nostfe fiflessioni, costruendo l'intera teoria della tensione (fig. 11.4).

le componenti le componenti

Fig. | 1.4.

Una prima questione deve essere risolta. Quando si definita la tensione in un punto P al modo di Cauchy, si patlato dell'insieme {S,} che contiene tutte le possibili determinazioni della tensione a"l vaiate della giacitura n.. Ma come st pu realmentedescrivere questo insieme a cu appartengono infiniti elementi, tanti quaoti sono i piani di una stella con centfo P? Risponde a questa domanda un teorema fondamentale dovuto a Cauchy: in esso si dimostra come /a cauascenTa delh teniaxi vt lre distinte giaciture sia sufa deierninare la texsiane u ogti allra. fciente Considetiamo infatti in un intorno del punto P un tetraedro innitesimo di volume dV, le cui tre facce ortogonali dA*, dAu, dA, siano pa.ra]Iele a tte pian coordinati, mentre la faccia obliqua dA, ha la giacitura del piano n, di normale n, rispetto al quale stata definita la tensione Sn. lndichiamo con tlxr.oyroz le. tensioni agenti, rispettivamente, sulle giaciture coordinate, normarl agrl assl x, y, z.
It A. Cnuchy, Ruletrlr$ e l'.t|/ibre ct h "nn!tu,t.n/ intr',iu.hs o.t loll.j u f t:.t, tt/utti.th,t o n n a n i / d ! t i q k r , " l u l l c i , r ( l e s S c i c n c c sp a r l S ( ) c i i t a P h i l ( ) r D , r i ( l u c " , p . 9 1 3 , 1 u 2 3 . ( j f r . x n c h c p "llxcrcccs d c M t h D r L r i ( l L , c s " , , p p . 4 2 - 5 9 , l , , r r i , { i ,1 8 2 7 . 2

Itir 11.5.

lJ opportuno sottolineare che, con questa conYenzione, i due inclici chc t ||r'tfterl;z;Lno ogni componente hanno un preciso significato: il primo inclicc tcrrota l'asse al quale normale la faccra su cui opera la tensione, il sccr>nd<r inrlce <lenota la direzione secondo la quale la tensione agisce All'elemento di volume dV associata,generalmente, una < frrrza ti voIrrnrc> crssiawa forza per unt di volume: ad esempo, se il corpo pcslntc, si lruir associare ad ogni elemento dV il relatir.o <peso specifc" r,; se itlvccc si trlttrr tli un corpo rotante intorno a un asse,poniamo con velocit angoltrc rrnilirrnre, si pu assocarea dY la ft>tza centrifuga relativa all'unit ci volumc rrcl lrurto consclerato; e cosi via. In ogni caso, si pu<) raplrresentarc ll forzit rli r',rumc mcdiantc un vettorc F dipencentetlalle crxrr<linatc ccl putrto, tli l ) r { , r r l ) ( ) n c n tlir * , l , , F , . i ' l o v v i o a l l r r a c h e s L r c V r c s t i l ' l ( 1 r l ) P l i c t c c c { ) l t l } l ti l i l r r z r L * c l V , l r " < l V , | , r l V . N c l s c g u t o s u l ) P ( ) r r c m {s c l l l p r c c l c l c |.,,rrcrrt l;(x, y, z) siirtro suilicictttcIr.(x, y, z), li' , li.(x, y, z), lr, Irrrziorri ||* n t c t t l c t c g , , l ; r r ic s i m n l c n A t ) ( ) l n i t c i n o g o i l r u t r t o < c l c o r p o .

436

Fahdanenti d meccanicadei solidi e di lelt

dell'elastit

Lc equaTja i i"defnite i eqailibria di CaachJ

437

punto imponiamo I'equilibrio del tetraedto. Ne risulta, per I'equi... .A gy"r,o librio alla tfaslazioneelladirezione : n x

S"" dA"- (o", dA" + o"* dA" 1 d," dA,) + F" dV : 0

(11.6.1)

Equazioni analoghe s ottengorio rispetto alle dkezioni y, z. Indichiamo con nx, ny, n, i coseni direttori della normale n alla gracltura n; n": ossn: cos (n, x) n" : cos (n, y) nz: cos (n, z)

(11.6.2)

Dalla geometria del tetraedro deriva:

dA,
ola

dA" dA:t"

dA, : n ' dA

(11.6.3)

mentre,per essere infinitesimoil tetraedro,si deve ritenere: dV


o1'\

(11.6.4)

Prtanto,la (11.6.1)si traducenella:


S"* : o*" n, * oyx ny + ozxnz analogo si perviene alle;

(1,"t.6.5a)

In modo S.y:

del tutto

o*yn*f

dyyny+

6zynz

della statica; tuttavia, se il cotpo defotmabile, tali condizioni < globali > son<r spessoinsufficienti. Il Ctotti'l un elasticistaitaliano del secolo scorso, cl cui nel fatemo conoscenza" cap.20, chiatisce questa osservazionecon la segucntc immagine intuitiva, che peraltro non dev'esserefraintesa: <Se ad una vcrga applic due forze eguali contrarie nel senso di stitada, le due forze socldisfano a tutte le condizioni, ma la verga non sarper questo in equilibr.io: poich, essendola verga elastica, essa sotto I'azione delle forze si andr allungando, L'equilibtio comincer ad esistere solo allora che, in causa dell'allungamento, petch sia assisi satanno sviluppate quelle forze .interne che sono necessarie cutato l'equilibrio di ogni punto matetiale della verga. Le vere condizioni di equilibtio della verga devono dunque esseretali da assicurarel'equilibrio di penetratanell'interno del cotpo una immaogni sua minima parte. Si concepisca materianelf interno e materiaall'esterno cine, un'ombra di fotma cubica. Esisterr gravit che una fotza di quelle clel cubo. L^ mater. intetna sar soggetta a.Lla. che si dicono esterne.Saranche soggettaall'azione della materia che sta fuor del cubo. ossia a quell che si dicono azioni interne: tale ^zione, della matetia foxze appli' tappresentatad,a' fuori del cubo su matra del cubo, pott essere cate alle sei facce del cubo. Ot bene, se qualunque sia il posto dove messo il cubo, se qualunque sia la sua orientazione e qualunque sia la sua piccolezza, le forze suddette applicate al cubo soddisfano le sei condizioni di equiibrio ftte per l'equilibrio a.lla traslazione e tre per I'equilibrio alla totazronef, allota solo il corpo potr dirsi in equilibrio >. Passiamoora agli sviluppi fotmali. Si considetaaPpunto un parallelepipedo infinitesimo interno al corpo, con gli spigoli paralleli agli assi x, y, z. Sulle sue lrrcce operano le tensioni che nella f,g. 11,6 sono rappresentatemediante le componenti. A questeviene atttibuito convnzionalmenteil segno positivo se s()r1o concofdi con quelle segnatein figura, Ossia:

S",:

o*,n* ! o".n, ! o,"n,

(11.6.5b)

Le precedentequazioni esprimono il teorema d Cauchy: da essesi traggono-i valori delle componenti della tensione S" rispetto a una giacitura gentica jn funz.ronedelle componenti di tensione o**, o,",..., o.,lelatjve ij tre
plan1 coodtnat1.

II.7

LE EQUAZIONI DI EQUILIBRIO

INDEFINITE DI CAUCHY '8

Si deve ancora a Cauchy la deduzione rigorosa e generaledelle equazioni indefinite dell'equlibrio. Vediamo di che si tratta. In un corpo in equilibrio, le fofze estetne attive e reattive soddisfano ceftamente le equazoni cardinali
A, Cauchy, "Excrcccs'dc Mthn1riltucs", cit., cfr. l'rt. .\'ft /6 latn t.t qni *irhnt,.l.Dt, . .1u l'&at l'tt|ili!)f d' " arl, salteat /hidc, uttrc /ct prusiow ort tuttio : tt ltt ,)r t[litnn, ), pp. 1oti_ 11l.

l i.t,, | 1.6.
l!-lj, (iririi, p l.a ttori.!rll'?/d.tititt, p. 33-34, Mihnr,, 1888.

438

Fandanen di neccanica ei ndi e di hara dell'elarthl

l.e uyra{oui indeJtnite equilibtk di CatlrhJ dl

a) la componente di tensione positiva se ha verso concorde con gli assi e agisce su una faccia la cui normale esterna rivolta secondo il verso positivo di uno dei tre ass; b) la componente di tensione ancora positiva se ha vetso discorde con gli assi e agisce su :una faccia la cui normale esterna rivolta secondo il yetso negativo di uno dei tre assi. Sulla faccia normale all'asse x di traccia -{D oassa dunque una fotza infrni-

,"'",,.rt l'equilibriodel patallelepiped" punto esprimiamo A questo


itrdicando con Fx, Fv, F, le componenti delle fotze di volume. Considcrir'mo, ad esempo,l'equilibtio alla traslazionesecondola direzione dell'assex; sl hrt - o"* dy dz t ol" dydz- ou"dx dz f o]. dx dz- o,* dx dy f ol* dx dy -l- F" dx dy dz : 0

(11.7.6)

tesima che ha per componenti: .._ o'" dy dz o*y dy dz - o"" dy dz

Tenendo conto di quel che si detto a proposito di ol., oj", o]*, ne segue: O-oli d* du d, ( x ' i:"" ^o'" dz dx dy * du d* , + d v d z + F* dx dY dz : 0 Q"t,7'7)

( t| . 7r ) .

,A.nalogamente, sulle facce notmali all'asse y e all'asse z disposte su pani coordinati passano le forze infinitesime di componenti: e o,* dx dy o,y dx dy o,, dx dy ov* dx dz - oyy dx dz ov, dx dz

(L1.7.2) (11.7 .3)

Il prodotto dxdydz una quantit infinitesima ma non nulla; pertanto |L (11.7.7)implica che, in ogni punto interno del corpo sia soddisfatta l'equazrone dt eqailibrio locale:
io** ,

rispettivamente.Essendole facce del parallelepipedonfinitesime, questeazoni si possono ritenere concentrate nei centri delle rispettive facce di applicazione. Sulle altre tre facce opetano fotze analoghe ma di verso opposto: l tensioni, per, non avranno pir i r.alori di prima poich i loto valoti variano generalmentepunto per punto. Supponendo continue le funzioni o."(x, y, z), o'v(x, y, z), ..., o-(x, y, z) si pu perahro affetmare che le tensioni "1,, "]", oL agenti sulla faccia normale a x di traccia BC sono connesse oxx) oxy, o", dalle : a ^^
alx
* ruxy

crx

'

c'oy*

0o'*

0y

?z

rr \J

(11.7.8a)
le

Opetando in modo analogo rispetto alle direzioni yJ z, si ottengono altre due equazioni indefinite di equilibrio (alla traslazione):
io*v , r_oyy io"v _rr

? x ' a y A z
ao", ,
x 0

(11.7.8b)
U

o.,
y '

?o., , ' - t'z


z

'
o"" |

(x )-OX

(11.7 .4)

6".:

ax

Anche sulle rimanenti due facce normai a y e a z, le tension rcevono un analogo incremento : Ie derivate, per, vanno prese rispetto a y e a z; ad esempio :
o '. ' : d r r f ]
* rura

^( yo V

Ci resta da stabilre l'equilibrio alla rotazione; poniamo, a questo scoPo, il polo dei momenti nel centro del parallelepped o. Le forze infinitesime risultanti dalle componenti di tensione sono aPPlicate, come si detto, nei centri celle facce e la forza" di volume applicata nel baricentro del parallelepipeclo. Da ci segue che siala orza di volume, sia le tensioni a indici uguali o**, oyy, o,, non entraflo nell'equazione di equilibrio alla totazione, poich il loro momentrr rispetto al centro nullo. Se si considera la rotazione intotno all'assez, st tictt' rroscefacilmente che intervengono soltanto le tensioni o,", o]" e o,., ol.; si ha infatti :

o"i , - o 1 ' ,, '


oy/,: 6\2 t

'

i " dl ( 'y
-r,;
L ]

(l 1.7.5)

(o",dydz) f

.lv

.l"

I f"l,lra') I

(,''"dxdz) ;

,l '-

^qI

- (oi, dx dz1

, r -. , '1

t)

( I 1.7.9)

l < r s t c s s or i c a s ip c r a i , , " i " , " i , ,

c o v c f i g u r c t r l n c c r i v r t r tr i s p c t t ( )l z .

i 1 ) i c 1 u i ,t r a s c u r l t r c l o c o n t r i b u t i i n f n i t c s i m i c ' o t c i n cs u p c r i , ' r e ,s i l r r t c r t notcvolctclitziottc :

440

Fa*lazzenti di zteccanica dei ulid

e di tearia lelt,elarlidt

Tetlriofl?ritlcil)ali e dire<ioni|riflci?att

441

(11.7.10a)
Analogamente si perviene alle:
6xz: 6zx Oyz: 62!

per quella parte della frontiera clcl corptt al che valgono qwalicandiTioni corlorno sulla quale sono applicate le fotze f,

(11.7.10b)

. Qu9st9 tre equazioni insieme alle (11,7.8) date poco prima, esprimono le sei condizioni necessarie all'equilibrio di ogn particella terna al- corpo. Le (11.7.10)consentonoinoltre di ridure a treole le sei componenti di tnsione tangenzi.ale. Se.petc s d per in?licita che, n ogni punt del corpo la ten_ sione tangenzialesia la stessa mutare dell'ordne degli indici, per.-oi ,i porr,l al scrivere indifferentementeoxv oppure ityx, oxz oppure o,", ou, opprrr. ol", l" equazionda soddisfarsiper l'equilibrio si riducono a tre sole, ossiaalle 111.7.g;. Ci conduce a presupporre sempre la seguenre afiermazione: qundo i ,. dice che in un punto P di un corpo esistela tensione tangenzialeo"* tad esem_ pio), si intende che, solando idealmenteun cubetto di lata infinitesimo centrato in P, con gli. spigo-li .patalleli agli assi, sulle sue facce parallele a z agiscono forze tangenzialiinfinitesime tutte d intensit uguale, salvo le diferenz infini_ tamente piccole (frg. 11.7).

Fig. 11.8.

11.8 TENSIONI

PRINCIPALI

E DIREZIONI

PRINCIPALI

Fig. 1 1.7. Lk ente > geometrico individuato dalle componenti dxx, irxyr ..., o,, deno_ minato / rarc dobDio rin n rirc. Osserviamo, da ultimo, che per i punti mate:iiali appartennti ale zone di contorno del corpo, dove sono.assegnate le orze (di superficie) f: (f", fv, f,), si possono scr.ivere le equazoni di equilibrio locale utifizzando dir"ttam..rie .ii ( gfande teofema > di Cauchy. Sia P un punto del contorno: costfuiamo intofno ad esso un tetraedro nfinitesimo avendo le tre facce perpendicolari agli assi e la quaxta {accta tangente al contorno. La forza supetficale agente su pldi comassegnata come forza" per unit di superficie e ha quindi Ponnti f",fy,f,,_ lo stesso ruolo della tensione S" di componenti S"*, S"v, S",, consideraia nel teorema di Cauchy (fig. 11.8). Quindi si possono scrvere le equazioni: f* : f' : o*' n* f o*" n* f o"* ny f o"" n" f o,"n, o,y n,

Con tiferimento a un punto gnerico P del continuo C, sano o**, o'v, a 6x2,,..,622le componentii tensioneassociate una detetminataposizon,c degli assi coordinaii x, y, z. Se ota s ruotano gli assi, disponendoli su , y, Z, le omponentidi tensione ad essi associatediYentano oi;' 6;;, . ., o;; (frg. 11.9),

( r 1 . 7 .1 ) 1
l;i.q. 1l .9.

f,.. o*,n* | o,,nv I o.,n,

442

Fadanert di neecanica ei nlidi

e di teorid dell'ela icir

Te,lriotti Pr;,tipali

e d;rezkfli priflri?ali

4t

Ci significa che, mentre sulle facce di un cubetto infinitesimo awolgnt P, con gli spigoli para'llelia x, y, z, le tensioni agenti sono ox, oy, o,, sulle facce del cubetto con gli spigoli patalleli a x, y, Z, le tensioni agenti sono genetalmente diverse e designateda o;, o;, o;. Ci chiediamo a questo punto : 1) quali relazion legano le componnti oii, or,..., o;;, alle componenu 6xx, 6xv, ..,,6"2!

Sostituendo le (11.8.3) nelle (11.8.1), si ottiene in defimtrva: 6;i : * f oxt : f f nxxn;ni; + o," n; n"; f oz"n;nx; + o"" n"; n"; { o,' n,; n; -l-

d,, n,i n,i f

o,,n1;n; + rryznyin6 + 6""n","i o* n; n]; + ovxn ni; + 6zr nzi n{t + o"" n"; n; * oyyn"; nr; + dzynz; ny; + o-, n*; n;; * 6",fli*n." ! o""n;n-

(11.8.4)

2) si pu definire una xotazione degli ass tale che sulle facce di un cubetto con gli spigoli ad essi paralleli agiscano solo tensioni notmali? Per quanto riguarda il prmo punto, basta ossetvareche, per semplicecomposizionedi forze, si ha (fig. 11.10):
o-- : o- : S", n,; * S".n,; * S,, n,; f S""n"; * S,, n,; S-n,;

( 11 . 8 . 1 )

sinteticamrntc e analoghe. La fotmula genetaleche le riassumepu esserscltta x,"y, z con gli indici 1,2,3, e gli assx, y'- con I' 2' 3i .nornin^ndogli assi s ha allora :
3 S

o;3: (e analoghe) dove s posto: n;; : cos (x, i) n"; : cos (x, )

o1;n,;q;

i,i : 1,2,3

(11.8.s)

(l1.8.2)

(euristico): Passiamo alla seconda quesdone. Procediamo con metodo problema e d'aver quindi determinato suoponamo cio di avet gi risolto il qiacitura in P'rispetto a a {uale la tensione sia normale e -ralga o ;i#;;; (frg. 71.'t1).

Fig. 11.11. Fig. 11.10. : Ne segue (frg 1"1.'12) D'altra pate, per il teorema di Cauchy, risulta:
S,- : S,," : S,,, : o,"n;; * oyxnyi + oz-nzi o,, n"; * ,t"" n'; + o," n; o,,o,7

Su*: on"
SnY : ol-IY

(11,8.)

(11.8.3)

S", --' on, D'altra partc, Pcr il tcorema <li Cauchy, s i h a a n c h e :

o-, n,* 1- o,,n"* {

444
S"": S"" : S",: o""n"* o*ynx f o*,n"* oyxny+ ozxrrz

.Foanerti

di ncctaniea dei olidi e i /a;d dell'elaici

Tensiai pritci?ali e dle<ior1i Pirlilali

445

Ci si traduce in un'equazione di terzo gtado nell'incognita:

oyyny + dzynz r yzny+ lzzrtz

(11.8.7)

oB- Ioo'-]_rl.o-

III":

(11.8.12)

dove i coefficienti I", II", III" sono cos definiti: - o"" I oxyl o,, IIo : o'*,.rvvI o**o," I oyyo,"- of," o!"- of;" Io (11.8.8)
uvx uyy e zlt

Quindi dovranno esserverificate le seguenti telazioni:


6"*nx+ o"yn* * d'yxnv + oyvnv * 6zxnz: 6zy l2 : o""n": orx 6nu on,

(11.8.13)

dxz fx f

oyzfly -f

ossia : (6""o."n" f o) n" + ovxnv + ozxn" : (o"ro)ny f o,un, : o) n" : 0 0 0

(11.8. e)

d'xz + ovznv + (o""nx

Si tratta d un s.istemadi te equazioni lineari omogenee nelle incognite n*,n",n,;-c' poi l'ulteriore incognita o nei coemcent](o*_ o), (o"ul o), (o*- o). La soluzione banale n*:ny:1z:0 non po arr".a accettata, poich, come noto, deve essere:

L'eqtazione (11.8.12)si incofltra in numerosi settoti della meccanica,natutalmente con diverse interptetazioni dei coefficienti e delf incognita. Essa fu introdott pet problemi di meccanica celeste da Luigi Lagtange. Per questa sua originaia formulazione essaprende il nome di ( equazionesecolare>. D;11r-(11,8.12) si traggono tre radici: siano esse6r, 6rr, ttnt. Si pu dimostrare che esse sono reali; lecito quindi ordinarle, ad esempio:
olzwttzvlTl

(11.8,14)

n:+n?+n;:1

(11.8.10)

Si deve quindi imporre la condizione che il detetminante dei coeffcienti sia nullo; cio:
" I o.", l det oxy I
| 6xz

In cortispondenza di ognuna di esseil sistema (11'8.9) diventa indeterminato: essendonullo il detetminante dei coefficienti, una (o pi) delle equazioni si rivela ssere combinazione lineare delle rimanenti; quindi esistono infinite soluzioni non nulle I tufta.via, tta di essesi dovr scegliete quella soltanto - o in patticolare quelle soltanto - che soddisfa la condizione trigonometrica per i coseni direttori nx, ny, nz:

6yx o,yy6vz

c,zx 6 6uv
6226

ni+n?+n?:1
:0
(11.8.11)
Pertanto, nel caso genetale, alla" ndice or associata una certa soluzione che indichiamo con
ftx : flxl f,y : fyI nz: nz

alla tadice or, associata la soluzione


nx.: nxII ny: nyII nz:1"t

in6ne, alla radice orr, associata la soluzione


nx :: nxlll ny : fyIII f\2: j"tt

Fig. 11.12.

AIle tensioni dr, orr, orrr si d. il nome di tensioniprirtcipali. I coseni n'I, nvr, n,r definiscone Dn aerrore(ossia un vettore di modulo unitario) n, chc

446

Fatulanenti di neccaxira dei nlidi

e di eara dell'elatticit

La ryadrica di Catut4 c l'etlir:oide di Lan

447

denota una direzione detta prima direqiore prixcipah; sulla faccia notmale a n, opera appunto la tensione o, che si denomina prma lercionepriflipdle. Ar'aIogamente, nxrr, nyrr,llzrr e nyr, nyrrr, nzru definiscono la seconda e la tetza direzione principale nrr, nrrr relative rispettivamente alla seconda e ^lla tetza tensione principale o,r, ory1. Si pu infine dimostrare che le tre direzioni nr, nrr, nrrr sono tra loro ortogor]ali e perci configutano una terna d assi (X, Y, Z) opportunamente ruotati rispetto agli assi x, y, z. Il problema che ci eravamo posti dunque completamente risolto: lecito aflermare che in ogni punto del cotpo esiste un riferimento orinciDale tale che sulle facce di un cubetto infinitesmo ad esso relativo agisiano soltanto tensioni normali, di traztone o di compressione.

(fig. 11.13) : zione di x; se x, y, z sono le coordinatedi Q tisulta, oYviamente


x

TPAI

v IPQI

(11.e.1)

e allora.Ta (11.8.4) prende la {orma: t| oii lPQlt : 6**x2'| oyyy2 6""22+ zc *vxy| 2o""yz | 2o,*zx (11 92)

11.9 LA QUADRICA DI CAUCHY E L'ELLISSOIDE DI LAM


Prima di dat seguito all^ tfzttazior..e e di raccogliere gli intetessanti tisultat applicatiyi che si otterranflo, bene aptire qui una parentesi per capire mglio il sgnificato di quel che si detto sinora. Anzitutto dobbiamo ricordare che il problema esposto avva rice\.uto una prima soluzione da Cauchy (sempre lu, il vero fondatore di tutta la teoria !) nella git citata memoria del 1823 tipresa poi neg\t Exercicer de Matltnatiqnes, 2, pp. 42-59, 1827; si deve tuttavra z Lam il completo chiatimento della questione'o. Il riferimento utilizzato da questi autori, e soprattutto da Lam, geometrico: riguarda semplici nozioni di teoria delle superficie del second'ordine, e in particolare delle quadriche a centro. Dce al proposito Lam: < In una parola, le supetficie e le cutve del second'ordine proyyste di centro, vengono a occuPareJ nella teoria dell'elasticit, un ruolo tanto importante, quanto le sezioni coniche nella meccanica celste; esse vi appartengono al medesimo titolo, e ne traducono le egg con altrettanta chiaxezza, anzi ancor piii rgorosamente, poich le leggi delle forze elastiche fossia delle tensioni] intorno a un punto non subiscono acuna perturbazione. Se in avvenire, la meccanica tazionale, cotrendo piir rapidamente iui problemi ormai completamente rsolti del mondo planetario, si trasformer per occuparsi piir intensamente di fisica tertestre,La. teoxta che no abbamo descritto in questa lezione fotmerr uno dei suoi primi capitoli e dei pi impottnti, come il seguito de corso dimostrer ). Per intendere quale possa essete la connessione tra la toria della tensione e la teotia delle quadtiche basta. utlhzzate la formula (I1.8.4a), che lega la componnte normale della tensione secondo I'asse *, oi;, alle comPonenti oxx, oxy,,.., o,, secondo gli assi x, y, z. In ssafigutano i coseni direttori di x, cio le quantit n.;, n;, nzi. Ebbene, posta l'otigine degl assi nel solito punto P in cui si valuta la tensione, consideriamo un segmento PQ nella dire"Mil.n ,o Cft. G. Lam - E. Clapcyron, ^'fnoift r /'[q tlil)rc i'niet er carpr |alile! l]n/olil1e, prascnts pAr divers S.rvrns",4, pp. 486 508, 1833; G. L,rr, Ltsattr sttt ln tlrtoric L'tLltnatnp /'/at t i i ! , : ( t u r h t s " I , P . r r i s ,1 8 5 2 ,5 ^ l . f z i , ' r c .

Fig. 1l.13. Cauchy introduce apPunto la qtadrica delletenioni di equazone: o * " x 2 * o v y l 2 f 6 , , 2 2 2 c h . ! x y 2 c y ' y zl 2 o " " z x + k ' + | 0 (11.9.3)

dove k una costante e l'ambiguit del segno consnte di ottenete che la (11.9.3) rappresenti una superficie reale. Questa quadtica gode di importanti propriet: un raggio vettor che parta dall'origine P e giunga alla superficie in Q avtLuna lunghezza PQ offetta da (fig. 11.14):
lpa l2
t- Y.l

+k,
d;;

(11 .e.4)

0x*

ltiq. 11.14.

448
ossia Ia tensione --- - -! "s _ r k2 --lnotmale o;;

Fakdanenti i meccatti'a dei rolidi e di tearia dell'ela:rici

d di e La Eladrica Caucl2yI'ettisode Lan

449

misurata

da:

(1l.e.s)

tPQl'

Inoltre, se si ricotda che i coseniditettori della normalea una superfcie g" alle f(x, di equazione y, z) : 0 sonoproporzionali derivatep^rzia1 , X,#,
immediato riconoscere che le componenti della notmale alla quadrica delle lensiani sono Droborzionali alle :

Pertanto la tensone telativa alla giacrtuta" X si identifica con la o, (basta 0 e Z:0 nelle (11.9.8)) e le tensioni relative alle giaciture Y c Z porre Y: coincidono, rispettivamerte, con o'rr e 6rrr. Sempre dalla teotia delle quadtiche si pu trarre un altro importante risultato : ruotando gli assi di riferimento mutano, come owio, i coefficienti della (11.9.3); tuttava esistono delle particolari quantit che estano ifluari.tnri, qu^le che sia la otazione degli assi. Tali sono; Io : o"" I o"x! o." oyyo""- o\" - o!,of;"

IIo :

6"*6"" a o*-o"" I

$ $ $

{o**'+

,'vv + ... Zo"*zx) 2(o**x* r,v*y 6,xz) yz +


uxy uyy vzy

(11.e.e) (11.e.6)
> equazione secolare (11,8.12). ossia i tre coemcienti che figutano nell'<< In altri termini, mentte al ruotare degli assi, ad esempio da x,y,z i, y, i, in generale:
6", dii d," / oi;

<"-", + dwl2 -J-... 2o"*zx):2(o*vx * o"yy ! a,yz) (o*"'+ ,rwlz* ... 2o"*zx):2(o*"x 6vzy 6,"2) t +

Ma le sommea secondomembro delle (11.9.6)sono a loro volta proporzionali a S'*, S"y, S",; nfatti, n virtir delle (11.9.1)e delle (11.8.7)tisulta: S", PQI : o"'x * ov"y * o,"z S-IPQ:oxvx+6yvy+dzvz S*lPQl : o""x * o""y I o""z
In conclusione, la notmale alla quadrica n un generico suo Punto Q ha la stessa direzione della tensione So agente su una faccia perpendicolare a PQ

01.e.10)
IU": IIL (11.e.11)

Per I", II.,III.

si ha nvece: II.: II-

(11.e.6)

I" _ I;
ossia: o,, f o," *

o- :

o;; I

o"; I

o;z

ecc.

(11.e.12)

( 6 9 .11 . 1 4 ) . Postotutto c, la teoriadellequadriche fotnire gtandi setvigi.E noto pu


che una quadrica come la (11.9.3) pu esserericondotta a forma canonica. Ci significa che si pu sempretrovare un'opportuna otazione degli assix, y, z, in modo che nel nuovo riferimento X, Y, Z risultino nulli i termini < rettangolari>, ossai coefficienti dei prodotti ){Y,YZ, ZX. Il metodo che si deve usare per de6nite tale rot^zione fondamentalmenteanalogo a quello che si esposto nelle pagine precedenti. Alla 6ne si ottiene che la quadrica (11.9.3) la assume fotma:
o, X2f o , , Y 2+ 6 t t \ 2 2 L' : 0

(r"t.e.7)

Per questa ragione, i coefficienti I.,II", II. sono denominati, rispettivae mente, ?rimo, secofido er<o inuariatle della fenione. di Cauchy pu assumere divetse specificazioni secondo il La quadrica dy11i un ellissoidese or, itrr, o-r, hanno lo stessosegno; segno di 61r d11r iperboloide a un o a due falde in casi contrari. un Nella lezione del trattato di Lam introdotta un'altra quadrica: si tratta ormai associatoappunto al .tom" di Lam. fac! di di un ellissoJe lensione lissimo ttovatne I'equazionericordando le (11.9.8) e utilizzand,ole condizioni : trigonometrche(69. 11.15)

dove i nuovi coefficienti or, drr, orrr hanno lo stesso valore flumerico delle tensioni otincioali. Calcolado i valori delle componenti di S" in un punto generico di coord i n r r e \ , Y , Z , n e v e n e c h e l e ( 1 1 . 9 . )s i t r e d u c o n o n c l l e :

Fatnl*fn' rlni:1

FAT

Z n, : -tpe I

1 ( 1l . e . 3 ) (11.e.14)

: S,,*lPQl o,X

: S,,\lPQl orrY

': S,,,lPQl o,,,Z

e ( 11 . . 8 )

X, e S o s t i t u e n c ln e l l a ( 1 1 . 9 . 1 4 l)e (11.9.13) ricav:rndo Y, Z dalle (11.9.8)' o deriva:


tt

450

Foxlawenli

di neuanica dei nlidi

e di learia dell'elaslhit

Le li eeiiortatbe

451

mutualment ortogonali. Ad essesi d il nome di lineeinstaticbe.Le particcllc materiali che si dispongono su una linea isostatica sono dunque soggettc, pcf definizione, a tensione notmale, di trazione o di comptessione: per dirla in modo pir esplicito, se noi ci figuriamo il nostro corpo come una sorta di tessuto broso, generato dall'incrocio di innumetevoli filamenti tra loro ortogonali, ebbeneogni fibra posta lungo le isosttiche in s tesa o compressae non si dovrebbe temere altro tipo di sollecitazione(tangenziale)(frg. 11.17).

Fig. 11.15.
/ q_.,\2
\ ur /

/'z
/ q,.,\2
\orll

1""| +1"-l ^

'l-*l:1
\urtr/

/q_\2

(11.9.1s)

Questa infatti l'equazione di un ellissoide con r.iferimento a ur sistema di cootdinate con assi segnati da S,", S,", S"r. L'ellissoide di Lam il luogo dei punti in cui si dispone il secondoestremo del vettore Sn quando essoruota intorno a P descrivendotutte le sue oossibili detetminazioni a\ mutare della giacittra r " (fig. 11.1).

ii:

'('

Fig. 1l .l7. Naturalmente non cos nella tealt: le particelle sono spessodiffuse caoticamenteall'interno del corpo e su di esseinsorgono quelle tensioni tangenziali che Coulomb per primo ayeva individuato come tagione preminente della rottura per molti materiali, in specie per quelli lapide. Se tuttavia si riuscissc a tradurre in realt quell'immagifle di tessuto fibtoso, concentrando la materia lungo un reticolo formato dalle linee isostatiche,si potrebbe realizzate nel cotpo una condizione otrimale di esercizio. Per questo alcuni architetti pi attenti e sensibili agli aspetti strutturali hanno proposto talvolta interessanti soluzioni proprio facendo appello alla astratta delle linee isostatiche,ottenendo non solo un nozione apparentemente progettuale, ma ^che suggestivi effetti estetci. Basti ricorrazionlle d,efrnizione dare Pier Luigi Netvi (69. 11.18). Ma c' di pir): la concentrazionedel matcriale lungo certe direttrici privilegiate, che corrspondono con notevole accuratezza alle linee isostatiche,trova riscontro in taluni corpi natural: ad esempio in quei cotpi elastici naturali che sono le nostre ossa, Un'analisi classicaa tal proposito fu sviluppata, nel secolo scorso da Culmann, un illustre scienziatoche conosceremopir da vicino ne cap. 18. Rioortiamo ora cuel che ne dice il Colonnetti nel suo celebre testo di Costnqioai2r: < In verit la sostanza ossea sempredispostasecondo ,fcieaqa-de/le o trabecole pi o meno sottili separate numerosecavit: ed efa noto da lamine da tempo come a questaparticolarestruttura si dovesseatttibuire la grandc
1' G. Colonnctti, .ciuia lh Oostniioni, pp. 36 37, l'otino, 1941.

Fig. 11,16.

11.10 LE LINEE

ISOSTATICHE

Chiudiamo qui la patentesi geometrica e totniamo al problema fisico: si veduto che in ogni punto del corpo esiste almeno una terna di drezioni principali cui cottisponde una terna di tensioni Priflcipal. Poss.iamoaggiungere che se III" * 0 le tre tensioni Principali risultano diverse da zero e catatlexizzznouno stato di tensione denominato lriasiah. Quando invece III":0, almeno una tensione principale tisulta nulla poich tadice della (11.8.12) se lo stato di tensione cotrispondente viene detto biassia/e certamerteo:0; se timanenti tensioni principali sono diverse da zet:o,monoasiala una sola le due tensione principale diversa da zero (ci si vetifica quando II"':0). Immaginiamoora di porre in risalto,per ogni punto del corpo, le tre ditezioni principali: il loro inviluppo conducea definire tre congtuenzedi lince

452

Fatdanenti

di //1eca ica dei aI e di tcorie dell'eladici

Le Ii ee iaialiche

453

resistenzaagli sforzi esterni che le ossa presentano in relazione coll'csiguo ;rcsrr di materiale resistente che esse contengono (figg. 11.'19; 11..20).

Fig. 1119. .

Fig. 11.20. Da Testtrt, Letarlc/, riliJegnaa.

Fig. I | .18.

<In tempi telatiYamente recenti stato poi ossevato che la csposizionc clellc trabecole ossee non afatto casuale,ma in modo ammirer.olc conlrcssil con gli sforzi a cui esse debbono resistere.Ci confermato non s,,ltrnto rlal nrodo con cui tali trabecole si fotmano e si sviluppano nel bambjo,,, m: s,,l1rirttutto dal modo con cui, nell'uomo gi adulto, ess si modificar.()sp()nllrctmente in quelle ossa che, per avere per qualsiasi ragione assunte stirbilmcnlc posizioni anormali, vengono ad essereabitualmente sollecitate in moco civcrso ,-lal solito. inclivitLrrrlrilc, < Nsi casi in cui la sollecitazione preyalente piii facilmer.rte si potuto ticonoscete che l'andamento delle trabecole ossee seguc scttsilrilmente quello delle linee isostatiche. <Tra gli esempi pir caratteristici si cita quello dell'epifisi supcri,,rc tlcl lclnore. In questo, come del resto in tutte le ossa lunghe, il tessut() c()nlPll() s limita acl una guaina che kr riveste completamente: essa ha il rrrssit.t'toslrcss,rrc nella parte media, o diafisi, il cui interno occupato cla una vrtsl;t c:tt,iliI, il clnrtlc midolare. < Vcrso le estremit, <lallaguaina c()mpattasi diprtono c trlrccoc, clisposlc ir gcltitc rcl atco, le quali intcrsccancosimutualmcnte trt Lrro f ofl'D:rnojl lcsl , r l r l ( ) s P u ! l n ( ) s (c)l l c o c c L r p nc c P i f s id c l l ' o s s r r s u c u i , t t l r , \ ' c r s ( )l c r l i c 0 l r t z i ( , t t i , l s i t r i r s l r r c t t o n oc n r i n c i n t l i f o r z c c s l c r r c .

454

Fanddtenli i nucanica dei :olidi c di leoria lell'larlit

Il ct1lrib to tli Moltr ata Aeletft;t1a<;otte elle le ia,ri e ddh dinzian ?rinti\al

45t

<< Nel caso che ci occupa, la predominante di queste forze il peso del corpo che, in posizone notmale, grava sulla testa del femote. Pet facilitare lo stuio teorico della ripartizione delle tensioni interne, il Culmann ha immaginato che l'stremit superiore del femore si potesse, dal punto di vista statico, para.gonare un solido elastico omogeneo avente il profilo disegnato ad nella fr9. 7"L27.

regioni, soprattutto in corrispondenza del collo del femore, l'andamcnto dcllc trabecole ossee concordi perfettamente con quello delle linee isostatichc trovate dal Culmann ),

11.11 IL CONTRIBUTO DI MOHR ALLA DETERMINA,ZIONE DELLE TENSIONI E DELLE DIREZIONI PRINCIPALI Prima di abbandonarequesto argomento, ricordiamo un metodo gra6c<lanalitico assaiutile per la determinazionedelle tensioni prncipali e delle dirc: 11!|1ii118-J5; 198;, un autore del qualc zioni principali,- p-toposto-da-O-t-to parlermo pl,: ifr"r";ta in sguit, i" '-zio;ti"g..,l.,r" (p. 113) nel ia82. Riferiamoci al caso di uno stato di tensionebiassiale(o,,: o"r : o,,: 0). n Consideratauna giacitura generica caratteri zzata d,a normaLe (frg,'11,22), le formule (11.8.1)e (11.8.3)si partrcolarzzano nelle seguenti:
.rn:S-cosafS"sencc T":-S"sen*f S": Sy : o," cOScr{ oxy cos a {

(11.11.1
S "c o s a oy" Sena oyy sen a

(11.11,2)

Da cu, componendo, si trae: dn : oxx cosz c{+ oyx sefl ct cos c( * o"v cos a sen a f oxx cos ., sen ., o"" senza (11'113)

Fig. 11.21.
< Ridotta la conduzione di carico notmale a quella schematicamente ivi indicata, egli ha potuto ttacciare \e linee isostatiche che si vedono riFrodotte nella figura, e constatare la notevole affinit tta il loro andamento e quello delle trabecole ossee. << Non occorre dire che il ptoblema reale incomparabilmente piir complesso non solo per la forma irregolare dell'osso, ma per la continua 'variab'rlitL della legge di ripartizione con cui lo stesso carico si trasmette attraverso l'articolazione coxo-femorale, e soprattutto per l'intervento di altte fotze, esse pure variabilissime, come sofl quelle sviluppate dai vari muscoli, ed ir modo Pafticolate dai muscoli rotatoti i quali, come noto, hanno le loro inserzioni in corrispondenza del matgine superiore e della faccia intetna del grande trocantefe. < Malgrado tutto ci, ripetiamo, I'allnitL sopra ^cceflata sussiste evidentissima. E chi osservi con qualche attnzione la sezione di femore fotograficamente riprodotta (...) [vcdi la fig. 11.19] non Potr che rilevatc comc itr certc

n:

ovx si2x * o,xv coszc(+ o'yysen c{cos c(

Queste telazioni possono ssere un poco elabotate cos:

l:iJt. | 1.22.

456
6n
o** l- o""

Foxdamekti tli neccdttica dei nlid oxx oyy

e di tear;a dell'sldrtiilA

pritipali Il atttribtio di Matr alla detetawlione delle tetiorli c Aelfudirc?jot1i

457

cos- 0ct

"

cos. c( t Senzo( + Z6ry Sen 0(co s c ( sen2 a) (11.11.4)

OH - OC + CH:
1

iz (o**

o y y )f R c o s ( 2 a o 2 " ) ser.2osen2d.)-

I d ' x x l d ' . v s e n 2 o . _-6 * - d ' u Z Z= a. : (o*rovy) sen a cos ocf

: | (o* * o"") f R(cos 2oro 2a f cos z 1

o""(cos2 a -

Z G*r
1 ^ (o". 2

o " r ) | C K c o s 2 a- T K s e n 2 a :
I oyy) 1 | (o"^ 2 ' 1 o"") cos a -F o"u sen 2a .- o.

e quindi, se si ricotdano elementari formule della ttigonometia: I , o"-|(o**ovf - 7 (L " . o o y y ) c o s 2 aI o * v s e n 2 o c

(11.11.

'c ^

L i

( 11 . 1 1 . 5 ) (o-. - o"") sen2cr I o*" cos2a

SH : R sen (2*0- 2a) : R(sen 2aocos2e: TK cos 2x - CK sen2q.:


: o"t cos 2,x -

cos2

sen2d.):

7 ,

(o"" -

oyy) sen 2q. :

t n

Ora le (11.11.5)rappresentano piano (o", c") le equazioni parametriche nel di un cerchio. Se ne pu ottenere l'equazione cartesianaquadrando e sommando membro a membro. Risulta:

r *r.-.-, ",,1]' 'l f t*. o,"), d?" 1""Il centro C del cerchio dunque definito dalle coordinate:

( 1 1 .1 . 6 )

c : (7 {o*+ o""), oJ
e 11nggio R dall'esptessione : R:, I V(o*o"")2 4oi" *

/ 1

(11.11.7)

(I 1 . 1 1 . 8 )

v
Fig. 11 .2j.

Il cetchio cos introdotto otende il nome di cercltiodi Mahr. Dalle (11.11.5) segue cio ihe, al vatiate di a, le determinazioni corrispondenti di o",.n si situano sul cerchio di Mohr nel piano (o", cf : i punti del cerchio rappresentano tutte le possibli detetminazioni delle componenti di tensione al variare di a. Si pone l problema: dato oc,determinare i valoti corrispondent d o., t,,. La soluzione immediata: supposto, pet fissare le idee, che oxx) ow) 0, o*v)> 0, e tracciato il cerchio come nella fig. 11.23, si definisca anzitutto il punto M : (o"", - o"y) detto << polo della tappresentazione >. Per detetminare o., c. basta tracctate, la retta parallela alla traccia del pano di notmale n (notate che I'asse x parallelo all'asse delle o", e l'asse y ha la stessa direzione e opposto Yerso dell'asse delle r,). Ebbene, il punto di intersezione di tale retta con il cerchio di Moht ha per coordinate i valori o', tn richiesti. La dimostrazione si vale di semplici considerazioni geometiiche; si ha infatti:

Con I'ausilio del cerchio di Moht possibile determinare graficamentc lc clirezioni ptincipali e le tensioni principali (frg. 11.29. Si ha:

",:,] : t(o"** our) +"/G=;#+44" +


2-

(11.11.10

(1r.11.1

(Si nrrti che la costruzione graficaconfermalirrtogonalit dcllc direzioni prinr c r p uJ .

458

|'akda"'enti di ",ccanha,hi

rolidi c di teoria lcll'tlrntbit

Ctnho al probl.md lolla tcntonait lrnya

di lrdrldi tlclornaiioni

1t9

starsi in una trave di calcestruzzo, ove - come si sa - il materialc tcrl$c '11.26), assaipoco alla tensione di trazione (9. Le fessure si aprono infatti secondo le giacitute corrispondenti lla tcnsione oositiva massima o,.

Fig. 11 .26. 2) Pet determinare i momenti principali di inetzia di una sczionc seguono le stc8le (frg. 1'1.27), pu osservare si che le quantit J",J',-J," roiazione degli assi x, y) delle componenti dl leggi di trasformazione (a7la" tensione dxx, oyy, oxy. Peltanto si possono dedurre formule analoghe allc per la determinazione momenti principali J,, Jrr: dei (11.11.10)
I 1 1 'l' [: + (J"I-J") --lu" 1 Jrr)

Fig. 11.24. 11,11.1Applicazioni 1) Considetiamo trave inflessa, una semplicemente appoggiata, sezione di (frg. 11.25). ptoponiamodi determinare direzioniprincpali rettangolare Ci le

J)'-t 4J'*

(11.11.12

Risulta noltte:

^ g zd.o: -

21""
JXJT

(11.11.1

in analogia alla (77,71.1L).

Fig. | 1.25.
Le componenti non nulle della tensione in P sono, come vedremo in seguito, o'u,ou",la prima doyuta al momento flettente, la seconda al taglio. Lo stato di tensione biassiale. Le direzioni principali in P sono determinate dalle parallele a MI e a MIL Sulla giacitura di traccia Pk la tensione positiva e vale or; sulla giacitura di traccia Pk' la tensione negativa e vale orr. Ci consente di dare una corretta interpretazione delle eventuaii fessurazior.ri che possono manfe-

.Fig. 11 .27.

11.12 CENNO .{L PROBLEMA DELLA TENSIONE IN PRESENZA DI GRANDI DEFORMAZIONI


Tutto quel che si detto sinora sulla tensione - seguendo ftrncamcntalmcnte la traitazione di Cauchy - indipendente da qualsiasiipotesi sulla dcformrzione clel c()rDo connessa alla sollecitazione. Si considerata infatti la con-

460

Fodarnrri d ,recca,tiadei rati e di teoia de|,elarticit

La seanelra della deforna4one

4t

figurazione gi deformata, riferendola agli assi x, y, z; il generico punto P, il tetraedro e l parallelepipedo infinitesimi che pir volte abbiamo preso in esame, provengono appunto dal cotpo che ha gi subto la sua deformazione. Ma stando cos le cose viene spontaneo domandare: chi conosce la reale confr,gurazione assunta dal corpo? Generalmente si conosce la sua posizione iniziale, potremmo dire, <a riposo>; nvece sono incognite le modilit della deformazione; anzi, il determinare la posizione deformata proprio uno degl obiettivi della ricerca. La difficolt si manifesta n tutto il suo spessore quando, ad esempio, si vogliono scrivere le equazioni di equilibrio al contotno (11.7.11). In esse appaiono i coseni direttoti della normale esterna alla superficie di frontiera n*, n!, n,, Ota, se ignoto lo stato di spostamento, termini nxr ny, tz sono essi pure ignot ed prevedible che il loro valore dipenda dalle medesime componenti di tensione che figurano nelle (11.7.11) come incognite. La difficolt si supera, naturalmente, se si suppone che coruunquila deformazione subta dal corpo sia cos piccola da poter confondere, nell'analisi della tensione, la configurazione deformata con quella indeformata: la stessa cosa vale, come si visto nel cap. 6, per I'analisi delle caratteristiche di sollecitazione della trave in presenza di piccole deformazion, a meno che non si sospetti I'insorgenza di fenomeni di indfferenza e di instabilit dell'equilibrio. Nella meccanica dei continui possono per presentarsi problemi nei quali una simile ipotesi semplificatrice si riveli inaccettabile.Ad esempio, se il corpo cos deformabile che I'applcazione dei carichi ne modifica snsibilmente la figura, portando, poniamo, una lastra piaoa a. awolgersi su se stessa sino a diventare un cilindro cavo, necessario distinguere decisamente la situazione jniziale da quella c.'nseguenLalla deformrzione. e In questi casi f impostazione di Cauchy pu dimostrarsi meno conyenienre. E opportuno, infatti, riferire la tensione all'elemento indeformato iniziale, anzich a quello deformato. Non ci possibile petaltto dire di piir, senza addentrarci in questioni complesse che attengono alla cosiddetta meccaricaroa lineare del continrc per defornaqioxi fnite. Diremo soltanto che il merito di avere introdotto un'opportuna modifica del concetto di tensione spetta al meccanico italano Gabrio Piola'"; a risultati analoghi gunse, qualche anno appresso, Gustav Kirchhoff'3. Il nuovo vettore tensione T"" definito da Piola-Kirchhoff dunque rifetito alla giacitura no dell'elemento indeformato e a"ll'area in6nitesima dn^ delo stesso elemento che, in seguito alla deformazione, assume normale n e qe1 dA. La gustificazione ( concettuale ) di tale ente connessa dunque all'identit:

Con dferimento a T", si modificano alquanto le relazioni tr()vrtc ncllc pagine precedenti con riguardo alle condizioni locali di equilibrio, poich vi intervengono esplicitamente i fattoti espressirri della deformazione. Comunquc, il lettore evefltualmente interessato potr consultare, al proposito, il testo cito in.nota'4, dove le cose qui appena accennate sono esposte con chiarezza cd eYraenza,.

11.13

LA

GEOMETRIA

DELLA

DEFORMAZIONE

T", dAo : S" dA

(11.12.'t)

venuto il momento di-passare al secondo grande capitolo della meccanica dei continui deformabili. un capitolo esclusiriamente as-tratto, matematico. Nuovamente siamo invitati a << immaginare >, con pure operazioni concettuali, quel che pu accadere n un corpo solido quando si deforma, fissando I'attenzione su un generico punto e su alcuni altri punti ad esso vicini. Tuttava lc dilficolt < epistemologiche , jnconrrare a prposiLo della tensione qui non sussistono, perch non viene aya.nzatanessuna ipotesi fisica: l,analisi ce sv,rlgeremo rivolta semplicemente alla definizione dt gta.ndezze geometriche chc rappresentino senza ambiguit. quel che occorre dire sulla deformazione; dunque orientata a fissare un lessico semplice ed espressivo. Nulla d pir, Tuttavia ci renderemo presto conto che una straordinara analogia formale viene a delinearsi tra la geometria della deforma zione e la static; della rensione, come se si trattasse di due mondi separati ma speculari, dove tutto qucl che si manifesta nel primo ha un corrispettivo nel secondo: ogni verit gr> metrica lascia vedere una sua ombra in statica, ogni telazione statica lascia una sua traccia in seometria. naturalelomandarsi come sia possibile una cos profon<a armonla, c()mc mai il concetto statico di equilibrio, su cui fondata la tensione, possa produrre intorno a s conseguenze formali cos simil a quelle che derivno diJla pura congruenza geometrica che, come vedremo t(a poco, sta alla base del concetto d.i deformazione. tispondere a questa domanda sarebbe necessario indagare in prr, _Mu p"l fondit il significato delle equazioni di equilibtio: qual ia loro natura? si,nt, leggi empiriche, desunte dall'esperienza e qundi legate ai <fatti), comc ^d esempio le leggi del comportamento elastico, oppure sono leggi < di tagionc >, ottenibili per via deduttiva ptrr,a ancota.che l'esperienza le confermi? Su qucstr) tema non possiamo dilungarci; probablmente la soluzione che la statica, similmente alla geometria, non riguarda direttamente i dati dell'espericoza, ma fissa precise regole per la loro interpretazione e il loro inserimcnio in un linguaggio coerente "5, sicch Ia profonda analogia tra i due mondi, quello gco-

,u G. Piola, La nucanica de' carpi natual"?ente erteii lra 4td co/ cahalo dtth "ark\ia ;,.Opsco1i n a t c n a t i c i e f i s i c i " , p p . 2 0 1 - 2 3 6 ,} f i l a o , 1 8 3 3 ; c f r . a n c h e i n : . , N { c m . N { a t . F i s . S o c . I r a i " . 2 / . pp. 155,321, Mc,dene, 1836; 21, pp. 1-186, 1848. ,t G. l.. Kirchhotr, "Sirzbcr. Akd. Viss. \fic", 9, pp. 162-713,1852.

.. A t r . '' . i

,t R. IlaLlacci, .cicnia rhlh (.-or/rtiiu, 1, ti)rino, 1974. rr (ifr, fi. llcnvsrut,', \'. lt /t! lt/h.rtdtica c dt://a nnrnuin.alo ( l \ t . I ) i s c . S r : i t r r r . r r i v r r . r r r r l i ( ; c , r , ' v . r " ,1 ' J 7 r . i .

l ,\r.ih ,tt.in tt, o.o,,tt,,!.tt..

462

Foadanenri di np(M in

d.i soli e di rcotia del/'e/a,tki/

La geonetria della defarna<iatte

46t

mettico e quello statico, meno mste(iosa di quel che appaia a pfima vsta poich non rappreseritauna descrizione della tealt, ma piuttosto una definizione del punto di vista dal quale la realtr studiata. Anche pet I'analisi della defotmazione sono del tutto preminenti e fondamentali i contributi oferti da Cauchy il quale, nell'aticolo Sar la condenutiax et la dilatatior descorpssolide4 alle pagine 60-69 dei 2" volume degl Exercicet de Mathnatique afltont il ptoblema rigoroso delle deformazioni finite, dimostr la possibilt di definire un ellissoide delle defotmazioni e una quadrica delle defotmazioni in analogia ^lla tattazione sulle tensioni, e semplific successivamente le sue formule nel caso di deformazionee di spostamentiinfinitesimi, giungendo alle espressioni usuali per le dilataqioni lireari e gli scorriuei angalari. Nel seguito,noi ci limiteremo alla teorialineare, ossiaalla teoria pi semplce, valida quando sia le funzioni che esprimono 10 spostamntodallo stato ndeformato a quello deformato,sia le derivatedello spostamento, sono infinitesime, nel senso che semprepossible trascurarnei prodotti o le potenze superioti alla
pfima.

,{

F9. 11.29. Le sue componenti sono ux, ry, uz, che suppotremo funzioni di x, y, z, contnue e derivabili quanto occorra, oltte che infinitesime con le derivate. Accanto a Po c', otizzontalmente, Qo; e la particella inizialmente Posta in Qo si porta in Q, subendo uno spostamentou(Q) che poco differsce cla quello di Po; infatti le coordinate di Qo sono (x f dx, y, z) e quindi, per la continuit delle funzioni u,, ur, uz, si ha:

Mentre per lo studio della tensione era opportuno ricorrere a un tetraedro infinitesimi, per 1o studio della deformazione sufficiente o a un parallelep.ipedo considerare due elementi lineari incontrantisi ortogonalmente in un generico ounto del continuo. La Eg. 11.28.a, tapptesentail corpo nella sua configurazione iniziale; la frg. 77,28.b invece rappresentala conf.gurazionedello stessocorpo deformato.

o-(QJ: u"(xf dx,y,z)- u"(P)* (qJ,.u"


uy(Qi) u"(x - dx, y, z) '"(P") - (:.? )""urr

( 11 . 1 3 .) 1

e analogamenteper u,(Q). Sopra Po c' Ro, e lo spostamentoin Ro, u(R,,), sar ancora legato a u(P.) da relazioni del tipo ,'"(Ro): u*(x, y + dy, z) : u"(Po)+ lj})oY
\

ar
/P"

(e sjmili)

(11.13.2)

linearein Po nella direzione x il segucntc Fina.lmentedefiniamo dilataqiaxe rappofto : PQ-PoQo PoQo

( 11. 1 3 . 3 )

Fis. 11.28.
Riferendoci in un caso o flell'altro al medesimo sistema di assi cartesiani ortogonali x, y, z, confrontamo la posizione di una qualunque particella materiale prima della deformazione con quella assuflta dopo. Sia Po : (x, y, z) la posizione della particella nel continuo jndeformato e P Ia posizione della stessa particclla ncl contnuo ccformato. Dehniamo lpllamcr/o di Po, u(P,,), il vett o r c c h c c o t t g i u t r g cl ) , ,c o t t l ' ( f g . 1 1 . 2 9 ) .

Essendo PoQo: dx e PQ - d" t u.(Qo)- u.(Po), la (11.13.3)c r > n c l u c c subito alla formula :

G * ) " " :\ l = l / r o r^

/ ,, \

(11.13.4)

In generale, dunque, la clilatrzione lincarc nelle tre clirczi,,ni x , y , 2 , clcscritta dalle:

464
_ _ ?u* ox _ r" ay

Fafldane,tti di neccaca dei rclidi e di teaia dell'eldnid

e4lhite di cngnexla Cafl;zioni

4t

0u,
c)z

( 1 1 . 1s ). 3
iffetenza tra I'angolo

Definiamo Q$n. : I

pot scorrimenta angolare "1*v in Po la

e l'angolo QR, oor'.ro, quel che lo stesso, la somma :

..., come rappresentative di e*", .yy, yz. possibile associatead cssc trc fun' zioni continue e derivabili ux, uy, uz che soddisfino le (11'13.11)? La risposta, in generale, negativa. Se le funzioni exxrvvr'.. non sono opportunamente scelte, le equazioni (11'13'11), intese, questa volta, comc sistema di equazioni di$etenziali nelle incognite ux) uv, uz, non ammettono sotuzlone. Le (11.13.11) non esPlicano dunque soltanto il ruolo di defni{oni delle Ert, ma indiiano anche, implicitamente, che le quantit espressive della defotmazione non porroto "tt"i" assegnate arbitrariamente poich son legate alla intcgrablit dIe (1.13.11). Se l e1 tendono integrabili le (11.13.11) si dice chc rs" sono congruenti. E le (11.13.11) vengono indicate con la denominazionc di equaqioxi di congruerqa.

Y"": Q,PQ+ RPR,

(1,1.'r3.6)

sono infinitesimi la (11.13.6) diviene: (c[x. frg. 11.29).Se gli spostamenti


T'v :' uy(Qo)- u,(Po) PoQo u.(Ro)- u"(Po) PoRo

( 1 11 3 . 7 ) .

(1.7.73.2) : e all'espressione e ci conducein virt della (11.13.1b) Aella"

11.14 CONDIZIONI ESPLICITE DI CONGRUENZA

r.":t;;)""r ()""
In generale,le componenti dello scorrimento angolate sono: -. Au* Ouy Ouv 0u, 0u, ., A"

/rr"\

/4".\

(1r.13.8)

meglio precisatoindividuandolc Quel che si detto or ora pu esse(e (11.13.11) il affinch sistema le eir debbonorispondere effettivecondizionia cui
sia integrabile. Tali condizioni sono state trovate da Bar de Saint-Venant nel 1860, ma il completo chiarimento della questione dovuto a Eugenio Bclt:lamita il 1886 e il 1889' . Bastetun semplicecenno. Si considetino due componenti della deformazione a .indici uguali, ad esempio ax e eyy; si derivi quindi la ptima due volte rispetto alla variabilc indicata negli indici della seconda e viceversa. Si ottengono cos le quantta:
2e"* 2eu,

Y * _ - : a i +, ; L -

-.

* \ v ,_. a z , o y

^,

ax,-;

(11.13.e)

che esprimono Pet dare maggiore concisione alle (11.13.5) e (1.'L.13.9), tutte aspetti della defotmazion, opportuno .introdurre h conponenli a i ici dirtints drlla dcformaTiane: e*v: 1, ^ ( . y 2 1 ev:7^(t"
ezx :

#'

;it

che, in virtr delle (11 13'5) valgono isPettvamente


03u* x 0y2 'e"t 0x2 Otu" Ox' Ay

1
T\z*

(11.13.10)

2e"*

0y'

(11.14.1

otteniamo cori tale accorgimento che sia le componenti a indici uguali, sia quelle a indici distinti sono tutte descritte dalla medesima relazonefotmale:

Sommando membro a membro si ha :


02e** ,

' :T) '..-+(+ *: l(# 'q,.)


(e analoghe) (e analoghe)

(11..13.11)

oy'

'

02ew

ax2

0x 0y

h(#.*)
0'u*" cx oy

(11,14,2

Le ("11,.13."11) cotrelano le componenti di spostamento u*, uv, u, con le componentidella deformazione xx)eyy,."", e*v (: eyf, e", (: e,"), e", (- e,v). Se si suppone che gli spostamentisiano funzioni continue derivabili assegnate, allora le (1,1,."13 assumono l'aspetto di definizione per le componenti di -"11) defotmazione: e queste sono ottenibili effettuando le derivazioni indicate nelle ( 11 . 1 3 .1 ) . 1 sei C si pu proporre per il problemainverso: siano assegnate funzioni

Ora facile riconoscereche la parentesia secondo membro della ('1'14'2) si identica con it doppio della cmponente di deformazione e*" ' Percit) la (11.14.2)pu "rr"re s.iit" facendovi Egurare soltanto le componenti di dcfotmaztone:
02e** , - i - t .y"
. - : z

02e"" (x'

(11.14.3a

"Mcnr' dcll'Accn<|. dl 26 Il. llcltranri, ,t /'it'hryftta4iaue ttucatra dctlc t)rah di A'l.1xDN/1, "Comprcs lcnrlus", /08, p 502' 1889' l b l o g n : r " , 1 8 8 ( r ; ' R c r d . c l c l C i r c . n l r t . c l i P a l c n n < i ' , - ? ,1 8 8 9 ;

466
In modo 2e.. , del tutto 42e,, n analogo 2e."

Fa'tdane li di "'eca iM ei alii e di learia dll'elalttcira

Delornaziohi PtiiPab e dire<kfli ?r;,lci\ati ttella deforma{axc

467

si ottengono 2e""
_

le: 2e", n zey"


_ _ . i _

22

'

rioso dimostrare che esse sono sumcienti: il contributo fondamcntalc dcl Beltrami tiguarda appunto tale dimostrazione'

ix2

x iz

22

'
,

yt

i _ ; _

: _

Ay z

(11.'t4.3b)
PRINCIPALI 1I.15 DEFORM,{.ZIONI E DIREZIONI PRINCIPALI DELLA

Non pir complicata la deduzione delle tre rimanenti condizioni. Si considetino due componenti a ndici distinti, ad esempio exy e exz; si deriv la prima rispetto alle vatiabili indicate negli indici della seconda e viceyersa. Si ottena2^2-

DEFORMAZIONE

9,:::,:.::::'-:i"n'''ni*.',' frsperrrvamenre :
i2e*u xiz
)2-

i.{'

.*.v
0u, \ i" /
-L _l

c h e . . i n v i r r i r d e l l e( l 1 . l 3 . l l ) v a l g o n o

I 0, / u" 2 xz \ y
: -

1
z

_t__

A'

/ 0u"

<u,\
<xl
si ha :

(11.14.s)

xiy

o x a y\ . 2
membro

Sommando 02e*v ,

a membto

32e",

Axz'0x0y 1 | 03u" , 0'ou 03u* 03u, I 2lx?,yz x,0z ' 0x0y0z ' x20y I \--' "/

Ora, il primo e il terzoaddendoal secondo membro danno luogo ^ j%= , iit"; mentreil secoodo i quarroaddendodannol.,ogo " e . l"r.i't" 1t'ty.l'+'.01 " cxpu essetesctitta facendovi figurare soltanto le componenti della deformaz\one i

Le componenti xx,exy, ... costituiscono ancora un texnre doplio (a due (che potrebbe esseremotiinlicl) sinnitrico. IJtllizzano questa osserYazione \at^ cor\ tutto rigore) si pu trattare la defotmazione in modo analogo alla tensione. Anche pet la defotmazione si possono ticetcare le deformazioni principali e le relative direzioni ptincipali. Si veduto sopra che le componenti a indici uguali e'x'evv' ezzmisurano Ia dilatazione lineaie di elementi lineari infinitesimi inizialmente paralleli alla assex, o all'assey, o all'assez; invece le componenti a indici distinti exv,exz)ev' msurano lo scoriimento angolaretra due elementilineari inizialmente Perpendio c o l a t ie p a r a l l e l ia x r - a y , o a x e a z , o a " y e a z . R i c e t c h i a m o r a u n ' o p P o r tuna rotazione degli assi x, y, z, in modo che, tispetto agli assi ruotati, le componenti a indici dlstinti della deformazione.in un punto Posiano nulle' Ci vuol ire ricercare le direzioni di tre elementi infinitesimi lineari uscenti da Po e tra loro perpendicolari che, nel corso della deformazione,non subiscanoscorrimenti angolati, m soltanto dllatazioni lineati (fig. 71.30 e 11.31). _ I1 procedimento per ottenere tali tre ditezioni, dette direlioxi principali detta dejornaqioxein Po, e le corrispondenti dllatazioni lineari, dette defornalkli princpali e dellc Prni?;i, lo stessogi seguito pet la ricerca delle tensioni direzioni priflcipali della tensione. che le equazioni che determinano le direzioni Possimo illora, afrermaxe principali della deformazione e le deformazioni principali sono formalmentc identiihe a quelli gi dedotte per la tensione. Ossia:

02e*v , ' xiz

02e*, xy

Ors** iyz

, '

02eu, ir,z

(11.14.7a)

In modo del tutto analogo si ottengono le:


-"-

A2s'v

yz
2e." _-

-a

-1

02ey,
r

dxiy
,
: --

-a------

02eyy ,

0x0z
2e",

'' -

02e",

y,
0"*"

_i

zay,
i

(11.t4.76)

ly,z

lxz

ixiy

iz2

-1

Le relazion (11.14.3), (11.14.7) esptimono le coiTiani richieste di eongnrct7a: deducendole a partire dalle (11.13.11) abbamo implicitamente dimostrto che esse sono necessarie,ossia che le deformazioni congruenti secondo Ie (11.13.11) necess^riemcntcsodcljsfanole cor.rdizioni qui ottenutc. Piir labo-

11 .lti.q. .10.

468

Fandanenti di ,teccah;cadei talii e i tcotie dell'elanici

Il ptirc;pio

de latoti tirt ali

69

Tutto torna, senza modifiche rispetto a quel che abbiamo gi dctt() pcr in le tensioni e le ditezioni principali nel par. 11.8. Alla radice e, conncssa, nzr che definiscono una dirzionc nl; generale, una terna di valoti rrr, flvr, e le alle radici err, rrr sono connesse terne (n*rr, n"1, n211) (n:rrI, inalogamente una direziofle n' e una direnyn1,i,ru) che definiscon, tispettivamente oftogonall' sooo mutuamente zione nrrr. Si pu dimostfafeche n1, n11,1111 "r' ptendono il nome di defornalioniprini4ali I tra di esse, I-" rudlci Jr, urr, la e, rappresentali lt"i^n"". massimae la en la dllatazioneminima nl punto prirtipali della deJorLe direzioni nr, nrr, nrrr sono dette dire1ioni con;id;to. e, in generale,non coincidono con quelle fflative alla tensione; la coinnaTione cidenza si verifica quando iI corpo intropo.
(assinrotri scondole dira.iori principali B ) in

1I,16 IL PRINCIPIO

DEI LAVORI

VIRTUALI

Fis. 11.31. (e*,- e)n" I ev*nv+ s,, n, : 0 e,vn" f (eyy- e)nv I e,"n":
(e,,- e) n" :

0
0

(11.1s.1)

e*,n* * ev,nv *

-ffinch esistano soluzioni non tutte nulle per flx, ny) nz occorre imporre che sia nullo il determinante dei coeflcienti:

det

e*y

yy*g

ezy

-n

(1,1.15.2)

Cio : e3-I"e2fII"e-III":0 dove le quantit:


l re xx f.yy T -zz

(l 1.15.3)

I[. : "*ev] e.' e- t ey"e',- tf;" v


III" : det [ei:]

,1,- ,?"

(1r.15.4)

sono gli invarianti della deformazione. L'equazione (11.15.3) d luogo a tre radici reali r, err, errr (er>err>errr). E in corrispondenza di esse il sistema (11.15.1) ammette soluzioni non nulle ulteriormente determinate dalla condizione trigonometrica :

ni

n; In;.-l

(11.1s.s)

Nei paragrafi Precedenti abbiamo esplorato due < mondi >>,quello della statica e quello della geometria: sono due mondi separati, anche se in certo gravitante ncl modo analoghi; sono governati da una loro inlerna coetenza" di equilibrio e nel secondo sul concetto di congtuenza, orimo caso sul concetto ! nulla potrebbe far sospettaieche vi sia un momento in cui i due mondi vengano a ontatto congiurigendosiin un'unica relazioneche ne suggella non solo I m l a n a l o g i a , a a d d i r i t r u r aa " s p e c u l a r i t In..", trl" telazione esiste ed la pjir antica relazjone che la storia della meccanicaabbia incontrata sul suo cammino: si tratta el prircipia dei lattai uirtlali che sta come sul crinale tra i due < mondi >, dove cio si pu scorgerc uno di essi poggiando i piedi sull'altto, oYvero, per essere-piuesplicti, si possono stabilire- eqoazioni di congtuenza facendo appello alle equazioni di equilibrio e si poss;no ottenere le quazioni di equilibrio ^ partire dalle equazioni di congruenza, Noi gi'conosciamoil principo dei lavori virtuali: sappiamo,al seguto di innumevoli s cienziatiattiichi e recenti, da Aristotele a Giordano Nemoratio, da Cartesio a Lagtange, che se un sistema meccanico in equilibrio,il lavortr (luvirtuale compiuto da tutte le lorze aftrve e reattive agenti sul sjstema,Per (rt(r infinitesimo de punti del sistema compalltile lunque stato di spostamento i vincol, nullo. Volendo applicare questo principio al cotpo deformabile considcrato pcr I'analisi della tensione e della deformazione, le cose sono un poco pi c.mnlesse.Nel corpo infatti operanoJcertamente,le forze di volume F e di supcranch quelle <fotze intetne>>che abbiamo denonlinato heie f; ma .,p-era.ro uno assegnare stntr)di spi)stilcorptsi pu, certamente, tensioni.E nejlo stesso mento inlinitesimo u di ogni suo punto comPatibilecon i vincoli gcomctrici cli u si evcntualmente Presentisu parte del contorno; ma in cotrisponclenza atrg.ljneari e sc,)rrinrcttti del corpo dilatazi.ni nranifcstan.su-ogni elemeto dcformazionc' dalle componcnti dello Itri che sono rxPptesentatj r c p i i . , - , n q u e i c v e d i b l c h e i l p r i n c i p ot l c i l r v r : r i v j t t u a l i c l o v r r t c r ' c c ( ) t t ( )

470

Fonda enli di rnuatha deirolli e di teor;adc 'clart;if

It pt;ttipio dei larori ,irltlati

471

non soltanto del lavoto delle forze esterne AL(""t), ma anche del lavoro vittuale delle < fotze interne > 8L(iDt). La definizione di ALG'I) e di 8]-(r"o del tutto owia ; si ha infatti :
f ,- L k d : J ( F "A u " l F ' u " { F . u ) d V { )

Ora, l'equilibrio del corpo soggetto alle forze di volume F; e allc ftrrzc di superficiei i*po.t. che le tensioni oi; in esso sorgenti siano tali da rendcrc sempresoddisfattala:
o\L(so : Al(ino

(11.16.7)

+ | (t" u" + tv uv + lz u,.)d-{

f .-

( 11 . 1 6 . 1 )

dove il ptimo integtale estesoal volume V del corpo e il secondoalla superficie A di contorno. Inoltre: al,(t't):J(o** 8"*" f o.y ey** v { f oy* 8e*v* oyySeyy ... } o- Ae-) dY

"'y'')'. per qualunque determinazione delle 8er; e Aui sopra definite (i, i: ' dire che imporre 1'equazione dei lavoti virtuali nella fotma qui iiO ""t utllizzata, con rifetiment a sposamenti virtuali, del tutto equivalente.a imporre che le tensioni oi: obbediscano alle equazioni indefinite dell'equiliUr (tl.Z.A) e (11.7.11), sia nei punti interni del cofpo' sia nei punti del contotro. questa l'interpretazone pir naturale del ptincipio dei lavoti virtuali: e in realt tale principio stato introdotto storicamente per questa vla, come il modo piir sicito e-conciso Per esprimere l'equilibrio. Si pu osservare che consente di gettare uno sguardo sul <mondo> della statica pur la (11..'16-.7) avendo soie cognizioni d geometria, ossia conoscndo soltanto le equazioni di congruenza (11.1.5). Tu"ttavia iecita anche un'interpretazione ( complementare >' Supponamo infatti che siano gi note le equazioni di equilibrio e consideriamo un generico stato di fotze/tensioni equilibrato; in altri tetmini, consideriamo una disttibwz\one arbitraria di forz di volume 8Fi e di superficie 8f; alla quale cotr! spondano, per I'equilibtio, le tensioni oij, secondo le equazioni indefinite:

(11 16.2)

La ragione che gustifica questa fotmula per il lavoro compiuto da ogni componente di tensione per la rispettiya componente di deformazione si chiaisc con un argomento del tutto analogo a quello gi utilizzato per la trave infessa, nel p^r. 6.11, e quindi non necessatiotornarvi su. Ebbene, il principio dei lavori virtuali afferma semplicementeche deve essefe :
glc6i) _ gl(jnr) : oweto anche : L(iDt) 0

(11.16.3)

S+ff+
(11.16.4)
Oo**n' l- 8o"*n" {

t?"
o,.n,-

*u"":
Af* 0

( e a n a r o g h e ) i n (l 1 . 1 . 8 ) v
(e analoghe) su A1'

AL(st) :

Cetchiamo ora di illustrare meglio il significato di questaimportante relazione. Se ad essasi vuol dare 1l valorc di principio occore intenderla cos : supponiamo gi note le equazioni di congruenza,ossia tutto quel che attiene ^Ila geometria della deformazione, e consideramo un generico stato di deformazione/spostamentocongruente, rispettoso dei vincoli geometrici; in altti tetvirtual Aur (i, j mini, consideriamo le quantit virtual Aeil e l.e gtand,ezze : x, y, z) che soddisfano le:
Ae* : . .""Au" -.:;" (e analoghe)

Ora, la congruenza del corpo caalterlzzato dagli spostamenti u1 imp'rnc eij siano tali da rendere sempre socldiche le deformaz"ioni corrispondinti sfat^ la:.

Ifst) :

L(rn0

e) (11.1.

2): e dove, in analogiaalle (11'.16.1) (11'.16

Lp"t
(11.16.5)
(e analoghe)

f . -* - u v F* u , 8 F l d V I " J{",4n.

(Au" \ 1 / u* --j" 7[T; |

. t, 1 J ( u ' A l - - u " l ' u- u ' 0 ) d A


o t ^

( 11. 1 6 . 1 0 )

Se nella parte della frontiera A' gli spostamenti sono assegxati(o nulli) dovt essere inoltte: 8u*: Auv: u,: 0 su A"

L l" -

" i- e'uo,*... e,,lo,,)dV J(e,.o'o-'

(1,1.16.6)

pcr tlurlunquc clcterminazione <lellc F1, r\fl, orJ s()Pr (lclinitc.

472

Fanlanenti i necca ca dei rclidi e di learia de 'eta i;t

Cenna alte teorie rai legarlti cattittlir,

471

Ci vuo dire che imporre I'equazione dei lavor virtuali nella nuova fotma qui wtilizzata, con riferimento zlle << forze virtuali > Afj, Fj, del tutto equivalente a imporre che le deformazioni ei1 obbedscano alle equazoni di congruenza in ogni punto del corpo. Questa seconda interprtazione del principio dei lavori virtuali utilissima per le applicazioni, quanto Ia prima e forse ancot di pi. Ne fatemo largo uso per l'analisi delle travature elastiche in capitoli successiv. .flrr^ n"cll^ rhe.i r1er1q s i n o r a d o v r e b b e e s s e r eu l l e r i o r m e n t e m o t i vato: si dovrebbe cio dimostrare che ffittaamee l'equazione (11.16.7) produce, in virt delle (11.16.5), le equazioni di equilibrio (11.7.8) e (11.7.11.), e che efettiaanente la (11..16.9) produce, in virtr delle (11.16.8), le equazioni d congrunza. Ma la cosa non presenta alcuna difficolt concettuale ed esige soltanto pedissequi passaggi formali.

11.17

CENNO

ALLE

TEORIE

SUI LEGAMI

COSTITUTIVI

ormai necessario uscire dasli astratti costrutti e dai concetti mentali (nel senso gi. illustrato nel par. 11.5,; e rivolgere finalmente l'attenzione alla realt, cos com', o, per essere pir cauti, cos come esibita dall'esperienza. Sino ad ora abbiamo immaginato l'esistenza di un ente,la tensione, raffigurandola come fotz^ associata a wna cert^ giacit ra; poi abbiamo definito la deformazione, ad esempio la dilatazione lineare, come quantit assocata a rt elemertolineare, Tutto ci ha favotito il nostro interessamento non Der il comDortameflto fenomenologico del materiale che costituisce il corpo, ma per lcuni elementari aspetti relatiyi alla geometria della porzione di spazio occupata dal cotpo. Pet questo, la sttuttura formale delle equazioni di equilibrio e di congtuenza che si sono ottenute non drettameflt connessa all'interotetazione flsico-meccanica delle grandezze considerate: ad esempio, n altri settori della fisica, quando sia lecito stabilite un bilancio tra cette st^ndezze che entrano ed escono e sono accumulate, o sono prodotte in una generica regione dello spazio dutante un intervallo di tempo, si perviene ad equazioni formalmente arialoghe alle equazioni indefinite di Cauchy (11.7.8). Di pi: I'equilibtio e la congruenza sono concetti che si tiferiscono a tutti i corpi, di l da ogni distinzione tra qusto o quel materiale: e questa osservazione ci fa intuire che tali concetti si riferiscono a ci che catattexizza il corpo in quanto tale, facendo parte della sua stessa definizione pir generica, ossia.I'eslensiorcnello spazio, scondo la tefminologia di Cattesio. Risale infatti a Cartesio la definizione della realt materiale come ( fes extensa >. Ora, invece, dobbiamo scendere dall'astratto al concfeto, o meglio, dal generale al particolare, considerando l'effettivo comportamnto dei corpi dal punto di vista meccanico. Subito ci si ptesenta dinanzi una vasta e complessa fenomenologia: pur limitando I'atfenzione ai corpi solidi, ci rendiamo facilmente conto che diversa la risposta alle sollecitazioni offerta da un materiale clestico, omogeneo c isotropo (come I'acciaio, entro certi limit) risperto a

ouella di un materiale, ancora elastico, m dotato di direzioni priYilegiatc (comc ii legno con le sue bre), o di un materiale viscoso la cui deformrzionc crcscc nel mpo anche se la sollecitazioneresta costante (come ad esmpio un c()ngk)merato bituminoso e anche, per certi riguardi, un conglomerato cementizio)' o d un materiale plastico che, al cessaredella sollecitazione, conserva una dcftrrmazione permanente, e cos via. -Assai spesso, poi, accade.-cheuno stesso materiale esibisce diverse modalitL di risposta al yartare dell'intensit della sollccitazione e che quindi non possibile una rigida classificazione, dovendosi valutare volta pei volta quale ia il comportmnto prevalente che merita di essere considerato. Solo I'esperienza, naturalmente, pu gettare luce su tutti questi diversi casi; tuttavia, il fondamento teorico che consente di descrivete in termini matematici le diferenze fenomenoloqiche abbasta'nzaunitario' Si tratta di stabilire, per via sperimentale, una qualche telazione che colleghi la tensione ai sooi ff"tti defrmativi che, non di rado, possono essere ricondotti alle combont > del ( costrutto-tensione > cos veribonenti della deformazione, La << ( costruttoh."t" ,.t"1 modo pi smplice, anche se indiretto: correlando il la geometria dello stato defortensone )) con i < concetti mentali ) riguardanti mato. I termini della relazione, considrati ognuno per suo conto, non hanno un immediato riscontro sperimertale, ma lo ottngono P(oprio attraverso il /egamecottitttluo che li rende espressivi del comportamento particolate di un cofDo Daftlcolafe. 'In-tempi recnti - nella seconda met del nostro secolo - la teoria dei leEami costutivi ha incontrato il vivo interesse dei meccanici tazionali' Fmine"nti scienziati come C. Truesdell, W. Noll, B. D. Coleman, J' L' Ericksen fle hanno Proposto un'impostazione oltremodo ^statt^ e rigorosa, sviscerando il maggioinumero possible di risultati dal minot numero possibile di princpi' con itodi stretta;ente deduttivi. L'aggancio dell'esperienza stato cos' di nuo\'o, trasferito a una fase succssiva della ricerca, si potrebbe dire, al m<> mento applicativo; e flumerose informazioni sul comportamento dei m^teriali .he s.-^bi".r".to derivare esclusivamente dalla sperimertazione si sono rivehtc nella loro intima radice quali corollari di postulati semPlicissmi e del tutttr genefarl. " La teora. dei leqami costitutivi ha, in certo modo, l'aspetto di una grandc dove ogni elemento catatterizzto dalla sua posiz.i')neljspctt(' classificazione, agli altri di gerarchia pit.l"orta o di rango pi\-ridotto, e su ogni eemcnto. nissibile ,rr1g"." rr.'pp, optit^ teotia senza dover Per questo fare appcllo -.o.t i dati empirici. Questi intervogono, pcrci, I una .orrispnd.ltr" i.il. fine, per potefe zgermafe che il tale materiale risponde ai tecluisiti lrcccssi alle fer ascriverlo al tale tassello della classficazione. I prncpi fondamentali_sono i seguentt: 1) prircipia di dea rininn; ll) prircipio dell'aTiour /orah; di i ilfunuTa d ri[u'inru/o ttnlui,le. Ill) frinilia

474

Fadanenti

di rnuanica dei nlidi

c di teoia de/'e/a/i/A

Ce no alle leoe ki legam; tottifutini

47J (r1,17,4)

Pur dovendoci limitare a un cenno sbrigativo, l'intrinseco interesse concettuale della teora, che costituisce una delle pir impoftanti acquisizioni della modetna meccanica de matetiali, suggerisce di citarne alcune nozioni elementari. Indichiamo con P un punto qualunque del corpo, con t l'ascissa temporale, con 1(P, t) la funzione (vettoriale) che rappresenta, per ogni valore di t e per ogni puflto P, il moto del corpo. Ricordiamo, inoltre, che per fanqionale di .una funzione f si intende, genericamente, una quantit detetminata da f. Ebbene, t\ principio di deterniritno afferma che la tenone ix an corpo detert minata, nel caso pir generale possibile, dalla $oria del moio precedexleme seguil dal corpo. Se si denota con o il tensore della tensone, ne viene che I'equazione c o s l i l u t i v a p i r g e n e r a l e d e l t i p o :

:Tx*c
essendo T la matrice ortogonale:

T':

s) (11.17.

o ( P ,t ) : 9 ( y ; P , t )

(11.17 |) .'

dove .l un funzionale del moto 1 e dove 1(P, c) ristretto all'intetvallo -oo<T<t, essndo t il tempo attuale, Ci vuol dire, ssenzialment,che solo l'esperienza passata rilevante per determinare la tensione. Svl priri?ia dell'aqiare lacale abbtamo gi. detto qualcosa nel cap. 1, esamnandone una rmotissima premessa in alcune tesi della fisica atistotelica; naturalmente la sua metamorfosi moderna lo rende del tutto irriconoscibile e otiginale. Esso affetma che il noto delle particelle materiali rterne d tln fulorro arbitrarianente piccalo di ana quahnqae particella, pw essereigrorato xella delermixaTione della teriane in tale particella. Ci deriva dal fatto che le tensioni sono forze di contatto debbono essee determinate soltanto da azioni di contatto, anche se, eventualmente, rmote nel tempo. Sotto il profilo formale, questa condizione.impone che il funzionale.T soddisfi la seguente propriet: se s considerano due moti X e 1' del corpo tali che in un intorno piccolissimo di P coinc-idano per ogni valore del tempo ptecedente f istante attuale, e per il resto siano dlvefsl. deve avelsl:

Fg. 11.32. Inoltte si ha, in generale, T: t- a' dove a ufla costante' Dunque' il primo osservatore fequazione costitutiva ha 7a orrna: Per

o - F(X;P,t) Invece per il secondo osserYatoreha la forma: o :7(x;P,7)

(11.17 ,6)

(11.17 .7)

F(y;P,t) - F(a';P,t)

( 1 , 1 . 127 ., )

Infine il terzo prixcipio, di indifererTa del riferinerto rualeriale, asserisce che pofer deterninarel.oe$o ualarede//a lenione, ixdpendexteosenalari >> tlebboxo tlue << aene dal riferimenla in cui esi ri pa gzto nel ulutare il moto del corpa. Per ssarele idee supponiamo che il prmo osservatoreusi il rifermento (x, y, z, t) e il moto del corpo a lui appaiaessete1(P, t). Il secondo osservatore usi invece il tiferimento (x,r, z;1) e per lui il moto sia f(P, T). Al mutare del riferimento le componenti del vettore I si trasformano, "11.32): come owio, secondo le (frg. : lllll; x" n"i t xy nyi i xznza-t c, ( 1 1 . 1. 3 ) 7

che pospatte, o D'akra -.rpresr" e o sono fra loto legati dalle.relazioni (11 85) matriciale secondo la: it.t notazione sono essele
o : ToTt

( 11 . 1 7 . 8 )

di (T' rappresenta malrice trasPosta T)' Ebbene,i principi'' di indjffercnza la materialeimpone che anchel furzionale cosrirutivo I obbc:t; ;;i:i;;;i; la: '8) Jir." ^ff" legge di ttasfotm-azione(1'1"17 e petci soddisfi

./(Txi

c ; P ,t - a ) : T T ( a ; P , I ) T N

( l 1 .1 7 . 9 )

(e analoghe) dove c .: (c;,c;,c;) un vettore (dipendente dal tempo). In notezione matriciale, le (11.17.3) possono sctiversi sinteticamente cos:

I suol dei A questopunto, la teoria generale legami costitutivi la troYato di qui in .h. ,," i.6ni,.o,,t' il ;sto c'rmPQcl'ezione: ".i";,ri;i,Jnin.n,"ii consiste,n ultima analisi, nell'introdurre ipotesi aggiunltvg' i,,,i it'air.,,tt" (1 di che circ,,scrtte, cotrscntano p articolirrizzlucll' l ' 17'l )' ^f li"f f" "li' .f"fr,Li fe pir

476

Fa,tdanenli di neca"ica dci solidi e di tcaria ddl'clanict

477
or; : @ii(e"", u*", ..., e"")

costilaim di un materialevmplice, Si giunge cos a definire, pet esempio, I' eqlhTione quando la tensione in un punto P di coordinate x, y, z non dipenda pir genericameote dal moto della particella P, na Aalla oria dclla defornaqionenel punto x, y, z, ossia dai vakrri assunti dalla deformazione in tale punto in ogni tempo precedente I'istante attuale. Entto questa classe di cotpi, ancota molto estesa, s pu< considerare la sottoclasse dei corp dotati di isotropia. Si deve a W. Noll una clcllnizione rigorosa dell'isotropia mediante un'espressiva applicazione di concetti algebrici tratti dalla leoria dei grup?i. Scendendo sempre pi gir < per l rami > della grande classificazione, si incontrano i cnrpi d7lali di nemoria rilasvnle, sensibili cio piir alla storia recente della deformazione che non a quella remota : la teotia rtJativa stata stabilita da Coleman e Noll intorno al 1959, offrendo un grande quadro organico del comportamento viscoso dei materiali. E finalmente si perviene ai corp elaslici sut quali dobbiamo soffermarci con maggiote attenzi.one- E opportuno per, a tal fine, abbandonare qusto formalissimo contesto, totnando nuo'r'amente alla nostra storia e alla sistemazione ottocntesca della tearia dell'e/asticit.

( l r. 1 8 . 3 ) (11.18.4)

<r : S(e)

Una particolare impoftanza applicativa riveste il caso d.r ca /porlatlettl0 lineare, nel quale le funzioni Glii si riducono a combinazioni lineari delle componenti di defotmazione. Le equazioni di legame elastico prendono allora la forma : o'.: oxy : E""".e"' * E"""ve"v * ...8"."'e"" .,, E*v""e".

(11.18.s)

Exvxxxx E'u"v e"v f +

(e analoghe) dove i coeffcienti Erilq (i, i, p, q: x, y, z) non dipendono dalla deformazione ma solo, evefltualmnte, dalla posizione della particella materiale (corpo eterogeneo). L'indipendenza di Bi;pq dalle coordinate x,y,z catatteizza il comPer la simmetria di oii e portamento di un carpo ela$ico, lineare e arzagefie1. di ei;, ossia per il fatto che oi; : oji, eij .: e1i, i coeficienti Eripq effettivamente distinti sono, al pir, in numero di 36. Essi sono usualmente denominati e/at/icit del ateriale o, semplicemente, nodali elastici. La Aefrnizione dello stato lastico spressa dalla (11.18.3) o, in particolare, dalle (11.18.5) si richiama implicitamente a una terna di assi x, y, z rispetto alla quale sono valutate sia le oii, sia le ei;, Operando una rotazione del rifer.imento chiaro che, in generale, le funzioni Glr: o le elasticit Ejpq mutano fisionomia, modificando la loro fotma e il loto valore (pur sempre nel rispetto del prixcipio di indiferenqa ricordato ne| para.gtafo precedente). Ci consente peraltro di rendere conto dell'eventua,le anintropia del materiale: un cubetto estratto dal cotpo ofre infatti una risposta elastica differente a\ vatiate della giacitura delle sue facce. Se nuece accade la forna dellefanqiani @;, o il valore dei coefficienti Er:m, clte insensibile a qulsiasi rotaTione del riferinenio nateriale x, y, z, i dce clte lo tlalo elastico intropo. Molteplic sono le proprietL dell'isotropia elastca; in un mtcriale che goda di tale caratterstica le direzioni principali della tensione coincidono con quelle della deformazione e, petci, la quadtica delle tensioni simile e situata similmente alla quadrica delle deformazoni. Cauchy, nell'atticolo degli Exerches de A[atltnatiques intitolato <Sur les gtntons Eti expritttutl les corditionr d'quilibre, oa les lois du noaaemert intrietn d'ax carpr solide, i/,1r/iq c, >> ot rou /aslique '? part proprio da questa audace intuizione per stabiirc c equazioni del legame elastico isotropo lineare. Noi ci atterremo alla definizione precedente,poich da essaderivano subitrr per via elementare i tisultati pi interssanti. Supponiamo infatti chc It masia trice (9, i cui elementi sono le funzioni G1r1, sviluppabile ir.r scric cli potcnzc ,7 ,^. Cuchy, cit., -7,pp. 160-187,

1I.18

LO STATO

ELASTICO

Se l'equazione costitutiva del tpo: oi; : G l r ; ( e * *e y v , . . . , e z z i x , y , z ) , (i, j:x,y,z)

( 11 . 1 8 . 1 )

dove le Gli: sono funzioni delle componenti di deformazione e delle coordinate, il matettale d,etto elaica. Ci significa che, in un materiale elastico, lo stato di tensione all'istante t non dipende dalla precedente storia del moto (o della deformazione), ma soltanto Aalla confr.gurazione locale, in quell'istante. Il legame espressodalla (11.18.1) dwnqte olonomo, ossia, secondo l'etmologia, rapprsentato da una legge intera, Usanclo una notazione matrciale e ponendo, come gi ne paragtafo precedente:
xx
uvv uz\l

eyr eyy Ey,

Ezx ezy Ezz

e:y xz

(11.18.2)

I a ( 1 1 . 1 8 . 1 )p u s c t i v e r s i c o s : o - (l(e , P) funzioni dove P il punto di coordinate (x, y, z). Se il materiale omogereo,le Gli; dipendono soltanto dalla deformazione e non dalle coordinate del punto P. d P e r c i l e ( 1 1 . 1 8 . 1 ) ,( 1 1 . 1 8 . 2 ) i v e n t a n o

478

Fa da"u li di nucaa

dei lalidi e di teotia lell'elanicit

479 (11.18.10)
dove ), una costante; il valore costante di Cr generalmenteindicato intro' Pertantrr ducendo il < modulo elastico tangenziale> G e Ponendo Cr:2G' prende la forma: (11.18.) la

della matice delle componenti di deformazione il. L'equaziorie del legame elastico (11.18.4) si traduce allora nella:

o - Col I C, e ,- C"(e)'

C.(e)3 l- ...

( 1 1 1 8 ) . .

dove 1 denota la matrice identit e dove Co, Cr, Cr,... sono coefficienti scalari dipendenti, gneralmente,dalle componenti di defotmazione. Orbene, pet otte(11.18.6)sia insensibile a qualunque rot^zione della terna nere che I'espressione materiale, occorre e basta supporte che i coefficienti C0,C1,Cr,,,, siano inaarianli tispetto a. vna ttasforo;r ziorie ortogonale del rifetimento e cio che siano funzioni degli invatianti I", II", III" della deformazione. qui opportuno ricordate un impottante contributo di M. Reinet's su questo tema. I tre .invarianti I", II",III" sono, come noto, i coefficienti del>): l'equazione ca"tattetistic (o < secolare
.3-T.2rlr "-lTT :O

o:
oweto,

.1+2G
in tetmini d comPonenti: eyyl e'") |_2Ge." e"yl e".) | 2Geyy

(11.18.11)

o,*-l(e""* ow: l(e'* I

o-:
o." : cy" :

^(e".* eyr+ r"")+ zce'"


2Ge." 2Geyu

( 11 . 1 8 . 1 2 )

(11.18.7)

o4 - )(ju"u

Ora, un teorema fondamentaled algebra, il teorema di Cayley-Hamilton, : affermache ogni matrice simmetrica verifica la propria equazionecaratteristica il che vuol dire, nel nostro caso, che all'eqwazione(11.18.7)nell'incognita scala late e si pu ssociare seguentequazionematriciale, o meglio, la seguente identit matriciale: (e)' - I.(e)' f II"e - III. I : 0

(11.18.8)

Da tale identit si pu ticavare (e)3in funzione di (e)' e di e; anzi, t\\tti i termini dello sviluppo (11.18.6)successivia (e)2possono essereesptessi,con opportune elaborazioni,mediantela (11.18.8),in funzione di (e)' e di e. Petci l'equazione di legame elastico isotropo (11.18.6) pu essete ricondotta alla forma chiusa: c: Kol f I(, e { Kr(e)'

modulo Le ultime tte equaziofli chiariscono da s petch si sia denominata << la tangenziale >> costante G. Le (11.18.12)-sono state scritte, nella -preelastico sente formai da G. Lam nel suo testo Lelons sar la tharie nalhnatiqne de I'elaiiit des corps soides del 1852, e spesso sono menzionate dalla letteratura tecnica, appunto, come < equazioni di Lam >. '..ttt".tiattt" anchesprimere il legame o <+ e in senso nvetso, ponendo cio le componenti di deformazione in funzione delle componenti cli tensione' Basta. a tal fine, risolvete le ("t1.18.L2) fispetto ale ij; si ottiene:-j

e"-: + (o."- v(o""* o-))


eyu -E

(11.18.e)

7.,
-(o""

dove I{0, I{r, K, sono funzioni degli invarianti I", II", ilJ. Ci posto, introduciamo I'ipotesi ulteriore che il legame elastico isotroPo sia lineare. Ne segueallora che dallo sviluppo (11.18.6)debbono essetecancellati i termini contenentipotenze superiori alla prima di e ; di piir, anchei coefficienti Co e Cr, unici soprawissuti, non possono dipendere dal secondo e dal rerzo in\,^tia.te poich in essifigurano i prodotti tra le componenti della deformazione.In de6nitiva, si riconoscefacilmente che, per la ltnealt, Co dev'essere costante.Se poi si assumeche la tensione funzione lineare di I" e C, dev'essere nulla per deformazionenulla, la dipendenzalineare tra C0 e I" diventa semsia plice ptoporzionalit,secondoa:
,8 Nf. Rcincr, .1 "tdl)uratical tLury a.f ilata ,r, "^m. J. Math.", 67, pp, 350-362,1945; ljldltiti/t Lrttld eldti /it it, "^,n. J, N{xth.", 70, pp. 433-446,1948, tl)0

\\6xa + 6z2))

1 u": ; (o,,v(o." * o,u))

(11.18.13) 1
2G d'xv

exy::

.
Exz:

1
^76*2

^l E!,. '. Z,G ovz

( dtlla dovc il cocflcicntc v (introclotto da Poisson) legato a ) c a

480

Fondanenti i lteccanica dei rolii e di teor;a de 'elaliil

Iftterpftldzione

neccaca clle reld<iott; olhkate

481

v:20+c)

(11.18.14)

mentre il coefficiente E il modulo normale di elasticit di Young che gi conosciamo. Esso legato a ). e a G dalla:

Ora assoggettiamoil nostro cubo all'azione simultanea di una tensionc positiva o** Il. fu... perpendicolari all'assex e di una tensione negativa di ueuale intensit or" sulie facce perpendicolati all'asse y. In fotmule, detto o un certo valore di tensione, sia (fig. 11.33):
nx: o oiyy: -O

_
q; L"

G(3t + 2G)
^-F\t -,,.^ ".

(11.1e.3)

(11.18.15)

Dalle (11.18.13)detiva: e"": _ (rtvJ T,


vy--(rfvJ
E
.zz ext

E:2(1 + v)G

(1,1,.18.1,6)

che deriva immediatamente dalla (11.18.15), tenendo conto della (11.18.14).

(11.1e.4)

-x z - - e y z - nv .

11.19 INTERPRETAZIONE DELLE RELAZIONI

MECCANICA OTTENUTE

necessatio capir bene il significato delle equazioni (11.18.13)il cui tuolo fondamentaeper le applicazioni. Dato dunque un materiale isotropo, se ne ttagga un cubo di lato unitario e si dicano x, y, z le direzioni rispettive dei Iati. Se si applica sulle facce normali a x una tensione unifome postiva o**, sappiamo che si vetifica un allungamento secondo x misurato d2 g** : ga. ci deriva dalla legge di Hooke-Bernoulli, ma anche confermato dalla prima delle (11.18.13), ove si ponga 6y] : ozz:0. In pari tempo, per, l cubo si rispetto alle direzioni y e z ; per I'isotropla,la contrazione assottiglia o si cortrae identica sui due lati. Ebbene, ci confetmato dalla secondae dalla terza , d e l l e ( 1 1 . 1 8 . 1 3 l)e q u a l i i n l a t t i p o r g o n o ,p e o x r # 0 e o " " : 6 , , : Q;

Immagniamo che in uri corpo indefinito dello stesso materiale operi lo stato di tnsione e di deformazine or ora descritto. Se di tale corpo consideriamo un cubo di lato unitario e disposto con un lato parallelo ^ z e con gli altri due lati inclinati di 45'risperto ax e a y, facile riconoscere(ad esempio cetchio di Mohr >) che sulle facce del cubo parallele all'assez trlizzando il <.r ha soltanto una tensione tangenzialeo*" di intensit o (fig. 11.34). Inoltte, si l'allungamento unitario f (1 f v) nella direzione x e l'accorciamento uni(1 f v) nella direzione y producono ua dllafazione angolare e*" taro -|
pafr a

or,' ,
Dr(r f

vr.

'

(11.1e.1)
Il coefficiente v di Poisson esprime dunque un fatto preciso: misuta la ( contrazione laterale> che s manifesta come si dtto. Ricordando che
exx:
dxx

' sI puo anche scflvefe:


vv - t ezz I - l exx I

(rL19.2)

lexf

ossia, v tappresenta il rappotto tta 1^ contrazior'e TatetaIee la dilatazione lineate che vi cottisnonde, ln sintesi, le prime tre equazoni delte (11.18.13) si riferiscono al caso piii generale in cui siano contempofaneamentepresenti o xxteyy I 6zz-

1t.tt.

Fig. 11.34.

482

Fondanei

di nucaniu

dei nt e ,t teaia llt'etarti

Ld caktrorenia lulle cartanli elarlic\e

483

Ne deriva che la quarta delle (11.18.13), cio la: e.v:2G

Ora il confronto con le (11.3.14) ci dice che, per 1^ teotia ad un costantc, clovrebbeaversi :

(11.1e.5) G - 9

i.+G

(1.'t.20.2)

pu esserettasofmata introducendo in luogo di e*" il suo valore { 111 v; e in luogo di o*v il suo valore o. S ottiene cos la seguenterelazione tra le costanti elastiche E, G e il coeficiente v: 1 f u
'1,

2G

(77.19.6)

L a ( I l . l 8 . l 6 ) p e r r a n L c h i a r i L n e l s u os i g n i f i cra m e c c a n i c:o s s a s p r i m e o a o e e rl, .tatto che.lo argolare, di cui responsabileil modulo Gl non .scorrime_nto pu esser disgiunto d,alle dllatazioni lineari che i verificano secondo x e n e che sono governate dalle costanti di youne e di poisson.

verebbe ad affetmare che il coefficiente v ha ossia .: G. Perci Ia (1.1.18.14) sempre,per tutti i corpi isotropi il valore v:0,25, mentre il modulo di elae sticitangenziale quello di Young dovrebberoesserlegati, per la (11.18.16), allaazioneG:0,4E. Dinanzi ad asserzionicos nette potremmo pensare che una decisione in merito alla bontLdella teoria molecolare fosse ormai coflsegnataalla verifica sperimentale e per prender partlto a favore o contro fosse sufficiente accertre se eta proprio- vero clie in tutti i corpi isotopi risultassev :0,25 e G : 0,4E. Inveie non fu cos: il dibattito rest a lungo vivace e aPerto anche dopo che W. Slertheim (1815-1861)- rafnnato e rigoroso sperimentatore' veio pioniete in questo campo della meccanica- aveva chiaramente dimostrato 30 che per i materiali metallici eta pi appropriata una determinazione
1

11.20 LA CONTROVERSIA

SULLE COSTANTI

ELASTICHE

di v vicina a |.

Anzi, proprio

'Wertheim

continu a professars sostenitore

-.{ questo punto, la conkaddizone t^ la. teorja molecolare di Navier e quella di Cauchy che abbiamo studiato sinora, s profila con grande evidenza. Una. buona volta,.quante sono le costanti elasticie _in,r.,., .oipo isotropo? 2e. Si riducono a quell'unica g che si era introdotta, alla scuola di Navier e di Cauchy, nel par. '11.3?Oppure sono due ben dstinte, poniamo ). e G, come ro sresso Lauchy cr ha condotto a ritenere?I pareri degli scienziat.i resrarono discordi per quasi tutto I'Ottocento. Ma ptia di rirdare qualcosa della << controversia sulle costanti elastiche.>, opportuno che c domandiamo quale dovrebbe essereil valore del coefficientei contrazione laterale v nell,iptesi di una sola cosrante.A tal frfle si pu, ad esemFio,seguire la seguentesitada: dapprma le eqaaTioni eqtibrk in Ternini"di spostaruinto, d1 seguendo :eniaT? frpotesr delle due costani e quindi confrontiamole con Ie (11.3.14) di Navier. | 2 cosa non presentaalcuna dilcolt : basta sostituire nelle equazioni di equil i b r i o ( l I . . 7 . 8 ),n l u o g o d e l l e .t e n s i o n i e d e l o r m a z i o n iu t i l i z ) a n d o l l e g J m e , , (rI.r.lz), e por tenerconto della congruenza (11.,13.11).In definitiva,le quazioni cercatesonoi "- l ^ l 2 C L-(e analoghe).
ze -4. fjgori occorre aggiungcre: in un corpo isotrcipo soggcuo a dcfomazjoni i:rtnircsinrc.

02u* 2u* itu* _, __t{G .'x-2 h ol, ,' -G

/ iru" (u"u

ttu, I i x z /\ll _

della teoria < uni-costante ) pur non riuscendo a darsi ragione del vistoso divario. N la polemica cess a seguito dei numerosi esPerimenti di F. Neumann e poi di G. R. Kirchhoff3' dai quali appaxi'ta, di l da ogni dubbio, che per l'acciaio v vale 0,294 e per l'ottone 0,387. Come mai questo nor arrendersi all'evidenza dei fatti? La" ragrone s intende osservando che il concetto di corpo isotroPo e, in s, un'astalione, un modello mentale; chi pu affetmate che il tal provino o il tal materiale < rigorosamente ) isotropo? Non deve dunque stupire se i maggiori < elasticisti > - soprattutto quclli si mantenessero generalmente fedeli alle tcsi dell'area cultutale it"t."t put con della teoria molecolate: cos fece Cauchy, cos Poisson3', cos 33,cos infine, e con incredibile tenacia, Saint-Venant. Lam qualche ambiguitL Forse t.tott sembrava loro ragionevole rinunciare alla meta di una pefetta spcgazione del fenomeno fisico dal livello atomico a quello macroscoPico, quan(l(t tmat la meta si poteva awistare con chiatezza, ad esempio nella straorclinaria convergenza tra li equazioni di equilibtio in termini di spostamento (11'20'1) dedotte dal legame elastico fenomenologico alla llooke, e le equazioni di Navicr 1i1.3.14) dedotte dall'attraztone intermolecolare alla Boscovich. Non era qucstrr un itineratio suggestivo, assai simile, del resto, a quello che staYa trionfn(o jn termodinamica con la teoria cinetica dei gas, dove, analogamente, i risr.rltati
C h i r r r ' " . f r ' l l ) 5 2 - q 5 .1 8 4 8 ' ." W.tVcnl'cirn. Mz,nircr li,1 hlr.d,'.ort:nlid,'hovot'n:,"Ann .l G.'R. liirchhoff, l)t,'r n, \,,t1/t,;'t ier pt'rranrcatnn ?n | :'lt:tudilatatit' l'1 \hl' t)o" 185q. 't . t r t r t t " \ ' ! a t / , | ' , s q . A n r ' . I ' h y s i k u . C h c m . " , / r d , n n . J O o - 3 q 2 . "Mar Acr(l Prrri$", r1 S. tl. ,i*-".r. M,'nntrc ',tr l';rtri/ibre cl h mnuiqt $ ar /arliqnN' ,!, pp. 357-370, 1U29. '-r.r (;. LlrrL:, Lrprnr ur h tLlhr! ,kltl)tin/tlilr .b l'lhtiih', l)ris, 1852.

+F":0

(11..20.r)

484

Fa darl'et't di neccanica dei rolJi e tt teoia de ,etali il

La c|ttrol)efiid

t lh ata li elail)e

485

dell'esperienzaerano interpretati da una lettura statistica degli urti tra molecola e molecoa?Non era questauna grandosaconferma deliarmonia di tutta la reahL,fisica, dagli ammassstellari sino alle pir) pccole particelle, governata da una legge universale di attrazione? E probabile che la << controversia sulle costanti )r non avtebbe solleticato alla polemica, se non vi fosse stato George Green a poue \a questione in termini quasi filosolici, quasi come un confronto tta due < massimi sistemi> del mondo, o meglio come un'alternatiya epistemologicasugli obiettivi della conoscenzascientifica. Green (1793-1841) una tipica fr.gwra scienziatoinglese, fu di almeno per-quel tempo: come numerosi altri meccanicie sperimentatori anglosassoni,egli non proveniva da atistocratici ambienti accademici.Fqlio diun mugnaio di Nottngham, si form da autodidatta, studiando per conto suo la lelterafira"scientifica francese.Solo a quarant'anni, quando gi aveya scritto i suoi lavori piil importanti, pot entrare in un < College > di Cambtidge diventanto << bachelorof arfs >>. Il contributo di Green al nostro problema si trova in due memorie del 1,837-34 del 183935.Ecco qual il concetto << e epistemologico> propugnao da Green: anzich pretendere di afferrare l'intima radice della rellt, -assai piir _prudente ed economico limitarsi a tfafre tutte le conseguenzepossibili da alcuni princp generaliche servono da basedel nostro ragionamento.bbene, per descrivereil comportamento elastico dei corpi del tutto sumcienteassu_ paalungaesiauo nodi ran u.rgli elenentidi ln siemd mere il seguenteprincipio: << materiah ixteragisco ie tl.tt le forTe nterae sanonoltipliiate per gli spo.rtauenti o, elementari nellerislettile direyioni, a loro somma per ogniporqione del carpodeu'essere senpre il dffirenqiale eratto di aru qualcbefanT/ane 36. >> Detto in modo pir esplicito, il principio di Green viene ad affermare che la _forma differenziale espressivadel lavoro interno sviluppato per unit di volume, in cortispondenza i una"vatazione infinitesima della defotmazione, il diffetenzialeesatro di una funzione g(e,,, e,y, ev*, ..., e,,) enorninatadensit di encrgiapotenqialee/as/ica. Tale incremento di lavoro interno pu dunque scriversi in generale cos: dq : o"* de"" * o,y dey*f ou*de*" * oyyde", f ,,. o., de"" Afinch dg sia un diffetenziale esatto dovr aversi:
oq -

rjsulta chc il lcglmc e perci, dal confronto della (11.20'3)con la (11.20.4), e l a s t i c o d e f i n j r od a l l ee q u a z i o n i :

- , .-

eq
oeii

(i,j:x'v,z)

(11.20.s)

ottenute d^ Queste sono appunto le importanti equazioni di elasticit Gteen. Esse riescono a esprimere I'ewnla Ael fenomeno, ossia il catattere rczseraatiuodelle forze interne associate alla deformazione elastica: sappiamo infatti che se il lavoro di un sistema di forze pet un incremento infinitesimo degli spostamenti un difierenziale esatto, questo basta perch le forze slano conservative (cfr. par. 3.4). In modo equivalente si pu anche dire, alla luce del concetto energetico di Green, che la deformazione elastica rappresenta un pro..s"o ,trtriibih; la tensione non dipende dalla < storia > della deformazione ma solo dal suo stato attuale, dimostiando cos pienamente la natuta olorarn del legame, e cessata la sollecitazione il corpct rtorna nella sua configurazione cli riposo, senza conservar traccia di quel che gli accadrrto. ' Passiamo ai casi particolari: se si vuole che la relazione tensione/defornaziorie sia lineare, si dve srlppore che I sia una funzione quadratica nelle eit, e cio sia de titro:

p:

f.InE,:nnu':

uon

(i, j, p, q - x, y, z)

(11.20.6)

Orbene, applicando la (11 20.5), ci si rende subito conto che i coeflcienti Ei;pqpossono isere raccolti e ridefiniti in modo da soddisfare,infine, le novc fotte r> : condizioni di simmetria <<
Er;pq : Ept1i1

(1.1.20.7)

(1"r.20.3)

-"

ie

CExx

de** I

irp
( Exy

Ci tiduce le costanti elastiche da 36 a 21 contro le 15 della teoria molccolare: questo risultato di Gteen non per originale-poich la (11"207) eta gi stata ottenuta da Cauchy. Per il corpo isotropo, la co.sapir semPljce opporr. che I'energia g abba una ( struttura > inYarante alla rotazione degi orri. Ch" altro si pAtrebbe pretendere? Tale condizione implica dunque che 9 sia funzione deeli nvatianti della deformazione I", II", III. :

io dey" + -. (
f

Eyx

dxy l

e : e ( I " , I I " ,I I I " )


czz

(1r.20.8)

--Ar.o devv1 .., ^?<o de," (


rv

(11,,20.4)

Se poi il legame lineare, l'energia non pu che contenere termtli quadratici nelle eij; ne segue necessaramente Ia fotma':.

.:4 g.-gr_eenl Ol lhe |ar of Rcfdiott a Refraaion af Lidrl ar tl)e ramrlatt tufa'e of Tao Naxry alli?pdMpdia, "Marhematical Papetsof rhe tare George Creen', pp, 243-2b9; 281-t90, Lo,don l87l: "Trrnsl. Camb.Phil. Soc.', 7. pp. 1.24: 113-120, 18J9. ..Mathematical papers,', cir., of ^]1 _9, 9l:.", a n o l . the prcpacation List)t i,t rJrtatli<edMedia, "Tr s Carb. Ph;1. S o c . ' . p p . 1 2 1 - 1 4 0 ,8 4 2 . 1 DP.29l-lll; "Mathernetical ro.G. Grcen, Papets", cit., p. 245

9:

col: l- cl II"

(11.20.e)

con Cn, C1 cotlanli. it cos titrovata la tesi dei < multi-costanti > (con.rcli chittrrt il T,,.huntcr, ossia gli oppositori celateoria molecolarc (r^ri-c()stxntc)): 'lcl c o r p o c l a s t i c o l i n c a r c c i s o t r o p o i c l r c l l i c i c n t is o n o c l u e c n ( ) n u n o '

486

Fondanenti d neccnca dei olidi e di leod delt'elaieil

{.-ondilonitotat sulle car/a li B,,t

4n

La costruzione di Green ammirevole: da un solo DtinciErio scaturiscono tutte le propiet del legame cosritutivo, e flon occorre jnirodurre potesi < sussidiarie > sugli atomi puntiformi d Boscovich, ma anzi si pu far astrazione per usare l'espressione di Mach, da esse. Una grande << economia di pensiero >>, cos realizzata. Invece di affastellate congetture sulla tealt fisica, lo scienziato riesce a dominare i dati dell'esperienza quasi per una ( sospensione di giudizio ): mentre i paladini francesi di Navier dovevano sostenere un'impar battaglia, scontfandosi con una fisica dei solidi pef buona patte immaginatia, i paladini inglesi di Green possono tagliar corto e restar saldi sulle elementati premesse matematiche che governano ogni processo revefsibile. L'esto della ( contfovefsia )) era dunque scontato, Il Love, dopo avet citato in sovrappi le esperienze di 'i7. Voigt (-1880) sui corpi anisotropi che non confermano le ptevisioni della teotia molecolate, conclude con queste parole: < Tale teoria stata soltanto una fase sullo sviluppo del pensiero scientifico, ed essendo servita come mezzo pe dare generalt all'argomento, essa deve lasciare posto a un metodo ancor pir genetale> 37. Cos accaduto, in verit.: la teoria di Navier-Cauchy-Poisson-Saint Venant fu tosto dimenticata a favore dell'assiomatismo oggi dominante nella meccanica dei continui. Essa esta tuttavia un affascinante ( sentiero interrotto >; n si pu escludere che le moderne pi mature conoscenze del modello molecolare non consentano un ritorno alle intenzioni ambiziose dei pionieti che ne avevano rawisato le prime tracce.

La densit di energia elastica dunque fotnita dall'espressone: 9: 1 ( 6 : r + o r r e r + d r r r e r r r: ) r Z :


1

G?l

-loll J a!11- 2t (o, o11 orrorrr f orrror))

(11'21'2)

Orbene, I'energia elastica , Per sua natura' una quantit positiva, quale che sia la determinazione delle gnndezze 61161v,o11v. Questo allora impone che sia positivo il discriminante della funzione quadratica (1'7'21'2), cio il formato con i coefficienti delle tre derivate parziali ottenute deridetermiria.nte yando g rispetto a or, poi rispetto a drr e a drrr. Deve avetsi :

,-rf " " ' 'l E v


-\)

-v 1
-v

-v -v

positivi i due discriminanti minori che si ottengono Inoltte debbono essere trascurandola ptima riga e la prima colonna, poi le prime due righe e Ie prime due colonne. Ossia:

l''

(11.21.3)

11.21

CONDIZIONI

LOCALI

SULLE

COST,{,NTI

E, V

u " . { + l - ',"" 1 } ' o ' o


Sviluppando i calcoli si ottiene:

(11.21.4)

Applichiamo ora i concetti energetici proposti da Gteen per determinare alcune elementari, ma impoftanti, limitazioni sulle costanti elastiche E e v che c^^ttenzzano i materiali elastici lineari isotropi. No sappiamo gi. che, nel caso di isotropia, coincidono le ditezioni principali della tensione con quelle della deformazione: ci, del testo confermato dalla stuttura formale delle equazioni di legame (11.18.'12). Considerato dunque in un cotpo elastico un punto generico, poniamoci nel riferimento principale: rispetto ad esso sussistono soltanto le tension normali o1, o11, or' e le dilataztoni lineari:

(1vXl-2v).'o l

#ro

#ro

(1 .s) 1.21

La terza di queste disuguaglianze dice che E deve esseredi valore posi' comPresotra' | 1 e - 1 La prima tivo, La secondaaggi"nge che v deve essere infine clelimita ulteriormente v, escludendo che possa essete maggiore di , ' soddisfattc Quindi,.pet .ogni materialeelasticolineareisotroPo, sono semPre
le condtzlonl:

.,:#(o,-v(o,,fo,,,))

E >o
",,-: + (o,,- v(o, o,,,)) f
",,, : # (orr,- v(o,f or,))
,ovc, .4 trc.!t;.rcott lLt Malhntatihl 7'Lnr1 n! l:/a riry, /, f. 20, Cxmbr gc, 1892.

-t="=

(n.2t.t)

.1 ( 1 , 1 . 26 )

:7 A. ll. lL

Come si vede, siamo pervenuti a conclusioni abbastanza stringcntl, ln rncrito al comportamnto ieale dei materiali, Pur senza dover fare appcllo cliretto all'esperenza. questo uno degli aspetti - e n()n certo l principalc tcorica qui brcvcmcntc clrc rcnclonti suggestiva; Promettente l'imptlstazone <lcscrittasui lctami costitutivi.

488
II.22 IL PROBLEMA

Fa dnnentl di nueanca dei nlidi

e di rearia de

'ela

itit

ll lJ bleta elartico

489
(e analogle,

ELASTICO

exx:

0u"
x

.", :

1 / u. z (-ar'

0 -;;u " \ /

(e anrl,ghc)

Volgiamoci indietro e ripercorriamo le divetse equazioniche abbiamoinconprecedenti di questo capitolo. Pet fissatele idee bene rifetrato nei paragrafr. rirsi a un generico problema che rappresenti una sorta di paradigma dei reali problemi applicativi, affrontati dalla teotia dell'elasticit, sui quali dovtemo nei solTermarci capitoi seguenti. Sia dato dunque un corpo costituito da materiale elastico, isotropo che, per piccole deformazioni possa ritenersi lineate (69. 11.35). Esso occupi una porzione V dello spazio, di volume V e sia vincolato sulla zona A" della sua frontiera mentre sulla rimanente zona Ar, libera da vincoli, sono assgnate delle forze superficiali distribuite in modo qualsiasi.

Naturalmente, le componenti di deformazione e di tensione sono legatc tra loto dalle equazioni di elasticit, ad esempo nella forma di Lam: o".: o." : (e"" * exyf 2Ge"y e,,) f 2Ge*" (e analoghe) (e analoghe)

Restano da definire le condizioni al contorno..A. tal fine occorre distinguere la parte della frontiera A. dove sono assegnatigli spostamenti,essend<r presenti i vincoli, e la parte Ar dove sono assegnate forze. Su ,A."le condile zioni possono esserescritte geneticamentecos: u"(x, Y, z) - u"(x, y, z) uu(x, y, z) : u"(x, y, z) u"(x, y, z) - l"(x, y, z) dove ", ", , sono funzioni note: spesso accadeche i vincoli sono tali da imp_edire, semplicement,lo spostame;to, e in tal caso si dovr porre , : Su ,Ar le condizioni sono irvece:
f" : o""n* * d'vxny + 6zxnz (e analoghe)

Fig. 11.35. Essendonote le costanti elastichedel materiale , G (o, ci che lo stesso, E, v) si vuol determinate in ogni punto del cotpo 1o stato di spostamento u.(x, y, z), ur,(x, y, z), ,r"(x, y, z), nonch lo stato di defotmazione e di tenslone. Quali sono le equazioni che debbono essereutilizzate? Iniziamo col considerare le equazioni cosiddette di campo, quelle cio che debbono esseresoddisfatte in tutti i punti interni del corpo. Esse sono le equazoni indefinite di Cauchy espriment, appunto, l'equilibrio in ogni particella interna: Ao** --^--:: | aou" ^L' ax av 0o,*
(r2

figurando in esse f- (e fy, f,) come funzioni date. A questo punto non si deve far altro che procedere matematicamente nclln difficile ricerca della soluzione. Solo pet taluni e particolari problemi si riusciti a conseguire pieflamente l'obiettivo. Ci non vuol dire che non siln() stati propost metodi generali di indagine. Si deve soprattutto all'elasticista itliano E. Betti la dimostrazone di un importante <(teorema di reciproct > rB dal quale sono dervate tecniche geniali ed efficaci, ad esempio per opera di C. Somigliana 3q, di G. Lauricella a0e di M. P.iconeaI. L'interesse di tali rice rchc, peraltro, prevalentmente teorico, per le delicate questioni matematiche discussc e approfondite. Il lettore volonterso d prenderne qualche cognizione potra consultare testi specific di fisica matematica e di teoria dell'elasticit. Qui limiteremo l'attenzione soltanto a due elementari ma classici teorcmi riguardanti Ia teoria generale dell'elasticit lineare: ossia al teorema del lavor<r dj deformazione dovuto a Clapeyron e al teorema di unicit della soluzionc clovuto a l-,trchhofi::r3ll,, Bctti, "Nuovo Cimcnto", (2), 6J0, 1872 c scg. 3') C. SrniJli^n, "Nuovo Cimcnto", (3), l7-20, 1885,1886. a( (;. Luricc1., "Ann, Scuoh Norn. Pisr", /, 1895. ' r r l v l . P i c r ) n c ," l ) f ( ) c . I n t c r n . ( i m g r c s s ^ p p . l \ 4 c c h . " , l , r , n < r , n ,1 9 4 8 .

F_ - 0

(e analoghe)

c le equazioni di congruenza, valide ovunque, ossia le:

490

Fottdarltenti d neccanica dei nlii

e di teaia ell'elartici

Il prablcna elairha

491

a) Teorenadi Clapeyon a'. Il lauoro cowpiuto dalh forry esterne(di volume eguaglia daP|il delil e di superficie) nl corpo elaco drrante la v.ta deformaTiane nel l'energia elaslita accwmalata corpo. Tale energaelasticaha I'espressione:
' t l O ; r f(o**e** I o*ve*v I o5*e5* ... c,,e,") dv

ui: uj-uj'

ufi: "i-"i

oi: "i-"ij

(11.22.4

(1't.22.1)

ottenute per differcnza tra le due soluzioni soddisfano le equazioni del ptoblema elastico lmlgsnea,dot^to cio di valoti nulli per Fi, f:, u:. 'esterne, lavoro il L('t) Ne segue che per tale problema, privo d fotze compiuto appunto dalle forze esterne, nullo, e quindi il teorema di Clapeyron si traduce nella condizione:

o+:0
mntre il lavoro delle forze esterne dato da: 1'*l - f 1f. u. * Fvuv r F, u,) dV --L J ' il che vuol dire:

(11.22.5

v dv: * l("1..LI "1".i"* oL4. + ...aie",) :0 l,p+ L J

'

(11.22.6

+J{r""- + fuu" Lul dA *


Il teotema afferma dunque: L(est)== 2@

(n.22.2)
D'altra parte, la densitL di enetgia potenzi^le elastica g una funzionc quadratica definita positiva; pertanto l'annullarsi dell'integrale (7I.22 6) impone non solo che sia identicamente nullo I'integrando, ma che, per ogni componente si abbia :

(11.22.3)

Orbene, questa xelazione senz'altro valida: essa rapptesenta I'equazione lavori vittuali quando si associ al sistema forze/tensioni F;, f:, oi; (i, j : dei :x,y,z) equilibrato, il sistema sPostamenti/deformazioni uj, eij congruenti che derivano dalla sollecitazione. Infatti le quantitr uj, eij sono infinitesime, nell'ambito della teoria lineare, e quindi appartengono alla pir vasta classe degli spostamenti e delle defotmazioni virtuali. 4. b) Teorena di u ieit di Kircltbaf anica. La solalione del probhna elastito lineare

"i,:

"',t- oli

.il : eii- eu: 0

(11,22.7)

Le (1,1.22.7) altro non dicono se non che le due soluzioni ur, "!t, e ei1'o[ debbono esserecoincidenti. Qualche ambiguit resta sugli spostamenti,poich l'esseteel : 0 non escludel'eventuale presenzadi sPostamentirigidi del corpo' T:ottavia,se il corpo vincolato in modo opportuno, s da non consentile sPostamenti rigidi (e questo il caso pitr comune nelle applicazioni) I'rmbiguit cessadel tutto. Con ci il teorema di Kitchhof resta dimostrato.

Si noti che il teotema d Kirchhoff non afferma l'esistenza dela soluzione ; la questione riguardante l'esistenza ha ricevuto anche essa una risposta positiy;44, ma la sua intrinseca difficolt non ci consente di darne un pur fugace cenno. Kirchhoff invece ptesuppone l'esistenza di una qualche soluzione del problema elastico e dimostta che, se qualche soluzione esiste, essa unica. Nonostante la sua semplicit, il ptocedimento usato da Kirchhoff riveste grande impofianza metodologica, sicch opportuno richiamarlo brevemente. Supponiamo dunque che allo stesso sistema di forze Fi, f1 e di spostamenti ;, assegnati rispettivamente in V, su A1 e su 4", cotrispondano due diverse soluzioii: una prima uj, ei,, oi; e una seconda uj', eli;,o'i- Per la linearit del problema elastico, le funzioni seguenti:
41 Questo reorcm^ ^ttribuito a Clapcyron da Lam nelle $e Lepnr del1852. a3 G. R. KirchholT, "Journal renre angew, Math.", 56, p.2A5, 1859 ++ Cfr., :rtl cs., S. C.rrrpnnnto, "Ann. Scuola Norm. Pisa", (3), 2t, 1959.

Sai/tt-Venant:

l'iniTio

ffiih

/d/a

sta rarne,a

49t

12 IL"PROBLEMA DI SAINT-VENANT

12.1 SAINT-VENANT: L'INIZIO DIFFICILE DELLA SUA CARRIERA DI INGEGNERE

E SCIENZIATO

Capita spessodi leggere nelle biogtafie dei grandi uomini di scienzache ebbero a sofrire angheriee anchepersecuzioniperch il loro spirito era portato ), su posizioni ( progressiste oggi diremmo forse < di sinistra >, rispetto alla barxten teaztonata della cultura ufficale, invece assairaro il casodi uno scienziato a cui abbia nuociuto l'avef sentimenti conservatofi. Ebbene. cruesra rnusuale disawentura colp uno dei maggiori petsonaggi di cui la noitra stor.ia deve padare: Adhmar Jean Claude Barr de Saint-Venant. Nato da nobile famiglia nel castello di Fortoiseau (Seine-et-Marne), nel 1797, frequentavalkEcole Polytechnique quando, nel 1814, sullo scorcio > d e l r u r b i n o s op e r i o d o n a p o e o n i c o , p p e c o n i c o m p a g n ie c o n i m a e s t r i , ru rifiutandosi di manifestarea favore dell'< usurpatore)), Fu espulso, e per otto anni doyette accontentarsidi un impego quale assistntein una industria di polvere da sparo. Soltanto nel 1823 gli riusc di essereammessoallk cole >, des Ponts et Chausses ma non gli furono risparmiate ^matezzeper l'ostilit dei colleshi. Dal 1,825al 1837 Saiot-Venant esercit la professione di ingegnete; dapprima lavorando tL\ canale di Nivernais (1825-1830),quindi al canale delle Ardenne (1834). Durante l'anno 1837-38 ottenne un incarico prowisorio alla < cole des Ponts et Chausses in supplenzadi Coriolis. Ci sono rimaste le > dispensedel suo corso: un breve fasciilo di 76 pagine litografate; Legoas de xtcaniqtre applique porfs et faifet par iriru par M- de St-Vercnt, hgear cles cLa//$es. un documento interessante,poich indica chiaramentele inee di F, penscrochc SajntVenant seguirnel corso della suainfaticabile opela. << L,usc> clcllcn.rirtcmatichc si leggenel postscrjtto-, cesscr cl'attirarc rnrDr,,1c1j 5q L r s i c o l L r c l n c i s u o i v c r i l i n r i t i . I l c a l c o o u r o s c m D l i c c m c nu e ( )s r r L r r l c n r ( ) tn D

logico che tae conseguenze rigorose da premesse assegnate e spess() c(rntstabili. La meccanica vi aggiunge in veritL qualche principio fisico cl.rc I'cspc. tienza h^ ormai fondato oltre ogrii dubbio, ma essa lascia alle esperienze particolari i compito di determinare qwali lorze siano in gioco in ogni caso, c a questo tiguardo permane maggiore o minore focerfezza che influisce necessariamente sui tisultati. I quali non debbono essere considerati come oracoli chc infallibilmente dettino quel che si deve decidere; essi sono semplici indicazioni, come le dposizioni d testimoni o Ie petizie di esperti neglt aff^ti giudiziar, ma sono tuttavia indicazioni estfemamente pfeziose di cui non ci si deve mai privare, poich utilissimo alla determinazione che si ha da prendete il conoscere la soluzione esatta di un problema molto vicino a quello che proposto, e il poter dire, ad esempio, che "se gli sforzi fossero esattamente cos o cosl, le dimensioni da assegnare sarebbero cos o cos". In questo modo, l campo della uahttaqioreiirtira si trovet ridotto alle difretenze che non possono esscrc oggetto del calcolo teorico; e si riconosce che questi due metodi, lungi clalI'escludersi, possono concorrere insieme, supplirsi e aiutarsi mutuamente, c()ntrollarsi anche qualche volta - infine stabilire sotto gli auspici del buon senso, un'alleanza feconda di risultati utili secondo il doppio rapporto della convc'. nienza e dell'economia >> In queste stesse dispense, Saint-Venant osserva un ordine espositivo al quale rester fedele nelle opete maggior: l'analisi della tensione (al modo di Cauchy), I'analisi della deformazione (e qui il nostro autore si soffetma con particolare attenzl,oe sullo scoffimento angolate, introducendo Ia not^zt<,nc ^ due indici, ad es.:1n, da noi gi usata nel czp- 1,1), lo studio del critcrio cli resistenzae del comportamento elastico. A proposito del criterio di resistcnza, Saint-Venant fa proprio il concetto che abbiamo scorto esser prsente in Mari()ttc (cfr. il par. 5.5): egli aferna cio" tbe il uero netldl ?er accertarela reittcrr7.a di ,tn corpz co,tsi.tte xe calcaare /a dilalaqone ruassina prodotta dal carco: lah tlihlnqore dtae etsere nzixore di an'assegnala qaafttit he I'esperiex1a p dr/zr///in rc, Seguono le applicazioni: viene preso in esame il caso della trave eventualmcrttc iperstatica, soggetta a una distribuzione qualunque di forze. Qui appatc pcr l prima volta un'osservazione d'ordine generale che, successivamente, assunrcr;l l'aspetto di un principio, il cosidetto poslulafo di Saint-Venant, appunt(). Ma su questo tornfemo tra poco. Un altro esempio che trattato nella seconcla pltrtc delle dspense (Samnaire destinl prouisaireneat ;faire r ite la parlic rhli,4lc) ttrc itratttlr riguatda I'arco caricato con un pso concntrato in sommit cletcrm la spinta Q e la freccia \ (fr,g- 1,2.1).Li inutile soffermarsi poich ncl ca;>. 17 apptenderemo metodi pir semplici per giungere ai medesimi risultati. Passanocirca cinque anni: Saint-Venant rr'olge i suoi intcressi a prol>lcnri cli idraulica e di agricoltura. Nel 1843 e nel 1844 egli pubblica pcrir cincluc lavori presso i "Comptes rendus" e due presso il "Jciurnal cle mathmt1irlucs"
I In: I. 'lixlhuntcr, li. l)crrs(,r,cit., /, pn. u34-835. , A. tlarr dc Si,rr-Vcninr, l..for l. uilt (i\rs 4rc tt/,1,/iqtni, ct (lh,russics,pp. 16'17, I),rrigi, tl37-1131,

lirh,'srt)li( - lr<,,Ic Llrs llxrtn

494

pobhna

di Saint-Venat t

Le grattdi apeedela naturit

49J

o anche, denominando gli assi xr, xz, xB, anzlch x,y,z, e gli spostamcntl ur, uz, ua, anzichw*, uv, u,, mediantel'unica formula che riassumele (L2,2.1):

",:*(#*qJ
Fig. 12.1. di Liouville. I temi studiati vertono sulla resistenza, la flessione e la torsione di ttavi elastiche a semplice e a doppia curvatura. Il comitato che doveva autoxizzaffte la stampa nei "Comptes Rendus", costituito da Poncelet, Piobert, L^m e Cauchy, cos esptime il proprio giudizio: < I petfezionamenti che le formule del Signor de Saint-Venant hanno apportato alla meccanica pratica, cos come alla meccanica razlonale, sono stati talmente rilevanti che molti di essi sono gi passati nell'insegnamento, e sono stati esposti, in particolare, nel cotso tenuto dal nostro accademico Signor Poncelet alla Facolt di Scienze > 3. Questo giudizio assai sgnificativo del ruolo d mediazione tra la cultura matematicoscientifica e la cultura tecnica che l'ingegnere Saint-Venant ha assolto durante il XIX secolo.

(12.2.2

Qual invece la descrizionepi conveniente se gli spostamenti e le loro derivate non sono nfnitesimi? Saint-Venantdimostra clr'ele (L2.2.1) debbono mutarsi nelle :

... +.r +fl3:lJ'+1."y'+l_*_l'l(eanaroghe) zL\dxl dx \(x./ \(x./l


Yxy -

^ zxy I

0u.
y

-]_

0o" ,
a" I

(12.2.3
iu, u.'l r ..x - - l d y l (e analoghe)

' . [ 0-u"" 0 u " :' | c j x Ay L

iu, Au" .- --dx ay

dove chiaramente sono distinti i termini lineari e i contributi non lineari chc divengono trascurabili per deformazioni infinitesime. La ptima delle (1,2.2.3) subito dedotta sostituendo alla nota definizionc di e," (frg. 72.2): PQ-Po *'- ---qq-Q o -

IZ.2 LE GRANDI OPERE DELLA MATURITA Trc anni dopo, nel 1847,appatono presso "ComptesRendus" i finalmente
tte comunicazioni di Saint-Venant che fatanno eooca nella storia della teoria dell'elasticit. Sono: 1) Mrnoire de t'qailibre det orpt soidu, daxs hr linites tle prowt har la$icit, et sar les conditiow de lear rsiance, Etand les dpacementu lear Paintr ,t rant pai trs-petitt (24, pp. 260-263); 2) Mnaire sur la laron Par primititemefit p/aftel du prismes et sur la forne afeclepar leurt yctians lrannersales pp. 485-488); 3) Sain aa Mmoiresur la toriar desprismet (24, pp. 847-849). Qa, Nel ptimo di questi lavori aftontato il problema Ael-ledcfarnaqionifrite. Noi gi sappiamo che quando si suppongano infinitesimi gli spostamentie le loro detivate, si possono agevolmente descrivere le deformazioni - ossia le dilatazioni e gli scorrimenti angolati - mdiante le formule:

(12.2.4

Ex*

--

1PQ'-PoQ8 -_
roVd
-

(12.2.5

che riguatda i quadrati degli elementi lineari. Posto infatti PoQl - dx2, risulta:

0u"
ox

(e analoghe)

^ y,y:2e*,

0u" -, -;; 0u, ;i"

(12.2.1) (e analoghe)

3 Qucsto giudizio, scritto da Cauchy, si trova nei "Comptes rcndus", 17, pp,7234-1236, c si rifcriscc ^ trc cclc comunicazioni rli SaincVenant accolte dall'autorcvole tivista

t,tq. t 2,1,

496 PQ' : (dx * duJ'-- dul f dui Ed essendo, passaggio Poa Qo: nel da
du" =_ -

Ptable4\a di Sa;nl-Ve,a

Le grandi alere della //a/t;/.

4C'l (12.2.r0)

(t2.2.6)

dlf,:dx!fdxlldxl
e ancofa:

u,

dx

duy

0u,
i*

dt

u, cluz: _dx

(12.2.7)

dl' :

(dx1+ du)' f

(dxrf

dur)'f

(dx, { duu)'

(12.2.1r)

si ha ancora:

Elaborando queste espressioni,si pu tisctivere \a (12.2,9) nella fotma:

PQ'- dx'- 2;:

d-'+ (;*

)-

d-,/A . " + u | (;;u ")\ ' dx, /lJ, \ ' d"' (12.2.8)

.:9 +.,i:.4.:
i:l j:l uro ulo

(12.2.12)

dove la quantit eij sono definite da: . ": u _

per cui, sostituendo questa esptessionenella (12.2.5), si ottiene la (122.3). Pi in generale,con riferimento agli assi xr, xr, x" (g. 12.3), si pu. defidirezione,mediantela nitela defotmazone in un punto e risptto a un'assegnata e

1 /ur r.'uj

l/' \e"u' .'o

_, {

iut

ur.\

at' ;*,/

(12.2.13)

" 2 1 ddlr- dlB r


dove dlo 'elemento lneare indeformato Si ha dunque :

(12.2.e)
e dl quello dopo la defotmazione.

e Drendono il nome di comoonenti della deformazione. La, (12.2.13) riassume oviamente le (12.2.3). Si pu ancora osservarc ctx. . ox, .he i +rtf^ri ' dlo dlo agli assi x , xj ; quindi la (1,2.2.12)d luogo alla:

(12.2.14)
che figura esplicitamnte nella nota di Saint-Venant. Le eij fotmano un tensore doppio simmettico. Valgono pertant(r tutte lc considerazioni svolte nel caso lineare (cfr. cap. 11) sull'esistenza di direzioni c di deformazioni Drncibali a. La seconda elle memorie sopracitate verte sulla torsione di un prisma a base rettangolate, e la" terza esamina il caso di un prisma a base ellittica: si tratta di prime notevoli anticipazioni su quel che Saint-Venant sviluppet estcsamente di l a qualche anno. Infatti, il 13 gugno 1853 egli presenta all'Acca' demia francese il suo lavoro piir famoso che sar insetito nel tomo XIV dci "Mmoires des Savants trangers" (1855) col titolo: Mllaire str la lariot dc,r prismel, auec det considr,ttiors vr leur fexiox, ainsi qae sur l'qulibre /hiurr det solides lastique"' en gnral, et desfarmuler pratiqaer patff h rahu de letr r't.rlora diuert efortu s'exergant inultanment. Il saggio occupa ben 227 pagines. Anche qui iflteressante ricordate alcune parole del giudizo esPrcss(', pcr rnano di Lam, dal Comitato che ne doveva autotizzaxe la pttbblicazione (Cauchy, Poncelet, Piobert, Lam): < L'opeta di cui abbiamo reso cont() merita ck)gi

d\9

Fig. 123.

a Pcr uo approfondinrcnb, il cttorc pu consltre il trattaro di R. I. lll(lcc;, \citni| dnh (.attttia i, cit., /, cap. 1. s ln: "Manmircs rlcs srvants lrrnscrs", /r', pp. 233-560, 1t155.

498

ll prcblena di Saiur-Venant

Utta << rehiaa be cella>

499

pir di un titolo i per i risultat e gli strumenti nuovi che offre alle art indu_ striali, essadimostra, una volta dl pi, l,importanza, dd'la teoria dell'equilbrio elastico; per l'impiego del metodo misto, essaindica in qual modo gti i"g"gneri -che ntendano appoggiarsi su qusta teoria, possano attlizzar tut 1 ptocedimenti attualmente conosciut dell'analisi mateatica; per le sue tabelle, i suoi diagrammi e i suo modelli in rilievo, essa d la direttiva.h" o..orr necessariamente seguire in questo genere di ricerche, per auivate a risultati immediatamenteapplicabili in pratica; infine, per la yittet dei suoi punti di vista, essaoffre un nuovo esempio di quanto pu fate la sctenza gometra, del unita a quella dell'ingegnere> . Dedicheremo i prossimi para"grafr all,esamedella flessionee della torsione dei prismi seguendoda vicino i tredici capitoli che compongono questafonda_ mentale memoria-; quindi- per ora possiamo passareolire. pr sfecificamente dedicato al problema della fles_sione .il saggio pubblicato l,anio appresso, il 185, pressoil "Journal de Mathmatiques,, Liouville di 1tt, Z, pp. _tAl;: -tirgitu,linaix Mruoire ytr la felion desprisnu, sur les glrement tranpercar/x et qui I'accompagrent lorqu'elle xe s'oprepat tnifornment aa n arc de urcli et ur la narbe ffixe alarc par leurt rectionr transaersales primitiueuen ?,laxu. Sui forn-e , medesimi o su analoghi argomenti jl nostro autore toinerrpi volie, ota per sviluppi teorici, ota per applicazioni tecniche alla portata def,.ingegnere.

12.3 UNA < VECCHIAIA

BENEDETTA

"

Poi, gtadualmente,gli interessidi Saint-Venantsi allarganoa temi di carat_ ter pir generale.E del 1860- benchpubtrlicatapresso<L,Institut > (vol. 2g) nel 1861 ..._una breyissima nota (due pagine) in cui sono dedotte le )qaaTioi erplicite di nflgtuen<a I
02e*" , -au, + 02enu -: 2e"" ^ 2;"a; 2e"

(e analoghe)
r
e".

tardi, nel 1865, presso il "Journal de Mathmatiques" di Liouville (.lp. 297349), Saint-Venant riprende e geflefallzza la definizione di Cauchy per il corp<r omogeneo ed isottopo e riconosce che, alla luce dell'esperienza, l'( is()tr()Pifi bi-costante > (ossia occotrono due costanti elastiche per descriverla in gcncrale), tuttavia egli resta fedele alla teoria delle azioni molecolari che abbiamo ricordato nel par. 11-3, e ci gli fa appaxre fisicamente oscuro l'artifizio formale della bi costanzaT. Ma l'aspetto piir otiginale del saggio consiste nella soluzione offerta da Saint-Venant a ptoblemi di gusci cilindrici e sferici soggetti a"forze superficiali unifotmi esterne e interne. A simili argomenti declidu la$ictr autoar de cbaquepoirtt d'ttn tolidc cata la memoria S/./r la dillribatio partir irenent lorq'il est amorpbe vu 6/rc o/.t d".n //iliea de antextare qnelconqae, isotrope ("Jowxnal de Mathmatiques" di Liouvlle, 8, 1.863, pp. 257-293 c 353-430), nella quale I'indagine sviluppata prevalentemente con riferimento all'ipotesi di elasticit rari-costante (15 coefficienti elastici, anzich 21, per il coPo anisotfopo). Nel 1864, esce \a terza edizione del famoso testo di Naviet: Rstrn dcs Legans (...) sttr l'applicatian de la zzhaniqrc l'labli$enenl der czftttrttcliorc et dcr nachines (...) con numetosissime note e appendici aggiunte da Saint-Venant, tzli a. appatre un'opeta quasi indipendente, intercalata alle Leloni. Torna alla ment, cos, un geflere letterario che era assai comune ncl Medioevo quando i grandi trattati erano concpiti a guisa d commento a un testo classico precedente. Si pensi agli innumetevoli Connenli alh Snlettlc di Pietro Lonbardo, dove i dottori medievali raccoglievano e sistemavano organicamente le loro nuove impostazioni. Le note e le appendici di Saint-Venant assommano a piil di 1100 pagine; sono il risultato di lunghi anni di lavoro. Il Pearson osserva al proposito: < Sotto la forma di note a poche sezioni clclI'opera originale di Naviet, Saint-Venant ci ha dato un libro comPleto di clasticit da un punto di vsta pratico. Nel medesimo tempo, (...) egli ha restr questo libro di interesse storico eccezionale e di grande immediatezza fisicn. Le sue carattristiche principali sono la semplicit dell'analisi e l.z ticchezzt dci riferimenti > o. Nonostante la fama acquisita in campo scientifico, Saint-Venant costrctt() a subire una cetta ematgin zlone, a causa delle sue posizioni politichc non allineate su quelle dell'impeto di Napoleone III < il piccolo >. Ne traccia un cutioso episodio, risoltosi peraltro positivamente: I'Abb Moigno st^va l)rcdisponendo un'importante opera sulla meccanica, Legou de mcaniqruawlyliqrc, con la collaborazione dei pir autorevoli specialisti nei diversi settori. Pcr lc due ultime lezioni, la ventunesima e la ventiduesima, destinate alla teoria cclI'elasticit, chi poteva essere interpellato? Moigno non pens a Saint-Vcnant

iy z

-,

itu,,

xt-

e,v

('r2.3.1)
(e anarogheJ

x o,

ii

che noi abbiamo presentato nel par. 1'!.14. E appartengonoagl anni tra il 1860 e tl 7864 alcune ricerche sulla teoria generale dei legami elastici: eta yla ancota la controvrsia sul numero delle costantie sul significatodi concetti come isotropia, anisotropia,ecc.Ad esempio, nel lavoro.forse pir,importante Sur lesdiuers genreld'honognit corpt .ro-lides des et prinipeleneftt tw l'ltonagnitsem-polaire rylindriqae, et sur ht bonogenits ot palaire ot sphricaniqae :phhique,composto nel 180-ma pubblicato soo pir et

In: "Comptcs rcndus", J7, p. 988, 1853.

7 Sccon(lo S^inc\'enanr, le formule da lui ottenute sono ( onscgLrc,rrc ncccssrrrc c r,8r)r('s( , l c l r l c g g c d c l l c a z i < n i m o l c c o l a r i , c u i t u t t i f n n o r f c r m c n t o p c r t r c n t c o t x c i r . n r ( n t c ,c \ ( D r : r n qurlc ogni.tfinizi<lnc di formulc matcmatichc sull'cl^sticiti illusori) C'J(,url (c Nfrth(1rr,rir1ucs",p. 300, 185). I l. lrlhuntcr, li. Pcrrsr , cit., 2, p. 105.

500

II rabtena di Saint-Vena,tt

La Menoia tlel 1855 e i raoi Precdent. La 2 e Clapelran

501

e and cercando fuori di Francia. -A.. Clebsch, ad esempio, professore al Politecnico di Carlsruhe, aveya acquistato notofiet per via del suo trattato Theorie der Ela$iit rtstur Ktir/er (Leipzig, 1,862); a lwi Moigno rivolse I'invito. Ma riceyette ogni volta la stessa risposta; <Voi avete li, vicino a voi, I'autorit, "pet eccellenza" in materia, i Signor de Saint-Venant, consultatelo, ascoltatelo, seguitelo > e. In realt, a seguito di questo larvato rimprovero, quei due capitoli furono afldati al nostro elasticista, il quale seppe dare in essi una breve ma eccellnt introduzione alla teoia generale, aggiornata sugli ultimi sviluppi della disciplina. Il libro di Moigno esce a Parigi nel 188. E, finalmente, lo stesso anno, Saint-Venant eletto membro dell'Accademia : orrrrai la difldenza nei suoi confronLi destinata a venir meoo; al recchio ingegnere e scienziato sertantunenne offerto un cotoriamento glorioso della sua infaticabile attivit.. La quale tuttavi non si attenua affatto, ma anz si ntensifica, aptendo nuovi campi di ricerca pet la meccanica dei continui e per la scienza delle costruzioni, oltre il dominio dell'elasticit. Saint-Venant si occupa infatti di sointa delle terre secondo la teoria di Maurice Lvy, confermando e svi\pando risultati che gi Rankine ayeva anticipato nel 1857 (Ox t/:e Stabilt1 af Laase Earfb, "Phll. Trans.", pp. 9-27). Ma sopfattutto, egl orienta la propria attenzione sul problema, nuovo a quel tempo, della plagicit. In una serie di memorie pubblicate presso i "Comptes Rendus", tra il 1870 e il 1880, Saint-Yenant si addentra in apptofondimenti analitic delle ricerche compiute da Henri Tresca del quale recensr i principali lavori nel 1885. Non ci concesso dire di pi, per ora: ai fondamenti della importante teotia della plasticit dedicheremo il cap. 15. Non basta: se nel 1864 Saiot-Venant aveva decuplicato con le sue note e le sue appendici jl testo di Navier, offrendo una lettura organica dell'elasticit. dal punto di vista tecnico, nel 1883 egli triplica con le sue < esplicazioni > e i suoi << annessi >> ttattato di Clebsch, di cu cura la traduzione insieme a Flail rnant: Thorie d.el'lasricit des cnrbs salidet de Chbyh. Traduite bar M. M. Bat -det de Sainl-Venant et Flanant, auec Notes te aes de M. de Siint-Venant; e in tal modo realizza wn lavoro che, secondo il giudizio del Pearsonlo, << rester a lungo I'opera standard > sulla teoria dell'elasticit. dal punto di vista fisicomatematlco. Infine, durante i tre ultimi anni di vita, lo scienziato ormai pir prossimo ai noyanta che agli ottant'anni continu i suo studi, riprendendo il ptoblema delle vibrazioni longitudinali indotte da urto gi indagate in anni precedenti e intervenendo con recensioni su vari argomenti. Mor il 6 gennaio 1886. Il presidente dell'Accademia lo commemor con le seguent parole: < La veccl.riaia del nostro eminente confratello stata una vecchiaia benedetta. Egl morto ficco di anni, senza malattie, occupato sino alla sua ultima ora ne problemi che etano a lui cari, confortato per il grande passaggio dalle speranze che aveyano sostenuto Pascal e Newton >.
0 S. 'li,noshcnko, HislarJ af rtru1.gtb n'ateria/:, p. 232, Nev-lorkrloronto-Lon(trx, aJ r0 l. Iodlrunicr, Ii. Pc^rson, cir., 2, p. 199. 1953.

L2.4 LA MEMORIA. DEL 1855E I SUOI PRECEDENTI. LAM E CLAPEYRON


Soffetmiamoci ora sulla memoria fondamentale del 1855, dove Saint-Venant affronta e risolve il ptoblema dell'equilibrio elastico di un prisma soggetto a torsione, a flessione (e a taglio), Mmoire vtr la torsion desprismes, aaecdet conideratiaxs wr lear flexion (...), tenendo anche conto dei contributi successivi ofietti intorno ai medesimi argomenti. forse opportuno, per, dir prima qualcosa sulle ricerche d Lam e di Clapeyron che pet primi tentarono lo studio rigotoso della trave elastica alla luce della teoria matematica dell'elasticitall. Il saggio del 1833, Mmoire sr l'quilibre irtriear des corps solides homognes articolato in quattro Sezioni; nella prima, Lam e Clapeyron osservano Pcr la prima volta la possibilit d dedutre le equazioni di Navier (7"1.3."14)pattendo dal concetto di tensione di Cauchy; nella seconda, introducendo il concetto di ellissoide delle tensoni in un punto provano l'esistenza delle tcnsioni principal e del <cono delle tensioni Iangenzialt >>; r'ella tetza. e nelkr quarta, svolgono numrose ^pplicazior'i. In particolare, la terza sezione declic ta. a1 <<casi semplici >, e tra di essi figura, appunto, il ptoblema Ael printrr indefinito pieno o cavo soggetto a forze di pression o soggetto a una torsione. Con riferimento a quest'ultimo sempio Lam e Clapeyton traggon() l'espressione che lega la tarsione rt (ossia I'angolo di rotazione mutua tra duc sezioni trasversal dstanti I'unit di lunghezza sull'asse del cilindro) al notnnlo tzrente i|dr;. tale espressione , come vedremo, per il cilindro a base circoltrc di taggo R: ' ' _ 2Mt r(Ra

(1,2.4.1)

essa utilizzata da Lam e Clapeyron come strumento per la valutazione spctin.rentale della costante elastica G tramite la misura di rt. Altri problemi stucliati riguardano la-sfera piena o cava.
ir L'amicizia trn G. L1m (1795-1870) B. P. E. Clapeyron (1799-1864) ra iniziatx xll'( ll:c,,lc c e llytechniquc"2 dove l'uno e l'altro si efllno diplometi; negli anni 1818-20 cnttambi si rr.stcrisc(nn) ir llussi^, ^ San Pietroburgo: ivi insegnato nclla < Scuola di fngegnetia dclle Comunicazirrrirr. A Sr| Pietroburgo pubblicano alcni lavorl di carattete tccnico e sperimei.lc sui ponti nrctrlici c sLti t , , , n t i s o s p e s i .N e l 1 8 2 8 , p e r i l l o r o i n t e t e s s e s i a l a t g a s u p r o b l e m i g e n e r a l i d i t e o r j a < l c l l ' c 1 ; L s t c t l e,,,, lr Nlcmoria fonda mentale Str /'quilbre inrieu de' coryr ralides/ta"\ag t! che cssi !1vi^oo i,l lrrxnci,t, ,L1 ,\ccrrcLcmir; sar iLrserito inf:rtti tra i"Mmoires ptsents prr clivets Savans" (4, pp 465-52, 1u33). Scrnprc r S;rn I'ietroburgo Lam e Clapeyton esercitano intensa ^ttividr professionlc c (i c('sulcnz^ ( . , r 1c s c p i ( ) p c r l x p r o g t t a z i o n cd c 1 g t a n c l e p o n r e s o s p e s os u l f i u m e N c v t c d i a l t r i P o t i P r c s $ ) l l ( ' r l , i r r r l c r u s s ; r ,c p c i I a r i c o s t r u z i o n c c l c l l a c a t t e d r a l e d i S a n t l s r c c o 1 l S a n P i c t r o b u r s , D . ' l { } f , , t r i i n l r r r n c i , r p e r . r , r g r n i p , ) l i t i c h c , c o n i i , r u n r o I ' i t t i v i r r n c l c a r 1 l p oc l c l l ' i n g c g n c t i ; rf c r r o v i , r r i . I J c n I ' r c $ ( ' c l c n l , , , , J i i . l c . 1 i c r c s c l L r s i v r r n e n ta l l . r t i c e t c a s c i c , r t i f i c rc a l L ' i , r s c g ' u m c n t o .N c l 1 I J 5 2c s c c i l l i x o .|iel|isi|).lr|ln)nclclP'11,Lcjalll*r/a,I.lJloc^td/Lf,/./|krh/'I:/.''l/i./r.b(,i,.,.l.\ r c r { ) r r . r t r l )i n r r t e r i . - r n r I : r p p r r f r r i s c c s u c c c s s i ! r n c n l cs u ( ) i s l ! , l i n c l l , , s t c s s , 'c , r t t t l r , . i ( ; 1 . , t ) f l r , , c , , , , i , r c i i , r s r - g n , L , n c nrrr,c L1 1 , 1c , , n t r n c o r s , s u l l c r r r r c c h i n c t \ 1 " c . l i r r r r r t l , i I i r l , 4 H \ . i f , , r i x r i , l , x , r ar r c l 1 8 1 3 c ( l h p c v r r r r n c l l l l 5 r { ,s , r n oc c r r i r c 1 l ) f r c l l ' A c c r d c , r i ,(t i l r r r x i , , i

502

It prabhna Saittt-Ve di at

It ?rabhria d; Sainr-Venal| e il netodo Mni-inreno

50t

La qtatta sezione dedicata ai < casi gnerali >: vi appare il problema del < piano indefinito > (o meglio, del semispaziosoggetto a forze superficiali sul piano che 1o delmita), e il problema dei < due piani paralleli > (ossia della striscia elasticacompfsa ta due piani indefiniti). Ma soprattutto vi appare il << caso generaledel cilindro indefinito >, pieno o cavo, soggetto carichi distribuiti sulla suprficielaterale (fig. 12.4). Qui gli autot propongono l'uso di coordinate semi-polari(r,0, z) e indicano a larghi tratti come il problema possa ssrerisolto, senza peraltro elaborarnegli sviluppi sino in fondo, se non per specilcazioni ulteriori delle forze agent| Purtroppo il metodo suggerito molto

I2.5 IL PROBLEM.{ DI SA.INT-YENANT E IL METODO SEMI-INVERSO rispondc memoriadel 1855 nellagrande La soluzione offettada Saint-Venant ma Lampoichnon del tutto generale; vi rispondc di soloin parteallepretese
pienamntepet quel che in realt utile alla tecnica.Anzi, in una nota all'introuzione def tratiato di Clebsch, Sairt-Venant esPotr chiaramente le ragioni che tendono discutibile la tilevanza apPlicativadella soluzione generaleal problema di lam : eccettuato il caso di un prisma immetso in un fluido, e sogcol dovuto rigore gtto perci a pressione uniforme, impossibile assegnare le forze distribuite sulle facce del prisma stesso: esse derivano, di notma, dal contatto con altri cotpi, e dipendono quindi dallo stato delle loro superficie e dalla natura dei material. Quel che pu essereeffettivamentemisurabile non la distribuzione puntuale m l'entitr delle fotze e dei momenti tisultanti. rz stuIl orimo caDitolo della memoria introduce ai temi successivamente utilizza. diati. unciand il metodo misto o semi-invetso che Saint-Venant Si consideti un cilindro (o un ptisma) genetato da una superficie A piana di forma generica che si muova descrivendo con ogni suo punto una linea retta perpenicolarealla superficiegeneratrice (frg. 12.5). La"IunghezzzI del cilindro olto maggore delle massime dimensioni trasversali. Si suppongano nulle Ie fotze di viume e \e forze agenti sulla superficielaterale del cilindro, il qualc pertanto potr esserecaricato o vincolato in cortispondenza delle basi.

Fig. | 2.4.
complesso e sfocia in rilevanti difficolt analitiche anche per i casi pir semplici, specialmente quando sia necessario rimuovere l'ipotesi del cilindto inde6nito. Su temi analoghi Lam torner nella XIV lezione del suo tfattato del 1852, dove, tta l'altro, si studiano problemi dinamici (vibtazioni longitudinali e tangenziali). Il suo obiettivo resta quello d pervenire a soluzioni rigotose e genetali partendo dalla teoria dell'elasticit. Gi Navier e Poisson si erano cimentati in tal senso. Ma Lam comprende con maggiore chiatezza qtal il problema principale che dev'esser risolto n vista delle applicazioni alle stutture. Si tratta, in fondo, di qualcosa di analogo al vecchio < problema di Galileo>: qual lo stato di tensione, di deformazione e di spostamento di un pisma, ad esempio di base tettangolare, le cui facce siano soggette a una distribuzione assegnata di forze? Nonostante i suoi nfruttuos tntatiyi, Lam continu a considerare la questione di preminente import^nz^ e, per attlare su di essa l'attenzione degli scieoziati, indusse l'Accademia francese a proporla come argomento dei suoi premi maggiori (1846-1858).

Fig. 12.5. ll materiale, omogeneo, s comporti secondo le leggi (11.18.13) dell'clnsticit lineare e isotropa. Riferiamo il sistema a una telna di assi cirtesilni ()rt(,gonali la cui origine posta nel baricentro di una delle basi, e dove I'assc z concde con l'asse geometrco del cilindro mentre gli assi x e y sottr>princiPrli di incrzia per la sezione trasvetsale. A qucsto Punto si pu formulare il ptoblema dell'equililrtio clestico in l-ttmlo,dirt/la'. essendo assegnatele forze agenti sulle basi (erl evcnturlmctrlc
lr ^. lirr ,lc S,rinr-\'cnrnr, A'fnarc r r lt k"x ' lu ltrt)k.t, cit. .pp 233'23('.

504

It ptabhnra di Saiftl-Ve akt

Il ?oi lato tti Sa;nt-Veflant

505

le modalit di vincolo) determinare le componenti di tensione, di deformazione, di spostamento in ogni punto del cilindro. Tale formulazione sarebbe quella piir ragionevole, ma presenta, come si detto, difficolt matematiche insormontabili. Ad essa pu essere sostituita la formulazione intern che consiste nell'assegnare a priori le componenti di spostamento in tutt i punti del cilindro e nel dedurre le forze esterne di contorno (e in generale anche di volume) che sono compatbili con tale determnazione. Questa forma del problema in efretti accessibile in modo immediato, ma non significa quasi nulla sul piano applicatvo, poich la completa determinazione a priori della soluzione le toglie ognl generaura. Tra i due estremi (la formulazione diretta e quella inversa) possibile una vta d.i mezzo? Ossia, possibile valersi di quacheipotesi a priori sulla soluzione, snza per determinada completamente, e < in ugual misura >, lasciare in qualche modo indeterminata la distribuzione delle forze suprficiali, riservandosi per di ritenere assegnate a priori alcune sue propriet, s da garantire alle soluzioni che si otterranno un certo grado di generalitL? Ebbene, la risposta affermativa: si pu configurare un ptocedimento reni-ixaerso nel quale alcune, ma non tutte, tra le propriet della soluzione sono assunte a priori e, nello stesso tempo, alcune, ma non tutte, tra Ie pfopriet delle sollecitazioni esterne sono lasciate a priori indeterminate. Tale procedimento smi-inaersonella forma proposta da Saint-Venant congegnato nei seguenti termini. A prioi sono a.tegttate',

Sono invece affiAatealla efettiva risoluzione del problema (per le sollectazioni esterne) la distribuzione delle fotze sulle basi (per la solu:ione) 1) le tte componenti della tensione: ox,,
612t 6zz;

2) la completa determinazione delle componenti di spostamento La trattazione svolta da Saint-Venant ha dimostrato che questo brocedimento mio o seni-inaerro petcottibile per intero e pu esser svol sa in termini di spostamento'3, sia in termini di tensione'4. Dal punto di vista applicativo, i risultati che si ottengono riescono a inquadrare in una teoria un.itaria i divetsi casi di sollecitazione che si incontrano nelle travi: la ptesso- o tensoflessione, il taglio, la torsione. Resta tuttavia da dscuterne la validit: infatti non spesso vero che le travi siano libere da forze sulla superficie laterale, e inoltre non assicurato che la reale disribuzione delle forze sulle basi sia quella ( dedotta ) al termine della risoluzione del problema di Saint-Venant.

(per le sollecitazioni estetne)


1 ) le forze di volume identicamente nulle

(per la soluzone) 1) o,. : 0 2) o-. : 0

12.6 TL POSTULATO DI SAINT-VENANT


Ma proseguiamo per ora la lettura della memoria Sar la torson det prisxtes. Il secondo capitolo occupa cinquantadue pagine'5 e riassume la teoria generale dell'elasticit, con I'analisi della deformazione, della tensione, e del legame sia nel caso anisotropo, sia in quello isotropo, con ulteriori indicazioni sul criterio di rottura per dilatazionimassime. Nel terzo capitolo'h la difficolt sopra accennata sui limiti applicativi clcl metodo semi-inverso viene approfonditamente discussa. Ci d luogo all'introduzione di un nuoyo principio, il cosiddetto postulato di Saint-Venant, cui dedicato l'ultimo pata-grafo '7. Su di esso Saint-Venant torner pir volte ncl corso della sua opeta'o; ad esempio, in una nota al margine d.ella Nolice I chc si
13 La prima ttattaz)one gewrale in tal senso si trova llel trattato di Clebsch (Tlteorie der ]llatti'73 /.i/ et rt!tu Krper, p, e segg., Lipsia, 1862); fu appunto Clcbsch a dcrominarc il probcnh rlcl tlindro cl^stico sollecitxto sulle basi come /ar .aitt-L4rusclte Prablen. "^tti '+ R. F. Baldrcci,.fu/,/'i fegra(lonediretta del l,rbleua di Sainl-Venant i" te i di teEioni, '759, Acc:td. Scicnzc", 90, p. 604, Torino, 1955-56;"cfr. anchcr "Giorn. Genio Civile", 95, p, 1951, Is A. Barr de Sainrvenant, cit., pp. 236 288. rr, lbidcnr, pp, 288-299. l7 lbidcn, pxr. 33, pp, 297-299, '3 C.: ltnn du LeM (...), idtia'j aru dts roxt ct.lcr al'|,tulit t'ar Natier (...). lloirituc 'l A'1. Bn: c.\'ai t- t 'cnanr, pp, 40-42, I'.rrigi, 1864; c |1.or.r, L.riN c l'l/atlhit l. rotl,.t olil.t lr l, (,hl)s.L (...) at,t. l.i nttr illtlxr tu lll. lc.\:ai t-Vctult't, ll83. 1tp. 114-171,l'rrisi,

2) le forze d superficie, sulla superficie laterale


del cilindro, identicamente nulle
3 le caralteri$cbe di:olhcitaqitne sulle basi

3) oo' : Q in tutti i punti del cilindro

Le posizioni: _ _ _ ^

(12.s.1)

possono ssfe illustrate intuitivamente; esse equivalgono all'ipotesi che tra le fibre longitudinali del cilindro si esercitino azioni mutue soltanto nella direzione delle fibre stesse (f,g. 12.6).

Fig. 12.6.

506

I prable1a d; Sai t-Ve axl

Il potrlata di Sa;ttr-Vena

307

aggiunge al commento del Rsuw hgon (...) di Navier, egli cos lo espone: det <<Il madodi applicaqioxee di ripartiqione delh forqe ih fatce ertreae dei prirni indffirene agli effetti sensibili prodotti sul resto della loro lunghezza, di sotta che si pu sempreJentro sufficiente approssimazione,sostituire le forze che sono applicate, con lotze itaticdnefiteequiuahrti,ossia dotate degli stessi momenti totali e delle medesimerisultanti, e distribuite secondo la legge che imposta dalle formule della tt zione, della flessione e della torsione, affinch ... esatte essesiano perfettamente accorreeschdere Mhanlo i ?anti Nella Memoria Saint-Venant precisa che << moloprossini a qtulli su twi agiscono leforqe>'e. La stessacosa pu esseredtta distribuite su una affermando I'effetto kcale di un sistema di farqe autoequilibrale piccola porzione del cilindro. Se infatti sulle basi opetano delle lorze fi, fl, fi tali che (frg. 72.7):

comunclue siano esseripartite, possorlo ssere decomposte nelle sommc (fig. 12.8):

f::f,+r,

ff:f,+r,

f::f,+"

(12.6.2)

dove f*, fv, f" ammettono come risultanti e momenti risultanti T", Tv, N, imallS legge di dstribuzione'nel M*, Mv, Mi secondo le (12.6.1) e obbedisconoposta dal metodo semi-inverso,mentre T",T", T" sono autoequilibrate lf-dA:0
'

lf-dA:0
f=

)
A

lf,dA:0
l,; a

(12.6.3)
7

I f"v dA - 0
'

lr,xdA:u
-

l(t"x-t"y)dA

(12.6.4)

: ir: a-q. r-" " J


{
J "

a,q, ' ir"- : r" J '


{
J '

ir: an : n J
(12.6.1)

lz

y : ^ ir,- aa, r,r.

* ir,- a,t - M"

J\J

f rri* - t.lurdA : M,
Fig. 12.8. Ebbene, sembra intuitivo riconoscereche i", ?", f, inducano sollecitazioni soltanto nelle zone del cilindto che sono prossime alle basi cos caricate, e lasciano in tiooso il resto, che si sopra ricotdata, Saint-Venant aggiunge le seguenti Nella ,\,/oture L'autore ha fatto due esperinzedi questo gener sotto parole giustificative: << leggendo una delle sue Memorie. Esse consstevrno gli occhi dell'-ccademia, iemplicemente el Piflz^re con delle tenaglie un prisma di caucciir, e nel dilauna striscia sottile, tirandone i bordi in due sensi opposti tare trasversalmente (69. I2.9). Tutti possono tipeterli e vedete che 72.cott^zioee o \a dilatazrone

-tu
Fig. 12.7.
I0 A. Barr dc Sint-Vcnnt, Mnoirc tttr la larrian drr fitntct, cit,, p,299,

'|2.9.

508

II pol)hua

di Saiflt-Ve,tant

La ferione dci 1)irni

509

nonsi fanna in ahun modornire a drtan\e uperiori allo tpersorenel prima casoe alla largbeTqarel secondo >>. La tesi di Saint-Venant della massima imoorlanzr.I solo se essa ben fondata si pu speraredi dar consistenzaai rsulati delle teorie tecniche, che ad essasono generalmentesubordinate. Purtroppo una sua dimostrazionerigorosa e generale,comprensiyadei suoi limiti di applicazone,presenta gravi difficolt. Tuttavia notevoli passi avanti sono stati compiuti n tempi abbastanza tecenfi, ad esempio da O. Zanaboni " ". e da R. ,4.. Toupn

da cui si itro..'a 1 curvatura della trave che si infette, a causa d i M ' , n c l pi^no zyl

1
fx

M
_ I

"
DJ"

\ (12,7.4) \
'defotmativo

In modo analogo, considetando l'efletto di lM", porremo N : M. : 0. Si avr pet I'elemento dz, come sopra (fig. 12.10.b): tvr.x Er dz:x: dz:rv

(12.7.s)

I2.7

LA FLESSIONE

DEI PRISMI M"x

Nel capitolo successyo,il quarto della Memoria ", viene applicato il metodo semi-invetso al problema della flessione.Non necessarioper riferrne lo svolgimento poich la generalit conseguita da Saint-Venant (il quale si attiene, tra I'akro, a un'ipotesi di anisotropia del materiale) porterebbe su livelli di approfondimento eccessivitispetto alle finalit di questo libto. E invece importaflte ricordare che Saint-Venant ottiene per primo una < determinazione esatta rigorosa degli spostamenti dei punti di un prisma sotto I'azione di forze che tendono a inflettetlo >, cosa questache- egli dice < sfuggita sinora alle ricerche pir laboriose dei geometri >. Noi sappiamogi, dal cap. 5, che nell'ipotesi di conservazione delle sezioni piane, la tensione o,, per una traye (o un cilindro) presso- o tenso-inflessa descritta dalla: N
a

M"v
t Jx

Mux
t .rv

(12.7.1) Fig. 12.10.

--M" V -oz EJX

e la deformazione e"" Aalla: N


F A ' .

M"v
F T J
" x ! J

M"x
\

E T

(12.7.2)

Quindi la curvatura nel piano zx sat data dai


-==

M
ff

"
EJy

Per studiarel'effetto deformativo di M., separiamone conttibuto ponendo il N : Mv : 0. Ci noto dalle trattazioni di Bernoulli e di Eulero che per ogni elemento di lunghezzainfinitesima dz vale la proporzione (fig. 72.70.a):

Kv==

fy

(12.7.6)

M"v
g1'

Si osservi che sia r*, sia r" r.isultano costanti se tali sono M* e M", Componendo vettorialmente r, e ry, si ottiene la curvatura complessva rc : 1/ az3 *2,

clziY :6t

t*

(12.7.3)

(12.7.7)

20 O. Zznaboni, Sul'a?prolslaa<iane or ta al pri'ici?io del De Saill Vttunt 'tei r'lidi lrit'rati iratrali, "R3rc . -{ccacl. Naz, Llncei", 2, pp. 340-345, 1937. ,I R. A. Toupin, -talrt-Vc ant piurith, "Arcb. Rat, Mcch. 4n.", /8, pp. 83-9, 1965. 22 A. lt^rrt clc Saint-Vcnant, c:tt,, pp. 299-323,

f prcnc clrc nisura l'inflessione piano di tracciaf segnatonellafrg. 1.2.1.1..a; nel appuntoil nome di asra fesiortce designail piano in cui si (isponcla trvc di nclla sua dcformazioncflessionalc.

510 La sua pendenza data dalla fotmula: tg9r:-

lrobhna

di Sai l-Vetanl

La fesrioxe dei pirni

5tt

M. -l, r
"u y " r
Jx

(r2.7.8)

Si osservaallora che, in generale,la pendenzadi s e quella d f non coin., cidono: cio, in generale,la flessione della trave deuiata, nel senso che si d \ una <(deviazione)) tn la giaclt:orasu cui opera la sollecitazioneM : (M,, My) \ e la giacitura su cui si colloca la trave inflessa.La flessione invece rella, ossia ] .vetifr.ca coincidenza di f e di s, sia nel caso in cui il momento M operi su / la / un piano < principale >, di ttaccia,x o y, sia nel caso in cui J" : J". A questo punto, prendiamo in esameil terzo asse che interviene nella teotia della presso- o tenso-flessionee che abbiamo a suo tempo introdotto: l'asreneuron. Come sappiamo,I'asseneutro delnito come il luogo dei punti rn aotio"":0; la sua equazione dunque (frg. 12.12):

v: M;*-mi

M " l * N l "

(12.7.10)

p i a n o d i s o l l e c j t a z i oe n p i a n o d i f l e s s i on e

lti.q. 12.12.
interessante considetare, oltre a {,la ttaccia s del piano su cui opera il momeflto risultante da M* e My: la retta s, defta assedi sollecitalione,Passaper il baricentro della generica sezione trasvrsale e la sua pendenza definita dalla (fig. 12.11.b):

La pendenzadi n :
.\/n_

M,
rf-

Ir

(12.7.11) perpenclicolarc alI'tss d

189":

M" M,

(12.7.9)

Si riconoscc peftanto che l'astc rc ra sempre fltssiorc, lnatti si ba:

512 tg,tgqr":-1

Il Prablena di Sairt-Venaxt

I-. lartiofte: lineegencali

513

(12.7.11)

Inyece l'ase nelftrl ortogoale aIl'asse di solhcitaqione solo nel caso di prJione relta. Dal punto di vista storico, i chiarimenti qui offerti alla teotia della flessione sono patticolarmente rilevanti: Naviet credeva ancora che l'asse neutto osse vnpre perpendicolate all'asse di sollecitazione. Fu Petsy'3 il primo a rendetsi conto che tale propriet era \erifrcata se il Piano su cui agisce il momento interseca la sezione ttasvetsale lungo uno dei due assi principali di inetzia. A Saint-Venant si deve la completa soluzione del problema nel caso generale: assegnato l'asse di sollecitazione, il quale, a sua volta' anche determnabile come la retta che passa per il baricentro G e i\ centrodi sollecitalioneC, si pu definire la ditezione dell'asse neutto con semplici considerazioni d geometria. Nel commento al Resan du hqons(...) di Navier, Saint-Venant preciser che I'asse mutro ha la direqione del dianetro conhtgatoall'are di nlhtaTione riJPettl alla ellisse certrale di inerqia della rcqione trasaersah (frg. 12'l'3). I risultati ottenuti nella memotia del 1855 (cos come quelli pi1 estesi non valgono rigorosamnte per della successiva Stn la flexian des pritnet...)

qualsiasi distribuzione delle forze esterne. Tuttava, aggiunge Saint-Venant, < le formule che si sono dedotte c danno lo stato delle coseverso il quale converge lo stato reale interno del ptisma, nella misura in cui si considerino zone quanto pi lontane dalle sue estemit o dai punti di applicazionedelle forze che lo fanno inflettere. Si stabiliscequi, nello spazio, ana sorta di stato pefma- ) nente simile a quello che prodotto, nel tempo, dall'azionecontinua di cause costanti che finiscono co cancellarel'effetto delle cause inizial per un gran numero di fenomeni > '+.

12.8 LA TORSIONE:

LINEE

GENERALI

Veniamo finalmente al quinto capitolo della Memoria, dove Saint-Venant studia con il metodo semi-inversoil problenadellatorsione. Anche noi seguiremo il medesimo metodo che trova, nel presentecaso, una sua limpida espressione. Ricordiamo che le ipotesi a priori sulle componenti di tensione sono: ---^ (12.8,L)

,4. queste aggiungiamo ora l'uteriote condizione: (1,2.8.2) Dunque restano non identicamente nulle le sole componenti 6zx, 6zy. Vediamo allora come si semplifichi il problema dell'equilibrio elastico quando tutto ci sia ammessoa priori. Le equazioni indefinite dell'equilibrio (11.7.8), in assenza forze di volume, si rendono nlle: di

: 0
Adx, x croy, (ly

(12.8.3)

-4.causadelle equazonidi legame (11.18.13) ha poi: si


L\x Ly! : t /t: .!y ,, u dxz xz zd ey, 2G 6yz

(12.8.4)

Fif. 12.1t.
?3 N. Persy, Coff de /abilil e ea$trurtions I'/$aZe d lret de l'coh hrie et dL guic, Mctz, 1834. d'afPlicalion ie/'artil'

c <luindi le equazioni di congruenza (11.13.11) diventano:


, t ^ . l h r r c l c S r i , r t - V c a n t ,c i t . , p . 3 1 4 . I ' c r u n r f o m u r z i o n c g c n c r r l c c u n r v c r i l i c r d c l l ' r r n r . lrrgi,t tlinarrica suggcrir,r qui dr Srint-Vcnnnt, cfr. li. llcnvcnuto, I I ut<a .lk audiTiot'i it'i<i.'li r ld ti!furtu diMni'd li littt,t ilrifatiti, "^t|i lsr. Sc. Cost.. Univ. Ccnov:r", , pp, 67-81, 1973-74.

Jl+

tabhna

d Sairt-Veiaut

Ld tarrione: stolgineato e a tuluqkae

515

0u" ^ 0 x -

r" y

0u,
c)z

(12.8.s) (r2.8.6)
(12.8.7)

^{2,'!t,fu y5 sono costaflti, Se ota ptescindiamo da un evcntuale dove (r<t,y1, \ spostamento rigido del cilindro, i termini lineari nelle (12.8.11) debbono csscrc i o m e s s i )p e r c u i s i o L t e n ef i n a l m e n t e :

(12.8r4
Pet ci che rguarda u,, sinora sappiamo soltanto che non dipende da z, e d f u n z i o n ed i x , y . Pet comodit .indicheremotale funzone nel modo sesuente:
uz : r(r o(x, y,

Orbene, dalle prime due delle (12.8,3) si trae che 6zx, 6zy r'on dipendono da z, ossia si mantengono costanti lungo I'asse del cilindro. Dobbiamo perci
poffe dz* : "^(x ,y), o"y : o"y(x, y).

D'^kra parte le (12.8.5) ci dicono che: 1) r" .ott pu dipendereda x, ossia: ux: u"(y, z)

(12.8.13

2) u" non pu dipendereda y, ossia: uy: uy(x, z) 3) u, non pu dipendere da z, ossia: lr, : o,(", y) Lr (12.8.6)pu ora essere scritta cos:

dove o(x, y) attualmente incognita e indica, a meno della costante moltiplicativa rt, I'irgobbinento della sezione trasversale inizialmente piana.

12.9 LA TORSIONE: SYOLGIMENTO DELLA SOLUZIONE (12.8.8)


Siamo ormai giunti a buon punto. Restano da determinare i valore della costante l<r e I'andamento della funzione to(x, y) che supponiamo contlnua c a un sol valore. Dalle equazioni d congruenza si deduce:

o,."(y, z)
0y

e poich il primo membro della (12.8.8) non dipende da x e il secondo non dipende da y, l'unico modo per ritenere ci soddisfatto supporre che u" dipenda lineatmente da y e uy dipenda linearmente da x; ossia: ,t-:-a(z)y uy: lp(z)

"".:+-c-,) *":**(#*l
xx.:exy:gtt:6rr:0

(12.9.1)

o((z)x p'(z) +

(t2.8.e)

e, naturalmente, si conferma:

(12.e.2

dove a(z), 9Q), I'Q) sono funzioni sinora incognte della sola z. le Sostituiamo (12.8.9) nelle (12.8.7):
-------i

Il legame elastico lineare isotopo ci assicuta poi che :


drx .: 6xy : 6!r: 6,": 0

da(z)
oz

t .. '

------

d9(z)
oz

-'xz-

---_

0u,
cx

(12.e,3

da(z) az

dO'(z) az

u' cy

(12.8.10)

ntentf:

Ricordando che u,, e*", e",, non dipendono da z, si riconosceche nei secondi membri delle (12.8.10) non frgura \a variabile z; cos deve esserepure per i primi membri. Di qui deriva allora che x(z), p(z), p'(z) sono al pir funzioni lineari di z, e ci conduce a espressioni per ux, uv del tipo : - Ktzy-l1y + fzz + yR u y : l r f2 x * Y r x F - ! t z \ r , v*:

"": c*(S-r) ""':"',,(# *


o** n* * or," nu F .'zxn, f. f" rtxyo" -l- oyyf)y 1- o," n, :

(12.9.4

^ questo punto possiamo gi. capire quali condizioni s impongano sullc forzc applicatealle basi. Le equazionidi equilibrio al contorno:

(12.8.11)

(12.e.s

n o',nx l- oyu y I (;,,n" '. f"

576 rese esplicite per le basi dove n.: delle (12.9.3): d," : + f"
o,": ;|f"

Il probhna di Saitt-Vena*

La laniane: rralgineita

ella ehqia

511

0, nv : 0, n, :
6"2- +z:0

:t 1, diventaro, a causa

u,:J{o-*- dA *,U(+ "- * ,)oo r"} o."y): * : o


: c/(r{_ Otol + l"}

(12.e.6)

l (12.e.12 I

Dunque, dev'essere f"-0; e f*, fr seguono la medesima tipartizione che per c2*, 6zy in tutte le sezioni ttasversali del cilindto (infatti o"., o,y si vetifica non dipendono da z). Sulla superficie laterale, e cio sul contotno C di ogni sezione .4., le (12.9.5) si ttaducono nella: o*"n"fov,nv:0 Ora dobbiamo wfilizzare Ia tetza 0o*, oy,

('12.9.7) di equazione equilibtio (12.8.3c):


(12.8.3.c)

0x

0y

Sostituendovi le espressioni (12.9.4) se ne deduce: 02o 0x2 02o Oyt

(12.e.8)

y). Ecco trovata l'equazione a cui deve soddisfate <,r(x, La (12.9.8) una equazionecelebte nella fisica matematica: indicata spessocome equazionedi Laplace e ogni funzione che la risolve viene detta armlnicd.Tal\rolta introdotta la notazione: v' .12 - L' 0x2 0y2 A2

Fig. 12.14.

(rz.e.e)
dove si designato con J" il momento di inerzia polare:

dove all'operatore V si d il nome < nabla >. Allora la (12.9.8)prende la fotma: Vo:0 (in A)

(12.9.10)

T^ , , " , : f(*, +

v,)da

(12.e.13

Al contorno C deve valere la (12.9.7) e ci d luogo alla condizione:


Otu , . Acu

" ,i epJ,,o
Df,l
J \ox

i"".'.ii"":

ynx-xnv

G uC )

(12.9.11)

lliv-;-xldA ay

/ 4,.,

4...

(12,e,14)

Dal punto di vista matematico,la funzione <o(x,y) comPletamentede6Per ogni fotma della sezioneIa ( nita (a meno di una costanteinessenziale). assumrdeterminazioni diverse: si tratta di isolyere caso per caso un problema analitico ( ben posto > e del rsto assi noto (ptoblema di Dini-Neumanl).

L'integrale 0[co] dipende esclusivamente da o e quind d la forua dclla sezione trsversale: si chiama integrah di Diricblet's. Per le applicazioni si intrt> <luce rl fallore di torsirne q definito dalla:
? 3 S i p u i r r l i m o s t r a r c c h c ' . 1 ) [ < , rIl u n a < 1 u ; r n r t i c n r p r c p o s i r i v ( ( , n u l l i , s c s r,: in,)lrrc, !)[(] .: J,,.

Finalmente, dobbiamo tener conto delle condizioni di equtllbro globale sulla base dove agisceil momento torcenteMr. Si avr dunque (frg. 12.14):

0) c chc,

518

II ptoblena di Saikt-Venant

Casa el cilidra

d bare ircaarc

s19
x v

(1,2.9.15) Con ci la (12.9.12) I'aspetto: assume


Mi : lll !q l(f

ito

a, v

a* n+ay

:yR-x'

L (su)

( 1 2 . 1 0 . 1\ )

In -4. deve aversi

(12.e.16)

V<o:0 Pertanto il ptoblema in a onogeneo ha come soluzone to: e


ov\.ero, senza ledete la generalit, nel nostro caso:

costante,

da cui: aMt uJo

(1,2.9."t7)

co:0 L a s o l u z i o n e s i p o n e d u n q u e n e i s e g u e n t it e r m i n i :

(12.10.2)

Questa formula analoga a quelle che legano la curvatuta fessionale al momento flettente. In effetti r<t ha appunto il significato di una curvatuta. immediato indivduarne f interpretazine geometiica: r1 esprime I'angolo di totazione mutua (intoffio all'asse z) tra due sezioni trasversali distanti tra loro l'unit di lwnghezza. Ad essa si d il nome di torsiou.

''"

Mt GIn

I o*,: - Grly I ^ : (rr(tx


I dyz

I 'r. : - KtzY I luv - /(rzx


| luz: ^ u

(1,2,10.3)

12.10 CASO DEL CILINDRO

A BASE CIRCOLARE

Notiamo che, se la sezione circolare, essarinane piana:11 suo ngobbimento nulo. L'andamento delle tensioni linearc (frg. 12."t6). D'altra patte, il caso della sezionecircolare I'unico nel quale si verifichi

Vediamo subito l'esempio pi semplice considerando la torsione di un cilindro a base circolate di raggio R (fig. 12.15). In questo caso : t": x R n": v jf

La (12.9.11\ divental.

.Fig. 12.15.

I"i.a.12.16.

520

Il prablena d Sainl-Verunl

(.ua de rilinra a bare e ittia

521 e t e , k1 e 1 ) i

la consetvazionedella sezionepian, come rilever Saint-Venantnela Memoria sulla torsione, tiferendosi alla < r.ecchiateoria > di Coulomb'.

J "- J . r l " : 4
Quindi si ha:

12.11 CASO DEL CILINDRO

A BASE ELLITTICA

Eccoci al ssto capitolo della Memoria: intitolato Torsiane an ?rirua di o cilindro a baseellittica. Supponiamo dunque che la sezione trasversale sia un'ellissedi semiassi ps (fig. 12.1.7). pr, L'equazionedel contorno :
Y2 " - .

c : t . .__1lv 2 r \

/o?-fo3\'
/

pi

v2 J _ ; -

Si noti che il fattore q sempfe maggiore o uguale all,unit. Ci vale in pet qualsiasi generale sezione.Si ha q: 1 pet la sezionecircolare (p, - pJ. Ii interessanteconsiderarela tab. 12.I-in cui il valore di q riferito ;-divfti fxPpoftr E.
Y2

pt

(12.11.1)

Si pu dimostrare che la funzione <o(x,y) adatta a risolvere il nostro problema :


^2 ^2

Tab. 12.1 .
t0l
2,78

(r2.r1.2)

Y 1 ) Y 2

6,7 6

9,57

12,76

16,50

20,75

,4,
X

Pz \

La sezionecircolare si distingue tra tutte le sezioni piene come Ia pir conveniente nei conftonti della torsione. Infatti, a"parit di GJ. e di Ms, essaoffrc ir minor determinazionedi rt. Sostituendola (12.77.6) nella (12.9.17)si ottienc:

)v,

-:(g#)'#
" "yr P2

('12.1,'r.7

Fig. 12.17. Per il calcolo del fattore di torsione osserviamoanzitutto che risulta:

Su questa formula Sant-Venant litorner, ventiquattro anni dopo, in "9tu_ di grande interesseapplicativo pubblicata presso i ..Cmptcs ::n" Pt:I-"Ilcndus" "7. Egli osservache, essendo 1'areaA della sezioni ellittica data-da: (12.1.8)

ol.l:#(J._J, -T
Pr P2

^2

^2

c vrrlendoper J" la (12.11.5), pu scrivereIa (12.11.7) si nel seguente moclo: (12.11.3) .,:*"'** (12.11.9)

e inoltre;

J. mentfe :

Jv:7

P r P z t P iP i / -

(r2.11,.4)

nr,.11,fcn,
l
.--'r-l.lJ r.(|cS|i|l -V.nx "(i'nrtx(r | l tltcn(lus",t,9,9, I t , ' \ i l l ' n | J o ' ' | , , | h l o pp. 142-14?, ttl?9. Dnn|r0l' )\i"ht|i1'l,l l

(12.11.1(

flt

, C. A. Coulolb, Ruhnlm tltoriqm et exprinc"tahr r la.forc d? tonin ,ct rff l'llttiiht "l list()irc dc dc ural (...), I'Acadrn;c", pp. 229'269, l':ris, 1784-87.

522

Il Problena di Saint-Ve aht

Can el cilixro a bareellitla

521

vale una formula analogaalla (12.11.10), Anche per sezionidiversedall'ellisse e cio del tipo :

u,: t

cr,

(r2.11.11)

dove il coefficientenumerico k muta di caso in caso. Ebbene, da esteseverifiche sulle principali sezioni compatte, Saint-Venant liconosce che k oscilla entro un bfeYe ntefvallo; ossia: k * 0,0228 . 0,0260 Nel caso dell'ellisse, ad esemPio,:
'l

area di base A inuersamente propotzronale al momento di inerzia pohrc Jn;'1 questo appare forse curioso, poich assai pir spesso il momento sollccitnntc ] e il momento i rnerzia, sono tra loro direttamente proporzionali (ad cscmpio , ci accade sempre per la flessione). La vecchia teoria < di Coul()mb ) cstcn- / dendo oltre il lecito le conclusioni valide per la sezione circolare, confermavn la proporzionalit diretta; invece, la nuova teoria di Saint-Venant non solo appofta una coftezione quantitativa, ma rovescia addirittura qualitativamcntc la lettura del fenomeno. Ormai il problema della torsione per il cilindro a base ellittica complctamente fisolto. Le componenti d.i spostamento valgono:

(1,2.11,.1,2)

'"-(12.11."t3)
. Saint6 t x : - Z

q\,t,

t,t

uv:f,;zx

qt\4,

" , : 4 f f i " r oj_

qM,

p?

(12.11.

k-

_ :0,0253 +t"
,|

dove q offerto dalla (12.11.16). Le componenti di tensione sono:


Oxx.:Oly:6uu:6rr:Q

dunque lecito assegnare il valor medio intorno a 0,02S: Venant propone appunto di ^ccettare la formula appr7rrinatai

" qM, J'


t

p?
"

Pr

P,

, y

6 t y

^ qM
Z - ,

pl; " pi
"

(12.11.19
" x

).

P;

M,: o,o2s G^, f

(2.'t't.14)

Der ogni sezonecompatta, ' P-ossiamodire la stessa cosa con riguerdo al fattore di torsione' Moltiplicando e dividendo il secondo membro della (12.11.9) per Jo si ottlene :

La terza delle (12.11.18) esprime lk ingobbimento > della sezione rctta. Si tratta dell'equazone di un paraboloide ipetbolico. Per x: 0 ovyer() pcr y:0 si ha u,:0, ossia gli assi dela sezione si mantengono nel piano prinritivo. Se pr) pz, u, negativo quando x e y hanno segno concotde (primo c terzo quadrante) ed positvo nel caso contratio. La 69. 12.18 rapprcscnll visibilmente il fenomeno.

ttt:

4n2-#

12

M.

11-

il \rJo

(12.11.15)

da cui deriva che per l'ellisse il fattore di torsione q vale; 't2 ^-L-2lL

(12.11.16)

Il consiglio pratico di Saint-Venant consiste allora nell'assumere per tutte le sezioni compatte (o <raccolte>) la determinazione aPprosslmata:
2

s-40

( 1 2 . 1 .l 7 )

Tcrrnando alla (12.11.1'1),Saint-Venant nota'8 che il momento torccnte corrisponclente a un;assegnatatotsione rr per cilindri dotati dclle mcclcsjml
r 3 I l , i L l c n ,p . 1 4 2 . ,

I i1. 12. t,\.

524
12.12 aCASO DEL PRISMA RETTANGOLA'RE

II problena di Saillt-Vewt,

Caro del Prirrlta rcltangolare

S2J

Saint-Venant, seguendo un suggerimento di l7antzel, opera la sostituzionc: o:-xy+ o/ (12.122)

Il settimo capitolo della Memoria si sofferma su soluzioni analitiche della sia equazione(12.9.8),sia ir coordinate cartesiane, in coordinatepolati' Ma posl'ottavo'e, dove Saint-Venanttratta simo passatoltre, al capitolo successivo, il problema del prisma a base rettangolarc (frg. 1'2.1'9)'

dove <r' una nuova funzione di x, y da determinare. Il problema s.i poc allora cos: A2a' ox" 0 co' :zy Ax 0o' - lr _ : U w ?2o' .)y" Pef x:

ILr r\

ta1 , -az{y(az ar, y:-Fa,

(12.12.3)

per- ar x

La sua soluzione facilmente conseguibile per ( separazionedelle variabili >, owero ponendo : r': I f A ^ s e n h\ i l l Zaz olr \
6 / / ) ^ l

'/

nx + B" cosh\''lZaz

"tl. l ()n l\ 'se 'y 2^2''

'i

(12.12.4)

e determinando le costanti A., Bo con il consueto metodo di Fouriet. I tisultati che Saint-Venant ottiene al termine delle sue elaborazrondi calcolo sono i seguentl: Fig. 12.19. : All'equazione(12.9.8)
02co
^ -T ---"

_,:*2_*lt {

qz / 4 \3 6

\n I i,

(2n

! - ' l , ') 3 1

l-

l\n

5snl

(2n- 1\ \--1-i4 7;1

l) ,ru, .orh 9^zaz

.!^,., -.

.,,n9\)*v
2c"
-v

(z.tz.s)
(12.12,6)

dx"

ay'

resta ora associata la condizione (1'2.9.11) al contotro, che si rende esplicita nele : -0<r --y crx 0<o "^* :-x cry pef x:ta1 , -az{Y<:az (2'2,) pef -a1<x<a1 , Y: *ar

-(+l,t,f#

, (2n-1)

,') A. llarr (lc Srint-Vc,^nt, ll'linare vt

/d torrt|dtr l)r nt!' cit, PP 360-413'

"- 4t;

*"";,t",1 (,21

526
/ 1\2
\ /

Il ptablena i Sai t-Ve ahl (2n senh !l __::L_, 1\

Cara del 'rima

ftrtuttgokte

3n

nx 41
/7n _ 1\

" r o : G n r r r l/ = l f ! r:1

'/

l2n

l)'

cosn

(2n- I)
-;ijj]]]::1 -42

diverso e, sotto certi riguardi, discutibile. Infine, viene preso in esameil prirmt l a sezione quadrata (at:ar: a) con accurate detetminazioni numcrichc'r. In questo caso, la ('12.12.9)si specificanella: / GA'16 l{, : 0,140577 (12.12.14 (12.12.8) dove A l'area della sezione. Riferendosi agli esperimenti di Duleau 33 e di Savatt34, Saint-Venantespone e discute le confetme della sua teoria. L'ingobbimento descritto dalla:

.cos-7:y e infine :

M , : c n , . , " 1 { - . 1 - u1 ) ' : 'a , S ,(


,',

n1,

. (2n

1;s

(2n- t) r . - - "g h 2 ^ , n 'u , l { n . s z . r 1 J

Successivamente3o I'autore considera il caso in cui uno dei due lati del rettangolo molto maggiore dell'altro, ad esemPio ar>>a, (fig. 19.20). Le

32a2 z x\'- -::a t '


" '

(-l)'senh QT!I""
(2a1 ) B c o s h- Y - r "
/2n _

't/\

na

2n' sen::2a- 7 7.y

('12.12.13)

rl
X

4,2

\,a tg. 72.21 ne d l'andamento mediante curve d livello.

/Mt

a1

4,1

v
Fig. 12.20.
formule precedenti si semplificano allota notevolmente, in via approssimata' d la In particolare, (12.12.9) luogo alla Yalutazione: M, = t,6G n , ^ , ^ " , ( r - 0 . 3 0i ' - ) -\
J ^Ll diviene: (12.12.1,1,)

(12.12.10)

e la funzione co dell'ingobbmento c:-xy

g Queste conclusioni, ossetva Saint-Venant, si accordano con quelle t' sepput con un metodo ottenute da Cauchy in una sua Memoria del 1'829 30lbidem,pp. 372-375.
3I A. L. C^uahy,.\iil /r tarri lc! l)ft/irts t\tnalet n r t i q l r c s , l , p p . 4 7 6 4 , l ) , L r i g ,1 8 2 9 .

l:i.q. 12.21 .
p A. lJatr de Srint \renrt, cit., ptr. 376-378. .r: ^. l)ulcu, t::rai thlbriqtu: trlt+inltild rff /a iti.tk n h./t:t.lar\i, l'rigi, 1820. rr I. Svrrt, Mlnan u /.t ntr/i t.tiu, l':! lon\ tt tu nrXu .4itl*, " A n n l l c s t c ( l l r i t t t i c c t (lc lihysiqLrc",,r/, Fp. 373-3')7,1t129.

\nc urr. rc tdtq'tht,"c,Ixcrciccs dc M'rhc-

528 I2.I3 GLI ULTIMI CAPITOLI DELLA MEMORIA SULLA TORSIONE

Il Pnblena

di Saint-Ve an

La reoria a?Prorsinala di Bred

529

nel nono sono studiati 3s alcuni casi nei quali facile dedutre la fotma del contorno, partendo da assegnate determinazioni della funzione <o. Tali sono le sezioni rappresentate nella frg. 12.22.

I capitoli successivi estendono l'indagine ad altre sezioni.,td esempio,

'##+
1,"
Fig. 12.22.
Per il triangolo equilateto tisulta:

lecitazionemultipla (torsione e flessione)con indicazioni sul criterio di rcsistcnta che deve essereadottato. L'ultimo conclusivo capitolo, il tredicesimo, presenta un liassunt() gcnc' rale, una sintesi delle formule e delle regole pratiche e alcuni esempi di appli- . c a z i o n in u m e r i c h e . Giunti al termine della nostra rapida lettura di questa grande opera dl l'adetenza Saint-Venantnon possiamo che ammitatne il rigore, \a completezza, al problema tecnico, l'eleganza fotmale. Il Peatson esprime il suo giudizio rrei segenti tetmini: < Dal saggio fondamentaledi Poisson del 1828, nessun'altra singola Memoria ha fatto cos epoca nella scienzadell'elasticit.In verit non una Memoria, ma un trattato classicosu quelle branche dell'elasticitche srlno di importanza tecnica capitale. Scritta da un ingegnete che sino ad allota era animao da esigenzepratiche, essa nondimeno ricca di ricerche e di metodi teorico u r6. dorati del massimointeresse

I2.I4

LA TEORIA APPROSSIMA,TA DI BREDT PER LA TORSIONE DEI CILINDRI TUBOLARI

: ir,r, i. ) cJ.,n, -_
ossiail fattore di torsioneq e p"ri "
Le tensioni sono date da o"": G rr, " 2a \x"-y'zay)

(r2.13.1)
I .

Si detto poco fa che pet cilindri a sezionecava corl parete sottile disPonibile una tatazione appiossimata molto pir semplice di quella- svolta da Saint-Venant. Essa doluta a R. Bredt che l'ha proposta verso la fine del secolo scotso (1896)3'. Dalla condizione di equilibrio al contorno
ozxn* + ozvnv : 0

(12.14.1)

risulta che nei nunti del contorno esterno e interno della sezione la tensionc tangenziale risultante T, di modulo:

l - t l ' , " . 1 U
(12."t3.2)

(12.14.2)

Gr.t, dzv::-(a-y)x Nell'undicesimo capitolo della Memoria trattata la sezione tubolare, caso questo di tilevante interesse applicativo. Tuttavia, per non appesantre troppo il nostro resoconto, non parleremo qui dei risultati esposti da Saint-Venant, riservandoci di tiportare nel prossimo paragrafo vn tt^ttaziofe approssmata proposta da Bredt che si rivela soddisfacente quando il profilo sia sottile. Parimenti trascureremo il decimo capitolo della Memoria, dedicato all'esame della torsione nell'ipotesi di anisotropia e il dodicesimo che discute casi di sol35 A. Batr dc Saint Vconnt, cit., pp. 414 454.

diretta secondo la tangente al contotno; quindi presumibile che nei punti intermedi la tensione mafltenga una direzione poco discosta da quella chc la '12.23.a). cxatteflzza nei punti estremi (f,9. Accontentandoci poi di una vairutazictne imperfetta, bench abbastanzn accufata, possiamo titenere cheT sia costante lungo lo spessofe s: ciil tltntrl piu vicino al vero, quanto piir s piccolo tispetto alle dimensioni della sczionc, Ebbene, basta questa ipotes semplificativa a risolvere in modo elcmcnt,lrc c intuitivo il problema. Anzitutto facile dimostrare che il pr.)d()tto s rcstl c()stnte ()vunque; se infatti s1 e se sollo gli spessori in a e in D e r', t" sono le corrispondenti tensioni (fig. 12.23.b), sr pu consiclerarc unll P()rzi()nc di
] { } t . l i r l h u n t c r , l ( . t ) c r r s 0 n ,c i r . , 2 , p . 5 1 "7!. r7 l{. llr((lr, .\'tuli {r J)rlx,rflh i<i/.|t, ",p

V.l).1

t15, 1U96.

530

Il prablma di Sai"t-Vctunt

La teoria a41rl$inala di Bredt

53t

T2

L'integtale che figuta al secondo membro della (12"14'6) ha un scmplicc "geometrico; rappresentail doppio dell'area O tacchiusa dalla linco significato media tta i due contorni esterno e lnterno. 'i Finalmente, la formula determinatric della tensione :

(12.14.7)
z\2s

Fig. 12.23.
trave, di lunghezza unitaria compresa tra le due sezioni lortgitadirali passanti per a e per : in virtr dell'uguaglianzatra le tensioni tangenziali operanti su facce tta loro perpendicolari (oi; : o:i), su tali due sezioni agscono tensioni uguali a r, e a cr. L'equilibrio in direzione longitudinale fornisce:
tt Sr'1: e quindi s : costante
tI) 144\

Si nota cos che la tensione invetsamente propolzionale allo spessore s tubrr e all'atea Q; a. parit di permetro del contorno, r- dunque minima per il se ci non ' circolare. L" (12.14.7) legata all'potesi di spessore piccolo: tn occorre tener presnte che i non costante sullo spessore ma magglore corfispondenza del contofno estefno. Pet il calcolo della torsione l<t si pu ad esempio applicare il principi'r dei la'ori virtuali, notando che alla class degli spostamenti e delle deformazt,nr -e gli sPostamenti (infinitesimi) virtuali appariengono anche le deformazioni porzione di ttave definita da due sezioni trasvcreffettivi. n riferimento alla sali distanti l'unit, l'uguaglian ^ t ^ l^uoto estelno e lavoro intetno d luogo alla : " t Nr!/(rr:JrYqv v dove y lo scorrimento angolare legato a c da:

(12.14.8)

rrSr'1

(12.14.3)

(12.14.e)
R i c o r d a n d o l a ( 1 2 . 1 4 ' 7 )n e v i e n e :

A questo punto si dev esprimerel'equilibrio tra il momento torcent Mr e il momento indotto dalle tensioni ,r rispetto a un punto qualsiasO del piano Su della sezionetrasuersa/e. un elemento dC asisce 7a foxza *dC e il suo mom e n t o r i s p e t r o O v a l e : s d C ' r ( f i g . 1 2 . 2 4 ; P e r r a n r o . ih a : a . s

M,r'
da cui :
Kt -

1 l '+usz -" sdc , --::i,5 r

M!

: - M-_ f -d C |

4GA' J

(12.14.10)

M,- : J'srdC f
c e per la (12.74.4): M, : csftdC
.l c

(12."t4.5)

-;^r<F

Mt

+b!z'

J c

f dC s

(12.14.11)

(1,2.r4.6)

c, se lo spessore s costante:

rt:

A{rC -46i2: : r

rC

zco

(t2.r4.12)

F.s. | 2.21.

(l csscnclo il pcrimctro della linea mcdia trt il contotno cstcrno c,qucll{' lrltcrn('' (]ullc cscmpio, consiclcriamo il caso ci unrL sczi{)llc multlpl (ll$ lz z) it'' ( t c , 1 , , u " r , . . , , ,s , ' s t t r oc o s t r t t t i .l l l c i c i u r t o o n l , l a t c t r s i o t t c i r l l g c t r z i a l cc o s t a n t c )

532

Il Problena di Saint-Vena t

La te1tia a\pto$inata

di JattalNki

Pet it taylio

533

nl tratto con t, quella nel tratto ACB e con t, quella nel setto AB, -ADB, si prr subito stabilire una xelazione tra r.,.tz, r, consierando l,equilibrio in direzione longitudinale della porzione di trave segnata nella frg. i2.25.b:
1S1 :_ 2 52 t B SB

(12.14.13)

La caxrietadi Jourawski si collega a1lacostruzione delle ferovie in Rusrir' progetto della ferrovia tra San Pictro' Appunto nel 1842egli [u assegnato-al ti.t te44 ebe I'incaric dea piir importante oPera dcllr Lino . Mo..". . Inei. il ponte ul fiume Werebia, di 9 campate, lunghe 180 piedi ed elevatc 170 piedi sopta la supetficie dell'acqua. /

Applicando oxa la (12.14.12) alle due linee chiusecostituireda AB pir ADB e da AB pir ACB, si ha: c1C1 TrCr:2Gq\rct f r"C"'c"C": 2GQ)zrt
(1' 1414\

dove Or, O, sono le-aree compreseda tali linee. Infine I'equilibrio con il mo_ mento torcente Mt fornisce (frg. 1,2.25.c):

' M r . : r - s-,f r d C- ,- r - s J f r d - I i s s 3|J r d ^ c , J " - " L2 L


(]r C, Ca

(1.2.'14.1s)

che per la (12.1,4.13) luogo alla: d. Mt : rrsz2(Qr Or)f casr2Q, *

(12.14.16)

Con ci.il problema risolto, poich le (12.14.13), (12.j,4.14), (12.14.16) consentono determinazione t1, -,r,r", rct, la dt I2,I5 LA TEORIA APPROSSIMATA DI JOURAWSKI PER IL TAGLIO
La soluzione generale al problema della flessione congiunta al taglio exa slata ofreta da Saint-Yenant nella Memoria fondamentale el 1856 pu;b[cata nel "Journal de Mathmatiques" di Liouville: egli aveva osservato che, in ptesenza di fotza dt taglio, cade l'potesi di conservazione delle sezioni piane e sofgono. tensioni tangenziali *-..., ch?,possono essere detefminate, seppuf .tr" a prezzo d.i rilevanti difficolt analitiche; di pi, i risultati ottenuti sono rigiosi soltanto se il momento flettenre vafia con legge lineare in z. Tuttavia, ier le esigenze tecniche, \a ttattazioe di Saint-Venant scarsamente wttliziabile: occorrono fotmule semplici che consentano di tener conto del fenomeno. anche in termini approssimati, senza dover ricorere a un eccessivo appesantimento dei calcoli. Queste furono ottenute, con sole considerazioni di-euiIbrio. da Fig. 12.25.

D . J . J o u r a w s k1 8 2 1 - 1 8 9 t ) . (i

Si tratta, ancora una volta, di un ingegnete fortemente impegnato nella sua professione. Jourawski si era diplomato nel 1B4Z presso l,Istituio cli lnge_ gnetia delle vie d comunicazione di San Pietroburgo, un istituto gi organzzato da ingegner francesi (si ricordino Lam e Clapeyron), ma ormai ailclato a studiosi russi; tra costoro emergeva il grande matematico M. V. ()strolrt(lsk.

Durante la costruzione, Jourawski doYett spesso usare travi lignee- di resistente a taglio lungo le fibrc grande spessore; il materiale tu s."rr"-.ltt" E il giot'"n. progettista si rese conto dell'importanza della sollectazione t;rngcnziale" e dell'eignza i non tfascufafne gl effetti. D'zltra pzrte, la lettertura esistnte a qrr.i t"-po sull'rgomeflto era assai scarna l bench sotto il prolltr teofico la teria fossie dibattuti, da quando Coulomb aveva svolto le sue c.'siderazioni sulle tensioni tangenziali e Vicat aveva mosso ctitiche all'impostazione classica della fiession incapace dl reodere ragione <lel taglio, essa non cr^ a cora sviluppata a livello tecnico soddisfecente E'ra diffusa in quegli anni la seconda e<lizi,ce <lel trattato di Naver, dove pet il tema cr trattit( in nlodo ertoneo. penclcntec dirctta, giungcndo I una ftrrmula Jourawsl<i tentir una via ir.rt soltanto apprrtssilrrata, tuttora in uso38' l'ir succcssiv:tstlluchc,]ru, csscn,l,,

JJ+

pabhna

di Sa;nt Ve'tanr

La teoa ap\to$1ald

ii Joutaw:ki pcr il laglia

535

zione di Saint-Venant non tolse valore alla"teoxia"di Jourawski, com lo stesso Saint-Venant ebbe a riconoscerc. Si consideri dunque una trave prsmatica soggetta a momento flettente e a" tvgLio.t per semplicit s suppong la sezione s'mettica rispetto all,asse y. l s o l a t o u n e l e m e n r nd V d i I u n g h e z z a n 6 n i t e s i m ad z , s i e s p l i m a o r a l . e q u i _ i librio alla traslazione in direzione Iongitudinale della sou porrion'" dV, (flg.12'26) ottenuta da dV segandolo con un piano parallelo al pian xz che divide la"sezon

d6zz :

'f v Jx

oNLx

,".

(12.1s.3

Ne segue: "="" ). lv dA -o""bdz J' 0

(r2.ls,4)

rnai.ii"-o

con S: il momento statico di A' rispetto all'assex, cio:

sl.- iv dA
po;.1l6 '11-a7z
I ,f

(12.1s.5

n ) T r , l a ( 1 2 . 1 5 . 4s i t r a d u c e e l l a : (12.15.6)

T" Sl
Ozz+dOzz

che Ia formula cercara. ox" Per il calcolo (approssimato) dell'altra comPonente dr.-tenslone, sulla base dell'equazione di equilibrto: ou Drocedere facilmnte
Oo*, , c'oy, y o', z n

sl

(12.1s.7

Fig. | 2.26.

1;

trasversale-{ mediante una corda di ltnghezza b. Se si suppone _ e qui sta l'approssimazione- che la tensione tanenzialeo", sia disiribuita uniiormemente sula faccia di lati dz e b, s ha:

-1",. at * dz IO- + do-)dA ou,b : o

(r2.1s.1)

le determinazioni tratta dalle (11.7.8) pet forze di volume nulle, inserendovi che sia"cu, sta dv'' ncl6zz e 6vz Si ossetva subito [lzls.zl . (zls.e|-prt perci, dalla (12.15.7) derivn del,attualetoria, non dipendono da x. "*i,J in due punti della corda b aflinil .tr" o* e lineut" in x. Basta conoscerne valore -* ch sia del tutto indiYiduata. vcrifi;r. nei punti estremi M, N di b (fig 12'27) si sa che deve essere contotno: cata I'eqtazione di equilibrio al
o,"n* I o,un" : 0

(12.1s.8

dove ,\' denota la parte di A sottostante la corda b. poniamoci ora nel caso in cui operi il momento M,, onde 'talga la:

M*v 6n - -j:
e quindi la:
38 Pubblic^rr in ".^nllxlcs dcs t)onts ct Chausscs,,,2, p.328, / ft56,

(12.15.2)

non essendovi forze esterne sulla superficie laterale del ciljndro' o'v In altri termini, si sa che al coniortto la tensione ! lisultante cli o"' L'andamento di o,* quintli devc avere direzione tangnte al contorno stesso. punto (]'.la ,,*"no,,,. Se le tangenti a-l contorno in M e in N si incontrano nel dcternintc dc",.-. f^ .,", in un"punto qualunque R di MN, Possono esser RQ e NNI risPettivamcrte' Incicato con cr l,,,to,tn"ttJ,, o,',,.t"11" dirrk,,ti I ' l n { - a ( ) 1f,()) n l ^ t { )t r a R Q e l ' e s s ey , n c s e g u c 6 n l m e n t e :
.rrr l',\' l$ ca

( l2.ls,e

s36

l prabhna

di Saint-Vc"att

La leoria a?Pro$;nata

di faaruarki

Pet il taglio

517

1 -:_'a

- t (t-y')
2J, 4

Fig. 12.28.
Ossia, o", varia cofl legge patabolica e ottiene il valore massimo in cortspondenza ella corda baricentrica. Nella 69. 12.29 tiPortaLtol'andamento di o,v pet altre sezioni d'uso comune; il lettore potr esercitarsi a veriflcatlo analiticamente.

,lzv

- TyI h(y'-

J^B

t4

+-1,'

TY BI\!':- E) ,ltzy =
y'2 JxD

Fig. 12.27.
etrangolaredi dimensioni B, H (frg. 12.2g). Quale esempio,ptendiamo la sezione Per Ia paxteA' della sezioneA sepatatadJla corda MN, il mornent iatico i ha il valore :
Lf

v' v Tyb{y -y )(2 +Z ) Jxb

' s : : B f T - - r )- '
\ z t z

: 2 \ 4

BtH2 "\

Y ' ) BH3. perci :

('t2.ls.10)
ory^u= .o,,,= ory = Z Z J"b L2 B-!.(H-hl -TL Jxb 2

essendoMN distante y dall'assex. Inoltre J. : + 6'r. / H2 \ d"lz: Br{B \_f_r") mentfe :

rv f9-!cn-nt.!tH 1 -n)' r

(t2.15.11)

- IL -B-b(H-h) JrB 2

(r2.15.-t2)

Ii gara per i <<grafldi ?rcb/e///i,

s39

13 SYILUPPI APPLICATIYI DELLA TEORIA DELL'ELASTICIT

13.1 IN GARA PER I < GRANDI PROBLEMI >


Questo capitolo e il seguente intendono o$rire un rapido panorama sui maggiori ptoblemi che la teoria matematica dell'elasticit ha consentito d affrontare e di risolvere spsso con risultati definitivi. Naturalmente, per descrivere compiutamente ognuno dei temi di cui verremo parlando non basterebbe - si pu dire un trattato apposito: non v' forse branca della ricerca scientifica dove gli argoment metitevoli di una qualche attenzione siano stati aggredtti a gan con taflta insistenza nell'arco d un secolo e mezzo, assiepando soluzioni, sviluppi, miglioramenti, verifiche teoriche e sperimentali, esplorazioni numefiche, d.ivagazioni astratte, procedimenti analitici alternatv, rivestiment linguistici, e via di seguito. Ma il nostro intento quello di dare le prme, elementari informazioni, timandando il lettofe che ne festasse intefessato ai numerosi testi specifici in cui abbondano le applicazioni. D'aItta patte, la moderna scienza del costruire non pu fare a meno ormai dei risultati sulle lastre piane e curve, o sulle membrane, o sugli stati piani di defotmazione e di tensione, anche se essi furono conseguiti in atee culturali solo margnalmente lambite dalle tecniche costfuttive familiari all'ingegnere e all'architetto. Di nuovo, si assiste a un'awentura aristocratica: la curiosit dello scienziato, la palestra accademica, precedono i temp.i, anticipano le esigenze, seguendo una loro linea evolutiva, che risente s del clima circostante e, non d tado, delle domande provnieflti dalla < ptassi >, ma non secondo r\r ro22o rappofto di causa-effetto e neppure per un'attenzione puntuale come quella di un odierno < gruppo di ricerca > industrale dinanzi alle richieste dela - committenza, bens per un'intenzione generca, filttata, di lungo respiro. ll cos accaduto che le principali soluzioni di cui oggi il tecnico fa tes(xo ncllt sur profcssionc si,Ln()nate tra d()tte contcsc e contr()vcrsie e polcmiclre di matcnrrtici prcstigiosi, di lsici rallnati chc riuscirono acl accaprrrlrsi un 1'r,,-

blema tutto loro, legato al loro nome : abbiamo studiato 1l probhttta di J)aht' Venanl, a lui attribuito da Clebsch, tna. c' un problema dello stesso Cleltrh, un problena di Lan, wn problema di Lu1, wn problena di Resal, e ancota ce n' ano di Lamb, uno di Micltell, untt uno di Ke/uin, uno di Boassinesqe di Certti, di ITertq, l;.no di Wargerin, wo di Loue, ecc. Va detto che non tutti questi problemi sono di uguale rango : alcuni riguarcome dano situazioni particolati rintrando in una stessafamiglia, altri per - aprono strade nuove, esPriquello di Clebsch e quello di Boussinesq-Cerrut mono un proprio campo di applicazioni originali. Nel psente capitolo dsideriamo appunto esporre gli asPetti prminenti di quella- famiglia che si pu ritenete orignata dal probhna di Clebsb: ossia ttfelrc| al cosiddetto problena piano nelle deformazioni e nelle ten.,ogii"-o In un linguaggio astratto, sarebbe lecito dire che il problema piano sioni. risuarda il .^to itt .oi le coordinate da tre divefltino due, e quindi non corrisp"onde a oggetti bidimensionali immersi nello spazio sico a tre dimensioni, ma rappresenta una resttzione dello spazio stesso, cancellandone una dimensione, s come in geometria lo studio dele figure piafle pu essere comPiuto senza uscire da uno spazio astt^fto a due dimensioni. questa una foimulazione slrettamefile /tatenatica del problema: nelle equazioni di equilibrio, d congruenza e di legame si omttono tutti i termini che si richiamano alla tetza dimensione (ad esempio, alla coordinata z), pet cui restano soltanto due componenti di spostamento: ux, uv, tre componenti di deformazione: xx,xy,evy, e di tensione: oxx,o,xv,ovv; anche per le forze esterne deve valete una simile riduzione, e in ogni caso tutte \e gtandezze dipendono soltaflto da x e y (fig. 13.1).

It
Ltt

J"

Fig. 13.1. ridimensionato >: Ecco in sintesi le equazioni del problema elastico cos << per l'equilibrio indcfinito in ogni punto interno cel cotp<>A v a l g o n o c :

.,1,- , al'. , ,,, (y rx

{r

,'r*v
rx

,.''..
,y

, 1 , ,. , ,

(ll.l.l)

540 e sul contono Ct, dove sono assegnate le forze f" o"vn* f oyvnv:

S,;lalqi aqplhati"; de a horia dell'elastici (per unit d lunghezza) f*, fy:

Il prabtefltdl)iana wlte leforaaqiani e relle lehioni

541

orxnx + oy*nv: Per la congruenza

fu

(13.1.2)

si ha or,'unque:

xr

Au* o_

e"v:T

1 /u. f \ ay

Ouu\ a*')

uuu-

it" ay'

(13."t.3)

in tutti i punti dl corpo, essendoinoltre indipendente dalla variabile z ogni grdezz. Tuttavia le condizioni (13 2.1) non sono sufficienti ad assicurarc ahe siano identicamentenulle anche le componenti della tensione 6zx'czv'ozi, Se il cilindro elastico e isotropo, dalle equazioni di legame (11.18.13) detiva che le tensioni tangenziali ozx, ozy seguoro la sorte di ezx)ezv, m la componente notmale o", divetsa da zexo; nfatti ponendo e,.: 0 nella ( 1 1 . 1 8 . 1 3 c )e v i e n e : n
o-:v(o""*ovv)

(r3.2.2)

e sul contorno C" dove sono assegnatigli spostamenti ., uu u*: * uv - [y (13.1.4) Ci ttasgredisce,almeno in p^tte, le ipotesi del ptoblema piano < matematico r>.Vaietto per che I'ingresso di o,, (funzione di x e di y ma non di z) non turba affatto la formulazione astratta dl problema che si sopra richale equazionigene6zx:6zy:0, c"": 's.,(x,y), F":0, f,:0, mata; essendo di equilibrio si riducono alle (73.1.1), (13.7,2) sia'all'interno, sia al conrali torno; inltre le rimanenti quazoni d congruenza,lispetto alle (13.1.3),sono inne il legame ancora identicamente soddsfatte, ove si ponga u,:0; espressonella forma delle (13.1.5) a. patto di sosttuire alle costanti elastiche >> generallzz^te i E, v le seguenti costanti elastiche <<
E -

Infine per il legame (elastico e isotropo) le equazioni sono: e"": 1 i (o"'- vo"") 1 euu: E 1 (o"u- vo*.) e"v: , O o'" 03.1.5)

I3.2 IL PROBLEMA PIANO NELLE DEFORMA,ZIONI E NELLE TENSIONI


spontaneo domandarsi se un tale ptoblema pu avere qualche rscontro nella << realt >. La tisposta in parte positiva e in parte negativa. Si consideri un cilindro di sezione qualunque, infinitamente lungo e soggetto a una distri'13.2). Per tagioni di simmebuzione uniforme di fotze sulle generatrici (frg. ttia si pu rigarosamente affermare che, posto l'asse z nella direzione delle generatrici, sono identicamente nulle le componenti della deformazione eu., e,v, e..i tisulta cio:

E
L-vz l-v

(13.2.3)

questo tI problenapiano rclle defornalioxi. Come si vede, esso rientra senza diffiiolt nelio schemateorico ptodotto dalla riduzione dello spazio tridimensionale allo spazio bidimensionae. Si considiri ota, invece, il caso di una lasta piana sottile la cui superficic mediana appartengaal piano x y, e le fotz sollecitant agiscanotutte secondo la giacitur dello stessopiano x y (Fg. 13.3); in particolare, le forze di super-

(13.2.1)

[ig. | ).2.

Iti.q. 1i.1.

542

d//ateoiadell'elaica Stl'tppi a?Pliatil)i

La nla{one getterahdi Airy e di Maxvett

543

ficie sul contorno del corpo lascino scatiche le due facce della lastra e operno soltanto sulle btevi generatrc del cilindro essendo distribuite simmetricamente lungo lo spessoe della lastra rispetto al piano medio. Qui non pr sufficiente ricorrere alla simmetria per togliere di mezzo ( a priori ) alcune componenti di tensione. Si pu dite soltanto che, se la lastra ha spessore H, sulla faccia supe/ / H \ 'H \ , e su quela jnferiore 1, rore lz " lI d e r e a r - e r s i , p e r l ' e q u i L z tI \ \ librio delle tensioni con le forze di super{icie identicamente nulle:

13.3 LA SOLUZIONE GENERALE DI AIRY E DI MAXWELL


piano nella fotme Quel che fece < decollate> la soluzione del problema che olgi genetalmenteseguita, fu il contributo di un astronomo inglese frrr' -u.ori u Cinbridge, George Biddell Airy: in un suo tatdo. lavoro del 1862 2 relativo alle tensio;i in una-trave di sezione rett^flgolae ' Airy riusc a determinare l'integrale generale delle equazioni indefinite dell'equilibrio (13'1'1), valide nel caio piano, quando siano nulle le fotze F", Fv:
io"* -ax -' ioy* ,'y ^ " io*u * , -.'drv - n -v y

" ' - ( " ' t+ i ) : ' '


" , " \ * ' Y+ 2 ) : u '
(1.3.2.4)

H \

1 ( 1 r . 3 .)

o " ' ( " ' t '+ ; ) : o


e che le o,*, o,v sono funzioni dispari di z, mentre 7ao"" funzione pari. D'alta pade, sono proprio le (1,3.2.4)a. suggerre la possibilit di trarte profitto dal gi semi-nuerso usato da Saint-Venantper la soluzione del suo problema. melado Per uno spessoreH assai piccolo ragionevole attndersi che le tensioni rstino piccole o addirittura evanescenti nulle per ,: ozx,6zy,6zz, +t;, H , , N a s c ec o s l ' p o t e s : per ogni lrl - ,
o,* : 0 6 z y: 0 o.": 0

LI\

Si consideri la prima delle (13.3'1): un'equazione di$etenzialealle derivate paxzialidel ptimo ordine, il cui integrale definito a meno di una funzione arbitiaria. Se V(x, y) questa funzione (continua e derivabile), basta porrc:
6r\ :

0,f,
y

oyr

,.y ,
;i

(13.3.2)

per riconoscete che la (13.3.1a) si muta in un'identitL:

0rv,
ox oy

0rv,
0y 0x

/11 i 1\

(13.2.5)

dovuta alla commutabilit dell'ordine di derivazione. La stessacosa pu esscr ripetuta per la seconda delle (13'3.1). Detta Vr(x, y) un'altra funzone (continua e derivabile) baster Porre:
"* : -

che caratterizza 1l problena piano nelle teuioxi'. Le (13.2.5) sono dor.'ute quindi a :una parzrale ptevisione sulle funzioni incognite che la teoria dell'elasticit a dovrebbe determinare << posteriori >, cos come per il cilndro di Saint-Venant, libero sulla superfice laterale e catico sulle basi, si era previsto che fosseto nulle le componenti di tensione che ota testano vive, e cio dxxr 6xyr 6yy, costo >>: a quel che si impone sulla soluzione seni-inuerto ha un << Ma ll meloclo corrisponde una qualche restrizione sui dati di paffr.rrza, ossia sulle forze che sollecitano il corpo. Ebbene tale < costo )) assai grave per rl probhna di Chbvb, definito dalle ('!3.2.5), ma sarebbe dificile sinora intenderne il perch e inture in che modo possa essere aggit'ata la questione, riportando forzatamente il problema piano nelle tensioni alla formulazione astratta dell'equilibrio elastico in uno spazio a due dimensioni. Torneremo pettanto sull'argomento in seguto, dopo esserci famtlia:rizzati con gli algoritmi risolutivi del problema pieno matematico.
I Sulla <vcriti> rli .lucst,r ilx,tcsi pcr l .\ilrilutltoorh (itu itlnnuuornh l i/,t rtiiitiittLhit), >0 cfr. D. Morgcnstcrn, fatlronatiltc lltlritrdU der "Arch. llxt. Nfccl. ^n1.", I, p 91,1959.

aY"
;;'

or":

e\r,
i*=

(13.3.4)

Ora per la ou* fotnita d,alla' (1'3.3.2b) deve coincidere con la o'v f<rrnita dalla (13.3.4a); ne sgue:

0Y, 0x

0Y, 0y

e questa nuovamente un'equazione difierenziale alle derivate parzal tlcl Y. ' Indichiamo dunque con Y(x, y) un'atbinrio orcline nelle funzioni [, iraria funzione di x,y; l'integrale della (13.3.5) porge:
tf

'

jl

-'r r

qr

::

.\rr x
l]rit

(13,3.)
Ass()c 'Adv Sci"', p t2, ltt(r2;

"l\c|t. , (;. lJ. Airv, Ok tbc rttai't! rt tln i tri,tr rf luttttt, "l'hil, 'l r,rs, tt,'y. S,'.. t.,,nA,u'", /Jr, Pn. 49-80, 1l(' 3'

544

Sril ppi appticatit)idela lea a dett'etartiit

La nluTjaxe genetale di Airy

e di Maxaell

5r$

sicch,_ sostituendo ln (1.3.3.2)e in (13.3.4) si ortiene in delinitiva 'ntegtale generaledelle (13.3.1) :

VVY/:O in termini pir distesi:

(13.3.12)

erY
f^x: r " u-\y.:--

a2Y
0x dY

Ovv

'-

arv
dx'

('13.3.7)

a 4 Y " , . A n V , a 4 \ y
^-4,1 ' -i.,2.1.,2 | -..,4

-"

(13.3.13)

Orfenuto questo importante risultato, Airy pens erroneamenteche fosse -possbileapplicado subito alla risoluzione di problemi particolari, assegnando Y(x,_y) ad esempio nella forma di svluppi plnomiali e determinanda po i coeficienti con le condizioni al contorno. Invece la \la cottett^ un po or lunga: ad indicada fu J. C. Maxwell3 sei ann dopo, nel 1868, osservardohe le equazioni di congruenzaimpongono una condione su .rxx c dyy: essacafr_ cella l'ai>itrariett di Y(x, y) e consentedi definire univocamente la soluzione pet ogni distribuzione di forze f*, f" sulla frontiera. La relazioneintrodotta da Maxwell deriva subito dalla condizione esplicita di congruenza connessaalle (13.1.3) e gt.trovata da Saint-Venant ".i tg60 (cfr. i1 par. 11.14):
O-er!

Se, lungo tutto il contorno C sono assgnate forze f", f", alla (1,3.3.13) le r e s t a n o s s o c i a L e c o n d i z i o n:i a l

".- ffi

rl2v

;l2ry

nr : t

a*iy n.

,12v.

2r+r i6*, t' : f"

(13.3.14)

che si prestano a diverse elaborazoni. Ad esempio, poich i coseni n*, n" dcl 'lw ' dv versore fl normale al contofno rispetrivamente 134)' ;:';; 1fig esse possono prendere ,u ,orn.i^*oto

iv"

C'e""

a*r"

-Zf *O ' x - , , ao

(t3.3.8)

*(+):'

*(#): fv
(13.3.16)

Esptimendo la (13.3.8)n termini d tensione,e ricordando che G: :-a;, -, si ottiene:


ztl t vl

e integrando rispetto all'ascissacuwilinea s:

'i;;.* ojl;'-"('r;;''u1;.)-r,' ")#

a' u, $ :Jr"r't + ." # : -/r"uy * ."


I = .J(roYrv dx) F c !/ E t" (c, coslante) dx .F (lx I cxJ 4, , (tvdv cv) ;i

/l q\

dove c*, cy sono costanti. Se indichiamo con f*, f" gli integrali a secondo membro delle (13.3.16), da questa deriva anche:

ma le equazioni di equilibrio (13.3.1) consentono di sostituire a - 02o*" - 02ou, ox oy -Ox2 C o n c i l a ( I 3 . 1 . 9 )s i r i d u c e a l l a: , sia AF:.
.12

;*.

("'- + o"") . .i; dx"

.12

dy/ y" =_ t. .\ dn

Q3 3.'17)

,-r., -

(o** * or,) : 0 i", alla:

/t ? tn\

o v v e r o ,p o s t o V :
V(o""foyy):0

dy"

(13.3.1,1,)

La somma delle tensoni a indici uguali dunque una" fanqionearmoca in ogni punto interno del corpo. Ormai la cosa fatta: inserendo in questa equazione la" ptima e la terza delle (13.3.7) si riconosce che la funzione V dev'esserebiarmou:
.._ "Poc. :: J. C. Maxrve, O Mi?tocal fgrer, diaganr r,ondon Math. Soc.", ?, p. 58, 1868. i tpae akl l)e;r fttatian to ,4iJ'r I 1,tjo,, ofr/r.

l;i.4. 1).4.
It

)4()

S"ilappi applhati;

? a teoria dell' astkit

Le diIal dcl ?roblena i Chb!t)

517

In ogni caso, sia che si considerino le (13.3.15), sia che si considetino le a. (1.3.3.17), problema, dal punto di vista matematico, < ben posto >> Si noti l pu esseredata la seguente suggestiva interpretazione: la che alle (1.3.3.17) funzione Y sul contotno uguale al momento flettnte indotto dalle {otze estrnen una traye f,ttizta che segua contorno n sensoantiorario patendo la da un suo punto atbitratio; analogamente, detivata normale di Y sul contorno uguale alle forza normale (cambiatadi segno) indotta dalle forze nella medesima trave. Tutto ci rsolve completamenteil ptoblema piano quando le condizoni al contorno riguardino l'equilibrio secondole (13.1.2). Quando invece al contorno siano assegnatecondizioni sugli spostamenti del tipo ('13.'1.4)diventa pir) opportuna una formulazione alternatiya dovuta a I{. Marguerre s nel 7933, Non potendoci soffetmate,diremo soltanto che la soluzione ottnuta da Maguerre di nuovo mediante un'altra funzione biarmonica Y*(x, y) alla quale gli ui, uy soilo legati, ad esempio, tramit le: spostamenti 1f v O' Y* 1-v 3x0y
2 __ ' 1 v 2YJ* ' , a A2\/* x 2 y '

stato A. Ghizzetti 8 il primo a osservareche il metodo semi-inversonon riescc a ripottare il problema piano nelle tensioni alla sua forma risolutiva chc abbiamo esposto nel paragrafo precedente.Forse l,attt.ibuzio azzard.ata ne poich la conclusione d Ghizzetti facile a dedursi e figura, anche se in modo implicito, presso numerosi autori. Vediamo di che si tratta. Se il corpo elasticoe isotopo, le ipotesi (13.2.5)danno luogo alle seguenti condizioni sulle componenti d deformazione relative:

e,*-o

e,,:o

"-= -+

( o ,1 o , " ) ,

(13.4.1)

La ptesenzadi e,, obbiiga dunque alla verifica della congruenza,la qualc non si esprime soltanto nella (13.3.8) sopra considerata,ma anche nele ltrc equazioni di Saint-Venant (11.14.3), (11.14.7). Supponendo che tutte le componenti di deformazione (e di tensione) non dipendano da z, le equazion di congruenza, liberate da e"* e da e,", si riconducono alle seEuenti: 02e,. , 02e"" ' Av2 x2
^2clx"
-2-

(13.3.18)

^ 02e"y x v
a2^

in formulazione delle (13.1.4) termini di Y*. da cui derivaun'agevole

(13.4.2)

0x 0y

y'

13.4 LE DIFFICOLT DEL PROBLEMA DI CLEBSCH


A n c h e l ' o r i g j n a r i a s o l u z i o n e d i A . C l e b s c h6 e r a s t a t ap e n s a t a i n t e r m i n i di spostamenti, applicando fedelmente il metodo semi-inverso di Saint-Venant al problema piano nelle tensioni, dove: o,":0 o,v:0 o.":0

di cui la ptima quella gi uttlizzata nel pangrafo precedente, mentre le altrc, integrate elementarmente,forniscono per e,,: ez:a+bx+cy

(13.4.3)

(13.2.5)

con a,b,c costanti arbitxarie1, immedato, quindi, sostiture nella (13.4.1.c) l'espressone (13.4.3),tenendo conto delle (13.3.7); si ottiene: VY : A f Bx f Cy (4, B, C: nuove costant)

Gi in essatraspaiono chiaramentele difficolt cui accennavamoalla fine del par. 73.2. Ma n Clebsch, n Saint-Venant (nella sua traduzione francese del trattato di Clebsch)le hanno poste in vera luce. Secondol Grioli 7 sarebbe
a NI 1907 il ptoblema batmoflia ^ssociato alle condizioni (13.3.15), o simili, fu oggetto di un premio dell'Accademia delle Scienze di Patigi: premio che fu assegnato a lavori fondament^li di J. "Mm. des I1adzr;,;lrd (Mdnoire *t h problne d'anajn rclari.f l'q ilibre der plaEte! laniqn! efltastrer, p. 4,1908), di G. Lauricella (S4r l'intgraliax del'q aton relatine /'q iSavants Etrangers", P^tis, t3, libre drt plaEtet /aiq ei e attrer,"Acta M^th.", t2,1909) e di A. Korn (Sur l'qalibre der Plaq tlr /a"Ann. Sci. Ecole Norm. Sup. rtique! erdrtres, Paris", 25, p. 3, 7908) riguardanti ii caso formalmente identico della lastta incastrata (cfr. il cap. 14). Piu complessa la quesiione, quando la regione del piano occupata dal corpo ha connessione multipla, ad ese[rpio pet le presenz di foi: si tende a]lon necssaio ricorcre alla teoria genetaie oetta ifl proposito da V. Volterra, (Sxr l'qtlilibre det cor|r /a"-A.nn. tiryer talti,/ettent roMexrr, Sci. Ecolc Norm. Sup. P^ris", 24, p. 3, 1907). s l(. Marguerre, JlbenesMd achnq'nnet rbe! I'ral,len llet Elatti4ilttib.arc, 'Z.L.M,M.", | ), 6, p. 437,1933. 6 A. Clcbsch, 1l)?ric,r lilar/iittjt I;(t Kt|tu, cit., pp. 148-154. t G. Gri,'li, atLhti l ILtot)' ,f li/.tt l:(t|i/il)in , llctin, 1962.

(13.4.4)

Il problema piano nelle tensioni resta perci legato alla determinazonedi una funzione armonica(e non biarmonica) associataalle condizioni (13.3.14), P'utroppo, sotto l pfofilo matematico, questo disastfoso,poich l'equazionc (13.4.4)con le condizioni (13.3.14)contigura un problema generalment incom_ patibile e richiede, per esserrisolto, pesanti ipots sulle foize applicate al contoflto. Come uscir fuori dalla dilcolt? O meglio: come ottenere cl.re anchc Ia Iastra caficata nel proprio piano posss godere della s,rluzione generalc ()ttst.lut,t nel par, 13.3? In realt, pi vie sono stxte tentrte: unl di quste c()nsistencl_ 11< indebolire > le ipotesi di partenza consentendo alle tcnsini o**, o"", o"" di
n ( ) h i . t t c l t i , . \ : t . \ / i. t t r l t i! / i t , t r ; o c N,tkt itt r,, arl,o tLt./io,.,Annali rli Mrrcrnrric.r-,1\,/,29, ,h,p p . 1 2 5 - 1 3 0 ,1 9 4 9 .

548

Sl ppi aLplkatilti

'elanii de a learia de

Prine

a?plicaziani

549

esservariabili con z. In tal caso si pu dimostraree che la funzione Y di Airy assume la forma :
t1c4 \\ dove la funzione V*(x, y) biarmonica.Sembterebbe dunque ragionevole attendersi che, se lo spessore H della lastra sufficientemente piccoo, il termine in z2 clella (13.4.5) possa esser cancellato, ottenendo cos il consueto ptoblema biarmonico piano, quale buona approssimazione pr lastre sottili. TaIe atgomento per, pu essendo plausibile, non rigorosamente decisivo: ed anzi si presta ad essere contestato da facili contro-esempi, oltre che da considerazioni analitiche d'ordine generae'o. Un'altra via rimonta all'analisi classica svolta " per la determinazione puntuale dello stato di tensione in una lastra da Love piana, con la sola ipotesi ( a priori ) o"": 0. In .-ffelti la ttartazione di Love parrebbe promettere una giovevole genetalit; e invece questo non veto nel caso che a loi interessa d fotze al contomo disttibuit simmetricamente rispetto al piano medio della lastra; l'incompatibile relazione (13.4.4) neppure pet qusta strada pu essete evitata'2, Infine rimane la via < vncente >> dovuta a Filon'3 e otmai comunemente seguita. Essa sta nel rinunciare a una desctizione puntuale delle tensioni d'xx, 6xy, dyy, accontentandosi di determinare l loto < valor medio >
1 +1112 f

+-f\ ds
con :

,l /.'\Yi" \

-^'

Ay /

r':" -

/ \'"'\ -' ; s |\ . ' x , d ,l

ftft

(sul contorno)

(r3.4.e

'.812

.l El2

fl:' : k*Jdz ^
-nl2

'

f:9,: Jk" dz
Hlz

(13.4.10)

V' di pr: la via di Filon pu esseremigliorata introducendo in luogr> del valor medio ojf), ( momenti ) d'ordine N del tipo :

: "11' --",J I

J El2

lo;;zNdz

(t3.4.11)

Questo consente di indebolire ulteriormente le ipotes a priori sulle o,*,o,v poich le (13.2.4) ndicano che le posizioni o)):0 (per N pari) e ol)': ol)' - g (per N dispari) sono tanto piir approssimate quanto N grande; inoltrc la conoscenza dei < momenti > sino all'ordine N resa cos possibile pu caratterzzare la dipendenza di o,,, o,y, oyy dalla vaabile z'a.

I3.5

PRIME

APPLICA,ZIONI

o-! i ' : ; l o r ; d z _r1J


-Et2

( i .j = _ * , 1 )

(13.4.6)
Passiamo ota ad alcuni esempi illustativi e ad alcune semplci applicazioni. Per quanto si dtto nei ptecedenti pangrafr,, potremo accantonare la diflctenza tt problemi piani nelle d,eformazroni e problem piani nelle tcnsioni, poich in entrambi i casi la tecnica risolutiva la stessa, salvo rjdefinirc lc costanti elasticheJ ove occorra, secondo le (13.2.3)- Intotno ai metodi matcmatjci per I'equazione:

Le equazion di equilibrio e di congruenzasono allota verificate non punIn tal caso , t | l. di torna tutto: la sola ipotesi "'"0) 0 unlta. a cons.iderazioni simmetria che porre o$ : or"J: 0, basta a produrre la soluzione nella fotna consentono d del < oroblema piano matematico) : r m t u a f m e n r e a n e l o r o i n t e g r a l e i s p e t t oa z t J -

anY , "
cx*

a4Y
cx" cy'

, anY _,,
cy-

( 13.3.1 3)

"f:

2y(o)

"!?--

a2Y(o)

^2ljr(o)

0x 0y

""

ax"

(13.4.1) (13.4.8)

V VY(") - 0

(nel dominio)

con le condizioni al contotno (13.3.1.4) (13.3.17) esiste una letteratura vastrso 's sima; ci sono le soluzioni, indagate sistematicamente da A. Nlesr.rager c dn altri successivamente sviluppate, dove alla Y attribuito uno sviluppo polinomiae rispettoso della ('13.3.13); ci sono le soluzioni di tpo variazionlicrr',
r'1 [,. Bcnvcnuto, Uu nhqione in temiri .]i noDtcnt; e! Lnl,h a dln ldttt.t kr 1tt! ti!/ lr.lo "Lttl. Ist, Sc. Costr. Un. Gcn<,va", 2, pp. 93 105, 1968. li.uk), ls ^. Mcsltcr, .ff !'allrlicdtia,' te /d tbiati' /'./attiitl au czhtt/ lts pt.t 'tktla ltinr /httl'hr, "(i,,1ptcs lcn.lus", lr, p. 1475 c segg., 1901. r " ( i r , ' . r ( l c . . S . ( ; . M i k h l i n , l t x r h t i t r ' / " , c t l r a l r ttI".ttit/ llryri!, NIosc,r, 957; l. S. Si'k,'1" 1 nitu,tl, tltutbt'"kttiul tl)tory aI dtititt, Ncw Y(,rk-'li)r{)|r,!l,ol1r!,rr, 195(,!.

e S. Timoshenko, J. N. Goodier, ThelrJ 0J ElastititJ, PP. ro E. Beovenuto, A. Corsancgo, Co,lslera7"io,1irtcbe skl "Atti Ist. Sc. Costr. Un. Genova", 2, pp. 45-55,1968. II ,{. E. H, Lo-re, A Treati:e on the trtatl)e atical Tlteory ol I? E. Benvento, A. Corsanego, cit., p. 52, 13 L. N. G. Filon, O tbe ap\roxinate !a/ rian Jor t/)e hnhq 'ner anf ynem of kad, "Ph11. Ttans, Roy. Soc. London",201,P spcsso dcnominata < gencralizcd planc stress >.

241-244, New YotL, 1951{. P/ablena elailia Piallo nelh tentioni' ElaltirtJ, Cambridge, 1927. af a bean af rectang,ar croraeclht' 63,1903. L^ trntiazionc di lrjlon

550

S";lapp;alplicati"; de a teoriahtt'latthl

La ttatP Par.tc c la diga di Lst

551

dove il ptoblema ticondotto alla valutazione dell'estemo dj un opportuno funzionale, ottenibile con ptocedimenti diretti (cfr. il par. 7.5); c' poi l'uso di tecniche attnenti al calcolo degli opratori mediante le convenienti tasformazioni di Laplace e di Fourier (in coordinate cartesian), di Mellin (in coordinate polari) ecc.'7; di preminente interesse l'impego della variabile complessa ( - x + iy, introdotto da Kolosov'8 e sistematicamente applcato da Mushelisvili 'e ; infine ci sono .i metodi ptettamente numerici, \'enuti in auge con il calcolatore automatico, come quello delle differenze finite e quello degi elementi finiti. Noi qui vogliamo per limitare L'attenzioe a quei soli casi che possono essere trattati in via elementare, rimandando per il resto il lettore a saggi di teoria matematica dell'elasticit. Gli esempi oiu or.vi son dati dalla lastra retfangolare soggetta a varie dstribuzioni anifarni di forze sul contofno. Pef ottenere la soluzione, basta infatti porre Ia funzione di Airy Y nella forma di un polinomio di secondo grado che certamente biarmonico, verificando poi le condizioni al contorno ( 13.1.2). Con rguardo alla frg. 73.5 il caso (a) tisolto da:

l't

*:;t,

(13.5.1) r
I

t
I

donde segue, pet Ie (73.3.7):


o"": f oxv: 0 dw: 0

Il caso (b) d luogo invece a V - - f"y, e quindi a:


oxx:0 d',v:f ovv:0

r Fig, 13.5.

.-

- I

Il caso (c), infine, comporta: Y=1 (flr)' Ffrx')-fixy ,

(13.s.2)

13.6 LA TRAVE-P.A,RETE E LA DIGA DI LVY


Talvolta gLsufrcientemente istfuttvo accontentafsi di soluzior]i appflrssimate, dove il rispetto delle condizioni al contorno non assicurato puntualmente, ma solo in media. Si consideri una lastra rettangolare di lunghezza 21, ahezza 2h, e profondit unitaria, soggetta sul lato superiore a un carico uniformemente dstribuitrr di intensit q e sui lati di destra e di sinistra a un'imprecjsata distribuzionc <li fotze tangenziab la cui risultante pari a ql (fig. 13.6). Questo schema rchianra con evidenza la trave inflessa di sezione rettangolare che si gi studiata c(xt l'aiuto delle ipotsi di Saint-Venant; secondo tali ipotesi, avendo posto gli tssi x, y come nella fig. 13., e utilzzando la (5.10.12) ela (1,2.15.6), risultcrcblr; drs l , ( 1 , - x - ) 'y zJ rt\y ,q, 1lrr. Ir)* z.) .!,r rr (1.1.(r.l)

fornendo: os : fi, o"": f3, 6w: fz. Polinomi di grado superioe riescono a render conto di situazioni di carico un poco pir generali, ad esempio, con fotze distribuite linearmente su uno o pir lati della lastta i \a notato che se si assume per Y un polinomio di grado superiote al terzo, la (13.3.13) soddisfatta soltanto se intervengono opportune relazioni tta i coefficienti; ma la loro determinazione immediata.
rr Cfr. ad es. I. Sneddon, Fa*ier ltuflrfai/1, Nev Yotk-Totonto-London, 1951. r G. V. I(olosov, On a, appliatiott of tbe tbearl aJ coaphx uariabh functio't to the plane ptubh"/ of /he nathenalical llteory oJ elarrii, Yurv, 1909; S the traltsfol,latiar det qaalianr de l'ldrtitil, "Comptes Rendus", /84, 1927. ro N. I. Mushelisvili,.raru baric frobhns al tlte "ta )enlatnal tbeoryofelasticib', Gronogct1, 1953,

552

S"ilappi applicari de a teaia de 'elanich

La |tute-Paretee la diga di Lry

553
si esprime nellc :

Inotre I'equilibrio l o x x (f | r . v ) o v " '

in media sui lati BC e DA

loxx(trrY)YoY-U
h

, , ,

(13.6.7)

Fig.ll).6.
dove J : 2tl313 il momento dj. inerzja della sezione trasvtsale a,lta 2h e latga L. Ci si pu dunque domandare quali correzioni debbano essereapportate alle (13.6.1) quando la lunghezza e L'altezzadlla ( tray parete )) siano dello stesso ordine di grandezza. Si perviene a formule semplici ma espressive, bench approssmate,assegnandoalla funzione di Airy il polinomio di quinto grado: Y : ax2f bxry * cyi f dxrys {] ey5

loxv(-l- l. v) dv : J

+ ql

delle quali la prima gi soddisfattaessendoo** funzione dispari di y, la terza gi soddisfatta in virt delle (13.6.6) e infine la secondacoasentedi determinare la costante c:

.-#(+-+)
La soluzione pertanto:

(13.6.8)

(13.6.2)

con a, b, c, d, e costanti da determinaremediante la (13.3.1,3) le condizioni e a-l contorno. La (13.3.L3) impone che e:dono la fotma : o*" : 6cy f d(6x' y-4y3) o"u:-2bx-6dxy2 oyt:2afZbyf2dy3 D'akra parte, le condizioni sui lati AB e CD sono: o y n ( xh ) : 0 , oyy(x,-h):-q o.y(x, th):0 (1.3.6.4) ; d, per cui le tensioni pren-

*": +(r,-*,)yf (f ,,- * n,r) +


""":
o'yy

-;

(h,- y')"
t \ hty * ihtl J I

(13.6.e)

(13.6.3)
cof

a 1 1 --"', | ; y3 zJ \J

2 -T : : i h 3 ) Si ossetva cos che in 6** figura un termine coettivo indipendente da x rispetto al termine prevsto dalla consueta teoria della flessione, e che o"u non nulla (fig. 13.7): tuttavta si tratta di correzioni la cui entit connessa al cubo di h ed quindi lecito tfascurarle ogni volta che l'altezza della trave sia sull^;-^|^---+-;^^^l^

e conducono alle relazioni: 2alZl:h+2dh3:0 2a-2bh-2dh3:-9 2b-dhr-0 da cui : 1


4 '

(13.6.5)

Tra le soluzoni approssimateottenibili col metodo sin qui esposto,mcrita ull cenno quella relativa a un cilndro indenito, di sezionerettangolare, fiss() al suolo su una delle faccelateralie soggettoa pressione iclrostatica (fg. 13.8): nel 1898 Lvy'" proposedi utihzz;'e tale soluzioneper il calcolodelle dighc
!o M. I-vy, ,tr / /lri/i",it/ dt la rjh di/c r /r.!lry la r /'tittntu dc la rrlt.t Ditotot.tt, "C,oniptcs l{cndus", /2, fp. 1235-1240, 1u9t}, te lu burrr4rr n

3
n

q
t

q
"

(13.6.)

554

S"i/ ?p applicali de e teo a dell'elaltir

Sril ppi ;n ree della salx{ane (Ribire e Filan)

55J

f + 1
Fig. 13.7.

Ne derivano cos le formule :

""":+ (*'r-z*r"+ *n,r)


'," : # [x,(h,-y)- (hn-yn) n,G,-r), * f
""" : # (- 2h3x- xy3- 3hzxy)

(13.6.11)

L'approssimazione consiste appunto nel fatto che su BC la seconda delle (13.6.11) non verifica I'equilibrio oxv- 0 e che su AD nulla detto circa l'annullarsi degli spostamenti richiesto dal vincolo. Tuttavia, sulla sommit BC il divar.io assa modesto, tanto pir che le forze tangenziali provenienti dalla (13.6.11b)hanno rsultante nulla; inolte, a una sufficiente distanza dalla base AD, il postulato di Saint-Venant assicurache la non puntuale osservanzadella condizione geometrica ha effetto trascurabile.

13,7 SVILUPPI IN SERIE DELLA (RIBIRE E FILON)

SOLUZIONE

Quando i carichi agenti sui lati di una lastra rettangolare siano distribuiti secondo leggi complicate o presentino dscontinuit, ionveniente riferirsi al metodo injz.ialmenteproposto da M. C. Ribire ,'e poi sviluppato applicativamente da L. N. G. Filon " ; l'equazione fondamentale

a4Y/-r ., anY 1
Ax4

x, )l

, a4v : u
l'

(13.3.13)

qui affrontata per ( separazionedelle variabili >, medante uno sviluppo .in
sef1e.

Fig. 13.8.
in muratura. In questo caso (che rientra in uno stato piano nelle defotmazioni), si pu date a Y la forma d un polinomio di sesto grado imponendo il rispetto delle seguenti condizioni al contorno su AB, su BC e su CD: su AB: su BC: su CD: ov*:0 oxx : oy\ 0 0 o," qx dyy:0

Per chiarire come ci awenga consideriamo dapprima il caso piutt(,sto astfatto rappfesentato nela frg. 13.9, dove le forze vertcali agnti su AB c su CD seguono una legge sinusoidale:
-fr: senax fz:b senax

(13.7.1)

{tr itrt"ro) mentre imprccisatn l f distribuzione delle forze tangenziali f, su D-A. e BC.
/a fcxiar dc! tiNr 1air!e!, "Conrptcs tcndus", t26, pt,.4l)2-404, lBrB; .. .,I M. C. Ri6itc,.\'t .\ir /.t tli/.1 r. .tc. d ifr t:lar, "0,li+tcs ltcnclus", /21, pp. 1i90-1192, 189u, ,, 1,. N. (). tjiIrn, cir.

con a, b, valori costanti e con .r -

(13.6.10)

556

Srl'tppi aPplicariri della teotia de

'elastiit

.".:l.,pp i'r t?ri? dclla sal.,qioxe ( Ribislc c filon)

557

oirx

]_

_--h----,

a+b

'

senn zoan+ zoan senh ah) cosh ayzd tl

nI l
f

.[(*h cosh *ha"-b


senn zdn -

a senhah.y senh o(y]sen o(x+

.[(ah senh ah-

cosh ah) senh ay

a cosh ah'y cosh ay] sen ax

nl
k

a+b
senh 2ah * 2ah . [ochcosh crh senh ay - a senh ah.y cosh o.y] cos ctx + a_b senh 2,th - 2ah . [ochsenh ah cosh ay - a cosh ah.y senh ocy] cos ocx (13.7.8)

a+b
Fig. 13.9. La (13.3.13) e le condizioni al contorno sono allota verificate ponendo: sen Y : Lf,'(y) ocx (1,3.7.2)
senh 2ah f 2o.h .[(ah cosh cth f senh cth) cosh ay a-b senh 2ah - 2ah . -]- cosh crh) senh ay [(ah senh cth * senh cth.y senh ocy]sen ax f

occosh och.y cosh ocy] sen ax

la dove {(y) funzione della sola y. Sostituiamo (13.7.2)nella (13 3.13): ne l'quazione determinatrice di ,f(y): segue
, Y ! _ Z z z : qy" f dy"
a4.t ,l2,L

Si deve notare che sui lati DA e BC l'espressione di o"u tale da garantirc l'equilibrio globale. Se f, ed f, fosseto date nella forma: f1 : - a cos dx fr : b cos crx (13.7 ,9)

aa:0 lineare

('13.7.3) a coemcenti (3.7.4) ,{B: (13.7.5)

questa una quazione differenziale ordinaria, c o s r a n r i l c u i i n r e g r a l eg e n e r a e : (y) ,1, : .. cosh ay f

satebbe opportuno

seguire il medesimo procedimento, con la posizi.'ne:

V - +(y) coscrx

(13.7.10)

c, senh ay -l--cry cosh o(y + c4y senh ocy

Le costanti cr, c2, ca, c4 sono ottenute dalle condizioni su o""(x, f e su CD: o'v(x, -h) : 0 ovv(x, h) : b sen *x h):0 o v v ( x ,f h): asenc{x

che produce formule analoghe alle (13.7.8): basta scambiare.il fattore sen crx in cos ax e muta( segno a d*y. A questo punto, siamo in grado di affrontare i casi piir interessrnti in cui le forze assegnate sul contorno sono distribuite con legge qualunque fr(x), fr(x) (fig. 13.10). Infatti, sotto ipotesi assai < larghe >, possibile rappresentarefr(x) cd fr(x) mediante le setie:

(1,3.7.6)

che si traducono, per le (13.3.7), in: , 1 , ' G ): 0 o"'(h): a L!'(-h) :0 c{' {,(-h): b

f,(x): au *,,j,a- ,".rf

" -f

-r ,!"J,, T

,.
( 1 3 . 7r.)1

(13.7 .7)

f,G): t',o r.,' | ,,:,b,,, -f, ' I ,,i,t1,.,,, I


c()n:

AILL fnc, ccco jl lisultato:

558

Sr;Qpi a??licaliri dela haia de 'elathit

Ir la:tra larg di Filax e la larla nre a di Bleicb I termini ao, bo inducono uno stato di tns.ione costante d9":0 i tetmini che sen jf ai, bi d9":0 og-:1" I

539

inducono tensioni analoghe alle (13.7.8), con la differenza ' x (e viceversa), e che o*" muta sgno. L'esprcs0 :

x diviene cos

sione analitica di ovv per I : ovv:_ qc I t mrch


' l s
l m 7 !

,
c

mrch
l t

mzrh
l

Fig. 1i.10.

, 2mnh . f . ^ mrh senn | I

ao:

I t-.. 2l llr(\)dx
I -

ad

l;mrx d* sn I ftr(x) I
t

an:

't
I

f " , . cos m xoz lrr(x, I


I

(13.7.12)

Nella fig. 13.11.b rappresentatol'andamento della (13.8.2)qundo c + 0 e g - oo in modo che 2qc conservi un valore lnito P, da intendetsi comc carico concentrato '3.

(e analogamente bo, b-, bi). La soluzione dunque conseguitaper ( sovrapper posizione degli effetti >, sommando cio i contributi dei singoli addendi delle
mt m ( t J . / . 1 r , c n e c o n l e n g o n o s e n- - - - x o c o s _ x,

13.8 LA LA,STRA LARGA DI FILON E LA LASTRA STRETTA DI BLEICH


Esemp applicativi particolatmente intefessanti sono quelli di una lastra molto allungata, caricata uniformemnte su una piccola potztone del contorno (per .._ c qxqc), come nella frg. 13.11.a, e quello di una lastra molto alta, soggetta a forze concentrate assiali sui lati corti. Nel primo caso, detta q I'intensit del carico, risulta Aalle (3.712): - a o : b o, : q rc a b. 0 2a' m^c s e n- m7| I

le

i-va.i
Fig. 11.11 .
,r L. N. C. Ilil(r, cir.

l=-----T-l lo

- a.:

b','

m:r'.- d . n f \ Ir Jlcos | r

(13.8.1)

560

S'i/ ppi ap?licati"; detta tcoa dall'elarthi

Farnalaqioxe del pabh'a

piano ;n clordinale Polari

51

ipetbolici _seni coefficienti nelle (13.7.8)possono esseretidotti all'esponenziale exp [cth] e i ] termini ai, bi offerti dalle (13.8.1),per c assai piccolo, s appr-ossimano alle:
-am. bo 2q I mtt \ c, l1l. I r I 2q. -i_

Nel secondo caso (fig. 13.12), essendoh <<1,i coseni e i

Il diagrammadella (13.8.4),per divers quote y, una bella illustrzionc dcl postulato di Saint-Venantin una sua stringente vetifrca2a: nei pressi dcl punto di applicazione di P la oyy presenta una accentuaaconcentrazionesulla linco forza.,ma g a breve distanza (per h y x 21)la tensione oyy quasi non della" varia, come se il carico fosse dato da una pressioneuniforme di risultantc P.

(13.8.3)
13.9 FORMULAZIONE IN COORDINATE DEL PROBLEMA POLARI PIANO

Posto dunque P :2qc,

la o"" in vi.cinanzadelle basi prende la forma:

*":-+-+r:,[+rn-y)+1].
."-oli.o nr]-,rF (13.8.4)

Sinora abbiamo usato sempre un riferimento caltesiano ortogonale, il pitr conyeniente per la lastra tettar'golare piana. Non sono per iflfrequenti pfoblemi piani dove il contorno curvilineo, pr i quali riesce pir spontaneoed elcace valersi di coordinatepolari (p, 0). In questo patagtafo vogliamo apPunto dare un cenno sulla formulazione del ptcblema piano in coordinate polari c presefltarnealcune facili ma mportanti applicazioni. Nel nuovo riferimento le componenti di tensione mutano nome e significato: intorno a un punto genetico P, l'elemento nfinitesimo che dev'essereconsiderato dfinito da duc archi di cetchio DA e BC distanti dp, e da due sezoni radiali B-4.e DC la cui anornalia difletisce di d0 (fig. 13.13).

0,198d.

2,575t2.

..

v-

l1= z I

; 1,9876,.

l 1,o27o+
t

't-

- -'n' 0,973G 2l

Fig. 13.11. radiale 6eee la lewizne fa,tqett' Sugli archi DA e BC operano la tensiane -ooopd0, -opopd0 sono le componentidela ftrrzainfpertanto, se qiale ooo) nitesima agente su DA, quelle agenti su CB saranno rispettivamcntc T l(o."p)
L

. .P ( .-

l t (ooopldplJ0 e
I

T ltr",,p)

a l .^ (oo"p)dplcl{l I
P prlntli'

Ftg. I ).1 2.

'a t-() svilupp(, cooplcir) di qucst vcrilc c,)ntcnuto in una Mcnrori,r di lr. lltith "llarringcnicul', l, 1923. crta sull,r rivista

:toz

S,iltppi

atbpliat;t i d.lla reoria dell'datien

I/ di:ca e I'anetto di Lan-Cta1Eratt

563

Sulle sezioni BA e DC Ia tensionerconferenTale e la tensione oss targen{ah o6oche si dimostfa essereuguale a o.eo;perta.nto, se
- d'00 , Sen qP

'operano

Questa relazione indica, tra |'altro, la trasformazionein coordinatc polorl dell'operatore V. dunque owio riconoscre che la (13.3.11) si scrivc corll (L |

d
2

0-

oopdp cos

0
2

\p,

p rp

0 -l

p, ao")(:;o' ' ;-;"

,\/a,Y/

aY

A"y\

(13e')

sono le componenti sul raggio OP delle forze infinitesime agenti su BA, quelle agenti su DC saranno: / -1"**
\

)-i : "i
.v

\ lA d 0 | d ps e n ]
,/ IA z

e
JA

/ ;-. \ d0 l o e o - a :(i e d 0 l d p c o' r- 2 $


\ 1 ,]A

-6) del\a'(1'3.9 che risponda anche allc Se si riesce a troyare ana solwzi.one risolto completamente,poich la solucondizioni sul contorno, il problema zione unica in virt del teotema di Kirchhoff (cfr ' il pat. 1'L.22).

I ;*, I I'equazione di equilibrio in direzione radiale: *. + 1 p ' p 9jp -p 6oo ooo I Fo - o p A 0 '

Ponendo, owiamente, sen

cos

l, allora subito dedotta

13.10 IL DISCO E L'ANELLO

DI LAM-CLAPEYRON

(13.9.1)

Applichiamo dapprima la (13.9.6) a problerni Piani dotati di simmetria tale il casodi un disco soggetto a pressionep uniforme o di un anello assiale. circolare soggetto a pressionep" sul contotno sterno e a pressionep, sul contorno interno (fr,g. 13.14). prevedibile che in queste situazioni non sussistc 'I"(p). una dipendenzadelle tensioni dalla vatiabile 0; perci lecito porre Y :

dove Fo la componente radiale della foza estetnain P. In modo analogo si ottiene l'altta equazione di equilibrio in direzione tangenziale:
1 ooe , 0ooo r - - r P o o a o 6po , r 6 - ' p P 0

(13.e.2)

dove F6 la componente tangenztale della otza esterna, soddisfatte, Quando Fo: Fo : 0, te (13.9.1),(13.9.2)sono idntcament se le tensioni derivano da una fuozioneV(p,0) secondole relazioni:

""":

1 AY

1 Ar\'

| 6-,'

.'o'

; /r i\"\ dp' -(i-Fl

",00

arYr

-ol

(13.c)3)
Fig. | 3.14. L'equazione (13.9.6), ptiva delle derivate rispetto a 0, diviene :
_

Ota occorre tene presntel'equazione di congruenza (13.3.8) nella forma (13.3.71) datale da Maxwell :

v(ouyo"*) (# -r *rJ r"* * "."1: o r

(13.3.11)

ttaducendola nelle nuove variabili p,0. Si noti che la somma dyy t 6xx e un ixuariante rispetto alla ot^zione dele coordinate (cfr. il par. 11.9), per cui:
dyyt 6xx: Ito0+ 6pp

d4y J
dpn

'_

2 dr,r
p dpt

l
pt

drv
dp"

I
p'

dI/
dp

(13.10.1
una nuova variabilc t talc

(t3.e.4)

e la sua integtazione elementare, introducendo


. " ., '1 P ""^ It I Si nrr iene infine:

e quindi, per le (13.3.7),(13.9.3):

Y:aL.rp
|

l - b p ,l n p f c p ' 1 d

(13.10.2

- , J ' r G ' , 1( ; , , \;*, |

i2

2 \

^2

(13.e.s) o ") u , 1 ' t ' , r . 0 ,

L-2

con a, 1), c, t, costanti cla dctcrnrinarc scconclo lc condizi()tli tl corttorno. l,c c ( ) m p ( ) n c n t id i t c n s i o n c r i s u l t a n o c l a l ) c ( 1 3 . 9 . 3 ) :

564
6pp * d00l U t ' l 2 1 n p 1_ 2 c $+ur: l2lnp)!2c ooo0

St'ihtpp; a?Plica/i della feoria dell' elakit

Le larnkle

di K;t.rcl) ])er h te'1io'ti intarflo a fari

53

13.11 LE FORMULE DI KIRSCH PER LE TENSIONI INTORNO AI FORI


(13.10.3) - |, O. (13.10.4)
Passiamo ora a due esempi in cui la simmetria assiale vien meno. I-'cquazione (13.9.6) conserva tutti i suoi termini e pu esser lisolta caso Per caso con opportuni accorgimenti. Esiste anche una soluzione generale clella (13.9'6), propoia dn J. H. Michell'6 nel 1899 mediante uno sviluppo in serie di Fourier I il lttot. potL consultare in proposito il testo citato in nota'7 Il primo esempio riguard; la concentrazione di tensione che si verifica intorno a un piccoo foto di raggio R entro una lastra rettangolare soggetta ad esempio a irazrone uniforme ime in fig. 13.15.a. 'A. sufficiente distanza dal foro, l'ehetto locale diventa del tutto trascutabile, sicch lecito supporte che sulla circonferenza di raggio r>>R la tensione sia semPlicemente:

bastaporre a : b : 0,.: _ .Per il ptoblemadel disco (frg. 1,3.14.a) Ossia: 6pp:-p oo6:0 do,,: p

Per il problema dell'anello (g. 13.'14.b),le condizioni statiche sul bordo esterno e su quello interno sono: : opp - P" per p : R" 6op: pr per p : R. (13.10.5)

esse non bastano tuttavia per individuare le costanti a,b,c, La terza condizione deriva infatti dalla considerazionedegli spostament uo, uo. Si pu dimostrare che alla soluzione generale (13.10.3) sono connessigli spostamentl:

o*":P e quind :

oxv._0

ovv:0

(13.11,1)

opp:p cos20:7f(l

2 cos 0)

-^ '" =-, I--c L p

1 T

1 I , ,

(13.11.2) - Zlt v )b p n p b 1 t_ f v ) p - z.il -9pl


I

0 opo:-p cos sen0

lV

" r nZ O

esen0lfcos0 (13.10.(,)

uo .

400. g-b le cosUisen0lgp

Se fissiamol'attenzionesulla porzione di lastra compresanela circonfercnza degli effctti : di raggio r, il problema pu essei ora risolto per sovrapposizone 12p (fig. 13.15.b), e I'effetto di unt l'effetto di una trazoneuniforme pori n

dove e, t g sono costanti e E, v i soliti coefficienti. Ebbene, la seconda delle (13.10.6) contineil termne che non period.ico: esempioesso ad $! vale zero per g:0 e vale !19"- per0 -2r; ma ci non ammissibile peruu, poich ovriamente dev'essereur(p,0) : uo(p,0 f 2r-). La norudrania di ue esigepertantoche b: 0. Allora il rispettodelle (13.10.5) conduce ale seguenti espression:
'Jee L'e ^zrpz

distribuzione di fotze radiali e tangenziali che seguanorispettivamentele lcggi 11 | p sen20 (fig 13.15.c).Per la situazionedella fig 13'151r V r"" Z0 " Z )t valgono le formule di Lam-Clapeyron(13'10.7),avend_o Posto P" "'- p' R": r, Ri: R. Per la situazionedella fig. 13 15'c, basta asscgr'rrc Pi: 0, la funzione V(p,0) nella forma; cos Y : Ll,,(p) 20 (13 11'3)

R?(o' R?)p:i

Pi

Ri(R3- p') p'(R: Ri)


Ri(R: t- o,l

.\to -

p.

R."(q' I R) -

(13.10.7)

ortlinrrirt che, introdotta nella (13.9.6) d luogo all'equazionediffercr.rzjale f l n ' .( p ) :

"1n:

nij

p,tn:- nij

che gi. Lam e Clapeyron avevano stabilito nelle pagine del loro celebte saggio ?s del 1833.
'5 J. G. t,r,nJ. ll. P. Il. Clpcyron, .l//f /',;qi/ihrc kt/i tr dtt c.4r ralut(j thrh.q :.t, cit., pp. 51-525.

( # i +X:i.'++-+):'
dp
tr6 f. Ntichcll, (r] rlrt tth'rintian .I tt i! ]t 4" t/tl.tti. !.lil , i/L dlllit/i,t! " l ' n , c . I .[.r ( , , , f r l r r h . S o c . " , t / , ir Pf. 100-124,1t99 i7 (llr'.S. linrshcrrk,', J. N. {;rrxlicr, ci( , P Ll6 c scl.ts. to /t

(131 4)
tl)"t t'/ I'likr

566

S' ilaPpi applhati

della t?aia dell'elarthit

La satr$an di Flala pe il re1i?a<;o

367

Finalmente le tensioni complessive lisultanti Prendono la sguentcforml' poposta da G. Kitsch'8 nel 1898:
'|
l

'""i-+P(r-

R2\

R2\/

i R ) \c o s 2 0 "r

;i)

;P(t-

;')(1
(13.11.9)

: ,,, *o(' * #)-*' (' + #) -',0


I "'0. -7r(t t,

Rr\/-

;; )('

'j fR 's e n z o ) \

Come si vede, i termini variabili con p dectesconolapidamente, opp,opg Invece, pet p : R, I'effetto del foro assai R convergono p., p >> ,ll" ('13.71-2). .- oo,: 0 e ooo p(f -2 cos20); nei punli in cui sensibiie;risulra infani ooo

locosze 'zllo
Fig. 1j.l5. L'integralegenerale della (13.11.4) : : Q(p) "p'* bpa{ cp-2f d con a, b, c, d costanti. Le condizioni al contorno sono: ooo(R,0):0 oo6(R,0):0 (13.11.5)

a circonferenzadel foro intersecal'"rr. y (0:+'+"1, raggiungeil suo valore massimo: ooo: 3p

la tensioneo00 (13'11'10)

senz

sui tre yolte maggiore della trazione uniforme ,apPlicut-l- lati della lastra' La frg, 13.1,6t"pptet.ttta il diagtamma di o66lungo l'asse y'

o o o ( t ,:0 ) lO.o"zO
ossia, per le (13.9.3):

o p o (0 ) : - l O r,

" . nz O

(13.11.6)

-o $+r*r-f +,ero : f +'ror-Sq,(R) : |v j+r'>-l+'r'>: ]+'r'r-$ aG) l,


dove J'apice denota ia derivazione risperro a p.

Fig. 1i.|6.
(13.11.7)

I3.I2 LA SOLUZIONE DI FLAMANT PER IL SEMISPA'ZIO


Il secondo esempo ch desideriamo brevemente ricordare qucllo dcl semispazio caricato u-niformemente su una retta del pano Qrizzontale di ff()n'
'8G.{irsch,Dietlret)ederElasti<i/al'uldel}utiirJttrndcrli'tirkc;kl|ln,"V'DI"'42'

Se si suppone trascurabileil rapporto f, a, b, c, d, i valori:


1

gr.ra. equazioni forniscono ad


R

pp.797-807,1898.,cf<,rLrlulcdiKirschdannoun^bLron^^PProssi'nflznmc'concrrorccintcouro

r '

b.o .

l o , n o = _* 'j n

( 1 3 11 . 8 ) .

s,,tto il !{,, pcr l- -:025 (I. I-. Vilsrn, 1930).

568

Stil ppi ap?li'atiri de a teaa drll'ea;ci

La o! <iancdi .Flarnantper il $t iraa<io

39
ooo:0

tieta da forze verticali. Possiamonterpretarlo come problema piano nelle deformazioni: il problema cio di un semipiano soggetto a una forza concentrataQ come nella frg. 13.17.In questocaso,la funzione di AityY(p,0) data dalla:

2Q cos0
1r' P

opo:0

(13,r2.4

.y

_ 9 'l o r . r r o p

e risulta:

(1,3."t2.1)
-a c(\ | lcosr0d0:-Q

(13.12.5)

La tensione conserva valore costante - 4o in tutti i punti c rutterizz,tti d^"

2Q

(13.12.6)

-1"

Fig. 13.17. che non solo obbedisceall'equazone(13.9.6) ma anche soddisfa le condizioni al contorno: per0:0 (ep+0) ooo:0 ooo:0

che descrivono una citconferenzatngent all'assex (fig. 13.17). vasti Questa elegante e semplicissimasoluzione l'ultima proPaggine-di anni del nostrtt compss studi che verso la fine dell'Ottocento e nei prim secoio animarono la teoria dell'elasticit.All'otigine di tali studi c'ra la trlt' tazione. Dur involuta e in certo senso inconcludente, di Lam e Clapeyron (1828-18j3) sul semispazio soggetto a forze perpendicolari alla frontera'e nel 1848da Lord l(elvirr ing. t:.t4."; ; ma note;oli passivanti furono compiuti pblema di uno < spazio elastico> (cio di un corP() ioi lu ro" ioluzione al indefinitamente grande) sollecitato da una forza concentratain un suo puntt) da gen{ico - e p esattamente una distribuzione di forze sulla supetficic di ina piccola ."tit'" 1fig. 13.18.b).Si ebbe poi la soluzionedi J Boussincsq (187) al problema dellemispazio elastico sollecitato da una forza perpcrtli3' olat al piano " (fig. 13.18.); ad essasegu quella di V. Cerruti (1882) nl oroblema <lel medesimo semispazio sollecitato da fotze tangenziali e nortnnli da spostamenti assegnati sulla ftontiera (vedi in particolate il caso dcllt fig. 13:18.d).Ancor d-opo Boussinesqtorn sull'argomentodel scmisP'lzio 33. riiolvendolo comPletamerte Fu appunto nel 1892 che A' Flamant'" trassc jl Aalprablena di Biassinuqla soluzione che abbiamo sopra esposto Per scniE (fig. 13.18.e). la cosa non tcrminr) ll: spazioelasticocaricatoiu una retta ".t f9O+ H. Lamb afiront lo stessotema di Flamant da un punto <li visla

('t3.12.2)

e 'equazionedi equilibrio < globale >:


| lJ-^ COS ll o CtU .: \.,

. t "

(13.12.3)

DaIla (13.12.1) deriva infatti che I'unica componente di tensione non nuila Ia ersiorc radia/c ooo, ctsstal.

,o c. L.rmi. B. P. E, Llafcyron. cit., pp 541-548. 30 Lord l{elvin (rr. rlomio:n), Nde;1'he hkerutian aJ tl,eEquation 0f e./ti/il) t o.l/"t lil"'tt Jrrl.'., Cabridsc .nJ Dublin Mdrh. J.". ?. pp. 87-Bt. 1848 qu/ibre d'!k;rh;h; d;ti nt i:otto2e!a,' PeIanlclttltforld't 'liJlttolt! loitt!, 1. 3o'i'..rq, 'Comptes Rendus", 86, pp. 126A-1263, 1878. i' V. Ccrr"ti,' tlicriti i tLt 0 a/t'e'ltilibia !le'car?i atici iatroP, "R. Accrd dci l'incci"' 3' tJ on. 8t-122 1882. " rr l. lloussincs.r, 4tb/izti.B.tu bate'\/ithtt'r'rnde l'q ilihre d rtonett t lu! loliht lltllti' ! ct tut1 ,i,,.,, P,LL;, IBB5t 4;ilil't;'d k,ri,irt d'nn salide f\a ttttt, l)a /ar11e i!ttalc,la'tl h! ntti' l'o' eran|rfac1,n ;trt!!],|ri!|!o!deldi|J!:N!]|/ 'tnft 'j;*,..*n),u;,'tu,,'f,N,fu|tdr/q "Coirptcs lcnilus", /0, 111t'1123,.1lj1li' l'nt hirkt| t $tt t'it'r, iii it' u,t ),t it,"i."i, PP. 1043-1048; "(i'rrr)rcslcn(lus", ll1, pp. 1465'1468, 1492,
]aA'lllltrllrrrt''M/an||,ar/i/i|,'.h.Ptc$io;all.tttttltllifrut,iunlaircrl,1l,!|||tal|J''0|rll|.||,dnl|

570

Shppi ap?Dcatiride a rea;a dll'clatcit

14 LASTREE MEMBRANE

14,1 SOPHIE GERMAIN E I PRIMI CONTRIBUTI ALLO STUDIO DELLA LASTRA INFLESSA l'irnporta.nza" per le costruzionicivili, che, Non occotte certo sottolineare
ha assunto la lastra vatiamente vincolata sul suo botdo e caric ta con fofzc perpendicolari al suo piano, soprattutto oggi, con l'introduzione nell'edilizia di lementi pfabbricati e con lo sviluppo di schemi strutturali sempte pi liberi (fig. 14.1). Eppure, come sempre, Ia rtcetca teotica sulla lastra inflessa sorse in ambienti del tutto estranei al mondo dell'architettura, sull'onda dcl intorno al moto vibratorio di funi, di verghe, di laminc' dibattito sttecentesco

Fig. 13,18. dinamico, studiando le oscillazioni consguentiall'istantaneaapplicazionedell fotze 3t,

:s H, Lamb, Ott tbePtuPagatiott trenor: att llte nrjoce oJ a elarti rolid, "Phil. Trans, Roy. Soc. o.l London" (A), 20), pp. 1-42, 1904.

572

La'trc e ne, brahe

detlalastraittfe::a ti SoplrbGernai,te i Ptini cattib alto studio

379

Il merito del primato spetta a Eulro che gi nel 1759 ayeva stabilito I'equazione diflerenziale per le vibrazioni di una membrana':

r"#*^"#:*#

ma da essr subito dcQuesta I'equazione i eqailibrio dela membrana: ducible l'equazi ne dinanici (14.1.1), inserendovi, in- luogo della frrrzt q,..ln prodotto-della massa per I'accelerazione, o mcglio, di cosddetta <<'fotza" irretzia >>, nel nostro caso, della densit p p"t Nel ff. 1787, uno degli ultim tampolli della gtande famiglia Bcrnoulli' ", supdella lastra elastica Jacques II, applic il metodo euleriano all'analisi "i'te'.it" detivatte dall'incrocio ortogonale di travi; egli ottenne c()s iottdo la formula P.JtoPPo rratd I

(t4.1,.1)

dove u' lo spostamentoperpendicolareal piano xy (f,g. 14.2); N*, N" sono le forze notmali secondo x e y agenti sull'elemento unitario; p la densit superficalee infine t denota il tempo. Per dedurre la (14.1.1)Eulero inaugur

o(S+#):'

(14.1,4)

Fig. 14.2. un modo di vedere che molti autoti successiviavrebbero seguito: immagin che la membrana fosse intessuta da fili ortogonali. Considerandoappunto due strisce di larghezzaunitatia incrociantisi in un punto P, si pu titenere che il carico superficialeq si decompongain due contributi 9r, 9r, il primo equilibrato dalla striscia disposta nella direzione x e sollecitata da N*, l secondo equilibtato dalla striscia disposta nella direzione y e sollecitatada N". Ricordando l'equazione del filo (6.7.) studiata nel cap. 6, si avr dunque
^, .'2w r\* -xz : ed essendo 9r * *, cl2rv ( x "" 9t qr : -, 1

., r.,w l\u ;)r q:

9r

(14.r.2)

rtgtdezza flessionale > della strutdove D un fattore costante, conflesso alla << tura. Che v fossero dei dubbi sulla bont di questa equazione e che cio non di intreccio >> verghe, smilc fosse lecito intendere Ia lastra come un semplice << a un ideale canestro, era chiaro allo stesso Bernoulli. Ma a complicare le cosc, proprio intorno a quegli and, intervennro le curiose esperienze di E I' lr' t.rlud"i t, sulle vibiazioni di lamine elastiche libere da vincoli e \"1iamcntc perturbate, che dimostravan o 7a presenza di crte ( linee nodali > di figura secondo le modalit dilla perturbazione. La meraviglia per talc ;utevole, risultato ne favot una sorta di rinomanza mol.dana": in ogn salotto chiunquc Doteva riDrodurli con facilit1. Bastava fat vibrare, ad esempio con I'aiuto tli -un atcheto di violino, una sottile lamina metallica sulla quale fosse disposttr un breve strato di limatura di ferro: ed ecco, apparivano stravaganti discgni formati dall'addensarsi dei granuli su alcune linee o su alcune zone della laminlt (fig. 1a.3). Al vatiate dell posizione dell'atchetto o della presa sui borcli, i disegni mutavano aspetto. Come mai? Come si poteva spiegare qusto strtlrl fenoineno? Lo stess imPeratore Napoleone dimostr di interessatsi al caso; nel 1809 l',Accademia d Francia pose addirittura a concorso il problema < 1)t donner la thorie na tmatiqae det aibraiorc des sarfacet laiqaet' et de la cotttfuct >>. I'exprience Gli scienziati di tutto il mondo erano invitati a cimentrrsi ncllrt formlazione di una rigorosa teoria matematica delle lastre vibtanti capacc tli render conto dell'esperienza. clccisivo r'li Qui la storia iicontra, fotse pet la prima volta, l'intervento Sophie Germain la quale, alla scadctrzrt tlci una dona scienziato, la signorina (icrtcrmini, si prsentJ unica concottente, al premio. L'idea geniale clclla main consisie'a nel voler estendeteal caso bidimensionale I'impr'st:lzi''rte scgttitrt ca lJulero, su invito di Daniele Bernoulli, per definire la curva elastica dclla vcrga, col metodo dei massiui e d.et ttinini. Si ricorder (cfr. l par. 6.11) che il funzionale da renclcrc cstrcn() pr()' r'/dliqft rutd'tPl'lirtt t lihnt"'N'tl J. llcnrr)ulli, litra /lrorcttlt ut hs tibrariau du llaqtur O r r r r r r . A c , r d . S c i . ) c r r ( ' p . " , 5 , P ? . 1 9 ' 7 2 1 1 ,1'7 8 7 ( 1 7 t 1 8 ) . t .r li. lr. lr. (ihl(ni, /i:ir,iiur. il'u ii, l h ' : t t K / , u u , V c i ' n r : r n r r sl i ' c n u n ' l l { c i c h ' l ? r l 7 '

tw ( y' "
"Novi Corur, Acrc. Sci. I'ctrop.",

(14.1,.3)
/0, pp.243-260,

I I-. F,ulcro, Dt

r'764,(176(,).

ltt l,il)rato tllaaarrzr,

La$re

e tuebra e

So?hie Gema;,t e i ?ni

co,rtribat; allo stnlio d.ella lanru inferla

575

Fig. 14.1. posto da Bernoulli e consideratoda Eulero per il corpo elasrico monodimensionale era:

I+
JJ(;+;)o"
tt/ 1 1 \2

(14.1.5)

dove r denotava il raggio di cuwatuta e f integrale era esteso alla struttu(a descritta dall'ascissa Per la lamina, dunque, parve plausibile a Sophie Gers. main Dorre il funzionale nella forma: (14.1.6)

dove r, e r, sono i taggi principali di curvatura della superficie inflessa A. Disgraziatamente, nello svolgimento dei calcol si insinu qulcheerrore, subito censuratoda Lagrangeche era membro della commissionegiudicatrice.Il premio non fu cos attribuito, ma nel contempo Lagrange aiut la Germain a ottenere a soluzione corretta del problema: -l

scienza non sono del tutto esenti ha fatto poi s che la (14.1.7) sia clctta comudi Lagrange. ll concorso fu comunque inclctto flemente eq a<io e dffiren{ah una seconda volta nel 1813 e neooure allora il lavoro della candidata fu'ritcnuto soddisfacente, a causa di ceiti lacune deLla dimostrazone. Solo nel 1815, al terzo tentativo, 7a tenace petse.veanza di Sophie fu premiata, a dir il vero, p i r p e r < c a r a l e r i a ' d e i g i u d i c i c h e p e r c o n v i n z i o n e" . Intorno a quegli stessi anni, pet, il dibattito sulla lastta inflessa stava assumendo vaste dimensioni, Poisson, Cauchy e Navier vi poseo mano con saggi fondamentali nei qual la teoria matematica dell'elasticit trov occasionc di cimentare le sue giovani fotze, ancor prima d'esset pervenuta alla consapcvolezza dei suoi strumenti e dei suoi obiettivi. Tutti e tre gli autori ritrovarono, per vie dvetse, Ia (14.1.7), ma non s'accordatono sull'espressione da assegnare alla costante C e sulla stesuta delle condizioni al contomo, In sintesi, la questione su C pu essere tiassunta cos: Poisson s e poi Cauchy gunsero alla conclusione (erronea) che C dovesse dipendere, oltre che dall'elasticit clcl materiale, dal quadtato dello spessore H, con la dtfferenza che Poisson operavt entro l'ipotesi delle azioni molecolari alla Boscovich (cfr. il par. 11.3) con una sola costante elastica per il corpo isotropo, mentre Cauchy ammetteva - n questo caso - la ptesenza di due costanti. Naviet t giunse invece alla conclusione (corretta) che C dipede dal cabo dello spestoreH. La polemica insorsc nel 1828, dopo la pubblicazione del saggio fondamentale di Poisson8, la cui sesta sezione dedicata alle Equatiaxs de l'qlbre et d?./mzuuement d'ane plague la$iqae non teneva in alcun onore i precedenti risultati di Naver, e enzi, pcr taluni asptti, li contraddiceva. Irrtato pet la mancata citazitone, Navier reag violntemente, osservanclo I'altro che se C fosse propotzionale al quadrato dello spessore, quanclo lt tta lastra si assottisli sino a diventar ua trave non si otterrebbe la consueta rclziore momento/cutwatura dove figuta il momento di inerzia J e cio I-I3. Ncl medesimo tempo, per, Naviet ebbe cura di non apprczzate la ticchezza c ln novt dell'impostazione di Poisson (simile a quella di Cauchy) in cui la tcorit della lastra veniva dedotta rgorosamente dalle equazion genetali di equlibrio, (di congruenza) e di legame, mediante semplici sviluppi delle componenti tli spostamento nelle prme potenze di z. Poisson, per conto suo, si intest(') a c(x]traddire il metodo di Sophie Germain che Nar,.ier magnificava, pet averlo cgli

t(*''

nw

anw

4.'t

- aaw\ - o ' o au',;

(14.1.7)

essendo C una costante e q il carco superciale o vntualmente Ia fctrza d,t 02w rnerzr^ - p ^*t Un certo vizio < maschilista > del quale gli storici cella

a I cootributi di Sophie Gernain si ttovano sopratilito int Rechercbet str la lltoriL lu tu/heu tt/.lltitt c!, P^ris, 1821, e anche in altre Mcmotic successive sul medesimo rrgomcnto tn cur ncirtrr r'h'i n,cnzionc quclla dal tirolo: RenartTcs t r la atffe, le bonre.'et l'te'ldre d. ld qmtiak,l$ r rIa ry$, Ll tiqtta/ion gnrah de ce: rarjace:, Paris, 1826. "Mm. Ac,d. Sci. Patis", s S. D. Poisson, A[noire nr hs llrJace! lldniElu, PP 167'225, 181211814). "lxcrciccs dc Mlrih.", ,, A. L. Cnuchy, Srr l'quilibre le ,'o w e r d' ne Plaqrc rrlr2, pp. 328-355, 1828. "l\,llcti,r ? L. Navicr, Exlrail dcr r?./)eftLe! rh k fuior l'hil(nrri(lrc", tles arc la qtk.t, p p . 9 5 - 1 0 2 , 1 8 2 3 ( n n p r c s c n t a t o: i l l ' ( (I n s ( i l u r ) i l 1 4 g o s r ( , 1 8 2 0 ) , "ielr:r. Acud. Sci. I'rrrii", 3S. l). t)()issrD,,'11!"/.,oitc /'[qlilit: tt /t,tott.'r,]t (lu orf. ;/rt!/iqrrr, p , 1 , p p , 3 5 7 - 5 7 0 , 1 8 2 9 ( r r r r L r c s c n t : r t , ,i l 1 4 , f r i l c 1 t 2 u ) .

576

La

re e mcmbfthe

La saltqione di Pairson per la larra dftotar

infera

577

stesso seguito e sviluppato fotnendo la co1d':etfa espressionedell'energia flessionale [non coincidente con la (1,4-"t-6) della Germainl. La diatrlly, si trascin per alcun anni, sulle pagine degli ..Annales de Chimie" e sul "Bulletin" di Frussac,riguardando anche il problema delle condizioni al contorno che Navier peflsava esser due e Poisson tre: ma su questo punto doyremo tornare. E difficile dire chi dei due contendenti fosse dalla pate giusta: come spessoaccadenelle polemiche, e non solo in quelle scientifiche,le tesi veritiere erano sostenuteda argomenti margtnali o m.sihitri, e le tesi fallaci avevano dalla loro intuzioni feconde che nella storia successiva avrebbero fatto cammino.

inflessacon l'asse z. Per la simmetria, lo spostamentonon dipende dalla varirbile 0, per cui w: w(p). Si ha poi. evidntemente: dw Ex--op e, detto rp il raggio di curvatura nel piano pz: I
fp

(r4.2,3)

dp
dp

d2w
dp.

(14.2.4)

I4,2

LA SOLUZIONE DI POISSON PER LA. LASTRA CIRCOLARE

Poich, inflettendosi la lasta, le sezioni tipo mn (frg. MA.q formano una superficie conica di vertice B, il segmento PB rappresentail ragg.io rn della curvatura che si manifesta perpendicolatmenteal piano pz; quindi-: INFLESSA

r o= 9

Il lettore avr notato che la cura principale di questo libro di risalire direttamente alle fonti, alle grandi opere dei Maestri, per cogliere i pensier pi validi alla sorgente,nello splendoredella prima intuizone; ci non sempre possbile, almeno a scopi didattici, poich ralvolta la sorgente limacciosa e solo in seguito l'intuizione si chiariscee si dipana prendendo la forma pir semplice ad essereintesa. Ma nel caso della lastra circolare inflessatutto fu detto nel modo migliore al primo colpo da Poisson: leggendo insieme la settima sezione della sua grande Memoria del 1828, dal titolo Ap?liatzn des fornulet prhdentr l'quilibre et au ruoarcment d'uneplaqae circularee avremo un'idea della potenza de suo metodo e della stringata compivte2zadei suoi risultati. Natutalmente passetemosotto silenzio l'ertore di Poisson relativo alla costante C, scrivendo \a (14.1.7\ nella forma corretta:

(14.2.5)

n(#+,#+,*#):,
sore costanteH: ^ I u: E - l H . . .3: E ] -. l 12 1 v,

(t4.2.1)
dq

dove D rappresenta la lgidezza flessionale che dedurremo in seguito, sulla base della teoria di l(irchhoff, e che vale, per una lastra di elasticit E e di spes-

(r4.2.2)

Se dunque la lastra circolate e il carico assal-simmetrico, tagionevole tiferire la superficiea coordinate polari O(p,0) misurando poi sempre l'inflessione w sull'assez (frg. 14.4.a). Sia P un punto generico del piano medio, distante p dall'origine O, e sia g l'angolo formato dalla normale alla superficie
e S. D. I'oisso|, cir., pp. 545-570

+
11.4.

-;:

'578

Laire

e ,ttertbtute

La o$ne di Portoxper la lara circolare,lfersa

Slg

Considetando ora ufl punto P' della sezione mn che disti z da P e operando in analogia a quanto accade riella flessione semplice di una ttave, si rconosce che alle curvature i. I
f o ' f o

M" -DITY dp'


\

p + l ,/ dp

"

M e D l p - dp- r u d ' * ' t g il \

(14'2'9

testano associate le dilatazioni lineari radiale e cir-

conetenziale pp,oo,nella forma :


e ^ ^ : : - e a a : rp

q"Trg punto, tutto _-pronto pef passafe alla soluzione gencralc dCl ,+ probtema. l,olsson traslorma dirttamentela (14,2.I) in coordinate polari can_ cellandoi termini dipendenti da 0 ; ne viene, come sappiamo(cfr. il par. 13.10)I w ,. / / " \ i, p , t,t 1 P /d\ \ p d t, + P l t r :dq \ d - w / d,

z
ro

(14.2.6)

(14.2.1

cui corrispondono, la < leggedi Hooke> (11.18.13) tensioni: pet le "": Lz 11, 1\ I "-/ r_*|,+ Ez I'l ",,:1_ *(; 1\ t ";/ (14'2.7)

e i momentiflettentiMo, Mu, per unit di langhezza, operantirispetrivamente su sezionicirconferenziali radiali (frg. 74.5): e
Et2

Noi-seguitemo per una via leggermentepiir lunge ma pir espressiva dal punto di vista meccanico, descrivendo l,equilibrio dill'elemento lnfinitesimo delta_ fig. 14.5. Per ragioni di simmetria prevedibile che sulle facce tadiall aa'dd', bb'cc' non sia preserte alcuna fotza iagliante; invece essapu esistcrc sule facce dd'cc'e aa'bb'. Ricordando che nella lastra l taglio T i -omcnti Mp, M6 sono assegnatiper unit di langhezza, l,equilibrio" alla rotazione impone cne:

Mo:[ooozdz:"(**"*)
-Et2

r u o - 1 " , ,ra i, r " i ) (


-tll2

(14.2.8)

- M " p 0 - ( t " * j o l F a e r e+ d p ) d 0 - 2 M , , . n - p d ) $a,


e quindi : t,rM p+" up lM"_Mef Tp 0

In vitir

delle (14.2.4), (1,4,2.5), (1,4.2.8) scrivono anche cos'o: le st

+ Tp d0 dp : 0

(1,4.2.11

(14.2,12)

Questa equazione, a causa delte (14.2.9) si traduce nella: d 3 w l d z w l -r--c-;rit:de" d w T

(14.2,13)

che in forma compatta prende l,aspetto: d ll d / dw\l T p I o it\P r-, /l: - o

(r4.2,14

D'altra parte, Tafotza. di taglio T pu rtenets nota in ogni caso cli lastra . circolare simmet(icamentecaricata, poich I'equazione di equilibrio:
t ^

Fig. 14.5.
ro A dgori, le formule di Poisson dideriscono dalle (14.2.9) sia pet Ja detetminazionc di D, sia per il valofe del coellcientc v chc, nell'ambito della teoria < uni-costante > seguita ca Poisson, in cssc posto ugualc a 0,25.

(14.2.1s)

l)sta r. determinada.Quindi la (1,4.2.14) applicabileclirettamcr.rte ci si . Sc vu<rc.ricongungerc (14.2.'10), cosa ciimunquebanalc: s<>stitucndo a,lla ln ln ( 1 4 . 2 . 1 5n c l l a ( 1 4 . 2 . 1 4c d c r i v a n c l rr i s p c t t ( ) p , s i o t t i c n c a p p u n t ol a i ) )

580

L.aift

e fiembare

Eren?i

di latre ircolari

t1i.foneneste aricale

3El

++{,+l++(,*, )l}:
D

('14.2.'t6)

:w

llD-

t'

- t o7 '

che coincide pienamente con la (14.2.10), come subito si verfica. Gli esempi considetati da Poisson iguardano: la lastra ibera al contarno (p : R), dove le condizioni da associate alla (14.2.16) sono, per I'annullatsi del taglio e del momento Mo in p : ft ;

4 * : # q-o- . , f - e'2. , -| n r l . o f

(14.3,2

+l++(,+)l:' #*i*:'
la lastr^ a?p7ggiata, dove, per p: ^ d r w qp' v d _w o p op geometriche per p : R, dev'essere: e 1A lastta inclutrata, dove le condizioni

(14.2.17)

Questeequazionisi precisanoulteriormente con riguardo alle condizioni sul conlorno. Anzitutro, dovendo: aYere'pef P : 0' dw : 0' risulta in ogni tI t caso c2=: 0. 4 t:*1^ Tastra incastrataal bon/0, le (1,4.2.19)porgono cr : :ff

(74.2.18)
Rtsono '

" .o: ffi,

percui:

* - #$ {n,-,),
Pertanto, dalle (14.2.9) derivano i valor dei momenti flertentl:

(14.3.3)

^ 'w: u

d - - iw : op

(r4.2.t9)

In ogni caso l'integtazione ella (1,4.2.16) eseguible mediante successivi passaggi, annullando i termini divetgenti con p > 0. Lasciamo al lettore la cura di accertare,per esercizio, la verit della formula generale ottenuta da Poisson per la supetficieelasticadella lastra circolare piena di raggio R:

x . { . : + [ R , ( 1 f v ) - p , ( 3 * u ) ] M 0 : + [ R , ( 1 f v ) - p , ( 1 3 u ) ] (14.3.4) +

Pu -esser utile ripoltar alcuneespressioni tratte dalle ("!4.3.3), (14.3.4) p e rp : 0 e p e l p : R : wlo:6 w-ax: Mplp:':-*no, # # M o l o - o :r r l u l " : . : * Molo:n:-qo, ( 1f v ) q R , (14.3,4)

c o - .c '-P ? b L pl ,"(lt - r n [ ) J s e a r -( ' | 1 ' ) J q p ' dIp -2 I

'\n

'\r

r" + e'/ee { ae +Jw'r"f, ae] (4.2.20)


essendo c6, c1 costanti da detetminate con le condizioni al contomo.

La tensione z,tasima si verifica sul contorno e vale:

6lM"l

3 qR'
4 I f 2

14.3 ESEMPI DI LASTRE CIRCOLARI UNIFORMEMENTE CARICATE


Quando il carico q costante, non val la pena ricorrere alla soluzione generale (74.2.20); pir semplice integrare direttamente la (14.2.74), tenendo c o n t o c h e i n q u e s r oc a s o T : 1 d / dw\ f. S h^ dunqu.,

(14.3.5)

b) Se invece la lastra appogiata ul bordo,l,applicazione d e l l e ( 1 4 . 2 . 1 t ) crinducea:


w __ : I /R, 64 D \.I o T5-!,, "__1___: _ ,l s)L l r/ I L u R2 02| -l

(14.3.O

tit\Pit/:
e, di seguito:

co2 ]i5 - ''

(t4.3."t)

c i m , ) m c n l iM o , M u s o n , , r i s p e i v a m e n t c :

N{".

lo

q(3 lv)(R,*p)

M , , = , , 1 : . q l (t v ) R ! - - ( l t 3 p , l 3

(14,3.?

582

Lastre e ne,lbrane

Erenpi di lanre cinolai utifarneme,ttecaicate

ttt

I valori massimi dello spostamento e dei momenti si trovano ovviam e n t ei n p : 0 :

flsultano

. .

Eseguiti i calcoli, le espressioni della superficie elastica nelle duc pr*l


:

w-'": ffi

5*v

qRa

Me."*: Mo^'": * (3* tR'

(14'3'8)

-, : #

Ril + +,,r'"] + (R,- (3 ?+;rr] rr+.a.r [toa

Vi corrisponde fa tensione massina:

qR' 6 M " . " . .- 3 . , 6oo tv.) HrH2 t(r

*, : -*' {(*'- r) f r . 2 ( 1 : R'= -],R31* --( R2 lv) I |


(14.3.e)
Le fotmule cos trovate non sono tanto importanti in s, quanto invecc petch consentono di passaread altre situazioni di carico, per semplicesovrapposizione degli effetti. Da essederiva anchela soluzione della lastra appoggiata soggettaa una forza P al centro (frg. 14,7), come adessovedremo.

I (RS C)r" -R (14.3.14 r

c) Un poco pir complicato il caso di una lastra circolare, ad esempio appoggiata,in cui l carico lineare Q sia dstribuito uniformemente lungo una circonferenzadi raggio Ro< R (fig. 14.6). Qui si pu procedere in analogia a

Fig. 14.6.
d.i quel che si fa per la linea elasticadi una trave in presenza fotze concentrate: nei due intervalli 0 <p( Ro si applica cio la' ("t4.3.2)con q: 0 separatamente e &< p<R ottenendocos t / 1c 1 ? + c o :
^2

Fig. 14.7. d) La forza concentrataP pu essere intesa quale limite del caso pecedente,facendo tendereRo a zero e supponendopet che nel medesimotepo p. Ci poit<r il carico lineare Q crescad'intensit, in modo che sia: 2rRo.e: la (14.3.14)diviene:
w p r?-l ., ^ I -". ^ l-: | ' (Rr- a2\1 - " zln! | ' 2" '" " lD I Irv Rl

(Perp<R6)

(14.3.10)

-,:.i++

c;n++4

(per p qR) \<

Le cinque costanti co, c,, ci, cj, cj sono determinate dalle condizioni al cortorno (14.2.78) per p : R e dalle condizioni di raccordo pet p + \:
wr:wo

(14.3.1s)

La freccia massima al centro vale dunque: 3-l u PR' w'^":1f v r6rD (14.3.1)

dw dw" _l-: . op op d / dw"\l d f l d / dw,\l

a _ a o / l; t i t \ o , r l : D d p p . r po l \ Lt
d f l

12) ( r4.3.

c i momcnti llcttcnti Me, Mu soxr :

584

Lastra e me'tbrane

La teoia Eerealec h ipatei di Kinli)af

585

M " l 4 'r ' ,

u ;I n R ' p

N"4 , :-4, 1Lf 1 r1 g r " ! t P

1 r gI' l 1 r + . : . l z ;

rtferita la lastra di forma qualunque a una terna di assi cartesiani t)(x, y, z) come nella frg. 14.9, dove il piano medio coincide con xy, tornirmr) pct un momento all'idea iniziale di JacquesBernoulli II di cui s' parlato nel par, 14,1.

Per la lastta incastrata (fig. 1a.8), il ptocedimento concettualmente identico e non occorre petci sofetmarsi. Riportiamo soltanto i tisultati; la supetficie elastica definita dall'equazrone:

*:

D - t o _ or ot , 2ptln l f LRt

^ l

(14.3.18)

e i momenti Mo, Me sono dati dalle formule :

M":+l<t+Ot" ^-tl
r r t R

t t r ' . _ . L ( ]I l n q

P r

vI l ( 1 4 . 3 . 1 e )

e Si noti che te (1'4,3.17) \e (14.3 19) sono divergenti per p + 0; ci rivela i limiti della tt^ttaziolLesin qui espostache ha carattereapptossimato sia per le ipotesi ('14.2.4),(14.2.5) sulla deformazione, sia per le- telazioni di legame conto della sollecitazione ta.gliante, (14.2.9) che non teogoflo adeguatamente na teoria piir rigotosa fu enunciatada Saint-Venantin due lunghe e preziose note alla suttadzione dell'opera di Clebsch(1883): ulteriori contributi furono dati dall'allieyo di Saint-Venant,J. Boussinesq,invitato a studiare la questione da dal suo Maestro, e successivamrte J. H. Michell (1900)e da.4.. E. H. Love.

Fig. 14.9.
Immaginiamo cio che la lastra sia come una sorta di tessuto formato da tfavi ideali mutualmente ortogonali di larghezza unitaria e d'altezza, pari allo spcssore H, patallele le une all'asse x e le altre all'asse y. Secondo Bernoulli, sullc facce dell'elemento di incrocio tra due di queste travi ideali opererebbero soltanro i momenti ffetreni M*. M, . rispettivmenre (otre che l forze di taglio T", T"). Ci invece non vero: sulle acce opeta anche un momento torccntc M"y : My*. proprio la" ptesenza di questo momnto torcente a proclurrc una < solidariet > tra le strisce ortogonali che, durante l,inflessione, son cosrrcrrc a torcersi (fig. 1a.10.b) intetagendo, diversamente dai fili di una tela o dallc canne affiancate di un canestro (fig. 14.10.a). La flessione stessa, nei due scnsi, festa cosl contfastata. giungere alle equazioni indefinite di equilibrio, si procede al solito _Pet modo: s isola un elemento innitesimo e lo si crona di tutte le sollecitazioni ptesenti sulle quattfo facce. Ad esempo, I'equilibrio alla rotaztone suc rlircz i o n i y e x d u o g o p l e r e l a z i o n i( 6 9 . 1 4 . l 0 . i r :

Fis. 14.8.

I4.4 LA TEORIA

GENERALE

E LE IPOTESI DI KIRCHHOFF

Vediamo finalmente come si possa giungete alla definizione generaledelI'equ,azione(14.2.1). Un altro grandescienziatoci sardi guda, poich quel che verremo dicendo si trova espoito con chiatezzae semplicit in una memoria fondamentaledel 1850 di G. R. Kirchhoff " che conclude - lecito dire - il lungo dibattto della lastta inflessa.Prima di addentrarcinelle ipotes pattisulla teotia classica colari, bene definire le equazioni indefinite dell'equilibtio. A questo scopo,
Ir G. R. Kitchhof, Lleber dar Gleirltgericl.tt rrttd dh Betu:gng nrgcw. Math. (Crcllc)",40, pp.51-88, 1850 einer clastis.l)tn lcltciln, "J rcinc

T- rlydx

lnl" t \

'I. ' , * a"'J d v \ 4 'd v

* (t"- * Sf ot)0'. \''. 'rx


r, crx : (r,r, r i|! cry ar) 6'. N,r, -l <Jx

l, ( 1 4 . 4)

r(rr." I

alk" a-)ay M,,,y

586

Lae

e hembatte

La leoria senerale h ipateri di Kiftl)bo e

3t7

in particolare lurl <<H, essendoH lo spessore costantedella lastra. ln sccondo luogo riterremo che o** e o"" sano nulle sql piano medio, oss.ia piano xy, sul e dipendano lnearmente da z; in altri termini: 6.' : a1lx, y)z ovv: as(x, y) z (14,4.5)

mentre le tensioni o,*,6zy,6zz a"genti su superficie parallele al piano medio sono piccole o additittura nulle dappertutto: o,":0 ozv.:0 o""- 0 (14.4.6)

Per il legame elastico isotropo, Ie (1,4.4.6)implcano:

. . . : zl l. 1a' z. F ex. lu ' l : o e . r -2 \ l*z' - ,* \ : o 1 ( \ y /


u--E:-

0u,

,,) ,
E

(14.4.7)

Fig. 14.10.
da cui derivano le: _x l
: - |

(oaxt oyvJ

La" terza delle (1.4.4.7), tetuto conto delle (14.4.5) fornisce allora la seguentc espresslonepef uz: Mv* oy

M* cjx

aMv , AM"v

a v ' x

I1L L '\

"'= -

[ a , ( xy ) * ^ , ( " , l + ,

v/(x, ) y

(14.4.8)

L'equilibtio
-f

alla ttaslazione secondo la ditezione z conduce invece alla:


--Y\^J

ar" , ar"
.\

^/__.\
).,

(14.4.3)

nella quale w(x, y) rappresentalo spostamentoverticale del piano medio della lastra. Ora, se lo spessore abbastanza H piccolo, il termine in z, nella (14.4,8) pu esseretrascurato, ponendo semplicemente:

dove q(x, y) il catico per unit di supetficie. Componendo le (14.4.2) e la (14.4.3) si ottiene ancora: 2a' M.v -a.rx l ,. - F - i t - t , M atM, _ iF: ^ /i v' ) . / \ q r,

(14.4.e)
Quindi, introducend,oIa (14.4.9) nella prima e nella secondadelle (14.4.7)

(r4.4.4)
(14.4.10) dgve u(x, y) e v(x, y) sono gli spostamentitangenziali dei punt appartencnti al piano medio. In presenzadi soli catichi vericali (diretti cio icond<>z) prevedibile che u(x, y) e v(x, y) siano trascurabli,per cui le (14.4.10)possono ridursi a:
u\ ctw z ^ rx u\ dw z.^ (y

tra Balza evidente la somtgli.anza" tutte questeequazioni e quelle che governano I'equilbtio indefinito della trave nella versione lineatizzata (6.16.5) delle relazioni- di Eulero (6.16.3). Infatti le (14.4.2) cottispondono alla ben nota equazioneche lega il taglio al momento A.tt..rt. $: che l'estensionebidimensionaledell'equazone# ,. d,M sr collega lla : q,

T, Ia (14.43) altro non : - O, nfrne la (14.4.4)

(14.4.11

d?2 questo punto, dobbiamo introdurre le ipotesi di Kirchhoff- Anzitutto - ,opp,,rr-o ch le..,mponenti dello spostamento ur, uv, u, siano infinitesimc;

libbcnc, le (14.4.5),(14.4.6),ovvcro in partcolarcle (14.4.9),(14.4.11) c()stituisc()rlo cosidtlcttcifolui di Kircblo/lchc, a parolc, si csprimono cosl: lc

588

Iiire

e nenhrune

La lcotia gekerale e le iparei di Kitcltba./J

589

al rettilineo della la$ra inilialnee perpendicolare piano medio rimane agni segnento perpendcolare alla vlerfcie nedia iaflessa. rittilinio e Il rest vien da s: le componenti sx,exv, evvdella deformazione,a causa prendono l'aspetto: delle (14.4.11)
02w u. :-z-;-x,::: ;dx ox"

dove si posto :
t-u FIJ8
-1-

F I
-;_

rz(1

t----;-

\-)

t-vr

(14.4.17

'.':
''

2 l.60." dy

I / u.

u" \

l;/
- 02w cy'

-z

i2w

come preannunciato in (1,4.2.2)pet Ia < tigidezza flessionale >. Sostituendo le (14.4.16)nella equazionedi equilibrio (,a.4.4) si tae finalmente la : (14,4.12) a 1 / j n r u - ,t "\a* * an*

*v

a""ir'

gt*\ - ;;a/'-c +

(14.4.18)

e le cortispondenti tensioni orx, xv' ,:vv si rendono esplicite in: rrxx- j.


6*l

t v,

, ( e " ' l -v e v u )
- zuz 2w (-x-

E z / O ' w ," '. ',1 ' u.(a*,

i' w\ A y ,)

che resta cos dimostrata in genetale. -4. dire il vero il procedimento usato da Kitchhof per dedurre la (14.4,18) un poco diverso e certamente pi brillante. Kirchhof infatti inizia il suo cammino stabilendo la forma corretta dell'energia potenziale elastica

ZLterl F

(14.4.13)
Ez / 2w

o : +z D l l l l " - : l + la 2 w-\ 2 y, /
JJL\(r-/ f

r r f / : 2 , , .\ 2

, t " ,-

Tiu,

( e , "- v e , * )

", \y"

+t

rzw\

*r /

02w i2w tw , r 1 zv 6*, 6y + zrt- ") / .."a, \tl a,.ar (4.4.19) 1 ,1 I

Per passare dalle tensioni alle catatteristiche di sollecitazione basta ora porfe, ovviamente:
lIl2 {R:l6rrzdz ]ft2
Et2 IIl2

Per il principio dei lavori virtuali, il lavoro << interno > virtuale A{r dcve uguagliare lavoro esternorzirtuale il JJqwdxdy; ne tisulta I'equazione variazionale: ^

Mr,

'.l2

dz lo^,2

M, :Jo"u z dz
-gl2

(4.4.14)

A I O - l l o w d x d 'v] l : 0 L J J '

(14.4.20)

asgiungendovi (con scarsa coerenza rispetto alle (14.4.6), ma lecitamente per u" tra"ttazionepprossimata; Ie espressoni per Ie forze tagliant :
Hl2 rll2

T*:1""-a"
-t/:

dz T"- Jo",
ll/2

(1L41\\

Le (14.4.14)danno luogo alle :

operando sulla quale Kitchhoff riesce a definire non soltanto I'equazionc <li campo (14.4.18) ma anche le condizioni natarali al contorno, in numero di duc, contfo le te che Poisson aveva ostinatamente difeso nella sua polemica con Navier. L'.intricata questione anim una controyersa che Lord l(clvin, P. G. Tait" e J. Boussinesq'r riusciranno peraltro a chiarire completamcntc, Il metodo di Kirchhoff fu poi ultetiormente sviluppato da Gehring'a e dl Clebsch's.
rz \1. Thomson, P. G. Tait, Treatire o" Nat tul Pblajopl)J,,Oxford, /, p, 188: 1867; 2a cd. I879 1883. t3 t dct cotpt to/i.h! .tlti.tlu.lo' ftrhftr J. Boussincsq, rl, nanelh :n. l'Jqtilibrc ctle nono t,l.Nan !o,1! trFl>e/;tts, far rdl>potl . d'al/tei, "J. Mrth." (4, r6, pp. 125 2'74, 1A11; ( j,tllttL a *J. Mth." (3), n". tiludc .lc r87t (...), 5, p1t. 329 344, 1819. l'lcchring'Dc...|eqlntiubrdilJ||u]/ia/|)t|.l4ni|.,l|!a./il)i |'t|a| 'l/d|,,i]'.2lriltttl/ittatll/it. t tlr, (tc\i di rottorrto dcrlic,rt:L liirchh(lI), licrlino, 18). N rs A. Clchsch, I bn.tu h | ::r1 I i ci I i | r lrt.r Kir.t't, cit, / .t

rrr":-D(#*"#)
M"": -D(1-")+Ya
(14.4.1)

M": "(lf r"$)

590

Lattre e ,lenbrant

II ptoblena.lelle ,'di*af i al .a lortto

591

14.5 IL PROBLEMA, DELLE

CONDIZIONI

AL CONTORNO

inttodotto. Lo stesso Kitchhof dimostt pet via, vatiazionale che sul botdo libero le condizioni associate alla (74.4,78) debbono esser date nella formal

Pet fissarele dee, riferiamoci a una lastra rettangolareABCD (g. 14.11) considerando le condizioni da impore sul lato -4.8, x: l, perpendicolare facile poi genenlzzate.Se la lastra intaslratain -AB si dovr all'assex. SatL
scflvfe :

M":0

Y r - + a y " " : o

(14.s.s

oweto, in termini di spostamento :

w:0

w: u er,

(14.5.1)

A2w 02wl ^ : u a*, l-u iy.

3wl ,^ . 03w : , + (z-v) i" x3 a],,

(14.s.6)

Come si pu chiarite 7a ( contrazione)) delle (14.5.4b), (14.5.4c) nella sola (14.5.5b)? La spiegazionemeccanicapir semplice si deve a Thomson e Tait: i due autor osservarono infatti che I'eventuale momento torcente Drodotto dalle o"y (frg. 14.12.a):
El2

f , rvLxy:J6xrZOZ IIt2

(14.s.7)

Fig. 14.11 . Se la lastra appogiata vi sat la condizione geometica: w : statica M* , 0; il che significa. w : 0 ^ 02w 02w * r v * : 0 ox" oy' 0, e quella

pu essereticondotto all'azione statica equivalente di cette forze verticali V* distribuite a coppie lungo il bordo (g. 14.12.b); se M*" fosse costantesu AB, le V* avrebbero tutte uguale modulo e su ogni intewallo innitesimo dy la UXi" loro risultante sarebbenulla; se invece M*y vatiabile, l'inctemento O, d luogo a una risultante non nulla, e cio a una fotza tagltante T dy. C,rn

(14.5.2) 0'W ' y'

'-"'-'-* osservando poi che sul bordo ,\B identicamente nullo il ,..-;.. le (14.5.2) si possono anche ridurte a:
02w
arlx"

('t4.5.3)

Se la lastra libera in AB le cose si complicano: se, ad esempio, AB libero da ogni forza esterna, sembterebbe logico definire le tre condizioni statiche:

M":0

M""-6

T":0

t14 q 4\

ma ci rivelerebbe una strana disuniformit, poich negli alti casi le condizioni sono due e in quest'ultimo ve n' una di pir: del resto, da un punto di vista matematico tre condizioni al contotno son troppe per la (14.4.18); due sole bastano a determinare la soluzione uniyocamente. Questa fu appunto la che Poisson aveva da critica.ayanzata Kirchhoff alla formulazione delle 114.5.4)

Iti,q." 11.12.

592

Lalre e te brav

Un er e/pio elernefltar e

393

questo accorgimnto, la condizione M"v : 0 viene ricomptesa nell'altra riguardante il taglio T", a patto di sostituire, in luogo di T., la somma T" + T:; ossia:

r.+r:r"+ eT;":o

(14.s.8)

secondo la (14.5.5b). Va ossetvato che sullo spigolo in B, se anche BC libero da vincoli, tale rduzione statica conduce a lona forza concentrata V* : - 2M*u alla quale son date diverse e peraltro convincenti interpretazioni'. Chi dunque aveva tagione, Poisson o Kirchhof? Si pu rispondere cos: le condizioni contratte di Kirchhoff (14.5.5) sono certamente corrette nell'ambito delle ipotesi che gorrernano la (14.4.18) e che trascurano l'effetto deformativo del taglio; anzi, in quest'ambito sono le sole compatbili. D'altra parte, le condizioni di Poisson, flofl soltanto sono valide, ma si pu dimostrare ancora che soro tutte e tfe necessarie17: esse pet tichiedono, sin dail'nizio, una fotmulazione piu rigorosa del problema; la qual cosa stata fatta in tempi pir recenti'0. Il lettore irteressato pu trovarne una chiara esposizione nel testo citato in nota'e.

Fig. 14.1).
che sostituite nella (14.4.18) danno luogo a:

t: ff(rg,*r,,0,*-rro)

(14.6,3)

Si noti che la. (14.6.1) soddisfa a prori le condizioni al contorno corritra spondenti all'incastro. Infatti sul bordo I'esptessione parentesinella (14.6.1) nulla. ed nulla anche la derivata di w in direzione notmale n:
w ox w ay

(14.6.4)

14.6 UN ESEMPIO ELEMENTARE


-A.ccontentiamoc dapprima di un'applicazione banale delle relazioni sin qui tovate: ci permetter di seguire sino n fondo e senza fatica la soluzione. E il caso della lastra ellittica incastrata sul contorno soggetta a url carco q uniformemente disibuito (fig. 1a.13). Esprimiamo I'ordinata corrente della superficie elastica della lastta nella forma:

Lo. Tastra. inflette dunque secondo una supetficie le cui linee di livelkr si : sono ellissi. Dalle (14.4.16)si ottengono le sollecitazioniin un punto qualsiasi

'" : (g'---------------------------(, + - #)*-(' **- gJl l+ : M" .'r+ l#('-+-#).+('-#-#)l (14


SEJf rY.rxy.:--(a+t xy a,b.

w: r(r --1.j-j-r-)

vz

v2\2

(1,4.6.1)

dove a e b sono i semiassidell'ellisse,ed f \a frecca in mezzeia. Per verificare I'equazione diferenziale della superficeelastica della lastra occorrono le derir.atequarte della (14.6.1): Oaw
<.x4

in particolate i momenti tn rnezzeria valgono:

M.:#(**;)
sDJf
(r
, ! .

M":#(#.+)
O 8vlrJf v) xj

(1 4 . 6 . 6 )

24f
aa

Oaw
clya

24f
b4

0aw 0x2 0y2

8f
1' D"

(14.6.2)

e agli estremi degli assi dell'ellisse, rispettivamenteper l'asse maggiorc c pr l'asse minore :

1 Cfr. ad esempio: S. TimoshenLo, S, \1. Kricger, Thury af pku and she//t, p. 85, Nerv YorkToronto-London, 1959; O. Belltzzi, Scin4a de/le Canaioni, 3, p. 125, Bologna, 1963. 17 J. :fodhunter, K. Pearson, A FIitorJ aJ rhe Thnry oJ elasticitl (..), cir., /, p. 250. t8 E. Reissner, TLe elfectaJ tran!rcrserhear rlean atiotj on e bcndi af elarti plate,"Joti.l^t Appt. s Mech.", 12, pp. 69-7'7, 1945. re R. l.'. Brldcci,.tr7r<a deUt Costn<ia'li,2, pp, 515 524, lorino, 1976.

v', x-

.,
(I

8lrjl
v!) b!

. *,'" (,r-fl)r,,,

( | 4.6.7)

594

L,atre ,rembtun e

SlLgpi ap?licali:

la rahqiane di Natier

595
sctl

mentre il momnto torcente nullo in mezzeria e sul contorno. Da queste ultime quattro relazioni si nota che nei punti.A, e B i momenti flertenti sono inversamente proporzionali ai quadrati dei semiassi dell'ellisse,

Consideriamo appunto l'effetto prodotto dal carco q.n sen -mx (frg. 14.1\, supponendo andamento analogo:

nrv '
.
l)

che l'equazione della superficie elastrca abbir un

14.7 SVILUPPI APPLICA,TM:

LA SOLUZIONE DI NAVIER

' w : = C m n e n mx - s e n nl'' S .
1 l )

(1,4.7.4)

Il problema matematico che dev'essere afftontato per la lastra inflessa molto simile a quello che abbiamo gi studiato nel capitolo precedente per il problema piano: allota si doveva determnare una funzione potenziale V, barmonica nei punti interni : vvur'-o qui dobbiamo detetminare la funzione spostamento w(x, y) tale da soddisfare dappertutto Ia (14.4.18), ovwero, in forma compatta.:
q t"

(14.7.t)

Nel secondocaso,le condizioni al contorno possono ssere po'pr comun plicate; tuttavia prevedibile che le tecniche risolutive siano per buona pate le stesse.Naturalmente una soluzione valida in generale non esiste e assai spessooccorre procedere per via numerica < discrtizzando in vari modi il > problerna diffetenziale. Se per la forma della lastra e le condizioni di vincolo sono particolarmentesemplici, sono disponibili tf ttaziooi classicheche timontano a Navier, a Poissor, z Lvy e ad altri autori ben noti. Di Poisson s' gi detto a proposito delle lastre citcolati (cfr. iI par. 14.2); ora <ilamo un ceruro sulla soluzione di Navier per la lastra rttangolare appoggiata lungo tutto il contoffo : forse il primo esempobrillantementerisolto su questo soggerto20. Navier consegueil risultato per sovtapposizionedegli effetti, sviluppando il carico q comunque ripartito (o conceltrato) in serie doppie di Fourier:

Fig.r_l4.14. con cmn costaflte pet ota incognita. Si ottiene allora la: m-n- - s e n fv x n

VVw:4(?+

/ m2

n 2\ 2

lz/

c."sen

(14.1.s)

q ( x ,v ) - i

io-" r.n

-^*
a

,.o

oIY
b

che inserita nella (14.7.1)porge:

(14.7.2)
''

e sommando i conttibuti all'inflessione indotti da ogni termine dello sviluppo. Nella (14.7.2), a e b denotano le lunghezze dei lati della lastra e ogni q-. definito dall'integrale doppio:
i l )

. / m2 ( 4

n2 \2 | l' )

t-"

ttn

ny mTrx -j--:: sen

q-"

:ff
determinando il coefficiente c-,, r

sen.'-

m^-x

sen_Jr

n?ly

(,4.7.6)

q., =_ + ' a

b J J '
0 0

| lqr*. v) r.n "

'1I
a

,.n

tlY-d*
b

du '
cit.

(14.7.3)

"'"(# #)' *
l,'cclulzionc dclla supcrficic c l r r s t i c rtr i v c r t t l p c r t : u t'(:

qmn

(14.7 .7)

20 L, Nrvict,

Ex/rait

det rubercbe: nr la llexia

dct 2/an r'laiqru,

596
qn" mx

Lalre fiy D

e membratu

La lalra

lellatlSolae a\?ogiala

atl tar;a ane trato

597

"nD 4 " l.+ \


w:0 Vw:O

l"/ I o'

(r4.7.8)

le massimesollecitazioni, sono uguali, se i carichi totali sulle due piastrc sono gli stessi.Questa conclusionefu enunciata da Mariotte nel suo Trai t mott' veaenl det eaux, del 1686.

e verifica le condizioni al contorno sui quattro lati che Navier pone nella forma:

(14.7.9)

14,8 LA LASTRA RETTANGOLARE CON CARICO CONCENTRATO

APPOGGIATA

deducibiledalle (14.5.3). Utlhzzando la sovrapposizione degli efetti, l'inflessione totale rappresentabile mediante la doppia sene:

Consideriamoil caso in cui il carico Q sia concentrato in un Punto della lastra di coordinate (q. I). L'equazionerappfesentatiYa dei coefficienti q,,,,,: ou u -.
e l'ordinata

'I* ,.n'lY j, ",olD j, Z;"T=*-,.n \-^' r u,/

(14.7.10)

nrl mE 4Q Sen . ' - 's-e"n '


ab ^ b corrente della supetficie elastica resta in6ne de6nita da:

(14.8.1)

Ad esempio se il carico uniformemente distribuito sopra l'ntera superficie della piastra co q(", y): qo, i coefficienti q-. risultano:

"* "
raabD

mTrE

"--".:
, nt \'

fll)

. l - Q ^

dy t-": + i I'." + ,".s; dx : .{9o

-41 "21

i
/.t
l - - - r i - l

5sia*,.nP
^

(14.8.2

(1,4.7.11)

\a'

o'l

dove m, n sono numeri dispari interi (sem o n o ambeduesono pari q-" : 0), e quindi :

La serie converge rapidamente e si pu ottener la freccia in un punto qualunque della lastia con sulTiciente ^ccr)tatezza' considetandone soltanto i primi termini. L'esPressione : sen mrx nr1 rrfiZ-sen sen a br sen nrcY l-

w : l l/ !P t
v

14,^

t
m:l n:l

,,, _4Q 3 3 * ,=aabD n'. "?,


(t4.7.12)

lT

\4"

f *1"/ o"
: K("' Y,6,'r) (14.8.3)

la freccia massima ha per r = sj l(n^ 2 :: :. ;r#v m , "> ,.

, , ),

!,

. 'u^t.

wmcx'

_"(,^,

| .l1^ro' ) ,,., _ n2 \2

('t4.7.13)

iu)

rappresenta l'equazione della superficie elastica dovuta ad un cerico untrri'r ^ppi.uto in un punto di coordinate x: {, y - 4 Se invece consideriamo ( variuili, K definisce la < superficie di influenza >: ,-'ssie esfrmc " 4 .o-" l'efietto indotto su x, y dal carico viaggiante unitario di coordinate (, 1. Sc perci consideriamo un qualsiasi catico di intensit q({,1) distribuito stpra un'area assegnata A', si pu facilmente ottenere la corrispondente freccia itt ttt't qualunque punto della piastra applicando un carico elementare q(1, tf).11 dtf e usando la sovrapposizione degli effetti: y:'!, ii x:1,

Lo sviluppo (1.4.7.13) rapidamente convergente. Poich i momenti sono connessi alle derivate seconde della (14.7.12), i loto valori massimi sono proporzionali al quadrato delle dimensioni lineari. Il catico totale sulla piastra, uguale a qoab anche proporzionale al prodotto delle dimetrsioni lineari: possiamo perci affermare che, per due pi.rstre tettangolari di forma simile e <li uguale spessore, massimi momenti lettcnt, c quincli i

* :

y, 1)Ii1x, . r) ,l(.,r .i.l-cr;.

u'4) (14

.1,,r" t'inrgr^1" drppi. cstcso ell'ltcit crtticltr. l,t funz,nc Ii c,nruncnrcnfc rcor(lt ctn]nc.flni.ktut: li (rttn.

598 I4.9 LA SOLUZIONE DI LVY

.Lalre e ,tenbratu

La olr*aedi Lty

399

Una soluzione per ja lastra fttangolare appoggiata (frg. "14."15), mediante l'uso di una serie semplice (anzch doppia) fu ottenuta da Levy nel 1899,,. L'idea di Lvy consiste nel decomporre il problema:

con W'(y) funzioni della sola y; la (1'4.9.4) analoga'alla,(73.7'2) c inrcrlh nella (4'..21 esige che ogni V"(y) verifichi I'equazione difierenzialeordinrrh del quart'ordine

w'-

2 '' ,'^r "- 2' w i , ' jni4: + 4 ' : w

(r4.e.s)

V Vw

(- cordiTiotri rartonto) al

(14.e.1)

il cui integtale generale, come sappiamo [cfr' la (13'7'4)]: - nTrv f ,(y) = c"r cosh la , nry c,2 sennl-=_

+ "*jF"orhfff

",,+

se"h {L

(14'e'6

AB; I, costanti co1, cp, cnr, cD4 sono determinate dalle condizioni su

wo(x, h) - - v7'11,1-t;

wi(x' h) : - wi(x' h)

(14.e.7)

(l'apice designa Ia derivazione rispetto a y) e su CD: wo(x,-h) Fig. 14.15. in due problemi pir) semplici. Posto w: w0 + w1 si impone a w, di soddisfate l'equazionedi campo e le condizioni al contorno su due lati opposti della lastta; quindi si impone a wo di soddisfare I'equazione omogenea: - -w1(x, -h) w[(x, -h) : -w{(x,-h) (149 8)

la simmetria In particolare, nel caso di carico uniformemente ripartito' annullate a prima vista i tetmini non simirrflessaconsentedi .lella suerfic.ie parte lo sviluppo in iitra i.ii^ ft+.1.e;, p.t cui co, - 0 e cor: 0' D''ltru alla: seriedi seni della (14.9.3)porta

(14.e.2)
e condizioni al contorno opportune, in modo che la somma wo * w. obbedisca su tutti e quattro i lati a quanto rchiesto dal vincolo. Se ad esempio il catico q uniformmente ipartifo, la determinazionedi w, banale; scegliendo i lati opposti x:0, x: I, risulta:

*.-#i{*"aF

(ndisPari)

(14.e.e)

e della (14'9')' che inserita ad esempionelle (14.9.7)' tenuto corto della (14'9'4) Risulta per n dispati: definiscei coefficienti c!1 e cr4.

*r:#(xa-2lx'flsx)

('14.e.3)

cnt

#(+'ch++4
lr5 n5 cosh #
'no I

) ala -5-

(14.e.10
cOSh - -I

Pet wo il problema ormai formalment identico a quello che gi abbiamo studiato nel par. 13.7. Lvy pone infatti:

Infine, l'inflession" 'r7: w6 * w'1 resta descritta dallo sviuppo in scric : semplice

-":w"(y),",'f
,rn, ,,jril.

(14.e.4)

- - #,:,

1 - 1'4:cl'h14 3 cosh -l ctuv + (t


' ^ o - 'I,
Z C r) S l l C t , ,n

Lvy, 9t l't1tlibn laiiqtu d'ue p/aqne teda gxlairc,"Conptes Rendus,,,| 29, pp. 535-

s c n h a , ,y s en c , ,x

( 1 4 . 9 . 1) l

600
dove si posto, pet brevit, a":

Lastft

e meftbraft

Metoi aP?ro$;"/a/i

01

<" dispari). Va osservato che la f setie (14.9.11)e pr in generalela (14.9-4) convergono rapidamente,spesso assai pi d quelle di Navier, ma non semp(e presentano coefficienti semplici.

Da (14.10.1)e (14.10.2)deriva allora: q 1- q l 4 +


h4

h4

qr:

14

14+h4

(14.10.3

14,10 METODI

APPROSSIMATI

e tutto, d'ora n poi, procede considerandole < travi > X e Y (appoggiatc o incastate) soggtte l'una a qt e l'altta a qr. Ad esempio, 10.freccia al centro per 1^ Iastra appoggiatartsulta:

Concludiamo queste btev.i indicazioni sul problema della lastra elastica inflessa ricordando alcuni metodi approssimati che possono esser d'aiuto al progettista in calcoli di latga massmao per contfollo dei risutati conseguiti con altre vie. Tra tutti il pir semplice forse il metodo d F. Grashof" che si richiama, ^ncora \tfla volta, all'originaria idea di JacquesBetnoull II, intendendo la lastfa fettangolare (appoggiata o incastrata) come incrocio di strisce tra loro perpendicolari e parallele ai lati l, h (frg. A.16). Fissiamo l'attenzione

r=ffi
e i mamenti al tenra: Mi ^. t a Srl, l M| wg9zh'

(14.10.4)

(14.10.s

Se la lastra incastrata al contotno, la teccia, i momenti al centro e i momenti d'incastro in A, B, C, D valgono rispettivamente :

r:*#

ui:#q,r,

:vri:*q,n"
#,,n

(14.10.

M ^ - M r: - # r , t ,

Mc-Mo:

Si tratta di formule visibilmnte grossolane; un notevole migliotamento ad esse fu apportato da H. Marcus'3, mediante I'introduzione dei coef{cienti correttiy validi nel caso di catico unifotme:

Fig. 14.16. sulle strisce centrali e supponiamo che il carico q sia uniformemente rpartito. Si pu pensare che sulla striscia X parallela all'assex gravi una porzione q, di q, e sulla striscia Y parallela all'assey una porzione qr, con:

20 M , r.-r---l qhr

Tv

,r - 20 ,\t; J qli

(14. r0.7)

q:q1 +q,

(14.10.1)

dove MI, M] sono i momenti al centro che si ottengono col metodo di Grashof. Secondo Marcus - che svolse al proposito esteseYerifiche numeriche coaveniente assumereper i momelti al centro M!, M$ le seguenti esPrcs' sioni:

La ripattizione tra q1 e q2 poi ottenuta imponendo che la frecc.iain mezzetia presa da X sia uguale a quella presa da Y; poch tali frecce sono proporzion a l i a q , l a e a q r h a ,d o r r a r e r s i
qr la :
,,

Mi:

y,M] * uy"Ml

Mi:

y,M]1 v.1.Ml

(14.1 .8) 0

Per la lastra appoggiata a lati uguali si ottiene ad esempio:

qrha
r!"d Fer/irkcil, Berlino, par. 234, 1878.

(14.1,0.2)
2ir l[._Mrcus,

7 12
l)it ruoitfurbn Ih :cbnn( hh! r't l'l thtl, Itctli\, 1925,

J. Gr^shof, Tl)earieAer l,/aji/lj/

602
e i momenti diventano :

La

rc e lembrdne

Le me/tbrane: ca ridera?ion iuttodtttit)e

03

M9:M::

- - ( l I v )q l , ' r9z

(14.10.e)

che si discostano pochissimo dai valori esatti, con un errore dell'lo/o. Da ultimo, basti un accennosu uno dei metodi approssimatiche sono stati proposti per il calcolo dei cosiddetti solai a fango di cui la frg. 1,4.17rappte-

Fig. 14.17.
senta lo schema. Quel che pir interessa, in questo caso, la yalutazione dei momenti negativi Mo, Mu sul botdo del plastro. Supponendo il carico q unifomemente ripartto e l'interasse a uguale nei due sensi, si ammette che la teazione su ogni pilastro valga Q: qa2; si consdera la parte di solao compfesa entfo una citconferenza di ragg.io O: " come lastfa appoggiata al i contomo e soggetta al carico uniforme q nonch al catico concentrato Q utilizzand.o le formule (14.3.8), (74.3.17) pxecedentemente tovat

Quello che subito colpisce nello studio rgoroso e astratto dellc nrcrtbrnnc e de gusci la possibilit di dominare staticamente una notevole varictr\ c nrticolazine di fotme: il progettista ha ormai drnanzi a s ufla vasta garnma di occasiori, liberandosi dai vincoli dimensionali; non solo, ma egli pu confrontare le diverse possibilit che gli sono offerte, mettendo in conto vantaggi d'ordine tecnico ed economico che in precedenza non erano nePPure sosPcttabili. mediante una superfice di rivoluzionc su Alla forma simmetrica tea"hzzata. contorno circolare si sono aggiunte recentemente soluzioni tipologiche assai pi vatate; ad esempio un'area rettangolare pu essere convenientemente ricoperta da membrane di forma cilindrica la cui cutva direttrice sia un'eissc, una parabola, una cicloide, \\na catefltl^ o un alco di cerchio; di pi), la sezione trasversale pu essete simmetrica, ma pu essete anche non simmetrica. In realt le membtane cilindriche prsefltano inconvenienti da un punto di vistl costruttivo, poich in cotrispondenza delle travi di bordo sorgono delle sollecitazioni trasvetsali flessionali che obbligano ad aumentare l'ordtura metrllica o gli spessori delle volte. Ma altte soluzioni si prsentano, ad esempio con nuove, come le superficie a doppa curvatura (diversi tipi l'impiego di fot-" di quadriche: paraboloide ellittico, paraboloide iperbolico, iperboloide di rivoluzione), le superficie conoidali e le superficie di taslazione. La icerca di fotme ottimali per le membrane in continua evoluzione c trova espressione in proposte di < forme libere > di cui sfugge la descrizonc analitica; ad esempio, nella fig. 14.18 rappresentata unz struttura a membrana qtnrata generata da una distribuzione di forze agenti dall'alto in basso e cal basso in lto. Tuttavia alcune superficie a doppia curvatura, come il parabrr loide iperbolico ed ellittico, esprimibili mediante equazioni semplici, cbe nc rendono facile il calcolo e la descrizione, sono dventate di impiego corrcntc per svariate soluzioni architettoniche.

14.11 LE MEMBRANE: CONSIDERAZIONI INTRODUTTM Quello che ora espotremoda un punto di vista teorico riveste grande
impoftanza. sul piano delle applicazioni all'atchitettura. Le membrane e i gusci sono diventati negl ultimi anni una vera e propria nuova < forma )) costruttiva che ha sostituito, per la copertura di gtandi luci, le soluzioni architettoniche del passato, preyalentemente in muratura, come le cupole e le volte descritte nel cap. 9.

604

Latlre e nenbrane

Le mezbtaxe dt rboluTiorc

60t

Se il paraboloide ellittico assomigiaa una cupola sferica e alla superficie di traslazionea due direttrici circolari (fig. 14.19.a),1 paraboloide iperbolico rapprsentapr contro una forma < inedita > (frg. U.19.b), oggi per largamente diffusa, sino a dventare una << moda >> nelle costruzioni. Queste super6cie nascono dal movimento di una parabola che si spostaparallelamentea se stessa, scivolando su un'altta patabola,Se le cuwature delle due patabole sono di ugual segno il paraboloide ellittco, altrimenti iperbolico.

Fig. 14.21.

Fig. 14.19. Come abbiamo detto, il paraboloide iperbolico quello che ha riscontrato il maggior favore, sia nella sua lotma otiginaa, sia in sue varianti. Valgono come esempio il paraboloide iperbolico a sella (fig. 14.20.a),i cui bordi curvi sono delle parabole ptincipali, o l'intetsezione di pi paraboloidi ipetbolici '14.21). (frg. 74.20.b), oppure solamentesue porzioni (frg.

La combonente teorico-mate matica ha notevolmnte influito sulla definizione della fotma delle membrane; mentre l'antica statica delle volte e delle cupole utilizzava le conoscenze acquisite dalla tradizione costruttiva gjusti6candone le notme attraverso 10 strumento del calcolo, oggi si fatta strada una nuova metodologia di ricetca dove I'invenzione formale si connette all<t studio e all'applicazione di cquazioni matematiche o alla spermentazione su modelli.

I4.I2 LE MEMBRANE DI RIVOLUZIONE

Cos Navier distingueva tra membran e piaste elastiche: < Le ricerchc che sono state svolte sino a questi ultimi tempi sulle leggi dell'equilibrio o del moto vibratorio dei corpi, si applicano principalmente, da un lato, alle funi e alle membrane o ai tessuti, supposti perfettamente flessibili ma capaci di rcsstere a. ttazfone e a compressione; e, d'altro lato, alle superficie elastiche pianc o curve. alle quali si attribuisce non soltanto la suddetta tesistenza a rrezione 'a. e a comptessione, ma anche 7e,capacit di tesistere a flessione >r Le membrane sono appunto strutture definite da una superficie di spcssore sottil ptiva dl rigidezza flessionale e torsionale, soggetta in t-rgn sur, pu1111v a sollecitazioni appartenenti al piano tangnte in quel punto alla supcrlcic. La defotrnaziooe elastica, se non tale da modicare .la forma della membrana, non ha spesso influenza nella determinazione delle caratteristiche cli sollccitazione interne, ecl qundi lecito considerare la struttura come inestcnsibilc; ci<)
,a I-. Nxvicr, Natc rclatiuc l'/ ilc hri/ y': ^l[ oirt s r l'tri/ibn "Mtr\, Aca<l. Sci. ':rris", J8, pn. 304-314, 1828.

14.20.

et lc ,oner ott dN or lld'

ltiqrcr,

606

Lastrc e tuemblae

Le neftbl.aE i irolaaione

fil

non vale peraltro per le lastre curve di spessore non trascurabile,che rsentono di effetti flessionali. Si deve, ancota una volta, a Navier (il grande iniztatore della moderna scienza del costruireI) la prima defir.rizionedell'equilibtio di una membrana, 2s, vista come tessutodi fili tesi. Nell'art. 13 della IV Sezionedel Rsltnt Naviet si occupa dell'argomento, dapptima in generale - ma con scarsoprofitto poi nel caso particolare in cui tutti i fili posseggano uguale tensione N e la membrana di rivoluzione sia sollecitata da pressione normale p uniforme su ogni parallelo'o. Qui il risultato ottenuto perfetto, sicch non ci resta che esporne btevemente la deduzione. Indichiamo con p- il raggio di curvatura dell'arco meridiano e con pD l'altro raggio principale di curvatura (frg. 14.22). L'equilibrio locale dell'elemento infinitesimo di lat ds,, ds,o fornisce la condizione: P d s o ' d s '- 2 N d s o - : : - 2 N d s . f da cui:
.tA 4,"

In una membrana sferica soggetta a pressioneuniforme l'ipotesi di Nrvlcr soddisfattaper la simmettia e quindi, se p il raggio della sfera, lo Etato dl sollecitazionediventa:
-o

(14.12,3)

Ponendoci ota in un'ipotesi pir generale,fetma per testando la simmetria di forma e di distribuzione dei catichi, se indichiamo con N- e Nn le catattctistiche di sollecitazionenormali agenti tispettivamente sui lati dso, ds. delI'elemento infinitesimo sopta considerato'7, I'equilibrio secondo la notmalc all'elemento stesso(fig. 14.23) si esptime nella

(14.12.1)

p dsp ds.- 2N. dsn f


che conduce alla:

.le

2Nods. -j

dro

: 0

(14.'t2.4)

Nl^ f
\VD

/ 1

1 \

^ l:P YPI

(1,4.'t2.2)

N^ r Np _^ p - ' p p r

(14.12,s

comunmente icotafa come equazione di Laplace'8. necessatia un'altra condizione per tisolvere il probema nelle due incoNo, Essa data nuovamente da un'equazione di equilibrio: immagnite N-, giniamo di tagliare la membrana con un Piano orizzontale genetico e disp_oniamo sulla sezionela caratteristicarelativa N-, costante su tutta la circonfe-

,. d0 |

-zlvm Y l

t^

Ndsm.,'

.Fis.11.22.
,s L. Navier, Rtn de Leottr annet A l'hale der paltt el chaa$er rar I'applitution de la ^[caniqae l'tab/iterteflt der onrationr et es nacltines,Parigi, 1826; td. it., pp. 490-513, Napoli, 1836. ,6 lbiclem, par. 656.

I'iu. 14.23.
, 7 I ' c r l c s i n r m c t r e c i t r t c , N , . c N . s o n o l c n i c h c s o l l c c i t r z i ( ) r r iP r c s c r l t i , s C f r . V . V . N o v o z h i k , v , 7 i t : n n a r j ' o f t b t tt l l s , r r : r t l . i n g l . t l i I ' . G . l , o v c c c J . l l . M c^p, 2, l'. 12'1,Groningcn, 1959,

lrrtltrl'

08

Latlre e Dteabrufie

Erenpi a??/ia/iri N-2tt : R

00

,17 1(d5..14.24).L'equilibrio dt\d LL?,"tLd.z\one tenzaT - -..-./. alla traslazione ,\ vr cat della parte verticaledella porta TfLli:l al'equazione:
clella membran, s.iooprr4

' ..;-l; ^-.^-^t esterni altostat l"fiiiiiurio,.. N -11 al :.cc.tta ai carichi

Supeiofe

(r4.13,t)

2 t p o N . s e n0 + R :

(1,4."12.6)

[?J",];1i,'*r.T:J,'i'#[*:'i,'i,i:'j':'J."o.oouuraggioderpararpendicolare
N -": R 2nposenz 0

dove R la risultante in direzione x delle fotze di pressione. Vale il seguentetoema: < Se una superficieA soggettaa pressioncunlforme p, allora, quale che sia la forma della super6cie,la ptoiezione della risultante delle forze di ptessione su un assefissato y uguale al prodotto dclla pressionep per l'area della proiezione A' della supetficie A su un piano pcrze a y >> ; fle discende che R : fep per il cilindto vale p,o6, po : r. Dalla

(1,4.'r2,7)

(t4.13,2) (14.12.5) deduce: si (14.13.3)

La (1.4.12.7) la (1,4.12.5) prestano a immediate e si e significative applicazoni.

Inoltre Nn:pr

i"
-----

t-

I' i
.- -- --+
l--.--

ossia la sollecitazionelungo 7a crconfercnza vale il doppio di quella lungo i meridiani. b) Dato un recipiente semisferico di raggio r contnente un liquido il cui peso specifico sia y, determiniamonelo stato di sollecitazione. Pet utihzzare l'equazione di equilibrio a.lla ttaslazione verticale della porzione di semisferarappresentata nella frg.14.27a,occorre calcolalela risultante P delle fotze di pressionedel liquido. Vale il seguenteteorema: <<Se una superficie A subiscela pressionedi un liquido, la componente verticale delle forze
29 La dimosttazione del teotema banale: si consideti una membtana A soggetta una prcsa fadial p (frg. 14,26). La proiezione della fisulraore dele pressioni sull'asse y vale: p" :Jp cos 9 dA

sioft

Fig. 14.24. 14.13IESEMPT APPLICATIYI


un recipiente cilindrico soggetto ad uno . internauniformedi intensitdo (frg. 14.25.a); ,if"ri_"" srato di ptessione .'r? I a frg. 14,25.b, esprimiamol'equilibrio aIIa. ttislazrone olzzontale : a) Consderiamo

Iti.g. 11.26.
l)'rlt m pattc : (l' (.lL'io(li: d^ cos I

Fig. 14.25.

n" - r'Ja.t' p,t'


lo

610

Laslre e membrdfie

lubrane

a grsci: atptaJo rl?,'enti e tuilu?|i

6t1

ottenuto e ticordando che nella t-f".r" po_: pD=- r, mentfe la prcssionc p : del liquido yaria con la distanza dal pelo libero secondo la: P:yfcosq Si ottiene cos:

(14.13.9) (l- cosrqo)l


senzg I

N"-- S
Fig, 14.27. di pressione uguale al peso del liquido contenuto o contenibie nel cilindro avel:e qer bas: A. e per superiore la superficielibera del liquido > 30, . .lnlerlore. " ,, n.so del liquido contenuto nel volume di proiezione-ABCDE. 51T^r,i;i Volume (ABCDE):
Volume ( { BC)
f

13.or*

(14.13.10

Nella fig. 14.28 sono ttacciati t dagtammi delle sollecitazioni N-, N, pet il settore di semisfera compreso fta 0 e |.

N " 5 -'l'-i-r--

^.f2

r3

Volume (ABC) + Volume (ACDE)

('t4.13.4)

olE
I

L}--

| n(r sen Lf), r sen { dLl,: J

- ,* (+- + .o" - +se.,,.os e e s)


\ J J J ' . I

(14.13.5)

y!;
I Fig. 14.28. ra=arcosl('131 IJ=6ars3' , 2

Volume (ACDE) : nrt sen2 cos I q Il volume totale dunque: V: e quindi: P: t rutiy(1,- cossp) 7 2 f r r 3 ( 1_ c o s 3 9 )

(1,4.13.6)

('t4.13.7)

Come si vede dai diagrammi, tutti i melidiani risultano tesi, mentre la sollecitazione N, presenta un'inversione d segno all,aumentaredella distanza a dall'orlo del recipiente; infatti fino a una quota ao, cotrispondente a \,/3 - 1 ' 90 arcos olrre di trazione. , essa di compressone. 2

Dzlla (1.4.12.7) ricaviamo:


xr _ yr' - cos39) _(l *., ^

h+
(t413.8)

MB,rsnaNE E GUSCI: AppRoFoNDIMENTI E svrt.uppl

Non resta che applicare la (14.12,5), sostituendovi il valore d N- ora


30 La sua dimostfa2ione unz immediata consegrenza del teotema enunciato ncll,csempio prc_ cedente (cfr. 1^ not^ 29),

Gi studi sul comportamento delle membrane elastichesi svilupparono in parallclo a quelli sulle piastre inflesse. Arche Poisson nella sua Memoria clcl 18283r aveva dedicato capitolo a questoproblema- < Equationscc l'quiun librc ct clu mouvement d'une me-bran lastique> - definen<io ecluazioni lc pcr
S. l). I'oissor, Ilt uiru nr I'QtlLn 1{,29.,, tt lo D,au.nott l, corlt, drtiEnr, cit, 8, pp,357_370,

612

Lasrre e menbafle

t3
lo stesso autore rimosse anche quest'ultima limitazione, assegnanclo urr'opportuna yariazione allo spessore (condizione di Meissner) 4". La ticetca teorica in questo importante e complesso settore della mccco. nica applicata tuttora vivacissjma e in continua espansione. La << storia > clovrebbe ormai rendersi ( cronaca ) e perdersi in mille rivoli: e qui neccssatio perci abbandonada, timandando il lettore ai numerosi testi tecnici dovc egli potr trovare soluzon particolar, metodi approssimati di calcolo, consiAerazioni costruttive.

una membrana sollecitata dz forze tangenti alla superficie. Lo stesso Cauchy 3' studi una membrana sottile a super6cie cilindrica, mentre il problema delle membrane di rivoluzione soggette ad una condizione di carico assial-simmetrica fu preso in esame da Lam e Clapeyton 3'. matematici > fu ben presto attratta Nel medesimo tempo, l'attenzione dei << dall'arduo problema delle lastre curve resistenti a flessione (o comunemente chiamati gusci); si devono ad Aton3a i primi tentativi per risolvere in forma generale tale problema sulla base delle ipotesi di I(itchhotr, esptimendo la geometria della superficie media in orma parzmetri.ca e ricavando le equazioni di equilibrio in analogia al metodo impiegato da Clebsch per le lastre piane. Le eqwazioni ottenute non tisultarono maneggevoli dal punto di vista dell'appli cazione immediata, nonostante che I'espressione dell'energia potenziale risultasse formalmente uguale a quella della piastra piana. Mathieu 35 applic il metodo di Poisson al caso delle supetficie di rivoluzione, supponendo la d.eormazione trascurabil, e analizz in particolare i modi di vibtazione di un guscio sferico; ulteriori contributi fondamentali al ptoblema dinamico furono dati da Lord Rayleigh 3. Finalmente merito di Love 37 una teoria generale dei gusci, fondata sulle seguenti potesi: a) che lo spessore del guscio sia piccolo rispetto al taggio di curvatura minimo della sua superficie media; b) che le deformazioni e gli spostamenti siano infinitesimi; c) che la componente di tensione normale alla superficie media sia trascurabile rispetto alle altre componenti; d) che i segmenti perpendicolar alla superficie media indeformata rmangano perpendicolari alla superficie media deformata. Il problema del guscio sferico di spessore costante e con un catico assialsimmettico fu tisolto nel 1912 da H. Reissner 38 che ne espresse la deformazione in termini di equazion di$erenziali del secondo ordine indicando la loto soluzione per mezzo di serie che coinvolgono funzioni esponenziali; dalla trattazlofie di Reissner deriva che il regime flessionale prodotto principalmente dalle forze teattive agenti lungo il contorno della struttuta. Nell'anno seguente Meissner te not che le equazioni di H. Reissner potevano essere generalizzate in modo da includere tutti i gusci di rvoluzione generati da cufi'e con raggio di curvatura costante. In una successiva estensone

14.15 LE VOLTE SOTTILI


Torniamo invece al caso pi semplice delle << volte sottili > in cui lecito supporre ptevalente il regime membranale. Volendo estendere i risultati dcl pax. 14.1,2, relativi alla membrana di rivoluzione simmetricamente caricrtr, ci ri.fetiamo ora ^ rrna membtana M di forma qualunque. Posti gli assi x, y, z, come nella frg. 14.29, i piani x - cost., y - cost. definiscono sulla supetficic

z =zlx,y)

1tr.g. 14.29.
32 A, Cauchy, Sur l'qrilibre et h tantme d'me lane nlle, in "Exercices de Mathmatique",

3. 1828.
s: G. Lam, B. P. E, Clapeyton, Mnaie rk l'q"i/ibte i,lteieu de' corpt iolide! hana4ne|, cit. 34 H, Aton, Das Gleichgarchl nd die Bewegungeiwr me*llich diimen belieiggeArrnnlen 'larird)ell -rralr. Crelle'Bocchardr, 78. lAt4, i5 E. lllarlrie, Mnlire vr h naauenenl bralaire de larer, "Journal de l'Eco1e Polytechnique", J/, Paris, 1883. "Proc. Lond. Math. Soc ", 36 Lotd Rayleigh, Ott the i b$ding oJ nrfacet oJ Reroklian, f;lcrina XIII, 1887. 37 A. E. H. Love, Or tbe .snall Jree aibtalions an ieJarnaria al a lhn elaic rleld "Phil. Trans. R.S." (-d), 1888; c&. anche A. E. H. Love, Matbenarial lbeary af elani4, Cambtidse, 19274. 38 H.F.eissr'er,Slannthgen h K g.flsl)ale,l(K ??e/r), Fstschrifi Muellef-Breslau, pp. 181-193, 1912. 3s E. Meissncr, Dar Elalzilt! pnbhn dii et Scahn uon Ri'is1lar\en, K"gcl-odet KtIeJo t, "Pbysik 2.", pp. 343-349,1913,

mcclia di M una doppia schiera di cutve, segnando un reticolo, Ptcncliumo irt csrme un elemento infinitesimo di esso: sulle quattro sezioni prrllclc a z potrcbbero operare, nella situazione pir generale, tutte le carattcristjclle scgtltc nclln .frg. 14.30.a; nel regimc di membrana, inve ce, re stano lile soltirnto lc 1rc componenti che giacciono sula superficie media, e cio N.,'.1'". ,Tr'*, N, ( l . q .1 4 . 3 0 . b ) .
rr, lr, Nlc "(rlc'., l'l) l::/d.t/i<iit 'tl lirtrkt liimr,\\ln/rt, fflrcrrrlc (;cscllsh,rlin Zurich", ()0, tip. 23-47, 1915, "\/icrtclj|hrsschril rlcr Nururfor.

614

Lasle e ntembtu e

Lc Nalle !0/ti/i

6tl

sferica di spessorecostante, incastfata sul bordo, secondo la tfattark)nq cho 43. ne ha dato J. W. Geckeler Sia Z: Z(x, y) l'equazione rappresentativa della superficie meclia dclh membtana dotata di spessore Scriviamo le equazioni di equilibtio per un clc. H. mento de6nito dall'intersezionedella superficiecon i piani x : x0, x : x0+ dx, e con i piani I:Io, xo,y0 costanri.I lati infinitesim. I - Io-l- dy, essendo AB e AC^di tale elemento (f,g. 14.32) misurano rispettivamentea* : ds"::;t, .,lJe , dove rp I'angolo tra AB e l'assex, e r! l'angolo tra AC c

l'asse y. Se poi o indica 'angolo tra AB e -{C, l'area dA dell'elemento valc osr osysen (, ossla: dx
cos o
dy sen qr (l sen(!l=_ sen2 <l sen2 Ll,)] ::dxd\ cos g cos (|

(1 4 . 1 s . 1

Fig. 14.30. piccolo, Questa semplificazione plausibile se lo spessoreH abbastanza onde il gusco non sia in grado di opporre consistentetesistenzaalla flessone, alla torsione e al taglio; occorre poi che i vincoli siano opportuni in modo da esercitaresulla struttura reazioni equilibtate con l caratteristichedi sollecitale zione previste. Ove ci non accadesse, ipotesi relative allo stato membranale conservanotuttava ura certa validit in latghe zone della superficie,lontano dai vincoli e dai punt di applicazione di eventuali carichi concenttati. a' Valgono, a tal proposito, le classicheanalisi di A. Basset e di H. Lamb a' che dimostrarono come l'eventuale inctdenza della flessione sia confinata alle vlcirlanze del vincolo, s da rispondete, tra l'altto, alle esigenzedell'equilibrio, per poi smotzarsi rapidamente. Nella fig. 14.31 rappresentatala legge di smorzamento del momento flettente agente lungo il meridiano di una cupola

NX

B Nr* 1!'dy
+- ox Ax

aN,.

r,"*9t
Fig. 1432.

ao x " . - Tx dx

LtL forza agente su AC proiettata nella direzione x -N" ovvero . N* -Pl cos

cos gdsr,

-- T". cos ,p ds*, owero f rspettl\'amente :

at, -

la" fotza

agente su

AB

nella

direzir>ne x

Tu* d". Sugli altri due lati, le analoghe forzc sono

N . : :o: s d y . : 1x. ( N . i l i f ) a . a 1 ( \ c cosq/ I


T,, Jx l( y T,."dy d* (suCD,

( s ut s D )

(1 4 . 1 s . 2

L'equilibrio secondo la direzione x si esprime pertanto ella cquazi,'nc:

Fig. 14.jl.
aI A, Besset, On the exlention ad fextft al crli dial a,td r?herical tIi'I elan, r/)elh, Roy Soc. London", (A), /81, pp. 433 480, 1890. 4, Cfr. "Proc. Londor, Math. Soc,", 2/, pp. 90-119,1891. "Pbil. Trans.

|+ ('. ,1'. ::,.f;) rr.ffiL, ==o


'l.i l. V\V.(;cckclcr, ('h .lh 1i!/irAlit .lt"ltnn ( ; . 1 ) i c t c ( l c s l r r g c n i c u r r v c s c u s "2 7 , l \ c t l i ' \ 1 , , l t ) 2 6 . , dl(1 ,.\'.lxtlrr,

(14..1 s.3a)
arrf dcnr

"li,rschulgs,rbcircn

616

Lallre

e nenbrafie

|.'utta<;zkc P"cber. Applica<iane al paftbalaide ipebalicl

17

cui si associano altre due equazioniper l'equilibrio secondoy e secondoz: le

che, in virtr della prima e della secondaequazioned equilibrio, divicnc:

* #f). #F) *('.*".f)* (*. * ("- *


t"n9 ttn', . i oy / t " " cosg | o , ,r cos? cos!, \ .o
(14.15.3c) Le (14.15.3)consentonodi dteminare le sollecitazioniincognite N", N", * T"":.Tu*, ove sano assegnte opportune condizioni di caricoi di vincolo. D pero convenrenteintrodurre, a questo punto, nuove grandezzemediante le seguenti definizioni:

-ffi:o +('";*)+++n"

( 14.1s.3b)

N - =x r

2 r . , ( x '(!y . t : l ' a ' z : -i ;y"

P'+ Pt ;;

iz

t'

/
.i'

(14'15'8)

Si pu quindi osservarche il problema della membrana rjcondotto a due equazioni dilTerenzialilineari del prim'ordine, le (1,4-15.6, b), e a una a, cquazionelineare otdinaria con coeflcienti generalmentevariabili, la (14.15.8). ,\ppare subito promettente uno sv.iluppo risolutivo: ad esso vogliamo rvolger l'attenzione, sia pur limitatamente a urr caso particolare.

14.1 L'EQUAZIONE APPLICAZIONE

DI PUCHER. AL PARABOLOIDE

Np*

N,

'9:
(1)sv

IPERBOLICO

N, =_r..-. ' u 19'-{


aoig

T\ v :- r r \ : -'r t ^ ] r
se" ., .,. " cosgcos,], ( 1 4 ' 1 54 )

'cI o D* ' c o s ? c o s + n". '

"n ' . D. , ' c o s g c o s L l ,. ,-

Mentre le N,, Nv, T.v: T", esprimono le forze pet unit d lunghezza d e l l ' e l e m e n t nl i n e a r es u l q u a l e e s s es o n o t r a s m e s s el,e N * . N u , T " v = T r . r a p presentano le sollecitazioni pfoiettate sul piano xy e riferte all,unit di lu-n_ -ota ghezza dell'elemento lineatJ dx o dy. Si tsservi che: rqa: -

Si deve a Pucher aa l'uso di una funzione potenziale < di Airy >, \r'(x, y), per rappesentarelo stato di sollecitazionenella membrana. Se, ad esempio, si suppongono nulle le componenti del carico secondo x e secondo y 1p. : F" : 0), le (14.15.6, b) diventano analoghe alle (13.3.1) del problcma a, prano e ammettono pertanto un'identica integrazione:

N,: #
a2Y '6o.r A2Z

r"":1'u*:-#; N":#

( 1 4 . 1r6 . )

AZ

.c,f :

AZ ay

(14.1s.s)

Sostituendo queste espressioni nella (14.15.8), si definisce un'unica c<1urzrone djffexenziale alle deriyate parzia.li npprcsentativa del nostr, , f'r,,blc;I: i

ne segue che le ( t 4 . 1 5 . 3 ) o s s o n o s s e r e c r i t t en e l l a f o r m a : p e s

a1a

a2Z a2\y' azz ^ - z ar\j : T;ay axay + ;t a},,-

P"

(14.t6.2)

aNcx

ar.*
(,y

',..\..-{:-fv.Q
oy (x

(r4.ls.)
*")

. z ( \ \l r v .,. x

'^z\ / 7 - r^, , y / r=( t " . ; .y

;7\

lP,-o

Svolgendo le derivazioni neTlatetztL delle (14.15.6) si trova:

N, '-'1 r zi,,:'1 r N"'.'1-.r rxz rxiy yt

Lo stato di sollecitazione della membrana quindi definito in tcrnrili rli clerivete seconde della funzione \"1x, y) che .'bbediice a questr equazionc rlillcrcnziale, Come osserva il Flgge, <nel problema piano, dove si rrsl Iu stcssir lrnzione delle tensioni, si ottien un'equazione del quart'ordinc. l)al conf.trltrr con I'equazione (14.1.2) possam. comprenclere l .lifie.enr" csscnzilli Ir:r i cluc ptoblemi. Nel problema piano l'equazione deriva da una conrlizionc tli (('nlaruenza sulle tre componenti d deformazione e,-, ey"-,s.x; rlui (.:\\ir s{)rllc <lrrl'cclulibrio dellc forze nella direzione z. Nello stato piano (li f(.ns;,,nc(lu(.sr:l tcrzl conclizione cl cquilibrio banale, poich tutte le frrrze apfurtcnuorto irl pilno xy, c nel clso clelamcmbrlna la congruenza dclc cleformazioni scrrrprc r s s i c l r f x t l l , o i c h c ' u n t e r z ac ( ) m p o n e l ] t c l e l os p o s t e m c n t rc L r x u \ . ,L L r r p ) r P(,s-

.(+,, +)*.r(+-'+) !,n.:o (1415i)

.l{).1. I9l,l.

.-al'/\.l''|cl(|,'l)||r|,n\||]l'Jrit|l|l'llI'l!/1.|l,|||

618

Lastre e merrbd/lc

L'eqtnlane

di Pnhet.

Alplicadane

al pamboloie iperboliro

6t9

sono sempre esset scelti in modo da produrre un assegnato sistema di deforas. mazioni >> La (14.16.2) un'equazione simmettica rispetto a Z e aV; infatti si pu sostituire Z con Y e viceversa senza alterarne la forma' Ci induce a formulare un duplice tipo di ptoblemi: 1) Definita la forma della membtana, ossia asse? y), qual lo stato di sollecitazione ; 2) noto lo gnata la funzione Z:Z(x, stato di sollecitazione, cio la funzione Y(x, y), qual la forma che deve avere la membrana per resistre alla condizione di carico assegnata? Sviluppiamo ora un ptoblema del primo tipo, esaminando la struttura rappresentata nella fig. 74.33; vna superficie i cui contorni sono rettilinei, ia dl plafl passantl un ottenuta sezionando un paraboloide iperboico con una ottenuta sezrorando patabololde lperbollco con una coppn di piani passanti

Fig. 11.34. Sostituendo questi valori nella (1,4.16.2) ottiene: si


'2rI' _ 2 K _ :1 -

per i due asintoti, e con ula coppia di piani ad essi paralleli; la sua proiezione qenerale particolare, ",' xy e oataboloide iu xv in generaleun romboide in Darticolare. se il pataboloide iperbolico
equilatero, un rettangolo.

ox oy

n"

(14.16.s

e co:

A'Y - F, 0x0y 2K

(14.16.6

che proprio il valore della oxza tagliante T"" cambiata. di scgno. Se i carico p" uniforme e costante su tutta la struttura allora il taglio T,y uniforme e costante su tutta la superficie. l n r e g r i a m o l a ( 1 4 . 1 6 . 6 )r i s p e r r a y : :ry c l x ; 2 K''""

(14.16.7

Fig. 14.3). in questa una superficieinteessante quanto presenta diverse possibilit di combinazioneche ne aumentanol'elasticit di impiego in diverse applicazioni tipologiche. Alcune di quest sono rappresentatenella frg. 14.34. y) per il paraboloide iperbolico nell'attuale riferiL'equazione Z:Z(x, mento (fig. 74.33) : l:l{xy (14.16.3)

dove C,: fr(x) una funziore della sola variabile x; derivandoIt ('14.16.7\ r i s p e t r o x , s i o r t i e n e ' e s p r e s s i o n e\ : a l di
_\y: --.r cx" -f::=:l dx r(x)

(14.1.8)

c,'n f,(x; funzione dela sola x. In maniera analoga si ricava;

aY"
y d,,vc C": , l\,

p"
Zt{ f,(y) e cluindi: ,.!,1 ( y" .t,(v) (;r y t',(y)

dove I( un coeffciente; detivando opPortunamente tispetto a x e a y risulter

(14.1,6,9)

?22
x2
-:U

_--i-':

azz

dy"

ox cy

l!

(14.'t6.4)

4 s V \ V .F l i i g f c , . l t n ! l a r i " . l r e l / i , t r r ( 1 . i n g l . , l l c r l i n o - l t c i c l c l b c l g - N c i v Y r r k , p p . 1 6 8 ' 1 6 9 , 1 9 6 r r .

(14.16.l0)

620

Ldilreez

brahe

Mati"a<on; daticbciella o1,na

621

di mostranoche nella struttura,in presenza e La (14.16.8) la (14.1.10) N., Nv funzione risPettiYamente carico costante, agiscono due sollecitazioni della sola x e della sola y. Se il vincolo non in grado di sopportare sollecitazioni di questo tipo allora dovr aversi, sul vincolo e quindi dappertutto' N*: N":0. In generale,supponendovalida questa ipotesi, lo stato di sollecitazione dovuto solamentea fotze di taglio del tipo: P " 2K (14.16.11)

Per determinare le direzioni e pertanto le giaciture principali si pu appli cate ad esempio la costruzione del cetchio di Mohr, come nella fig.'14.35; ne viene che, in ogni punto della membrana, le giacitute principali sono Ie tangenti all'una e all'altra parabola passante per quel punto. La patabokL con conavit verso l'alto soggetta a ttazione e quella con concavit verso il basso a comptessione.

tT,'

F9. 14.i5.

I4.I7 M.OTIV AZIONI STATICHE DELLA FORMA del Nel cap. 9 abbiamostudiatocomegli scienziati XVII secolopersequissero l'obiettivo di determinare la fotma migliore che doveva essere assegnata a una volta o a una cupola per assicurare ad essa un preissato tegime Jtatico. Lo stesso tema di ricerca pu essere riproposto oggi, prt,prio a partire dalle formule introdotte flei p^ragxafT prececlenti sullo stato membranale' Se r.ero in generale che La" forna di ufla struttura esplica un tuolo determinnte per le sollecitazioni corrispondenti, ci diventa patticolarmente significativo per certe strutture, tre cui primelgiano, si pu dire, le membrane. li <luincli ben comprensibile che, acclnto al ptoblcma dircllo (< clt unl ccrt,r

membtana, soggetta a cetti carichi e a certe condizioni di vincolr, clctcrml. nare le caratteristiche di sollecitazione >), sia venuto in luce il problcma lzrrrrru (( ssegnato un certo regime statico, ricercare la forma della membrana chc lo verlflca >r. La risposta a tale problema interso offre un'indicazione sulla forma chc si affianca alle altre motivazioni (atchitettoniche, funzionali, economiche, tecnologiche, ecc.) influenti sulle decisioni di progetto, e che in alcuni casi pu avcrc importanza preminnt. Ci vale ad esempio per le membrane non tesistcnti a compressione, come le tende, la cui forma non pu prescindere dalle esigenzc statiche. In tal modo, l'analisi strutturale toma su un antico percorso, un ( sentiero intefotto ), fotse, tra le vie che la scienza delle costruzioni aveva privilegiato sin dalla sua svolta ottocntesca. Ma totnando su questo < Holzweg >, dop<t l'esperienza feconda di quel che accaduto nel corso di quasi due secol, dai primi contributi di un Bouguet, di un Bossut, di un Mascheroni, di un Salimbeni e di t^rrti. altti ponieri, alle pir mature espressioni dell'odierna meccanica dei solidi, il liryuagio ci appare cos trasformato, da mutare anche l'ordir.re degli obiettivi e la scala delle diffcolt da superare. Le metodologie attualment seguite sono sperimentali, analitiche, numcriche, miste. Alla prima classe, ricca di tisultati suggestivi, appartengono, fra le altre, le ricerche di Otto ab, legate soprattutto alle applicazioni su tensostfuttufe, e di Isler 47,rivolte a realizzazioni nel czmpo dei gusci sottili in cemento atmato. La seconda classe pu vantaf contfibuti matematici d'alto livello, mt trova seveti limiti nella complessit del problema. La tetza, costituita n gerrcrc da formulazioni inverse del metodo degli elementi finiti, si sviluppata ncgli ultimi decenni parallelamente alla diffusione delle tecniche di calcolo automrtico, che hanno reso possibile anche la visualizzazione immediata e interattivlr delle forme su aidto o s,r plattr. Le tecniche miste, nfine, perfezionano per via numerica risultati qualitativi o paniah conseguiti sperimentalmente o anlliticamente. Sul piano teorico, il problema della forma essenzialmente non lincrrc e pu non ammettere soluzione. Volendo gettare uno sguardo sull'approccirr misto analitico-numerico che piir si presta all'esposizione sntetica (e rinviando ai numerosi articoli su riviste specalizzate per un quadro pir rigoroso c dcttgliato), faremo riferimento, per maggior chiarezza e semplicit d'esposizionc, a una vetsione lioeare apprarsimata, che applicabile se la membrana sullccntemente ribassata. In tal caso, infatti, lecito porre nellc (14.15.4):

N"=N. li. * P*

T"" : T*v

N" = N"

( 1 4r.7 . 1 )
N", in

l r s f e r c n d o l e c o r r d z i o n ii m p o s t e a l e s o l l e c i t a z i o n e l 1 t t i v cN . , ' I * " , i
{r, fr. ()tt,), ZtrXhkut.rpmLtt atlt h/unt,., ljlsrcn, Ilcflin, 19f)6. K a? IL lslcr, llL\ltay,,1 \l\l/r, "l\\'ll. l\SS", l, l91,

622

Latle

e aerbtafle

Ceuo:nlle < nenbrare armoniche>

62t

prescrizioni sulle grandezze proiettate N*, T,y, N"; e ci ltneaizza il problema. Se poi faccamo un'ulteriore restrizione, supponendo puramente verticale il carico, tutto viene a sintetizzarsi nelle (14.16.1) e (14.16.2) e nello scambio \l{ di ruoli fra \a Jux1ione di forna Z(x, y) e la firnTione di solhcitaqic,ne (x, y). Opetativamente, la determinazione della forma per via analitico-numerica comprende le seguenti fasi: a) assegnaziondelle condizioni volure su N". \". T-r: e b ; d e f n z o n e i r H ( x , 1 ) . n o n n e c e s c a r i a m e n ru o i c a , c o m p a r i b i l e c o n J e d e (1,4.1,6.1,); c) precisazione del carico p,(x, y); d) soluzione della (14.1.6.2) rispetto a Z(x, y). La fase a) comporta una scelta che pu indirizzarsi verso obiettivi posti in altetnativa. Quello pir consueto e di pir immediata defrnizione lo stato di nllettaqiane anifurme ;

e concentrale teazioni su appoggi puntifotmi, rcahzza.nloun esempir> rtrut. di tufa completamenle autoDortanre. Per a fase b) sono isponbili numerosi risultati. Soluzioni elcmcntori ll h a n n oa d e s e m p i o e r i l c a s o ( 1 4 . t 7 . 2 ) : p

y:5
Y:Kxy

(", y,) *

(r4.17.5

e per quello (14.17,3):

('r4.17,6

N":Nu:I{

T'o:0

(14.17.2)

Ponendo K costante, le sollecitazioni non varano da una zona all'altra della membrana; inoltte, poch il cerchio di l\Iohr degenera in un punto, lo stato di sollecitazione non varia neppure ruotando la giacitura. Si ha quindi una situazione in cui le tisorse del materiale sono util.izzate ovunque al massimo. ,\ltre volte le condizioni sul resime statico della membrana sono diverse e pir blande, imponendo t'annullarii di certe caratteristiche di sollecitazione su feticoli planimetricamente assegnati. Esempio tipico ed elementare la condizione su reticolo ca{tesiano:

mentre il caso (1,4.17.4) alquanto complesso. Le forze esterne de6nite nella fase c) sono identiEcate nella condizionc di catico che si considerapredomnantee che in generale quella costantesulla proiezione orizzontale, oppure quella di carico nullo con ieazioni autoequilibrate di presollecitazionetrasmessedai bordi, oppure quella di pressioneuniforme. Il primo caso legato alle realizzaziot-ti Jrt.ottii" a gusiorigido sottile, il secondo alle tensostrutture e alle tende, il terzo all sutture pneumatiche. Infine, la forma che si ottiene nella fase d), integrando la.(1,4.16.2), con_ seguita in generale con tecniche numeriche, sovent col metodo deile dife_ rcnze finite, ed in qualche caso per via analitica.

14.18 CENNO

SULLE < MEMBRANE

ARMONICHE

>

N*:Nv:0

(t4.17.3)

Alcune importanti osservazioni possono essere applicate alla determinazione di forma che garantiscela sollecitazioneuniforme, che quindi si otticnc insetendo la (14.17.5) nella (14.16.2). 'particolarmente Nel caso intessantedi presollecitazioneai botdi con carco nullo, \a (14.16.2\ diventa,:
22 , .rx2 A2Z y,

che sappiamo poter essere soddisfatta, per carico verticale uniforme, da7 paraboloide iperbolico. Un importante elemento per la validit di una scelta di fotma per una membtana, la tazionale trasmissione di azioni alle struttute di bordo. Pertanto, anche l'obiettivo di annullare alcune di queste azioni pu essere utilmente perseguito. In particolare, ha un notevole interesse ottenere su tutto il perimetro, tranne che in un numero finito di punti singolar:
l\l -\ -n

(1 4 . 1 8 . 1 )

c deve avere condizioni al contorno non nulle:

Z : Z.(x, y)

(r4.rr.2

(14."t7.4)

essendo N., N"t le fotze assiale e tagliante sulla generica giacitura di contofno. Una mcmbrana che rcaliz.zi l^ (14.17.4) non sollecita l strutture cli :ordo

rlttimenti fornirebbe la soluzione banale Z : 0. Poich una funzione che verifichi la (14.18.1) si cicc atmonica, lc mcnrlrrene cos detcrminate possooo dcnominlltsi /)ta///bft/c arttortit/.,c. Allc ntcntbrtnc armoniche si pur'r pervenirc encrc scgucndo ull pcrc()rs1) complctlrncntc t l i v c r s o , . . c h en ( ) n t l t c o r i g i n c c l a l l l s t a t i c r , m l t t t l l l g c r r n r c t r i a .S L p p , , n i r t r r t , l irrlitti <li [rrrnrularc il scgucntc 1rr.oblcnr:r: rlr/r:tltirtart," frrt trtttr: h, rrpq/cic rba

624

Lalre

e cnbrane

banno come cattlar o tltta caraa c/tusa altegftaa, quella di nirina area, Otbene, tale superficie minimale, se abbastanza ribassata, verifica la (14.18.1). A questa notevol ptopriet, che individua nella membrana armomca la intetsezione di due processi di ottimizzazione, starica e geometrca, devono la loro esistenza le tecniche sperimentali che lasciano libera una pellicola saponosa appoggiata a un contorno rigido di scegliere da sola la propria forma, \a quale, per effetto della tensione superficiale, tende a quella minimale. Assai semplici, se ci si accontenta d.i ndicazioni qualitative, queste esperienze dventano ir\.ece molto sofisticate se si vogliono risultat quantitativamente precisi. Come si gi detto, la presente ttatta.zione Lnearizzata, legata ad un suffciente tibassamento, soltanto approssimata rispetto all'approcco rigoroso, non lineare, al problema della forma. Riportiamo acl esempio la scrttura esatta dell'equazione differenziale della membrana uniformemente sollecjtata in regime di pura presollecitazione (owero della superficie mnmale): f

15 OLTRE IL DOI\trNIO DELL'ELASTTCITA

l r + l\ (+ /l l -o +" x L y |

/ 17 \21 427

^ l ? f , (i' x /tJ\;' y :, 1 z i^xz 1 | \

0x 0y

a2z : 0

(14.18.3)

15.I PREMESSA Se all'estremo libero della barta rappresentatanella 69. 15.1 viene appli. cala vnl fotza assialeP e se lo stessostfmo subisc uno spostamentou, .l teoria dell'elastcitlineare lega le due grandezze mediantela relazione:

di cui la (14.18.1) un'approssimazione, lecita quando sono trascurabili i prodotti delle derivate prime. Le soluzion in campo non lineare si ottengono, tranne rarissim casi, per via numerica, ad esempio migliorando iterativamenle una valutazione inizale ao, oppure facendo ( crescere ) con processo incrementale la membrana da uno stato ribassato ae. La mediazione fra le esigenze statiche e le altre n genetale affi.data al pfogettista. Tuttavia, anche questa fase di lavoro pu giovarsi di indicazioni analitiche. Ad esempio, con tecniche di calcolo variazionale pu essere individuata, in una certa classe di forme bidimensionali, quella che meno si scosta da un regime statico desiderato o, viceversa, in una certa classe di membtane sodclisfacenti assgnate condizioni statiche, quella che pii si awicina a una forma voluta. Le condizioni possono anche essere esplesse analiticamente da disuguaglianze. In particolare s pu richiedere, sul piano statico, la permanenza delle sollecitazioni entro una certa fascia di ammissibilit, oppure, su quello geometrico, il rispetto di cefte sagome limite. In tal caso, le tecniche risolventi a p p r o p r i a t e s o n o q u e l l e d e i J ap r o g r r m m a z i o r e m a r e m a r i c a .

P-Ru

R:

Fi^ *A

(1s.1.

dove E il modulo di Young, A 'area della sezionetrasversaledella barrn, I la sua lwnghezza. La formula elementare (15.1.1) esprime le tre seguenti proposizioni fondamentali: 1) la forry la sla caarachepu pradurre cameffitto la tposraneuto, 2) la relaTionetra forTa e Qarlamento irdipendente nnpo, dal 3) Ia relaqionetra forqa e tpostamexto lineare.

Supponiamodi sottoporrea verif,casperimentale tre prr,posjzir'ni, le In una prma espetienza, nessunaforza viene applicata,ma sono p()\/()cfc lariazioni di temperatura nella barra. Uno strumentodi misura,p(,sti' ir1(,pcrrl

'Iironi, '18 F. Otto, Ztqbeaptlth Konrtnkfionen, /, Ullstein, Bcrlin, 1962; M. N{xjoviecki, c. Ceorft/ica/ Canfgntutian of Pnunalic and T!,i. Strtcf"rer ab/aked uitb Interacri Canptlet ,Aided Deiirfl, Proc. I.A.S.S. \fotJd Congr, on Spac Situctures, Nfoneal, /, p, 125,19'76. ae G. .A.lp, E. tsotzo, A. Corsenego, ,{. Del Grosso, Co"ltldriana/ Prah/t"lr i1l.\'/)dlt Detul"i"x/tt1 a / t \ I ( n r r d t r c . l / t t r t t l . lProc. I . ^ . S . S . V o r l d C o n s r . o n S h c l n d S Dattiia S t r u c i u r c s , N f , r( l r r( < , a/ t\I(nrrdtrc.l/t,trrt.t, ' r o c . l. pl Jd g r t l u <i il

-', t. 7q, 1{)7r.

;ltig 15.1.

{!11

626

Olfre ;l da ritlio dell'elartici

6n
Lneare,caratterzzatadai seguenti fatti salienti: a) il diagramma si pl)ittircc noteyolmente, facendo corrispondere grandi incrementi di spostamcntoa picoli incrementi di forza; b) se nel punto B l'ntensit d.ellaforza vjcnc climlnuita, il diagramma non viene ripercorso in sensoinverso, mr si segueun altro tracciato, pressochparallelo a quello elastico; ne deriva che, rimuovendo la fotza., non si recupera l'intero spostamento,del quale timane un'aliquota ()C; sul c) riapplicando il carico, si procede lasticament tratto CB (come se l'origine degli assifosstraslatada O a C). L'abbandono del comportamentoelasticc) si verifica quando si petviene nuovamente in B, la cui ordinata maggiore cli quella di A (ircrudinea del materiale). In molt casi, tuttavia, la differenza delle ordinate modesta. 3) In corrispondenza di un certo punto D si ha la rottura della barr. ,{ll'elasticit si dunque sovraPposta:ona faseplastiu.

all'estremo libero, rivela allota all'osservatore uno spostamento la cui causa evidentemenLedi narura non meccanica, ma lermicaNella seconda esperienza la, lorza inyece presente con la lgge oraria della fig. 15.2, cur il modello teorico dell'elasticit. lineare porterebb a corrspondefe la legge oraria d spostamento della fig. 15.3.

I Fig. 15.2.

t Fig. 15.3.

Il rilevamento sperimentale segnala invece diagrammi temporali come quelli della fig. 15.4, espressividi relazioni forza-spostamentodipendenti dal tempo e tipici di un comportamento, oltre che elastico, a"nche aiuoto.

Fig. 15.5.

Fig. | 5.6.

Fig. 15.4. opportuno otare, a questo punto, che in molti casi i fenomeni amlaici ora pfsentati hanno entit quantitativamente trascurabili; ma non sempfe ci avviene: in molti altri casi la differenza fta teorta ed esperienza notev;le. Immaginiamo in6ne una tetza espetenza in cui, facendo variare l,intensit della forza, si dia lettura istantanea degli spostamenti e s regstri il tutto su un diagramma, che la legge (15.1.1) prevederebbe come nella fig. 15.5. Anche ora potranno avetsi risultati sperimentali diversi, schematizzati sommatiamente nel diagramma della fig. 15.6: di essi abbiamo gi fatto cenno nel p r r . 5 . 1 1 . T n s i n t e s i , p o L r v e r i f i c a r s ig u a n t o s e g u c : 1) nella fase di primo carico l comportamento elastico lineare accettabilmente verificato se \z fotza non raggiunge una certa intensit, corrispondente all'ordinata del punto A. 2) <tltte \ puntct A, subetra una nuova lcgge cli colrrporrantcnro, non

I semplici esempi riportati, e altri che potrebbero essere aggiunti, danntr un saggio dei limiti dell'elasticit lineare, di fronte alla necessit di spiegazionc di importanti fenomeni. Altre teorie pir o meno generali si sono perci sviluppate, secondo un percorso evoluiivo che ha visto rivolgere I'attenzione ora alla sistemazione assiomatica, ora alle esigenze applicative. Anche se la fcnomenologia rivela spesso un'intersezione di diversi comportamnti anelastici col comnottamento elastco. viene di notma fatto riferimento a combin^zi()l'li di pochi di essi, spessouno solo, con quello elastico. Abbiamo Pertant() tc()rtc e della termoelasticit, della viscoelasticit,dell'elastoplasticit, cos vi.1; sritnoo appunto queste teorie oggetto di studio nel presente captolo, entr() i liniti clella linearit geometrica, e cio dell'ipotesi che deformazioni e s|r)st:rctli siano infinitesim. I temi che dovremo svolgere riguardano, da un lato, la clcfinzionc tlcllc cquazion costitutive, dall'altro, l'esame dei problcmi al contottt,r' I cuc rLspctti saranno qui alliontati separltamente, e si parler perci clapprima r.lt h'1ynt tcrnrocrstico, vscoclastico, elastoplastico c succcssivamcntc tli |nh'ttn t'lclh o , t c r m o c l l s t i c i t r ,c l c l l l v i s c o c l a s t i c j t d e l l a p a s t i c i t .l ) o s s i r t t ' t to o l l t r c s i t t c l ' o r a

628

Ottre it lonio detl'elalhi

Jl hgattte elasrito liware:

rhbialri

e complementi

629

una sostanzialedifrerenzatta i diversi tipi di anelasticitche andremo esaminando: menfte per i primi due possibile porre 1 legame in fotma finea.rizzata (e a questa anzi imiteremo l'esposizione),nel terzo la non linearit fica del lesame ha un tuolo essenziale. Per completezzaichiameremo anche brevemente le cose gi dette nel cap. 11 sul legame elastico lineare, introducendo una notazione pitr sintetica e aggiungendo qualchenotizia complementare che ci sar. utile in seguito. D'ota in poi - almeno sino alla fine di questo capitolo - abbandoneremoil familiare riferimento O(x, y, z) e le conseguenti rLotazionl pet le diverse gxanezze: per gli spostamenti u*,uv,u,, per le deformazioni xx:xy:...: per le tensioni o**, 6xyr ..., cc, Indicheremo invece i tre assi cattesani con i simboli X', X21x3: gl tllizzati talvolta, ma solo di sfuggita, ne pat. 11.10; in base a tale convenzione, appare spontanomutar nome alle componenti dello spostamento, chiamandoleu1, u2: usi alle componenti di deformazione, chiamandole e.r, s12,...,o in bteve er; (i, j:1,2,3); alle componenti di tensione, chiamandole (i, j : 1,2,3); e cos via. or;

La (15.2.3) diventa allora :

" :ljq\ "" \ eri,lo

I2' 1 " - 9 : :ier'r,) " n u ietr /o


ft\

(15.2.s)

Escludendo la presenzadi autotensioni' ossiadi tensioni presenti nel corpo valore di Dur in assenza dformazione, e ponendo uguale a zelo l'inessenziale ell'enerqia nel punto iniziale dello sviluppo (15.2.4), scompaiono,rispettivamente, iue pri;i termini e il primo termine nei secondi membri delle (15'2'4) e (15.2.5);con la Posizioneformale:

E.nu: * l--*l c e h k Z Oeij


\

1 / 4 2 , " \ /o

('ts.2.6)

si perviene infine al legame e/asticolineare: ori : 2 Ej,nteru

(15.2.7)

h,k

I5.2

TL LEGAME ELA.STICO LINE,{RE: RICHIAMI E COMPLEMENTI

Abbiamo veduto nel par. 11..15che l legame costitutiyo detto ren?liceruente elaslico le tensioni in un dato punto e n un dato istante, sono funse zioni, esclusivamente,dlle defotmazioni nello stesso punto e nello stesso lstante:
oii : g. (ehk)

I coefficienti Eijhk variano in generale da punto a punto; ci non awene se il materiale omogeneo. Come sappiamo (par. 11.17), la simmetria di ori ed er: e la (15.2.6) riducno il numero dei coefficienti Eip,t effettivamente distinti da 81 a 21 ; valgono infatti le uguaglianze :
Eijlr. : E;ilt : Ei:uo : Enntj

(r5.2.8)

(15.2.1)

Se si accoglief impostazionedi Green (pat. 11.17),e si supponel'esstenza di una funzione espressiva dell'etergia paten<ialeela$ica, \e ulterioti indicazoni che si possono farre da tale ipotesi configurano una classedi corpi elastici cui, non di rado, s d il nome di corpi a << leganeiperelastico In questo caso, >. se nota la densjt energia otenzialelastice: d p
9 : tisulta : ^
uu--Oeij

elasticasia defiSupporremo sempte, nel seguito, che I'energia p-otenziale. poiitiva. Ci garntisce,fta I'zltro, di poter trasfotmare ll legame (15 27) nita nella forma inversa:
ij : :Cijhkdhk

(1s.2.9)

con le condizioni sui coefcienti Ci:r't: C i . i r ,. - C j i r r ,. C,:r,r, Crrr,i:

g(er)

(ls.2.2)

(15.2.10)

(t5.2.3)

Una dtastica semplificazione del legame costitutivo viene conseguita rggiungenclo l'ipotesi di irotropia. Pet una notazione sintetca, introduciamo l'indicc cli I{ronecket Aij, cos defiito i it::0 i3:1 sei*j sei:i

Un'ulteriore rilevante semplificazionesi consegueammettendo che lo svluppo della (15.2.2) secondo Taylot, a partire dallo stato indformato, possa esseretroncato dopo i termini quadratici:

(1s . 2 .1 ) 1

: *;(u*)..,,+ + _(.r*")..,,.". e(erfe(0)

(|s.2.4)

c intlichrmo, al solito,con Id,IId,III., I",II",III", gli invarilnti di tcnsionc rrmaziotrc. c clct L c ( 1 5 . 2 . 7 )c ( 1 5 . 2 . 9 )t l i v c n g o n o n c l n r l t c r i l l c i s o t r o p o :

630
oii:2Gei:f8i:),I,

O//te il doninia elfehrlicil

Il legdte te toelattica likeare

631

(1,5.2.12)
. 4,, 26131 1ZC; I"

9 : g(er;, T)

(rs,3, r)

1 ir .: -2c oij

(15.2.\3)

e i coeficienti si riducono alle due sole costanti l, G di cui si a lungo parlato nel cap. 11. In molti problemi applicatvi si pteferisceutllizzarc altespressioni equivalent del legameisotropo, nelle quali figurano altre costanti elastiche, owiamente esprimibli in funzione di I e G, quali ad esempio il modulo di Young E e il coeflcienre Pojsson . di v Talvolta poi utile operare su tensioni e deformazioni la seguentedistinztone i
oij : sjl +

Lo sviluppo di Taylor viene ota effettuato patendo clallo stato indcfor' tempetatuta ambiente inizale To. Supponendoancora lcgittimo mato e da uniaL'arrestoai termini quadtatici si ha:
/irn\ /i<o\ T") T) e(er:, =e(0, + >l+r i i /|o , r o"',* [-ii /Io . r o(r- r0) \or i; \c

IZ

, , j ; E ' , k\

f (^ea l( E h k | ii

2n

ijehk+:1.---l
i.j \(eiivr /0.I!

-/

c'2o \

u':(T-To)-

/0.0

1 - _ -t

+ 1 lgJ0 , T 0 (r-ro)' (rs.3.2) z \or-l


(1,5.2.r4) (1,5.2."t5) fornisce: La (15.2.3) 'e \ / 'q.\ | -. _ I t/ -'J_ / a q \ ' z ,:."u 5-*1aJ, )0.'"'nu (E;fuJ",""(T \ er;J0,," T0) (153'3)

ij ld

u , ;: e , 1 f a , 1 I "

introducendo il deuiatare tensone e i7 deaforedi defornaToree4. di sii Combinandole (15.2.12) con le (15.2.14) (15.2.15), pervieneall'ultee si riore scrittura del leEame :
si: : 2Gei;

Manteniamo l'ipotesi di assenza di ogni autotension e ponlamo:

(15.2.1,6) (15.2.17)

u,,*:*(""u"* )",," --(a#h)",'" e,,


La (15.3.3) diventa: oij : I Er:*ehr- Ptj(T- \)

(1s.3.4)

I. : 3kI"
La nuova costante:

1 -

2G+3^ 3

(15.2.18)

iI nodalo di dilataqione cubica. La versione (15.2.16),(15.2.1.7), vantaggiosaquando il materiale incom primibile e cio quando k : oo. In tale situazioneI" nullo, Io rmane indeterminato e le espressionidi legame si riducono alle ("t5.2."16), parricolarmente semplici.

ed esprime il legame termoelastirclineare. Ii confrontJcon I'elasticit lineate , a questo punto, immediato : la nuova qrandezza in goco, Ia variazione termica, viene a introdursi ta defotrnazt<ttti ! tensioni, at;raverso i coefficienti aggiuntivi |3ii che, come appare evidentc dalle (15..4), sono simmetrici rispett agli indici e quindi in numero di 6 efiettivamente distinti. Il legame invetso si ottiene, cor la consueta ipotesi di definizione postiva dell'enerlia potenziale elastica, risolvendo la (15.3.5) rispetto alle deformazj.ni e ha l'espressione: .r; : I Ci:n*ont * ar:(T To)

15.3 IL LEG.{ME

TERMOELA.STICO

LINEARE

(1s.3.q

Se l'influenza delle variazioni termiche sul comportamnto dl materiale viene ritenuta non trascurabile, ma neppure cos drastica da modificarne il cafattefe iperelastico, il legame costtutivo pu esseremantenuto nella forma (15.2.3), pur di considerare l'energia potenziale elastica come funzione non delle sole eij, ma anche della temperatura che intcndiamo clui cc,mctcmT,
petlt.ut:^ air^a///.t:

Nel caso particolare dell'isotropia, la varazione termica intcrvicrtc soltmentc nelle equazioni relative alle iomponenti di tensjone c clcformrlzionc I jnt'etso, sono i seuuctrti: inclici ugueli. i .ue lcgami, diretto e<l

nrl

" 2 ( e r 1I o " r 1 l ) .'1 1 3 ( T - - ' l i r r

( 1s.3.7)

632

Ollre il dontinio dl|'elaticif

Il legane u;ftelaslio lineare: na Jotnulaliane

integrah

633

"',: 2!- o',-4,,[oO\-O I. + "(r- r,)]


Le costanti * e p verificano 7a relazione:

(1s.3.8)

coiflcde con I'istante che pone termine allo stato naturale) soltanto il vnlotc Poich dell'integralea frgurarenell; (5.2.7). La situazione-ora Pit comPlcs.sa, l'evoluz[ne rel tempo dell'integtando ha un tuolo non trascurabile' Infattl, ciascun inctemento infinitesimo all'istante t: -^_ /-\ _
dehk( ) : ;-]]]]]:: or if

p:(3),+zc)d.
15.4 IL LEGAME YISCOELASTICO LINEARE: SUA FORMULAZIONE INTEGRALE

(l s.3. e)

(1s,4.2)

(( d un contributo infinitesimo alla tensione attuale che dipende dalla memoIpotizzando la (t-r)' ria> clel materale e, quindi, dall'intetvallo temporale linearit potremo scrivere in formula: dor;(t) : ) E;r'r,(tt) deor,(t)

L'introduzione alla viscoelasticit lineare pu essere operata seguendo due diverse linee concettuali. La pma ha le sue radici in un approccio di natura essenzialmente matemattca, inizi^to da Boltzmann', sviluppato da Volterra 2 e pi recentmente ripreso da diversi studiosi, nel contesto della teoria assiomatica dei leeam costitutivi. La seconda ha invece natura pi fisica, risale nelle sue prime formulazioni a contributi di Maxwell 3, Meyer a, I(elvin s e altri e trova gneraftzzazione in una metodologia per la costruzione di modelli di comportamento de materali, che prende il nome di reologia.I due filoni hanno avuto evoluzioni sostanzialmente separate, che hanno portato a due diverse scritture del legame viscoelastico lnear: sotto forma integrale e sotto forma diferenziale. In realt le due formulazioni sono riconducibili l'uoa all'altra sotto iDotesi abbastanza generali, come hanno mostrato Gutin Sternberg , ai quli dovuta una limpida trattazione della vscoelasticit lineare. Esaminiamo ora Ia ptima formulazione. Si tratta di caraiteizzate un materiale il cui comportamento, intermedio fra quello elastico e quello vscoso, denuncia una < memoria > di quanto a\venuto nel passato, Nel solido elastico, una sola informazione sul passato sufficiente : la conoscenza della confiEurazione iniziale o (( stato natufale ). Posto infatti:
f )^ \ "T' / - '/ : enr.(t.; | d.

(1s.4.3)

Le funlion di nenoria cos irtrodotte definiscono un tensore quadruPk)' ) .he pr"de l nome di ( tensore t rilassameno ,verificano le condizioni di sono in numero di 21. simetria (15.2.8).Pertanto,esse Sovrapponendogli effetti, si perviene al legame viscoelasticolineare nella Joraa inte.qrale:

"',(.) -J ) Li;nu(t-r) -jS1

^-

/-\

d:

(tq L/l\

Si finora fatta implicitamente l'ipotesi che le deformazioni siano regolati 1^ nel temoo. Tuttavia pssibile estendere trattazloe a storie di deformazionc quali quelle della fig. 15.7, intendendo gli inteche preentino disconiinuit grali nel senso di Stieltjes. Un'espressionealteinativa del legame si ottiene ammettefldo che, previa opportuflt scelta d:ll'otigine sull'assedei tempi, f istante t : 0 possa sgnare l'itrizio dell" storia di deformazione.Ci equivale ad affermateche la < memoria > del materiale non si spinge no agli eventi remoti' ma si affievolisceptocedendo a ritroso. fino a diventare evanescnte.

(15.4.1)
e il limite inferiore d'integraziofle in realt finito

(dove

t l'istante

attuale

r Il lavoro si trova n "Ann. Phys.", 7, p, 624, 1876'V. Volterra, Drei Vathr ngen, 155, Leipzig, 1914. p. 3 Il lavoro si ttova in "Phil. Mag", )5, p. 133, 1A6a. a Il lavoro si trova in "J. Rcine -{ngew. l,fath.", 78, p. 130, 1874. s I lxvoro si trova in "Mth. Phys.Papcrs", p.21,1815, 3, "Arch. R,t. tcch. ^nnl.", o M. L|' Gurti., D. Stcrnbc\t, On tlreLi'itar 7/tear.1 V'i:toe/atticr'r,, aJ Il, p.291, 1962,

I"i.a.| 5.7.

634
Opetando allora per parti sulla (75.4.4) si ricava:

Ohrc il daliinio dell'elanicil

I ztateiali

di Keluin e .traxtpell

35 (1s.4,10
(1s.4.11)

eir(t) ''

lC'(r -' J
t f

r) -i-]JL d1 o

lc..t'r\

: oi1(t) ) Eil,r.(o)"""C) +l!E#@

ehk(t-) d

(15.4.s)

:Jc,G--)r..Tjf/-\ a, r.(')
ed immediato osservare che 7a,difrerenza rispetto ala (15.2.7) risiede nell,.integrale al secondo membro e cio nella variabilltL tempotale del tensore di r i a s s a m e n i. o -4.1 legame inverso si perviene scambiando i ruoli fra tensione e defotmazlone.

contenenti le funzioni scalari del tempo El, E2, C1, C2. L'ipotesi di incomprimibilit viene frequentemnteutilizzata in viscoelala sticit; in tal caso,rmane significativa sola (15.4.8),o la (15.4.10).

AlIa (15.4.4) corrisponde dualmente l'esptessione :


er;(t) . l ) Cl:1q(r- r) J b,
t f . t" ' "/\-'\/ -..

15.5 I MATERIALI
dr

DI KELVIN

E DI MAXWELL

'r

(1,s.4.6)

nella quale figurano funzioni di memoria inverse, che soddisfano relazion di simmetria del tipo (15.2.10) e definiscono il < tensore dJ crep La (15.4.5) >. si dwzlizza invece nella:

Vediamo ora la secondaformulazione, che esponiamo qui pteliminarmente al seguendo due notevoli versioni parziali, per riservare 7a genera\zzazione paragtafo successivo. i.{.lrtr. I'elasticit lneare di un solido descritta dalla (15.2.7),la viscosit lineate di un liquido trova riscontto nelle relazioni dirette:

(|s.4.7)
L'effettiva invertibilit del legame (15.4.4) richiede peraltro il soddisfaci_ mento di alcune condizioni non richieste nell'elasticit: le funzioni E1;11(t) devono essere derivabli due volte rispetto al tempo ed inoltre dev'esse 'a Eirb,(0) 0. Rimane a questo punto da esaminarel,isotropia. Come nel problema elastico i coefficienti si riducevano da 27 a 2, cos anche in questo caso sono soltanto 2 b fwnziont d snervamento (oppure d creep) da prenderein considerazione. Di consueto, si fa riferimento alla scomposizione (15.2.14) e (15.2.15), che, campo elastico, d luogo al legame nella forma (15.2."16) (15.2.17t. e _in La trasposizionealla viscoelasticitproduce le relazioni ditette:' t'.i(t) lE'(l - .) #d' C)t
f -i1../-\

orr: )F,*u$|
oppure in quelle invetse:
*:;",,nuo"*

(15.5.1)

(15.s.2)

Un materiale che presenti fenomeni di ritardo nella cotrispondenza fra causeed effetti ha caratteteintetmedio fra il solido elasticoe il liquido viscoso; pertanto il legame costitutivo appropriato pu esseredefinito in una classechc comprenda l'elasticit pwa" e La.viscosit pura come casi particolari estremi' Quale primo esempiorsi pu fare l'Potesi che la tensione sa esprimibilc come somma di due conttbuti, uno elastico e l'altro viscoso:

o,,:of;fof
Si ha allora immdiatamente : oi; : f ) Ei;r'renx ..,I F r : n t#

(rs..5.3)

(1s.4.8)

(rs.s.4)

t' I"1r) = lE,(rJ

r)
O

)r /-\ "'{rl1
f

l',1

I,l

6'

(1s.4.e)

Per un secondo esempio, dualc, supponiamo che la scomposizionc ll componcnti clastichc c viscose valga per lc dcfirrmazioni:

e quelle inverse:

e , , . e f jl e f

(l s. s.s)

636

Oltre il doninio ell'elani'it

I nodelti ftologii. Forn a$one dffircrqale el leganettuaclartco

6n

Detivando tispetto al tempo, e inserendoIa (15.2.9)e la (15.5.21, ricava: si


. ) Liihk h.lr A. --T ) r]-itrkdhk h,k

(1s.s.6)

Passiamo al complesso della fig. 15.10, nel quale molla e cilindro sono in parallelo. Abbiamo in questo caso: .t,,
' ' d t

Le relazioni sopta scritte esptimono due forme classiche, anche se particolati, d legame viscoelastico diffetenziale: ia prima qualifica il cosiddetto < materiale di Kelvin > e la seconda il ( materiale di Maxwell >.

(1s.6.3

Se invece la composizione in setie come nella frg. 75'L"l si ottiene: d u 1 d P l ? t ' p d t d t come immediato verificare,

(15..4)

15.6 I MODELLI REOLOGICI. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DEL LEGAME VISCOELASTICO


Per conseguire descrizioni pir genetal pu essere utile fare uso della nozione di modelloreologin e della tecnica che ne consegue. Si tratta, come s gi detto nel par. 15.4, di una metodologia per la rappresentazione del comportamento dei materiali che ofre il vantaggo di una certa immedlatezza dt comprensione e che pu ssere estesaa campi pi vast di quello qui considerato. Le formule analitiche catattetizzanti il modello reologico sono del tipo fofza-spostamento ed essenzialmente monodimensionali; i risultati ottenuti opetando su combinazioni di modelli devono ooi essere interDretati e tradotti in termini di lesame tensioni-deformazioni. La molla elastica della fig. 15.8 il modello reologico del materiale elastico. Indicando con p la costante che carattetizza la molla, ipotrzzata a comportamento lineare, la telazione tra forza impressa P e spostamento u del punto d'aoolicazione :
Tj ^,,

Fig. 15.10.

Fig. 15.11.

r) (rs.6.

Il dispositivo della fig. 15.9 invece il modello reologico del matetiale viscoso. Si tratta di un cilindro contenenteun lquido a viscosit perfetta, nel quale scotre un pistone azionato mediante una fotza. In campo lineare, l'equazione Dertnente:
r:: drt 1' d t -

Una breve riflessione sui tisultati porta ad osservareche, come la (15'6.1) e sul eb (5.6.2) traspongono modello i legamielastico viscoso,cosla (15 .3) e in e la (tS.e.+;rispecc6iano tetmini reologicila (15.5.4) la (15.5.).Quindi' con si gli schemi della fig. 15.10 e della fig. 15.11' identificano, rspettiYamente, i modelli eolosci del materiale di Kelvin e del materiale di Maxwell. Un model leggermente pi complicato e pil versatile dei ptecedenti schemattzzato nella frg. 15.12. L'equazione che governa il sistema : P . r l 'l 4 dP Et: . du e F P A P B U r l ( Pr P e l6 ,

(15..s

(1,s,6.2)

essendo che definisce sistema. il 1la costante

r-*y-l\M/\+
Fig. 15.8. .ltig. 15.9.

.Fir 15.12.

638

Ohre it doniniodel'elanicil

Il hga/he eldrllPlalita:

la fial<ime d hen)amenlo

39

e il materiale cxatteizzato prende il nome di ( materiale viscoelastico standard >. chiaro a questo punto come l discotso possa essre ampliato a modelli assai pir complessi, due esempi dei quali sono schematizzati nella fig. 15.13.

(15.4.6). Anche per la (75.6.7) ha significato la riduzione all'isotrcryia, chc rl r splicita nel modo segunte

A!s,,F Al j,

lc

- Ai

nsit

A,.

.11. . .l nl "^'l' -- 89t,,t- Bt i "^'' + ... I Bi ' r d t n

( 15.6.8)

' = A l - + A '1 - . . . - A 3 - := a : ar at.

trT

.l "T

: 8 9 1-. B j ;

)l

...+Bt#

'T

(ls.6.e

la Se i matetiale incomprimibile,rimane in gioco solamente (15.6.8). I5.7 IL LEGAME ELASTOPLASTICO: LA FUNZIONE DI SNERVAMENTO
-A.lcuni aspetti foadamental dell'elastoplastcit sono gi emersi sotto forma elmentare dal diagramma dela fig. 15.6. Un primo l'esistenza di una soglia d'inizio dell'evento plastico; un secondo la divetsa risposta che, raggiunta la soglia, la barra fornisce alla sollecitazione, nei cas alternativi di incrementtr o di decremento di questa. 1l ptimo aspetto tivela l'esigenza di un criterio cbc, nel caso generale di un continuo sottoposto a stato di tensione pluriassiale, carattetzzi la transizione elasticit-plastcit.. Il secondo rnde eYdente l'impossibilitL di esplicitare il legame elastoplastico in termini di telazione finita fra gli stati tnsiorale e deformativo finali, quando durante il processo di catictr l'incremento di deformazione non sia monotono; ne deriva la necessit di una formulazione incremertaleche segua invece passo per passo la < storia > del nrateriale. Si pu osservate ancora che il passaggio dal campo elastico (segmcnti del tipo OA o CB) a quello plastico (curva AD) segnalato da un certo livclltr di sollecitazione, che dipende dalle precedenti plasticizzazioni (l'ordinata di A diversa da quella di B). Le plasticizzazioni subite non hanno invece influcnzn se alla g. 15.6 pu essere sostituita la 'g. 1'5.14,in cui il tratto plastico orizz()ntale (assenza di incrudimento) e che rispecchia la ?laitt prftla. Un'ultima osservazione riguarda quella parte dello sPostamento chc n(r vcrrebbe annullata se, dopo avere raggiunto un generico punto del diagramma, si scaricasse Ia batta, e che quindi essenzialmete ?/astica, Esstt vari s il dignmma percorso sul tratto -\D, rimane inr-ece inalterata se il tratto pcrcorso clastco. l)of() queste premesse esponiamo, nei limiri qui consentiti, una firrmulazionc clcl lcgamc clastoplastico chc rccc1risccin termini gcncrali lc Pr()Pficlt stlicnti ora clcncatc.

Fis. 15.1t.
Le rsJ.azioni analitiche cui danno luogo generalizzanoquelle finora trovate e sono del tipo;
aop_ ar
, l P", dt

-l ... _a^:.'

.loP dtn

,1,,

b o ur

br_::
dl

F..._b.:

, , n ",. drn

115.(r.(r.

con a0,.... an, b0,..., bn, costantopporrune. Totr.rando ora dal modello reologico monodimensionale al continuo, r i c a v a d a l l a ( 1 5 . 6 . ) l l e g a m ec o s t i r u r i v o :

si

2 AflooorntI, , k A,1"0( r # n,t

i^",.

- ... -, ) AilN,.'.:1. (L.t

n-.,

t.:1" ),B f l 6 1 e r ,hrkl , s l ' " * - . . - , ,B l " + . uL b t , 1

(1s.6.7)

La (1,5.6.7) esprime, nella versone generale,il legame viscoelastico lineare sotto la -t'ornadiferenqiale. Come si gi accennato,col. opporture col'rdizioni un legame(15.6.7) pu essere scritto anchenella f<rrma(1.5.4.4) <ppure

640

OUre il danittio dell'elanici -rl

Rap?reretlta1ione arlratta t hogo d nert)anenlo

641

liticamente il fenomeno dell'inradi aento. Diclamo perfettanenlePl*$ico un matc' riale per il quale la dipendenzanon sussistae si abbia:

(1s.8.1
In uno spazio astratto aveflte come coordinate le componenti di tensionc, individua una superficie denomrnata lmgo d la condizione di plasticit F:0 se il solido perfettamente plastico, mentre pu che immutabile, sften)anetto modificarsi col procedere della storia del matetiale, se vi incrudimento. Nello spazio sudcletto uno stato d tensione individua un punto, o, equivalentemente' un .r.rtor. uscentedalL'origine; se lo strro elastico, il punro interno rispetto al dominio che ha il luogo di snetvamento come frontiera, se Plastico, appartiene alla frontiera. In assenza di tensione si certamente in campo elastico e quindi l'origine punto interno. La rappresent ^zione grafr.cadella fig. 15.15, anche se evidentemente impropria per uno spazio a pi c1i tre dimension, facilita la comprensione intuitiva el discorso. I punti Q e Q* corrispondono, rispettivamente, ad uno stato blastco e a uno elastico. Al luogo di snervamento consentito aYere punti singolari (fig. 15.16)' che sono leffetti implicati da alcuni criteti particolari di plasticitLe la cui presenza richiede tna genetalizzazione del discorso impostata fondamentalmente da Koiter ?. Nel seguito intenderemo, salvo esplicito awiso contrario, che nei punti-tensione considerati non vi siano singolarit.

C Fig. 15.14.

Scomponiamo anzit\rtto la deformazione nelle due parti elastica.e plastica :


, n t

(1s.7.1)

Per procedere oltre necessario introdurre il pteannunciato criteriod pldsticil, che consentdi stabilire se il materiale localmentein campo elastico, oppure ha raggiunto il limite plastico. Supponiamo possibil a tal fine individuare una fttn1onedi J eraant0, non positiva, dipendente sia dalle terisioni attuali, sia dalla storia del materiale attraversole deformazioni plastichevia via
accumulate :

F(o;;, efi) 0 < che risponda allo scopo fornendo la seguenteindicazione: a) se F< 0, il matetiale nel domino elastico;

(15.7 .2)

il matetiale sulla ftonteta plastica. b) se F:0, la Denominiamo ;fmqionedi prino ,teramento detetminazione Fo di F, dipendente dalle sole tensioni, che si ha quando non sono ancora intervenute plasticizzazion\. Poniamo cio :
Fq(oi) : F(6r, g;

;60Fig. 15.15. F9. 15.16.

(15.7.3)

Nel seguito avremo modo di passarein tassegnaalcune fra le pir note funzoni di snrvamentofifiora proposte.

ASTRATTA 15.8 RAPPRESENTAZIONE DEL LUOGO DI SNERYAMENTO in La dipendenzadell'accesso plasticit, e quindi della funzione di snervamento, delle deformazioni plastiche gi eventualmenteintercotse, esprmc ana7 V\v. 'L li()itcr, .t'"r.r ltri kcl.ttiot$, U,iq cM aul I'aiatiottal TLuntx for l/a!titl'httth "Quatt, Appl. Mnth.", / /, p. 350, 1953; (ucrul I horut t4atcrah tt,ltl a .\'h4n/ar l'i ,\'nfuec, lor "1'r,srcss in | : : l t i i t - I ' h r t t . f/ , 2 ' , Solids Ntcchruics", /, p. 165, 1960. 2l

642

Oltte il dorrinio de 'eallhit

Cli astani fondaneatali tti l go Metuanento di AF ooij

643

15.9 GLI ASSIOMI FONDAMENTALI SUL LUOGO DI SNERVAMENTO: LA LEGGE DI CONYESSITA E LA LEGGE DI NORMALITA
Passiamo ora ad enunciare due assiomi fondamentali. Il ntimn il luogo di.rtruameflto ara vperfcie conuexa. Note propriet dei domini limitati da superci convesse consentono di trarre immediatamente la conseguenza, che sat.ripresa fra poco: :

qejj .: o^ -

(1s.9,4

dov d). un parametro non negativo. L^ (15.9.4) esptime una relazionefra incrementi di deformazione plastice e funzione di snervamento istituita da von Mises 8. Combinando la (l5.g.l) con la (15.9.4) abbiamo immedraramenre:

), i (o1; ofi)de;l>0 i

(1s.e. s)

) {o'-oi,t fr=o

(15.e.1)

essendooi; le coordinate di un punto-tensione sulla superficie e ol quelle di u.n punto non esterno al domjlio elastico. Un chiarimento della (15.9.1) si ottiene, per via sintetica, osservandoche essaesprime,in termini di componenti, il prodotto scalarefra il vettore o - o* e un vettofe proporzonale al vetsore n della normale esterna sul contomo e con esso concorde. La frg. 15.15 mostra che, per la convessit,I'angolo fra i due vettori certamente non ottuso e quindi il prodotto scalare non egativo. Supponiamo a questo punto che ad uno stato di tensione gi conseguito si sovrapponga un inctemnto infinitesimo doil, al quale corrisponde un,altetazione der: delle deformazioni, cui possiamo applicare la divisione (15.7.1):
ucrj-uejj r uij

I due assiomi trovano largo riscontfo sperimentale, anche se in taluni casi opportuno rimuovedi. Ad esempio, pu esseresoppressal'ipotesi di normalit rispetto ad F, genenhzzandola (15.9.4) nella:

'. aG
_" cl6ij

(1s.e.

(15.e.2)

La funzione di snetvamento subisce a sua volta un incremento, dato da;

uu:

;#

d",; IS d"i +

(15.9.3)

che negativo, oppure nullo. Utilizzeremo successivamente (15.9.3); esaminiamoinvece orala (15.9.2), Ia nella quale la parte plasticapu esserenon nulla solamentese la tensione a.l.la quale si aggiunge I'incremento dor; individua, con le sue componerti, un punto Q sul luogo di snetvamento. Sovtapponiamo allo spazio delle tensioni lo spazio delle deformazioni; supponiamo di applicare in Q il vettore deP. Il secondo assiomaafferma allora: il aettore,ePha la direqionee il aersodela normaleeerna al lzngo di nerlanen0. Poich i coseni direttori di tale normale sono DroDorzionalialle derivate prime della funzione di snervamentorispetto alle compotenti di tensione, si bu scrivere:

La funztone G denominata ( potenziale plastico >. fn un cofltesto cosl allatgato, la presente ttatt^ziole diventa il caso particolare, detto ( associato D, in cui la funzione di snervamento si identifica col potenziale plastico. Per precisare maggiormente il parametro d, immaginiamo di applicarc nel punto Q sia il vettote do, sia il vettore dP. La fig. 75.17pone in evidenza tre possibilit. Nel primo caso,il vettote do diretto verso l'interno del dominio, segnando il rentro in elasticit ed implicando quindi che la funzione di snervrmcnt<r divent negativa. Imponiamo al vettore dePdi essete nullo in questaeventualit, a s s u m e n dd ) , : 0 . o Nel secondo caso (possibile soltanto se il materiale incrudente) il vettorc do diretto verso I'estetno e d luogo ad una dilatazione del dominjo nclkr spazio delle tensioni; I'incremento deP diverso da zeto e d), positvo.

"]_

Itig. 15.17.
3 . 1 1 , r r r M i s c s , , , l l e L l ai k l t v t,ldltrcln l:o2tti ltntE,o Ktkller, "2.^.iU.M.",8, f. 11, 192E,

644

Ohreit danio detreblhit

Le relaqioni conil tire i crenentali

45

Nel terzo caso, infine, do tangente al luogo di snervamento, che nele spazo delle tensioni resta immutato; per ragioni d continuit col primo caso, deP si annulla e la trasformazione si dice neara. Se azzeti3mo il parametro d). quando il materiale in campo elastico, pos. ' siamo considerare sempre valida la (15.9.4) con le seguenti altemative:

15.10 IL CASO DI MATERIALE ELASTOPLASTICO INCRUDENTE della (15.9.9.) invecefattibile se il matcrialc Un'ultetiote esplicitazione
incrudente. Poich un incremento di deformazione plastica pu verificarsi gi raggiunta, permane e cio se I'espressionc solamente se la situazione F:0, (15.9.3) si azzera, otteni^mo, facendo sistema cofl la (15.9.4) e ricordar(l() le 115.9.7):

dl::'O

ra F:0

& ) j: dor;;,0 doiJ


'r-

;IE

I .rF . - ^ l r r F - 0 & ) ; : c o , rd o ; - 0 dl:01 il .ra F < 0 I opparc


Come.immedjata conseguenza, il prodotto non e ma1 negatlvo, e qutndl:

(1s. e.7)

do"* d),:H).'^ li cor,*


scalare fra i vettori do e dep

( 1 s . 1r0 . )

) do.;def >0
i,j

(1s.9.8)
Lt-n

-..1 .-- rr F I j_ \-., iei! .'o'; fr

oa

; ro, do', o {F ili

(1s.1r),

Gli assiomi enunciati potrebbeto essete dedotti come conseguenze da altri assiomi. E ormai classica ad esempio, la formulazione alternativa basata sul cosiddetto ( postulato di Drucker > e denominato anche < definizione di mate_ riale stabile secondo Drucker > in base al quale se a uno stato di tensione esi_ stente se ne sovappone un altro che successivamente si rimuove, il lavoro computo non negativo. Sarebbe possibile dimostrare che Ie consequenze del postulato di Drucker e degli assiomi di convessit e normalit si imlicano a r icenda. Se l matetiale perfetramente plastico non sono e$ettuabili, oltre alle (15.9.7), ulterior precisazioni su d7., che rimane indeterminato a lir.ello di leeame e che, a tale livello, lascia indeterminata nella (15.9.4) la deformazione plastica per una data tensione. Il fatto trova riscontro elementare nel diaqramma della fig. 15.14, nel quale, raggiunta l'intensit cfella fotza corrispondent al punto A, sono possibili infiniti valor dello spostamento a forza costante. Il flusso jncontrollato di deformazione fino al punto di rottura che si a.r,rebbe se il sirlgolo elemento materiale fosse isolato, di solito non ha luogo poich in generale le zone plastiche sono cjrcondate drlle resrent parti elastiche, che con le loro governano la deformazione. pertento, h soluzione glo_ _reazioni bale del problema che, tramite la congruenza, determina unvocamente l,asplto deformativo. Tuttavia, possono verificarsi stuazioni, come nell,asta clella fig. 15,1, .in cui gi scorrimenti plastici non trovano contrasto; in tal caso si ha. il-callari p / a s l i r oe c i o u n a l a b i l i r d ' i n . i e m e d e l s j s r e m a .

I re I oppure F <0

. , . F o & > .1 r a " ' , r , l o':

Nel parametro H, che pu essere denominato funqiane di ircrudinenlo, vicrtc riassunto l'efetto di memoria, recepito i1.rtermini di deformazioni plastichc. Dalle stesse (15.9.7) si trae che FI non negativo. Se in luogo della (15.9.4) venisse fatto riferimento alla pr generac(15.9.), si avrebbe per la parte plastica della deformazione incrementale la formula tl<,r'utit a {elan 'o:

deli : '"

Il :

;(

AF
tlJ-, crOlrk

C cj j

) =:

do,*

(15.rr).
estersivt tcllrt

Non ci soflermiamo sull'esplicitazione del parametro lI, (15.10.2), che del resto si ottiefle elemefltarmente.

15.1I

LE

RELAZIONI

COSTITUTIVE

INCREMENTAT,I

I risultatj acquisiti consentono di definite immediatarrcnlc lc rclrtzi()rti c()sttutlve. Tornendo alla (15.9.2) e ricordando che per a Prte elsticr r'ac la ( 15.2,()), si pu nirtti scrivere per un materiale elastjco pcrfcttanrcntc pluslico ctti si rpplicrno lc (15.9.7) :
"lng. nlrir,",

e l). C, Druckcr, ,,J .l.Iare l.wdane al '.pftjc.I 4,ftoac/) la ptdsl; Stftr! Slruifl ltt/a/i(n.t, _ Nxtl. Congr. App. Xtcch.", p.487, Chicrgo, 1951.

Lr.S. l( li. Ilchr, ./t l'htti.itit u ltm nltu Ktmu, '/, l, | 16, l93lJ.

646
: 61g,, donu I dl ) C;.hr. rli ^f coij

Oltre il doninia dcll'elastiel

I crite i plarc;ti:

h i?aleri di Tntca e di Von Mirct

a7

( 1 5 ' 1 11 ) ' czratteizzato dalla (15.10.1) e

H:

co

)
i]

( oij

^"

dor':

(1s, rr.8)
^ o-n

e per un materiale elastoplastico incrudente dalle (15.10.2): de'; ) C 1 ; 6 1 d o r , r.F H -":>

e perci si ha:
qdij ' .i jh Clenk rn.! r.r..t C \. t

fii

doL j I!--k r"dihk

;F -"i- ddhk

S z_

S r.. E z_ Dttmn Lf sak D F.._-

(t5.11.2)

""

Z h,&

:1
or'

.-Oopq

(1s.11.

Il passaggiodalle relazioni invetse ota esplicitata quelle dirette si compie senzadifficolt. Risolvendo nfatti formalmente ta (15.11.1)rispetto agli incrementi di tensione:
doii I Ei.1,r,der,rr.,ri AF d). ) Er;',t -: ' (ohlc l

r,,o-""""

.reF:

o 6s y j!ii

c o:i

6o',: g

(15.11.3)
.:01

* F:o&)

iF i; (ori

d o , 'o -

(1s.11,1

si ossen'a che il secondomembro si compone di due parti, elasticae plastica, la seconda delle quali effettivamentepresente se si ha F: dF : 0. La (15.10.1)fornisce (con inessenzialicambiamenti negli indci):

I npplrreie F <0
Abbiamo cos ottenuto le equazioni di legame per il materiale incrudcntc e per quello perfettamente plastico. C' un'evidente differenza sia rispettr) quelle dell'elasticit, sia nei r.iguardi delle altre anelastiche ricavate n prcccd,enza: nlatt, ci tror.iamo ora in presenza di relazioni fra dJffetenziaIt, anz\cll fra quantit finite. Dal punto di vista operativo ci ha conseguenze oner()sc: occorre infatti in generale procedere alla soluzione dei problemi per incremcnti successivi di carico, che producano ad ogni passo diferenze di tensjonc c di deformazione cos piccole da essere assimilabili ai differenzali dot:, del, chc figutano nelle equazioni costitutive dedotte. Il problema dell'elastoplastict cio un tpico problema intrementale,da risolversi a pass, come era stato prcnnunciato nel par. 15.7. Sono state peraltro anche proposte relazioni approssimate di legamc clnstoplastico in fotma finita. Anche se in casi patticolari possono dar luogo a risultati accettabili, esse non rispecchiano evidentemente, in generale, i carattcri fondamentali dell'elastoplasticit. Le pr note fra queste elazioni sono (l()vutc a Hencky ".

> (ror, a..": 9] .aF ll

(1s.11.4)

I n s e r - ' n d a ( 1 5 . 1 1 . 3 ) l a t 5 . 1 1 . 4 ,i;r i c a \ a , n e l l s i t u a z i o n e . d F . 0 : lo ne ( a F s

(15.11.5)

e pertanto l legame costitutivo assume l'aspetto:

dor;-)Eijr,r.dEr,r.*c6+{.L!91'

hk

) | Eri'"r"r'-++L -9ol:
,r +,.,,"E''#, -"-

6uou

05.11.6)

essendo ora:

-,|

r eF : 0 * 2 S

a",:>o
(1,5.11.7)

15.12 I CRITERI

DI

PLASTICITT.:

LE IPOTESI DI TRESCA E DI VON MISES


Pet dare suilciente consistenza alla ttattazione del legame elastt 4rlastict r si <leve ancora illustrare un importante argomento sul quale non ci sjamo lnorl soffetmati; la precisazioneanalitica della fulzione di snervamento. Si tratt (li ()perare lrn aggancio della teoria con le conosccnze sperimentali. L'actluisizionc
r! Il, IIcrcky, Zu I lturtu l'/.t!/i'c[o l)hnkttit"ttr "Z.^,M,M,", 4, p. 323, 1924. Janrn Ndl)to\,rrpt, rur! ltr I]hnlmlt in Alahrhl I larrorXttn-

,rF .o&)-F do,,.-o | 01 i'ot: oppare F <0 se I

Il caso della plasticit perfetta, in cui la funzione di snervamento ha la c^t^tterrzzazrone (15.18.1) e sono quindi nulle le sue derivate rispetto alle deformazioni plastiche, produce simultaneamente, quando F : dF : 0:

648

Oltre ll daniniadelfeladic;l

I c tei

di plart;t:

h i4atelt di Truca e di Van Mires

e9
s r r r- d r r r ; 1 , I"

di queste ultime per, nel campo della plasticit, delicata e in molti casi incerta; pertanto, una graduatoria cli metito fra le divetse possibilit non fattibile in termini univoci e si basa spesso pir sulla convenienza operativa che non sul riscontro sperimentale. I chiarimenti fondamentali di cui necessita la funzione di snervamento F sono duc: la sua definizione ioiziale Fo e l'evoluzione successiva dovuta all'incrudimento. Occorre cio definire un < critetio di prima plasticizzazione > e che petaltto non inten iene se l materiale inoltre una < legge di incrudimento >> put) essere considerato perfettamente plastico. Fra le proposte finora formulate per Fo, due possono considerarsi classiche c ad esse vene fatto riferimento in un gtande numero di situazioni teotiche " e la seconda a von Mises'3. ad applicative: la ptima dovuta a Tresca Entrambe sono limitate dalla restrizione al materiale isotropo ed entrambe suppongono che sulla plasticizzaziote interyenga solamente una parte delle componenti di tensione e precisamente quella che costituisce il deviatore, definito nel pat. 15.2 (questa ipotesi trova buona conferma sperimentale nei metalli). L'isotropia implica che la funzione di primo snervamento dipenda dalle tensioni per mezzo dei loro invarianti. Per il tensote d'ij essi sono esprimibili in funzione delle tensioni principali nella maniera seguente (cfr. il par. 11.5):
Io IIo : : o, f o, o' o11-l- o1r1 f o' orr, f or1o,

sr: 6r

1 I" T

sr,: orr-

1 Io

(1s.12.4)

anche possibile la rappresentazione in uno spazio (dr, o11,o111),i cui arcl coincidono con quelli del precedente: infatti, le ditezioni principali dei tcnsori oi: ed sr: si identificano, L'aspetto schematico della superficie nel secondo spazio come nellri s. 15.18. La dipendenza dal solo deviatore, e quindi l'indipendenza da Io, assegna al luogo di snervamentoJ che deve risultare convesso per un assioma preccdentmente enunciato, la forma di superficie cilindrica, le cui direttrici sono oftogonali ai piani di equazione or f orr * orrr - cost. La generica sezion retta del cilindro, sommariamente disegnata nella fig. 15.19, in cu gl assi sono indicati con l'aggiunta d un apice. per ricordare che sono in realt proiezioni di quelli ellettivi, descrive completamntc il luogo di snervamento e ad essa ci si pu riferite. Per I'isotropia, la curva deve essere simmetrica sia rispetto agli assi proiettati, sia rispetto alle loro perpendicolari, tratteggl^te nella fig. 15.19.

(Is.12.1)

III. :

o, o,, or,,

Analoghe espressioni,in termini di componenti principali, possono essere date per gli invatianti del deviatore sii: I" : srf s.,r* srrr

II":'l

i G?+s?,+si,)

(rs.12.2)
Fig. 15.19.
Secondo il criterio di Tresca, la cutva un esagono reeolarc; sccondrr quello di von Mises una citconferenza. II primo criterio, basato sull'interpretazone di ptove sperimentlli su nrctall, allerma ir.rfattche il limite elastico si raggungc quanco n tcnsionc langcnziale mr.ssima ha un certo valore: tu,n- = li ( 1 5 .1 2 . 5 )

III":-G?f',f'?,,)
il primo dei quali nullo. Ne deriva una fotmula del tipo: Fo: Fo(II",rI,) (1,5.12.3)

Prima di esplicitarela (15.12.3)secondoTresca e secondovon Mises, espor.riamo alcune ossewazioni generali. Le (15.12.2) consentono di rappren i F0:0 come superficie uno spnzio sentare iuogo di primo snervamento a tre dimensioni(sr, srr, srrr), Poich r'algono le relazioni:
u ll l.rvrro si trova n "Corrptcs Rcndus", J9, p.754, 1864. r r I l v , ) r , s i r r ) ! i i n " G i l r t i n g c r N r c h t i c h t c n { L h .l } h ) , s .l i h s s c " , p . 5 8 2 , 1 9 1 3 .

S i p r r i r c l i r r o s l r ' r r r c l r c I u c o n t l i z o n c r l i l r l r r s t i c i t ( 1 5 . 1 2 , 5 )c o r r i s p o r r < l c l t l r r z z c t : r t cr t l r r n z i , , n cc i s n c l v l n r c n r , , : l

650 Fo: [(o,or,)' 4h'] [(o,, o,)'4k'] [(orr, -

Obreil da/linia 'elantcil de o1),4k,] (15.12.6)

Altr etei di plastic;l

31

che, ricondotta alla struttura (15.12.3), si scrive:

Torniamo ancora alla bara della fig. 15.1, che si plasticizza clulntkr ncl diagramma della flg. 15.6 viene raggiunto il punto A. Il valore o" dclla tcnrionc
l)

Fo: - 4II3

27III1-36L2IIZ-

96kaII"- 64k6

(15.1.2.7)

Nel piano della fig. 15.19 (spessodenominato ( pano >) la (15."12.6) descrive l'esagono della fig. 15.20. In baseal criteto d von Mises, la plasticit invece raggiunta quando l secondo invariante del deviatore di tensione perviene ad un certo limite: II":-k' La funzione di snervamento allota, in termini di invatiant : Fo:-II"-ks e in termini di tensioni principali:
Fn--f,

in tale situazione la < tensione di snervamento>>ed cli agcvolc i determinazione sperimentale, Poich lo stato di tensione monoassinlc, o" pu essereidentificatacon o'r nlla (15.12.6)e nella (15.12.10), essendo nulle le altre tensioni orincioali. La costaflte k allota cllegabile a o" dalle relazioni o" :2k per il criterio di Tresca, e c": kr,/3 pet quello di von Mises.

o:

(1s.12.8)
15.13 ALTRI (1,5."12.9) CRITERI DI PLASTICIT

1
L(",-

o,,)1 I (o,,

o,,,)2*

(or,,-

dr)2]-

l<2

(15."t2."t0)

Nel piano r si ha la cnconferenza della frg. 75.21.

,... fo'I,

<t>
d; F;" 1q )n

<T>
d

Sul piano dei riscor.rtri spermentali non vi sono argomnti decisivi pcr preferire un criterio all'altro; operativamente, la scelta varia a seconda dci problerni da risolvere. In precedenzaerano stati fatti altri tentativi. I pir antichi, che possr>no esserefatti risalire a idee di Galileo'a e Mariotte ", assumevanocome grindezzedi ifeimento le tensioni o le deformazioni. Piir recente invece I'intr(F duzione di ctiteri energetici, attribuita a Beltrami' che adott come misura I'energia potenziale elastica, prefigurando l'interptetazione (15.12.11) del criterio di von Mises, che posteriote e dovuta ad Hencky'7. Cronologicamentc intermedia fra quelle d Beltrami e di von Mises-Hencky la proposta di Hubet'o, che consideraI'energia potenzialeelasticaper stati di tensione con Io positivo, l'energia distorcente se fo negativo. Il primo invariante di tensione,ritenuto non influente da Trescae von Miscs, viene invece inserito in criteri pir recenti, riassumibili in diverse specficazioni della fotmula per la funzione di primo incrudimento:

Fo: AoGI",III") + BoG")

( 1 s . 1|3 . )

Fig. 15.21.

Un'interessante intetpretazone della (15.12.8) pu essere data ossetvando che, per la (1,5.2.16), l'enetgia potenziale elastica telatrva ai deviatori di tensione e deformazione vale:

che si riduce alla (15.12.3) se Bo: 0. La prima origine di questi ct.iteri , in realt, antica pu farsi risnlirc n Coulomb'e, con successiva generalizzazione di Mohr'o. Tuttavia, jl nuclco della loro acceztone attuale da attribuirsi a Schlecher ". Funzioni di snervamento cos generali vengono attualmentc usatc l)cr
,a G. Galile, Di$ali e dinosta<iaii ,talenarcLe, cit. Is F. Nf^tiotte, I-fti/[ dr no""e? enf det ea x d .]6 a"tc! lkide!, cit. 16 Il lavoro si trova in "Rcnd. Isr. Lombardo", /8, p. 704, 1885. 'nteaic r7 ll. llcncky, Zr l,lanrcl)cr DeJrnat;o,ie'irnd et IIic xftl bt lntoial I hrnryrufr,t Nathlanrnrn, ct. rB ll lavoro si trovr in "Cznsopismo 'I echniczc", 22, p. a1,19Q4. r') tl .rvoro si trov,r in "Mnt. Mrth. ct Phys.", p. 343, 1773. ?(' I v()i) si trcvll in "Z.V.I).1.", JJ, f. 1572, 1900. :ll'Sc|rlcichcr,l)l|'\:|d'l'l ,t|!i'|l'|/l,].lx,]t]'/n'l,!||q.(|)l,6/i.i|,|lIl)|1,.\)' 1,. 191), 1t)2(',

eo

.i-f'',.,, ?"s

r," r''

(1s.12.11)

come pot(ebbe agevolmente verificarsi esprimendo la seconda delle (15.12.2) pef mezzo delle componenti si;. Pertanto, il criterio di von Mises collega l'ingresso in plasticit con un crto valote dell'energia Potenziale elestrca dit/orla cce; 1'>etalrtro (15.12.8) suscettibile anche di altrc interpretezioni.

652

Oltre i/ tloninia iel'c/a!thir

L eqM<iofti di hgant eldtoplaca

etondo Prand -Rest

6t3

applicare la teoria della plastict a classi di materiali convenienlementeampliate, includenti, ad esempio, i terreni. Caratterizzazioni della funzione Fo In non circoscritte all'isotropia sono state elaborate recentemente. particolare, a Olszak e collaboratoti " lo studio di criteri per i continui aniso dor..uto tfopi, basati su un funzionale efletgetico < distorcente> che estendequello di Hencky-von Mises.

dv,, :

dp(o1- v,,)

(ls.t4.s)

con dpr. 0. > La frg. 1.5.22, cui a tntro continuo v il luogo di prmo snervmcnto in e_ tratteggio un generico luogo susseguente, a ofre una spiegazionequalitativn d e g l i a r t r i b u t i< j s o t r o p o oe < c i n e m a r i c o , . tr-n tr-n

15.14 LE LEGGI DELL'INCRUDIMENTO ISOTROPO E CINEMATICO Se il materiale non perfettamnteplastico, deve essereaffrontato anche il secondo quesito sulla orecisazionedella funzione di snervamento e cio la definizione aalitica della legge d'inctudimento. Un modello teorco assaisemplice e pertanto ampiamnte mpiegato, nonostante la sua incapacit a dare spiegazioni di alcuni significatvi fatti sperimentali, quello d'incrudimento isotrapa(Hrll'3), che si esprime con la legge: F(o,,, e|]): Fo(oi:) ,tt.l!.t (1 5 . 1 4 . 1 )
L'annullatsi della (15.14.1) ptoduce infatti una semplice dilatazione clcl luogo di sneryamento niziale, quello della {15.14.3) unr emplice traslazionc. Altre numerose rcerche hanno prodotto regole d,incrudimento pir complesse, tendenti a cumulare gli effetti d'incrudimento sia isotropo sia cinematco, oppure a consentire la formazione d punti singolari nei luoghi di snervamcnto susseguenfl.
I

+,

Fig. 15.22.

Del parametto scalarek sono state proposte diverse specificazioni; la pir plastica, pctnendo: seguita lo identifica coI avora di defarnaTiane d:)"1;del (t5.14.2)

Accenniamo a una legge d'incrudimento alternativa, proposta da Praget'a e sviluppata da altri autori, che d il nome all'incrudimento circttzaticoe che la seguente:

: F(o;;, eul) Fo[o;; u,:("]!)] data la formula: Per il tensorevij pu essere


dvij : C der

(15.1,4.3)

15.15 LE EQUAZIONI DI LEGAME ELASTOPLASTICO SECONDO PRANDTL-REUSS


La completa descrizione di F rende esauriente la definizione del lcqarnc costitutvo elastoplastco. Ad esempio, adottando la (15.14.1) e la 115.i+,2), sr flcava :

( 1 \ 1 44 \

con C costante oppure con C variabile in dipendenza dalla storia di deformazlone. "s otteUn'altta valutazione di vi:, indicata successivamente da Zi.eglet nibile da:
22 C.iMassoonct, \. Olszak, A. ?hiltips, Planii i'ig. F tda"te tals and itStt cral Eryi eel Apphaliar, Vien New York, 1979. ,3 R. IIill, The Ma )e"'aal Tl)eor! af Plaici\,, Oxfotd, 1950. 'a V. Prger, A Nav trterhod of Anbsing Slrer and Straitl ;" lva&l)aftle'r'1s alrt, "J. Ap?\. Mcclr.", 2J, p. 493, 1956. "Quft. App1. l\f,rth.", /7, p. 55, 1959. 2s ll. /,icgl(J, /1 ,dftulo aJ Pzgtr': HanlLrnq k//.,

_al:
oi:

aFo
eorij

AF
al'

(1s.1s.1

c quindi per la funzione d'incrudimento:

(ls.ls.2) ). i o,, (9Fn oij i


Sctrrprc t titolr> d'cscmpio, irr un solickr isotropo c porfcLtrncntc _ l.rlsticrl a l r l u t l c s i a p p l i c h i l a c c c o n t l r o s i z i o n(c 5 . 2 . 1 4 ) p c t i l c l L r t l c i u r r t r r r c i t i rh c 1 c s c

654

Oltre il doni a de 'elaihit

I probhni di eqtilibio d0 obA ohe it dolki ia delt'elaficit

33

il fenomeno plastico intryenga solamente sui deviatori, lasciando inaltetata 7a xelazione elasttca (15,2.17), la (1,5.9.4) si riduce alla:
E o i-,- : q^ Csij

(1s.1s.3)

d Se si sceglieil criterio di von Mises,la (15.1.2.9) luogo a: AF" Osi: 'II" Asi;

Per esposizioni esautienti di tutto questo timandiamo ai numerosi mnttntl esistenti su ciascuna delle varie branche del'anelasticit.Qui ci limitcrcmo all'esamedi alcuni asptti salinti che preludono al punto c), ponendo in cvldenza affinitt e differenze rispetto alla teora dell'elasticit. Ricordiamo che un genericoproblema di equilibrio per un solido che occupi un volume V con frontiera -4. governato istante pef istate (supponendoin6nite{me 19 deformazioni) dalle equazioni indefinite di equilibrio (11.7.8), valide in V, che, nella nuova simbologi^ adottat^ in questo capitolo, prendono
l'""^.+t^ ..-,'.-t'

(1s.1s.4)

Inoltre, la seconda delle (1,5.12.2) ttdotta in componenti si sctive (propriet gia vtllizzata per la (15.12.1.1)):

t:" +F':o dxi

(1s.16.1

u"--1r.;
ae\::

(1s.15.s)

Debbono inoltre esset soddisfatte o \,-unque relazioni di congruenzafra le componentidi deformazione di spostamento e (11.13.11), ossia:

Pertanto, il legame elastico perfettamenteplastco , in questo caso: , 1


2G osji t o^ Sij

"":1(-**#J
ur :ul j tu An u Ay

(15.16.2)

( 15.1s.6)

ar":-lar"
.flt

Yi sono poi le condizioni al cortorno; dette Ao e A1 le due parti nelle quali supponiamo divisa la frontiera A, tali che sulla prima siano imposti gli spstamenti con valori u!, sulla seconda siano date le forze superficiali con determ j n a z i o nfi j , l e c o n d i z i o na l c o n t o r n os i s c r i v o n o :

(15.1.3) (1s.16.4)

Le (15.15.) sono attribuite a Ptandtl'o e Reuss'7

I d:ini :
i

15.16 I PROBLEMI DI EQUILIBRIO DEI SOLIDI OLTRE IL DOMINIO DELL'ELASTICITA Abbiamo palato frnot^ d legami costitutivi riferendoci quindi quasi esclusivamente ai nateriali. Si tratta di inserire poi le rr1azioni sviluppate nel pi ampio contsto delle equazioni che definiscono i ptoblemi di equilibro dei sali- Ci suscitaun imponente numero di temi, che possono iscriversi in tte crassl : a) dimostrazione dell'esistenzaed unicitLdelle soluzioni; 'princp b) elaborazione di variazionali, teoremi di reciprocit e altre conseguenze della natura matematica degli operatori ; c) sviluppo di tecniche risolventi rigorose e approssimat,
"PtoE. I Int. Congr. Appl. Mcch.", 26 L. Prandd, Sla n flg.r"erleilnng P/arts,:l)e,t ir Ktr?er,', p. 43, Delt, 1924. "i4.^.t.N{.", ' 7 A. Ileuss, lle%Asi.l)t;g19 der Eld!tirltu Fam,ndert'E in der Plaitl<;/til)ie, 10, p, 266, 1930,

Se il legame costitutivo elastico lineare, le eqtazioni (15.2.7), opputc altre piri patticolari corne le (15.2.72), completano il quadro. Confrontiamo I'entit dei mutamenti che sono indotti da ciascuno dei tc legami anelastici considerati. La termoelasticit lineare , fra le anelasticita esaminate, quella che pertutba in modo minote la struttura del legame elastico, in quanio si limita atl aggiungervi un termine, Tuttavia, nel tetmine aggiunto figura una nuova vaiilbrle dipedetk (e quindi incognita), la temperatura, e ci rende ev.identemcntc insufficienti le equazioni, provenienti dalla meccanica, che assicuravano unicit di soluzione al problema elastico. Occorre perci elaborare equazioni supplcmentar.i che, per la natura della nuova incognita, devono necessariamentc pr()v c n i r e d a l l a t e r m o di n a mi c a . La viscoelasticit lineare altera in misura maggiore la fsionomia clualitativa tlel legame, ma la nuova variabile che anche qui compare, il tempo, variabilc i ipendexte perci il numero delle incognite non eumenta. l-a soluzionc nrut:t c in generale nel tempo; percir richiesta la precisazione di un istante r)rqralr, cl'tc qrossiamoiclcntificare c()n l'ist,utc t .= 0, r-relclualc si assc.r3nano cortclilc zioni inizi t:

656 u j: u P e rt : 0

Oltte il dan;t'io dell'ela ni

1/ ?rablena emaelatlica li eare

6n

(1s.1.5)

Definiamo un'altra funzione di stato, l'energia libera: I 5(et:,T)

L'elastoplasticit, infine, produce i due dtastici mutamenti cui si gi accennato: la perdita della linearit e dell'olonomia del legame. Dal primo segue l'impossibilitL cli ttlizzare il vasto patrimonio di algotitmi che caratteizza l'anahsi funzionale degli opetatori lineari; il secondorichiede in generale procedimenti risolutivi incrementali.Numerosetecnichead bacsono stateperaltro elaborateper l'importante ptoblema dell'equilibrio elastoplastico.

(1s.17.

nei termini seguenti: 9:4t T.Y

(1s.17.7
) o1;del,

Ne segue la possibilit di passare dalla (15.17.5) alla: dg : -g dT *

(1s.17.8)

15.17 IL PROBLEMA. TERMOELASTICO

LINEARE
Ilcidentalmente, gettiamo uno sguardo su due significati che la termodinamica oflre all'energia potenziale elastica. Dalla (15.17.5) e dalla (15.17.8) ricaviamo :

Esaminiamo con maggiore dettaglio i tre casi di anelasticit,inizando dalla termoelasticit lineare. Per completare, attraverso la termodinamica, l complesso di equazioni occorrenti, consideriamouna trasformazione infinitesima che, in un intervallo tempotale dt, porti il solido da uno stato di equilbrio ad un altro infinitamente prossimo. (Maggiori chiarimenti e giusti6cazioni teoriche su questa parte del discorso possono trovarsi, ad esempio,nel tuattato di Y. C. Fung'".) riferimento all'unit di volume, Il Drimo DrinFacciamo costanLemente cipio della termodinamica afferma che, fra uno stato e l'altto, si ha:

o" ",:(#),:""",. :(:-"?),:"".,

(1s.17.e

d z : d Q+ d L

(15.17.1)

e confrontando con la ("15.2.3)possiamo afretmate che l'energia potenzinlc elasticasi identifica con l'enerEia interna se Ia trasformazionesubita dal soliclo iventrapica,con l'energia tibta se isatermica. Riprendendo il tema che ci riguarda, diferenziamo Ia (15.1.7.4) la (15.17,) e ottenendo:

dove dQt l'incremento della funzione dJ stato ercrgia inlerna, dQ e dL sono le quantit di calote e di lavoto assorbite. Dal principio dei lavori virtuali (11.1.2) detiva:
. t r - s - l ^
lLaiju.ij i,j

ut :f-de,;1jfl61 ou:>*0",,+ *ar

(15.17.10 ( 1 s1 7 . 1 ) ,

(rs.17.2)

c Utiltzziamo dapprima la (15.L7.11)che, per confronto con la (15.17.t1) tenuta presentla (15.3.5),formsce:

Il secondo principio della termodinamica permette po di scrivere (escludiamo sorgenti interne di calore):
ceii

(1.5.17 .12)

dQ: Tdr
ln cu1 : g: f (e,i,'I) decrescente.

(Is.17.3)
lntroduciamo una nuova gtandezza, il ca/oretpuifco per uni/ di tnlttntc cv, inteso come quantit di calore da somministrare al volume unitario pcr clcvarc di un grado la sua temDeratura a defctmaztctne fissata:

(15.17 .4)
(JQ).,, " ,1 =. cv dT

r7. ( r.5. 1.1)

la funzione Ai st^to efifrz/ia, non L r ( 1 5 . 1 7 .l ) d i r e n t a a l l o r a

d't:T

d / I ) o 1d e ' ,
C l i R . s ,1 9 6 5 .

(1s.17.5)

?8 \'. (. lruiF, Irruuhriur tJ ,\ollAtrrlarnr, nglcs,x

l clkrrc slrecifico in rcelt dipcndente clella tcmpcralure, nl lrlrtcll c r c n ( ) , ( J n c t c q u ( n t c m e n t cY i e n cf a t t o , ( l i p r ) t e f l r ) t , r r s i t l c t a tc ,r s 1 . r , r rcs l c t t r ) li c f c c rtllc 1,1y';',,;,,tct'trichc. t 'l'crrrrlo c o n t o t c l l ( 1 5 . 1 7 . 3 )c t c l l l ( 1 5 . 1 7 . 1 0 ) ,i l p r i n r o l t t c t r l r r o t l c l l i t ( l 5 ,1 7 . 3 ) s i s c r i v c I :

658
/lr\ \u\</Erj:cosc. . '" .r. -.]ir? r.r (u '

Orre il danixio de/l'elatitit

It pnbk'na ternoelart;o l;ttel'ft

639

(ls.17 .14)

dx, dx, dQ dx, :

e petci la (15.17.13)stessadiventa: 99 -1-u A T - T "

(Ts.77.75)

a,] a",)a",a,., + a",a*"at- (n,+ S a", dx, + dxu at- (n,* * a",)a*, at]+ fh, + ln.d', d*,dt (n"* * a*,)a*,a*,at] (s.17.17 lr'.
dt

Inserendola (15.17.12) la (15.17.15) e nella (15.17 .10) abbiamo: 45c : lpt: der:f * cv dT r
1

Se ne ricava la formula:

l,i

(1,5.17."16)

do:-F1 I

ah,
dxj

(15.17.18)

Si pu notare a questo punto che nel secondomembro della relazione ottenuta compaiono solamentevariabili del ptoblema termoelastico(deformazioni e temperatuta); I'equazionediventa effettivamenteutilizzabile per il ptoblema stesso se analogo tisultato si conseguecol primo membro. La cosa possible in due passi successivi,che consentono di collegare l'entropia al flusso di calote e quest'ultimo al gtadiente di temperatura. Per muovere il primo passo definiamo allora ll faso di caloreho, come la quantit.di calore che, nell'unit di tempo, ^ttr .versa una giacituta di area unitaria aventenormale n; satanno di conseguenza hr,4, i flussi attfaverso h1, giaciture perpendcolari agli assi coordinati x1, x2, xB. , Il bilancioternico del parallelepipedodella fig. 1.5.23,avente spigoli dxr, dx2, dxa, nell'intervallo dt il seguente:

diventa: che, in basealla (15.17.3),

ds:-:)

I C X i

i h 'a ,

(1s.17.19)

Il secondopasso reso possibile dalla legge di Fourier ?esullaconduzionc


del calote, che afferma :

hr:

tKTJ

(15.1,7.20)
U^J

la dove K$ sono i coefficienti di conduttivt termica, che presentano simmetfia :

h. *dht

d". hr* d h' d",

x"

KI: K
Pertanto :

(15.17 .21)

3x,
h,* h, dx,
dX,

d s - + t = : f t K I : l d' d x 1 t
I I dxi \l

^ /

.tT \
/

(1.5.17,22

gli ed al Sostituendo ptimo membrodella (15.17.16) esprimendo incrcle : menti infinitesiminel tempo mediante veocit , de,r i.,.i J-t or r, crr l
t

a,

.23) (1s.17

I ' c r v en i am o i n f n e a l h r e l a z i o n e : \
Fo 15 2l
!,

ieij I / ;T\ -.. l s K ; f' ( _ i /. 1 _ T ) p r 1 x ( ' x r\ ; f,' n


.1. lrlrrri(r, l l)it)rh analtiqn, dc ln eltalnr,l'ris,

;T f,
1822,

lts.t1.24)

660

OItrc il danit'io ie 'elasric

Il prabh"ta

temaelaslio dilaccoqpiala e I'a,1,1/4ia d Duhattel'Ne

ma

t (r5, r8.4)

che_ I'equazjonedifferenzialefinora mancanteper rendere definito il problema della termoelasticitlneare.

h 1 n 1+ h 2 n 2 : h " P e r l e c o n d i z i o n i i n z a i s c r v e r e m op o i :

15.18 IL PROBLEMA E L'ANALOGIA

TERMOELA,STICO DISACCOPPIATO DI DUHAMEL-NEUMANN

T:To

p e rr : 0

(1s.18.5

Nel'equazione (1.5.17.24) figurano sia la temperatura, sia le deformazioni e ci si esprime sinteticamenteparlando di < termoelasticitaccoppiata>. Una radicale semplificazionesi ottiene se, nella, ('!5.17.24), si trascuia il termne nelle deformazioni, operazionein effetti legittima da punto di vista dell'attendibilit. numerica dei tisultati approssimati cos conseguiti, escludendo casi di volento impatto di calore o partcolari problemi concernenti l,attrto interno dei metalli. Si ha allora la termoelasticirdiractlp?iatd,nella quale la (15-17.24) diventa:

Risolta la (15.18.1) analiticamente o numericamente, il tetmine aggiuntivo nel legame (15.3.5) noto e l determinazione dello stato di tensir>ncdeformazione-spostamento sostalzialmente uguale, in quanto a difficolt, a quella che occotre in un comune ptoblema elastico. anzi faclle vedere comc, nota T, sia agevole ricondursi ad un ptoblema d elasticit, alterando convcnzionalmente le forze di volume di supetficie. Paragoniamo infatti due problemi con uguali fotze esterne, il primo elastico e il secondo tetmoelastco disaccoppiato con distribuzione di temperatura gi determinata. Inserendo le rispettive espressioni di legame (15.2.7) c (15.3.5) nelle (15.16.1) e (15.16.4) abbiamo nel primo caso: )
|

;*(;"'#):.#

(15.18.1)

(^l

^"- F EI'n.ent I F:
,k

n Y

contenendo a sola temperatura come ncognita pu essere integrata separatamente e pfeliminarmente, corredata delle proprie condizioni al contofno ed iziali, che si istituiscono senza difficolt. Divisa infatti la frontiera A in due patti Ar ed Ar, sulla prma delle quali imposta la tempetatu(a con valore T" e sulla seconda il flusso termicJ hf , si ha:

(15.18.)
ff s Ar

Er:r*er'tni :

e nel secondo:

> + > Ejrhkehk- *- 9,:(T -To)+ Fr I (xi dxt


fi-k

inY

:T"

(1s.18.7
r A t

su Ar su Ao

(L5.18.2) (1s.18.3)

) ! ) Er;r'r.enr.nr- Pr:(T
i h , k i

To)nr : f;

) h1n' : ["

ora chiaro che se si pone fotmalmente: r,a (15.18.3) immediatamentechiarita dalla fig. 15.24,rferita per sempli. cit al caso piano, dalla quale s deduce: ^ Fi F; > ^" B,j(T- To)

(1s.18.8

f: r + ) g':(T-To)n'
c si applicano al problema elastico le forze modificate (15.18.8) si h Pcfctlrl coincidenza della soluzione con quella del problema termoelastico relativo Itllc f " r z c c l T e t l i v e .Q u a n t o s r r t o u r a e \ p o s t o c o s t i t u i s c eu n t I c r s i , ' n c g c t l c r lizzata clclla < analogia di Duhamcl-Neumann >. (rmpletiamo I'argomento della termoelastct con la plrttiatlttzznztttttc rLll'omogcncit ed isotropia. Corne si gi Parzialmente clctto ncl par. 15.3 i p,,, assumono, se vi isotropil, le clctcrotinazit,ni: cocllcicnti ]l..,r,,

Fig. | 5.21.

K;i

ti1 rj

l",t

13,

( l s .r 8 . 4 )

662

Ollre il donnio tlett'elaniita

Il rabhna

,kcaeladieo lifleare

63

essendoi; l'indice di I{ronecker definito nel pat. 15.2, e si tiducono quindi a due. Inoltre, I'omogeneit li rende indipendenti dalle coordnate geometriche. La, (15.17.24)dviene allora :

per l quale si ha:

slE*Ql-qQ

(1s.19.4)

K' t : :. ? a"!

:2'f

T 0T-^"r -l cu ' a L

.'r

(1s.18.5)

e, sotto questa forma, si associa al nome di Duhamel 3o.

15.19 IL PROBLEMA VISCOELASTICO LINEARE


Passiamo alla viscoelasticit. lineare. Tra i procedimenti risolutivi impiegati in questo settote, carattetizzato da comportamenti del materiale mutevoli nel tempo, hanno speciale rilier.o le tecniche basate sulle trasformazioni integralt, fua le quali, essenzialmente, la trasfoxmazione di Laplace. Assegnata una funzione del tempo g(t) si consideri l'integrale (indipendente dal temoo) :
I'

Prendiamo in esameun solido viscoelasticoe conveniamo (pet semplicit) di porre l'origine dell'assedei tempi in un istante nel quale il sistemas.iaancolc nel suo stato natutale. Avremo pertanto l'annullarsi d tutte le variabili dipendent per t: 0. Scegliamo un'espressionegenerale del legame integtale, ad esempio la (15.4.5); applicando la trasformazione di Laplace ad, entrambi i membti c ricordando le (15.19.2)e (15.19.4),otteniamo:
oi;-p)Ei;rtEr.*

(15.1e.s)

trasformazionesul legame diferenziale nella sua strutEflettuiamo la stessa tura genetale (15.6.7): * I (Al,un PAl,o f ... f P"Aun)"*: r'k * ) (Bi,oo pBi* * ... + p" tsioJ eoo (15.19.) chiaro come, in entrambi i casi, si possa pervenire ad una relazione fra tfasformat:

? l c p ( t ) ] = @ = l e x"p l - 'p t -| , p"( r )d r '


J 0

(1s.1e.1)

Se, con oppoftuna scelta della costante p, esso esiste finito, la funzione 9(t) s dice ( trasformabile secondo Laplace > e E la sua < trasfomata di Laplace >>; vicevetsa, 9(t) la ( antitrasformata ) di E. Le condizoni di trasformabilit sono in effetti assai blande, se rifrit ai nostri problemi 3', e le supporremo verificate. Sul piano concrto, trasfotmate e antitrasformate possono essere calcolate analiticamente in alcuni casi, numercamente ngli altri. La ttasformazione di Laplace un operatore lineare che gode di molte ptopriet due delle qual ci interessano qui: la prima si riferisce alla derivata n-esima di 9(t), per la cu trasfotmata vale la formula:

6,,: I Eion4o

(1s.1e.7)

con opportuno significato dei coeflcienti Ei6; ci confetma, pet inciso, la equivalenzadelle forme integrale e diferenziale del legame viscosostarziale lineare. elastico La ('15.19.7)suggiscedi applicare la trasformazione di Laplace a tutti (15.16.4): (15.16.2),(1's.16.3), i termini delle (15.16.1), inY

" [ 0d.L, .1 ' )p . o p ' , p ( 0 ) - - p l 1 : " ' ) - 1 1 : " ' l ) 1 r s . r o . z y l ^ L I \or'.,/o \dt',/o
mentre la seconda riguarda I pradaua di conuahrqiaxe due funzioni g(t), ,|(t): fra
t

.,: *(3** !r),, v + a


: ) -11r.r,
i

(15.19.r

: rpx rl-, folt J ' '

r) rl(r) dt

(1s.1e.3)

fi

stt At

ro Il lavoro si trova in "Mmoires par divers savants", 5, p, 440, 1838. 3r A. Ghizzetti, Caholo tinbo/ica, Bologm, 1943.

tlnitc allr (15.19.7), Ic tclazioni ot'.r sctitte cojncidono formalmclltc cott qucllc chc si hanno it-t un prol.llcma cltstico c pcrtantr) icll(l()no proponillilc l l l s c g u c n t c t c c n i c ; rg c n c r i t l cp c r l a v i s c < l c l l s t i c i t i n c r t r c :

664
a) applcazione della ttasformazione di Laplace; b) soluzione, con gli otdinari blema < elastico D cos ottenuto. c) trasformazione inversa pet viscoelastca effettiva.

'elarticila Obre il dawixia de

platico Il probhna rtet ca//as:o

metodi della teoria dell'elasticit, del prortcavare da risultat di b) la soluzione

L'analogia che in tal modo si isttuisce fra un problema viscoelastco e uno elastico prende il nome di principio di mrrispondexqa. Oltre a quella di Laplace, anche altre trasotmazioni integral, fra le varie esistnti, possono essereapplicate alla viscoelasticit lineare; ci vale ad esempo d per la rrasformazione i Fouricr.

numerico e si basa in genere su procedimenti iterativi o su algoritmi pitr sofi. sticati di programmazione non lineate 3'. Se la plasticit perfetta pu ar''venire, a causa dell'indeterminazionc dcl parametro dl nella (15.11.1), che, cluando sia raggunto da parte de catichi un certo livello d'intensit., soprawenga 1l collasa plalito can si gi accennato e cio uno stato in cui le zone plasticizzate hanno un'estensione tale che le restanti parti elastiche flon sono pir in grado di bloccare il libero procedere delle deformazioni, a forze costanti. Nel solido si crea allora vn meanirma e cio una condizione di labilit. Un esempio di meccanismo di collasso plastico indicato nella Eg. 15.25 e pu vetificarsi se la. plasticizzazione invade una regione comprendente le linec
rr.f+deia+P ih hi"hr"

15.20 IL PROBLEMA ELASTOPLASTICO: GENERALITA ]':a


E veniamo infine all'elastoplastcit. Il carattere essenzialmente anolonomo del legame costitutiYo richiede che anche e equazoni di equilibrio e congruenza, e le condizioni al contorno, siano nosre in lormr iuremetla/e. (15.16.4): Ci si ottiene differenziando le (15.1'6.1), (15.16 2), (1,5.16.3:), Fig. 15.25 .

r-.

i'-.il

trl trt.,
lsuperfluo sottolineare l'importanza che, a livello applicativo, ha la conoscenza dell'intensit delle forze esterne che, nell'ipotesi di loro crescita illimitata, produrrebbe il collasso plastico in un solido elastico-perfettamente plastico : il confronto con le forze di esercizio consente infatti di avere un'indicazionc sul margine di sicu.rezzache si ha nei riguardi di questo tpo di dissesto. Si deve subito rilevare che l'.informazione sulla sicutezza soltanto parziale, pexch il collasso pu sorgere anche pet altre cause (rottura in zone plrtstiche per eccesso di deformazione Plastica, rottura fragile in zone elastichc, dissesto per instabilit dell'equilibrio, ecc.) ma comunque assai significativt, come comprovato del resto dall'imponente numero di stucli che, negli r-rltin.ri decenni, si sono concentrati su questo argomento.

Ftl

*u",,+dFj:o

inY

(\5.20.1) (15.20.2) (1s.20.3)

: d",, +(*
duj : duj ifi ) do', n' :

d",+ -uf;a",) ir Y ! A
s .t\t

(15.20.4)

Il tema si pone allota cos: assegnata la <legge di ctescita > dei termini not, dai valori niziali che possono anche identificarsi con quelli che segnano il primo ingresso in plasticit1,ai valori finali, e suddivisa l'escursione totale in patti ah,lnstanza" piccole da essete assimilabili ad infinitesimi, si ttatta di riso> iexe < $ep-b1-step una catena di problemi individuati dalle (15.20.1), (15'20.2), ('15.20.3), (15.20.4) e dal legame costitutivo. La soluzione lelativa a ciascun problema vne sovrapPosta alla precedente, aggiornando contjnumente lo stato di tensione-deformazione-spostamento. A ogni passo la funzione di snervamento mantiene la stessaespressione n funzione delle tensioni se la plastcit Perfetta; deve jnvcce esserc modificata se il materiale incrudente. l,a soluzione del singolo passo preserta una cljflcolt specfica a causa dell'rlternativa (15.9.7), espressaattravelso tlsugurglianze c non clclinibilc a p r i o r , i n q u a n t o c o i n v o l g e J c i n c o g n t ec o i 1 ;l ' e p p t o c c i op i t c < , n l u t r c t l i t i p < r

I5.2I

IL

PROBLEMA

DEL

COLLASSO

PLASTICO

ln tcrmini teorici, il collasso plastico pu essere delir'rto c,rrnc unn siltt;tzor.rein cui, per un solido elastico perfettamcntc plestico, il probcnra ncrcn-rcntlle pcrcle 1'rrncitclella soluzionc c si possolro alerc clefrrnrtziotri inrlcrr l). (. II(rlgc, ll"\iix.titi.q l)ldi/iritt, (:r'rl''(lge, 19ll; NI. (upursri, C'. Nftlcr, httttttt.tttl |:h.lh|/|1||i|'1nlyitalulQmlfr/I()|/iniin/il,..]\lct.clrlliclr'''',P'1()7,1970;ll.lll|rrcci'(i.(]c. rrtlini, l:. {;i.r grcco, t'hrtititti,xlil,rr',lr7l.

666

olrre il doniniode 'clart;ita

Il ptablena cl collarrapl.atlio

667 (15.21,2)

finite. Pertanto, 1o stesso problema inctementale che, se le forze aumentano, indica ad un certo Punto lo stato di collasso plastico, dopo avet fornito tutte le informazioni sugli stati intermedi e quindi anche su altre possibilit di dissesto. Si tratta di una via onerosa, che per forturatamnt, ai Jni della ualutapatte, pu essere evitata. D'altn qiane dei cariclti che generaro il collaro plalito, questa precsazione sul collasso spesso l'unica risposta che di fatto si richiede illa teoria della plasticit, in quanto in generale (con partcolari eccezioni, riguatdanti ad esempio stutture sottoposte a sismi altamente distruttivi o ad aliri eventi eccezionali) la progettazione corrente, almeno nel settor delle costruzioni, esclude plasticizzazioni in fase di esercizio. Se allora si lmitano in qusta misora le richieste, un complsso di teoremi che ora illustreremo e che costituiscono .il nucleo concettuale dellk analisi calcolo a rottura )) dei solidi e delle strutture, consente di evitare limite > o << incrementale, anche se a prezzo di un'ipotesi sulla legge di crescita l'approccio dell forze. Precisamente, dovremo fare l'ipotesi di crevila prc'porlorale, tale da non alterare la distribuzione spaziale dei carichi e da potet quindi essete compendiata nell'aumento di un solo Parametro, non negativo. Analiticamente, se al solito F;, f;, sol1o le fotze di esercizio e se m il parametro, che ha valore unitatio in esrcizio e vale invece mr allo stato limite di collasso plastico, il problema si pone come ticerca di valutazioni dirette di mr, pla$ico: appunto questo I'oggetto cui si d il nome di noltiplicatore di callasso dei teoremi dell'analisi limite. che nella loro fotmulazione ormai classica 33, Feinbetg 34, Drucker, possono farsi discendete da ricerche di Gvozdev 35, e che honno avuto numerose versoni generalizzat tlreenberg e Prager sviluppi successivi, registriamo intanto che, al soprawenire del collasso, si Pr intodutli, riscontrano tre fatti salienti: a) le tensioni esistenti equilibrano ancota le foxze, pYenute ai valorilimite e quindi \.rificano le (15.16.1) e (15.16.4) con termini noti mt\, m"fi; b) le tensoni esistenti rispettano la condizione di plasticit perfetta, sint e s i d e l l e ( 1 5 . 7 . 2 )e ( 1 5 . 8 . 1 ) :

du;:Q

suA"

IJn'ossetvazionesul punto (c). Innescato il collasso, gli spostamentic lc deformazion cessanoben presto di essereinfiritesimi e ci contraddircbbc l'ipotesi di linearitLgeometrica e quindi l'inteta trattazlone, se si volesscro seguire le vicissitudini del sistema a collasso sviluppato. Ma poich l nostro inteesse attuale si limita al calcolo del moltiplicatore di collasso plastico, sullcientee lecito, come vedtemo fta poco, fissarearbitrariamntespostamnti e deformazioni su una determinazione, infni/esima,corrispondente al collasso incipiente. ora Gli stati di tensione e di spostamento-deformazione esaminati possedono i requisiti per potr sse inserti nella relazione (11.6.2) che esprime il principio dei lavori virtuali, al quale faremo ripetuto rifermento. Utllizzandoli simultaneamente ottiene subito : si m- L fJ aF l d u i d V uI F .
f f

Ja'

I t f i d u ,d A I

t'

J--

l : o . ;d e i ld V

(t5.2t.3)

Un'altta applicazione dello stesso principio consente dimostrareil seguente di teorema: il r;ryeccanisno collasso di lasria fualterate le teniani e pradacedefornaqiotti pnameate plastiche. Infatti, poich raggiunto mo I'aumento dei catich incremenfali si arresta, gli inctementi di tensione do1 dovrebbero essereautoequlibrati, c cio verilcare le (15.20.1), (15.20.4) con termini noti nulli. Associando le tensioni doir alle deformazioni del meccanismodi collasso,il prncipio de lavoti virtuali fornisce: | ) dor; der;dV : 0 . ri-rdonao le,(15.9.2): (15.21.4)

Fo(or)<0

(1.5.21.1)

J ',i

I l) do1;(defl de|) dV : 0

(15.21.s)

c) s sta fotmando un meccanismo di collasso, conttaddistinto da spostamenti du1 e deformazioni der; implicanti labilit e quindi de6niti a meno di parametriindetetminati, che si sovrappongonoa quelli gi esistenti,verificando \a (15.20.2) e le condizioni al contorno;
rr A. A. Gvozdev, The Dcteftt;nation af ll)e Valre a lbe Co aPre Load fol Sraialb lhdeterlli ate "Proc. Conf. on Plastic Deformations", Moscolr', 1936. Syem Ucrgoing Ptattic Defartuation, "P.N{M.",/2,P :+ S, M. Feinberg, Il pti,l;pio de d ten'io e linite (in russo), 63,1948.. 35 D.C. Ducker, H.J. Gteenberg, \f. Prager, Tbe SaIeU Fala of a" Ektttc l'la'ti Bdv i't. Grccnb(Js, ttxtnul P l a w S l r a i n , " l . A p p 1 .M e c h i ' , / S , p . 3 7 1 , 1 9 5 1 ; D . C . D r u c k e r , \ l . P r i s c r , i I . J 'l'l.teoreus "Quatl Appl. lr{ath.", 9, p.381,1952, Lirit Derign Jor Contluort: Mulla,

(15.9.8)si la Ma poich, come fu a suo tempo osservto, disuguaglianza la plasticit perfetta, la (15.21.5), tenuta prcscntc riduce a uguaglianzase ancheI'equazionedi legame (15.2.9),diventa:

J,.,,:"''

cloi;dor'r' : o dv

(1s.21.6)

,,',n,"*r"n.t,, una frrrma qudraticr rlclirrta positiva; pcrttlt(), la stcss v a ) ( 1 5 . 2 1 . ) , s u c c c sis r t n t c n t c , n c , r m h ( 1 5 . 2 . 9 ) ,c o n c u c o n ( i l l : r t c s i; c

68 do,,- I dell:g

Oltre il doninio d

'elartiil

Il laftma ialica

e il tearena cifterzatica per i o airo pla.tt;co

69

(1s.21.7)

ricaviamo allora formalmente per il moltiplicatore di colDalla (15.21,.3) lassoplastico:

il corrispandenle naltipleatare m_ non saperiare noltiplcatore di collasn ph ico. al Per la dimostrazione, combniamo nel principio dei lavori virtuali lc tcnsioni staticamenteammissibili con le deformzoni del meccan.ismo collasso di I

J) ",;duldv
J?

| )

l ' ," d r O V "

||

f s

.J /-

) I ;" O U , c L 1

r-

(15.21.8)

m I l) f: du;dV t l: f du,dA I L\' J 7 JA' )


"tr

lf

dV l) o,,. del! J "

t'

(r5.22.2)

ricavando :

Allo stato attuale, l'espressione in Pratica^ in\ttlizzabile, poicl.r richiederebbe la conosceflza Preventiva del meccanismo di collasso. Osserviamo comunqu che l'integtale al numeratore si estende alle sole zone plastich e che nueratore e denominatore sono positvi: il primo per la (15.9.5) ove si ponga ol : O, il secondo, come immediata conseguenzal per la (15.21.3). Prooltre, istituamo due definizioni. Definiamo rtaficamee aunistibile ieddo uno stato di tensione o,, che verifichi le cor.rdizionistatiche (15.16.1)e (15.16.4) rispetto a termini noti mFj, mfj" (dove m indica un qualunque valore positivo del moltiplicatore dei carichi) e non violi la condizione di plasticit (15.2L.1) Definiamo cinenalicanexle amnisible un meccanismo .fafteizz^to da spostamenti duj . e deformazioni plastiche def-, soddisfacentila (15.16.2)e la (15 21'2). -A.nchele tensioni o; e le deformazioni def ,, possono essete inserite nel principio dei lavori vrtuali. Un'altra propriet che collega le gt:andezze effettive o1;, def, al generico stato di tensione ojj segue dalla (15.9.5) identificandovi o', con oij :

j) ",,- dul dv
I \ v i.i _ 1,, ,1

v+

)j f,"du, dA

(15.22.3)

Dal confronto della (15.22.3) con la (15.21.8)e dalla Q5.2'1.9)segue la tsi. Per introdurte il secondo teorema, associamo alle deformazoni plastichc def,*, corrispondnti ad un certo meccanismo, l tensioni c,jj), jn g.-netale rott amnissibili ittl.licar/ftle, che si ottengono imponendo la validit della legge cli normalit (L5.9.4) e I'appartenenza. al luogo di snelvamento e otteniamallalla (1,5.21.8), che ora r.ron ha pir alcun riferimento col pr.incpio dei lavori vjr_ tuali, un certo scalare m+, che pu essere intelpretato come moltiplicatore <ei carichi:

JI o,i*d"f1dv

I I o,,de dV I F o,'- dell l - dV J i " J i "


\ '

(1s.2r.e)

, [:r.' a",*av{:r, a.',aa

(Is.22.4)

e pu enunciarsi cos\: il Jaaorocanpiulo dalle teniani ffilliue di callassaper le deJorm)qioni increnenlali tlel neccartmo di collassonor irferiare al lauaro mttpitla, per h. stesiedefarnaT.iani, da nn gaalmqne stalo di letsiaxe rlalicame l artni.$ibile. Poich si tratta comunque di lavoro dissipato, dato il carattere ireversibjlc delle deformasi dimostrato viene anche denominato lenrena de//a zioni plastiche, .quanto 7t/4.trt a a7$tPa<tote. /://

Il secondo terxema (teorema cinaatico) si basa sulla (15.22.4) e si esprimc . in questo modo:. dato m xto/tip/itatore m*, se esstefu corrilpoxdeaqa tn ttLtrittti.ruo cittemalicamenteanzussibile, si /La: m- --m

(15.22.5)

15.22 IL TEOREMA, STATICO E IL TEOREMA CINEMATICO PER IL COLLASSO PLASTICO


Veniamo ora ai teoremi pir strettamente connessi alla Yalutazionc di mr. Il primo teorema (teorema statico) afierma quanto segue: dato zu nt'llifliulore rn-, rc eie in sua carrisponderla unl Jlall di eftsiansJtalitatttu e anuissihi/e , lta'. m
tln

In alternativa: data ur neccaatzta cirenalumenle anntissibile, i/ con.i.rrbrtrulru/t ntolipicalore m, non ittferare a noltiplicatore di collara plastco. Applichiamo infatti ancota. una volra il principio dei lavori viftuli, _ l-l(rlcndovi ora le tensioni efettve di collasso e le deformazior.ri del nccqritisnr,,;

m"ll)F;du; dV l>fdu,dAl- l)o,,d.f dv L J ; J - ' r J vJ " Y I


Ne cleriva:

f f

(js.12,6)

I t o . .d . ] 1 d v .
v I

-:menunciato altcrnltivo : dt/o tttto t/rt/o di /rtt.tittttc r/t/iM///a

(ls.:2.l)
/c trtttttti.ttibik',

1 l)r1 tLr,lV I l)f;,drr,,cA


n' J

(15.22.7)

670

Oltte il doninia de

'elartcil

APplica<ioni 'analirilitzileelleinttture a

671

Poich le tensioni o,,. nell'integrando al numetatore dellz (75'22'4) defr' la niscono nello sPaziodelle tensioni un punto sul luogo di snerYamento, (15'9 5) gatantisceche:
j,j

Ricondotta al consueto esempio della fig. 15.1 a modfica cambia il djagrmmt della fig. 15.14 con quello della fr,g. 75.26.

2 (o':r

djrj oij+ :u

(15.22.8)

e Le tensioni di collassonon violano la (15.21'.1) possono quindi svolgete il ruolo delle o|; integrando poi sul volume si ottiene, nella stessalinea della (15.21..9\:

Jl Y

del du;r o,,* uu"J> o1; dv


V

(15.22.9)
Fig. 15.26. L'applicazione dei teoremi dell'analisi limite per valutare m" nei casi concreti fattibile a diversi livelli. Se il problema semplice, si pu procedere,pir o meno empiricamentc, pef.tentativi e successive approssimazioni,ntroducendo separatamente mecun canlsmoclnematlcamente ammlssibilee uno stato di tensionestatcamente ammissibile di tntativo, calcolando i rispettivi moltiplicator m* ed m-, che sono gli estremi di un intervallo al quale appartiene cftamente mr, e fprovando eyentualmente con altti meccanismi ed altri stati d tensione fino a ridurre l'amotezza dell'intervallo entro la tolleranza yoluta, A livello intermedio di complessitsi ritrovano numerosi metodi che, utilizzand.o teorema statico, o quello cnematico,o altre formulazioni < ibride >, il tendono a recepire tecniche ,i disct:etizzaztone varo genere, per renderc di automatica o semiautomatica via verso il risultato. la Su un piano pr generalesi colloca invece la ricerca del moltiplcatote di collassoplastico intesa come problema di massimo nella classedei moltiplicatori staticamenteammissibili e di minimo nella classed quelli cinematicamentc ammissibili, cui possono applicars gli algoritmi numerici della ptogrammazroe matematic?,che si sono rivelati assaifecond.i di risultati in quesro scttore 36.

Confrontando nfrne \a (15.22.4)e \a ('1522.7) si dimostta la tesr'

$.N

TL TEOREMA < COMBINATO > DI COLLASSO' COROLLARI SUL MOLTIPLICATORE

m, Un terzo teolema (teoremacambiwl) stabilisce: datoan ruoltiplieatorc re cire' ttttio e rtatiamelxtednnissibi/e e ar meccanisao posibih auoeiargti afio rtatr di anmiribile, i ha: matic/uzne (15.23.1)
Altrnativamente : il ruotiplicatote di collaro plastico il narimo dei nzlriplimtori m- ed il ninino dei noltiplicatori rn*. Infatti, mo coffisponde simultaneamente a uno stato di tensione staticamente ammissibile (e quindi appartiene alla classe degl m ) e a un meccansmo cinematicamente ammiisibile (e quindi apPartiene anche alla classe degli m*)' La (1'5.22.1) e la (15.22.5) mstruno illota che m, I'elemento sepalatore (unico\ ,elle due classi. I seguenti corollari sono enunciati senza dimostrazione: 5s uisns agiafttT natcriale prit'o di pesa, mo nox diminaiste, lalt7 l2lateriale priao di peso mo 56 21is6e w il luogo di sneruamenta rlrtittlifo czn 0n a 2lefita' dltro, ester o, m" nor dininve,

15.24 A.PPLICAZIONI ALL'ANA,LISI LIMITE DELLE STRUTTURE


Come illustreremo ampiamente nel cap. 16 il termine (( struttura D, ncllil sua accezione convenzionale in meccanica, indica un continuo mono o biclin.rcnsionale sul quale si opera in termini di caratteristjche di sollecitazione c di clefirrmazione. Le equazioni di legame riferite aile struttufe impongono rcla3 ^. (ihrrcs, IL S. Orccnbcrg, I,/itth ao tq.t aa Litcar Prasrarlrtit(, ",An,cr. M,rrh. S,,c. ^ l s , " , n . 5 0 6 , 1 9 5 1 ; l l . l 1 l ( l c c i ,G . C c r a d i n i , l i . ( ; i t l n s r c ( , ' , l t / d r t i h ) , c i t ,

se il htogo Ai sneruaruento rzrtitl/ito con at altro, inlel' 0, mL nzn attfierla'

Un'ultetiore osservazioll. Poich emerge chiaramente che non vi alcuna influenza sul carico di collasso plastico da parte delle deformazioni subite da solido fino a quel punto e Poic-he al collasio vale la (15'21'7), i tisultati non mutano se al lgume elastic perfettamente plastco viene sostituito un legame plastico, azzitando il prim termne al secondo membro della rigido per;fettanen"te a ( 1 5 . 9 . 2 )e r i d u c e n d o p e r c i l a ( 1 5 . 1 1 . 1 ) l l a ( 1 5 . 9 . 4 ) .

672

Oltre il daninio dell'ela:licira

Appli,a<ian all analiti IiuiIc dp//e

,t/t,t,

673

zoni fra le prime grand.ezzee le seconde, che individuiamo genercamente con Qr,.., Q" e con ql, .', qn. In elasticit esse hanno la forma, corrispondente alla (15.2.1):

Q' : Q'(q',)

(15.24.1)

per cui, in particolare, nei due casi eementari dell'asta caricata assialmente e della trave semplicemente inflessa si ha, in campo lineare:

Si visto anche che, quando la soglia raggiunta, si forma nella sczionc wna cerriera plariica, che nor contrasta le rotazioni relative e fa perdcre allr tta.vatwta un_ grado di iperstatcit; il meccanismo di collasso corr.ispondc ad un numero di cerniere plastiche sufficiente a lendere labile la sruttura, Indicando con Pi i carichi di esercizio (facciamo per semplicit riferimcnto a soli carichi concentrati, con owia genetalizztzione a carchiripattiti), quand<r si gunti ai valoti di collasso plastico mrP, si riscontra che sulla travatura: a) i momenti equilibrano i cat.ichi mrP, ; b) i momenti rispettano 1a (15.24.4); c) si formato un meccanismo di collasso.

Q_N
oppufe :

9:

N:

Rre

(15.24.2)

Q-

9- r

M:Rrrr

(15.24.3)

essendo, N, M, lorza notmale e momnto flettente, e, r, dlatazione e curvetura, RN, Rv, rigidezza assiale e flessionale, Il legame costitutivo pu essere introdotto procedendo su clue diversi percorsi concettuali: assiomaticamnte, associando ad ogni tipologia strutturale una teoria autonoma, oppure deduttivamente, applicando opetazioni di media su una o due dimensioni al continuo tridimensionale. L'una e l'altra metodologia giusticano i legami impiegati nelle correnti << trattazont tecniche > elastiche e anelastiche, i quali mantengono i crratteri esposti ne precedenti paragrafi, traslandoli in relazione fia caratteristiche ; ad esempio agevole (ed supetfluo fatlo in questa sede) sctivere i legami anelastici dell'asta o della traye inflessa, come telazioni funzionali fra N e e, o fta M e r, Gli algoritmi risolutivi generali cui si fatto riferimento nel par. 15.6 trovano nei ptoblem della meccanica delle struttute, che si formulano completando le equazioni di legame con quelle di equilibrio e congtuenza, il loro pir fertile campo di ^pplicazione graze alle radicali semplificazioni che la ( struttura ) ofte rspetto al < solido >, Un'esposizione sistematica, o anche patziale della vastissima problematica che viene offerta dall'anelasticit delle strutture qui imoossibile. Ci limiteremo a gettare uno sguardo sull'importante a.gomento lell'analisi limite delle ttavain cui, pur tute piane con riferimento al caso - frequntemente trattato con stato di sollecitazione eyentualmente composto, oltre che dal momento flettente, anche dal taglio e dalla forza normale, il solo momento pu essere considerato influente sul collasso olastico. Comoleteremo in tal modo anche u n d i . c n r s o g i p . r r z i r l m e n t ef a l r o n e l c a p . 5 . Come si visto in quel capitolo, il momento flettente in una sezione di una trave elastica-perfettamente plastica non pu superare, in valore assoluto, una soglia lMrl corrispondente alla plasticizzazione complettt della sezione. Pertanto, la funzione Fo introdotta nel pat. 15.7 si riduce ora a:

immediato stituire le nozioni di dittrbuTioned monentt $atramerte an/uij:ibik e dt meccanismodi col/assa dnematamefie aaryis:ibi\e, La prima un qualunque stato di flessione M_ che equilibra carchi m-Pi e non viola la (15.24.4)i il secondo un qualunque meccanismo prodotto da cerniere plastiche tali ila indure labilit. L'espressione (15.22.4) diventa, ora,:
\- t/f_ _!i

lnP

s D. ,t,,.

(15.24.5)

e richiede alcune spiegazioni. Il denominatore semplicemente la somma dci prodotti di ciascun carico concentrato di esercizio per il corrspondente sp()stmento ncrementale di incipiente collasso, nel meccanismo scelto. Il numcratoe deve invece esprimere l'integrale, esteso alla struttura, del prodotto dclla curyatufa plastica incrementale del meccanismo per il moment che le corrisponde in base alla consuta legge di normalit:

d"": dn,l:'#)

('1s.24.6

Ma le cufvature plastiche di collasso si concentrano nelle cerniere pllsrichc. cove il momento vale, nella i-esima, Mo, e dove la curvatun stcssi sulriscc una discontinuit; per note propret degli integrali di funzioni dscorrtinuc, j numetatore delLaltazione diventa Ia somma, estesa alle cerniere plastichc clcl nteccanismo,dei,prodotti di ciascun momento M,,, per la corrisponclcotc roruzionc rel:rtir.a cOfi, La legge di normalit impone anche ad og,.,i M,,,,li ^r,crc . scLtrro concorde con <luello di d0]' . )ossiano, in conclusionc, enunciale i tre sequenti teoremi clel,rnalisilinrilc il colasso phsticri flessionaledeile trnvetLrrFi.nc, ,,'nerteu(lo lc clinrostrirPct z i , r r i . r ' i l r t r i r ' i rrc i c l u u l l c : . l ! , \ l er ( l . x r x ! r . r f , , 1 . r c c c c l c r , r c : c (tc<rtclna satrtit;) la/t tuu tli.r/rihrijrur i ttottctt/i t/alicautrr/t drtltti.s.rilti/c, rrtri/ ritftotdur/t rut//ip/it,r/orr rt nt i .rlfx:rorr ttt//il/ica/nrc rli ro//rr.r.ro icol fh

F.(M):f {M,*iui,).,:o

/t<1aa\

674 -

O rc il doi"ia dell'elaniit

ApPlka4ofli

all'a a/i'; /inite clle !rrttMe

673 (ls.24,7)

(teorema cinematico) data tta diribx<izne di cernere plaicbe clteuei un meccanisno cirenaticamente ammissibile, corritpandente il noltiplicatore m, ran itferiore al noltiplicatc,redi callara plastico; e quindi

MP(o++0++0++0+)

..._ (teorema combinato) i noltiplicatare di collatto plastiro l uassimo dei noltiplicalori m e il minima dei noltiplicatori m*. Esemplifichiamo sul t:laio schematizzato nella fig- 15.27, che ripete quello della fig. 5.40. Poniamo l:2h e poniamo un unico valore Mp nell'intera struttura. Denominiamo Q I'uguale intensit dei due carichi in esercizio.

8Mr Ql

(rs.24.8

crtamentenon inferiore al moltiplicatore di collasso plastico. Per accertarese si tratta di una limitazione superiore o del valore efettivo costruiamo il diagramma del momento flettente che al limite plastico in A, B, C, D ed equilibra i carchi mrQ, che valgono iP, n...ndo ordinata 2Mr nel

r
Fig. 15.27.

.-;-t-

punto E, esso viola 1z (15.24.4)e quindi non staticamenteammissibile. Eseguiamo ora un tentativo facendo uso del teorema statico. Pet rma valutazione grossolana,ma immediata, un diagtamma di momenti staticamenteammissibili pu esserericavato da quello della fig. 15.28, diminuendo in proporzione le ordinate in modo da tispettare la (15.24.4);11 cottispondentemoltiplicatore dei carichi owiamente la met del precedente : 4Mr Ql

(t5.24.e)

Poich il diagramma del momento flettente in questo caso composto da tratti rettilinei, le cerniere plastiche si foca.lizzano certamente in alcuni dei punti A, B, C, D, E e quindi vi un numero 6nito e ristretto di meccanismi possibili. Cominciamo attlizzando il teorema cinematico ed esaminiamo il meccanismo cinematicameflte ammissibile della 69. 15.28, che ha cetniere plastiche nei punti ,{, B, C, D. L'unico grado di libert del sistema ne fa individuare la congurazione con un solo patamr'tro, che identifichiamo nella rotazone in A, denominata ora semplicemente 0-,_ per rendere pi snella la notazione. Dalla (15.24.5\ otteniamo :

ed non superiore a quello efettivo. Possiamo anche c>ta^ccettate l'eventuale esattezz della stima conseguita, verificando se la distribuzione di momenti corrisoonde a un meccanismo di collasso.Ci da escluders,perch si ha evidentementeuna sola cernieta plastica, nel punto E (11g.15.29), Abbiamo perci prowisoriamente conseguito la limitazione bilatetale di larga approssimazione :
4Mp

Ql

""

8Mp

el
M^/2

(15.24,10)

ct|l*Q

------>I_-_
I

Me/2
Fig. 15.28.

I;l:. 1j.29.

676

Ohre it douixio delt'clarici

Ripetiamo il tentativo per via cinematica,col nuovo meccanismocinematicamente ammissibil della fig. 15.30, che colloca le cetniete plastiche in A, C, D, E. %'* Q

Parte III LA MECCANICA DELLE STRUTTURE

Mp Fis. 15.30.
T, /lq 7 q\ ci c.f- ^+".

MP

MP(0++20++20++0+)

(15.24.1,1)

e porge la nuova stima: 6Mp

Qr
e in equibrio coi nuovi carichi m-Q, puri u alf

(ts.24.12)

Se costruiamo il diagramma dei momenti al limite plastico in A, C, D, E , possiamo osservareche

sso non vioa in alcun punto la (15.24.4) ed qund staticamenreammissibile. Pettanto, il moltiplicator trovato come limite superiore col teotema cinematico anche ottenibile come limite nferiore col teorema statico. Per il teorema combinato concludiamo perci che: "," 6Mr nl

(rs.24.13)

l'efettivo moltiplicarore di collassoplastico.

16 LA TRAVECOME <STRUTTURA>

16.1 CHE COS' UNA. STRUTTURA? Ci capitato molto spesso,in tutti i capitoli precedenti, di citare la, patola ( struttura ): essaappartieneal linguaggo otdinario ed usata senza scrupoli nei pi. svariati campi'della scienza con signficati diversi, pur sempre tollegati da un nascosto filo conduttore. Come accadedi soliro ier le parole pih comuni ed evocative, nessuno si d pensiero di fissarnein anicipo na chiira definizione; o meglio, quando la definizione fissataprovocandoin,interpretazione partjco\are,circoscrittae formale del termine ( struttura ), resracomunque non chiarito il perch sia stato scelto ptopro quel termine cos vago, cos virsatile, cos equivoco. Non sarebbeforse pitr oppotuno coniare ntroi,e e distintc patole, rifetite ognuna al suo specifico ambito disciplinare?Invece non cosl: bench il matematico,il fisico, il tecnico delle costrzioni, il linguista, il soc.io-intendano logo, l'economista, l'antropologo, lo psicanalista,il letterato, con <(struttura )) cose dl tutto difelenti, nei loro linguaggi settoriali, pefmanc implicita vna certa << analogta" atttibuzione > che iend ragionevole-e quasi di spontaneala convetgenza. medesimo termine, accostando sul lone del pensier<r scientifico tanto lontane. Recentemnte dilagato per le vie della cultura contemporaneaun vasto movimento di pensiero, pr che una vera << scuola>> < filosofia >, un diffuso o orlentamento metodologico, tendente a ricercare nei vari campi di studio Ia presenzadi (( strutture )), alcune emetgenti, altre vieppiir sotterrinee e sbiaclitc, come gll_scritti sovrappostisu un antico palinsesto. appunto lo ( struttur lismo > che hr segnatodi s Ja cr.iticalettraria, biologa, I'antropologia, la lc scienze umane.Qui si verilicato spesso curioso rovciamento un ispe-ttoal comunemodo di procedere:mentre in generale scienziato lo che si acingc e stucliarcun cert() aspctto della realta, dcfiniscein anticipo cli che aspct si tratti pcr pt>i analizzarnclc lcggi, in molti casi gli struturalisti 1r,rng,rn,rlo

80

La frat)e cone <t[trtitffa]t

Natier e i Pni pa$ dell'aralii nftltrtule

681

domanda su ( che cose sia una struttura ) come oggetto dela loto ricerca, come mta ultima di un Progressivo e Pi intenso riconoscimento. II concetto di ( struttura ) perde cos i suoi confini e djventa piuttosto principio org^nizzatore di un lessico (R. Barthes), o addrittura di un linil guaggio sepxrato, con le sue regole, la sua coerenza, e sue riduzioni. Ebbene, dal pensiero di alcur.ri tra i pi autorevoli autori, si pu tratre l'iPotesi che slrathca >>.Ad sia lroprio tale delinitaqione lingaistica a dar corpo e Mrta <a a//a << esempio ci trasPare in Lvi-Strauss quando egli denisce la ( struttura sociale )) inclividuando nello < scambio >>ll, ternine comune cui sono ricandacibili le relazioni nella societ primitiva'. Ci si evince da J. Piaget quando egli definisce la struttura come insieme di elementi subordinati a leggidi conpoiTione che carattertzzano il sistema in quanto tale, con propriet di insieme distinte da quelle clegli elementi'. Ci sostiene il pensiero di N. A. Chomsky nella sua aflermacteativo >> del /ittgagio 3. Sembra allora di poter dire che zione di un ruolo << ( struttura )) soggiacente a un certo oggetto fenomenico ueneit hw qaanda la a rircbeTla del erico comtmeaiex spagliafa a m lesica ridotto al qmh astgufo il di erprimere htttl l'essenTiale rtt quel'lggetlo. lnpitl Potr mai esserci un qualche nesso tra questa astratta, gene(alissima idea di < struttura > e quella da noi usata tante volte pel indicare un elemento delle costruzioni? Il collegamento c', pir semplce di quel che si immagini. La meccanica dei solidi che abbiamo studiato nel cap. 11 Pone in atto un linguaggio quals.iasi corpo almeno in inea di principio scientiEco capace di clescrivere solido deformabile, in particolare elastico. In ogni punto P(x,y, z) sono idealmente determinabili le componenti u;(x, y, z) dello spostamento (j : x, y, z), le componenti er;(x, y, z), or;(x, y, z) della deformazione e della tensione. E questo un < lessico ricco > che riesce ad individuare punto per punto tutto quel che interessa conoscre. Vi sono per dei corpi di forma particolare e soggetti a particolari condizioni di carico, in cui tale descrizione pu rivelarsi sovrabbondante: ad esempio, per il cilindto elastico di Saint-Venant, una volta che sia acquisita la soluzione dello stesso Sant-Venant, lo stato di sollecitazione in ogni punto della sezione trasyersale resta del tutto individuato assegnando solo sei parametri, le caratteristiche di sollecitazione relative, se si vuole, all'asse geometrico del cilindro ; anche la deformazione e lo sPostamento possono essere ricondotti a quel che accade nei punti di tale asse. Ii < lessico > si semplifica notevolmente poich le funzioni z tre variabili u*(x, y, z), un(x, y, z), u,(x, y, z) si riconclucono alla conoscenza delle funzioni a una variabile u(z), v(z), w(z) che indicano lo spostamento del baticentro di ogni sezione. Nasce cos la trave come ( struttura )t monodimensionale; quello che soprattutto conta che il < Iessico por.ero )) delle caratteristiche di sollecitazione, di deformazione, di spostamento, configura un tutto in s concluso, raPpresentando

autonomamente, nei propri tetmini, I'equilibrio, la congruenza e il legame costitutivo elastico, rimandando a una fase successiva il passaggio dalla desctizionc monodimensionale a quella tridimensionale propria del cilindro di Saint-Venant. Sotto questo ptofilo, non solo la tfave, ma anche la lastra e il guscio sono ( strutture )), poich la loro analisi pu esser condott sino in fondo in tcrmini di catatteristiche come abbiamo veduto nel cap. 14. T\ttt:via, la ttavc accoglie n s, piir d'ogni altro elemento, il senso immediato ed elementare della < str-uttura ) come scheletro di una costruzione. Ci si allaccia all'orisinario fine dell'analisi strutturale: se veto che lo scienziato strutturalista si accosta alla realt per scrutare Ie tracce sovrapposte e nascoste di un idealc painsesto, il tecnico strutturista opera un analogo studio sulle costruzjoni scotgendo in esse la presenza di schemi statici formati da tfavi tfavatufe chc ne governano forma e dimensioni, portando su certe linee visibili o latenti, i carichi. Si intende allora perch la moderna scienza del costruire abbia centrato, possiamo dire, la massima parte dei suoi interessi sulla trave e sulle travaturc, facendone non solo l'argomento applicativo pir frequente, ma anche il modcll<r concettuale privilegiato su cui esetcitate le diverse problematiche teoriche.

16.2

NA.VIER

E I PRIMI

PASSI DELL'ANAIISI

STRUTTURALE

Che la tfave fosse intetptetabile come solido monodimensionale resistentc a\la forza normale, alla flessione e al taglio (oltrech alla torsione) era in realt l'idea iniziale dalla quale paitirono i ptimi studi sulle cutve elastiche dei IJcrnoulli e di Euero. L'effetto deformativo d,ella fotza tasliante non aveva anc()ra rice\-uto una sistemazione teorca soddisfacente; tuttava, per le altre sollccitazioni, come il momento flettente e la fotza notmale, si sapevano ben dcscrivere le equazioni di legame in termini di caratteristiche collegando il primo rlla curvatura e Ia seconda alla dtlatazione lineare della fibra baricentrica, Con altrc parole, supponendo la trave rettilinea e inflessa nel piano d'azione dci carichi erano da tempo note 1e relaziont:

N:

EAe

M:

EJr

r (r . 2).

nelle quali, per dformazioni infinitesime, e e K sono connessi alo sP()slncnlo assiale w e a quello trasversale v dei punti appartenenti all'assc gcontctrico z dalle : dv'
^ h

d2v
0?'

07

(t6.2.2)

I C. Lvi-Strruss, A'Ittaplqia rtnltl rdle, rr^.1. it., p. 311, Mano, 19683 , J. Piagct, La rtntt ra/i11t0,tr,d. it., p. 40, Milano, 1968. 3 N . A . C h o m s k y , A l e n t c c o s t a t t tti / / a t , r o al i r t i r t i n , i n " f p r , , b l c m i a t t u . r l i . l c l h l i u g r r i s t i c , r " , t r , L , .i t . , P p . l 7 2 5 , N { i l n o , 1 9 6 8 .

Fu f<rrseNavicr il prmo a tradurre tecnicamente le rstrusc c rirllolc irtraJisi cci grancli mtcmatici setteccntesclrinella loro approssinrazionc linclrc, ticavanclrrncprocc<limcnti cli cllcoLr clcnrcntlri cluanto cllcaci, cit cotrscgnitrc a g l i r r l l i c v i < l c l l i <[ c o l c l l r l y t c c n i t l u c> . l , t < S c z i o n c ( ] u r r r t a> r l c l s w t l l l . w n l

682

La lrate come << tnifura>

Naaier e i prini pari dett'anatlrirltrtrale

66t

(...) (1826), riguatdante < I'equilibrio e la stabilit delle costruzioni dcsLegons in legname>, sviluppa appunto numerose applicazioni dell'equazionelinearizzata della linea elasticatraibile dalla (16.2.1b) e dalla,(1,6.2,2b):

Se invece il catico distrbuito q uniforme (g. 16.3), risulta M : * tr., e quindi:


nla

E-J . : -

A2v

oz"

-M

(1,6.2.3)
donde:
-14 aEr

(16.2.8

considerandoIa trav lasticavincolata in tutti i modi possibili. Per gli schemi staticamente determinatidella mensola (gi studiata da Eulero, cfr. il par. 6.11) e del semplice appoggio, non c' molto da aggiungere, poich la (16.2.3) direttamente utilizzablle. Basta importe le condizion agli estemi che, nel primo

^ rl:

ql3 --.-L= OEJ

t :

(16.2,e

caso, sono (fr3. 16,1.a): v(l):0 v'(t):0 (16.2.4)

lo

(l'apice denota, al solito, la derivazione), e nel secondo: v(0):0 v(l) 0

(16.2.s)
F ig. 16.2. j. Fig. 16.

Lo stesso carico uniforme q applicato sulla trave doppiamente appoggiata,(frg. 16.4) induce il momento M : * Cb* qzz, portando ^i

":&(._ zry+eo)
ol3

(16.2.10

Le rotazion 0.r, 0e sugli appoggi e 7a fteccia in mezzetia risultano:

Fig. 16.1.

U,+:--Us:tful

5qln

(16,2.r r)
lucc, in C
"

Ad esempio, se un carico concentrato Q agisce sull'estremoibero A della mensola prismatica AB (fig. 1.2), essendoU : - Qz, lo spostamerto v ha l'equazione:

Quando ci sia un carico concentfato Q ad esempio a met dell (fig. 16.5) il momento nell'intervallo di snitra AC vale NI" =

Qz, c In

":fft,
" Ql, 2EJ

r ( + ( 3 ) (.'"
J--,

t: )
-A sono dare da:

(1,6.2.6) EJ=cost.

'p e r c u r l a r o t a z i o n e 0 : d

e l a F r e c c i aj n f

'-

ol3

3EJ

(16.2.7)

Iri.q.16.4.

16. t.

684
quello di destraCB, M" :
I

La tra,te ane << shtlttua

,\

Naticr

e i pini

pa$i de 'analili tt"rhru/e

6tt

- ,) ; Navier a suggeriscedi integrare sepa, Q(l ratament la (16,2.3) in -AC e in CB, ottenendo:

EJv":$ *.,, (o=,=+) : "J"" + - +eb,-c,(r- + f er" z) ]<,<r

(16.2.'t2)

b
l:

Le costanti cr e c2sono determinatedalle condizioni di t^.rotdo prt z:

* (+): ""(+) "r(j) : ";(*)


[rr.t .uro particolarein cui C a. z:],
l

(t6 21'3)
Fig. 16.6. b"rt.r.bb. porre ad esempio

f--t

r#
t z2)1 7.x(212z,)

": (ZJ

/ l \

01. Ne deriraper v" l'espressione :

L'integtazione eIIa (16.2.16) mmetterebbe due costanti; ma esse sono n u l l e a c a u s ad e l l e c o n d i z i o n i , n z : 0 , % ( 0 ) : 0 , v j 1 0 ; : 0 , i n"1"61,

"": -ffi O, 4<,)


rt2 . j:l Qlt

(16.2.14)

. EJv; :

' z 7 Q(21*

mentre per vo la forma simmetrica. Le totaziont e la fteccta valgono: e. : e.: f:

: EJ"" + e(3t* '"1- L y13yr,",r"1

(16.2.18

r6EJ

48EJ

(16.2.15)

,{nche l'integrazione della (16.2.17)introduce due costanti che sono detcrminate dal raccordoin z : l+: vs(l+) : \'d(l*), vj(l*) : vj(l*;; rrc seguc:

Passando a considerare travi iperstatiche,Navier utilizza ancora l'equazione della linea elastica (16.2.3) giungendo rapidamente alla soluzione. Il ptimo caso preso in esame quello dela trave incastrata-appoggiata, soggetta a una fotza concntfata Q in un suo punto qualunque s (fig. 1.6). Anzitutto Navier identifica il ruolo stati.co dell'appogio vnplice B nella teazione verticale X; poch l'ixcastro A gerera nofl solo una forza ma anche un momento reattivo, il sistema non risolubile con le sole equazioni della statica. Sostituito il sistena ffir tiuo (a), con qrrello eqtalente (b), la (16.2.3) si scrive, per il tatto AC:

: BJ"'^+ et+, + xetz z,)


EJ"": t*) - 1 X(3t22 ztl + e(31*,2Resta da imporre I'ultima condizione in z : l, e cio vo(l): si ricava il valore d,ell'iperstatica X:

(16.2.19

0; da c'ssfl

E J v l: Q ( * - z ) - X ( l - z ) e per il tratto CB: EJvi:-X(l-z)


a L. Nvicr, Rwn de: h.r,n: (..), tra.l. ii., par. 359, p. 259, Npoli, s lbidcnr, pr. 366, p.261. 183(,.

(L6.2.16)

x: + (31*t-l*)

(1,6.2.20

(16.2.'t7)

Questa la ptima soluzione tecnica di un problenta ipers/n/ico: Navicr vi gunge n modo semplice anche se alquanto laborioso, estenclenclrla poi acl altri esempi: in particolare a quelo della trave dr4rpiamente incirstrut:rc ir cluello della trave cootinua su piu appoggi 6. r, lbidcrr,pr, 371,375,

686 16.3 LE FORMULE INCOMPRESE DI LAMARLE PER LA TRAVE INCASTRATA

La lfare tane <\tlrrtlua

Le faft

e incan?rese di La

arle Pet la trare incattrata

687

w:-|V"+

T r zf M a

(1.3.1

In seguito, la determinazione delle ftecce e delle rotazioni agli estremi della trave, in funzione delle forze agenti, si aricch di nuove intenzioni, non pir come fine a se stessa, ma come strumento per calcoli successivi, Notevole in tale senso un lavoro di E. Lamade pubblicato a Bruxelles nel 1855 7. < L'oggetto di questa nota scrve I'autore il segnalare all'attenzione de costruttori un accorgimento semplicissimo che permette, ir cerfi usi, di aumentare considerevolmente la fsistenza delle travi soggette a flessione > o. Il trucco sta nell'imptimere cedimenti o rotazioni ai vincoli in modo da produrre < autotensioni > benefiche, ossia un aggiuntivo stato di sollecitazione non dovuto ai carichi, ma appunto a quei cedimenti e a quelle rofazioni, che diminuisca per quanto possibile il valote massimo di INI(z)1. La trattazione di Lamarle contorta, tutta potesa a esibire i vantaggi della sua scoperta, Ma le fornth ixfernie che egli ottiene e lascia l senza sofermaryi il pensiero, sono veramnte important, bench restino sciupate entro la faraggine delle elaborazioni, e svilite dal fine futile, pi che altro una curiosit, al quale son rivolte. La tecnca usata, comunque, concettualmente semplice : si tratta di individuare la linea elastica nel caso .in cui, oltre al carico, siano assegnati e", er (e: ff) e f. Indicate le reazioni negli incastri A e B come nella fig. 16.7, e supposto il carico q unifotme, il momento flettente ha equazione:

: Quindi la (1.2.3)divene

r'-+(tr"-r*-*^1
che, per integrazione. fornisce:

" : # (* *, - | r^,,-xt^" .,) +

" : + ([ r*- lr*" ]w^,, +.,) +,,'


v(0):0 v'(0):$" v(l): f Y'(l):08 cr: delle quali, le ptime due consentonosubito di dre: cr:O, altre due si traducono nelle: 1 1 | ;-MAl, ?T413 r EJlO.r EJf ,o-sla I

(16.3.2)

Le costenti cr, cr, M,,., Ta sooo determinate dalle condizioni ai limiti:

(16.3.3)
EJfl,t, s ls

(16.3.4)

Iz to,, . M^t . + qt3 EJor EJbu o '


donde viene :

: M" - +qr, fl (zo,u,-,+) + +


\ )"'
I ' i

u"-t+Y u:|4- ?(u^*


: M" -+ rr- tlJ (e"+ : f) re"-

(16.3. s)

I valori di Mn, Tr all'altro incastro possono ssereottenute dalla (16.3.1), e, pir semplicemente,dall'equilbrio. Risulta;

Fig. 16.7.
7 E. Lamalc, Nale nr ,t1 nojen lairlple d'a gne/thr, .la$ ,te pratrotia,1 xotahle, la rittaace d'"ne pi.e Pit"tdtit'te cl)arre aflifarn!"lent, "Bull. Acad. Royale Belgique", 22, 1, pO. 232-252, 503-525,1855. u Ibidcrn, p. 232.

-,r" : - f .rr ulJ(u^ u,,, +)

(1.3.6)

Qtrcstc sono appunto lc .fortn/c hlcrucdic importanti, chc Lirnurlc rtort dcgna cl'un<l sguarc|r, scrivcntkllc in mo<Lr un po' divclso ml cquivalcntc,

688

La trare cane <t

itna

una rtrana geauelria di defurnaliaxe

E9

per tirar dritto al suo problema. In esse, il primo termine del secondo membro rappresenta la reazione d'intaro perfftl, l'altro termine indica invece / legame tra le forTe applitale ugli eremi A, B e gi &ortunenfi degli estreni esi,rendendo esplcita,per la trave elastica,la legge di Hooke che, come si ricordet (pat.5.3), correlava forze e spostamenti. Il ruolo delle (16.3.5), (16.3.6) fondamentale per l'anaisi delle struttufe, sopfattutto nel ruefoclo degli spalanenli di cui parleremo in seguito (cap. 21): e tl meto di aver riconosciuto tale ruolo spetta a O. Mohr e. Proseguendo la sua strada, Lamarle trova che i valori estremi di M(z) si hanno in A, in B e nel punto ,*: T: , affinch il modulo di Mr, di Mr e di
.1

16.4 UNA STRANA GEOMETRIA DI DEFORMN.ZIONE Il camminoper la completa descrizione dellatrar.eelastica termin strut. in

M+ :

M(z+) sia diminuito per quanto possible, occorre che:

2f:(o+tu)l
Ci conduce alla poszione

(16.1.7)

0o- 0'. -

O'UJ n,t
poch in tal caso si ha:

(r6.3.8)

che offre un significativo miglioramento, MA _Ms \r* 1 li, Clt

(16.3. e) lt,, U* : # nt, dellatave per-

Mr cortrole determinazioni : Ms.:


fettamente incastrata, e la M*:

gl, della trave appogglata.. i Va notato peraltto che la proposta di Lamade ha riscosso una certa accoglienza tecnica soprattutto per la trave continua su tre appoggi. Lo stesso Lamarle assetisceche per la ( tfave passanteper tre punti t quando siano assegnabili spostamenti e totttzioni in corrispondenza dei < supporti ,), un opportuno cedimento f dell'appoggio intermedio pu diminuire la sollecitazione massima sin del 501n, se:

f:ilG\/2

^14

1r)

(16.3.10)

essendo il carico q ripattito uniformemente e le luci I delle due campate uguali fra loro.

o O. Mohr, Die Berecbnag de! Fch'N*! 1892; p. 61,1893.

nrit rlarrcn Knatenterlrdrngen,"T,ivilingcnicur'", p. 577,

tuali, e cio in termini di caratteristiche, ormai a buon punto. -{rtcficc di tutto sinora stata, come abbiam potuto vedere, I'equazione della iinca clastica (16.2.3). ,{ tale equazione continueranno a riferirsi, per lungo tempo, i principali autori di testi teorici, come il Clebsch, e di testi applcativi o didattici, come il Grashof, il Ritter, e in Italia ll Canevazzt, il Guidi, eccetera. Ma proprio l'mmediata applicabilit. della < linea elastica > fu, per certi vers, rli ostacolo, anzi.ch d.i r.antaggio, poich rese abituali e spontanee alcune implicitc semplificazioni che nascondevano la vera natura delle cose. Possiamo intuire che non tutto chiaro nella teora monodimensionalc della trave sin qui studiata, facendo caso ad alcune dissimetrie formali che turbano il quadro complessivo. Senza voler esagerare, lecito dire che una teoril ben costruita anche < bella >, con un'armonica disposizione delTe gtandezzc e con ticorrenti analogie che connettono le prncipali equazioni. Non fu forsc in obbedienza a un prncipio di analogia tra il campo elettrico e il campo magnctico che Maxwell fu indotto ad aggiungere un termjne in una delle sue famosc equazioni, ottenendo cos congruenza formale e strz.otdinarta.armona? Eppurc, quel termine aggiunto < a tavolino > port alla feconda congettura che l'eterc fosse attraversato da onde elettromagnetche; congettura poi confermata spcrimentalmente da Hertz. D'altra parte, una certa simmetria tra la descrizione dell'equilibrio e quclln della congr-uenza deye esserct:. gi io sappiamo. E invece, la stfuttura m()n()dimensionale sembrerebbe trasgredire una simile attesa. Mentre sul versntc statico la tray piana pu ospitare re << personz,ggi r> pet: le fotze (la, orztr assiale, la forza trasversale e il momento) e lre r,er le caratteristiche di sollccittzione (N, T, M), sul \.ersante geometrico darebbe a tutta prima l'impressionc di poter accogliere dtu sole component di spostamento e dm di deformaziotlc: se infatti la trave ridotta a una. lrea che dalla configurazione iniziale (rctti. linea) si porta n una con6gurazione inflessa (piana), Io spostamento drgni Punto Po in P sarebbe del tutto individuato dalle componenti w, v, assialc c trasversale rispettivamente, e la deformaziope sarebbe completamente dcscrilta dalla dilatazione lineare e e dalla cun.atura'n, legate a rv, v dalle (16.2.2). <'.ltc altro si pu prtendere da una linea (69. 1.8)? In realt la faccenda piir complessa: l'aver riportato la trave a stfltttur monodimensionale non implica che essa sia assimilabile a una linea; implicu che il suo stato di sollecitazione e di deformazione pu essereavvistt() scnz ambiguit parlando soltanto della sua linea d'asse. Consideriamo allorn dtrc modi diYersi in cui la trave, intesa come corpo tridime nsionalc, puir clcf<rrrrrarsi ' Pur ()ttenendo la medesima < lgura > v(z) (fig. 16.9). Nel prjm,) crls( ' 'gni scziolrc si mantiene pcrpcnclicolarealla lir.rea d'assedcforrnata (fig. 1.9,a),sccon<kr l ' i p o t c s i t i B c r n o u l l i ; n c l s e c o n d oc a s o i n v e c e l e s c z i o n i s u b i s c o r r rL l n ( )( s c ( ) r r i m c n t ( )) ) t a n . g c n z i a l c ,' u n l r i s p c t t o t l l ' r l t n ( l i f . 1 . 9 . b ) . S o n c l u c c t s i l i n r i t c q u c s t i; i n g c l c l u l c p u i r v c r i f i c r r s i < 1 u : r l c o s ; i i o l c r r r c < l i , rc o l n c n c l l : rl g . 1 ( r , 9 . c . clt ,

690
uWi

La lrut)e

ne \t rlrnll|ta),

Una lrana geanetria di deJarnaqione

691

male sterna ri condotta sul baticentro della sezione trasYrsale'" (fig. 1,10). Per convenzione, si considera po.ritiua la. rotazione antilraria se la norr h esterna alla sezione ttasversale nella configutazione ifliziale ha il vetso dolter<a caratteri.ttica di sPoJtatrtnlo, l'asse z. Ecco, in tal modo, introdotta ]u:r.a. Si noti che, n generale, ,p non concideco la rotazione della linea d'asse; coincide con qusta soltanto nel caso della frg. 16-9.a, quando cio la sezionc ll mantnga perpendicolare all'asse deformato e non s verifichi quindi scotrimento. Lo scofrimento appunto rapplesentato dall'angolo 1 tra la linea elastica e la notmale n.

Fis. 6.8.

Fig. 16.10.
A questo punto, ci possibile dare una formulazione competa e armonicl della ttave come struttura monodimensonale. Quel che andremo dcendo ncllc pagine seguenti il frutto di una lenta e talvolta contrastata acquiszione, sr,prlte di lk>ustutto a livello tecnico. Bench gli studi fondamentali di Kirchhoff" snesq " avessero g detto molto sulla teora generale della trave, conduccntkr all'ammitevole sintesi di Love'3, la loro analisi geomtrica sulla deformazionc era" ancor legata all'immagine della semplice lrnea catatte.zzabile, nel casrr piano, da due parameti di spostamnto; solo con gli studi dei fratelli Cosscrnt intorno ai < cotinui polari > (cfr. pat. fl.4) vennero in luce nuove possibilitA formali 'a; ma il trasferimento di tali risultati alla pratica non era cert() immcdiato. C' da aggiungere che una chiara distinzione ta le equazioni di con'
r0 L'idea di associatc al punto di un corpo continuo non soltanto Ie coordinatc, nrr nnchc lr direzione di r1 veltore n ad esso relativo, fu suggerito da P. Duhcm, Le Po/ent;eltl)trthtly.tt tiqtt. .t /a fr^lin hroali.lte, "Ann, Ecole Norm. (3)", 10, pp. 187-230,1893, Fu poi svilupput;r inrcrtrlvr' rncnte d^ E. e F, Cossemi (cfr. nota 1.,,. II G. R. Kirchho6, tJber ar GleLgal)t tnd die Baregng ei,terh,r dlicb dtixic,t.hrti..hot.\'txh.t, "J. rcinc angcw. fath. (Crcllc)", 56, pp. 28s-313, 1858. L l. Bossincsq, trde nanelle ff/'iq ilibreetlc tloarene t det nr,t ralider lattiltk:r lottt cttntt (,1)t 'l'lhtt.ttt drtnri.n! r|fit /tir ltli/ti far ralf.tt d'drire!, "J. Nfath.", (2n), l,pp. 125-274,lall; n t i t t t e / 8 i t ( . . . ) , ' J . I t a t h . " , J , p p . 1 6 3 - 1 9 4 ,1 B / 9 . I r ^ . l i . I l . l n \ . , , . 1 / t u | i t c o l l r e , h t b c r n t t d l t r c o ' a fc l a r t i . i t , t ,c i t , 2 ; c f r ' . i n p ; r n i c o l r r c i l cllp. 1tl. I t I i . c l r . ( , s s r r r L l , . f r / , t l t d t i . t r t ' h l a l i x r r d 1 r ' r n t l , l t ," G n p t c s l c n t l u s " , | 1 5 , p p . 1 4 0 t ) ' 1 4 1 2 ' r l9ll1i .\:' h t/)h t otlt! zrrrrr, ibi,lc r, l1, pp. 169'112, l9tttt'.

Fis. 16.9.
Ebbene, se si pretende che la sola descrizione della linea di asse sia in grado d distinguere i diversi comportamenti deformativi, occotre che essa conservr memoria della sezione trasvefsale associata ad ogni suo punto Po. Ci si ottiene, molto semplicemente, indicando con g la xotazione della sezione lrast'ersale in Po; in termini pir espliciti, troncata la trave in Po, 9 denota duoque l'angolo formato tra la rettrLz, alla quale la linea d'asse indeformrta rfcrita, c lir nor-

692

Ii

trare come < rrj.lttr/rd,:)

Le eryada i di equilibia e di co,tgraen<a

9t

gi:t7ez e quelle di legame elastico non si ebbe sino a tempi recnti; nel settore specifico della scienzadelle costruzioni, il primo autore a sottolinearla c o n e n f a s i u O . Z a n a b o nn e l l 9 4 i ' t . f i Volendo ssareil < lessico strutturale) in modo semplce ma rigoroso, dobbiamo perci anticipare i tempi, venendo meno, per un momento, alla nostra narrazione storica. D'altro lato, limiteremo il discorso al caso piir elementare della trave retiilinea piana in defotmazioni e spostamentiinfi;itesimi, rimandando il lettore, per un approfondimento, all'opera d R.F. Baldacci'6 che sviuppaorganicamenre questaimpostazione.

Per il < teorema fondamentale del calcolo integtale >, le (16.5.1) posoono essfefiscfitte cos:
/'/ 0 'lNI/r

J\

I l+

oz

f p(z)ldz:0 /

f / A'flo\

ll+fq(z)ldz:o 0

'f I "a v ( ' t IJ # J t

(16.s.2) d.-.. -r . dz l, lT(z)z) m(z) s(z)zl t

16.5 LE EQUAZIONI

DI EQUILIBRIO

E DI CONGRUENZA

Ma, essendo atbittatto I'intervallo [0, zr], queste condizioni esigono chc sia ovunque nulla la funzione integranda; ci conduce alle relazioni differenztali:

indefnin dell'eqailibrio per \a trave, scoperte da _ - Gi ci son note le equaqiari '1771 Errlero rrel (cfr. par. 6.1,6); richiamiamole brevemente, sopponendo che, oltre alle componenti assiale trasyersaledel carico dstribuito, p(z) e q(z), sia plesnte una distibuzione di momenti di intensit.m(z) (frg. 1,6.'11).

dN
oz

+ o

T
z

q : ^o
-

d
a

- M- f i
z

m:T

(16.5.3)

Tt0)

Come abbiamo veduto nel par. 16.4, Descriv.iamo ora lo stato dr deforruaTiane. lo per ogni sezione z restano etnite tre mratleristicbedi rPastameftto: spostamento assiale w (secondo l'asse z), positivo se concorde con z; lo spostamento trasversale v (secondo l'asse y), positivo se concorde con y; la tot^ziu7e rl ( memore >) della sezione trasvetsale soDDressanel modello monodimensionale . Dobbiamo esaminare separatamente I'ehtto deformativo di ognuna di questc carattristiche. Una variazione dw dello spostamento assiale corrisponde a una yariaztone di lunghezza dell'elemento dz e quindi a una dilataqiaxe lineare:

dv'
07

(1, s.4)

Fig. 16.11. Isolato un inter\rallo qualmqrc0<212, e introdotte sulle sezioni estreme z:0, z:21 le caratteristiche sollecitazione, di l'equilibrio si traduce nelle tre equazoni: N(2,) - Nl0) -L fplz) dz : 0
Jlr'

IJna variazione d,g della rotazione corrisponde, come saPpiamo (cfr. par. '5)' alla curtaara:

d9 oz

(r. s.s)

T(2.)- Tr0) + io(z)dz : 0 ' "'


J

-trasvetsale d luogo a duc cflctti Iloa vatiazictne dv dello spostamento alla rotazioneg clellasczionc una sua porzione dv* connessa (frg.'16.1,2): l d c l l ar r a s v e r s a l e e d i r n r ea r e l a z i o t e : m
dv-

(16.5.1) M ( z r ) N 4 ( 0 ) - ( 2 , ') 2 ,l l n Q l - q 1 z 1 z l d z T " .a 1 0

(l.s.q

Is O. Zanaboni, I talidi re 'elaiLi. Propla di ur teotia leretule iJipendcrtu .td/ /t.<."n .tla\i"Rend. cfo,ua7"iazi. Se. Ma . f,'.'. ftl:1,n.. /t, Fn. I 28, 1r,j1. 16 R. F-. B:rldacci, Seiuz"a el/e costnrliori, c'].. 2,

(il segno meno dovuto al fatto che, con le con\.enzioni xdottlte, P,, 0 pr(F tlrtto ch <1r,r.: 0);l'altra sua porzione dr." si rifcriscc csclusivalncntc tllo .rnry tiltttt/o trng<t7;Lrc tr l sczi()nc trlsvcrslc c ll littcit cl'ltssctlcformatl, irtiziltlt n c n l c o t t o { . o t t l r ltit t l o r o ,

694

La lraye one <slrulltlra>

Il tearena dei larori ,;rt ali

95

Se ad esempio si pone <a priori > (cio per una sceltri abifrara)| ^ e(z) :_ cosl :: si dalla (16.5.10) ottiene: w\z)Azic

(16.5.11)

(16.s.12)
ne segue

Fig. 16.12.
Si ha dunque: allora w(l) :

la costante c nulla pr il rispetto della condizione al contorno in A;

y-+ ' d

(16.5.7)
dve f dv", dalle (16.5.6),(16.5.7),si trae la

Essendopoi dv:

r' : d l _ , ' e z

(r6.s.s)

i" contraddjzione con la seconda condizione al contotno . , in B che impone w(l) : A. Per superare la contraddizione c' un solo modo: supporre che w(z) non sia continua. Ad esempio, si pu pensare di soddisfare le condizioni al contorno in A e in B proponendo lo stato di spostamento della frg. 1,6.14. Si tende cos plausible, per l caso considerato, la seguente interpretazione delle (16.5.9) : esseimpongono condizion alle caratteristiche di defote, mLzioTae rc, y tali da"garantire che lo stato di spostamento conseguente escluda strappi (o compenetrazioni) di materia. .,1 b

che, del resto, pu essereottenuta subito anche guardando la fig. 16.10. Le gtandezzee, r, .1 (funzioni di z) sono denomln te carattrticlte del/adefarmaTiore. Le relazioni che le legano alle caratteriiclte di tpostamen0, cio le: e d dw z
dcp d z dv ' d z '

(16.5. e)

^ .o"fisrt"tj"d"f;;;F A @A------.u
Fig. 16.1).

A -B

---. A
Fig. 16.4.

" z .----34

rappresentano le egnaqioni ixdefnite di congraet<a la trave piana ad asserftiper lineo (in deformazioni infinitesime). Per capirne il sgnicato,ricordiamo che le equazioni di congruenzaesprimono le condizioni di esistenza ula defotmazione congruent con certi spodi stamenti intes come funzioni regolari di z. Ora, frssata l'attenzione ad esempio sulla orima quazione: dw z

16.6 IL TEOREMA

DEI LAVORI

VIRTU,q.LI

(16.s.10)

si vede facilmente che mentre possibile assegnare ad arbitrio un certo stato di spostamento w(z) (continuo e tale da rispettare date condizioni agli estremi della trave) per trarne il corrispondente stato di deformazione e(z), non invece possbile operate l'inverso. Ossia non possibile, a paxthe d,a una certa determinazione della e(z), tfarne una determinazione dello spostamento rispettosa dei vincoli e delle solite condizioni di regolarit. Si consideri il caso rappresentato nella fig. 16.13 dove la trave -AB si allunga in modo chc l'estremo A rcsti fisso e l'estremo B subisca uno sDostamentoassialeA.

di bene>> con le (16.5.3) equilibrio confernattr Che le (1.5.9) ( sposino si non solo dalla visibile somiglianza formale, ma soprattutto dal fatto chc cssc si ricongiungono docilmente nell'equazione Aei lauari nirttali, sia nella f<rrma degli spostanertiuirtaali, sa in qu:lla delleforTe tiruali (cfr. par. 11.16). Considetiamo, ad esempo, un sistema di forze/caratteristichedi sollccitaalle equazionindefinitedi equilibrio (16.5.3)e chc tgli zione che obbedisca z:1) r'etifichi le condizioni statichc: cstremi 1 e 2 della trave (per z:0,

N(o) : N1 N(D .= N,

T(o) : T1 T0) : T,

M(0) : ,I1 M0) : x'f!

(1(r.(r,1)

rrnrlzioni nt Arl csso lssocianto un <lualutr<lucsistcnra cli slrostlmc i/rlcfr t it txJh .u,\t lknl. nc scns,, cltc.

696
Ue

La lrare tome <lrull a>

It teorena dei latol.i I'ittltali

6n

._:-

d8w oz

" d v . o 'Y : -d_ 1 7o ( 0

de -d;

(16.6.2)

Il secondo membro della (16.6.4) pu essereallora trasformato c()sl:


l

e, sugli esremi (fig. 1 6 . 1 5 ) : aw(0) : w, aw(l) : 316., 8v(0):5y, Av(l) : av,

: e(0) 8e, 8e(l): 5e,

(16.6.3)

m A r pd z - N . w , I T r r v r ) l(lwaqv u 1 M, 9, - N, wr- T, vr- M, rp,: : l ( p A * - q v l - m A 9 )d z - N ( l ) 8 w ( l )

{ + 1"r1t; a',1t; u(l) aeQ) N(0)\v(0) - T(0)av(o) M(o)ae(o) i(Ou- + q 8vf m ae)dzf : J
lN(z; w(z)- T(z) v(z)
I

r,l(z) atp(z) ll[

rt rl \ :J(l a* c1v - a,p M 1 * - [N aw] rv -1- sel/az:

Fig. 16.15.

lll d) olr*+ f-1r+ ola" 'l J\l dz Ldz I


: r f d Y + - l a , : r N o l * u r o 7 Y - r d zl */ \ o ' : d d dz
Ldz I I m?)dz L

Ebbene, vale la seguente xelazione:


l f . r , " J(r\f t f , . -l qv I Y+ lvlK)dz: J(Pw

- f l r a , - - N d l * | r d izu - r , td lze \ a , d d dz
J\ I (6.6.4) :J{Nl" d f TAy * MAi<) z (16.,6)

+ N, aw2+ T, v, f Mr 89r- N, 3q-

T, v.- Mr 89,

in cui si esprime il eorena dei laaari airtaali nellafarma degli spostanentiuirknli. Essa ci dice, in breve, che, nell'ipotesi dt equilibrk del sistema loxzefcattrttetistiche di sollecitazione,e di congraenqa sistema spostamenti/deformazioni del virtuali, il lavoro virtuale 8l-'fr delle ( forze rtern ) uguagli a il lavoro virtuale Lfft delle forze esterne. Dunque:
ALi'i : L*1.

Restacos provato che il secondomembro della (16.6.4) ugualeal primo. di Ora fissiamo invece l'attenzione sul sistema spostamenti/caratteristichc deformazione congruente definite.sulla nost( struttura e cat^ttetizz t<, dlc e (16.5.9) dalle condizioniai limiti: w(0): v/r Y(0): v1 v(l) : y, e(0): q, p(l) : ,p,

(16.6.s)

(l'indice u sta a ticordare che il lavoro virtuale AL, esterno o nterno, valutato in corrispondenza di uno stato di rpaitamenla vittvale)Per dimostrare la (16.6.5) basta tener conto delle condizioni di equilibrio (16.5.3), (16.6.1) che legano le caratteristichedi sollecitazioneN(z), T(z), M(z) alle fotze p(z), SQ), m(z), Nr, T1, M1, N2, Tr, Mr, e delle condizioni di congruenza che legano le caratteristiche di deformazione virtuale 8e(z), 1(z), r(z), allo stato di spostamentovirtuae Aw(z), Ar'(z),9(z), q, vr, 9r, wr, vr, Agr.

w(l) : ry,

firrze/carattcristiclrc Consideriamo stessa la struttura soggetta un sistema ad ndi sollccitazionc virtuale equilibrato (fig. 1.i6). Tele sistemafirrzc/sollccit z i , , r t d L r r t q ug ( , \ e r n . r ld,r l e e q u . r z i , r n i : i c '

. ! ' o t .I o n
0t

qr
0't

.r 0

'lNt

, 1 n',.r'r 'l'

(16.6.7)

698

La

lfate

come << slrttlJtar,

It hsaneekrtica( tineare)

699

momento flettente M*, sollecitato in tutti i suoi punti da una tensionc noF male :

6N,

622:

N
A f

M"y
r
Jf

(16.7.1

,ol\
t=! p Fis. 16.16. e dalle condizioni: N(0) : 8N1 8T(0) : AT1 AM(O): M1 (1.6.8)

cui resta associata la deformazione: .-:Fla

1 /N - f M"v\
J x /

i-..l

(16.7.2)

In ptesenza di sollecitazione cli taglio Ty le tensioni tangenziali o.v, czx sono offffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffettedalle [cfr. (1,2.15,6), secondo la teoria approssimata di Jourawski,

(12.1s.9)l:

T q ' J*D

('16,7.3)

N0) : 8N,
t

T(l) : AT,
l

: ,r0) aM,

Vale la seguente relazione:

cui sono associate le deformazioni:


1

f, "^, . " - K \ r ) d z -f J ( w ln\ q l 9 m ) d z L J ( e NF ' l r


0

T. SI

tr

(16.7.4)

f w. N, f v, AT, f 9, AlIr-

w1 N1- v, Tr- 9. M,

(16.6.9)

che esprime il teoreuadei laaar airtuali rclla forna delle forTe airtual. Essa ci dice, in breve, che nell'ipotesi di congruenzadel sistema spostamenti/caratteristiche di defotmazionee di equilibrio del sistemaorzelcatatteristiche sollecitazione di virtual, il lavoto delle forze virtuali esterne aL!.L uguaglia il la.i'oro delle forze virtaali interne L].'f. Cio :
Lini : Alest'

Poniamoci appunto nel casoin cui le caratteristichedi sollecitazionediversc l'eventualepresenza Mr e di T*, non di da zero sono N, M*, T"; avendo esclusa pu esserragione di ambiguit l'omettere nelle (16.7.1), (1,6.7.3)gli indici; pet : cu1 scflvefemo semprcemente
622: -

N
A ^f

Mv
J
|

6zy :

;-T S , - lF
!.Jo

TS,
Gzx:

JD

tL

lg a! -

(16.7.s)

( 1 6 . 1 0 ) .

Sappiamo ancora che la densitLdi energia di deformazione nel nostro cas() definita (cfr. par. 17.20) dalla: e :
1

(l'indice f sta ad indicare che il lavoro virtuale, interno e esterno, valutato per una variazione vrtuale delle forze). La dimostrazione della (16.6.10)procede in modo del tutto analogo a quello gi utllizzato per Ia dimostrazione della (16.6.5);quindi la omettiamo.

G-e-

-l 2o,y e"y |

2o".e"*)

(t6.1.6)

Sostituendo alle o e alle e le loto espresoni otteniamo:

*
16.7 rL LEGAME ELASTTCO (LINEARE) Non ci resta, ormai, che stabilire le equazioni di leqam: elastico tra le caratteristiche. questo scopo urilizzeremo i risultati ottenirti per il cilinclro <li A Saint-Venant,in partcolare quelli attinenti alla flessionee al taglio. Come sappiamo, un cilindro elastco, soggetto ai suoi estremi a forza normale N e a

.l

Z(ol"

/Nt

F ;^j

2NM

y t ;M"2, j

( | .,,r,, l 'r tg' a)J

T2q2

(16.7.7)

Ota consideriamoun tronco del cilindro di lunghezzainfirritesma dz: I'energiaelasticacomplessiva compresain tale tfonco data da: (r.,iTlrel,\.= J '

700
dz f/ N,

I-a lrat,e cone << rll.tilatu

),

In r;nleri...

701

iJ(-t^..'

F ;Aj

2NM

'

M2 T2S2 .. .\ (l rg'a))dA ' e1' l' | 61-6, _ dz/N,

Di qui, per l'indipendenza delie variabili N, T, M, seguono le relazioni t

2 \EA

_ ' ,M t , _

EJ ' GK )

Tt\

r / 1 6 ?"R \ r

N E A

'

'

(16.7.13)

t\'""

dove si tenuto conto del fatto che, essendo l'asse x baricentrico, nullo il termine relativo al momento statico, e dove si posto:
f 1 f

Esse rappresentanoil legame elastico tra le caratteristichedella deformazione e le caratteristichedella sollecitazione.

K:

l-:

LTJ

S,'zll ' \'

: :'6

t - z *\/ -

'

dr\ |

('16.7 .e)

16.8 IN SINTESI ... Componendo le equazioni indefinite dell'equilibrio (16.5.3) con le equazioni indefinite di congruenza (16.5.9)tramte le equazioni di legame (16.7.13), si ottengono, in analogiaa quel che si gi effettuatoper il corpo elasticc genetale, le seguenti tre equazioni che riassumono, in unico sistema,l'equilibro, la"congrtenza e il legame:

E agevole riconoscere che I( ha la dimensione di una superficie. In vittir di questa osservazione si pu porre K:; dove 7 una grar,dezza adimen-

sionale detta <faftore di laglic,>>che dipende soltanto dalla < forma > e non dalle dimensioni della sezione. Pet le sezioni circolari ed ellittiche (trascurando il 190 contributo di o,*) si trova / ; n". t" sezioni rettangola t; x: ?. I prodotti EA, EJ, GK prendono il nome di << rigidezze >>relative alle ione, diverse caratrerisrichedi sollecitaz Per incrementi infinitesimi dN, dT, dM della sollecitazione, il lavoro elementare di deformazone elastica nel tronco di cilindto considerato deve risulrae :

+('^#)+p(z):o

q(,): +[""(# * -)]* o


, l + l E J + lz l t -m ( z ) G I { d* dz\ - d \ z
| .1..\ lv

(16.8.1)

eI l

do: d,(+ dNr cl ar # r')

( r6.7.10)

-A. questo punto interpretiamo l cilindro elastico, per il quale resta definrta la (16.7.10), come itruttara marodituenianaledescrivibile cio in termini di carattristiche (di sollecitazione e di deformazione). Associando alle deformaztoni e, y, r le variaziont dN, dT, dM delle sollecitazioni N, T, I'I corrispondenti a tali deformazioni, si ottiene pet ogni elemento infinitesimo di trave dz l'espressione del lavoro < interno > SLlnL:

Ad esse si attribuisce, spesso, la denominazione convenzionale di < equazioni cli Navier > per la trave elastica. Naturalmente, l'equazione < euleriana l della linea elastica implicita nella seconda e nella tetza delle (16.8.1), ovc si tr^scrlri I'eettl defornatiua dellafc,rry di taglio. Posto infatti v : 0, dalla (1.5,8) seEue:

dv
' alz

( 16.8.2)

AL|"L : dz( dN f y dT f r dM)

(1,6.7.1,1)

Bbbene, se riteniamo ugualmente ammissibil i due modelli fisici della trave (cio il modello tridimensionale del cilindro elastico e il modello della stluttura monodimensonale)ci si impone il confronto tta la (16.7.'10)e la ne(16.7.11). Poich il significatomeccanico della (16.7.10) della (16.7.11), e l'ambito dei rspettivi modelli, lo stesso,dobbiamo scrivere:

Derivando una volta, rspetto a z, la terza delle (16.8.1) e tcncnco cortto della seconda, s ha poi: \ dm d' /-- dro\

-Ja1e1J*;:-q(z)

(16'8'3

quindi, sostituendo in questa Ia (L6.8.2), si pewiene a: /- - <1:v\ dm (ut 1;u,; lj, : cr'l i,,, chc coinciclc con la (.17.2) cluln<lo si abbir, acl cscrnpio, m(z) 0. d'

(16 84)

L EA

o-r r GT a-r - * a r. K EJ

e d Nr - y c 1|r ^ c l \ 4

(t6.'7.12)

D!rc Pnti

che ,arlno.faJta taritl

703

I7 LA. FONDAZIONE DELLA MECCANICA STRUTTURALE

17.1 DUE PONTI

CHE HANNO

FATTO

STORIA

Stabilito cos il lessico strutturale pr la trave rttilinea, possiamo riprendere speditamenteil filo del racconto, padando di alcuni grand protagonisti ottocentescoche, nel giro di qualche annoJ pordel mondo scientfico-tecnico tarono la teoria delle travature alla sua completa definizione, Tra protagonisti non vi sono soltanto scienziatie ingegneri; vi sono anche... due ponti particolarmente celebri, costruiti per la ferror.ia Londra-Chester-Holyhead.Ne abbiamo gi fatto menzione nel cap. 10: si ttatta dei ponti tubolari Conway e Britannia, rispettivamentesul fiume omonimo sullo stretto di Menai. L'ingegnere capo Robet Stephensonaveva suggerito la soluzione tubolare perch treni vi potesseropassaredentro. Nel 1845 fu chiesta dallo stessoStephenson di I'assistenza lilliam Fairbairn che aveva conseguito notevole espetienzanelle metalliche a servizio dell'ingegneria navale, per sviluppare costruttisftutture vamente la progettazionee per seguite i lavoti. f. Fairbaitn (7789-1874)era una tipica figura di tecnico inglese.Nato a Kelso (Scozia) da un fattore, spese La. giovinezzacome operao, studiando per conto suo da autodidatta, simile swa anglosassone cui s' detto nel cap. 11, G. Green. di in questo all'altro scenziato gl Il successo venne da certe geniali invenzioni e innovazioni meccanicheper la ltlatutz del cotone, e dalla soluzione di importanti problemi nell'ambito della Occupandosi dei ponti Conway e Brtannia, Fairbairn si rese sperimentazione. chiaramente tagione dei pericoli detivanti dall'instabilit dell'equilibrio nelle E qusto gi un merito dei nostri due ponti: l'aver reso evidente il ruolo tecnico dei risultati euleriani per le membtature metalliche soggette a carico
I \?. trrrrairrr, ln arra kto't tbeco't.tttt,tia af th Bt kid.nt Co"rrty trrlu ltrituc:, Londtn,1849,

bafti -

comDtsse

I,

di punta e I'avet dato occasione di mettere a punto tecnich di verifica firrrthtc su modelli, studiando sotto il profilo statico e tecnologico i diversi clcmcnti e collegamenti, prevedendo gli effetti de1 vento e del soleggiamento non uniforme; una problematica, come si vede, che investe appino la teoria tccnicn delle struttute. Ma il merito maggore, per il discorso che qui dobbiamo svolgere, risicdc nelle discussioni scientifiche che questi Dont tubolari suscitarono entro e fuori l'Inghiltefra interessando ingegneri, matmatici e sperr'mentator come E. Catk, R. Stephenson, E,. Hodgkinson, W. Pole, T. Tate, J. M. Heppel, D. J. Jourawski, P. B. E. Clapeyron. In patticolate, il Britannia (compltato nel 1850) attir l'attenzione pet via del suo schema statico I si tratta d una trr /e 7tlir|.t otmafa da due campate centali di 144 m e di due tfavate latetali d.i 74 m; ii tutto elevato sul mare a un'a"ltezza di 30 m. Come calcolare in modo rigoroso ma semplice una tfave contnua? La questione er^ atica e lungamente dibattuta. Leggiamo quel che ne dice Clapeyron, presentando alk Acadmie > la sua famosa memoria dove egli introduce |'eqtaqione dei tre nanenli: < Gli immensi capitali investiti nelle ferrovie hanno dato 'r'ivo impulso alla scienza delle costruzioni, mettendo spesso gli ingegneri nella necessitLdi risolvere diflcili problemi dinanzi ai quali, solo qualche anno fa, essi si sarebbero dovuti. riconosccrc impotent. Tra Ie nuove soluzioni (...) nessuna si impone per la sua originalit e grandezza pir del ponte costruito dalf illustre Robet Stephenson sullo strtto del Menay. La forma del ponte una trave fettiliflea su quattro appogg (...). Qui come altrove la ptatica ha sopravanzato Ia teotta; cionondimeno questa deve intervenire a sua volta, per render conto dei fatti e porre regole l clovc i nostri predecessori avevatlo pet guida solo vaghe intuizioni. La questione (...) della trave su pi appoggi sL.Lt^afftontata in poche parole dal Signor Navicr nel "Bulletin de la Socit Philomatique", anno 1825; il Signor Belanger l'ha trtrtt^ta col't maggior approfondimento nel corso di Costruzioni professato a l"'Ecole des Ponts et Chausses"; egli studia il caso di due cempete contigrrc e pone tre equazioni che individuano una soluzione. Egli avverte ancora chc lo stesso metodo pu essere esteso a ufl qualunque numero di travate. I Signori Molinos e Pronier, in un'opera recentissima sulla costruzione dei ptx.rti in fcrro, applicano questi princpi, scrivendo le equazioni generali; disgraziatamentc cssc sono complicate dalla reazione delle pile; l'introduzione di questi dati conducc a calcoli inagibili in pratica e nasconde la vera legge del fenomeno. Io tlovctti occuparmi d questo problema, la prima volta, come ingegnere per la ricostruzione del ponte di Asnires, presso Parigi, distrutto dagli awcnimenti clcl 184t1. I-e formule alle quali fui condotto futono applicate, successivamcntc, gmnrli li ponti per la ferrovia del Sud, sulla Gatonna, il Lot e il Tarn, l cui succcsso hr pcrfcttmcnte corrisposto alle nostre previsioni. Il il rjsulteto di tlj liccrchc chc io ho lirnore di softoporrc al giudzo dell"'Acaclmic" > ?. In tcalt le citazioni addotte ch Capcyro:r sono assai ncotrrplctc, poiclt
rP.lJ.|i'||'ylcyr<tn'{''a/at/l'h||,aL|nLrsl4fto'l||//i,k"r'l|Jtl|(l|ln|| 'i| klhf l

.rltrh, "(),|\,tcs llcrxlrrs",./t, pl,. 1076-1077, 1857,

704

La;fonda{one

del/a }reccania rfr tlmale

La preirraria della ftre

a,I/it1ua: il prable"M degli appafgi llttipli

703

il problema della trave contnua e, pir in generale,di un corpo posato su un numero sovrabbondantedi appoggi era stato da pir di ottanta anni al centfo di un'interminabile diatriba tra matematici,filosofi e meccanicitaliani e francesi.

I7,2

LA PREISTORIA DELLA TRAVE CONTINUA: IL PROBLEMA, DEGLI N.PPOGGI MULTIPLI DA EULERO A DORNA

Al'origine di tutto sta una ricerca di Eulero del 1773ln cui l'< illustre geomtra ) studia la ptessione di un peso sul suo piano d'appoggio 3. Ognuno sa che quando gli appoggi son tre (fig. 17.1), le equazioni della statica determinano univocamentela soluzione; quandoinvece il loro numero aumenta- come dice il commentatoredell'Accademiadi Pitroburgo ptesentandoil lavoro euleriano-(quaestio iam evadit maximeardua,immo prorsuslubricaet incerta...>. La staticasi rivela impotente a venitne a capo, poich le incognte eccedonole equaztonie l'indeterminazione sembrairremovibile. Eulero aggiunge allora un prini/i/hn genera/e; che le reazioni esercitatedal piano sirno proporzioDl;ol"o verticali) spiccatidai punti d'appoggo, i cui secondi nali a segmenti(ad esempio, estrmi appartenganotutti a un medesimo piano (lig. 17.2). Tale principio equivale a supporre che gli appoggi siano sostituiti da stanghetteelasticheo da molle, per le quali la reazione ptoporzionale all'accorciamento (fig. 17.3).

Fig. 17.1.

Fig. 17.2.

Il modello rigido deve essere dunque arricchito introducendovi la considcrazione di un aspetto deformativo. Per questa via la soluzione torna facilmcntc, ed Eulero si dilunga in un'estesa casistica, ottenendo risultati che preludono a quelli di Bresse sulla presso-flessione (cfr. cap. 5): infatti l'ipotsi di una disttibuzione lineare della pressione non pu condurre ad altro. Gli scienziati italiani, inguaribilmente propensi a vedet le cose da un punto di vista < metafisico > (quelli, vogliamo dire, del XVIII secolo !), non potevano accontentarsi di una simile via d'uscita. Come? se il corpo fosse rea/trcttlc rigido, le leggi conosciute della meccanica xon potrebberafu ahtu mado giungerc alla determinazione univoca delle variazioni d'appoggio di un masso giacente su un piano? Possibile che la Natura celi un enigma cos straordinario che contraddice l'universale determinismo dei fenomeni fisici? Tra le "Memorie della Societ Italiana", dal 1790 al 1802, apparvero dunque numerosi studi intesi a definite un nuovo principio statico atto a rimuovere ogni ambiguit pur senza far appello a ipotesi aggiuntive sul comportamento dei solidi deformabili. Senza successo, flaturalmente. La ricerca continu anche nel secolo successivo, estendendosi all'atea di cultura francese. Siccl.rai lavori settecnteschi di un Fontana, di un Paoli, di un l,orgna, di un Delanges, di un Malfatti, vanno aggiunti quelli di Vne (1827), di Cournot (1828), e ancora d Fusinieri (1832), di Barilati (1833), di Pagani (1834), di Bertelli (1843 1844) e, infine, di Fagnoli (1852), che fu l'ultimo; I'ultimo almeno a riteflere di poter riempire di < metaiisica >> vuoti lasciati dalla vera i analisi scientifica. E giusto dire peraltto che, sebbene errati nel ne e negli stfumenti usati, questi studi hanno esplicato un ruolo, facendo balenare l'idea chc la soluzione dei probleni iperttatici fosse connessa a una condizione di minimo per una certa funzione delle forze reattiye o interne. Ci riferiamo soprattutto al priacipio proposto clal Capitano Vne e pubblicato sul "Bulletin des Scienccs Mathmatiques" (1827, 7, p. 4), secondo il quale, quando un carpo rigida s'tppoggia per pir di due punti sopra una retta o per pii di tre punti soprx url piano, la pressione del corpo contro la retta o il piano si distribuisce sui divetsi punti d'appoggio in modo da rerdtre minima la somma dei qaadrai delle presiorri. \[a cluale giustificazione poteva esser data a un simile prncipio? Dopo gli infruttuosi tentativi di A. Coutnot e di altri, occoffe attenclerc sirro a 1857 petch uno spiraglio di luce cominci a f,Ltrare. Nel 1857 infatti, su nvito dell'allora colonnello del Genio Federico Menabrea. un Drofessorc trrrincse,Alessandro Dorna, pubblica una memoria abbastanza sgnilicatvaa in cui cgli riconosce <che, supponendo i punti cl'appoggio ailatto immovibili, t, lc prcssioni sarebbero indeterminate>> per cui necessario,a suo parerc, f^r 'iprrtcsi che essi possano cedere elasticamente,come se fossero dclle < spranrhctre clsticlc inlinitamente piccole > (lig. 17.a). In tal caso, egli aggiungc, il luvor,r virtuale cellefrirze presenti si compone di due c()ntributi, clucllr covukr
a^.|).)r|,.\h,]o|/! f||t.lJ/"li.f|,l,an|l]llfxl1|il..|||).\|i)rlitl|1Jir|t||]1tu|ll "l\lcrr. A c c ; r t l .S c i . ' l o r . i n r i ' , ( 2 ) , / , y , p | . 2 f 1 1 , 3 1 u , 8 5 7 . 1 l)t"r i,h d/ ,tuto, s l,i(lc',,, .285. p 2\

Fig. 17.1.
"N(^ i r L. Eulcro, De pr$tio"e Corr. a c a d . s c i . P e t r o p o l i t r n u c " , Paflrir in ?ld ttu cti i11u1/bi/, /8, pp. 289 329, (1//3), 17'74.

706

La fanda{one della metcanicr irult/rale

L'inhnenlo

per la trare cantitua talutiro di ClapeJrck

707

corpo rigido su appoggi cedevoli, ma al contrario, in prma jstnnza, dl corpo elastico su appoggi fissi.

17.3 L'INTERYENTO PER LA TRAVE

RISOLUTIVO CONTINUA

DI CLAPEYRON

Fig. 17.4.
alle fotze attive e quello dovuto alle reazioni d'appoggo Qr, Qr,...,Q", e (chissperch?).il primo d'ordine di grandezza assaimaggiore del secondo: come dire che, se il ptimo infinitesimo del prim'ordine, l'altro infinitesimo del second'otdine. Ci consentirebbed.i afermare, secondo il Dorna, che il lavoro virtuale delle Qi dev'essernulo separatamente lavoro virtuale delle dal forze applicate al sistema. Ossia, indicando con Aqi lo spostamento virtuale relatiro a Qi. ne \ erebbe 'equazione determinatrice:

(1,7.2."t)
Poich le ( spfanghette) sono elastichesi pu ancher.rirr.." lqr: jQj l,

dove li e Ai sono la lunghezza e l'area trasversaledelle diverse spranghette, mentre Ei sono le costanti elastiche. Quindi la (17.2.1) diviene:

: Qtr,;;l:

(r7.2.2)

Tale satebbel'equazione aggiuntiva, rispetto alle quazioni catdinali della statica che consentedi determinare\e rcazioni iperstatichedi un corpo appoggiato sopra un piano e, in particolare, di una tave continua su pi appoggi. Che dire della trattazione di Dorna? Certo. fallace sia oer la sua deduzione incredibile, sia per il suo risultato, al modo in cui i'autori Io ntende. Eppute la (77.2.1) ha un valore non solo storico: se la tfave continua fosse rigida e gli appoggi cedevolelasticamente, allora la, (17.2.1) corretta, e da essaappate che in corrispondenzadell'equilibrio dev'esseteestremala funzione:

Questo, un ingegnere esperto come Clapeyron lo sapevabene. Lo stesso arno del lavoro di Dorna, il 1857, appare finalmente sui "Comptes Rendus" la memoria di cui abbiamo ripoftato sopra il brano intfoduttivo, dove Clapeyron affida alla carta stampatae al prestigio dell'Acadmie un risultato chc da tempo egli aveva otteouto e attlizzato con profitto: cio la cosiddetta( equazione dei tre momenti )). La situazione consideratainizialmente da Clapeyron quella pi semplice di una trave continua di uniforme gidezza su un numero di appoggi maggiorc di due, soggetta a distribuzioni uniformi di carico su ogni campata. Se in luogo del sistema ffittiua cos\ defurito si prende in esameil sistema isostatico (si$ena principale) cosrituito da pir travi a vna campata collegatc fra loro mediante cerniere, ci si rende facilmente conto che il comportamento deformativo del sistema princpale pott. identificarsi con quello del sistema effettivo se si riterr il sistemaprincipale soggetto, oltre che ai carichi, anche a momenti iperstaticiXr applicati, come nella fr,g. 1,7.5,in corrispondenzadi ogni cerniera. L'effetto di tali momenti iperstatici deve esseretale da compensarele totazioni mutue dovute ai carichi tra le due facce delle sconnessioni che si sono opeater nel sistema principale, mediante le cerntere. Riferiamoci all'appoggio i-esimo. Alla estremit di destra (d) della campata l,-r,, e all'estremt. snistra (s) della campata!.1*, agisconoi momenti X1 di (nel complessoautoequilibrati essi sono posti, a pfiori, positvi; natural!): mentela soluzioneconfermer confuterquestaposizione. Quindi nel punto (d) o della fig. 17.6 opera un momerto antiorario e in (s) un momento orario. Inclichiamo con o.,,,,la totazione in (d) e con aq.r*, la. rotaztone in (s), e rteniamole positve se concordi con il verso dell'iperstatica relativa: quindi a,,, , postiva se antiorariae a,,,,, positiva se oraria. Ora chiaro che sia a,,, ,, sia a,,1r,si compongonodi due contributi: il contributo a* del carico in campatae il conttibuto oc'delle iperstatiche,Si noti che al,1 1 influenzatasa/tantodtlle iperstaticheX,, X, ,. e o.!,,, soltauto <kilc , iperstatiche X, , ,. Pertanto lecito porre : X,,
ai,i r: ai.i r : efi t(qi,i -,) f dfi ,(.1r,' ,) f dir r(Xr, Xi aii;r(X1, r)

o:1 -

2 t!1 F,A\

Qi r. ''

(17 .2.3)

( 17 . 3l.)

X1 1r)

fappresentatva Ae['energiadi de;farnaqione totutlc. Sftane vie della scienza ! Questo impoftantissimo teorema che sta alla base dell'analisi strutturale, ha fatto capolino in una teotia eftata e fondamentalme nte jnutile: poich la realt dci fatti dimostfa che il comportamento della traye c()ntiflua non rappresentato clal

La conclizione di cui si parlato, cio a condizione che afl'crma csscrc null:r h rotazione mutua in i tra (cl) e (s) si esprimc cos:
c a r , ll l o ( r , l r 0

(r7.3,2)

708

La Jondaqiane della ,rercaflia ttultrrale

L't

trrelo rMhnira di ClaleJrarl Per la rrare torlt1a

709

(17.3.3) flgoarda tre moment incogniti e pu essere scritta per tuttc lc Bcon. nessioni operate. La (1.7.3.3) ptende appunto il nome di eEnTiom dei lrt nonmlL La sua esplicitazione immediata; utilizzando i metodi gi noti pcr h determinazione di spostamenti e rotazion nelle travi elastiche, si riconogcc facilmente che , nel caso di rigidezza EJ costante:

z i . i, ( X i - ' . X ) = ; - , I . \ ' ' ' ' OEJ

l , . ' , '

rr r .'

a,i,irr(Xr, X, ,):

x,+ *?

x,*,

af-.(q,,, '):.%#
of,*r(q,,'*r): +#
Sostituendo tali valori in (17.3.3)si ottiene: 1,j,,_, , I 2(1,,,, f 1,,,, X, * li,i_rXr+r : X, ,)

(17.3.4

: -

(9','-Ji'-t* q,,'t'li'*')

(173'5)

X i.t

Fig. 17.5.

Questa I'equazione nella forma datale da Clapeyton. Va detto, chc l:r (i7.3.5) fu pubblicata due anni prima da Bertot ("Mm. Soc. Ing. Civils tlc Frence ", 8, 1855) e quindi talvolta a lui attribuita, anche se appate plausibile I'ipotesi che Bertot ayesse tratto lo spunto da indicazioni dell() stcssr' (lapeyron (cfr. Bresse, "Ann. Ponts et Chausses", 20, 1860). Applchiamo la (17.3.5) alle diverse cerniere pet la ttave di frg. 17.7; na tlcrva il sistema di equazioni lineatr:
2 ( r , , 0I 1 1 , , ) x l - l \,'x' ',rX"

(q',0?,0+ q,,,11,,,)

1,.1xl -t-2(rr,r F ,,r)x, F

:-+ k,,,,r9,. q,,,rE.,,)


: r ;
1

1.,,x, | 2(13,'1 1.,4)xr+ 13,{x4l

(.r],: . F q,,,' ') ll l,i


, t . , ' l t ', '

(17.3.

Fig. 17.6.
t , , ., \ , , ) ,, | 1,,,\\ ,

, r , , , . l ; 1 ,r ). " r

Di qui segue I'equazione : oi,'-'(X', X'-) f oci,r. ,(X,, X'*') : - air r(!r,i.-r) oi, ,(q',' ,) (17.3.3)

dove si sono distinti, al primo membro, i termini contenentilc ipcrstrrtichc X , - r , X , , X , , , , e a l s e c o n c l m e m b r o i t e r m i n i n o t i . S j v c c l es u b j t o c h c l n o

l,^ nllrtricc cci cocllcicnti ci questo sistctna a < bancla>. (liir coltscrttc o r ) t c \ ' ( ) i is c r r p l i l c z i o r r i e i c a l c o l i; u n i r clegllntc tccnicr cli soluzionc ltttit n trl : r l l c r t r r t . l i g l i s r r g g c r i s c c i s c r i v c r c ' u l t i n r t c q u i r z i ( ) n c ( ) n l c s c d c lrr)l){)st, s r r l l ' u l t i n r or r 1 - l p o g u ia g i s s cu n n ( ) n r c n l { ) u , . o \ ( ) r r t , i t s s c g t ' t i t tto t t v l l r r c a r b i t r r t r i o , r \ , ( , r . 1c s c r r r p i r r , , ; , < l : L l l a r i n r l r x p

710

La fondaqiane della neMnica shatt rale

L'ifllefl'etlto

nl

tita di ClaleJrct ter la ttare eonliM.t

71t
'a'A"rIa ,

dunque: a r . i - r = o t l r - r ( g i . i --r ) c . i . ,L '-rvi r \ \


di.i r al..'(gi.i.,.') oi.' 't^i,
fri-

1/

A' t
Ai

(17.3.7
^i+r/ -

-, -

1r , 0 1

r r-

Fig. 17.7.
quazion si trae, in funzione di ir, una determinazione di Xr; dalla seconda eqaazione si trae una determinazione di X"; in6ne, dall'ultima equazone s trae, in generale, una detetminazio ne tun ntila di X"*, (ad esempio i,,.r). Il risultato cottetto impone invece che X.u, sia nullo. i.llora, si ripetono turte le operazioni precdenti con un altro valore di X, (ad esempio xi) e si ottiene Poich esiste ula rela, alla fine un altro valore per Xn.r-l (ad esempio ii-r). zione lineare tra x1 e xrr 1 a qusto punto agevole trovare l'esatta. \'alutazone di Xr. Basta, ad esempio, ricorrere alla costfuzione grafr,catportata neTla "17.8: X, dato dall'intersezione della retta r con I'asse xr. f,g.

Fig. 17.9. L'equazione(17.3.3) sostituitaallora dalla seguente: X',,) : - [ri,, ,(q,,' I f aii ,(qi.i,l] -1, a,i-,(Xi-,, Xr) * a,r+r(Xr,

_f .^

\,'r. - l ' (/ 1 1 _+ ' ,r.\, . ' ,/+ i ,-, Lr.,i

.l

(17.3.

Posto che la rgtdczza della trave sia costante in ogni crmpata, ma cvsntualmente, diversa da campata a campata, si ha poi:

Fig. 17.8. La (I7.3.5) pu essere agevolmentegeneralzzata. Consideriamoad esempi<.r i caso rappresentatonella fig. 17.9, dove il carico sulle dir'else campate asse.. gnato in modo arbitrario e dove, noltre, i diversi appoggi subisconocedimenti v e r t i c a lA r , 4 2 , . . . . Con rifetimento a un generico appoggio i, si riconosce che, a causa di tali cedimenti, le iperstatiche X,_r, X,, X,*, debbono indurre una rotazione mutua in i che non solo contrasti la rotaztone mutua dovuta, nel sistema ptincipale, al catico esterno, ma anche quella dovuta ai cedimenti. Tenendo conto delle convenzonisui segni delle rotazioni .i,ir, .i,i,,, e indicanclo ancera corl a* il contributo del carico,con a' quello dclle ipcrstatichc, avr si

(17.3.e

' - ( o i,' r n i ' )

(r7.3. l4.il ('], * , ],)o, il l]

r\tl cssn ci rifcrircmo, clcnominanrlrlit, conrc otnrli itt us<t,t4ltni/otn di llch/-(h/nyrat.

712

La fonda4iane della nteccan;cattulttrale

Di nnua n ClapeJran:il lru leatezna landanzntah

719

-Al tema della traye continua su un numero nito di appoggi cedevoli elasticamente,si riconnette quello della trat)sa saalaela:tu 1l modello pitr sem plic per appresentaretale situazione quello introdotto da E. $finkler nel 1867e sviluppato daH. Zirnmermann7 nel 1888,secondoil quale l'appoggio continuo coruispondea un letto di molle elastichetaflttite (fig. 17.10) e pro-

interprtazione al letto di molle (Winkler) vien associntaunn func : espressiva flessibile soggetta a tazione H (fig. 17.11).Valendo, per la trave e pcr ld frinc lisbettivament le ecruazioni : (Elv') : q(z) r(r) Hv' - - r(z) * kv

(17.3.12)

la linea elastica resta descritta infine dalla: (EJv')'Hv'f kv : q

(17 ,3.13)

che stata oggetto di insistenti applicazioni verifiche tecnichero

Fig. 17.l0.

duce localmente una reazione proporzonale all'abbassamento v(z). Indicando con k la costante di proporzionalit, ne segue allora che sulla trave operano la per cui l'equazione della forza attiva q(z) e I^ forza reattrva r(z):-kv(z), la forma: linea elastica prende

Fig. 17.1 . 1

(EJv )" -f kv : q

(17.3.1,1)

Se, ad esempio, Ia ttgrdezza.EJ costante, l'integrale generale della ( 1 7 . 3 . 1 1 : ) v(z) - q cosh pz cos pz l- C2senhg.zcos Pz + sen f C, cosh Vz sengz i Cnsenh1Lz ,42t i(z) dove si posto :

fr.+ nt Nuovo su cLApEyRoN:


IL SUO TEOREMA FONDAMENTALE Dopo pochi mesi da quando Clapeyron ha presntato la sua soluzionc alln trave continua, il suo nome titotna tta le pagine de "Comptes Rendus" corr un'altra fondamentale memoria ". Ancora una volta, l'occasione della riccrca professionale. < Quando mi ebbi da occupare della costruzione del matcrirlc rotabile delle ferovie di Saint Getmain e di Versailles, la fabbticazionc clci respngenti era abbandonata inteamente alla pratica degli operai; io clovctti cercar una guida sicura nelle regole conosciute sulla resistenza e la flessionc dei corpi elastici >. Optando per i soldi di ugual resistenza, cetro i piir convenienti, si presentano a Clapeyron diverse soluzioni: ora, egli dicc, <applicando a ognuno di questi sistemi le regole sul carico che possono portarc i corpi e la flessione corispondente, io osservai che, nonostante che lc frrrnrulc pcr i vari casi fossero differenti, moltplicando in ognuno di essiil carico pcr lrr frcccia relativa, si otteneva un ptodotto uguale a I d"l v,rlorrr" tcl rcspin-

p: | ,;il \ rL,

L- \r/4
/

e dove (z) un integrale pattcolare. Si pu facilmente mostrae che la (17.3'1L) e l'equazione dei tre momenti (17.3.10) sono imparefltate: dall'una all'altra si o. pessa volgendo le derivate in differenze finite e viceversa Altri modelli sono stati poposti, e altri ancota Possono essere immaginati e' Latgamente usato, nell'ambito di una teoria generale dei legami costitutivi I{. Wieghardt (1922) che ammette una per la sua base sperimentale, quello di

noltjplicato per il coellciente di elasticit F, e l qua<lratoclclla tcnsionc .rer.te


E. \finller, De Lebte ur .ler E/art;<i/.it and Feltigkeit, Pr?gz, 186'7 7 -I. Zimmermann, Dtu Bemhlung de Eiettbabnaberltaru,Btlino, 1888 8 R. F, Baldacci, cit,, 2, pp. 192-195, "^tti lsi e E. Bcnvcnuto, A. Corsrncgo, ltaj'rftr!d\iatti ltteari dc/ vtalo, 19?0. Ccn(,vx", 4, pp. 183-198, 'o I'. P,.tcrlirck, Dc lrltrkttit/tc TL"jt Litrttjht lh/kt U. t,/dtkn tU dtt.t/ik '. lhthr, ''l(rrn li. lriscl", 192. ||l,'l'|i'.(;lxpcyf,'A||,h|1:.ltl,'/.|rardi|lu/nf|''|i/.l||i|u''r.ld nnLtn.1lnlht l "(,,rIrc$ ll('([!s", ,//,, r't'. 208:212, 1H5n. lar l' /ht l. lb t! rrrii.//,.r,

Sc (l()str. Lrr\'.

714

La fanda4ione tlella meccatlia rlrrtturale

Di naan n Cla|ryra

: il rka leorehd farklamenlale

7lJ

prercntaua,d'altra massima sopportabile dal materiale i mpreg to. puettl prodoto rap. parre, il d\pPiT de//'etergia rhe respingnte potea disarbire per ffitto della vra fusiane ,il ". e c h e e r a l a m i s u r a n a t u r a l ed e l s u o c i m e n t o , , Incuriosito da tale strana, costante' xelazione txa 1l lauoro della for1a esferna e I'energia elaica accamlata nel corpo, Clapeyron si mette al lavoro e scopre un teotem importantissimo, per le sue nesautibili applicazioni alla teoria delle strutture. Il teorema valido in generale per qualunque solido elastico e nella sua formulazione aslratt ea gi stato introdotto nel testo sulla teoria dell'elasticit di Lam, i quale ne aYeva dato il metito, appunto' all'amico Clapeyton: la Memoria del 1858 dunque solo un'applicazione alla trave inflessa e un contributo. secondo le intenzioni dell'autore, alla controYersia ancor viva sulle costanti elastiche; sul qua tema Clapeyron, proprio ir vittr del suo teorema' oDta decisamente per il partito dei < multi-costanti > (cft. cap. 11). Qui noi ci riiferiremo, per, al caso-della struttura monodimensionale, dove I'energia elastica acquista 'esPressione:
1

ossla : Nrw, { Trv, * Mzgz(Nrw1 * Trv, f Mr9) t|


M2\

. 1 f ( p w ' q v f - m e ) z : l l f / N 2 - j ,T 2 -1 d f (Jls, J J\tr^


0 0

-J L, Ildz

(17.4.5

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. J

f Ty I Mr)dz

(1,7.4.r)

Orbene, questa relazione senz'altro valida: essa rappresenta l'equazionc dei lavori virtuali quando si associ al sistema forzelcatatteristiche di sollecitazione p, q, m, N, T, M, il sistema spostamenti/caratteristiche di deformazionc, costituito appunto dalle quantit v/, y, g, e, \, r derivanti dalla sollecitazionc. E bene osservare che la (17.4.4) prende un asptto leggermente divers<r (anche se permane il medesimo significato meccanico) qualora il lavoro esterno sia valutato con riferimento all'ipotesi di proporzionalit diretta ta forze agenti sulla stluttura e cotrispondent spostamenti. In tal caso l'espressione (17.4.4) non adeguata poich ivi il lavoro espresso dal prodotto del valore < finale > assunto dalla fotza per lo spostamento complessivo ad essa associato. Sappamo invece che se, ad esempio, la forza N linearmente ptopoxzionale a w secondo la N: kw (con k: cost) il lavoro compiuto da N :

e pu essetescritta (per le equazionidi legame(16.7.130 in forma ditetta: f


I

o : + I(EA, GKy'{ EJr' )dz +


o in forma < comPlementafe ) :
I

(17.4.2)

l tN

dz.

f t l l tk z d z - -z k w 2. - ^ - N z

(t7.4.6)

o-=llF,
z

f/ N2

J\Et\ 0

f l -r . .- * . ,t ' J d z \ /

T2

Mr\

Ossia, se si tien conto del processo di carico della stfuttura in cui si pcrvenga allo stato furale di spostamentoe di carico mediante |'addizione di iurettenti infrnitesimi delle " forze e degli spostamenti carrispaulenti,il lavoro complessivo fornito da:

(17.4.2)
L

(17.4.1)

Il lavoro delle forze esterne (supposte d intensit assegnata e costante, sezione per sezione) dato da. L: Nzwz + TrY, + Mrgr(Nrq + T1v1 + MttPJ f

Allora Ia (17.4.4) diventa: L*--O

( 17.4.8)

r + lJ ( p $ ' + q v + m q ) d z '
Il teorema afierma dunque: L:2@
', Ibi(lcnr, p. 208.

(r7.4.3)

L'alternativa tra (17.4-8)e (17.4.4) pu essersuperataesprimendo scmplicemente una relaztone tra il differenzial,e lavoro esterno e il cliflercnzialc del dell'energia. Ad ogni incrementodL del lavoro esterno corisponde un pari incrementod<D dell'enersia elasticasecondola:
cl-L : dtD

(114.4) .

(17.4.e)

qucstir n()n infutti nicnt'lltro chc unir irnmcclitta c()rlscJ.lucnzit tcorcmr dci dcl

716

f,a Jonlaqine

della n/ecca ita rtruthale

Il <pi,tcipia di elaiicil> del calannello Menabrea

717

lavori virtual, poich ne raPpresenta la particolate applic zrone al caso in cui la vatiazione venga fatta coincidere con il differenziale.

17.5 lL

< PRINCI PIO DI ELASTICIT MENABREA DEL COLONNELLO

"

esplicitazioneformale, Menabrez tagiona su un insieme di punti conncssi,porsiamo dire, da aste elastichetese o compfesseper effetto della defrrrmazionC; il riferimento dunque una sorta di sistemareticolae (cfr. il cap. 19) dovc tr sollecitazione un'astaqualsiasi rappresentata di alla" fotza normale N e l'allungamento (o accorciamento) vrtuale, 1, legato alla vzriazione virtuale AN da:

u: =f rN n-/1

(17.s.1

Non sono finite le <glorie> del biennio 1857-1858! Un llustre militare, professore di costruzioni presso la Regia Universit di Torino, quel medesmo iolonnello Luig Federic Menabrea'3 che aveva suggerito ad A. Dorna di an pubblicare il suo lavoro, present^ << naoul principia vtlk distribalioxe delh ten-sioxi >. A dire il vero, poco aggiunge questo ptincipio alle in an .rirtena elaico precedenti conclusioni del Dorna, sia per contruto, sia pet tecnica dimostraiiva, altrettanto sommarie: ma ha il ptegio della generalit, poich tiguarda un qualunque corpo elastico ( cui n punti siano stretti-tra loto da m legami elastici >. Inoltre, l Menabrea ha saputo date notoriet internazionale alla sua ricerca, portandola al cospetto dellk Acadmie des Sciences> di Parigi ; e infatti "Comptes Rendus"'*. Infine, il merito maggiore n e 1 8 5 8 e s s a a c c o l t a d a i sta nell'aver mutato I'obiettivo e il sjgnjcato del < principio >, intendendolo non Fi come una nuova equazione statica sulle reaziofli incognite d'appoggio cui ricorrere quando le equazioni cardinali siano insuflcienti, ma com un descrizione completa in termini enetgetici del comportamento elastico. < Ecco l'enunciato di questo nuovo principio che chiamer prixcipio di elarticit: pltandT an siena elisiica si nette in egailibro soto I'aTione delleforle esterne, ten oni o delle conpressioni dei legani che mircono i il lauoro sailappato per efettl eJelle ar niniua. L'eqtazione differenziale che esprime tale diueri ptrxti-iet siiteni' di minim sar designata col nome di equaTiorc elastit; se n vedr ben presto '5. la determinazione delle tensioni > l'uso Der Cntinuando nel suo lnguaggio alquanto incerto e sbtigativo, Menabtea si dilunga sul fatto che in un sistema iperstatico a'lle teazioni indeterminate si pu asseg;are qualsiasi valote ,, s"oz" ihe l'equilibrio cessi d'esistere '>, ma ogni lorJde tetminazione d luogo < ad allungamenti o ad accorciamenti nei divetsi Orbene >, conclude spigiatamente l'autore, legami >, sviluppando lavoro. << < poich durante questo piccolo movimento interno l'equilibrio continua a sussistere e il lavoro delle ftze esterne nullo, ne segue che il lavoro totale ele'' Passando alla mentare delle tensioni cos sviluppato ugualmente nullo >
Risorgimento ita13 Nato a Chambty nel 1809, L. F. Menabrea f un'importznte 6gura -del liano. DeDutaio nel 1858.'mesgior genetale nel 1859, si segnal a Palestro e a Solftino dove merit il tirolo di Mrcbese di val or,r peita difesa da lui ideata di quella valle. Dtesse gli assedi di^ncona' di Caoua e di Gaeta. Nel 1866 fiim il tnttato di Praga e ptse possesso di Venezia. Piit volte ministro,. ial 1867 al 1869 presideote del consiglio, senatore; mor nel 1896. Ia L. F. Menllbrea, ^/r rcaltpincipe Mr la dii triblltion det teniio rda s/ery "1e! laniqxer,"Cot].lPtcs R c n d u s " , 4 , p p . 1 0 5 6 - 1 0 6 0 ,1 8 5 8 . ,s tbiclcm, p. 1056. '6 lbiccn. o, 1057.

essendo I, A, E, rispettivamente la lunghezza, I'atea della sezione trasvetsalc e il modulo di elasticit dell'asta stessa. Il lavoro totale elementare interno soddisfa perci la: :Nl:0 donde :

(17 .s.2)

2 "o NsN:o

(t7.s.3

Questa lk equazionedi elasticit> secondola terminologia del Menabrea. Essa pu esser scritta anche cos:

a f + -> ;t11\ l l : 0 ',


\z | delle forze N) divise per i loro
ntLnrulo r.

/1

N2

(t7.s.

consentendo di affermare che <la somma de quadrati delle tensioni (ossia coeficienti di etasticit *t"tni (\!
\ I

"" \ e /

Poco prima Menabrea aveya ttilizzato la relazione d legame N : nAt e quella di congruenza Al: lAe per esprimere la (17.5.4) in forma diretta: .\ ^ 8e I EAle - I (Z I EAe,l) 0 /1

(l7.s.s)

< che la dimostrazione del principio enunciato al quale si pu petvenrre ancora per altre considerazioni >. Putroppo, l'argomento deduttivo val poco all'origine; in partcolarc non risulta chiara la ragione che conduce alla (1.7.5.4) sopprimendo il lavoro virtuale delle forze esterne. E quindi ben comprensibile che il < principio di clnsticit > abbia dato esca a violente obiezioni e polemiche. Tra gli oppositori pir accaniti c' il tenente Emiljo Sabbia che nel 1869 pubblica ur.r violcnto ,ryuscolo c()ntro jl risultato e a dimostrazione del gencralc Menabrca'7. l,c cri'r I . Srhri,t, I inn 'l,rir,), 1869. tu/ ,ri'ri\io ,l ll,lrtitih fornt hta t L. I irna Alaattru. ( tttou ico d 1i,,t,,

7"t8

La JowlaTione della ntc,Msi.a lttttarale

Il <plincitia

di elacit> del calomello llehabrca

719

tiche del Sabbia non sono peraltro n decisive n pertinenti, poich ptocedono da un punlo di vista dinamico e restano acorate a vecchi pregiudiz. Comunque l'audace afitonto turb non poco l'ormai illustre militare sabaudo che univa in s i meriti dello scienzjato e il prestigio dell'eroe risorgimentale; n suo soccorso - essendoegli trattenuto <da altte cure assai pir gravi>18 - vsnnsltl diversi personaggi come il comm. Adolfo Parodi, Ispettore generale dei lavori marittimi, e il cav. Giovann Barsotti ptofessore a Pisa; n s'astenneto da lunghi elogi, per lettera, due membri dellk Institut de Ftance >, Yvon Villarceau e J. Bertrand. Sfogliando le pagine di questa corrispondenza non si trovano contributi rilevanti, ma soo una fotmale solidariett; anzt il Villatceau ammette lo scarso tigore della dimostrazione che < pu lasciare a desiderare almeno pet 'e, Fa eccezione 1a letet^ di M. Bertrand : in essa l'autore spiriti molto rigorosi > suggerisce una nuova via per dedurte la (17.5.4). ( Permttetemi Signore - vi si legge - di sottopotvi in secondo luogo una semPlicissima dimostrazione della vostia equazione (17.5.4). Sia I la langhezza di uno dei legami fossia delle "tensione" aste], e la sua dilatazione nella posizione di equilibrio, N la sua "tensione" del medesimo legame per un'altra souuguale a EAe, N t AN la zine delle equazioni di equilibrio quando i legami siano suppost inestensibili; le forze AN da sole formano un sistma autoequilibrato, poich le forze N e le forze N * AN fanno equilibrio, per ipotsi, alle stesse forze esterne (...) La somma dei lavoti virtuali delle fotze AN dunque nulla per tutti gli sPostamenti compatibili con i vincoli quando venga meno l'inestensibilit dei legami' Ma uno di questi spostamenti quello che si produce realmente e nel quale i l l e g a m e s i d i l a t a d i e u g u a l e " $ ' ri ha di conseguenza:

di A. Castigliano. A scopo didatt.ico,un sempliceesempio chiarificatorc bcnc darlo subito, per non lasciarea mezz'^tia il sensodell'equazione(17.5.4), Si consideri dunque il sistema staticamenteindeterminato di frg. 17,12i tr aste a, b, c, incernietateagli estremi convergono nel punto O dove appll. cata la fotza esterna P. Le ltnghezze di a, b, c, sono rispettivame nte ll2,l, 112; distaccatdoidealmentel'asta b e indicando con X la forza normale rclativa. le sollecitazioni nelle tre aste risultano: N.: (P- x); \/N', X

N": (P x)+

(17 .5.7)

- N A N ' - n
t1,,.

(17.s.6)

Questa appunto l'equazione (17.5.4) di cui il printipio di elatticit la 'o. traduzione immediata > La dimostrazione del Bertrand, ancorch sommaria, rapPresenta un notevole passo avanti tispetto a quella di Menabrea; occorrer attendere tuttaYia qualche anno ancora perch un giovane laureando dell'Universit di Torino, Alberto Castigliano, chiarisca del tutto la questione soprattulto trasformi 2r. I'astratto principio di elasticit in potente strumento dell'analisi strutturale Anche noi rispetteremo questa attesa, riservandoci di espore le numerose applicazion del < principio di elasticit > nel cap- 20, quando studieremo l'opeta
18 L. F. Menabrea, Jrl pit'ipio d; clari ,delncdt<ionidi L. F. M." 'Atti R. Accad. Sci Torino", D - . 687- 1870. c Ibidem- o. 705. ,o lbidem, pp. 702,703; la lettta datta 1 gennaio 1869. ' r ll Menarea torncr! suli'argomento pi volte: ad csemPio ncl 1875 con La derc'ta<io'E 'Atti Reale Accatl. dei Lincci", (2"), 2, sctt?'^^PPort^rc delle tenrot e dclh lre$io"t flei lirteni elatic, i r s '^ ' , r I z i r l i r l i g l i ' , r . ' r r r . n r l l . r s r : r P r i , , , i ' i t , i t f o s r 1 7 i u r ' .

Fig. 17.12. Il principio di Menabrea impone che:

'lY'): +(^^Y' -'" #


1 a -z 'ax- I N i l / 2 ' N i l ' N : i v 2I IiA,, I i^,, I | ti,r,,

(17.s.8

cssendo -4.a.46. A" le sezioni trasr.ersali delle aste ed E il comune moclukr di elasticit. Tale minimo dev'essere valutato nella classe dellc solccitrzioni staticamenteammissibili, e cio al variare di X. La (17.5.4) va perciir rcsa cspliclta in:

(17.s.e

720
ossra: -

La Jonda{ane del/a neccaxica truttarale

Il ttuftdto di Clebscb e il \<netado degi ryadanlenti >

721

r / 2 -1 l - p t
2 F-A,

, -r

xt
EA"

/2 1r,-x;t _,,
2 . EA"

(17.5.10)

da cui si trae il valore dell'iperstaticaX:

T;1

, ft

A"
1

t\/2

(t7.5."t1)
Fig. 17.l).

A , ' A t ' 4 "


Si noti che la detetminazione (17 5.11) individua, entro la classe delle sollecitazioni staticamente ammissibili, l'unica sollecitazione che anche geometricamnte compatibile escludendo lo spostamento relativo tra le facce della sconnessione operata in O. Perci \a (17.5'4) rappresnta in ultima analisi una eoxdiqioxe corgraenla. Ci sar abbondantemente illustrato n seguito. di

c a t en e i p u n t i z : \ , 2 : l a + 1 2 , . . . , 2 : \ l l z * . . . 1 . , il momento prodotto in z dai caricini disttibuiti z i o n e d e l l a l i n e a e l a s t i c an e i t r a t t i l r , l r , . . . , l n :

su l*

e i n d i c a n d oc o n q | ( z ) z, Clebsch scriYe l'equ-

alr ! EEEEElv'l: P,(lr- z) * P,(1. 1, z)1... P,,(l'f l,*...1"-z) * 17.6 TL TRATTATO DI CLEBSCH E IL < METODO DEGLI SPOSTAMENTI >
Risalendo passo Passo per gli anni dell'Ottocento in cui si fotmata la '" meccanica strutturale, incontriamo il grande trattato di A. Cebsch del 1862. l'opera di un matematico che non d molto peso all'immediata :utilizzabiltt-t delle sue soluzioni, n si sofferma a limare le sue formule per tenderle facili all'ingegnete pteso da problemi tecnici. Ma proprio questa maggior libett e, se vogliamo, questa maggior asf^ttezza, consente a Clebsch di intravedete compiutamente un procedimento di calcolo del tutto generale che, in linea teorica, risolve qualsiasi questione sulle travature elastiche: tl cosiddetto metado deglitpastanert,Dopo una certa eclisse,tale metodo riemerger nel nostro secolo, acquistando sempre pr terreno con l'awento del calcolatore, quando lo sco'glio pir difficile, la soluzione di sistemi lineati di quazioni algebriche, svanir, diventando consu"-la rautihe. Natulalmente, pochi ingegneri d'oggi, esperti in analisi matriciale delle strutture, si ricotdano del vecchio Clebsch e i pi pensano che il metito vada ad autoti tecenti, se non addirittura all'industria della ricetca anglo-americana splosa negli ultimi decenni. Il par. 87 del trattato riguarda la < Biegang mter den Eirfatt stetig aertheilter "r, ossia la flessione indotta sia da carichi Krfte, uerbundetnit Ei <elkriifleft > distribuiti, sia d,a forze concntrate. Considerando una trav generica di ur-lsono applighezzz I, riferita all'assez (Eg. 17.13), dove le fotze Pt,Pr,...,P"
,, A. Clebsch, TLeoric dtr I:/a:/ti// lt.rlu ' r lbidcm. no. 389-396.

EJ-vi- an t
EJvj,: qn i

, P r ( 1 1l+- z ) + . . . P " 0 1 + , + . . . 1 " - z )


l P " ( 1 1 +' + . . . 1 " - z )

1tZ.e.1)

il Naturalmente segno di Pr,Pr,...,P" positivo o negativo secondoil verso. L'integrazione delle (17.6.1), ove si tengano Presenti le condizoni (li
faccofdo :

pet 2: perz:

It \|-1z

Yr:vz yz: vs

vi:v; vi : v (ecc.)

(17.6.2)

potta. ^lla seguente soluzione generae I , E l l f i ' r : , . - 1 6 l E l c m ( E ) d [ + P r ( l r - z ) 3 + P , ( 1 1 + ] ' - 2 ) s + . . P , ' ( 1 1 + \ + . . . 1t, 'c . z t ] " -z)'c
D L ) ) J . ' o " o ,

,,

o 1 o l t r m 4 ) d ( p . / t r t . 7 , 3- . . . P " ,r ulu,
, E l 6ltt l.m'ztdt

1., ...1, '.'l ,c,, : ft

(17..t)

!"

r t " ;I

. l r ' ' l , . l , ' . . . , - / \ " 1 i c rz

c,,

KtPtt, l-psi, 1862.

t s , , " . , , r r ^ n " , ,1 , , , . , 1 . , g u ^ lp e r t u t t i g l i n t e n ' e l l i ) . n ' i n f t n cr i t t c n u t c l r t l l c i ( r n I ' a i r r t o c l l c ( 1 7 . 6 . 3()l l c b s c h f l t o n l r t -, 0, z a d l. c o n c l i z i o ra i l i c s t r c m iz rq r l u i o r l ii l 1 . r l i , l r l c nd , rl l r tt r a v c c ( t n t i n u s u n a p l . x r g g(i f g . l 7 l 4 ) s v o l g c n t k t rc

722

La londa1kfle ielld n eccanica rl tah lr

Il tattalo

di Chbth p il a nctoda PBli tpottanctti,

72t

rna ttattazione geniale e semplice che poco ha da invidiare a quella ben pir famosa,di Bettot-Clapeyron.Si pu facilmenteintuite I'ideautilizzata da Clebsh: le teazioni incognite X1, Xz, ..., X" (fig. 1,7.14)entnno ai secondimembri delle (17.6.1) luogo di Pr, Pr, ..., Po, e le condizioni; in vt(0):v'(l'):0 v,(l'f lr):0... : v " ( 1 1 + 1 , + . . .1 , 1 0 (17.6.4)

--l\
N,
I

I'

t,
\

17'

\'1Nr
N"\

unite all'equazionedi equilbrio alla rotazione rispetto ad A:

xr 1 L x2(t1 Ir)+ ...x"(tr T I, -' ...lt a, + !l@,

(17.6,s)

sono sufcientia determinade. Lasciamo al lettote la cura di sviluppare i passaggi, pet esetcizio.

Fis. 17.15.

Fis. 17.14.
Nei patagtafi successivi Clebschtratta le tr^\i a sezionevariabile e il carico di punta per po soffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffetmani nel par. 90 sai << Stab.tlsteme ohneBiegung 2a, ossia >> sulle tfavatufe reticolafi dove ogni asta tesa o compfessasenza flessione. In questo caso (fig. 17.15),le cerniere, k, ... in cui convrgono le aste diventano protagoniste del problema: in essesono applicate le forze (concentrate) Fr, F1, ... , in esseoccorre determinarele sollecitazionie gli spostamenti.Il metodo proposto dal nostro autore concttualmentesemplicissimo: dapprima egli esprime la fotza normale agent su ogni asta a,b, c, ... in funzione degli spostamentiincogniti dei nodi, quindi impone l'equlibrio in ogni nodo, i, tta la {otza esterna le sollecitazionidelle aste che in esso convefgono, Tutto qui: e il resto non che sviluppo formale. Questo appunto 1l netododegli spostanei. Vediamone ora i diversi passaggi considerata : un'asta genericaa di estfemi i, k, essapu essere riferita a una tetna <locale>,con l'assez in ditezionek-i, e a una tetna < globale> O(t,t,2) unica per tutto il sistema(frg. 17-16). Sull'esttemoi
,+ lbiclcm,pp. 409-413.

Fig. 17,16. in opera\a forza normale N,, la cui espressione tetmini di spostamentiassiali v i , wr, neI riferjmenro locale, :
N":
E ; A" "

(w,-w*;

(11.6.6)

D'altra partc, sc n,;, n,t, n,; sotlo i coscni direttori dcll'assc z rispctto

724

La Jodaqine della z'eanicattrutatute

|1/etdo lpartamentir, tlegli ll trallato i Chbrh e il <<

725

a i, y,2, e se No;, N.;, Nn; sono le componenti di N, su i, y, -, si ha owiamente : N,,: \.,; N,;: \r,; N";: N"n,;

(17.6.7)

ponendovi ulterormente A, : Ao : A" : A. Per la simmetia, unico sPosta-mento quello verticale del nodo /. Collocati gli as , y come nella 69.77,17, lr2 , qrrtti dell'asta b sono i coseni direttoti dell'asta a sono { , * ! 0, 1.; quelli dell'astac, infire, sono -!, esplicite in: ^"0 FA ,uri", FA No*:0 * ! t" (17.6.9)si rendono

Analogamente, denominate ur, vi, wr le componenti di wi su x, y, Z, risulta:

w, : u,n; { v,n,;f w,n,;

(17.6.8)

e lo stessodicasi per wt. Sostituendola (17.6.8) nella (17,6.6), le (17.6.7) prendono l,aspetto:
N";: N"tN"; : il_
E A

EA N.t--tr/,-rt EA

n,;[(u,-u1)n,;f n,;[(u;-ua)n,;*

(v1

vo)n,; f

(w,(-,(w1-

w1)n,;] *;",;1 wr)n,;] (7.6.9)

N",

#r-",

N5;: l'

v'

.-

N."

EA

( 1 76 ' 1 2 ) '

Nl

,,

F.;. A . -

(Yi-v1)n;f

F. A. -in,; [(ui - uk) n; + (v'-u)n,"*

Ci p{sto, le tre equazioni di equilibrio a.lla traslazione per ogni nodo ri_ solvono il problema. Indichiamo con F,;, F;;, F; le componentj ell,a,orza esterna; tali quazioni si scrivono allora cos :

F;: I\;

F';: I\;

F;:lN.;

(17.6.10)

dove la somma estesa tutt le aste a che convergono sul nodo i. In termini a pi espliciti si ottiene;
Ft!: F. A : :11 ; 1 , F. A n,;[(u1uo) n,; f (v,Vn) n,; f (w,w1) n,N

Fis. 17.17.
Delle tre equazioni di equilibrio (17.6.11) per il nodo /, la prima e la tena sono identicamente soddisfarte; la secondad luogo a:

F,;: " ); {::l a ' l

" n,; f 1u,'

n)n,; f

(i-to)n,;-l-

(-,-

**)",;l -o).,,;]

(1,7.6..t1)

F,; : ; 2t El4' ^ ,rz;[(ui- ur<)n,i 1vi- vk)n,;,* (-,a " +

'-Gll* +.'#)''
da cui si tae:

(17 .6.13)

Le (17.6.11.)costituiscono un sistemadi 3n equazioni, se n sono i nodi, nelle 3n incognitei, ?i, wi (i:1,2,..., n) rappresentative degli spostamnti. Noti i quali, tramit la (17.6.8) e Ia (17,6.6) si possono determin;e le forze normali N" in rutte le aste del sstema, Basti un esempio elementare,lo stesso gi considerato"5 nel par. '!7.5,
.'s lbidem, pp, 411-44.Questo parricolarprobtena (tre o piu asreconvergentiin un nodo) er:.gi srxto,afrontaroda Navier (Zrlozr-...,Sez,lV, A.rt. 8, pp. 395-414, trad, it. 1836)."" "" ptol ceLlrmrnro chiarxmcnre che arrricipav,r " rneroJodegti spo,ramenrjr. il

'

\/2

lP

r+^/2 EA ,/a

(17.6.14)

In patticolare,risulta:

N,,: Nr,

lftP

(17..1s

726

La Ja

aqione della meccanicastntarule

n rra ato i Clebsclt e il ktetado degli porarner1li >

1n

che coincide con la (17.5.11), ove le sezioni trasversali delle tre aste siano uguali, Nel par. 91 (< Stabtlstene nit Biegung>) ' Clebsch esrend il nelodo degli splrtartflt al caso in cui. alcmi elenenti della traz,atara riano soggeti a fesione. Puttroppo, pef quanto limpida sia la jndicazione del procedmento, il reitet^to utilizzo delle formule (17.6.3) relative alla" ttaye inflessa sotto forze con. centrate e distfibuite, complica l'analisi e rende i risultati poco generali. Sar bene quindi, pe brevit, passarvi sopra, citando solo I'appltcazione che Clebsch ne d. Si tratta, fondamentalmente, della struttura rappresentata nella fig. 17.18; dove, aggiungiamo, le aste a e c, inclinate di 45", si incontfano con l'asta b nel nodo 1, mentre la cetntera in 2 non interrompe la continuitri della trave d. La simmetria consente di affermaxe, a priori, che gli spostamenti in / e in 2 sono verticali. Posti gJi assi i, y come nella fig. 17.18, le equazioni determinatrici di tl, sono facli a trovarsi. Anzitatto,le componenti secondo y delle forze normali agenti sulle aste a, b, c derivano dalte (17.6.9) e sono analoghe alle (17.6.12) con la diffeter'za che, ora, esiste anche lo sposramento tz; oerci :
F A

' 2 -

Nr;lt OEJ

(1?..17)

da cui segue:

Nr":#V,
A questo punto l'equilibrio impone che: ^ I' EA ZJI (v'-vz)'-1 EA (v1 F.A. (vr-'+ EA, N2l (vr- vz.)

(17.6.18)

(17.6.1e)

6Ei _ litr:

Yz)

La ptima di questeequazioni porta alla:

i'r",: 2V2-l

(vr-Y2)

No;:

FA

^/2
1+\/2

PI
E11

(17.6.20)

(t1-t,)

F A 1 \ ," : : - - - { v , - v - ) ' ;

(17.6.16)
-

che. insetita nella seconda, porge:


'2 -

2V21

t/2pl

6(r+ \/z)EJ
\/'PF

(17 .6.21)

Infine :
' 1 -

6(1+ \/2)BJ

\/2 Pr nn l+v2

(17.6.22)

v
Fig. 17.18.

(EA,EJ ost.) c

Inoltre, la forza No : Nw induce s u l l a t r a v e d , d i l u n g h e z z r u . 2 1 l o I spostamento secondole (1,7.6.3): v,


26 lbidcnr, pp. 413 420,

Con ci il problema risolto; tramite le (17.6.16) si determinano la fotza normale nlle aste a, b, c, e il momento indotto da No; sulla trave cl. La soluzione generale data da Clebsch al problema delle travature elastichc vetamente ammitevole. Eppure non ha aYuto fortuna, per molto tempo, nel mondo tecnico, a.a.,sa dila sua complessit crescente col numero dei nodi e quindi con le componenti di spostamento. Paradossalmente essa divien tnto pi comoda, quanto pi1 la struttura dotata di vincoli sovrabbondanti, irr proveniente dagli spostamenti tnct> geomefrica modo da ldwe 7'indeterminaTione gniti dei nodi. Ma nella pratca dell'ingegneria sono assai frequenti casi in cui i vjncoli sovrabbondanti iono uno, du, al massimo tr, ed allora preferibilc determinare le Jarry ipersta/ich.,senza nassateallravcrso gli sFL'slxmcnti' ('Pcrando con vari accorgimenti slla i eterntimziase italic.t dello schcma struttu' inparre l'cqlilihrio itt rale. Il metodo di Clebsch va allora roYesciato e, auTiclL .Var/.l///utli .qeo/2/c/ritarttut/cirdelerntitali, occotrc ittp.arrc h tun,4r e1., .fwqiorc de.q/i dclh.far71 ifcrild/ithc. lr, qucsto apputrtrr (ovver<r il rispctto cci tncoli) fu -t'rut1.iorrc i) uuodo lcllt tri.r cli cui abbiirmo gi intrlvist() r.ltl'irppliclziottc inlP()rtlltc al

728

La fonlaqiane dela mccanica stntth!ale

e d Max)vetl:ta pt;t/a ep1lica\io delteore,ra Cla?eJn

729

problema della trave continua, e su cui dovremo glof cufa.

totnare ancora con mag-

In realtLMaxwell d segno d nofl tenere in gran conto il contributo oti. ginale d Clapeyron; per lui il teorema, nella formzL ('17.4.7)

L:L*:@

17.7 MAXWELL: LA PRIMA APPLICAZIONE DEL TEOREMA DI CLAPEYRON E IL TEOREMA DI RECIPROCITA


lecito a$ermare che la prima completa e organica formulazone d,el netodo delk farTe risale a un autore che la nostta storia ha gi incontrato pi volte, il gtande fisico inglese James Clerk Maxwell'7 il quale pubblic nel 1864 ana straordinaria Memoria dove detto tutto, proprio tutro, in meno di cinque PfSiyg'4. In compenso, sono cinque pagine di ardua lettura, sia per le noiazioni inconsuete e poco espressive, sia per la rapidit dei passaggi, come se Maxwell dipingesse a grande affresco, senza attafdarsi in minutaglie dimostfative. Fotse per questo, infatti, oltre che per il decentrato luogo di pubblicazione, il lavoro rest ignorato da tutti, e altri autori giunsero successvamerte, pet altre ve, ai medesimi risultati, scoprendon ognuno qualche pezzo. Arche a costoro) petaltro, va riconosciuto un merito, perch la ricerca scientifica non una gara a chi arriya primo, e sopratutto perch fa parte della scienza il dffondere e rendere famiiar le idee che al loro nascere hanno semDre asbetto un po'arclno, Secondo la moda del tempo, Nlaxwell ragiona, di prefetenza, sull travatufe reticolari che rappresentar.ano quasi il simbolo o il modello di ogni struttufa. Ecco come inizia il discorso: <La teoria dell'equilibrio e degli spostamenti nelle tral'ature (reticolari) soggette all'azione di forze talvolta considerata pi complessa di quel che non sia realmente, specie nei casi in cui la tta\r^tu non sia isostatica, ma sia nfotzata (o indebolita, come potfebbe anche accadere) da addizionali aste di connessione. Io ho quindi definito un metodo generale per risolvere tutte le questiofli relative nel modo meno complicato. ll metodo der.iva dal principio di conservazione dell'energia quale riportato nelle LeEots yt l'Ela:titit d Lam, Lezione 7", sotto il nome di 2e. Clapeyron; ma io non ho ancora veduto alcuna sua specifica appTicazione>>
zr Jarnes CletL Maxwcll nacque ad Edimbutgo nel 1831. Si tledic dapprima ad attivit sprimcntale nel laboratorio di Nicol, f inveftore del prisma polarizzante e collabt all'analisi fotoclaitica delle tensioni. Nel 1850 si stabit a CambridEe dovc iontinu i suoi stu.li diDlomandosi nel 1855. lnizi quindi la cartiera accadcmica. Insegn aiMrriscbal Collegc di A.betdeen sino al 1860; al l(ing's Colcge d Londfa sino .rl 1865 e, dopo un quinquennio intcfamente dedicato alla ricetca, a Cambridge. Mori net 1879. Gh ioteressi scientifici di Maxrvell fr:rono vastissimi, dalla teofia cinetica.lei gxs, ,lla termodinanica, all'elettromagnetismo, al'otrica, allr meccanica celeste, alla meccanica strutt" ogni campo i suoi cont buti repprcscntarono vere pietre miliari nello sviuppo deJlc j#l];:." ,u O J. C. Maxvel, pF. 294 299, 1861. :' Ibidcr. D. 294. llte crh a/i011 ol //tt uttilibr;ut a,td stillner.' ol franu, "Phtl. NIag.", 27,

(11.1 .1)

cosa owia: < poich la dilatazione proporzionale alTaforza, il lavoro com3o, plessivo sat il prodotto dell'allungame nto per il valor medio della f<trza>> Di qui subito segue la proposizione fondamentale che regge tutto il testo: <<Tearema: Je N", ? /a lraqiam in zu memba a dourla a una lraTione a itaria /ra d c panli B e C, allora an allangaruttlo tnitario che abbia ltogo in a prodtrr tlttl iPzrll' P/Prlo /ra B e C pari o N", u ". Riferiamoci, per fissate le idee, alla struttura dlla f,g. 1'7.19, supponencl<r che tutte le aste, eccettuata la a, siano inestensibili. La forza normale No prodotta nell'asta a dalle fotze F, applicate nei nodi B e C secondo la retta (1) proporzionale all'intensit di F, per cui, indicando con Nur il coeltrciente cli s proporzinnalir, i pu scrivere:

N":

N-Fr

(17.7.2)

1t.t Il fattore N", interpretabile come forza normale in a dovuta a F :1 direzione (1). Indichiamo ora con ',11lo spostamento telatiYo tra B e C asscgnandogli valore positivo se concorde col verso delle forze Fr. Poich solo

Iti!!. 17.19.

r | b i r l c r n ,p . 2 9 5 . rr ll,i,lc,l, t,. 296.

730

La foiAa<iotle della meccatticartftttt

tule

Manull:

la plaa a1pliayiofle det teorena di Cla\elMt

1tl

sull'asta a ptesente una deformazione e" e quind un allungamento Alu : il teotema di Clapeyron si traduce nella relazione:

.u 1.,

Frlr : No A1' nella: e per la (77.7.2), 11 _ \1 al.

(17 .7.3)

mento relativo r1, dato dalla sovrapposizionedegli effetti. Vale cio il <<Cotol. eonphssivolra lario: Se tuti i nenbri della tr4aaturd sonaesten bili, lo s?zrta/tenlo B e C daautoalle forry F in D ed E : - _ \ ,',N,rN".

E.A"

(17,7.6)

(17 .7.4)

Il teotema di Maxwell cos dimostrato - ^ p^rte un inessenziale cambiameflto di segro derivato dalla diversa convenzione qui adottata per lo sposta1 d luogo a 'l]' : N"r. mento ',11:se Fl - 1, produce N.: allora Al': \r, Ci posto, Maxwell fotmula e risolve il seguente < Problerua I: Una traTione F applicala tra i parli D ed B di wna traaat/.lra i.tartatiq| trouare lo rpastameftto quandz tatte le a$e, etcetkuta la a, relatiao tra i p flti B e C aella lixea cheli congiunge, 3". siana inestensibili >> A causa delle forze F in D ed E (fig. 17.20) sorgono nell'asta a wna orza

doaela somna erlena a tle le aste del si$ena >. Se le forze F sono applicate tra B e C, sulla stessa retta (1) dove si vuole calcolare lo spostamento relativo, e F, la loro intensit, avendosi in que sto caso N, : \r Fr, risulta:
-, 1 1 E1 Ls t\2 ' ! ! "51 I E A

( 1 1 1. 7 ) .

Invece, quando le forze operano tra D ed E su una retta (2) diversa dalla (1) (frg- 17 -21), la proporzionalitL tta la fotza normale N, e l'intensit F, delle forze consnte di porte: N": N.:F:

Ot" normaleN" e un allungament. -

il"j:

la . Per applicare (17.7.4)occoue

('17 .7.8)
I

interpretabile come fotza r'otmale in a dovuta a Fz : dove il fattore \, in direzione (2). La (17.7.6) divene dunque:

,r': F,?Yory;t t
,.'(2)

(17.7.e)

..1-'

'\\t 1l Fig. 17.20.


ri=l

valutate ancota la forza notmale Nu, indotta su a dalle fotze Fr:1 in B e in C. Si ottiene cos la formula:
. / T L\al l\e r F A

eppicate Fig. 17.21.

(17 .5) .7

che risolve il problema. Rimovendo l'nestensibilitL delle altte aste, l() sposta3i lbidem, F. 296.

Qucsta formula ha suscitato in Maxvrell un'ossetvazione prczios chc Pr()babilmente a clualunque ( comune mortale ) sarebbe sfuggta: ma crattcancor pi che inventare o scoprirc, c in ci ristico <el <rgcnio r> ricottoscare Maxwcll cra macstro. Ne lla (17.7,9) i fattori N,,, , N,,, possono csscr cotltlutlti ofcntlo cos trnrr rivcrsl intcrprcllzi()l1c: (lctcrnilianro inflttti kr spo-

732

La fondaXiaae della r?eccanicalr tt rclt

Max,tdl

e il < netolo delle Jarry >>

7t3

stamento i1, nella direzione (2) tra D ecl E ndotto dalle forze F, nella direzione (1) (flg. 17.22); procedendo come sopra si ottiene:

,,: u,l *;*t ,,

(17.7 .10)

Il confronto tn la (1.7.7.9) la (17.7.10)conduce prtanto al seguentebellise teotema genetale> di reciprocit: << simo << Teorema: QlJfat tettfo La reatiao BC in douuto una lraqioneaniaria hnga DE vnpre aguale rpartametoreatiuoin DE a alla 33. dour.to lrazioxe lnilaria ix BC >> a

Fig. 17.23. 17.8 MAXWELL E IL ( METODO DELLE FORZE >


Passando al caso delle travature (reticolari) iperstatiche, Maxwell d una succinta tfattazione dove tuttavia il netodo delle fc'rqa completamente delineato, Il {ine pur sempre quelkr di determinare lo spostamenlo relativo tra cluc punti: infatti cos si esprime 1l < Prablena fI: Uaa traTione F applicala tra i ptmti D e E; trouare /a spz.ttamno re/atiao tra B e C qaanda /a lraaaltra naa iso34. .rtatica e ?o$iede a e addiTioxali r,s,t, ect. di ca nata I'elastict>> Ma per giungere a tale detetminazione applicando la ('17.7.6) occoffe c()n()scere la fotza notmale Nu nelle aste, ossia occorre aver risoto il problema ipcrstatico. Consideriamo dapptima una travatura con una sola asta sovtabbonclanrc rispetto a quel che non sia strettamente necessari.' a evitare spostameflti rigi(li, Nell'esempio della frg. 1.7 .24.a, si pu staccate l'asta r di estrmi B G senza, pcr questo, render labile a struttura, Indicata con X, la fotza notmale incognitl (iperstatica) di BG, il i$ena equiaalenle qtrello eeftiuo rappresentato dalla a frg. 17.24.b, dove 'asta r stata tolta e pottata in B'G' secondo la direzionc (1) di BG. Ora, si deve mporre che lo spostamento relatiyo 11 tra B e G sia ugualc allo spostamento relativo 1i tra B'e G'. In termini pir espliciti, ricordando che per la convenzione sul segno degli 1, col verso assegnatoa X., 1, positilo se B e G si avvcinano e 1i positivo se B'e G' si allontanano, covrr nr.ctsi:

(2)..

\.( 1)

Fig. 17.22.

Pir tardi torner sul'argomento, come si gi accennato (cap. 11), I'elasticist italiano B. Betti (1872) estendendo la proposizione della reciprocit a un qualsiasi cotpo elastico e fondando su qusto un metodo generale di analisi teorca. La cosa infatti non riguarda soltaflto le tra'lrature reticolari ma vale sempre in virtr delle equazioni di elasticit. Ad esempio lo spostamento 1r, di un punto A valutato in una direzione (1) prodotto da una forza F, agente in un punto B secondo una direzione (2) legato allo spostamento 1r, del punto B valutato nella direzione (2) ptodotto da una forza Fl agente nel punto A secondo la direzione (1) dalla formula (fig. 17.23):

( 1 7 . r ). 8
\_l ; i""... 1, dato da una fornula conrc i:t i'ti'. (17,7,6) con l'lvvertenze che, per via di Xr, la t>rzanormale nelc rLstc tlipcndc tlu rr.rc contributi, clucikr clcllc forzc I e qucllo clcJl'perstltica stcssir X1i N'lai7i vac, ()vviamentc, rr ll)(lrn,, 296. t).

4r1z : Frrlzr la cui utilit apparir, in seguito, sempre piir evidente.

(L7.7.1,1,)

13 lhi.cl, p. 297.

734

La Jo*laTione dela kleczn;ca rttullaft

Maxrql

e il <<netada delle Jotv>

735

pir difficolt, poich la (17.8.5) insetita ln (17.8.2) detetmina N, (pet tuttc lc ste del sistemaprincipale) e quindi si pu applicare tutto quel che sappiamo oer le travature isostatiche. Se le aste sovrabbondanti sono pir) d'una, ad sempio le q, 12,rB, ..' della frg. 17.25, nulla muta concettualmenteispetto al caso precedente. E nulla muta ancora se, diversamente da Maxwell, si suppone che le fotze esterne siano genericamenteapplicate sui nodi della struttuta' Staccatele Fr,4,'.. aste (fig. 17.25) rr, rr, ... sul sistema(b) eqainle te a qaello ffittir"o (a),L'azione forze rotmal X1, Xr,..., X'. dalle loro (incognite) delleastestsse sostituita n) basta imporre, come Xt (i:1,2,..., Per detetminare qlrestei?eriatibe prima, che lo spostamntorelativo r1i tra gli estrem di ogni asta staccatasia uguale e contrario allo spostamentorelativo r;r dei nodi corrispondenti. Si tratta i n madiqioni di congruenTa: \ : - !! (i : 1,2, ..., n) (17.8.)

> Le 1j sono ottenute subito dall'<elasticit delle aste ri; ossia:

'\.(
Fig. 17.24.

1l

Xr

'..

( 1)

xil"t
l1,,d,i

(17.8.7)

quindi, se Nno la forza notmale indotta sull'asta a dalle F e se N"1 la forza 1, in complesso sar: indotta sempre su a da Xr: N": e quindi: N"o * N,'Xt

(17.8.2)

(17.8.3)
dove la somma estesa a tutte le aste de| sisnna principae dal quiale stata soppressa l'asta r. Petci \a (17.8.1) d luogo all'equazione: N . r N n o , - ' \. r = 1' , Xrl" N,1" Z E"A'- - Tl.

+-E;n.

( 17.8.4)

che, risolta rispetto a Xr, fornisce: 5


-r1 \-

N"tN"o

X r \
1l

\x, t
\

x,r \'

' E"A. I E"A"


Ormei la valutazione dello spostamento relativo tra B e C n()n Prescnta

l\'t2 | .'A1'5

s) (r7.8.
\ \ \

\x1 \x'
17.25. .l;i.4.

\x"

736 Le r1, sono date invece da formule analoghe

La Jawlaqone del/a nuntla trutt tute alla (17.8.2), dove per;

La li"ea elarica cane ctraa;ftrnicolate

737

\:

\o f N",X, * N.X, + ...\"X'

(17.8.8)

essendo N,o la forza normale indotta su a cfalle fotze Fr, B, ..., e Nun (k : : 1,2, ...) la fc>rzanorma\e indotta su a da Xr. : 1. Pertanto Ie (17.9.) si r e n d o n o e s p l i c j r en e l e : s N.rN"u_ t J r s ^r?T"n" \..N"r r I 1, 5 ' " - r^ z i N u iN , : 1

e"n"-18-

ETq"

t" , r

-' " ' N"N"^ ' ' : ^

d .n "

x E,'*.

l-

( 1 7 'e ) 8

che costituisconoun sistemadi n equazioni lineari nelle incognite Xl, Xr, ... , X". Le somme ) sono estese a tutte le aste del sislemapritrpa/e dal quale sono state soppteise le aste ri. Con ci il problema iperstatico risolto; le (17.8.9) ttguatdano leforqr perstatiche ed esprimono le condizioni di congruenza, (17.8.6i. Sono dunque una chiara applicazione del netodo delh far7,e.

La Memoria ch ci interessa ha per titolo Beitrag qar Tlteorieder I'Io/q- md Eiynkonstraktianen; fu pubblicata nella "Zeitschrift des Architekten und Ingcnieur Vereins" di Hannover del 1868. Due sono Ie novit in essa contenute: la ttattazione della linea elastica come curva funicolare e < la prima applicazione delle linee di influenza >. Di ci Mohr menava un certo compiacimento nelle Abbaadhrngen aat den C:ebhtc e, raccogliendo i suoi Beitrge (contrbuti) Mubanik (Bedino, 1913), sottoline I'otiginalit e il primato del der Tecbnischex suo lavoro, pur osseryando che anche Winkler ne 1868 era giunto pet vr indipendente alla stessadefinizione della linea di influenza. Noi ci soffermeremo soprattutto sulla prima delle due scoperte, quella sulla linea elastrca come curva funicolare, che ormai fltrata nel bagaglio di ogni testo tecnico di scienza delle costruzioni, sotto il nome Ai cnrollario di .AtIohr. Non c' corallaria senza un otecedente teorema,Ota- 1\ teoremada cui Mohr parte nofl che il riconoscimeno di una evdente analogia fotmale tra l'equazione della linea elastica:

dzv d.z2

M BI

(17.e.1)

I7.9

LA NEL

LINEA

ELASTICA

COME DEL

CURYA 1868

FUNICOLA.RE

e l'equazione della cutva fessibile (ossia della configurazione assunta da una fune sotto il catico q e la trazione N):
d2v oz' g L\

LAVORO

DI MOHR

(11.9.2)

Concludiamo questo capitolo sulla fondazione della meccanica strutturale ricordando un altro contributo dovuto al giovane Otto Mohf, in quel tempo neo professore d meccanica applicata al politecnco di Stoccarda. Di Mohr abbiamo gi avuto occasione di padare nel cap. 11, a proposito della sua interpretazione grafica delle equazioni che regolano lo stato di tensionc rn un punro giacitura (il < cerchio di Mohr >), e dovremo ancota y>ari,arc al -variare- -dela nel cap. 20, a proposito della sua interpretazione d.el metudodeteforq come diretta conseguenza del principio dei lavor r'irtuali. Qui, di nuovo, abbiamo da citare un'interessante interpretazione della lnea elastica che consente di ricondurre il calcolo dell'infleisione di una trave a considerazioni statiche. Una caratteristica preminente della personalit scientifica di Mohr appunto la sua eccezionale capacit di ntrpretare in modo suggestivo e semplissimo le equazioni che gl capitano fra le mani, ttaendone le conseguenze pir n;scoste 3s.
3s Otto nacquc a $esselburen (lolstein) net 1835. Studi e si diptom a1 potitccnico . -.M,ohr di Hannover dedicandosi po alla ricercr e all'atrivir professionale nel carnpo delc costtuzoni metalliche che in quel tcmpo rn Germania erano una novii. Ben presro, qoa"o o-,e,a 32 anni, fu chiamato alfinsegmmento il politecnico di Stoccarda, dovi timase-dat 1868 at 18?3, pei poi pas.presso sare a Dtesda sino alla ne della sua cattieta. Ammiratissinro professore. < -ehrcr u,i C"tt." Gnaden ). (maestro pe,r divia gmzia), come djsse di lui A. Futpl, iu per:noi uo vero plastro dcla g_rnde cliu?_scientico tecnca tedesca, egemone in Europa, s;o r ipri-^ g""rra mo;dile. I suoi Beitge, pllrblicti solitamentc nella "Zeitchrift des ArciieLren ""a r,s",1"u, Vcrcins,, cti trnnover, fotmatono si pu dite, Ia firoderu scicLrz.rJelle costruzioni. Mor'ncl 1918.

In entrambi i casi lo spostamento ncognito appate nella sua derivata seconda, e al secondo membro c' il termine noto, sia esso la curvatuta $ , sia

esso il catico trasyetsale diviso per la fotza normale. Dall'identit fotmale dice Mohr36 -<<che la linea elartica della (17.9.1) e della,(17.9.2) segue allora p/,/ erJere ivtrprtala cone carua fnnicolara, quando si ponga: M J:'J oPPufe :

J : q
()fpufe : ]VI:9

N : L

(17 .e.3)

N:EJ>
lulnrltr AeLttuik, l\crlnto, p. 343, 1913r,

'r(' (). l\f,,hr, .1l1L, lt .4otar. tn C tirr lu

738

La fondagane detla meccatlica tnitrrate

La tiwa elanica arle r tua frricolate

1t9

- Questo appunto 1l teorenta, Da esso segue swbjto 1l coro//aria, ossetvando che l'equazione di..equilibrio (17.9.2) della, iune ulteriormente analoga alla equazione di equilibrio della trave: d2M
o7,"

(17.e.4)

-Anzi, il confronto tra la (17.9.2) ela (17.9.4)dimostra che il diagrammadel momento flettente di una ttaye appoggiata coincide con la curva secondo la quale si dspone una fune tesa sugl stessi appoggi e soggtta al medesimo carico q otrech ^ trazione N:1. Il corollarioafrimadun"q"ue <lo spostache mentorarursale un parto B della traue (dppoggiata ir rugli utreni A e C) ugaale at f:*tlt! t!t*!t- ?rodofia, nella reqiorc tranernle B tlel/a traae ArCr, dat nrico !l1J (fr9. 1.7 > 37 .26) .

,i tamuta ncll'cqur$, zione che in virtu dell'equilibtio detetmina il momento fittizio M* a partitc dal carico Ettizio q*. Ne deriva che lo spostamentonella trave pu esserecalcolatoconsiderando \tna. trarc ausiliaria, catfcaia con qE e determinandone il momento flettente M*. Prima di passareagli esempi, osserviamo che, derivando ambo membri della (17.9.)rispetto a z si ha: dM*,
dz"

elastico) determina lo'spostamento v a partire au

dv
dz

(17. e.8)
:

e, ricordando che il rispetto dell'equilibdo nella tave ausiliariai-pon. !!tU : T*, si ha ancota:

oz

(11.9,9)

Fig. 17.26.

Si pu allora concludere che pet detetminate La totaztone v' in una sezionc della trave si pu determinare nella sezione corrisponderite della trave ausiliatia il valore di T8 indotto da q*. In sintesi, riportiamo qui di seguito le relazioni fondamentali dell'analogia :

. Per rendere pir) visibile l,aralogia tra la (17.9.1; e la (17.9.4) definiamo appunto il < carico fittizio >> (dmensionalmenr una curvatura!) mediantela : q+
r

M
FI

(17. e.10)

M*:v

^*- M Y - F r
e un ( momento flettente fittizio ) mediaate la : M*: v

(17.e.5)
che ota wtllizzetemo in diversi casi elementari. Consideriamo dapprima la trave apPoggiata agli estremi. La trave ausiliatia una trave di uguale lunghezzz appoggiata essa pure agli estremi. Il calcolo degli spostamenti (e delle rotazioni) in sezioni assegrate dela trave procede in modo del tutto owio, applicando le familiari equazioni della statica lla trave ausiliatia, forza coflcent.rt in inczSe, ad esempio, il carico rappresentato da :mur'a" zeria, il calco frttizio q* segue il diagramma triangolare della fig. 17.27, c si ha :
\/! \/!

(1,7 .9.6)

Inserendo durque q* e M* nella (17.9.1), questa prende .la forma:

(t7 .e.7)
ossia-viene ad esprimere la condizione che M* sia equililtrato con q*. In altri termini, l'equazione che in virtr) della congruenza del legame 1e
:z lbidcm, p. 344.

' " --- r I. J__ : + _lz z


t ) t 2I t(,t,) 2

l P l t

? t ,

ioEJ
L P t t 4b rJ

/ t \ "'t.\z/

t P l l l t 2 4 t . . J2 o

(17.e.11

l ) c r t r r t r t ol t f r c c c i r tc l c r r ) t , r z i ' n i s , r n , r t l r r t c t l : r l l c :

740

La Jatda4iow ella ntutunitu rttatlarule

La linea elari'a nne nna fun;calare

711

u:"):*#
: 0r: v'(0) T-(0): + ti: #
0r: -v'(l) : - T-(l): Vi : + :l 16 EJ
(1,7.9.'r2)

Pertanto le reazioni fitttzte e il momento fittizio in mezzeria prcnckrnoh dterminazione :

: vi: v$ t [,.r,: - + (+-+) : -!I,-"*


I u.(j-): v,. ^2- l q - ( z ) l l^l tl2 f

(17.9.1

J,"\2

zldz l'-

,: J84EJ

qlo

Da cui seguono spostamenti gli , '


A.

_./l\ '\T)
,, /a\ '

s qln i84 El
T*/n\ ' \",/ \/- . ql3

\'/

24EJ

(17 .e.16)

0e: -v'(l) :-T-0)


Fig. 17.27. Se, invece, il carico uniformemente rpaltito (fig. 17.2g), jl momento , flettente vale :
tyr\z) :

: Vi : -* 24EJ

ql
z--_

qzz

gi trovati da noi per altra via (cfr. cap. 16). Sia data ora una traye incastrata-libera(frg. 1,7.29); ci rendiamo subito conto che la trave ausiliaria non pu esserevincolata nello stessomodo (sc cos fosse, si tratrebbe ad esempio la conclusione che l'estremo libero clcllt trave flon si spostae non ruota per una generica distribuzione del carico <1 l).

(17.e.13)

e quindi il caltco f,ttizio resta definito da: q*(: =:- 02-.21 ZEJ

(17 14) .e.

Fig. 17.29. Come dovr dunque esser vincolata pr consentire, ancora, I'utilzzo clcll'anllogia di Mohr? Sono appunto le relazioni (17.9.10) ad indicarlr. Mentrc pcr i punti interni dela trave I'analogia automaticamente soddisfatta pcr l'iclcrrticn lrrma delle equazioni (17-9.1) e (17-9.4), per gli estremi occorrc imporrc tllir travc ausiliaria vincoli tali da rendere le (17.9.10) valicle per clualunclucdclinizionc ccl catic<-r. Allota, cott rfcrimcnto allt travc incastrata-libcra, si osscrv chc <lcvc (), \'() 0, nrcntrc ncssuo conclizionc gc,)nctric < a csscrs, l)cr 2 v'({l)

Fig. 17.28.

742

La JondaXiow della meccat\;a rtft.tbtrale

Mahr e la defxi{one delh lixee ixfttenqa

?'tS

priori > pu esserassegflata pet z : l. La tta've ausiliaria dovr pertanto esser vincolatain modo che, per z -0, siaM+(0):0 e T*(0):0 (qualunque siaq); invece, per z : l, devono poter essei: non nulli M* e T*. Ci basta a determinate La tta\e ausiliara; essa libera in z:0 e incastrata z: I (fig. 17.30). in

Se il carico uniformemente ripartito (9. 17.32), si ha rnvece:


rlrB ::

-14 '1' aE r v"J


nl3 '1_

(17 .e.1e)

'i.

6EJ
e peftanto: f Fig. 1730. In modo analogo si procedeper altre condizioni di vincolo : in particolare, immediato ticonosceteche la trave ausiliariapet la trave doppiamenteappoggiata ancora doppiamenteappoggiata,come si era sopra sottinteso. -Ad esempo, per la mensola caricatada una forza P sull'estremo libero (fig. 17.31)risulta: Pl 1 , " ' u : B J 2 ,,52' :
|rl+

: v(l) : -^I.''
/,Fl v"l

l1J q13

(17.e.20)

vB== v (1, -

ql-

EJ

v -;;

Pl3

3r.J
rlt2

(17.e.17)

EJ 2'-

2EJ
Fg. 17.32.
Lasciamo al lettote di cimentatsi su esercizi iperstatic, dove la trave ausiliatia abile: qusta circostanza suggerisce un metodo smplice per la detcrrninazione delle reazioni staticamente indetetminate imponendo, anzich la c()ngruenza sulla trave effettiva, l'equiibrio su tale trave ausiliaria.

Da cui derivano le:


Pl3 f :v(l):fr
JL)

0B:

Y'(l) -

Pl2 :] zEl

(17.9.1,8)

17.10 MOHR E LA DEFINIZIONE DELLE LINEE DI INFLUENZA,

'I
F-q. | 731 .

,A.bbiamo detto che nel lavoro del 1868, dal quale sono state tratte le Prcccdenti indicazioni, Mohr introduce il conctto i lirea di rftrcnry, dan<lonc alcuni sviluppi applicativi. Basti solo un ceflno. SuPponiamo che la trave della fig. 17.33 (la stcssa su cui Mohr svoge il suo ragionamento) sia soggetta alle ftrrzc conc c n t r a t eP , , P r , . . . e r i c e d i m e n t i d e i v i n c o l i 1 , 1 r , . . . . L a l i n e a r i t d c l l c c q u a zioni .utilizza,tc clalla tcoria tcolica ( assicuraclrc lc rcazioni ipcrstatichc c consc'I (...) sono funziont clt prittto gucntcnrcf'rtcil monrcnto llcttcntc M c il trtglio

La fmdaTiaw

della nercanica ltrufikrale

-tr4ottr e la defnilione d./h linee di in'ueap

743

Fig. 17.i). grado dei carichi P e dei cedimenti y. Ognuna di queste grandezze, esempio ad il momento flettente pef una data ascissa pu dunque esseffappfesentatoda z, un'equazionedella fotma : M : a r P rI e r P r l _ . . .6 r L f 6 z I I r * . . . ( 1 71 0 . 1 ) . in q un'opportuna diortione.Vautamo ad esempio la linea di influenza dcl momnto flettente nella sezioneg della trave continua di Iie. 17.35. Posto il carica mobileP: 1 in un'ascissagenerca sconnettiamocon-una cetnerain ( z, introducndo sulle due facce della sconnessione caratteristicadi sollecitala zione telativa M,. In assenza Ms, la forza P : 1 produrrebbe in f una rotadi zione mutua -nG, z); la congruenza quindi ristabilita da M6 che d luogo

Fig. 17.34.

nella quale e1,e2,... ed 6r, 6r, ... indicano quantit che sono idpendenti dai carichi P e dai cedimenti y. Ognuna di queste quantit incognite e ed 6 pu essr determinata indipendentenefiedalle altre. ,Ad esempio, per individuare a, si determina il momento flettente Ml che insorge quando tutti i carichi P ad eccezione di Pr e tutti i cedimenti y son posti nulli, e si txae e, dall'eqtazione:,
t,f " 1)

(1,7.1,0.2)

La linea che mediante la sua ordinata per ogni ascissa z del carico P tappresenta la quantit relativa e, denominata linea di ixfuerqa del momento flettente, mentfe l'ordinata a per ogni posizione del carico P indica l'inlluenza che P esercita sul valore di M ) 38. Le parole di Mohr sono cos chiare che ogni commento superfluo. Naturalmente, divetsi accorgmenti sono stati jn seguito escogitati per semplificare la determinazione delle linee e(z), E(z) ecc., utilizzando solitamente teareni di reiprait alla Maxwell-Betti (cft. (17.7 -11)) Pet la linea di influenTa dello spostamento trasversale r;, il teorema di Maxwell d. subito la soluzione cercata: indicando con r.Q,l) lo spostamento in z dovuto a una otza unitaria P: 1 in { (fig. 1.7,34), e con r1(1,z) lo spostamento in { doyuto a P : 1 in z, la telaziooe d tecprocit (17.7.11) s traduce in:

: n Q , 1 ) \ ( E 'z )

(17.10.3)

1 Quindi la linea elastica cortispondente alla posizone { de carico P: coincide con la linea di influenza dello spostamento tn I a\ muoversi di P su ogni ascissaz. Analogamente si ptocede per la linea di influenza della totazione

ae Se invece sono richieste le linee di influenza del momento flettente e de taglio per una generica sezionein {, la via pitr semplic colrsistenell'operate
3 8 I b i d e n r ,p . 3 5 5 .

z) .^, -\ - ?n(1, . | Y\5' z,/

.I;ig. 17.15.

746

La Jodaqkne della ,tecand stratttlrale

747
diffonder nella grande cultura tecnica mitteleuropea, intorno ai primi anni dcl nostto secolo; 2) quella che fa appello al metodo degli spostamenti di Clcbsch, la pir semplice corcettualmente e la pir) diretta, ma anche la meno agibilc in assenza del calcolatore automatico. Essa manifester la sua potenza mutancl<r aspetto, mediante il suo travestimento in notazione matriciale; 3) quella cli Maxwell che utilizza il teotema di Clapeyron e quindi, implicitamente , il teorema de lavori virtuali; la sua vera applicazione tecnica sar scoperta e yaloizzata da Mohr. Ia queste vie non sono state awertite a prima vista; dalla loro inizialc formulazione occorre attendere pi di dieci anni perch i concettj consegnti al dibattito matematico e scientilico ntrino a far paxte del bagaglio comunc dei tecnici. Nel frattempo, una grande rivoluzione linguistica si stava preprando in dotti cenacoli dell'atea tedesca, dove la giovane geometrja proettiva svelava inattese armonie, popolando lo spazio astratto di nuo\.e immagini e di nuove intenzoni; ad opera di alcuni meccanici e in particolare di l(atl Culmar.rn, anche la statica stava cambiando il suo antico asDetto. ricerrendo dalla stessa geometra proiettiva nuove intenzioli, nuor.e immagn, inattes3 armonie. L'intera scienza de costruire uscir.trasformata da questa awentura del Densiero, Nel 1864 appare alTestampe il primo volume d,ella,GraphisrheStatik dik. Culmann, sulla quale dobbiamo soffermarci.

a :una totaztone uguale e contraria. Perci, se r;'1 fappfesenta la rotazione indotta da M, : 1, dovr aversi:

l(' z) :1''M, da cui;


rvrE :: -

(17.10.4)

\G, z)
,111

(17.10.s)

Ora, per il teorema d Maxwell-Betti, si ha 1(, z) : r,(2, l), e y)(2,() ha il significato di spostamento z, nella direzione e nel verso di P:1, in doyuto a M" - 1 in {. Scrivendodunque la (17.10.5) cos:

,111

(17 ."t0.6)

si riconosce che la linea di influenza di M; misutatal a mero del fattote costant lrr, dall'inflessione della trave sconness in { quando essa sollecitata - / . "'\ t pu esset letto anche come l'inflessione q*(2, [) da M, : 1. ll rapporto tti' '171 corrispondente a. wna di$orsioner1f, unitaria. La linea di influenza acquista allora l'espressione pr semplice :

M' : rr*(r, )

(17.10.7)

di cui la fig. 17.35.e d il diagtamma. Dalla stessa figura emerge che i catchi agenti sulle campate laterali inducono momento negativo sulla campata centfale. Peftanto, se i carichi hanno intensit costante, le condizioni pir sfavorevoli per la sollecitazione M6 in { si verilcano sul caso in cui solo la campata centfale caficata. In modo del tutto analogo vien determinata la linea di influenza del taglio T'. Su questi argomenti molto stato scritto, pesentandoli sotto punti di vista diversi ma, in ultima analisi, equivalenti: si parlato cos di un ( teorema di Land> (1887-1890)che darebbe forma un poco pi genetale alla (17.10.7), e di un < secondo ptincipio di reciprocit > formulato dallo studioso italiano Gustavo Colonnetti (7914-1915\

17.11 CONCLUSIONI Ormai le basi della meccanica strutturale sono gettate. Ogni sviluppo successivo, per quanto pfezioso, consister in un affinamento tecnico. Tre vie principali sono emerse: 1) quella fondata su un princpio di minimo, seconcl<r l'intuizione cli l\{enabrea,che Castigliano porterL pedezione e Mllcr-llrcslau a

Introuz"ionea rlatia srafca a

749

18 LA STATICA GRAFICA

18.1 INTRODUZIONE ALLA STATICA GRAFICA


( Le prime applicazioni sistematiche dei metodi grafici, per la determinazione delle dimensioni delle diverse parti delle costruzioni, sono dovute a Poncelet. infatti presso la scuola di applicazione del genio e dell'artiglieria a Metz, che questi metodi, di cui i bei lavori di Monge avevano in qualche modo gettato le basi, furono professati, la prima volta da Poncelet, dlnanzi a un uditorio formato dagli antichi allievi dell"'Ecole polytechnique" di Parig, la sola dove le scienze grafiche fosseto nsgnat a quell'epoca. < Poncelet fu il primo a riconoscere che questi metodi, oltre ad esser assai pi spediti dei metodi analitici, offrivano nel medesimo tempo un'approssimazione pir che sumcente in pratica poich in ogni caso non sat mai possible ottener nel progetto disegnato sulla carta un'esaltezza supetiore a quella offerta da una costruzione grafrca- Questi metodi, applicati alla teoria delle volte e dei muri di sostegno furono pubblicati nel Maorial de l'olftier da gnie (tomi XII e XIII. annate 1835 e 1840). << Tuttavia Poncelet non fece uso, per determinare le tisultant.i, del poligono funicolare, il cui impiego conferisce tisorse cos preziose alla statica grafica (Varignon ne fa menzione nella sua Nouaelle nhaxiqae pubblicata nel 187), ed era tiservato al suo successote nella scuola di Metz, l signor Michon, di farne la prma appTicazione alla determinazione dei centri di gravit dei conci nella sua Thor' des aoles, < La geometria di posizione, alla quale Poncelet diede tanto impulso, non era pet a quel tempo sumcientemente evoluta petch fosse possibile sostituirla del tutto alla geometria ordinaria (Ceomelria tlalle nasrc) nello sr-iluppo e nella dimostrazione dei grafici. nche Poncelet ricorreva, quanto piil spsso possibile, alla geometria ordinaria, e quando i metodi elementati non bastavancr alle sue dimostrazoni, egli si limitava a tradurre in grafici lc formulc algebriche.

< Dobbiamo rcordare, del resto, che il ptimo rrattato sulla geomettia cli posizione, nel quale si sia fatta completamente astr ziofle dall'idea di misura, non fu pubblicato che nel 1847, da G. Staudt, professore di matematica a Erlangen (Die Geonetrie der Lage, Nrenberg, 1847). < Quando io fui chiamato, nel 1855, sn dalla cteazione della Scuola Politecnica di Zwttgo, a.professare il corso di costruzoni (...) fui obbligato a introdurre nel mio insegnamento i metodi grafici di Poncelet, per supplie alle lacune dei corsi di meccanica applicata. (...) Questa introduzione delle teorie della statica grafrca nei cotsi di costruzioni presentava certi inconveninti, ritardando oltre misura lo svolgimento degli studi; ottenni allora, nel 180, la creazione di un cotso invernale (...) obbligatorio per gli ingegneri, dove trattavo quei problemi di statica applicati alle costruzioni che erano suscettibili di soluzione gtafr,ca, e il cui insegnamento nori trovava posto, per mar:'car'zadi tempo, nel colso di meccanica recnica 1...1 < Tale fu l'otigine della statica gafica (...). In quest circostanze io trovai sempre che era molto pii facile ricorrere ai teoremi della geometria di posizione, la cui dimostrazione si poteva condurre sulle stesse linee del grafico, che non riferirsi a calcoli analitici i cui sviluppi esigevano l'impiego di un foglio di carta separato. < Fui cos sospinto, direi quasi irresistibilmente, a sostture l'algebra, ovunque fosse possibile, con Ia geometria di posizione. (...) Quando questo progtto ebbe conseguito qualche sviluppo, pubblicai la prima edizione della mia Statica "1864 grafca. (La ptima met apparve nel e la seconda nel 1865). < Le mie costruzioni grafiche ottennero maggior successo de miei metodi. La mia pubblicazione fu seguita da un gran numero di statiche elementat, nelle quali, pur rproducendo i miei grafici piir semplici (il pr spesso senza nulla mutarvi), gli autori si sforzavano di darne dimostazioni analitiche. < Io ctedo per che la verit non sta l; poich non si arrver mai a tt^cciare le linee di un gra6co e a eseguire simultaneamente le operazioni algebriche che la sua spiegazione comporta, n a penetrare il significato di ogni linea e ad awertirne Ie relaziont statiche, se ci si limita a tradure una formula i cui sviluppi non sono pir ptesenti alla memora. ( Debbo tuttavia escludere dal rimprovero che credo di poter rivolgere ai miei successori, gli autori italiani, e in particolare Cremona, che ha ntrodotto la statica grafica nell'insegnamento del Poltecnico di Milano. (.Questo scienziato, al quale le scienze grafiche debbono bei contributi ca cui io ho tratto pfofitto, non disdegnava di insegnare egli stesso ai suoi allievi la geometrla d1 Poslzlone. < Bench Ctemona abbia oggi (1879) abbanclonato Milano per Roma, l'inscgnamento della statica grafica continua presso il Politecnico di {ilano ncl mcdeslr-t1o splflto )>'.

I li. (rlnrnn, liaittili .\/ttittt ! t . t p / ) t / r . , ,r f i ( . f r o c , ( l i G . c l l s s c r c L l i lr,rri\, ll80.

J . J , r c q u i c r ,p p . l X - X I l ,

750

Ia rtahaerafa

La niieiola

regola del parahkgranna

751

Nessuno meglio di l{arl Culmann', dal quale abbiamo ttascritto questa pagina, poteva introdurre storicamnte alla stalica grafca, la disciplina da lui fondata e condotta ad alto lvello di perfezione, Il lettore avrLosservato che, non senza una certa ostentazrone, Culmann gustifica il suo sfotzo teorico poderoso, per sostituire alla < geometria ordinaria > la nuova geometrie proiettiva, adducendo la fatica che si dovrebbe fare a prendere in mano un foglio di carta diverso da quello del grafico, per fissarvi quattro formule a spiegazione del disegno I In realt, poco dopo, < rimproverando > i suoi successori che avevano ritenuto tale fatica abbastanza lieve di fronte alla pena di sobbarcare una intera branca della geometria, Culmann svela qual la vera mta del suo lavoro e della tivoluzione linguistica da lui promossa con tanta decisione, Che molte questioni statiche potessero trovar soluzione in qualche costruzione geometrica ra cosa nota sin dal tempo degli schizzi leonardeschi, per poi diventare argomento di ricerca in Stevno, in Roberval e soprattutto in Varignon con la sua Nouuelle ncaque. Di pir, il dibattito sttecentesco sulla statica delle volte e delle cupole, acl esempio, aveya assufatto all'uso di grafici, in luogo di calcoli analitici : si pensi al De la Hite, al Couplet, ecc. Culmann ha per tutt'altra idea in mente, Nella sua impostazione lo strumento grafico non ha il ruolo dell'utle applicazione, ma assurge a principio fondativo: diviene definizione > dei conargomento, diviene evidenza di < dimostrazione > e di << cetti statici. La geometria, scienza petfetta per antonomasia, efltra a l^t p^rte integrante del discorso meccanico secondo una sorta di sillogismo in cui la magiare riguarda appunto le relazioni proiettive tta certi enti geometrici (punti, segmenti, superficie) e la minora stabilisce essenzialmente l'identit tra questi enti e le gtandezze statiche considerate. Non un caso infatti se il primo (e teoricamente pi1 importante) volume della, Grapltivhe Statik cosi articolato: v' una prima P^tte dl calczlo grafcz dove le operazioni algebriche d addizione, sottrazione, moltiplicazione, divsione, elevamento a pot.cnz2, estrazione di radici sono tradotte in operazioni geometriche su nuovi < petsonaggi >, i segmenti orientati, e dove il calcolo delle aree e dei volumi ricondotto alla trasforrr'azione delle supercie e dei
' I{atl Culmann nacque in un paese del Palatinato, Bcrgzabern, nel 1821. Dopo aver compiuto gli stud ai Politecniio di Kailsruhe, csetcit la ptofessione di ingegnere a serYizio dele feriovie avaresi. Un soggiorno di studio in Inghilteta negli Stati Uniti 'Ametica gli consent di apptendete lc nuove modxlit costtuttive dei ponti metallici, avvertendo pcraltro la scaisa formazrone sienti6ca dei tecnici anglo-americani, soprattutto degJ americani, come egli non s'astenne dal rilevare in due suoi scritii (1851-1852) sull'atgomento. Chiamato qualc prolessoie al Politecnico di Zudgo nel 1855, dvolse ogni suo interesse alla ticerca teorica, ncl grandioso ptogetto dlla sua static^ glaca, stabilendone i ltincpi informatori e contribuendo anchc allo sviluppo di importanti applictzion. Risale a Culmann, ad esempio, I'osservazion che in una trave infless^, catatttizzia da o,,. o,._ sutD sezione ttasvetsale, le componenti notmale e tangenziale della tensione descrivono n cetchio al ruotare dell sezione sicssa, secofldo un rappresentazione che chiaramente prelude, nel crso priicolrre' a quela de1 < cetchio di Nlohr ) (cft. il pxr. 11.11). Nfolti risultati glafici ottenutj dx Culmnn fe ra rsoluzione de1le iravaturc reticol^i, pe la geomettia dclle masse e anche pcr I'analisi delle stttture clastiche sono diventate patrimonio comune della scienza dellc costruzioni elementarc: la q^l cos un merito rato e invidiabile del nostro scierziato che seppe piegrre gli astratti concelti dcla gometri,r proiettiva e il suo esotclico linguaggio alle reali esigenze e rll sbrigativc fcnncsc,r7e n)tcm r t i c h c d e g l i i . g c g n c r i s s i a t i i r l l a p r o f c s s i o n e .t r { o r n c l 1 8 8 1 .

solidi con varie applicazioni all'agrimensuta, al movimento delle tcrrc, alla misura delle volte e cos via. C' poi una seconda parte riguardante l^ torrqosi{oxe d.elhforry rappresentate compiutamente da segmenti orientat, passancftr dal caso piano a quello spaziale, sino al ticonoscimento delle relazioni proicttive che cornettono - come vedremo - il poligono delle fotze al poligono fnnicolare. La tetza parte sviluppa la notevole circostanza di forry paralhh dimostrando come ogni tema di geanzelriadelle masse,dalla determinazione dei baricentri, al calcolo dei momenti d inerzia, alla costuzione dell'ellisse ccntrale e del nocciolo, possa essere riveduto come particolare interpretrzionc della statica relativa a sistemi di forze par:1lele opportunamente definiti. La qrrlt^ Parte, inline, applica la < sintassi > e il < lessico > del linguaggio staticogeometrico cos costruito alla teorta dell'elasticit studiando, ad esempio, la flessione, I'arco elastico, la trave rettilifla in diverse condizioni di vincolo. La lettura dell'opera di Culmann spesso dilicile; lo era gi ai suoi tempi e lo ancor pir oggi che gran parte delle nozioni gometriche utilizzate clal nostro autore sono assenti dalla memoria degli stessi studiosi di gometrif; figurarsi da quella degli ingegneri. Eppure una lettura afiascinante, come sc ci si aflacciasse su un mondo rapidamente scomparso, che ha lasciato per sensibili ttacce della sua gxanezza, non foss'altro nella distribuzione degli atgomenti e nei fappofti tta l'uno e I'altro, che ritornano comunemente in ,)gni testo attuale di scienza delle costruzioni. senza che- di solito ne sia detto il petch.

I8.2 LA MISTERIOSA REGOLA DEL PARALLELOGRAMMA

Alla base di tutta la statica. grafrca sta. I'idertifcaqione della forza con un segmento orientato. Sarebbe falso ritenere questa una cosa banale: nell'antichtt,la forza non er.Laffatto collgata a una direzion e a ufl verso ; dal Mediocvo in poi il linguaggio * perch soprattutto questione di linguaggio - si cra affnto e anicchito, giungendo nell'epoca moderna all'immagine dei fili tcsi da gtaziose piccole mani che figurano ancora in tutti i trattati meccanici tlcl Sttecento. Poi cominci ad apparire e prese rapidamente il sopravvcnto lrr freccia con punta e coda (ma la coda ebbe vita brer.e e rest solo la puntn), mentre l'ingresso del calcolo vettoriale entto il complesso edificio teolco costrurt() dal maggior matematico irlandese, 17. R. llamilton, ollriva un nuor.o mr>dcllr al quale le forze potevano esser riportate. Riconoscendo che le regole d composizione e di scomposizione tlellc forzc non sono altro che le possibili leggi della somma e della diffcrcnza dci scgmcnti oricntati, la statica prende I'aspetto dr untt ierprelaT.iane tispetr,,) li tcorcnri nstratti e rigorosi della gcometria, Il dato emprico, I'espericnzas()llllctta scnlprc tl < rischio > <li una rettiflca o di une confutazione, si condcnsa it-rtalc clccisionc i'tcrprctafivr, rlcntre tutt() qucl chc nc scgue rpprrticnc ormai r ul prrccclilrcnt() (lc(luttiv() libcro tla ogni aggat'tciospcrimcntalc. Lhr similc fis()luzi()nc l r t u n a n r f c v o i c i n r l ) ( ) r l i u r z r i t c i r o c p s t c r n o r g i c r , < l i n l r n z ia l l t < l r r r n l r r r l n c l

752

La alha srdfca

La i'tel.ioransala rlel 4arathlagranna

751

antrca e ^ llngo dibattuta sul significato della regola di composizione di due tolze complanatt, Sappiamo che gi Varignon ra stato condotto ad. afretmate che due forze complanari (o meglio concorrenti in un punto) \, Fr, hanno per risultante Fn. wna.forza misurata dalla diagonale del parallelogramma di lati F., F, (fig. 18.1).

Fig. 18.1. Ma la < dimostazione > di Varignon era imperfetta poich trasferiva direttamente alla statica, senzadarne la tagione, una regola di composzionecinematica che risaliva alla ttadzione aristotelca.Di che natura dunque la regola del patallelogramma?lla la consistnzadei teoremi della geometria o quella di un risultato sperimental? L'alter:naitya" tutt'altro che insignificante.Una volta che si sia dimostrato esperimenti> per rigorosamente un torema, nori ha senso moltiplicare gli << averne conferma, invece una volta che si sia stabilita \na certa legge fenome nologica, ogni veifica successiva senz'altro dotata di un ruolo, poich pu non solo confetmatla, ma anche migliotatla o esigerne una revisione. Ora, che senso avrebbe un'attrezzatura sDerimentalepet valutare ulteriormente la bont della regola del parallelogrammadelle forze? Nessuna espeuenza,per ) quanto raffinata e ( sofisticata aggiungerebbeoggi alcunch,o potrebbe dare di un apptofondimento conoscitivo; mentre il comprimere cubetti di speranze calcestrazzoo il tendere provini di acciaio sempre una confetma non del tutto prevedibile, che d qualche pur minima informazione in pir' "1726. Si era occupato della faccendaDaniele Bernoulli in un saggo3 del ttattaztor,edi Vatignon rnderebbela composizionedelle Secondo Bernoulli 1?" : ossia di natura sperimentale infatti essaverfotze ma .<< verit contingente>>, tebbe a dipendere dalla composizione delle velocit e quindi da un'jPotesi di proporzionalitrtra forze e movimenti, nonch da un principio di sovrapposuna forza agente su un corpo gi mosso da zione degli efetti per il quale << w'altta fotza imprime ad esso la medesimavelocit che si avrebbe se il corpo
t D, Bernoulli, "Comn. tiafle ')irton, neha,ia et diz'antralioner pcanctrh.E e ,anltotiti.rl Exanu' Prinipianln Acacl. Sci. Itrp, Pctropolirnrc", | , pp, 122-137, 1726. tt t.lahr

Invece Bernoulli si propone di ( dimostrrrc)) fosse inizialmente in riposo >>. cos al dominio delle < vetit neccs' la regola del parallelogrammalassegnandola sarie), e cio deduttive. A tale scopo egli introduce tre ipotesi: 1) che la comla posizione delle forze sia associatva;2) cine composizionedi due forze agenti nella stessadirezione si riconduca alla somma algebrica; 3) che la risultante di due fotze uguali sia ditetta secondola bsettriceinterna. Di qui in poi il procedimento ( dimostrativo ) co:rre abbastnz piano. Ya osservato che la terza ipotesi deriva, per Bernoulli, da un assiomametafisico,ossia,in ultima analisi, dal principio di ragion suflciente. Con ci Bernoulli tiprende una linea di argomenti che eta stata gi di Archimede (cfr. il par. 1.5) e, nel Medioevo, di Giordano Nemotatio (cfu. il par. 2.3) per 1l problema della leva: pattite da una dedotta, e situazione simmetrica, dove appunto la soluzione necessaranente tentare di generaltzzarnela portata, semPre per via deduttiva. dimostrazioni> soflo state Sulla linea ttaccial:a. Bernoulli molte altre << da. propost: tra tutte emerge forse quella di Cauchya, mentre di particolare l'argomento riportato da Rankine s, secondo il quale meglio immedtatezza partite dalla comPosizionedi momenti complanari, poch essarichiede soliaztone di fotze paralleTe(fig. 18.2): ponendo Mr: Fd1' ianto la conside

Fis. 18.2.
X{r: Fdr, riesce allora subito evidente che il momento risultante Mn clatrr dove dn la diagonale del patallelogramma di lati dr, dr; Jt da Mn:Fdn, composizione delle forze vien poi fatta dertvare da quella dei momenti cclinendo la risultante Fn in termini di equivalenza tra i momenti delle forze stcssc rispetto a qualunque punto O del piano e il momento di Fr. risPtto a C). L'intento di < dimosttare > la proposizione fondamentalc che deJtsccla natura dell'ente < forza > conduce per sull'orlo di un circolo vizioso. l,a situltzione questa: fin tanto che non si sia deciso chiaramente che le f()rza cla A. T,. (iuchy, l:xtrciru ,ntlrt tutqte!, cir., I, pp. 29-43 s V, J. I{:rnkinc, t\lan / tu A'liauittrt: /1lfliltttt, tr't.l lr., l'arig, 1t}7.

754
tefizzata completamente ed esclusivamente dalla sua intensit, dalla sua direzione, dal suo verso (ed eventualmente dal suo punto di applicazione), ogni dimostrazione della regola del parallelogramma impossibile ; ma quando tale decisione sia stata presa, ogni dimostrazione diventa superflua, rvelandosi una smplice conseguenza geometrica della somma di segment ofientati, On, f identifr,caztone della fotza con un segmento oientato appartiene al rango delle < proposizioni empriche >. Di questo parere, almeno, l'autore o, il fisico A. Mousson, che cos si esprime: < Noi cui Culmann fa riferimento nofl conosciamo l'esistenza e la natuta delle forze che pet l'osservazione dei loro efletti; per conseguenza nei loto effetti che noi dobbiamo ticercare i loro caratteri propri. Una fotza definita completamente quando siano assegnati; 1) il suo punto di applicazione, cio l'elemento materiale sul quale essa agisce immediatamente; 2) la sua direzione, o la linea secondo la quale essa muterebbe il suo punto di applicazione se agisse da sola e senza essef contrastata; 3) la sua grandezza o la sua intensit ferta a una unit. di forza ben determialla Varignon >, considerando la nata >>7.lL Mousson procede ultriomente << legge di Newton che connette la forza all'accelerazrone e definendo I'unit di forza per via dinamica: la legge del parallelogramma vettebbe allora a dipendere dalla composizione dei movimenti e quindi dalla somma dei segmenti orientati. In tealt, questa enfasi empirca eccessiva: poich il concetto di forza non pfe-esiste alla sua rapptesentazione geometrica e I'optate per essa deriva, in ultima analis, da una convenzione, pur sorretta dalla utilit applicativa e le. dalla immediatezza sperimenta Come potremo dunque rispondere alla domanda sopra posta sul carattere della regola del parallelogtamma? Forse possiamo accontentarci della seguente conclusione tripartitz: 1) << convenzionale > la decisione linguistica che definisce la fotza come segmento otientato; 2) < empitico > il riconoscimento che tale definizione comoda e feconda di conseguenze utili; 3) di natura {( geometrica )) la regola del parallelogramma, la cui validit rimonta agli assiomi generali della geometria e alle regole di calcolo in essa vigenti.

>> > I re protaganiii: it < Rflepobgarl e il < Seilpolygon

733

problema geometrico e sulla possibilit di denire l statica jtr tcrrrrini non eucidei. I risultati ptincipali sono che: 1) la legge del parallelogramma in conncssione con la natura euclidea dello spazio; per l'espressione analitica della risultante Fn di due forze F uguali e concorrnti sussiste indipendentemente da qualsiasi ipotesi sulle parallele e vale Fn: 2F cos a dove 2a l'angolo folmattr dalle due fotze concotrenti; 2) la composizone di due fotze parallele legata al tipo di geometria nel quale si opeta: nel solo sPazio euclideo l'intensit della risultaflte Fn di due forze F uguali e perpendicolari a ufla retta uguale alla somma delle due forze date; nello spazio di LobacewshiBolyai essa offcrta

dove 2b la distanzatra le forze F e dove k la costantc i di Gauss; nello spazio di Riemann essavale 2F cos ; 3) possibile invertirc f, la questione, e cio, data la legge di composizionedelle forze patallele, dedurc \e relaztont tra F1, F e b nella forma Fn: g, b), o anche, corne lecitrr sotto un'ipotesi di associativit, nella forma Fn: F9@); la sola ttalica, ossia il solo impiego della propriet associativanella somma di forze patallele, consente di dedure l'equazione funzionale: da Fo2F cosh

rp@)r: e(2b) 2 f
che ammette quale soluzione :

(18.3.1)

fbl ?: e"p L;l

b ."Pt ?ll L

(18.3.2)

con c costant in generale complessa; specificando per c i tre casi possibili, teale, immaginario, infinito, si ottengono tre leggi possibli per la composizione delle forze e, conseguentemeflter tre tipi di relazioni tra i lati e gli angoli o. Geomcdi un triangolo, espressvi delle propriet gometriche dello spazio tria e statica appaiono fuse come in un unico discorso, due letture alternativc ma equivalenti della medesima realt concettuale.

18.3 STATICA E GEOMETRIE NON EUCLIDEE


Durante la seconda met dell'Ottocento, l'ingresso delle geometrie non euclidee diede origine a un interessante filone di ricerche sulla composizione statica delle fcrze, in relazione ai traumatici sommovimenti inten enut sulla teoria delle parallele. La regola del parallelogramma torn al centro del dibattito scientifico, da un punto di vista diverso dal passato. Mentre primr, autori come Lagtange, Laplace, D'-AJembert, Foncenex, Cauchy, intendevano dimostrare la composizione delle forze quale < verit. > indipendente dall'esperienza, or^ l'^ttenzione si spost sullo stfetto rapporto che lega il problema statico al
6 I{. Culmann, Traitl dc StaliEts GrdpbiEte, cit., p. 145. 7 .4, Mousson, P/t):ik a4[ Crr kgt er Etjaltrfutg, 1, p. 26, Zigo,

18.4 I DUE PROTAGONISTI: IL < KRAFTEPOLYGON > E IL < SEILPOLYGON >


II r.ero momento fondativo della statica grafica si ha con I'introcluziottc ci due figure: il poligono delle forze (Krftepolygan) e il poligono funicolrtrc (.\'ci/lob.qwr).Vediamone il significato considerando il problcma cli clctcrnrinnrc
3 A. (cn<rcchi, lri frtui l,,tcfi c//i ncLcanim c thllz geottattid in rcla;irtn al parnldh ni l:nl1.' '1\rrn, an mlil'a, 1t,11! S , , c . l r : r l . d c l l c S c i c n z c ( 3 ) " , 2 , p . 1 5 3 , 1 u ( r 9 .( l i r . l l . l \ , u . ) l ^ , I x r ( r n c scgg., In'rgl,r, 190,

1A5a.

756 la risultanteF* di un sistemadi forze Fr, Fr,..., F" giacenti su un piano. -A.nzich ricorrere alla pedissequaosservxnzadella regoJa del parallelogrimma, componendo a due a due tutte le forze, s pu seguire una sempliceed espressiva costruzione (fig. 18.3): scelta una certa scala delle forze si riportano i se_gmenti 01,"12,... parallelialle orze e ad esseproporzionali,uno di seguito all'altro;_ ottiene cos la polgonale012.,.n; ebbenel segmentoOn "prosi porzionale alla risultante Fn e ad essaparallelo. Per determinarcla tetta d'azjone di Fn si proiettano i punt 0, 1.,2, ... da rrn pnnto generico P del pano; quindi si decompone la forza Fr, nelle direzioni AL', 2, 7, parallele ai ieg-e.rt 0 p, P1; analogamente, forza"F, decomposta la secondole rcft.' l'Z e 3,21 patalleleai segmenti\P eP2; cos via, sino a Fo che viene ricondotta alle componentisecondo 3'n'e Bn'paralleTea 3P e a Pn. Orma Ia cosa fatta: t u t t e l e c o m p o n e n ti n t e f m e d i e e c o n d o , 7 , e 1 ' 2 , , 3 , 2 , e 2 , 3 , , . . . , n , 3 , s 2 e 3'n', si elidono a vicenda; restan vive solo la prima e I'ultima, secondo A 1' e B n', alle quali il sistema Fr, Fr, ..., F. equivalente. il loro punto Per di incontro deve passarela tisultante Fn che cs completamentedeifinita. Ia poligonale 012,...,n prende il nome di poligono delle forry; la poligonale A1'2' , ..., B prende il nome t poligana .funicolare. Perch questo nome? Lo si intuisce osservandoche una fune flessibile e

it KJle1al1gane il << t Seilqabrgo,' > I k p1,otag,nsti: \<

737

inestensibile soggetta in -A. e in B a traziotll di intensit proporzionllc n PQ , e a n P r i s p e t t i v a m e n t ee t n 1 ' , 2 ' , . . . , n ' a l l e f o r z e F t , F r , . . . , F , , , s i d i s p o 6 g appunto secondo la poligonale A1'2',..., B. In realt, l'mmagine dclla funo non sempre adeguata; ad esempio, se alcuni lati del poligono funicolrro risultassero compressi, si dovrebbe sostiture alla fune una catena di sbarrcttc rigide incernierate in 1' , 2' ,.... Comunque la denominazione ha vinto gli scruooli dei nutisti ed entrata nell'uso comune. La cstruzione ora descritta ou sembtate a orima vista solo un utile accorgimento per non dover allungar smisuratamnie il foglio di disegno quanclr i punti di incontro delle dverse rette d'azione delle forze vanao lontano (c questa gusficazione spesso addotta nei testi scolastici di statica grafical); ma essa racchiude in s ben altra esptessivit, Riferiamoci, ad esempio, al caso di pi far1e parallele, per il quale la regola del parallelogramma verrebbe meflo, mentre I'applicazione del poligono funicolare torna snza varianti (69. 18.a). I lati del poligono delle forze si dispon-

1l=-\

2 f-----i' I

3rnl'

Fig. 18.4.

Fig.78.i.

gono su una retta parallela alle forze date; proiettando i punti 0, 1.,2,..., t'r da un polo P distante H da tale retta e tracciando il poligono funicolarc A1,'2',..., B, si ottiene la posizione della risultante Fn dall'inconto clci lrti terrr-rir.nli -4. 1' B n'. ,.Se le fotze sono due, le dstanzc di Fn dallc cluc componenti Fr, F, stanno ncl rapporto invcrso dclle componenti stessc. Si considcri ora un punto qualuncprcO rispctto al rlualc clcbbano csscr vlutti i ntott-tcttti ) c l c l l cf r r r z c l r r , l r ! , . . , n o n c h i l n . r ) m c r k r l c l l u r i s u l t r n t c f n . , S c g n t t n p c r ( )

758 va rett^ t parallela alle fotze, si ptolunghino

La ltalicasrafca i lati del poligono funicolare

Tratu{ane grafca delle eqta{oni canlinali

?t9

sinch essi incontrino la retta r nei punti 0,1,2,..., n, rispettivamente. Ebbene, i segment 01,12,... msurano, in una certa scala, i momenti di Fl, Fr,... rispetto alla rtta r, ov\'ro, ci che lo stesso in queste circostanze, rspetto al punto O, Infatti, fissando l'attenzione, ad esempio, sulla forza Fr, s tco. , .- ; ^ n o s c ec h e i r r i a n g o l i | 2 2 e 1 2 P s o n o s i m i l i ,p e r c u s i h a : (12):.lz: ( 2):H

0=3

(t8.4.1)

essendo d, la dJstanzatta Fz e t. Dalla (18.4.1) deriva:


/l t\------. \"te2 . H

/ | t\.1

*E

(18.4.2) Fig. 18.5.


il momento della risultante FR dato

come si voleva dimostrar. Owiamente,

dal segmento ( n) sempre nella stessa scala, ossia nella scala delle forze divisa per la h\nghezza H; il che conferma il teorema di Varignon (cfr. l par. 3.5).

18.5 TRADUZIONE

GRAFICA DELLE EQUAZIONI

CARDINALI

Tornando al casogenetale, KrAftu?zlJgonil Seilpojgon iI consentono di e


tradurre in linguaggio esclusivamente grafico le equazioni cardinali della statica. Dato un sistema di forze complanari, se accade che il ?oligz|to dellefor1e chiaso, r-uol dire che Ia risultante nulla, e quindi vale la prjma equazione cardinale :

per P/ tagliato dal poligono funicolare chlso l.'2'3'fl'7'i nell'altro i vertici del poligono delle forze 01230 ptt esso chiuso sono proiettati dal polo P. Di pi: I lati carritpordenlidei dte diagraruz,ti fra kra paralhli e Jelineeclteconsona e aerganln at panla nellaprima fgura, farmana an paligono chiato nella seconda aiceaersa.Dte figure piane che godano di queste propriet son dette fgarc reciprodte, portano dunque in s questa nascostaarmonia Il KrftepalJgon l Seilpofigon e geometrica: generano duefgare reciproche.

Fr*Fr*...+F,:0

(18.5.1)

l'equiSappiamobene che questacondizonenon sufficientead assicurare librio. Ad esempio, per il sistema della fig. 18.5 essa soddisfatta, e pure il sistema non equilibrato, poich equivale alla coppia descritta dal primo dall'ultimo lato del poligono funicolate,ossia dalle orze A1.'e 83'uguali e contrari ma non agenti sulla stessalinea d'azione. Affinch valga l'equilibrio, occorre dunque che 1l prina e l'altina lato delpaigano ftnicalare sanocarcdutti; ci corrisponde alla secondaequazioncardinale: (P, O) F,- (P,-O) \F,i...-(P"-O) F^:0

(18. s.2)

che impone esserenullo il momento risultante dell.e fotze Fr, Fr, ..., F" appli cate ni punti Pr, Pr,..., P", rispetto a un punto qualunqueO. Consideriamoora un sistemaequilibrato di forze concorrent.itutte in unu stessopunto P' (fig. 18.6). Ripetuta la costruzione del poligono dele forze e del poligono funcolare entrambi chiusi, si awerte subito che una sngoare somiglianzalega due diagrammi: in uno il fascio delle linec d'azione passanti

I;i1. ll.6.

760 18.6 IL SISTEMA FOCALE


Di che < strani animali > si tratta? Pr gettare un breve sguardo su questo mondo scomparso di immagini e di concetti che era il pane quotidano degli studenti d'ingegneria, verso la fine dell'Ottocnto, e costituiva forse per loro (o per loro ptofessori) i massimo dell'evidenza, occorre prendere il discorso un po' da lontano, considetando la composizione delle forze nello spazio: in generale un sistema spaziale di forze riducibile a una fisultante Fn e a un momento tisultante Mn che pu esprimersi come coppia di fotze f agenti su un piano ll. Permane rria celta libert nella scelta delle forze { poich se ne pu mutare l'intensit, mutandone conseguentemente la distanza, e si pu far passare una di queste f pr il punto O in cui la tett^ d'azlone della risultante F3 interseca il piano r. Componendo FI| con tale f si ottiene una forza R, e il sistema viene cos ridotto alle due sole forze R. e t la prima passante per O la seconda giacente su r (fig. 18.7). Facciamo variare l'ifltensit e la direzione di f, variandone nel medesimo tempo la dlstanza d.a O, in modo che Ms: : d A f. Mentre la retta d'azione di f descrive il piano n, la tett^ d'azione di R descrive la stella di cefltro O. Per ogni determinazione, le due rette si dicono reciprache.

?l

tttc'"
t ' j

Fig. 18.8. jlia 01r rap?rrenta la tztalit lh rette reciproclted se rleri pallanti per O. Al contrario quanto pi la f si allontana da O, tanto pir essa deve diminuire e la R si approssima a Fn; al limite la reciproca di una retta all'infinito ha la direzionc principale; il punto all'infinito della direzione princpale il foco del piano all'jnfinito e un piano cui appartenga la direzione pfincipale ha il suo foco all'inErito. Se poi si muove il foco O portandolo su O', O",... lungo una rettr r, si dimostra che i corrispondenti piani focali descrivono un fascio che ha per assc la rctta t* reciproca di r (fig. 18.9.a). Se invece l foco O viaggia su un prn,rn, i piani.focali cofrispondenti formano una stella che ha per centro l punto (), roco cl1 . Non scoraggiamoci dinanzi a un cos faticoso gioco di immaginazonc I Pensiamo ad un poliedro << euleriano >, tale cio che il numero dei vertici V, il numero delle facce F e il numero degli spigoli S rispettno la relazionc V + F: S f 2 (fig. 18.9.b); interpretiamone i vertici O', O",... come .foclti e le facce come porzioni di pian focali ll',i',.... Questi piani focali avranno a loro volta dei fochi ', ', ... che possono esser visti come vertici di un nuovo poliedro le cui facce appafterfanno ai piani focali dei vertici O', ()', ... del primo poliedro. I due poliedri, l'uno isctitto o circoscritto all'altro son dettt reciproci. Se il primo lo , anche il secondo un poliedro < euleriaoo > e ogni spigolo formato da due facce ha per retta reciproca lo spigolo d:ll'altro poliedro che congiunge i due vertici, foch d quelle facce. Ebbene, proiettando nella direzione principale rette e poliedri rcciproci sul piano ortografico, si ottengono f.gure reciproche. Yale l teorettafoulattnrrht/c: due retle reciproche i proieltatto nrl piaru ortografto fu dte refle paralch; sc inhtti t e t* sono due rette reciproche e r* il piano proiettante la r sul piano ortografico, r+ der.e iocontrare rc* nel suo polo che all'infinito poich n* contienc la direzione prncpale; ossia r* parallela a ra e quincli si lrroictt irt lrna rctt^ plrallcll alla proiczionc d r (fig, 18.10). (li p()st(), c()nsi(lcrto r.rl c P ( ) l i c c l r o i l s t L o r c c i p r o c o ,i l o r o s l r i g o l i s , r n o l r l u c e t l u c r c t t c t c c i p r o c h c ; p c r l l ) l ( ) , n c l l i t p r o i c z i o t t c ,r t o g r r i I a t o t l i u n t l g L r r l c o r r i s l ' l o n < l u r r l r t l o p a c

Fig. 18.7. Il punto O si chiama foco del pano r, e questi si chiamapiano focale.Ancon: 7a tetta d'azione di Frr,plsnds il nome di dire{are principale e un piano normale (fig. 18.8). Nel casoin cu Fn sia alla direzioneprincipale detto pi^no zrt(,grafa perpendicolatea n e quindi coincidano il piano focale e il piano ortografico, la direTione ?rinipale denominata arre centrale.Stabilite tutte queste definizioni, una coposa messe di coffispondenze pu esser taccolta:. ad esempio se la f si sposta patallelamentea se stessa,la R descrive un fascio di centro O sul piano dell'altra f e di Fn; e quanto pir la f si av-vicinaa O, tanto piir del.e crescere la sua intensit silrlo a diventare infinita. Al limite, quando la f passasse per O, la R diventerebbeessapure infinita appoggiandosi sul pano r: f e R () prenderebbeto la stessalinea d'azione; perct il fatcio di cenlrct cztlcn c/ /o

762

Il paligatlo tnicolare e il paligo a d e farye

76tt

18.7 IL POLIGONO FUNICOLARE E IL POLIGONO DELLE FORZE COME FIGURE RECIPROCHE


Eccoci tornati alla definizione che ci aveva consentito di ticonoscere ncl poligono funicolare e nel poligono delle forze due figure reciproche.Se le lincc a d'azionedelle forze Fr, F2,...,F" appartenenti un piano (che si support il piano ortografico) convergono in uno stessopunto, i due poligoni essere possono essereintesi come le proiezioni ortografiche d due pitamidi n-edtc. La fr,g. 18.11 che illustra il caso tratta dalla celebre opera di L. Cremonae dove questa teotia largamente sviluppata.

[)tl
Fig. 18.9. 1 F i g . 1 8 . 1. rallelo dell'altta e a n spigoli formanti in un poliedro il contorno di una faccia cortispondono nell'altro n spigoli concorrenti in un vertice, foco di quela faccia. Anzi, leggiamo direttamente dalle parole di Cremona la discussionedegli altri casi, cambiando solo le notazioni: <(Se le forze sono parallele, il poligono delle forze si tidurr ad una tetta, ossiala basedella ptima piramide sara perpendicolareal piano ortografico; e l vertice della secondacadr all'infinito; vale a dire, il secondopoliedto sar un prisma avnte una sola base a distanzri 6nita. Questo caso llustrato dalla fig. 18.12(...). Consideramoora il caso che le forze non concorranoin uflo stesso punto. Assumasiun seconclo generale, polo P', si congiunga ai vettici del poligono delle forze mediante rette, c costruiscasiun secondo poligono funicolare, corrispondente al polo P'; cio un poligono, i cui vettici cadano sulle linee d'azione delle forze, ed i cui lati siano rispettivamente paralleli ai raggi uscenti da P'. Vedi le fig. 18.13 ncllc quali raggi uscenti dal secondo polo, come pure il secondo poligor.r<> funic o l r c , s o n s e g n r t i t t r r t r i n o n c o n t i n u i .
0 L, Crc,n(nr, Le.lijnrc rniprocln Mlld rtatia {nli,t, l\fil,tno, (1f172), 18791

Fig. 18.10.

764

Il poligota Jnicakre

e il paligota dplh for<e

76'

1\,
Fig. 18.12. < Per tal modo, l diagrammacostituito dal poligono delle forze e dei raggi proiettanti per P e per P', ed il diagramma costituito dai due poligoni funicoreciproci. Il primo lari e dalle linee d'azione delle forze sono manifestamente la proiezione di un poliedro * formato da due angoli solidi n edri le cui facce corrispondenti si seghno lungo il contorno di un poligono gobbo di n lati; il secondo la projezione di un poliedto compreso fta due poligoni piani di n lati, tali che lati dell'uno incontrino ordinatamentei lati corrispondenti delI'altro. <<La.tetta. che nello spazio congiunge vertci dei due angoli n-edri del primo poliedro la conjugata (la recproca) d quella che comune ai piani delle due basi del secondopoliedro. Donde segue,attesala Ptopriet che due rette conjugate hanno di ptojettatsi ortograficamente in due rette parallele, qaalmque(r's'), (t"s") de' duepaligtri fanicalari si segano c}aedue lati corrisponclei 'o. de' Jlpru /tta retla f$a, che parallela alla congiangenle duepali P, P') Quel che abbiamo qui sottolineato un teorema fondamentale di Culmann "; pet tendedo pir evidente satbene rifetirsi all'esempiodella fig. 18.14. La sua dimostrazione,del resto, pu esserottenuta direttamenteconfrontando dapprima i quadrangoli AI1"1' e PP'1O tra loto simili, donde ,A.I parallelo
* Questo poliedro ha 3n spigoli,2n facce ttiangolari,2 angoli n-cdri c n angoli 4-edti. L'altro poliedto ha 3n spigoli,211 angoli ttiedti,2 basi che:sono poligoni di fl l^ti, ed n fncce quadrilaiere(Nota del Cremona). ro lbidem, pp. 9, 10. Ir K. Culnrann, cit., p. 15.

F i.s. 18.13 fg. a ori,(ule di L. Crcttam) . (la

766

Il prablena imteru

7tl

11 1..-'-"

ul --l:> "r'-, -f--i / i . , . !...-'--t ..'t.-'

,'

1,, ...
Fig. 18.15. sopra, senza che sia possibile per ricorere alla rcgola del parallelogramma (fig. 18.1). conveniente al7ora" utilizzare la costruzione del poligono funicolare, facendonepassareil primo lato pet il punto A; se I'ultimo lato interseca la

i ," ,," I ,,,;,.."


tFig. 18.14.

t , '

).'1 I

7,:x'r' "2'l

III2"2' ePP'27, ancorasimli, donde ancora III a PP', quindi i quadrangoli a parallelo PP, e via di seguito.

18.8 IL PROBLEMA

INVERSO

) venuto il momento di affrontare ( graficamente il problema inverso: ttovare le componenti di' wna forza assegnata. un problema quello cio di della tisultante dei importante sul piano applicativo poich alla decomposizione carichi legata.Ia. determinazionedelle reazioni vincolari, almeno rele strutture statcamentedeterminate. Se le componenti sono due e ne sono definite le rette d'azione a, b, la cosa addirittura balrale, poich basta la regola del Naturalmente nuuurio che il punto a parallelogramma risolverla (fig. 18.15.a). di concorso delle due componenti appar:teng alla tetta d'azione della forza'; in caso contratio, la decomposizione impossibile. Qualdo a una delle componenti sa imposto di passarep un punto A, e dell'altra sia notz la rtta d'azione b, la soluzione deter4inatdal riconoscimento che la retta d'azlone di questa componente deve passaredal punto di ncontro tra ^ e l^ etta di F (flg. 18.15.b). o, Pi interessante il problema di decomporre :una f<>xza meglio, un comc ssegnate forze (ad es. F1, Fr, Fr), in due comPonenti piano di sistema

Itig.IL16.

768

La lralicasraf'a

grafca delterea<iot1i delh sallecitaqioni Detentina<ione e

769

fetta b nel punto C, si congiunga A con C; quindi, tracciata da P una retta patallela alla AC, si tiri da 3 la panllela alla xetta d'azione b, sino al loro punto di incontro 4. Il segmento 43 propotzionale alla componente secondo b; il segmento 0 4 proporzionale alla componente passante per A. La dimostfazione mmediata se si cambia il verso delle due componenti ora determinate : sse infatti, mutate di segno, equilibrano le forze Fr,4, F", e mediante la costfuzion grafr.cache si descritta si appunto ottenuto che il poligono delle forze 012340 sia chiuso e il poligono funicolare abbia il primo e l'ultimo lato coincidenti. La decomposizione d.i ana forza F in tr o pi nel piano, indete-rminata le componenti passano tutte per ul medesimo punto appaftenente alll, rctt^ se d'azione di F; impossibile se sse concorrono in un puflto esterno alla retta d'azione di F. Ha invece soluzione unica il problema di decomDorre wa otza F secondo tre rette a, b, c tali da fotmare insieme a F un quadrilatero. Con riferimento alla f,g. 78.17, basta ad esempio trovare dapprima le componenti F", Fd di F definite dalla rcLta a. e ^ una etfa ausiliatia d passante per il punto di incontro di b e c; quind le component di Fo secondo b e c. immediato vetificare che la soluzione cosi otrenura unca.

cerniera luogo a una rcazione ditetta in modo qualunque ma passante d" pcr il vincolo (fig. 18.18.b); inveceI'inca$ra pu sostenere ogni componenterc,lttiva e quindi nula si pu dite a priori (fig. 18.18.c).

tNA#

/ f / Fig. 18.18. c

18.9.1 La trave appoggiata Calcoliamo dunque le reazioni sugli appoggi della trave della fig. 18.19, sottopostaa"Ileforze yerticali F1, Fr, ..., F". Si tratta di riprendere banalmente la costuzione desctitta nel paragtafo precedentea proposito della decomposizione di un sistemadi fotze in due, essendodella prima noto il punto di applicazioneA e della secondala tetta b. Ttacciato il poligono funicolare a. partire da A, con Ia sua retta di chiusa AC, la parallela pr P alla AC determina sul poligono delle forze il segmento (n, nf 1) proporzionale alla rcazione in B, e i segmento (nf 1,0) proporzional alla reazione in A. Si noti che per ogni sezione s il momento risultante delle forze a sinista di s dato dal segmento y (nella scaladelle forze e delle lunghezze)moltipli-

Fig. 18.17. 18.9 DETERMINAZIONE GRAFICA DELLE REAZIONI E DELLE SOLLECITAZIONI


Tutto ci, come si detto, pu servire a determioaregraficamentele reazioni ai vincoli di semplici struttute. A tale scopo, si deve ricordare il ruolo statico esplicato dai vincoli stessi: ad esempio, per citare i pir comuni e i piir importanti, I'appogio sewplice, rappresentato nella fig. 18.18.a,eserciteunr reazione la cui retta perpendicolareal piano d'appoggio; I'appl&gil dnppioo la

t8 . 1 . 9

770
cate per la distanzapolare H: lo abbiamo veduto nel par. 18.4. Quindi le otdinate del poligono funicolare rispetto alla linea di fede AC oflrono il diagramma del momento flettente. Il diagramma della fc>rzadi taglio si ottiene invece su una retta orlzzol1t^le passanteper il punto fl + 1 del poligono delle forze verticali di carichi, ordriportando, su ogni tratto imitato dalle successir-e nate pari a (0, nf 1), (1,nf 1),... che indicano in ogni seziones appunto la somma algebrica della reazione in,A. e delle forze a sinistra della sezione stessa. 18.9,2 L'arco a tre cerniete Vien bene padare qui subito di un altro impottante esempio, quello delossia del sistema costituito da due sbare incernietate agli |'arco a tre cerniere, in ,4.,C e collegate tra loro a cernera in B. Il carico dato da certe estremi lotze Ft, Fr, ..., F" applicate alle sbarre. Se si assumecome linea di fede per il diagramma del momento flettente (analoga alla AC del caso precedente)lo stesso schema struttural ABC, il poligono funicolare dovr avere ordinate nulle in A, in B e in C, dove sono le cetniete: n altr termini, il problema sta nel trovare un poligono funicolare, tra gli infiniti che coflnettono le fotze date, passantepr i tte punti A, B, C. Tale poligono esiste ed unicamente determinato. Tra le numerose costruzioni proposte, opportuno rcordare quella wtilzzatada C. Saviotti in una sua importante Memoria del 1878, sulle ttavature reticolari a membri caticati\2: una reterata aDDlicazione del teotema fondamentaledi Culmann da noi ricordato nel par. 18.7. Si inizi con un poli... che corrisponde all'aver scelto un polo Pr; in gono di tentativo genrlesso non passerper B; cio, nel caso della fig. 78.20, 1l lato 3'' 4'' non intersecherla cernera in B. S provi allora con un nuovo poligono e Al'2'3' ..- in cui il primo lato coincidacon quello del polgono precedente quatto lato passiper B. La tetta di Culmann dove s incontrano i lati omoloi ghi del primo e del secondo poligono allora la A 1"'; ci determinail quarto lato B 3" del secondopoligono e quindi anchela posizione del polo telativo Pt. Non basta: in generale l'ultimo lato di questo nuovo polgono non passera per C. Arriviamo cos a un terzo poligono A7'2'3' ... per il qule la retta di Culmann che lo lega al secondo la stessaAB. Prolungando l'ultimo lato del scondo poligono sino a incontrare la AB nel punto E, e congiungendo E con C, si ottiene l'ultimo lato del terzo, definitivo poligono e quindi anche la posizione del suo polo P. f segmenti P 0 e n P rappresentanoin grand.ezza, direzione e verso le reazioni nele cerniereA e C. La costruzione del poligono funicolare passantept tre punti pu essere applicxa al cahok degli archi e delle ualte secondo l metodo di NIty (cfr. iI pat. 9.12); infatti la curua dellepresioni, a cui quel metodo fa rifetimento, altro non che il poligono funicolare pi colrettamente denominato, essendogeneralmente l'arco compressoe non teso.
, C. Saviotti, Le tturahli,e reticolai a neri)ri caiati, "Atti R. ^ccrd. Lincci", 1878.

ltilctt

ru sdfra

del/a gean ria d!/k na$e

771

Fig. | 8.20.

18.10 RILETTURA GRAFICA DELLA GEOMETRIA DELLE MASSE La miglior palestra il prestigioso per esercizio metodigraficipiir rttldei
nrti fu forse, agli occhi di Culmann, la traduzione nel nuovo linguaggio dclllr .gcomctria delle masse, questo captolo certamente riguardevolc ma, in ln tlc cont, abbestanzalimitto, dedicato il maggirir numcro cli paginc ncll ,\'t,ttqrc ,qrapLiqte (e<lizione francese clelltpera) sotto il nome csprcssivo rli < A[ottcu/.r dn fitrnt /ara///c.rt> ']. Se nc comprendc a mgionc: la tcorit rlci
rr K. (illrr|| , lhitl h .\'tttitttk t!1tl'Lltr, t;i|., 1)P. 303,473.

772

La laticasafa

Ritexura grafca delta seanxria deth narse

nt

momenti del secondo ordine e dell'ellisse cntral di inetzja (inttodotta dallo stesso Culmam) riusciva a fondersi, sjno a diventare tutt'uno, con la teorja delle coniche su cui la geometia proiettiva avva spigolalo ogni pir minuta osservazione utile inutile); qui la statica gtafrca. trovava la sua parria natu_ _(e rale, rendendos.ialla nuova geometria. la rilettura gtafica della geometria delle masse s'awale di una originaria ridaqione: le masse_ pi .in parricolare gli elementi supeficial di una"figura (o piana) sono ricondotte a lorze paxallele di uguale verso e di intensit. proporzionale. alle masse stesse (o all'area degli elementi superficiali). Con- qu-esto accorgimento, la ricerca di un asse baricentrico diventa la ticerca della linea d'azione della risultante dj tall fotze parallele e la posizione del barcento corrisponde al punto di incontro di du assi baricenici valutatiin due direzioni distinte. Perci la costruzione principe della statica gafrca, quella del poligono -volta delle forze e del polgono funicolar manifesta anra una it suo rlolo tisolutivo raccogliendo ad unit l'intera feotia. fr1. 18.21 rappresenta sinteticamente il procedimento: le masse puntilu torml m1, m2, .. . I rrr sono state misurate dapptima mediante fotze patallele alla direzione E otnendo cos la rena d'azioi lo della loto risultante, quindi mediante fotze panlTeTe a7la, ditezione I ottenendo analogamente la" teia. qo.

Sia {0, sia l0 sono rette baricentriche e la loro intersezioneindividua il blrl. centro G del sistemadi masse. Non ancor tutto : ricordando che il momento rispetto a un asse{ di fotr paralleleall'asse dato da segmentiintercetti su { dai punti , t,2,...,; in cui i lati del polgono funicolare incontano 6 (cfr. il par. 18.4), si pu affcmate che il nomento staticoS, di un sistemad masserispetto a un assef trova la sua misuta nel segmento (0 n) cos ottenuto (fig. 18.22). Naturalmente occorrer tenet presente che la scala delle forze corretta dalla distanza I-I dcl

Fig. | 8.22. polo P proiettante i poligono delle <forze> proporzionali alle masse. Si ha dunque:

s: (oDH

(18.0.1) r

e s s e n d o . l ed i s t a n z ed e l l e m k ( k : 1 , 2 , . . . ) da 4 valutate nella direzionepcrDencllcotare v. ' Il calcoio dei momenti di inerzia JE rispetto all'asse { ottenibilc in mo<1oanalogo, iterando l'operazione grafica precedente e associandoallc massc r l 1 ,r n 2 , . . , f o t z e p t o p o r z i o n a l i a i l o r o m o m e n t i s t a t i c i ,d i i n t e n s i t < l i , 1 2 , . . . , Un__ secondr> poligono funicolarc risolvc- clunque la questionc. Proicttando

Fig. 18.21.

0, l,2,...,

i da un punto P a rlistanzl II c costrucnckil poligono funicolnrc r

774

La alia erafd

cotlct'de"

173

relativo, si determina il segmento (0* n*) al quale il momento di inerzia assialeJE legato secondola:
T- : t0+ n'\. HH

(18.10.2)

ra. Tuttavia la costruzione del Questo il metodo suggerito da Culmann secondo poligono funicolate pu anche essete evitata, se si osserva che:

Jr: ) -oyi : I (-ny*)yn: H | (<- 1,k)yo

(18.10.3)

La somma che compare il doppio dell'area Q tratteggi^ta nella frg. 18.23, per cui l momento dt inerzia assiale dato semplicemeflteda'

tornano identicamente, solo un poco pi complicate e soggette a un ccrto mtt. gine di approssmazione quando il contofno sia < irregolare >: si dividc clo la figura in sottili strsciolin, assegnando a ognuna disse una forza propor. zionrLle all'area. E curioso osservare che questa rilettura della geomet;i Aclte masse percor(e a ritroso i procedimento sguito dai meccanici del Settcccnto che si -occupavano,ad esempio, di statica delle vclte: a quel tempo l,idea cra di trasformare le forze (o i pesi) in superficie per ridurre tutto a cnsiderazioni geomettiche classiche e cio al calcolo di aree; verso la lne dell,Ottocento, invece, l'idea rovesciata e consiste nel trasformare gli elementi di superficic delle sezioni piane in sistemi di forze, per potervi applicare le consicleiazioni della statca grafrca. La frg. 18.24 d un'ideall,intrii di Lnee alfidate a laboriosi righelli e compassi, che gli ingegneri del recente passato conoscevan() menadito.

J :2HA

(18.10.4)

dove FI misurata nella scala delle fotze e f, in quella delle lunghezze. Questa c o s t r u z i o n e d o v u r r r M o h r ' 5

Fig. 18.2i. Sono prevedibili gli sviluppi formali: lo strumento grafico si ptesta bene allo studio completo dei momenti del second'otdine e dell'ellisse centrale d inerzia. Con l'ausilio della geometriaproiettiva si pu trattare anchela tiduzione dell'ellisseai suoi assi ottenendo cos i momenti principali e centtali di inerzia utili alla teotia della flessione. Nel caso di superficie piane, anzich di masse puntiformi, le cose dette
+ K. Culmann, cit,, pp, 367-370. I5 O. Mohr, tiberdie Be inwulg l d rliegra1LlrlteDat"rtellhE nfl Tt.irlrcils'nart1lt,1 rt.'w l: /al)ut, "Zivilingcnicur",p. 43, 1887.

F 9. 18.21.

Ormai i metodi analitici sono di gran lunga preferitj, poich l'uso ri rrn qualunque calcolatote tascabile ne ha abbreviato 7a fatica e ne ha migliorato la precisione.

18.11 CONCLUDENDO
(li siamo un poco rssucfatti allo < stilc > cclla stntica grnlca, nrl non nc lbbitmo tncort inctglto Jc l;rplicaziooi pir stringcnti c fccolrlc: <Jtrcllc chc so()rrr sofrrvvissulc, n()n()stnlc lutt(,. (lucstc rigrrartlirno lc /httu/urc rt:/icohri:

776
in tali travature affiorano alcune armone < proiettive > che le tendono, spesso, modelli materializzati di astratte figute geometriche; in esse i diagrammi reciproci acquistano un'evidenza sngolare. Soprattutto, poi, le costruzion grafiche iono partcolarmente comode e spedite, pir di ogni Programma di calcolo analitico. Valgano le patole di F. Jenkin citate, non senza compiacimento, dal Ctemona: ( Confrontate con i metodi algebrici, la semplicit e la rapidit di esecuzione del metodo grafico sono veramente impressionanti ; i metodi algebrici applicati a.lIe tta\atute, come ad sempio al sistema rWaren, dove sono prsenti numerose aste simili, conducono a ftequenti errori professionali, a causa della pesante notazione che si deve utilizzarc, e specialmente a causa della necssaria distinzione tra diagonali pari e dispari>'. A.lle travature reticolari dedichiamo il cap. 19.

19 LE TRAYATURE RETICOLARI

I9.1 UN-A,STORIA < EVOLUTIVA > DELLE TRAVA,T URE RETICOLARI


Sino a un cnquant'anni fa, nei testi d scienza delle costtuzioni pir diffusi, _ il tema delle lrauature reticolari campeggiava come argomento di prminente e sovfastante intefesse: ad esempio il grande tattato di H. F. B. Mllet-Breslau ', che ebbe ttadJi]zione italiana nel 7927 in qtattto volumi, dedcava alle travaturc reticolati isostatiche quasi tutto il primo volume, a quelle iperstatiche quasi tutto il secondo e circa met del terzo e del quato ; la celebre opera d C. Guidi r tornava di continuo su rali strutture, dapprima nell'ambito della statica grafica, poi a proposito degli elementi costruttivi, quindi nello studio delle incavallature, delle cupole e dei tetti piramidali in ferro e infine nella teor.ia dei ponti (travi reticolari, ponti a travate, ponti spngenti, ecc.); le Abandhxgen conclusve della << Meccanica tecnica > di O. Mohr 3 riguardavano quasi esclusivamente il traliccio piano e spaziale; pr recntement, l'intero seondo volumc st La Statca delle Caruqiori d G. Colonnett 4 trattara l travature reticoli isostatche e iperstatiche con tale mpiezza da farne, piu che un'applicazone tl. le altre, il modello privilegiato di ogn applicazione stfirttufal. C' un vecchio libro inglese stampato nel 1851 (uno tra i tanti di similc fattura) il cui autote G. Finden Varr, pa ando genericamenredi <equiiibrio delle strutture >, non solo assegnava ai sistemi aticolati di aste il ruolri ri rappresentarela variet delle costruzioni in legno e in ferro alternetjv. ".,,-1,icmentari alle costfuzioni in muratura, ma ne dava una sotta di storia ircllc.
I lL F.. B._{illcr Brcshu, Dr'r rrall)trcl)t ./dtik det lla k!/rxk/ia u,, I_ipsi, 1f87-96; .Di, ,trtfut lltI\ulcn do Itu/irkci|lrt, l-ipsi., 1886-93. z C. Gu;di, I,qi i .tt a .friry! dcl/N (.attqa i, 'l orino, 1896-97. r (). M,'hr, Ablnttlhnlot Mr lo C)tte tr rulni tu ^tcbdriA. Itcrtillo. 1905, { ( ; . ( - ( , 1 , , r l r c f rL a . l n t d l h t u , ! t t u < n , i , t n t i r t , , 1 t i 2 . '

16 L. Cremona, cit., p. 7.

778

L, trulalxft t etiald

U a lloria

<<era/Ltira), elle traralte

reliolai

779

immaginandone una vicer.rclaevolutiva di gusto < positivistico >, dal semplice al complesso. Senza voler dare credito, per carit, a un semplicistico modello di crescita delle forme, 1o schema < positivista ) pu rivelarsi eilicace da un punto di vista didattico. Per questo sfoglieremo insieme qualche pagina del Finden l7arr riportandone le figure originali ancora allusir.e al legno. ( I-a costruzione delle coperture, se la luce considetevole, un'impresa nella quale tutta I'abilit del carpentiete messa alla prova e, con la composi'. zione delle parti, presenta la maggior difficolt > Cos inizia il nostro autor, e prosegue ossetvando che Ia soluzione pir semplice mediante travi otizzontali ha scatse rsorse pet ragioni statiche e tecnologiche; ecco dunque un primo accorgimento: usate due puntoni AB e -{C spingenti sui muri come nella 6,9- 1,9.1,a; tuttavia, anche questa non una soluzione sempre accettabile, anzitutto perch le spinte otrzzonta.l esigono robusti contrafforti che < solo negli tealizzati, in secondo luogo perch su grandi ediflci ecclesiastici > possono essexe intetviene la flessione delle travi AB e -AC. < E non tutto: la forte Penluci denza del tetto che richesta, d un effetto sgradevole agli occhi, come accade in molte antiche copertute, ad esempio nelle Tuileries di Patigi, i cui tetti di ardesia son cos elevati da sembrare una seconda costruziofle sovrapposta a quella in mutatura >i.Per owiare a questo, usando puntoni poco elevati, occotte jn mente compensare in qualche modo la spinta; la prima idea che vjene quella adottata comunemeflte di introdurre una catena (tie bearu) tra Parete e deve essete prr"t. .om" indicato nella fig. 19.1.b. < Tale trave oizzontlle abbastanza robusta da resistere alla trazione ma non cos pesante da piegarsi o inflettersi nel mezzo; ci molto dillcile a essere ottenuto su gtandi lunghezze, per cui questo tipo di sostegno del tetto non conveniente se la luce o la distanza 6 (3,5 -4 m). Tra le < invenzioni > della tecnologia ira le paieti supen 12 piedi, di quel tempo per le costtuzioni lignee, G. F. Watr ricotda l'ingegnoso procediittdi.uto nella fig. 19.1.c che consente di accrescere la portata di una -"tto

grossa trave traendone una struttura triangolare rbassatamediantc scmplicc opera di sega ("Transacton of the Society o Atts", 37). campatemaggiori lk evoluzione> inizia con l'apparire di un s()stcgno -Per verticale che contrasta l'eventuale inflessione della catena: yten d,ett<tntonao o coloxnella dagli ingles, king-post. e, Disponendosita A e D, ed essendomcsso in tensione sulla cinghia in D, questo tira le acctesce pressionedei puntoni a in B e in C e la truzione della catena,accentuandola connessione gli clctra menti; due nnlrafsi o ra<<o nettoai cJagonali favoriscono la tenuta de punton principali d,ell'incaualatara impedendo che essi possano inflettersi in li. Non c' copertura pi familiar di questa,aggiunge l'autore, su luci intornr> ai 30 piedi (9-10 m), ma non mancano esempipir impegnativi come ad esempo Ie capriate che sorreggono il tetto della cattedraledi San Paolo a Londra, ion i loro 42 piedi di lunghezza. Nella versione reticolare, lo schemadella fig. 19.2 si riduce a quelli tmcciati nella fig. 19.3 dove sono riportate anche .leggerevarianti; n ogni casovi sor.ro due puntoni (AB e AC), due contrafissi(DE e DE,) e tfe tiranri (BD, D(l e AD). Si ha cos\ I'incauallatura lede.ca: il suo flome t{adizionale. tale

Fig. 19.2.
A:la

Fig. 19.).

Fig. | 9.1.
s G. FinrlenVarr, l.)ya"licr, tntltttt/io oJ naclitvrv, t.tttilil)m aI ttt rl rc atd tlt ttcttx/L a.f I a t t : r i a / . t1 t . 1 2 2 , L o n d t r , 1 8 5 1 , , ('lb<lcnr, 123. l.

Aumentando le dmension, l'inr.entiva e la fantasia dei cosrrurron sr conrplicano secondo vie divetse che peraltro risalqono ad antiche soluzioni tnm r n d a r e l o c a l m e n r e .S i v e d r n o I e s t r u r r u r e d e i l " 6 g . 1 q . 4 . La ptma di esse rappresenta Ia coperrura delh b.rsiljc:rrli San l)rokr rr Roma (purtroppo distrutta dal noto incendio del secolo scorso), < rragnilco esempi<rdi semplicit e at<litezza su una can.pata )J di citc.t 26 m; puotoni cranrr rinforzati nclla loro parte infcriore cla un zrltro lcgno tletto .nl/afnh/lei ' o p c t a c r l s t a t a c ( ) s t r u i t n g l l ' 8 1 6c l c d i m c n s i o n i c c i s u o c l c m c r r r r r n r ) : l ) c r c u c r t c n a 9 X ( r c n t , l l c r i l ) u n r ( ) n i ( r , 5 ) < c n r ,f c r i s ( ) l t { r l ) u n t ( ) n i X 4 c m , 4 i.rcr

780'

Le lratiatu e rli olat i

Una taa << eto/t;la > delh tru)ature eticalari

781

il < monaco > 5,1x3,4 cm. La seconda capriata d.ella frg. 19 4 del tipo < alla Palladio > : se ne ha una brillante realizzaztone nella basilica di Santa Maria Maggiote a Roma. In questo caso, la catena, che caricata dal softto a cassettoni, viene ad essete sostenuta in tre punti intermedi. Gli inglesi, la cui fedelt monatchica traspare anche nelle denominazioni tecniche, indicano i titanti laterali col titolo Ai queen-post.

Con gli alla rivoluzione industriale, il fcrro -. -sviluppi tecnologici connessi diventato infatt < il materiale favorito per re grandi coperture e per molti dtrl mpieghi dove prima era usato universalmenteil legno. Si dimoittato tcodcr. mente sperimentalmente che il ferro rron solo pir durevole, ma anchc pl convenientee sicuro del legno; una capriatametallica poi pi leggera c fu essereottenuta a costi minori. L- principali apphcazjoni at meiatto e_ -ferroviari. 1...) ci hanno pet officine, laboratori, edifici._poriuali SpessoI'efftto gradevole pet la grande leggerczzadella struttura che resra visibile all,interno. La frg. 19.6illustra a capriataeretta nella stazion: di Birmingham pet la ferrovja Birminsham-Derbv > 8.

Fig. 19.6.

Fig. | 9.4. < Qualche anno fa, dice ota G. F. Warr, il Signor Nicholson ptopose Con l'impiego del ferto anzichdel legno per i king a$d qtln-partr. tale sistema, prende l'aspetto della fig. 19.5. Questa soluzione ammirevole la. tizvaara oer la sua tazionalilt tutta]/.ia stata combattuta da alcuni trattatisti di carirenteria con l'obiezione che l'uso del ferro imptudente, poich non ne esiitono molti esempi nel passato: e un'obiezione di tal genereha un gran peso "praticoni" u 7. Fottunatamente, il tempo dLragione a chi soprattutto per i di dovere, , \u ,opiioto iryle:e el signor Nicholson entrata di pieno diritto tra gli schemipir seguiti.

Merito inglese, dunque, anche questo, di aver ifltrodotto lo schema clcgante e geniae della fig. 19.6? Certamente flo: esso riferito al nome francesc di Poknceau.Pu intendersi come la composizione di < due travi armat a un so() contrafisso, inclinate secondo la pend,ettzadel tetto, rilegate da un titante oriz_ zontale che elide la spinta contro i piedritti > o. La descrizione della < Poonceau >> conclude l,excursasdi Finden Warr. Ma I'evoluzione continua, sia con successive < gemmazioni > di sub-strutture chc atricchiscono e complcano i modetli preceenti, sia con l,ingresso di nuovc forme e nuovi schemi. Da un lato nascono, ad esempio, inaavallature com_ poste a pir contfafissi o comunque tali d. concfntfar ,,., -oggr,,r. ,,r,-"r,, di,nodi su contono superiore dove sono applicati i carichi @. 19.7); thll'altto entrano in uso, con l'architettura del fero, tipi formalmeite pi libcrl e privi di una salda tradizione: incavallature spingenti o meno inteiprctabili come archi incastrati a 2 o a 3 cernere (fig. 19.8) talr.olta coacliuvati cla catc'c, Gi sappiamo quanto abbia influito sullo sviluppo di tali strutture, spesso inc_ dite, l'esperienza delle < Esposizioni unir-ersali >i nella seconda met (lell'()tt()_ cento (cfr. cap. 10). Non di rado il ferro ha dato veste nuova a sistcmi c()srruttivi remoti: il caso della trave Fink della fig. 19.9.a che riprencle nrrtivi dcll ' : t n r i c ra r c h i t t r t u r n o r m n n a ( f i g , l 9 . o . b ; . I.) probabilc per cl.resimili rjferimenti siano abbastanzl clsuali. Lc nuovc n l l , i ( l ( r p . 1 3 3 . , , ( j . ( ; u i ( l i c i r . ,t , ,

Fig. 19.5.
? Ibidem, p. 129.

t,.55,

782

Lc /rarature rctelari

Una rlaria <<eL'aliv delle tftalare reli.alari

7tt

formale ne ha risentito: mentre in passato ogni nuova stfuttuL crrr corrcdttn di memorie famtlra, di analogie, di referenze vicine o lontanc chc rrc rcndo. \.ano spontanea l'interpretazione e < quindi > gradevole I'aspetto, d'orl in pol essa deve giustificarsi automaticamente, per la sua coerenza statica, pcr lc rut atdltezza, per la sua razonalit, ecc. Lo stesso discorso va ripetuto a proposito ei plttti retialari nel passaggio dalla tecnologia del legno a quella del ferro. Le fig. 19.10 riproducono alcuni disegni originali del Palladio tratti dal ibto III del suo celebre tratat(): il primo si riferisce al < ponte del Cismone >, gli altri tre a < invenzioni pcr lc quali si ponno fare i ponti di legno senza porre altrimenti pali nel fiumc > ',,, Ognuno di tali schem avr. grande fortuna nel XIX secolo acquistando nuovi nomi: da essi derivano ad esempio le travi reticolari di Hou'e (fig. 19.13) c tli l7arren (fig. 19.12). Qualche cenno sull'evoluzone dei ponti metallici stuto gi dato nel cap. 10. Ora aggiungeremo che i primi ponti reticolari in fcrro sorsero negli Stati Uniti intorno a 1840. Si deve menzionare la figura emincntc di S. Whipple, progettista di numerose e importanti strutture e autore cli un trattato sulla costruzione dei ponti " dove viene sottolineata I'esigenz <li valutare l'effetto dei carichi mobili considerandone la posizione pir sfavorcvoic al riguardo della resistenza, e dor.e sono suggeriti metodi analitici e grafici pcr la determinazione delle forze interne in trayature staricamente determinatc. A causa delle dflcolt inconttate dalla ancor giovane metallurgia, nei ponti cli I7hipple, i correnti superiori sono in ferro gettato, mentre quelli inferiori c i diagonali sono in fero fucinato con una distinzione tra membri tesi e conrptessi che si richiama a vecchie soluzioni parzialmente lignee (fig. 19.11). In Inghilterra i primi esempi reticolari si ebbero nel 1845. Nel 1846 fu introdotto appunto il sistema lTarren (f,g. 1,9.f2) il cui calcolo corretto sccon(l(, Ia testrmonianza di Fairbairn'fu elabotato da W. B. Blood nel 1850. In |rancil. gi nel 1848, M. Michon aveva studiato metodi per il calcolo di grancli co;rcrture eticolari e ne aveva fatto argomento di lezione Dresso la scuola milittrc di Metz. Notevoli ptogtessi nello studio dello schema di Howe (fig. 19.13) c anchc di schemi pii complessi si debbono a D. J. Jourawski il quale, c(,n irtjcljr)r,si argoment, tent di risolvete per via statica tali struttufe ipetstatichc sottrr Particolafi condizioni di carco simmetr.ico o antimetrico prevedendo chc alcunc d e l l e a s t e d i a g o n a ir i m a n e s s e r o c r r i c h e ' , . <

Fig. 19.7.

Fig. 19.8.

Fig. 19.9.

teorie scienti6che sull travature reticolari hanno infatti gradualmente cancellato le differenze tra tipo e tipo, rendendone wnitatta la lettuta e impoverendone perci il lessico: 1I franework diventa cos semPlicemente una qualunque composizione di aste tese e compresse, i pantoni e liranfi, ed offerta all'inventiva del progettista la scelta di uno schema rispetto a un altro o la valutazione rigorosa della sua convenienza. Si potrbbe dire che la teoria scientifica cresciuta a spese della tradizione tecnica; ha moltiplicato gradi di libett, ma ha sradicato quelle norme, quei suggerimenti tramandati di generazione in generazione, quelle pteziose migliorie particolari che, accumulandosi nei secoli, a\.evano fatto < cultura >. L'esito

r0 A, Palladio, I qwttto /ibi de 'Athle ffa, Lth:frJ ltl, pp. 15 18, in Vcncti, 1571. rr S.l\lhipple, An EraJ o" Bdre B/di,A, Utic^, N,Y,, 1847. r? \f. Fairbaitn, On tie App/taliatu a Cdi and Vnql)l |rotl, p. 202, f-(ndr (1U5), 1H5tl!, t'l qucsto ttattato Fairbaitl1 approtbn.l I'anals dellc cxrrteristichc mcccnnichc rlcl fnr,, Llurli, l r n ; r l l e a b i l i t i l r i l a s s r r l e n t o ,g l i c r T e t t it c r n i c , i f c n o r e n i c i t L L i c r d < , v u r i r l l ' , r t r c r r , r r r r r r , itl,lt*:il rr l). J . J o u r t r v s l < if u i n c l ( , t n rl l l i ) s r l i , ) ( l i q u c s l i a r g , , D c n L i i n i ) c c x s i i n c ( l c l t ) f ( , s c l , ' c ( l c l l , l c,rstru/i',nc Jul fnt! \t/cr!1,,., 11814). I fisulr,rii furr() ptrbblic!ri prcs$, il "7,h'1rni'l (;lr'r''l{,, L l p r . v l L , r i . ,l ) u r c i S , , , , l . r h r n , . , i l , l , l L c l , n i h l x l n 1 " . 1 i 1 5 0 ,c s u c c c s s i v r r c n t c r e l l l 5 6 - 5 ? x I , i c r r r ! b u r g o , i n l u n s s s i ( , L 1 r , r p r e , r ( l c ; r n c h c, r r e , r r i rr 1 r , , s s i r n , r r,,lrc l r , r g l i , , l i c r r i r b l r i r | r , r |),rrlrrto ncl p;rr. 12.15 (clr. S.'li|l.slrcrrl<o: llttut t)/ .\'tt ,'!Jtt l ,lhhrl\, cjr., t,. 189). o

784

Lc lrara,tre

reicalari

Le prine

lraftaziorli

eletuehlari

785

F i g . l 9 . l 1.

Fig. 19.12.

Fig. 19.13.

I9.2

LE PRIME TRATTAZIONI

ELEMENTARI

Furono per due ingegneri tedeschi; J. Il. Schwedlere A. Ritter, i primi a conseguite metodi semplci ed efrcaci per l'analisi delle strutture rticol^ri staticamente determinate. Schwedler 'a aoolica alla trave rticolare la relazione di equilibrio : -- d M z

(re.2.1)

Nota allora la orza t taglio T e il momento M in una sezione dell trave, lc equazioni della statica consentono di trovate le sollecitazioni nelie aste che 'Watren di fig. 19.14, si intersecano tale sezione. Ad esempio, per la struttura determinano anzttwtto i diagrammi M, T relativi alla tave appoggiata soggetta allo stesso treno di catichi verticali. Con riferimerto alla sezione r-r, indicando con Ms il momento all'ascissa z del nodo S, e con t N. la fotzt normalc sul corrente inferiore e superiore , si ha Ms : \" FI e quindi : ^, , t\{s - 'l

(t9.2.2)
l)h . lr Brtkkba .uqtun, |, Z. lluuwcscn, llcrlino, 1t151.

Fig. 19.10.

'a

J. V,

Schwcdlcr,

786

Le tt aralare relicolar

Le prne tra a|iani elenentai

787

I
Fig. 19.15. Quando il contorno superiore e quello inferiore sono paralleli, come nella traue Mob della fig. 19.16, il metodo dev'esseteleggermnte corrtto per l'asta diagonale b il cui polo B va al'infinito; si impoff, ad esempio, I'equilibrio alla traslazione verticale tta la tisultante T dei catichi asenti a sinistra di .r-r e la componente yertcale della forza normale No:
T:Nr,cosa

(te.2.s)

Fis. 19.14.
con traziore alf intradosso e compressione all'estradosso. La forza normale Na nelle aste diagonal po esprimibile in funzione del taglio Ts secondo la:
-f^

No-

F*D

(1,9.2.3)
Fig. 19.16.

dove il segno positivo compete alle aste pari e il segno negativo a quelle dispari. Il metodo di Ritter 's ancor pir\ semplice e diretto: riguarda le travatufe a seqioni canonithe, in cui cio ttltte l arle ?zitr o e$re attrarcrate da seTiori s-s clte diaidana in dae la tratatara tagliandn al Pi re arte tan cafiorrefti in m ptlto. In tal caso, se a, b, c sono le tre aste tagliate, basta scrivere I'equilibrio alla rotazione rispetto ai punti -4., B, C in cui convergoro due di tali aste. Se M^, Mu, M" rappresentano i momenti delle forze esterne agenti a sinistra di "r-"r rispetto a A, B, C, le quazioni sono (fig. 19.15):

{r:N"d,

Mr:Nudr,

Mc:

N"d"

(Ie.2.4)

dove d^, d,,, d" rappresentano le distanze tra I'asta. a e il polo A, tra l'asta b e il polo B, tra I'asta c e il polo C, rispettivamente. Le (19.2.4), se ripetute sulle diverse sezioni operabili, determinano dunque la forza normale in tutte le aste.
rs . litict, 'rovcr, 1870tr. lalunc arc T/xiaric md Btnclnmz circrxu Daelt I lritr Cakltn/iM, I tl.t:.-

Sulle travature sezioni canoniche non pu ssr dimenticato il procedimento grafico esposto da I{. Culmann nel trattato del 1866 che gi conosciamo. Se la sezione rs taglia solo tre aste non concofrent.i a, b, c, si valuta (graficamente) la risultante R di tutte le fotze che stanno, ad esempio, a sinistra di r-.f. N" ricondotta al problema di A questo punto la determinazione di \, \, decomporre la R nelle tre direzioni a, b, c; il che si effettua decomponcnd<r dapprima Ia R secondo a e secondo la direzione ausiliaria p (cft. fig. 19.17), e quindi la ompoflente in p secondo b e c. Attiguo al concetto di tta-vatrTta a sezioni canoniche quello <li trnvatura a nodi cananici; tale una travatura tn cui eista a/ueno ttt nodo douecomcrEtm dut Jzle ar/e, lo?prcJre /e Eali, la lraua/ara reidtta preirla atzra ahluro ru uodofu cni otuerg4ro dtte ut/e a e, e cas aia, sino ad esattrire la s/r////ffa, cance//orto t dnc a dno le ae. Acl escmpio, a nocli canonici le mensola retic()lare ci lg. 19.18. I'cr qucstc travaturc (lulnrrnn 1>rtipone un'altra costruzionc gtafica di mmcdiata

788

Le lftralure

reticalari

Il ftola

i ate cone ?aradigha teario

7Sg

Na

Nrr\

evidenza che consiste nel disegnae i triangoli o i poligoni di equilibrio in osni nodo tta le foze esterne e le forze normali delle aste che tn esso convctqno; .il procedimento ha inizio da un nodo su cui si incontrano due sole astc ptos.eo" di nodo in nodo. N Culmann si ferma qui: gi nella prima edizine dlb GraphischeStatik egli suggerisce di unire in un solo diagramma i diversi poligon, ottenendo cos una stfana figura che sinteticamente rapPrcsenta lo stato della sollecitazione. Nella seconda edizione (francese) la < Planchc XVI > che illustrava il procedimento per tolta e sostituita con la ( Planchc I. Infatti, in X>> che riporta ( esempi tratti dall'opera del Signor Ctemona > quegli anni tra il 186 (la ediz.) e il 1880 (2a ediz.) il grande gomtra e meccaniio italiano aveva rivoluzionato l'|rtr.'rpretazrone delle travature reticolari canoniche, assegnando all'unico diagramma dei poligoni d'equilibtio nei nodi un inatteso, strardinario significato. Ma su questo dovremo tornar tra breve'

19.3

IL

RETICOLO

DI ,{STE

COME

PA.RADIGMA

TEORICO

Fig. 19.17.

"l--\ "f\ 'L---rl


.Fig. 19.18.

t--.. f,'.,
'--J

Il reticolo di aste incernierate agli estremi e caficato da forze sui nodi apparso subito un modello di notevole intelesse teorico, indipendentemente dalle slre immediate applicazioti costruttive; una palestra ideale dove Potevano sser mess alla ptova.le ipotesi e Ie soluzioni pr: astratte, perYenendo a strinqenti verifiche della loro attendibilit. Abbiamo veduto nel cap. 17, come Menabreu avess pensato il suo principio d ela:ticit riferendolo, in prma istanza, neoda degli reticolari iperstatiche; come Clebsch avess definito 1l s.u.o a tr2]\utffnre rpartaz,lenti facendo appello, anzittrtto, a un .Fathaetk i cui membri fossero priv i flessione; come Maxwell avsse tracciato i fondamenti el suo netodo delle - forry applicanolo a Jranet reticolari isostatici o iprstatic' Ci che caratte1j,zza questo tipo strutturale la sua completa aderenza allo schema geometrico che ne descrive la forma. Un gtttzzolo di punti e di line basta a definido del tutto: i punti sono i nodi, i segmenti che congiungono i punti sono le aste e le rette che passano per i punti sono le linee d'azione aelle forze. Le condizioni che govetnano la cinemarica del traliccio sono picnamente riassunte nelle propriet topologiche dei poligoni fotmati da vettici e lati; le stesse forze interne sono nella direzione delle linee che costjtuiscono il reticolo. Si comptende allota l'astrattissima definizione che ne d Maxwell : < A fratttt '7; un puro diagramma di lincc c syten if lines nxnecting a nawber of poinls r> ir /t punti affidaio alla carta da disegno. La geometria !a cos ]l sopravvento, poich 'analisi cinematica di tn frane semplicemente l'analisi di un inttcato poligono. Di piir: nella travatura reticolale il lessicotekttivo alle strutture nr()tli)aimetrsi.,nili elastiche ridotto al minimo: solo un protagonisra statico, la forza normale N, e solo un protagonista deformativo, la clilatazionc lincarc c
r K. Culnrnn, 1tui/ lc ,/atiqtc gtdflr4tc, cit., F. 298, I? (. Nf:{wcll, on th atrl trilfitn: aJ frutrtct, cir., p 2t)4 hn/.,ti.,t of rlr rytlibim J.

790

Le tra,atuft reticalai

D,]; polieh; d; trIdbiar a//efgre ncipracLte .ltaxrell i

79t

dipendente dall'allungamento Al dell'asta lunga I secondo la banale < equazione

N i, BA essendoal solito E il modulo d'elasticit di Young e A l'area della sezione trasYersale. Per questo il fraae diviene un paradigma ideae ancor ptima di apparr un utile modello per le costruzioni: l'equilibtio, la congruenza e il legame costitutivo vi sono rapptesentatiin una forma cos owia da eludere ogni quecon riferimento stione fisica che non sia pensabileed esprimbile completamerte alla struttura stessa.

, . d congruenza e: >:

^ t , e legataa N dalla relazionedi Flooke: ":

('i-*i) + (yi- yil : ti-

(1e.4.3

tra due nodi i, k qualunque di cootdinate (tr, yr), (tu, yr) con lil assegn^t(,, Ci garantisce non soltanto la determinazione gcoabbia caratteristica 2n-3. metrica della struttura. ma anche l'unicit della sua risoluzione statica,

19.4 DAI POLIEDRI DI MBIUS A.LLE FIGURE RECIPROCHE

DI M.{XWELL
Fig. | 9.19. Le analisi di Mbius restarono ignote agli ingegneri per molti anni; futono poi riscoperte 'i'erso la fine dell'Ottocento in particolare da O. Mohr. Tuttavia la (19.4.1) era enttata per akra via nel vivo d.elle trattaziom teoriche sui rcticoli di aste ad opeta di Maxwell. Questo autore nfatti aveva pubblicato ncl 1864, un secondo lavoro, oltte a quello ricordato da noi pir volte, che eta destinato a dir-entare la sorgente di una lettura rivoluzionaria di tutta la statica, c()involgendo in prima linea le travature reticolarile. l,'attenztone di Maxvell rivolta anzitutto alla pura geometria delle fgurc reciproche. Ecco l'nizio della Nlemoria: <Le figure teciproche sono tali chc le propriet della prima relativamente alla seconda soflo le stesse della scconclrt relati\ramente alla prima. (...) Il tipo di reciproct di cui vogliamo parlrrrc riguarda figure formate da linee rette congiungent un sistema di pur.rti, s da creare poligoni chiusi; e consiste nella relazone costante che lega le dircziorti di tutte le linee della prima figura con quelle delle linee corispondenti cell'tltnt figura, Nelle figure piane le linee corrispondenti possono essete o paralclc o perpendicolari o ad angolo costante. Le linee che si incontrano in un punto in una figura, fotmano un poligono chiuso nell'altra. Se le figure sono spazilli, Ie linee dell'una sono perpendicola alle facce dell'altra e piani che corrispondono a lnee convergenti in un punto formano un poliedro chiuso, l,c cott<lizioni di reciprocit possono esser considetate da un punto cli vistlt strcltmente geometrco; ma la loro importanza capitale sorge d,l fitt() chc sc unl dee due figure considerata come sistema di puntj soggcttj a f<itzc sccotttlo le loro linee cli connessione,l'altra figura un cliagtrmma tli firrzc, nc) clurtlc tali f<rrze s.)n() 1^pprcscntrte da lincc ncl caso piaur, e chllc arcc rlcllc llccc , n c l c a s ( ) s l ) a z i 1 r l cl . c l r t o p r i e t c l c l " t t i a n g o o " c c l c l " p o l i g < , n o " t l c l l c l r r z c
I.,.J.(j.]\fxx\,!l|'()l|i|'|u,n/rh' ,fl.li'1!!,1"J|oll,,..l',.,|,hi|'Nl:lg.'',S.4,]/,I]p'25

Uno dei primi autori che si occuparono dei reticoli fu un matemattco e astronomo dell'Universit di Lipsia, A. F. Mbius. Nel secondo volume del suo Lehrb/.lth Statik (Lipsia, 1837) ai capitoli IV e Y, Mbius studia sotto der quali condizioni necessariesiano esclusi spostamenti rigidi mutui entro gli element d una struttura reticolar; egli ottiene la seguente relaztone tra ll numero n dei nodi e il numero a delle aste in un sistemaspaziale:
tL:3n-6 In un sistema piano vale invece la formula:

(1,9.4.1,)

(19.4.2)
Che la (19.4.1) e la (19.4.2) siano condizioni ncessarie evidente: basta osservae che ogni nodo ha nello spazio tre gracl d libert (e, nel piano, due), mentre ogni asta che colleghi due nodi toglie un grado di libert; quindi, se il sistema si deve comportare come corpo rigido con sei gradi di ibert nello spazio (e tre nl piano) occorre che il numero a delle aste elimini 3n - 6 gradi dai 2n che comdi libert dai 3n che competono a n nodi nello spazio (e 2n-3 n nodi nel piano). Altrttanto evidente che la (19.4.1) e la (19.4.2) petoflo a ron soro sumcienti poich non solo il numeto, ma anche la dsposizione delle aste deve essere tenuta presente: si veda l'esempio della fig. 19.19 dove la (1,9.4.2) rispettata, ma per una parte le aste son sovrabbondanti e per l'altra insufficienti. La condizione necessariae sufficiente fu definita assaipi tardi de A. Fpp '8. Pet travature reticolari piane, con n nodi, essa impone che la matrice jacobiana relativa alle condizioni di < rigidit >:
18 ^, Firpfl, Lirrsir. 1911. Das FacLrrrfr h Il , Li,ttsil\,7892; Vorlumgn iil)tr tul";!.h |.La"iA, l,

792

Le tftlat

re retirolar

La ta,al'ca

leonpare e dith e dksmnlita

nci\n

T9t

sono note da lungo tempo e il diagramma delle forze gi stato usato nella costruzione del pfigono funicolare; ma io non soro venuto a conoscenza di alcuna pir generale ptoposizione sul metodo dei diagrammi delle forze prima che il profesor Rankine lo applicasse ^ LraY^tvre, a incavallature, ecc. nella "poliedro delle forze ", ovveto l'equistrz Appied Mecltanics,p. 137 e segg. II librio delle forze perpendicolari e proporzionah alle atee delle facce di un poliedro, era stato enunciato, io credo, pi volte per vie diverse; ma l'applica"Philosophical Magazine" Lione a un frome fu data dal ptofessor Rankine nel del febbraio 1864. Io mi propongo di ttattare la questione geometrcamente, poich le gure reciptoche richiedono cette condizioni oltre a quelle appar'o. tenenti ai diaEtammi delle forze > Di che cndizioni si ttatta? Leggiamole direttamente dal testo di Maxwell : < Chiamando n il numero dei punti o vertici, a il numero delle linee o spigoli, e f il numero dei poligoni o facce,la. posizione della prima linez detetmina due 2) linee. Di qui, se: 2 punti sono determinati da 2(n punti e i rimanenti n

presenza di fotze esterne sulla travatura reticolare: pet tale motivo cgli ricscc a definire il diagramma reciproco (il diagramma delle sollecjtazioni) solo sc corrisponde, in gcncla struttura iper$/ttica. Infatti la condizione a:2n-2 travaruta dotata di un'asta sovrabbondante onde sia lecito xmmcttcrc tale, a una che, per difetti di montaggio, o per effetti termici, o per altri motivi, insorglnrr sollecitazioni nele aste anche quando non v.i siaro forze estrne. Naturalmcntc il diagramma reciproco resta definito in forma ma non in scala, fintantoch non venga determinata la fotza totmale iperstatica dell'asta sovrabbondantc. Tale il caso della struttura reticolare di fig. 19.20, tratta dalla Nlemotia originalc,

a.:2n-3

\t9.4.2)

ogni punto pu essere determinato. Se a fosse minore, la forma della figura sarebbe sotto qualche riguardo indeterminata; se a fosse maggiore, la costruzione della figura sarebbe impossibile a meno che certe condizioni tra le direzioni delle linee ron fosseto soddisfatte. Queste sono le condizioni per tracciate un qualsiasi diagramma nel quale Ie direzioni delle linee siano assegnate arbitrariamente ; quando in un diagramma giL tracciato a risultasse maggiote i2n-3,1le direzioni delle linee non sarebbeto piir tutte atbitrarle, ma sareb3) condizioni. Orbene, se a', n',f' sono i valori bero soggette ad a-(2n teciproco, dovr essete: di a, n, f nel diagramma
a:at n:f' f :n'

Fig. 19.20.
Si riconosce facilmente che, se il ptimo dagtamma rapPresenta lo schcma strutturale e il secondo le sollecitazioni, alle tre aste L, J, K (ad es.) convcrgenti in un nodo, corrisponde il triangolo di equilibrio, sul nodo stesso i cui N6 relative alle tre astc. lati l, j, k sono proporzionali alle forze normali Nr,, \,

(te.4.4)

19,5

LA

TRAVATURA

SCOMPARE RECIPROCO

a:fl+f

a':n'+f'-2

E DIYIENE

DIA.GRAMMA

2; e vi sar una condizione riguarsi avr. a:2n Quindi, se p:f, dante le direzioni delle linee nel primo diagramma; in tal caso assicurata la ne viene possibilit di costruire il diagtamma reciproco. Se n ) f, ^>2n-2, a' 12n' - 2, sicch la costruzione del diagramma reciproco sar possibile ma indeterminata con n - f grad di libert. Se n < f, la costruzione del diagramma condizioni non siano soddisfatte tecioroco sar imoossibile a meno che n-f ''. nel primo diagramma > Queste solo, in sintesi, le conclusioni < geometriche > di Maxwell; le conclusioni ( statiche > consistono nell'interPretare uno dei due diagrammi come schema di una travatura reticolare e il diagramma reciproco come poligono delle forze normali di ogni asta. Si noti che Maxwell non prevede l'ulteriore
20 Ibidcm, PP. 250-251. ' r Ibi<lcm. oo. 252-253.

La proposta di Maxwell vramerite affascinante: il ptoblema statico clcl traliccio muta aspetto, trasformandosi in astt^tt^ iletptetazione delle relazioni di reciprocit tra figute piane (o eyefltualmente spaziali). -A dire il vcro, n()n tutto ancora chiaro, Esistono travature reticolari (non canoniche )) il cui diagramma dclle forze non rispetta le regole delle 6gure reciproche; ci cit) {axwell era consapevole. Inoltre, sotto il pro6lo applicativo, rcsta aPcrt^ l questione piu importante: quella delle stutture isostetiche soggette a gcncrichc condizioni di vincolo e di carico. Infine, si pon spontanea la domanda su cotnc possano essere tra loro legati il diagramma reciptoco di l\{axwell e la lgurn di Culmann che unisce i ttiangoli o i poligon di equlibrio sui nocj. (]ui si inserisce il contributo fondamentalc di Luigi Cremonr' ?. I tcsti
ir l- (irclr,rrrr,

It

lyn

nrqncln

/r' thttitrt xr,ln,

NIiltno,

1872.

794

Le ln

ahle retiolari

La ila)ahffa

leo Pan e dil)ien e rliaqranna

reipraco

795

tecnici che pure llustrrio con abbondanzadi esempi il metodo graf,co, tnlasciano quasi del tutto la parte iniziale del saggio di Cremona, dove l'autore si soiferma sulle figure teciptoche, oggetto preminente del suo studio. Eppure proprio questa la parte pi bella: in ssatrova compimeoto il progetto di Culmann per I'integtazione della statca nella geometria proiettiva; in essail dsegno acquista pi vaste intenzioni facendosi linguaggio scientifico perfetto, tale da riassumerein s il critetio della sua coetenza.Purtroppo, questaanche la parte pir dificile, persino astrusa,poich non verte su oggetti fisici, su figure palpabili, ma su cert poliedri reciproci che la fantasia del lettore non riesce fleppure a fissate in qualche punto dell'immagnazione Il ptemio della fatica . per attraente: dopo aver girovagato tra grovigli di linee, di punti e di facce nello spazio astratto, la travatufa feticolafe che sembravadimentcrta riappare improwisamente sotto l'elge pr inattesa: come diagramma reciproco di un appunto. altro diagramma,il cremoniana Sobbarchiamoci dunque anche no la fatica, ascoltando la viva r-oce di di Cremona; chi prevedesse restareinsensibiledinnanzi a simili armonie, pott passaresubito al pangrafo seguente. < Siano6,6'due supetficie poliedriche reciproche, semplicemente connesse e dotate di un odo; $ il poliedro formato daG e dalla superficiepiramidale, il cui vertice sia un punto D fissatoad arbitrio nello spazio,e la cui ljnea direttrice sia il contorno poligonalediG;e S'il poliedro reciprocodi$, ossiail poliedro contenuto dalle facce di ', dai piani degli angoli dell'orlo di G' e dal piano r,r polare di D. Projettando ortograficamentei due poliedri, si avranno i due diagrammi reciproci, che qui si vogliono prendere in considerazione. L'orlo di G sia di rz lat, e questa superficie abbia altti n splgolr e p facce. -p l2rere I l p o l i e d r o$ a v r tn * p { a c c e 2 n l m s p i g o l i , e p p e r n + tici. Dunque I ha, fuori dell'otlo, //t-p+l vertici. Reciprocamente $'avr t+n-p{2acce, . spigoli. f p \ r e f i i c re 2 n t n < Suppongo ora che la ptojezione di G' sia lo schema di una travatura reticolare dotata d p nocli e di n membri o pezzi retttlinei, per la quale le forze esterne abbiano a linee d'azione la projezione degli spigoli all'orlo di 6', e siano rappresentatein grandezze dagli n lati del poligono che projezione dell'orlo di 66. Allora la projezione di quella faccia di 6' che nel piano to saril poligono funicolare delle forze esterne,corr.ispondente polo O, projeal zione di D ; e le ptoiezoni degli n spigol di G non appartenentiall'orlo, daranno le misute degli sforzi interni, ai quali sono soggetti i membri corrispondenti della travatura, in conseguenza del dato sistema di forze esterne. < Se il punto D si allontana all'infinito flella direzione perpendicolare al piano ortograco, i piano co coincider col piano all'infinito. Allora il primo dagrammasi ridutr aIIa projezione di 6, co all'insieme delle rette che misutano \e forze esternee gl sforzi interni; ed il secondo dagtamma,scomparndone aflatto il poligono funicolare, conterr soltanto Io schemadella travatura (cio le linee d'azione delle fotze interne) e le linee d'azione delle fotze esterne. questo scritto (cfr. le nostre frg. 19.21, 19.22), Nelle figure che accompagnano il ptimo diagramma indicato colla letterab; il secondocon la letteraa.

- ...-??.

19.21 .
< Se le forze sterne soflo tutte barallele fta loto- come avviene assri rli frequente sulle applicazioni pratiche, l'odo di sar un pol.igono run() c()ntenuto in un piano perpendicolare all'ortografico; eppef i lati del poligono delle forze estern cadranno tutti in una sola e medesima retta)2r. Come si r-ede, I'ambizione principale di Cremona parlare cli traveturc c di forze senza citare mai la statica. Egi sa bene che il diagramma b trl.rprcsentati\o delle sollecitazioni nelle aste (oltre che delle forze esterc) l)()frcl)l)c essteottenuto per unione dei triengoli d equilibrio, alia (ulmann; mt lc suc preferenze vanno dccjsamente per le motivazioni geometrichc s()pr-itcspr)sic. << mctoclr stitjc()-- egli giunge a dire ! I mi parc mcno sctlrplicc,c l)iul()str) puir giolnrc irr c<rnrbirazionc coll'altrr,, srlprltttLLttopcr vcrilcurc l'cslttczz r r l l , i ( c , 'c , l i / ,{ l ( l l u T i )t,) r ) . 5 1 6 . , l

796

Le /raratltre

ftti(alati

Ap?lica<iani

del diaqraatma cremoxiato

797

delle operazioni grafiche, gi eseguite>'a. La < stotia >> per c()ntr(ldctkr ha questo giudizio di Cremona,e il suo diagramma soprawissuto nella sun solt interpretazione statica, coflseryando la sua denominazione < diagramma rcciproco > come un arcaicotitolo nobiliare di cui sia andato petduto il significato.

19.6 APPLICAZIONI

DEL DIAGRAMMA

CREMONIANO

Rt
c.i
l-lr

Passiamoon alle applicazionper le trayature reticolari isostatichea nocli canonici. Nessuno meglio dello stesso Cremona potr esserci guida sicura. Continuiamo dunque a leggere il testo dal punto n cui 'abbiamo lasciato. < (...) Dato lo schema di una travatufa teticolare, e supposto conosciuto il sistemadelle forze esterne,bisogner anzrtutto costruire il poligono di questc forze, vale a dire un poligono i cui lati siano equipollenti alle forze esternc. Nelle figure qui unite (le nostre frg. 19.21, 19.22), le forze esternee i lati dcl poligono sono indicati coi numeri 1,2,3,... per modo che, percorrendoil co.ntorno del poligono nell'ordine crescentedei numeti, ciascun lato sia pcrcorso nel senso della forza che esso rappresenta,Questo modo di percorrerc il contorno del poligono si chramet 1'ordixe ciclico conlc,rno dtl medesimo.Quandr> si tratta di costruire1 diagrammareciproco a quello che costituito dallo schema della travatura e dal sistema delle fotze sterne, non arbittario l'ordine col quale si fanno succederequeste forze I'una dall'altra per costruire il telativo poligono. L'ordine di cui si tratta determinato dalla considerazione che seguc, Nel poligono delle forze esterne,cbe fa parte del diagramma b, devono esserc successivii lati equipollenti a due forze, se le linee d'azione di queste app^rtengono al conto(no di uno stessopoligono nel diagramma a; gacchquest<r poligono corisponde al vertice che comune a quei due lati. < Si dar dunque l'indice 1 a una qualunque delle fotze esterne; la linca d'azone della forza prescelta lato comune a due poligoni del diagramma a; ciascuno di questi ha nel propro contorno la lrnea 'azione di un'altra forza strna; si hanno cos due forze esterne che possono riguardarst come con/i4nc alla forza 1, e sar indiferente di attibuire all'una o all'altra l'indice 2; natutalmente l'altta avt allora I'indice n, se n il numero delle forze esterne.Dopo di ci, non rimane pi alcun che d'arbitrio o d'incerto nell'ordine col qualc si avranno a dispore i lati del poligono d,ellefotze strne (comprsele rcazioni vincolari!). < Supposto che i nodi ai quali sono applicate le forze esterne si trovino tutti sul contofno dello schemadella travatura, questeforze si dovranno prcndere nell'ordine col quale sono incontrate da chi percorra il contorno suddctto. Quando non si seguanoquesteregole, e le altre espostepir innanz,si pu ancora risolvere il problema della determinazione grafica clegli sfirrzi intcrni, ma non si hanno pir tliagratnli reciproci, bcns\ figurc pir complicrtc o sconrr lbirlcrrr. 23. o.

798

Le trurut'ffe re/iolari

At plica<ja,ti dd iagranna crunoxiano

799

deve nsse dove uno stesso sgmento, non trovandosi al suo posto conaenierte, essere ripetuto o riportrto per dar luogo alle costruzioni ulteriori, come accadeva nel vecchio metodo di costtuire separatamente un poligono delle forze per ciascun nodo della tr&vat1rra,(Culmann). << Formato cos il poligono delle forze esterfle, si completer il diagramma b, costruendo successivamente i poligoni che cottispondono ai nodi della travatura. I1 problema cli costruire un poligono, i cui lati devono avere dbeztoni date, determinato ogni qualvolta siano incogniti due soli lati. Petci si dovr incominciare da un nodo nel quale concorrano tre sole rette: le linee di resstenza di due membri della tavatura e la linea d'azione d'una fotza esterna. Il segmento quipollente a questa forza. sar un lato del ttiangolo corrispondente a quel nodo; perci il ttiangolo pu essere costruito. N in questa costruzione sussister alcuna ambiguit1, se si ponga mente che ad un membro della travatura, il quale insieme colle linee d'azione di due forze esterne appartenga al contorno d'un poligono del diagramma a, corrisponde in b una retta passante pel vettice comune ai lati che sono equipollenti a quelle due fotze. Indi si passer!successivamente agli altti nodi, in modo che per ogni nuovo poligono da c o s r r u i r s ir i m a n g a n o d u e s o l i l r r i i n q o g n i r i . < Nelle figure qui unite, si sono segnati con numeri tutte le line di ciascun diagramma, per indicare I'ordine delle operazion. "The figure can be drawn in five minutes, whereas the algebraic computation of the stresses, though oflering no mathematical diffculty, is singularly apt, ftom mete complexity of notation, to result in error" (F. lenkin, Ox the practical of reciprotalJgaresta lhe calcttlalon sraiar anfrannuor,r, "Transactions ofthe R. Society of Edinburgh", of 1869, 25, p. 443) > "5. A questo punto, Cremona si soffetma su diverse note particolari: ad esempio, che la costruzione del diagramma reciproco non possible, in genetale, se la travatura non canonica; che un'asta tesa (tirante) se nel diagramma b la linea corrispondente va percorsa nel senso che porta dal nodo all'nterno del pezzo, e compressa (puntone) flel caso contario ; ecc. Seguono quindi numerosi esempi (( atti a mettere in evidenza la semplicit e l'eleganza del metodo grafico >. Ne sceglieremo due. 19..1 L'esempio del ponte < La, frg. 1,9.21, rappreseflta r1 p0 te, ai cui nodi sono applicate le forze a 1 , 2 , . . . , 1 6 , t u t t e v e r t i c a l i ; l a 1 e l a 9 s o n o d i r e t t e c l a l b a s s oi n a l t o e d e s p r i mono le reazioni degli appoggi; Ie forze ?,3, ...,8 sono pesi applicati ai nodi della tavola superiore; e 10, 11,...,16 sono pesi applicati ai nodi della tavola inferiore, Queste fotze sono pese nell'ordine secondo il quale sono inconttate da chi percora il contorno della travatura; e nello stsso ordine sono
25 lbidcm, pp. 17-19. La traduzioc dcl passo di Jenkin : <La flgurx Pu essctc tmcciltn in cinclue minuti, mcntre il calcolo rgcbrico clcgli sforzi, pur non ptcscntar,co (ifcolt nr^rcmtichc, s i n g < , r r m c n t cr n o r i n t l u r r c i n c f r o f c p c r l a s , r l . rc o n p l c s s t i r d c l l a n o t r z i o n c r .

disposti i lati del poligono delle forze esternenel diagramma b: il clull poli. gono ha tutti i suoi lati distesi in una stessaretta verticale. In qucsta icth, la -somm:r dr' segmenti 1, 9 uguale e opposta alla somma d, scgmcntl ... 8, 10, 1.1, ...,16, giacchil sistema delle forze estetnedev'esscrr c<1ui?.,3, , librato. < Il. diagramma b s completa ora precisamentecolle regole gi espostc. ^ Cominciando dal nodo (1-f7-18), tito la "!7 pel punto (1-2), cio pel punto dove tetmina il segmento 1, che diretto dal basso in alto e dove icomincjl l segmento che diretto d'alto in basso,e la 18 pel punto (16-1),cio pcl 2, punto dove termina il segmento 16 diretto d'alto in basio e dove comincia il segmenro r. < Pa-ssando nodo Q-17-19-20),tiro la 19 pel punto (17-18) e la 20 pel aI punto (2-3), cio pel punto dove termina 2 e dove incomincia 3, segmeiti diretti ambedue d'alto in basso; e ottengo cos il poligono 2-77-1,9'20,che un rettangolo. Y.lgo ora al nodo (16-18-19-21-22), tiro Ia 21 pet punto (19 20) c e . -l la 22 pel punto (15-16); ottengo cos rn pentagonoa contorno intrecciato. E continuando nello stesso modo, opero successivamente tispetto ai nocli <r punti d'applicazione delle foxze 3, t5,4, f4,8, 5,12,6,11,7, 10, 9. Siccomc nel diagramma a, lo schemadella travatura ed il complessodelle forze esternc hanno un assecomune di simmetria 1ia verticale media), cos anche jl djngramma b- _simmetrico(intorno all'orizzontale media). Cos per esempio. l triangoo 9-45-44 simmetrico al triangolo 1-17-18;il rettangolo 8-45-44-42 ^l retrangolo -17-19 0. ecc. 2 2 <(Tutt'i tronchi della tavola superiore sono compressi; tesi tutti qucli della tavola inferiore. le saette oblique sono tutte copfesse. Delle aste vcrt i c r l i . d u e s o n o t e s e , 3 , 3 9 : l e n l r r es o n o . o . p r " r r . , i o , 2 19.6.2 L'esempio della dmessa per locomotive < Nella fig. 79.22a sl contmpla la met di lunarimessa locamotiae. forzc di Le stfnesono i pesi 1,2,3,4,5 applicati ai nodi superori della tettoia, c lc re"ziont 6,7 del muro e della colonna.Anche qui l forze esterne son()tuttc patallele,epper il loro poligono nel diagrammab si riduce ad una linea rettl. La forz,a6 (ptesain sensoopposto)ugualead una patt del peso 5; aggiungencola diferenza agli altri pi, si ha"7a" grandezza'della fotza 7. < Ne1_ diagramma b coincldono in direiione le lnee 8, 13; la prima una partedella secondr. Qui si presentaadunque,come poligono coirisponrcntc al nodo 18-10-12-13) fora degenere, un:r U-101...; si na c un quadrlatro 12-"13, vertici (13-8),(8-10),(12-13)del quale sono per djrirto frr lrro. tte < Une forma degenere analoga anchequelladel quaclr:ilatero17-18-(r 5 cor. rispondente punto clrve il tetto s'appoggia muio; infitti, i lcrtici ((r-.5), al sul
i r ' N c i g r u l c i I i r r l i s i i r / i , n cr . , r t ) u n t ( ) n c r i r r r n r s t g n r r h r rd r l l o s o c s v , r c c l l c l i r c c r i r i l u r r r r i r i i r ' r r , ' i r r , l i r ' r rfi , r , i i , , ( c t r i , v r r i t i , t i . t , r c ( i ' t r r . , u r ( r , . , , , , , p L r r r r , , r r i . ' i

800

Le tn'alue

reticolati

L' ih&'

del princip;o de laro "irh6li per le lraratt/re

801

linea retta. punto pi, basso del segmento 6, (5 17), (18-6) sono iMu _r!...t i<Sono-compressi r 1>ezzrinfetiori 8, 13, 18, le saette 10, 14,16, la colonna 7 e il muro 6; olto t"t" le parti superiori 9, 11, 15, 17, ela saetrn l2>>"7'

19.8 L'UTTLIZZO DEL PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI PER LE TRAVATURE STATICAMENTE DETERMINATE NON CANONICHE Si consideri,ad esempo, sttuttura della fig. 19.23.Pw essendo la essa
isostatica,la determinazionedelle sollecitazioninelle aste non pu valersi dellc tecniche elementari di Schwedler, di Ritter, di Culmann e di Cremona, vistc prima. Naturalmente resta sempte disponbile la possib.litrdi imporre nodo per nodo l'equilibrio, ottenendo cos 2n equazioni (se n il numero dei nodi) che, associatealle tre equazioni catdinali della statica, determinano completamente la forzz normale nelle aste. D'altta parte, questo procedimento molto laborioso e diflcilmente pu esseteseguito senzal'ausilio del calcolatoreper la soluzione del sistemaalgebrico lineare cui alla fine si perviene. Nel caso della sttuttufa qui in esamesi ttatterebbe di un sistemain 9 f 3 incognite. Il metodo geniale proposto da Mohr si trova nlla Memora: Beitrge4tr Tbecrie dr: Facltryerkt pubblicata presso la "Zeitschrit des Architekten-und Ingenieur-Vereins" di Hannovet nel 1874. Non ptoprio il primo lavoro di Mohr sull'argomerto, ma per scopi didattici, meglio imziare da questa elernertate applicaztonedel ptincipio dei lavori virtuali. Si noti che, essendoisostatcala t^y^t1rta,,ladeterminazionedegli < sforzi > nelle aste pu essereottenuta nell'ipotesi di islena rigido. Ci consentedi scrivere l'equazionedei lavori nella forma : virtuali 116.6.5)

19.7

I < BEITRCS

" OI O. MOHR

Nel cap. 17 abbiamo gi incontrato alcune importanti ttattaztoni sulle travature retiiolari elastiche isostatiche o iperstatiche. Ne abbiamo parlato a proposito di Menabrea (1858), di Clebsch (182) e di Maxv'ell (1864). Si anche etto che i fondamenti teorici stabiliti da questi tte autori, cui tisalgono i tre srandi metodi risolutivi dell'analisi strutturale, ebbero sviluppo e applicazione solo molti anni dopo, con l'intervento decisivo di altri scienziati forse pir attenti all reali esigenze dell'ingegneria e pi interessati a scandagliare ogni minuta differenza tra questa e quella struttula, tra qusta e quella condizione di carico e di vincolo. In particolare, le intuizioni energetiche di N{enabrea presero forma matura, rigorosa, raggiungendo vera Prfezione, nelle mani del giovane studioso piemontese Alberto Castigliano; i teotemi e le fotmule di Maxurell furono ritrovate e rivestite di nuove e pi ricche intenzioni de Otto Mohr nei suoi famosi Beitrge (contribwti) pubblicati dal 1874 in poi. La tesi di laurea di Castigliano (1873) riguarda appunto le traYature reticolari e sarebbe qundi giusto ticordarla in questa sede; ma all'opera di Castiqliano che tratta non solo il traliccio ma ogni tipo di travatura vogliamo deicare maggiore spazio nel caP. 20. Qui preferiamo occuparci dell'altro autore, O. Mohr, le cui apptofondite analisi sono quasi esclusivamente orientate alle travature reticolari. In sintesi, s pu dire che Mohr articola tutti i s:uo Beitrge intorno al prircpk dei lauori uirtuali, a differcoza di Maxwell, il quale si richiamava' come iuppiamo, < al principio di conservazione dell'energia > nella_forma del teorema dflapeyron. ench alla fine i risultati siano analoghi o addirittura gli stessi, il procidimento di Mohr p semplice o gode del notevole vantaggio di poter essereesteso aflche a certi casi dove il teorema di Clapeyron viene meno' mentre' ovwiamente, petmane il generalissimo PrinciPio dei lavori virtuali: ad esempio, tale il caso di deformazioni o di sollecitazioni indotte da sbalzi termici, che f u o r i e s c ed a l l o s t r e r t o c a m p o d e l l ' e a s t i c i t ( i s o r e r m a ) . Distingueremo due principali pplicazioni del princpio dei lavori virtuali all'analisi delle strutture: la prima verte ancora sul problema statico di delerminare la forza normale nelle aste di una travatura staticamente determinata, ouando essa non sia pet canonca; la seconda l'erte invece sui medesimi temi gi studiati da Maxwill per la determinazione degli spostamenti e delle ipers t r r c h en e i s i s r e m it e t i c o l a r ie a s t c i .
27 Ibidem, pp. 26 2'7. La frg, 19 22 tiproduce la iavola unita al testo dc CrcLruna ; i n 'ss L 'rppriorlo xli esempi apressiv sui qulli i lctlore PcttL ulilmcntc esercit^rsi'

(1e.8.1)
Al fine di determinare,ad esempio, la forza normale nell'asta g, si elimini dunque l'asta stessae si sostituscanoin E e in B le fotze \ espressivedelI'azione esercitatada g sul resto della struttura (frg. 19.24). A questo punto, le forze N" figurano nella nuova struttura (labile, petch priva di g) comeforqe csterne. (19.8.1) si esprime dunque cos: La
JO

"1
P,,

yrt

). tr.2

Iti.s.19.24.

802

Le trasarlre reticolari

L'rti/<<o del prihpia dei la"oi ";rtual pe h traralare

803

P" tg * P, rlo* Ns t$) : 0

(19.8.2)

dove A1s, rto, 819) sono gli spostamenti yirtuali dei nodi C, D, B valutati nella direzione e nel vetso di Pc, PD, N" rispettivamente. Per trarre dalla (19.8.2) il valore di \ occorre determinate 1", r2o,81$) in funzione di un solo parameto vittuale. -4 questo scopo O. Moht propone "19,25. la costruzione grafica tapptesentatanella frg.

Prtanto, a paftlre da un punto O di riferimento si possono accrarc trc tette a',f', e' perpendicolari rispettivamente a,f,e: gli spostamenti A, ad di di C e di D si dispongono su di esse.Preso po un vettor atittario OA, sulla prima etta, rappresentativo dello spostamento virtuale di A, si conducono da A'le rette b' normaleall'astab e i' normaleall'astai. Il vettore eD,raopresenta lo spostamentodi D. Ora, da D' si tfaccia la retta d, normale all'asta d; a sua intersezionecon f' determina il punto C, il vttore eC,misuta lo spostamentodi C. Infine, da C' si traccia la rtta c, normale all,astaC; la sua intersezionecon b' determina il punto 8,, e il vettore QB, fornisce lo spostamento di B. Ormai gli spostamentivirtuali dei nodi sono tutti determinati in fi'nzione dello spostamento vituale del nodo ,A.;I'equazione(19.8.2)pu essere dunque facilmente risolta. Se le forze Pc, Po sono tutte vrticali, l quantita 4 4 , . 8 4 o s o n o d a t e d a l l e p r o i e z i o n i\ e r f i c a l i d e j \ r r t o r i e C e e D , m e n t r e 1 ' f ' a p r o i e z i o n e i O B . l u n g o a r e t r ag ' p a r a l l e l aa d E B . d N. E. Joukowskr (1,847-1921), fondatore della teoria dell,aerodinamica, si occup lateralmente di questo stessoproblema in una memoria presentataalla societ. matematica di Mosca nel 1908, osservandoche I'equazione dei lavori virtuali (19.8.2)pu essereinterpretatacome < ideale> equazone equilidi brio alla rotazione delle forze P", Po, \ applicate nei punti C,, D,, Bi del d i a g r a m m a e g l i s p o s r a m e ne i r u o r a r e ; l d r a D' fnC.f n ZOl.

Nq

Fig. 19.25.

F9. 19.26.
Per comprenderne il significato, basta ticordare che lo spostamento virtuale dell'estremitL di un'asta infinitesimo e quindi ha dir:zione normale all'asta stessa. Ad esempio lo spostamento virtuale dell'estremit in A dell'asta a (concidente con lo spostamento virtuale del nodo,t), pur essendo arbittatio in modulo, normale all'asta a. Analogamente lo spostamento virtuale dell'estremo C dell'asta f (coincidente con lo spostamento del nodo C) notmale a f; e lo spostamento virtuale dell'estremo D dell'asta e (coincidente con lo spostamentcr del nodo D) normale al'asrae. Con ci sono determinati in direzione gli spostamenti dclle aste che hanno un esttemo vincolato all'esterncr.

B'

'

(;

mgtodg diverso per determinare gli sposramentivirtuali fu prop()st() - _!t1 da H. Mller Breslau("Schweiz.Baltztg.", 9, p. 1.21,1887). Concettualmente, esso non aggiur.rge nulla a quel che si gi dtto; risultaper di semplce applicazione. fissato ad arbitrio lo spostamento 1-,r nodo A, lo si ruota di dcl l. sull'asta ottenendoil punto A*; la parallelacondotta cla A* al'astaidctcra

m i n ai l p u n t o l ) * , c i I v c lt o r c l ) D * n r s u r a( ) s p r ) s t a m c a ( ) ( r " , , r " t , ,A i l ti O i);

804

Le tra''alaft rcricllari

L'alit;<ry det ?inciqia rlei la"o

,;n"at; pff I'a,tali'i ltelle tra,at re

805

la parall.ela D* all'asta d fornisce, sulla retta dell'astaf, il punto C*, e il vetda tote CC* rappresentalo spostamentodi C (ruotato di infine lo spostai); mento B analogamenteottenuto dalla intersezione delle rtte Ai<B* e C*B* parallelealle aste b e c rispettivamente(fr,g. 19.27).

esporre il meladodei lauor uirtaali per la mlutaTionedegli spattanenti itt an i cunr isoxatico (ed elaslico). Si consideri la trave Vlaffen della fr,g. 19.29; obiettivo dlla ricerca detcrminare, ad esempio, lo spostamento verticale Ia del nodo A, prodotto dai carichi Q ed eventualmentedalla dilatazione tetmica di alcune aste. A questo proposito, basta ricordare che uno sbalzo termico to nell'asta a, rispetto alla temperatura usuale, produce una deformazione er': o(ta, dove c( il coefllciente di dilatazionelineare tetmica sul quale si dar qualchenotizia nel cap. 20.

B'

2
Fig. 19.27. I9.9

Fig. 19.28. )' ---:\c'

Fig. 19.29.

L'UTILIZZO DEL PRINCIPIO DEI LAVORI PER L'ANALISI DELLE TRAYATURE RETICOLA.RI ELASTICHE

VIRTUALI

Anche Mohr, come gi Maxwell, considera dapprima l'effetto sullo spostmento verticale di A Prodotto dalla deformazione della generica asta a esim, supponendo cio, per un momento, che solo I'asta a sia defotmabile e tuttc le alte aste siano nvc rigide (fig. 19.30). La deformazione e' dell'asta a dovuta alla forza. ootmale N, e allo sbalzo termico t. data, per sovrapposizione degli efetti, dall'espressione :

".:5ft +*,,

(1e.e.1)

Raccogliendoi suoi lavori nelle Abhardlmger gi citate, del 1905 (ma con scondadizione nel 1913), Mohr afferma che il principio dei lavori virtuali fw wtihzzato, a prima volta, ne| suo Beitrag qar Thearieder Bagenfucltwerkrtrger, pubblicato dalla "Zeitschrlft des -Architekten-undIngenieur-Vereins" di Hannover nel 1,874,Ecco le sue Darole: <In diesem Aufsatze wurde zum ersten Mal dasPrnzip der virtuellen Geschw.indigkeiten benutzt, um (...) die Stabkrfte eines zusammengesetztn Fachwerks mit einemberzhligen Stabe zu berechflen ) 2u. Mohr non ama ragionafe in astratto; preferisce fissar la mente su un esempio molto tealistico di struttura e su quello svolger il filo di preziose considerazioni genefali e speci6che, sino al calcolo numerico. Il caso preso in esame in questa applicazione la tr-v^tuta reticolare muflita di catena che appate nella frg. 19.28. -Anche noi seguiremo I'esempio di Mohr; tuttavia, prima di gungete alla determinazione d.ella forza ipersttica agente sulla catena, preferiamo

Per calcolare il contributo 1f;) dato da eu allo spostamento complessivo 1,,, si immagini il sistema caricato da una sola forza sretticale in A di intensit infritesima e ^rbrtta1ja 8P (fig. 19.31). La soluzione statica di questo sistcr'r;r fomir per 0g i ast^ b il valote della forza notmale 8Nr,. Anzi, pet la lincaritr delle equazioni di equilibrio, si ha proporzionalit lineare tra la causa (P) c l'effetto (Nr); quindi, se si indica con Nro l'effetto corrispondente a una ftrrzt u n i t a r i a v e r t c a l ei n { , v a l e a p r o p o r z i o n e : P:Nb: da cui : 1 'Nrb

(19.9.2)

28 O. Mohr, Abbanlarget ..,, cit., p. 478. ( ln questo lavoto fu per la prima volta uiilizzato i principio dei lavori vittuali pet il calcolo delf iperstatica in un sistem^ rticolarc dotto di rn'asr sovtabbondante >.

lrig. 19.10.

I ; i . q .1 9 . 1 1 .

806 No- Y'o 5P

Le lraratrre

retialari

L'ti;li<<9

el p cipia dei latari rirtaali per 'aaalii

del/e traralure

807

(te.e.3)

ci vuol dire che Per dterminarele 8Nr corrispondenti alla fotza virtuale AP, basta risolvete il sistema caticato con wna for(a unitaria Aisposta come P "t9 ssivamenteIa (19.9.3). (frg. -32) e utihzzare succe

4' ' rr, (\N1"1' I o,"ts,"t")ap ' \ tr"n" /


da cui :
l,i

(1e.e.7

,^, N,N,.r" :
En o'

L dta r\ra ra

(1e.9.8

Finalmente, lo spostamento complessivo r1o sar dato dalla somma di tutti i contributi dovuti alla defotmazione di tutte le aste; ossia:
S-(a)

(1e. e.10)

Fig. | 9.32. Ebbene, applichianl il principil dei lauor uirtaali nella forma delle forze virtuali. Come siGma "catattetistiche di sollecitazionelforze"equilibtato e uirttule consideriamoappunto il sistemacostituito dalb'.forza.esternavirtuale P in A e dalle corrispondenti Nr in tutte le aste. consideriamo Come sistema "caratteristiche di deformazione/spostamenti" il sistema costituito dalla deformazione eu dell'asta a (unica asta deformabile) e dai corrispondenti spostamentiindotti sui nodi. Si osservi che, mente il sistema {8Nr', P} equilibrato virtuale comple il tamente noto (per P assegnato), sistema deformazioni/spostamenti noto si conosce,ad solo patzialmente: si conoscecio la deformazione eu ma non r1f;).Ma appunto il principio dei lavori virtuali che "r"-pio, lo sPostamento st consnte di colmare questa lacuna. Infatti, tl lauoraairlaale esferno esprime nell'unico tetmine:

(m sia il numero delle aste), e quindi r

^:(+*

r"+at"N'"r")

(1e.e.1l

coincide naturalmente con quella chc La formula (19.9.11), per ta:0, abbian.ro g ottenuto seguendo la trattaztone di Maxwell (ctp. 17). Si deve sempre a O. Mohr ("2. Architek. und Ing. Ver." di Hannover, 1875) una interessante tilettura della formula:

,",

N,N,. ,

(19.9.12)

,lf) 8P

(1e.e.4)

che idealmente collegandosi al celebre cotollario enunciato da Mohr sette anni addietto (nel 1868), consente di cacolate in modo semplicissimo lo spostamcntrr in un puflto generico di una travatura reticolare dovuto all'elongazione cli clualsasi asta a. Anzitutto si osservi che tale elonsazione al" fornita da:

poch P in A l'unica forza estetna virtuale che possa compiere laYolo; invece il lauara uirlaale intemo st esprime nel termine: le. N, dz
0

^,

N.t,
.Eal1A

(19.e.13

(1e.e.5)

per cui la (19.9.12) pu anche scriversi: l) : Al, N','

e ( 1 e ..r 4 )

(dove l, la" Itnghezza dell'asta a), poich solo l'asta a , per ora, supposta

deformabile. Si ha dunque:
I

| "*, , If'r-:JeeNaoz e ., ,i.ord^.,.1,,la (19.9.1) la (19.9.3):

(1,e.e.6)

Considerata ad esempio la trave reticolare della fig. 19.33, determini,tnto L, zi sP()stamento verticale di A dovutrl all'elongazione Al,, della 'ralzr r/a a ci cstrcnti C, D. ()ccorre allora conoscere Nr., cio la ftrrza normale jn ill(l()tt (l 'lllil forza unitaria in A. Anzich risolvere il problema nel suo complcsso,:rd cscttpitr col metockr di Rittcr, s pur subito ()sscr\'rc che N,. dctcrll'lill,ltttltl < nro" ) m c n t ( )l l c t t c r t c> i n r \ d i v i s , r P c r l a d i s t n z h . P c r c i l ( ) s P ( ) s t a n c n t(r1 9 9 1 4 ) c p u i r c s s c r ci r t l c r P r c t i t l o < l m c i l m o m c n l t ) l l c t t c t l f c M * i n A i n u n l t r v c u s i '

808

Lc lraralare relielati

1l Prttipk ri lauri virtuali per il cahalodelle ipentaiche

809

,vrr7 b

Fig. 193).

E;-

1q 1<

liaria RS cacatL da una fotza f,ttrzra P4 : numero puro !) (fig. 19.34).

^1. (dimensionalmenteP* un h

X, indica la fotza iperctatica che occorre detrminare. L^ trayafuta. soggetta sia ai carichi Q applicati nei nodi, sia agli sbalzi tetmci ta nelle aste. Lo stato di deformazione nel sistema equivalente (identico a quello dcl sistema effettivo) dato, pe agni asta a, dalla:
l\a c a - - - T 4 L a

(1e.10.1)

dove, come gi sappiamo, : N,: No.* N',Xt

(19.10.2)

Fig. 19.34.

19.10 IL PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI PER IL CALCOLO DELLE IPERSTATICHE Veniamo ora all'applicazione ptincpio dei lavori virtuali nello studio del la prendendo esempio stessa ad strutturaconsidetata di un sistema iperstatico, la comeforza perstatica Riescespontaneo assumere da Mohr (frg. 19.35.a).
trazione ella catena AB. Sistena prixcipale dunque il sistema nel quale sia stata operata una sconnessione in cotrispondenza del punto generico S dl tirante AB; tl sislena equiaalente invece rappresentato dalla fig. 19.35.b, dove

No, indica la fotza normale nell'asta a indotta dal solo catico esterno aqentc sul sstema principale, Nr. indica invece la forza rrormale iv ndotta dr cluc lotze wnltatte poste come Xr. Si noti che, se a X. non assegnato il valot lcro, lo stato di deformazioni/spost^menti rzn zngruenfe, nel senso che non garantisce I'annullarsi Aello sposlamento relalit'o .4, tra le due facce della sconnessionc in S. Per imporre Ia cardiqione di corgruenla si pu uvtlhzzat:el principio dei lavori virtuali nella fotma delle forze ylrlt:uali. -dbbiamo infatti veduto nel pat. 76.6, accanto alla formulazione dirctta del teorema dei lavori virtual, anche fotmwlaziont alternative. Ossia, da un lato si dimostfato che, associando a uno stato d spostamenti/deformaz ion i congruente uro stato dt forzelsollecitzzioni equilibrato virtuale, vale il tertrcttrt dei lavoti virtuali (nella forma delle lorze vittwali); ma d'altro lato si anchc dimostrato che, se uno stato di spostamenti/deformazioni, associato a uno srat() d,i forzelsollecitazioni equilibrato virtuale, soddisfa 1l principk dei lavori virtuaii (nella forma delle forze virtuali), allara tale itato di s?artamenlildeforuo{oai congraeht. Dobbiamo dunque scegliere un opportuno sistema di forze/sollecitazioni '19,36, equilibrato vrtuale. A questo scopo, consideriamo il sistema della fig. nel quale le sole forze agenti sono due forze virtuali X1 poste comc X, sullc due facce della sconnessione. Nelle diverse aste si manifestet, una for.za normalc virtuac cquilibrata con X, esprimibic nclla firrma:

A N .: 5 , , 5 1 ,

(19.0.3) r

810

Le lrarattre

reicalari

n pincipiodea,ori rt ali per il cahalo delh iperlalic/te

ttl

Ota appare chia(a I'opportunit della scelta efettuata per il sistcma fofzc/ sollecitazioni equilibrato virtuale. La condizione di congruenza !r : 0 fotnisce subito l'equazione determinatrice di Xr:

Fig. 19.36. Scriviamo ora l'equazione dei lavori virtuali' Il lavoto virtuale esterno si o ottiene associand alle forze virtuali AX. gli spostamentiffittiui ad essecor: spondenti; Li't pertanto fotnito dall'espressione

**,"*dt.Nl'r'+ "'i,ffi
che pu essere scrtta sintetcamente cos; I.o*lrr*I'Xr:0 dove : _,. i
. 1

u: o

(19.10.10

(19.10,11

AL;"t- 8x1!l + X/l

(1e.10.4)

dove qi ed 1{ sono gli spostamentassoluti dell'una e dell'altra faccia della 1 sconne;sione S, ptsi positivi se concordi con le rispettive AXt' La (19.10.4)pu scriversi anche cos:

t\n"t\ra 1 tr a L a r r a

_
r

Nr" l" I o(t"


I

r,:;,fgr.

(s.10.1

8L?.t: X1("4i ri) : X.r, *

(19.10.s)

in essendo4, 1o Jplrtamela relatiuo delle due facce della sconnessione S nella direzione nel verso di AXr. Come abbiamo gi detto, dovremo imporre, per : la congruenza - - n

(1e.10.6)

Il lavoro virtuale interno inYec otteruto, al solito, associando alla fotza normale virtuale AN" di oeni asta a la deformazione ffettiva:

.,-li

1o,,

0e.10.7)

valutata nel sistemaequivalentemediante la (19.10.2). Se m il numero delle aste,si ha Prci; '"

facile riconoscere il significato meccanico di questi coefficienti: il primo, r1ro,denota _lo spostamento rlativo tra le facce della sconnessione operat in S, valutato nella direzione e nel verso dell'iperstatica Xr, dovuto al solo carico stemo agente sul sistema principale; l secondo, 11, denota I'analogo spostamento felativo dovuto allo sbalzo termico che dilata le aste, sempr *l sitema principale; infr.ne, tl teno, cio 4rr, denota lo spostamnto relativo ndotto da fotze unitarie, drtte e oientate come Xr, ageriti sulle facce della stessa sc()nnessione. Perci la (19.10.11) esprime .la ,ngtu.rrzu nel modo piir ovvio c natufale, Nella fig. 19.37 sono riportati i calcoli gtafici svolti da Mohr, mediantc il crenoaiano; la condizione di carico simmetrica e I'opportuna scelta dell'iperstatica, come nella fig. 19.35 consentono di considerare solo met struttur, I].{iaqram11 detla fig. 19.37.b offre i tetmini No. per 10 t; il cliagramma e: della frg. 19.37.c d i iermini Nr,. I valori lro-".ifi ionoiportati nlla b. 19.I dove ulteriormente figurano le lunghezze l, delle aste, leloro sezioni trasvcrsali A.. Applcando (19.10.11) s ottiene (per E costante dappertuft()):

X':

1'44Q

(1e.10.13

L',"':J f."rr"a,: i,J-(\pr'. ' i "-t

lr,r.,

r \r

ra

at,N'.)ax,dz
(te'r0 8)

: u*,"1{+*d: r" at'Nr"r'i. t -


Finalmente, I'eqtalioxe dei laaori airttrali si trad*ce nella:

come il lettore fat bene a verifr,care. Der esercizio. ripo di argomenti Mohr rorner pi vnlrc, con rri llitri.qc . .f1 1"._1r" pubblicati di solto nella ,;Zeitschrift', di Hannovr. La seconclamonor:rafi quella gia citala nel patagrafo precedente: comprende due parti, .,n^ .i"l 1874 e una del 1875. Qui la Itattazione genetaltzzata al calcolo elle ipcrstatichc di , ,gni tnliccio c, ,mpnsto. In presenzadi pii incognite perstaticheX, Xr ... X , , , n, l ( I ( ) .1 0 .I l ) s i r r . t t l u c en e l s i : r c m x:

, , " i { T - } ' " ' " a t o N r u r " r, , ; , " " , } #

(le.10.e)

l r uI ! r

I ) 1 , 1X u ' 0
L . l

(r9.o.l4) l

812

Le lftralaft

elialari

E, cote ltina ,arr; a.,,

8tt (1e.10.1

dove :
Y)ik : ?)ki : ) !:1

Nr,Nr." , E -rt
LAf ra

Mohr nota la simmetria de coffiinti di infaenTalik, rpercorrndo a sua vota le medesime considerazion.igi indicate da Maxwell dieci arLni prime (cfr. il par. 17.7). Un terzo contributo, del 1881, intitolato : Beitragqar Theore det Bagenfacbwerk:vi discusso I'zrco a ttaliccio simmetrico tre volte ipetstatico, mettendo in conto eventuali e$etti termci (fig. 19.38). Il contributo fon-

10,./

\ t.\
a Fig. 19.i7.

Y<-:-

t4-{<N
I

Fig. 19.j8. damentaledel 1885, Betrag1ar Tbeorie Fachu'erks'e una sintesi completa des dei vantaggi che si possono trarre dall'applicazione del principio dei lavori virtuali, confrontata brvementeai metodi di Clapeyton, di Maxwell e di Castigliano. La conclusione che < L'equazione (dei lavori virtuali) non serve soltanto alla detetminazionedelle iperstatichee delle deformazioni di un traliccio, ma risponde ^ t/rlte le questioni che possono sofgefe su una trayatufa 30 ).

No

N1

1 2 3 4 5 6 ,7 8 9 10 11 12

16 17

600 347 520 300 425 325 424 300 300 309 375 300 225 301 361 300 200

30 150 40 50 30 150 40 50 30 150 40 50 30 150 50 40 30

-10

5,6
_ 1 1 4

18 -20

_117 - 8,5 9,7

7,0 3,8 6,1

19.11 E, COME ULTIMA

POSTILLA,,.

-26

- 20,3 - 1,6 16 3 -26 - 6,4 2,1

Nel 1877, Wlliot propose (in Nations ?ratiqltei sur la Statique Graphiqn, "-A.nn.du Gnie Civil") un metodo gxafrcoper la determinazionedegli spostamenti di tutti i nodi di una tfavatufa reticolare elastica,che, per la sua elemcntare semplicit ottflie una certa diffusione. Note, per tutte le aste, le quantit Al,, la valutazione degli spostamentidei nodi un problema di composizions cinematica (o geometrica)che le consueteipotesi d infinitesimalit rcndono facilmente risolubile. Si consideri dapprima il sistema costituito da duc s o l ea s r e( f i g . l 9 . l r ) ) ; n n r i A l " e A l u i n m o d u l o d i r e z , , n e v c r s o ,s i r i p o r t i n o ,
le In "Zivilingcnicur", p, 289, 1885, 3 0 ( ) , M , ) h r , , . ' 1 1 ) l ) / t ntl$ 1 t( . . . ) , c i t . , p . 4 7 8 . /

Tab. 19.L

874

Le traratrl e rcricolai

E. .ane ,hina ]nt/illa..,

81t

La, frg, 79.40, s ossrvata con attenzione abl>astanzaintensa e perscvcrante, basta da sola a chiarire il Drocedimento.

Al^

Fig. | 9.40.

F ig. 19.39.
a partue da un punto Q di tiferimento. Lo spostamento del nodo -A si ottiene tracciando dai secondi estremi dei segmenti Al. e A16 le petpendicolari ai segmenti stessi e detminandone l'intersezione A'. Il sgmento OA' misura appunto lo spostamento voluto. Infatti, gli spostamenti degli estremi in A dell'asta a e dell'asta b, essendo valutati rispetto aITelunghezze l, e lo si realizzano normalmente alla direzione delle aste. Per strutture pir complesse, il diagramma d Wlliot consiste nella applicazione ripetuta di quel che si fatto per la struttura precedente.

817

20 METODI GENERALI PER L'ANALISI DELLE STRUTTURE

20.1 INTRODUZIONE
Il lettore che ha al.uto la pazienza di seguire la nostra storia sino a questo punto, si gi accorto che il tono del discorso gradualmente mutato. I primi captoli erano dens di concetti e di osservazioni critiche ma erano sguarniti di sviluppi formali. Negli ultimi la proporzione si capovolta; i inguaggio matematico ha pteso il soptavwento, rendendosi autosumciente, autoesplicativo. Ci cos sensibile da generare l'impressione di una discontinuit, come se alle pagine di saggio letterario fossero stati unti per errore i fascicoli di un arido libro scientifico. Eppure questa apparente discontinuit necessaria; rispecchia qualcosa della versatile figura dell'atchitetto che chiamato a congiungere nel proprio intervento la duplice anima dello studioso aperto a vesti orizzonti culturali e dell'operatore esperto nel suo settore tecnico. Pi ancora, questa discontinuitL obbedisce all'ad,etenza storica, adeguando la. ttattazione alle notme espressive egemoni nei dir.ersi ambiti in cui la scienza del costuir si collocata. stato appunto il XIX secolo a imprimere Ia svolta che catattertzza ancot oggi i calcolo strutturale. L'esperienza inlovativa delle scuole politecniche, i progressi indubitabili indotti nelle costruzioni dallo sviluppo industriale, la sistemazione della teoria matematica dell'elasticit. ad opera di grand ingegneti come Navier, Lam, Clapeyron, Salrt-Venant che seppero rompere l'aristocratico isolamento del dibattito illuministico sulla meccanica razionale, e, non da ultimo, I'influsso dell'ideologia positivista che tendeva a raccogliere sotto I'iflsegna ella raztonaltr scientifica il vasto campo dele attivit umane; tutto questo ha cambiato il riferimento linguistco e concettuae della discplina. Le antiche norme tecniche del ben costruire, sicute e atmoniche, ma d'origine oscura, sono vnute meno rapidamente, L'analisi statica delle sollecitazioni diventata l'unica via seguibile dal progettista, sino a ,,rien tare le scelte f<rrmali, preparando all'assioma che nel r.rostro secolo cntrcr fta

i canoni del tazionalismo architettonico, secondo il quale fotme stfutturRli migliori sotto il profilo statico detergono un primato anche sotto il prolilo stetico e simbolico. Pu sembrare strano ; ma un tale piir intimo coinvolgimento delle comptenze statiche nel processo costruttivo ha corrisposto a una sorta di estraneaziofle dagli aspetti pir immediatamente intuitivi delle < strutture in arclritettura >). Mentre la leva, il piano inclinato, l'equilibrio funicolare erano I'evidenza di un'astrazione lrratta dal comportamento di un atco, di una volta, cli un muro di sostegno, di una trave, esibendone a prima vista le modalit ti equilibrio, ormai il tiferimento meccanico si ritratto su zone pi\ remote dell'astrazione; entra in gioco la complessa aralisi dello stato di tensione e di deform zione; ntervengono le specifiche proprietr del materiale con le sue leggi costitutiv. cos che questa e quella stflrttura non sono pr all'origine di una indagine ad esse appropriate; da ptoblemi decadono al ruolo di esempi rispetto a una teoria che turte le accoglie unitariamente. Nei due capitoli che concludono questo nostro lavoto assistetemo a talc progressiva unificaziole; le difetenze tra uno schma sttutturale e un altro si registreraffo soltanto nei risultati, ma non nei metodi per affrontame l'esamc. Ci apparir dapprima con riguardo alle ttavi e alle travature e successivamenlc con riguardo a ben pi ampie classi di elementi. L'ingresso del calcolatore nela scienza delle costruzioni ha condotto all'ultimo compimento di questo processo ; l'analisi mattciale delle strutture e il metodo degli elementi finiti consentono la definizione di progtammi di calcolo estremamente versatli, la cui estensiot.tc aDDlicativa si risolve in una cerfa indifferenza d'uso. -In parallelo il linguaggio si fa pi generico; non pir la singola struttuta e neppure il tipo strutturale a gor.ernare le equazioni di base; esse fanno appelkr sistematicamente agli astratti concetti di cui fatta la meccanica dei continui : e cio il grand triangolo fotrnato dall'eqai/ibrio dalla.-congruexya e dal lqryttc costitltliro. I < metodi genetali > che ora studetemo non sono altro che un atricchimento formale di tali nozioni, s da renderne sempre pil <(economico ), e qusi automatico l'impiego. Il lettore noter una sovrapposizione di tecniche risolutive che alla fine concludono tutte al medesimo esito: alcune pir speclitc, ma l i m i r a r e , a l t r e p i e l a b o r a t e ,m o p o t e n r i . N si deve credere che l'invenzione linguistica sempre r.innt,vrte, rr,,rr aggiungendo di pet s contenuti informativ nuor.i, sia sterile. Anche in qucsto, la scienza delle costruzioni partecipa all'evoluzione attuale del discorso scictttifico che ha troYato una sua linea emerger.rteproprio nel rittovare antichi risultati sotto luce inedita, in virtr di un formalismo che da solo basta a protlurli. Nfa qucl che piir conta I'eflcacia applicatva: quanto diremo ollie strumcnti esscnzi^li al progcttista; gli indica un itinetario sicuro e chiaro chc, alnrcno pcr icas pir comuni e probabili, dia criteri lrer il dimcnsionamcnto. Sc clucsto libro firsse rivolto soltanto a chi si accontcnta cli infrrrrlltziotti g s o l n n r i u ' i c o n i n l c n t o c r i t i c o m a n ( ) n ( ) p c r l t i \ ' ( ) ,o a c h , p o s s c c c n d o i r r n c b l g r g l i , r s c i c n t i l i c ol c c n i c o , r ' l r o l c p c r c c p r c l r r r l i r t c s t o r i c o c g l i l s p c t t i c v o -

818

Metadi ge"eruli per t'atlal;r ttelh ilntthce

I leoreti Jandahenlali di Ct terU-Canigiano

8t9

lutivi sarebbe possibile tagliar corto, evitando sviluppi ed esempi; basterebbero semplici citazioni, e il rimando ai numerosissimi testi specifici. Noi siamo per guidati da una finalit didattica diversa; ci rivolgiamo al lettore che intende entrar nel vvo della disciplina e diventare ( espefto > - n qualche misufa -, propro mediante la sua lettuta stol,ictzzata. Ci obbliga ad assumere, nella fase conclusiva, I'impostazione tipica di un trattato tecnico, dove la formula parla da s e sostitusce il concetto, elide la rflessione verbale,

IJna successiva Memoria del 1882, Intorno ad unaprapriel dei sit/eui t:/ttlc', di partcolare interesse per la sua generalit; vi infatti formulato un tc{rrcm[ che comprende come casi particolari quelli di Maxwell e di Betti, facenrkr rifctimento soltanto alle proptiet dell'energia di deformazione in ambito lincate, Purtroppo Ia promettente attivit di Castigliano fu prematurament intcrrotta dalla sua mort a trentasette anni. nel 1884 5,

20.2

L'INGEGNERE

FERROVI,{,RIO

ALBERTO

CA.STIGLIANO

20.3 I TEOREMI FONDAMENTALI DI COTTERILL-CASTIGLIANO La storia delle grandi scoperte scientifiche spessoun intrico irresolubilc per chi desideri stabilire priorit, attibuzioni, meriti; desidetio sciocco, dci resto, poich molti aspetti intervengono a complicar le cose; c' la verit dclt proposizione intuita, c' il rigore della dimostrazione che ne v.ien data, c' il riconoscimento sempre pi approfondito e intenso del significato fisico o matematico delle formule tfovate, c' infine I'esplorazione sempre piir estcsu ed efficace delle applicazioni tecniche connesse.Il piir delle volte ognuno di questi aspetti cat^tterizzri contributi di srudiosi diversi, nell'arco di molti anni; ed l'insieme che conta. Ci particolarmerte vero per il < principio di elasticit>: se spetta al colonnello A. A. Vne (1818), al matmaticoitaliano G. M. Pagani dclla Torte (1823), al matematicofranceseA. A. Cournot (1828),allo scienzirto ingleseH. Moseley (1843),agli accademici italiani O. F. Mossotti e F. Bcrtclli (1844,1850),e infine all'ingegnere astronomotorineseA. Dorna (1857)I'avcr e presagito su casi particolari la possibilit di definire un principio di minimo; se spetta al colonnello (e poi generale) L. F. Menabrea averne dato la prinrrr formulazione general corretta, dapprima nel 1857 in un seminario all'Accademiadi Torino e poi in una Memoria sui "Comptes Rendus" del 1858; sc spetta al tenente (e in seguito generaleanche lui) E. F. Sabbia dell'accaccmia miltare di Torino e al matematico rA. Genocchi aver dato inizto alla polcrricir sullo scarso rigore degli agomenti di l{enabtea; se spettaal generoso umilc c inten'ento dell'accademico francese L. F. Bertrand (1870)aver trovat() un J, prova impeccabile e profonda del principio, ancorchNlenabreanon rc vcssc avvertito l'autentico valrire; spettaad altri scienziati vero chiarimentotcllir il sia lluestione, sotto il profilo teorico, sia sotto qoelo applicatilo. Essi sono nell'ordine (e salvo errori ed omissioni): I'ingegncrc inglcsc il (1873-1879), surr .lrmcs Flenry (tterill (1865),il nostro Aberto Castgliano fte() amico e colleganele< fertovie dell'altaltalia ) franccsco(rotti ( I t77'I A. Crstiglix,), Ilttor"a dd tud lroltittt ll{12. s I r r i l ) , n r : 'r : r c o l t r , s c p p u r ci r c r > r r r p l c r ( c l c( ) p c r c( l i r \ . ( i s 1 9 1 r r x ,i t l o r r r r r c l r o l r r r r r r r, s .,,1llr.l!lrili\().txl il cirr,trrrrrtcsirro nircnrrio d(lx r(,rr(, \ihh, ^ <\rt (li (;. (:,,1(,rr.rri, n 'l,rirr r. I915. !ltto" e/.Etri, "Atri l l . , ^ c ( x ( 1 .S c ; . t " t i ' \ t ; , 17,

Pet buona parte del cammino ci sar guida perfetta l'opera di Alberto Castigliano, quel giovane ingegnere che nella sua dissertazione di laurea al poli tecnico di Torino diede finalmente la dimostrazione risorosa del tanto dibattuto ( principio di elasticit > di Menabrea. Castgliano era nato ad Ast . nel 1.847 Le non floride condizioni economiche lo costrinsero a ritardare il suo ingresso, quae studente, al'Universit. torinese; come altr < intellettuali > del tempo egli ttaeya da vivere facendo l'insegnante, l'istitutore. Finalmente, all'et cli 23 anni, si iscrisse alla scuola di ingegneria e in tre anni il brillante allievo atl. a.lla laurea, diplomandosi nel 1873: la sua tesi dal titolo Intorno ai semi elastici rtyelava una fot personalit scientfica, non solo per l'importanza teorica dei risultati conseguiti, ma anche per l'approfondimento e la pertirrenza delle applicazioni tecniche. Ne fu subito intuito il valore; due anni appresso il genetale Menabrea la ricotd,er, come una persuasiva conferma del < principio di elasticit >, pur errando nel citare il nome allora oscuro del suo autore I; sempte nel 1875 lo stesso Castigliano vedr accolto il suo lavoro dall'Accademia delle Scienze di Torino (adunanza del 24 gennaio 1875), in una stesura un poco pir ampia ed astratta'. Intanto, il nostro scienziato aveva troyato impiego quale < ingegnere delle strade fetrate dell'alta Italia >, continuando tuttavia i suoi studi. Nel 1879 pubblic a Torino, presso il benemerito editore Negro, un lungo saggio in lingua francese, la lingua che a quel tempo deteneva il prmato interr.razionale anche nel settof scientfico, come oggi accade per I'inglese. EEla Tbarie de l'quilibre des slstruet laqus et ses applicaliom, un testo vefamente eccezionale sul quale baster citare l'ammirato giudizio di S, Timoshenko: < Castigliano sviluppa l'espressione dell'energia di deformazione in numerose aPplicaziorr della sua teoria all'analisi di travi ed achi staticamente indeterminati. Percorrendo tutte queste applicazioni facile riconoscere che ben poco stato aggunto a questa branca della teoria delle stfutture da quando Castigiano scrisse il suo celebre libro > 3.
"Ani, r L. F. Menabrea, S la deterninaaiore de e lensio i e delle presioni ne' istt/ri elatici, R. Accad. dei Lincei", (2), 2, pp, 201-221, 1875; Cesiigliano diviene <Castiglione> (p. 203). 'eEtilibria , A. Castigliano, Intarna a dei riien; elai/hi, "Atti R. Accad. Sci. Torino", (2), /, pp. 10-53, 1875; Ntora leara ir/orno all'eEilibria d illeni elarr;1, "tti R. ccad. Sci. Torino", (2) t t , p p . r . 1 e s e g g . ,r / r . 3 S. Timoshenko, llittarJ of t/tength aJ natttialq cir., p. 292.

820

per M'tadi Eenetuli I'analii delh rfruu re

I teoreli fa'Llatuetttati d, Cofie -Cartisliatto

82t

1888), lo scienziatotedesco J. J. Weyrauch (1884), l'ingegnere e fisico Luig Donati (1888-1894),i cui lavori, secondo G. Albenga, < sono i pi belli dei numerosi studi dedicati sullo scorcio del secolo passato alla discussione del principio del minimo lavoro r>u, f ingegnere tedesco F. Engesser (1889), che applic i risultati di Weyrauch a problemi elastici non lineari, e ancora a"ftti autori opetanti verso i prim del nostro secolo, come J. L. rffeingarten (19021904) e A. Hertwig (1906), sino a G. Colonnetti (1912) cu si deve una buona sintesi de tormentato itinetario. Per btevit, limiteremo I'atfenzione ai primi tre: Cotterill, Castigliano e Crotti, poich col loro aiuto potremo cogliere I'essenziale, sopratrurto in vista delle applicazioni alle strutture che ci interessano.J. H. Cotterill detiene indubbiamente il primato tempotale sia per la scopetta dei teoremisulle deriaatedel lauarodi defornaqic,ne, per la conseguentedimostrazione del < principio > di sia Menabrea. Otto anr.riprima, egli era giunto ai risultati che nella letter^tura scientifica e tecnica sono geletalmente ricotdati come teoremi di Castigliano. V' da dire infatti che i lavori di Cotterill T restarono del tutto isnoti ai contemporanei, nonostanteil loro eminnteinteresse; si vede che la sded pubblca", zione, il "Philosophical Magazine gtt aitlizzata con altrettanta sfortuna da Maxwell nel 1864, eta troppo deceritratarispetto alle letture degli ingegneri di quel tempo. Per entrare nel vivo del tema conyenienteriferitsi subito alla sistemazione che ne d Castiglianonel suo saggiodel 1879; le tesi e gli argomenti dimostratvi sono talmente simili da potersi ritnere, in prima approssimazione,identici. In realt, qualche differenzac', ma la rileveremo in seguito. Le proposizioni fondamentali stabilite da Castigliano - e da Cotterill si esprimono nei seguenti due teoremi; si not che l'autore denomina << lavoro di deformazioner>l'energia potenzialeelastica(Dda noi introdotta nel par. 16.7: e chiama ( spostamento relativo del punto di applicazione di una forza > la componente dello spostamentorispetto alla direzione della forza stessa. << Teoremidelle deriaatedel lauorodi defarnaTione. Parle prina. Se si esprimeil lavoro di deformazionedi un corpo o sistema elastico in funzione degli spostamentirelativi dei punti di appicazionedelle forze esterne, si ottiene una fotmula le cui derivate, rispetto a questi spostamenti, danno jl valore delle forze corrispondenLi. pare. Se si esprimeil lavoro di deformazionedi un corpo o sistema Suoxda elastico,in funzione delle forze esterne,la derivata di questaespressione, rispetto a una di queste forze, d lo spostamentorelativo del suo punto di applcazione> o,
6 G. Albenga, I progru.ri nelle attu<io/li \ L'Et|?a net secol|XIX, 3, p,226, trtr|lano, 1932. 7 J.H, Cotteltll, O anexte,tiott of tl)e dJ,taftial pti,lcple ol harr aclian,"Phil. Mag.", (4), 29, p.299 1865: Ok lhe equilibrian of archedribr of tutifon !ectia/', i-.,i, p. 380 e segg.; F"rrl)er applitatio r aJ tLc ivi, ?ixiik! of leait ac/;on, pp. 430 e segg.; On elliptictib:, i:ri, i0, p. 21. '1orino, 1879, 3 A. Castigliano,Tltkriede /'ttrilibrc sistner de' lariqne! eraqplicariM!, el Op.48 49,

Considetiamo dunque un corpo elastico (in particolare una travatura clte vincolnto in stica) caricatoda un siJtemaqualunqued forze Pr,Pr,..,P', di spostamento ( iigido ). (Su qucsto modo da non poter subire uno stato punto, i limiti di validit del teorema di minimo furono messi in luce da J. L. lTeingarten e) (fig. 20.1).

Fig. 20.1. Imprimiamo ora al corpo una variazione infiritesima dello stato di spo' incrementi infinitesimi dr1,. (k: stamento: si vericheranno di conseguenza delle forzc relativi dei punti di applicazione :1,2,..., n) degli spostamenti Pr, ..., P". Esprimendo l'energia Potenzialelasticain funzione degli spoPr, stamenti lk relativi alle Pr, il suo incremento infilitesimo pu sctiversi: d: ) il dr:"

(20.3,1)

D'altta parte, I'incremento del lavoto ( esterno > compiuto dalle Pt pcr i d1o owiamente :

dL: >Pkdlk
Il teorema di Clapeyron assicura che dL :
n A(h

(20.3.2)
d<D, ossia ch:

tiir

j_

.lrl

dr,: _

Fr

) P" dru '_

(20.3.3)

quinci, per l'arbtmrict di d4o, segue la formula:


0 J , . 1 , .V c i r g r r t c n , I i I li?.ILLr,tit tstiithuutr, "Archiv l\farh. u. l'hys.", (3),8, p. 183, 1904.

822

Melad genetuli per l'a'ialii

delle sJture

Caigliano e il tearefta del zl;nifta larara

w
(20.3,9)

,'-o@
olL

(20.3.4)

)Arn

SD.l"

- I! S - ' / * '-kl T ) ,
Zr

Resta con ci dimostrato il orimo teorema. Passiamo ora al secondo. Diamo alle forze esteme incrementi infinitesimi arbitrari dP1 (k-1,2,..., n). L'energia poten2iale elastica, scritta in funzione delle fotze Pr, subisce allora I'incremento:

D'akra parte, il ptincipio dei lavori virtuali nella forma degli spostamcnti dlt, ossia: virtuali aferma che dliir: 4 t 1: l P n d l n perci la (20.3.10)nella (20.3.9)s ottiene la: Sostituendo d<D:)4ndPn
li:1

(20.3.10)

d(D:t=-dPk
tEt c)Yx

(20.3.5)

D'akra
tl \

pate, .l'incremento del lavoro estelno compiuto dai dPr, :


lt)

(20.3.11)

(20.3.6)

rr donde derivano la (20.3'5) e la (20.3.8) pfecedentemente trovate

essendolL (k:1,2,...,n) gli spostamenti connessi alle forze Pr. Pertanto il teorema di Clapeyron assicuta che dL - dO, ossia che:

20.4

CASTIGLIANO

E IL TEOREMA

DEL

MINIMO

LAVORO

t
k:l

.la :-: dP' :


Lrfi k

I n..dP,.
1

(20.3.7)

quindi, per l'arbitrariet di dPr, segue la formula:

Sulla base di questi due teoremi, il < ptincipio > di estremo proposto da Menabtea ttova unlmmediata conferma. Rifacendosi allz" teotia' molecolare < di " pet il corpo elaNavier, Poisson, Cauchy, Lam, Batr de Saint-Venant > stico, Castigliano formula il tearemadel minimo laaaro affermando: < Le forze elastiche che hanno luogo tta le coppie molecolari dopo la deformazione del corpo o del sistma, sono quelle che rendono minimo il lavoro di deformazione cn riguardo alle equazioi cli condizione che esprimono esservi equilibrio tfa le otze agenti su ogni molecola ). Successivamente, egli ne estende la portata: < Quali che siano le quantita incognite in funzione delle quali si sia esptesso il lavoto di deformazione <i or.r ri-rta^", i valoti che esse debbono avere dopo la deformazione del sistema, sono qoelli che rendono minimo tale lavoro, con riguardo alle equazioni ci ". c o n d i z i o n ec h e r i g o n o t r a e s s eu Detta in btev, la dimostrazione pr il caso di una struttura iperstatica lc ctri teazroni iperstatiche Xr, Xr,'.., Xo riguardino vincoli fissi o perfetti ottenuta osservando che le condizioni di congruenza su tali vincoli si esprimono nelle :

ao
ePk

(20.3.8)

In conclusione: derivando l'energia potenzale elastica (complementare) rispetto a una delle fotze esterne (restando costanti le rimanenti), si trova la proie.zone dello spostamento del punto di applicazione di questa forza nella sua dlrez1one e nel suo vefso. Esaminando il procedimento dimostrativo che ci ha condotto alla (20.3.8), si r.ede facilmente che la forza Pr. pu essere considerata wna forza geleralizz^ta, cio, in generale, un certo < fattore di forza>>. Di conseguenza la quantit r1odovr essere considerata com spostamento generalizzato, cio come un patametro geometrico sul quale la Pr effettua il suo lavoro. Cos, se Pr un momento estetno qll, ! rappfesenta la rotazione del suo punto di applcazione nella sua direzione c verso; se un colpo caricato con fotze idrostatiche, facendo la derivata dell'energia rispetto alla pressione, si ottiene la variazone di volume del cotpo to. Per |'esattezza, la dimostrazione del secondo teorema, sia jn Cotterill, sia in Castigliano, un poco piir elaborata. Punto di p^ttenzr! il teorema di Clapeyron nella forma (17.4.!:2A: L; nel caso in cui le forze subjscano yariaziont infinitesime, tale relazione si traduce in:
' o A . C a s r i g i x n o ,c i i . , 0. 49.

1':0

1::0

...

l"-

t)
dai vincoli

(20.4.1)
sovrabbontatrti

cove 1r,41,...,1,r

sono gli spostamenti impediti

rr tbnlcnr,p. 27. r r l , i i l c t rp . 4 5 . , 't Il,i,lcnr,pP. 52'53.

824

Mctadi gnerali Per I'analiri

.lclh irkfit/r'e

Ca iglia,to e la <teatia generale detle coaTiani>

825

nella direzione e nel verso di X1, Xr, ..., X". Quindi dalle (20.4.1)derr'ano le equazioni sulle derivate di @:
(l)

ao ax"

In secondo luogo egli corregge la formulazione del teorema stesso ncl clrso In cui il sistema sia soggetto non solo all.e forze esterne, ma anche a un() stato dl {0d<t0 e.

(20.4.2>
20.5 CASTIGLIA.NO E LA. < TEORIA GENERALE DELLE COAZIONI >
Vediamo btevemente in che modo Castigliano ottiefle questa importantc estensone. Per fissare le idee, si consideri una ttavatuta reticolare spaziale dotata di un certo numero di aste sor.rabbonclanti libera da forze esterne. < Noi abbiam<r sinora supposto - dice Castigliano - (...) che nello stato naturale, ossia quancl<r non opera alcwna forza, le sbarre non siano n tese n compresse; ci esigc che tutte abbiano esattamente le lunghezze geometriche necessarie per Ia composizione del sistema, di sorta che, dopo ave o composto con 3n-6 sbarrc sufciente a renderne la forma invatiabile, le altre sbarre abbiano esattamentc Itnghezze uguali alle distanze tra i nodi che esse debbono congiungere. Ci resta ora da studiare il caso importantissimo nel quale, dopo aver composto il sistema con 3n-6 sbarre, se ne debbano aggiungere delle altre che non sono di lunghezza esattamente uguale alle distanze tra i nodi, ma che diffetiscono per quantit assai piccole, confrontabili con le deformazioni del campo elastico > '7. Gustavo Colonnett torner molti anni dopo su questo argomento c giunger alle medesime conclusioni di Castigliano, senza citat ma peraltrr> I'opera del predecessore e attrbuendosene la paternit1. Colonnetti, dunquc, illustrer ulteriormente il significato applicativo della questione notando chc l'incompatibilit iniziale delle lunghezze pu derivare da altre cause e non sokr Basta pensare alla possibilit che, sotto I'azione <li da difetti di costruzione: << qualche partcolare sistema di forze esterne, gli sforzi in certe aste abbiano momentaneamente potuto assumere valori superiori ai limiti di elasticit dci materiali, sicch si sian prodott in quelle aste delle deformazioni permncirti. Pi semplicemente, si pu immaginare che la tempetatura delle varie aste sia mutata, determinando yariazont unitarie di lunghezza diilerenti da asta arl asta ) '8. Il problema interessa perci (a diverso tiiolo) sia I'analisi elasta-pltttliut dele strutture, sia quella term0-ela[hta, Sconnettiamo allora le ( sbarre ), sovrabbondanti e suDDoniamo che a sistema scatico le facce delle sconnession subscaro spostamnti relativi 4*, La congruenza cos violata; per ricostituire la compagine dela trv,rtur,r occorre ( sor'rapporre altre r-ariazioni di lunghezza dipenclenti clagli sforzi chc si sYiluppano neJe singole aste>>r0.Ptesa in esame una delle aste sc()nncssc, I'asta l<, indchjamo con Nr la forza normale iperstatica applicata sullc ficcc della sconnessione,co1-r'rlk spostameto relativo tra le faccc stcsscpr()v()ct{, Io
r 7 l , i ( c n , ., . 3 7 . ' r 3 ( . ( 1 , 1 ( n ! c n i ,L t . \ h t i r i l h ( . o . t t t i i t n i , l ,

che affermano appunto la stazionariet del << lavoro di deformazrone > con riguardo alle condizioni di equilibrio, ossia nella classe delle soluzioni staticamente ammissibil. Nella sua dissertazione di laurea del 1873 Castisliano aveya. utilizzato an altto tagionamento sumciente pet i sis/eni artira/ai Aveva co dimostfato che la condizione di estremo:

do:dt:\!._:0

Nt2 l

(20.4.3)

unita alle equazioni di equilibrio sui nodi e alle equazioni di legame, conduce direttamente alla soluzione generale offerta dal metodo degli spostamenli (par.'17.6). La difrercnza tra Cotterill e Castigliano sta soprattutto nel tiferimento applicativo e nel linguaggio matematico. Castgliano parla essenzialmente di sistemi strutturali (artcolati a cerniera o intelaiati a incastro) operando preferibilmente su valori discreti (forze concentrate e spostamnti sui nodi); in lui assente l'impiego dei metodi variazionali che per il contorno si rendono necessari. Invece Cotterill fa appello al calcolo delle .vaxazioni, utrlizzand,o il metodo dei moltiplicator agrangiani nel calcolo dell'estremo condizionato per il furzionale delI'enetgia potenziale elastica. Sotto questo profilo, la ttattazione dello scienziato inglese ha il ptegio di una < qualit superiore > oltre che della priorit temporale. Nel 1884 Cotterill scrsse un importante libro sulla meccanica applicata'a in cui rtorn sull'argomento assegnando a Menabrea il merito di tutto, anche dei snoi teoremi sulle derivate del avoro intemo. ( Questo esempio seflza"ptecedenti di modestia professionale, da parte d Cotterill, sovrastim grandemente il contributo di Menabrea, il quale non fu capace di dare una valida prova del suo principio e mostr anche una padronanza del pt.incipio stesso assai pir limitata di quel che non ne fece Cotterill > 15. l)'altro lato, Castigliano ha dalla sua Ia perLiflez^ delle indicazioni utili, la ricchezza delle applicazion; il suo libro ha fatto storia, ha dato una svolta alla cultura tecnica europea. Tra le riflessioni critiche che corredano I'enunciato del teorema di minimo debbono esser ricordate in particolare le due seguenti. Anzitutto Castisliano osserva che il teorema sul lavoro di deformazione non valido in presenla di fenomeni dissipativi, come ad esempio l'attrito dei vincoli r6.
r'1 J. H. Cotterill, Ap?lied Mecltanir, London, 1884. rs G. Ae. Orawas, L. Mclean, Htarical dew/ap"ut1t af encryclial pr"c;ller "-ppl. Part Il, Mech. Rev.", 19, p.924,1966. ' - 4 . .C a s t i g l i a n o ,c i r . , p p . 3 5 3 7 .

i,i clalto

c.lrd"nr,

t). 21:,

'li)rin,,,

1912.

826

Metodi se eru/i per I'analii

delle st tft1re

Cartiglia o e la a.leor;a generale delle coa<iant >

8n

alle forze iperstatche effettive; la congruenza impone che lo sPostamnto relativo risultante indotto da 1i e da 1n sulle facce della sconnessione sia nullo. Cio :

l'energia potenziale elastica propria dello stato naturale, essa ptendcra un incremento:

do '

^ > N, d^r,

- t ^l, dN,

^.t dN,dA,

(20.s.4)

rr*ri:0

(20.s.\)
D'altra parte, se si tiene conto del legame elastico lineare tra N, e Al,, e tra dNa e dAl", la (20.5.4) diventa:

{a dal secondo teorema sulle derivate del lavoto di deformazione deriva a c h e l a 1 2 0 . 5 . 1 ) s s u m ei a f o r m a :

(20.s.2)
Ebbene, dice Castigliano, < s pu osservare a mo' di corollario che tutte le equazioni analoghe alla (20.5.2) si ottengono uguagliando a zero le detivate della funzione :

do - t Al" dN" , ^- t d\, dAr, Introduciamo in questa espressionele All scrivendo:

(20.5.s)

d @ :> ( ^ u + ^ r . ) d N . > ^ l i d N , +- ; ' 2 a N . a ^ l ,

(20.5.)

Q+>\d

s.3) (20.

nella quale le somme I s estendono alle sole sbarre sovrabbondanti. (...) Ne segue che le nllecitaTioni delle sbarre, dopa la defarnaTone, saro qaelle che rendorc nirmo il lauoro di deforna{one del islena li t'a&giurga la soruma dei pradafti Nk\i 6 ?er talte le sbarre nurabbandahti, .ratta la condiqione che :iano sodditfatte le 3n eqaaTioni ldi equilibrio sui nodi del sistema ptincipale staticamente detrminato] >'o. Questo teorema ricotdato da molti come ( teorema di Colonnetti > intorno alla teoria" generale delle coazion1 cui tale autore dedic importanti lavori pubblicati susli "Atti" della R. Accademia dei Lincei e della R. Accademia delle Scienze di Torino tra il 1918 etl 1921. La dimostrazione Droposta da Colonnetti senza dubbio migliore. Anz, per il suo intrinseco jnteiesse opportuno riportala. Siano N, le sollecitazioni nelle aste a che catattetizzano o stato naturale della trayatura, in assenza cio di forze esteme; siano Alj certe r.ariazioni di hxghezza arbitrarie e quindi, in generale, flon congruenti, impresse alle aste momentaneamente considerate come rese isolate e indipendenti le une dalle
\I

e osset'r'iamo che la prima sommatora a secor.rdo membro nulla per il principio dei lavori r'rtuali: infatti il sistema Allf Al. congruente come s' detto, e il sistema degli incrementi dN. equilibrato cor:' fotze estem nulle; quindi tale sommatoria rappresenta il lavoro virtuale interno Li"t corrispondente a L:ii:0. Ne segue :

do -)^rdN,:
owero,

i dN"d^r"

(20.5,7)

essendo le All quantit assegnate in ciascun caso particolare:

a(o + I ^r: N") : | 2 aN,alr,

(20.s.8)

altre; siano A":

-"1

l. le altre variaziorli d lunghezza indotte dalle N.

< Ma il secondo membro un infinitesimo del secondo ordine, essenzialmentc positivo. La distfibuzione di sforzi interni Nu che c f ttertzz^ lo stato rturale riesce pertanto individuata, tr^ titte le altre possibili distribuzioni ccluilibrate per forze esterne tutte nulle, dalla duplice condizione dell'annulllrsi della variazione prima della funztone:
(h!\Alil\'l

in virtr del legame elastco che unite alle All restituiscono la < compagine della travatua >); si noti che soltanto le vatlazioni di lunghezza complessiYe ^1. + Al; costituiscono un sistema sicuramente congruent. Damo ora un incremento di alle N,, s da portarle a N, f dN" con la condizione che il nuoro _sistema sollecitazioni sia ancora equilibrato con forze esterne nullc. S. ,D : I : N.ll"
,o A. Castiglino, cii., p. 39.

(20.s.e)

c cleila positivit della sua variazione seconda; duplice condizione chc al solito dclniscc un "mjnimo" di quella fi.rnzione>i ".
, r ( . ( j o L r r n c r r i ,c i r . ,

t). 216.

828
20.6 L'INTERVENTO DI FRANCESCO CHIARIFICATORE CROTTI dell'energia

Metodi gereruli pet l'attaliri

llle

rtniture

Il a ell| di etegia an4lenafltare reca do Crolti

n9
(2{).6. r)

: ao f 2 N,arr^ t 4^r,dN. J,_ an'aN' + > +


potenziale)

(Il teotema di minimo

Avendos, per I'elasticit lineare, (20.6.1)si traducein:


'l

o'' E]al" au" uo,f , t" r.r"=,


(20.6,2)

teorema di Castigliano Questa bella dimostrazione data da Colonnetti a sulla teoria delle coazioni diventata una teolica di ragionamento ass21comune nelle analsi teoriche per la definizione di princpi di minimo nella meccanica dei solidi anche oltre il dominio dell'elasticit. Essa d luogo a un completo chiarimento. poich ottiene non solo fa. stazionatiet della funzione (o del funzionale), rna anche il suo minimo, consderando la vatrazione prirna e la varia' zion seconda. Inoltre, essa porta al ricoqoscimento del carattere formale, strettamente matematico del teorema, nel senso che l'estremo della funzione (20.5.9) ron possiede ufl immediato significato fisico in tetmini energetic, essndo valutto con rifrimento a una classe di configurazioni < irreali > equilibrate ma nofl congfuenti. Il merit di tale chiarimento dev'essere per attribuito a un altto precedente autore, ossia all'< ingegnere fertoviario > Ftancesco Crotti. Non possiamo sof" (1839-189) appatsi tra fermarci sui diversi e impotanti contributi di Crotti il 1,877e il 1888. L'aspetto essenziale consiste nell'avet stabilito la !er^ natlrt^ del primo e del secondo teorema di Castigliano (-Cotterill), alla luce del calcolo- variazionale e della trasformazione c flonlca di Eulero-Legendre, distin<De il Euendo tra il < lavoro di deformazione > (o enetgia potenziale elastica) i tavoro di deformazione teciproco >>(o energia potenztale elastica compementare) ", il primo espresso in funzione degli spostamenti, o delle deformazioni' il secondo spresso in funzione delle forze, o delle tensioni. Sono due grandezze diverse, in generale, anche se nel caso cli elasticit lineare considerato da Menabrea e da Castigliano Yengoro ad essete matematicamente equivalenti e si pu porte, per brevit, (D: <D". il primo teoiema di Castigliano sulle derivate del lavoro di deformazione tiguard O e deriva ditettamente dal ptincipio dei lavori virtuali, o dal teorema diClapeyron. Ad esso si rconnette il teorema di minimo pet,l'energiapatetTnle totale iomma dell'energa elastica @ e dell'enetgia potenziale delle forze estetne, se quste sono corservarrve, come di solito accade nelle applicazioni strutturali' Rifriamoci, per semplicit, a un sistema reticolare (ma la cosa vale in ger.retale)' Siano N,, N^ 1^ foi"^ notmale e l'allungamento dell'asta a, dovute alle fotze esterne Pr aPplicate nei nodi k. lmmaginiamo d1 aggi91Se19 al sistema delle forze Pk un noovo sistema di fotze infinitesime dPt; le N" diventeranno allora N"+ dN" e le Alu diventeranno Al. * dAl.; l'energia potenziale elastica O 1 Dasser dal valore : ; > N" Alu al valore O f d(D con :
22 F, Crotti, Cone\alioni e Mglt; di tiea !ientif -Pratica, pp 1-19, Rovigo, 1811.: I:ltai<i2lt Atch-" , 1 t , P 225, "'Atti Collegio Ing det Tcanna di Ca;iTliano e :ia ranorda nl/a teoriadelt'elast;ci/ "Il Politccoico", i2, p' ,c 59'7 1884; I-a lVora ' Milano, 1878; CoittuoruTiane di '4lbetto Cattigliana, ,4tplieaT.iuti t''.1tch dlb Catrit<io'ti, Milrno, 1{iJ8. ,/t/t, aiieir,i ri. .vto l,trtci ltanla uttnli t relh f

do:>N.d^l"+z>dAl"dN"

La ptima sommatoria al secondo membro tappresenta il lavoto interntr infinitesio dliit; perci il teorema dei lavoti virtuali consente di sostitujr(t col lavoto esterno infinitesimo d]-ffi' Se dunque dri" sono gli spostament innitesimi dei punti di applicazione di Pn, dovuti a dPn, la (20.6.2) diviene:

: d<D ) Pr.d4r. f : uot" u^. *

(20.6.3)

Supponendo che le forze Pr siano conservative, onde si possa introdurre una dalla (20'6 3) funziorfu-potenziale If tale che (cfr. cap. 3):Pr.d&:-dII;
si ottiene: 1

dqr e quindi :

dn . :- > dAl" dN"


1

(20.6.4)

dao - I) :

^- t d^, dN.

(20.6.5)

il In questa espressione teorema di minimo dell'energia potenziale totalc trova denitiva cnferma; il secondomembro una quantit infinitesimadel scpostiva, al primo membro appare il differenzialc condo ordine essenzialmente di O + II, energia potenzialetotale Pertanto la configutaziore di equilibrio passibili dalla condizionc : caratterizzata nella ilasse di tutte 1e al;'e confr.gtsraziont OfII:minimo
'l

(20.6.6)

Si deve appunto a Crotti I'aver scoperto che il differenzialesecondodi 4), ossia

cos alla completadjmostrI t alt, aU. definito positivo, conducendo

zione del ninno. 2O.I IL CONCETTO DI ENERGIA COMPLEMENTARE SECONDO CROTTI


II sccrinclt tcorema cli castiglinn rigu:rr.l invece I'energi.rclasticl coltrPlcmcntlfc (l\. chc puir cssct'tratta pcr r il f,'rrnllc .11rlr icrlnJ lx lfsf()rl-lZi()tlc l c c a n o t irc r r r l i l ' ) u c r o -l , c g c n c l r :

830

Meradi genercli ?er I'analili

de e trtu/r"re

La delerni arate degli Pnantenli elaict

831

@": lP,,rn o

(20.7."t)

t +r1__ dN" : t At" dN"

NTI

(20.7.1)

Mentre @ ha un significatofisico preciso, quale < lavoro di deformazione>, Oc soltanto una funzione proveniente da una trasformazionematematica: su qusto punto Crotti insiste con decisione,a dtfferenzadi Menabrea e di Castigliano che non aveyano intuito la possibilit di riferirsi agli astratti teoremi del calcolo variazionale.Diflerenziando lzL(20.7.1\ si trae: 6P" : ) Pu d11* 2l*
k k

e rappresentail lavoto virtuale iflterno dli,i compiuto dal sistemadN. chc : equilibrato con forze esternenulle, per cui dI-f't : 0 e quindi anche dl-lt, 0. (20.7.6\ diviene: Pertanto la

dPo

dO

(20.7.2)

u'":+;#H'

(20.7.8)

Poich il teorema di Clapeyron afferma essere: )Pod4o:dQ


k

(20.7.3)

a p r e c e d e n t e( 2 0 . 7 . 2 )s i s e m p l i f i c a n : d@": )luclPo da cui: / 7-

(20.7.4)

> {_:.-: K \ C I K

dpr. 111 : 0
J

(20.1.5)

polerqiale Tale relazione diventa allora fondamento della teoria swll'energia complemefilarestabilita da Crotti assai umilmente, come smplice rilettura dei risultati di Castigliano: in tealt il passo avanti notevr:le. A questo punto il ( principio di elasticit > di Menabrea resta implicito nella ttasformazione di Eulero-Legendte, ma pi semplicemente pu essete dedotto con un ragionamento analogo a quello svolto sopra, {iprendendo del resto I'indicazione originaria di Bettrand (cfr. il par. 17.5). Riferendoci sempre a una struttura reticolare, siano Nu le forze normali nelle aste a che catattetzzano lo stato equilibrato e congruente della travatura i imprimiamo ora degli incrementi dN" tali che N. + dN, siano ancora equilibtate con le stesse fotze esterne. L'energia complementare:

ossia I'incremento dell'energia complementare una quantit infinitesima clel second'otdine denita postiva; l che equivale a dite che la funzione <D"valutata nella classe delle sollecitazioni staticamente ammissibili consesue il suo valor minimo in corrisponder.za dello stato equilbrato e congruent effettiv(). Crotti sottolinea che soltanto nel caso elastico lineare la funzione Or,, energia complementare, pu essere < assimilata>> all'energia elastica (D, consentendo l'interpretazione meccanica di Menabrea e di Castigliano; in casc,rcr.rrrtrario, il < ptincipio di elasticit > e il < secondo teorema sulle derivate del lavorr: di deformazione > non sono ptincpi d validit generale, ma rappresentani) teoretti deducbili matematicamente mediante la trasformazione canonica di Eulero-Legendre da tD a O". < N Castigliano, n i suoi successori, comprescrr) la fondazione concettuale di quest speciali teoremi, e contituarono a credcrc che essi fossero tutti princpi relativi al lavoro fisico, bench Crotti avessc esposto I'intefa questione sui metodi del lavoro elastomeccalico con granclc ac\ttezza e precsione. F,gli tealizz la prima integrazione dei metodi canonici g applicati nella meccanica analitica dei corpi rigidi con quelli dela meccartica dei corpi deformabili, ottenendo cos la prima siltesi tra la meccanica razionale dei sistem rigidi e i procedimenti energetic dei sistem deformabili >'r.

20.8 LA DETERMINAZIONE

DEGLI SPOSTAMENTI ELASTICI

.":i*ffi;
I NT2]

Riprendiamo ora la lettura del testo di Castigliano l dove egli applicr l:r sua teoria, e in particolare la formula (20.3.8) all'analisi delle travi rctriiincc inflesse.Istruiti dall'insegnamento di Crotti riscriveremo la (20.3.8) nella frrnrr coffetta :

''(20.7.6)

subisce allora I'incremento :

a(D" aP,,

(20.n.1)

N - s N , d A , rr | r )I \ ( d E "^ ) ' r N 1 t : Ma la prma sommatoria a secondo membro si trasforma cos:

ricorcando che la funzione clell'energia potenziale elastica complcnrcntrc (lro, :rc caso di una trave rettjlirlc clastica sollecitata clnlla forza nornrtJe N(zr, cal taglio'I'(z) c clrl rlomclrto ilettcntc N,I(z), clatncla:
,r (;. A(, ()rI'vl'!, 1,.Nlcl..n, cit., p. 925.

a3z

Metad; generali ?er l'analii

delle rltultare

Sfoglia"dait taltato di Canigliatu

833

'"-*J(#.#*#)*

(20.8.2)

zione. La sollecitazioneN, M, T per questo nuovo sstemadi fotze costituito dal carico effettivo pir) \a forza X, ofletta naturalmente dalle esptessioni (sovtapposizionedegli efett) :

La (20.8.1) pu essete imnediataaenle vfrlizzata quando si tichieda lo spostamento del punto di applicazione di wa otza esterna assegflata, agente sulla struttura, e anzi, piir precisamente, si richieda la componente di tale spostamento secondo la fotza stessa. Basta infatti esprimere l'energia potenziale elastica del sistema ed effettuare la detivazione indicata. Ad esempio, si cerchi lo spostamento verticale del punto B nella mensola di frg.20.2 caticata in B dalla orza M:-Pz. T-P, i verticale P. Le sollecitazionsono N:0, Quindi:

N-N+N,X

M . \ 4- M , X

f -T+T,X

(20.8.s)

le dove, al solito, N, M, T rapp(esentano sollecitazionidovute al carico esterno effettivo e N1, Ml T1, le sollecitazioni dor''ute a wna lotza X : 1. L'energia connessa N. \'t, T , ^ poteruialeelastica(complementare)

o " : + l f #D) + z
J \

f / 1O2-2

^ - l/ d z : z\:Bl + ei</ \'

T,2 \

I / Prls

Prl\

(20.8.3)

g+ry]0, (20.8 ":+/l(N 'x)'* eu#q*


Effettuando la derivazionerispetto a X si ottiene lo spostamentodel punto d di applicazone X, nella direzione (e nel verso) di X dovuto al sistemadi forze complessivo, ossia al carico esterno e a\la lotza X:

porge: E la (20.8.1) Iu: Pl3 eo" : : n 1 Ap Pt Cf< (20.8.4)

ao
r l l . r o r u i o o e 5 x ) l ;X

che conferma ancora una volta il risultato di Eulero (6.11.8), cfr. 1l pat. 6.71, apportandovi la cotezione dovuta alla deformabilit a taglio. -Diverso il caso in cui si chieda lo spostamento in un punto generico della st1-uttura, ad esempio dove non agisce direttamente alcuna foza' esterfl concentrata (fig. 20.3). Castigliano propone allora'n la seguente tecnica: si aggunga una fotza X nel punto in cui si vuol coroscere lo spostamento e nella sua dire-

:l(t*u'" *,* 4*fu'+

r-fflrJlr.)a' Q0'8'7

Questa formula, dice Castigliano, deve valere per qualunque valote di X in questo caso essaesPrime lo spostamentodlaalo e quindi anche per X:0: e al solocariu estemo, cio proprio quel che si voleva determinare. : In conclusione lo spostamento dato dall'esptessione

,: j(-'*ff+#)*

(20.8.8)

il il cui ruolo veramentefondamentale: essarisolrre completamente ptoblema della determinazione di spostamenti nelle travi isostatiche. Va detto peraltro che l procedimento suggerito da Castiglianonon che una particolare formulazione del concetto matematico di < derivata di un funzionale>. come avcva gi intuito Cotterill.

20.9 SFOGLIANDO

IL TRATTATO

DI CASTIGLIANO

Fig.20.2.
' a A. Cas'ielirno, cir., pp.r204-205.

Fig. 203.

Il primo esempio considetato Castigliano quello delamensola da soggett cric() trasvcrslcqualunquc (fig.20.4); per detcrminarelo spostamcnto a l ( siu M'1, tovuta al crrico rll'ascissa occorrc (lctcrr'.ilrrc la sollccitazionc

834

Metodi Setletali per I'aflalir iclle drufiffe

i.tbglia do il lruftato

di Caiiglian

strno, sia la sollecitazione Mr, Tr dovuta a Dn Risulta :

otzz unitaria posta in (.

: t"(+-+) +.#-)l. . +(+ ,,o


+ "!. [r+r(r ;)]
Pet ottenete la freccia all'estemit mula, ( : l, ci d luogo alla:

835

'"''

l-G-,) o I
4

p e r0 z . - ( per ( z I

- 'r -_ o 1 ' f

per <z<( 0 p e r( < z < l

(20.e.2)
della trave basta potre, in questa for-

la formula che d lo sPostamento1 dunque:


t' l\,'l ,/'\ f T G\ 'i-' zr(() | Q-O dz - | -7Y d" \,I\ LJ J O J 0 \

(20.e.'t)

: .r r:,r(r) (+.+).+ ('. +)

(20.e.3)

Esaminiamo il caso patticolare in cui la ttave caticata'da un peso P alla e estremitr da un carico ripartito uniforme q (69' 20.5). Si ha

M(z): -P(l-z;-

-:-, !q(l- z)'

T(z) : P * q(l- z)

Castigliano utilizza appunto questa fotmula per svolgere su un caso paticolare ma assai istfuttiyo, una discussione intorno all'incidenza del tutto secondaria che ha la deformabilit a taglio rispetto a quella connessa alla flesslone. Supponiamo infatti che la sezione della trave sia rettangolare, di lati b (frg.20.6); allora: e h con h>b

A: bh

J:;an,

p; )n 4

(
1

r
'. F /r

E;.

tn,

Fiq.20.6.
Pertanto :

-rr " /p-| .'-a E rr -,\,1, , |- + ' |2 t'J--it J (l- z)dz* 1 \ : J J . \ ' . . E
f l_, O
^ -J* F I

-\2

Ricotdando quel che si detto nel par. 1.6.7a proposito di I{, per la sczione rettangolare ha: si ( K:;A

o (questo il r.alore considerato da Crstgliano), risultl: 2 . ' 5 -. "

+ P f+ a q l :\r-t\ z J u J
0 0

Posto v:0,25 , t. ' li

Se le tigidezze a flessioneEJ e a taglio GK sono costanti, l'integrazione fotnisce:

z 1 tI u ;

Merodi ge erali per I'anal;!; delle strkthce

La ritallt<ionedei ?robhni i4entalii

8t7

Ia Di conseguenza formula (20.9.3) diventa:

Sostituito l'appoggio B con la corrispondente reazione X1, il momcnto e il taglio in ogni sezione sono oferti dalle equazioni: M ,Mo+MrXr T. T o - T rX l

f_
owefo :

l 7 " l t/ P + ^ l \ - 7 l 3 t/ T ) , _ l1\t- r . l_ lu , Ebh'\3 8/'Ebh\

(20.10,t)

':i#(**+).(+.+)+l

(20.e.4)

dove Mo, \ sono dol-uti al sola catico esterno operante swl sleua priwilah e Mr, T, sono dovuti a una forza unitaria posta nel punto di applicazionc, nella direzione e nel verso di Xr. Dalla (20.8.1) segue allora che lo spostamnto rl1 del punto B , ir generale, dato dalla:

di qui si vede che il secondotermie entro parentesi, cio il termine che proviene dalla deformazionea taglio, trascurabilerispetto al Plimo che proviene dalla flessione,se le dimensioni trasvetsalidella trarre sono piccole rispetto alla lunghezza,poich in tal casoil tapporto j, ha molto piccolo. Se ad esempio

, :i(4'#+.M,- &tf'* t,)0,


0

(20.11).2)

come frequentementesi verifica, il contributo del taglio nella fottO , del mula (20.9.4) infetiore all'1,o/o contributo fessionale's.

owero,

dalla :

,'-(H*+F)*+x'/ffi+#)*
Introduciamo i caeficient influetTa(cfr. il par. 19.10): tli
l

(20.10,3)

20,10 LA RISOLUZIONE

DEI PROBLEMI

IPERSTATICI

Dopo questa interessantediscussione,Castigliano affronta il problema di 'B incastratain - e appoggiata una struttura iperstatica: ura ttave o1jzzontale questo caso la relazione fondamentale(20.8.1) basta in B (lg. 20.7). Anche in ad ottenere la soluzione'.

-J 'r,'. f / M ^ \ r ,

I < \ J 1o"
I rl' Xr

T.T, \ ,

,,,

f .J/ N 4 ?

o' \ u.t eK/

T? \ ,

(20.10,4)

ru 1ZO.1O.:; ai,r.rrr",
':4ro

(20. 1r)..5)

Ora, il valore di 11, nota: sappiamo infatti che nel sistema effettivo lr spostamento verticale di B nullo, e quindi, nel sistema equivalente in cui 'appoggio B sostituito conla reaziote iperstatica Xr, la stessa X, devc csscrc scelta in modo da render nullo 1r. La (20.10.5) si traduce quindi nelJa:

0:1ro * 1rrX, da cui si ottiene:


rTlro 1]rr

(20.10.(,

(20.10.7)

Fi4.20.7.
25 Ibidem, pp. 206-207. 26 rbid"-m, pp. 207-213

immediato comptendere il signilcato dci tcrmini 1,,,,1,, gir rla noi irlcontr^t nell^ tratt^zi()ne di N{ohr sulle trav^ture reticolltri ftar. 19.10). Poniamo nclla (20,10.5) Xr : 0. Ne segue:
lro

(2(1.l{).r,

838

ltetadi Sererali Pet l'a alili delle n ihce

La rircb{one

dei }rob/e."i

penlatiei

8t9

cio qro rappresentalo spostamentonel sistema principale del punto di applicazionedi Xr, valutato nella ditezione e nel verso di Xr, dovuto al solo catico esterno. Poniamo ora inyece nelta (20.10.5)nullo il termine del carico esterno : e unitario il valore di Xr. Ne segue

x': f rr

(20.10.r2

(20.10.9)
cio 1r, rappresenta lo spostamento nel sistema principale del punto di applicazione di Xr, valutato nella direzione e nel verso di Xr, dovuto a tna fotza" unitaria disnosta come X,. Si confirma quindi che I'equazione (20.10.5) un'equaTionetli congnm1a; essa ci dice che lo spostamento effettivo r1 del punto di applicazione dell'iperstatica (spostamento che nel caso considelato nullo) plodotto nel sistema principal da un duplice contributo: quello dovuto al catico esterno, cio 110, e quello dovuto all'iperstatica, cio 1r,Xr. Se, per esempio, la tave soggetta a un carico uniformemente disttibuito q (fig. 20.8), si ha per la (20.9.2), fatto P : 0: ( E , J , A c o s t)

Successivamente Castigliano passaal problema della trave incastrta aSll estremi'7. Essendopresenti soltanto catichi trasvesalirispetto alla linea d'ame rettilinea, il problema due volte iperstatico: il procedimento per risolvcrlo svolto sopra. del tutto simile a quello giL Riferiamoci al sistema pincipale rappresentatonella fig. 20.9. La sollccitazione pu essereespressadalle: M: T:f" M o + M 1 X 1+ M r X , +T1Xl + TzX,

(20.10.13)

dove Mo, To hanno il solito significato, Mr, T, sono il momnto e il taglitr 1 e Mz, T, sono il momento e il taglio dovuti a una dovuti a una forza Xr: forza X, - 1. Indicando con q, lo spostamento del punto di applicazione di X,, nella direzione e nel verso di X, (e cio lo spostamento verticale di B) e con 1. lo spostamento del punto di applicazione di X, nella direzione e nel verso d X, (e cio la rotazione di B), dal teorema di Castigliano si tae:

-I'

i o . :J f / v o \ \

v , X , - M r - ,' : n " , T o T r x r - T 2 X , - \ . , . . x tt)(\t' i v r tI cK ti

* r

.' r't o a o " _ f l M ' r ' Xz J \

t \ t r I :+ -M r x , v "2 EJ

ToI T,x, tr"" a2 ) , 1 , ' " |*" GK

(20.10.14)

X1

Fig. 20.8.

T
ql4 ql.,

'l.o: -

8J

zcK
e P-1:

l0) (20.10.

e , p e r l a s t e s s a2 0 . 9 . 2 ) , t t i q : 0 ( fa
-,r11 13 r. l-

3El

GK

(20.10.11)

I;i9.20.9.
r7 Il)i,lc'r,pp. 209-214.

I cel l'effctto def<rrmativo taglio si deducep c r t a n t . ) : Trascurando

840

Meta; geflerali ?er l'analiri

delle lrktt\re

La risahqiancdei lrableni i?eiarici

84t

Ora, i valoti di 11,e di 7" soro xoil saPpiamo infatti che, se in B l'incastro dovranno esset nulli lo spostamento verticale 11 e la totazone qr. ( perfetto >>, Dunque:

Castigliano sviluppa i calcoli per alcune condizioni particolari di carlco. Nel casodi ana forza concentrata un'ascissa ad z: ^ (ng.20.10) si hal

M o ( z ):
4r-0 : Ne segue l::0

per 042<a { ;n.-, per 0 <z <a

(20.10.15)

T " k ):

(20.10.1e

{;

ao"
0X.

(\(,): o)
(20.10."16)

ao"
0Xn

Queste sono le equazioni determinatrici delle iperstaticheXt, Xr. Rendendo esplicite l derivate patziali di " si ottiene, in generale: .|l1o tr'Xt * * !r'Xz ft : I s : 4 z oI r : r X r * t l r " X , dove 't coeficienti di infaenTa vagono:

(20.10.17)

--+
-)t+
t t

lr n^rr. r"r. \ . tro:


",

f l - #J+ ; v : ! J \

ldz

T?\, f/M? I11: I I E- + 7i- | z J \ L J

Fig.20.10.

T,T"\, r / M , M , -v=|oz + 4rz: f [_ff J " J \


-' t z o | | i : ! j i : 4 - !

,,.:J(+F * IJ'"Jdz(20'10'18)

inoltre : M!(z):l-z Tr(z) : - 1 (N.(z) : 0)

l, *,J\ EJ

Tx-- Tl - \" - z GK/--

,,,:J (+ &)o'

/M?

-r?\

Mr(z) : I Tr(z) : a (N,(z) : o)

(20.'t0.20)

Il significato fisico dei diversi termini emerge facilmente da considerazioni analoghea quelle svolte per I'esempio precedente.Soffermiamoci solo un momento sui coemcienti?12 121,uguali tra loro. Posto nella prima delle (20.10.17) e nulli il carico esterno e 7a teazi.oneiperstatica Xr, e pari a 1 il valote di Xr, cio, con {iferimento al sistemaprincipale, 1r" rapptesentao segue !1 =='1112; spostamentodel punto di applicazionedi Xr nella direzione e nel verso di X, doyuto a u:naforza. Xs: 1. Posto invece nella seconda delle (20.10.17)nulli il carico esteno e l'iperstatica Xr, e pari a 1 l'ipetstatca Xr, segue \z - \zt) cio, con riferimento al sistemaprincipal, rlzl rapprsentalo sPostamentodel punto di applicazionedi X, nella direzione e nel verso di Xr, dovuto a una '\n forza Xr:1. Quindi 7'ugwa,gltanza, - lzr conferma ancora una volta la validit del teoremadi reciptoctdi Maxwell-Betti (par. 17.7).

e quindi:

lto:
In: \z

^ | a2(31- a\

oel
l 3 l + 3gy 5O ltzt: 12 .>t;t

F C<l
l ?lrr'

EJ Pa,z

(20.10.21)

1zo=

2EJ

Dr)lc cquazion(2tt.1O.17) ,)rticnc: i si

842

Melodi genrali per I'analri delle t

ttkt

La ti$hqione

dei Ptableni iqenlati(i

819
,

^,-n|ry,,;?* *](#**J'
PCI

(20.10.22) (20.70.23)

xl
rx' 2 , '

2 p ^'-(31l-
_.p "t(l-") p a2(31

( l - a ) ' ( 3 1 - 2 1- 2 a ) r p
_ P ( Jl, a)'a -_ n a ( - a ) I

* &: - +[-4ffi4 "(:o"I] ,.)-' Gr*


\"" 1K J ^ ? t ( q ,- . \ , ' 2 E - v ' lt -!; c r - G 1 _l

(20.t0.27)

Tali valoti delle incognite si possono introdurre r.ell'equazrone (20'9 2) definire la linea elastic. Eseguendo 7e integtazioni si deduce, ad esemPio, 72 f rz(al-r\ r 1
|

-^ .,

4a)

4sE1

pe( a < q - - I

In caso di carico uniformemente ripartto (frg. 20.12), s] ha:


Mo:-tq(l-z)2

,
|

(20.10.28)

pf r ^ l "'(42+ 6EJ
Se si ha a< mezzetra i

GKI

j.l

eo.to.z4)

To -

q(l - ,)

mentfe per Mr, T, valgono ancota le (20.10.20). Ne segue r

I questa equazione pu fornire il valore della freccra rn )

rro--e\se1 I zcx)

/14

l'

n,o--ZEI

ol3

(20.10,29)

* *-)* ':,(+): #-"'(-3lr


+r(W* cK) eoro.zs)
Trascutiamo l'efietto defotmativo del taglio; le espressioni (20'10'22)' diventano allora : (20.10.23),(20.1'0.25)

x, : pg(5?4

x, -

n311-,#I t :, "'(;of"' e0.10.26)

Se la trave soggetta a" due fotze concentrate, I'tna' a istanza a dall'ina castro di sinistra, l'altia ^ Aistz;za dall'incastto di destra (fig' 20'11), si pu degli tr:llit ^r" la soluzionesvolta sopra, applicando\a slt'raPpori<ize eflietli'Si h^ allora:

N
P ig. 20.11.

lP

l"
Le equazioni di congruenza diventano: | i \ a e 1. z c r / l 2 \ / 1 3 | I _ \ t\1 _ 2 \ _ _ ^ t / 1_ 4

\ij-CK/^'-zEJ^,
12 '2EJ . . da cui :

r '

..

T'J

'

l3

(20.10.30)

uCJ

844

Melad; generali pef I'aflalii

delle !/rtare

Pohn;he tpdevhePt

/'uti/i770 irttto d'i " L

ari ,itt\ali"

845

- '("r.#r) \._ '(ji * ""?)


^r -lF

(rrtL -

r r

,\2-

"")
deformativo l

(uuy ' "- ,


del taglio:

, t2

"

,''

(20.10.31)

ovvero,

trascrivendo 1

l'effetto

Xr:

Z 9l

Xr: -

129l'

(20.r0.32)

La cutva elastica si esprime nella:

\G): x, zJ x,l''oe , c.l


, -l(2((,12-4l'(, C2) ' (fzt -91 -l v.l-24EJzcK
cio:
l2f2)\fJ J f4 ftl. f\

12

fr2/\l

r\

,/\!/

)4F.1

'-r

2GK

(20.10.33)

La reccra in mezzeria, trascurando l'effetto deformativo del taglio, :

(20.10.34)
come gra sappramo.

20.11 POLEMICHE TEDESCHE PER L'UTILIZZO DIRETTO DEI < LAVORI VIRTUALI >
rnanta; etano passati circa quattro anni dalla pubblicazione in lingua francese dellk opera magistrale > dell'ingegnere astigiano, quando I'ingegnere tedesco Heinrich Franz B. Mllet-Breslau ('1851-1921),che ne eta molto ammirato, pub"Slochenblatt ft Atchitekten und Ingeblic una monografia al proposito sul '8. In eisa si mostrava come il procedimento di Mohr, a patite dal nieure" principio dei lavoti virtuali, e quello d Castigliano, a partire dal teotema di minimo del lavoto di deformazone, portassero a identici risultati. Moht se ne ebbe a male e intervenne corl veemenza due volte in quell'anno e sullo stesso settimanale riverdicando la superiorit del suo metodo, pir semplice, pir diretto
,8 II. F. ll. Mllcr Breslx, tter ie Annu "V(,clcnl,lxtt fiir ^rch, u. lng.", J, p.87, 1883. lg de: Ptlnips du Arbcit itt $ ltctri'lkcitthLrc,

30 e pir generale'e, La tisposta intercalata di N{ller-Breslau e tte suoi rtuovi lavori3' del 1884, l'intervento di altri autori come J. Melan3'e J. J, Wcyrauch 33, il prosieguo della discussionetra Moht e Mler-Breslau3a nel 1885 e nel 1886, animarono vieppir la polemica, che continu ancherei ptimi anni di del nostro secolo ad opera di G. C. Mehttens, successore Mohr al politccnico di Dresda. L'obiezione concettuale pir importante mossa da Mohr alla teoria di Castigliano rigwardava, correttamente, si pu dite, l'attibuzione di un significato enetgetico al < lavoro di deformazione>>cui Castigliano si rifcrisce; in xezlt eta ignoto a Mohr il de6dtivo chiarimento su questo punto che era sr.rtoapportaroda CroLt. Il grande trattato sulla scienza delle costruzioni di Mller-Breslau seguc una linea molto equilibrata di mediazione: i due metodi, quello fondato sul principio dei lavori virtuali e quello fondato sul teorema di minmo, vi sono ugualmentevaloizzati, secondoi casi. La formulazione generaledata da MllerBreslau al problema delle travature ipetstatiche cos limpida ed efficacechc nella letteratura tecnica attuale sono attribuite a lui le equazioni di congruenza (20.10.5) o (20.10.17)a dispetto dei pir elementari diritti del rigore storico. Anche noi seguiremo l'esempio di tutti ripottando direttamente La,attazionc di Mller-Breslau per dedutre, con l'aiuto de princpio dei lavori virtuali rell forma delle forze virruali, le equazionirisolutire. Sia data una travatura pii volte iperstatica, soggetta all'azione di carichi, e a cedimenti assegnatidei vincoli (frg.20.13.a). Sceltoun sistemaprincipale staticameflte determnato,si consideri il sistema equivalentea quello effettivo aggiungendole iperstaticheXr, Xr,..., X. necessarie (fg. 20.13.b). Prendiamo in esamela condizione di congtuenza che deve essere scritta con rguatdo al punto di applicazionedi un'iperstaticaqualunque,ad esempio Xr. Il cedimento effettivo del vincolo, r1r: 0,r, dev'essereuguale all'effetto cone degli altri cedimenti Xr,...,X', giunto dei catichi esterni,delle iperstatiche che operano sul sistemaprncipale. Nell'esempio clella fig. 20.13, dovrLavcrsi dunque :

dall'Italiaalla Gersul Nel 1883,la polemica metododi Castigliano Pass

,e O. Mohr, lJber dat ngeratnle P;t1<;p .ler kleiiterlDelafliatio rarbeit, "\fochenbhtt fijr Arch. DeJanatianrarbeil, t\i, col, 299, u. Ing.", 5, col. 171, 1883; ber das Pti,t<ip det khitek ideeuen "\l( 'chcr' 30 l-1. F. B. Mlli-Bteslzt,i\Iocb etu U7a ibe da! Prin4ip der kkilen Defamalianwrrrll, b l d L 'f r A r c h . u . T n g . " . 5 , p , 2 7 4 . 1 8 8 3 . "7,. 3r H. F. B. Mllcr Breslau, Der Sat< abgeleileten irellen Farnanlerugsatl)tit, Atcb, utr\l Die St<enn er Forn)wlenng.rarbt tnd il)rc lletu tnri tng. Vetcins Hannovct", 30,p.211,1884; "Z. !ereirs dcutschct lng." 28 p. 517, 1884:' Bc.li".cltrirkhl) txttt Jtl liir die FertigAtih/c/)re, ", , "Vochcnblatt fr -Arch. u, Ing ttalircl) mbertinrne K(irytr, Belecl)rutlg der FoflrrderuEit, J73. 1884. t. I J. lleluln, lteirrug "!r Berultntt'g stat!lr tkbet/i/,t/r,let .9tal)ry/ort'c, "2. ()stcttcichschc,, Atth, u. Ins. Vcrcirs", p. 100, 1884. "V,,chcol,lrLrt frir Arclr, r3 :lrhixlulit1En'gn flir !/dlirclt tnt)t!tiuui/r .\'rrtutn, J. f. v1n V!I/cyr|Ltch, u. lng.", , p.290, 1t184. rr (). iV,)hr, lr'ttu! it l L(otit lu Itulrt,*t, "Zivilingcnicur", ll85, cir. ; llr.r .ln l.htt.ihtl " Z i v i l i , , H c , , i c u r " , ? ? , p p . 3 9 f , 5 5 8 , 1 8 t l ; l t , I ' . I l . l \ l i i l c r - l l r c s l , r L rZ i r l r y , ltt I)./oDttrtinrhtt, "Zivilirrgcrricur', ,J, p. 553, 1l{ll. .'lttik : (thr lh l::/tiiht l.t l)tlnvati 'r.it,

846

Metadi generali Per t'arali

delle trrttuft

Larari Pale icbe ledcrchepel I'ati/i<<a diciJo iei <<

tirttali>

847
Nr : 5t 51t

Re : Rl AXr 8M. : 11, 51,

AR" : Rar 8Xr T. : 1', 5;q,

(20.11,2)

Ror, RBl, N1, Mr, T, le teazionie le caratteristiche prodotte da Xr: l. essendo sopra descritto, Associandoal sistemaforzelsollecitazionivirtuale equilibrato l'equail sistema spostamenti/deformazioni ffittiao, che di sicuro cangruexte, zione dei lavoti virtuali prende l seguenteaspetto:

^"r
X.r
B \

f, ..' l r . X r- A u 8 R u: J ( eA N 1f r M , I 1 A T , ) d s 2

(20.11.3)

Fig.20.13.
5

ft:4ro*t11"*)t1oXo
k:1

(20. r r.r)

dove l'integrale al secondo membro s'estende su tutta la struttura S riferita all'ascissa s. Si tratta ora di detetminare la caratteristiche di deformazione e, r, y esprimendole in funzione dei carichi estetni, degli sbalzi termici e delle iperstatiche. La cosa immediata, poich valgono le equazioni di legame (16.7.13) con :
5 5 5

dove 1ro lo spostamento(n particolare la rotazione) del punto di applicazione di Xr, nella direzione e nel vetso di Xr, dovuto al carico esternoI 1a" dovuto al cedimentoverticale Ae dell'appoggio B. Gli altri coeficienti r1n (k:1,2,...,5) hanno il solito significato. Per ottenete il valore dei diversi termini si ou utilizzare direttamente il principio dei lavori virtuali nella forma delle forzi vjrtuali. Sul sjstemaprincipale, poniamo una otza vittuale AX, nel punto d applicazione di Xr, con uguali ditezioni e veno. A 8X, corrispondono, per l'equlibrio, le teazioni vincolari Rr., Rs e le sollecitazioni 8Nr,8M1, AT1 su tutt le ttavi della struttura (fig. 20.14). Naturalmente si ha:

N: N0+ )NrXr

M:M0+:MkXk

T:\+>TkXk

(20.11.4

diviene, tenuto conto delle (20.11.4): Perci la (20.11.3) tl, Xrf f /N.Nr MoM, T.L\a" _ _ _ ABR!1AXr : t I l-; EJ GK/*"' r.rr-,\

*,"-J(#
s

"#

* E"o')o']t"' (20'11'

essendo: che produce la (20.11.1) r 1 o "- A s R n r f r tN , N u

",Ns\,MoM,--ltfr\a"
4to: I lJ \ E A ' M,;* T. T" \ E J G K / - "

(20.11,6)

6Xr N
Re
Fig.20.14.

'r'--J(#.f
,n -odo

FioJd'

del tutto analogo si perviene alle altre equazioni 35

I R e l

. 3 s I - s c i a m o p c r c s c r c i z i o l l c t t o r c l b a n a l c c s t c n s i o l c d c l l c f o n n u l c ( 2 0 . 1 1 . 1 ) l c r s o i n c u l s i a r r o p r c s c n t i n c l h s t r u t t u r r c c d i n c n t i c l ^ s t i c i < l c i v i n c o l i c s t c n r i o r l c l l c c o r r n c s s i o r r it n | | l c u n i cnbri,

848

Metodi geerali per /'anati.'i lelh nr thffe

ConieraTjore degli efeui temici

849

20.12 CONSIDERAZIONE

DEGLT.F:FFETTI

TERMICI

fn presenzadi sbalzi termici occorte aggiungere a contributo dei carichi estemi e degli eventuali cedimenti quello della temperatura. A questo proposito occotte distinguere due effetti, l'uno relativo alla caratteristtca di deformazione e, l'altro relativo alla curvatura r. Siano tr, te le tempeature all'irtradosso e all'esttadossodi una generica trave componnte la stuttura. Nella misura di tr e di t" bene tiferirsi alla tempraturamedia dell'ambiente. Ad esempio, se la tempetatura media dell'ambiente 15'C e a tempetatura all'intradosso 50 'C, si port ti: 50'C- 15'C: 35 'C. Analogafiff pf re.

I I
dz
Fi4.20.16.
.A.lla deformazione termica e;, resta associata dunque l'altra caratterislica di dejornaTione,cio r. Si pu invece dimostrare che lo sbalzo telmico non inducc lo scorrimento angolare 1. ezz Ora dobbiam valLutaxe e el, in funzione delle tempetature tt, te. Naturalmente solo la verifica sperimentale che pu dare una indicazione prtinentc'

della trave una Lo sbalzotermico induce nella Eenerica sezionetrasversale disttibuzione della temperatura da t" a t, che spessopu ritenersi lineate, e ad essa cortisponde ula deformazione e", pure distribuita linearmente dall'estradossoal'intradosso, che si compone di due contributt, el, e e|"; el" uniforme lungo I'altezza della trave ed indica anche, come sappiamo, la dilache in precedenza tazione della linea d'asse, ossia \a carafteristicadi dcfornaTione si sempte indicata con e; ef,. tna distribuzione lineare avente valor nullo per y: 0 (fig. 20.15). Indicando con e|,(y) il valore Ai el alla cluota y, dai tiangoli simili ABC e BDE segue (fig. 20.16): dz;y : l2;y ef,"(y) da cui : v ;.\y ) ; e quindi: 1
f

(20.12.1>

(20.'r2.2)

Ebbene, valgono le seguenti fotmule:


eou : .,.to

sel-(v) ( - c o s t )
v

A
' H

(20.12.4>

(20.12.3)
dove a una costante detta ( coeRcieflte di dilatazione lineate termica>; t,, la temperatura sulla linea d'asse; ad esempio, nel caso della sezione a I dclla

tr 7 7l )LAA !
t1
tz

" ; At misura lo sbalzo termico tra I'intradosso ; ed e I'estradosso dato dalla formula At : ti- t"; H I'ahezzadella sezionc. Per quanto riguarda il valore numerico di a (che dimensionalmente I'inverso di na temperatura), esso dipende dal matetiale di cui costtuita ln stfuttufa (tab. 20.I). Dalte (20."f2.4)segue che le caratteristichedi defotmazoneprodottc dalkr sbalzo termico sono definite dalle equazioni: frg. 20.15,risulta to +. If^

"

7,

1..

At
rl

(20.12.5)

Fi9.20.15.

850

Metadi Be"ehli per l'analii

delh lfltttarc

Torha o a

'aiginaria ptablena della ,|a:th

star;a...

t$

Tab. 20.1. Coeficienli di dilataqionelireare ermica (per ualori della tem?eratart cznpreti tra 0 "C a 100 "C).

Ii :

ri,r* lio + It + :l'kXL

(20..4)

r. che sono comunemente ricordate come equazioni di Mller-Breslau 0,000012 0,000024 0,000018 0,000010 0,000003 0,000058 0,000006

Alluminio Ghisa . f oatallelo alle bre L e s n o { a b e ! e )< ' I n o f m a r e a x e ED r e L^teizi.

20.14 TORNANDO ALL'ORIGINARIO DELLA NOSTRA STORIA ... (La teoria dell'ellisse di elasticit)

PROBLEMA

20.13 LE EQUAZIONI

GENERALI

DI MLLER.BRESLAU

Torniamo all'esempio considerato nel pat. 20.1,1supponendoche, oltre ai carichi e ai cedimenti, operi su alcune travi della struttura, ad esempio sulle travi ED e DC, uno sbalzo termico catattexlzzatoda ti all'interno e da t" all'esterno.L'equazione(20.11.1) modifica allora in: si
5

11 :

l1^B *

lro *

tlrr *

)t1uXu

(20.13.1)

dove 1r, lo spostamento (la rctazione) del punto di applicazione di X, dovuto alla temperatura nel sistema principale. Resta valida ancora l'equazione dei lavori virtuali (20.1.1..3); in essa per le carattetistiche di sollectazione e,r, contengono l'eventuale cor.rtributo della temperatura (per le tra\ri ED e DC):

e : crte # *

(*" + r- "-;
(20.'t3.2)

":"f+f(u,+i,u-x-)

Sostituendole (20.13.2) nella (20.13.1)si arriva infine alla determinazione di r1n : rl Ar \ q', : I latn N' l crf- l\4,l ds rl
J\ s' /

(20.13.3)

nella quale I'tntegtazione va estesa a quella pafte S' della struttura che soggetta aa del-ormazioneterm.ica. Con ci le equazioni di congruenza che risolvono in generale il problema delle travature n volte iperstatiche assumono la forma completa:

Concluderemo qusto capitolo tornando col pensiero al prmo problcmr nuova scienzaattcncntc rlh dal quale abbiamo iniziato la grande storia della << mecanica ormai alle soglie dilta sua conclusione: il problema dclla mcnrolr >, di galileiana memoria. Quant'acqua passatadal lontano 16381 ,4 nrcnrolr aveva osptato per quasi due secoli le riflessioni piir profonde sulla rcsistcntl dei materali e sul comportamento elastico. Con l'Ottocento sembravn ch3 esauritoil suo tuolo singolare;ormai il pto' questo(magico> oggetto avesse ttave inflessa poteva esser visto in generale, pet qualsasicondl. blema della zione di vincolo. Invece, nella seconda met del secolo scorso e, llmcno In Italia, per molti decenni dell'attuale, la mensola torn in prima linca, scpputo diYenuta somigliantc a un tfco un poco mutata nella sua forma geometr.ca, leggirmente incutvato di sezionevariabile, e nelle condizioni di carico. Me nol sono queste lievi modifiche del problema, n le pir mature teoric sulla mec6aica di solidi, ad avet offerto nuovo spazio e nuovo orientamcnto nll'rnrlld della mensola elastica: il lnguaggio geometrico Provenjentc tlnlla ltrticr mcttcnckr in luco gtalca a. aver prodotto una lettura originale, elegant.issma, armoniche propriet che le formule pir consuetee risapute tcncvn() nflcoatc. Non cert rr.t."to s. fu ptoprio I{. Culmann, cteatore della statict grn6cr c della rivoluzione linguistica ad essalegata, il primo che riconobbc ncllc rch' zionr tta. le forze e gli sPostamentidella sezioneterminale di una mcnsoh gll ingredienti necessaria definire un'ellisse, analoga all'ellisse ccntralc <l'inctdt It di un sistema di masse o di pesi, ma con tutt'altro significato mcccltnico i l'e/lissedi elasticit. apprtticnc pi di dovetoso dire che oggi la teoria dell'ellisse elasticit bagaglio dcllc cognla ricordi scolasticidegli ingegneri attempati che al comur.re zioni tecniche di cui lo < strutturista )t non pu fare a meno. Se ora spcntlilmtr cenno,non in vista dell'utilitapplicntivr, qualcheparola per un fugacissimo ma in on,-,re lla bellezza: dimensione questa che ba pieno tit()l() di cittndl' un ed nanzanel pensieroscientifico esplica ruolo fotse piir jmp()rtntc (li qucl che non si creclanello sviluppo della ricerca.
3 6 I t . I t . l l . N t ( i l l c r - l l r c s l , u ,L a . \ ' r i t q a d h ( ' i t : t n q i o n , I r r ( 1 . i i . , r , P P . 3 6 - 4 1 , M i l r " ' .r7 K. (il'rn', ltuittt l. .\'t/,ti.p pal,ltiryl, cit., |t1t.528 c sc,1g. 1927.

Metodi geneftli ?er I'analiri

dclh

ralhffe

Iornando all'originario problena ella narlft

ilar;a

.,

85t

La teoria dell'ellisse di elasticitL bella per la sua semplicit, pet la sua evi denza intuitiva, per la sintesi che in essa si compie tra l'analisi dei sistemi elastici e i metodi della geomettia ptoiettiva. Purtfoppo il suo raggio d'azione limitato e i valorosi tentativi pir volte ripetuti per estendetne la pottata, anche quando giungono a buon f,ne, compromettono a sua stessa ragione d'essere, ossia la sua limpida eleganza.Accontentiamoci dei concetti fondamentali, ricevendoli dalla intemretazione Dir) interessante e sintetica che ne ha dato W. Rtter 18. Si consideti la mensb AB della fi,g. 20.17; all'estremo libeto B colle-

Fis. 20.18.
Ce n' quanto basta per affelmate che tra le rette d'azion | delle forze Q e i centti di totazione X- sussiste wnapoarit ellittica o miforne' ossia priva di ounti uniti. la cui conica fondamentale un'ellisse immaginatia Alla rctto .orrirpor.td. il punto proprio o, centro della polarit noto chc iri'i"fri." la oolatit tra punti e rette rispetto a un'ellisse immaginaria pu esseretntcsn coine atttipolariirispetro a.,ntllisse teale: la stessarelazione proiettiva chc abbamo gi incontato tt^ tette e centri relativi nella. geonetria delle ndstt degliry,stanetttielaslid larh5ar. 3-l4i- Tale ellissereale prende il nome di elli,.se o itt, lerryinaledi eosticit: la linea d'alione di ara farla e il terlro di rolairiooli, e attli?llo lio,o, rbno della uqione ternixah si carr:pondoiadatgae cne antipallre iitpetto a " itu di ela:ticit. ' In particolare, se f passapet O, il centro relativo X va all'infinito, ossil ruotare. La costruzione dell'ellissedi elasticit la sezioeterminaie trasl.sertz on "rr.r" compiuta studiando con altti metodi il comportamento elastic. clclla i-,'..rrolu o", tr patticolari condizioni di catico, s da individuarla proicttivamente. Tuttavia si pu procedereanche in moclo pir semplice,come scguc' Per efietto di un momento Q'l( applicatoin B, la sezioneB ruota intotno al cent(o O dell'ellissepet un angolo \tqn) PrcPorzionalea Ql; se I l c()stntc si di proporzionalir ha dunque:

Fis.20.17.
qato un sistemai fotze \a cui risultante @ ha linea d'azione| (nel piano della ntorno ensola). La sezioneterminale B subisceuno spostamento r-uotando 1, a un purto X del piano; studiamo la relazior'e che si viene a stabilire tra le pet X poich in tal caso mai passare rette E e i punti X. Anzitutto { non potrL 9? sarebbe perpendicolare a 'vlt e nor compierebb lavoro, pur producendo deformazione elastica della struttura, in contraddizione col teotema di Clapeyron, In secondo luogo, se una fotza 9l' agente secondo la retta E/ passa per X (fig. 20.18),il puntolx' ad essarelativo deve passateper f, a causadel ieorema di reciprocit di Betti (par. 17.7): infatti il lavoro 9?'4, nullo per ipotesi e quindi dev'esserenullo anche il lavoro @4E,,ossia X' e { debbono appartnersi.Ne segue cir.ealla retta {" congiungente X e X' cotrisponde il ad i punto X" intetsezionedi E e E'; ^r:rcora a una qualunque retta 6// passante per X" coffisponde un punto X"' della retta [". esempio
.r8 V\V.Ritter, An'c lnt!:en der !tuPI)lche" .frail, . (.{ppcndice), Zurigo, 1888-1906

: 0(m) (me

(20.14.1

La costante @ vicn clctta fc.to c/rrtlicocella ttave e se nc pu ttovarc il vtlorc r//l dntn ricorcancocltc l,r r,,tztzioncccll'cstrcmo tli una mcnsola soggcttr ^ pcr h (20.8.1)rll:

854
I

Metodi Zeftetal; per l'analisi delh iulturc

Tfla,'dt all'oriyi,Mrio krobhnatutla 'nstra ilria...

85t

Nqn\
v

o,n ', !

|
| I

_ff

""
D l

(20.14.2)
che la descrive.

essendo I la lwnghezza della trave e s l'ascissa (curvilinea) Ne deriva :

Il fattore @d" pu essereintrpretato come momento stattco.gi dcl pcso cla' stico @ rispettlo iliu r.tt^ (. Per dterminare la rotazione 0(4r della sezionc tcrminale doi-ota a wna.forza 9l con linea A'azione f-, si pu trasportare Q parallelamente a se stessa facendola passale per il centro O; la a cos trasP()ftata ti dett sopra; resta solo il momento di tranon produce totazione,.o-" lz (20.14.1). In definitiva: sporto Qdg per il quale vale

e - -l:: J]rJ

l^

(20.14.3)

0<a): 9tQ dz

(20.14,s

La denominazione < peso elastico > richiama alla possibilit di considerare una

la cui risultante sia appunto Q. Detetfr miniamo ora lo spostamento",t*l di un punto C (collegato igidamente a B), secondo urra direzione (, prodotto a,411; lo spostamentototale r1{az) 6 g 41 .CO dato owiamente da.qt t - o(s?z) ' la sua componente 1lm) su ( sar allora (cfr. frg.20.19): : t1!rm rt+nl ,o"o - 0(9?z)CO cosa:Qllgde

distribuzione di pesi fittizi UU :

Il fattore @d, pu esserenuovamente interpretato come momento statico 'tPJ rispetto alla retta [. Procedendo analogamente si trac ltr d,el peso .l"rti.o' g? ^gentc ,oorturn.nro ll-@) di C-secondo la ditezione ( dovuto a una' fotza a taglio e a fotza n<>rmalc, l" dir.liott. E; se si trascuta la deformazione "!-ndo per 1te) vale la:

cos : Qg dede t!4) : 0(@)CO a

(20.14.6)

(20.14.4)

dove il termine @dads pu essereletto come momento centrifugo Jrq del pcsrr elastico I rispetto aile'ritte E,(. Le quattro esptessioniottenute che riscriviamo nella forma esptessiva: e@: cmg nf : wgr o@): 92.y1 tlf) : alaa Q0,14.7)

riconducono la determinazione degli spostamentiterminali a un problemr tli d g e o m e t r i ad e l l e m a s s es u l s i s t e m a e i p e s i e l a s r i c id 9 '

Si noti chc quando si cerca lo spostamentol!@) di C nella stessaditezione ( d,ellaforztt Q ii momento centtifugo Jq, si mul in momento i tnena tispetto a {' Le relaztoni Ql.14.ii suggerisconol'immediata identit dell'ellissc cli cla' sticit e dell'ellisse di inerzia dei pesi elastici, cos come Culmann originarinmente aveva supposto3e. In realt, tale identificazione pu essere ottcnut c;frontando, per diverse posizioni di E l'ultima delle (20'14.7) artiJciotamente, .on l'"roressione dello spostamentoterminale derivante da altti metodi ln tal della deformabilita a forzr modo si riesce anche a introdutre la considerazione e a taglio che dalla (20.14.7) sembrerebbeesclusa. Si considcri un notmale tronco prismati, come nella f,g. 20.20,lungo l, la cui sezionetrasvclsalc hr atea A i momento di tnerzia J. Il baricentro O dei pesi elastici il bariccnr<r 4I del tronco. A causadella forza assiale la sezioneB subisceuno sPost^mcnto (n1 atsiakff): I .lO significache su (o si disponeuno degli assidcll'cllirsc' i^ D'altra parte I'ultima delle (20.14.7) afrermache lo spostamcnt<> 1{4) dato da r/1 moltiplicato per il momento di imlia rispetto a (,, del pcso cl:rsticr

F9. 20.19.

ru K. CuLrrrrrrr, Ft) 53r-531 trr..

856

Metldi ge,'rali Pe 'aftal;ii

dalle rlntfil,re

Tonantlo atl'arigixario probhna detla rcrtra rtor;a...

857

longitudinale dell'ellisse di elasticit.Identificando dove po, denota il semiasse le due espressionisi ottiene:

,,":ll+;E*l

(20.14,10)

L'ellisse pertanto individuata del tutto. Nel caso genetale (frg. 20.27), divisa la trave in ttonchi cotti abbastanzada potedi ritenere prismatici, si deterpatziali. L'ellisse minano i baricentri elastici e le telative ellissi di elasticitL totale pu essereallota determinatacon i metodi consueti del geometria delle masse .

Fig.20.20.
9 : -i-;
11l

ossia 1.":

AlJ.": cnQpf,, dove pq" il semiasse ttasversale della

ellisse di elastcit.Identificando queste due espressionidi.i1," si ottiene:

il:

t EJ e('

(20.1,4.8)

Fig. 20.21. Una qualche soddisfazione( utilitaristica > da questo metodo la si prova nella risoluzione di sistemi due o tre volte iperstatici come l'arco ncastrato di frg. 20.22.a. Assunto il sistema principale a mensola (frg. 20.22.1>), con'

da cui deriva che il semiasse dell'ellissevale: p,,

tt+
,?3,

(20.14.9)

e coincide con il raggio d'inerzia.p, della sezione trasversale.Valutiamo ora l'effetto di uta forza 3 agente sulla retta (; lo spostamentoverticale della sezione B dato dalla (20.9.3); si ha cio:

-,: 3Ef r GK
ricordardo

Ele

31

lu
del fattore di taglio l3l

oweto,

la defilizione EI3

613 51 ,?, 1-'- 3EJ.' x cA

iEJ-+ x cJ P'

Fig.20.22.
veniente riportare le reazioni iperstatiche al baticentro clastico () clcl sistcma, poncnclo X,, X, ncllc clircziot.ti(0, lo dcgli assi clcll'ellisscdi cltsticit. Allora lc rchzioni pr<licttivc chc conncttorl() f<rrzcc spostamcnti tctmnali c()nscnt()n()

r[5):EJE:e(eoC"+o])

858

Metodi gekerali per I'attaliri

delle rufittre

di prevedere che Xr produce in O solo uno spostamento in direzione (0, X, produce uflo spostamentosolo in ditezione q, e il momento X" produce in O solo rotazione. Petci le equazionidi congtuenza (20'13.4)risultano disaccoppiate e sono del tipo:
r11o*rlrrXr:0 r]ro*lzsXr:0 lro*lsgXs:0

2I L'ULTIMA RIVOLUZIONE LINGUISTICA: L'INGRESSO DEL CALCOLATORE

(20.14.11)

di immediata soluzione. Naturalmente rsta da domandarsi se il gioco vale la candela, dal momento che, per disaccoppiare le equazioni di un sistema lineare esisrono metodi assai meno laboriosi,

21.1 METAMORFOSI

LINGUISTICHE

Siamo all'ultimo capitolo. spontaneo sperat di intravedete una conclusione dell'itinetario seguito sin qui; ma cosa dilicile. Prima di tutto perch awicinandoci ai giorni nostri, al volgere della storia in ctonaca, il quadro complessivo si confonde nella ttcchezza e nell'intreccio dei temi che attualmcntc sono al centro della ricerca teorica e dell'interesse tecnico; inoltre perch quci temi vertono spesso su aspetti particolari ed elevati che esulano dagli argomenti comuni di un'opera didattica come questa. Infine, petch qualsiasi inclicazione su quel che sta awenendo oggi, o che awenuto in un recentissimo passato, nella scienza delle costruziofli, rischia la partrganea1' solo il tempo far wa cetnita, lasciando in ombra alcuni contributi che al loro apparirc erano considerati fondamentali e valorizzandone altti. Non detto che sar una cernita giusta; ma contro un tal giudizio non dato appello. Tuttavia possiamo forse suggerire, in luogo di incaute conclusioni, utt'ipotesi di lettura che peraltro ci ha accompagnato sommessamente lungo tutto il cammino. Secondo cuesta ibotesi l'elemento dominante che ha determinato l'evoluzione della scinza del costruire nel corso dei secoli e che ancor oggi ne sta governando gli sviluppi piii promettenti, di natura linguistica. Sarcbbc stolto esagerar, ovviamente; nei capitoli precedenti abbiamo potuto vctlcrc quanti e quali progtessi siano stati compiuti nello studio e nella spcrimcntzione della resisteflzae del comportamento sttutturale, con Ja scoperta <i vcrc e proprie leggi fisiche ptima ignote. Accanto a questo innegabilc vanzamcnto conoscitivo si ponc per un'altra linea <li ricerca volta pir all'cstcnsionc c alla rifirrma clel /qutagqia sul me<lesimo meteriale cmprico, chc tlcllc rrzrascerTe.Del resto, ci carattetistico in generalc clclla mcccanica clrtssica,ln qualc, comc ossctvt il Dugrts, < una dellc bmnchc tcllt lsica il cLri b:rgaglirr d i p r i n c p i n c l l r s t c s s ot c m p o m o l t o r i s t r c t t o n v o l u n t c c n t < , l t r lri c c o t l i c o t t -

860

L' bi"?a riral <ione lingittica:

l'iqre:to

dcl caholalore

L'ingrusa

e/ cahalalare

8l
DEL CALCOLATORE

seguenzeutli. Poche scieflze,d'altra parte, hanno richiesto un maggior sforzo allo spirito umano: la conqustadi qualcheassiomaha richiesto pir di duemila
anfi > r.

21.2

L'INGRESSO

Se si considera la storia dele g{andi e progressive sintesi teoriche che hanno cambiato il volto della meccanica rendendola sempre pil un capitolo dell'analis matematica, secondo l'obiettivo di Lagrange, si deve riconoscere che spesso non stato l'ingresso di nuovi dati sperimentali a orientare l'indagine, bens wna rinnouata inuenqione /ingaislica che consentisse di accogiere in una sntassi e in un lessico sempre piil comprensivi e potenti i risultati parziali raggiunti direttamente, dimostrandone la congruenza formale e talvolta addirttura l'identit di contenuto. Lo studio storico della scienza del costruire trova un suo giusto, opeasse direttir.o proprio in questo esito, 1el la.formaqionedi m lingaaggio ratiuo e rigoroso, trniversale e dultile, tapau di coprire ogti ianqa di raTioxalit, a tal segwt parre re rtrsaone pri cipil di ualida<iztl,nel senso che ogni ipotesi, ogni da conclusione particolar riceve ormai legittimit se pu iscriversi nel grande quadro formale definito dai princpi e dai metodi deduttivi. Ripensando ai diversi percorsi che d capitolo in capitolo abbiamo incrociato, con riferimenti alle rivoluzioni scientfiche, alle inrrovazior.ri tecniche, alle ttasformazioni del pensiero filosofico, ai mutamenti delle conceziori architettoniche e delle risorse tecnologiche, ron possiamo far a meno di awertire che il momento unitario in tale caleidoscopio di sollecitazioni stata, come dite?, la fedelt a uf intenzione curiosa, per scoprire il sottrraneo legame che ha mutato nel tempo le norme del buon costruire e i criteri progettuali, in relazione al pi vasto linguaggio scientifico che li accoglieva: dal linguaggio mitico simbolico dei primitiv, al linguaggo simbolico-ge ometrico dell'antichit e del Medioevo, al lnguaggo geometrico-meccanico del'et rinascimentale e barocca, al linguaggo meccanico-analitico dell'Illuminismo e del primo Ottocento, al linguaggio analitico-formale della sistemazione contemporaneaEbbene, la metamorfosi linguista continua, con ritmo accelerato, quasi al limite dell'esaspeazioie. Ci separa solo un secolo dalla tivoluzione grafica di Culmann che aveva gradualmente invaso l'intero campo della statica strutturale ridefinendone l'ordine logico; in questo secolo la disciplina ha cambiato < pelle > pir volte, in sempte pi stretto contatto con le trasformazioni del linguaggio matematico. C' stata la stagione della notazione vettotiale, sino al suo compimento a.tnlrla o a tmarta r'ella teoria generale delle omografie vettoriali elaborata in vista delle applcazioni meccaniche da C. Burali Forti e R. Marcolongo; .c' stata la stagione pi fort\tnata della traduzione nei termini elegant del calcolo tensoriale, introdotto da G. Ricci e da T. Levi-Civita; c' stata la stagione della revisione sistematica dei problem fondamentali alla luce degli strumenti e dei metodi offerti dalla analisi funzionale. Lo stesso teorema, lo stesso principio meccanico, scritti nei diversi contesti, ptendono luce nuova, . assolvono nuovo ruoloJ acqulstano aspetto lnatteso.

Il pir delle volte, per, si trattato di travestimenti patzialt e sopttutto circoscritti alla mera ricerca teorica, senza un reale coinvolgimento della praticr progettuale, pir hteressanti la meccanica dei solidi che non la scienza dcl costruire. Ben diverso il caso che si yenuto verificando specialmente ncgli utimi anni, con l'ingresso del calcolatore e Ia diffr"rsione dei metodi di calcr o automatico. L'analisi delle strutture ne ha risentito fortemente sia in s, sia in riferimento al pir vasto orizzonte della cultura scientifica e tecnica attualc. A partire dalla fine degli ann cinquanta l'uso del zapater h^ trasformato lf. stessa dfinizione dei ptoblemi e gli obiettivi dela disciplina, rimuovendo ostacoli che prima sembravano insotmontabili, orientando in modo diverso lc esigenze e il senso delle domande, lasciando in abbandono procedimenti approssimati, soluzioni geniali e sintetiche che avevano riscosso indiscusso creclito. E cos mutata la < mentalit >, alle radici dell'empirismo scientifico. -z\ccrnt<r allo sviluppo delle tecniche numeriche per Ja forma-zione di programmi cli cnlcolo adeguati alle svariate circostanze del progetto strutturale; accanto ,tgli aspetti politico-gestionali che hanno caxattetizzato la nascita e l'affermazi0nc commerciale dei risultati applicativi a ridosso della graade industria infrrrmrtica, si assistito infatti a un progressivo spostamento di interessi anchc lt sede teofica: la vetifr,ca < sperimentale > ha dilatato il suo campo di jntervcnt() tiguardando non solo gli oggetti fisicj in consegna alle macchine di plrvn, ma anche i modelli matematici in consegna al calcolatore. La < sperimentezir rnc > sul modello matematico diventata, per lo scienziato e il tecnco, un critcrirr irtinunciabile di < validazione >, cos come la rispondenza ai fatti irrinunciabile criterio di verit per la scienza fisica da Galileo in poi. un'crir J. T. Oden e K. J. Bathe rawisano in questa svolta l'inizio di << di empirismo computazionale >. In un loro interessante articolo si legge: < Lt comunit degli ingegneri di 20 anni fa era consapevole che I'uso dci mctodi analitici classici olTriva limitatissimi stiumenr per lo studio del comportamcnto meccanico , conseguentemente, era necessario che f ingegnere arrjcchissc lc sue analisi col soccorso di molto siudizio e intuzione accumulati in molti anni di esperienza. L'empirismo giocava un gralde ruolo nella progettazione; bcnch fosseto disponibili alcune teorie general, i metodi per applicarle eran() nc()f in fase di sviluppo ed era inevitabile ricadere in schemi approssimati c firr appello a indicazioni provenenti da numerose prove e conferme. Oggi dif'fusa 'opinione che l'awento del calcolo automatico abbia posto fine a talc cpoca semi-empirica dell'ingegnerja: orma, possono essere cnstr-uiti moclclli matcmatici fafinati su alcuni dei pir complessi fenomeni fisici e, se la potcnza dcl calcolatore suflciente, si possono produrre risultati numerici crcclibili sulh risposta del sistema es,minato)) 2

I R, Dugxs, H^toitc

dt la trtfdcariqre,p, 11, Neuchatcl, 1950.

,/,

' .1, f. (l)(lcn, l(. J. ll,'rhc, ,.1 (.r,t trhttt p t ) . 1 0 5 5 - 1 0 5 1 ,l,9 7 i .

a,t (.t"t4

antul ltltd it,

"l\ppl.

l\tccl. l{cv,",

862

L'ian

rhtolqiane li,l?trtha:

l'iftgre$o det caholaton

Irtl,adrl1ione att'analis ,t'atrhiate delh ltrultare

863

Gli stessi autori non mancano di awertire i rischi di questo improvriso mutamento di prospettiva: <<,Latendenza,educativa, particolarmente nelle scuole di ingegneria, ha del tutto abbandonato gli studi di base che erano di moda negli ultirni anni sessanta.In molte scuole, le equazioni fondamentali che governano i fenomeni meccanici, seppur sono ctate, vengono troppo spesso prcscn, tate ma non insegnate; maggior risalto dato ai procedimenti da usare invece che a concetti su cui appoggiarsi; il nne ha il sopravvento sul perclt.7n moltr cas, c ha formato dei tecnici che subscono quel che alcuni chiamano soffocamento da calcolatore, riferendos rll'uso dei .'mpicatissmi codici esistenti per 'analisi di sistemi che molto meglio sarebbero compresi, con fatica e spesa assai minoti, ltilizzando modelli semplicissimi e facendo tesoro dell'intuizione fisica > 3. Comunque stiano le cose, certo che oggi siamo al termine di una impressionante rivoluzione linguistica che ha attraversato la meccanica delle strutture per tradurla a servizio del calcolo automatico; I'ultima rivoluzione, paragonabile, in estensione ed efficacia applicativa, solo a quella ottocentesca della statica grafica. E, dunque doveroso citarne almeno i princpi pi elementari, rimandando il lettore, per il resto, ai numerosi testi specializzati disponibili anche in lingua italiana a.

un primo e un secondo estremo, rappresentatidai numeri 7,2; con'tenzonal' mente si assegnail numero 1 all'estremo che tetmina sul nodo la cui lettera viene prima nell'ordine dell'alfabeto (fig. 21.1). Ci posto, consideriamouna

2I.3

INTRODUZIONE

ALL'ANALISI

MATRICIALE

Fig. 21.1. trave genetica, mozzandola ai suoi due estremi; supponiamo, per semplicita, che sia piana (la genetalizzazione owia). Nei capitoli precdenti avevm() seguito una ben precisa regola per definire il segno positivo delle caratteristichc di sollecitazione Nl, T1, M1 e Nr, Tr, M, ai due estremi; era una regola clettata da intuitive ragioni fisiche. Ora queste ragioni vengon meno ed pitr opportuno semplificare le cose. Riferita la tta-{e a agli assi lotali (2, y), dt>vc I'aise z ha origine in 1 e segue I'asse della trave e l'asse y posto al solitrr (frg. 21.2), stabiliamo che le forze interne relative sa all'estremo 1, sia al' I'estremo 2 sono positive se conco{di con gli a.i.ri lomli. Pet evitare confusioni non useremo gli stessi simboli familiari (N, T, M), e li muteremu in (r,' pv. m): pefta]oto prz p:, sono positivi se concordi con I'asse z, Pry e Pt" son{) Pr)si' iivi se concordi con l'asse y, mr e mi sono positivi se il verso della r()tazi()nc porta y su z. Lo stessodicasi per gli spostamenti: introduciami' e c,,mponcnti lo t r , , 4 , " , 0 , p e r I ' e s t r e m o 1 , e . r , , r , , 0 , p e r I ' e s t r e m o 2 , c o n s i c l e r a n c l opc s i (frg. 21'3). tive se concordi con gli arl krali Una scrttura sintetjca delle forze e degli spostamnti in 1 c in 2 Puir csscr ottenuta dalla definizione astratta dj vettore che in uso nell'algcbra, comc semplicc < ennupla > orcinata di quntit scalarj. I trc vaori scalarip,,, p,r, mt fr,rasrr,, "aa"t" lLrrir incolonnati c divcntarc il vcttorc colonnn p,; attltllgn' rnant",.i,) put) csscrc (lclt() l)cr lc ftrrzc in 2 c lrcr gli sl)()stirncllti. ll,ntrano cosl in sccnl i vcttori frtzl ttqli cstlcnli (lcll trvc:

DELLE STRUTTURE
Affronteremo dapprima il problema generale delle travature elastiche: avremo cos occasione di illustrare gli sviluppi recenti del netado degli spostaneni che il nostro facconto aveva lasciato alla sua ofiginafia, betch matura, formulazione in Clebsch. Da un punto di vista concettuale, poco vi sar da aggiungere, tispetto a quel che giLsappiamo: quel che ora si richiede , soprattutto, a concisiorie unita alla chiatezza espressva. Vien utile, a tal fine, adottate la notazrone matricial consueta nelle applicazioni dell'algebra ineare. Quel che andremo dicendo viene infatti indicato spesso come anais natriciale delle Il primo impegno consiste in un intelligente < gioco di denomioazione rr. Consegnando la struttura alla cieca < ntelligenza > del calcolatore, essa diventa un gruzzolo di numeri, secondo un ordine prefissato. Ogni elemento deve essere perci ben individuato, senza possibilit di equivoci, senza che debba intervenire all'ultimo momento f intuizione dell'ooeratore. Indichiamo allora i nodi, ad esempio, con le lettere maiuscole dell'aliabeto A, B, C, ..., riservando la lettera O ai vincoli. I-e trati, che collegano i nodi, sono invece indicate con le lettere minuscole a,b,c,...; in ognuna di esse si debbono poi <Jistinguere :r Ibidem- 1058. D.

+ Clr. ad cicmpio M. Capurso, hnrodnqionea/ calnla it/ana/o d/c lt ttrtt,I(rn,

1977.

.I

I
864
L'"lrina ri"alk<jaic l;ttguirlica : I' irgeta del rukolalare

Lttrotliotte all'andliri mdtticiale delle nrnlture il

e i vettori spostamentoagli stessi estremi:

":lill tr:F;:l .': ',: iiil l,;]


M, /N2

(21.3.1)

Se Ie travi che compongono Ia struttura sono variamente disposte, f udfiI saper esprimete 7e forze e gli spostamenti con riguardo a un sistema dt ril gllbah (A; z' , y') u:nicoper tutta la struttura. Ma nulla pir banale di qucrtOril Detto a l'angolo lta z e z' Lalegge,di trasfotmazionedelle componentip,, pr, lf V nelle nuove component p'.,p", m' (fi,g.21.4):
P' : pz cos cr- py sen o.

(21.3.2)

p;:pzsenct*p,cosa fn' : fn

(21.3.3)

An
--1'
- r /

t
Fis. 21 .4.
per cui, denominandop' il vettore (colonna) che raccoglie pl, p'., m' ,le (21,3,t)
possono essefe fiassunte nell'equazione matriciale :

Y
.Fig.21.2.

p': Tp
d,ove la matrice di tratfornaqione T delnita da: T : fcos a l s e no c - senoc c o sa 0l 0l

(21.3.4)

(21.3.5)

lo
ha petci : d,: Td

lj

Naturalmente, la stessalegge vale per le componenti di spostamento; cl

(21.3,6)
Tt, dove I'apice t indica la trasposizionedclla mr,..h.

Avendosi poi T-t:


t'i". 'i-'lr"

d:

T.d'

(21,3,7)

come, d'altra partc, si pu verificarc dircttamcntc. ta

-"r

866

L'/.ltina

riralr<la

e brya'tia:

l'lqre$o

deI calcalatoft

L'eqtitibrk e la akgruett<a

Wl

21.4 L'EQUILIBRIO E LA CONGRUENZA'


generlca L'attenzione che abbiamo riservato agli estremi 1,2 della traYe -r.*^ in determinate le caratteristche 1 e in 2' motivo; quando siano ,rron e noro per ria in lo stato di sollecitazione ogni punro wa I e2 perfettamente coi metodo degli spostamentisi riuscir' come statica. Nel medesimo tempo, di equi; risolvete del tu'tto la stiuttura' considerandole condizioni ;;;;;, le forze eventualmentedistribuite sulle ttavi ci interes[bti; ;"i nodi. Quindi essi per l'effetto che esplicanosui nodi, traducendosiin foze ad r;;ii;il _" apphcate. ora facciamo Rir.*".rdo"i di chiarite meglio ta questione in seguito' pet " l'iootesi che il carico esterno ,ii t^pp,.,.ntuto da vettori Pe, P:r' Pc' .relasecondo 2i A. B, c, ... .h" .omprndono, oltre alle componenti ;ii;;; : ancheil momenro; ad esemPio e y.

alle travi, che nel riferimento globale (z', y') sono de6' e delle forze trasmesse pi", p!". La condizione pertanto: nite dai vettori pl",

p":pi,*Pl"+Pi"

(21.4,4

Ad essapu esserdata una Yestepiir succintaintroducendo una ua/rice di cqd' libria Cr del nodo A, fotmata dalle matrici identit : I :

1 0 0

0 1 0

0 0 7

(21.4.3)

cos: disposte c": [I I I] (21.4.4)

lista di informazioni' In tal modo la struttura vlen r'dotta ai r-rodi e a una noti e in parte incogniti' che il oorri"--o dii., t *u lista di numerj, irr parte gometrlco efa un poco iisourd. " uno a uno, Nella statjca grafica il modello ridotta a un dagramma di linee dise(teticolare) ve"niva f?.tr", " fr;t"*tura

'": |;JJ

: Ia In forma distesa matriceC,, si scrive \2t.4.7)

'":Lll?l?3;?l
11 0 0;1 0 0 1 0 0l

(21.4.5)

g""* iit "" f;gil;

l" i"""u

dubbio ma letiura forsemeno espressiva' senza

piir polentee vrsatlle. , ^r lessico poverissrmo r^^_. Ebbene, a questo punto, noi dobbiamo tradurre nel grande trip<l.de: che sufficiente a d.escrivereil comportamento nodale, .il me " .tt *i PoggntutLala sralicadei corpi-defor';-t^.i^ <-eouilibrio-congruenza-legr ri Si o d,allequiliL''n' considle il nodo generlco A sul guale ;;;i. estremi 2,1',2, i tre -travi a' b'.c' rispettlvameflte ."""tg."o, ad esempio,ili in equilibrio sotto I'azione dei carichi estemi p'r i;. ,1:;t. i ,.todoA'd.-.'!rt"te

i suoi elementi sono cio o <ero o uta valiamente collocati; si usa dire chc Ce r, matrice booleana >, it ottot" del logico matematico George lltxrlc una << La (21.4.2) presenta al suo secondo membro una somma di vcttori chc pu essere intesa come risultato di un prodotto tra matrici. Infatti I

p.t -

[I

"li,*

(21.4.6)

Se ora defniamo i vettore-di-Yettori :

: lp*l tn'1^lri"I

(21.4.7)

Lpl.l

espressivo delle forze agenti agli estremi delle trav che concofrtxltl in A, l a ( 2 1 . 4 . 6d i v i e n e : ) P n . - C n l P 'I ^ Ia cui tirrma si tiproponc pcr ogni noctt.

(21.4.8)

5 ( i . l l , r r l c : r v c v , r l n ! l , t i , ) s r r l l ' r l t c r n r r t i v r r i n r r r i r r0 , 1 n r ' r / / , 4rtr , i n t c r c s s r t t c n o P m t t r t l o . p c t b l.rsLrrlrptrlit,rzi.,rrclrcllrrt.lgic:rrtl.rrcrrrrliclr.|.lvcvlrlclrncrlrltl'lrllcrntivnbitltriitfl(vcro')c(fi

I'i.q.21.5.

('|r54).

868

L'

lina

r;ralr<iane lirgaistica: l'ingtclro del caltalatore

Le eqaa4iani d hgane elaiico

89

Sempre con tiferimento ad A, gli spostamenti Veniamo alla. congruenTa. d;,, dib,d;" debbono esseteugual allo spostamentode del nodo; ossia valgono le equazioni:

d":di":dl,:d;;

(2r.4.e)

A ptima vista sembrerebbe che non vi sia alcuna parentela tra le condizioni geometriche (21.4.9) e la condizione stafica (21.4.2). Invece la palentela strettissima e la notazione matriciale riesce a renderla in eleqante evidenza. L e ( 2 1 . 4 - o 1 o n o r i a s s u n t ed a l l ' u n i c ae q u a z i o n e : s

Il lettore ricorder che sin dal cap. 1, illustrando la Fisica di Arisrotclc, nvcvamo notato che in quel princpio la geometria e la statica erano racchiutc, l'una come il tiflesso dell'altra; e l'esempio della leva mostrava che, se si ripottavano su due diagrammi la tel,aztone tra. le fotze e la telaztone tra gli spristamenti, si ottenevano due rette tra loro perpendicolari, come a dire che I'cquilibrio e la congrunzaseguivano la stessa legge, a meno di < una rotazionc di 90 gradi >. Ora siamo in grado di dar corpo a tale fugaceintuizione, nel porcntc linguaggio delle matrici: I'equilibtio e la congruenza seguono la stessalcggc, a meno di una semplicetrasposizonedella matrice C.

:[i]" fti:
Ld;.

(2r.4.10)

2I.5

LE EQUAZIONI

DI LEGAME

ELASTICO

Quindi, definendo il vettore-di vettori:

: ta'1" la;

rdi.
Ldi"

(21 .4.1r)
in A,

_ Restano infine le equazioni di legame (elastico) tra Ie fotze inrerne pr, ps agli estremi della trave e gli spostamenticorrispondenti dr, d.. Ovviac'nrc, sar bene riferirsi agli assi locali. Il legame tra le componenti p,,, p.., c gli spostamenti-,,,8r, deriva immediatamentedalla nota relaztoneN: liAe, con l'unica avvertenza che, secondo le nuor-e convenzioni sui segni di p,,, p.,, si ha che pr, positivo se di compressione p,, positivo se di trazione. scguc e Nc alora, per la trave prismatica:
FA p, : :i (,,-al,)

espressivo degli spostamenti agli estremi delle travi che la (21.4.10)diviene:

ld'l^ : cl d

(21..4.12) P-,:-(',-.,)

(2r.s.t
dove I la hnghezza della tfave considerata. Per il legame dei mr)mcnri nr, ntr con le rotazioni 0r,0, e gli spostamenti ,,,"" valgono le < formulc inconr. prese > di Lamatle a cui Mohr diede l'aspetto definitivo (16.3.5), (16.3.), conrc abbiamo veduto nel par. 16.3. Tenendo presenti le attuali convcnzioni, Irrli formule danno luoso a:

In altri termini si passadall'equillbrio (21'.4.8)alla congruenza(21 4.12) traSe sponendol^ m ttice di equilibrio Co. Ci vale in generale. la forza estelnap un'equazionedel tipo: e le forze interne [p'] sono corresse da

p: c[p']

(21.4.13)

applicando il principio dei lavori virtuali nella forma delle forze virtuali, sul virtuale 8p, [p'], associatoal sistema eflettivo d, [d'], si sistemaeqailibrato ot ene: Ap'd : A[P']l.[d'] 8[p']t [d']
/21 4 t4\

m 'l'ku o,-fi'' '-')


.": 2lJ(e, z,t,-'lI , , ,1.' \ ' I \ ' I l
Poich infine 'ccluilibro implica : _ Pr, sl l nc()t: mr Inl" I nt|m! I

(2| ,s.3)

[p'1t6t4: da cui :

(21.4.1s)

ld'l: crd

(21.4.16)

Ir,

(21.s.3

L'armonia tra il mondo statico e quello geometrico ttova cos nuo\'mentc una stringente confetma, con la mediazione clel princil.rio dci lavori vittuali.

870

L'altiwa

riuoltqine

li Aaiira:

l'ingre$a del caholalaft

I' netotto desliQaia,nflti

871

: q,!l(u, o,-2Y * rY) t n,, o F ' ( u ,o , , ^ i ' | ' l ' ) 0 . ,=


-{
E,{

(21.5.4)

che gli spostamenti agli estremi non sono univocamnte definiti assegnrtndo lc forze agti estremi stessi, poich resta indetsrminato un eventuale stak) di rpo. stamento rigido. La matrice (singolare) :

raccoltenelle due Le equazioni(21.5.1),(21.5.4),(21.5.2)possonoessere espressionimatriciali :


I

r: iK" K',
K,, K,,
derta spesso r,la/riredi rg#11a dell'elemen.- lrave.

(21.5,9

o
12EJ
t3 -1;

- l

0 _ 12EJ F 6EJ t, 0 12EJ 6EJ


i3

0 6El lr I

itl

6EJ

-i

l:tl.
0

?]
(21.5.s)

2I.6

IL

METODO

DEGLI

SPOSTAMENTI

Ormai abbiamo acquisito tutti gli strumenti necessari per affrontarc il problema generale delle travature (piane) col netoda rtegli rParlot/tetlti,Considcrirtnro, ad esempio, la struttura segnata nella fig, 21,6, Se si volesse conseguirtrclA

til
pr:

I 0

12EJ 6EJ P F 6EJ 2EJ

[i']'

o J ;

6EI I

til
(21.5.6)
Fig. 21.6. souzione mediante il metodo delle forze, illustrato nei capp. 17-20, r)cc(lrrcrebbe associare al sistema effettirzo un sistema Drincioale stu/icatrcrtlc dchrttinato, ein esso le forze intefne agenti agli estremi i. 2 di tutt" lc trzrvi sarcl'l)cr{} immediatamente determinabli con I'ausilio tlelle sole equazoni clclln strtica r da poterle rite-nere nlte. Al sistema principale si dovrebbero poi applicarc lc forq.ciperalictc X,, Xr, ..., X' l dove siano stati sopprcssiclci vincoli < sovr;rhbondanti > o siano st^te oper,rte dele sconncssioni. lnlnc, lc c<lunzioni rlctcrminatrici tlcllc iput/atitltt: verrebbero acl affcrmarc chc il sistcnra princilxtlc, s o t t o I ' a z i o n c c < , n g i u n t tt c i c a r i c h i c s t e r n ic t l c l l c . y ' l i 1 - r c r s t a t i c s icc ( ) n r P o r t i t h c o m c i l s i s t c t l r c f l c l t i \ ' ( ) i s l r c t t o d t t l t c o t q n u ' u q ots s i t l c c r r n t l i z i o r r ic o n r c l r i c l t c , , , g i m l ) ( ) s l c( l i v i n c o l i c < l u l l cc o r r r t c s s i o n ic r r l i . r

che in forma compatta si traducono, con cl.riar:osignificato dei simboli, nelle:

Krrdr f| Krrd,

Pr-KrtdtiKrrd, : Klt ' Ls Si noti che K. e K", soflo matrci simmetriche, mentre Kt, sono equazionidi legame per 1a trave.piana, tettilinea (21.5.5)e le 121.5.; rispetto agli el prirrti.r, 'z', riferimento lcale. facile ttovaine l'espressione glob"li y'. Ba'stainfatti ricordare la (21.3.4) e la (21"3;7): premoltpli"rii delle (21.5.) per la matrice di trasformazione T si l"trd8 n-b" i "-bti ottiene infatti:

+ TKuTtd.j pj: TKlTtdi + TKlrTidj e quindi, posto K' : TKTI, Pi :Kl,di t|Ki,dj : P,j K!,di+Kl,dj

pi :TKrrTtdi

(21.5.1)

s.8) (21.

opDorturo osservare che le (21.5.8), cos come le (21 5 6), non s()l.o in-'ertibliil ossia non possibile trarre da esse gli sPostamenti in funzione delle f<trze: c fonua/mextu ,eriva dal fatto che la matrice complessiwa del sistema (21.5.8) o"dcl sistema (21.5 q singolare; f.ticautu/e invecc deriva tlal fhtttr

812

L'nltina

r'ah!<ione linsiiita:

l'insrun

del raholatore

degli Il 'etoda Qaa,'enti

E?l

del Ebbene, il aetodo degli .pasttxne ti conserYa quasi immutata la funa ma muta il ruolo dei termini in gioco, scambiando discorso ora richiamato, " si sosttuisce ( l e p e r o l e .p u r n e l l a s t e s s a s i n t a s s,i. S e a l l a p a r o l a , . c o n g r u e n z a '., ( spostaequilibrio ,t, alla parola < forza >>si sostituisce la" patola i^ p-"f, >' si ottiene' -ar.r,o r, e al iermine <(statica >)si sostituisce il termine < geometria chiarczza Aa "oo,r.rao. il metodo degli spostamenti Ci fu posto in luce con " nel 192 e a Ii. Beyer 7 nel 1927' I due metodi sono uniti e .'Ostenfeld pir volte' airrit"i i^ff" grande legge di < duat > che, come si ossetvato ^ttta\etsa l'intero edificio della meccanica stfutturale' Vediamolo pi da vicino : al sistema effettivo un sistema prin-cipa-legametricatlente anzitutto, ,rro.i*o in esso gli determinatonel quale i nodi sono ritenuti fissi o bloccati (frg' 21'7):

csscrcdclinltl intemi ) ff,:", rrr,, mrc posson() D'altra patte, i momenti <( clegli effetti: da un lato c' l'effetto del cric(, cslctno per sovrapposizione distribuito sulle travi nel sistema principale a nodj bloccati, dall'altro ct l'effetto degli spostamenti(incogniti) impressiai nodi. Il ptimo effetto si csprimc nei contrbuti m9., mu, m!" che designano t moruerli di itrcaro pcr-fcttoagll estremi delle tnti a,b, c, concorrenti sul nodo -4. L'effetto degli spostamcnti si si traduce invece in termini del tipo (21.5.2).Per cui, in compless<>, ba:

: m:n m9n?ftL (ze" !} .) + + : mrr mr, ?ftJr (zo" o" * + l


m,,= m" .1.
1 t : . 1 ./

* ';" )
:r,,

(21.6,2

.. (ru^ ' n ^ _ t,

l,.,

t" I

iL,"
qz^ / ,ql-- ll--

,._t1.J,""

s"

dove si tenuto presente che gli spostamenti agli estremi delle trlvi srrntr uguali alle componenti di spostamento del nodo. La (21.6.1) si renclc csplicitn pertanto nella:

,m^- mu- : (-i '' * +* m" ^!,.


t.'E r iE"J" O^r _2E.J" -*t'J',u' . e. ' r" ro

r)o^ + 1P:J, +

^l'
Fig. 21.7.
rendono i s o o s t a m e naiq l i e s L r e m1 , 2 d i t u t t e I e r r a v i s o n o n u l l i e q u i n d s i r quali.grandezzeincoprincipaleappichamo rol1. AI sisrema il-.ai",n..ni. Le equasnite. sli sblrtaavlli do, dn. . . di nodi che si sono prima boccati' il sistema prinai-iati spostamentidebbono afiermareche ;i"-'d?;il;;"ici l'rrione .ot gi tittu. dei carichi esterni e Aegli tpastanenti imptessi .ip"r", triit come rl sistemaeffettivo, rispettando l'egailibrio' ossia s1 compofta esattamente nodo' su le cond'izionistaticheche leganofra loto le forze agenti realmerrte -ogni applicato il momento Ad esempio, si consieti il nodo A sul quale oPerano esternoqZ; agli estremidelle travi a,b,c che ad essoconvetgono m'n' sul nodo i momentr i momenti -i, mru, mr", cui corrispondono dunque rapPresentatodall'equa- -.r,I iiio alla rotazione -t"."'.q"
zlone :
QIlt : m* -l flrr -1 flr"

\ =/ 6E'l" _ 11"J" ' |1 '; t;:' )' ull l' r, ut;lJ" {u t ,. 'b

(21.6.

(21.6.1)

r'^. ()stcnfcl(. Die Dc[oniationr ctl)a/c' l]cdino, 1927 Ii. llcvcr, Dh .\'roik u t.:i.?rbtrdt, /, llcrlino, 1927'

e questa una delle eqrnzioni di equilibrio che si debbono scrivcrc pcr tlctcrminare gli spostamenti effettivi, la cui conoscenza risove del tutto ii prol>lcnrrt. Infatti, noti gli spostamenti, le sollecitazioni agli estremi clellc clivcrsc trrtvi restano individuate come somma di quelle relative al sisteml principllc :t nrrli bloccati e di quelle provenienti alle (21.5.2), relative agli sP()stnrcnli stcssi. Si osservi che, sia il metodo degli spostamentiJsia il metoclr rlcllc lrrzc, esigono una preventiva coloscenzadel comportamento strutturalc: ncl nlclrt(l(, delle forze si presuppone di saper calcolare gli spa aner/i rili cstrcni (lcllr traYe staticamentedeterminata, in modo da ()ttenere i cocllcicnti ?lo,,l, c((., delle equazioni di congruenza (20.1'3.4)< dj l\'Iller-Bresru >. Ncl nrctotlo rlcgli spostamenti si presuppone di saper calcolatc le.forTe intctne agli cstrcnri tlclllt lc d/a, per la qualc cio i nocli o sono blrccitli, rr tt\e.qeorl/ticttr/e de/er///i subiscono sp()stamentiassegnati.Infatti cleriva subito clallt (21 6.3) clrc i coct: f i c i e n t i c e l c - n c o g n i t c0 , . , 0 r t , . . . P ( ) s s ( t l o c s s c t c i r l t c r l l r c t t i q ) l l l c t l ( ) n c n l i l: i n s o r g c n t i s u l n o t l o a c t u s l r i p a r t i c o l a r ic o n d i z i o n i( l i s P ( ) s l l l l c l t ( ) t d c s c r l r p i r r ,..t ,u i l c o c l l c i c n t cr l i 0 , , c o r r i s l x r n t l cr l L L p o s i z i , , n c0 , 1 I c 0 r r { ) , ( 0, i.t l, 0' : : , , ( ; i l c o c l l c i c n r c l i 0 r ' c ( ) r r i r p r ) n ( lc 0 r ' j, , 1" ;,, {); c cosl virt.

874

L'ttinra

ri"ol <ioke lingaiiia:

l'ig"era

dd rahalarore

Il ntelodo degli ponane ti nella

ta erle malrh;ale

n3
pib : (K;')bd+ (K;)bdB piu - (KL)ud" *l(Kl)ud"

La (21.6.3) chiarisce ancora, seppure in un caso particolare, quel che si era sopra ^fl\\rnzlato sull'effetto dei carichi distribuiti lungo le travi della struttura. I carichi intervengono nelle equazioni cli equilibrio mediante la loro azione sai nodi bJaccatidel sistema principale. Ci consente allora di valutare inizialmente le sollecitazioni indotte dai carichi agli estremi di ogni singola trave supponendola vincolata ad incastro perfetto ; tali sollectazioni, mutate di segno, possono essere intese come forze esterne concentrate sui nodi (cfr. 'esempio della fig. 21.8). S passa cos dal sistema effettivo iniziale a un nuovo sistema, nel quale i carichi sono descritti soltanto da forze P,r, Pr, Pc... applicate ai suoi nod A, B,C,.... Questo nuovo sistema del tutto equivalente all'iniziale, almeno per ci che riguarda la determinazione degli spostamenti nodali.

pL : piu :

(KLLd" (Ki,)odo 1 (KL)odu

pi" : @i)"d" { (Ki,)"d" p!" : (Ki)"d" f (Ki')" d" pir : (Kitrdc + (KL)rdD

p" - (KL)"d, plr : (Ki,)rdc + (Kl,),do pi': (Kl,)odo* (KL),,d"

(2t.7,4

dove la parentesi e il pedice servono a indicare la trave considerata. -4. questo punto imponiamo le equazioni di equilibrio :

'12

q+
i

P,r:P!.+Pi',*Pl" Ps:Pir,*Pl"+P;
pc:Prctprr Pp:
+Prmni

(21.7.3

Pir * Pla
< ntticne.

sostituendo, ai secondi membri le (21.7,2). Se si raccolgono opportunamcntc


o' 1 2 p^ : t6,)" + (Kir)b+ (K1)"ld+ (K,)bd+ (Ki,)"d" ps: (KjJod^ * (Ki!),, + (Ki1)d (Ki,)"]dB+ 6L)ddD + p" : (Ki).d" + (xis). + (K1),ldc (K,),d' + po : * (Ki,)ade * (Kir)f do + t(K!)d + (K!)ildD

(21.1.4

,
Fig. 21.8.

,, 1 t

_- + +

'

Nel sistema(21.7.4) appaiono,a primo membro, i termini noti p,r, p', pr,, pr, e a secondo membro le incognite di spostamento de, da, dc, dp; nel caso specifico si tratta di quattro equazioni (vettotiali) in quattro incognitc (vct-

2I.7 IL METODO DEGLI SPOSTAMENTI NELLA SUA VESTE MATRICIALE


La notazione matriciale d a tutto quel che si detto ora una fotma compatta, rivelando la notevole semplicit del procedimento : a diffetenza dei metodi << manuali > esposti nei capitoli precedenti, dove ogni sttuttura faceva problema a s esigendo calcoli appropriati, il metodo degli spostamenti conduce alla definizione quasi automatica delle equazioni d equlibrio. Rferamoci sempre alla ftayatwra ifltelaiata della fig. 27.9; i caticht esterni sono riportati ai nodi. In virt della cogruenza nei vari nodi si pu scrivere ;

d": dL: dlr: dL


dc:d;c:djf

d":

dir,: dlu: dL

do:dla:dir

( 2 1 . 7) r
Fi.q.21.9.

Quindi le equazioni di legame (21.5.8) si traducono in:

876

L"tllitua

riMla<iane liuitirtica:

I'iqretn

drl calcalatore

Ceflfta s,I z,'etodo degh elene li f"ili

877

tori), o, se si preferisce, di dodici equazioni scalari in dodic incognite scalari. meccanico > cos risolto; resta raflalmerte il problema matemaIl problema << tico per la risoluzione del sistema algebrico lineare. Ma il calcolatore automatico non ha diff,colt di venirne a capo. Se si mettono in lista i vettori forza e i Yettori spostamento di tutta la struttura con le definizioni:

tpl -

le (21.7.4) r compendiano nell'equazione matriciale:

",:lfrl frl
(Ki")" 6i,)e + (4J! + 6iJd o (KJ"

variazioni concettuali nella medesima tecnica di soluzione. Le unchc rnrxlilichc consistono nel diverso significato che occorre dare alle matrici e ai vcttori chc si sono via via introdotti: muta cio il numero delle componenti dci vcttotl forza e spostamento, passando da tre a sei, e muta quindi anche I'ordinc dclle matrici K, T che diviene 6x6. Il lettote rteressato non ha che da recarsi in una qualunque biblioteca tecnica specializzata, per tfo.vare centinaa cli tceti che dell'odierna analisi strutturale esplorano ogni risorsa.

(21.7 .5)

21.8

CENNO

SUL METODO

DEGLI

ELEMENTI

FINITI

tpl : txllal

(21.7 .6)

dove [K] viene chamata ma':ce di rigideqTaglobah; nel nostro esempio la sua forma :

(K1,), (K,) (KlJ" + + (KiJ" (Ki,). 0

(Ki)" 0 (Kl,).+ (K{.), 6')t

o (K')" (K,), (Ki,)d+ 6j,),

(21.7.7)
Ci si accorge facilmente che a sua formazione obbedisce a regole facii, applicabili con imrnediztezza. Le sotto-matrici che stanno sulla diagonale principale riguardano i divetsi nodi: ad esempo la sotto-matrice relativa al nodo C lt tz^ tlga, tetza colon-na) contiefle la somma (Ki)" + (Kl')t, che si pu prevedere, a colpo d'occhio, guatdando \a Ag. 21.9; infatti su C converge l'estremo 2 della. txate c e I'esttemo 1 della trave f. La stessa cosa pu essere ripetuta pel gli altri termini della diagonale. Invece una sottomatrice generica, sulla riga i e sulla colonna j contiene il termine K a indici distinti relativo alla trave che congiunge il nodo i-esimo al nodo j-esimo: ad esempio la sottomatrice posta nella ptima riga e nella terza colonna. contiene il termine (Kir)" relativo alla trave c che collega il primo nodo (-) al terzo nodo (C), e ha il suo estremo 1 in A e il suo estremo 2 io' C' La matrice di rigidelTa globale simKit'. metrica; lo si vede subito dalla (21.7.7) ricordando che K;: qui il richiamo all'analisi matriciale delle strutture monodiTerminiamo mensionali; ben maggiote approfondimento sarebbe necessario per dare una idea dei diversi accotgimenti che sono stati introdotti in anni recenti per stendere il campo applicativo o per accrescere la concisione e I'elicacia dei calcoli. Tuttavia, gi dalle poche notizie riportate viene in luce la grande generalit del metodo: ad esempio il problema delle travature spaziali si iscrive senzr

L'ingresso del calcolatore ha promosso lo sviluppo di molteplici strumcnti di analisi numerica per lo studio di strutture pir) complesse, non riconclucitrili a travi e a travature. La meccanica dei solidi, e in particolare la teoria dcll,clasticit, hanno cos trovato ampio spazio per le applicazioni. I metocli gcrrcralmente usati consistono nel < discretizzare > le equazioni di equilibrio c rli congruenza valide nel continuo, superando lo scoglio, spesso insormontabilc, rlci sistemi di equazioni differenziali alle derivate parziali, ai quali f indaginc lsicomatematica approda. In un primo tempo, la < discretizzazione i> era vcrlutn come un capitolo interno al calcolo numerico, di cui 'ingegnere potevx ritcncr$i <utente), senza peraltro entrare nel merito delle delicate questioni ffrontntc dai matematici addetti ai lavori. In tale spirito erano applicati metoci comc quello delle dtffercnze 6nite o come quello variazionale diretto, su cui csisrcvano rassicuranti risultati fondamentali 8. Il panorama mutato alquanto con metodo degli elementi finiti >, ideato da numcrori l'awento del cosiddetto << ingegneti e matematici tra cui emergono nomi di B. Fraeijs de Vcubckc, R. 1. Clough, O. C. Zienkiewicz, R. H. Gallagher, J. H. -A.rgyris. Questo metodo interpreta la struttura come una composizione di clcmcnti, di varia forma e dimensione; su ognuno di essi svolta una preventiv nitlisi approssimata, in modo da catattetzzarne il comportamento mecliantc un rumero dscreto di parametri (o gradi di libert), giungen dt:, ad eqrdTiuti di lryne tra.le forze applicate nei vertici dell'elemento e gli spostamenti <ci vcrtlct stessl, evidente 'analogia con I'impostazione descritta nei paragrafi prccc<lcnti relativa ale trayature; cos come ogni elemento trave era de6nito dagli spostamenti e dalle forze agli estremi 1,2, allo stesso modo ogni eemcntrr tnito I ora rappresentato dagli spostamenti d e dalle forze f che operxno ncl suoi vcrtici. L'analisi dell'elemeato perviene perci, secondo uno dei procccimcnti piir comuni del metodo, a un'equazione matriciale del tipo:

f : Kd

(21.8.l

Il. (n'rlt, Ii'titttn al t ?tl)odt lor tltc nl tiat' a[ Itr.l)hflt oJ c4 liltri a d ttrtriut, ,'[nll, AI. Mlrth. S,,c.", ./e. pp. l-2j. 1943; W. I'rgcr, J, 1,. Syngc. ,'1plr.:rt.ttot' t' t::/dtititt t't'tl o't tl'. ti al't ol /'utnt,' ry'l.r. "(.),'rr. Atpl. Nfxrh.", ,,I'p,241,2O, 1947.

878

L'

tina rit)alqiare

ling'littica: I'iflqre$o del eaholatate

Ceftna s'l ,'c/ado degli eleneftti fnili

879

dove K viene detta matrice di rigidega dell'elemento. Successvamente viene affrontato il problema dellk assemblaggio >>dei diversi elementi, per esprimere la relazione ta le forze esterne agenti sulla struttuta e gli spostamenti nei vertici della maglia a cui il continuo stato ricondotto. L'abilit del'operatote si rivela nella scelta della maglia pir opportuna, infittita l dove si prevedano concentrazioni o rapide variazioni dello stato di tensione, pir latga l. dove l'andamento prevedibile sia sufficientemente < regolate >, adetente alla fotma della maggior attenzione, e cos struttura soprattutto nelle tegioni che tichiedono via (fig.21.10). Lafrg.21.11 riporta un campionario di elementi finiti, ta quelli

pir comuni e pr noti: come si vede, esistono ampie possibilit di scclta per rappresentafe,mediante la loro unione, svatjati oggetti struttufali: dalla lmtn carcatanel proptio piano, alla lastra,inflessa,ala membrana,al guscio, all,chmento solido assial-simme trico, al corpo tridimensionale di forma gencrict. Si deve molto all'ingegnexiaa,etospaziale il metodo ha raggiunto topl. se . damente taguardi applicativi soddisfacenti,sviluppandosi con grnde vivacit sin dalla fine degli anni cinquanta. Ancora oggi il campo aerotecnicoe acrospaziale continua a detenere primaria mportanza. La fr.g. 27.72 t^tt^ dai 'Proceedings" di ul convegno AGARD (Advisory Group for Aerospacc Researchand Development) del 1975: vi sono rappresentatle sub-strutiurc in cui stata suddivisa I'analisi strutturale d un vel.ivolo militare, con l,indicazione della maglia per il laso della fusoliera, per un totale di 1900 nodi, 4777 elementi e 10452 << gradi di libett > (variabili ncognite).

Fig. 21.10.

I i

MANUFACURJNG JotNts

IE A Y I ' 1 A I O R N A L Y S IS U B S T R U T T U R N S M I L I T A R A I R I R A F f A S

/t\
\ F i g . 2 l . l 1.

l'/'
NOsEf USTLA6I SUESTRUt TIJBI

I'i.tt. .12. 2l

880

L' /,2/a r)oh<ia e lingirrca:

i'tngrura

det caholature

L'arati

d.ett'etennto

881

Si possono addurre altri esemp. Le frgg. 21.13 sono prese da un testo classicosugli elementi finiti di O. C. Zienkiewicz e e riguardano I'analisi della tensione in una diga a gtavtt, nell'ipotesi di stato piano (frg. 21.13.a): come s vede, lo studio estesoanche al tetteno sottostant tenendone presenti le caratteistichegeologiche. Nella fig. 27.13.b appare il risultato finale, ossia la individuazione delle tensioni e delle direzioni prncipali in ogni elementosotto l'azione combinata del peso proprio e della pressonedell'acqua: entrambe le azioni sono intese come forze esrerne.

21.9 L'ANA.LISI

DELL'ELEMENTO

Drr A.

Si detto che su ogni elementofinito svolta un'analisi preliminate appfotsimata. Consideriamo ad esempio un elemento piano triangolare: per brcvitl ci riferiamo ad essosoltanto, lasciandoimmaginare al lettore l'estensionea cod pi complessie generali. Se si estraeun siffatto elemento da una struttura rcalc, la distribuzione effettiva deile tensioni sui suoi lati non pu essererigorosrmente conosciuta se non in situazioni particolari (frg. 21..14.a). primo passo Un dell'approssimazone consistenel ritenere che le tensioni sianodistribuite secondo leggi semplici, assegnate a priori > : ad esempio,secondouno sviluppo polino< miale di gtado non elevato, o secondo un andamento lineare (fig. 21.14.b), <t addirittura costante (fig. 21..14.c). secondopasso la riduzione delle tensioni 1l

Fault i (no restrainassumcd) t

Alrered. E= +E(. grjr udsron= iA e


/ ( r o d i s p l a c e n ct s a s s u m e d n

crir e = +4.
Zero displi cementsr ssunlaJ

( (t r )| c s s l o n ( t

7 /",.

.,,,o ?("-.-t\ -,'\

YI

200lb/in' .\ow in(lic tcs l en s i o n fcn\ilr /()nc

Fig. 2l .14.
cos distribuite tt forze e a coppe concentrate nei nodi. ,'\ cifl-crcnzrdi clucl che accadenell'analisi dcllc strutture monoclimensionali,tale idcalizzuzioncprocucc ti notmt crrori < incorrcggibjli >, violanclr l'ecluililrrio l.runtualc sui ltrti o sulc tccc rlcll'clcmcotr). Il c()mp()rtmet(> reac avvicinabilc Lrnrcntltrtrlr i l n u n r c r o c d i m i n u c n c l r l t t l i n r c n s i o n cd c l l a ; r a r t i t u r a : r l m c n o q u c s t a u r t i t s P c r r t n z l ltc g i t t i n t i t r n r o l t c c i r c o s t n z c , b c n c l r s o t l o i l p r o f L r s t r c t l m c n l c u r l c n r t i c r ) l a t l u c s t i o n cr l c l l r t < c o n v c r g c n z ) ) s i i t t u l t ' l t r ( ) c l r c l i c v c c s i n o r t

Fi,q.21.1).
1,(). C. ZicnkicvwiLz, thc l:tuit( l::/e,httt ^l.tlxnl it l:: litfio,r: \:rot , |..,ntlo, 1911!.

482

L'

l na rirala<ione li'19'ir/;ca: l'i"gerro

del calcalalote

L' ana/ i si del/' cI cn pnla

8tt

resti aperta a ulterioti chiarimenti. La stessacosa pu essererpetuta a proposito dello stato di spostamentoe di deformazione; lo studo approssimato dello spostamentoin un elemento si vale, ad esempio, di sviuppi polinomial, in funzione di un numero finito di parametri: al momento dell'assemblaggio questo coflsentedi conttollare la congruenzain un certo numero di pulti ma non dappertutto, sulle linee di giunzione ra due elementi attigui (fig. 21.15).

l"l: lt;;
ossla : u:Pa

;:ll "n;l ?:;l ^


a s l aoJ

(21,9.2

(21,9.3

Fig. 21 .15. Diamo ora un ceffo sull'analisi dell'elemento per un materiale eastico, isotropo e lineare. Assunto un sistema dr assi kca/i, le componenti di spostamento configurano un vettore u, funzione delle coordinate del punto genedco. Per l'elemento piano della frg. 21.76, gli assi sono x, y e le componenti di spostamento u,(x, y), u"(x, y). Esprimiamo ux, uy come polnomi di x, y; ad esemplo : u" : ar * arx f ary

E bene passaredai parametr.i a ad altri pi significativi sotto il profilo geometrico e meccanico: viene spontaneo pensare agli spostamenti nei nodi 1,2,3. Si tr^tta, r'el nostro caso di sei quantit: le componenti otizzontali A1*,Ar-, 3" e le componentiverticali ry,Ar", ., degli spoitamentiin 1, in 2 e in 3, rispettivamente. Poich Ie cootdinate dei tre nodi sono, nell,orclinc, (0,0), (x.,0), (*., yJ ne segue:
r* : h: a, a 1+ a 2 x 2 8rv : 2y: ar aa + a5x2

(21.9.4'

s, : ar * arx" I a"y"

8a, : aq-F a6xs+ a6y3

La soluzone delle (21.9.4) immediata; per cui, sostituendo i val<>ridl ?1,?2,...; au nelle (21.9.1)si ottiene l'espressione degli spostamenti uy di u,, un punto x, y in funzione degli spostamentinodali:

(2t.e.1)

uy:a4+a5xta6y dove a1, a2, ..., a6 sono parametri che nel loro insieme danno luogo a un vettofe a. In termini matriciali \e (21 .9.1) diventano ;

u" : Nr Ar,+ N, Ar"+ Ns8s* uv : Nr r, * N2Ar"+ NsAs"


cofl : 1

(21.e.s

Nr: N, =

_z. y 3 ^ 7 ^2 l3

(xry"-xyr-xry (xv,. x,v)

1 xry) 1 -:v
yx

(21.e,

N":

Le funzioni Nr, Nr, Ns sono dettefmTiori di forna e le (21.9.5) si compendiano nell'equazionematricale:


8t' r*

['.1 _ [N,

N2

NJ

[",]-lo o
Fig.21.16.

o
Nr

0
N2

ol
N.l

A**
t"

(21.e,7

8r"

884
che, snteticamente, si scrive: u-Nd

L'ahina

rirak<ja

e linqainia:

l'ikgrero del calcolatore

L' awlsi dell' elenzento

8$

Quindi, definendo Ia natrice di rigideqrymaeriale:

(2t.e.8)

essendoN la matrice delle funzioni di fotma e d il vettore degli spostamenti nei nodi dell'elemento. Dagli spostamenti si passa alle componenti della deformazione mediante le equazioni di congtuenza:
exx : --

;+l

(21.9.1t)

Ie (21.9.12) prendonoIa forma: o-Ee

u" dx

evv :

--:--

Otu c)y

Yxv '

0u* _f -^, 0u"


^y

(2r.e.e)

(21.e.14

fl << vettore r> di tensione pettanto legato agli spostamenti nodali da:

Se dunque intfoduciamo un (( vettofe ) di deformazione e le cui componenti scalari siano e**, e"", 1,", anche e pu esset rappresentato in funzione degli spostamenti nodali secondo la:

o:

EDd

(21.9.15

-iNr .
A

clx

aN, N3 - - clx ^ ox n '

n
Nl

n
N'

n
N'

r'
t"

y y 0 y

ar*
z' 8s'

(21.e.10)

|;,]:

-\ _0y

0N, -aN3 aN1 aN' gNl 0y 0y x 0x 0x

Finalmente, occorte esprimere l'equilibrio. A questo scopo, la via pir) _ breve e significativa sta nell'applcateil teorema dei lavori virtuali o, se si jrcferisce,il teorema di minimo per 'energia potenzialetotale (20.6.6).Indichiamo con fr-, fr., fr* le componentiortzzonta,lt delle forze applicate nodi 1,2,3 sui e con t,, f",, fr" le component verticali: si ha cos il vettore f, (nel nostro caso) a se componenti. Il lavoro delle forze per i rispettivi spostamenti dato dal prodotto scalarc :
L:dtf

(21.9,16)

La matrice che gura nella (21.9.10) pu essere denominata matrice di congrte <a, trasformando gli spostamenti (o i < gradi di libert >) d nel ( vettore )

di deformazionee. la In generale (21.9.10) diviene: c:Dd

D'altro lato, l'energia potenziale elastica @ per I'elemento ottenuta intcgrando rispetto al suo volume V (n particolare alla sua superficie) la < densit I di enersia:
? :

1.,
2

(21.e.11)

(d"**" + oyye"" f

o"yy"y)

(21.9.17)

Al < vettore > di deformazione a si connette il < vettore ) di tensione o che nel caso piano'o ha tre componenti: dxx,dyy,dx],.Valgono le equazioni di Cauchy-Lam (11.18.12) che, con riguardo al modulo di Young B e al coefficientedi Poisson v, si traducono nelle:
oxx: '

Cio: _ o, f
v

Jedv

t -t) 1 " ' . d v_ ;| J| @ D d ) , D d d v


v v

(21.e.18

E
t F

.B (xxt

vyy,

Si noti che \a matrice E, simmetrica, coincide con la sua trasDosta E!: l a ( 2 1 . 9 . 1 8 )s i t r a s f o r m a a l l o r a n :


(21.9.12)

o"":1];](eyy

ve"*)

,r : ] 6,{ fo'pp av}a z


lJ l Posto:

(21.9.19

rxy

-;-i

E
z\r
i f ',) ) txy

ro Si consideri per semplicitr < problemapiano matematico (cfr. il pat. 13,1), il >

x : Jb'Bo av

(21,e,20)

886 l'energia elastica dunque:

L' lt;na tal <ioae linqailtha:

f i"grerro del raholarare

L'analii slobah (cemo s

<<neroda de/h risidczzer)

t$t

o : -f a,ra

(21.e.zr)

particolari che occorrerebbe affrontare se si volesse dare incisivit opcrotiva all'esposizione del metodo degli elementi finiti, ci limiteren.:o a un primo abbozzo il cui interesse prevalntemente concettuale.Per fissarele idee rivolgiamo I'attenzione al caso della fig. 21..17, d,ovela stuttura divisa in trc clc.

Non resta che inserire la (21.9.16) e la (21.9.21) nel teorema dei lavoti virtuali :

aL:8(D
per tfaffe:

(21.e.22)

adi(f_Kd):0 da cui deriva l'equazione di equilibrio rtcerc ta:. f: Kd

(21.e.23)

(21.e.24)

con la quale concludiamo questo cno sull'analisi dell'elemento. Com abbiamo gi detto, la mattice K si chiama mahice di rigideqqa delt'etemento. NeI caso del triangolo della fig. 21.16, al quale si sono riferite l precedenti considerazioni la matlce di risldezza :
z(r - v'Jxqy3 y! - v,(x" - x.)' - yjv,(x"- x)x" yl v,"i vtx? -vrx.y" vtxryr 0 simmetrica

Fig. 21.17.

vy"(x"- x) { v,x,y" -tz&yg vx3ys+\,1y3(xs-x2) -vxzys vx2y3 _

vrxr(x"- x) -v,ys("3-"J

- v1x2xs

,r,y! * (x3- xz), -qy!-x"(x.-xr) xr(x"-xr)

rry! *x! -*r""

*Z_

(21.9.25) La dell'elemento. fv) e H lo spessote h:T(1 (21.9,20)e la (21.9.24) valgonoformalmentein genetale:bastetintendere in modo appropriato,caso per caso,i vettori t d e le matrici E, D. dove vr:;(1-r), 21.10 L'A,NALISI GLOBALE (CENNO SUL ( METODO DELLE RIGIDEZZE >)
C' ota il problema di mettere insieme gJi elementi < descritti > dalla (21.9.24), per comporre la struttura. Sorwolando sul gran mare delle questioni

menti, a, b, c, due dei quali triangolari e I'altro quadrangolare. ln a, b, c, sono note le equazioni di legame (2f .9.24) tra, il vettore delle forze e qucllo clcgli spostament nodali. Poich tali equazioni sono inizialmente reltivc d rr$i locali x,y, diversi da elemento a elemento, necessario operare la trasf()rmazione in tiferimento globale I' x', y'. Si consideri ad esempio il nodo 1: ln fotza f, e lo spostamento d, harlo componetti f,", t" e d,., d," risl.rctto lgli assi locali x,y dell'elemento a; le componenti fj,, fj" e dj,, di, rispctto agli assi globali x', y' sono date dalle: f-: fi, : f r - c o sa - f 1 , fr" sen o f sena d*: di" : d r - c o s a - d , " s e na dr\ sen * -l- dr, cos ct

fl" cos "

(2l.lo.l)

cio, con ovvia simbologia, si ha:


r I P c r s t r u t t r r c c ( r D p l c s s c ,p u c s s c r c ( r r v c n i c n l c t l c l n i r c p c r o g n i n , x l ( r r r n s i n r r r n , I tli arrl n & t l i , q u a l c r c s t i n o r i l x r r t r t t c l c f r r r z c c g l i s p , ) s r r L n c oc ih c i n r c r v c n g , r r x r n c l l ' c q u : r z i o r r c l i c q u l . r r librio dcl nrx|, rtcrso,

888 fj : T,f, di : T"d,

L'

hina ril)ol&<ione li'tqriiica:

l'i"gerro

del eaholatare

L'anii

glnbah (renxa ul

tttetao delh rigille|<a >) <<

889
(Kj')'dl (Kj,),dl (Kj,)"dl (KL).dl
(21.10,9)

(21,."t0.2)

Ma l'elementoa ha inoltre i nodi 2,3,4; su ognuno di essi pu essere ripetuto lo stesso discotso. Quindi il vettore complssivo (f)' che raccoglie ordinatamente f1,fz,fa, fn (per l'elemento a), si trasforma secondo la:

(fl).: (fJ),: (fJ).: (fi),:


(fl)b:

(K1).di + (Kjl"dj + (K{t.di + (Kjt"d +

(Kjt"dj + (Kj,),dj + (Ki).dj + (Kit.dj +

(K')"d+ (K;).d; + (Kj,)"d+ (Kl,).dj +

(f')": tT.l(f)"
dove [T"] la matrice-di-matrici:

(21..1.0.3)

(fJ)b: (Kj3)bdj + (Kj4)bdl + (K6)bd; (Kjr)bdj + (K4)bdi + (K5)bd: (fJ)b: (K;B)bdJ (K;')bd; + (K;')bd; +

f T . 0
t 0

rr,l:lo o
L 0 0

T,

0 0
T,

0 0 0 T.

(21.10.4)

(fi/)": (KJr"dj+ (Kir"d; + (Ki,)"d : (f')" (KJ,)"d (K;t"dl + (Ki,])"d; +


(fi)": (&8)"dj + (K;)"d; + (K;.)"d; Infine valgono le equazioni i equlibrio ogni nodo. Se t' indica la frrrza in esternaagente (in condizioni di equilibrio) sul nodo i-esimo, tali equazionisono:

Analogamente, la trasformazione inversa del vettore spostamento (d)' : (d), [T"]t(d')"

(21..10.5)

Perci, operando come nel par.21.5, si riconosce che la (21 9.24), valutata rispetto agli assi globali x',y', diviene, per l'elemento a:

(f,)": Ir.l(K),tT,lr(d'),

(21.1,0.6)

e qualcosadi simile per gli altri elementi. Si noti che la validit della (21.10.6) ."" 1t"1 dato da (21.10.4) legataalla condizioneche i vettori fe d nella (21.10.6) siano < riotdinati > nella numerazione delle loro componenti, in modo da far seguire le componenti di un nodo a quelle di un altro. Ponendo K' : [T] K[T]r le < equazoni di legame> nel rifermento globale, per gli elementia, b, c, sono:
(f,),: (K')"(d,)" (f')b: (K')b(d')b (f')": (K')"(d')"

fi : (fi ). fj: (f,')" fj - (f;).+ (fJ\+ (fJ)" f; : (f0,+ (f1)b f;: (f;)b+ (f;)" fl : (f,i)"

(21.10.10)

le (21.10.9). derivail sistema: Ne nellequali vannosostituite detetminazioni


fj : (Ki1),d + (KJ"dj + (Kis).dj + (Ki4),d fl : (Kir)"di + (KJ,di + 63)"d + (Kl4)"dl f:j : (K;1),di+ (K'),d + I6i3)"+(Ki3)b+ (K3)"ldj+ (K14)"+ (K{)bld,+ + [(Ke),, (Ki5)"]d!+ (Kl0)"di + fl : 6.i1)di -F (K,')"d+ t63), + (K3),tdl -F t6L), + (K,')"tdi -r-(K')'d; -rfJ : t(Kj3)b (Ki3)"ld! (Kjr)hdi F (Ki5)b-r-(Ki,)"ldi -- (K:6)"d6 + .r, .f ==(K3)"dj (K)"d: (K6)"d fJ che, in forma compatta, ha I'aspetto:

(21.10.7)

dove il pedice ricorda l'elemento di appartenenz^' impone che lo spostamentodi del nodo i esimo D'altra parte, \a corgruurTa dove si incotrano due o pir elementi sia uguale allo spostamentodello stesso nodo pensato come vertice d uno degli elementi stessi. Ossia si deve avere, nel nostfo caso: (d": (d)": ( d ; ) ": d ; (21.10.8)

(21.10.11)

(dl)": (dt,: d;
(d)b: (d)": d;

ese esplicitedistinguendogli spostaLe (21.10.7) possonoallora essere menti e le forze in ogni nodo:

l f 1 : l K ,l l d 'I
l , a g c n c r i r z i o t r c l c l l an r r t r i c c c l i r i g i d c z z l g k r l r r l c l K ' l <

(2t.10.12)
lutonurticl, cosl

-ti -

890

L'Ll/ina

rital ziane liryistra:

f insetsa del caholalart

Ntari re,lrie i per td thera piano delle idee stato introdotto: il modello fisico rimasto invatiato

89t dd

come lo era nel caso delle travature (cfr. il par. 21.7); anzi il criterio Pr costruida esattamerte lo stesso. Ogni suo elemento relativo alla fotza :, e allo spostamento dj nullo se i e j non sono uniti da un lato della maglia; se nvece i e ! sono collegati, esso dato dalla somma dei termini Ki; afferenti agli elementi a, b, c, ... che hanno la i-j come linea di separazione. Le condizioni geometrche di vincolo sono tenute presenti cancellando dalle (21.10.11) gli spostamenti che debbono esser nulli e i corrspondenti. coeficienti di rigidezza: ci sembrerebbe produtre piir equazioni che incognte: ma non cos, poich le egtazioni in sovrappi riguardano le forze estetne net nodi vincolaii, ossia le ieazioni vincolari in08 ite- Basta dunque eliminarle e tenerle in serbo pet determinare le reazioni stesse quando siano stati calcolati gli spostamenti dal sistema ridotto. " rmai il problema concettualmente risolto: noti gli spostamenti nodali ld'l resta infalti individuato lo stato di deformazione e di tensione in ogni lemento mediante le (21..9.11), (21.9.15), e si pu procedere numercamente alla definizione delle drezioni e delle tensioni principali relative alla maglia prescelta.

21,11 NUOVI

SENTIERI

PER LA RICERCA

L'andamento preso da questo capitolo terminale susciter forse nel lettore non poche perplessit: segnatamente sbtigativo e frettoloso,-le citazioni sono .."t.G, qori aisenti i riferimenti storici. Viene aperto uno spiraglio su un immenso tirizzonte applicativo, ma di sfuggita, senza coprirne il campo. -?u sembrare strano ch tanta cura si sia prestata, in ptecedenza, per decifrare I'origine stotica di questo o di quel principio meccanico, di questo o di quel proceimento particolare, pet poi ignorare i contributi piu recenti che hanno gradualmente dato straordinatia unit all'analisi delle strutture. Le ragioni ci sono, per: prima di tutto un'esigenza <editotiale> di brevit, in seondo luogo l'pportunit di non portare < legna al bosco e nottole ad Atene >, dal momento che sui temi qui trattati il mercato librario oflre una abbondanza di testi, pir o meno sovrapposti se nofl addirittura copiati I'uno sull'altro, infine una malcelata sottolineatura polemica nei confronti cli autori che- esoonendo la meccanica dei continui e delle strutture nel linguaggio matriciale hanno l'atia di inventate daccapo, o di rifondare su ruoYe basi, i risultati pir) noti e vetust, come se l'intera disciplina fosse nata nel loro cervello' bru, qrrel che abbiamo inteso esprimere nella cartellata da poco -conclusa dei metodi analitici legati all'uso del ialcolatore, era appunto un duplice riconoscimento: da un lato volevamo riconoscere la notevole effcacia di tali metodi, non solo per trarne soluzioni utili, ma anche per chiatire la limpida tessitura del discorso scientifico relativo alla statica strutturale' ne1 suor tre momenlr, l'equilibrio, la congtuenza e il legame costitutivo. Dall'altro volevamo ticonoicere lu natuta linguistica della rivoluzione prodotta;tt llssqxnca aPplicata dall'ingresso degli strumenti informatici. Infatti nulla di veramente nuovo sul

tempo di Cauchy, i protagonisti statici e geometrici hanno continuato ad casgrc i medesimi, i grandi procedimenti risolutivi harmo consetwato l'impianto gcnc' rale che, a tavolino e con l'aiuto d'una penna e di un foglio di carta, gli scicn' ziati dell'Ottocento avevano gi compiutamnte immaginato. Eppure, il semplice gioco di denominazione deTle grar'dezze secondo un ordine pi uniforme , il semplice uso di un simbolismo pir sjntetico, com' quelh delle mattici, hanno impresso una svolta di cui non forse possibilc percepire la portata, mutando la mentalit dei tecnic e orientando diversamente gli obiettivi della ticetca teorica. Non da poco, ad esempio, il fatto che, dinanzi alla maggior parte dei problemi applicativi, su cui in passato la peizia e l'inventiva matematica dell'ingegnere poteva esercitarsi con onorc, oggi ogni sforzo sia scavalcato dalla disponibilit - seppur costosa - di Programmi di calcolo ben collaudati, che offrolo, a pagamento, soluzioni numcriche accurate e ralnabili quanto si vuole. un po' come quando su una vctta scoscesa che prima era riservata a piccoli drappelli di scalatori, vien messa una funivie da turismo di massa. D'altra parte, la curiosit dello scienziato pu trovare altri senticri: la verilica critic delle ipotesi semplificative che governano le usuali teore tccniclrc, il controlkr degli effetti secondari che generalmente sono trascurati nella ptntica, l'indagine dellrscuro campo della meccanica non lineate, in presenza di clcfor' mazi,,ni n,,n infinitesime, l'esplorazone di nuovi legami costitutivi <>ltrc il dominio dell'elasticit, I'analisi pir accutata dell'effettivo comPortamnto lsic<r dei materiali in situazioni limit, lo studio di fenomen patticolari tutto^ n(,n chiariti che accadono in campo non conservati\ro, l'estensione a sett()ri dcll meccanica strutturae ancora apetti ad approfondimenti, come la djnlmica c I'instabilit, l'elaborazione di strumenti di calcolo suscettibili di app)icnzionc quando alcune delle variabili in gioco siano aleatorie, la definizione di tccnichc smpre piir potenti e generali pet il progetto ottimale delle strutture' la riccrcn di piocedimnti numerici alternativi ai metodi gi in uso che migliorino I'apptoss i m r z i , ' n es e n z aa g g r a \ a r ei c o s t i . e c o s r a . Naturalmente, I'intetesse degli studiosi puntato, giLda parccchi anni, su scienzadelle costruzioni >. l campo tai o su simili temi caratteristicidell'attuale << vasto: la meccanica,e in particolare la statica dei solidi, offtono unl mcssc inesauribile di occasioni, a dispetto dell'estrema concisione dei prncpi frrntlamentali. Anzi, proprio su questo punto bene soffermarsiancrlta un nl('lctlto. A prima vista iembrerebbe che almeno la stlxttura di frrndo dellrL stttica firssc orai completamente chiarita, ufl caPitolo chiuso nella storit dclla scicnza, c restassesala sulla ttiplice partizione che ci ha accomPagnat() Pcr tutt() il Pcr' tra clue, il lcgamc costitutivo. lnvccc corso: l'equilibric,, la congruenza e, anche qui si aprono domande c()nturblnti: lr ricercl n|n h:l ilnc()r cl)!lsunl^[(l il suo ruolo. Qual 6namente la vera oatura clcllc ctluazioni ci cclr.rilil:rio?l)ir vollc abbiuro ossctvlto lt singoltrc somiglilnzlt trlt tltli cclutzioni c <lucllc di cong c g r u c n z l . ( ) r i t , l c l ) n g r u c n z nt l c r i v t t c s c l u s i v a m c n t c r t l l a c o n t c l r i ; r ,p r ( , t ( , t i l l l t

892

L'altina

ril'o/axiane lins'tittica: t'iureira

de cahotalore

Cl)e ;a tatta qmtiane di littguagia ?

893

di scienza esatta, r^zlonaIe, deduttiva: nessun espermento aggiungerebbe qualcosa alla verit. dei suoi teoremi ; tutt'al pir ne darebbe una conferma del tutto prevedibile, in ultima analisi, inutile. Si deve allora concludere che anche la statica gode della medesima dignit razionale, necessaria, oltre il raggio d'azione e i rischi empirici dell'esperienza?

2I.I2

CIjE SIA TUTTA QUESTIONE DI LINGUAGGIO ?

Ci siamo gi occupati della questione, lateralmente, a proposito della < misteriosa )) regola del parallelogramma (par. 1.8.2). Ora vogliamo riprendere il discorsq; tentefemo cos di portare a compimento uno dei principali fili conduttoti di tutta la nostra storia. Consideriamo dunque l'equazione di equilibrio, ad esempio nella forma Dtilizz^ta per i nodi di una travatura (par. 21.4):

P.i- P.- PL'- P"-.'. : 0

(21.12.1)

(dove si semplificata un poco la Tlotazrone rispetto alla (21.4.2) pernaneno per stesso significato). La, (21,.1,2."t) un'apparenza fattuale: afferma che la ha somma della forza esteta po applicata sul nodo A, e delle forze.interne -p,, Pb,... plodotte sul nodo -4 dalle travi a,b,... che in esso convergono, dev'essere nulla. In realt l'esperienza dice molto meno. Alla sola p,t pu forse essere data immediatamente l'.interpretazione d foxza. Le fotze -P,, -Pr,, ... provengono invece da un'implicita operazione metodologica; esse servono a lappresentare un altro dato esibito dai fatti: cio \'esislenT,a elle trli a,b,... dotate di certe propriet elastiche. Ci r-uol dire che la (21.12.1) non , da sola, una proposizione fattuale; piuttosto il risultato di una precedente riduTiane per la quale la presenza delle tratri a,b,... del tutto descritta, nel modo pir adeguato, esprimendone il simboo P", -pr,, ... che le denotae le cannota nel lessico poverissimo della statica, com.' fzr<a. Quando si accetti tle ridaqionee si riconosca che nel nodo , non vi sono alfte < presenze > di cui si possa o si debba tener conto, l'equazione d equlibrio (21.12.1) divelrta una conseguenza meramente deduttiva. Si noti che. nel caso dinamico- introducendo l'ulteriore << forza >>d,i inerzia che tien conto del moto, la (21..12.1) continua a valere senza turbamento. La riduTianee Ia (21,.12-1)si sovrappongono: lo stesso fatto, direbbe Mach, afermato due volte, la prima in veste di premessa < meta-teorica, ai confini della trattazione meccanica, la seconda in veste di taalolagiache mila aggunge ai dati sperimentali coordinati dalla <teotia>. Tuttavia, e questo il punto pr delicato, nell'equazione di equilibrio, la scelta metodolo gica Ael hco prende un asptto fattuale, e anzich riferirsi alla < meta-teoria >r sembra volersi riferire ad oggetti ptopri della (( teoria > come le forze. ,ccade cos che la (21.12.1) abbia I'aspetto di una legge fisica, mentre il suo autentico ruolo normatrvo sta nell'affermare la legittimit d.eIla rdaTioneprecedentemente operata. Ilssa no:r descrive dunque la realt, ma descrive una descrjzione clellarealt, anzi dcscrivc

flca r _-. Una simile conclusione non pu essete applicata al caso specifico dell,cquilibtio. Se vero che il contenuto descrittivo esplicativo di u;a reoria fisic; condizionato dalla falsificabilit delle sue <(congeture >l, anche vero chc talc contenuto non tutta la teora, la qaale anzi tra.e lz, propria identit clal linguaggio, dalla sintassi che la governa ancor pir che dalla sua referenza fattualc, L'equazione di equilibrio merita dunque a buon diritto di essere asctitta allc leggi fondamentali di una scienza empca, ove ne sia coto il vero significato, relatvo al.linguaggo e alle sue capacit espressive, e non alla descrizine clclln fealta speflmentata. Occorre allora capre come si palesi questo arclo erplicaliuae dcscriltiyo chc c,'nferisce rll'eguazione d equlibrio la sua dimensiore eramcnte linguisticl 'r, ticencloia apparire una fattologia, ossia tn <<nondir xalla >>sul realc. (lunl dulque I'aspetto qui assunto dallo svuotamento esplicativo che implicito nel carattere non falsificabile AeM" 21.72.1\? Consideriamo nuovamente il nodo A della travatura cui la (21.12.1)atticnc. 'un (siLa f<ttza estema pa e le forze interne -p,,-pu,... de6nsc,,nr, str-ma I costituito dagli N elementi p,r, - p., - pu, ... . Asscgnanikr a .,/. >t un simbolo che lo rappresenti nel medesimo lessico statico dei suo clcmcnti. e cio una for<o pr, la" (21.12.1) pu essere scrita cos:

il proprio fordamento. Questo la fa sembrare tautologica all,interno dcllr <teoria> meccanica,e quindi necessara, nel medesrio tempo non vuota, ma bens meta-teoricamente significativa, quale riflessione erente slla str:uttrrta del discorso scientifico. l'equazione di equilibrio - come pir in generale ogni equazionc - - .I.nfine, di bi.lancio - esibisceuna .^ratteristica singolare: si ptesenta quale proposiztone nonfaliJcabile. La. storta. della meccanica ha provato come l scontro con i- dati spermer.rtal non si sia nai tisolto nel rinnegire la valdit dell'equazionc di equilibrio, ma, all'opposto, nel modificare la intetpretazionedei daii stess allnch essi la confermasseroin rinnovata e piir stabile forma. Come giustamente osserva Poppet, la non falsificabilit produce un aaotoetplicatitti: :una teoria che nessunaosservazionepossa confutare << non ha il carattere di una teoria empirica ), Ci non implica, secondo lo stessoPopper, <che le tcoric inconfutabili sono false o che sono prve di sgnficato ma implica che, linI tantoch non possamo dare una descrzionedell'aspetto che ha una possibilc confutazione della teoria, allora quella teoria al di fuori della scienia empi-

P:,': P,r- P.- Pr,- P"- ... : 0

(2t.t2.2

Come abbiamo detto, gli oggetti di I sono a un temp() rletto/rtlit contohtli dai termini po, p,,, pr,, ,,.: e qucsta unt clenotativo-ionnot^tiv fit cmct-

D K. ,r'lrpcr, i t ,\'h irx(I.ir,. p. 130,'t,rin,,, lr9, lihroltu, !r (lf. li. llc[vcnur(', ].t /hnlt untr litxrtnllXt,.,lcnovuri,r.',.,1, pp, 502.5t9, 19?tt,

494

L"tlt;tta

ritol <io/1e ling;rtid:

I'ingreo del cakatalare

gere gli-oggetti clre realnenteintervengono nel < discorso>, ad esempio, la presenzadelle travi a, b,... nel nodo A. Ora I'equazionedi equilibtio (21.12.2)sl presta alla seguentecuriosa nterptetazione. La fottnlalz : Pe: 0

INDICI

(21.12.3)

affetma che per il ( sistema ) considerato quella capacit connoatiaa vien meno: mentre ogni addendo della (21.12.2) identifrca gli elementi del < sistema > .9/ connotandoli con 7aforqa che li rende ( presenti ) nell'equazione, il sistema nel suo complesso , come dire?, eliminato dalla relazione di equilibrio (21.12.3). La connotaztone Ai 9, in tetmim di forza nwlla, nel senso che ogn < sistema > gode della (21.12.3) e Ia (21.12,3) non pu divenire strumento di identificazione. In una terminologia imprecisa, deteriormente < metafisica >, ma efficace, si potrebbe intendere che la < verit necessaria>>dell'equazione di equilibrio ottenuta compensando l'essere degl elementi col non essere tutto ! P semplidel cemente, sarLmeglio per limitatsi ad awertire tn pt : 0 la traccia linguistica della ridaqione che sfa a mae delle telazioni di equilibrio : una traccia solo appafentemente fattuale, che in realt si misura nella nan-nnrotabilit del sistena a[ quale gli e]emenri sono rilerit. Questa tesi vale quel che vale e certo tichiede maggiot approfondimento. Se per le fosse riconosciuta una qualche verit, sarebbe giusto metteda a conclusione di tutta. la nostra stotia, con le sue rinnovate rivoluzioni lnguistiche. La scienza del costruite, Ia scienza piir legata all'esperienza progettuale - attiva, operante - ha ormai conseguito una sistemazione formale che la impatenta ai sistemi deduttivi, e tale armonico impianto incide notevolmente sulle tecniche di calcolo cos come sulle ricerche di frontiera intorno al comDortamnto meccanico dei materiali. L'originaria tendenza dei primitivi che, cstruendo Ia loto abitazione o il loro luogo di culto, orientavano la progettazione strutturale entro l'otdine geometrico del cosmo, in virtr della dimensione simbolica delle forme, non stata dunque mai del tutto soppressa, anche se essa ha in seguito riguatdato il modello teorico piuttosto che il manufatto particolare. Ma anche da questo retroterra, quell'orientamento simbolico sussiste, non piir dsponibile all'ossetvazione immediata, bens all'indagine speculativa sull'elemento trre-gi*di{ale che anima I'espetienza senza rendersi ad essa riconducibile, come appunto l lirgaaggio.

INDICE ANALITICO

Acadmie d'Architectru, 41 accelenzione, 40, 54; - cenrripcra, 77-83; .7,


dt gtavLt^, z

^ziotre e teaz.iote, principio di -, 54 azione locale, pfircipio di -, 5, 473414 b^icrrrc, 22, 38, 88 Beli!y,-L! rcie&e der ingineur, 1729,274, Mr 305-310,331-334,418 Beltratni, condizioni di congruenza, ,f65-{67

Aitn funzione delle tensioni di, ,543-544 ampiezz, di un'oscillazione,86 analisi limite, 176-187, 671-61 ; teolema srarlco 6 per I'-, 673; teoremacinmarico per I' -, 674; teoremacombinato pet l' , 674 anelasticit, fenomeni adastici, 625-628 cfr. eI^; stoplasticit, termoelasticit, viscoelasticit anello, di Lam-Clapeyton, 563-564 aisotropia, 424 antipolarit, 100, 166, 853 Archimede. principio di -, 16; posrulati di sulla statica, 16-20 arco, dibartito suLleteorie ell'-,322-392; - ^ tre cernire,29,770-771; contribto di Leonardo alla teoria dell'-, 43, 32+326: rcgol^ empirica per la determinazion dei piedritti di vr -, 323-324; prime teorie statichesull' ,326-334; De la Hire, 326331; Belidot, 331-334;Couplet, 334-339: Boss:u]t, 34L354; Coulomb, 35+3?; Mascheroni,369-381;Salimbeni, 381-383; Audoy, 385-386; LamClapeyron,386; Navier, 386-388;- pesaflte semplicemente comprsso)190-192,349350: - soggettoa pfessionenormale,351; il problema della centina, 338, 381-383; lind di resistenza linea di pressione un -,388e in 389, 770 armonica,funzio, 516; membtana,623-624 asse, sospensione, - neutro, 152, 155, 164, di 77; 511, 512i - di flessionc, 509, 511, 512; rJ; sollecitazionc, 512 510, assiprincipalidi incrzia,101 anrito, 43, 282; lcggi dcll'-, 298-301; angolo di - Btirico, 299; cocfficicntcdi -, 299, 301; -, cono dl 299; - dln.mlco, 300.301; - ndcnto, 300; - volvcnrc, 300

Bernoulli ciacomo II , Enai tboriq.ew h rr1. /io$ dpt plaqk$ iladiryu..., 1787,573 Berrot, conrriburo al problema della trevc cOe tinua,709-711 Bettt3:d, dimostrazione del principio di cLr{; ': biarmonica,funzione -, 544-545

4 I ! .; i

biassiale, siato di tensione-, 450 bilzncia,12,43,53; - " t"tt", SS;sione, 55

I al t6fi

bilancio, tetmico-,-65-8-659; signicatodcll'cqua. zio e di -. 892-894 Botnfa, Truttato dclla cognitoncFatra ll r, ett4e 1748, 306-307 ..., Boscovich,azioni molecolati di -, 423,57t Bossrt, Recbercbet l'lq libt, dat wlttt. 1711. sut, Rcrherb.t rsr l'lquilbta du ootrht, llll sar '; 344-352; Noutellet ,rathareltat. I'tqtlllln lI *r ,a4ht et dne, / 778, 352-354 Bouguer, Jzr lu lignet eourbetqx ronr torrv a I Iorncr /e' 'rotueten na, 17j4,339412,9'l 3't9

Boussincsq, problcma -, 539,59 di u'"!;r;i;;'i"" aPlfossimr."Pc! lt brachistocrond, 246


Brcttc, Rtcbtrcbt .Nbtlgr r L rhllt t t h! ,lat t.ttrht, ltt1,

tu!!o, .otGl I

tt4 t9l

j2;rt;;; ;;t' b;i ';i;;:

898
caJuta dei grari. 38, 41, 5l - ' 658; , o58; uuan" I di calore, flus;o d; 659 conduzione di -, calote specilco, 657 capriata,778-783 - Llello d c a i . r o e r i s r : c h e , . l l s o l l e c i r a T i o r c ,l f 8 ; della, deforra"ione. spo.rrrn.nto, t9J; di 6'93-q4;Jeicrmir,Tione gra6ca delle solecitazonc, 768-771 -, carico cfitico, 47; scoprta euleriana del

Indie

a'l'litico curve, llessibili cd elastiche, 182-243; dibattito sullc clastiche, 200 204; soluzione euletiana della - elastica,208-210;teoria lioeatizztLtz .ella elasticr, 210-214; enumctazione delle elastiche, 217-218 decomposizione di una forza, 44, 6, 6'7,766:764 deformziore, lineare, 137, 142, 462, 463; di^gramma di -, irtesimz, 232 ; 111 ; - tni.ta, 459 461, 494-497 ; - elastica come trasfotmazione reversibile, 423, 485: g".o' m e r r r a e l l a , 4 6 1 - 4 0 5 : c o ' p o r e n ' i d e l l -a, J 464; - come tensore doppio simmetrico,46T; - ptincip^le, 467-469 -bait De la He, de ncaniqae, 166 199,326330; Sar la co,tstt'lction d2t t)ailes dan h' d;fm, 1712,330-331 dlcrm'-i"mo. prncpio .i . 413-414 di defotmazione, deviatore, di tensione, 630; dilatazione lineare, 137, 142, 462, 463 ; - c r tteristica di dcfomazione, 693; coeccnie di termica, 850 dinrmica del1e strutture, 54, 76, 83-86 dinamometro, 55 Dini-Neumann, problema di , 516 pet la iensiooc, 443-446; direzioni principli, - per ta deforruzione, 47-469; contributo di Mohr alla deretminazione del1e -, 455-459 Dirichlet, integxle di , 517 disco, d Lam-Clapeyrcn, 563-564 distorsione, 745 Dorna, principio di , 705-706 Drucke, postulato di. , 644 et exprienier rff la force Du Iamel, Rfsxiaw de: botu, | 712, 276-218 660-662 Duhamel Neumano, analogix di -, D c o l e c c n t r a l e c l e st r a v a u x P u b l i c s , 4 1 7 coc des ingnieurs dc Mzires,416 j,icole des ponts ct chausses,416 lilcole polytechniquc, 416-418 clxsticir, 54, 136; tcoria dcll' , 420-491; ipotcsi fische sullc causc dell' , 421-423; teoria molecolrre dcll'--, 423 428; stnto clastico, 47 6-486, 62a $0; problem clasiico, 488-491 ; s v i l u p r i x r p l i c . , i v iJ c l l a t o r i . r ' l c l i ' . 5 3 8 570; leg^mc ^stico per la trave, 698-701; r l o 7 2 U : c A x ,c < r . r i c op c r p r i r r c i p i ' ,J i . Ia travc in fornr.r nrrici^lc,869 871 113, 621 ; lcgatc cl.rstophstico, csroplisiiciti, 63t)-(54; h iun2i,n1c (li sncrvtncnt(), 391 , 4 4 ; c , : f c ( l i c ( ' n v c s s i r c l c g g c ( l i , r l r n a l i t , r 1 , 4 26 4 4 ; i n c r u ( l i , D c n t ( )6 4 5 ; r c z i n r c o s t r ; , t L u i v c ,( , 4 5 - 6 4 7 c r i t c t i < l i p l , r s t i c i t 6 4 7 - 6 5 2 ; lcf.,ri .l(ll rrurr'lrrrrrr" ,\"rr"tn, c (ir(r i r i c , , . ( , 5 2 5 3 ; t r N , r z i o n i , l i l ) r : r t t t l t ll . c u s s , 6 5 3 - 5 4 ; l p r o l , l c t r r r t h s t o p l r t s ti t \ ' , ( ' 6 4 - 5 ; il 1,rn,lcnr,rrlcl r',,ll,rs,r pl,rstil,, 5-671 l:/tu,'t uurtnrt,ftt,t l 'i fl4 I'othtit,

$0
c l c m c n r i 1 n i t i , r n c t < x l l ,r l c g l i , 87?-t90t.rdlal d c l l ' - , 8 8 1 ; f n z i r ) ' ) ir l i l i ) r l x r t 0 ! l m t d r J:c,,rgruunT:lrcr l' ,ll84; rrrn.lc. dl dd. Jvzr pcr l' , 885-t86; nrcr.rlo .l.lL '|-1. dezze, 886 e l l i s s ec e n t t a l c d i i n c r z i a , 9 6 , 1 0 0 e l l i s s c d i e l a s t i c i t ,8 5 1 - 8 5 t 1 tlcll' , 51, ll, l'|. tll cnergi:r. 'prirrcipio' c o n c c . r , ,. l i , 03-65: . p,fcnrhl., tr lll 213, 214. 22: rlcnsirl <li porlnrhL d& .lic/. 214. 484 486, (t24, (t99 i . dl.lo||!-|la . libcrc !?t r rrcrx 65(,; c,50: d| ,leiorrnrzi,'r'c 7n6; rc,,rcullr (ll Cl.I. |!|\ -f J 716: runrcn.,.li ')r,irr,, 716.1N, Jr, a25,a28-829; c < , r r r p l c r n c n r n t8 i l 9 . t ' l c, entropia, 656 equazioncde trc nn,'cnti, 103,1u1.7ll equazione secol^rc, 445 equazioni catdinali rlcll.r sr,rrior, l'9'73; Indr. zionc graica dcllc , 7s1"759 equxzioni costitutivc, 136, 140,2U, 1171t0 equilibrio, lcggi dcll' , , tl, 10, 12, l, ll, tt - f u n i c o l a r c , 5 6 - 6 1 , 1 t 3 - 1 9 0 ic q r u r l o n l I n hni,e J(ll' . prr l:rfunc, l8li.lr0; l.l. Dt h , r . , ' e . 2 J 0 - 2 3 J . i J . p c r h L r s r r r rl,8 ; l d , D a r h m c n l ' r . r : r , t , L5 - 1 7; i , l . F r r l . r n r U n u o d d l . mcnsionalc, 436'441 ; - inrlitfcrcnrc Zlll.ll?; ir,st,.l:i1e, 226, 221 ; srrbilc, Znt l.ld dell' n formr nntrici,rlc, tl(r6.87 esperincnti, sullc ptrprict nt((rnlcha dd -2q/ --. n^tcti^1j!272, 273, 274, 2'16,2t17 i trazione dci lili, 2U2; stll flcrilon r tllll - sul carico di puntr, 2l2-2t14; .ul .ol. 6cienti clastic 2ll, 289, 4113, 4lii * dl Chladni sulle laminc chstichc, 573"571 cspc,sizi()ni ui!ersili, 405-4(Xt cstrern'rl, funzionc , 25? Eulero, De o$i//a/iuiln! annlornn rlarlhotu. 1727, 208-210; hlttuo.l inq irndl lleN, c n i a s. . . , l / 1 1 , 2 1 4 2 2 3 , 2 4 ( t 2 4 1 , 2 1 2 , , S t (,:.rrln la force der col.tnc, 17r9, 223-227 | ,t totr ,ri'cipia dac/i'tac .h .ltht t(t'tilihti /a qtft'N ,l.tlh corfonn lcru/c Jhxihiliu canu, l/71,230-233;, I lxr"rorit .ttlr. l.t L tkipet .gr'ka x tu lcrot .t h ,nn.n.rl II. de lfatlrtr/]ij, | 7t | , 251 ; l)r ,,,ot rlbt.' /rio ttr/rdnar, l71,5721 l)t ,r.rriott. Nt, dtri.r plartttt lti it'cx"l)it, l7it,7tl4 r;act)"k, 189 fasc,8 Fcrnrat, principio <li , 245, 24(' librr ncur, 147, 149, 150, 153, 154, 155, l6,l rilrn, soluziorrc (li l t,r,blc,r,L pi!'o". f.lt i s v i l u p p i i n s c r i c t c l l : r s o l r r z i o r r cr l p r , r b l c n r l pi,rn.,555-55f1 liL,soli,rtlcll,r nrtr', 3, 4, 134 lsicr rli Aristotrlc, I6, ll69 r l ; l r r r n r r r .s , , l u z i , r r << l i p c r i l r c r r r i r l , u z i , , ,5 7 - f 9 sclrplitc rcrt,r,l2, 5l2l llLssi',n(, dcl 5 lc 50r), ll, 512; 5 l r r i s r r i , { r t l - 5 1 3 ; , r srs i , rlcvirtr.5ll

s r r r i c o r r e r , l - p h " ' i c o . 0 6 8 : r e o r ( r n r' i r c matico per il - plastico, 669; teorema combinato Der il - plastico, 70-71 problema tecmco colonna. ca;icei di;unta,46; | ca'ic r: oi pulz, 23tr-24 : e\fericnze deila .li lvlusrcfelnrocl .ul a , 282 284: - di ueudl re..{(,za. 295 2rt'; ctr. ;ni4erenza clell'equilibrio colonncllo, 779 Colonnetti, tcoria genetae delle coazioni, 826-827 e c o r . p o . i z i u n ed c r n ' u r ' . r r l m r t r a r t r z i c r l e e 219-223 Pn:ri.ni netanitt,e, : t14,.!1 -^ .. .^ - 5 1 - 7 5 4 carico mobile, 745 ' u ' , 4 3 , 5 1 . 6 .0 8 . d compo,izione cl e caffcol^, 43, 53, 61-62 . 4 6 4 ' 4 6 5 :c o n ' c o n e r u c n z a 5 o ; e , l u " z i o n i- i , alt'eqtililria l'i tir.t?"i cla'tii, Casriglieno. tntarna J diziori csplicire i -.44'5-4tl7,4q8: fonruN o"a reatia into/ o alt'aqilbtio d?i i87t.}l'i per l a z i o re d r M a x l e l l , 5 4 4 ; t q u r z i o n i d i lirhni elartii, / 875, 818; Thoie de l'qilbte i n f o r m a r n a t r i c i a l e , 8 6 88 6 9 la trave, 694; ;/a iEtct Pt sec apprirarianr- 1879' dt rtlttn conica fondanentale della poladt, 100 818."820.822, 82J, 825 820, a33'844; I"tq'1o consrvazionc dcll'energia, 53, 54' 91 o fia Tvppriet; dPi t;!/Pa tla id. t8D,81ei conservazione dclle sezioni piane, 141, 149, 156' *tl" derivate dcl lavoto di deformat""t""il 158, 159, 160 820-823;' teorema di rninimo dcl lavoro zi,orle contrazione laterale, 480-482 di deformazione, 823-825; teoria genetale delle controversia sulle costanti elastichc' 482-486 coazjoni , 825-827 convessit. leeee Ji , 642 catena, pesante d'ugual resistenza 294-295; tieconvoluzione, ptod,'tto di -, 062 oo.l beaz'.7'78 -' corr;spondenza, principio di - in viscoelasticit cateraria, 183; principio di estremo Per la 664 185- 215. i44t ieorema fondamefltale di -, 482-486; -, costanti clastiche, conirovetsa suje Paries per Ja , 185; equazione della condizioni locali sulle - , 486-488 187. 193-197 Cotterill, teoremi di - sulle drirate dc1 lavoro CArlJch\r'-Exerices de rtatb/"atiquer' 1I28' 424,426' di deformazione, 820 42b. 42r, 434 450, 4()2, 411. 52(; RP(tarclr' Coulomb. r.ral tttt: xn applhation x rgh: lft ff l'iakilit',c .t /p nohl.olPtlt intir;cn dP" t"l) ' 1 Erclqn Prablfles rttd11/axir'* et ninini' 1 1 $. . - 1 8 2 J . 4 2 r , 4 3 Q , 4 3 4 ; g r a n d e r e o r c m r , tifr /'aftItecl"e, 1773, 157-159' 296 3O5, r di . . 43+43; equau oni inde6niredell'equiitO-2rc. eSt; k,clrefther tl)@'r er *pr'' . 44o-44q librio. 436-441 quadrics di ; - h,tgn/a/'! "t.r la totrc de r'r'' tt, / ,..l. 020: reqi sul conctto di -' 4' 205; causa- doitrinc s r n z a d e l h , r " ' e i ' f l . ' . , , l 5 - - l c r : I c g ! ' :d ( ' 244 270 n;le io meccanicz, -, I'attrito, 298-301 ; criterio di rottura, 301 305; 478 Cayley-Hamilton, teorena di sointa clelle rerte, 310-313; muri dj sostegno, centro di eravir, cfr. batcentro it3 z:,6: t otia. delle volte, 354 367 c e n t r r : .d i i s c i l l ' z i o n e , 7 7 , 8 9 1 , 9 3 , 9 4 9 6 ' 1 6 { ' ; Couolet. De la bltte d$ terre! eantre leff reE' - di sollecirazione, 5, 1(,6: irebtiro ri 1c ;e '; , 172-1728, 30'7: Dr la l)a ste der spetto a un asse, 93, 98, 99, 166 tt.)/e\ I 7t 1- / 732, 334-339 di Mohr, 455-459 cerchio eeb, tesote di -, 634 - plastica, 176 ce:niera, 291, Cte,.ona, I-e fsare ftiqrocl)e neUd atia srafa, Cerruti. oroblema di -, 539, 569 '763-766. '793-800 / E72Chiadni,'esperienze di - sulle arlrine lastiche, 793-797; applicacternoniano, djagramma -, zioni del -, 797-800 cinematico, teorema - deil'analisj limiie, 180, 669 GcJotti.La teoria delt'eldniit, | 883' 43'7; teorc1j, d\ cncmatismo di collasso, 176 dell'energia potenziale tot'le, 828mininri i'lr'riPu dP! Miryoire nr l;qnlbrc Claoeyron, ' 820: cnersia c"rnplcmen:"r. 82o 8ll I onaei ei, | 8 ? l, 44tr, 501 502' 563t o;br rolh. Culn "nt, Lrit tt.'e S|atih. IEJ'|8t'"748'-50. 5 0 4 : r e o r e m r d i s u l l r r - r o d i c l e f o r n a z i o rc . 7' 71-' 7' 75,' 789,851 4gO- 713-716i disco e anello di Lam--, cuneo. 326. 335 5631564i -Droblema dei semispazio' 569; soluc.oola. la teoria dellc - nel diL^ttil{r dei Sctieper la ttave continua' 707-711 'ccnto zion di e deil'Oaocer'ro. 322-392t l^ Ptim Clebsch, TJ.turie ier Elastictdl lesret Ki)Oer' l62' teori^ staiic^ cli tsouguer sullc - ' 339 342; , 539' 500, 505, 589, 720-728;problema di 'l dibatiito sulx - d S:rn ictro, 368i 546-549; metodo dcgli spostementi, 720-728 grrssczzalnita, 375 381; c\ou7l"nc tofrr' c gcnerale celc , A25 821 co^ziol1i, teori^ Jcllc ,409-415 cocsionc,29li 9 c u r r l ( l c l t D r c s s i ( , , r il . r , 3 9 2 c,nhss., crrico ti ' , 119. 120. 123, 176, 180; tie 1 c u , r , r r , , , , , , i ) 3 ; . , , r ' ' r r r . f i \ r i{. l:ir( l ( l r r r ) r t ' 7 r r 6 ' ) 3 p r r l , l c r r r rr r l |lxsric(J6656u; r((,lcrrrr ,

630 diga, di Lvy, 553-555

32-33

900
ocale, sisremx .,'7o0-162; piano ,760 f o r i , c o n c c l n z i o n e d e l l a r e n s i o n ei n r o r n o a i - , forza assiale, 114-116, 762 forza, concetto di -, 7, 54-55, 205 ; ( cfltripeta), 54, 78; - posizionale, 64; campo di -, 64; di qolumc. 435r di superficie.440; . lincc di , 6 4 ; - c o n s e r r a r i v a6 4 - 6 5 ; t r a poligoro dcle slabilirdella -.69: '755-758 fotz^ d:r t^glio, 117-118 fon^ interc,, 116-118; ipotesi di Newton e di Boscovich sull'esistenza di , 422, 423; - consefvativ2, 485 forza nofmale, c&. forza assiale otza vil"^, 3'7, 53 ; teoremr dle -, 54, 77 , 91-92 fotze coercitive, 298 Fouiiet, legge di - per la conduzione di caore, 659 f r a g i l e ,m a t r i a l e , 1 1 2 ftane (arark), 782 frequn a, 84 , fun, equazioni ;nJefiniie di cquilibrio pcr la 188-190 -,56-61, 183 190; poifunicolare, equilibrio , 53-61, 755-758 sono funzione di forma, 883 fuflzione di Green, 597 Galileo, Le neccaniche,16i4, 86, 88: Discorsi e hate aihe ittlarla a d e nsol)a dinasra{oni !ietZe, 16i8, 78, 102-134, 651 geometria, delle masse, 77, 92-701, 748; - della deformazione, 461-465; - di posizione, 748, 749; non euclidea, 75+755: Iettnlta g^6ca della - delie masse, 771-776 al Problena Getmain, contibuti di Sophie della lastta, 571-576 Git^, Truit akabtiq e de la ttirta ce des labdes 1798,28+296 et der olide! d'gale riian'e, giunti, direzione dei - di un arco in maatura, 358-361 pcr la lastra inssa, Grashof, metodo di -

Indice anali/ico iocavallaruta, 779; - tdesc^,779; - inglese, 780 incrudimeoto, 62'7, 641t f!1\zlone di , 645; isoiropo, 652; cinematico, 652-653 indifferenza rlell'equilibtio, teoria linarizzata di Eulero sull' , 223-221; contribitL dj. L^g'a'ge,22A 2J0r - per I: rtave ad a"se cir colxe, 241-243 ; - flesso-torsionale secondo Prandd, 243 materie, 473 475 ndifrerenzz del riferimento inerzia, ptincipio dl. ,25, 51, 53 influcnza, superEcie di -, 597; linea , -, 743746; coe6ciente di , 8 1 1 - 8 1 3 ,8 3 7 , 8 4 0 ingobbimento,515 instabiit,47 inttinseco, rifetimento , 189 invarianti, della tensione, 449; - della defotmazioic, 468 ipcrelastco, legame , 628 iperstatica, forza o reazion -, 59, 727; ptirr,^ 685i soluziofle tecnica di un problema -, utilizzo del principio di Menabrea per a detetminazone delle , 719-720; metodo di G.rigiano per la dcrcrn inazione dclle - , 836-844; llizz.o dirtto del torena di Cl^peyron o del principio dei lavori vittuali pet a detetmnazione delle -, 733 736, 808-813. 840-851 isoentropica, *asformazone -, 57 isosiatiche, linee , 450-455 isotermica, trasfonnazione , 65'7 lsottopla, 424, 42'7, 629 per e ,rrrarre rr Joul,owski. tne,odu di colari isostatiche non canoniche, 803 Jourawski, teoria apptossimxta del txglio, 532-537 K e l v i n . p r o b l e m ad i - , 5 J t . 5 0 t : m l c r i : I J i , 635-636 kins-Pott, 779 Kitchhotr, ttber dat C/eic,Eevil)t Md die Bangng ci'ter e/arti!'ben Scnibe, /8Jr, 584-589; tensore di d sula contraziore . 460: espcrienze i aterale, 483; tcorena di unicit di -, 490491; ipotesi di - per 1a lastra inflessa, 587, 592; condizione contratta di - per la lastta inffessa, 590-592 Kircc\, conccri.az'or< de le rensioni inrorno ai foti,565-567 Ke?ajsan, cfr. poligono delle forze L^gt^inge, Mcakiq'te anaytiqae, 1788, 18, 53, 61 ; .,r la fsare u caloaner,1770-177), 228-230; contr:buridi al c,lcolo dcllc '"ri,zion, 252-258: eq z.one di pcr 1a lastra rnLamade, Mnaire nr la fexor de! ,ait, 1813, 238; Nate sw 'tft naJtl tr til"ple d'atlnerkr ... d'ihlt piift prir"la/iq|rc..., 135t, /d r[!;rtan 686 688, 869 Lamb, problcma ci , 539, 570 .r L^mt,l.t,tonu/'lrl/iltrc irtri u rltr ar 6:tli Ia/ arin(t, l8ll,44(,, 501-502, 563.564; lt{o'1r rur la tl)arie nalLnatiq e dc /'/ar/iti/t' ./u arpr ra/id,i, 1852, 446, 4'79, 4s3, 501, 728; clissoide di -, 449-450; equazioni di lcganre e l a s t i c od i - , 4 7 9 ; p r o b l e m a d i - , 5 3 9 , 5 6 9 ; dsco e anello di -- Clapeyfon, 563 564 Land, teorema di -, 746 Laplace, trasformata di , 662-664 lastra, piana caticata nel proprio piano, cfr, pro- rcrra-golare di frron. 558. bler n pirno: 559: rerrangolar'< i Bleich, 560-5r,1; d piana inflessa, 571,02; conttibuti di Sophie Germairl a ptoblema dclla - inflessa, 571576; - citcolate inflessa, 576 580; lastra cucolare unfornencnte caricata, 580-584; ipore.i di l(irchhofr per la i n n e s s a .5 8 4 . 5 8 r ) ; equazioni indefinite dell'equiibrio per la , 586; coldzioni al contorno per la 589; inffessa ellitrica incasttata, 592-5941, i,nflessa rettangolarc, soluzionc di Navier, 594597: i n F c . s . r e n a n g o h r e , o n c d r i c oc o n centrato, 597; - inllessa rettangolarc, solu, zione di ]-vy, 598-600; metodi approssrmati, 00-602 la\ofl !iflu3ri.frncipo Jr . . 5. 8. 33. 53, 62, 73-74; pIincpio c teoremr dei - per il continuo deformabil, 469-472; principio e teorcma dei - per la trave, 695-698; - ntla foma degli spostamenti viriuali, 696; - nela fotma de1le fotze virtuali, 698; applicazione del principjo dei - ale tiavatre reticolari staticrmentc determnaie non canoniche, 801804; applicazione del principio dei alla determinazione degli spostamenti flet1e rvarure feticolari, 804-808; applicazionc dcl prhcipio dei - al calcolo delle iperstatiche nele trav^ture reticolari, 808-813; applcazione del principio dei al calcolo delle travature in generale, 844-851 lavoro, conctto di , 61-65 l e g J , n . .r c r m o e l . , \ , i c i r r r r r c , 3 0 3 2 ; u vi.-,. elastico lincare, fonLrlezione intcgrae, 632 35; viscoelstico lincarc, fotmul:rzione ditrerenzialc, 635-639; elastoplastico, 639654; elastico pcr h tra.re, 698-671; eastico per l^ travc in forma matrcialc, 8698 7 l r c f r . e . r s t i r i r t , r c . n o e l " . , i c i , - ,\ i s r o c . s r i c i r e . l a . r , , p l a . r i c i r il ,e g s r c o s r i r u r i r c e lcggicostitutivc, 136,140; icorie sule ,472-476 Lclbnlz, Denohntui.ne: xuae dc rcrirlu/i.! !o/nonn, 1681,149 151; Ditcatrs le nraplltiytc. 1686,248 l c v a , 8 , 1 2 , 1 3 , 5 3 , 3 2 6 ; l c g r . c( l c l h , 1'l-19, 112; nns(,lxrc, 20, 43
'.cv!. rrlf:' ir, , rrJ-)::: \iirulr'il( rlr |(r

901
(N,lvicr), 681-85; la corrrc ($rvr funl. colrc, 136-143 l.<i\c, A /tu/ir ar tI! 'ihtl)t kr/h.l tl',o0 af.L. niitt, 1892-1893, 548, 612, 691; frmbLm di-,539 l u n g h e z z l i b e r a d i j n l l c s s i o n c ,2 3 7 macchina funicolarc, 60 macchine semplici, 12 pcr h astra inlLsrn, 01.02 Marcus, nretoclo di 'lt Mariotte, ::ais lc I'ly.iqtn, 167-79,145: lrl d nout)tent du k x ..., l8, 145, 146, n1l 597, 651 Nfascheroni, Nxot). ricml)e !rll'(tti/ibto 't.lh toh., | 785 , 361, 369-381

600-601
Earilar rec ndun lihtt, 24, 30-35, 326 Green, O,i te kr of refecriaft an.l rcfraetian at tlte connon r rface of tlto ,1o,t-ryrlaui<ed nedia, t8i7, 484-486:j Ob tl)e Pra4asalan af /ig/)t in cr1:talli4rl nedia, 18)9, 484-486 guscio,611-613,614 Hencky, relazioni elastoplastche, 647; interpretazione nergetic del ctiterio di pl2sticit, 651 Hertz, problem di -, 539 Hill, inctudimento isottopo, 652 Hooke, Lelarer depolenlia rer/i/111ita.,,,l78,138]Icgge di -, 137-142, 480 Huber, criterio di plasiicit, 651 tlry gens, Horolog;an ari I at a "n ..., 16 7J,'7 4-96 ; teorema di -, 93, 99 n\et6, <|.)ttrii^ clcl' , 24, 25, 3631. 43, 5l

la lstfr rcttrngolrc inflcssa, 591,600 Libtr /orlan h tut""n lo".l.it,30, 33 35. 43. 51 l i m i r i d v n l i d i r i r l c l l , rl i , r r r u h r l i l i r l c r ' , 2 3 1 1 l i n c , rr l i p r c s s i r n ci r r r r r rr r c , , , 3 u l l - 3 1 J 9 , 3 r ) 0 l i r t c , rt l i r c s i s r c n z , rr r r r r l r r c o r 3 l J l l i l i n c : r c l a s t i c , r , r l r l r z i o r r rl.i r r c , r r i r z l t r r l t l l l c , 233234| 1 r r h t m r c l l u s s cc i r . ( h r c . i . l l 4 2 . i ,tpplnuziorc rlclh rl t,rkr,i, Lli tnn i

m a t e r i a s o t t i l e , c o n c c u s ^ t s i c n ( l c l l ' c l s t c i t , l 2 2 m a t e r a l j , p r o p r j r t m c c c a n i c h cr l c - . 2 7 1 - 3 2 1 I .er pice, 476: ,{r'Frr(,'. 47fl m a t r i c i , a n a l i s i - d c l l c s t i n t t r c , t l 2 - l t ? ? ;. r l l trasformzione, 865; di cqLrilibrio, ll7; (lcllc r{u.. di congruenzr, 868; f>rnra zioni di lcgamc clastico,869,871; <ll rlgl, L l c ' z ' zp c t l t t r v c , 8 7 1; n r c t { ! l r ) r l c g l i n y r r t r . a nrenti in fornl nratriciac, t74-fl?7 ; i rlttl. d c z z ag l o b a l e p e r j a t m v a t u r a , t 7 ( r ;r l i r i g k l c g n dell'clemcnto lnito, 878; d c(rgnrcrr{ fx, l'elemento lnito, 884; cli rigi<lczzl nrrrcrhlc p e r 1 ' e l e m e n t ol i n ; r o , 8 8 5 ; ( l i r i g i d c r r { p l r I'elercoto Joito, 886 Maupettuis, Loi ic ftlrtr .f6 " , l4(1, ?,|r|li Acrod de di/f[ruttut loix it h nlt tt (ki dttht j q'ici Pan i ,,latib/u, 1714,249i 1..r l.lx d, ,/ane/!,t/ ct ./t tlor.,,, l7.tq 2l,ll Maxwcl, Oz ruifrua/ tt i rl*, ./a ft, i|rt and /I reldtdr to ,1it)rt .lmrttn ol tlr.rt. 1868, 541; On tlt. .dh dttn { d ..pttll. hn,/ a&l s/ilnetr o1 .1tutti, ltt64, 12t -71'6i, On ruiqtuat./Eru a nidrtut ! nl l\tft', lt.'], 791-793; nratcrili (li - , 35,1'36i t'|lDllc.. ziutc ccl teolcnu cli (llrrpcyrorr ul rllcrr dcgi spostamcnti ncllc rlrvlrrrrc clurtlchc, ?28 731; tcorcnra rli rccipror.irir, 7ll,?31; metoclo dclc fotr.c, 733-136; iXurc rc(lpr, che,79{)-793 n , c c c a n i c i r l c s s , r n r l r i n i ,2 0 - 2 2 n , c c c ^ n i s n n ,i c ( , h s v , , 1 7 - 1 8 1 , 6 7 1 - 7 ;c . I l l d p archi scc<ncl, ()oplcr, 33lt-339; p.. Ill r c h ; s c c ( ! r ( i ( )( j ' u l ( r r , 3 6 1 - 3 7 ; p(r gll r r c h s c c r i r r d ol ) c l l i r c c l l c l i ( 1 , ' r , 3 2 . l t t Mcissncr,crrl(lizionc (li p c r i l g r r s c i o ,6 1 2 , ( r l l ptr l, (lrli,',r2i'trc tlh. Mcln, rclxzi,,Ii r' sric^ incrcrcrtrlc, 45 nrcnrhrnxsrtic rlcll ,602.(,241 (lr rlvrr , lu2ionc, ( d)8; rrciDirtltr ('ilinrlr(rr rta. gclt,' x pr(isi,)rc irt(.rr^. (,lll(rr; rcfiIhnlr s c r i s l c r i l . ( , , 1 r ( ) 9 - l l; r ' ( l r ( r , f t i l i , l , l : . 2 4 ; cqurziorri int[.rirritc rhll'c(t,,ili,ri,, tlfr ln . , (,15-(rl7 cLrurzi,,rrc li l\( l,fr, 17-18; 'rP. ( ; plir':rznrncrl ti,rnln,l,'i(lr ipcrhrliro, ltl'201 : r l c t c r t r r i r r r r z i o n{ci t i ' $ , ( , 2 ( X , 2 J ; r r r | r l t n r | . l flrx rri.lrr, 21.('24

902
631 Inemorir, rila\r4nic, 476r funzion. Ji . ' rur, -" britlb" rh /a dittb!ia't dtJ V.',si.l. -^n,' aoo, t,' ' t'i;,e! ?lattiyet' t 858'716 7r7 : Stl1Prin.i1ia d; ela irit, 1870, 1lB mensoh.56 -20--28 861 me,odo .legli spo'ranrenri. 688 , r n e r o d o d e i m a s s i m Le d e r m L n r m L z + D -

Indie a'allito nella cuhurr tecn'm del , n - -riiv r ri l ' o s r e g n o , u d *.t". J05J10; reo'jr-di 'ou'omb i u i - , J I 3 J l o r c o n t r i b u t od i P r o n v a l c a 31 320 colo dei -, xpet Dirrerta/ianes Pbficah Musschenbtoek, ,nntale! et gea elrirct' 1729,281-284, 422 N a u i e r , t l i , u r y ed u L P t a t " , t 8 2 t r . 1 5 9 . 3 8 7 - 3 8 8 , 418 49r. 505. 50o, 512, 06. o81 085 ?24; Minoir, in /c' \aft de l',tlibre Pt d' 'tltP nett der lolidet ta'tiq'ter' 1821, 423-428; Ex' rraif des reehetctns su la fexio" des plans |a!t;a p,. 1820't82t,575. 594; equazioni di per la Lsrra reta2- 482: soluzione di rngolare, 594-597; membrane di tivoluzioie di -, 606'607 L -.7 i iPore(iJi Newron. lesgetondarnentale li sulh natura JelL elastici!. 422. 423 patenNicoa d'Oresme, Tracratu' de f!'atotle 39-40 tiatum et nerl! rar n dill|rnitahla, .l9. 170 n o c c i o l o ,l o 8 : n - o n c r r i d i normrit, leggi t -, 642'643 occamismo scientiEco, 35, 38 olonomo, legame -, 476 oottopla, 424 s+; piccole .80; i'ocronsmo delle "*ir-L"i, - del pendolo, 82 ottimizzazi,rne struttuIaLe. 130. 134 243 "li,r^,i"* a.tt"'*re.rda'seci'colare' 241 - 14' 43' 5J 751-:54 D i r a l l c l o"n*','*t* r , r e g o l a d e l s'nm d; vatt"aatq"e et.dc Pbliq*' i1,",. l52t D, la ''ctable nizniq"c de! t(ti' l/ilia c; relati"es de! 'olider.,' 1713,753; sol.u' zionc di - per lx tave inlessa, 152-158 551-553 parete, trav -, pendolo comPosto, 54 /o' //, o-vr Detcusslooe, 4J - ptoprio di vibrazione, 84; betiodo,80; eso elastico, 853 peso speciFco Jelle terre' 307.- 308 --^ 539540: pro' ' ihco, probhna.marematico. nelle deformazioni, 54u-541: prchle; nelle tensioni, 541-542; soluztone blema soeenerale di Airy e di Maxwell, 543-545; di Margette' 546; solu"tt"t"uti"" i'"1""" zioni potiromiatl, 549-555; formul'zione del in coordin2re polari' 561 567: ot"Uf" i o n c . n t r , , ; o n . d e l l e t e n s o n ;i n t o r n o a i f o r i ' 326 oiun" in"tinat", 21,34' 43' 53, 58-59' 35' i'iattabanda in muratura' 359-361 pcr Ia dererrinrzionc 'I i . J i i i i , * g a " c n p i r i c a i.l - l; un :Lrco' 323-324: J.llo 'pi*"rc *g;r" i o. h Hire ll0-331 : rcgoL Ji Bci ot,331-334 'ttPe trat' Piola. La nteta ta d.' rl'i nat fttqc'tx i r a , a t c a h o l od e l / ' " a r i a Z i ' ) ' l i '/ r r ' 4 6 0 i r r n sorc di -, 460 , 647'652 pc't"tt", 639i critcri ii pt""ii"iti p ) z s t l c i z z z z i o t e ,i n c i p i e n t e ' 173; conrplclx '

90!

87r-877

m e t o d o d e L t e , g i d e z z e , 8 8 6 . . dellequime'odo enersetico per l'indercnza librio elastico, 263-2?0 n,etodo or, 239 metorlo semiinvetso, 503-505 r: '' ,;r." per l: rri'ur'r derrr ror?d .".;; Michell. Problemadi -' 53:,. 'ninima rz;one. princoio de la - ' -241-1\2

840 808-81l' 8sl -","1" a.rr.ro=., :z-. 7Jl-71('.

,ii"l.,

' 1J0 134' 285 ninimo rolumc. progerrodi rr'r iocremenrr dr oeror 4 i s c s .r c h z i o n e d i qnervrmrnto' nrzione plavice c ftrn/ioe di 047-650 "+J, .,i'.?1" di pli'ticira s(c'ndo m o , I u L od i d i r t a z i o n e c u b l c a ' o J U ' r o J J l o o i r e s i s r c n T d .! . ' ^ ^ ,,., n-, O"u rnoduto elastico, clr Young. Jzr' t"' modulo tangente, 144 -' 790 M;bius. poliedri Ji Mohnie. trawe -, 787 ltdtt'n at-a ''" l,4ohr. Dir B'rerbnung dt FL bal' 68): Ab' t8s2-t8t'' k,"i,**na.p-l M'' ",'' dpn c'biprp d4 r?(h? i';;;i;;,",, cerchiodi - ' t.tr,731.144.171i ,il,iii sulh line: elastica di +ls +l'1, t.",.'." - ' . " . " ^ f u n i c o l a r e .? 1 7 ; c - o " o l l a r i od i .;-. t43:46; deter7J8.743; linee di infuenzr' Jel "non"enro Ji inerzia .i"-;"^. **n., a , i ' 1 a , d i - p e ' l ' a p p l i c a z r o n ed e iii:.-i pri".;"i. a.i larori viruali ai calcolo dcle travarc,800-813 mola.54 mohjDlicatorelagrangrano zrl, z/ momnto detla quantita di-moto,i'uo. - ^'' 11.'t2,tr,201 m " .m 1 er,o J i i n e r z i a . 5 4 , "' o i,er ' c e n r r i F u g o9 8 : - . P r i n c i p ' l ' ' ci:' -' //rgr l 2 , 4 5 9 : d e r e r m i n a T i o n e a h c ad e r momcnto di nccioLo. 169 momento, di una foIza. J4 4J' /u momento fiertentc, 117-118 momeoto fesistetrte limite, 119 homento rsultante, 69, 70, 71 e8: 54. 1'7. e2: .'..r;". ;;;;;; ,' : s s i a r e /3 d e r e r m i n a z i o n eg r a 6 c r d e l monaco.779 .t",o di. r.n.ione.^-.^45(r *.^"*ii"t., . JS Jt' 53 l m o t o a c c e l e r z r o ,e g g i d e l morc pendolare, / /-or 56 i m P o s s i b i l i r d e l ;;;" ;.,p."", moio ;otatorio, 54 pct le ltxvature ' ^-..iiJ"ii M,ille r-Bresla", metodo di iistatichc non canoniche' 803-804; equazirni cli -, 850-851

Ji i..l'"",;. principio - , 38e Jel

' 1 7 2 , 6 2 7' D l a s t i c o .s t a r o , 1 ' 7 2 ; d e f o r m z l o e ^ - 665-668 640: ootenziale -. 643; coLlasso, Poisso,;,' Tftil Mcanirye 18i32, 417, 423; Menoi,e st', le, ln4a( t ela:!'qhtu t8t)' 42J' 575. 57C'580; Mrryote str l'Pq /;L'P 't tP noit'enent rlu cottu laiq er 1829, 483' 5'75, d 6 1 1 ic o c i e n t e d i , 4 7 9 ; s o l u z i o n e i - p e t la lastta citcolate inflcss.a, 576-580 polari, continui , 431, 691 ;olarit. 100, 853 come 6gur iolieono deile lorze, 155-158; recrDtoca. /oJ-/oo di sostentazione, 43, 45 oolieo i' o i o n o f u n i c o l a r e , 5 3 , 6 1 ' ' i 5 5 7 5 8 ; gur, .ecip'oc,, 701-?o6r n \r-'c ptr 3 punti, 770 Poloneau. caDriai -, 781 - t l i L o n d r " . 3 2 1 : c q er P ; d r '; . ' . . r , " ' " merallicr n. pcriodo ,lel I riroluzione indusul werebia, 533; - sl striale. 397-405; - reticolare, Coflv;v.702; - Britannia, 702; 783; -.clcl Cismonc, 783; - sospcso, 197-' 8 Dotenza. concetto aristoteico di incru.Jrment" cinem.tico. 652 irager, PrrnJri, cqu,zioni dr egame cl"'rupla'r'c^ 653 654 orisma di massima sPinta,313 iroblema dclle massic dimcnsioni, 124, 130 otoblema di Ctzllleo, 56' 102-L34 lroiettile, 5, 17, 41, 53 Prony, Rett,enl": tur /a po tri"lPt t"/'?! 't 't ta mtr! at lorne et /e: dir"ent;att dottner a&r rettenent 1802, 316 320 Puchcr, ecluazionit -, 617 620 pulsazionc,84 pntone,782 -, q.ntit di moto, 37, 53,206; lcgge dclh b'rctiat; nuran;,k, 9, 11-14, 33 54

rclrriva, l2{ll r,,,ll.ll d'ugueh -1 213; 285.286,291-2\6 !!'O| rr,.^' ."'.'r;'"lr ,t; lcgrrlc cl;rrrrrPllrrlco, '"'ir,,np; rrr scrit rlcll,rirlurlnnr rl Ptc' niii," bl.m:, pi'n, ', 555-55r ?8'?0 'i,1,',.i,r'".,"'i.,',lcl vinc,,l".5l-59. r,,..,,r(.722,863,ttt2; tlolxl.. ;;;;",,;;,,. rr,rhlc' ltt7 122, 863, 8t,5: , r ] : i r l c z r .frl c . s t , r ' : l : , p c r h r r r r v c , 2 0 9Z l l i oer la hstr. 576 tcnsorcrli , 633 tihssancnto. risultnntc.68,70 c p c r l c t r x v r r t u rtc t i c r t l ' l n i " .-.B r r . , ' , f , ' , l i . ' 7 8 r ; c l l i . * c, l i ( l F t t i r i , 8 5 1 ' t l s t l Robctvd, ntr lt! ,x, \"t'"t! mnptttlt' l91' 66-6'7
roiazionc, catxtterislicll (li slr)sirrtctli0 tct h travc, 689 692 -l , 109, tl(); (l(ol(t -r o-t t . t , r , c . r u s , r. l c l l ' r ll c r i t c r i , , d c l h t c n s i ' r n c r r r r r x n i n r r rt., ir rgl, i+6. rsi: ..;t.r.i,' (lcll {lilr7i(nrc n!{rrinu, clitcrio c,rcrgctico' 651 q/int-\rd'fl+t. -'ffi:".,,,t

tl +rl esr; ..i,.,;,, cli(irrIr b, 301-lOf' i

200

trattt() Pseudo xriskrtelic',

jc)0, 1921tl rrccio Jr cut\ ntuLr, q4, t'): prinr:palr.ll5 r . , c p ., J i i n e r / i r , 10. 38. 248 i,i:"" .,m.1.,''". 1'rilcipio Ji .2t626t R4lcigh, r.ltrortt' tli .".,i";l "in..t...i, 4J, 5r);J(,.rrIin,7i'ru,jr"fic' dcllc , 168'7'71 ,763'766' rcciprthe, rcttc , ? 6 t 1 , 7 6 1; l l g u r c 791 800 4 d ' r '7 3 2 I l l ' tli 11(rri r c c , r r r , ' c , r 'r '' ., , n 'r r ' l r -Jl--11.744; .li \1 'rrcll. 7 4 4 ; r r " r ' , r , r' l i 2 " t c ( n c n r r r{ l i , 746 '"i ."tl'r ivrr"f i 4rH l{c,,,(t !(,'rcrrtr.li ' t t r r s s r r c r . , l u z r , r r t, l r 1rr rlgrr- i"'rirrc". trl2 ' . l r c l . r z i , ' r , ct r ' r l c r c r r s i " r n l c r " r r r r ' r z i " r ' c1 4 4 ('k' ('') r < , r 1 , ' x r . 6 ,. 1 2 1r r \ l c l l i r ( r ' l " x i ( t , r , 53') I t c s r r l .n r , ' b l o r r r r r l i Irn"lrrrll4' llu ' ' ' r " r i * r c | l r ' r t c i t r r ' r l c r i i l i4 J ;

'r 't'rt" toll' .\l; Lat rt' 1 , 1htn l\n'ttt+r pat h*r t', ,l rl,,"uttrt llt4/, 494.1n i baintt 'Ltttoin 4 t \ u t t 1 a , t , , t 1 1 , n t , , ttttt'l8ll' sttr la iatiot rLt \ri.om...' dtt l'th h lriox 49i.501-529; ^lioin $. | 85. 498; .\:tr tM lot"tth do,'t'tt'tt ttrFxl lc ,lo tut du totii ', 1879' t 21'r?j2) nai;unut ' 4f'{t conrlzioni di co,lsfucnzx ,li nroblcma cli , 4 9 2 ' 5 3 6 ; l l i ) s r r r l , r t or l l r , 560'lll i O s 5 0 8 : c o n f e | n d . l p o s r u l r r r ol i r''rlttL nln' /7J7, Stll'lil satmbeni- Dinil , 51 Schlcichcr.critcri di phsriciri di S c h w c t l l e r .m c t r x , ' p c i l c r r r r v i r c r n r ' l r r r i r l l , ? l l s c o f r i n r c n l ( , ,r n g , , l r r c , 4 ( r 2 , 4 6 4 ; c . r i , l ' r t ' r i i t k t r t l defomlzionc.693 . , t l r , n l y p t t ,c F r . n , ' l i r l n ' ' l r n i t " l i c t . . ' n r . p l z i " . . , l r t z i ,r r c ' l i I l : r t r r ' r r t5 ,l ' ? 5 n 0 sim;liudinc. tc(,ria (lcll - ' 106 sistcma c()mplck) di funzi,'li c'rrr.lirrrtt, 20 e I'rinrllul( s i s r e m n , f f c t i v r , ,5 9 , 6 8 4 , ? 0 7 ' 7 3 3 ; c ( l u i v r l c r r r c , l t a ? 0 7 . 7 3 4 , t t l ,1 1 3 7t, 7 2 ; 713.808 s i s t c n r 1 ld i r i f c i I r c , , r r , I r c r r c . t 3 . t l l l 2 . $ l t 7 rr'"lrrlc, llll? glr,rllc, l(r5, IlllT;

. 3')-641 lrrog ; " n " r u ^ n ' " n r , , . 1 7 2 ; i , r z i , n ct l i ti , ( , 4 1; , r s s i , , r r r li ' r r r l r r r r r t r r t r rrlii' t l h t t t g li , 642'644 sohi a fun,rr,,6()2 dr , 421)-421 s o i c l i . n r c c - c , r n i c ,t i inllnircsirrrr, 223, 423,'162 s'o , , s r , i n , c ' r r , , , uin"rile. 25i; cr|rrcrisrehc rli 1rr I r|cl I r . r ! ( . r , i , . I , l c r c n l r r r . r z i , " r c , l c l l , , x r.,,,.,i,'*, r:r, r.tt. rJr4 ttli, xlJ-ftl5. lljl llj , 26') s r : r l ' i l i r i . . l c l i n i z n n c ( ( . r i r ( . r i( l i slrri.n xrili.:', 74tl'??6 strticr txrr crrlirlc,r. ?54-755 Str\ir,\, t I'o ttttDkt,t ttt h.ndti.t, /"r/'9, lt, l l

I"dire aMliico \irJ co de le'r'ersr:r-icLe l prirrcipio ci l1\ori - e a 5i c h e ' d c i e r r r - ' ? r o n e rudi- 808 8ll; grxfice deglr spocirmerri' 8lJ 815 pe" l: ' J r r-" v e . e . r u a z i o n;in d c 6 r r i ' c i r q u i l i b r i o ' 3 4 236: ) l o z l l , b . 2 - 6 1 3i 2 d a * e c i - c o l " ' e - incstraia, 686f,,tm"le di Lamrd. pet la 6q2' tiS, g"^-",-i ' d,lla Jeforn'rzione' t'8t 6q8: c c q J q i : t . e " - . ' 7 0 -l a ' r i c o P e r l a 11r' 12t 122' \r \roto co-li ur. 7J, eiastico,' 1 12-713 ; asiliaria, 739 : tiicolare' 783,785,78 ai n .r,'e irFe.'., prim, rrurrazione ttle.Qtet i. -;.,.,. t-j: ir Lcon. rJo. a8-50r i- Cr'ico. roj-r;+, "A diblr"ro sul problemlli CJi' cfr' deformrzione della -, i.,,.':6-rel; d\tgual cfr. anch t$ve; "rrr^ .t""i.i, rcsisrez^, 291-2t)4 trve paretc, 551 553 6 4/ - o s 0 J i n l . s ri ' i r l e c o n d ^ .'l'.,i. i,.iI trirssiale.srati Ji te'l.ionc 'ubo .oggerro r prc 'i^re 145-746 urto,43,53 '. 252: l''rrr'L f"n'la\^r;.,io,ti. ".l.ol Jc lr 254r cor cr"n '..n'aie d.l c,lcnlo dellc - d : u n f r n z i o r l e . 2 5 s - .2 s 0 ' 2 5 ' Jl- .j;:, 255: rreroJi :uq, ."n,t',1"''l J''r"renaita ai..'iJ.l *t."t" <l.lle .25q-21r r"'lor' 828 Rrn -a,io' i ,:lr r''t"'"-r'geTJr tt e ') tat' '''J'nz \.rris-on. , De la 'i'i tantP dP! 'ahd" mentale cli -, 150 v e l o c i t , rJ n q o l a r c , 7 9 princip:nJt lc ""i.ii: "ii*ti, . 705 Vne. pri.rcipio di , 1?", r1J 'le ',\^ l ' " i u r r e ) ' 61'l ^ry G. 8., i$-tl,548,550,552' AlbcL.rge G., X, 401, 820 Albcrti L. ts., 271, 324 ^lberto di Sassonia, J8-1, ,A.1bertoMagno, 26 Alpa G., 624 ^lquisr, 320 Ammannati 8., 183 Amnenn^ti G., 102 -A.montons G., 298 Antonelli -{., 397, 413 ADollonio dr Pctsa, 429 -ql \lcri ncde,I r 2r, 24. 41. 51. ol. ll2 Archiia di T^rnnto, 14, 15 Argyris J. 4., 877 r\riosto L.. 127. 376 ',, ll, 12. 11. 10.20. 24' J5. 16. ,ri.r,'.1c..r,', 38, 43, 57, 6?. lll. lr2. 469' 869 ^ron H., 612 r\sht()n f. S., 395 G., 384 Anxn.l :\udo-v,385,38

ionc. 282 (Lf1. conccito di -, 679-681 o rrr'..li.n , 6-9 680 ,ssioni miDimizTanti del problem vrlr,iorrale,20 'onoiJli' '';.';e, ii rivo ,,i"ne. tO:. t'OS; ,0: d i r r , . l , z i o n c . 0 0 3 :p . r n b o l o i J e' , ' ic '. r,0l t0l: p-zbnloid-c rpLtbolico . 603' 'u.1. o05, ol8-(,20: iperboloiJe 'lr rir^'u Ji miniffx xr(' 625-{'2+ ' Le.6U3; gohnenro,243 i . L -4 1 . 6 l 6 2 . 5125J-: fr ' . ', '."'i, 'pr-' l'.": Jtl -' ";. J' . i u O ; e P e r r oJ e l u r m " ! o d ( l 701, Bl5-816 . " . . . S c , r r , , , 1 4 2 : - r ' r r g e r z i " l e '1 5 3 1 5 7 ' intire J' fruPo'z oz r. 287. 301-105: n i r t , 1 1 2 : - . l i " n e a r r c n r o. l - Z r t r dclla ret'iorrc ,'cc^' do +-lq, a.nni,'on. r . u . \ 1 , 4 2 8 4 . l : r r o ' e n : rd i C d u c l ! 4 3 4 4\6L l 4 . r r :c L r . r . v : o ,;i r , J c q n i r c l c l e q ' ! i i b r i o ,t,11: h-come tcnsore doppio simmetflco' 4 4 ,4 4 1 4 4 r r,:-ciP1li,44l44or.qur.lri'r l\l 'lr allr .l,lc , 4 4 6 - 4 4 :c o ; r r i b u r o d i pri'cifrli 455-45')r .l.rcrnrin.zlonc Jellc in defotrnezioni Jnite, 459-461 ; concetrazione dcle - iniorno ^i fori,565-57 sore <1oppo simmetrico, 440 L i ' , s r r u t t u r e ,1 q 4 , t a t t t ? t l d t t . - p t! o . n p . , . , r t , / r i , 1 , t . t , o , , , i ,p r' ;l a na. dp / /2 4" ,td.p4,txd'1i!' r l..t "nnalihr. luna. 134 r ici, elT.tti - sulle trrvrture. 848 850-. , r n e r r e o J O l 2 r ' , . i ;.:':, 027: lesanc ineate, 656'60; - drsaccopplaor:oblema i a . 6 6 0 , 6 6 1 ; a n a l o g i ad i D u h a m c l N m a n n ' 61-662 nclla cultuta tecnica del ,'..- ..ni*^ aat. \ v t tr * ." ^, 305-310: 'c 'rpa n1 u le d(e '. J0 , J0q; tear;a o; C"ulornb \ull- sprnt rn rr'o. .t.i c , 310-Jl3:,co"ii.lel r'..o il

INDICE DEI NOMI

rso,,..*. ' 't;

1 2 : r e g ^ l 'f ot J :
8 J3

i,-i",:'ti. Lr,..,' ,i' ttt"**u 374,3'76 | 8A6,365,369,3'70'

' 't I attra'

vibnzioni,54 -68-?(r: ' 58-5a' ' i".r". .i'r,,i"". rrric ' Jel norLol're"l(. z'r" "crhro, 2o; k o r ; e ?r e ' .."f-1.' l.i' -. z: ; leean.'''c"cl"r i r r r e g - ' l L .o l z - u r r 'ornrulazione 320,500 ner Jib'-riro ' "1 r00 ' " " , .-.' t -r-, 0 . " r - i , a a . 'a '^, rne.li".168 : la 'nig 1 2 2 J ' ) 2'342-351;l i n " f i g u r r J c e 1 l \:r i l ' n o 6 8 .lelduornod ,:i-,ii.'',i'..',t )e - i cui giunti s;.*,. ;;;;i; r.nte.782 c rrri,o nc cocsione r54-r55; ,-; ;;; J , . i , ' . . , , ' e . t " , l i , 5 0 1 . 5 1 8 :p r " b l e n r e l \o r:' f - i r r . J 5 5 3 6 1I . r * " : - "-q . , * * l . r r r - l r S , r r ' r oJ i . 5 1 7 : J e l c i l ' n J r o ' 'i"": inLlc6nire Jelli lJ:ihr'o ii:-r,:+; dcl ,, r'.* .i-"t^i". 518-520; cilindto a bese per le - sttili,615-617 p l e r c ' r r r t r z i o rrc p r o s ' i r r r -

. l l . , r c . . 5 2 05 , z 4 ; r:r clc iLttrirc <\i ,521-522; clel prismx tetr r . r r ' t " . ' r c 5 2 15 l l ; ' l e r P r : ' ' n " i h a s e r r J n . i i , . . , , : e , ' l . r c - l-'lr ' l r rr ' t ' n l r r i '5 2 0 - 5 J 2 ' 81q: rrrnrTt^rol ''r . r r r r r .rrr i , " l r r c , SJ"*rr., 185; Ji llittcf, 786787; 'i Culi',i.". zgi 78e; r sczi'rr crnonichc,?86;
I'tnc ttgu a ntrli crrn0nici. 787; lrt c f c r ( ) r r i i ' r ( ,1 9 3 - f 1 ) 0 ; r r n c r r ! tct'rtc,r,cl clr'ti'le'cttttttr'tzt'ttrc r,;rl(, d(,1-8rrl: 'l(i lrr"'i (',1 I'ri r' ilr" ,l.gti t1,,'-""""'i !lFti(ll(,'l't(r'r'r'r'r7"'r( \ r r t r r , r l ' .8 t 4 8 t ) 8 :

.51'r. ^^. V anse.r. p-oblen,'.li r, rr:r \rrtcn- rrrvc rcticolc -ll , 712 V iccl.rrJ,. .uolu Jr 'ltt.t rt tr'nc \r,lii,,. ,,'cr"'l' 3r'r'" Fc- Ir r" r''fr' ,l"gir 1' .r'" '(1'ri rkrl( t-r\'rr1 < 813-815 , 712ll3 \ f l i n k l e r , s u , , l , i( l r'51 fr Z , c t l c r l l , r ' r r ' t u r l r r r r ('r r ! ' r ( r ' r i r r 1 ' . 7l l : a i r n r r c r r r , : r r lrrr,, J " , l r

O., 222, 269 Bell.lizzt Bettrami E., 465, 461, 651 G. Benedetti B., 25, 51 BcnedcttoX1V, 368 Benevolo L.. 395 ., x,461,513, 548,549'?12, E93 """."". Bernerdo dr t'alssY, 38 4' "'no'lr i o,riele.-:00, 205, zob' 2t0-212'21 2l. 289. J39. 418,51J, 514,152,153 s - " o u i t , C ' , . " r n " , l J , 5 5 ,9 1 , l l , t 4 : ' 1 1 ' l t l ' --'iit. tsr. lo0.' t7I-t7J, 186, !8R'trt' lt)4, 198.)00-24,208.210,216 239' 241,216' 281. 286. 339,418, 480, 508, 689 setnoili GiacomoII,201, 573,585' 60. Bernoulli Giovanni, 33, 53, 57' 73 71' 1fl8' zl)o' 201. 205, 216, 247 Benoulli Giovnni Il, 201 Belnoulli Giovnnni IlI, 201 Nicola II, 201, 205 Bernor.rlli Bettclli F., 705, 819 Bertot.709.111,721 Bcttr^nd l. L. F., ?18, 819, 830 Beiti E., 489, 732,'744,Sl9,84o' 852 Beyer (., 872 l., 26, 21, 422 tlac.rnc Blcich U. I I.. 8-Jl likrL 8.. 405 lr., 133, 286, 324 B . , . l , . c iR . l - . , \ , 4 o l , 4 q - . 5 0 5 .c r 2 . 6 5 . 7 1 . Blondcl Blood V. ll.,783 692,' 712 Boistxrd,367 Brk.rruL \r., 408 Boltzm,rn 1,.,632 ll:rrihri,705 B o l y ^ iJ . , 7 5 s IJrrrcrc,417 lonr l. l).,571 I l r r r s 0 tr C . , 7 1 8 Il l(nrc(n,p.rsni , 32 lirrrhesll.,6ll0 ln,noh Il., 755 ll,lc (;., t67 l . r r h cr i . 1 . . u I ln,rlrni r\., 342, 3(9, 318 l n . . k , , n l , 1 1 6 . l l l ) , 1 4 1 ,1 l l 4 ln,rgris l. \.. .11I llcl,rr,..r.1., 168, 7l)l l2(r 107, .114, 8,,r;r (,. t.. 275. 1r16. l l c l r : r .1 ', , 1 . . 4 i . ' , l i l r l t . ( ; . . l r t l l ,4 2 1 ,4 l l l , 4 t t ,f 7 5 l l . l i , l , , r l l . l i ' R * r , l ( , I . l , 5 6 , i 7 ' 1 1 7 6 ' r ) 5: r l r ) ' I t , r . ' , r i , l r it,,*',,, <:.. t:. .nil, 314, 319' 341, t42-J,4, !6'' 1 2 4 , J ) n t t l , l l H , . l r ) , . t ( r ,4 l l l : 12":lfl4,6?l It.llrfl'i'r' l{,, l0

906
Bouguer P., tt9-J42, 353, 369, 375, 3'77379, 627 Boulton M., 396 Boussinesq J.,236,241, 320, 539, 569, 584, 589, 691 Boyle R., 137, 145 Bozzo 8, 624 B&dr R, 528, 529-5t2 BtesseJ., 159, 168, 705,709 Bridgman P. V/., 54, 431-433 Brown S., 399 Brunel I. K,, 401 BrunelleschiF., 409 Btunschrvig G., 27 Bryan G. lI., 270 Bufron G. L. Leclercde, 216,281,286 Blffinge G. 8., 147 Bullet P,, 307 Burali Forti C., 860 Budon, 397 Buridano G., 5,24, i5-38, 51 Buti 4., 326 Caietano(Grd.) (Tonmaso de Vio), 4 Callet F., 408 CampanatoS., 490 CanevazziS., 689 CappelleJ. P. Van, X CapursoM., 665, 862 Cardano G., 51 Ca1not L. 7, 417, 423 Cattesio R., 33,37, 51, 53, 57, 67, 73-71, 184, 245, 246, 469, 412 Castlli 8., 103 CastiglianoA., 391, 405,118,719,746, 800, 813, 8t 8-827, 828-832, 833-8t6 , 839, a41, 844, 845 Catelan (Abb de), 91 C^retn 1I,207 CauchyA.. t15, 1D-411, 4J'1-44t. 442, 443, 446-4t0, 459, 460, 462, 472, 477, 482, 483, 485, 486, 493, 494, 497, 499, 501, 526, 57a 612, 753, 754, 823, 884, 891 Cayley ., 478 Ceradini G., 665, 671 Cffuti V,, 539, 59 CessartL. A, de, 397 Chailey, 401 ChambreC. d.ela, 245, 246 Chames,{.,671 Charton, 406 Chasles M., 32 Chezy M. 331, 367 Chladni E. F. F., 573 ChomsLy N. 4., 680 Clapeyron B. P. F..,386,403, 446, 489-491, 501502, 532, 563-564,565, 569, 612,703, 707716,721,728J30,747, 800, 813, 816, 822, 828,852 Clarke 8., 703 Clebsch4., 500, 503, 505, 539, 542, 516-549, 584, 589,612, 689,720-728,'7 789, 800,862 47, ClerselicrC,, 246 Ctough R. \l., 877

Indice dci rnni Coman B, D, 473, 476 coonnetti G., 451, 746, 777, 819, 820, 825-828 Comte 4., 28 ConsidreA. G., 320 Contamin,40 Copemico N., 103 CorsenegoA., 548, 624, 712 Cosatti L., 368 CosseratE. e F., 115, 431, 691 Cottrill H., 8/9-82t, 824, 828, 833 CoulombC. A. 12,55,57' t57'/59, 163, 170" 2'77, 284, 286, 296- 6, 317, 320, 326, 343, J54-J7, 369, 3'10, 373, 383-387, 389, 451, 520, 523, 533, 651 Couplet C. A., 307,326, JJ4'3J9,366' 369,382, '7 50 Courant R., 261, 877 Coumot A. ,{., 705, 819 '763,'765,'/76, '789,793 795, Cremooa L., 749, 797, 798, 801 Crombie A. C., 27, 28 Ctotti F., 437, 819, 820, 828-831,845 Ctesibio,20 Culm;nn K., t. 320, 3r0, 405, 451, 454.455, '747, 749-751, 754,'764, 770-'772,774, 787, 798, 801, 851, 855, 860 789, 793-795, Cuttze M. 32 CusanoN,, 41 D'Alembert J. le Rond, 284, 754 Danisy, 367 Dante Alighier, 37 Datby 4,, 397 Danou P. C. F., 32 (p.), 324 Dechalles De la Hire P,, 18,216,J)o.Jt4, 338. 339.344' '150 353, 366, 367, 371, Delanger, 705 De la Rue V/., 324 Del Gtosso 4., 624 Delorme Ph., 397 De Perrodil J. R., 391 Dt^ (p.),324 De Regi, 368 Des Billettes, 152 Dervey J., XI Dillon La Croise J., 397 Dini P., 103, 516 S., Di Pasquale X Dirichlet G. L. n0, 577 Do:rati L., 820 Dol.l]' A,., 704-707,116,819 Doslas.32l Drucker D. C., r80, 44.666 Dugas R., 24, 33, 34,38, 44, 45. a1 14 Duhamel J. M., 660-62 Du Hamel II. L.,27-218 Duhem P., 32-34,35, 44, 45, sr.7i Dulear.r 4., 527 Dutert, 406 Eiffcl G., 406 Elide M., 409 Elisabetta(zarina),207 Eflgels F., 28 EngesserF., 820 Erdmann A. J., 259 Eticksen J. L,, 473 Eto,e, 20-22, 43 Euclide, 104 Eudosso di Cnido, 14, 15 Edeto L, 47, 92,96,140,183,200,203, 204 227, 2t0-23t, 234, 238, 247, 251-254, 257, 259, 286, 289, 321, 339, 355, 368, 418, 430, 508, 572-57 586, 687, 682, 701-707, 828 831 4, Fagnoli,705 Fairbairn V., 403,702, 783 Federico il Gtande, 206 Feinberg S. M., 666 Fetdinando ll, 103 Fcrmat P. d, 244-247,249,250 Fiippo lI, 200 Filon L. N. G., 548, 549, 5t5-5l '777, Findn \larr G., 778, 780,781 A., 781 Finh Finley J. J., 399 Flamant ,{., 50O,57-574 Flgse \l., 617, 618 FoncenexF. D. de, 754 For't^n C,,324 Fontana Nf., 383, 705 Fppl -4..,736, 790 Forrr:erT 4lr c)c 5c0 56< 5q4 65.r 64 Forvler J., 405 Fraeijs de Veubeke 8., 877 FrnceschinisF. M., 368 Ftancesco Giotgio, 211 di Franciosi V., 181 Fftzier A, F.,331,367 Friedman Y., 128 Frisi P., 368, 369 Fung Y. C., 6s4 Fusinieri4., 705

907
GcrstcrnIr. J., 388, 3il9 GhiT,zctti 541, 662 4,, Gircomo da For, 41 Giangteco ll., 66s, 671 Cilson 8., 27 Giordano di Sassonir,32 ciord^no Nemorario, 8, 13, 28, 3u, t2.tt, 11, 43, 51, 469,753 Giovarni da Sa Gcminino, 26 (Fik,ponc), GiovannidiAlcssanclria 36 Girard P. S., 56, 133, 276,281, 284-296 Goodier J. N., 548, 565 Grandi G., 133,286 Grashof J., 600, 601, 689 Grassi O., 103 Gratognini G., 369, 378 Grcen G., 423, 484-486,59'7, 28,702 Gteenberg J., 180, 666,6'71 ll. Grioli G., 546 Gtatini G,, 272, 324 Guidi C., 689, 777, 781 Guido Ubaldo del Montc, 21, 51, 53, 37, 6l Gundislav D., 27 Gunter R. T., 138 Griin M. E., 632 Gvodzev . 4., 180,666 A

HadamarclJ., 546 Flall, 395 Hamilton V. R., 478, 751 Hadow B. II.,407 tlegel G. \0. F., 28 Heilberg, 12 Hcller R., 47 Ilelvetius C. -{., 66 FlenckylJ., 641, 651,652 FlcppclJ. Nr.,703 Hcrmann J., 251 llertrvig 4., 820 Hetz H, 423, 539, 689 tlcssc L, O., 259 Ileytesbury \1., 40, 41 Ililbert D., 261 'Ihcne, Gaetanoda 41 F r i l tR . , 6 5 2 Galerkin B. G., 259 llodgc P. G., 665 Galiani 8., 23 lodgkirson I., 403, 703 GalileiGaliJco, 12,'13,18, 21, 24, 25, 37, 43, Fknmyrrcl J.,39s 6, ll. 46, 44, 51-5s, 57, 58, 73, 74, 78, 82, 86-88, Hookc R., 54, 55,s7, | 37-| I 2, 143,144,158-l01 ta2-tt1, 135, 136- 144-t46,148, 150, 15t, 578,8E 1'7 t-1'73, 202, 209, 239,321,4ti0, 4113, 157, 159, 162, 1'70,173, 176,782-185,245, l l o w c J . , 7 8 3 2'72216, 278, 285, 286, 301, 324, 365, 421, F l u n r c ) . , 3 6 l 430, 502, 651, 861 I u s s e fE . , X l Gxlilci \/., 102 luyscns C., 18, 53, 54, 57, 13, 74-9, l, G r l l a g h cR . 1 1 . , 8 7 7 r la4-187, 192, 197, 205, 2ll'1, 313 (;u(li ^., 342 'Islcr ( u s sl i . F . , 7 5 - 5 Il., f:21 (,rrrthcy 1,. M., 31,7,387, 418 l s o z , r k4 . , 1 2 8 i ( c c k c l cJ . w . , 6 1 5 r (ichring,5tl9 J,rco,iIi. {;. .1.,259 ( c r r ) r c h i. , 7 5 5 , 8 1 9 4 J c q r i c rl r . , 3 6 t l (icrxrto. 26 Jcnkin lj.. ?t)tl (crrrrirr 5., t71.,io .lrrrgcrrncrt xl J,,

910
Strutt J. rW., vedi Rayleigh (Lord) S1'ngeJ. L., 87? Tait P. G., 589, 591 ange K' 128 Tattaglia N., 51 Tartini G,, 104 Aa,'e 'f ,, 703 Iaylot 8., 628, 63I Telfotd T., 321, 401 Terill -4., 134 Testut L., 453 0 Tetrruiet L.,239, Thomion \f. vedi Kelvin (I-ord) Timoshenko S., IX, 152, 207, 343, 500' 548, 565. 592, 783, 818 Tironi G.. 624 Todhunther L, IX, 133, 131, 768, 223, 493' 49r, 500, 5n, 592 Tommaso d'Aquino, 37 Tomi 8., 41 Torricelli E., 87 odeben G. H., 207 Toupin R. 4., 508 Tefrtz 8. n0 'resca. H., 500, 647-651 Trulsdell C., 140, 144, 151, 157' 185, 187. 20208, 277, 2a3, 473 Uso di San Virtote, n, 28 Uibano VIII (M. Baerini), 103 4' Varienon P.. 6. 14, 55, 51, 65-69'12-1 88' 1i3' i+'t, tso, no, 278, 279, 328. 748' 750' 752' Vaubafl S. Le Ptstre (de), 314 vne A. -A...705. 719 Vmrutoli G., 342, 365, 361, 369, 310, 314-316' 378 -lic t L., 533 Villarceau Y., 383, 718 Villard de Honnecourt, 28 Vincenzi 4., 134 Violletle-Duc E. 8,, 323 Vitnrvio P., 22-21,271, 3n Vittone 8., 212, n5, 323, 324 Viviani V., 104, 133' 286 voist \tr., 486 Voltaire (F. M. Arouet), 251 Vol."eft V,, 546, 632 Vallis J., 53, 57' 138 Vl^ltet T. U., 412 \larlgerin 4., 539 \lantzel P. L., 525 Vatren, 783, 785, 805 \latt 1,. 396 Veieritrass K,, 259, 260 Veinsarten J, L.' 320.820' 821 Verteim Il., 483 \leytauch J, J', 320, 820' 845 \fhipple S., 783 Vieghardt K., 712 Villiams, 395 \lilliot, 813, 814 Vrihon T. L., 567 \linch- 399 vinklr E., 320, 391, 392' 712,113 \flittgestein L, XI \0ohlwill- l2 vii. c.,'s:3, 57, 1J7, 138,272.410' 412 lvfia P., 133, 286 Young T., 209, t20-t21, 30, 884 480, 482, 483, 625-

INDICE

Prcsenttzione Introaluzione Pate I - La sciefza del costuire sino alla rivoluziore 1 La meccanica lledca e romana industdale

r,. r.r.1lq::.J:ri:ijr.l:4'll"#::?i'i;''lo;i;;':'t*'il'f'x'-:"Jil; 6sio r., La dr..Arisroiere 2r rnvrrruvro earchite'tur : ;.:[i:i:'$ffi1ff'lLi. *oo"o, 1?Meccanie n:'.'iitT
Lo syiluppo dei concetti statici e meccarici sino al riflascimento

24:sj;r."1*.il.,j.r.IiljT,i,H:1,i,*'",::l:;i,3:'.T1: medinai m<canici ,ari 2.r rn*oduz,ode srudi


Vrnci 40; 2,7 Cotributi di L@^rdo allz re$l della mec@nio

Z*r:a'l>orri O., 508, 692 7-ellet 8, 12 Z\eq^letH., 652 Zienchiewicz O. C., 877, 880 7,\mmetmtnrr H , 112

]''f,:31''"".'i':3; :::"'gi,2r,_"[,'00"1?3 l''..:fl"i;#il,'lu*.eiri:l;i:ii,Tr.,f,,fi


3 La conquista dei ptincpi nei secoli XVI e XVU

1l ctiJ,,1slsi:"*,:1i.'^:*i,:'"t::'."*'a:'!.ii,jilix'di';$';:":",j:L".x':T,f ' ;.';l*l'::1'+ll1ri""?3,-i: ..rdl :*:"i:""*t",:. L*,*il{:';'"r',::,:l


:rj:,:i"tilli;':i;-procipio der l,vorL 13i;;;1*r',9i;t:il,.:j.',X:."-.H:;i',,','i6 ff:*;,l"Hij rali ell3 atatie 91 3 7 Il

:1il*iiin,,:,.r.:,it;,:'llf*'nili"ru't"ml.xi;r":i3iJ"".+. hfts*fiiJ.i*it""tr';"*:"1':*ii*ruI''.*:"9:"'l'.iil",iiii,,';
glgrntrai ll.g!'ndc 4.1 calileo 102: ..2 L. prina giornara -dej discolsi t05: ai La 3cconda malll:4.4Rincsion,$,r"p-o"-,o'.',""'"iii:ici'i;i139:4Gllilcoctl-Ploblcm'd'lh 'f7 Galilco c Ioltimizazronc strurturer' rru h2ruim: dimcnslonl 124: PEbL'

Il problema di Galileo

Sviluppi antlchi rcccnti dcl problcma di Galilco


5.1 P.u.r i !.2

T
912
Curve flessibili ed elastiche

91t
p.182
72
ll problema di Saint-Venant

lr, 1ga

Le-equazioni 6 . 1 C o n s i d e i a z i o nn r t r o . l t t i v e 1 8 2i 2 I l d i b , t t L t o s u l l ' c q u i [ b r t o l u n i c o l 2 r e ] 8 1 : 6 l i 4 Ll(o F.;nre sepli'emenic con prc"u lq0 i6 r Il indcn.nc Circom. Br,--ulliD! lr,,.188: ' g e n c / 1 , l 3 : 6 , - l l P r u b l ( n ^ d e lP o n c tr d(lla"arcruri," m la2j o,o L.qj,z.nc.,pli( !r sosDeso197r 6,8 bibattito ;ula curva_clastica: rl cntlbuto d' Gicomu Bcrnnulli 20ui 6 bul: " l l ; m c c . a n c a c n e n l c 2 0 4 ; 6 . t 0 R , l a t u r a e u l . r i a n ad c l l a i c o r i , d r G B c h o u l l i t" "i'" tit" " i"..uit"ii s tra Eulcro e Dannlc tscrnouul- Pflmi p'<qi dclla suua curva elasticai1721 208: 6.11 l,a_collabor2zi;nc tcrl^ lne^rjzz r^ 2iD: 6.12 L'<i Additacntm L !l trattato ( Mcthodus invencndi lincas crv^s D ( r 7 4 a t) ! r ' 1 6 . \ ) . , { n p e n a J c . c " ' c o c ' , r ' c 2 ' 4 l ' L e r o i j J . r n c a i z 3 r " ' I F u r ' P e r i i d f i.:".,,.t-,^ti.,i"ri--'iis; ziat i it con,' bL.i d, Lasra-ecd ProbLnirrl c'n'orPurt'228: t.tor".ou,,i"",-"J.6n,tc'LJ.r.Dla,av, rl7-lj)Jo; l- 13 (conr l.-(rrilzJd:eq-izion< del12lioea'elastica 233 | 6.18 La inre cafca per h ravi ,d a$u circolzre 214 i 6 I o Potill' rl pro blcn. del carico di pu;ta 236; 6.20 ccnno sLi aftli Problcmi di indin'ernza dcll'cquilibrio 241 Le ( cause 6nali ) in meccanica -2 ( d!irr'rrnr: m!rudo dcr ha''n 7 . 1 f t c m c . ' c * .c . , m o l o p c h c o ( t D r i n c r D i d c s r l r r o 2 4 4 ; r' - 1 r , l o r i ' c r n i d ' l ' r r ' i n " a / ; o r r 2 4 -i 1 . a L ^ e , E : . i f d r n c n ' i Jr"; z'i; F-t.::ir" u'i'PplicazLone 'lcsucccssi\,: mctodi drLclti 2s9; Io 2s2i 76 svil;ppi ."i.r airri "iia"i."i encrg*icci pcr I'iodi6ercn2a dcu'cqulibrio elasti.o 23 ;;;i"i"-;l: 7.7 Ia-.t"d; Le indagini sulle propriet meccaniche de materiali e a ( Scince des ingnieurs )

1 2 . 1S i o t V e n a t : l ' i n i z i o d i t r c ' l c d c l l a s a c a r r i . u d i , n g l a n r , L ( \ c i L n / i ' ' 4 t 2 : 1 2 2 l c s r n J i , , p ( t c \ d e l l em t u r i t a4 9 4i 1 2 , 1U n a ( v c c c h i a i a c n c d t r 2 4 9 8 ; 1 2 . 4 L ) m . n r . r i r d r l 1 8 5 5 e , \ u , ' i f r c t c d c n t l , b 5 L a c C l a p c y r o n 0 l ; l 2 . 5 I i p r o b l c m ad i S a i n tV c n a n t c i l m c t o d o s c r r i - i n v c h o 5 0 l i 1 2 . l l P ' s t u l r t t l 2 l d i S 2 i n t - V e n z n t 5 0 5 ; 1 2 - 7 L z f i c s i o . e d c i p . s m 5 0l8 j. 8 L , t n i s ! . n t : l r r . u g c n c r r 5 l i l 2 9 l , i t { ' r ' s i o o c : s v o l g m c n t od e l l a s o l u z i o n c5 1 5 ; 1 2 . 1 0 C a t n d . l c L l i n l l r u . b a i ( c r ( h r t 5 l r ; l 2 1 l ( l u , d ( l cilindro a base cllittica 52ot 12.12 C^io dcl prism. rettangolrc 521t 72.13 <;li ultinri cpit0ll d.lln m e m o r i a s l l . t o r s i o n e5 2 8 j 1 2 . 1 4 L 2 t e o r i a p p , u s i m a b J i t s r r , l t p r r 1 1 r ^ i , ' n t \ l e , i l , n ( l r r t h F 5 2 4 : 1 2 . 1 5 a , c , , , a p p r - s { 1 1 . 1 .J o i , u . l T D, 'i'cirsl2

Sviluppi

applicativi

della teoria

dell'elasticit

sl8

24+

13.1Ingarpcri(gra.liproblcftir538j 13.2 Il problcn. pi.no ncllc dcnrnuzi,,ni c rcllc tcsioni 540; 13.3 L solzionc gcn.r.lc di ^ir,v e di M.r\rell 543; ll.4 T-c dlmc,tri dcl trob(nrn ('l C l e b s c h 4 6 ; 1 3 , 5 P r m e a p p l i c a z i o n5 4 9 j l l . 6 l . a t r a l c p a r c t c p c r I a d i g a d i l - a v y 5 5 1 i 1 3 . 7s v i u p p l 5 in se.ie dclla soluzione (Rbirc e lik,n) 555; :13-8 L lastra laigr di Fil(n c h I$m str(tli (ll BIcich 558i :13-9Formlazionc dcl problcma piano in coordinatc pll.ri 561 : 1l,10ll dir,) c 1'n(ll rll L a m - c l a p c r _ r o5 6 3 ; 1 3 . 1 1L c f ( r r m l c d K i r s c h p c r l c t c n s i o n ii n t h { ) . i n ) r i 5 5 r 1 3 , 1 2 l . , l u n znrne di Flamnt Dcf il scmGDazio 567

Lastre

e membnne

t?l

2' 7L

8.1 Le Drime footi clitichc 2Tl r S.2 Alcun i contribxti deU'accrdem2rcalc dclle scicnz di Fr2nci' 27s; . r P i . r " r \ a r \ r r s ' c h r b L o e c l 2 8 r : 8 4 L r ' r m oe r u n J ( t r ' l . q.o ' -".i i; ?';; ";.ri;;;;.i, ".-i,',7; ";ii.i,'rrumini r'.-: r- 'a,c-di P S CiTJ,J28',85 crrurdei .".t'irii'-iiii, 2e1j 8.6 chades Aueu'tin d( colrnmb 2qr 8 7 ('uromb c rc rcssi deLiiltia',liiii'*",*'i; 1'att!ito298j8-8Latcnsionetangcnzia1eeiicrileli,).lj|o!tura.J|'l:U,|JsP|ntadc *;n;ca a-ctterpo :os ; s l0 La rcorra dr codromb sulra 'pinta delr t'rre 310; ;"ii; -;; :r; ;;*;; snstceno l!.1: b.l2 EstunsionLzPPlic'tiv-cdella tco' al calcolo diimridi ai c""l.-b 4.fl d"ii.ibrii S.l3R.Pronvcilsuoctodo(s;6corperrmurrdi\osrcs'o116;814Young ii. iCoi",.t:tSr c eli alboii della riloluzione industrialc 320

l 1 4 . 1 S o p h i e G e r a i n e i p r i m i c o n t r b t i , 1 l o s r u d od c l l a l a s t , i i n f l c s s ^5 7 1 i : 1 4 . 2 - n t u z i , , , c d i l ' l i . son pcr la lasra citcolrc inflssa 57r 14.3 F.scnpi di lasrc circol^ri tr.irormcmcntc ciri.tc 580i 1 4 . 4 L a t e o r i a g c n c r . l c e I c p t c s d i K r c h h o 6 5 8 4r 1 4 . 5 1 1 D h b l c m 2d c l l c c o n d i 2 n ) n i l c { , n t r n r 5 r t ) l 1 4 . 6 U n c s e m p i oc l c m c . t a r c 5 9 2 i 1 4 . 7 S v i l p p i a p p l i c a t i v i :l a s o h z n m c d i N ^ v i c t 5 9 . 1 ; 1 4 , 8 l , r h r l m rctt.ngolare appoggi^ta cor carico co.ccntrato 51)7 14.9 L^ solzknrc di l-!vv 598r 14,10 Nlctll i m a p p . o s s i m e t6 0 0 r 1 4 , 1 1L e m e D b r a n e : c . n s i d c l r z i o n i i n t r o d u t t r c 6 0 2 ; : 1 4 , 1 2 I - c r n h r i r c { l i r i r r ' l u z i o . c 6 0 5 : 1 4 . 1 3 i l s c m p a p F l i c a t v 0 8 ; 1 4 . 1 4M c n b r a n c c C u s . r a p p r o f o n d i n r c n t c $ i l u p p i l l I 6 i 14.15Lcvoltcsottili613;:14.16L'cquzioncdiPchcr.-Applic.zioocalparabolonlcipcrh,li.r'(t7i 14.17 fotirazoni sr.ticbc dclla form, 20: 14.18 Cenoo sullc ( mctubranc irmohichcr 62:l

Oltte

il dominio

dell'elasticit

20

,A.rchi,Volte, Cupole
seco' 322: t 2 Lc prrN icoric si 9.1 Coanizioni scientiEchc slle suttuie vohatc prina J"l xvill ' p. o. r. Hitc c s. r. be B.ridor r2o, r's Lc due mcmunc ricouPrct334l ;r.h;iiii;;;;; t;;;;;i;;; nq |1-rgiofis! i'd"llc \ nr}e"r.", di Pier( Bousucr \Lllc cJpolc 1Ja: -r'lL--i,i-i, prn r I o c o o a oi a b a t c B o ' \ u r J 4 2 r 1 o L r n o i r " n r . c n n _ r i b J rJ i C o J l o r b a l 3 t c o r a t l ' l l c \ o l l < a, Coulomb sulle voltc dota di attrho e cocsione 31; 9 s La culturz scle'trti'I" rS, l.r r" t-'i, sistemzionc der calcolo a rottu.a ncrr'2Jco 36e: .loi: v.q u"*t-""i.la iliri^:rli'"-! rl"'it"'"", i"ji;ro cle cupore di gtossczz^ flnia 375t e.11 Il trattato di L'onardo sariml.io-i'r"ir"i.-"iJti 381; 9.12 Gli ultciori dRdtivi svltupti nct XIX sccolo 381 bcoi

322
15.1Prcmessa 25i 15.2Illcg2mccasticolinear:richiamiccomplcmcnti62S;15.3lllcgrnr.t.irrr ckstico lincare 630j 15,4 ll lcsame visc()elastico lincarc: sua formulazionc nltcerrrl. 32; 15.5 I n$ tcriali di Kclvin c di l,II:scll-635; 15.6 l modclli rcologici. Irormla2i{,nc (lincrcnznlc (lcl lcr{in( v i s c o c l a s t i c o 3 j 1 5 . 7 l l l c g a m c . l . s t o p l a s r i c o :l a l n z i o n c d s n c r v a f r r n n , 6 1 9 ; 1 5 . 8 l l x p p r c r r n t i . 6 z i o n c a s t ' a t t ad c l l u o s o d i s n c r v a m c n b 4 0 r 1 5 . 9 G l i e s s n r n i n h d a n c ' u l i s u l l u . s , , r l s n l r ! D f ' , 1 I.l.ggcdic.,nv.ssitc!lcggedno.malii642;15.10llcas.,dimrcrialcclasn,phstic{ir.Ndcnlc645i : 1 5 . : 1-1 r c l a z i o n c o s t i i t i v c i . c . c m c n t a l i 6 4 5 ; 1 5 . 1 2 1 c r c r i d i p l a s t i c i t : 1 c i p { l L s i..i lc d i ! , ! l l c ,tr s l lfiscs 47j 15.13^ltricriterdipl.rich651; 15.1.fL(leslr (l!ll'inLr!,li'."t" i' {r'tr, r cjncnnlc0 f(tul. 6s2;15.15I.clqua2nnidilcs.;cll.stoplastic!{.,nJ"P;:.,k1.R.*t'sr;lslrlr;'lntm',li 5, l i b i i o d c i s . l i d i o h r c i l d , ) m i n b d c U ' c l a s t i c i t 6 5 . 1 : 1 5 . 1 t l l D r . b l c m i c f l r o c l n s t i c , ) l i r c r rlc l586l : p r o b l c m at c r n o c l . s t i c o d i s a c c o p p i o . l ' a n a l o g i a d i D h a m c l ' N . F a n n 6 6 0 ; 1 5 , l 9 l l p n n n r n i v i x ( " c l a s t i c ol i , r c a f c 6 6 2 t 1 5 . 2 0 1 l p r ) b l c m a c k s t o p l a c . : r j ! n c r . , lr . Lo b 4 ; 1 5 . 2 1l l t n ' h l . , n r , h l c o l l i i l , ' plstico5r 15,22lltco.c".ast.ticociltrorcm.!,n!nrrir',F.iLc'lln pl^\tL,'urfi:11.2lrts'. 6 r c m ( c o m b i n ^ n , , s u l ' n o h i p l c a t { ) r c i c r t l a s s o .C o . o l l . r i ? 0 ; 1 5 . 2 4 ] \ p p l i c r z n n r i . l l ' i n r l i r i l r ! r r t r d

Parre

Il

- Nascita

e sviluppi

della

meccanica

dei

solidi

393 395
Pdr/e 16 I - L mcccanica delle strutture

10

Mtamenti

neile

costruzioni

dusnte

la rivoluzionc

industriale

611

d l l n r o . c n r o J ' < ; l 0 r N o v ( < o r c c ^ o n .p ( r s l i c d i f i t i ' ' v r i 3 a : ' 0 L t r g r c s ' o l0.lLa".vrLJ d<l !..o n(lla (-*_'zror( dci Pni'ir lqTi 104 L( sn,li coDcuts c ic clPUiTrorl .l, rc irplc 408: i0o r4'rmert' ncL 'srn ?/rzions .".;;,; v: c .i-b.tm ,,iili.. i.:

iii, .,,r.i

r."r.:ioli."t^;q,c

4 r o : r 0 7 r u ' r r iN , \ n r a 8

La trrvc crnc ( strulturx )


rNl. irc'trfr.\f (l liri'lct).r irhve ..istrrt 6lla; l.4 I frstrrix'{(,nc|irLli(l(litn,r,n,rL8()r l l . 5 l , f ( ( l u r , i , , r i , l r f q L r i l i l ' ' 1 ,c d l . , r A r u ( n z r 6 ' ) 2 r l l . 6 l l r c , r f r n r h v , , r i r i ' i u n l i 6 ' 1 5 ; 1 6 , 7 l l ' l(Ix','r cliirnr' (li'(ir() 6!rft: l.8 I', sid$i... t0l

?e

i l 6 . l ( i h c c { ) s ' i r L f r s r n i r r ' r ? 6 7 '6 2 N r \ i r r c i D r i r r io r s s(il r l l ' r . n L s\tl( ' l l r r l c a , 8 1 r 1 6 l l , c l 1 r 1 )i

11

Fondament di nccanca dei solidi e di teoria del'elasticit t ul i r : 1 2 L 11 1 1 . 1 L a t c o r i a d l l u a s t c i t : o i c m c s s a 4 2 0 ;a P r a\ t : g i ' n e d e l l a c n ' a d l l 'l c "a s t dcurrd 4 2h1i1 3 L 2 on L' v 428: . * ; , - ; . ; - J : . - ; i ' \ " ' i . , L : u c n 1 r z t : r ' 4 D . n a i 7 o . ed ' r r i r ' ' " o r c a c o o c e t t J oc n " i o n c ' t l l :r r ' o r , s ' " . d er e o r . n r i L a r ' n ! l ' : r r - r ( rr ii irri"';.--'ti"t" i'l ,ri c,".ht 436i 11.8 rrnso;i prrncrPiri' dr(onr-nr rcrPiri 441; ;;;;;ift;;i,;-li.ir.'rib'i; 1i.9Laadricadic,uchycl,clliSsoidediLamc44i]I10Lc]'occ|\,'qt|c ' I pn)Drcbto d i M;hr d c l l e t c n s i o . i c J . l l c d i r c zi o n i p n n c r P r l r 4 5 5 i rr'rz tn'L rr

420

1'7

l,r I,n(lrionc rlcllu rrtccrnic:r strutturrlc


r t t J , ' l {I ,n tl l t l t r 'l ll " l i h ' n l ) , ' r r i i { ) l i l 7 l l r ' i , r \ , ' n r ' ! , 1 ' i 1 " ! l L ( l , l ! \ r r ' l n r l r r r r \ ( . ' { t { l?5ll (lrrr!ilri,'(rrl!_ . ri'rri ?(,7r t?,,1tl nr^,'r!(litn.\',r'il$'r,r.,tr.dr{linrlnrn('rrk lll; t (l,h,rklrir!ll,'lflal,r,it'r:17,6 ll tn'rrrr,,(lL(l,lr.l(rl(nr,{1,',|t,.|rrrnrl1tr7:lr)r l 17.7\t.,.$(ll l.|lrkrutrt,t,lkn,nrtr(t.lrr''(",(,ll(.l|fr'tnrilt.,,nnr(litfrnrrl!)72tll l7.8Nlrr l , r ! . ,( l l | \ l . , l t . l ( l ' lTqltrlli.iflt[tr.,rr(.rrr!nlrrnl'l,ltrnnrl \1ll(ll.trBt.{nirtr||.l;,1"?ll: l l t l t 7 l i l 7 . l l l 1 , ' 1 tr l a ( k l n , l r l , r ! , k l l ( l n ( , l r l , f i , ' r a ? ' 1 1 : l ) l l ( , n r h r l i n r l 7 ' l r '

702

aua d.tcrminazionc ' (4 l " . r . ..,.' i " ; . . i . i , l . f i , ' . i e ' " ; i ' . , r . ' - , , : " . , 4 r q r | | i r ' a c ; o m c' ' r ' ' ( ' r zri'orn ( r6 'r': ' ' " 1 , i i r i t : i - i i , ' " i . " " 1 ; . : " J , . r ; r " n / . a r . r r . r ) D , ' r . n . 7 r ' p l " - i F .ir l'c Jc,o r7c' s r -l c ,ia 'i o * 1 'r l t i ui

i ' l 7 , l l ) . l , r ' r l, h ( l r r , r ! ,r r l i ' x r ' r i r ? ( 1 2 :l 7 . l L , t " r ' { ' { . ' ! i ( l l . r , , 1 , ' { , r i ' , , , x l t , , ' l ' l f i n i( l ( r l l

C ,1.i..-"',,,.. l"i i ll.lc,llDr.cip!, Jd l:\;r, rirtuli 469i 11.17 c'no ' nr r \ ' . i i i , l r ) , i t . i " t , , . . , 1 , ' ' . , r - { , ; r r . r a r ' ' , r r r ' ! ,z i ( t nR' l' 'r7,i , " t , r ' ( . r ' ' l a r r r r ( u t . 4 81 : ) : r { i l { , r i s ' i r Lt ' s r " ' r ' t 1 ! i t d i . - 1 , , ; ; ; . , " ; - . " . ' rr. . ' ' i ' . , r . . ^ , \ n 4 r ^ 2 ; r r ' . 2 r i " c t 1 1 . 2 2l r r r i ) l t c m l x s i c ( , 4 8 8

914
18 La statica gralca
18.1 lduoduzioe alla sr.rie aac 748t 1E.2 L. misrsiosa resola del pa4llelostamM 751 ; l8.J 5a(SeilpolyI3liftePolygon 754:, lA.4 | ti@. ti@ . seomet'ie non euclide 754; 18.4 I due protasoni3r i: ll ( I3liftepolyson ' e il ( ? i5 8 8 . 6 T sistdr fo.ale 6 0 ; mn,7s:s: 5 : 1 8 . 5 T r a d u z i o n e c r a f i c a d e leouazioi id,li d , ?58: ; 118.6Tll s i s t d r f o . a l e 7 760 1 8 7 l t @nr75: l -Dolieoro 18.5 Traduzione erafica delle l e e q u a z o i tuni@le e il Dolicno dellr lorze @me fiqure teciprcche ?63; lS.8Ilproblea idvdso 766; i8.tDfteminazione aeifie-delle reuioni e deue solectrdini 768i 18.10 Rileftun en6ca deu. 8eometria dele mase 771: 18.11 Concludendo 775

Indice p.748

19

Le avaturc rcticolari

20

Metodi

generali

pet

l'analisi

delle

sttuttute

816

20.1 Inhodurione81;20.2L'ingegndeferoviarioAlbeltoCestigliano818;20JIt.'ormifonda-20.4 Cassi.o e it rcore@ da miimo lavo 823; a) 5 casrimstali dl CotrqilfGsiielia@ 819: qlio e la ( teorl. reoerie deue codioni ! 825 ;- 20.6 L'intdento chiiicatore di Fan@sco Aotr 828 ; deeli sposta_ .ooDlementare seondo ciotti 829: 20.S L detemtnaziore Z0.z u concetto dioerpia il trtrc di Cesrialiaoo 833; 2010 La risoluiore d prbleml menLi eLsrici 831r 2o.tsfocll;do iD$t.rici 836: 20.11Polem-iche ted6.be per I'uttlizo djrefto dei (l.voti vinuzli D 8'14; 20.12 Con' di MleBsrau 850; 20.14 Totsde4zroc decli efetli tqoi<i 848: 20.1j I* equ.zioni qe@li modo allorieioario probe. deua nosta storir:.. 851

21

L'ultinb

riyoluzione linguistica: l'ingrcsso dl calcolatore

859

all'.nalisi tu_ 21.1 MerdorfGi lh@tsrlche 859: 21.2 L ins.sso del el@latoi 861 : 2l.3Inlrodution iciale delle srrutru 862; 21.4 L'equilibri e la @ngrueM 86; 21.5 Le equaziooi di legme ela_ scico 869: 21. ll metodo decli sooseneotl 871; 21.7 Tl metodo desli spGtzmri nella sut vete mr.ici.le 874: 21.8 Cemo sl mtodo desli elrmenti friiti a77t Zl9 L'an.lhi dell'elem.nto 88li M u o e s e t r t i e r l P e rl a r i c s c a 8 9 0 , 2|.l0Lrsisiilb.le(cnosul'etododeleriCide4,)886:2| 21.12 Che si. tu(o qu.auobe di linguglo? 802

Indice analitico Indice dei nomi

897 905

53?23

.,:'i".r

Sl,,t to nrl ,!, dl a&glol98l klh Tllqnfu t Md&gr4[, VhCollstth5-Bolurt tr tto ttl G, C' ,t,/'tl Blhr. N''.

S'r'A' . Flt'@

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