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numero 21
7 luglio 2009
edizione stampabile
www.arcipelagomilano.org
N 21
In questo numero Editoriale LBG EXPO. DOPO GLI STATI GENERALI LA RIVOLUZIONE? Architettura e urbanist. Emilio Battisti PER UNA EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE Societ Guido Martinotti CHE BRUTTA COSA LDEOLOGIA Dal Palazzo admin - NON TUTTE LE CORNA SON UGUALI Lettera Maurizio Mottini A PROPOSITO DELLANTIBERLUSCONISMO Citt Edoardo Szego IL CARCERE DI SAN VITTORE. UN NUOVO DESTINO Ambiente e Scienza Alessandra Tami ABBADO, ALBERI E MODELLI DI CITT Economia Mario De Gaspari EFFETTI DELLA VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE Arte e cultura Silvia dellOrso FONDAZIONE CARIPLO: UNA COLLEZIONE DI ECCELLENZA Metropoli Filippo Beltrami Gadola EXPO: ED ECCOCI, IMMANCABILMENTE, ALLE LEGGI SPECIALI E AGLI STATI GENERALI
In YouTube CONVOCAZIONE DEGLI STATI GENERALI Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Silvia DellOrso TEATRO a cura di Maria Luisa Bianchi CINEMA E TV a cura di Simone Mancuso
allinizio di marzo, su suggerimento di Giogo Galli e di Francesca Pasini, e da altri incontri dedicati alle Expo di Lisbona, Siviglia e Hannover organizzati dallOrdine degli Architetti. La petizione avanza la proposta, da tutti valutata molto ragionevole, di non realizzare dei nuovi padiglioni, confinati nel sito presso la Fiera di Rho-Pero, ma di utilizzare i molti edifici per esposizioni di cui Milano e la Lombardia gi dispongono. Approfittando delle risorse disponibili sarebbe infatti possibile adeguare le prestazioni energetiche e migliorare laccessibilit ove necessario con vantaggi molto evidenti anche per i contesti, spesso degradati, in cui essi sono localizzati. Nel frattempo la nostra petizione, grazie al passaparola ha raggiunto, pi di 1250 adesioni e pu essere sottoscritta, da chi non lavesse ancora fatto, prima che venga recapitata ai suoi naturali destinatari, da Berlusconi a Tremonti, da Formigoni alla Moratti, da Stanca alla Bracco e a tutti i presidenti delle commissioni di comune, provincia e regione. Alcuni dei firmatari hanno anche
preso la decisione di costituirsi in COMITATO EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE, unassociazione alla quale chi avr firmato la petizione potr iscrivervi, con lo scopo di promuovere altre concrete iniziative per ottenere che la manifestazione sia realizzata in modo da contenerne gli sprechi e massimizzare e renderne duraturi i vantaggi per il territorio. Anche se la Moratti ha definito folcloristica la nostra proposta sembra che qualche effetto si sia gi ottenuto se vero, a quanto la stampa ha riferito, che la Consulta Architettonica, formata da cinque architetti e capitanata da Stefano Boeri, avrebbe suggerito di ridurre il numero di padiglioni e utilizzare, almeno in parte, la fiera di RhoPero. Per rendere pi circostanziati i contenuti si sono organizzati quattro gruppi di lavoro, che si stanno interessando di territorio e sostenibilit, agricoltura e alimentazione, mobilit e trasporti e infine di economia e occupazione, le cui analisi e proposte saranno presentate agli Stati Generali Expo 2015 organizzati da Formigoni per il 16 e 17 luglio ai quali alcuni di noi si sono iscritti per tentare di aprire un reale con-
tradditorio con chi sta gestendo lExpo rifiutando ogni confronto. Per quanto ci rendiamo conto che le regole del BIE ed i corposi e ben individuati interessi immobiliari, che pesano sulle decisioni dellAmministrazione comunale, rendano problematico virare totalmente verso la nostra proposta siamo tuttavia convinti che esistano ampi spazi di manovra perch si limitino i danni e massimizzino e si rendano duraturi i vantaggi. Infatti, la crisi economica mondiale che spinge tutti, privati e Stati, a un uso pi oculato delle risorse costituisce una pi che valida motivazione, di cui anche la rinuncia di Milano ad un proprio dispendioso padiglione allExpo di Shanghai, rappresenta un chiaro segnale. La nostraExpo diffusa e sostenibile rappresenta la concreta proposta di come potrebbe essere una manifestazione moderna, non pi di stampo ottocentesco, che si misuri con la crisi economica che investe il pianeta e interpreti, non unicamente come pretesto di corpose speculazioni immobiliari, il tema Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita.che invece di grande significato politico e culturale.
hanno almeno la funzione di promuovere le speranze invece di quella di fomentare le paure. Lideologia dominante oggi, in una societ interamente controllata dai meccanismi di consenso, lipocrisia. Non importante ci che , ma ci che vi facciamo credere. Leconomia va male, ma chi lo dice un traditore, il Governatore della Banca dItalia diventa un nemico, lISTAT un istituto di disfattisti, lUE, che ha i suoi parametri. uno straniero ostile e la stampa internazionale, inutile dirlo, una cospirazione comunista. Si dice, occorre ottimismo: s, va bene, ma lottimismo non deve essere paranoico. Va bene il pep talk degli spogliatoi, ma ha un senso solo se prima la squadra ha comperato i giocatori giusti ed bene allenata, altrimenti c solo da ridere (o da piangere). Se lobiettivo non pi vincere la partita, ma far credere che si vincer la partita, siamo in una condizione psicologica anormale, malata. Mussolini si rifiut di attivare il razionamento per non turbare il consenso degli italiani, un anno dopo tutti gli altri paesi belligeranti, alleati o meno. Il risultato fu quella catastrofe della borsa nera che tutti gli italiani dalla mia et in su hanno conosciuto. Un processo descritto magistralmente in De Profundis di Satta. Ancora nel bene addentro al conflitto Mussolini importunava petulantemente lalleato tedesco per avere acciaio, cemento e altro (con domande ridicole: una avrebbe richiesto linvio di 1700 treni) e ai tedeschi che gli obiettavano che stava gettando migliaia di tonnellate di cemento e acciaio per costruire inutili Case del Fascio, rispose che non poteva fermarsi perch aveva gi dato gli appalti. Ora, Berlusconi non Mussolini e il berlusconismo non il fascismo, e sbaglia chi lo dice confondendo le idee, ma i due sistemi si reggono entrambi sulla manipolazione delle coscienze ai fini di ottenere consenso e su un sistema decisionale che non prevede il dissenso dal Capo.
Questi sistemi, come spiega bene Amartya Sen, lungi dallessere, come pretendono, pi efficienti della democrazia, lo sono meno e, soprattutto, non sanno prevenire i disastri. Il Capo infatti circondato da una torma di yespersons fabbricatori di ideecetriolo, che mettono in giro come se fossero cioccolatini. Il Parlamento vota a grandissima maggioranza il pacchetto sicurezza con lidea-cetriolo di far diventare reato la presenza clandestina. Gnurant! Gnurant! Avrebbe detto il Gasista Anacleto. Cos se un clandestino, invece di essere espulso con un atto amministrativo, viene denunciato in base alla legge penale, deve farsi tutti i gradi di giudizio e campa cavallo. Vi ricordate il cetriolone-mantra aboliamo il reato di eccesso di legittima difesa? E bravo! Cos se ammazzi uno che entra in casa tua vai diretto per lomicidio volontario che un reato molto pi grave. Fatta la legge (ma non ci pensano prima?) si scopre che tutto il sistema delle badanti va in tilt. E siccome non possiamo affidare decine di migliaia di vecchietti alla Ronde Padane, Maroni inventa il cetriolone della non retroattivit, il Padre di tutti i cetriolini e fa anche lo spiritoso dicendo che lo sanno anche gli studenti di primo anno. Certo se la clandestinit fosse un atto o un comportamento, daccordo: chi ha commesso questo reato una volta non pu essere colpito oggi per quel che ha fatto ieri. Ma la clandestinit uno stato che si prolunga nel tempo. Ero clandestino ieri, lo sono oggi e lo sar anche domani se non mi danno le carte. Le leggi razziali non avevano bisogno di essere retroattive, colpivano a partire da un certo punto in poi, tutti coloro che erano ebrei (comunque definiti, ma questo un altro discorso) e non che potessero dire da oggi in poi non sono pi ebreo. Lo stato di clandestino e come lo stato di essere ebreo, oppure Mandingo o Bant, Pheul o Berbero o Rom, oppure anche un po coglione: la retroattivit non
centra. Una legge che volesse liberarci dai cretini un po coglioni, il vaste programme che De Gaulle non ebbe animo di intraprendere, ma che migliorerebbe molto la vita, violerebbe molti principi giuridici, ma non quello che impedisce la retroattivit. Se si stabilisse che i cretini un po coglioni, (comprovatone lo stato in base a loro atti inconsulti) non potessero, per esempio ricoprire cariche pubbliche o essere eletti Parlamento, la disposizione avrebbe valore dal momento della promulgazione, senza necessit di ricostruire la cretinaggine passata del soggetto. La verit che gli immigrati e il loro vero o supposto impulso alla criminalit e contributo allinsicurezza, sono stati soprattutto un detonatore dellinefficienza dello stato italiano, uno stato capace di fare la voce grossa soprattutto con i deboli. Con lindividuazione del capro espiatorio negli immigrati ci si allontana sempre pi dal miglioramento degli apparati amministrativi, sovraccaricandoli di compiti inutili e simbolici, aumentando lo tsunami delle carte, scaricando sulla polizia compiti di assistenza sociale, che svolge inevitabilmente male, ampliando larea delle illegalit e delle sinergie che vi si sviluppano. E ovviamente aumentando linsicurezza, quella vera. Sarebbe potuta essere unoccasione doro per rafforzare il nostro apparato amministrativo e renderlo pi efficiente e anche umano, affiancando allazione di polizia investigativa e repressiva, apparti di accoglienza, orientamento, disbrigo pratiche amministrative. Gli stati Uniti, che sono un paese dimmigrazione di lunga data hanno un potente Immigration Office, noi che siamo inevitabilmente diventati un paese dimmigrazione, stiamo affrontando il problema con strumenti ottusi, costosi e poco efficienti, che ampliano invece di restringere la frattura tra cittadini (immigrati e non) e organi amministrativi, tra cui quelli di polizia. Intanto i centri di accoglimento (quelli veri, non i lager) dintegrazione e socializzazione dei nuovi venuti sono stati
via via smantellati. Se vogliamo davvero affrontare il problema occorre innanzitutto cambiare la testa di chi comanda, e soprattutto
smetterla con il continuo allarme verbale cui fanno seguito provvedimenti inefficaci e dannosi. Limmigrazione un problema,
non pu essere risolto con le sparate propagandistiche che stanno davvero stancando.
REPETITA IUVANT - Milano, 3 luglio 2009 Con questa iniziativa ha detto lassessore allo Sport e Tempo libero Alan Rizzi il Comune ha voluto ripetere
lesperienza positiva dello scorso anno offrendo ai frequentatori dellarea delle Colonne attivit diverse e intrattenimento serale per il periodo estivo.
insieme ai suoi alleati agita certi temi, come la sicurezza, anzich risolverli. Ma poi la sicurezza non sanno costruirla. Forse addirittura non la vogliono, cos possono gestire le ricorrenti campagne agitatorie. Berlusconi e i suoi ministri dicono che la crisi non c , che c meno che altrove, che presto passer, che bisogna essere ottimisti. Perch sono incapaci di affrontare le decisioni, magari dure ma necessarie, per il superamento del doppio mercato del lavoro con un sistema di protezione sociale iniquo (met protetti e met no). Come correggere un sistema previdenziale che assorbe troppe risorse e
dar poco in futuro, mentre la vita continua ad allungarsi e sono necessarie altre forme di socialit e di assistenza. Come garantire un sistema fiscale che incoraggi tutte le imprese e gli investimenti, sconfigga levasione, sia perequato ed effettivamente progressivo per i redditi personali e delle famiglie. Come realizzare un sistema giudiziario che funzioni come servizio pubblico, con tempi certi, rapidi e che quindi non sia pi sotto accusa nellUE. Come garantire scelte moderne per i diritti civili e rispettose della laicit dello stato. Come garantire lo sviluppo sostenibile, la riduzione della dipendenza dal gas e dal petrolio, la
riqualificazione dellambiente naturale ed urbano. Come ricostruire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, nellutilit per tutti del rispetto delle regole, nel funzionamento della democrazia. Tutte cose che Berlusconi non sa, non vuole o non pu fare. E invece deve essere la sinistra ad affrontare questi temi, costruendo una strategia, un partito democratico forte che cerca alleanze solo per accordi seri e di lunga lena. Insomma unefficace, determinata e insistente lotta a Berlusconi ed alla sua alleanza populista di destra.
strutture atte allo sviluppo di cultura attiva attraverso lutilizzo intelligente di aree e strutture urbane da dismettere dalle loro attuali funzioni, data dal Carcere di S. Vittore. Di questa struttura infatti, da tempo e da pi fonti, anche ufficiali e istituzionali, stato denunciato lelevato degrado funzionale, e gli alti costi di ristrutturazione non si giustificherebbero essendo la sua ubicazione non pi rispondente ai moderni criteri di ubicazione dei carceri. Laddove invece egregiamente si presterebbe per una ristrutturazione / riqualificazione, indirizzata alla crea-
zione di un grande Centro Culturale, tenendo presente la sua ubicazione nel centro cittadino, quindi di facile fruizione, e la sua particolare struttura architettonica a sei braccia, ognuno dedicabile ad una specifica attivit artistica (danza, pittura e scultura, musica, scenografia, teatro, cinema), ognuno con spazi dedicati alla didattica, alla sperimentazione / creazione, ed infine alla rappresentazione. Si pensa ad un Centro organizzato con interscambi, sia a livello docente che discente, con analoghi Centri altamente qualificati di altre nazioni; un Centro di eccellenza a livello di
Accademia equiparata a corso universitario, dove siano previsti anche eventi di grande richiamo (festival, concorsi internazionali, premi), gemellati laddove possibile con eventi simili, soprattutto stranieri. Un Centro qualificato dalle strutture, dai programmi, dallo staff docenti, e quindi in grado di conferire prestigio ai diplomi di laurea da esso rilasciati. Unoperazione assumibile a simbolo del riscatto delluomo dal pi basso gradino del suo degrado morale (il carcere) alle pi alte espressioni dellanimo e dellintelletto.
San Siro, di eliminare le ultime cascine che circondano Milano. Ma ci si rende conto che cos si costruisce una citt invivibile? E una citt dove si sta male, dove non ci sono aree di incontro belle, che non abbruttiscano chi le frequenta. Chiedere alberi per Milano significa chiedere una citt a misura duomo, cio di bambino. Per Milano serve un grande progetto, ma un progetto non di speculazione, ma di riqualificazione di aree per venir incontro ai suoi cittadini pi giovani. I progetti in corso prevedono la costruzione di case dal costo per mq di 5000 7000 euro: la mia domanda : se il primo stipendio dei giovani di 1000 euro, mentre, per riconoscere la giusta remunerazione a chi investe in case, laffitto anche di un bilocale non potr essere inferiore a 800 euro, chi abiter quelle case? Se lo stipendio iniziale di 1000 euro (sono sempre due milioni delle vecchie lirette!) come fanno i giovani a mettere su casa? Ora si parla di housing sociale ed importate intervenire.
Leffetto della speculazione edilizia di Milano di togliere verde e di costruire case troppo costose, con la nefasta conclusione dellabbandono di Milano da parte delle giovani coppie, dirette verso abitazioni nellinterland, dove la casa costa meno. Non solo, questo comporta anche la caduta della natalit con le conseguenze relative in termini di sostenibilit dei sistemi pensionistici. La conseguenza di queste scelte edilizie sono per la cementificazione della Brianza, dove rimasto solo qualche campo, con effetti deleteri sul microclima e sul capitale sociale di molte aree. Chiedere agli amministratori di pensare a una citt vivibile, che consideri esigenze dei giovani e dei meno giovani la sfida che Abbado ha posto con la sua richiesta di alberi. Laltro grande tema di Milano la mobilit. Si continua a parlare di autostrade, per Malpensa e non solo. Io vorrei sapere se i politici hanno mai volato: come si fa do-
po otto ore di volo a mettersi in macchina e guidare? Le altre citt europee, che hanno laeroporto, hanno il treno che corre spesso sotto la pista degli aerei e che consente di raggiungere i centri delle citt senza fatica. Questo succede a Bruxelles, e non solo. Invece a Milano si parla di Pedemontana e la ferrovia MilanoMonza- Molteno, la linea ferroviaria che passa per le principali cittadine della Brianza, compreso Macherio, dove passer la Pedemontana, ha un binario unico! Milano brutta. Intere aree dovrebbero essere ricostruite. La mia speranza che si intervenga l dove stato costruito in passato e che pu essere riqualificato, senza occupare nemmeno un metro di aree ancora verdi. Abbiamo bisogno di verde, di alberi, di prati in cui stare e perch no, coltivare fiori, verdura, godere dello stare assieme, senza essere abbruttiti dal grande fratello o spettacoli simili. Quindi alberi, alberi, alberi.
set finanziario, che endogenamente si determina la quantit di moneta. Questo specifico modo di creare moneta attraverso la valorizzazione del suolo ha una caratteristica peculiare rispetto al normale metodo creditizio. Se i debiti sono verso le banche, i pagamenti che soddisfano gli impegni di debito distruggono moneta. In uneconomia capitalistica normalmente funzionante, dove la moneta costituita principalmente da debiti verso le banche, viene continuamente creata e distrutta moneta. Viene creata moneta quando la banca concede un finanziamento, viene distrutta moneta quando i
prestiti vengono restituiti. Lattivit concessoria dei comuni, invece, poich non si basa sullapertura di posizioni di credito, crea lillusione che sia possibile creare moneta senza che si debba mai distruggere moneta. In pratica si pensa che, a differenza di quanto avviene nelle normali transazioni creditizie, la concessione di determinate volumetrie edificatorie non abbia costi n per il concedente n per il concessionario, ma solo vantaggi per tutti. E questo in effetti vero se consideriamo i due soggetti come semplici contraenti isolati, ma non pi cos vero se andiamo a considera-
re gli effetti della finanziarizzazione del suolo sulla comunit civile nel suo insieme. Questa pu anche non interessare alloperatore economico che, in quanto tale, ha assunto il rischio come variabile della propria attivit, ma tuttaltro che irrilevante per unamministrazione comunale, che rappresenta appunto una collettivit i cui interessi andrebbero tutelati proprio in quanto interessi della comunit stessa. In altri termini, se il suolo viene trattato come capitale fittizio e flessibile, i possessori e i concessori possono trarre vantaggi individuali, ma come membri e rappresentanti della comunit probabile che finiscano con perdere anchessi.
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nonch fondatore della Banca Nazionale del Lavoro. Ma il sito che si deve consultare se si vuole conoscere tutto dei 13 gessi di Antonio Canova; se si vogliono capire le ragioni dellattribuzione
certa a Gapard Van Wittel del Tevere a Castel SantAngelo o della figura di Euclide ad Antonio Cifrondi, ritenuto invece opera di un pittore francese attivo in Italia nel 600; o ancora se si vuole saper-
ne di pi della cassetta intarsiata che si rivelata opera di Giuseppe Maggiolini, o se non ci si raccapezza tra i tanti Bazzaro e ancora pi numerosi Ciardi, finalmente riordinati per loccasione.
Metropoli EXPO: ED ECCOCI, IMMANCABILMNTE, ALLE LEGGI SPECIALI E AGLI STATI GENERALI Filippo Beltrami Gadola
Qualcuno direbbe: come da copione. Ed infatti gli eventi di questi ultimi giorni mettono a luce la debolezza di fondo, radicata, del CDA preposto a realizzare lExpo. Due fatti, apparentemente non connessi: il primo, la richiesta da parte di Stanca delle leggi speciali. Gi il termine spaventa; di quali poteri magici sar detentore il CDA una volta ottenuto questo trattamento di favore?. Ecco, come prevedibile, il CDA invoca una corsia preferenziale come soluzione ai ritardi organizzativi accumulatisi fino ad oggi. Stanca ha forse ragione ed preoccupato: i ritardi sono sotto gli occhi di tutti, ma e questo veramente inaudito ancora non si sono sopite le polemiche allinterno del CDA stesso, ancora non sono ben definite le regole, le nomine e le competenze. Nebuloso ancora il budget a disposizione e del progetto ridotto sbandierato dal Sindaco ancora non si sa nulla. Ricordiamoci tutti bene: oggi si invocano le leggi speciali non per colmare rallentamenti dovuti a questioni impreviste o imprevedibili di carattere tecnico-costruttivo, o financo di ordine burocratico. Le leggi speciali dovrebbero essere la cura tardiva alla litigiosit, allingordigia e alla fame di potere e poltrone di chi ci amministra e di chi ci ha, cittadini inconsapevoli, trascinati in questo incubo. Senza dimenticare che lExpo non sar solo padiglioni, vie dacqua e banchetti di cucina etnica: esiste, o dovrebbe esistere qualcuno che gi oggi spiegasse ai cittadini quali saranno i contenuti della manifestazione, quali e come saranno affrontati. Insomma ancora si litiga sul contenitore, o meglio, su chi vi metter sopra le mani, mentre poco o nulla si sa del contenuto. I litigi, le querelles, i dispetti e i dispettucci, le vendette e le incapacit gestionali di fondo di questo branco di personaggi, questo triste carosello, fatto di yes-men che a turno sfiorano per venir poi rimbalzati lontano dalle stanze del famigerato CDA sono sulle pagine dei nostri quotidiani da mesi. Questo, e lo ripeteremo fino alla noia, il motivo del vero ritardo con cui parte la nostra Expo: azzoppata da una politica miope ma aggressiva, con un carico di ritardo inimmaginabile per una citt con le (teoriche) ambizioni di Milano, tra la vergogna dei cittadini. Non so cosa ne pensi il resto del mondo, ammesso che ci guardi o che sappia. Del progetto ufficiale non vale nemmeno la pena di parlarne pi, non piace, fuori budget, non stato presentato in maniera onesta e corretta, riempie le tasche di pochi ed ha un enorme impatto sul delicato ecosistema dellarea nord-milanese. Laltra fatto invece rappresentato dalla indizione degli stati generali. Basta una visita al sito della regione Lombardia basta per rendersene conto: una gigantesca presa in giro. Si inizia col titolo: Milano Expo 2015 inizia adesso, per essere avvolti da un mondo idilliaco: per due giorni si svolgeranno teorici confronti dove gli stessi cittadini sono invitati a presentare proposte alternative al progetto ufficiale, che ovviamente nel sito della Regione non appare. Si immagina, parole loro, di creare Un laboratorio di idee per raccogliere la sfida di uno sviluppo a misura d'uomo: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita! Il punto esclamativo loro. Adesso? Un laboratorio?? E mi si consenta una parentesi: quando leggo o ascolto termini come eccellenza o laboratorio, gi inizio a sentire puzza di bruciato. Questa era, forse, una manifestazione da proporre due o tre anni fa: qui i casi sono due, o si sta cercando disperatamente un consenso da parte dei cittadini, o si dimostra platealmente che un progetto credibile e condivisibile ancora non esiste. E siamo a luglio, giusto sul limitare del baratro di agosto, mese in cui notoriamente nulla di concreto riesce mai a vedere la luce. Partiremo e partiranno tutti verso meritate o immeritate vacanze e del macigno dellExpo se ne ricomincer a parlare a settembre. Nel frattempo, fino alla data dellevento, godetevi lincipit del summenzionato sito: LExpo 2015 comincia dalle tue idee. Le mie? Ma se sono mesi che gruppi di cittadini propongono, scrivono, si battono, protestano a favore di una Expo alternativa e sono semplicemente stati ignorati se non
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irrisi dal sindaco e dal CDA! Com che le mie idee, alla data del luglio 2009 iniziano a suscitare linteresse della Regione Lombardia? E meno male che le scuole sono finite! Ci scommetterei che un imbecille di turno avrebbe tentato di coinvolgere i bambini delle elementari a disegnare la loro piccola Expo a misura di bambino. Questi stati generali saranno veramente curiosi, e non vedo lora di leggere con attenzione la relazione finale, ammesso che lor signori ne concedano ai cittadini il privilegio della divulgazione degli atti. Ci sarebbe da dubitarne. Nel
frattempo, leggete con attenzione il sito della Regione, perch limpressione che se ne ricava quella che lExpo sia ancora tutta da rifare. O forse, come detto, saremo semplicemente vittime dellennesimo trabocchetto mediatico: per due giorni ci sentiremo come tante mosche cocchiere, convinte di partecipare ad un evento che davvero avr la capacit di mutare la storia del progresso economico e culturale di Milano e del mondo, salvo poi veder tirare fuori da un cassetto un progetto (forse nuovo e mai visto) che con urgenza dovr per forza essere ratificato dai soliti due terzi del par-
lamentino BIE, e in fretta anche perch i tempi sono sempre pi stretti. E le nostre proposte alternative? E il coinvolgimento dei cittadini verso un progetto condiviso, e la questione ancora irrisolta della localizzazione dellevento? Ci sentiremo probabilmente rispondere Ci spiace troppo tardi, e ringraziate pure perch vi abbiamo concesso il podio di cartone degli stati generali, per il vostro quarto dora di celebrit e poi abbiamo ottenuto le leggi speciali. Visto cosa non si fa per voi cari cittadini milanesi?.
RUBRICHE
Musica
Questa rubrica curata da Paolo Viola Fra le guglie del Duomo Chi dice che a Milano non accade mai nulla di nuovo non ha avuto lavventura di ascoltare uno dei cinque concerti che la Veneranda Fabbrica del Duomo ha organizzato fra giugno e luglio sul tetto della nostra Cattedrale. La magia del luogo allora del tramonto, lo spettacolo delle guglie incombenti e leggiadre come quelle dolomitiche (gli stessi colori, come se il marmo di Candoglia avesse la medesima composizione della Dolomia), lo scenario della citt vista dallalto sullo sfondo delle Alpi (rosse a ponente e gi livide a levante), quando tutto questo si fonde con le note della musica di Verdi nasce la sensazione di essere su un altro pianeta, sul migliore dei pianeti possibili. C da sperare che queste serate pre-estive del 2009 siano solo una prova generale e che la Veneranda Fabbrica decida di riprenderle in settembre e negli anni a venire con maggior frequenza e dunque per un pubblico pi vasto. Per ora sappiamo che ci sar unultima recita il 15 luglio e che la manifestazione rigorosamente a inviti (ma perch allora pubblicizzarla sui quotidiani e ingolosire altro pubblico?). Dunque siamo sulla copertura della navata centrale nonostante gli ascensori restano comunque molti gradini da salire seicento posti a sedere spalle alla piazza (il pavimento inclinato, dunque niente sedie ma panchetti costruiti appositamente, senza schienali), un palcoscenico addossato alla grande guglia della Madonnina che tutto vede e approva (forse!) da lass, e un sapiente gioco di luci artificiali che dialogano con le luci naturali del cielo, del tramonto prima, delle stelle poi. Del programma presto detto: i quattro pezzi sacri di Verdi (Ave Maria, Stabat Mater, Laudi alla Vergine e Te Deum) orchestra e coro dellAccademia delle Opere, concertatore e direttore Diego Montrone. Molto curiosamente il programma distribuito agli invitati gi annunciava i bis (lOuverture dellEgmont di Beethoven, la Vergine degli Angeli con langelica, meravigliosa voce di Donatella Colletti e il Va pensiero verdiani) che sono stati alla fine generosamente eseguiti anche se non espressamente richiesti dal pubblico. Il quale pubblico, molto elegante, che evidentemente proveniva in gran parte dalle aziende sponsor dellevento (Camera di Commercio, Gestione Fiere, J.P. Morgan, Pozzi-Ginori ed altri), non era molto avvezzo ai concerti, tanto meno di musica sacra, ed in qualche modo era anche intimorito dalla inusuale e fascinosa situazione.
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Ma veniamo alla musica, dove qualche cosa si pu ancora migliorare a cominciare dallimpaginazione del programma; ad esempio praticamente impossibile iniziare a voci ancora fredde con lAve Maria che come si sa va eseguita a cappella (per sole voci e senza strumenti) e dunque senza il supporto dellorchestra; poi forse bisogna evitare partiture ricche di piano e pianissimo quando le si devono eseguire allaperto, senza conchiglia e con linevitabile brusio che sale dalla piazza. Si osservava chiaramente che lottimo coro, magistralmente i-
struito da Nicola Kitharatzis e forte di una solida preparazione ed esperienza, era spesso a disagio e in sofferenza, non solo per questioni ambientali ma anche per evidenti problemi musicali; il concertatore si infatti dimostrato molto pi a suo agio nellEgmont, per sola orchestra, che non nelle altre partiture che prevedevano la presenza del coro. Anche lorchestra dimostrava scarsa dimestichezza con il lavoro dinsieme, si sentiva un considerevole affanno, e ovviamente non per colpa dei singoli esecutori (musicisti in gran parte impegnati in altre istituzioni stabili o nellinsegnamen-
to) ma per il fatto che, nata quattro anni fa nellambito di CL (lineffabile Comunione e Liberazione), ha affrontato in questo breve tempo pochi concerti e non ha avuto materialmente la possibilit di diventare orchestra nel vero senso della parola. Dunque grande contraddizione tra da una parte leccezionale fascino del progetto e la raffinata cura dellambiente, dallaltra la qualit musicale che nelle prossime auspicate programmazioni meriterebbe maggiore impegno e attenzione. 7 luglio
Arte
Questa rubrica curata da Silvia DellOrso
A met strada tra grafica pubblicitaria e fotografia, ma anche due modi antitetici di testimoniare una stagione cruciale della storia americana, quella compresa tra la Grande crisi del 1929 e le riforme del New Deal rooseveltiano. A quel periodo dedicata la mostra della Fondazione Mazzotta, a cura di Pietro Bellasi e Uliano Lucas. Una cinquantina di manifesti litografici di grande formato restituiscono, nel loro slancio propagandistico, lo spirito dellefficientismo americano un attimo prima del venerd nero di Wall Street. Di contro, la sezione dedicata alla fotografia, forte di 70 immagini dei massimi protagonisti di quegli anni, tra cronaca, documentazione e innovazione fotografica, indugia efficacemente sul crollo della Borsa di New York, sulla disoccupazione, sulla depressione nelle campagne americane, sullinfrangersi del sogno dellAmerican Way of Life. Parallelamente, la 3 edizione della Fiera del poster darte: in vendita oltre 50 manifesti e pi di 100 poster di artisti del XIX e XX secolo, ma anche cartoline, segnalibri, miniprint e libri. USA 1929-1939. Dalla Grande crisi al New Deal.
Fondazione Antonio Mazzotta. Foro Buonaparte 50 orario: 9.30/18.30, gioved fino alle 22. Fino al 4 ottobre (chiuso da 17 luglio al 7 settembre). Milano culla della Scapigliatura. Movimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura di Annie-Paule Quinsac e di un variegato comitato scientifico costituito da esperti di musica, letteratura, teatro e architettura. Una denominazione che rinviando a chiome disordinate, allude in realt a vite dissolute e scapestrate. Ribelli, appunto, come i protagonisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio (1861-62) che ha dato il nome a questo mix di fermento intellettuale, impegno socio-politico e arte, destinato a scompigliare come un pandemonio la Milano tardo ottocentesca. La mostra documenta lintera stagione, a partire dagli anni 60 dell800 fino allinizio del 900. 250 opere, tra dipinti, sculture e lavori grafici, dalla pittura sfumata del Piccio allintensit coloristica di Faruffini, alle innovazioni di Carcano, fino Ranzoni, Cremona, Grandi che segnano il momento doro della Scapigliatura, ma anche Paolo Troubetzkoy, Leonardo Bistolfi,
Medardo Rosso, Eugenio Pellini, Camillo Rapetti. Una sezione della mostra ricostruisce la vicenda del travagliato progetto del Monumento alle Cinque Giornate di Giuseppe Grandi, gessi compresi. Ulteriori approfondimenti, in ambito letterario e giornalistico, si trovano alla Biblioteca di via Senato che espone il Fondo delleditore Angelo Sommaruga, ricco di lettere, biglietti postali, cartoline, volumi e riviste, oltre una sezione dedicata alla caricatura e ad alcune opere di artisti fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi. Scapigliatura. Un pandemonio per cambiare larte. Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marted-domenica 9.30/19.30; gioved 9.30/22.30. La Scapigliatura e Angelo Sommaruga. Dalla bohme milanese alla Roma bizantina. Fondazione Biblioteca di via Senato, via Senato 14 orario: marted- domenica: 10/18. Fino al 22 novembre. Una mostra che si pu visitare anche on-line sul sito della galleria (www.galleriaforni.it), ma che sempre consigliabile vedere di
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persona. A confronto le opere di due artisti che, in modo diverso, ma con non dissimile intensit, hanno cercato di catturare atmosfere assolute e stati danimo. Oggetti senza apparente significato, ma che suggeriscono le emozioni di una vita. Per Ferroni livornese, morto a Bergamo nel 2001 gli strumenti del mestiere, dalle matite al cavalletto, ordinati su un tavolino, coperto da un drappo bianco: composizioni essenziali e metafiisiche, sprofondate nel silenzio. Per Sesia artista cinquataquattrenne originario di Magenta oggetti ormai in disuso che richiamano il passato, riscattandolo dalloblio. Gianfranco Ferroni si servito con grande maestria, nellarco della sua vicenda creativa, di acquaforte e litografia, media impiegati anche nelle opere grafiche in mostra. Sono tecniche miste su base fotografica quelle adottate da Sesia; entrambi esplorano il tema della natura morta e la poetica delloggetto. Gianfranco Ferroni e Giovanni Sesia. Silenzi. Studio Forni, via Fatebenefratelli 13 orario: 10/13 e 16/19.30, chiuso domenica e luned. Fino al 31 luglio. Un nuovo appuntamento nellambito delle celebrazioni per il bicentenario della fondazione della Pinacoteca di Brera. Loccasione sta suggerendo un modus operandi che si vorrebbe appartenere alla quotidianit di un museo, tra scavo e ricerca sul proprio patrimonio, ma anche capacit di dare conto dei risultati con attitudine divulgativa. Lattenzione si sposta questa volta su Giuseppe Bossi, figura chiave della storia braidense, uno dei primi segretari dellAccademia di Belle Arti succeduto a Carlo Bianconi, sospettato di sentimenti filo austriaci cui si deve, fra laltro, la presenza nelle collezioni di Brera del Cristo morto del Mantegna e dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, al cui acquisto partecip attivamente. La rassegna ricostruisce la raccolta di ritratti e autoritratti di artisti che Bossi concep come incentivo alla ricognizione storica degli antichi maestri della scuola
milanese per gli allievi dellAccademia. In tutto 34 ritratti, 25 dei quali raffiguravano infatti maestri lombardi o loro familiari, dei quali si presto persa memoria, se vero che gi nel catalogo della Pinacoteca del 1816 non sono pi registrati come nucleo autonomo. Le curatrici della mostra, Simonetta Coppa e Mariolina Olivari, li hanno rintracciati, spesso dimenticati in uffici pubblici e ne presentano 24, restaurati per loccasione, oltre a un Autoritratto di Giuseppe Bossi. Il Gabinetto dei ritratti dei pittori di Giuseppe Bossi. Pinacoteca di Brera, via Brera 28, Sala XV orario: 8.30/19.15, chiuso luned (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Fino al 20 settembre. dedicata alla lunga stagione trascorsa da Monet a Giverny la mostra di Palazzo Reale. Una rassegna che allinea 20 grandi tele dellartista provenienti dal Museo Marmottan di Parigi, dipinte tra il 1887 e il 1923 quando la costruzione del giardino di Giverny, con i salici piangenti, i sentieri delimitati dai roseti, lo stagno con le ninfee, il ponte giapponese, i fiori di ciliegio e gli iris trova pieno corrispettivo nella tavolozza multicolore di Monet, portando alle estreme conseguenze quellattitudine innata che lo induceva, ancora ragazzino, a disegnare dal vivo il porto di Le Havre, piuttosto che seguire in studio le lezioni dei maestri. Il tempo della magnifica ossessione di Giverny una piccola citt sulle rive della Senna dove Monet spese la maggior parte del suo tempo e dove costru il suo pi volte immortalato giardino - le cui immagini si possono confrontare con una serie di fotografie ottocentesche di giardini giapponesi. Non senza percepirne la familiarit con la tradizione giapponese dellukiyo-e, rappresentata da 56 stampe di Hokusai e Hiroshige, prestate dal Museo Guimet di Parigi ed esposte a rotazione per ragioni conservative. Monet. Il tempo delle ninfee.
Palazzo Reale orario: luned 14.30/19.30, marted-domenica 9.30/19.30, gioved 9.30/22.30. Fino al 27 settembre. A cura di Philippe Daverio con Elena Agudio e Jean Blanchaert, la rassegna propone tuttaltro che una lettura univoca e compiuta dellarte sudamericana; semmai un ritratto dautore che ricorda artisti di ieri e protagonisti delle ultime generazioni, insistendo su alcuni temi condivisi: sangue, morte, anima, natura, citt. E sempre e comunque con grande passione sociale e attenzione per la storia. Non ununica America Latina, ma tante Americhe Latine, cos come molto diversificato e variegato il panorama artistico del continente sudamericano. Arrivano dal Brasile, da Cuba, dalla Colombia, dal Cile, dal Venezuela e dal Messico le oltre cento opere esposte. Una cinquantina gli artisti rappresentati, concettuali, astratti, figurativi nel senso pi tradizionale del termine, pittori, scultori, fotografi o amanti delle sperimentazioni linguistiche. Ecco, dunque, la cubana Tania Bruguera, largentina Nicola Costantino, la brasiliana Adriana Varejo fino a Beatriz Milhares, Vik Muniz, al fotografo guatemalteco Louis Gonzales Palma, al cileno Demian Schopf. C anche Alessandro Kokocinsky, cresciuto in Argentina, ma nato in Italia dove tuttora vive e lavora, che trasferisce nelle sue opere dolenti i tormenti vissuti in prima persona. Nella sala cinematografica dello Spazio Oberdan la sezione video curata da Paz A. Guevara e Elena Agudio. Americas Latinas. Las fatigas del querce. Spazio Oberdan, via Vittorio Veneto 2 - orario: 10/19.30, marted e gioved fino alle 22, chiuso luned. Fino al 4 ottobre. Si fa sempre pi fitto il dialogo tra arte antica e moderna, almeno quanto a iniziative che vedono a confronto tradizione e modernit. Come la mostra allestita in questi giorni allAccademia Tadini di Lovere. Una rassegna nata dalla collaborazione tra il museo lom-
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bardo, aperto nel 1828 da un collezionista di allora, il conte Luigi Tadini, e tre galleristi/collezionisti di oggi, Claudia Gian Ferrari, Massimo Minini e Luciano Bilinelli. Ecco dunque che le opere di Antonio Canova, Francesco Hayez, Jacopo Bellini, Fra Galgario, il Pitocchetto, Francesco Benaglio e Paris Bordon, conservate in permanenza allAccademia Tadini, si trovano per qualche mese faccia a faccia con quelle di Giulio Paolini, Carla Accardi, Lucio Fontana, Luigi Ontani, Arturo Martini, Sol LeWitt e molti altri maestri del XX e XXI secolo. Accademia Tadini. Quattro collezionisti a confronto Lovere (Bergamo), Accademia di Belle Arti Tadini, Palazzo dellAccademia, via Tadini 40 (Lungolago) - orario: martedsabato 15/19, domenica 10/12 e 15/19. Fino al 4 ottobre. la mostra simbolo delle celebrazioni per il centenario della nascita del Futurismo. Una rassegna impetuosa e forse un po bulimica, ma come di fatto fu il Futurismo e come si conf alla passione dello studioso che ama rendere pubbliche le proprie scoperte. Il Futurismo a volo duccello, dunque, guardando al movimento in tutta la sua estensione cronologica e senza omettere nessuna delle sue molteplici declinazioni, esplorando anzi lintero campo dazione di unavanguardia la cui piena valutazione stata a lungo condizionata dalle sue collusioni col fascismo. A cura di Giovanni Lista e Ada Masoero, la rassegna riunisce circa 500 opere, spaziando dai dipinti, disegni e sculture, al paroliberismo, ai progetti e disegni darchitettura, alle scenografie e costumi teatrali, alle fotografie, ai libri-oggetto e ancora agli arredi, allarte decorativa, alla pubblicit, alla moda, offrendo in chiusura un assaggio di film futuristi. Il 20 febbraio 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblicava su Le Figaro il Manifesto del Futurismo ed appunto a Marinetti che spetta un ruolo chiave nel percorso espositivo, traghettando nellet delle avanguardia larte italiana di
fine 800 alla quale dedicata unefficace panoramica in apertura, tra Simbolismo e Divisionismo. Si prosegue quindi per decenni, individuando di volta in volta le figure e i caratteri dominanti. Boccioni, Carr, Balla, Severini, Russolo, Soffici, Prampolini, Depero, Sironi, Dottori e molti altri. La compagine di maestri futuristi ampiamente rappresentata, anche grazie a opere non scontate, e la rassegna segue lintera evoluzione del movimento fino a tutti gli anni 30 e oltre, avventurandosi nella met del secolo scorso per rintracciarne gli eredi: da Fontana a Burri, Dorazio, Schifano ai poeti visivi. Futurismo 1909-2009. Velocit + Arte + Azione. Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: 9.30/19.30, luned 14.30/19.30, gioved 9.30/22.30. Fino al 12 luglio. I temi sono tutti indiscutibilmente ponderosi e decisamente universali: Potere, Quotidiano, Vita, Morte, Mente, Corpo, Odio, Amore. Ognuno di questi rinvia a una delle 8 sezioni in cui si articola la mostra bergamasca il cui titolo, Esposizione Universale, sembra ironizzare su uno degli argomenti pi frequentati e ineludibili del momento. Qui per lExpo rigorosamente artistico, con una carrellata di un centinaio di opere dal 400 ai giorni nostri, forte innanzitutto del patrimonio dellAccademia Carrara di Bergamo, ma non solo. Si va da Giovanni Bellini, Bergognone, Botticelli, Carpaccio, Foppa, Pisanello, Tiziano a Casorati, Duchamp, De Chirico, Christo, De Dominicis, Ontani, Clemente, Kabakov, Gilbert & George, Maria Lai, Spalletti, Arienti, Cuoghi e molti altri, tra cui Ben Vautier le cui opere-testo ricorrono in tutte le sale. A cura di Giacinto Di Pietrantonio, non la prima volta che il direttore della Galleria dArte moderna e contemporanea di Bergamo mette a confronto larte antica con quella moderna. Lo ha fatto ragionando sulle Dinamiche della vita dellarte, una rassegna di qualche anno fa e continua a riproporre anche in questo caso la sua visione unitaria dellarte, tutta con-
temporanea, perch con gli occhi di oggi che si rilegge larte di ieri. Esposizione Universale Larte alla prova del tempo. Bergamo, Galleria darte moderna e contemporanea, via San Tomaso 53 orario: marted-domenica 10/19, gioved 11/22. Fino al 26 luglio. A sei anni dalla morte di Enrico Baj, la sua produzione artistica non cessa di riservare sorprese e nuovi filoni dindagine. Non solo le donne fiume, i monumenti idraulici, le dame, i generali, a molti gi familiari, ma anche i mobili animati, in linea con lineludibile tendenza allantropomorfizzazione dellartista milanese. Un libro, a cura di Germano Celant, edito da Skira, e una mostra alla Fondazione Marconi propongono questo versante della feconda produzione artistica del padre del Movimento Nucleare e della Patafisica Mediolanense. Sono una cinquantina le opere eseguite agli inizi degli anni 60, presentate in collaborazione con lArchivio Baj. Alla base, lidea tipicamente surrealista e venata dironia che qualsiasi cosa possa trasformarsi in altro. Ecco, dunque, come gi stato per i personaggi, una serie di mobili bizzarri ma anche eleganti, confezionati con ovatta pressata e applicata a collage sul fondo di stoffa da tappezzeria, su cui Baj sistemava cornici, pomelli, passamanerie e fregi di serrature a evocarne i tratti somatici; via via il mobile si precisa, si fa di legno grazie a fogli dimpiallacciature opportunamente impreziositi e si avvia a esibire la sua natura Kitsch. Enrico Baj. Mobili animati. Fondazione Marconi, via Tadino 15 orario: marted-sabato 10.30/12.30 e 15.30/19. Fino al 24 luglio. I suoi celebri Bleu hanno addirittura richiesto una tonalit di blu creata ad hoc, che porta a tuttoggi il suo nome (International Klein Blue). Laspirazione alla purezza e allassoluto hanno contraddistinto lintera e brevissima vicenda creativa di Yves Klein, suggerendo pi di unaffinit con Piero Manzoni, e non soltanto
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perch sono morti, quasi coetanei, a un anno di distanza luno dallaltro: nel 62, a Parigi, il trentaquattrenne Klein; nel 63, a Milano, Manzoni appena ventinovenne. A Yves Klein, capofila del Nouveau Ralisme, sebbene ne sia uscito un anno dopo la fondazione e antesignano della pittura monocroma, dedicata unampia retrospettiva che oltre a presentare un centinaio di opere del maestro francese, provenienti dallArchivio Yves Klein di Parigi e da collezioni internazionali, affianca .
loro, nelle piazze e nei giardini della citt, una selezione di sculture metalliche della moglie Rotraut Uecker che con Klein condivise anche la vocazione artistica e immaginifica. Sui tre piani del museo, le opere di Klein sono presentate per nuclei tematici: i Monochrome realizzati con pigmenti puri fino ad arrivare al solo blu, alternato con loro in foglia; i quadri realizzati con il fuoco a contatto diretto con la tela; le Anthropomtrie, tele su cui sono impressi i corpi delle modelle cosparse
di colore dallartista durante veri e propri happening; e ancora i Relief plantaire, le Sculpture ponge, insieme a filmati e fotografie a documentarne le azioni, mentre un ricco apparato documentario permetter di seguire le tappe del percorso artistico e personale di Klein. Yves Klein & Rotraut Lugano, Museo dArte, Riva Caccia 5 orario: marted-domenica 10/18, luned chiuso (tranne il 1 e 29 giugno). Fino al 13 settembre
Teatro
Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi La Fucina Ghislanzoni Lassociazione culturale Fucina Ghislanzoni venne fondata a Caprino Bergamasco nel 1993, sedici anni fa, in occasione del centenario della morte di Antonio Ghislanzoni, con lintento di favorire e divulgare gli studi sullopera dello scrittore. Al tempo di Ghislanzoni il paese contava 800 anime ed era un luogo di villeggiatura molto frequentato; oggi gli abitanti sono poco meno di 3.000. Eppure, in questa piccola realt, molte sono le iniziative portate avanti da questo cenacolo di appassionati animato da Giorgio Rota, architetto, Gian Luca Baio, archeologo e Carlo Tremolada, bibiliofilo e ricercatore, per tenere viva la memoria dellartista. Poeta lirico e satirico, romanziere, saggista e critico, musicista, promotore di iniziative editoriali e giornalistiche nellambito della Scapigliatura Lombarda, Antonio Ghislanzoni viene ricordato per linstancabile creativit che scopriamo attraverso le numerose pubblicazioni che da anni gli sono dedicate dalla Fucina Ghislanzoni di Caprino Bergamasco. Immagini e parole e musiche di tempi lontani celebrano questo personaggio considerato minore che in s racchiude lo spirito di libert e di trasgressione che fu il vero seme poetico degli artisti scapigliati. Solo stasera, alle 21 Fondazione Biblioteca di Via Senato, via Senato 14 Ingresso libero con prenotazione telefonica ai numeri: 02.76.02.07.94/02.76.31.88.93 Preghiera Darwiniana Dio e Darwin e linconciliabilit tra due visioni del mondo che si vogliono contrapposte. Oppure, Dio e Darwin in parallelo? Quello che conta non sono tanto le risposte, quanto le domande. E che siano le domande giuste! Lella Costa, in anteprima per Milano, legge e interpreta dal libro di Michele Luzzato, Preghiera Darwiniana. La preghiera di Luzzatto il dipinto di una creazione del mondo imperfetta, beffarda, comica e malinconica. Racconta di una natura fatta di tentativi, prove ed errori (un po come il progresso scientifico), nella quale manca un senso che indirizzi levoluzione e una logica che diventa chiara soltanto dopo. Linterprete pi sensibile della scena italiana in un testo struggente al centro del dibattito morale sullevoluzione. Solo gioved 9 luglio alle 21.45 Ex O.P. Paolo Pini, via Ippocrate 45 Info e prenotazioni: 02.66.20.06.46 Todo Modo Nessuna vittima, tutti colpevoli di e con Fabrizio Catalano Il potere altrove. Con questa affermazione secca, lapidaria Leonardo Sciascia chiuse, nel lontano 1983, la propria esperienza parlamentare. In poco meno di quattro anni, aveva potuto constatare che le decisioni pi importanti, per il Paese e per i suoi cittadini, venivano solo formalmente prese alla Camera dei Deputati o nel Senato della Repubblica. Altrove, lontano da quelli che vengono considerati i luoghi in cui si amministra il potere, forze occulte, nascoste, impalpabili segnavano e segnano allora come ora il destino dellItalia. Atroce realt, che Sciascia aveva gi intuito, in uno dei suoi romanzi pi famosi, scritto quasi dieci anni prima: Todo modo. Unimpietosa denuncia dei mali che affliggono la societ italiana, e non solo: la corruzione, la schizofrenia del potere e, ancor di pi, una dilagante, inarrestabile mancanza di idee. Un libro profetico, dunque, illuminante: che adesso sta per diventare uno spettacolo teatrale. Che, fedele alla poetica sciasciana, ribalta le regole del poliziesco. Nel poliziesco tradizionale, infatti, il crimine giunge a rompere lequilibrio di una societ perfetta; solo attra-
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verso la scoperta e la punizione del colpevole la ferita, nel tessuto sociale, si rimargina: e tutto torna come prima, come se nulla fosse accaduto. Nelle opere di Sciascia, invece, la societ tuttaltro che perfetta, ed il delitto come un vaso di Pandora: dal quale fuoriesce lingiustizia che permea le nostre societ. Il crimine appartiene alluomo e alla societ malata che luomo ha creato. Perci, spesso, impossibile individuare il colpevole, i colpevoli. Simenon diceva che esistono solo vittime e non colpevoli; Sciascia sembra quasi ribaltare questa affermazione: tutti potrebbero essere colpevoli. In Todo modo, per esempio, alcuni tra i pi importanti uomini politici, industriali, rappresentanti del clero, riuniti in un luogo misterioso lEremo di Zafer per praticare gli esercizi spirituali, vengono assassinati da una mano misteriosa.
Uno dopo laltro. Ne nasce uninchiesta intricatissima, in cui rimangono invischiati il procuratore Scalambri ed un famoso scrittore, capitato per caso nellEremo di Zafer. Uninchiesta irta di ostacoli, che rischierebbe di far saltare i meccanismi del potere. Ma, contro lo Scrittore e il Procuratore, si erge non solo il muro di omert degli ospiti delleremo, ma soprattutto la personalit, al tempo stesso terribile ed affascinate, di Don Gaetano. In apparenza, semplicemente un gesuita, che ha organizzato gli esercizi spirituali; in verit, un personaggio assai complesso, un essere astuto, colto, cinico, dotato di unintelligenza superiore, che appartiene alla genia dei cattivi dei romanzi gotici, o a quella degli antieroi della letteratura russa, dal Grande Inquisitore di Dostoevskij al Demone di Lermontov.
Nel corso dello spettacolo, dunque, mentre gli eventi si susseguono a ritmo incalzante, quasi come nei romanzi di Agatha Christie, i protagonisti uomini con idee e visione del mondo totalmente differenti si scontrano e si confrontano. Cos giusto, e cosa non lo ? A cosa deve aspirare, in cosa deve credere un individuo, una societ, lumanit? Tutte domande che ci tormentano e a cui, da millenni, noi e i nostri simili cerchiamo invano una risposta Solo gioved 9 luglio alle 21 Fondazione Biblioteca di Via Senato, via Senato 14 Ingresso libero con prenotazione telefonica obbligatoria a partire dal giorno precedente lo spettacolo ai numeri: 02.76.02.07.94/02.76.31.88.93
Crossing Over di Wayne Kramer Quasi riuscita questa copia, almeno per quanto riguarda la sceneggiatura, del filone lanciato dal pi bravo degli sceneggiatori oggi in attivit ad Hollywood Paul Haggis, che con il suo Crash laveva avviato per poi farsi seguire da film come Babel o per ricordarci scene come quelle di Traffic. Peccato che il resto, a partire dalla regia di Kramer alla sua terza opera, non sia allaltezza dei predecessori. Mancano quei piccoli elementi sceneggiativi, chiamati indizi, che consentono allo spettatore di intuire il parallelismo delle storie e non ti fanno avere la senzazione che siano completamente disconnesse, come accade qui. Lunico elemento che fa da collante in questo film la musica, che non sar al livello di Ba-
ma che comunque sviluppa, anche se in maniera pedestre, temi molto attuali che riguardano tutti. Transformers La vendetta del caduto di Michael Bay Ottimo lavoro produttivo per questo sequel che per da qualsiasi altro aspetto lo si guardi, non si esime dalla maledizione dei secondi. Iniziamo dalla sceneggiatura. La cosa che salta allocchio lincapacit di legare, gli aspetti che mettono in risalto i robot con le scene che riguardano gli umani. Come se ci fossero storie parallele che debbano convivere per forza. Inoltre, nel primo film, tra i soggettisti partecipava John Rogers, gi soggettista di Catwoman, il quale stato escluso in questo. Mentre viene aggiunto, tra i sceneggiatori, Ehren Krugen, scelta molto pi versatile. Che sia questo uno dei motivi? Tra laltro
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dalla sceneggiatura viene fuori lincapacit di scrivere una parte, per la bellissima attira masse maschili Megan Fox, capace di farla recitare invece di darle delle pose. La maggior parte delle inquadrature e scene di Megan Fox sono delle foto legate al suo aspetto fisico, basta considerare la prima scena in cui appare. Peccato, perch a mio avviso nel primo film aveva dimostrato una recitazione allaltezza della produzione, che ovviamente deve comprendere questo genere di cose, ma non limitarsi solo a quelle. La regia e la fotografia sono, come nel precedente, esattamente il clich che ci si aspetta per un polpettone commerciale senza grosse pretese, se non quelle finora elencate. Il montaggio, forse, lunica cosa che si salva oltre alla produzione, visto che in questi film comunque una delle parti fondamentali, e gli si presta sempre molta attenzione. Non a caso viene affidato a quattro dei pi famosi e capaci montatori della Hollywood che fa i soldi. Se poi, come ultima considerazione, prendiamo il fatto che dura due ore e mezzaBeh, diventa un po complicato seguirlo. Per rientra sicuramente tra quei film che bisogna vedere solo al cinema, e se siete alla ricerca di un ottimo livello di effetti speciali, il tutto con una spruzzatina di azione qui e curve mozzafiato l, insomma di puro intrattenimento, allora il film per voi. I love Radio Rock di Richard Curtis Se fossi un produttore di una major hollywoodiana avrei acquistato i diritti prima delluscita del film e lavrei pompato nel circuito commerciale con pubblicit allaltezza. Perch questo prodotto puramente inglese, uno straordinario lavoro dello sceneggiatore di Quattro matrimoni e un
funerale e Notting Hill, il quale tiene alta la sua reputazione da soggettista e sceneggiatore, e migliora il pensiero generale verso di lui, firmando anche la regia. Certo , che quando un autore firma queste tre fasi della produzione, si pu certamente dire non solo che sia una sua opera, ma quasi che sia unestensione del suo pensiero. E quello che ne viene fuori un dolcissimo ricordo verso una musica che ha fissato i criteri di quella contemporanea, ma al contempo, un fermo punto di vista sulle asiprazioni ed i sogni di una societ che pare smarrita. Radio Rock il nome di una nave pirata che trasmette a tutta la Gran Bretagna dal Mare del Nord Rockn roll tutto il tempo, da dei dj che vivono lass isolati dal mondo, in un epoca in cui vi era il monopolio della BBC controllata dal Ministero delle Telecomunicazioni che trasmetteva solo musica classica. Questo rende la pellicola impregnata di musica anni60, con una scelta delle musiche che merita da sola il prezzo del biglietto, e una costruzione dei personaggi perfettamente tipica di quegli anni, come The Count, il conte, interpretato egregiamente dal premio Oscar Philip Seymour Hoffman. Dunque un inno al sesso, droga e rockn roll fino alla fine, che non stato messo in rilievo come avrebbe meritato, visto i molti elementi commerciali, come il montaggio, e con interessanti motivi per andarlo a vedere per i nostalgici, ma anche per chi ama la musica e le commedie scritte per il cinema. Terminator Salvation di Mcg Se si potesse, descrivere il film soltanto con le musiche di Danny Elfman, mettendo sotto il titolo un file mp3 con lincalzante tema lo farei. Questo a mio avviso basterebbe a descrivere la potenza di questo film, che arriva allo spettatore come londa durto di una
bomba atomica, supportando con la musica scene come il ritorno di un T-600(il primo Terminator, per intenderci, il governatore della California) completamente fatto al computer, primo stile(vedi Conan il barbaro), come mostro finale. Terminators che, forse giustamente, rubano la scena al protagonista Connor, interpretato magnificamente da Bale, come il T800, lultima invezione delle macchine con una parte sostanziale umana, e lo scheletro robotico, con lo scopo dinfiltrarsi nella resistenza. Questi elementi denotano lattenzione da parte dei soggettisti, tra cui lonnipresente James Cameron, per lo sviluppo di una storia mai che versi sul banale, ma che anzi, cerchi unevoluzione proprio come i suoi personaggi. Elemento, questo, ricorrente in tutti i film della saga, che a mio avviso una delle poche a mantenere lo stesso livello qualitativo in quasi tutti i suoi cloni. Il motivo, forse, dovuto allattenzione verso la crew che collabora con i vari registi, mantenendo nei ruoli piu determinanti, gli stessi operatori. Come gi detto per le musiche, ma anche nel montaggio, il montatore di James Cameron, Conrad Buff, o lo stesso Cameron, messosi da parte come regista per dedicarsi al soggetto(forse era meglio che lo dirigesse lui questo episodio). Insomma, stessa troupe stesso successo, un film che decisamente non delude le aspettative, ne dei fans della saga, ne degli altri spettatori e che anzi crea gi lattesa per il prossimo episodio, Terminator 5, attualmente in sviluppo e che dovrebbe esser pronto per il 2011. Se dovessi trovare una pecca, se cos si pu dire,di questo film sicuramente la regia, improntata piu sugli spot e i music videos che sul cinema. Ma questo,si sa, un altro discorso(mp3)
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