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lvaro siza vieira

a cura di

Raffaella Maddaluno index by Raffaella Maddaluno

Sette case

nel parco di Villa Colonnese Seven residences in the Villa Colonnese park

lvaro Siza Vieira nasce a Matosinhos (Oporto) in Portogallo nel 1933. Studia alla Scuola superiore di Belle Arti di Oporto dal 1949 al 1955 e da allora fino al 1958 lavora nello studio di Fernando Tvora. Dal 1966 al 1969 insegna allUniversit di Oporto dove, nel 1976, gli viene affidata la cattedra di progettazione, che mantiene tuttoggi. Ha insegnato come visiting professor nelle pi importanti facolt del mondo: Losanna, Bogot, Harvard. lvaro Siza Vieira was born in Matosinhos (Oporto) in Portugal in 1933. He studied at the University of Fine Arts of Oporto from 1949 to 1955. Since then until 1958 he studied in the studio of Fernando Tvora. From 1966 to 1969 he taught at the University of Oporto where in 1976 he got the chair of design that he still teaches now. He taught as visiting professor in the most important faculties in the world: Lausanne, Bogota, Harvard.

Il progetto del Parco Colonnese, in corso di realizzazione sui colli Berici, la prima opera costruita in Italia da lvaro Siza, se si esclude la Chiesa di Salemi. Nel parco, che si trova a ridosso di un pendio prospiciente la citt di Vicenza, sorgono diversi edifici: la Villa Colonnese, datata al 1681, la cappella, e alcune preesistenze che testimoniano una densa storia abitativa. Il progetto prevede sette case, sei monofamiliari e una plurifamiliare, che si distribuiscono nel parco, integrandosi con armonia ed educazione tra le presenze arboree di un luogo dotato di grande bellezza paesaggistica e quiete. La realizzazione del progetto stata possibile grazie alla collaborazione tra lo studio Siza e la Futura Progetti, societ di project management guidata da Massimo Mander. Il progetto prevede due livelli di intervento: il recupero della preesistente Villa Colonnese e la costruzione di sette ville. Sul piano finanziario, la realizzazione delle sette ville servita a sostenere il restauro della villa seicentesca, condotto filologicamente con il supporto di accurati studi storici di Renato Cevese. La Villa aveva infatti subito, nel corso del tempo, forti manomissioni e trasformazioni che ne avevano cancellato la originaria purezza formale e le equilibrate proporzioni. Siza decide di isolare il manufatto principale dalle aggiunte costruite nel tempo, completandolo con una meticolosa attenzione alle molte tracce ancora presenti fino a riproporre essenze arboree nella loro collocazione originaria. Il progetto di recupero incentrato su richiami formali e storici, frutto di comparazioni e ricerche per le quali larchitetto si avvalso di diverse consulenze. Le proporzioni sono derivate con naturalezza dagli esempi delle numerose ville nei dintorni di Vicenza, dallo studio delle quali tratta anche lattenzione necessaria a una costruzione fatta di piccoli gesti, di sostituzioni di materiali, nel rispetto dei dati esistenti. In tale logica viene mantenuta la facciata del prospetto principale e per un atteggiamento di rispetto si lasciano inalterati elementi architettonici come le travi principali, la cornice che gira intorno al prospetto o alcune pietre delle facciate. La scelta di un atteggiamento rispettoso nei confronti della storia del luogo si estende anche al nuovo e nella costruzione delle sette ville si usano i materiali gi presenti: marmo persichino graffiato come basamento e intonaco bianco, un accostamento cromatico del resto ricorrente nelle opere di Siza. Le sette ville sono progettate seguendo un criterio di utilizzo comune del parco Colonnese, non sono separate

The Parco Colonnese project, which is being built on the Berici hills, is the first work in Italy by lvaro Siza, not counting the Church in Salemi. In the park, on a slope overlooking the city of Vicenza, there are several buildings: the Villa Colonnese, dated 1681, the chapel, and some previous buildings testifying a substantial residential history. The project provides for six single-family homes and one multiple-family block, distributed throughout the park, fitting harmoniously, and with due consideration for the vegetation of a place of great scenic beauty and tranquility. The realization of the project was made possible thanks to cooperation between the Siza Studio and Futura Progetti, a project management firm run by Massimo Mander. The project works on two levels: restoration of the old Villa Colonnese and construction of seven country houses. From a financial point of view, the creation of the seven country homes provided financing for the restoration of the 17th century villa, which was carried out philologically with the backing of accurate historical research by Renato Canavese. The Villa through the centuries had in fact undergone extensive alterations and renovations which had interfered with its original formal clarity and balanced proportions. Siza decided to isolate the main building from the additions made through the years, completing it with careful consideration of the many traces still present, even to returning species of trees to their original setting. The restoration project is centered around formal, historical references, the result of evaluation and research for which the architect availed himself of a number of different consulting sources. The proportions are derived naturally from the models of several villas in the outskirts of Vicenza. There is also the necessary attention to building through small signs, and replacement of materials with consideration for existing data, that were obtained from the study of these period residences. According to this policy the faade of the main prospect was preserved, and on the strength of this respectful attitude, certain architectural elements were left unchanged, such as the main beams, the cornice going around the faade or some of the faade stones. The choice to respect the history of the place extends also to the new constructions and, in the building of the seven villas, materials that were already present have been used: Persichino graffiato marble as a base and white plaster, a color

da recinzioni ma collegate da percorsi organizzati con fluidit tra il verde del giardino, a rafforzare lidea di un luogo unitario. Unico evidente segno di separazione dallesterno il muro che recinge lintera propriet, recuperato e in parte riprogettato. Lingresso delle case comunque individuale e ognuna ha una propria strada di entrata che collega direttamente allesterno. Il progetto, tuttavia, istituisce il principio che collegare pi importante che dividere, un concetto nuovo che sinsinua in una stratificata idea di casa implosa e chiusa in se stessa, per frantumarla e svelarne le debolezze. Dal punto di vista tipologico, due delle ville sono a patio, orientate in direzione nord-sud, con apertura prospettica verso Vicenza. Una innovazione la cui abilit consiste nellassumere e attualizzare la tradizione tipologica. Le case sono a due piani e il gioco verticale di intersezioni successive permette di inquadrare prospetticamente, dai patii, la citt di Vicenza. Nel patio di una villa stato conservato un albero preesistente e la sua posizione ha sicuramente condizionato il gioco progettuale e compositivo, una sorta di cono visivo con un traguardo dimensionale che inquadra porzioni di citt e che conferma una volt in pi, nel progettare siziano, lintermediazione e l'osmotico movimento tra un interno e un esterno. Continuando in direzione est, il progetto prevede unaltra casa monofamiliare collocata a sinistra del fronte della villa. Lentrata caratterizzata da una forte rientranza che la segna, e il percorso distributivo enfatizzato dalla prosecuzione esterna di un camminamento laterale che abbraccia e recinge parte del lotto. Proseguendo a ridosso della villa Colonnese, liberata dai volumi ad ala, prevista la costruzione dellunico edificio plurifamiliare, che riprende le linee di una costruzione preesistente, svuotata e modellata con tagli geometricamente definiti, a organizzare tre appartamenti su tre livelli differenti. Le altre tre case, disposte secondo lasse est-ovest, sono su due livelli e modulano la stessa idea base che si caratterizza di volta in volta accompagnando le curve di livello del terreno o assecondando le necessit funzionali e dimensionali. La forma della casa non nasce da una forzata ricerca di identit ma dalle necessit dellabitare e dellappoggio al suolo. Nelle singole case, se un muro si torce per una diversa necessit, se un patio ha una quota differente rispetto al suolo per inquadrare diversamente la citt. Ci che appare evidente, analizzando nellinsieme limpianto progettuale, lassenza di una regola vincolante, rigida: ogni elemento, sia esso una finestra, una porta, una parete, una scala, ha una propria vita e identit, svincolato da obblighi formali segue altre regole dettate dallintorno e dal paesaggio. Con questopera, il linguaggio architettonico di Siza dimostra di non essere semplice espressione formale ma di avere la forza di una ricerca, caratterizzata da un bilancio attento degli elementi che rendono le sue architetture equilibrate macchine in movimento. Le opere di Siza, siano esse case o edifici pubblici, accompagnano chi le utilizza con tagli di prospettiva in un gioco di passaggi e di cambiamenti che enfatizza i punti di transizione, con pochi momenti di quiete, pensati come pause dello spazio in cui far confluire le linee di percorrenza; cambiamenti che non disarmano, non lasciano disorientati ma semplicemente conducono a usare larchitettura. Si cammina, tra le case di Siza, avvertendo leco dei segni nervosi da lui tracciati sulla carta.

combination often recurring in the works of Siza. The seven villas are designed following a standard of shared use of the Colonnese park, they are not separated by fences, but rather connected along itineraries organized flexibly through the greenery of the park, thus reinforcing the idea of a single location. The only evident sign of separation from the outside is the wall surrounding the entire property, which has been recovered and partly re-designed. Entrance to the houses is individual, however, and each has its own driveway connecting directly with the outside. The project nonetheless introduces the principle that connecting is more important than dividing, a new concept fitting into a stratified idea of an imploded house closing on itself and broken down to bring out its weak points. From the point of view of style, two of the villas have a patio oriented north-south, overlooking Vicenza. The innovation consists of adopting and updating the traditional style. The houses are on two floors and the vertical play of consecutive intersections makes it possible from the patios to frame the city of Vicenza in perspective. In the patio of one villa a pre-existent tree has been preserved, and its position has surely conditioned the design and composition play, like a sort of visual cone with a dimensional target framing portions of the city, once again confirming in Sizas project the mediation and the osmotic movement between an inside and an outside. Proceeding eastward, the project provides for another single family house set to the left of the front of the Villa. The entrance is characterized by a deep indentation, and the distribution technique is emphasized by the outside extension of a lateral communication trench enclosing part of the lot. Continuing close to Villa Colonnese, separated from its additions, the only multiple-family home will be built, following the lines of an earlier building, emptied and shaped with well defined geometric forms, and arranged in three apartments on three different levels. The other three homes, set on the east-west axis, are on two levels and vary on the same basic idea characterized in turn by the need to follow the curves of the land or other functional and dimensional requirements. The shape of the house does not originate from a strained pursuit of identity, but from the needs of living and of resting on the ground. In each house, if a wall turns, it is because there is a need for it to do so, if a patio is on a different height with respect to the ground it is to frame the city in a different way. What appears to be evident in evaluating the project as a whole is the absence of a binding rule: each element, whether a window, a door, a wall, a staircase, has its own life and identity, free from formal ties and following other rules set out by the surroundings and the landscape. With this work, Sizas architectural expression shows itself not to be merely formal, but having the force of an investigation characterized by a careful estimate of the elements that cause his architecture to be like balanced machinery in motion. Sizas works, whether private houses or public buildings, accompany the people who use them with forms of perspective in a play of passages and changes emphasizing transition points, with few moments of quiet, visualized as pauses in space in which to bring about the meeting of the lines covered; changes that do not surrender, do not leave you confused, but simply lead to use architecture. Walking around Sizas houses one is aware of the echo of his rapid, nervous lines drawn on paper.

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Villa a patio, prospetto est, sezione longitudinale, pianta piano interrato, pianta primo piano

VILLA 1 - PROSPETTO EST

VILLA 1 - SEZIONE VERTICALE H3


0 10m

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progetto project lvaro Siza Barbara Rangel Jos Carlos Oliveira collaboratori collaborators Francisco R. Guedes Angela Pinciotto Bradford Kelly Mixchele Gigante Francesca Montalto Mitsunori Nakamura Andrea Smaniotto Cecilia Alemagna

progetto tecnologico technological project Studio Ingegneria Grazioli & Associati (strutture) P.I. Flavio Ferronato N.E.C.S.I. s.r.l. (impianto elettrici e idraulico) Ing. Raul Bessa (impianto meccanici) agronomo agronomist dr. Altissimo impresa costruttrice contruction company Tribelli s.r.l.

localit place Arcugnano (VI) committente client Futura Progetti s.r.l. studio associato partnership Futura Progetti: Paolo Desider Lucio Dalla Pozza foto photo Pietro Savorelli
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Intervista a lvaro Siza Vieira Interview to lavro Siza Vieira

Raffaella Maddaluno: Lavorare in architettura in Italia complicato: molto spesso il proseguimento naturale del processo progettuale viene interrotto e costruire diventa una occasione sempre pi rara. Lei ha avuto diverse occasioni in Italia, pu dirci come le ha vissute. lvaro Siza Vieira: Non so se fare architettura in Italia pi complicato rispetto ad altri paesi e non so nemmeno se utilizzerei esattamente il termine complicato, perch in realt non mai semplice lavorare con larchitettura. Se per complicato si intende la necessit di confrontarsi con dei problemi allora direi che complicato costruire in Spagna, complicato costruire in Portogallo, complicato costruire in Francia. Daltra parte ho cos poca esperienza costruttiva in Italia che non sento di poter esprimere un giudizio che sia paradigmatico e generalizzante. anche vero per che tutto ci che ho progettato in Italia non ha avuto un esito costruttivo. Fino ad ora ho partecipato a un concorso a Venezia per la Giudecca (Concorso Recupero Area Campo di Marte, Giudecca 1985), ho progettato una piccola costruzione sempre vicino Venezia (Progetto laboratorio Showroom Abitazione Dimensione Fuoco, San Don di Piave, Venezia 1993), sono intervenuto a Milano con un piccolo progetto per il Castello Sforzesco (Concorso per la Sala della Piet Rondanini, Milano 1999). Anche in Sicilia ho fatto alcuni progetti, non realizzati, tra cui un padiglione sportivo a Palermo (Complesso sportivo per le Universiadi 97, Palermo 1994/1995). A Salemi ho avuto una collaborazione progettuale con Roberto Collov (Recupero della Chiesa a Salemi,1983-1997), unopera che fortunatamente si realizzata, portata a termine dallo stesso Collov. Non so se sono testimonianze sufficienti per definire una situazione generale. Tutti i progetti non sono stati realizzati per motivazioni tra loro differenti, credo dipendenti anche da attitudini ed esperienze personali, dunque spero non mi si possa prendere come riferimento. Avevo ricevuto un invito di progettazione per il concorso di una chiesa a Roma(Concorso Chiesa Santa Maria del Rosario, 1998), ad esempio, ma successivamente mi arrivata una lettera in cui si diceva che la Curia vescovile non aveva approvato il progetto per decisione del Vescovo. Forse vero, pensando alla variet di motivazioni si potrebbe dire che dallItalia non ci si pu aspettare molto, meno di tutto la costruzione. Ho avuto anche in altri paesi problemi a costruire, ma in Italia le ragioni e le condizioni sono diverse. Ma ora sto costruendo a Vicenza R.M.: con un intervento di iniziativa privata? .S.V.: S, per iniziativa privata che ho avuto la possibilit di costruire in questo luogo. Sempre per iniziativa privata sto intervenendo in unaltra villa, Villa Zileri, ancora nei pressi di Vicenza. un esercizio di progetto molto interessante che oscilla tra un intervento di puro recupero e ladattamento di alcuni annessi che esistevano nellintorno di questa villa, molto bella. Anche in questo caso un invito, da parte di un proprietario che ha voluto me per continuare il lavoro iniziato in altri tempi da Carlo Scarpa e interrotto, credo, a causa della sua morte. Lopera si costruir Ritornando al discorso precedente, capita sempre nella vita dellarchitetto il momento tragico in cui si capisce che la propria opera non sar realizzata; tragico a Parigi, a Strasburgo, in Italia R.M.: allora parliamo di proporzioni. In Italia, di molti progetti pochi sono costruiti e raramente da grandi nomi, che quando intervengono si trovano a fronteggiare insormontabili questioni. .S.V.: Pu non essere un male, forse lassenza di grandi architetti o di grandi costruzioni aiuta, facilita la produzione di belle opere, di interventi piccoli ma dignitosi, fa crescere una identit culturale che toglie dallanonimato la produzione architettonica e le da vigore. Certo servono occasioni per sviluppare la ricerca e limpressione generale che sia molto difficile avere delle occasioni nel vostro paese. Sicuramente una delle motivazioni che inibisce il peso straordinario del patrimonio costruito. Praticamente tutto il territorio costellato di monumenti, i centri storici hanno una ricchezza che non quantificabile, ed impossibile non farsi assalire da una sorta di inibizione, se non addirittura di paura, allidea di come un intervento errato possa pregiudicare in qualche modo questo patrimonio. Il confronto con ci di cui si ha un forte rispetto non semplice e richiede umilt. anche vero che questa sempre stata la condizione di normalit in Italia, perch il suo patrimonio ha sempre rappresentato un riferimento indiscutibile in qualsiasi epoca. Ma oggi la necessit del confronto con il riferimento storico si trasformato in paura, perch il suo peso aumentato, ed cos in tutti i Paesi, non solo in Italia; soltanto che la cultura artistica italiana ti obbliga a un confronto continuo per una questione di quantit. Anche in Portogallo ci sono difficolt, comprensibili dati i molti errori fatti in

Raffaella Maddaluno: Working in architecture in Italy is complicated: quite often the natural continuation of the project procedure is interrupted and building becomes an ever rarer event. You have had several of these experiences in Italy; can you tell us about them? lvaro Siza Vieira: I dont know whether doing architecture is more complicated in Italy than in other countries, and I dont even know whether I would actually use the term complicated, because actually it is never simple to work in architecture. If by complicated is meant the necessity to deal with problems, then I would say that it is complicated to build in Spain, it is complicated to build in Portugal, it is complicated to build in France. Besides, I have so little building experience in Italy that I dont feel I am in a position to express an opinion that is exemplary and make a generalization. It is also true, though, that nothing I have designed for competitions in Italy has been built. Until now I have taken part in a competition in Venice for the Giudecca (Competition for the Recovery of the Campo di Marte Area, Giudecca 1985), I also designed a small building near Venice (Project for a Workshop Showroom Residence Dimensione Fuoco, in San Don di Piave, Venice 1993), I worked in Milan on a small project for the Castello Sforzesco (Competition for the Room of the Piet Rondanini, Milan 1199). Also in Sicily I did some unfulfilled projects, including a sports building in Palermo (Sports facility for the University games of 1997, Palermo 1994/1995). In Salemi I did a project in collaboration with Roberto Collov (Recovery of the Church in Salemi, 1983-1997), which was carried out by Collov himself, fortunately. I dont know whether this is sufficient evidence to define a general situation. All the projects were not completed for reasons differing one from another, I imagine depending also on different personal capacities and experiences, and therefore I hope should not be taken as a reference. I had received an invitation for a project in the competition for a church in Rome (Competition for the Church of Santa Maria del Rosario, 1998), for instance, but subsequently I received a letter saying that the Diocesan Curia had not approved the project by a decision of the Bishop. It may be true, thinking of the variety of motives one might say that you cant expect much from Italy, much less building, but in Italy the reasons and conditions are different. However, now I am building in Vicenza R.M.: on a private initiative? .S.V.: Yes, it is by private initiative that I have had the opportunity to build here. Also by private initiative I am working on another villa, Villa Zileri, again in the Vicenza area. It is an extremely interesting form of project, something between a pure recovery operation and the modification of some annexes in the surroundings of the villa which is very handsome. Also in this case it was an invitation on the part of an owner who wanted to have me continue the work started some time ago by Carlo Scarpa and interrupted, I suppose, on account of his death. The work will be built Going back to the previous matter, in an architects life there is always the tragic moment when you understand that your work will not be carried out; it is tragic in Paris, in Strasbourg, in Italy R.M.: then lets talk about proportions. In Italy out of many projects few are built, and rarely by great names, who find themselves facing insuperable problems when they start working. .S.V.: That may not be a bad thing, maybe the absence of great architects and great buildings helps, facilitates the production of good work, small but dignified jobs, it increases a cultural identity removing the anonymity of architectural production and lends it power. Of course there is a need for opportunities to develop research, and the general impression is that it is very hard to have opportunities in your country. Of course one of the inhibiting reasons is the extraordinary amount of the building heritage. Practically the entire territory is scattered with monuments, historical centers have treasures that are not quantifiable, and it is hard not to be assailed by inhibition, if not by fear, at the idea of how a mistaken job could somehow jeopardize such a heritage. Confrontation with something for which one feels great respect is not simple and demands humility. It is also true that this has always been the normal condition in Italy, since its heritage has always been an unquestionable reference in any period. But today the need of confrontation with historical reference has turned into fear, since its significance has increased, and it is like this in all countries, not just in Italy; it is merely the fact that Italian artistic culture forces you into continuous confrontation on account of the great quantity. In Portugal there are also difficulties, which makes sense due to the many

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passato, ma sulla conservazione c maggiore libert. R.M.: La cultura architettonica italiana stata, nella teoria e nella pratica costruttiva, un riferimento importante per gli architetti portoghesi; penso a Scarpa per Tavora, Gardella, Moretti, Aldo Rossi per Souto de Moura. Da qualche decennio larchitettura portoghese diventata a sua volta un riferimento per quella italiana: in questo scambio che cosa ha fermato nella sua memoria di architetto per poi trasformarla in riferimento? .S.V.: Sento una forte influenza della cultura italiana in generale, a volte pi che una singola opera mi rimasta impressa una citt, la sua atmosfera, gli spazi e sono stato influenzato anche dalle cose che gli Italiani hanno portato nel nostro paese, quando vi intervenivano. Molti italiani hanno costruito in Portogallo, a Lisbona per esempio ci sono molte costruzioni italiane, come il Centro Culturale di Gregotti. Nel periodo del dopoguerra larchitettura italiana ha avuto un ruolo indiscutibile nei dibattiti del CIAM, a cui Tavora partecipava e da cui per indiretta trasposizione anchio apprendevo, ed stata un riferimento per la rinascita dellarchitettura portoghese di quellepoca, per diverse ragioni tra cui alcune specificatamente politiche. Lentusiasmo italiano a volte arrivava fino a noi, e il rigore classico di quella cultura architettonica ci ha molto ingentiliti. Larchitettura di epoca fascista, per esempio, ci ha segnati sicuramente molto pi dellarchitettura tedesca dello stesso periodo, perch il continuo confronto e lequilibrato misurarsi con la mediterraneit ha prodotto delle opere singolari, eleganti, storiche, non soltanto celebrative. Lavanguardia in Italia non ha mai perso di vista la storia, intesa nei suoi principi, nella sua classicit, nei suoi insegnamenti, nellimportanza delle relazioni con lintorno. Mi vengono in mente architetti come Terragni o Libera e la loro preoccupazione di stabilire dei legami con ci che circonda larchitettura, di non perdere i linguaggi che provenivano dalla storia, una lezione molto importante per larchitettura portoghese. R.M.: e per la sua in particolare, visto che nelle sue opere mi sembra sia pi importante il concetto di relazione che si stabilisce tra le cose, siano queste muri, abitazioni, camminamenti, piuttosto che le cose stesse, il che permette di capire come il dato identificativo delle sue architetture non sia sicuramente di natura formale o funzionale, ma di carattere relazionale

mistakes made in the past, but there is greater freedom in conservation. R.M.: Italian architectural culture has been, both in theory and in building practice, an important reference for Portuguese architects; I am thinking of Scarpa for Tavora, Gardella, Moretti, Aldo Rossi for Souto de Moura. For a few decades now Portuguese architecture has in turn become a reference for Italian architecture: in this exchange, what did you retain in your memory as an architect and then change into reference? .S.V.: I feel a strong influence of Italian culture in general; at times, rather than an individual work I have felt the influence of a city, its atmosphere, the spaces, and I have been affected also by what the Italians brought to our country when they worked there. Many Italians have built in Portugal; in Lisbon, for instance, there are a great many Italian buildings, such as Gregottis Cultural Center. In the post war period Italian architecture had an undisputed role in the CIAM debates in which Tavora participated and from which I learned a lot myself by indirect exchange, and it was a reference for the revival of Portuguese architecture of the time for several reasons, some of which specifically political. The Italian enthusiasm sometimes reached us, and the classical precision of that architectural culture has very much refined us. The architecture of the fascist period, for instance, marked us decidedly more than German architecture of the same period, because of the constant comparison and balanced competition with the Mediterranean quality that produced unique, elegant, historical works not merely from the point of view of celebration. The avant-garde movement in Italy never lost sight of history, of its principles, its classical aspect, its philosophy, and the importance of its relations with the setting. I am reminded of architects like Terragni or Libera and their preoccupation of establishing bonds with whatever surrounds architecture, of not losing the languages originating from history, an extremely important lesson for Portuguese architecture. R.M.: and for yours in particular, since in your works it seems that what is more important is the concept of relationship established between things, whether walls, dwelling places, communication trenches, rather than the things themselves, and this makes it possible to understand that the identifying mark of your architecture is certainly not of a formal or

.S.V.: S questo vero, ma non dipende soltanto dalla influenza italiana. Questo ha a che fare con linsegnamento che ho avuto da Tvora, come professore prima e come architetto dopo, visto che ho cominciato a lavorare con lui e con lui ho mantenuto rapporti di lavoro e di amicizia. Questo mi ha dato la possibilit di ascoltare le sue idee in merito alla storia, alla modernit, alle relazioni e di osservare le sue opere da vicino. R.M.: Tornando al progetto di Villa Colonnese: a Salemi cera una lettura certosina delle tracce della storia costruita del luogo, il muro della chiesa, la traccia di una pavimentazione e mi sembra che anche qui, nel progetto di Vicenza, ci sia lo stesso modo di intervenire, il rispetto per ci che esisteva si estende anche alla componente paesaggistica. .S.V.: Qui c principalmente un rispetto per il paesaggio. Le case sono progettate allinterno di un parco, grande, molto bello e il tema stato linserimento nel paesaggio di queste case, unito al recupero della villa Collonnese, anche questo portato avanti con una attenzione particolare al rapporto con lintorno. La Villa si presentava molto alterata perch era accerchiata da altre costruzioni degli anni Trenta di nessun valore n estetico n costruttivo. Dunque non c stato un recupero integrale di un vero e proprio volume originario della villa perch era difficile capire quale fosse linizio a causa delle numerose modifiche subite nel tempo. Per ogni decisione sul recupero ho avuto la preziosa collaborazione di uno storico, Renato Cevese. R.M.: Il progetto di una casa sembra un progetto pi facile, ma in realt una casa presenta delle difficolt non solo funzionali, a volte difficilmente descrivibili, che riguardano il benessere di chi la abita. .S.V.: Infatti, non credo assolutamente che progettare una casa sia pi facile. La difficolt in architettura non sta nelle dimensioni. Progettare una casa richiede uno sforzo non indifferente perch diventano importanti elementi di progettazione le abitudini di chi vi andr ad abitare, il suo modo di vivere gli spazi. Queste case per sono state costruite per essere vendute, e quindi mi mancato il dialogo con il cliente, una mancanza che ha implicato un livello leggermente pi alto di astrazione progettuale. Soltanto per una di queste case ho avuto la possibilit di dialogare con il cliente e questo dialogo ha apportato dei cambiamenti al progetto iniziale che hanno distinto la casa con un segno di identit.

functional nature, but of a relational character .S.V.: Yes, this is true, but it does not depend just on the Italian influence. This is connected to Tavoras lesson, first as a teacher and later as architect, since I started working with him and have kept up working relations and friendship. This has made it possible for me to listen to his ideas on history, modernity, relationships, and to observe his works from close by. R.M.: Going back to the Villa Colonnese project: at Salemi there was an extremely patient interpretation of the traces of the building history of the place, the wall of the church, the remains of flooring, and I feel that also here, in the Vicenza project, there is the same system of working, respect for what existed extending also to the landscape component. .S.V.: Here there is mainly respect for the landscape. The houses are planned inside a large, very beautiful park, and the theme was to fit these houses into the landscape, connected with the recovery of the Villa Colonnese, which again was carried out with special attention for the relationship with its environment. The Villa had been very much altered since it was surrounded by other buildings of the thirties of no aesthetic or architectural value. Therefore there was no total recovery of the actual original volume of the villa, since it was difficult to understand where the beginning was, due to the many variations it had undergone through time. In all decisions regarding recovery I had the valuable collaboration of a historian, Renato Cevese. R.M.: The design of a house seems like an easier project, but in reality a house presents difficulties not merely of a functional character, that are sometimes hard to describe, regarding the wellbeing of those living in it. .S.V.: Indeed, I do not at all believe that designing a house is easier. The difficulty in architecture is not in the dimensions. Designing a house requires considerable effort because the habits of whoever will live in it, his way of using space, become important elements of design. These houses, however, were built to be sold, and therefore I lacked the exchange of ideas with the client, a lack implying a slightly higher level of designing abstraction. I was able to talk to the client only for one of these houses, and this dialogue occasioned some changes to the initial project that have given the house a feeling of identity.

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