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Introduzione

a IL NEMICO E LUOMO di Bertrand Louart


Occorrono pi che mai al giorno doggi, limpostazione e la qualit della ricerca teorica e pratica nel solo compito storico che attende adesso chi vuol vivere e non pu: La negazione radicale della societ capitalistica neomoderna, ultima formazione storica di una serie ingloriosa di societas scelerum. Se il compito pu sembrare troppo ambizioso o troppo universale, va pure tenuto in conto che quando un mondo si viene a trovare nel punto di disfacimento e di rovina quale quello che abbiamo dinanzi, il troppo sparisce da tutti gli altri luoghi e va a risiedere nel centro della decadenza che avanza. Indugiare su questioni di dettaglio e sul dettaglio del dettaglio stato un sano esercizio di ozio in altri tempi, e c da augurarsi che lo torni a diventare in futuro, ma per lintanto dobbiamo tristemente constatare che non ce ne pi il tempo e che la mutata oziosit, oramai solo pi un iperattivo blaterare inessenzialit, gioca eccome una parte importante nella partita dei conflitti, ma non dalla nostra parte. Il discorso sulla Scienza, nel corso di questo secolo, si man mano sempre meno preoccupato in maniera inversamente proporzionale ai viventi, della propria immagine, di macellare quello che sempre stato, pi discretamente, il discorso della Scienza, fino ad assumere le sembianze di un monologo nel deserto in cui era progredito. Chiunque abbia frequentato istituti distruzione cosiddetti superiori, - e oggi con laccumulazione coatta di massa, da quelle parti devono ormai passare quasi tutti sa bene quanto conoscenza e sofia siano termini antiquati per designare unancor pi antiquata condizione definibile e comprensibile solo attraverso i canoni della sua assenza. Fra la stanca noia di chi insegna non si sa bene perch, paga per il lesso a parte, e la noia irrequieta di chi apprende non si sa bene cosa, vi la distanza colmata dal flusso della scienza e della tecnica. Ma anche della loro storia, della loro geografia, della loro lingua e pi in generale di tutti i loro affari. Tutte cose che forse presentano un qualche loro interesse, ma che sembrano non indurre pi neanche quel surrogato chiamato genuino entusiasmo, nel venire percepite dai viventi come un solo monocorde ronzio che separa il primo neon di un asilo prefabbricato dallultimo in un Centro Tumori. La cosa pi seccante di per s, andata ultimamente aggravandosi con lintroduzione di un secondo ronzio, proveniente dalla Comunit scientifica attraverso i suoi agenti massmediatici, che recentemente si prodigata a spiegare con i crismi della modernit il perch e il per come del primo: si tratterebbe della autonomizzazione della cultura oggettivata nelle cose prodotta dai saperi e dalle tecniche: ad un bel momento gli uomini avrebbero perso il controllo delle loro macchine e dei loro strumenti che da mezzi si sarebbero transustanziati in fini. Non ci sono pi padroni e servi, datori di lavoro e salariati, oppressori e oppressi, bens un unico stato di dipendenti del macchinario prodotto certo dalla storia dellintelligenza di specie, ma che ora si emancipato, rendendo addirittura inadeguata la comprensione umana e costringendoci a ridefinire il nostro orizzonte di senso, segnato non pi dal che cosa la tecnica pu fare per noi. Non a caso, poi, questi annunci vengono

accompagnati dalluso ossessivo della particella pro-nominale ci, tanto cara a Heidegger e ai suoi pensierini sul Dasein, sul che cosa poteva esserci da fare con la tecnica nella Germania degli anni Trenta. La funzione, in seguito sempre pi importante di ci stata duplice. In primo luogo la falsa accomunazione dinteressi contrapposti fino al grottesco (ci dobbiamo preoccupare del livello del debito pubblico e se ce la faremo a entrare in Europa), sintetizzata nella maniera icastica di G. Agnelli, al termine di un buon periodo di profitti aziendali e prima di una neo recessione, con lannuncio: La festa finita, dobbiamo rimboccarci le maniche. In secondo, la propaganda sfacciata di tale falso, la sua "comunicazione" ossessiva sul modello pubblicitario di cui divenuta l'essenza nella seconda met del secolo, fino a farlo divenire a tal punto odioso da rendere altrettanto odiosa, per "attrazione", l'accomunazione in quanto tale. (I lavori di ristrutturazione e di riammodernamento dovevano partire dal Sacre'-Cur). Cosicch ci troviamo davanti ad un passo epocale e sorprendentemente irreversibile, ci sentiamo impotenti al cospetto della superiore potenza della tecnica, ci vediamo spaesati in un mondo che da Lei stato fatto sparire e, nonostante le tonnellate di ansiolitici, ci ritroviamo atterriti e angosciati all'idea di abituarci a tirare la carretta senza che vi sia pi un senso e una storia. Nelle parole dell'esistenzialista nazista questa condizione che dovrebbe bellamente accomunarci, nel tripudio del tous ensemble, ci viene rivelata senza troppe smancerie: Ci che veramente inquietante non che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga pi inquietante che l'uomo non affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga pi inquietante che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ci che sta realmente emergendo nella nostra epoca. Com' noto, secondo Heidegger i significati del tempo usati nel pensiero comune e nella scienza (la databilit e la misura scientifica del tempo) sono quelli del tempo inautentico poich rimandano all'esistenza gettata fra le cose del mondo, che si preoccupa solo dell'attenzione per la vana riuscita nelle vicende riservate dal destino, cosicch l'esistenza autentica pu darsi solo nell'esistenza consapevolmente angosciata che vede l'insignificanza di tutti i progetti e gli scopi dell'uomo, perch tanto prima o poi "bisogna morire'. Tale insignificanza, rendendo ogni progetto equivalente e fungibile nel suo `grado zero'; a qualche significato dovr pur rimandare, se non altro per non fare del mondo un repartino, e in effetti Heidegger ce lo rivela: trattasi dell'essere-per-la-morte. Il tempo autentico della vita deve avere il coraggio di guardare in faccia alla possibilit del proprio non-essere di sentire langoscia-per-la-morte e conseguentemente di accettare la propria finitezza e negativit. Com' purtroppo altrettanto noto, tutto il pensiero occidentale della seconda met del secolo ruota intorno a queste quattro balle tautologico-nichiliste, dilatate da una moltiplicazione di corollari e sottopunti portati da "originali" contributi fino alla degenerazione della sintesi nel pensiero unico neomoderno GUARDA-TACI-CREPA. Nell'invarianza vi per qualcosa di tragicamente nuovo. Il fine e il senso storico che Heidegger si proponeva con il suo esistenzialismo coraggioso, proiettato verso la morte e fondato sull'assenza di fini e significati storici, salta agli occhi dello studente pi somaro: dare un fumo di credibilit alla guerra di riscatto della Germania rimasta indietro nelle posizioni del capitalismo mondiale, allorch gi allora si presentava incredibile il riuscire a mandare al macello milioni di persone in nome di "valori" da un pezzo caduti in disgrazia. (E la mostruosit dei campi di sterminio ha dovuto farsi cos mostruosa perch le conseguenze dell'ideologia dell'essere-perla-morte o erano radicali fino all'abnorme o avrebbero preso pernacchie.) Ora, l'ideologia del dominio, dopo aver provato a convincerci che non c' pi, essendo sparita con le altre nell'indimenticabile morte delle ideologie, concentra le sue davvero inesauribili risorse nel martellamento del suo ultimo battage: la tecnica, sorpresa sorpresa, si au-to-no-miz-za-ta, se n andata per i fatti suoi, la stanza del manovratore vuota e la macchina corre come impazzita a velocit sempre maggiore, senza che umano possa pi esercitare alcun controllo. I reclami non che siano proibiti, sono impossibili, perch alla guida non c' pi alcuna classe al potere, ma una cosa che ne ha preso il posto, non si spegne pi e non sopporta pi la pochezza umana che ne sa molto meno di Lei; ora si autoregola.

Siamo nel tempo dell'automazione: aggiorniamoci e rassegniamoci. Non essendo uomini in carne ed ossa a riprodurre il rapporto di potere, ma apparecchi che si infilano da s la propria spina nella propria presa, ci toccher per il Nuovo Tempo, rivedere criticamente i frettolosi giudizi sugli asini che volano, i cammelli e le crune degli aghi, fino a quelle astrazioni pi recenti che vorrebbero la terra girante intorno al sole contro ogni concreta evidenza. Anche il linguaggio non avendo pi alcunch da attrarre e recuperare dovr imparare a darsi un contegno da s. L'autonomia delle cose esige il proprio rinnovamento prima di tutto a parole. Non sar fra molto che il correttore ortografico dell'ultimissimo word n. sconsiglier, poich obsoleta, l'espressione rincoglionimento organizzato", per suggerire in sua vece una pi moderna mutazione antropologica". Una buona ragione che consiglia la pubblicazione del libro quella data dalla necessit di fronteggiare l'esasperato processo di banalizzazione della vita concreta ripartendo dal suo ovvio momento negativo. Piantare alcuni paletti di banalit incontrovertibili. Come nel gioco delle tre carte, cos nel neomoderno tutti conoscono lo stupido trucco, ma un dispositivo distupidimento riesce a far cortocircuitare il riconoscimento pi scontato. Che cosa successo a Hiroshima il 6/8/1945, quale significato ha avuto per la storia del potere e delle sue rincorse, quale senso ha avuto per la storia della nostra specie che da quel momento non poteva nemmeno pi pensarsi se non in obbligato antagonismo con la prima - per la prima volta in termini acrata, non per il gusto o per il giusto ma per giocoforza -, ebbene che cosa non si poteva pi far finta di non sapere dopo quel giorno, in realt non si sa e non se ne parla proprio, se non nei termini di un avvenimento, o come dicono i neomodernisti di un evento. Data fra le date, come l'assassinio di Kennedy e la finale di Champions League, sfiga fra le sfighe, quella volta toccato ai musi gialli, in altre ha detto male ai visi pallidi, in altre ancora ai pellerossa, per tacere dei negroni, spettacolo fra gli spettacoli "in esterni" come l'aereo a reazione e l'uomo sulla luna. L'oblio generalizzato di un fatto del genere, delle sue implicazioni cos profonde e davvero irreversibili, a meno che non lo si voglia spiegare con l'inconscia rimozione collettiva degli eventi particolarmente dolorosi, cui non danno pi credito neanche parenti e fans di Jung, ha da comprendersi solo con la messa in opera di un dispositivo di ancora maggior potenza tecnica della bomba stessa. Ma che qualitativamente inferiore, regressivo o meglio regressista poich incorpora l'ideologia di un divenire minus che, come una Fenomenologia dello Spirito in rewind, ambisce a che il frutto si faccia pianta e poi seme. Ovviamente ci pu avvenire solo ad un livello di astrazione esasperata quale quello della binarizzazione dell'esperienza concreta che vada a lacerare prima ed erodere poi la definizione pi ridotta della vita che si riesca a immaginare. Il Capitale, la cosa personificata dalla cosificazione della persona deve alimentarsi, i vasi sono per forza comunicanti nonostante la chimera dell'autonomia, la tanto decantata comunicazione serve davvero a qualcosa, sicch la virtualizzazione o banalizzazione del vaso vivo risponde all'esigenza di dare un pieno astratto alla crisi di carenza del suo svuotamento concreto. Questo processo in atto da un bel po' di tempo epper ancora nessun miracolo tecnologico riuscito a far dimenticare la semplice, fin banale, categoria impiegata dall'intelligenza per illustrarlo: la composizione organica del capitale, con cui la teoria dell'accumulazione intendeva l'aumento della massa dei mezzi di produzione a paragone della massa della forza-lavoro che li anima. A questo punto si impone per un'avvertenza nel rapporto banalit-banalizzazione che s il rapporto fra quel che indispensabile e fluido e ci che complica attraverso la semplificazione forzata della complessit (ovvero il passaggio degli umani da uno stadio di banalit ad uno superiore), ma solo ed esclusivamente nella sua determinazione storica. Hiroshima stata il luogo di epilogo di una storia di accrescimento del dominio e della potenza tecnica che era necessaria per riprodurlo, oltre il quale il senso di quell'in-cremento svanito in quanto tale, con la raggiunta possibilit della Distruzione Totale del proprio mondo. Dopo non si poteva pi incrementare quel desiderio di controllo e di potenza di origine animale, e a cui l'originaria banalit dell'auto-conservazione aveva imposto un arresto definitivo. Dopo, per autoconservarsi, il dominio ha dovuto inaugurare l'epoca del de-, andando per in tal modo incontro, come evidenziano i recenti

equilibrismi del Decostruzionismo nel cercare di dare un fondamento all'Amministrazione, ad una contraddizione insolubile con la propria natura. Dopo Hiroshima, la banalizzazione servita a puntare i fucili contro la banalit della fine di ogni incremento di potenza e contro le nuove banalit che, a un livello superiore, i viventi dovevano affrontare per organizzare l'esistenza in un quadro completamente immutato, dove dominio, potere e gerarchia che pure erano stati cos importanti nelle loro visioni del mondo e per cos tanto tempo, erano di fatto divenuti categorie inservibili, escrescenze insensate e nocive per la salvezza. Negli anni dell'ultima grande contestazione della societ, un luogo comune goscista, se non radical-chic, ripeteva fino allo stucchevole che anche fare la pasta era politico. Il pensiero dialettico sa da sempre che nelle grandi sciocchezze la verit sta nella loro esagerazione. E non tanto per i neo-tumori che si vanno a deglutire con i pastoni a base di soia e mais transgenico contenuti ormai in tutti i cibi. Quanto piuttosto perch partire per un carrello dell'ipermercato o per un carro-merci verso un Campo o per una campagna di Russia non presenta pi significative differenze psicotiche. La tariffa scontata unificata per tutte le fasce orarie e per tutto il territorio. La constatazione che il nemico l'uomo rimanda pertanto a una ben triste banalit, la vita degli uomini stritolata e soffocata dall'espansione dell'autocrazia economica arrivata a fare i conti con le "scorie umane" che non riesce a smaltire del tutto e che costituiscono una minaccia sempre incombente di inquinamento, quando non di catastrofe, per la sua organizzazione sociale. Questa espansione non pu fermarsi, nella natura del modo di riproduzione capitalista, tant' che nonostante le massicce dosi di ideologia propinate con lo Spettacolo e il Neo-moderno, la concretezza della contraddizione si fa sempre pi acutamente dolorosa: occorre togliere il respiro all'umano, ma a muovere le macchine asfissiatrici sono pur sempre gli asfissiati che poi quasi quel che si voleva dire centocinquant'anni addietro concludendo che lo sviluppo della grande industria produce innanzitutto i propri seppellitori. Daltra parte con Il nemico luomo si alluder alla mediazione autoritaria che viene posta attraverso la banalizzazione insita ne "l'Uomo", quello delle grandi dichiarazioni e delle pi grandi mistificazioni, un tipo astratto fattosi ipostasi e non un uomo in carne ed ossa vivente. Ancor pi precisamente, nell'ideologia neomoderna, Dio che si fatto Cristo, senza pi Dio e senza pi Cristo, l'ultrametafasico portatore di un messianismo senza redenzione. Qui la banalizzazione al suo apice, la semplificazione non potrebbe essere pi contorta, dunque pi completa: per le dispute di Ario sulle diverse nature non salir al rogo pi nessuno. Perch ci stanno gi quasi tutti. Gli altri, i meneurs del gioco sociale, quelli che continuano a combinare la macchina con le "risorse umane, ci tengono molto a che l'ideologia dell'Uomo e dell'Apparato, in tutti i suoi fantasmagorici sviluppi tenga banco nella circolazione delle opinioni. E di sicuro non occorre un grande acume teorico per vedere che tra l'ineluttabile incombenza di un sistema di macchine cinico e fatale, e l'ingombrante presenza di macchine che incorporano la conoscenza capitalizzata a fini di potere da alcuni uomini per lo sfruttamento di altri uomini, tra questi due sguardi sulla faccenda, c' uno scarto che si chiama guerra civile. Il problema dell'abbattimento del capitalismo, sempre pi impellente a dispetto e a conferma dell'isteria con cui viene gridato che non esiste pi, non d'altronde disgiunto da quello della macchinosa eredit di disastri che lascia. Questo senz'altro il primo grande scoglio che la transizione rivoluzionaria dovr affrontare e se vero che la maggior parte dei problemi viene risolta strada abbattendo e non nella loro problematizzazione, se vero che la maggior parte dei problemi della societ mercantil-spettacolare sono falsi problemi posti solo per ostacolare il suo superamento, altres innegabile che l'errore nell'impostazione e nel metodo, in questa particolare materia, gi stato in passato e pu essere sempre fatale. Certo la macchina va distrutta alla radice nella sua epistemologia tecnocratica ed in questo la tradizione luddista una strada gi tracciata davanti. Certo la tabula rasa degli strumenti forgiati negli ultimi due secoli pu andar bene solo per fantasie nevrotiche da iperalienazione.

All'idiotismo rustico impossibile prima che sciocco pensare di tornare. Quel poco che per fin d'ora si pu dire che la negazione del delirio tecnologico dovr portare ad una sintesi superiore che sceveri quel che per l'immediato tempo a venire dev'essere conservato e quel che va definitivamente abbandonato, che sappia attraverso la ragione bonificare i guai combinati dal razionalismo e ancor pi in generale che sia in grado di rovesciare l'atteggiamento conoscitivo verso le persone e le cose esattamente di centottanta gradi, come ultimo omaggio alla memoria dell'era del calcolo. Il punto di partenza obbligato il deragliamento non di un ammasso di cavi e ferraglia, ma del rapporto di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla natura, che ha condotto alla degenerazione attuale della vita intubata nella visione delle sue ipostasi: l'Uomo e la Natura. Ovvero le sue negazioni materializzate in chimera. Ovvero quel che ha da essere negato. Secondo Fourier, che aveva appreso l'arte di un sano realismo negli anni in cui si dedic a fare il rappresentante di commercio, il lavoro socialmente ben ordinato avrebbe avuto per effetto che quattro lune avrebbero illuminato la notte terrestre, che il ghiaccio si sarebbe ritirato dai poli, che l'acqua del mare non avrebbe pi saputo di sale, e che gli animali feroci sarebbero entrati al servizio degli uomini. Il richiamo a un'opera che lungi dallo sfruttare la natura, in grado di sgravarla dalle creature che dormono latenti nel suo grembo, lungi dall'essere, come vuole critica borghese, una simpatica fantasticheria romantica; dava gi allora l'allarme su quale era la vera questione all'ordine del giorno per i viventi. Differirla tanto a lungo, come amaramente si pu constatare, ci ha portato all'illuminazione dei 40 satelliti di Tele+, all'effetto serra, alla desertificazione accelerata del pianeta e al tamagoci. Forse stato all'inizio del secolo che vi sono state le ultime ingenuit sul che cosa avrebbe fatto l economia mercantile con la tecnica. Per esempio, Dolf Sternberger, a proposito dei mutamenti dei paesaggi nel secolo XIX aveva da osservare, ma gi dall'orlo del precipizio, che la natura, pur segnando il passo davanti alla civilizzazione tecnica, non era ancora precipitata in un abisso ignoto e informe, poich la caratteristica del paesaggio non rimasta la mera costruzione del singolo ponte o del tunnel, ma che il fiume o il monte si sono fatti da parte non come un vinto al cospetto del vincitore, ma come una potenza amica. Il treno di ferro che imbocca i cunicoli scavati nei monti, sembra tornare al suo luogo dorigine, l, dove riposa la materia di cui anch'esso fatto. Immagine che cerca faticosamente di resistere e di rappresentarsi qualcosa di diverso dallo sventramento delle valli e dai dissesti idrogeologici per consentire di arrivare in TA V un'ora prima per fare cose che risulta vergognoso fare un'ora dopo. D'altra parte quando Marx prefigurava con logica stringente che persino le differenze naturali di specie, come le differenze di razza etc. possono e debbono essere storicamente soppresse non vi era forse gi la lucida consapevolezza della necessit di un radicale rovesciamento di prospettiva, del pericolo a cui andava incontro la nostra specie, senza una drastica resa dei conti, di lasciare quella "storica soppressione" appannaggio dei piani quinquennali di una Novartis e di una Monsanto? Queste banali considerazioni non hanno peraltro niente a che vedere con una nostra particolare inclinazione al catastrofismo, essendo al contrario la catastrofe insita da sempre nel concetto di Progresso e nell'avanzamento in concreto delle sue applicazioni tecniche. Noi ci "limitiamo" a trovare il mondo, che due secoli di dominazione capitalista ha preparato per il nostro tempo, disprezzabile da cima a fondo, con l'unica eccezione costituita da chi lo trova altrettanto disprezzabile e ha intenzione di vedere se vi qualche rimedio che possiamo escogitare insieme. Si tratta piuttosto dellaccertamento dello stato di fatto al quale ha condotto difilato lo "scontro sul cambiamento" cio l'impossibilit storica da parte del rapporto di potere, in conseguenza delle forze evocate e scatenate con il modo capitalista, di conservarsi nel vecchio senso della conservazione e di dover essere costretto a cambiare ininterrottamente l'unica cosa che sapeva e che poteva: il colore del cartellino rosso che lo mandava fuori dal Campo. Gli effetti speciali cromatici dello Spettacolo non potevano daltra parte reggere a lungo da soli la parte e cos negli ultimi anni stata aperta una fase che abbiamo chiamato Neomoderno, la quale, in forte continuit con la precedente se ne differenzia in un dettaglio: non ci sono pi neppure quelle due pietose immaginette, non c' pi niente. Questo non significa che gli spettacoli non ci siano e non

proseguano a volume sempre pi alto nei loro cascami, ma che non pi decisiva la loro credibilit. Che gli spettatori dovranno imparare a tenere il capo verso il soffitto, e non verso lo schermo, e a trovarvi qualcosa che abbia senso, per la precisione la sua fine. Confidiamo di non offendere l'intelligenza di chi legge, permettendoci di sottolineare che l'impresa di gestire una simile organizzazione sociale pu riuscire solo in un modo. Con tanta, tanta, tanta Polizia. E non solo la "vecchia" Polizia delle armi e dell'ordine pubblico, che resta pure molto importante, ma anche con una nuova che vada ad attendere a quello che nel niente organizzato i viventi possono ancora fare: nascere, mangiare ed ammalarsi. Bombardamenti chirurgici, cibi transgenici e medicina biotecnologica. Come chiunque sa, le industrie militari, alimentari e mediche sono quelle che, alla radice, provano e stritolano la nostra sottospecie di sopravvivenza, ma sono pure quelle dove nel contempo si concentra quasi per la totalit la cosiddetta ricerca e la ancor pi cosiffatta sperimentazione di tecnologia avanzata. Come dire che il discorso della tecnologia il discorso delle tecniche di polizia e comunque, se residualmente vi sono ancora altre tecniche, esse indietreggiano. Il caso di quel bimbo torinese fatto partorire dopo appena sei mesi di gravidanza dalla madre caduta in coma irreversibile, con il dispiegamento delle apparecchiature pi all'avanguardia e delle disumanit pi all'avanscena che lucidavano le loro vetrine, illustra fino in fondo tutti i prodigi dell'intubamento ab' origine. Ma anche i discorsi sull'illustrazione non scherzano. Ma anche quel grandioso luminare del primario di Neo-Natologia, quel cardinale, quel giornale sembravano proprio convinti nelle loro interviste e nelle loro previsioni (le speranze di "vita" che da veri intenditori della medesima concedevano al piccolo sventurato) di commentare, chi con competenza, chi con lo stupore del profano, un'opera del Beato Angelico. L'etimologia vuole andare all'individuazione del vero significato della parola. Almeno, per cos dire etimologicamente, perch ogni dizionario spiega che questa un'illusoria considerazione dell'etimologia, mentre invece il vero significato dovrebbe considerare una ricostruzione a ritroso della storia della parola fino alla forma pi antica e documentata. Insomma, vero e storia sarebbero alternativi, ancorch resti incontestato che "tymon, neutro sostantivato dell'aggettivo tymos, volesse dire vero. Cos, sapevamo che nella lingua di Platone la parola "tecnica" derivava da hxis nou" che significava padronanza della mente. Nella nostra neo-lingua, ci aggiorna il medico neo-natologo, dovremo sapere che invece vuol dire spadroneggiare con la demenza, cos come dovremo sapere che il discorso che viene fatto su di essa, la tecnologia, un labirinto unicursale da un'incubatrice all'altra attraverso degli incubi che si chiamano in splendida armonia tautologica: meraviglie tecnologiche Quanto a noialtri, di fronte a questa gimkana a-storica da un nuovo dover sapere ad un altro per competere alla palma del criminale o del cretino pi riaggiornato, preferiamo, se ri- si deve proprio, rivalutare i fasti della Santa Ignoranza. Per giunta, se non c' forse pi bisogno della vecchia presa di coscienza, capace di segnalare l'irrazionalit dell'oppressione, di sicuro nell'immediato tempo a venire avremo problemi a sufficienza con l'oppressione dell'irrazionalit che divenuto il terreno delle operazioni di offensive, di resistenze e di controffensive di cui abbiamo una sola certezza storica, per tutta a nostro favore: che saranno diverse da quelle precedenti ma saranno anche le stesse. In tale ambito, per converso, l'ignoranza del pi piccolo particolare costerebbe certo pi cara della sua conoscenza pi approfondita.

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