Il Tempo Dei Nuraghi La Sardegna Dal XVIII Al VIII Secolo A C Ediz Illustrata Tatiana Cossu Editor Mauro Perra Editor Alessandro Usai Editor

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Il tempo dei nuraghi La Sardegna dal

XVIII al VIII secolo a C Ediz illustrata


Tatiana Cossu Editor Mauro Perra
Editor Alessandro Usai Editor
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La Sardegna dal XVIII all'V/11 secolo a.e.

ILISSO
La Sardegna dal XVIII all'V/11 secolo a.e.

a cura di
Tatiana Cossu
Mauro Perra
Alessandro Usa i

!LISSO
Coordinamento scientifico: Tatiana Cossu, Mauro Perra, Alessandro Usai

Coordinamento editoriale: Anna Pau

Si ringrazia per l'imprescindibile collaborazione il Polo Museale della Sardegna,


nelle persone della sua direttrice dott.ssa Giovanna Damiani e del dott. Roberto
Concas, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Un sentito ringraziamento per il supporto va inoltre alla Soprintendenza per i Beni
Archeologici per le province di Cagliari e Oristano e alla Soprintendenza per i Beni
Archeologici per le province di Sassari e Nuoro. Un prezioso sostegno al lavoro è
giunto dalle sensibili Amministrazioni Comunali di Terralba, Ittireddu e Orroli.
Importante è stata la collaborazione della direzione e di tutto il personale di: Museo
Archeologico Nazionale di Cagliari; Museo Archeologico Nazionale "G.A. Sanna"
di Sassari; Museo Archeologico Nazionale "G. Asproni" di Nuoro; Antiquarium
Arborense di Oristano; Casa Zapata di Barumini; Civico Museo Archeologico "G.
Marongiu" di Cabras; Museo del Territorio di Sedilo; Civico Museo Archeologico
Convento delle Clarisse di Ozieri; Civico Museo Archeologico di "Genna Maria"
di Villanovaforru; Civico Museo Archeologico Villa Abbas di Sardara; La Casa del
Nuraghe Arrubiu di Orroli; Museo Archeologico Comunale "Ferruccio Barreca"
di Sant'Antioco; Museo Archeologico Comunale Villa Sulcis di Carbonia; Museo
Civico Archeologico Villa Leni di Villacidro; Museo Civico di Castello rsino di
Catania; Musei Reali di Torino; Museo Archeologico di Tarquinia; Museo Archeo-
logico Nazionale di Crotone; Biblioteca Tazionale di Francia di Parigi; Museo delle
Civiltà, sezione Museo preistorico etnografico "Luigi Pigorini" di Roma; Museo
Archeologico Nazionale di Villa Giulia di Roma; Museo Archeologico Nazionale
di Firenze. Ancora un ringraziamento a Paolo Sirena, Giuseppe Melosu, ~1aurizio
Cossu, Franco Niffoi, Carla Del Vais, Francesco ed Elisabetta Corni.

Referenze fotografiche:
Le foto di questo volume sono state realizzate da Pietro Paolo Pinna, ad eccezione
delle nn. 52-53, 57-58, 61, 63-65, 76-77, 79, 83-86, da Pierpaolo Tuveri; le nn. 49-
51, 69-73, 94, 299-301, 309, 435-442, 444, 460-463 da Marco Ceraglia; le nn. 35,
46-47, 315-317, 340-341, 348,447 da Nelly Dietzel; la n. 8 da Antonio Fois; la n. 41
di Aldo Nieddu e afferiscono tutte ali' Archivio della Ilisso Edizioni.
Le foto nn. 9, 37, 40, 74, 296, 321 sono state realizzate da Maurizio Cossu; le nn. 29,
310, 312, 324, 456 sono di Gianni Alvito, Teravista (Archivio della Soprintendenza
per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano); le nn. 33 7-338 sono di
Egidio Trainito; la n. 459 è una composizione di Alberto Soi - Ojos design per la Re-
gione Autonoma della Sardegna; la n. 39 Compucart; le nn. 66-67 di Franco Niffoi; le
nn. 38, 78 di Fabio Nieddu; la n. 131 di G. Cabiddu Brau; la n. 323 di C. Buffa e L.
Corpino; le nn. 31, 39, 59, 87-92, 203, 306-307, 372-373, 375-377, 457-458, 46-l-465
dell'Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari
e Oristano; le nn. 95-96, 173 della Biblioteca Nazionale di Francia; le nn. 127, -!80,
510, 512-516, dell'Archivio Polo Museale della Toscana; la n. 432 dell'ArchiYio Polo
Museale del Lazio; le nn. 132, 479, su concessione del Ministero dei beni e delle atti\ità
culturali, dell'Archivio dei Musei Reali, Palazzo Reale, di Torino; le nn. 172, -!13, 458
del!' Archivio del Museo delle Civiltà MPE "Luigi Pigorini" di Roma.

Le tavole nn. 1 (su concessione del Museo della Valle dei Nuraghi di Torralba), 12,
24-28, 42-45, 48, 62, 68, 75, 99,104, 130, 136, 153, 158, 174 -1 75, 209 (su conces-
sione de La Casa del Nuraghe Arrubiu di Orroli), 250-251 , 255-256, 260 -261 , 399,
408, 433-434, 491-492 sono di Alessandro Bartoletti - Società Cooperatin Ar-
cheologica ARA; le nn. 13-23 di Gianluca Locci; le nn. 6-7, 369-371 di Aurelio
Candido; le nn. 32-34, 36 di Antonio Sardo e le nn. 55-56 Luigi Columbu, appar-
tengono tutte ali' Archivio della Ilisso Edizioni.
Le tavole nn. 93, 295, 308, 472 sono di Francesco Corni (Archivio Ink Line di Corni
Elisabetta); la n. 168 è di Giuseppe Carzedda; le carte nn. 163-165 sono state ela-
borate da Paolo Valera; le ricostruzioni alle foto nn. 47, 247, 340-341, 348, 4-!7 ,
realizzate sotto la supervisione di Franco Campus, fanno parte della mostra Ì\:ura -
gici, un territorio, un'Isola, il Mediterraneo.

Grafica e impaginazione: Ilisso Edizioni

Stampa: Lito Terrazzi

È vietata ogni riproduzione e duplicazione.

© 2018 ILISSO EDIZIONI - Nuoro


www.ilisso.it
ISBN 978- 88-6202-366-5
Indice

IL TEMPO DEI NURAGHI


10 La complessa storia delle genti nuragiche
Mauro Perra
12 Interpretare una civiltà
Tatiana Cossu
16 Il tempo dei nuraghi
Mauro Perra, Alessandro Usai
L'UOMO E L'AMBIENTE
24 Comunità umane e ambiente nella Sardegna nuragica: un 'introduzione
Alessandro Usai
26 Il clima
Luca Lai
27 L'uomo e il sistema vegetale
Mariano Ucchesu
29 L'uomo e gli animali
Ornella Fonzo
APPROFO NDI MENTI
35 Le diete animal i e umane attraverso lo studio degli isotopi stabili
Luca Lai
37 Studi su l DNA antico del le popolazio ni nura giche
Luca Lai
I NURAGHI , I VILLAGGI E IL TERRITORIO
40 Le modalità di insediamento e il controllo del territorio
Alessandro Usai
54 Dal nuraghe a corridoio al nuraghe complesso
Anna Depalmas
61 Dalla pianificazione territoriale alla fabbrica del nuraghe
Franco Campus, Serena Noemi Cappai
APPROFO NDIM ENTI
78 Il complesso nuragico di Su Nuraxi di Barumini
Riccardo Cicilloni
86 Il nuraghe Santu Antin e di Torralba
Franco Campus, Luisanna Usai
94 Il nuraghe Arrubiu di Orroli
Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra
100 Il sito nuragico di Cuccurada di Mogoro
Riccardo Cicilloni
102 Gli insediamenti
Alessandro Usai
APPROFO NDIM ENTI
112 L'. insediamento nuragico di Sa Osa di Cabras
Alessandro Usai
114 Il vil laggio nuragico di lloi di Sedil o
Anna Depalmas
115 Il villaggio nuragico di Adoni di Villan ova Tul o
Valentina Leone/li
117 Il villaggio nuragico di Sa nt'lmben ia di Alghero
Anna Oepalmas
IL LAVORO E LA PRODUZIONE
122 L'allevamento e la caccia
Ornella Fonzo
APPROFONDI MENTO
130 Gli animali dei bronzetti
Luisanna Usai
140 Lavorare la terra
Tatiana Cossu, Mauro Perra
150 Lavorare i metalli
Alessandra Giumlia-Mair
APPROFONDIMENTO
162 I giacimenti di metalli della Sardegna
Paolo Va/era, Salvatore Pretti, Alessandro Sanna
165 Lavorare l'argilla
Valentina Leone/li
172 Lavorare il legno e la pietra
Luisanna Usai
180 L'intreccio
Valentina Leone/li
184 La filatura e la tessitura
Valentina Leone/li
186 Pesi e misure
Valentina Leone/li
LA VITA QUOTIDIANA
190 L'alimentazione: produzione, trasformazione e consumo del cibo
di origine vegetale
Philippe Marinval, Mauro Perra
194 Alimentazione d'origine animale
Ornella Fonzo
199 Tra utilità e ritualità: bere, mangiare e versare presso i Nuragici
Franco Campus
APPROFONDIMENTI
206 Il pane
Philippe Marinval
210 Il vino
Philippe Marinval
212 L'abbigliamento
Valentina Leone/li
220 Gli ornamenti
Matteo Mi/letti
CULTI E RITI
230 Le tombe, i rituali funerari e il culto degli antenati
Mauro Perra
APPROFONDIMENTI
240 Tomba di giganti Li Lolghi di Arzachena
Angela Antona
242 Tomba di giganti Pascaredda di Calangianus
Angela Antona
244 Le tombe megalitiche di Sa Sedda 'e sa Caudela di Col li nas
Alessandro Usai, Ornella Fonzo
247 La Tomba della Spada presso il nuraghe Arrubiu di Orroli
Mauro Perra
248 Santuari, templi e riti dell'acqua
Gianfranca Salis
APPROFONDIMENTI
258 La fonte di Su Tempiesu di Orune
Gianfranca Salis
262 Il santuario di Su Romanzesu di Bitti
Gianfranca Salis
264 Il villaggio santuario di S'Arcu 'e is Forros di Villagrande Strisa ili
Gianfranca Salis
266 Il santuario di Santa Vittoria di Serri
Franco Campus
268 Il santuario di Abini di Teti
Anna Depalmas
270 Il santuario di Funtana Coberta di Ballao
Maria Rosaria Manunza
272 Una ritualità condivisa: offerte o tributi
Fulvia Lo Schiavo
APPROFONDIMENTI
276 Ripostigli e depositi votivi
Fulvia Lo Schiavo
279 Riti di fondazione
Tatiana Cossu
281 Il villaggio e il vaso rituale di La Prisgiona
Angela Antona
284 Il complesso di Cobulas di Milis
Pier Giorgio Spanu, Giuseppe Maisola
286 LOfferta delle arm i, fra la tomba e il santuario
Fulvia Lo Schiavo
292 Gli oggetti rituali e gli amuleti
Fulvia Lo Schiavo
298 I nuraghi e il culto
Franco Campus
I NURAGICI FRA OCCIDENTE E ORIENTE
304 Contatti e scambi: i Nuragici per mare e per terra
Fulvia Lo Schiavo
APPROFONDIMENTI
315 La Sa rdegna e il mondo miceneo
Lucia Vagnetti
318 Il nuraghe Antigori di Sa rroch
Alessandro Usai
319 Il villaggio nuragico di Bia 'e Pa lm a di Selargius
Maria Rosaria Manunza
320 I Nuragici e i Ciprioti
Fulvia Lo Schiavo
322 I lingotti di rame oxhide, le panelle e altre forme di lingotto
Fulvia Lo Schiavo
LA SOCIETÀ E IL POTERE
328 Mutamenti culturali e organizzazione sociale
Mauro Perra
332 Le armi e le armature, il conflitto e la guerra
Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra
346 La donna in età nuragica
Elisabetta Alba
350 L'autorappresentazione: bronzetti e statue
Luisanna Usai
376 Simbolo di un simbolo: i modelli di nuraghe
Franco Campus
384 Il complesso funerario e scultoreo di Mont'e Prama
Alessandro Usai
APPROFONDIMENTO
395 Le genti di Mont'e Prama: analisi osteologiche
Ornella Fonzo, Elsa Pacciani
398 Le navi e le navicelle
Fulvia Lo Schiavo
414 Memoria culturale, miti e credenze
Tatiana Cossu
LA FINE DELL'ETÀ DEI NURAGHI
424 Archeologie degli incontri mediterranei: Nuragici e Fenici
Alfonso Stiglitz
433 I Nuragici e gli Etruschi
Matteo Mi/letti
437 Dai Nuragici ai Sardi
Alessandro Usai
442 Bibliografia
Il tempo dei nuraghi

La complessa storia delle genti nuragiche


Mauro Perra

Interpretare una civiltà


Tatiana Cossu

Il tempo dei nuraghi


Mauro Perra, Alessandro Usai

1. Ricostruzio1e ideale
di un villaggio nuragico,
Torralba , Museo della Valle
dei Nuraghi.

9
La complessa storia delle genti nuragiche
Mauro Perra

Durante il II millennio fino agli inizi del I sarebbe stato solo il recettore passivo.
millennio a.C., nella più grande isola del Questa prospettiva etnocentrica e
Mediterraneo dopo la Sicilia si svolse il lungo gerarchizzante delle società umane e dei modi
percorso storico della "civiltà nuragicà: Così di concepire il cambiamento sociale e culturale,
l'archeologo Giovanni Lilliu chiamò non ancora del tutto superata, è un modo
quell'insieme di modi di vivere degli abitanti inadeguato e ingannevole di guardare al
della Sardegna che nell'Età del Bronzo passato e al presente. Le società, infatti, non
trovarono la loro massima espressione nella sono statiche, ma caratterizzate da processi
costruzione di migliaia di possenti costruzioni dinamici, così come non hanno confini netti,
turrite in pietra, i nuraghi. Sono circa mille ma porosi e mutevoli, pertanto tracciano
anni di storia durante i quali le comunità percorsi vari, più o meno articolati e in
protosarde furono protagoniste di notevoli continua trasformazione, secondo regole e
trasformazioni e cambiamenti in tutti gli strategie, logiche e scelte, legate volta per volta
aspetti del vivere sociale, dai modi di ai contesti nei quali esse operano.
organizzare la vita materiale fino alle pratiche Il mare Mediterraneo è un "continente liquido"
rituali e ai modi di dare senso al mondo. che non appartiene solo ai faraoni egizi, ai
La forma che assunsero questi modi di regni micenei o ai mercanti cretesi e ciprioti,
organizzare la vita è riconoscibile in tutta la bensì vede la compartecipazione di tante
Sardegna dell'Età del Bronzo e degli inizi popolazioni come quelle maltesi e corse, delle
dell'Età del Ferro, piccole isole e arcipelaghi Baleari e della penisola italiana (ad es. la
compresi, e si presenta sfaccettata e varia a cosiddetta "civiltà appenninica" o quella delle
seconda delle aree in cui si sviluppa, Terremare emiliane), del Midi francese e
manifestando differenze, talora anche notevoli, delle sponde meridionali della penisola iberica.
e percepibili articolazioni locali. Si tratta Sono tutte popolazioni che hanno compiuto
dunque di una società complessa e in continuo scelte diverse da quella urbana e da quella
movimento, nel variare dei luoghi e dei tempi; dell'o rganizzazione statuale, e non per
di un insieme di modi di vivere nel quale nulla questo sono marginali nelle vicende della
era fissato per sempre e che non possiamo storia del Mediterraneo di cui esse, anzi, sono
considerare in ogni sua fase uguale a sé stesso. coprotagoniste. Fra le società che si affacciano
Organizzata secondo un modello sul Mediterraneo nell'Età del Bronzo, quella
insediamentale non urbano, la società nuragica nuragica ci stupisce per il suo percorso
è stata a lungo considerata culturalmente, originale, per i suoi modi di intrecciare
socialmente ed economicamente meno relazioni e rapporti, talora anche stretti, con
sviluppata rispetto alle coeve formazioni le opposte sponde e al di là di esso, dalle
economico-sociali dell'Egitto, dell'Egeo e del lontane coste atlantiche della penisola iberica
Vicino Oriente. Sulla base di un approccio fino al Levante, e per la sua capacità di
otto-novecentesco, fondato sul modello collocarsi in modo attivo e dinamico nel
dell'evoluzionismo culturale unilineare, le panorama complesso delle civiltà del II
società di villaggio sarebbero meno complesse millennio a.C.
e in quanto tali arretrate rispetto a quelle che Della società nuragica e dei cambiamenti che
hanno raggiunto lo stadio urbano, la caratterizzarono intendiamo trattare in
l'organizzazione statuale, e che adoperano la questo volume, riunendo una pluralità di voci
scrittura; aspetti ritenuti il passo necessario e e prospettive al fine di indagarne i vari e
imprescindibile per il raggiungimento di più multiformi aspetti, e i modi con i quali ci
alte mete culturali, sociali e politiche. È questa avviciniamo ad essa. Saranno esaminati i
la vecchia idea diffusionista ex Oriente lux, rapporti dell'uomo con l'ambiente vegetale e
secondo la quale la Civiltà sarebbe nata in animale, le modalità di insediamento e di
Oriente e da esso sarebbero giunte tutte le controllo del territorio, i modi di produzione,
innovazioni più importanti di cui l'Occidente la vita quotidiana e l'alimentazione, i riti e i

10
culti, i contatti e gli scambi con altre società, i
mutamenti culturali e l'organizzazione sociale.
Gli studi archeologici ai quali si fa riferimento
in questo volume sono stati condotti secondo
una visione pluridisciplinare, con l'importante
apporto di altre scienze, da quelle
geogiacimentologiche a quelle
archeobotaniche, archeozoologiche e
biochimiche, che stanno aprendo nuove
prospettive di ricerca, per esempio, sul
paleoambiente e la paleonutrizione in età
nuragica. Lo sguardo degli archeologi, a seguito
di queste importanti innovazioni nelle
metodiche di indagine, si è esteso al di là del
limite delle torri e delle capanne nuragiche per
esplorare nuovi sentieri della ricerca che, per
quanto ancora stretti e tortuosi, daranno conto,
in una prospettiva corale, del grande
rinnovamento degli studi di questi ultimi
decenni.

Nota bibliografica
Sulla "civiltà nuragica" sono fondamentali le opere
di Giovanni Lilliu, fra le quali LI LLIC 1982 e 1988.
I contributi più recenti sull'argomento sono:
MORA\'ETTI, ALB.-\, FODDAI 2014; MI:S:OJ.-\, S.-\LIS,
USAI 2015; MORAVETTI, ET AL 20 17. Per un approccio
olistico alla preistoria e protostoria della Sardegna
vedi PERR.-\ 2013. Sulle complesse storie delle ci\'iltà
mediterranee si rimanda a GULAI:S:E 1994 e
BROODBAW 2015.

2. Capotribù , Xl-IX sec. a.e .,


bronzo, h 30 cm,
proven iente dal complesso
nuragico di Santa Vittoria
(Serri) , Cagliari , Museo
Archeologico Nazionale
(particolare della fig. 419 ).
Interpretare una civiltà
Tatiana Cossu

La storia degli studi sul passato, e tanto più sul del nostro senso comune, seppure sia ormai
passato molto lontano, come quello cosiddetto desueto, e cioè l'idea che sia esistito un
"preistorico" e "protostorico", ambito del sapere lunghissimo periodo, definito "Preistorià',
curato in genere da specialisti quali archeologi, che ha preceduto la "Storia" vera e propria.
storici, paletnologici, è illuminante perché ci A dare inizio a quest'ultima sarebbe stata
mostra le differenti prospettive che nel tempo l'introduzione della scrittura, avvenuta più
sono state adoperate per cercare di conoscerlo di 5000 anni fa in Mesopotamia, presso società
e interpretarlo. Pur semplificando, non di rado con organizzazione complessa e forme di
è possibile scorgere negli studi sul passato quel specializzazione elevate, divise in classi e
curioso fenomeno che molti avranno visto fortemente gerarchizzate. Con il termine
consultando le antiche carte geografiche: m an "Protostoria", invece, è convenzione indicare
mano che ci si allontana dai luoghi conosciuti, il periodo più recente della preistoria, collocato
posti al centro della carta, le descrizioni fra l'Età del Bronzo e l'Età del Ferro, entro il
diventano imprecise fino a dare spazio sempre quale si colloca anche l'età dei nuraghi.
più all'immaginazione e a porre ai confini del Come tanti studiosi hanno evidenziato, queste
mondo conosciuto i luoghi più selvatici e non sono solo delimitazioni tecniche di ambiti
inospitali, circondati da esseri mostruosi e disciplinari e di metodologie della ricerca
fantastici. In modo simile, coloro che studiano il differenti, poiché l'uso del termine preistoria
passato, basano le loro conoscenze su quelle del cela il pregiudizio ideologico che siano potute
presente da cui necessariamente partono, e man esistere società umane prima e fuori della
mano che le fonti di informazione (testimoni e storia, concepita come un tempo progressivo,
testi scritti) si riducono procedendo indietro un movimento lineare e ascendente che
nel tempo, aumentano gli spazi dell'incertezza, porterebbe dallo stadio selvaggio alla civiltà.
delle congetture e dell'immaginazione, talora Un altro pregiudizio evoluzionista è quello
anche nel discorso scientifico. Da ciò emerge intorno alla scrittura, soprattutto quella
quanto sia importante il ruolo svolto da un alfabetica, considerata ancora oggi nel senso
altro tipo di testimonianze, quelle comune come la vera scrittura, mentre scienze
archeologiche, che riguardano i resti delle come l'antropologia culturale, l'etnolinguistica
attività svolte dai gruppi umani, e quelle e la semiotica hanno dimostrato che non ha
pertinenti i resti organici e ambientali. senso l'opposizione fra società con la scrittura
Lo studio dei modi di vivere delle comunità e senza scrittura, perché è propria di tutti i
umane di ogni epoca è però inseparabile dal gruppi umani la capacità di fissare significati
tempo, dagli strumenti e dalla prospettiva di condivisi in simboli materiali, esterni alla
chi studia, né vi sono oggetti di studio che propria interiorità e durevoli nel tempo e nello
possano essere descritti in modo oggettivo e spazio. È questo anche il caso dei segni grafici
definitivo. La consapevolezza di questi limiti ricorrenti o combinabili di cui l'homo sapiens
è a fondamento di ogni studio scientifico. ha lasciato traccia su rocce, ossa e altri
È utile pertanto riflettere brevemente su alcuni materiali, ma che non necessariamente sono
strumenti e concetti utilizzati dagli studiosi per usati per replicare codici linguistici, come
avvicinarsi all'analisi del lontano passato, come nel caso dei pittogrammi, dei segni mantici,
quello dell'età nuragica, quali le nozioni di dei mitogrammi. Né, oltretutto, esiste una
storia, preistoria, cultura, civiltà, cultura cultura che usi solo mezzi grafici o solo mezzi
materiale, tribù e lignaggio. orali per esprimersi e per trasmettere e
conservare aspetti della propria memoria
Preistori a e Sto ria collettiva. Entro questo orizzonte, le comunità
Le scienze storiche nel delimitare il proprio nuragiche non solo hanno usato vari sistemi
campo di indagine ci hanno lasciato in eredità espressivi per comunicare i loro modi di stare
dalla prima metà dell'Ottocento un modo di e dare senso al mondo, ma anche sistemi grafici
pensare il passato umano che fa ormai parte di cui daremo conto in questo volume.

12
Civiltà e culture come ha proposto l'archeologo Renato Peroni,
All'interno di questo modo di pensare il un insieme di f acies archeologiche tra loro
passato e anche di porre dei parametri per culturalmente e storicamente collegate,
classificare qualitativamente e in modo racchiuse in uno stesso ambito cronologico
gerarchico le differenze socio-culturali, le e geografico.
società nuragiche della Sardegna, senza stato, In questo volume la nozione di "cultura" è
senza città e senza scrittura, sono state adoperata secondo due accezioni, una
collocate a lungo fuori o nell'anticamera della antropologica per riferirsi ai modi di vivere
storia, mentre le grandi civiltà orientali e del umani nel loro complesso, e una settoriale,
mondo antico hanno occupato i nostri libri di propria delle scienze archeologiche e
storia entrando a far parte della nostra soprattutto degli studi di preistoria, in
formazione culturale scolastica per riferimento alla cultura materiale. In senso
generazioni. L'archeologo Giovanni Lilliu antropologico, con il concetto di "cultura"
(1914-2012 ), utilizzando l'espressione "civiltà si indicano conoscenze, credenze, capacità
nuragica", ha voluto opporsi alla classificazione e abitudini che gli esseri umani acquisiscono
escludente compiuta dagli storici della sua in quanto membri di una società, includendo
3. Pisside con decorazione epoca, con l'obiettivo di fare entrare le quindi tutto ciò che entra a far parte dei modi
metopa/e, XV-XIV sec. a.e .•
comunità nuragiche dentro la storia. Oggi gli di vivere, dalle pratiche ai comportamenti,
ceramica , h 27.7 cm ,
0 36,5 cm , proveniente da lla archeologi preferiscono usare la nozione di alle norme e ai valori, a quel bagaglio appreso
tomba di gigante di Sa n "cultura" al posto di quella di "civiltà", ma, e condiviso di abitudini e saperi che riguardano
Cosimo (Gonnosfa nadiga),
Cagl iari, Museo Archeologico
quando pure adoperano questo termine, gli il fare, il dire e il sentire umani. In archeologia,
Nazionale. attribuiscono un valore neutro per indicare, invece, con il termine "cultura" (per es. cultura

13
4. Vaso piriforme , ceramica , di Bonnanaro, cultura del Vaso campaniforme) di appartenenza a una collettività ma anche
IX-VIII sec. a.e., h 16,9 cm ,
proveniente dal complesso si fa riferimento all'associazione di elementi, rivendicano modelli culturali che riconducono
nuragico di Sant'Anastasia quali manufatti ceramici, litici e in metallo, a una origine comune, infatti, vi può essere una
(Sardara) , Sardara , Civico strutture funerarie, tipologia degli abitati, grande variazione culturale, così come aspetti
Museo Archeologico Villa
Abbas. espressione della cultura materiale di un di cultura materiale simili possono essere
gruppo umano. Si tratta di una accezione comuni a gruppi che si percepiscono
5. Askòs , Xl-IX sec. a.e.,
lamina di bronzo e fusione, ormai entrata a far parte della divulgazione etnicamente differenti. A questo punto è utile
h 26 cm , proveniente dal scientifica (è consueta nelle tabelle precisare che la cultura materiale non riguarda
sacello del complesso
nuragico di Sa Sedda 'e Sos cronologiche della preistoria), seppure sia stata solo i manufatti umani, ma il rapporto fra gli
Carros (Oliena ), Nuoro, Museo messa in discussione dagli archeologi, per uomini e tali manufatti, e più in generale
Archeologico Nazionale "G. essere sostituita con altri termini come quello l'insieme dei processi di produzione e di
Asproni ".
Opera di grande pregio, di ''facies archeologica'': un'unità territoriale riproduzione della vita materiale della società,
atta per versare liquidi , contraddistinta da un patrimonio comune di e quindi delle modalità sociali e storiche in
probabilmente vino, in modelli condivisi che riguardano i manufatti cui il fare e il saper fare si esplicano. Per questo
contesti cerimoniali. Ha due
colli , uno a protome taurina della produzione artigianale e altri aspetti motivo la storia della cultura materiale, sia in
e l'altro con bocca di della cultura materiale. È, infine, una ambito archeologico che antropologico, è
versamento, uniti da un 'ansa attenta ai processi di produzione, di
accortezza recente l'attenzione posta nell'evitare
orizzontale a fascetta . Alla
base delle corna si leggono l'identificazione della cultura materiale espressa circolazione e di consumo dei beni materiali.
raffinate decorazioni a da un gruppo umano con la sua identità etnica.
incisione.
Entro un gruppo etnico, cioè quell'insieme di Tribù e lignaggi
persone che non solo hanno costruito un senso Un'altra nozione antropologica adottata
nello studio della preistoria, nonostante la
sua vaghezza e ambiguità, è quella di "tribù".
Entro un sistema politico non statuale e non
centralizzato, la tribù costituisce una
organizzazione sociale fondata su legami
di parentela e i cui gruppi di discendenza,
i lignaggi, sono formati da individui che si
ritengono discendenti da un antenato comune.
Affine è la nozione di "clan", con la quale si
intendono indicare gruppi più estesi, formati
da lignaggi che, pur non essendo più in grado
di ricostruire i loro legami generazionali, veri
o presunti che siano, si considerano comunque
imparentati tra loro e discendenti da un
antenato comune che risale a tempi mitici.
Anche la nozione antropologica di
tribù è comunque prigioniera
dell'idea evoluzionista che si tratti
di una tappa intermedia fra le
forme di organizzazione sociale
delle comunità umane, seppure
inquadrata all'interno di una
visione evolutiva multilineare.
Pertanto, si tende ad abbandonarla
quando il suo significato non è usato
in modo circoscritto. Nella
classificazione delle società, proposta
dall'antropologo Elman Service nella
seconda metà del Novecento, un'altra forma di
organizzazione non statuale, ma centralizzata, è
quella dei domìni o regimi dei capi (chiefdorns)
nella quale alcuni lignaggi hanno un ruolo più
autorevole o dominante, vi è una stratificazione
sociale e una gerarchizzazione degli

14
insediamenti, e la relazione di parentela con l'interpretazione di società complesse come
il capo è indice dello status sociale degli quelle che si sono succedute nel corso della
individui. Nella Sardegna nuragica gli millenaria età dei nuraghi.
archeologi hanno riconosciuto elementi ora
dell'una ora dell'altra forma di organizzazione
sociale non statuale e talora hanno preso le Nota bibliografica
distanze da questi modelli teorici per la loro Per approfondimenti: C -\DOR!(A 1981 ; L ILLIU 1982
e 2006; P ERO'.\! 1996; G vIDI 2000; H ERZFELD 2001 ;
genericità o inapplicabilità, evidenziando la
P ERRl 2001; L E\\ULE'.\ 2003; FABIETTI 2004; C OCCHI
necessità di continuare ad affinare gli strumenti G E'.\ICK 2009; SIRIGU 2009; A NGIONI 2011 ; B ROODBA.'\K
di analisi e di trovarne di nuovi per 2015; Cossu 2016.

15
Il tempo dei nuraghi
Mauro Perra, Alessandro Usai

La dimensione del tempo è uno degli orizzonti che ne diresse le indagini: Giovanni Lilliu.
entro i quali si muovono gli esseri umani di In quest'opera fondamentale l'autore pose le
tutte le epoche e così fu anche per le donne e gli basi stratigrafiche per una suddivisione in
uomini della società nuragica. Egualmente gli cinque fasi dell'età nuragica: il Nuragico
studiosi che negli ultimi secoli hanno Arcaico, corrispondente alla fase di costruzione
affrontato il tema della funzione e della dei nuraghi monotone, anteriore al IX-VIII
cronologia dei nuraghi hanno offerto secolo a.C.; il uragico I Inferiore, identificato
interpretazioni profondamente inserite nella con la fase in cui alla torre centrale di Su Nuraxi
cultura del loro tempo, affondando l'esegesi si aggiunsero il bastione quadrilobato, le torri
nell'humus delle loro sensibilità culturali. dell'antemurale e il primo nucleo abitativo,
I primi tentativi di una definizione della civiltà intorno alla prima metà dell'VIII secolo a.C.; il
nuragica risalgono al XVI e XVII secolo della Nuragico I Superiore, fase nella quale il nuraghe
nostra era con figure come Sigismondo Arquer quadrilobato fu rinforzato con la costruzione di
e Giovanni Francesco Fara. Gli studi di quel un rifascio e si ebbe l'ampliamento
periodo sono influenzati in modo evidente dell'antemurale e del circostante villaggio, fra
dalla prevalente temperie culturale di ambito la seconda metà dell'VIII ed il VI secolo a.C.;
biblico e classico. Così i nuraghi sono infine le ultime due fasi (Nuragico II e Punico-
considerati di volta in volta precedenti o romano ) sarebbero pienamente inserite nell'età
successivi al biblico diluvio universale, inseriti storica e segnate dalle conquiste cartaginese e
all'interno della classicità greca o frutto della romana dell'Isola.
colonizzazione cartaginese, e sono interpretati Nella seconda metà del XX secolo, con l'avvento
come tombe o mausolei o fortezze. delle prime datazioni radiocarboniche, lo stesso
Il XIX secolo è segnato dai contributi di Lilliu rivede e corregge al rialzo la cronologia
studiosi come Alberto Ferrero de La Marmora, dei nuraghi, riportandola ad un periodo
il canonico Giovanni Spano ed Ettore Pais. compreso fra l'Età del Bronzo e quella del Ferro
Mentre La Marmora propone l'ambito culturale (dal 2000 al 500 a.C. ).
fenicio, lo Spano segue quella distinzione fra le In effetti, l'impiego sempre più sistematico delle
tre età (litica, del Bronzo e del Ferro) che si è datazioni radiocarboniche ha contribuito a
diffusa in tutto il mondo scientifico nella inquadrare con maggior precisione i limiti
seconda metà dell'Ottocento. Essendo egli un temporali del ciclo culturale nuragico e dei
prelato, si adegua comunque a un'improbabile periodi, fasi e sottofasi in cui esso può essere
cronologia biblica. suddiviso; inoltre i metodi di datazione si sono
Nel XX secolo spiccano le personalità di affinati continuamente, poiché il metodo teorico
archeologi del calibro di Antonio Taramelli e del C 14 è stato calibrato e rapportato al ritmo
Giovanni Lilliu. Il primo fu Direttore del reale di crescita degli alberi, che segnano
Museo Nazionale di Cagliari e degli Scavi di esattamente il passare degli anni con la creazione
Antichità dal 1903 al 1933 e, cedendo alle di anelli concentrici (dendrocronologia).
lusinghe del regime fascista, divenne anche Tuttavia non tutti i problemi archeologici
Senatore del Regno. Taramelli fu un vero e possono essere risolti dalla fisica, poiché i
proprio "archeologo sul campo" e indagò margini di errore del C 14 calibrato restano
un'innumerevole quantità di monumenti sardi eccessivi rispetto alla richiesta di dettaglio che
dalla preistoria fino all'età classica e oltre. Egli viene dall'esame archeologico delle strutture,
collocò le origini della civiltà nuragica entro le degli strati e dei reperti.
fasi dell'Età del Rame ed il suo sviluppo fra le Perciò, accanto alla cronologia assoluta (cioè alla
Età del Bronzo e del Ferro. definizione più o meno precisa dei secoli e degli
Una data importante per un ripensamento della anni nei quali avvennero i fatti o si svolsero i
cronologia nuragica e una sua articolazione processi) resta fondamentale la cronologia
interna fu l'edizione degli scavi del nuraghe relativa, cioè la costruzione di una scala che
Su Nuraxi di Barumini, a cura dell'archeologo indica il rapporto di maggiore o minore

16
antichità, o di contemporaneità, tra una miriade con le datazioni calibrate, con le relative
di elementi archeologici grandi e piccoli. Questo stratigrafie e le tipologie dei manufatti ceramici
lavoro infinito si fa costruendo relazioni tra i e bronzei sono oggi argomenti di grande peso
muri, i pavimenti, gli strati di occupazione e di nella definizione della dimensione tempo nello
abbandono, i reperti e le loro forme, partendo studio dei diversi contesti. Si possono così
dal singolo sito per arrivare a insiemi di siti enucleare diverse fasi fondamentali nello
omogenei, fino al complesso di tutti i siti e sviluppo dell'età dei nuraghi.
rinvenimenti nuragici dell'intera Sardegna. Sebbene l'origine di quella civiltà sia avvolta
Per esempio, all'inizio degli anni '80 del XX nelle nebbie di una ricerca ancora allo stato
secolo ebbe enorme importanza il rinvenimento embrionale, sappiamo che essa principia con
delle ceramiche importate dalla Grecia micenea, la costruzione dei nuraghi arcaici e delle prime
da Creta e da Cipro, nel vano A del nuraghe tombe di giganti fra il XVIII e il XV secolo a.C.,
Antigori di Sarroch: per la prima volta, mentre il pieno sviluppo di essa si pone fra il
l'associazione di reperti nuragici con reperti di XV-XIV e il XIII secolo con la costruzione dei
provenienza esterna già ben datati, all'interno nuraghi a tholos e con la formazione di distretti
di un ambiente chiuso con un'importante territoriali programmati per il controllo del
stratificazione di livelli sovrapposti, permetteva territorio e delle risorse. Una terza fase è quella
di identificare le caratteristiche tecniche e che vede l'intensificarsi del rituale religioso e il
formali della produzione nuragica di un formarsi di una nuova spiritualità intorno ai
determinato periodo e di collocarle nella scala templi e santuari fra la fine del XIII e l'VIII
della cronologia relativa su un gradino, secolo a.C. Un'altra fase di non chiara evidenza
denominato convenzionalmente "Bronzo è quella del collasso definitivo della civiltà
Recente'; distinto da quello precedente ("Bronzo nuragica, sulle cui cause il dibattito può
Medio") e da quello successivo ("Bronzo Finale"). considerarsi ancora aperto.
La rivoluzione imposta dal crescente numero di
datazioni calibrate con la dendrocronologia ha
consentito di affinare ancora di più la
periodizzazione del lungo percorso della civiltà
Nota bibliografica
nuragica. L'affluire attuale di nuovi dati
Sulla storiografia degli studi sulla civiltà nuragica si
provenienti dagli scavi di nuraghi, insediamenti, veda L ILLI li 1981b. Sui primi reperti dal nuraghe
tombe e templi nuragici, l'incrociarsi degli stessi Antigori di Sarroch si consulti F ERRARESE C ERliTI 1981.

Nelle doppie pagine seguenti:

6. Il tempo dei Nuraghi;


tavola cronologica.
7. Il Mediterraneo nel
Il millennio a.e.
La tavola evidenzia le diverse
civiltà, coeve a quella
nuragica , che si sono
svi luppate in ambito
mediterraneo lungo il corso
del Il millennio a.e.

17
Il tempo dei nuraghi

Asce a margini
Origine della civiltà nuragica
rialzati
L'.origine della civiltà nuragica
è avvolta nelle nebbie di una Nuraghe semplice Una società in trasformazione
ricerca ancora allo stato Vi è una fase in cu i si ha
embrionale, sappiamo che essa l'intensificarsi del rituale
Nu raghe arca ico principia con la costruzione dei religioso e il formarsi di una
Tomba di gigante nuraghi arcaici e delle prime nuova spiritua lità intorno ai
tombe di giganti fra il XVIII e il templi e santua ri fra la fine
XV secolo a.e., mentre il pieno del Xlii e l'VIII seco lo a.e.
sviluppo si pone fra il XV-XIV e
il Xlii secolo con la costruzione
dei nuraghi a tholos e con la
fo rmazione di distretti te rritoriali Nuraghe
programmati per il controllo del complesso
territorio e delle risorse.

Bronzo Medio (1800-1350 a.C.)

Tempio a megaron

Brocca askoide
Bronzetto fi gu rato
Fine della civiltà nuragica di Capotribù
Un'altra fase di non chiara
evidenza è quella del
collasso defin itivo della
civiltà nuragica, sulle cui Modellino
ca use il dibattito può di nuraghe
considerarsi ancora aperto.

Vaso piriforme Asci a a margini ri alzati Oll a a collo biansata


Statua di Mont'e Prama Doppia ascia
Il Mediterraneo nel Il millennio a.e.

Penisola iberica, Corsica, Area Padana,


Isole Eolie, culture di Capo Graziano, Grecia, Anatolia,
cultura di El Argar civiltà torreana civiltà delle Terramare
Milazzese e Ausonio regni micenei regno ittita

Baleari, Sardegna, Sicilia, Creta, Egitto, Cipro, '


cultura talayotica civiltà nuragica culture di Thapsos e di Pantalica civiltà minoica Nuovo Regno civiltà cipriot1 •.

/ (. ' ,,
L'uomo e l'ambiente

Comunità umane e ambiente nella Sardegna nuragica: un 'introduzione


Alessandro Usai

Il clima
Luca Lai

L'uomo e il sistema vegetale


Mariano Ucchesu

L'uomo e gl i animali
Ornella Fonzo

APPROFONDIMENTI
Le diete animali e um ane attraverso lo studio degli isotopi stab ili
Luca Lai
Stu di sul DNA anti co dell e popo lazioni nuragiche
Luca Lai

8. Nu raghe Athethu , Oran i.

23
Comunità umane e ambiente nella Sardegna
nuragica: un'introduzione
Alessandro Usai

Come tutte le comunità umane, anche le scarsità d'acqua di falda, la conformazione delle
società nuragiche vissero la propria parabola coste in relazione ai possibili approdi, e così via.
storica nel continuo e vitale rapporto con Entro questa cornice in larga misura
l'ambiente naturale, in tutti gli infiniti aspetti immodificabile, le comunità umane
che questo presenta. cominciarono pian piano e con intensità
Per un verso, l'ambiente è lo scenario naturale crescente a interagire coi diversi fattori
preesistente nel quale l'umanità si introduce ambientali, da un lato adattandosi alle
di volta in volta percorrendo le tappe della condizioni geografiche e geologiche imposte,
progressiva conquista del globo: in questo dall'altro piegando con l'ingegno e con la
senso dobbiamo pensare al quadro naturale tecnologia disponibile altre componenti più
che incontrarono i primi coloni mesolitici e malleabili del patrimonio ambientale. L'impatto
neolitici della Sardegna, ma anche alle diverse esercitato nei secoli dalle società nuragiche sul
nicchie vergini incontrate dai gruppi di coloni mondo vegetale e sulla fauna fu tale che a buon
nuragici che periodicamente si muovevano diritto possiamo considerare le piante e gli
alla conquista di nuove terre per piegarle animali non più solo come aspetti della natura,
alle pressanti esigenze dello sviluppo ma anche come prodotti della cultura.
insediativo e produttivo. Imponenti disboscamenti con conseguenti
In questo senso, l'ambiente naturale esprime fenomeni di erosione e sedimentazione,
le condizioni iniziali in cui si inserisce il lavoro creazione di campi coltivati e pascoli, consumo
delle comunità umane: condizioni che in parte di specie animali selvatiche fino all'estinzione,
furono modificate o perfino profondamente introduzione e/ o selezione e massiccio
trasformate, ma in parte continuarono a sfruttamento di piante e animali domestici,
resistere per millenni a qualsiasi intervento insieme all'incremento vertiginoso degli
umano, almeno fino all' avvento di tecnologie insediamenti e dei monumenti e alla creazione
che consentirono il superamento dei limiti di cave e miniere, cambiano radicalmente
imposti dal rapporto diseguale tra le forze della l'aspetto della superficie terrestre intaccando
natura e il livello di sviluppo culturale. in misura quasi trascurabile la solida zolla
Tra queste condizioni basilari è d'obbligo geologica. È questa insistente e crescente
considerare in primo luogo l' insularità della pressione esercitata dal lavoro delle comunità
Sardegna, la sua notevole estensione e la sua umane che pian piano forma e trasforma il
posizione decentrata nel bacino mediterraneo paesaggio, concetto distinto da quello di
occidentale, abbastanza vicina alla Corsica e alla ambiente proprio per l'importanza della
penisola italiana da consentire frequenti componente antropica.
contatti, ma nello stesso tempo abbastanza Dall'ambiente, che diventa paesaggio, le
lontana da permettere lo sviluppo di una società nuragiche traggono risorse per il
cultura insulare caratterizzata da tratti unici e sostentamento e per la promozione dello
inconfondibili. Alla posizione geografica si sviluppo economico e sociale; sull'ambiente,
associa la posizione climatica entro la fascia ormai domato e convertito in componente del
temperata mediterranea, soggetta a lente paesaggio, le società nuragiche imprimono i
oscillazioni e a un'intrinseca instabilità che segni del possesso e dei diritti di sfruttamento.
determina marcate e rapide variazioni nei Fino a qualche tempo fa, l'archeologo
regimi delle temperature e della piovosità. considerava l'ambiente-paesaggio soprattutto
Ancora, consideriamo i fattori geologici propri come contenitore territoriale dei resti
di ogni angolo della grande Isola: la morfologia archeologici e come scenario dei processi
del territorio, la varietà delle formazioni storici, talvolta anche come attore co-
rocciose, il tasso di rocciosità affiorante, la protagonista di quei processi insieme
capacità produttiva dei suoli, l'abbondanza o all'uomo. Lo sviluppo delle tecniche di

24
ricognizione territoriale e delle ricerche dovevano conoscere alla perfezione tutte le
archeobotaniche e archeozoologiche ha opportunità e tutti i pericoli del loro ambiente:
permesso di elaborare analisi dettagliate delle sorgenti, pozzi e pozze, acque termali, saline,
relazioni materiali tra le comunità umane e guadi, sentieri, valichi, strettoie, grotte, ripari,
l'ambiente, soprattutto nel senso dei rapporti nascondigli, luoghi d'avvistamento e
tra la distribuzione e organizzazione degli d'appostamento, punti di passaggio della
insediamenti e la disponibilità di risorse di selvaggina, cave, miniere, approdi, legname,
vario genere. Infine, la formulazione alberi da frutto, bacche oleose, erbe salutari,
consapevole di ipotesi interpretative di stampo funghi, droghe, veleni, e così via.
contestuale propone ricostruzioni in cui il I capitoli che seguono sono dedicati agli
paesaggio è concepito esso stesso come studi su tre aspetti macroscopici dell'ambiente
espressione culturale delle comunità umane, della Sardegna nuragica: clima, vegetazione e
parte integrante di ogni società intesa come fauna. L'integrazione delle indagini
singolare esperimento di organizzazione specialistiche nel campo sconfinato della
contraddistinto da specifiche relazioni interne ricerca archeologica ha dato luogo al reciproco
ed esterne, tecnologie, rituali ecc. arricchimento delle diverse discipline: da un
Perciò l'obiettivo delle ricerche sull'ambiente lato le scienze naturali danno un apporto
e sui paesaggi nuragici non è solo registrare insostituibile al!' archeologia; dal!' altro
tutti i resti sopravvissuti di quel lontano l'archeologia dà a quelle stesse scienze uno
mondo, ma piuttosto ricomporre in modo spessore storico: è in questo modo che diventa
analitico e dinamico i caratteri e il possibile studiare la storia del clima, della
funzionamento dei diversi sistemi uomo- vegetazione e della fauna, mettendo in risalto
ambiente . In poche parole, si tratta di tentare il gioco dei diversi fattori naturali e antropici
di interpretare il senso più profondo dei grandi nel tempo e nello spazio.
processi e delle esperienze umane nel
quotidiano rapporto coi luoghi del vivere, fin
nei più minuti dettagli. Se ci pensiamo bene, Nota bibliografica
gli uomini e le donne che vivevano in Per approfondimenti, oltre ai capitoli seguenti
Sardegna durante le Età del Bronzo e del Ferro si consiglia la lettura di WILHNS, ET AL. 2015.

9. Nuraghe Serbissi, Osini.


Sulla punta più elevata del
taccu calcareo di Osini , a
quasi 1000 metri di quota ,
il nuraghe svetta con l'alta
torre centrale e tre torri
laterali che racchiudono
un piccolo cortile . 9

25
Il clima
Luca Lai

L'importanza del clima nella vita quotidiana aree dalla penisola italiana al Nord Africa, alla
si fa sempre più evidente in questi decenni di penisola iberica. Mentre a livello europeo la
riscaldamento globale, e anche nella preistoria prima parte del I millennio a.C. è certamente
nuragica vi furono diverse fasi climatiche che caratterizzata da condizioni nuovamente più
accompagnarono, o piuttosto condizionarono, fresche e piovose, che dobbiamo quindi attribuire
gli sviluppi culturali ed economici, interagendo all'Età del Ferro nuragica, i secoli su cui ancora
in modo complesso con le strutture sociali e gli rimane incertezza sono quelli, cruciali per le
ambiti del fare antico. Questa premessa è dovuta, trasformazioni della società e della cultura
per non cedere a estremismi e semplificazioni nuragica, a cavallo tra i due millenni.
che vanno dal determinismo ambientale da un Come intorno al 1600 a.C. si discute di variazioni
lato, alla fallace convinzione che i fenomeni climatiche di ampia portata legate all'eruzione di
politici e sociali fossero accompagnati da eventi Thera, l'attuale Santorini, a nord di Creta, così
climatici tutto sommato insignificanti. Si parla appare probabile che vi sia stato un periodo arido
qui di clima in quanto esso fornì dei fattori alla e instabile attorno al 1200 a.C., come diversi
variabilità ambientale in età nuragica, e dei limiti indizi farebbero pensare in un'area vasta tra
mutevoli entro i quali si sviluppa l'attività Occidente e Oriente, forse a causa dell'eruzione
umana, individuale e collettiva. cosiddetta "Hekla 3" in Islanda (datata al 1159
La climatologia è una scienza complessa che si a.C. ). Si rintraccia un periodo di intensa aridità
serve oggigiorno di una pluralità di fonti di intorno a quei secoli, causa di essiccazione di
evidenza, e anche di modelli computerizzati. laghi, cambiamenti vegetazionali e regressione
Per la Sardegna preistorica, purtroppo, gli studi di ghiacciai nell'area Mediterranea. In Sardegna
sono ancora scarsi e la nostra conoscenza questi eventi sono già stati citati come possibile
diretta è piuttosto indietro rispetto ad altre aree fattore concomitante all'abbandono di
dell'Occidente mediterraneo, cosicché gran insediamenti, e potrebbero avere avuto un ruolo
parte dei dati sono in effetti relativi a situazioni importante nei profondi cambiamenti che si
nell'area che circonda la Sardegna, quindi di riconoscono nel Bronzo Finale nuragico, in
livello sovra-regionale se non globale. qualche caso forse legati all'approvvigionamento
Tra i settori più tradizionali si annovera la idrico, come indicato dall'accresciuta importanza
palinologia, che tuttavia presenta spesso dei pozzi e delle fonti.
problemi in quanto i dati prodotti dipendono Il clima più fresco e piovoso, insieme alla
dall'azione umana oltre che da cause climatiche. concentrazione e riduzione della popolazione
Ulteriori ambiti sono l'idrologia e lo studio dei che deve aver lasciato vaste aree incolte,
sedimenti in laghi, grotte, fondali marini, il potrebbe essere all'origine di habitat boscosi
magnetismo nei sedimenti, e diversi altri. che spiegherebbero l'accresciuta frequenza del
Cosa ci dicono queste fonti sul clima della cervo tra i resti di pasto in siti nuragici. Questo,
Sardegna nuragica? Al di là delle cronologie, e i precedenti punti di svolta climatici,
spesso approssimative, si riconoscono alcune attendono precisazioni da studi futuri, per farci
fasi. La Sardegna entra nel II millennio a.C. avvicinare a una comprensione integrata dei
attraversando una fase relativamente piovosa, fenomeni naturali e socio-culturali, troppo
che abbraccia il Bronzo Antico. Si assiste spesso osservati separatamente.
successivamente a una fase relativamente calda
e forse arida che potrebbe essere iniziata in
Nota bibliografica
modo abbastanza improvviso - stando a dati Una sintesi dei dati rilevanti per la Sardegna in LAI
relativi alla penisola iberica meridionale - e che 2009. Sull'eruzione del vulcano Hekla 3: BAILLIE 1989;
si prolunga per tutti i secoli dello sviluppo BuRROUGHS 2005. Sul periodo arido alla fine del II
demografico e monumentale nuragico, ovvero millennio a.C.: LAI 2009; D RAKE 2012; FLETCHER,
DEBRET, SANCHEZ GoNI 2013. Un'ipotesi di abbandono
all'incirca sino alla fine dell'Età del Bronzo. di un insediamento nuragico per ragioni climatiche
Sull'esistenza di questa fase convergono studi di alla fine del Bronzo Recente: N IEDDU, ATZENI, Cocco
paleomagnetismo, pollini e sedimenti, in diverse 2016 (nuraghe San Marco di Genuri).

26
L'uomo e il sistema vegetale
Mariano Ucchesu

Il passaggio da un sistema di vita basato sulla (Viciafaba), piselli (Pisum sativum) e lenticchie
caccia e la raccolta a uno orientato sulla (Lens culinaris) . La dieta vegetale della
produzione di cibo rappresenta una delle comunità nuragica di Monte Meana era
trasformazioni fondamentali verificatesi nel corso integrata anche dal consumo di frutti selvatici,
dell'evoluzione umana. Oggi, grazie all'utilizzo di come è documentato dal ritrovamento di
nuove metodologie e alla formazione di diversi semi di fico (Ficus carica), uva selvatica
specialisti, gli studi sull'origine dell'agricoltura e (Vitis vinifera subsp. sylvestris), more (Rubus
sullo sfruttamento delle risorse vegetali nella ulmifolius) e fragole selvatiche (Fragaria vesca) .
preistoria appaiono in tutta la loro complessità. La comunità nuragica mostra anche un certo
Le indagini archeobotaniche effettuate negli interesse verso tre specie vegetali tipiche della
ultimi anni in contesti di età nuragica hanno macchia mediterranea come il lentisco
consentito di documentare l'utilizzo di (Pistacia lentiscus), il mirto (Myrtus communis)
differenti specie vegetali come fonte di cibo e il cisto (Cistus sp.). Si ipotizza che alcune
da parte delle comunità dell'Età del Bronzo. di queste piante, oltre a essere utilizzate come
I resti archeobotanici sono riferiti a piante alimento o medicinale, potessero essere anche
di origine sia domestica che selvatica, ovvero impiegate per altri scopi, come legna da ardere
a differenti specie coltivate e spontanee. per la cottura dei cibi o delle ceramiche, o
Le differenti tipologie di piante domestiche, come materiale per produrre differenti
ritrovate nei contesti archeologici dell'Età strumenti da lavoro. Non a caso, diverse
del Bronzo dell'Isola, testimoniano un sistema indagini etnografiche condotte in Sardegna
agricolo avanzato, probabilmente ereditato documentano l'uso del cisto e del lentisco per
dalle prime popolazioni neolitiche che alle la cottura tradizionale delle ceramiche e per
soglie del VI millennio a. C. si stabilirono in l'intreccio dei cestini, attività che ancora oggi
Sardegna e che insieme al loro bagaglio si praticano in alcuni paesi dell'Isola.
culturale introdussero specie domestiche la Dagli insediamenti oristanesi di pianura di
cui origine è attestata nel Vicino Oriente, area Sipoi e Sa Osa provengono dati per il Bronzo
nella quale intorno a 11.000 anni fa ebbero Medio e, nel secondo, per il Bronzo Recente.
luogo i primi processi di domesticazione. In essi è stato possibile documentare il
In Sardegna, i cereali identificati nei differenti ritrovamento di diversi resti vegetali,
contesti che si inquadrano tra il Neolitico carbonizzati e non, di piante coltivate e
Antico e il Neolitico Recente sono riferiti a selvatiche. I dati mostrano anche in
frumenti e orzi. Insieme ai cereali, le comunità quest'epoca un'agricoltura basata sulla
neolitiche coltivano anche diverse leguminose, coltivazione di orzi vestiti (H. vulgare) e
quali le lenticchie, le fave e i piselli. frumenti nudi (T aestivum !durum), a cui
Le stesse specie sono state documentate anche si associano alcune leguminose quali le fave
in contesti dell'Età del Bronzo nei siti di Monte (Vfaba), i piselli (P sativum) e le lenticchie
Meana a Santadi, Sa Osa a Cabras, Sipoi a (L. culinaris). Anche durante il Bronzo Medio
Baratili San Pietro, Duos Nuraghes a Borore, e Recente le comunità nuragiche mostrano
Cuccurada a Mogoro e Adoni a Villanovatulo. un notevole interesse alimentare verso i frutti
Le analisi archeobotaniche effettuate presso selvatici quali il fico (F. carica) e l'uva
l'abitato in grotta di Monte Meana hanno selvatica (V vinifera subsp. sylvestris),
permesso di documentare, per il Bronzo Antico, documentati in grandissime quantità
la coltivazione di cinque specie di cereali e tre all'interno dei pozzi di Sa Osa. Qui nel
specie di leguminose. Le principali specie Bronzo Recente l'uva è ampiamente
cerealicole coltivate erano i frumenti nudi domesticata (V vinifera) inoltre compare
(Triticum aestivum! durum) e gli orzi vestiti e il melone ( Cucumis melo); si tratta delle
nudi (Hordeum vulgare, Hordeum vulgare var. attestazioni più antiche, documentate per
nudum). Assieme ai cereali si documenta il Bronzo Recente, in tutto il Mediterraneo
anche la coltivazione delle leguminose: fave occidentale. Tra i frutti si attesta anche la

27
10. Semi e frutti ritrovati altre leguminose come i piselli e le lenticchie,
nel contesto archeologico
di Monte Meana (Santadi): le quali sono presenti con certezza nei periodi
(a) Hordeum vulgare; precedenti. I frutti sono documentati dal
(b) H. vulgare var. nudum; rinvenimento di fichi (F. carica), olive
(c) Triticum aestivum / durum;
(d) H. vulgare rachis; selvatiche, prugne selvatiche (Prunus spinosa),
(e) H. vulgare rachis; more (R. ulmifolius). Anche durante il Bronzo
(f) T durum rachis; Recente le comunità nuragiche di Cuccurada e
(g) T aestivum rachis;
(h) Lens culinaris; e Duos Nuraghes utilizzano, per differenti usi,
(i) Pisum sativum ; diverse piante selvatiche tipiche della macchia
(I) Vicia faba ;
(m) Vitis vinffera ssp. sylvestris ;
mediterranea; non a caso nei contesti indagati
(n) Ficus carica ; ritroviamo diversi semi di piccoli arbusti quali
(o) Rubus hulmifolius; il lentisco (P. lentiscus), il mirto (M. communis),
(p) Pistacia lentiscus ;
(q) Myrtus communis.
la fillirea (Phyllirea sp.pl.) e l'erica (Erica sp.pl.).
La presenza di queste piante è attestata in tutti
i periodi dell'Età del Bronzo della Sardegna.
Infine, la documentazione archeobotanica
111 n o disponibile per il Bronzo Finale proviene
dall'insediamento del nuraghe Adoni. Nella
capanna 9, sotto gli strati di crollo sono stati
p q
rinvenuti diversi vasi al cui interno sono state
10 ritrovate grandissime quantità di semi di piante
coltivate, quali frumenti, orzi vestiti, piselli e fave.
presenza di semi di ginepro (Juniperus L'agricoltura praticata durante tutta l'Età del
oxycedrus), probabilmente raccolti lungo le Bronzo in Sardegna non sembra mostrare
vicine spiagge di Oristano dove la pianta cresce sostanziali differenze nelle sue varie
abbondante ancora oggi. La presenza di alcuni articolazioni culturali, eccetto la coltivazione
noccioli di olive di origine selvatica (Olea dell'orzo nudo che si documenta solo durante
europaea) potrebbe indicare un possibile utilizzo il Bronzo Antico; probabilmente la sua coltura fu
a scopi alimentari o per la produzione di olio. abbandonata nei periodi successivi in favore dei
Testimonianze dell'agricoltura praticata frumenti nudi che erano in grado di assicurare
durante il Bronzo Recente provengono anche una produzione più elevata. Nel complesso,
dal nuraghe Cuccurada e dalla torre A di Duos l'agricoltura praticata in Sardegna durante tutta
Nuraghes. I dati mostrano un sistema agricolo l'Età del Bronzo ruotava attorno a quattro
identico al Bronzo Medio: i principali cereali principali specie di cereali cui si associavano
sono ancora gli orzi vestiti e i frumenti nudi, tre specie di leguminose. La dieta vegetale
mentre i dati sulle leguminose coltivate sono durante l'Età del Bronzo in Sardegna veniva
molto scarsi; infatti si registra la presenza di anche integrata dal consumo di frutti selvatici,
un solo cotiledone di fava ( V. faba) rinvenuto in primis la vite, che appare costante insieme
a Cuccurada. Non si esclude la coltivazione di al fico, e alla quale si aggiungono le more, il
sambuco, le prugne selvatiche e le fragole di
bosco. A tutta una serie di specie vegetali che
potevano trovare impiego come alimento, si
aggiungono altre risorse spontanee tipiche
della macchia mediterranea, quali lentisco,
b
mirto, cisto, fillirea, erica e ginepro, per altri
11. Semi e frutti ritrovati svariati utilizzi quotidiani come legname da
nel contesto archeologico costruzione, per la creazione di strumenti,
di Sa Osa (Cabras):
(a) Triticum aestivum / durum ;
per la cottura dei cibi o delle ceramiche o
(b) Pistacia lentiscus; per usi terapeutici.
(c) Cucumis melo;
(d) Juniperus oxycedrus s.l.;
(e) Medicago cf. arabica; e d e f
(f) Linum cf. usitatissimum;
(g) Myrtus communis;
(h) Rubus hulmifolius; Nota bibliografica
(i) Ranunculus cf. trilobus ; Per approfondimenti: SABATO, ET A L. 2015 e 2017;
(I) Malva sp. 11 g U CCHESU, ET AL. 2015a e 2015b.

28
L'uomo e gli animali
Ornella Fonzo

Quando in Sardegna fiorì la civiltà nuragica Pleistocene all'Olocene (12.000-11.000 a.C.)


l'uomo, già da alcuni millenni, sapeva gestire quasi tutta la fauna endemica si era estinta, e
proficuamente l'ambiente in cui viveva e che gli uccelli e i pochi insettivori e roditori
egli stesso aveva contribuito a plasmare, superstiti non potevano costituire una fonte
introducendovi le piante e gli animali che gli di cibo sufficiente per i nuovi arrivati. Solo il
servivano per sue attività. prolago, un lagomorfo simile a un piccolo
Durante il Neolitico si era avviato, a partire coniglio, poteva fornire una piccola quantità
dal Vicino Oriente, un cambiamento profondo di proteine. Pertanto l'uomo dovette portare
nella vita delle antiche comunità, che con sé gli animali, sia domestici che selvatici,
passarono da un'economia di predazione, in che gli erano necessari. Così facendo ha agito
cui attingevano le risorse direttamente dalla da filtro, evitando di introdurre specie che
natura, tramite la caccia e la raccolta di specie potevano costituire un pericolo per lui o per
selvatiche che essa offriva spontaneamente, le sue attività: è questa la ragione per cui in
a un'economia di produzione, in cui, Sardegna non ci sono, per esempio, lupi e linci.
domesticando piante e animali, obbligavano la L'introduzione di specie potenzialmente
natura a produrre ciò di cui avevano bisogno. dannose per l'agricoltura, come i leporidi, è
Questi nuovi modi di vita si erano diffusi nel avvenuta in tempi successivi, quando l'uomo
Mediterraneo occidentale fra il VI e il V era ormai capace di gestirne l'allevamento e
millennio a.C., ma prima di poter raggiungere contenerne la riproduzione. Altri roditori sono
le isole l'uomo aveva dovuto impadronirsi arrivati nell'Isola come passeggeri clandestini
12. Prolago sardo. In della navigazione. Oltre che di navigare su delle imbarcazioni.
Sa rdegna al passaggio
dal Pleistocene all'Olocene vere e proprie imbarcazioni, capaci di La principale fonte di conoscenze sui rapporti
(12.000-11.DOO a.C.) quasi trasportare un numero di individui sufficiente tra l'uomo e gli animali con cui egli
tutti i mammiferi endemici
perché il gruppo non si estinguesse nel giro di condivideva l'ambiente è costituita dai resti
si sono estin:i, sa lvo poch i
insettivori e roditori , e un poche generazioni, le popolazioni neolitiche faunistici recuperati negli scavi archeologici
lagomorfo simile a un piccolo avevano dovuto essere in grado di portare sotto forma di parti non deperibili di
coniglio, il prolago sardo, che
si è estinto verso la fine
con sé tutto ciò di cui avevano bisogno non organismi animali, come resti di elementi
dell'età dei metalli. L'analisi solo durante il viaggio, ma anche una volta scheletrici di vertebrati e gusci di molluschi.
morfometrica dei resti arrivate a destinazione. In Sardegna non si Prevalgono i resti di macromammiferi,
scheletrici contribuisce al la
descrizione delle caratteristiche
trovavano animali seh atici da domesticare né mentre la microfauna, cioè l'insieme di piccoli
fisiche degli animali. selvatici da cacciare, perché al passaggio dal mammiferi come roditori e insettivori e di altri

12

29
14

nachelle e lumache
13-18. Mo·e terre st·i , e arselle,
fra le spec1 e patelle fra
ostriche , cozze he sembrano
quelle acquat1c h.' che hanno
· mollusc 1
essere
avuto il i maggio
. r interesse per
i Nuragici.

20

1 Presso le cos te e nelle


19-2 . . si trovavano .
zone umide . di pesci e d1
diverse spec1esti archeologici
molluschi. I re carsi rispetto a
· sono s . ·
dei pnm1 d. più semp 1c1
I. dei secon 1, 1
quel 1 . . nello scavo.
da ident1f1care . he sono
le faune nurag1c .
Tra ·t· ati l'orata , il
stati ident1 ic . ola .
muggine e la sp1g

30
22. Pernice sarda.
Diverse specie di uccelli , come
la pernice sarda già segna lata
nei periodi antecedenti, erano
sicuramente presenti anche in
età nuragica.
23 . Colombella.
Negli scavi di alcuni contesti
nuragici sono stati identificati
resti di columbiformi,
presumibilmente selvatici ,
come il piccione, ancora oggi
molto diffuso nell 'Isola, il
colombaccio e la colombella,
spesso rappresentati nei
bronzetti.

animali come anfibi o rettili, buoni indicatori comunità umane, e a individuare cambiamenti
della situazione ambientale ma in genere non nell'ambiente, determinati da variazioni
legati all'attività umana, è di solito climatiche e dall'azione dell'uomo stesso, che lo
sottorappresentata. disboscava e lo sfruttava in maniera intensiva.
A parte i molluschi forniti di guscio, è molto Le informazioni sono tanto più numerose
raro individuare la presenza di invertebrati e quanto più grandi sono i campioni analizzati,
determinarne la specie, per cui la loro così da permettere il trattamento statistico dei
conoscenza è finora limitata a ritrovamenti dati e la valutazione della loro validità.
troppo sporadici per poterne stabilire le reali Fin dagli inizi del XX secolo alcuni
relazioni con l'uomo. archeologi hanno rivolto la loro attenzione
L'archeozoologia non solo individua le specie ai resti faunistici che riportavano alla luce e
presenti in un dato territorio in un dato periodo, li hanno fatti analizzare, ma non sarà inutile
ma mira anche a stabilire l'importanza di ricordare che molti lavori su faune della
ciascuna di esse rispetto alle altre, a descriverne Sardegna pubblicati fino alla metà degli anni
le caratteristiche fisiche, a risalire alle modalità '80 non sono stati condotti da archeozoologi
con cui da esse traevano sostentamento le e non sono attendibili.

31
24

25

26

32
27

Gli studi sui resti fa unistici attestano che Fin dalle fasi più antiche dell'età nuragica
nell'ambiente della Sardegna nuragica dovevano essere presenti la volpe e la martora,
24. Il cinghiale sardo si
è originato da l vivevano molte delle specie che la popolano già attestati in epoche precedenti accanto agli
ri nselvatichimento di maial i tuttora, ad eccezione d el p rolago che si è ultimi residui della fauna endemica, di cui i
domestici sfuggiti al control lo estinto verso la fine dell'Età d el Ferro. Il roditori Tyrrhenicola henseli F. Major e
dell 'uomo. Esso è di piccole
dimensioni. e nei campioni paesaggio era caratteri zzato dalle greggi di Rhagamys orthodon Hensel erano ormai quasi
archeologici non è possibile pecore e di capre, m a erano p resenti anche completamente estinti, mentre il prolago
distinguerlo morfologicamente continua a essere regolarmente presente fino
buoi e m aiali. I cani affi ancavano i cacciatori
da i maiali, con cui si
incroci ava abitualm ente ne l nelle attività venatorie e fu ngevano da all'Età del Ferro. Tra la fine dell'Età del Bronzo
pascolo brado , ma se ne può guardiani e spazzini n egli abitati, ma non e l'inizio dell'Età del Ferro compaiono nelle
ind ivi duare la presenza nelle
classi d'età di abbattimento.
sappiamo quando abbiano iniziato a custodire faune nuragiche il riccio, il ghiro, il topo
le greggi. Nei boschi vivevano cervi, cinghiali quercino e il topo campagnolo e fa la sua prima
25. Le cap re erano sempre
presenti nelle greggi nuragiche, e mufloni. Gli ultimi due son o il p ro d otto del timida apparizione la lepre.
ma in mi nor num ero rispetto rinselvatichimento di m aiali e pecore Alla fine dell'età nuragica, quando diventano
alle pecore. Le due specie frequenti i contatti coi Fenici, furono
introdotti dall'uomo allo stato d omestico e
contri buivano la rga mente
all'economia 1uragica, ma poi sfuggiti al suo controllo, o volontariamente introdotti nell'Isola il cavallo e l'asino, e
contemporaneamente erano lasciati fuggire per aumentare il patrimonio comparve la donnola.
una delle cause del degrado
dell'amb iente.
venatorio. Mentre gli ovini hanno d ato origine Se gli studi indicano che le più importan ti
a una nuova specie, il muflone sardo, i suini relazioni uomo-animali in età nuragica erano
26. Il muflone sa rdo deriva
da pecore domestiche hanno dato origine ai cinghiali m a la sp ecie è quelle che egli intratteneva con i mammiferi,
rinse lvatichite (ed è tuttora rimasta la stessa; la forma domestica e quella di cui si serviva come forza lavoro, com e cibo
più vicino alla pecora che non selvatica sono interfeconde e hann o continuato e come fonte di materia prima per l'artigianato,
al muflone orientale).
a incrociarsi fino ai giorni nostri. Il cinghiale non dobbiamo dimenticare che nell'ambiente
27. Il cervo sardo , di taglia
più piccola rispetto al cervo sardo è di piccole dimensioni e nei nostri erano presenti altri animali, anche se i rapporti
continenta le, non era ambito campioni osteologici non è p ossibile che i Nuragici intrattenevano con loro sono
solo pe r la c.;rne , ma anche distinguerlo morfologicamente d al maiale, ancora poco conosciuti.
per la pregiata materia prima ,
come pelli , ossa e corna . che se non per il ritrovamento di zan ne che Diverse specie di uccelli, segnalate nei periodi
offriva all'artigianato. ne attestano con certezza la presen za. antecedenti, come la pernice sarda,

33
sicuramente hanno continuato a essere
presenti nell'ambiente anche in età nuragica,
ma gli scavi forniscono poche testimonianze.
Sono stati identificati resti di columbiformi,
presumibilmente selvatici, come il piccione
ancora oggi molto diffuso nell'Isola, il
colombaccio e la colombella, spesso
rappresentati nei bronzetti. Erano presenti il
tordo, che sverna nelle regioni mediterranee,
e la gru, di passo durante le migrazioni.
Il gheppio, pur prediligendo ambienti aperti,
ben si adattava a vivere presso gli abitati,
magari nidificando nelle torri dei nuraghi.
Dalle coste l'aquila di mare risaliva il corso
dei fiumi sino alle zone interne alla ricerca dei
rifiuti di cui si cibava.
Presso le coste e nelle zone umide si trovavano
diverse specie di pesci e di molluschi. I resti
dei primi sono scarsi rispetto a quelli dei
secondi, più semplici da identificare nello
scavo. Tra le faune nuragiche sono stati
identificati il muggine, l'orata e la spigola,
ma è probabile che il dentice, il sarago, il
grongo, la murena e il tordo nero, meglio
conosciuto in Sardegna come arroccali,
attestati nel Neolitico, fossero ancora presenti.
Nacchere, patelle, ostriche, cozze e arselle fra
le specie acquatiche, lumache e monachelle
fra quelle terresti sembrano essere i
molluschi che hanno avuto il maggior
interesse per i Nuragici.
La presenza degli animali è legata all'ambiente
in cui vivono, per cui non è uguale nei diversi
siti, né nei diversi periodi di occupazione di
uno stesso sito. Essa rispecchia in genere
l'adattamento dell'economia a un ambiente
naturale circoscritto, e i cambiamenti nella
composizione della fauna rispecchiano quelli
dell'ambiente dovuti a mutamenti climatici e,
soprattutto, all'azione dell'uomo, che
disboscando e introducendo nuove specie
animali e vegetali, diviene egli stesso un fattore
che determina l'ambiente.
28

28. Circa 10.000 anni fa


nel Vicino Oriente, a partire
dai loro antenati selvatici, il Nota bibliografica
muflone orientale e l'egagro , Sul popolamento faunistico della Sardegna si vedano:
l'uomo ha domesticato la
VIG;-.:E 1988; WILKENS 20 12 e fO NZO 2017.
pecora e la capra. Laddove
Sull'evoluzione della fauna in età nuragica: FOKZO
esisteva no cinghiali si sono
ottenuti i maiali domestici, 1987, 2003 e 2008. Sull'utilizzo degli uccelli in età
e da ultimo, a partire dall 'uro, nuragica vedasi CORBINO 2017. La distinzione tra suini
anche il bue è stato selvatici e domestici in Sardegna è discussa in
do mesticato. ALBARELLA 2017.

34
approfondimenti

Le diete animali e umane attraverso lo studio


degli isotopi stabili
Luca Lai

Un filone di studi che rientra nell'ambito della mangiava, o dove viveva, la persona o l'animale
paleoecologia e della paleonutrizione - ma in cui quel tessuto apparteneva.
realtà tocca in vari modi anche altri ambiti - Da questo risulta chiaro come dei valori possono
è quello degli studi isotopici su reperti ossei. essere letti con maggiore accuratezza, quanti più
A differenza delle analisi tradizionali basate anelli della catena alimentare si riesce a
sull'identificazione dei reperti ossei animali, misurare. Solitamente, l'anello più vicino alla
dei reperti botanici di vari tipi, e della loro dieta umana è costituito dai resti delle piante e
quantificazione al fine di ricostruire cosa si animali consumati, quindi la proporzione di
mangiava, cosa si utilizzava, ed entro certi animali e vegetali può essere stimata con
limiti, quanto lo si utilizzava, gli isotopi stabili affidabilità quando si analizzano ossa umane e
non indicano per nome alcun "prodotto". animali rinvenute insieme (ad es., in tombe con
Piuttosto, una volta che si conosce l'insieme offerte, o resti di pasto). La dieta riflessa nelle
di prodotti disponibili, aiutano a capire quanto ossa è una finestra sull'alimentazione quotidiana
fossero importanti alcune ampie categorie di perché l'osso si rimodella abbastanza lentamente,
cibo nella dieta media degli individui studiati. quindi occorrono anni perché una certa
Ad esempio, un notevole consumo di prodotti alimentazione lasci tracce percettibili sui valori
di origine marina sarà facilmente distinguibile isotopici. Gli elementi maggiormente utilizzati
misurando gli isotopi di azoto e carbonio del e qui esaminati sono il carbonio, l'azoto e
collagene; ugualmente chiara risulterà dagli l'ossigeno, i cui isotopi sono misurati per mezzo
stessi isotopi una dieta in cui piante del gruppo di spettrometri di massa.
C4 (quali miglio o sorgo) sono importanti fonti Detto questo, quali sono i dati che emergono
nutrizionali. Questo perché tutto ciò che ci dalle analisi isotopiche finora effettuate in
circonda è composto da atomi di elementi che Sardegna su campioni databili tra il XVIII e
possono presentare caratteristiche chimiche l'VIII secolo a.C.? Innanzitutto, nessun gruppo
simili ma una massa diversa, a causa del umano nuragico, neppure costiero, aveva una
diverso numero di neutroni. Il rapporto tra dieta basata essenzialmente su pesce o altri cibi
isotopi più frequenti e meno frequenti può d'origine marina. Vi sono valori compatibili
variare, rispetto a dei valori standard, a seconda con un limitato consumo di pesce in alcuni
di numerose variabili, tra cui la base di siti costieri, come Mont'e Prama (Cabras) e
partenza, che include clima e geologia, ma Is Arutas (Cabras), e forse anche Dana del
anche la fisiologia degli animali e delle piante. Maccioni (Alghero) e Capo Pecora (Arbus ), ma
Questa sorta di "firmà' chimica, che è tipica si tratta comunque di economie essenzialmente
di un composto, di una sostanza, di una dieta, di terraferma, con un contributo di pesce
si trasmette in modalità prevedibili attraverso marginale anche se presente.
la catena alimentare, e si fi ssa nei tessuti degli Riguardo alle piante del gruppo C4, alcuni
organismi. Quando l'organismo muore, i studi mostrano che il miglio era utilizzato in
tessuti che si conservano intatti, come spesso Italia del nord almeno a partire dal Bronzo
accade alle ossa e ai denti riportati alla luce Antico, a differenza di siti coevi in Italia
dagli scavi archeologici, possono conservare meridionale. La Sardegna, oltre all'evidenza
per migliaia di anni questa "firma", che quindi paleobotanica, non presenta tracce di piante C4
è un dato fondamentale per capire cosa neppure dal punto di vista isotopico. In questa

35
mancata adozione del miglio sembra dunque se la tendenza sia da attribuire a una maggiore
potersi ravvisare una specificità culturale, varietà di risorse stesse (con piccole proporzioni
simile alla mancata attenzione per il cavallo di cibi d'origine acquatica), o maggiore
mentre nel resto del Mediterraneo il suo uso differenziazione sociale presso la costa.
si diffonde e diventa un forte status symbol. Anche gli animali domestici hanno una dieta
Riguardo, invece, all'identificazione di fasi, o differenziata, che si riflette sui valori isotopici
località, a economia più agricola o più pastorale, delle ossa, che possono quindi informarci sulle
si fa più importante e grave la mancanza di siti pratiche di allevamento delle società
dei quali sia stata indagata sia l'area cimiteriale preistoriche. Le differenze tra specie domestiche
che quella abitativa. Infatti, essendosi affermato nonché il confronto con specie selvatiche come
durante il II millennio a.C. un rituale funerario il cervo o il prolago possono fornire indicazioni
che non prevedeva offerte animali deposte sul tipo di habitat e quindi sul pascolo
presso i defunti, la maggioranza dei siti nuragici differenziato per bovini, caprini e suini. Le
indagati scientificamente fornisce soltanto ossa specie possono infatti essere gestite in modo
animali, se insediamento, o umane, se estensivo, pressoché brado, oppure avere pascoli
sepoltura, impedendo di quantificare riservati quando sono utilizzate per specifici
accuratamente l'intervallo tra i valori delle due prodotti come la forza-lavoro, il latte o la lana.
componenti. A Mont' e Prama si osserva In Sardegna, alcuni siti di Età del Rame hanno
un'ampia differenziazione interna ai gruppi valori compatibili con entrambi questi modelli,
delle tombe Bedini e Tronchetti, mentre il mentre l'unico insieme di resti faunistici dell'Età
consumo di prodotti animali appare basso per del Bronzo- Ferro analizzato estesamente è a
il gruppo deposto nei pozzetti semplici, ritenuti tutt'oggi quello del nuraghe Arrubiu (Orroli);
più antichi; tuttavia, la variazione può attribuirsi altri dati sono in elaborazione per i siti di Genna
a un consumo di pesce anche ridotto, così come Maria (Villanovaforru) e di Bruncu Maduli
anche alla possibile residenza differenziale, se (Gesturi). Ciò che emerge è sostanzialmente,
alcuni individui sono vissuti altrove per diversi per la fase Bronzo Medio-Bronzo Recente, una
anni. Purtroppo, i resti umani rinvenuti nella continuità con modelli generalisti ed estensivi
"Tomba della spada': pertinente al nuraghe ereditati dai secoli precedenti; si identifica
Arrubiu (Orroli), non hanno restituito tuttavia chiaramente già da allora, la presenza
collagene, i cui valori potessero essere di bovini distinti in due gruppi, in uno dei quali
interpretati in relazione a quelli dei resti si riconosce il gruppo dedito alla trazione per
animali; tuttavia, la presenza di resti di un cane, trasporto o aratura. I caprini invece al di là dei
specie che riflette abbastanza fedelmente la valori medi sembrano avere nel Bronzo Finale-
dieta umana, forniscono un primo dato Ferro una dieta più omogenea, e quindi una
quantitativo, che indica un consumo notevole gestione più controllata, rispetto ai secoli
di prodotti animali, in linea con valori già precedenti. Questo potrebbe indicare una
registrati per la fine dell'Età del Rame e per intensificazione dello sfruttamento dei prodotti
l'inizio dell'Età del Bronzo. secondari come la lana e il latte, forse per la
Un aspetto più specifico è l'esame dei valori preparazione di formaggio. I suini mostrano
isotopici per sesso: dai pochi dati a disposizione, una dieta nel complesso simile agli erbivori o
per lo più numericamente scarsi o problematici perfino più vegetariana, indicando una loro
riguardo alla stratigrafia (gruppi di Is Arutas, alimentazione basata sul bosco piuttosto che
Mont' e Prama, Capo Pecora e Dana del sui resti domestici umani; si trattava quindi di
Maccioni, già pubblicati o in corso di stampa, suini dalle abitudini alimentari più compatibili
ma anche altri gruppi) non appare alcuna con il cinghiale che con il maiale domestico.
marcata distinzione, pertanto dobbiamo
ipotizzare che non vi fosse una disponibilità di
carne o latticini radicalmente diversa tra uomini
e donne. Ancora, si può esaminare la variabilità
interna a ciascun gruppo nell'accesso alle risorse, Nota bibliografica
stimata dalla deviazione standard dei valori Sui principi, il metodo, le misurazioni ecc. si rimanda
isotopici; considerando l'azoto, che rappresenta a SHARP 200 7. Sulle analisi riguardanti i siti di Mont'e
Prama e Is Arutas: L AI, ET AL 2013 e 2014. Sulle
meglio l'origine delle proteine, si è riscontrata
sepolture di Dana del Maccioni e Capo Pecora: L AI,
generalmente una maggiore variabilità nei siti O'CO:\TNEL, Ro ss c.s. (a, b). Sul nuraghe Arrubiu e
costieri. Andrà quindi chiarito con future analisi la "Tomba della spada": L AI, FoNZO, O'CoNNELL 201 7.

36
Studi sul DNA antico delle popolazioni nuragiche
Luca Lai

ell'ultimo decennio, molte delle promesse e ovvero l'onda di colonizzatori legati all'arrivo
delle anticipazioni generate dai primi studi dell'agricoltura, dell'allevamento, e della
sul D A antico stanno iniziando a realizzarsi. ceramica. Delle altre due componenti che la
L'archeologia fa ipotesi sulla continuità o ricerca recente ha identificato come costituenti
discontinuità della popolazione di un territorio, della popolazione europea, cioè HG (= Hunter-
come quello sardo nel II e I millennio a.C., sulla Gatherers, i "cacciatori-raccoglitori" paleolitici),
base della cultura materiale: tipo, stile e frequenza e SP (= Steppe Pastoralists, i "pastori della
di ceramica, utensili litici e d'altri materiali, di steppa" che si sono diffusi verso ovest dalle
strutture abitative, cerimoniali, pubbliche ecc., pianure dell'Europa orientale nell'Età del
fanno ipotizzare l'ingresso di nuove popolazioni Bronzo) nel materiale genetico dei sardi
oppure la lenta evoluzione degli stessi gruppi contemporanei (che è ormai una tra le
umani, l'aumento e il declino demografico e così popolazioni geneticamente meglio conosciute
via. Tuttavia, come testimoniato dal lungo al mondo) la prima è virtualmente assente, la
dibattito tra chi propende per fenomeni di seconda è presente ma del tutto minoritaria.
propagazione di idee e tecnologie, e chi invece per Questo quindi spiegherebbe la continuità
le migrazioni di popoli, le cose non sempre sono apparente riscontrata tra le caratteristiche del
interpretabili in modo univoco. D A di età nuragica e quelle ampiamente
Il D A antico ha iniziato a dare il suo documentate tra i sardi contemporanei, contro
contributo ad alcune di tali questioni aperte, diffuse speculazioni amatoriali sull'origine delle
lasciando ancora spazi per la ricerca futura, che popolazioni nuragiche da immigrazioni
progredisce molto rapidamente. Questo anche dall'Oriente nell'Età del Bronzo. Un altro punto
per l'interesse specifico che la Sardegna fermo è che a differenza degli attuali residenti
continua a suscitare per le genetiche del tutto della Sardegna, caratterizzati da maggiore
particolari dei suoi abitanti. Alcune di queste diversità genetica al loro interno, gli individui di
peculiarità riguardano da vicino anche la età nuragica di tutte le zone dell'Isola appaiono
società nuragica in quanto legate a campioni, riguardo al DNA mitocondriale molto più
provenienti da collezioni di resti umani dell'età omogenei. Quindi, rispetto all'età nuragica, la
nuragica rinvenuti in tutte le aree dell'Isola, di distanza creatasi riguardo alle altre popolazioni
cui si è analizzato soprattutto il D A europee e tra diverse aree della Sardegna può
mitocondriale che riflette la trasmissione dei spiegarsi con la riduzione dei flussi genici dopo
geni per via materna. Fino a circa un decennio l'età preistorica, e una deriva genetica interna
fa, era già emersa chiaramente la distanza accelerata dalla ridotta densità di popolazione
genetica che separa larga parte della in un territorio geograficamente frammentato.
popolazione sarda attuale da quelle Oltre a quella del primo popolamento, rimane
maggioritarie nel resto d'Europa e del ancora aperta la questione se vi siano state altre
Mediterraneo, attribuita all'isolamento e importanti migrazioni intermedie tra la
all'insularità. Era ancora tuttavia poco chiaro da colonizzazione neolitica e l'età nuragica, per ora
quando questo isolamento avesse agito, e diversi non indagate con strumenti più efficaci e progetti
studiosi propendevano per una origine specifici, le quali potrebbero avere generato la
addirittura pre-neolitica delle caratteristiche del situazione osservata. Numerosi studi genetici in
DNA della maggioranza dei sardi atto forniranno, nei prossimi anni, dati più certi
contemporanei. Come risulta da ricerche più per una conoscenza sempre più accurata dei
recenti, invece, la massima parte dei sardi fenomeni demografici della Sardegna nuragica.
moderni, come anche di quelli dell'Età del
Bronzo nuragico, ha un D A che riflette meglio Nota bibliografica
di qualunque altro gruppo le caratteristiche Prime analisi del D r A mitocondriale: CARAMELLI, ET
AL 2007. Per una rassegna degli studi sulla genetica
genetiche della seconda componente della
dei sardi: C ALÒ, ET AL 2008 . La complessità delle
popolazione europea, quella cosiddetta degli possibili interpretazioni è trattata nel più recente
Early Farmers (EF, gli "antichi agricoltori"), studio di OLIVIERI, ET AL. 2017.

37
I nuraghi, i villaggi
e il territorio

Le modalità di insediamento e il controllo del territorio


Alessandro Usai

Dal nuraghe a corridoio al nuraghe complesso


Anna Oepalmas

Dalla pianificazione territoriale alla fabbrica del nuraghe


Franco Campus, Serena Noemi Cappai

APPROFONDIMENTI

Il complesso nuragico di Su Nuraxi di Barumin i


Riccardo Cicilloni
Il nuraghe Santu Antine di Torralba
Franco Campus, Luisanna Usai
Il nuraghe Arrubiu di Orrol i
Fulvia Lo Schiavo, Mauro Perra
Il sito nuragico di Cuccurada di Mogoro
Riccardo Cicilloni

Gli insediamenti
Alessandro Usai

APPROFONDIMENTI

L' insed iamento nuragico di Sa Osa di Cabras


Alessandro Usai

29. l.'.altopiano Pran 'e Muru Il villaggio nuragico di lloi di Sedilo


e il nuraghe Arrubiu , Orroli. Anna Depalmas
Il tavolato basaltico si
estende su una superficie Il villaggio nuragico di Adoni di Villanova Tuia
di 2400 ettari occupando Valentina Leone/li
gran parte dei territori dei
Comuni di o-roli , Nurri ed Il villaggio nuragico di Sant'lm benia di Alghero
Escalaplano . In questo
areale sono stati censiti
Anna Depalmas
più di 50 nuraghi di forma
più semplifice rispetto al
nuraghe Arrubiu che , posto
a controllo di uno strategico
guado sul Fl umendosa,
appare come il caposaldo
di uno o più microsistemi
territoriali nuragici. Da lla
sommità della sua torre
centrale, tra · 27 e i 30 m,
poteva avere un ampio
controllo visivo su tutti i
nuraghi della parte centro-
meridionale dell'altopiano.

39
Le modalità di insediamento e il controllo del territorio
Alessandro Usai

Formazione e maturità: i paesaggi dei nuraghi rettangolari, oppure da fosse scavate nel
L'antica Età del Bronzo, ultimo periodo del terreno con sovrastrutture in legno e frasche .
plurimillenario ciclo delle culture La tholos, la falsa cupola costituita da anelli di
prenuragiche, è segnata da alcuni secoli di pietre via via più stretti dalla base alla sommità,
stagnazione. Agli inizi del Bronzo Medio, è la grande invenzione degli architetti nuragici
intorno al 1800-1700 a.C., le popolazioni della fa se della maturità, che diede al nuraghe
insediate in Sardegna da millenni cominciano classico la caratteristica forma di torre
a mostrare segni di un nuovo dinamism o e troncoconica. Questa ingegnosa semplificazione
danno inizio al grande ciclo culturale che consentì sia la costruzione in serie di edifici a
convenzionalmente si definisce "civiltà una sola torre, sia l'elaborazione di monumenti
nuragica". La comparsa dei ciclopici nuraghi complessi con più torri. Così fu attuata una
arcaici e delle sepolture collettive monumentali prodigiosa colonizzazione di pianure, colline,
(tombe di giganti) è l'esito di un lungo processo altipiani e montagne; l'espansione e
di riorganizzazione, che la scienza archeologica l'intensificazione del popolamento si
cerca di descrivere e spiegare. accompagnavano al disboscamento e allo
Ovviamente, si può parlare di civiltà nuragica sviluppo di un efficiente sistema economico
solo a partire dal momento, non ancora ben integrato tra agricoltura, allevamento, caccia,
definito, in cui compaiono i nuraghi. I nuraghi raccolta, attività artigianali e scambi.
arcaici, propri della fase formativa, sono tozzi Per tutta la durata del ciclo culturale nuragico,
e bassi, inizialmente provvisti di corridoi e lo sviluppo territoriale delle comunità si
30. Nuraghe Mannu,
Cala Gonone.
nicchie ma non di camere; in seguito espresse nella moltiplicazione dei luoghi di
Il nuraghe monotorre sorge presentano camere ellittiche o rettangolari. insediamento, senza alcuna tendenza alla
sul pianoro basaltico che Gli insediamenti, sia adiacenti ai nuraghi concent razione urbana. Ogni nuovo
domina la costa e il mare del
golfo di Orosei in prossim ità arcaici che isolati, sono costituiti da piccoli in sediamento comporta un progetto di
dell'insenatura di Cala Fuili. gruppi di edifici di pietra circolari o gemmazione, che richiede il trasferimento

30

40
31

di un nucleo umano da un luogo già occupato a l'area di pertinenza di ciascun nuraghe. 31. Nuraghe Orolo , Bortigali.
un altro non ancora occupato, che nello stesso L'unità organizzativa minima doveva essere Su un gradone del versante
merid iona le del Marghine, a
tempo deve essere bonificato e colonizzato. il raggruppamento, o meglio il sistema di quasi 800 metri di quota, il
Quindi ogni nuraghe testimonia un singolo nuraghi, cui doveva corrispondere una possente nuraghe complesso
col suo esteso insediamento
progetto rivolto a strappare alla natura e a comunità umana articolata in diversi nuclei. sorvegl ia tutto l'altopiano.
rendere effettivamente produttiva una Ogni nuraghe e ogni nucleo umano faceva
potenziale risorsa; d'altra parte la presenza di parte di un sistema e svolgeva un ruolo nel
fitti raggruppamenti di nuraghi rivela progetti sistema. ella stesso tempo, l'esistenza di
di vera e propria trasformazione economica diversi sistemi adiacenti comportava la
territoriale. Inoltre ogni nuraghe testimonia necessità di demarcazioni territoriali, quindi
la separazione, o fissione, di un nucleo umano di frontiere riconosciute. In effetti si nota una
e la formazione di un nuovo nucleo. sostanziale coincidenza tra sistemi di nuraghi
Fin dal XIX secolo si è notato che i nuraghi e bacini geografici più o meno chiaramente
non sono dispersi in modo casuale, ma sono delimitati dalla morfologia, che a tutti gli effetti
raggruppati in nuvole o catene di numero appaiono come le aree di insediamento di Nella pagina seguente:
variabile, con un'alternanza di zone di popolazioni fortemente radicate. Questi
addensamento e diradamento. territori o cantoni, come li definì Giovanni 32. Il versante sud-orientale
del Montiferru brulica di
Attentamente considerati, i raggruppamenti Lilliu, costituivano, con le corrispondenti nuraghi arcaici , monotorri
di nuraghi rivelano l'esistenza di comunità comunità umane, affini e nello stesso tempo e complessi, coi loro
insed iamenti e le loro tombe
policentriche gerarchiche, cioè articolate in distinte, se non anche contrapposte e rivali, il
collettive. Nuraghi e
più nuclei cooperanti su diversi livelli. È molto mosaico antropico della Sardegna nuragica. insediamenti non sono sparsi
probabile che i nuraghi fossero costruiti e Sempre più la ricerca rivela la ricchezza del in modo casuale , ma sono
disposti organicamente per
gestiti con la collaborazione dei diversi nuclei mosaico nuragico. Non si osserva una fasce altimetriche lungo gli
appartenenti a una stessa comunità; d'altro ripetizione di modelli occupativi teorici, ma antichi percorsi che risalgono
canto è evidente che essi non avevano tutti la un'infinita varietà di situazioni concrete in i fianchi del monte.
stessa importanza, sia per le dimensioni e la cui le comunità nuragiche adattavano i modi 33. Sulla Giara di Gesturi, il
grande altopiano basaltico
complessità strutturale, sia per le caratteristiche dell'occupazione alla morfologia del terreno,
isolato che domina la regione
e le risorse dei luoghi che occupavano. alla distribuzione delle risorse, al grado di agricola della Marmilla, i
Probabilmente era importante la centralità sviluppo demografico e sociale, alla vivacità nuraghi e gli insediamenti
punteggiano tutto il contorno
nelle relazioni, rispetto alle risorse e alle vie della competizione interna ed esterna. del pianoro allo sbocco delle
di comunicazione. Inoltre non è chiaro se e Generalmente i nuraghi si dispongono su sca/as, i sentieri che risalgono
quanto la gerarchia strutturale e funzionale leggere emergenze oppure ai margini degli i versanti. La disposizione per
piani orizzontali e per linee di
dei nuraghi fosse accompagnata da una altipiani, in condizioni di ampio dominio percorrenza verticali rivela
gerarchia sociale permanente. visivo e facile accessibilità; ma in alcune l'intenso impegno,
Comunque sembra certo che nessun nuraghe regioni della Sardegna meridionale lungamente perseguito , rivolto
a sfruttare e mettere in
può essere considerato singolarmente e che (Sàrrabus, fascia costiera del golfo di Cagliari, connessione tutte le risorse
non ha senso tentare di definire o misurare fascia collinare a ovest del Campidano ecc.) del territorio.

41
.
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.
I
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32

42
LEGENDA SIMBOLI
Nuraghe
-'-",......j arcaico

Nuraghe
semplice

Nuraghe
comp lesso

Nu raghe
indefin ito

Vi llaggio

Tomba
ai giga nte

Roto nda

Fonte sacra

Deposito votivo

Tomba
a grotticella

Tomba a pozzo
o a cassone

Mont'e Prama

Pozzo sacro

Temp io
indeterminato

34

i nuraghi sono spesso arroccati su cime regioni con importanti testimonianze di


rocciose. In alcune zone si trovano solo occupazione prenuragica, ma prive o
nuraghi semplici; in altre alcuni nuraghi poverissime di nuraghi. Generalmente gli
complessi dominano un gran numero di abitati circondano i nuraghi, ma spesso si
nuraghi semplici; in altre ancora il numero dei sviluppano accanto o a qualche distanza da
nuraghi complessi eguaglia o perfino supera essi o in totale isolamento. Le tombe collettive
34. Nella penisola del Sinis, quello dei nuraghi semplici, a volte con una sono ora distribuite presso ciascun abitato, ora
a nord del golfo di Orista no, costante ripetizione del modulo architettonico disposte in periferia oppure concentrate in veri
i nuraghi e gli insediame nti
creano due fitti sistem i
o con leggere varianti. I nuraghi complessi e propri complessi funerari. L'occupazione
territoria li organizzati nella talvolta sono disposti alla periferia dei sistemi delle fasce costiere è molto variabile: vi sono
parte merid ionale (Cabras) insediativi, talaltra si raccolgono al loro cuore tratti in cui i nuraghi si dispongono
e in quella settentrionale
(San Vero Milis) con una fascia e lasciano i nuraghi semplici a controllo dei regolarmente sui promontori, in stretta
più diradata in mezzo (Riola). confini e delle vie d'accesso. Vi sono anche connessione con insenature sabbiose

43
rifondazione sociale, o come una celebrazione
di antiche conquiste o una riaffermazione di
un mitico ordine cosmogonico?
Io credo che il senso generale dei nuraghi e
degli altri monumenti nuragici possa essere
compreso solo nell'ambito delle dinamiche
sociali ed economiche di grande portata.
Tuttavia alcuni particolari potrebbero essere
almeno inquadrati facendo riferimento a un
mondo simbolico per noi oscuro, ma che per
i protagonisti di allora poteva costituire un
codice condiviso. Per esempio, ferme restando
le ragioni di fondo, è possibile che la
costruzione di un nuraghe o insediamento o
tomba o tempio, oppure la loro ubicazione,
fosse decisa a seguito di vaticini, presagi, sogni,
allucinazioni o altri presunti "segni" come la
caduta di un fulmine, lo scoppio di un incendio,
la nascita o la morte di una persona o di un
animale, l'accadimento di fatti inspiegabili o
preannunciati da racconti mitici? È possibile
che per iniziare la costruzione si aspettasse un
momento particolare definito da una speciale
posizione di uno o più astri, oppure che il
monumento venisse orientato in modo tale da
registrare la data d'inizio della costruzione?
Sulla scorta di simili valutazioni si potrebbero
35
ricondurre a un quadro di riferimento, senza
spiegarle, le forti oscillazioni di orientamento
evidentemente utilizzate come approdi; in altri e altre apparenti stranezze; ma ciò non
tratti, apparentemente non meno favorevoli, rivelerebbe la natura e funzione dei nuraghi,
scarseggiano o mancano del tutto i resti di che è azzardato cercare al di fuori del legame
presenza permanente e di sfruttamento delle con la terra, le risorse e le attività umane.
risorse del mare. A questa variabilità si Per esempio, a noi può sembrare irrazionale
aggiungevano i rapporti esistenti tra tutti gli la costruzione di nuraghi sulle pianure
elementi naturali e artificiali, materiali e alluvionali, poiché questa scelta richiedeva il
immateriali, tanto dei territori che delle trasporto di grandi quantità di grossi blocchi
comunità umane residenti, e i legami coi di pietra dai giacimenti rocciosi, a volte distanti
territori e le comunità confinanti: relazioni alcuni chilometri. La ragione di fondo della
interne ed esterne di potere, scambio, costruzione di questi nuraghi grandi e piccoli
matrimonio, collaborazione o sfruttamento. delle pianure non può essere estranea ad ampi
35. Nuraghe Santu Antine, Concentrare l'attenzione sui singoli nuraghi progetti territoriali di trasformazione agricola
Torralba. può aiutare a svelare i meccanismi di e di riorganizzazione economica e demografica.
Il maestoso nuraghe col suo
insediamento costituiva il
riproduzione delle cellule insediative. In effetti, la componente culturale del paesaggio
punto di riferimento , anche Certamente vi sono molti insediamenti del non solo si adatta a quella naturale e ne sfrutta
visibile , del sistema Bronzo Medio e Recente senza nuraghi; le opportunità, ma talvolta si sovrappone a essa
organiuativo :erritoriale.
Poco distante, appena tuttavia la proliferazione dei nuraghi, proprio e addirittura si scontra con essa.
oltre il corso del Riu Mannu , perché costosa e gravosa, suggerisce che fosse La stessa tendenza è rivelata da altri fenomeni.
sorge il nuraghe Oes. considerato importante marcare la conquista In primo luogo vi sono raggruppamenti o
36. La piana jella "Valle dei di nuove terre con la costruzione di un catene di nuraghi semplici di aspetto molto
nuraghi ", con:ornata da
modesti riliev, era interessata
monumento, al di là delle sue funzioni uniforme e di medie o piccole dimensioni,
da numerosi insediamenti , materiali. Era questa una ripetizione di atti che sembrano indicare un intenso sforzo
facenti parte di un sistema quasi rituali, sebbene apparentemente non programmato mirante all'occupazione e alla
organiuativo territoriale che
aveva nel nuraghe Santu connessi con alcun culto, miranti a perpetuare trasformazione produttiva di intere aree
Antine il suo riferimento. una tradizione, come una sorta di incessante importanti per l'economia agricola. In secondo

44 45
luogo, si conoscono numerose strutture La portata di questi fenomeni è discussa.
composte da uno, due o tre filari di blocchi, Io credo che questa prima grande crisi del
senza cumuli di crollo e perfino senza il ciclo culturale nuragico segnò la fine della
consueto riempimento di piccole pietre costruzione dei nuraghi, ma non la fine dei
nell'intercapedine dei paramenti murari. nuraghi stessi. Alcuni di essi furono
Per quanto siano stati certamente impoveriti certamente abbandonati; altri certamente non
dal prelievo di pietre durante i secoli, io credo lo furono, e non tutti quelli che sopravvissero
che essi debbano essere interpretati come divennero templi. In molti casi venne
nuraghi incompiuti. Accanto ad alcuni casi accentuata la funzione di magazzino
incerti di nuraghi arcaici e complessi, la grande comunitario, in altri ipotizzo uno scadimento
maggioranza di essi era stata senza dubbio a semplice abitazione familiare.
concepita per dar luogo a nuraghi semplici.
Entrambi questi fenomeni appaiono non Trasformazione e dissoluzione: i paesaggi
sporadicamente, ma con diversi esemplari degli insediamenti nuragici
aggregati secondo schemi regolari, come catene Dopo l'interruzione della costruzione dei
lungo le vallate dei fiumi, coppie o terne nelle nuraghi, la riorganizzazione delle comunità
pianure e sugli altipiani. In particolare i nuraghi nuragiche è testimoniata dallo sviluppo
incompiuti si trovano spesso vicino agli degli insediamenti, dei templi e dei santuari.
insediamenti principali o ai confini dei sistemi Al disorientamento iniziale le società con
insediativi, così da indicare tentativi falliti di scarsa o mediocre differenziazione reagirono
intensificazione o espansione del popolamento. incrementando e stabilizzando la
Sembra evidente che un certo numero di diseguaglianza, dando luogo alla formazione
progetti insediativi potesse fallire in qualunque di ceti emergenti, élite di ricchezza e potere
momento per motivi occasionali. Tuttavia, detentrici del controllo dei mezzi e rapporti
poiché in alcune zone (soprattutto il Sinis, di produzione e di scambio.
ma in generale l'alto Oristanese) i nuraghi In questo mondo profondamente trasformato,
incompiuti sono una frazione molto gli insediamenti offrono una prospettiva
importante del totale, siamo probabilmente di variegata e dinamica sui meccanismi di
fronte alle testimonianze di progetti economici funzionamento economico e sociale, dalla
esorbitanti e di fallimenti sistematici, che grande scala di paesaggio antropico alla piccola
possono essere spiegati solo considerando le scala del tessuto edilizio abitativo. Pur senza la
ragioni strutturali connesse alla profonda monumentalità dei nuraghi, gli insediamenti
trasformazione delle società nuragiche. Per comportano un investimento lavorativo forse
questo motivo io penso, in attesa di conferme maggiore e dimostrano un'evidente fiducia
dagli scavi, che questi nuraghi incompiuti nel futuro della comunità, senza limiti di
furono, almeno in maggioranza, gli ultimi tempo, al di là della breve vita degli individui.
nuraghi che cominciarono ad essere costruiti. I sistemi policentrici gerarchici continuarono
Con grande probabilità, l'insieme dei supposti a costituire il telaio di base dei rapporti tra le
progetti di colonizzazione, sfruttamento e diverse comunità che componevano il mosaico
costruzione, portati avanti fino a rivelare una della Sardegna nuragica, anche se le nuove
vera e propria frenesia, divenne a un certo élite trasformarono i modi tradizionali di
punto insostenibile. Al di là dell'immagine organizzazione territoriale rurale in una sorta
superficiale di una Sardegna gremita di nuraghi di "stati senza città". La dislocazione dei santuari
alti come grattacieli e potenti come castelli, cosiddetti federali, o almeno comunitari,
emerge una diversa ipotesi: una dura crisi, un suggerisce che i vecchi cantoni territoriali
profondo disorientamento, una radicale e possano essersi talvolta disgregati, talvolta
dolorosa riorganizzazione. Che cosa accadde ampliati per fusione, alleanza o conquista.
intorno al 1200-1100 a.C., all'inizio del Bronzo In effetti è probabile che alle diseguaglianze
Finale? Insieme ai piccoli nuraghi, quanti sociali interne si siano aggiunti attriti nei
grandi nuraghi furono abbandonati? Quanti rapporti tra comunità, quindi contrasti e
37. Nuraghe Orolìo, Silanus. insediamenti? Quante terre? Questo fenomeno conflitti. Almeno in linea di principio, i
La torre alta e slanciata, non ricorda le ultime statue Moai dell'Isola di territori montuosi, con risorse localizzate
isolata ma centro di un Pasqua, lasciate incompiute nelle cave o e forti limitazioni e costrizioni, potrebbero
monumento trilobato meno
visibile, svetta sulle basse abbandonate lungo le vie di trasporto, immagini essere caratterizzati da una relativa stabilità
pendici del Marghine. di un arresto improvviso e traumatico. organizzativa; invece i territori di pianura e 37

46
38. Nuraghe Cuccurada , di collina, con risorse più varie e ampiamente non hanno insediamento o ne hanno uno molto
Mogoro.
Il grande monumento
distribuite e con maggiori potenzialità di piccolo, mentre alcuni nuraghi semplici hanno
complesso sorge in posizione espansione e intensificazione demografica ed insediamenti relativamente estesi.
strategica all 'estremità del economica, potrebbero essere stati soggetti a Già dal Bronzo Medio e Recente, ma
pianoro basaltico di Sa
Struvina, che dalle pendici del ripetuti cambiamenti negli assetti sociali e soprattutto durante il Bronzo Finale e la Prima
Monte Arei si protende verso nelle strategie di gestione delle risorse e del Età del Ferro, lo sviluppo degli insediamenti
la pianura del Campidano. lavoro umano. era ambivalente: da un lato essi crescevano
Pertanto, come e ancor più che per i nuraghi, in ampiezza e popolazione, ma senza alcun
nello studio degli abitati e dei santuari è carattere urbano; dall'altro continuavano a
necessario porre le basi per una ricostruzione moltiplicarsi, producendo nuove cellule,
al livello geografico di sistema insediativo, o anche di piccole o piccolissime dimensioni.
ancor meglio al livello antropico di comunità I primi erano probabilmente permanenti e
policentrica socialmente differenziata ed di lunga durata, i secondi temporanei e di
economicamente organizzata. breve durata. Nonostante il profondo
Continua a manifestarsi la tradizionale cambiamento sociale e la tendenza alla
variabilità di rapporti topografici e funzionali : stabilizzazione, non sembra aver perso vigore
ai numerosissimi abitati annessi ai nuraghi si la tendenza all'espansione, all'occupazione di
alternano, in diversa misura a seconda delle nuove terre, allo sfruttamento di nuove risorse
zone, quelli costruiti nelle vicinanze e quelli per mezzo di progetti di trasformazione
del tutto separati dai nuraghi. Anche i templi agricola e colonizzazione. L'usanza della
e i santuari si integrano negli abitati o si fissione doveva essere comune in ogni
allontanano da essi. Abitati e santuari condizione, come era stata nei tempi della
manifestano un'evidente crescita spaziale proliferazione dei nuraghi, sebbene
e demografica durante il Bronzo Finale e la ragionevolmente tendesse a intensificarsi in
Prima Età del Ferro. tempi di pressione demografica, tensioni
È interessante osservare che la gerarchia degli sociali o conflitti generazionali.
insediamenti spesso non corrisponde a quella È assai arduo tentare di stimare la densità
dei nuraghi adiacenti. Alcuni nuraghi complessi demografica territoriale, poiché è impossibile

48
stabilire quanti abitati di un sistema o cantone Infine, lo sviluppo della metallurgia tra il 39. Nu raghe Lasa, Abbasanta.
Sul paesaggio quasi piatto
fossero occupati nello stesso momento, in Bronzo Finale e il Primo Ferro suggerisce la del vasto altopiano basaltico
condizioni altamente variabili di espansione o formazione di veri e propri paesaggi industriali, di Abbasanta, una leggera
contrazione, intensificazione o rarefazione o almeno di nicchie così caratterizzate, eminenza rocciosa dà slancio
e domin io visivo al possente
delle maglie insediative. soprattutto in riferimento a cave, miniere e edificio trilobato e al suo
In queste reti sempre più integrate, gli abitati fonderie con tutte le strutture accessorie e estesissimo insedia mento.
nuragici del Bronzo Finale e della Prima Età del connesse, di cui ancor oggi quasi nulla è noto.
Ferro costituivano le cellule interdipendenti e
complementari di sistemi economici organizzati
per lo sfruttamento delle risorse e per la
circolazione, consumo o tesaurizzazione dei
prodotti. Possiamo immaginare una progressiva
specializzazione produttiva degli insediamenti
Nota bibliografica
localizzati nelle diverse nicchie ecologiche di
L'argomento trattato in questo capitolo presenta
ciascun territorio e, conseguentemente, un diversi aspetti, tutti sviluppati ampiamente nei tempi
progressivo incremento della redistribuzione più recenti. Interpretazioni di carattere generale si
dei diversi prodotti. L'intensificazione di questa trovano in USAI 2006 e 2015e. Sui processi di
form azione e articolazione delle comunità nuragiche:
tendenza, peraltro già affermata al tempo del Nella pagina seguente:
Lo SCHIAVO, ET AL. 2009a. Sui rapporti tra sistemi
ruolo attivo dei nuraghi, era resa possibile dalla insediativi nuragici e territorio: Lo SCHIAVO, ET AL.
40. Nuraghe Serbissi, Osini.
differenziazione dei ranghi all'interno della 2004; VA.NZETTI, ET AL. 2014. Sulla "archeologia dei Tra le aspre creste calcaree
società, e nello stesso tempo contribuiva a paesaggi" nella Sardegna nuragica: CICILLONI 2009. e le profonde vallate
Esempi significativi di analisi della gerarchia dell 'Ogliastra, la rete
rafforzare le élite di ricchezza e potere
territoriale: UGAS 1998 (Sardara); CAM PUS, ET AL 2008 insediativa nuragica privilegia
incamminate verso lo sviluppo di ceti gentilizi (Nurri-Orroli); PERRA 2008 (Meana Sardo); USAI punti elevati con possibilità di
o aristocratici. 2014a (Penisola del Sinis). amplissimo dominio visivo.

49
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The Project Gutenberg eBook of Principles
and practice of agricultural analysis. Volume
1 (of 3), Soils
This ebook is for the use of anyone anywhere in the United
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are not located in the United States, you will have to check the
laws of the country where you are located before using this
eBook.

Title: Principles and practice of agricultural analysis. Volume 1


(of 3), Soils

Author: Harvey Washington Wiley

Release date: March 31, 2024 [eBook #73302]

Language: English

Original publication: Easton: Chemical Publishing Co, 1894

Credits: Richard Tonsing, Peter Becker, and the Online


Distributed Proofreading Team at https://www.pgdp.net
(This file was produced from images generously made
available by The Internet Archive)

*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK PRINCIPLES


AND PRACTICE OF AGRICULTURAL ANALYSIS. VOLUME 1 (OF
3), SOILS ***
Transcriber’s Note:
New original cover art included with this eBook is
granted to the public domain.
PRINCIPLES AND PRACTICE

—OF—

AGRICULTURAL ANALYSIS.

A MANUAL FOR THE ESTIMATION OF SOILS, FERTILIZERS, AND

AGRICULTURAL PRODUCTS.

FOR THE USE OF ANALYSTS, TEACHERS, AND STUDENTS OF

AGRICULTURAL CHEMISTRY.
VOLUME I.

SOILS.

BY HARVEY W. WILEY,
Chemist of the U. S. Department of Agriculture.

EASTON, PA.,
Chemical Publishing Co.,
1894.
COPYRIGHT, 1895,
By Harvey W. Wiley.
PREFACE TO VOLUME FIRST.

In this volume I have endeavored to place in the hands of teachers


and students of Agricultural Analysis, and of analysts generally, the
principles which underlie the science and art of the analysis of soils
and the best approved methods of conducting it.
In the prosecution of the work I have drawn freely on the results of
experience in all countries, but especially in the matter of the
physical examinations of soils, of this country. Science is not
delimited by geographic lines, but an author is not to be blamed in
first considering favorably the work of the country in which he lives.
It is only when he can see nothing of good outside of its own
boundaries that he should be judged culpable. It has been my wish to
give full credit to those from whose work the subject-matter of this
volume has been largely taken. If, in any case, there has been neglect
in this matter, it has not been due to any desire on my part to bear
the honors which rightfully belong to another. With no wish to
discriminate, where so many favors have been extended, especial
acknowledgments should be made to Messrs. Hilgard, Osborne,
Whitney, and Merrill, for assistance in reading the manuscript of
chapters relating to the origin of soils, their physical properties, and
mechanical analysis. With the wish that this volume may prove of
benefit to the workers for whom it was written I offer it for their
consideration.

H. W. Wiley.

Washington, D. C.,
Beginning of January, 1895.
TABLE OF CONTENTS OF VOLUME FIRST.
PART FIRST.
Introduction, pp. 1–27.—Definitions; Origin of soil; Chemical
elements in the soil; Atomic masses; Properties of the elements;
Relative abundance of the elements; Minerals occurring in rocks;
Classification of minerals.
Rocks and Rock Decay, pp. 28–43.—Types of rocks; Microscopical
Structure of Rocks; Composition of rocks; Color of rocks; Kinds of
rocks; Eruptive rocks.
Origin of Soils, pp. 43–63.—Decay of rocks; Effect of latitude on
decay; Action of water; Action of vegetable life; Action of worms and
bacteria; Action of air; Classification of soils; Qualities and kinds of
soils; Humus; Soil and subsoil; Authorities cited in part first.
PART SECOND.
Taking Samples for Analysis, pp. 65–86.—General principles;
General directions for sampling; Method of Hilgard; Official French
method; Caldwell’s, Wahnschaffe’s, Peligot’s, and Whitney’s
methods; Samples for moisture; Samples for permeability; Samples
for staple crops; Method of the Royal Agricultural Society; Method of
Grandeau; Method of Official Agricultural Chemists; Method of
Lawes; Instruments for taking samples; Principles of success in
sampling.
Treatment of Sample in the Laboratory, pp. 87–93.—Preliminary
examination; Treatment of loose soils; Treatment of compact soils;
Miscellaneous methods; Authorities cited in part second.
PART THIRD.
Physical Properties of Soils, pp. 95–101.—The soil as a mass; Color
of soils; Odoriferous matters in soils; Specific gravity; Apparent
specific gravity.
Relation of Soil to Heat, pp. 102–103.—Sources of soil heat;
Specific heat; Absorption of solar heat.
Determination of Specific Heat, pp. 104–110.—General principles;
Method of Pfaundler; Variation of specific heat.
Soil Thermometry, pp. 111–115.—General principles; Frear’s
method of stating results; Method of Whitney and Marvin.
Applications of Soil Thermometry, pp. 115–116.—Absorption of
heat; Conductivity of soils for heat.
Cohesion and Adhesion of Soils, pp. 116–117.—Behavior of soil
after wetting; Methods of determining cohesion and adhesion;
Adhesion of soil to wood and iron.
Absorption by Soils, pp. 117–130.—General principles; Summary
of data; Cause of absorption; Deductions of Warington, Way, and
Armsby; Selective absorption of potash; Influence of surface area;
Effect of removal of organic matters; Importance of soil absorption;
Methods of determining absorption; Statement of results;
Preparation of salts for absorption.
Relations of Porosity to Soil Moisture, pp. 131–150.—Definition of
porosity; Influence of drainage; Capacity of soil for moisture;
Determination of porosity; Whitney’s method; Relation of fine soil to
moisture; Wolff’s and Wahnschaffe’s method; Petermann’s method;
Mayer’s method; Volumetric determination; Wollny’s method;
Heinrich’s method; Effect of pressure on water capacity; Coefficient
of evaporation; Determination of capillary attraction; Inverse
capillarity; Determination of coefficient of evaporation; Wolff’s
method; Water given off in a water-free atmosphere; Porosity of soil
for gases; Determination of permeability in the field.
Movement of Water Through Soils: Lysimetry, pp. 151–170.—
Porosity in relation to water movement; Methods of water
movement; Capillary movement of water; Causes of water
movement; Surface tension of fertilizers; Methods of estimating
surface tension; Preparation of soil extracts; Lysimetry; Relative rate
of flow of water through soils; Measurement of rate of percolation;
Authorities cited in part third.
PART FOURTH.
MECHANICAL ANALYSIS.
The Flocculation of Soil Particles, pp. 171–185.—Relation of
flocculation to mechanical analysis; Effect of potential of surface
particles; Destruction of floccules; Suspension of clay in water; effect
of chemical action; Theory of Barus; Physical explanation of
subsidence; Separation of soil into particles of standard size;
Mechanical separation; Sifting with water.
Separation of Soil Particles by a Liquid, pp. 185–207.—
Classification of methods of silt analysis; Methods depending on
subsidence of soil particles; Methods of Kühn, Knop, Wolff, Moore,
Bennigsen, and Gasparin; Method of Osborne; Schloesing’s method.
Separation of Soil Particles by a Liquid in Motion, pp. 207–247.—
General principles; Nöbel’s Apparatus; Method of Dietrich; Method
of Masure; Method of Schöne; Mayer’s method; Osborne-Schöne
method; Statement of results; Berlin-Schöne method; Hilgard’s
method; Colloidal clay; Properties of pure clay; Separation of fine
sediments; Weighing sediments; Classification of results;
Comparison of methods.
Miscellaneous Determinations, pp. 247–281.—Mechanical
determination of clay; Effect of boiling on clay; General conclusions;
Distribution of soil ingredients; Percentage of silt by classes;
Interpretation of silt analysis; Number of soil particles; Surface area
of soil particles; Logarithmic constants; Mineralogical examination
of silt; Microscopical examination; Petrographic microscope; Forms
and dimensions of particles; Silt classes; Crystal angles; Refractive
index; Polarized light; Staining silt particles; Cleavage of soil
particles; Microchemical examination of silt particles; Petrographic
examination of silt particles; Separation of silt particles by specific
gravity; Separation with a magnet; Color and transparency; Value of
silt analyses; Authorities cited in part fourth.
PART FIFTH.
Estimation of Gases in Soils, pp. 282–300.—Carbon dioxid;
Aqueous vapor; Maximum hygroscopic coefficient; Absorption of
aqueous vapors; Oxygen and air; General method of determining
absorption; Special methods; Diffusion of carbon dioxid; General
conclusions; Authorities cited in part fifth.
PART SIXTH.
Chemical Analysis of Soils, pp. 301–342.—Preliminary
considerations; Order of examination; Determination of water in
soils; General conclusions; Estimation of organic matter in soils;
Estimation of humus; Estimation of carbonates in arable soils.
Digestion of Soils with Solvents, pp. 342–352.—Treatment with
water; With water saturated with carbon dioxid; With water
containing ammonium chlorid; With water containing acetic acid;
Treatment with citric acid; With hydrochloric acid; With nitric acid;
With hydrofluoric and sulphuric acids.
Determination of the Dissolved Matter, pp. 352–367.—Methods of
the Official Agricultural Chemists; Hilgard’s methods; Belgian
methods; Bulk analysis.
Special Methods of Soil Analysis, pp. 367–428.—Determination of
potash; Potash soluble in concentrated acids; Soluble in dilute acids;
Estimation as platinochlorid; German Station methods; Raulin’s
method; Russian method; Italian method; Smith’s method;
International method; Dyer’s method; Estimation of total alkalies
and alkaline earths; French method for lime; Estimation of actual
calcium carbonate; Estimation of active calcareous matter; Russian
method for lime; Assimilable lime; German lime method; Estimation
of magnesia; Estimation of manganese; Estimation of iron;
Estimation of phosphoric acid; Estimation of sulfuric acid;
Estimation of chlorin; Estimation of silica; Simultaneous estimation
of different elements; Estimation of kaolin in soils.
Estimation of Nitrogen in Soils, pp. 428–458.—Nature of
nitrogenous principles; Method of Official Agricultural Chemists;
Hilgard’s method; Moist combustion method of Müller; Soda-lime
method; Treatment of soil containing nitrates; Volumetric method
with copper oxid; Estimation of ammonia; Amid nitrogen; Volatile
nitrogenous compounds; Late methods of the Official Agricultural
Chemists; Authorities cited in part sixth.
PART SEVENTH.
Oxidized Nitrogen in Soils, pp. 459–496.—Organic nitrogen;
Nitric and nitrous acids; Conditions of nitrification; Production of
nitric and nitrous acids; Production of ammonia; Order of oxidation;
Occurrence of nitrifying organisms; Nitrifying power of soils; Culture
of nitrifying organisms; Isolation of nitrous and nitric ferments;
Classification of nitrifying organisms; Sterilization; Thermostats for
cultures; Conclusions.
Determination of Nitric and Nitrous Acids in Soils, pp. 496–531.—
Classification of methods; Extraction of nitric acid; The nitric oxid
process; Schloesing’s method; Warington’s method; Spiegel’s
method; Schulze-Tiemann method; DeKoninck’s method; Schmitt’s
process; Merits of the ferrous salt method; Mercury and sulfuric acid
method; Lunge’s nitrometer; Utility of the method; The indigo
method.
Determination of Nitric Nitrogen by Reduction to Ammonia, pp.
531–542.—Classification of methods; Method of the Official
Agricultural Chemists; German method; Devarda’s method;
Stoklassa’s process; Sievert’s variation; Variation of the sodium-
amalgam process; Schmitt’s method; Process of Ulsch; Reduction by
the electric current; Copper-zinc and aluminum-mercury couples.
Iodometric Estimation of Nitric Acid, pp. 543–548.—Method of
DeKoninck and Nihoul; Method of Gooch and Gruener.
Estimation of Nitric and Nitrous Acids by Colorimetric
Comparison, pp. 548–570.—Delicacy of the process; Hooker’s
carbazol method; Phenylsulfuric acid method; Estimation of nitric in
presence of nitrous acid; Metaphenylenediamin method for nitrous
acid. Sulfanilic acid test; Naphthylamin process; Use of starch as
indicator; Method of Chabrier; Ferrous salt method; Potassium
ferrocyanid method; Collecting samples of rain water.
Determination of Free and Albuminoid Ammonia, pp. 570–575.—
Nessler process; Ilosvay’s reagent; Authorities cited in part seventh.
PART EIGHTH.
Special Examination of Waters, pp. 576–583.—Total solid matter;
Estimation of chlorin; Estimation of carbon dioxid; Boric acid.
Special Treatment of Muck Soils, pp. 583–591.—Sampling; Water
content; Organic carbon and hydrogen; Total volatile matter;
Estimation of sulfur; Estimation of phosphoric acid; Estimation of
humus; Special study of soluble matters in muck.
Unusual Constituents of Soil, pp. 580–593.—Estimation of
copper; Estimation of lead; Estimation of zinc; Estimation of boron;
Authorities cited in part eighth. Index, pp. 594–607.

CORRECTIONS.—Page 112, second line from bottom, read “Fig.


14” instead of “13.”
Page 158, insert “and determining soluble matters therein” after
“flow” in paragraph 172, third line.
Page 468, paragraph 423, read “calcium carbonate about 200
milligrams,” instead of “calcium carbonate, or gypsum fifty
milligrams.”
Page 557, read “red-yellow” instead of “blue” in seventh line from
bottom.
ILLUSTRATIONS TO VOLUME FIRST.

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