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Abitare la Storia - Volume 1 dal Mille

alla metà del Seicento 1st Edition


Giovanni Borgognone
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Gli Snodi della Storia - Volume 2 1st Edition Giovanni


Borgognone

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Scoprirari Leggendo - Volume 1 Dal Medioevo al


Cinquecento 1st Edition Paolo Di Sacco

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Il museo nella storia. Dallo «studiolo» alla raccolta


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Pageboy : la mia storia 1st Edition Elliot Page

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La Balada del Norte Tomo 1 1st Edition Alfonso Zapico

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Desarrollo de Videojuegos Un enfoque Práctico Volumen 1


Arquitectura del Motor Volume 1 Spanish Edition Vallejo
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INSIEME VERSO IL SOSTENIBILITÀ
COMPETENZE
INCLUSIONE

AUDIOLIBRO
dei paragrafi

Giovanni Borgognone Dino Carpanetto

ABITARE
la STORIA
1 Unità di Apprendimento
dal Mille alla metà del Seicento
Giovanni Borgognone Dino Carpanetto

ABITARE
la STORIA
1 Unità di Apprendimento
dal Mille alla metà del Seicento

Edizioni Scolastiche
Bruno Mondadori
Consulenza editoriale: Alfredo Guaraldo Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, car-
tografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in
Consulenza redazionale: Cinzia Bestonso
quest’opera, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti
Redazione e revisione del testo: Cristina Rolfini reperire, nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attri-
buzione nei riferimenti.
Redazione delle UdA pluridisciplinari di Storia
e alimentazione: Gabriele Giuliano È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con
Progetto grafico: Marina Bardini con la collaborazione qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le fotocopie per uso personale del
di Cinzia Marchetti lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume
dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi
Copertina: Alessandro Damin 4 e 5, della legge 22 aprile 1941, n. 633.
Coordinamento iconografico: Chiara Simonetti
Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, econo-
Ricerca iconografica: Ilaria Lazzeri (UdA da 1 a 9, 11, 12,
mico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale
13; i seguenti Snodi - UdA pluridisciplinari: La campagna possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilascia-
cambia, La via Francigena, Il commercio delle spezie, Storia ta da CLEARedi, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, e-mail
dell’alimentazione: dalla “rivoluzione neolitica” al Medioevo, autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org
Storia dell’alimentazione: dalla crisi ceralicola del 1315
al Rinascimento, Nuovi alimenti dal Nuovo mondo), Marco
Pavone (Per il ripasso; UdA 10, 11, 14, 15, 16, 17), Alberto
Levi (i seguenti Snodi - UdA pluridisciplinari: Le innovazioni
medievali in campo finanziario, Colture d’avanguardia, La
stampa a caratteri mobili, L’invenzione del cannocchiale)
Progettazione grafica e realizzazione delle tavole
di Infografica: Raffaella Petrucci
Impaginazione elettronica e cartografia: Essegi, Torino
Controllo qualità: Silvia Manetta, Andrea Mensio
Segreteria di redazione: Enza Menel
Tutti i diritti riservati.
© 2020, Pearson Italia, Milano-Torino

Dino Carpanetto è autore di tutti i capitoli e delle www.pearson.it


storiografie del volume 1.
978 88 6910 7597 A
Alfredo Guaraldo è autore dei seguenti Snodi - UdA
pluridisciplinari: Storia dell’alimentazione: dalla crisi
ceralicola del 1315 al Rinascimento, Nuovi alimenti dal
Nuovo mondo.
Si ringrazia la professoressa Sofia La Francesca
per il contributo ideativo e contenutistico delle UdA
pluridisciplinari di “Storia e alimentazione”.

Luisa Castellani è autrice di Per il ripasso e dei seguenti


Snodi - UdA pluridisciplinari: La campagna cambia, La via
Francigena, Il commercio delle spezie, Le innovazioni
medievali in campo finanziario, Colture d’avanguardia.

Tommaso Martino è autore dei seguenti Snodi - UdA


pluridisciplinari: La stampa a caratteri mobili, L’invenzione
del cannocchiale.

Barbara Garofani ha curato tutti gli apparati didattici delle


Unità di Apprendimento, degli Snodi - UdA pluridisciplinari
(tranne che di quelle di “Storia e alimentazione”), e le
schede Verso l’esame di Stato.
Pearson supports the SDGs.
https://www.un.org/sustainabledevelopment/
Hanno curato la revisione e l’adattamento didattico del
volume Maria Cristina Bertola (UdA 9, 16 e 17), Cinzia
Bestonso (UdA 1, 2, 3, 4 e 6), Paola Guaraldo (UdA da 11 The content of this publication has not been
a 15). approved by the United Nations and does not
reflect the views of the United Nations or its
officials or Member States.

In copertina:
Stampato per conto della casa editrice presso
Il cantiere delle dodici chiese in onore degli apostoli Arti Grafiche DIAL, Mondovì (CN), Italia.
a Saint Denis, 1448, miniatura da Vita nobilissimi comitis
Girardi de Rossellon, part. Ristampa Anno
© Science History Images/Alamy Stock Photo 0 1 2 3 4 5 20 21 22 23 24
PRESENTAZIONE

Il titolo del corso, Abitare la storia, rappresenta efficacemente l’idea progettuale che
ha guidato la scrittura dei testi e l’organizzazione del manuale.
Questo titolo suggerisce la volontà di presentare la disciplina in modo coinvol-
gente e concreto, affinché l’esposizione sia il più possibile supportata da esempi
e prospettive che rendano viva anche la storia passata, quasi come se vi si fosse im-
mersi. Il manuale si qualifica quindi per una narrazione che mette in rilievo e in rela-
zione i caratteri peculiari di un periodo, di una società, di un sistema politico ed eco-
nomico, sottolineandone talora il perdurare al di là delle svolte e dei cambiamenti.
Uno dei principali intenti del corso è inoltre quello di connettere la storia con le
altre discipline, superando artificiosi steccati per riportare all’osservazione storica
la complessità dei fenomeni politici, letterari, economici, scientifici, tecnici e mate-
riali di un determinato periodo. A quest’ultimo aspetto abbiamo riservato numero-
se parti del manuale, in cui si focalizza l’attenzione su questioni relative a scienza e
tecnica, economia e finanza, ambiente e territorio, alimentazione e ospitalità, anche
con la funzione di attivare un dialogo con i temi caldi della contemporaneità e di
favorire una progettazione didattica interdisciplinare organizzata per Unità di
Apprendimento (UdA).

La storia che proponiamo vuole essere anche il terreno privilegiato per la forma-
zione del cittadino. Pertanto, in tutti i volumi del corso i contenuti disciplinari
sono, dove opportuno, connessi in chiave problematizzante con l’educazione ci-
vica, i principi costituzionali e i più importanti documenti normativi nazionali e
internazionali, nonché con le questioni di interesse mondiale presenti nell’Agenda
2030 onu per lo Sviluppo Sostenibile.

Segnaliamo infine che il testo è stato pensato e scritto in dialogo con docenti che
operano nel mondo della scuola. Ma se funzionerà o meno, si potrà sapere soltanto
mettendolo in azione, perché ciò che alla fin fine conta è la prova del pudding, come
dice l’antico proverbio inglese: “per vedere se è buono, non resta che assaggiarlo”.

Giovanni Borgognone Dino Carpanetto


ABITARE
STORIA gli elementi qualificanti
LA

La storia per capire il presente e progettare il futuro


Il testo propone una trattazione mirata a ricostruire con rigore e chiarezza i rapporti
di causa ed effetto, e focalizza la sua attenzione su un dialogo costante tra passato e
presente, in prospettiva sia disciplinare sia di opzione civile.

Il manuale permette infatti di individuare le permanenze o le trasformazioni di feno-


meni storici del passato rilevanti nella contemporaneità, presentate nel rispetto della
specificità delle varie epoche. Si privilegiano (in particolare ne La storia che vive) eventi di
natura politico-istituzionale e tematiche a densa valenza civica, che spesso richiamano il
programma d’azione degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, come
segnalato dall’icona dell’obiettivo di volta in volta riprodotta nella pagina.

Corredano il profilo anche spunti di rif lessione su questioni inerenti l’educazione


civica (Educazione civica. Il cammino dei diritti), che permettono di connettere, quando
opportuno, i contenuti storici con l’attualità, in vista dell’esercizio della cittadinanza attiva
e in coerenza con gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile.

Le connessioni e le UdA pluridisciplinari


Il manuale consente di ampliare la prospettiva di studio dalla storia ad altre discipline, in
particolare attraverso:
• dossier (Snodi - UdA pluridisciplinari) che, a partire dall’esposizione delle UdA di-
sciplinari, approfondiscono tematiche di carattere tecnico-scientifico, ambientale,
economico-finanziario e di storia dell’alimentazione e dell’ospitalità, facendo
riferimento dove possibile alle questioni dell’Agenda 2030
• attività operative (Snodi pluridisciplinari) di collegamento tra la storia e le altre materie
di studio, soprattutto in vista della preparazione al colloquio d’esame.

Le parole come categorie storiche


Nell’opera si presta grande attenzione al lessico sia come archivio di cultura sia come voca-
bolario disciplinare, in particolare mediante:
• finestre di lessico (storico, del diritto, dell’economia, della tecnica, dell’alimentazione
ecc.) collocate lungo la trattazione
• Le parole per capire la storia, in cui un termine-concetto storicamente significativo
(ad esempio “Medioevo”, “borghesia”, “massa”, “totalitarismo”…) viene seguito nella
sua evoluzione per capirne le radici e gli sviluppi nel corso del tempo fino a oggi
• esercizi di conoscenza e competenza lessicale nelle soste didattiche Fissare i concetti
chiave e nella verifica finale di UdA.
Le competenze, la didattica laboratoriale e l’esame di Stato
Il corso è corredato di apparati didattici a complessità progressiva e graduale
(Fissare i concetti chiave a fine paragrafo, L’officina della storia a fine UdA, laboratori per la
preparazione all’esame a fine sezione).
Il progetto contribuisce allo sviluppo delle competenze disciplinari e trasversali in partico-
lare attraverso:
• attività didattiche innovative e laboratoriali: classe capovolta (in apertura di ogni
UdA); compiti di realtà (in particolare nelle UdA pluridisciplinari); dibattiti critici (ne La
storia che vive)
• materiali in preparazione all’esame di Stato: Verso l’esame di Stato (schede di metodo
e allenamento a fine sezione per la prima prova tipologia B e C, e per il colloquio); Snodi
pluridisciplinari (spunti per colloquio, in verifiche di fine paragrafo, nella verifica di fine
UdA e nelle proposte operative dei dossier).
Il progetto può essere completato con La storia: ciò che dobbiamo sapere, tre volumetti (uno per
anno di corso) con lezioni semplificate in carattere ad alta leggibilità costituite da sintesi
espositive anche audio, mappe concettuali, verifiche, e incentrate sugli eventi e sui proble-
mi storici fondamentali dell’epoca di riferimento.

L’AGENDA 2030
Nel settembre 2015 le Nazioni Unite hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che
ha posto a tutti gli Stati aderenti 17 obiettivi, ognuno dei quali articolato in specifici traguardi.
VIDEO Forniamo di seguito il prospetto completo degli obiettivi.

IN QUESTO LIBRO
Nelle pagine di questo libro si trovano le icone di alcuni di tali obiettivi, laddove i contenuti presentati
siano connessi alle linee guida dell’obiettivo riportato o le richiamino espressamente:
obiettivo 2 obiettivo 6 obiettivo 8 obiettivo 10
pp. 32, 34, p. 145 pp. 116, 118, pp. 227, 261
142, 266, 184
268, 366
obiettivo 11 obiettivo 12 obiettivo 13 obiettivo 16
p. 210 p. 123 p. 27 pp. 127, 307
Sostenibilità Competenze Inclusione

Tre parole chiave per il nostro futuro

Il 2030 è la data che l’ONU ha fissato come traguardo per il raggiungimento dei 17 Obiettivi fonda-
mentali che costituiscono l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
L’Agenda supera l’idea che la sostenibilità sia un tema riferito soltanto all’ambiente e amplia la
visione integrando sostenibilità ambientale, economica, sociale e istituzionale.

Pearson si sente parte attiva e responsabile in tale processo e pensa che al raggiungimento della
meta debbano contribuire tutti, ognuno secondo le proprie attitudini e potenzialità: affinché il
mondo di domani sia inclusivo è necessario oggi il rispetto delle differenze e la valorizzazione
dei talenti in ogni forma.

Il sentiero che porta a un mondo sostenibile non è facile da tracciare in una società in continua
trasformazione; per percorrerlo conteranno sempre di più le cose che sappiamo e le cose che
sappiamo fare, ma soprattutto saranno cruciali le cosiddette soft skills, cioè le competenze
relazionali, creative e comunicative. Se saremo cittadini e lavoratori consapevoli, capaci di vivere
responsabilmente nella società, molto dipenderà da che cosa abbiamo imparato a scuola.

Per questo al centro di tutti i progetti e di tutti i servizi che Pearson propone ci sono le tre parole
chiave sostenibilità, competenze e inclusione, sviluppate nell’ambito delle discipline e in percorsi
pluridisciplinari anche attraverso attività di laboratorio e risorse multimediali.

È a partire dai banchi di scuola che si costruisce la società del futuro.

Pearson per la sostenibilità

Lavoriamo concretamente per ridurre l’impatto ambientale


dei nostri prodotti e delle nostre attività

• La nostra carta è prodotta sostenendo • I nostri libri sono prodotti in Italia:


il ciclo naturale: per ogni albero tagliato, l’impatto del trasporto è ridotto al minimo
un altro viene piantato
• Nelle nostre sedi abbiamo attivato
• Il cellofan è realizzato con plastiche un piano pro-ambiente: eliminazione
da recupero ambientale o riciclate della plastica, limitazione del consumo
energetico, riduzione dell’uso di carta,
• Gli inchiostri sono naturali e atossici raccolta differenziata potenziata
LE RISORSE DIGITALI DEL LIBRO
ACCESSIBILI, SEMPLICI DA USARE, RICCHE DI CONTENUTI

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Con Libro liquido è possibile:


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Indice generale
Per il ripasso
L’Europa nell’Alto Medioevo 1

1 Che cos’è il Medioevo? 1


LE PAROLE PER CAPIRE LA STORIA Diverse letture del Medioevo 2

2 L’Europa e il Mediterraneo tra il VII e l’VIII secolo 3

3 La formazione dell’Europa cristiana 5

4 Carlo Magno e il Sacro romano impero 6

5 Economia e società nell’Alto Medioevo 9

SEZIONE
EUROPA E MONDO
1 NEL BASSO
MEDIOEVO 11

Unità di Apprendimento 1
Trasformazioni e rinascita dell’Europa tra il X e l’XI secolo 12

1 La nascita e la diffusione del sistema feudale 14


SNODI SCIENZA E TECNICA PER CAPIRE LA STORIA
I castelli medievali 15
FONTE La Constitutio de feudis 17

2 La formazione delle monarchie feudali e la ricostituzione dell’Impero 18


STORIA PER IMMAGINI Uno straordinario racconto della conquista normanna 18
TRASFORMAZIONI L’assetto politico dell’Europa nel IX e nell’XI secolo 23

VIII
Indice generale

3 La svolta del Mille: popolazione, economia e città 24


LA STORIA CHE VIVE EDUCAZIONE CIVICA
Il problema delle risorse energetiche: la lotta al cambiamento climatico 27

LA SINTESI DELL’UdA 29
LA MAPPA DELL’UdA 30
L’OFFICINA DELLA STORIA 31

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA SCIENZA E TECNICA
LA CAMPAGNA CAMBIA Dissodamenti e innovazioni tecniche 32

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Audiosintesi
Videolezioni L’anno Mille • La rivoluzione commerciale Ripasso
Carte interattive La spartizione dell’Impero carolingio Fonte aggiuntiva La teoria dei tre ordini
• L’Europa all’inizio dell’XI secolo Storiografia aggiuntiva M. Bloch, Uomo di un altro uomo
Slideshow Capolavori normanni in Sicilia

Unità di Apprendimento 2
La rinascita delle città e i comuni 36

1 La ripresa delle città 38

2 L’autogoverno della città: il comune 43

3 Lo scontro tra l’Impero e i comuni italiani 46


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Federico Barbarossa, il sogno di un impero universale 46

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA ARTE E PATRIMONIO
AMBROGIO LORENZETTI Un pittore al servizio del comune 50

4 L’evoluzione del comune 52


LA SINTESI DELL’UdA 55
LA MAPPA DELL’UdA 56
L’OFFICINA DELLA STORIA 57

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Audiosintesi
Audiolettura La città, il motore del cambiamento Ripasso
Video R. Scott, Le crociate Fonte aggiuntiva I comuni visti da un vescovo tedesco
Le grandi battaglie Legnano Storiografia aggiuntiva J.C. Maire Vigeur, Il conflitto
Linea del tempo L’evoluzione del comune tra nobiltà e popolo nei comuni
Carta interattiva L’Italia al tempo di Barbarossa

IX
Unità di Apprendimento 3
La Chiesa tra crisi, rinnovamento e crociate 58

1 Lo scontro tra Chiesa e Impero: la lotta per le investiture 60


FONTE Il concordato di Worms 63

2 La Chiesa tra monachesimo, eresie e ordini mendicanti 64

3 Le crociate 68
FONTE L’appello di papa Urbano II alla crociata 70
LA SINTESI DELL’UdA 74
LA MAPPA DELL’UdA 75
L’OFFICINA DELLA STORIA 76

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA AMBIENTE E TERRITORIO
LA VIA FRANCIGENA Pellegrini in cammino dall’Europa a Roma 78

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Slideshow Giotto
Audiolettura Il dissenso religioso in nome di Gesù Audiosintesi
Videolezione Chiesa e Impero nel Basso Medioevo Ripasso
Video L. Cavani, Francesco Fonte aggiuntiva L’eresia albigese
Linee del tempo Il conflitto tra papato e Impero Storiografia aggiuntiva P. Contamine, La tecnica militare
• Le crociate dei turchi
Carta interattiva Le crociate

Unità di Apprendimento 4
Il consolidamento delle monarchie europee
e l’Impero di Federico II 80

1 La monarchia francese 82
FONTE La bolla Unam Sanctam 87

2 La monarchia inglese 88
FONTE La Magna Charta Libertatum 91

3 I regni cristiani della penisola iberica 92

X
Indice generale

4 Il Regno di Sicilia e l’Impero 94


LA SINTESI DELL’UdA 98
LA MAPPA DELL’UdA 99
L’OFFICINA DELLA STORIA 100

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Audiosintesi
Videolezione D. Carpanetto: l’Impero di Federico II Ripasso
Linea del tempo L’età di Federico II Fonte aggiuntiva Le Costituzioni di Melfi
Carta interattiva L’Impero di Federico I e Federico II Storiografia aggiuntiva M. Bloch, Le guarigioni miracolose
Slideshow I castelli di Federico II • La merlatura guelfa
e ghibellina

Unità di Apprendimento 5
Europa orientale e Asia tra il XII e il XIV secolo 102

1 Il declino dell’Impero bizantino 104

2 Il grande Impero mongolo in Asia 106


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Gengis Khan, il condottiero leggendario 106
FONTE I mongoli visti da Marco Polo 109

3 L’Europa nord-orientale e la Russia 110


LA SINTESI DELL’UdA 113
LA MAPPA DELL’UdA 114
L’OFFICINA DELLA STORIA 115

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA ECONOMIA E TERRITORIO
IL COMMERCIO DELLE SPEZIE Un bene prezioso proveniente dall’Oriente 116

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Audiosintesi
Audiolettura Il leggendario Gengis Khan alla conquista Ripasso
del mondo Fonte aggiuntiva I mongoli descritti da un frate
Carte interattive Le conquiste di Gengis Khan • La Rus’ francescano
di Kiev Storiografia aggiuntiva M. Rossabi, La strategia militare
Slideshow La Grande Muraglia dei mongoli

XI
Unità di Apprendimento 6
La crisi del Trecento e il declino dei poteri universali 120

1 La crisi economica, la peste e il crollo demografico 122


LE PAROLE PER CAPIRE LA STORIA Il concetto di “crisi”
e il suo significato in ambito storico 122
LA STORIA CHE VIVE EDUCAZIONE CIVICA
Lo sviluppo sostenibile: un nuovo equilibrio tra popolazione, risorse e ambiente 123
INFOGRAFICA La peste del Trecento 125
INFOGRAFICA La popolazione in Europa e in Italia 126

2 Il malcontento sociale e le rivolte popolari 129

3 L’Impero e la crisi della Chiesa 131


LA SINTESI DELL’UdA 135
LA MAPPA DELL’UdA 136
L’OFFICINA DELLA STORIA 137

UdA pluridisciplinari
SNODI STORIA ECONOMIA E FINANZA
LE INNOVAZIONI MEDIEVALI IN CAMPO FINANZIARIO Un merito italiano 138
SNODI STORIA E ALIMENTAZIONE
STORIA DELL’ALIMENTAZIONE Dalla “rivoluzione neolitica” al Medioevo 142

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Immagine interattiva Buffalmacco, Il trionfo della morte
Videolezioni D. Carpanetto: la crisi del Trecento Audiosintesi
• La peste del Trecento • Il declino dei poteri universali Ripasso
Slideshow Il tramonto del Medioevo Fonte aggiuntiva Wyclif contro l’autorità del papa
Carte interattive La diffusione della peste • Il grande Storiografia aggiuntiva C. Ginzburg, La peste, gli ebrei
scisma d’Occidente e la congiura e la teoria del complotto

Verso l’esame di Stato VERSO L A TIPOLOGIA B

Leggere un testo argomentativo 147

XII
Indice generale

SEZIONE

2 DAL MEDIOEVO
ALL’ETÀ MODERNA 151

Unità di Apprendimento 7
La nascita delle monarchie nazionali 152

1 Dalle monarchie feudali alle monarchie nazionali 154

2 La Guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra 157


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Giovanna d’Arco, eroina di Francia 160

3 La costruzione della monarchia spagnola 162


FONTE L’espulsione degli ebrei dalla Spagna 164
TRASFORMAZIONI L’EUROPA OCCIDENTALE TRA IL XIV E IL XV SECOLO 166

4 L’Impero ottomano e la Russia 167


LA SINTESI DELL’UdA 169
LA MAPPA DELL’UdA 170
L’OFFICINA DELLA STORIA 171

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Audiosintesi
Videolezione D. Carpanetto: la nascita delle monarchie Ripasso
nazionali Fonte aggiuntiva La condanna di Giovanna d’Arco
Video L. Besson, Giovanna d’Arco Storiografia aggiuntiva G. Ostrogorsky, La caduta
Le grandi battaglie Azincourt di Costantinopoli
Linea del tempo Verso le monarchie nazionali
Carte interattive La Guerra dei cent’anni • L’Impero
ottomano

XIII
Unità di Apprendimento 8
Signorie e Stati regionali nell’Italia del Basso Medioevo 172

1 Il passaggio dai comuni alle signorie 174

2 Gli Stati regionali del Nord Italia: Milano e Venezia 177


TRASFORMAZIONI L’Italia dai comuni agli Stati regionali 179

3 L’Italia centrale: Firenze e lo Stato della Chiesa 183


SNODI SCIENZA E TECNICA PER CAPIRE LA STORIA
Il “miracolo” della cupola di Brunelleschi 185
FONTE Lorenzo de’ Medici garante della «tranquillità d’Italia» 187

4 L’Italia del Sud: il Regno di Napoli 189

5 Le guerre d’Italia (1494-1512) 190


FONTE La condanna del tiranno 193
LA SINTESI DELL’UdA 194
LA MAPPA DELL’UdA 195
L’OFFICINA DELLA STORIA 196

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA ECONOMIA E TERRITORIO
COLTURE D’AVANGUARDIA Riso e seta nella Lombardia del XV secolo 198

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi
Video E. Olmi, Il mestiere delle armi
Linea del tempo La vita politica negli Stati italiani
del Quattrocento
Carte interattive L’Italia dopo la pace di Lodi
• Le invasioni francesi in Italia
Slideshow La corte di Lorenzo il Magnifico
Audiosintesi
Ripasso
Fonte aggiuntiva Il tumulto dei Ciompi
Storiografia aggiuntiva C. Vivanti, La pace di Lodi:
un fragile equilibrio

XIV
Indice generale

Unità di Apprendimento 9
L’Umanesimo e il Rinascimento 200

1 La nascita di una nuova cultura 202

2 La riscoperta dei classici: l’Umanesimo 203


FONTE L’esaltazione della dignità dell’uomo 206

3 Il rinnovamento dell’arte e della cultura: il Rinascimento 207


SNODI SCIENZA E TECNICA PER CAPIRE LA STORIA
Leonardo e il sogno del volo umano 209
STORIA PER IMMAGINI Nei palazzi rinascimentali 210

4 I luoghi di produzione e di diffusione della cultura 212


LA SINTESI DELL’UdA 215
LA MAPPA DELL’UdA 216
L’OFFICINA DELLA STORIA 217

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Fonte aggiuntiva L’invenzione della stampa
Videolezione Umanesimo e Rinascimento Storiografia aggiuntiva A. Tenenti, La rivoluzione
Audiosintesi urbanistica del Quattrocento
Ripasso

Unità di Apprendimento 10
Oltre l’Europa: Asia e Africa tra XIV e XVII secolo 218

1 L’Impero cinese dei Ming 220


SNODI SCIENZA E TECNICA PER CAPIRE LA STORIA
L’invenzione della carta dalla Cina all’Italia 221
FONTE L’arte del buon governo secondo Confucio 223

2 Il Giappone feudale 224

3 L’islamizzazione dell’Asia e dell’Africa 225


LA SINTESI DELL’UdA 229
LA MAPPA DELL’UdA 230
L’OFFICINA DELLA STORIA 231

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Fonte aggiuntiva La creazione del mondo secondo i bantù
Audiosintesi Storiografia aggiuntiva P. Kennedy, La debolezza
Ripasso dei Moghul

XV
Unità di Apprendimento 11
Le esplorazioni geografiche e la scoperta dell’America 232

1 I presupposti e le motivazioni delle scoperte geografiche 234

2 Le esplorazioni portoghesi: l’Oriente e il Brasile 237

3 La scoperta dell’America e il primo viaggio intorno al mondo 241


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Cristoforo Colombo: la ferma volontà di scoprire il «cammino di Occidente» 241
FONTE Vespucci descrive il Nuovo mondo 244

4 L’America prima di Colombo 248


SNODI SCIENZA E TECNICA PER CAPIRE LA STORIA
Le conoscenze matematiche e astronomiche dei maya 249

5 La Spagna alla conquista del Nuovo mondo 251


FONTE L’incontro tra i conquistatori e Atahualpa visto da un inca 252

6 Le conseguenze delle scoperte geografiche 256


TRASFORMAZIONI Le terre conosciute dagli europei prima e dopo
le scoperte geografiche 257
STORIA PER IMMAGINI Lo scambio biologico tra l’Europa e l’America 258
LA STORIA CHE VIVE EDUCAZIONE CIVICA
Il razzismo: alle origini del pregiudizio nei confronti dell’altro 261
LA SINTESI DELL’UdA 262
LA MAPPA DELL’UdA 263
L’OFFICINA DELLA STORIA 264

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA E ALIMENTAZIONE
STORIA DELL’ALIMENTAZIONE Dalla crisi cerealicola del 1315 al Rinascimento 266

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Immagine interattiva L’America nel mappamondo
Videolezione Le conseguenze della conquista di Waldseemüller
Video R. Scott, 1492. La scoperta del Paradiso • Audiosintesi
T. Malick, Il Nuovo mondo • M. Gibson, Apocalypto Ripasso
Linea del tempo L’età delle scoperte e delle conquiste Fonte aggiuntiva La brutalità dei colonizzatori
Carte interattive Le spedizioni dei portoghesi • Storiografia aggiuntiva L.N. McAlister, Le spiegazioni
L’America prima di Colombo • I viaggi di scoperta della conquista
Slideshow La civiltà degli inca

Verso l’esame di Stato VERSO L A TIPOLOGIA B

Conoscere gli elementi base del testo argomentativo 273

XVI
Indice generale

SEZIONE
IL CINQUECENTO:
3 EUROPA
E NUOVI MONDI 277

Unità di Apprendimento 12
Riforma e Controriforma: la divisione religiosa dell’Europa 278

1 La crisi morale della Chiesa 280

2 La risposta di Lutero: la Riforma 281


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Martin Lutero: una Riforma frutto di un lungo travaglio interiore 282
FONTE Le tesi di Lutero 283

3 Il consolidamento della Riforma 286


FONTE Lutero contro i contadini 289

4 La diffusione della Riforma in Europa 291


TRASFORMAZIONI Le religioni in Europa prima e dopo la Riforma 297

5 La Riforma in Italia 298

6 La Controriforma: la repressione del dissenso 300


LE PAROLE PER CAPIRE LA STORIA La Chiesa tra repressione e rinnovamento:
la Controriforma e la Riforma cattolica 303
LA SINTESI DELL’UdA 306
LA MAPPA DELL’UdA 307
L’OFFICINA DELLA STORIA 308

UdA pluridisciplinare
SNODI STORIA SCIENZA E TECNICA
LA STAMPA A CARATTERI MOBILI Un’invenzione rivoluzionaria 310

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Audiosintesi
Video E. Till, Luther Ripasso
Linea del tempo La Riforma protestante Fonte aggiuntiva La crisi della Chiesa vista da
e la Controriforma Guicciardini
Carta interattiva La Riforma in Europa Storiografia aggiuntiva A. Prosperi, La Chiesa
Slideshow La propaganda religiosa nell’età della Riforma dell’Inquisizione

XVII
Unità di Apprendimento 13
L’età di Carlo V: l’Impero e le trasformazioni economiche 312

1 Il progetto imperiale di Carlo V 314


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Carlo V e l’Impero su cui «non tramonta mai il sole» 316

2 Lo scontro con l’Impero ottomano 321

3 La fine dell’Impero di Carlo V 323


LA STORIA CHE VIVE EDUCAZIONE CIVICA
L’ideale del governo mondiale: dall’Impero alle organizzazioni sovranazionali 325

4 Lo sviluppo economico nel Cinquecento 326


LA SINTESI DELL’UdA 330
LA MAPPA DELL’UdA 331
L’OFFICINA DELLA STORIA 332

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Slideshow Tiziano
Videolezioni D. Carpanetto: Carlo V • La società Audiosintesi
del Cinquecento Ripasso
Linea del tempo L’età di Carlo V Fonte aggiuntiva Il testamento politico di Carlo V
Carta interattiva L’Impero di Carlo V Storiografia aggiuntiva F. Braudel, Carlo V
Indice generale

Unità di Apprendimento 14
Politica e conflitti religiosi nel secondo Cinquecento 334

1 La Spagna cattolica di Filippo II 336

2 Il dominio spagnolo in Italia e gli Stati indipendenti 343

3 Il regno di Elisabetta I: la potenza inglese 345


PROTAGONISTI DELLA STORIA
Elisabetta I: una regina “sposa del suo popolo” 345

4 Le guerre di religione in Francia 349


FONTE L’editto di Nantes 352

5 L’affermazione dell’Impero russo e lo Stato polacco-lituano 354


LA SINTESI DELL’UdA 356
LA MAPPA DELL’UdA 357
L’OFFICINA DELLA STORIA 358

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Immagine interattiva Un tempio ugonotto
Audiolettura È l’alba a Lepanto Audiosintesi
Videolezioni L’età di Filippo II • D. Carpanetto: Ripasso
il confronto fra Spagna e Inghilterra • L’età elisabettiana Fonte aggiuntiva Filippo II visto da un ambasciatore
Video S. Kapur, Elizabeth • S. Kapur, Elizabeth: The Golden veneto
Age Storiografia aggiuntiva G. Parker, Le ragioni finanziarie
Le grandi battaglie Lepanto • La disfatta della disfatta spagnola in Olanda
dell’Invincibile Armata
Linea del tempo Stati e religioni in guerra tra XVI
e XVII secolo

Verso l’esame di Stato VERSO L A TIPOLOGIA B

Comprendere e analizzare un testo argomentativo 360

XIX
SEZIONE
IL SEICENTO:
4 CRISI E
TRASFORMAZIONI 363

Unità di Apprendimento 15
La crisi del Seicento e la Guerra dei trent’anni 364

1 Cause e conseguenze della crisi economica 366


INFOGRAFICA La stagnazione demografica 369

2 La Francia tra instabilità e rafforzamento della monarchia 370

3 Il declino della Spagna 374

4 La Guerra dei trent’anni 376


TRASFORMAZIONI L’Europa prima e dopo la Guerra dei trent’anni 381
LA SINTESI DELL’UdA 382
LA MAPPA DELL’UdA 383
L’OFFICINA DELLA STORIA 384

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi
Carte interattive L’Italia durante il predominio
spagnolo • L’Europa dopo le paci di Vestfalia
Audiosintesi
Ripasso
Fonte aggiuntiva La dura vita di un esattore francese
del Seicento
Storiografia aggiuntiva J. Casey, Un impero troppo grande:
la decadenza della Spagna

XX
Indice generale

Unità di Apprendimento 16
La rivoluzione inglese e il “secolo d’oro” olandese 386

1 Società, politica e religione nell’Inghilterra del Seicento 388

2 La rivoluzione inglese 390


FONTE La Petition of Right 393
LA STORIA CHE VIVE EDUCAZIONE CIVICA
Democrazia: il governo del popolo 397

3 Dalla repubblica alla restaurazione della monarchia 399

4 L’ascesa dell’Olanda, il paese delle libertà 401


FONTE Le ragioni dello sviluppo commerciale olandese 405
LA SINTESI DELL’UdA 406
LA MAPPA DELL’UdA 407
L’OFFICINA DELLA STORIA 408

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Ripasso
Videolezione D. Carpanetto: il secolo d’oro dell’Olanda Fonte aggiuntiva Una testimonianza sulle Province
Carta interattiva Le Province Unite Unite
Slideshow Il secolo d’oro dell’Olanda Storiografia aggiuntiva I. Wallerstein, La grande ascesa
Audiosintesi economica dell’Olanda

Unità di Apprendimento 17
La rivoluzione scientifica
e il ruolo delle Chiese nel Seicento 410

1 La rivoluzione scientifica: premesse e caratteristiche 412

2 Le nuove teorie astronomiche 414


SNODI SCIENZA E TECNICA PER CAPIRE LA STORIA
La nascita dell’anatomia 415

3 Galileo e la nascita della scienza moderna 417


FONTE La metodologia sperimentale 418
LA STORIA CHE VIVE EDUCAZIONE CIVICA
La scienza e la fede: due ambiti distinti dell’esperienza umana 421

XXI
4 Le Chiese nella società del Seicento 422
INFOGRAFICA La caccia alle streghe 425
LA SINTESI DELL’UdA 427
LA MAPPA DELL’UdA 428
L’OFFICINA DELLA STORIA 429

UdA pluridisciplinari
SNODI STORIA SCIENZA E TECNICA
L’INVENZIONE DEL CANNOCCHIALE Il simbolo della rivoluzione scientifica 430
SNODI STORIA E ALIMENTAZIONE
NUOVI ALIMENTI DAL NUOVO MONDO Una diffusione lenta e progressiva 434

CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI


Audiolibro dei paragrafi Ripasso
Video L. Cavani, Galileo Fonte aggiuntiva La condanna di Galileo
Audiosintesi Storiografia aggiuntiva P. Rossi, Scienza e tecnica alleate

Verso l’esame di Stato VERSO L A TIPOLOGIA B

Riassumere un testo argomentativo 440

Indice dei nomi 444


Indice delle carte – LUOGHI 449
Indice dei lessici 450
Indice dei dossier, delle rubriche e delle schede 453

XXII
UdA
PER IL
RIPASSO L’Europa
nell’Alto Medioevo

Un racconto leggendario
del Medioevo
Re Artù combatte i sassoni,
miniatura da
La Rochefoucauld Graal,
1315 circa, collezione
privata.

1 Che cos’è il Medioevo?

Un’età di mezzo
La visione negativa del Medioevo “Medioevo” è un termine usato per conven-
zione dagli storici per definire un periodo molto lungo, che copre circa mille anni di sto-
ria, dal 476 – anno della caduta dell’Impero romano d’Occidente – alla fine del Quattro-
cento. A chiamarlo così furono i letterati del Rinascimento, che vedevano in questo arco
di tempo una buia “età di mezzo” tra lo splendore dell’antichità classica e la rinascita cul-
turale del XV secolo, che essi sentivano di rappresentare [a Le parole per capire la storia,
p. 2]. La valutazione negativa del Medioevo ha influenzato la storiografia per molti secoli
e ancora oggi rimangono tracce di essa nella mentalità collettiva e nel linguaggio comu-
ne, ad esempio quando si definisce “medievale” qualcosa di vecchio e superato.

1
UdA PER IL RIPASSO

Un’epoca di innovazioni Quei mille anni di storia non possono tuttavia essere ir-
rigiditi in una sola categoria, poiché furono il quadro entro il quale, in Occidente, si svol-
sero complessi fenomeni sociali, culturali e politici. Il Medioevo non fu quindi un
unico periodo “buio”, ma un’età di innovazioni: si svilupparono le lingue volgari, si speri-
mentarono nuove forme di governo (dai comuni alle monarchie nazionali, ad esempio),
si posero le basi per lo sviluppo dell’economia in senso capitalista.

La periodizzazione del Medioevo


Le date fondamentali L’età tardoantica La periodizzazione del Medioevo ha posto agli storici più di un
III-VII Età tardoantica problema. Possiamo davvero far iniziare l’età di mezzo nel 476, quando venne deposto
secolo l’ultimo imperatore Romolo Augustolo? In realtà il declino dell’Impero di Roma era ini-
476 Fine dell’Impero ziato diversi decenni prima e i suoi confini avevano cominciato a cedere fin dal III secolo,
romano d’Occidente
quando le incursioni dei popoli germanici si erano fatte pressanti. D’altro canto, le strut-
VII-X Alto Medioevo
secolo ture sociali, politiche ed economiche della romanità non scomparvero bruscamente do-
XI Inizio del Basso po il 476, ma continuarono a sopravvivere almeno fino al VII secolo. Per questo motivo
secolo Medioevo gli storici preferiscono chiamare “Tardoantico” il periodo compreso tra il III e il VII se-
1453 Conquista turca colo.
di Costantinopoli
Alto e Basso Medioevo La fase successiva è invece caratterizzata dalla diffusione
1492 Scoperta
dell’America in Occidente del cristianesimo e delle culture germaniche, che ebbe come effetto la
1517 Inizio della Riforma formazione dei regni romano-germanici. Proprio per la profonda differenza culturale ri-
protestante spetto all’antichità, si tende ora a denominare il periodo compreso tra l’VIII e il X secolo
“Alto Medioevo”. Con la ripresa dell’economia, verso il Mille, ha inizio il “Basso Medioe-
vo”, epoca di importanti sperimentazioni politiche ed economiche. Dibattuta è l’indivi-
duazione della conclusione dell’epoca medievale: alla data più comunemente scelta co-
me termine, il 1492 – anno in cui Cristoforo Colombo approdò nelle Americhe –, alcuni
storici preferiscono il 1453, quando Costantinopoli fu conquistata dai turchi, evento che
pose fine all’Impero romano d’Oriente; altri ancora ritengono che la fine del Medioevo
sia segnata dall’avvio della Riforma protestante, nel 1517.

LE
a Una scena del
PAROLE film Il signore degli
Diverse anelli. Il ritorno del
PER CAPIRE re (2003), tratto
LA STORIA
letture dal romanzo di
del Medioevo Tolkien.

7 La parola “Medioevo” (che letteralmente significa “età di


mezzo”) nacque nel Quattrocento con l’intento polemico di
fare risaltare la grandezza della civiltà classica che gli intel-
lettuali dell’Umanesimo volevano riaffermare.
7 L’idea di Medioevo come età di decadenza o di passaggio
venne messa in discussione tra la fine del XVIII e l’inizio del 7 Nel corso del Novecento, la storiografia (a partire da sto-
XIX secolo, quando il movimento culturale del Romantici- rici quali Marc Bloch, Georges Duby, Jacques Le Goff e Gio-
smo vide in esso un periodo da riscoprire per la sua origina- vanni Tabacco) ha aperto nuove prospettive sul Medioevo, fa-
le creatività nelle forme dell’arte così come nei sistemi di cendolo emergere come epoca di fermento, innovazione e
produzione e di scambio. dinamismo straordinari. Parallelamente, in ambito letterario
7 A tale visione sostanzialmente positiva, nella seconda e cinematografico (e più di recente perfino nei videogiochi) si
metà dell’Ottocento il pensatore Karl Marx (1818-1883) op- è assistito allo sviluppo di un Medioevo immaginario popo-
pose una lettura che identificava nel Medioevo una fase sto- lato da eroi-cavalieri e da principesse, in un mondo di castel-
rica feudale, nella quale la produzione dei beni materiali era li, guerre e creature soprannaturali (ad esempio nel romanzo
basata sullo sfruttamento dei lavoratori (servi senza libertà Il signore degli anelli, 1955, opera dello scrittore inglese
e senza diritti). J.R.R. Tolkien).

2
L’Europa nell’Alto Medioevo

2 L’Europa e il Mediterraneo
tra il VII e l’VIII secolo

I regni romano-germanici LESSICO


arianesimo
Le migrazioni dei popoli germanici Nel 395, con la divisione dell’Impero roma- Dottrina diffusa nel IV secolo
no tra Occidente e Oriente voluta da Teodosio per garantirne un maggiore controllo, l’u- dal prete Ario di Alessandria,
nitarietà politica che per secoli aveva contraddistinto il mondo mediterraneo si spezzò. secondo la quale Gesù non ha
la stessa natura divina del Pa-
Le frontiere della parte occidentale si rivelarono fragili, incapaci di reggere all’urto delle dre. L’arianesimo fu condan-
popolazioni germaniche che già dalla fine del III secolo premevano ai confini, attirate nato dalla Chiesa come ereti-
dalle ricchezze dell’Impero. Goti, vandali, franchi, angli, sassoni e longobardi migrarono co, ossia divergente rispetto
alla fede cattolica.
e si stabilirono a varie riprese all’interno dell’Impero e, dal V-VI secolo, dopo un periodo
cattolico
di convivenza con le popolazioni di lingua latina, diedero vita ad alcuni regni romano-
Il termine deriva dal greco ka-
germanici.
tholikós e significa “universa-
Le caratteristiche dei regni romano-germanici Essi erano caratterizzati da usi le”; è l’attributo che defi-
germanici per quanto riguardava le leggi e l’organizzazione militare, ma dalla persi- nisce la Chiesa di Roma.
stenza di elementi romani nell’amministrazione: in sostanza, i capi militari erano ger-
manici mentre i funzionari amministrativi erano romani. Sotto il profilo religioso, le po-
polazioni germaniche erano perlopiù passate dal paganesimo al cristianesimo ariano,
ma tendevano a convivere con le popolazioni romane, di fede cattolica.
Il Regno dei franchi Tra i pochi popoli convertiti al cattolicesimo vi erano i
franchi, che nella scelta religiosa seguirono l’esempio del proprio re Clodoveo (481-511).
Molto ben organizzati militarmente, tra il V e il VI secolo occuparono tutta la Gallia
(l’attuale Francia) e una parte della Germania. La loro forza derivava dal fatto che erano
uniti da rapporti di fedeltà e solidarietà sotto la guida di una dinastia ricca e potente, i
Merovingi, che seppe costruire una rete di funzionari scelti tra l’aristocrazia e fedeli al
Regno e stabilire relazioni proficue con la Chiesa di Roma. Tale dinastia iniziò ad entrare
in crisi alla fine del VI secolo, quando una serie di sovrani molto deboli politicamente la-
sciò la gestione del potere ai più alti funzionari, i maestri di palazzo. Tra questi emerse
la figura di Pipino di Heristal, fondatore dei Pipìnidi (noti poi come Carolingi dal no-
me del loro più illustre discendente, Carlo Magno), il quale nel 687 riunì sotto il suo domi-
nio i territori franchi e divenne l’effettivo signore del Regno.
La dominazione dei longobardi in Italia Mentre i sovrani merovingi si indebo- o Il battesimo di Clodoveo
livano, nel 568 giunsero in Italia i longobardi, provenienti dalla Pannonia (attuale Unghe- Nella miniatura il re dei
franchi riceve il sacramento
ria). Fu un’invasione violenta e rapida, che sconvolse la popolazione locale. I longobar- cattolico nel 496.
di, di religione ariana, erano organizzati in tribù guidate da duchi (il termine deriva dal Vita di San Denis, miniatura,
XIII secolo.
latino dux, “capo”), che erano subordinati a un re. Per circa un secolo i rapporti con i ro-
mani furono caratterizzati da scontri, perché i duchi longobardi confiscarono le terre
e i beni della vecchia aristocrazia romana. La situazione si pacificò quando il re Agilulfo,
all’inizio del VII secolo, si convertì al cattolicesimo, seguito dal suo popolo.
LESSICO
bizantino
L’Oriente bizantino L’aggettivo deriva dal toponi-
mo Bisanzio, denominazione
La prosperità dell’Impero d’Oriente Se l’Europa, dalle isole britanniche alla di origine greca dell’attuale
Istanbul, chiamata nel IV se-
Spagna all’Italia centro-settentrionale, era frantumata in piccoli regni (con l’eccezione del colo Costantinopoli (“la città di
vasto Regno franco), più unita e solida appariva l’area dominata dai bizantini: Asia mi- Costantino”) in onore dell’im-
nore, Grecia e ampie regioni dell’Italia centro-meridionale. A Oriente l’Impero romano si peratore romano a cui si
deve la sua fondazione.
era mantenuto ricco e potente.

3
UdA PER IL RIPASSO

La sua economia era basata su una florida agricoltura e sugli scambi commerciali con
le province orientali; la capitale Costantinopoli, situata in posizione strategica sullo
stretto del Bosforo, era un luogo di passaggio delle vie di comunicazione tra Oriente e Oc-
cidente.
LESSICO Uno Stato forte e centralizzato Lo Stato bizantino, retto centralmente dall’auto-
fisco rità assoluta dell’imperatore, esercitava un ferreo controllo politico, militare e fiscale su
Dal latino fiscus, che designa- tutto il territorio, che era diviso in circoscrizioni amministrate da funzionari pubblici. No-
va il tesoro privato dell’impe- nostante questo, per l’intero corso della sua storia esso fu costretto a difendersi, vivendo in
ratore, il termine indica tutto
ciò che riguarda l’imposizione
uno stato di guerra quasi perenne: dovette respingere le popolazioni germaniche, com-
e la riscossione delle tas- battere contro il confinante Impero persiano e, a partire dal VII secolo, contro gli arabi.
se da parte dello Stato. L’Impero d’Oriente si allontanò progressivamente dalla cultura romana, tanto che dal VII
secolo la lingua ufficiale divenne il greco e l’imperatore smise di chiamarsi imperator per
assumere il titolo di basiléus (“re”).

L’islam e le conquiste arabe


La comparsa di una nuova religione e la sua diffusione Nel VII secolo nella pe-
nisola arabica si verificò un evento che ebbe un ruolo fondamentale nella storia medieva-
LESSICO le e nei secoli successivi: la comparsa di una nuova religione, l’islam. Essa si fondava sul
arabo
culto di un solo dio, Allah, e sulla predicazione di Maometto (570-632), riconosciuto co-
Il termine designava origina-
riamente gli abitanti della pe-
me profeta della rivelazione divina. La fede islamica si diffuse rapidamente e rese possi-
nisola arabica; in seguito alla bile quello che non era mai avvenuto prima in Arabia: la solidarietà di tribù che erano sto-
loro espansione, esso è passa- ricamente sempre state in guerra tra loro. Grazie alla coesione religiosa e alle notevoli
to a definire gli individui e le co-
munità che, dal Medio Oriente
abilità militari, nell’arco di un secolo gli arabi riuscirono a conquistare un impero va-
all’Africa settentrionale, hanno stissimo che si estendeva dal Medio Oriente al Nord Africa, alla penisola iberica [a carta].
adottato la lingua araba. Gli L’islam dopo Maometto Alla morte di Maometto, la comunità araba fu guidata
arabi sono per la maggior par-
te musulmani, ma i due termini dai suoi successori, i califfi, che avviarono l’espansione territoriale, proseguita dalla di-
non sono sinonimi (ad esempio nastia omàyyade (661-750) e poi dagli Abbàsidi (750-1258). Gli arabi, che erano per
esistono arabi di religio- tradizione grandi commercianti, seppero sviluppare una civiltà raffinata dal punto di vi-
ne cristiana).
sta culturale, ma anche molto avanzata sotto il profilo economico.

Regno
Bukhara
LUOGHI dei franchi
Ravenna
mar Nero mar Kabul
Roma Caspio
Cordoba Tessalonica
Regno franco, Costantinopoli
Impero bizantino Nishapur Kandahar
e domini islamici Antiochia
Cartagine Baghdad
mar Mediterraneo
nell’VIII secolo Damasco
Alessandria
Bassora
La carta mostra l’ampia Fustat Gerusalemme
(Cairo)
go

area controllata dai franchi


lf

Per
o

in Europa occidentale; sico


ma

l’Italia divisa tra longobardi Assuan Medina


rR
os

e bizantini (con le regioni


La Mecca
so

centrali contese anche dalla


Chiesa di Roma); i vasti
territori sotto il dominio Il mondo arabo
Regno longobardo
dell’Impero bizantino; alla morte di Maometto
la progressiva espansione Territori contesi tra papato,
Conquiste dei primi 3 califfi
arabo-musulmana sia longobardi e bizantini
(632-656)
verso Oriente sia verso Territori dell’Impero bizantino
il Mediterraneo e Conquiste degli Omàyyadi
la penisola iberica. (661-750)

4
L’Europa nell’Alto Medioevo

3 La formazione dell’Europa cristiana

La forza unificatrice della Chiesa


La diffusione del cristianesimo Nel IV secolo il cristianesimo divenne la reli-
gione ufficiale dell’Impero romano, ossia l’unica ammessa all’interno dei suoi confini.
Da allora essa si diffuse progressivamente ed entro la fine del VI secolo quasi tutta
l’Europa (l’area dell’ex Impero romano d’Occidente) era cristianizzata. A varie ripre-
se, le popolazioni germaniche si erano convertite e fu proprio la condivisione della fede
a creare una base comune che rese possibile la convivenza con le popolazioni romane.
Il ruolo dei monaci benedettini Un ruolo attivo nella conversione di intere
popolazioni fu svolto dai monaci, in particolare da Benedetto da Norcia (486-546) e LESSICO
dai suoi successori. I benedettini, che secondo la Regola ricevuta dal loro fondatore Regola
dovevano vivere in comunità e dedicarsi alla predicazione, fondarono monasteri in Benedetto aveva elaborato
tutta Europa, anche nelle zone più selvagge, e costituirono un importante punto di ri- per i monaci della sua comu-
nità una serie di norme da se-
ferimento culturale. Poiché infatti Benedetto aveva imposto ai suoi seguaci di “pregare guire, note con la denomina-
e lavorare” (in latino ora et labora), tra le varie attività pratiche cui si dedicavano i mona- zione di “Regola”.
ci vi era quella di copiare a mano i documenti antichi (per questo tali monaci sono det- clero
ti “amanuensi”). È quindi grazie al loro operato che a noi sono giunti i testi di molti au- L’insieme delle persone che
tori dell’antichità classica che altrimenti sarebbero andati perduti. appartengono all’ordine sacer-
Il controllo della cultura e la ricchezza della Chiesa I monaci benedettini dotale, ossia che hanno la fa-
coltà di amministrare i sacra-
non erano però gli unici a occuparsi della cultura. Nel mondo tardoantico e medieva- menti (ad esempio il battesimo
le pochissimi sapevano leggere e scrivere, e tra questi vi erano i membri del clero. o l’eucaristia) e di predi-
care la parola di Dio.
Chi intraprendeva la carriera ecclesiastica doveva infatti saper leggere, interpretare e
trasmettere le Sacre Scritture. Al controllo della cultura si aggiungeva la ricchezza
della Chiesa dovuta alle numerose donazioni fatte dai fedeli, in particolare dagli ari-
stocratici germanici che si convertivano al cattolicesimo.
Il ruolo politico dei vescovi Per la loro cultura e il loro potere, le figure ai ver-
tici del clero finirono per assumere un ruolo centrale nella vita pubblica, svolgendo
compiti di governo che precedentemente erano riservati ai funzionari imperiali.

g I monaci amanuensi
Nella miniatura due monaci
benedettini lavorano nel
cosiddetto scriptorium,
che all’interno del monastero
era la sala adibita alla
trascrizione dei testi.
Manoscritto, 1040 circa,
Echternach (Lussemburgo),
Abbazia.

5
UdA PER IL RIPASSO

LESSICO
Dunque, a garantire l’esercizio della giustizia e lo svolgimento delle funzioni ammi-
vescovo nistrative fu la Chiesa, che era organizzata in modo gerarchico, in particolare trami-
Dal greco epíscopos, “sorve- te i vescovi: ogni città ne aveva uno e tutti facevano riferimento al papa di Roma. Essi
gliante”, è la figura più impor- non soltanto si occupavano della vita spirituale dei fedeli, ma sempre più spesso furono con-
tante della gerarchia cattoli- siderati capi politici locali, in grado di organizzare le milizie della città, la riscossione dei
ca, considerato successore
degli apostoli. Esercita la pro- tributi e il funzionamento dei tribunali. Inoltre, rappresentavano autorevolmente la loro co-
pria autorità su un preciso munità di fronte ai sovrani dei regni romano-germanici.
ambito territoriale, chia-
mato “diocesi”.
L’origine del potere temporale del papato
La donazione di Sutri Tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo, sotto il papato
di Gregorio Magno (in carica dal 590 al 604), la Chiesa iniziò a governare in modo
autonomo le terre intorno a Roma, che formalmente facevano parte dei domini bizan-
tini, ma sulle quali l’Impero d’Oriente esercitava uno scarso controllo. Più tardi, al
LESSICO principio dell’VIII secolo, quando il papato si trovò ad affrontare l’espansionismo dei
potere temporale longobardi nell’Italia centrale, Gregorio II (in carica dal 715 al 731) riuscì a convin-
L’espressione indica il potere cerne il re Liutprando a donare alla Chiesa il borgo di Sutri, a nord di Roma, e altri
amministrativo e giuridico
esercitato dalla Chiesa sui
castelli laziali conquistati ai bizantini (si tratta della cosiddetta “donazione di Sutri”).
territori dello Stato pontificio. Lo Stato pontificio Tale donazione rappresenta il nucleo iniziale del futuro
L’aggettivo “temporale” riman- Stato pontificio, formato da territori governati appunto dal pontefice. Egli divenne
da al fatto che tali ambiti, di-
versamente da quello spiritua- in questo modo una sorta di sovrano e, oltre all’autorità spirituale, cominciò ad eser-
le, sono soggetti a durata citare anche il potere temporale.
limitata nel tempo.

4 Carlo Magno e il Sacro romano impero

La rinascita dell’Impero
Le conquiste dei franchi Nel 774, nel tentativo di contenere i longobardi che pre-
mevano per allargare il proprio dominio, papa Adriano II (in carica dall’867 al 872) chiese
aiuto al regno cattolico dei franchi, guidato da Carlo (poi detto Magno, il “grande”, per le
sue imprese). Carlo scese in Italia, sconfisse i longobardi, avviò un lungo rapporto di
collaborazione con il papato e pose le basi per il suo impero. Salito al trono nel 768, il
sovrano aveva messo in atto un’aggressiva politica di espansione che lo portò entro il
796 a raddoppiare il territorio del suo Regno, con la conquista della Germania del Nord e
del Sud, delle regioni nord-orientali della penisola iberica e di buona parte dell’Italia set-
tentrionale, denominata “Regno d’Italia”.
L’incoronazione imperiale di Carlo Magno Alla fine dell’VIII secolo, il Regno
franco era di gran lunga il più esteso in Occidente, molto simile a un impero per le ampie
o L’incoronazione
dimensioni e la composizione geografica [a carta]. Anzi, Carlo intendeva proporsi pro-
di Carlo Magno prio come l’erede degli antichi imperatori romani. Mancava però un riconoscimento
Il re dei franchi riceve la ufficiale, che poteva venire soltanto dalla massima autorità dell’epoca: il papa. Carlo
corona da papa Leone III.
Miniatura, XIV secolo, Parigi, aveva costruito accuratamente la sua strategia: ovunque avanzasse aveva imposto la reli-
Biblioteca Nazionale. gione cattolica, non esitando a sterminare chi si opponeva.

6
L’Europa nell’Alto Medioevo

La Chiesa gli era debitrice e pertanto Leone III (papa dal 795 all’816), la notte di Natale
dell’anno 800 lo incoronò imperatore nella basilica di San Pietro. Era la nascita del Sa-
cro romano impero, che nel suo nome recuperava il passato glorioso di Roma sotto la
protezione divina.

L’organizzazione del Sacro romano impero


Un insieme eterogeneo di popoli Il vasto Impero fondato da Carlo Magno, che
aveva la propria capitale ad Aquisgrana (nell’attuale Germania), era molto vario al suo
interno, non soltanto geograficamente ma anche per quanto riguardava la composizione
dei suoi abitanti: un insieme eterogeneo di popoli diversi per lingua, tradizioni, istitu-
zioni e leggi. Ogni popolo conquistato, infatti, conservava i propri usi e l’Impero era si-
mile a una confederazione di Stati. A tenerli insieme era da un lato l’appartenenza alla
stessa religione cattolica, dall’altro il ferreo controllo esercitato dalle autorità.
La divisione del territorio in comitati e marche Tutto il territorio era diviso in
circoscrizioni di due tipi, i comitati e le marche. I comitati si trovavano all’interno
dell’Impero ed erano retti da conti; le marche erano collocate invece lungo i confini,
avevano una funzione difensiva ed erano governate da marchesi. All’epoca, le comuni-
LESSICO
cazioni erano difficili e le strade tutt’altro che ben tenute: sarebbe bastato poco perché comitati e marche
conti e marchesi, lontani fisicamente dal potere centrale, creassero propri domini auto-
I comitati, ossia i distretti ter-
nomi. Per evitare che ciò avvenisse, Carlo aveva l’abitudine di spostarsi continuamente, ritoriali in cui era suddiviso
soggiornando presso l’uno o l’altro dei suoi uomini di fiducia; inoltre aveva adottato un l’Impero, erano affidati ai con-
ti (dal latino comites, “compa-
efficace sistema di controllo basato su una rete di ufficiali che rispondevano direttamente gni”), i compagni d’arme del
a lui, i missi dominici (letteralmente gli “inviati del signore”). sovrano divenuti poi suoi uo-
Le leggi, la cultura, l’economia La giustizia veniva amministrata localmente, mini di fiducia.
Le marche (dal germanico
ma le leggi venivano emanate dal potere centrale, in occasione di riunioni cui partecipa- marka, “segno di confine”)
vano il re, i grandi aristocratici (conti, marchesi) e i vescovi. Le disposizioni venivano erano distretti collocati nelle
scritte in capitolari – così chiamati perché divisi in articoli, i capitula – e diffuse in tutto zone di confine e ammi-
nistrate dai marchesi.
l’Impero allo scopo di far conoscere i nuovi provvedimenti legislativi e amministrativi.

Impero carolingio (IX secolo)

Territori conquistati da Carlo Magno


mare
LUOGHI L’impero di del Nord Impero bizantino
Carlo Magno mar
Baltico
(IX secolo) Area controllata dal papato
Elb
a
Domini arabi
oceano SASSONIA
Le conquiste di Carlo Atlantico marca di
Ren

Magno estesero i domini Bretagna Aquisgrana


o

franchi a gran parte Parigi Verdun


dell’Europa continentale.
Regno dei franchi
Danu
bio
Nelle zone di confine,
particolarmente esposte marca
Milano Venezia orientale
agli attacchi esterni,
Roncisvalle
vennero stabilite la marca PI
RE
Regno
spagnola, la marca di
NE
I marca d’Italia mar
Nero
Bretagna e la marca spagnola
Emirato Barcellona
orientale. Il Nord Italia fu di Cordoba Costantinopoli
Roma
inglobato nei possessi
imperiali, mentre un’ampia
regione del centro della
IMPERO BIZANTINO
penisola fu sottoposta
all’amministrazione franca.

7
UdA PER IL RIPASSO

Affinché aristocratici e missi sapessero leggere e applicare correttamente le leggi, Carlo


fondò ad Aquisgrana la Schola palatina (“Scuola di palazzo”) per istruire i propri figli e
quelli dei nobili. Il rilievo dato alla cultura durante il suo regno ha fatto sì che gli storici
parlassero di “rinascenza carolingia”.
Anche dal punto di vista economico l’Impero carolingio segnò una svolta: dopo secoli lo
Stato riprese a coniare moneta d’argento e ad immetterla sul mercato, determinando
un notevole aumento dei traffici commerciali e del denaro circolante.

Il sistema vassallatico-beneficiario
Un’organizzazione di origine militare L’efficienza militare dello Stato carolin-
gio, che ne aveva consentito la rapida espansione, si fondava sull’esistenza di forti lega-
mi personali tra uomini liberi di elevata condizione sociale (capi militari, grandi aristo-
cratici), che li obbligavano a essere leali e a combattere insieme contro il nemico comune.
Tale sistema è noto come “vassallaggio” ed era in uso presso i franchi già al principio del
VII secolo.
Il rapporto di vassallaggio Si trattava di un vero e proprio contratto (anche se
non scritto), che si stabiliva attraverso una solenne cerimonia, l’omaggio, in occasione
della quale il nobile – definito vassallo – dichiarava la propria totale sottomissione al
senior (“signore”) e gli giurava fedeltà assoluta e disponibilità a prestare per lui servizio
armato. Il signore, in cambio, si impegnava a garantire al vassallo protezione e gli con-
cedeva il godimento temporaneo di un beneficio, che poteva consistere nell’assegna-
zione gratuita e revocabile di un terreno oppure di un incarico da cui derivare un reddi-
to. Tale sistema sociale ed economico è comunemente definito dagli storici sistema
vassallatico-beneficiario. Carlo Magno si servì del vassallaggio ai fini dell’amministra-
zione dell’Impero: le varie figure di funzionari – conti e marchesi – cui era demandato lo-
calmente l’esercizio di determinate funzioni civili e militari erano scelti proprio tra i suoi
vassalli.

o La cerimonia dell’omaggio
La miniatura, dell’XI secolo, rappresenta l’atto di sottomissione con il quale il vassallo prometteva
fedeltà al proprio signore ottenendo in cambio protezione e la concessione di un beneficio.

8
L’Europa nell’Alto Medioevo

La divisione e la crisi dell’Impero


Il trattato di Verdun e la spartizione dell’Impero Carlo costruì uno Stato ben
organizzato, con una forte amministrazione centrale, un solido apparato militare e un
efficiente sistema giudiziario e scolastico. Alla sua morte, nell’814, la Corona imperiale
passò al figlio Ludovico il Pio. Tuttavia nell’840, dopo la scomparsa di quest’ultimo, tra i
suoi figli si scatenò un’aspra lotta per la successione: Carlo il Calvo e Ludovico il Ger-
manico si coalizzarono contro il fratello Lotario, già associato dal padre al titolo imperia-
le, e lo sconfissero. I tre contendenti giunsero infine a un accordo circa la spartizione
dell’Impero, definita dal trattato di Verdun (843):
• a Lotario furono affidati la Lotaringia – ovvero i territori posti a ovest del fiume Reno
– e il Regno d’Italia, a cui era associata la Corona imperiale, in omaggio simbolico
all’antico Impero romano;
• a Ludovico il Germanico fu attribuito il Regno dei franchi orientali (dal quale si sa-
rebbe sviluppato il Regno di Germania), di lingua germanica;
• a Carlo il Calvo, invece, andò il Regno dei franchi occidentali (dal quale si sarebbe
sviluppato il Regno di Francia), di lingua romanza, cioè derivata dal latino, la lingua dei
romani.
L’indebolimento del potere centrale Sebbene l’Impero restasse formalmente uni-
to, il potere centrale uscì indebolito dalla spartizione e, di fatto, i tre sovrani governavano in
modo indipendente le aree a loro soggette. Inoltre, nei decenni successivi si scatenarono o L’imperatore Lotario
nuove lotte per la successione, finché nell’887 Carlo il Grosso, l’ultimo discendente in linea Un ritratto del sovrano in un
diretta dei Carolingi, fu deposto. Da quel momento il titolo imperiale rimase vacante per manoscritto risalente alla
metà del IX secolo, epoca in
lunghi periodi o fu detenuto da sovrani che non furono in grado di esercitare un potere uni- cui venne firmato il trattato di
tario sui vasti territori dell’Impero, ormai frammentato in più regni. Verdun.

5 Economia e società nell’Alto Medioevo

Una lunga fase di crisi


La diminuzione della popolazione Nel periodo tardoantico e altomedievale, la
popolazione europea diminuì drasticamente. La ragione di tale fenomeno non è da iden-
tificare soltanto con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, perché il declino era già
iniziato prima, nel III secolo, a causa delle condizioni economiche critiche e di alcune
epidemie che avevano decimato la popolazione. Se l’Italia del III secolo contava circa
8 milioni e mezzo di abitanti, nell’VIII secolo erano scesi a 4 milioni. Nel resto dell’Euro-
pa, nello stesso arco di tempo si passò da 67 milioni a 27 milioni di abitanti.
La “ruralizzazione dell’economia” Le conseguenze furono gravi: senza più LESSICO
braccia per coltivarle, le campagne si spopolarono e si trasformarono in vaste aree incol- latifondista
te o paludose. I contadini rimasti, nel timore di saccheggi da parte di banditi, preferirono Dal latino latus, “vasto”, e fun-
perdere la libertà e la proprietà delle loro terre per mettersi al servizio di latifondisti, in dus, “fondo, podere”, il termi-
cambio di protezione. In generale, però, era più facile sopravvivere in campagna ne designa il proprietario
di grandi distese di terra.
che in città, dove le attività artigianali e commerciali si erano drasticamente ridotte.

9
UdA PER IL RIPASSO

LESSICO Parte della popolazione si trasferì in territori rurali, dove poteva praticare la raccolta di
ruralizzazione frutti, la caccia e la pesca. Per descrivere tale fenomeno gli storici parlano di “ruralizza-
Dal latino rus, ruris, che signi- zione dell’economia”, che si accompagnò a una diminuzione dell’uso della moneta (che
fica “campagna”, il termine in-
dica il ritorno a un’economia
non era più coniata dal potere centrale) e al ricorso al baratto.
fondata su attività legate alla La sopravvivenza delle città Tuttavia, nonostante la difficoltà dei trasporti (per
terra e all’ambiente na- la mancanza di manutenzione delle strade) e l’abbandono di molti edifici pubblici e abita-
turale.
zioni cittadine, che lasciarono il posto ad aree incolte e orti urbani, le città non si svuota-
rono completamente. Continuarono anzi a essere il luogo di riferimento per l’esercizio
delle funzioni pubbliche (amministrazione e giustizia), che sempre più spesso passaro-
no nelle mani dei vescovi. Questo importante ruolo rese di fatto possibile la sopravvi-
venza dei centri urbani nei secoli altomedievali.

Il sistema curtense
Le aziende agricole altomedievali Nell’Alto Medioevo il mondo rurale era do-
minato da grandi latifondisti di origine romana e germanica ai quali, come abbiamo vi-
sto, i piccoli proprietari avevano ceduto le loro proprietà in cambio di protezione e sicu-
LESSICO rezza. A partire dal VII-VIII secolo, le proprietà terriere vennero organizzate in aziende
curtes agricole che in Italia furono chiamate curtes (“corti”). Da questo termine deriva l’espres-
Il termine latino (al singolare sione “sistema curtense” usata dagli storici per definire l’organizzazione amministrati-
curtis) significa “corti” e indica va e produttiva fondata sulle curtes.
gli ampi latifondi di proprietà
di signori, tipici dell’econo- L’organizzazione delle curtes Le curtes erano organizzate in due parti stretta-
mia rurale altomedievale. mente integrate tra loro: la pars dominica e la pars massaricia.
• La pars dominica (dal latino dominus, “signore, padrone”) era l’insieme delle terre gestite
direttamente dal proprietario ed a suo uso esclusivo, che venivano lavorate sia dai
servi sia dai contadini liberi, attraverso l’imposizione delle corvées (prestazioni perso-
nali di lavoro gratuite e obbligatorie).
• La pars massaricia (dal latino medievale massarius, “contadino”) era invece suddivisa in
“mansi”, piccoli lotti di terreno che il proprietario della curtis concedeva a contadini li-
beri o a servi in cambio di un affitto, di parte dei prodotti e della prestazione di corvées.
Le corvées potevano consistere in attività molto varie, a seconda del luogo e della stagio-
ne: dalla semina dei cereali alla loro raccolta, dalla vendemmia al trasporto di derrate ali-
mentari, dalla manutenzione degli edifici e quella delle strade.
Un’economia aperta Le curtes ebbero un forte impatto sull’economia: la loro pro-
duzione era spesso più che sufficiente a sfamare chi ci viveva, tanto che soprattutto dai
secoli VIII e IX l’eccesso di prodotto veniva venduto all’esterno, nei mercati vicini o – nel
caso di grandi curtes ben amministrate – anche in quelli lontani. Il sistema curtense non
era un’economia del tutto chiusa, come a lungo ha sostenuto la storiografia, ma al contra-
rio fu all’origine dello sviluppo europeo che sarebbe cominciato nell’XI secolo.

10
SEZIONE

1 EUROPA E MONDO
NEL BASSO MEDIOEVO
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Unità di Apprendimento 1 Trasformazioni e rinascita dell’Europa del libro

tra il X e l’XI secolo

UdA pluridisciplinare
SNODI SCIENZA E TECNICA La campagna cambia

Unità di Apprendimento 2 La rinascita delle città e i comuni

Unità di Apprendimento 3 La Chiesa tra crisi, rinnovamento e crociate

UdA pluridisciplinare
SNODI AMBIENTE E TERRITORIO La via Francigena

Unità di Apprendimento 4 Il consolidamento delle monarchie europee


e l’Impero di Federico II

Unità di Apprendimento 5 Europa orientale e Asia tra il XII e il XIV secolo

UdA pluridisciplinare
SNODI ECONOMIA E TERRITORIO Il commercio delle spezie

Unità di Apprendimento 6 La crisi del Trecento e il declino dei poteri universali


UdA pluridisciplinari
SNODI ECONOMIA E FINANZA Le innovazioni medievali
in campo finanziario
SNODI STORIA E ALIMENTAZIONE Dalla “rivoluzione neolitica”
al Medioevo

• VERSO L’ESAME DI STATO Leggere un testo argomentativo

11
UNITÀ DI APPRENDIMENTO 1

Trasformazioni
e rinascita
AUDIOLIBRO
dei paragrafi
dell’Europa tra
il X e l’XI secolo
Il Medioevo, un’epoca aperta al futuro
P er lungo tempo si è pensato al Medioevo come a un periodo cupo, tene-
broso, violento, popolato di creature fantastiche, draghi, diavoli, angeli, e si
è ritenuto che l’uomo medievale fosse preda di paure, superstizioni, false cre-
denze. Se potessimo ritornare indietro, agli inizi dell’anno Mille, ci troveremmo
di fronte a qualcosa di ben diverso, a un panorama inatteso e per questo sor-
prendente.

È la svolta del millennio, e dopo secoli di profonda crisi gli uomini si pro-
iettano verso il futuro con nuove idee. Costruiscono città originali, mai
viste prima, che accolgono artigiani e commercianti, contadini e viaggiatori;
erigono grandi chiese, in grado di stupire per le loro dimensioni e di resiste-
re nel tempo, tant’è che molte di esse restano intatte davanti ai nostri occhi
dopo quasi duemila anni. Rimettono in funzione le antiche strade dei roma-
ni e ne aprono di nuove. Percorrono lunghe distanze a piedi per recarsi in
pellegrinaggio a Roma o in Palestina, nei luoghi della vita di Gesù, o a San-
tiago de Compostela, in una regione nell’estremo Nord-Ovest della Spagna,
e in questo modo tengono contatti con mondi lontani. Inventano tecniche
per coltivare i campi, così da determinare una crescita della produzione agri-
cola e da permettere l’aumento della popolazione.

I nventano soprattutto qualcosa di duraturo di cui noi siamo gli eredi: una
cultura condivisa e rinnovata nelle scuole e nelle università.

Di queste vicende – di guerre, di pace, di scambio e di progresso – che


animano la storia dell’Europa nel Basso Medioevo racconteremo
nell’Unità di Apprendimento che segue.

950 1000 1050

1059 Concordato
962 • Ottone I 1037 Constitutio di Melfi: la dinastia
di Sassonia de feudis: i feudi normanna degli
imperatore del diventano Altavilla duchi di
Sacro romano ereditari Puglia e Calabria e
impero germanico 987 In Francia vassalli del papa
• Privilegio di sale al potere
Ottone: la dinastia dei 1066
l’imperatore può Capetingi Battaglia
approvare di Hastings:
l’elezione del papa i normanni
conquistano
l’Inghilterra

12
L’ampliamento delle aree coltivate
Alessandro di Brema, miniatura con monaci
cistercensi al lavoro, 1250 circa, Cambridge,
Biblioteca universitaria.

In questa miniatura del XIII secolo un


gruppo di monaci muniti di asce abbatte
un bosco. All’interno del monastero,
proprietario delle terre circostanti e
promotore del diboscamento, altri
confratelli sono riuniti in preghiera. A partire
dall’anno Mille monasteri, città e signori
feudali misero in atto vaste opere di
recupero e ampliamento delle aree coltivate
per provvedere al sostentamento della
popolazione in crescita.

VIDEOLEZIONE
L’anno Mille

CLASSE CAPOVOLTA
A CASA
• Acquisire e interpretare l’informazione
• Imparare a imparare
A partire dalla videolezione L’anno Mille,
prestando attenzione sia alle miniature
presenti sia al testo, rispondi alle
seguenti domande.
a. Perché nel passaggio tra Alto e Basso
Medioevo si può parlare in Occidente del
consolidarsi di un andamento
demografico positivo? Quali effetti
produce sulle campagne la crescita
demografica?
b. Quali nuove tecniche vengono
introdotte a partire dall’anno Mille? Nota
in particolare la miniatura dell’aratro e gli
1100 1150 animali che lo trainano.
c. Quale rapporto esiste tra crescita
agricola e sviluppo delle città? Quali
1091 I normanni attività sono presenti?
conquistano la Sicilia
A SCUOLA
• Collaborare e partecipare
• Individuare collegamenti e relazioni
1130 Ruggero II
d’Altavilla diventa a. Discutete con l’insegnante eventuali
re di Sicilia dubbi emersi durante il lavoro a casa.
b. In base alle indicazioni del docente,
dividetevi in gruppi e confrontate tra voi
le risposte elaborate individualmente;
quindi costruite una mappa concettuale
di sintesi.

13
SEZIONE 1 Europa e mondo nel Basso Medioevo

1 La nascita e la diffusione
del sistema feudale
GLI SNODI DELLA STORIA Dopo la disgregazione dell’Impero carolingio, dalla seconda metà del IX se-
colo i sovrani governano in modo autonomo nei propri regni sfruttando i rapporti di vassallaggio, che di-
ventano sempre più estesi. I feudi, ossia le terre concesse dai signori ai vassalli, si diffondono: nasce il
sistema feudale, che si basa sull’esercizio di poteri pubblici da parte dei feudatari all’interno dei propri
domini territoriali.

L’evoluzione del sistema vassallatico


PER RICORDARE La diffusione dei rapporti di vassallaggio Dalla metà del IX secolo l’Impero
Il vassallaggio era il rapporto fondato da Carlo Magno, benché rimanesse formalmente unito, risultava diviso in più
che si istituiva tra il signore e il
suo vassallo: quest’ultimo pro-
regni [a Per il ripasso, par. 4]: fino alla metà del secolo successivo, i sovrani non furono
metteva al signore fedeltà e più in grado di imporre un potere unitario sui vasti territori imperiali e i singoli domini
aiuto militare in cambio di pro- divennero di fatto indipendenti. La coesione politica e un’efficace difesa militare doveva-
tezione e di un beneficio (l’asse-
gnazione di terre o di un incari-
no tuttavia essere garantite anche al loro interno; a tal fine i sovrani sfruttarono come
co) [a p. 8]. strumento di governo il vassallaggio. Carlo Magno si era servito infatti di tale sistema
per amministrare il proprio impero, affidando a conti e marchesi, scelti tra i suoi vassalli,
il compito di esercitare determinate funzioni civili e militari nei territori di loro com-
petenza. I successori di Carlo proseguirono su questa linea; essi, però, estesero i rapporti
vassallatici anche ai grandi proprietari terrieri – sia laici sia ecclesiastici (vescovi e aba-
LESSICO ti) – per assicurarsene la fedeltà, dal momento che questi tendevano ad agire in modo
laico sempre più autonomo.
Nella Chiesa cattolica, il ter- La concessione delle immunità Per dare maggiore forza ai rapporti vassallatici,
mine (dal greco laikós, che si- oltre ai benefici i re carolingi concessero talvolta alcuni privilegi, le cosiddette “immuni-
gnifica “del popolo”) indica
un individuo che non fa parte tà”, che permettevano di sottrarsi al controllo degli ufficiali regi, impedendo a questi
della gerarchia ecclesiastica di fatto l’ingresso nelle terre dei vassalli. Le funzioni che i rappresentanti del re esercitava-
(quindi non è né un sa- no – riscuotere le tasse e amministrare la giustizia – venivano così trasferite ai beneficiari
cerdote né un religioso).
dell’immunità.

LESSICO Il sistema feudale


feudo
Dal beneficio al feudo Dal X secolo i benefici concessi ai vassalli in cambio dei loro
Il termine deriva dal germani-
co fehu (“bestiame”) e od servizi iniziarono a essere definiti con un termine di origine germanica: feudo. Come nel
(“possesso”) e significa “pos- caso del beneficio, anche l’assegnazione del feudo avveniva attraverso una cerimonia so-
sesso di bestiame”. Dal X seco- lenne, l’investitura, che sanciva il legame personale tra signore e vassallo. Tuttavia, a dif-
lo passò a indicare il territorio
che il sovrano concedeva a un ferenza del beneficio, il feudo comportava per il vassallo la giurisdizione – consistente
vassallo e sul quale quest’ulti- nell’applicazione delle leggi, nell’esercizio della giustizia e nel prelievo fiscale – non soltanto
mo esercitava piena autorità.
sulle proprietà affidategli, ma anche sugli uomini che le abitavano e sui beni di questi ultimi.
investitura La moltiplicazione dei legami di fedeltà Tra il X e l’XI secolo i vincoli di fedeltà
In età alto-medievale, il termi- sempre più spesso si estesero anche al di fuori dell’autorità regia: i vassalli potevano asse-
ne si riferiva alla cerimonia at-
traverso la quale il sovrano (o gnare una parte dei propri feudi ad altri vassalli legandoli a loro volta a sé. In tal modo si
un signore feudale) concedeva instaurò progressivamente una vasta e articolata rete di rapporti personali di potere
a un vassallo il possesso che andò a costituire il cosiddetto “sistema feudale”, che si diffuse progressivamente in
di un bene fondiario.
tutta l’Europa occidentale.

14
UdA 1 Trasformazioni e rinascita dell’Europa tra il X e l’XI secolo

L’ereditarietà dei feudi I feudatari divennero sempre più indipendenti all’interno


dei territori soggetti alla propria amministrazione e cominciarono a considerare i feudi
parte del patrimonio familiare, che poteva essere trasmesso in eredità ai figli: in questo
modo essi misero in discussione l’originaria durata temporanea del beneficio. Il potere cen-
trale, incapace di contrastare tale tendenza, si vide costretto a riconoscere ufficialmente l’e-
reditarietà dei feudi. Questo avvenne dapprima per i feudi concessi dal sovrano ai vassalli
attraverso il Capitolare di Quierzy (877), emanato da Carlo il Calvo (imperatore dall’875
all’877). Era una misura di emergenza, che serviva a mantenere l’ordine in un momento par-
ticolare di assenza del sovrano, ma divenne gradualmente la norma tra la fine del IX e l’ini- FONTE
zio dell’XI secolo. L’ereditarietà dei feudi fu poi ribadita nel 1037 dall’imperatore Corrado II La Constitutio de feudis
(in carica dal 1027 al 1039) con la Constitutio de feudis (“Costituzione sui feudi”). a p. 17
Il sistema fin qui descritto presentava un evidente elemento di debolezza: la rete feudale
determinò il proliferare di un gran numero di poteri locali autonomi all’interno dei ter-
ritori formalmente sottoposti all’autorità imperiale.

L’incastellamento e la signoria di banno


La costruzione dei castelli Un fenomeno caratteristico che accompagnò e favorì
la diffusione del sistema feudale fu l’incastellamento. Dalla fine del IX secolo, infatti, l’Eu-
ropa occidentale si trovò a vivere una situazione di pesante insicurezza generale. Essa
fu provocata sia dalle rivalità tra i diversi feudatari, animati dalla volontà di ampliare i
propri poteri a danno dei loro vicini, sia dall’irruzione violenta di popolazioni che ne at-
taccavano i territori: i normanni, provenienti da nord, gli ungari, da est, i saraceni, da
sud. Come reazione a un tale clima di disordine a cui il potere centrale non era in grado di
far fronte, i feudatari iniziarono a costruire castelli fortificati nelle proprie terre e a stabi-
lirvi la propria dimora. I castelli da un lato rispondevano all’esigenza di controllare e
proteggere il territorio e gli uomini che su di esso vivevano e lavoravano, dall’altro costi-
tuivano la prova visibile dell’autorità dei loro proprietari [a Scienza e tecnica per capire
la storia].

SNODI
a La miniatura del XIII secolo ritrae alcuni
SCIENZA
cavalieri francesi in arrivo a un castello;
E TECNICA la costruzione è posta su un’altura.
PER CAPIRE I castelli Dalle mura il soldato di vedetta
li annuncia suonando un corno.
LA STORIA medievali
7 Il castello è una struttura fortificata che in epoca medie- no gli alloggi dei servi e dei soldati che presidiavano la for-
vale rappresentava, nello stesso tempo, il simbolo del potere tezza, oltre alle cucine. Al primo piano il signore riceveva gli
e il mezzo con cui questo veniva esercitato. I primi castelli ospiti e amministrava la giustizia, mentre al secondo vi era-
sorsero attorno all’VIII secolo. Nella maggior parte dei casi no le stanze private.
si trattava del reimpiego delle antiche torri di avvistamento di 7 A partire dal XII secolo i castelli diventarono proprietà
epoca romana, realizzate in legno oppure, più spesso, in pie- soprattutto di sovrani e grandi feudatari, che resero ancora
tra o mattoni; erano innalzati su un rilievo naturale o artificia- più imponenti le opere difensive: in tal modo potevano resi-
le del terreno per controllare il territorio circostante. La torre, stere anche a lunghi assalti condotti da eserciti provvisti di
dove risiedevano le truppe di guardia, veniva circondata da un macchine da assedio. Le mura divennero più possenti e alte, e
fossato e protetta da una palizzata in legno e da un terra- furono dotate di merlature con piccole aperture dette “feri-
pieno (ossia un cumulo di terra che aveva scopo difensivo). toie”, così da poter colpire i nemici rimanendo al sicuro. Inol-
7 Attorno al IX-X secolo, per far fronte alle continue in- tre lungo la cinta muraria vennero costruite torri e porte sor-
cursioni di saraceni, normanni e ungari, le palizzate e i ter- montate da un cammino di ronda, e attrezzate con apposite
rapieni cominciarono a essere sostituiti da più solide mura aperture, le caditoie, ossia botole da cui lanciare pietre e og-
in pietra. Inoltre, la torre centrale, chiamata “mastio” (o getti sugli assalitori per impedire la scalata del muro. L’in-
“maschio”), divenne la dimora del feudatario del luogo e as- gresso al castello avveniva attraverso porte e ponti levatoi,
sunse una struttura più articolata. Al piano terra, si trovava- che potevano essere sollevati per isolarlo in caso di attacco.

15
SEZIONE 1 Europa e mondo nel Basso Medioevo

LESSICO La signoria territoriale e i poteri di banno L’incastellamento rafforzò ulterior-


banno mente il potere dei feudatari, che iniziarono a esercitare sulle loro terre un’autorità del
Il termine deriva dalla parola tutto autonoma da quella centrale e si trasformarono in signori territoriali. Tra il X e l’XI
germanica ban (“diritto di secolo, infatti, essi assunsero i poteri pubblici detenuti in precedenza dai funzionari im-
esercitare una costrizione, di
giudicare, di punire”) e nelle periali o regi sul territorio posto alle dipendenze del castello, che spesso era ben più este-
signorie territoriali dell’XI se- so del feudo. Tali poteri sono comunemente definiti “poteri di banno”: oltre a compiti di
colo indicava le diverse tipolo- natura militare, essi prevedevano l’amministrazione della giustizia, la riscossione di tasse
gie di poteri pubblici (militari,
fiscali e giurisdizionali) già esistenti e l’imposizione di nuove, il diritto di battere moneta, come anche la possibi-
esercitati dai feudatari. lità di imporre agli abitanti di effettuare determinati lavori e di pagare per usufruire di
servizi quali l’uso di mulini, di forni e frantoi di proprietà signorile.

I tre ordini della società feudale


Una società gerarchica La società feudale era fortemente gerarchica: le diverse
categorie di persone ricoprivano cioè un ruolo preciso nella scala sociale in base al pre-
stigio goduto, alle ricchezze possedute e alle mansioni svolte. Questa struttura fu descrit-
ta dal vescovo francese Adalberone di Laon (947 circa-1030), che elaborò la cosiddetta
“teoria dei tre ordini”:
• al vertice della società vi erano gli uomini di Chiesa (gli oratores, “coloro che pregano”,
dal latino orare, “pregare”);
• seguivano gli uomini dediti al mestiere delle armi (i bellatores, “coloro che combatto-
no”, dal latino bellum, “guerra”);
• infine vi erano gli uomini impiegati in lavori manuali, i contadini, gli artigiani ecc.
(i laboratores, “coloro che lavorano”, dal latino labor, “fatica”).
Tale gerarchia era ritenuta immutabile dalla Chiesa, perché rispondeva a un disegno di-
vino: era infatti specchio fedele della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo).
Gli ordini privilegiati L’immagine che risultava da questa teoria corrispondeva in
modo soltanto parziale alla realtà del tempo: era cioè un’immagine idealizzata, che servi-
va a giustificare i privilegi dei primi due ordini rispetto al terzo. Essa rifletteva tuttavia la
mentalità dell’epoca, in base alla quale il lavoro manuale e le attività pratiche erano giu-
dicati con disprezzo rispetto ai compiti connessi alla sfera religiosa e alla guerra.
o Il cavaliere medievale
La miniatura, del XII secolo, Il ceto della cavalleria Tra quanti esercitavano il mestiere delle armi godevano
ritrae una scena di poi di particolare considerazione sociale i cavalieri, un corpo militare di combattenti a
combattimento tra cavalieri. cavallo nato nella prima età carolingia. I cavalieri erano soprattutto i figli cadetti (cioè
“minori”) delle famiglie nobiliari; essi disponevano quindi delle risorse necessarie per
comprare il cavallo e l’armatura, e sceglievano di dedicare la propria vita a combattere al
servizio del re o di un signore.

FISSARE
I CONCETTI CHIAVE
Nozioni fondamentali
Che cos’è il sistema feudale? Quando e dove si sviluppa?
Lessico
Fornisci una definizione dei seguenti termini: feudo, investitura, immunità.
Esposizione orale
Spiega che cosa sia la signoria territoriale e come l’incastellamento abbia influito sulla sua
diffusione (4 minuti).

SNODI PLURIDISCIPLINARI LETTERATURA ITALIANA


• Tra l’XI e il XIII secolo in Francia si diffondono le canzoni di gesta che narrano
imprese di guerra e le gesta di eroi. La più famosa è quella che racconta le avventure di
Orlando e degli altri undici paladini di re Carlo Magno in guerra contro i saraceni in
Spagna. Conosci qualche episodio di tali opere? Rispondi facendo riferimento a quanto
studiato in letteratura italiana (4 minuti).

16
UdA 1 Trasformazioni e rinascita dell’Europa tra il X e l’XI secolo

FONTE
La Constitutio de feudis
I DATI DELLA FONTE
Con la Constitutio de feudis, l’imperatore Corrado II concesse ai feudatari l’eredi-
Autore Corrado II
tarietà dei loro possedimenti. Ne riportiamo qui alcuni estratti.
Tipologia documento legislativo
Lingua
originale latino
Data maggio 1037

Nel nome della santa Trinità, noi Corrado II per grazia Corrado II presenta la legge usando la prima persona del
di Dio Augusto Imperatore dei Romani. […] plurale «noi» per sottolineare l’autorevolezza della figura
imperiale; questa era rimarcata dall’appellativo «Augu-
[2] Se nascerà contesa fra signori1 e militi2, benché i sto Imperatore dei Romani», che riallacciava la sua carica
al prestigio dell’antico Impero romano. L’imperatore inol-
suoi pari abbiano giudicato che il milite debba essere tre dichiara di agire sotto la protezione divina e in nome
privato del beneficio3, se egli dirà che ciò fu deciso in- della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), a sottolineare
giustamente e per odio, manterrà il beneficio finché il il forte legame con la religione cristiana.
signore e chi ha promossa l’accusa coi pari suoi verran-
no alla nostra presenza e qui la causa sarà giustamente In caso di contesa tra grandi feudatari e militi, questi ulti-
decisa. […] mi potranno ricorrere, per avere giustizia, al giudizio
dell’imperatore («alla nostra presenza»), che si pone co-
[4] Ordiniamo altresì che quando un milite, fra i mag- me garante al di sopra delle parti. In questo modo egli
rafforza la sua autorità nei confronti dei signori che ten-
giori od i minori, lascerà questa vita terrena, il figlio suo dono ad appropriarsi dei diritti imperiali.
ne erediti il beneficio. Se invece il milite non avrà un fi-
glio ma lascerà un nipote da figlio, questi abbia in pari
modo il beneficio, con l’osservanza dell’uso praticato dai L’imperatore equipara i feudatari per quanto riguarda l’e-
reditarietà in linea maschile: il figlio ne eredita il benefi-
valvassori maggiori nella consegna dei cavalli e delle ar- cio, ma nel caso in cui questi muoia il feudo va al nipote
mi ai loro signori. oppure eventualmente al fratello del defunto.
Che se nemmeno un nipote lascerà ed avrà un fratello
legittimo e consanguineo, se questi avrà offeso il Signo- Corrado rivendica per sé i medesimi diritti che avevano
re e vorrà fare ammenda e diventare suo milite, abbia il gli altri imperatori prima di lui, in particolare la riscos-
beneficio che fu già del padre suo. […] sione del «fodro».

[6] Vogliamo noi pure il fodro4 che i nostri predecesso-


ri riscuotevano dai castelli. Ma non intendiamo esigere 1. I vassalli titolari di feudi di grandi dimensioni.
2. Termine generico che designava sia i vassalli che ottenevano
in alcun modo il tributo che essi non ebbero. il feudo direttamente dal sovrano, sia quelli che lo ottenevano
da altri feudatari.
tratto da P. Vaccari, Leggi e consuetudini feudali, 3. Il termine è da intendersi qui come sinonimo di feudo.
Marzorati, Milano 1947, pp. 65-69 4. Imposta militare che spettava al re o all’imperatore per il
mantenimento dell’esercito.

ANALIZZARE LA FONTE
• Saper leggere, COMPRENDERE
comprendere e valutare 1. Che cosa garantisce l’imperatore in caso di controversia tra i feudatari?
diversi tipi di fonti 2. Quale linea ereditaria seguiva il passaggio dei feudi da una generazione all’altra?
• Utilizzare categorie, 3. Perché l’imperatore, pur riconoscendo i diritti ereditari dei vassalli, rivendica per sé
metodi e strumenti il fodro?
della ricerca storica
INTERPRETARE E COMUNICARE
4. Corrado II, con la Constitutio de feudis, legittima una pratica in realtà già in uso tra
i vassalli, sperando in qualche modo di rafforzare il potere imperiale. Discuti questa
affermazione sulla base delle tue conoscenze (max 15 righe).

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SEZIONE 1 Europa e mondo nel Basso Medioevo

2 La formazione delle monarchie feudali


e la ricostituzione dell’Impero
GLI SNODI DELLA STORIA Tra il X e l’XI secolo in Europa si formano le monarchie feudali, ossia regni
nei quali i sovrani esercitano la propria autorità soltanto sui loro domini personali e condividono il pote-
re con i numerosi feudatari presenti nel resto del territorio. Nei regni normanni d’Inghilterra e di Sicilia
i legami feudali rafforzano la monarchia, mentre in Francia essa si scontra con la resistenza dei signori
locali. Nell’area tedesca si rinsalda l’istituzione imperiale.

LE MONARCHIE FEUDALI

I caratteri delle monarchie feudali europee


Il sistema feudale determinò, come abbiamo descritto, il moltiplicarsi dei poteri locali,
ma non provocò la scomparsa del potere regio. Tra il X e l’XI secolo, infatti, si formarono
quelle che gli storici definiscono “monarchie feudali”, cioè regni in cui i sovrani deteneva-
no un’autorità effettiva su territori limitati, che in sostanza coincidevano con le terre
che facevano parte del loro patrimonio personale. Soltanto in tali domini essi esercita-
vano pienamente un potere di tipo “pubblico”, che si concretizzava nella nomina dei fun-
zionari, nel coniare moneta, nell’imposizione e nella riscossione delle tasse, nell’esercizio
della giustizia. Nel resto del regno, i sovrani si limitavano a coordinare un insieme di
feudi in mano ai loro vassalli, che agivano di fatto in modo autonomo.
Le prime monarchie feudali si costituirono in Inghilterra, nel Sud Italia e in Francia. Ana-
lizziamo ora i diversi casi europei.

STORIA PER IMMAGINI Le navi normanne al comando


Uno straordinario racconto di Guglielmo si dirigono verso
le isole britanniche attraverso
della conquista normanna
il canale della Manica ( 2 ). Una
L’arazzo di Bayeux, che prende il nome dalla grande vela è issata
località della Normandia dove fu realizzato (e sull’albero al centro, mentre
dove è tuttora conservato), è una fonte storica un marinaio tiene la rotta
eccezionale. Esso narra infatti, quasi come un manovrando un lungo timone
fumetto, la conquista dell’Inghilterra da parte del posizionato sul fianco dello
duca di Normandia Guglielmo, in 58 scene scafo. Le navi trasportano sia
corredate da didascalie in lingua latina. Tali scene i soldati – a bordo si notano
sono ricamate con fili di lana di colori diversi su 1 gli scudi – sia i cavalli che
una lunga tela (di quasi 70 m di lunghezza per serviranno per l’invasione.
circa 50 cm di altezza), che fu completata pochi
anni dopo gli avvenimenti che testimonia. 2

Tra le scene dell’arazzo troviamo quelle relative


alla preparazione dell’impresa, come
l’allestimento della flotta ( 1 ). Le navi scolpite nel
legno sono lunghe e affusolate, e pertanto molto
agili e veloci; lo scafo presenta la tipica forma
simmetrica che consentiva di navigare in
entrambe le direzioni senza dover ruotare
l’imbarcazione.

18
UdA 1 Trasformazioni e rinascita dell’Europa tra il X e l’XI secolo

La monarchia normanna in Inghilterra


I normanni e la conquista dell’Inghilterra I normanni (gli “uomini del Nord”,
noti anche come “vichinghi”) erano una popolazione scandinava che, dal IX secolo, inco-
minciò ad organizzare incursioni in Francia e nella fascia settentrionale del continente
europeo. Nel 911 un loro capo, Rollone, era riuscito a ottenere dal sovrano di Francia Car-
lo III il Semplice (che regnò dall’898 al 929) il possesso della regione di Rouen, che prese
pertanto il nome di Ducato di Normandia. Nel 1066 i normanni, al comando del duca
Guglielmo (che da allora ebbe l’appellativo di “Conquistatore”), attaccarono l’Inghilter-
ra e nella battaglia di Hastings sconfissero gli anglosassoni, che vi dominavano dal V
secolo, e fondarono il Regno normanno d’Inghilterra [a carta, p. 20].
Guglielmo il Conquistatore re d’Inghilterra Il 25 dicembre 1066 Guglielmo si
fece incoronare re nell’abbazia di Westminster a Londra (restò in carica fino al 1087): si
trattava di un atto altamente simbolico, per di più compiuto nel giorno di Natale, che con-
feriva alla figura del sovrano la sacralità caratteristica del re feudale e che era funzionale
– come vedremo meglio analizzando il caso dei re francesi – a garantirgli la fedeltà dei
sudditi. Il nuovo sovrano, dunque, forte del prestigio conquistato in guerra e della legitti-
mazione divina, organizzò il suo regno servendosi del sistema feudale.
L’organizzazione del regno Numerose proprietà furono confiscate alla nobiltà LESSICO
anglosassone e assegnate in feudo ai cavalieri di Guglielmo (i baroni), che vi costruirono barone
castelli da cui controllavano il territorio di loro pertinenza. Tuttavia, la Corona conservò Il termine deriva forse dal ger-
la proprietà diretta di circa un quinto dei territori dell’Inghilterra e nominò appositi fun- manico baro (“uomo libero”);
nell’ordinamento feudale dei
zionari – gli sceriffi – incaricati di riscuotere le tasse per conto del potere centrale nelle normanni, indicava i cavalieri
diverse contee in cui il regno fu suddiviso. Lo sforzo di affermazione dell’autorità regia è che avevano ricevuto il feudo
testimoniato anche dal Domesday Book (letteralmente “Libro del Giorno del Giudizio”). direttamente dal re e dai quali
potevano dipendere a lo-
Redatto nel 1086, è un censimento dettagliato che riporta numerose informazioni sulla ro volta altri feudatari.
popolazione, sulle terre, sulle proprietà del Regno d’Inghilterra, insieme con l’elenco dei
benefici concessi dalla Corona e delle prestazioni a essa dovute. Scopo di questo docu-
mento era la determinazione di tasse che fossero commisurate all’entità delle proprietà
dei feudatari inglesi.

Al centro della scena è ritratto Guglielmo


con la spada ( 3 ): dopo lo sbarco in
Inghilterra egli tiene un consiglio di guerra
insieme con i fratellastri, il vescovo Oddone
(a sinistra) e Robert de Mortain (a destra).
Le didascalie indicano i nomi dei personaggi.

I cavalieri normanni (a destra) attaccano


le truppe di terra di Aroldo II, l’ultimo re
degli anglosassoni ( 4 ): entrambi gli
schieramenti sono armati di lunghe lance
e scudi protettivi. L’arazzo raffigura la
violenza della battaglia: in primo piano si 4
osservano numerosi soldati uccisi.

19
SEZIONE 1 Europa e mondo nel Basso Medioevo

Capolavori
normanni
in Sicilia
Il regno normanno nell’Italia meridionale
Le conquiste ai danni di longobardi e bizantini Agli inizi dell’XI secolo, i nor-
SLIDESHOW
manni partirono dalla Normandia alla volta dell’Italia meridionale, per prestare ser-
vizio come soldati stipendiati ora dai bizantini ora dai longobardi, che erano impegnati
PER RICORDARE a contendersi il dominio sull’area [a carta]. L’insediamento stabile del dominio norman-
Nell’XI secolo, l’Italia meridio-
nale era divisa tra ducati longo-
no ebbe inizio nel 1042, quando il principe longobardo di Salerno ricompensò Gu-
bardi (Benevento, Salerno, Ca- glielmo d’Altavilla (italianizzazione di Hauteville, località della Normandia) per i ser-
pua), città autonome (Amalfi, vizi resi concedendogli in feudo il Ducato di Melfi. Da quel momento i normanni
Napoli, Gaeta), domini bizantini
(Puglia e Calabria) e musulmani estesero gradualmente il loro controllo su Puglia e Calabria, che furono sottratte ai bi-
(Sicilia), in perenne lotta tra loro. zantini. Così, nel 1059, con il concordato di Melfi, Roberto d’Altavilla detto il Gui-
scardo fu insignito dal papa – di cui si era dichiarato vassallo – del titolo di duca di Pu-
glia e Calabria.
La formazione del Regno di Sicilia Nei decenni successivi gli Altavilla espulsero
progressivamente gli arabi dalla Sicilia, così da portarla nel 1091 completamente sotto il
controllo dei normanni. Nel 1130, Ruggero II d’Altavilla (in carica fino al 1154) fu in-
coronato dal pontefice re di Sicilia nella cattedrale di Palermo: i normanni avevano dun-
que fondato un nuovo regno, che comprendeva non soltanto l’isola, ma tutta l’Italia me-
ridionale, la quale conosceva un dominio unitario dopo secoli di frammentazione
politica.
Il sistema feudale alla base del regno Anche gli Altavilla, come i normanni in
Inghilterra, usarono le istituzioni feudali come strumento di governo: si assicurarono
la fedeltà dei cavalieri normanni concedendo loro terre in feudo e divisero il territorio in
contee poste sotto la stretta vigilanza del potere regio. Intrapresero perfino un’iniziativa
che richiamava molto da vicino il Domesday Book inglese: fecero redigere il cosiddetto
o Ruggero II, primo re Catalogo dei baroni (1153), un elenco dettagliato dei possedimenti dei baroni e dei servi-
di Sicilia zi che essi dovevano alla Corona in cambio del feudo ottenuto.
Il sovrano normanno è
ritratto con le vesti
dell’imperatore bizantino e
riceve la corona di Sicilia
direttamente da Gesù Cristo.
Mosaico, XII secolo, Palermo,
Chiesa della Martorana.
Aree di insediamento
mare dei normanni a occidente
del Nord
Regno Incursioni normanne in Francia (X secolo)
LUOGHI d’Inghilterra Attacco normanno all’Inghilterra (1066)
oceano Hastings
Atlantico Truppe normanne in Italia meridionale
(inizio dell’XI secolo)

L’espansione dei Rouen Conquista della Sicilia musulmana


(1062-1091)
normanni in Europa Ducato di
Normandia Battaglie
(X-XII secolo)

La carta mostra il primo mar Nero


insediamento stabile dei
normanni nel Nord della
Francia, il Ducato di
mar
Melfi
Normandia, e i due regni
Mediterraneo Regno
da essi fondati in di Sicilia
Inghilterra e nell’Italia Palermo
meridionale.

20
UdA 1 Trasformazioni e rinascita dell’Europa tra il X e l’XI secolo

g Luigi VI
Il re capetingio sovrintende
alla costruzione di una
chiesa e controlla il lavoro
degli operai.
Miniatura dalle Grandes
Chroniques de France,
1375-1379, Castres (Francia),
Biblioteca Municipale.

Il rafforzamento della monarchia francese


L’ascesa al potere dei Capetingi Dopo la morte nel 987 di Luigi V, ultimo re dei
franchi occidentali [a Per il ripasso, par. 4] discendente dei Carolingi, un’assemblea di ve-
scovi e di signori aveva eletto Ugo Capeto (in carica fino al 996), conte di Parigi e capo-
stipite della nuova dinastia dei Capetingi. Questa dinastia fu protagonista di un lungo
processo di rafforzamento del potere regio, nel corso del quale dovette scontrarsi con la
resistenza dei feudatari: essi agivano – qui ben più che in Inghilterra – come sovrani au-
tonomi nominando vescovi e funzionari, istituendo e riscuotendo le tasse, battendo mo-
neta. Il Regno di Francia risultava infatti diviso in numerose signorie territoriali, molte
delle quali – come le Fiandre e la Normandia – erano di notevole estensione. I domini di-
retti della Corona invece si concentravano essenzialmente nell’Île-de-France, la regione
intorno a Parigi, di dimensioni ridotte ma collocata in una posizione strategica.
L’ampliamento dei domini e l’alleanza con la Chiesa Fu proprio a partire dall’Île-
de-France che, tra l’XI e il XII secolo, i sovrani capetingi riuscirono progressivamente ad
ampliare il loro potere e a ristabilire l’autorità regia. Per fare ciò, ricorsero innanzitutto
alle armi: nel 1004 la Corona francese conquistò infatti il Ducato di Borgogna. Inoltre,
grazie alla lungimiranza politica di Luigi VI il Grosso (che regnò dal 1108 al 1137), i Ca-
petingi strinsero un’alleanza con la Chiesa al fine di indebolire le aspirazioni autonomi-
stiche dei signori feudali. In cambio della concessione di privilegi e immunità, le autori-
tà ecclesiastiche invocarono la difesa di chiese e monasteri da parte del re, il quale
rivendicò per sé l’amministrazione della giustizia, di cui si erano appropriati i feudatari.
I poteri sacri del re L’alleanza con la Chiesa fu utile a Luigi VI anche per conferire
alla figura del re maggiore autorevolezza e, di conseguenza, maggiore potere di controllo
LESSICO
sulla popolazione. Dalla fine del X secolo, si era infatti diffusa la credenza che i sovrani di taumaturgo
Francia e di Inghilterra fossero dei taumaturghi, ossia che possedessero capacità prodi- Il termine deriva dal greco
giose come quella di guarire dalla scrofola, una malattia causata dalla tubercolosi. Questa tháuma, “prodigio”, ed érgon,
capacità “sovrumana” era fatta risalire dalla Chiesa alla grazia di Dio, che sarebbe stata in- “impresa”, e significa letteral-
mente “colui che è capace di
fusa nel sovrano grazie all’unzione con l’olio santo al momento dell’incoronazione. Il so- compiere prodigi”. In età me-
vrano si presentava così ai suoi sudditi come dotato di un carattere sacro, simile a quello dievale l’aggettivo fu usato co-
dei santi. I re capetingi sfruttarono tale credenza per affermare il loro potere senza la me- me appellativo dei mo-
narchi francesi e inglesi.
diazione dei feudatari, la cui autorità risultò in tal modo ulteriormente indebolita.

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strips of loose flannel or other woollen material that is absorbent,
which have previously been soaked in lamp-oil. We use sperm oil,
being the slowest drying oil we know of. A piece of string will keep
the flannel close to the wood, and then neither ant or any other
insect will pass up; so that by this simple means the hives may, so to
speak, be insulated and placed beyond their reach. As the oil dries
up it can easily be renewed. We have found this an effectual remedy
against these insidious enemies of bees.

BEE-HOUSE TO CONTAIN TWELVE


HIVES. No. 40.
Back View of the above, showing the Interior.

Where economy of room is a consideration, we fit up bee-houses


with a double row of hives, one above the other. Our engravings
show the back and front of a house of this kind, having an
ornamental zinc gutter to prevent the wet from dripping on to the
alighting board.
When a number of hives are thus together, we colour the
alighting boards differently, so that bees may have a distinctive mark
by which each may know its own home, and not wander into its
neighbour's house. Bees readily enough receive a honey laden
labourer into a hive; but if the wanderer be poor and empty, he will
be promptly repulsed, and may have to forfeit his life for his mistake.
Queens returning from their wedding trip, are liable to mistake their
hive if all the entrances are so much alike that a noticeable
difference is not easily apparent. A queen entering a hive already
supplied with a fruitful sovereign would be certain to be killed. The
loss to the hive to which the queen belonged is a most serious one.
Hives are often made queenless from this cause, and thereby
reduced to utter ruin; the bee-master perhaps attributing his loss to
something altogether different.

BEE-HOUSE TO CONTAIN NINE


HIVES. No. 41.

This engraving represents a bee-house adapted for having a


number of hives in a limited space. Three rows of hives, one above
the other.
We do not recommend a bee-house of this construction; it is
difficult to erect one to afford space for super hives, without it being
so inconveniently high as to be liable to be blown over by strong
winds.
Hives thus located in a bee-house are not exposed to so much
change of temperature and the stocks generally pass the winter well.
Here we may introduce the meditations of a German apiarian, as he
describes the advantages of a bee-house for the bees, and his own
pleasure in watching over his pets in the winter, as they dwell so
comfortably and safely. It is true that Heer Braun associates still
choicer delights with the simple pleasures of bee-keeping, but as Mr.
Woodbury has not excluded the higher theme from his translation,
we need not hesitate to quote the whole:—

EVENING THOUGHTS IN JANUARY.


(Translated from the German of Adalbert Braun.)
By "A Devonshire Bee-keeper."

Within my little garden


Stands also a bee-house,
And bees therein protected
From sly tomtit or mouse.

How quietly they're sitting!


And little trouble give,
Beyond the needful watching,
How undisturb'd they live;

That all, indeed, are living


In strong unbroken health,
And, in the brood-nest hanging,
Consume their hoarded wealth—

That in the dwindling store-room


Sufficient stores remain,
Until the rape-plant donneth
Its blossom dress again.

Thus daily do I visit


My garden and my bees,
Neglecting thereby often
My dinner and my ease.

Thank God! they all were humming


Within their hives to-day;
Nor could I find a symptom
Of hunger or decay.
And yet what ardent longing
I feel, O Spring, for thee!
My darlings' gleesome frolics
Are happiness to me!

How would this anxious longing


Consume my very breast,
But for a little being
So full of love and jest.

In heat or cold who prattles


Around me ev'ry day,
And stills the throes of longing
By commune blithe and gay.

Ye bee-keepers can value


A joy that is complete;
It is my wife—the darling—
Whose lips are honey-sweet.

With e'en the richest bee-stand


Were joy and pleasure gone,
If my heart's queen were wanting
And I left here alone.

Thus her I love and honour.


No difference have we,
But oft-times go together,
Our little pets to see.

Her kisses sweet removing


All sorrow from my breast,
And honied joys surrounding
Proclaim us highly blest.

T. W. Woodbury, Mount Radford, Exeter.


Exterior of an Apiary.
As originally erected in the Zoological Gardens, Regents Park.
Interior of the above.
May be taken as suggestive for the construction or appropriation
of rooms for larger Apiaries in summer houses or other
outbuildings.
ZINC COVER. No. 37.
This is a simple and inexpensive covering for a No. 5, or other
cottage straw hive when exposed in the garden. It fits close on to the
upper hive, coming sufficiently low to protect from the sun and rain,
without obscuring the whole hive.
These covers are painted green, that colour being generally
preferred.

ORNAMENTAL ZINC COVER. No. 38.


The annexed engraving of the Ornamental Zinc Cover renders
but little description necessary. The illustration shows one of our No.
5 improved cottage hives on a stand. Three clumps of wood must be
driven into the ground, and the three iron rods supporting the
covering made fast to them with screws. There are screw holes in
the feet of the iron rods for the purpose; when thus secured, but little
fear need be entertained of its being blown over by high winds.
In the roof two pulleys are fixed, so that by attaching a cord, the
upper hive covering the bell glass supers may be raised with facility
for the purpose of observing the progress made by the bees.
The Ornamental Zinc Cover will form a pleasing object in the
flower garden when placed in a suitable position on the grass plot. It
is painted green; the iron rods are of such a length as to support the
roof at a convenient height from the ground.

COVER OF ZINC. No. 29.

This zinc cover introduced by H. Taylor, Esq., for his cottage hive
(No. 14) will also be found useful as a protection from wet for many
other descriptions of round straw hives.

BELL GLASSES.

26. 27.
25.

25. To contain 10 lbs., 10 inches high, 7 inches wide.


26. To contain 6 lbs., 7 inches high, 5½ inches wide.
27. To contain 3 lbs., 5 inches high, 4 inches wide.
These bell glasses are used in the hives before described. No. 25
is for Nutt's Hive (No. 1); No. 26 is for our Improved Cottage Hive
(No. 5); No. 27 is a very small glass, one that is not often used, and
which we do not recommend. Bees will generally fill a middle sized
glass quite as soon as one so small as this.

BELL GLASSES. No. 24.

These glasses have been introduced by Mr. Taylor, and are


recommended as preferable to deep narrow glasses.
The drawings will show that they are straight at the sides, flat at
the top inside, with a knob outside to take hold by, through which is
an ½ inch opening to admit a ventilating tube.
The larger is 6 inches deep, 12 inches wide; smaller 5 inches
deep, 9½ inches wide.

The late Mr. J. H. Payne, of Bury, author of the "Bee-keeper's


Guide," introduced another glass. It has a 3 inch hole in the centre,
the purpose of which is to tempt bees to produce additional and
larger stores of honey. It is to be used as follows:—when a bell glass
is half or quite filled, raise it, and place the Payne's glass over the
hole of the stock hive, with the filled glass on it over the 3 inch hole.
The bees will bring their combs through, and thus Mr. Payne found
that they would store more honey than if the bell glass were removed
and another empty one put in its place. Of course the first glass must
be smaller in diameter than the Payne's glass, so as to rest upon it.

BELL GLASS. No. 28.

This is a glass super to be placed on the hive in a similar way to


the bell glasses already alluded to. It has the advantages of being
straight at the sides, flat at top, and without a knob; so that when
filled it may be brought on to the breakfast table, inverted, on a plate.
The glass lid shown in the engraving forms a cover, and fits over
outside, so as not to interfere with the combs within. These flat top
glasses, like those with a knob, have a hole through which a zinc
ventilating tube is inserted.

GUIDE COMB FOR GLASSES.


In some of our previous allusions to the best mode of inducing
bees to commence working in glasses, we have recommended
attaching guide comb. We will now more particularly explain how this
attraction can be best applied. We have already shown how bees
may be induced to make use of guide combs fixed to bars, and the
same principle is applicable to glasses. These may be filled with
great regularity by adopting the following directions, which we
believe have never before appeared in print:—
Procure a piece of clean new empty worker honey-comb which
has not had honey in it (because honey will prevent adhesion to the
glass); cut it up into pieces of about three quarters of an inch square.
Gently warm the exterior of the glass; this we find is best done by
holding the glass horizontally for a short time over the flame of a
candle; then apply one of the pieces of empty comb inside at the part
warmed, taking care in fixing it that the pitch or inclination of the cells
is upwards—in fact, place the guide comb in the same relative
position that it occupied in the hive or glass from which it was taken.
There is some danger of making the glass too warm, which will
cause the comb to melt, and the wax to run down the side, leaving
an unsightly appearance on the glass; this should be carefully
avoided, and a little experience will soon enable the operator to
determine the degree of warmth sufficient to make the comb adhere
without any of it being melted. It is hardly necessary to state that only
the very whitest combs ought to be used. A short time should be
allowed before changing the position of the glass, so that it may cool
sufficiently to hold the comb in its place. Six or eight pieces may thus
be fixed, so that when the glass is filled, it will present a star shape,
all the combs radiating from the centre. The annexed engraving
shows the appearance of a glass as worked by the bees, in which
guide combs were fixed in the manner described above. The
drawing was taken from a glass of our own filled after being thus
furnished.

In the Old Museum at the Royal Gardens, Kew, may be seen a


Taylor's glass presented by us, some of the combs in which are
elongated on the outside to the breadth of six inches. We believe
that not only does a glass present a much handsomer appearance
when thus worked—and will, on that account, most fully reward the
trouble of fixing guide comb—but that more honey is stored in the
same space and in less time than if the glass be placed on the hive
merely in a naked condition for the bees to follow their own devices.
This mode of fixing guide comb does not solely apply to this
shaped glass, but is equally useful for all kinds of glasses. It is
introduced in connection with No. 28, because that glass having a
flat top and no knob, the regularity is more clearly apparent.
The working of bees in the bell glasses illustrates how tractable
their disposition really is if only scope be allowed for the due
exercise of their natural instinct. They have no secrets in their
economy, and they do not shrink from our constant observation as
they daily pursue their simple policy of continuous thrift and
persevering accumulation. Yet it is only owing to the labours of
successive inventors that we are now enabled to watch "the very
pulse of the machine" of the bee-commonwealth:—

"Long from the eye of man and face of day,


Involved in darkness all their customs lay,
Until a sage well versed in Nature's lore,
A genius formed all science to explore;
Hives well contrived, in crystal frames disposed.
And there the busy citizens disclosed."—Murphy's Vaniere.

THE NEW BOTTLE FEEDER. No. 44.

It has long been acknowledged that the best mode of feeding


bees is through an opening at the top of the stock hive. The "new
bottle feeder" is a simple and good means of administering food
when a stock requires help in that way. Any kind of hive that has an
opening at the top may thus be fed; bees can take the food from it
without leaving the hive. Another important feature is the cleanliness
with which liberal feeding can be accomplished; and few operations
require more care than does feeding. If liquid sweet is left hanging
about the hive, it tempts robber bees, and when once the bees of an
apiary have had a taste, there is no knowing where their
depredations will stop; they resolutely attack and endeavour to rob
other hives, fighting and killing one another to a considerable extent.
Even if no hives be completely destroyed, weakness from loss of
numbers will be the portion of most, if not all, the hives in the garden.
The morals of our favorites are here a good deal at fault, for the
strongest hives, when their inordinate passion is thus stirred up by
the carelessness or want of knowledge of the bee-keeper, attack and
prey upon the weak. To be "forewarned is to be forearmed"—and
"prevention is better than cure." We strongly recommend closely
covering up the feeder; one of the middle size bell glasses put over it
makes a close fitting cover, should the regular cover to the hive not
be sufficiently tight: when bees are not kept in a bee-house—and are
on that account more accessible—this extra care is more particularly
needed. The right time for feeding is in the autumn or spring. A stock
of bees at Michaelmas ought to weigh 20 lbs. exclusive of the hive,
and if then it weigh less, the deficiency should be made up by
artificial food. It is not wise to defer doing this until later in the
season, because it is important that when the food is placed in the
cells, the bees should seal it up, and a tolerably warm temperature is
required to enable them to secrete the wax for the delicately formed
lids of the cells. If the food remain unsealed, there is danger of its
turning sour and thereby causing disease among the bees. It is not
well to feed in mid-winter or when the weather is very cold. Bees at
such times consume but little food, being in a state of torpor, from
which it is better not to arouse them.
A little food in the spring stimulates the queen to lay more
abundantly, for bees are provident, and do not rear the young so
rapidly when the supplies are short. In this particular the intelligence
of bees is very striking; they have needed no Malthus to teach them
that the means of subsistence must regulate the increase of a
prosperous population:

"The prescient female rears the tender brood


In strict proportion to the hoarded food."—Evans.

[** no indent]Judgment has, however, to be exercised by the


apiarian in giving food, for it is quite possible to do mischief by over
feeding. The bees when over-fed will fill so many of the combs with
honey that the queen in the early spring cannot find empty cells in
which to deposit her eggs, and by this means the progress of the
hive is much retarded, a result that should be guarded against.
The following directions will show how the bottle feeder is to be
used:—Fill the bottle with liquid food, place the net fixed on with an
India-rubber band over the mouth, place the block over the hole of
the stock hive, invert the bottle, the neck resting within the hole in the
block; the bees will put their proboscises through the perforations
and imbibe the food, thus causing the bottle to act on the principle of
a fountain. The bottle being glass, it is easy to see when the food is
consumed. The piece of perforated zinc is for the purpose of
preventing the bees from clinging to the net, or escaping from the
hive when the bottle is taken away for the purpose of refilling. A very
good syrup for bees may be made by boiling 6 lbs. of honey with 2
lbs. of water for a few minutes; or loaf sugar, in the proportion of 3
lbs. to 2 lbs. of water, answers very well when honey is not to be
obtained.

ROUND BEE FEEDER. No. 10.

Round bee-feeders are made of zinc and earthenware; 8 inches


across, 3 inches deep. The projection outside is a receptacle for
pouring in the food; the bees gain access to the feeder through a
round hole, which is placed either at the centre or nearer one side,
whichever may best suit the openings on the top of the stock hive.
The feeder occupies a similar position to that of the glasses or cap
hives in the gathering season. A circular piece of glass, cut so as to
fit into a groove, prevents the bees escaping and retains the warmth
within the hive, whilst it affords opportunity for inspecting the bees
whilst feeding.
The feeders were originally only made of zinc; but some bee-
keepers advised the use of earthenware, and a few have been made
to meet the wishes of those who give the preference to that material.
When the bees are fed from above in this manner, the feeder is
kept at a warm temperature by the heat of the hive. In common hives
cottagers feed the bees by pushing under the hive thin slips of wood
scooped out, into which the food is poured. This plan of feeding can
only be had recourse to at night, and the pieces of wood must be
removed in the morning. By feeding at the top of the stock hive any
interruption of the bees is avoided. For further instructions on this
head see the directions given for using the bottle feeder.

A ZINC FOUNTAIN BEE FEEDER. No.


15.

We invented the fountain bee-feeder so that a larger supply of


liquid food might be given to a hive than is practicable with the No.
10 round feeder.
The liquid honey is poured in at the opening, which unscrews;
whilst being filled, the inside slide closing the opening through which
the food passes into the feeding pan, should be shut down. When
the reservoir is filled, the screw is made fast, and the slide being
withdrawn, a wooden float pierced with small holes, through which
the bees take the food, forms a false bottom, and rises and falls with
the liquid. This feeder being on the syphon principle, like a poultry or
bird water-fountain, is supplied from the reservoir until that is empty.
A piece of glass is fixed in the side of the reservoir, in order that the
bee-keeper may see when it is emptied. A flat piece of glass on the
top prevents the bees from escaping, and through it they may be
inspected whilst feeding. The bees find access to the feeder on to
the perforated float through the central round hole, which is placed
over a corresponding hole in the stock hive.

NUTT'S DRAWER FEEDER. No. 9.

This is the feeding drawer, alluded to in the explanation of the


management of the No. 1 Nutt's Collateral Hive, for feeding at the
bottom of the middle or stock box. The feeder is made of tin, and of a
square form, so as to fit the drawer (see page 19).

HONEY CUTTERS. No. 13.

Honey Cutters are used for removing comb from boxes and
glasses without damaging it. The flat bladed knife is for
disconnecting the combs from the sides; the hook shaped one is for
the same purpose, to be applied to the top or horizontal part of the
box or glass.

FUMIGATOR. No. 11.


This Fumigator is a tin box, somewhat like a pepper box upon a
foot. It is a simple adaptation of the fumigating apparatus described
by Mr. Nutt, and is used in the following manner. Have a straw hive
or other vessel ready, that will match in circumference the hive
intended to be fumigated. If the empty hive have a conical top, it will
not remain crown downwards without a rest; in this case, it will be
convenient to invert it on a pail. Having ascertained that the hive to
be operated upon and the empty one in its reversed position nearly
match in size, take half a packet of the prepared fungus, fire it well,
and place it in the box or fumigator; placing this in the centre of the
empty hive, then bring the occupied hive directly over, so as to
receive the fumes of smoke. To keep all close, put a wet cloth round
the place where the two hives meet. In a minute or two the bees may
be heard dropping heavily into the lower empty hive, where they lie
stupefied. After a little while, the old hive may be tapped upon to
make the bees fall more quickly. On removing the upper hive, the
bees from it will be found lying quiet at the bottom of the lower one.
Place a sheet on the ground, and spread the bees on it, then with a
feather sort them over, in order to pick out the queen-bee. As soon
as the queen is found, then pour the rest of the lethargic swarm from
off the sheet back into the inverted hive again. The stupefied bees
must now be sprinkled freely with a syrup made of honey and water,
or sugar and ale boiled together. Some apiarians recommend a few
drops of peppermint to be mixed with the syrup, in order to drown the
peculiar odour which is special to each hive of bees,—this is more
necessary when two hives of bees are fumigated and whilst under
the influence of smoke are well mixed together. The hive containing
the bees with which it is intended to unite the stupefied bees, must
now be placed on the top of that containing the latter, just as the hive
was from which they have come. A wet cloth must be fastened round
the two hives, so as to prevent any of the bees from escaping. The
hives in this position must be placed where they are not likely to be
knocked down or meddled with. The fresh bees in the upper hive,
attracted by the scent of the bees besmeared with honey, go down
and commence to lick off the sweets from the sprinkled sleepy ones.
The latter gradually revive, when all get mingled together, and
ascend in company to the upper hive, where they live as if they had
not been separate families.
The two hives should be left undisturbed for twenty-four hours,
then the upper hive may be removed and placed immediately on the
spot from whence it was brought. The reason the queen is
recommended to be taken is to prevent any fighting.
The queen should be kept alive and fed as long as she will live, in
case any harm should befall the sovereign of the other community.

THE FUMIGATOR. No. 12.

The Fumigator is useful for several purposes. When a frame hive


has to be disturbed it is requisite to raise the lid and blow a little
smoke into the hive, so as to check the angry passions of the bees.
If it be desirable to stupefy the bees, ignited fungus must be placed
in the box, and the flattened end applied to the entrance of the hive;
the smoke is then blown in—either with bellows or by applying the
mouth of the operator,—taking care to close all openings through
which the smoke can escape. The bees fall down stupefied,
generally in about ten minutes, but the effect varies according to the
populousness of the hive and the quantity of comb in it. The
projected operations must now be performed speedily, as activity will
soon be regained. See preceding directions.

THE BEE DRESS OR PROTECTOR.


No. 31.
All operations connected with the removal or the hiving of bees
should be conducted with calmness and circumspection. Bees,
although the busiest of creatures, have great dislike to fussiness in
their masters, and become irritable at once if the apiarian lets them
see that he is in a hurry. Hence, there is great advantage in having
the face and hands covered whilst at work amongst the bees; for
when the operator knows he cannot possibly be stung, he can then
open his hives, take out the combs, gather in his swarms, or take the
honey, with all the deliberation of a philosopher. Various kinds of bee
dresses have been contrived; one that we keep ready in stock is of
very simple construction. It is made of strong black net, in shape like
an inverted bag, large enough to allow of a gentleman's wide-awake
or a lady's hat being worn underneath. The projection of the hat or
cap causes the dress to stand off from the face; and the meshes of
the net, though much too small for a bee to penetrate, are wide
enough to allow of clear vision for the operator. An elastic band
secures the dress round the waist; the sleeves also—made of
durable black calico—are secured at the wrists by a similar method.
The hands of the bee-master may be effectually protected with a pair
of India-rubber gloves, which should be put on before the dress is
fastened round the wrists. This kind of glove is regularly used by
photographers, and allows of perfect ease in manipulation.
Thus a very simple and inexpensive means of protection will
enable even a novice in bee-keeping to make his observations and
conduct his experiments under a sense of perfect security. Still he
need not be careless as to the feelings of his bees; his success and
their comfort will be promoted by his "handling them gently, and as if

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