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nell’architettura funeraria
a cura di Luigi Bartolomei
Evoluzioni contemporanee nell’architettura funeraria
volume curato da Luigi Bartolomei
con Giorgio Praderio e Tino Grisi
Impaginazione:
Tema Grafico - Casalecchio di Reno (BO) - www.temagrafico.it
Stampa:
Tipoarte sas - Via Bertella 16/18 - 40064 Ozzano Emilia (BO)
ISBN 978-88-907030-0-3
©CSO - Centro Studi e Ricerca per lo Sviluppo e la Promozione
delle Professioni del Funerario - 2012
Tutti i diritti sono riservati. Questo volume è protetto da copyright. Nessuna parte di questo
libro può essere riprodotta in ogni forma e con ogni mezzo, inclusa la fotocopia e la copia su
supporti magnetico-ottici senza il consenso scritto dei detentori dei diritti.
a Mariana Nitu
Indice
7 Presentazione
Carmelo Pezzino
9 Introduzione
Mauro Felicori
11 Parte I - Saggi
13 Prefazione
Giorgio Praderio
19 Cimiteri
Note sui moderni sviluppi del tipo in Italia
Progetti recenti. Tre riferimenti
Laicizzazione della morte e ibridazione religiosa
Evoluzioni contemporanee nella figura dei cimiteri
Una nuova “urbanistica funeraria” per un nuovo radicamento territoriale
25 Crematori
Sviluppi storici e attuali modelli
Tre riferimenti nell’architettura contemporanea
L’espressione simbolica dei materiali: l’acciaio corten
30 Nuovi spazi per la ritualità funebre della società secolarizzata: Camere del Commiato e Funeral Homes
Camere del Commiato
Funeral Homes
Verso nuove concezioni spaziali
57 Inquadramento dell’area
67 Riflessi sull’acqua
Sara Campagna
91 Morte e disgregazione
Ilaria Venturelli
97 Appendice - Sepolture
98 Il disegno e il paesaggio:
progetto di ampliamento per il Cimitero Comunale di Castelnuovo Rangone (MO)
di Luigi Bartolomei con A. Gallanti, G. Rubin, I. Lentini, G. Vincenzi
Interrogarsi sui riti funebri oggi in Occidente significa indagare il senta la realizzazione su tutto il territorio nazionale, le Regioni che
rapporto con il rito di una società complessa, in gran parte seco- hanno già emanato proprie disposizioni sulla materia ne hanno già
larizzata, plurale dal punto di vista culturale, etnico e religioso. Una previsto, ed anzi caldeggiato, l’istituzione. Poi, e non è di secondaria
società non riconducibile ad altre che la hanno preceduta e di cui, importanza, perché il comparto delle Onoranze Funebri, per lo meno
pertanto, bisogna comprendere le specifiche esigenze: ecco quindi quegli Operatori che credono fortemente nella propria professionalità
che le Sale per il Commiato, rispondendo ai mutamenti intercorsi in e in un codice deontologico strettamente legato ad essa, sente come
termini di valori e di consuetudini, assumono valenze significative ed improcrastinabile l’esigenza di adeguarsi agli elevati standard delle
importanti sotto molteplici aspetti di ordine pratico, comportamentale, Nazioni più evolute e vede nello sviluppo di nuove figure professionali
etico e psicologico. (esperti in tanatoprassi, consulenti psicologi per l’elaborazione e la
Gli obitori degli ospedali (e delle case di cura e di riposo per anziani), gestione del lutto, cerimonieri,…) una grande opportunità di crescita,
spesso confinati in ambienti angusti, degradati e poco fruibili, acuisco- anche culturale, della categoria.
no il disagio e il dolore dei familiari, disagio e dolore che vengono spes- Pure il mondo produttivo del settore funerario e cimiteriale si è di-
so amplificati da comportamenti poco professionali, se non addirittura mostrato pronto, esasperando la ricerca e sviluppando soluzioni di
scorretti, di alcuni operatori. Gli appartamenti moderni, soprattutto nei avanguardia, nella tecnologia e nel design, utili a dare connotazioni
grandi contesti urbani, non consentono, per dimensioni, di dedicare precise ad un modello italiano che, ne siamo certi, si affermerà legitti-
uno spazio adeguato all’allestimento di una camera ardente: anche in mamente con il conseguente sviluppo, nel business e nella creazione
questo caso disagio e sofferenza dei congiunti vengono esasperati. di un qualificato mercato del lavoro, di un settore importante della
La scomparsa di una persona cara, quella improvvisa e quella in nostra economia.
qualche maniera annunciata da una malattia, vengono egualmente Poi, ancora, perché grazie ad esperienze vissute in Paesi altrettanto
vissute come un evento traumatico e necessitano di un idoneo sup- cattolici del nostro sono venute meno le resistenze della Chiesa che
porto psicologico e della migliore assistenza tecnica e logistica negli ha finalmente compreso come il rito del commiato eventualmente
adempimenti da compiere prima ancora che nella elaborazione del compiuto all’interno di queste strutture non sostituisce, ma integra,
lutto. Le diverse concezioni ideologiche e religiose, proprie di una la cerimonia religiosa tradizionale, permeando ogni atto compiuto dal
società che sempre più tende ad una multi etnicità, rendono neces- momento del decesso a quello della sepoltura di una religiosità umana
saria l’identificazione di un luogo utile ad ospitare adeguatamente prima ancora che liturgica.
atti di ossequio e cerimonie di commiato che permettano di vivere Infine, per il mutato atteggiamento della Pubblica Amministrazione
con intensità il tempo del dolore, in una dimensione di umanità e di che, se prima vedeva l’obitorio comunale quale unica possibilità
profondo rispetto per sentimenti, affetti, ricordi. operativa, oggi sembra avere sposato, come accade un po’ ovunque,
Non sono che alcune delle motivazioni, forse le più evidenti, fra quelle ipotesi di coesistenza, se non di collaborazione, fra imprenditoria
che rendono attuali e indispensabili le Sale per il Commiato. pubblica e privata.
Ma perché solo oggi queste esigenze sembrano trovare finalmente Non possiamo che manifestare gratitudine a Giorgio Praderio e a Luigi
concrete possibilità di risoluzione? Perché il nostro Paese, spesso Bartolomei per avere sollecitato l’intelligenza creativa di un gruppo
all’avanguardia, arriva adesso a progettare un qualcosa che altrove di studenti del cui lavoro, finalizzato ad offrire nuovi spunti per quelli
pare esistere da sempre? che saranno i futuri spazi della Memoria e del Ricordo, ci rendono
Innanzi tutto perché, in assenza di una legge quadro che ne con- partecipi con questa interessante pubblicazione.
Presentazione 7
Introduzione
Mauro Felicori
Mi occupavo da alcuni anni dei cimiteri storico-monumentali europei, sta cambiando il nostro rapporto con la morte e la memoria, cambia-
avevo fondato una associazione continentale che in breve tempo era mento che, sommato alla crescente propensione della cremazione,
stata capace di riunire le istituzioni e gli studiosi più impegnati nella renderà i cimiteri spazi sempre meno utilizzati, sempre più costosi
ricerca, nella salvaguardia e nel restauro di questi preziosi complessi in relazione agli usi, fossili più ancora che monumenti di un’epoca
monumentali, quando il mio singolare percorso si incrociò con il lavo- gloriosa, fastosa e magniloquente, ma in definitiva lunga poco più di
ro che Giorgio Praderio e Luigi Bartolomei stavano imbastendo sulla un secolo e mezzo.
“architettura del sacro” alla facoltà di Ingegneria di Bologna. A quali cambiamenti ci riferiamo? Alla rimozione del tema della morte
L’espressione porta subito alla mente l’edificio sacro per eccellenza, nella vita contemporanea, che sta anche facendo superare il culto dei
la chiesa. Ma Praderio e Bartolomei ebbero subito l’idea di inserire morti nello spazio del cimitero, rito ormai minoritario e a frequenza
anche i cimiteri all’interno del loro piano didattico, in modo del tutto annuale; alla soppressione, nelle coscienze, di ogni necessario col-
proprio, del resto, perchè in effetti si tratta proprio di “camposanti”, di legamento fra la morte e uno spazio, un monumento, un segno, fino
luoghi che hanno una chiesa al proprio centro, di spazi dedicati alla all’idea, che affiora in ambito settentrionale, della morte anonima, senza
questione centrale della fede, il passaggio dalla vita alla morte. Ma neanche un nome che ricordi il sepolto; ne sono segni la dispersione
anche altre ragioni potevano e dovevano indurre a tale scelta: l’essere, delle ceneri in natura, la semplicità dei sepolcri, degli stessi arredi.
le chiese e i cimiteri, sottoposti da decenni a processi di banalizzazione Giusto l’opposto, dunque, della borghese autocelebrazione che ha
architettonica, ad una standardizzazione banale e desacralizzante, fatto grande i cimiteri per tutto l’Ottocento. Di questi cambiamenti la
vittime delle ragione dell’economia e del risparmio rispetto al culto del cremazione è il naturale corollario funzionale, scelta economica piut-
soprannaturale e della sua grandezza. E, insieme, l’essere, le chiese e tosto che pomposa, economica e non costosa, dimessa e minimale
i cimiteri, più questi che quelle, certo, oggetto di un crescente allon- piuttosto che affermativa.
tanamento dalla vita quotidiana delle grandi maggioranze, colpite da Se queste sono le tendenze, che ne faremo dei grandi complessi
una secolarizzazione che nell’Occidente sembra non avere più limite monumentali che ereditiamo dai due secoli appena lasciati? Ce ne
al punto da preoccupare anche gli spiriti laici più attenti allo spazio faremo ben poco, ma saranno trasformazioni meravigliose se useremo
dello spirituale. E infine, e di converso, l’essere, le chiese e i cimiteri, il tutta la nostra intelligenza: se le ceneri di oggi saranno ricoverate nei
possibile oggetto di una rinascita culturale che, senza guardare indie- sepolcri storici restaurati ed adattati allo scopo, e le aree nuove e più
tro, riscopra gli uni e le altre come spazi dell’intera comunità, possibili banali ridisegnate, e trasformate in parchi e giardini; se cesseremo di
capolavori dell’umanità e per l’umanità, alla ricerca del senso di una costruire banali cinerari, e reinventeremo, con l’intelligenza e il disegno
spiritualità non reazionaria né regressiva dopo la crisi del moderno. di oggi, spazi ormai nel centro delle città, fra le poche aree di qualità
Furono interessanti gli incontri su a Ingegneria, nel bell’edificio collinare disponibili per la quiete e la riflessione.
di Giuseppe Vaccaro, e gratificante per me il confronto con Giorgio e Dentro questa ricerca, con Giorgio, Luigi e tanti altri, ci siamo bat-
Luigi, oltre che con gli studenti. tuti e ci battiamo perchè le migliori matite ricomincino a disegnare
In quelle sedute cercai di trasmettere ai ragazzi, in presa diretta e senza chiese e camposanti, che le migliori mani ricomincino a modellare le
alcuna mediazione manualistica, le riflessioni che venivo facendo mano sculture, che le anime più ricche pensino e ripensino ai luoghi che
a mano che cresceva la mia conoscenza dei cimiteri europei. non cesseranno mai di ricordarci quello che siamo e ci chiamano ad
La più forte, che tutte le riassume: la “morte del cimitero”, una tesi interrogarci - poco importa quale sia la risposta, sempre inadeguata
che sembra un gioco di parole in cui ho riassunto la lettura di come - su quello che saremo.
Introduzione 9
PARTE I
Saggi
Prefazione
Giorgio Praderio
Tracce di esperienza e refoli di memoria di cui facevo parte. Il progetto era una sorta di mero impianto di tratta-
Il volume che presento è curato da Luigi Bartolomei, che ne è coautore mento salme dove l’efficienza si riduceva ai tempi e modi di smaltimento.
con Tino Grisi, entrambi cultori del progetto architettonico cresciuti alle L’opinione contraria, anzi irata, della totalità dei membri della commis-
ricerche sullo spazio sacro che ho avviato da alcuni anni presso l’Univer- sione, portava a un totale diniego della proposta e all’invocazione di una
sità di Bologna, coinvolgendo studenti, laureandi e percorsi nel dottora- “soluzione rispettosa” dei defunti e dei viventi che anni dopo si sarebbe
to. I laboratori, sia a scala urbana (con oggetto Bologna ma altrettanto chiamata delle Sale del Commiato, di impronta laica.
estesi all’area Europea) che architettonica (laboratori di progettazione Ricordo anche la tumulazione di amici “scomparsi” nella monumentale
per studenti e workshop internazionali), stanno dando frutti maturi in Certosa di Bologna, dove la riconosciuta importanza dell’atto funerario si
questo momento di generale incertezza ermeneutica che ha investito esauriva appunto nella sola monumentalità del luogo, dunque in un evento
le architetture urbane e sta mutando in profondità la forma della città che accresceva il culto della “reliquia funeraria” senza la possibilità di
verso il post-secolare e multiculturale. I temi dei luoghi della memoria partecipazione emotiva a quella atmosfera di affetti, sentimenti e appar-
e delle architetture della commemorazione, che costituiscono l’oggetto tenenze che dovrebbero caratterizzare il commiato di una persona cara.
della ricerca che qui si presenta in un profilo sintetico, si propongono Ricordo ancora, per averla constatata e vissuta nella cerchia dei più intimi,
come indicatori complessi del passaggio strutturale in corso, con la la fuga dai grandi cimiteri a favore dell’inumazione in quelli più piccoli
trasformazione sistemica della ormai storica città delle modernità nella del forese domestico, di colline dolci e montagne dalle vette vertigino-
ipercittà globalizzata della post-modernità. se, di laghi conosciuti e marine di fascino. Episodi che accomunavano
Un approccio per lineamenti generali e parametri di misura degli epifeno- familiari, parenti e amici nella riscoperta e rinascita di una dimensione
meni che sovrintendono a tale passaggio e trasformazione rischierebbe di comunitaria minimale, colorata da silenzi attoniti o colloqui accennati,
portare il testo a scadere in una sorta di elenco, incapace di dare ragione comunque fuori dalla massa, dagli standard, da soluzioni stereotipate.
alle conseguenze attuali. Questi rischi di deriva sono evidenziati con Potrei proseguire con altri episodi ed esperienze, che attestano quanto il
intelligenza da Bartolomei prima di approdare, scopo del volume, a solu- commiato pretenda di essere un momento di incontro e dialogo, dunque
zioni architettoniche esemplificative del tema, attraversando interrogativi di parola: di quelle parole che, magari non dette in vita, acquistano il
esistenziali le cui risposte si spingono sino alla morfologia degli spazi. senso e il sapore di un superiore logos nel momento del trapasso, fuori
La considerazione che nutro per la nostra scuola politecnica mi induce dai consueti recinti di confessioni religiose o pratiche laiche che tra loro
piuttosto a tratteggiare un panorama di ricordi brevi, fatti significativi, faticano a comunicare e ad integrarsi.
eventi vissuti in prima persona, che, variamente sistematizzati e collocati,
hanno avvalorato la decisione iniziale di ritornare, attraverso le indagini Esperienze e intrecci
sullo spazio sacro, ai fondamenti dell’architettura e ai luoghi della memo- L’esperienza integrale (antropologica più che estetica) che l’uomo condu-
ria (sui quali particolarmente si spese Mariana Nitu) che sull’argomento ce nel proprio spazio di vita e con gli oggetti in esso presenti (comprese
e nel tempo hanno prodotto in me radicate convinzioni che riprendo in le loro virtualità figurative che chiamiamo percezioni) è alla base di ogni
questa occasione. architettura, comunque intesa e ordinata, e quindi della sua principale
derivata: la città. Quando si verifica una cesura definitiva in tale intimo
Per un logos rapporto, come nel caso della morte, si registra un decadimento strut-
Ricordo il progetto di cremazione delle salme presentato anni fa da turale della relazione tra l’uomo e lo spazio, tra l’uomo e l’architettura.
professionisti alla (allora) commissione edilizia del capoluogo emiliano, Questa è per eccellenza l’esperienza dell’uomo nello spazio e sullo spazio,
Prefazione 13
in un rapporto inscindibile e radicale, oggetto di inevitabili fluttuazioni e della propria collocazione esistenziale e spaziale. La relazione tra i viventi
sconvolgimenti nell’occasione della drammatica sottrazione di uno dei e lo spazio dei sepolcri incardina sul suolo punti privilegiati che tendono
suoi poli costitutivi. Se si osservano alla luce di tale valore aggiunto le ar- a ridefinirne l’abitare.
chitetture urbane, si ottiene un arricchimento che riverbera oltre l’intreccio L’arte funeraria è infatti una linea privilegiata d’azione perchè fa perno
relazionale e funzionale, verso quello sensibile ed emozionale, sorretto sull’istanza di perfezione, aggiunge fantasia alla realtà, tende a superare le
dai dualismi che ne marcano le esperienze: sofferenza ed affetti, sacro antinomie connaturate all’esperienza del lutto. L’ansia di bellezza dà volto
e profano, individualità e coralità, natura e artificio, decandenza fisica e e respiro alla voglia di assoluto e si propone di raggiungere i limiti superiori
materica contro sopravvivenze spirituali sperate o credute... dell’espressione umana anche perché sollecita soluzioni architettoniche
L’esperienza che l’uomo ha con l’altrui morte è paradossalmente espe- di particolare purezza, destinate ad appagare una domanda inesausta
rienza vitale perché, pur presentandosi come interruzione di vita e perdita di vita. È un percorso di ricerca dell’invisibile attraverso il visibile, come
di legami (certamente perdita della corporeità umana), esa si mostra lega- una lettura nelle pieghe delle città e nei vissuti parentali. Il visibile su cui
ta alla spiritualità di fondo che accompagna gli eventi, variamente coltivati si impostano le esperienze rivela l’oltre e rende possibile il disvelamento
nelle comunità laiche e religiose ma sempre accomunati dall’inevitabile di una superiore bellezza che si intuisce solo comprendendo e mescendo
istanza umana di “prolungare la vita oltre la vita”, in un’ottica di fede, nel angosce e appagamenti. L’invisibile completa il visibile, esprimendo il
ricordo e negli affetti o anche, e sempre più, in qualche universo “virtuale”, mistero dell’assoluto che già invoca il mistero dell’arte a rappresentarlo
con i nuovi affacci mediatici garantiti da una rete che si pretende sempre e rivelando nell’architettura, concepita come aspetto fattivo di un’arte
più abbracciare anche il mondo dei morti. abitabile, il passaggio dalla città terrena alla cittadinanza nei cieli.
Si tratta in ogni caso di “refoli di vita”, antiche e nuove vie della speranza Il cimento che accompagna l’uomo in tale percorso ne rivela il destino
escatologica, a sorreggere presenze che si vorrebbero trattenere, quasi e lo porta a trovare risposta nei luoghi, illuminati da nuovi significati alla
volendo ricoprire gli affetti di un manto protettivo efficafe nel momento luce della memoria, in un conforto che passa per meditazione e preghiera,
del trapasso, quando si varca la soglia dell’assoluto e si percepisce anche laica, in cui la morte viene offerta come soglia aperta sull’universo
l’impossibilità di vivere univocamente la “tragica bellezza” del momento. e non già come chiusura. Gli spazi di culto della memoria, sacri e profani,
si saldano così non in una sommatoria di situazioni, fedi e confessioni re-
Spiragli d’assoluto: visibile e invisibile ligiose, ma nella radicalità di un interrogativo escatologico comunemente
Il testo che presento fa emergere nella contemporaneità i lineamenti umano e che ovunque si configura in una tensione estetica ad offrirne
rituali funebri che si traducono in manifestazioni architettoniche e spa- una interpretazione materica e simbolica.
ziali e instaurano un mutuo rapporto (simbolico e sociale, ideologico e
metafisico, ontologico ed estetico) tra dormiente (defunto) e vivente. Verticalità potente e orizzontalità calma
Questa spiccata propensione dell’umano alla molteplicità del vissuto Non amo il contrasto duro (perché ideologico), tra l’uomo-atomo e
funebre non è stata del tutto perduta con l’avvento del materialismo uomo spirito e anima. Reputiamo che vada risolto anche nel progetto
storico e neppure troppo intaccata dalle novità tecnologiche intervenute architettonico il contrappunto che si genera tra tali visioni falsamente
con il trattamento delle salme (ritorno all’imbalsamazione da un lato e antitetiche, presenze o assenze oggi traducibili con evidente rimando
diffusione della cremazione dall’altro). Essa è alimentata dall’attitudine al linguaggio matematico nel rapporto tra infinità e zero, tra potenza
umana a coltivare la memoria e a tradurre materialmente in progetti le proiettiva e rifugio difensivo. Ritorna il dilemma tra architetture dell’as-
proprie esperienze di frontiera verso l’assoluto, anche facendo ricorso soluto, classiche e perfette (fuori dal tempo e dallo spazio) e architetture
alle capacità amplificate di rappresentazione tipiche del nostro tempo, del relativo e dei cicli di vita evolutivi, perfettibili e mutabili innestate
comunque convergenti nel tradizionale auspicio di una estensione del nel tempo e nello spazio a concretizzare in forme architettoniche l’al-
ciclo vitale oltre le soglie della permanenza corporea e materiale. L’uomo, ternativa tra naturalità organica o natura divina. Come rappresentare
infatti, è portato a indagare il mistero che circonda gli eventi funebri con il mistero e varcare la soglia più radicale dell’esperienza umana negli
l’intero arco delle proprie esperienze, ponendosi interrogativi radicali e organismi terreni di città e architetture? I dualismi e le contraddizioni
tentando risposte alla domanda d’assoluto in una nuova configurazione dell’interpretazione architettonica, oltre alla variabilità dei fenomeni del
14 Giorgio Praderio
Figura 1 - Il Parco di San Domingos de Bonaval a Santiago de Compostela ospita al suo interno una trincea sepolcrale antica che si presta a nuove attività e
integrazioni. Espressione di incontro convincente tra sacro e profano in un ambiente urbano di forte connotazione religiosa.
Prefazione 15
gusto dipendono anche dalla molteplicità delle visioni antropologiche. Le spegnersi disvela un orizzonte infinito di metafore, nel caleidoscopio
possibili soluzioni architettoniche sono quadri urbani e luoghi ambientali continuo di proiezioni e riflessioni del soggetto nell’oggetto e dell’oggetto
che tentano di accogliere l’integrità di ciò che intendiamo come persona, nel soggetto. La fertilità di questi assunti, che integrano sempre la visione
viva o defunta. In corrispondenza alla radicalità del tema e al suo coin- antropologica a quella architettonica, hanno trovato conferma quando si
volgimento emozionale si deve agire nell’intreccio tra elementi figurativi sono indagati i luoghi della commemorazione dei defunti, partendo dai
potenti (totem, guglie, verticalità) ed elementi figurativi calmi (orizzontali, persistenti tabù e censure che sull’argomento si registrano e resistono
masse giacenti, distese aperte, scrigni), tra condensazioni decisive e nella società laica e secolarizzata, impedendo quasi di investigare le op-
preminenti per le città (monumenti, spazi simbolici) e luoghi dipendenti e portunità che i nuovi ordinamenti stanno offrendo con la reintroduzione
più defilati di prospettiva antimonumentale, proiezione di ciò che occorre dei luoghi di memoria nelle città (vedi figure 1, 2 e 3).
ricordare pur nel dolore che procura il farlo (l’antimonumentalità recente
dei monumenti dell’Olocausto). Annodamenti ed espressioni traducibili Oggi il paradigma urbano è cambiato, la perdita del senso del sacro sotto
alternativamente in presenze o assenze urbane, che si rendono possibili l’incalzare di processi di secolarizzazione, ne è l’esito. L’allontanamento
grazie alla reintroduzione nelle città delle tombe, parzialmente già avve- dal mistero architettonico e lo svuotamento dello spazio umano ne sono
nuta con l’espansione delle periferie ben oltre i limiti suburbani individuati il corollario. Crollano antiche certezze (tipi, repertori, archetipi) o si ha il
dai recinti funerari di origine napoleonica. loro celarsi dietro nuovi miti e idoli formali, immagine di un panteismo
L’edificio “chiesa” è ascesi progressiva e comunitaria di uno spazio che immanente che al fascino della forma non pare sappia altrettanto con-
recinge l’opportunità di una ascesi mediante una liturgia condivisa. Il ci- notare la terribilità dell’evento. Ciò rende le “città reliquie” di sé stesse,
mitero religioso o le laiche sale del commiato celebrano invece la cesura accentuando il profilo funebre che si sposta dalle spoglie umane a quelle
della vita con la morte in una dimensione più singolare e personale che urbane. Le formule deboli che sono state introdotte da tali processi
quasi dischiude ad una “privatizzazione” del rito, nella dimensione fonda- regressivi con l’avvento di malintese istanze di uguaglianza svelano
mentale del silenzio. È questa la fonte dell’infinita inesauribilità ispirativa l’ambiguità e debolezza di una politica funeraria basata sul politically
dei temi della memoria, cimiteri e Camere del Commiato, proiezione di correct. Non si tratta di chiudere il cerchio della nuova Gerusalemme
processi che restano intimi, e comunque sintesi di sentimenti e ragioni, iperurbana in una forma immodificabile e prefissata nella sua tradizione:
di interiorità ed esteriorità. anche la città cristiana evocata allora da Michelucci, già Direttore di
questo Dipartimento, è per sua natura aperta alla sorpresa, alla novità,
Abitare alla tombe dei padri alla meraviglia, all’affratellamento che tutto fa convergere in recinti dei
Le argomentate e preziose riflessioni che sorreggono la narrazione di Luigi distinti, rispettosi della diversità, per cittadinanze riconoscibili in movi-
Bartolomei, contenute nel testo che si presenta, completate da un saggio mento, non per apolidi.
critico di Tino Grisi, colgono la maturazione che le ricerche condotte Dunque ci volgiamo verso un rinnovato paradigma (iperurbano?) dove
presso la Scuola di progettazione di Bologna hanno raggiunto. Il gruppo anche i luoghi di commemorazione dei defunti, variamente declinati,
accademico del Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale trovino non già un rifiuto ma un nuovo ruolo convergente verso zattere
(DAPT) che con coraggio ha affrontato il tema dei valori essenziali fon- di salvezza e dialogo tra la città dei viventi e quella dei dormienti. In tal
danti lo spazio per l’uomo nella Città, ha assunto lo spazio sacro come modo i processi di formazione di nuove cittadinanze, potrebbero essere
invariante dell’Architettura e parametro fondamentale a rivelarne l’aniso- coadiuvati e incentivati dalla condivisione nel recinto urbano dello spazio
tropia, alle diverse scale del progetto architettonico. L’architettura, a tutte più significativo dell’affezione religiosa, ovvero quello delle sepolture.
le scale ove essa interviene, ha la peculiare caratteristica di assorbire il Le prospettive che si aprono a partire dalla nuova legislazione in ma-
suo artefice. Ogni sua espressione coinvolge integralmente l’uomo, tanto teria di polizia mortuaria, delineano in tal modo la prospettiva di una
nella sua dimensione fisica che nella sua capacità percettiva, instaurando amplificazione dell’architettura funeraria in una vera e corrispondente
una relazione biunivoca di eccezionale unicità e rilevanza simbolica, che “urbanistica”, a mutare radicalmente non solo la relazione con i defunti,
si riflette in un dialogo cangiante con le cose, in un rimbalzare continuo ma le coordinate esistenziali dell’abitare e i meccanismi di appartenenza
tra soggetto ed oggetto che proprio nel morire, nell’allontanarsi e nello alla realtà urbana.
16 Giorgio Praderio
Figura 2 e 3
Vita quotidiana e loisirs nel complesso
di San Domingos de Bonoval.
L’antico cimitero, abbandonato dal 1960,
è stato trasformato in parco tra il 1989
e il 1995 con un progetto di Alvaro Siza
e Isabel Aguirre.
Prefazione 17
Figura 1
Campo Santo
di Pisa, 1277
Figura 2
Cimitero
Père-Laschaise,
Parigi, 1804
18 Luigi Bartolomei
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Luigi Bartolomei
Nonostante le differenze che nella ritualità funebre e nel comportamento nuovo tema architettonico e di paesaggio, dando corpo ad una esigenza
religioso si misurano tra nord e sud del Paese così come, a scala re- funzionale ormai condivisa dalla gran parte degli stati europei. Ciò che
gionale, tra città e campagne1, la forma più comune attraverso la quale in Francia era però risolto nei tracciati irregolari del giardino del Père-
il culto della memoria dei defunti si è innestato nel profilo paesistico Laschaise (figura 2), in una monumentalità affidata alle singole tombe
italiano è il recinto murario dei cimiteri. Nell’intento di evidenziare mo- e globalmente solennizzata dal patrimonio immateriale delle figure dei
derni rivolgimenti negli spazi per la commemorazione funebre nelle città grandi di Francia ivi traslati7, prende forma in Italia in un paesaggio di
contemporanee, pare pertanto opportuno avviare le presenti riflessioni pietra, nel segno del muro, dell’arco, dei portici e nei nuovi temi della
proprio da questi elementi per giungere a delineare nuove esigenze e pedonalità urbana - le gallerie8 - che nei contesti cimiteriali rinunciano
nuove figure nelle architetture della memoria in vista di loro prossime alla snellezza delle sezioni garantite dai nuovi portati della tecnica (ve-
evoluzioni. tro e ghisa), per conservare nell’apparenza lapidea il volto tradizionale
della perennità9.
La città dei morti si costruisce così a immagine della città dei vivi, repli-
candone ovunque, in versione solenne, gli ambiti della vitalità pubblica,
Cimiteri
e se oltralpe essi sono appunto quelli arcadici dei parchi e dei giardini
Note sui moderni sviluppi del tipo in Italia nell’agorafobia ancora dominante del periodo post-rivoluzionario, nei
Dopo l’editto di Saint-Cloud, emanato da Napoleone nel 1804, le prin- centri italiani essi sono piazze, strade e i luoghi principali della nostra
cipali città d’Italia si impegnarono in una iniziativa edificatoria senza storica socialità politica. La tradizione funeraria italiana non conduce
precedenti volta alla costruzione di grandi complessi cimiteriali ben oltre perciò a “Grave-yards” (letteralmente: giardino dei sepolcri), piuttosto
le istanze igienico-sanitarie diffuse dall’età dei lumi e già tramutate in ad edifici, in una predilezione per il costruito ad ordinare e asservire i
legge a partire dagli anni ottanta del ’700 nei principali stati europei2. singoli monumenti funebri in piani organici, nei quali l’architettura del
La preoccupazione per la salute pubblica fu piuttosto l’occasione per cimitero emerge come manufatto unitario, di spiccato valore rappre-
una risposta aulica e monumentale al tema della conservazione della sentativo e paesistico.
memoria, svelando improvvisamente settori della progettazione che
l’architettura aveva riservato alle esercitazioni d’accademia e all’utopia3. Progetti recenti, tre riferimenti
Bologna anticipava la legislazione napoleonica facendo dei chiostri Le precedenti considerazioni travalicano l’esperienza storica10, man-
della Certosa, soppressa nel 1799, la sede del proprio cimitero mo- tenendo la propria validità anche nelle manifestazioni contemporanee.
numentale; seguirono poi i cimiteri di Genova, Brescia, Parma, Torino, A riguardo del cimitero pisano di San Michele agli Scalzi, (figure 3) per
Verona, Napoli4, Roma, Firenze5 e tutti, pur nella diversità e originalità esempio, è lo stesso progettista, Massimo Carmassi, a definirne le ar-
delle invenzioni tecniche e d’architettura, furono occasioni per ribadire chitetture con l’attributo di “urbane”, distinguendole in strade, piazze,
un gusto tutto italiano per le masse e il costruito che nel Campo Santo edifici, logge, rampe11. Il progetto è un insieme di forme semplici, por-
di Pisa (figura 1) aveva il proprio antesignano e ora trovava il proprio zione di geometrie perfette in cui la lezione di Louis Kahn si percepisce
modello6. lontana, epurata da ogni accento di magniloquenza monumentale.
Il movimento di periferizzazione dei cimiteri diveniva occasione per un Forme elementari si susseguono in aderenza al perimetro del Cimitero
20 Luigi Bartolomei
3 4
Figura 3
Massimo Carmassi,
Ampliamento
del Cimitero di San
Michele agli Scalzi.
Particolare dei percorsi
Figura 4
Massimo Carmassi,
Ampliamento
del Cimitero
Comunale di Arezzo.
Progetto: 1993-95;
realizzazione I° lotto:
1999-2004
Figura 5
Massimo Carmassi,
Ampliamento del
Cimitero di San Piero
a Grado, Pisa,
1983-2002
Assonometria
generale
22 Luigi Bartolomei
Figura 6
Antonio Monestiroli,
V° Ampliamento
del Cimitero Maggiore
di Voghera, 1995-1996
Figura 7
Aldo Rossi,
Cimitero di Modena
San Cataldo,
progettato
con Gianni Braghieri
nel 1971
Inizio costruzione: 1978
24 Luigi Bartolomei
che operano nell’ambito della cultura e dell’educazione pubblica, tra
Crematori
le più urgenti priorità per favorire un miglioramento della qualità della
vita, ritrovando nella vecchiaia, nella malattia e specialmente nella morte Sviluppi storici e attuali modelli
momenti fondamentali per affermare il carattere integrale della dignità L’ammissibilità della cremazione da parte della Chiesa Cattolica,
dell’esistenza in tutte le fasi della sua storica espressione significante. pronunciata nell’istruzione De Cadaverum Crematione della Sacra
Riaprire ambiti urbani alla possibilità di custodire le spoglie mortali dei Congragazione del Sant’Uffizio nel 196330, ha certamente contribuito
cittadini, significa riammettere la morte nella vita pubblica e recuperarne ad avviare un trend di crescita a favore di questa pratica in Italia.
la visibilità, in una tendenza contraria a quella che oggi ha spinto a con- Inoltre i nuovi scenari che si sono aperti in seguito alla liceità della
finare i riti delle esequie in orari scomodi e la morte quanto i morenti in conservazione privata delle ceneri o addirittura della loro dispersione
comparti chiusi e specializzati. Una nuova disseminazione del territorio in natura, hanno fatto della cremazione la via privilegiata per sfuggire
mediante strutture di custodia sepolcrale in affidamento alle parrocchie alla tradizionale tumulazione nei comparti cimiteriali urbani, da più parti
o in adiacenza alle sedi delle diverse comunità religiose, costringereb- percepiti come anonimi e spersonalizzanti.
be ad una nuova emersione della dimensione del lutto nel paesaggio Queste tendenze determinano così l’insufficienza degli attuali impianti e
urbano, incoraggiando una riappropriazione sociale del tema, oltre il l’urgenza di nuovi crematori ad assolvere non solo le esigenze funzionali
buonismo e l’ipocrisia oscurantista dell’attuale politically correct. dell’incenerimento delle salme, ma anche quelle spirituali ed emozionali
Una simile prospettiva, di ritrovata condivisione dello spazio urbano tipiche della commemorazione e dell’estremo saluto ai defunti.
tra vivi e defunti, con la ripresa di riti di commiato e sepoltura diffusi Nei crematori la separazione fisica dalle spoglie mortali si radicalizza,
nei contesti di quartiere, modificherebbe certamente anche il carattere e in questo senso, tra le architetture cimiteriali, esse sono senz’altro
dell’abitare. Si proporrebbe in tal modo uno stravolgimento dei mec- quelle che più ne enfatizzano il carattere di soglia e limite. Se nei casi
canismi di radicamento al territorio da una dimensione economica ad di tumulazione e inumazione il cadavere e la fisionomia del defunto
una etica, capace di confortare l’inquietudine esistenziale dell’uomo non vengono eliminati, ma sepolti, e quindi nascosti, (in una possibile
moderno (come mai sono io, qui, ora?) non nel piano dell’affezione, analogia tra il graduale assorbimento del corpo nella terra, e quello
ma in quello esistenziale dell’appartenenza. del lutto nella memoria), nel caso dei crematori, la sembianza fisica
All’attuale isotropia dello spazio urbano29, che riduce la localizzazione della persona viene integralmente e repentinamente distrutta, in una
dell’abitare a considerazioni di pressoché esclusivo carattere economi- trasformazione chimica irreversibile che ne elimina ogni riconoscibilità
co, la presenza di un sistema diffuso di ambiti sepolcrali, opporrebbe e ne consegna i resti in forma pulviscolare, nell’annientamento di ogni
uno spazio radicalmente anisotropo, nell’improvvisa comparsa di una continuità con la precedente physis. L’affezione alle ceneri e la con-
dimensione verticale presso la quale sarebbe possibile risiedere in un vinzione che esse siano la persona amata, si fonda dunque solo sulla
radicamento sostanziale alla terra, nella progressiva strutturazione di fiducia verso il processo che ne procede all’incenerimento, ovvero alla
legami storico-simbolici trans-generazionali. Sarebbe possibile abitare trasformazione chimica mediante combustione.
presso le tombe dei padri. Poiché dunque il crematorio condensa e compie in pochi istanti quel
É facile prevedere un conseguente e radicale mutamento dei mecca- processo di corruzione del corpo che potrebbe altrimenti impiega-
nismi di affezione al territorio, con probabili conseguenze perfino sulla re decenni, esso si configura come soglia severa e definitiva della
lingua e sulla pronuncia del nome, suggerendo della città un’immagine memoria della fisicità del defunto. La cremazione si dimostra così
a tutto tondo, già propedeutica, come un tempo, ad una sua personifi- particolarmente richiesta in quei casi in cui la subitanea sparizione del
cazione come soggetto attivo dotato di capacità attrattiva individuale corpo intende quasi esorcizzarne la fragilità, nello sforzo di ricondurre
non negoziabile e nemmeno cedibile. La diffusione delle custodie se- alla mente l’immagine integra dell’amato, oltre il deterioramento di
polcrali nel seno nelle realtà urbane potrebbe essere così all’origine di stadi finali patologici e deformanti. Il suo valore di soglia, la struttura
un rafforzamento dei vincoli di cittadinanza, sia tra i singoli cittadini e del crematorio la acquisisce e la interpreta anche nella conformazione
la città, che dei cittadini tra loro, in un potenziamento del locale in una architettonica, accostamento antitetico di due mondi: da un lato quello
società per il resto ampiamente globalizzata. caldo e complesso delle relazioni umane e del cordoglio, dall’altro
26 Luigi Bartolomei
del giorno. L’interno ricerca vibrazioni metafisiche in una sottolineatura co, il nuovo crematorio di Ravenna (figure 12,13 e 14). Progettato da
mai banale dei percorsi e degli ambiti di soglia, interpretazione certa Bruno Minardi nel 2008 ed inaugurato nel 2010, tanto per dimensioni,
e voluta del cammino dell’esistenza, nell’intenzione di accompagnare quanto e soprattutto per profilo architettonico, esso si discosta dalla
e introdurre i dolenti allo spazio dell’ultimo saluto. magniloquenza dei templi. Esso riporta la commemorazione del lutto
Interpretazione di marcata ascendenza classica, coerente con la ra- nella provincia ravennate con la forma tipica dell’architettura minore
dicalità geometrica e nuda di Paolo Zermani, il Tempio Crematorio di del contesto locale. A Ravenna, tanto i media37 quanto la popolazione,
Parma36 offre una diversa e più efficace esemplificazione della decli- non parlano di “tempio della cremazione”, ma di “forno”, comunemen-
nazione aulica del tipo nel nostro tempo (figure 10 e 11). L’architettura te e senza scandalo. Ciò che determina la denominazione del luogo,
di Paolo Zermani contrappone al carattere volatile e pulviscolare delle non è evidentemente la funzione accolta, ma la forma esibita. Così il
ceneri, un aggregato ordinato di masse pesanti. Alla leggerezza delle Crematorio di Ravenna corrisponde alla sua funzione senza essere
polveri corrisponde la massa dell’architettura, al carattere indistingui- Tempio, e ciononostante, o forse per questo, è un esempio architetto-
bile delle ceneri, quello fortemente caratterizzato del segno architetto- nico di particolare interesse, sul quale vale la pena soffermarsi anche
nico. Se lo spazio tende a rilevare un significato della funzione accolta, per la scarsità di bibliografia a riguardo38.
l’interpretazione che ne offre Paolo Zermani, sottolinea certamente la Il cimitero monumentale di Ravenna sorge a est della città lungo il ca-
permanenza della memoria più che la transitorietà dell’esistenza. La nale Candiano, cordone ombelicale di undici kilometri che congiunge
sua architettura è firmitas e stabilitas: incernierato come una nuova Ravenna al mare, utilizzato solo nell’ultimo tratto, in prossimità della
cattedrale al centro di un recinto rettangolare fortemente allungato, il foce. L’ingresso monumentale al Cimitero Ravennate si apre come una
nuovo cremetario di Parma é inchiodato al suolo, inamovibile all’in- scenografia neogotica di quasi 200 metri che si riflette sull’acqua in un
tersezione di due assi di simmetria che paiono radicarlo nella terra. rapporto speculare figurativo e fotografico di voluto rilievo paesistico.
Dunque non solo nell’apparenza architettonica, ma anche nella strut- L’area del nuovo impianto crematorio si trova più ad est, all’estrema
turazione urbanistica questo crematorio ha l’autorevolezza dei templi. propaggine del recinto cimiteriale e in un analogo rapporto di pros-
L’intersezione degli assi lo colloca in una posizione non ambigua del simità con l’acqua. È ancora questa contiguità che risulta generativa
suolo, non solo rispetto al recinto cimiteriale, ma anche rispetto a per l’architettura del nuovo impianto di cremazione. Minardi sottrae al
quegli scampoli di centuriazione ancora leggibili all’intorno: come un tema il carattere aulico e monumentale, e in continuità con la tradizione
tempo, l’architettura sacra esce dai propri confini e assume e riflette ravennate pone in prossimità dell’acqua una riedizione dei capanni
l’ordine del territorio. che, lungo i canali, sono costruiti su palafitte o sulla riva e, posti a
Quanto alla forma del crematorio, al centro del nuovo ampliamento distanze regolari, con le loro lunghe braccia scheletriche e armate di
rettangolare del piccolo cimitero suburbano di Valera, esso pare esito reti, disegnano la geometria a pettine del bordo fluviale, tipica di que-
di una operazione concettuale che lo pone contemporaneamente entro sto paesaggio terracqueo. Il carattere esile e l’estrema provvisorietà
ed oltre la plurisecolare tradizione italiana nell’ambito dell’Architettura dell’architettura più tipica della tradizionale vitalità economica dei canali
Sacra. Allo stesso modo con cui chiunque può riconoscere nel profilo trova così il suo corrispondente simmetrico in questa nuova architettura
della facciata dell’edificio la forma schematizzata e quasi condotta a per la celebrazione della memoria, che del tipico profilo paesaggistico
“fil di ferro” di una chiesa a tre navate, altrettanto e analogamente il mantiene ed eterna la figura, realizzandola in acciaio corten.
profilo delle colonne del tempio si riconosce in corrispondenza della L’architettura di Bruno Minardi attribuisce così una nuova originale
navata centrale. Eliminato ogni riferimento all’inclinazione delle falde, interpretazione a quella proporzione, per il resto comune, che fa
il nuovo crematorio di Parma è l’intersezione tra la planimetria pagana corrispondere alla vita, l’effimero e alla morte, l’eterno. La novità sta
di un tempio in antis e l’alzato rinascimentale di una chiesa a tre navate nell’assumere come mezzo espressivo un elemento dell’architettura
e si propone pertanto come figura nuova nell’ambito di una tradizione minore, una tipologia da “vita dei campi”, che così come canta il
consolidata. carattere comune e condiviso del lavoro nelle sue forme provvisorie,
Interessante caso di studio, distante dagli esempi finora presi in con- altrettanto naturalizza la morte come realtà ordinaria e universale
siderazione, e tuttavia nient’affatto privo di un suo valore architettoni- quando si riveste di acciaio corten per rendersi eterno.
28 Luigi Bartolomei
Figure 8 e 9 - Rinaldo Ciravolo, Tempio Figure 10 e 11 - Paolo Zermani, Tempio
Crematorio di Brescia, 2004. Pronao per la Cremazione a Parma, 2008. Profilo paesaggistico e interno
30 Luigi Bartolomei
Figure 12, 13 e 14 - Bruno Minardi, Forno Crematorio a Ravenna, 2008-2010
32 Luigi Bartolomei
altezza entro il recinto della Casa Funeraria modenese potrà essere nominale, o culturale, è una condizione troppo debole per garantire
utilizzata per cerimonie laiche di commiato, con elementi d’arredo un pieno e consapevole coinvolgimento nella liturgia, e tanto più per
religioso mobile e interscambiabile, in relazione alla particolare con- riconoscere nella celebrazione della Messa esequiale quell’intimo
fessione del defunto, alle sue devozioni, alla sua singolare religiosità, appartenere del fedele a Cristo50, tanto nella morte quanto nella Sua
o a ciò che di essa si conosceva nella cerchia ritretta dei congiunti. Resurrezione51, che il Messale Romano pretenderebbe. Complici anche
Ad imitazione dei modelli americani, le Case funerarie italiane annodano i sacerdoti, costretti a “funerali in serie” nei grandi complessi cimiteriali,
nel proprio recinto servizio bar, ristorante, celle frigorifere per la cu- la liturgia cristiana delle esequie è divenuta parte della “burocrazia del
stodia delle salme, spazi riservati alla tanatoprassi, altri ambiti asettici lutto”, gesto della tradizione, atto dovuto. La decrescente tensione
per permettere la pratica dei lavaggi rituali ai membri delle confessioni religiosa della società contemporanea, tende insomma a trasformare
che li prevedono, e, infine, culmine del loro programma funzionale e la liturgia esequiale in una pura forma estetica del lutto, al pari del
originale ragione del loro sussistere, le camere per l’esposizione delle drappo, dei fiori, del viola.
salme, ciascuna munita di webcam, per consentire anche ai parenti La tendenza a relegare la liturgia tra gli sfondi ovvi dell’evento luttuoso
lontani la partecipazione alla veglia, ciascuna dotata di anticamera, ne inibisce così la valenza catartica e crea le premesse per una sua
per garantire spazi di decompressione emozionale, quando la sosta sostituzione, o per una sua sovrapposizione ad altre forme di commia-
davanti al feretro diventasse insostenibile. to o saluto ritenute dai congiunti più consone all’identità dell’estinto,
Per assecondare l’offerta sia in termini economici che in relazione alle per prossimità ai suoi interessi, alle sue passioni, e alla complessiva
declinazione dei gusti, gli arredi e i colori delle stanze mutano come personalità espressa in vita.
le loro denominazioni e i rispettivi programmi decorativi, privilegiando Le Camere del Commiato e le Funeral Homes custodiscono lo spazio
nomi di piante e fiori ed un arredo ad essi consonante per evitare ogni fisico in cui si rende possibile un ultimo contatto personale con il de-
riferimento permanente a concetti o simboli religiosamente connotati. funto, con la sua immagine e con il suo corpo, altrove e per sempre
La tipologia più prossima a queste nuove emersioni tra l’ “architettura celato nel feretro. L’individuazione di un simile spazio per l’ultimo
dei vivi”, pare essere dunque quella degli hotel, o di resort arredati per saluto, istituzionalizza un tempo per la personalizzazione del lutto, un
rendersi accattivanti alla media del gusto borghese, nella variabilità dei tempo per l’emersione di sentimenti intimi, personali, profondi e di
contesti locali e dei gusti personali del promotore. grande intensità.
L’apparentamento di questi primi esempi italiani alle case funerarie Il saluto che in queste nuove sedi della celebrazione della memoria
nord-americane non è solo nel programma funzionale ma anche viene reso possibile, può pertanto corrispondere all’individualità dei
nell’assetto economico che per la prima volta in Italia priavatizza ambiti ricordi, in un rito che può essere costruito “su misura” rispetto alla
di organizzazione rituale e liturgica un tempo appannaggio di familiari, personalità del defunto o alle sue indicazioni testamentarie.
confraternite e delle comunità religiose. Se già nella veglia l’attesa dei dolenti attorno alla salma era il luogo ove
Mentre dunque il tema delle Camere del Commiato si dimostra ancora si rafforzavano e riaccendevano i legami personali con lo scomparso,
totalmente fluido, tanto nel programma funzionale quanto nelle rea- nel caso dei funerali laici, accanto a questa dimensione affettiva e
zioni che tali nuovi servizi innescheranno nella società e nella Chiesa, prevalentemente duale con l’estinto, interviene una dimensione sociale
pare accertato invece che la loro origine non sia da ricercare nella della commemorazione che, per altro, può configurarsi in una estrema
nuova diversificazione della compagine sociale, quanto piuttosto nel- varietà di forme, comprendendo momenti musicali, lettura di testi e
la crescente secolarizzazione e nella predilezione verso scenari che discorsi di congedo.
consentano una personalizzazione del lutto e della memoria. Le Camere del Commiato sono dunque la sede di una personalizza-
zione del lutto: sono i legami affettivi personali che emergono, è la
Verso nuove concezioni spaziali singolare personalità del defunto che viene ricordata.
L’approdo alle Camere del Commiato e alle nuove Funeral Homes La direzione che le Funeral Homes riflettono e amplificano è dunque
italiane va di pari passo con la crescente secolarizzazione. quella della individualizzazione della morte, coerente corrispondente di
Il riferimento al cristianesimo come religione di prevalente appartenenza una progressiva individualizzazione della vita, emergente nella società
34 Luigi Bartolomei
Figura 16 - Flavio Favelli, Installazione artistica
presso il Pantheon della Certosa di Bologna per
la locale Camera del Commiato, 2008
Figure 17, 18 e 19
Terracielo
Funeral Home,
Modena, 2011
36 Luigi Bartolomei
42 Cfr. In particolare G. Praderio, L. Bartolomei, “New architectures for funeral houses in the
contemporary secularized Italian society. Premises and results of an interdisciplinary university
research activity”, in proceedings of the Third International Conference on Dying and Death in
18th-21st Century Europe: Refiguring Death Rites in Europe, Alba Iulia (Râme ), Romania, 3 - 5
September 2010, Annales Universitatis Apulensis series Historica, N° speciale 2/2010, pp. 469-480,
ed. University “1 Dicembre 1918” ALBA IULIA; L. Bartolomei, “Places for a Cult of Memories in the
Italian post-secular city”, in atti del IVth International Conference on Dying and Death in 18th-21st
Century Europe (atti in corso di Pubblicazione).
43 Per la Regione Emilia Romagna la legge di riferimento è la legge Regionale 29 Luglio 2004, n.19
44 “The Pornography of Death”, 1955, articolo di Geoffrey Gorer, ripubblicato “Death, Grief and
Mourning” (Garden City, N.Y.: Doubleday, 1965), pp 192-199; cfr. Anche M. Vovelle, “La morte e
l’occidente”, Ed. Laterza, Bari, 2000, pp. 617 e ss.
45 Molti operatori nel settore riferiscono che le famiglie colpito dal lutto spesso usano l’espressione
“in fretta” in riferimento ai riti di commiato e di sepoltura.
46 M. Vovelle, op. cit., p. 625; …
47 L. Bartolomei, “A Modena, la seconda funeral home italiana”, in Il giornale dell’Architettura, n.98,
ottobre 2011, p.5
48 “Istruzione sul luogo di Celebrazione dei Funerali”, Modena, 24 Giugno 2011. Disponibile
anche on-line al sito: http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_
diocesi/118/2011-06/23-334/Esequie.pdf
49 cfr. CEI - Commissione Episcopale per la Liturgia, “Proclamiamo la tua risurrezione, Sussidio
pastorale in occasione della celebrazione delle Esequie”, LEV, Roma, 2007, pp. 25-68; pp. 72-74;
pp. 221-226
50 cfr. Messale Romano “Rito delle Esequie”, i special modo Introduzione. Testo approvato secondo le
delibere dell’Episcopato e confermato dalla Sacra Congregazione per il Culto divino, con Decreto
n. 2036/74 del 21 settembre 1974.
51 cfr.Rom 6,4; Col 2,12
52 Z. Baumann “La società individualizzata”, ma anche U. Beck, “What is Globalization?” Cambridge,
Polity, 2000.
53 M. Vovelle, op. cit., p. 625
54 Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 28, a. 3
Pubblichiamo qui una porzione degli appunti che Mariana Nitu aveva Oggi il nostro universo quotidiano è certamente più sbilanciato a
abbozzato in vista della sua tesi di Dottorato. La prematura scomparsa favore di un orizzonte profano che verso il sacro. In mancanza di una
di Mariana ha lasciato questo testo incompiuto. Lo riportiamo nello direzione verticale, si incrementa la confusione nella vita sociale, verso
stesso titolo che abbiamo trovato nei files lasciatici da Mariana e senza un orizzonte caotico e fortemente individuale. Manca un punto fisso,
la pretesa di alcuna ricostruzione. quello di riferimento, quello che, quando si parla del mondo, identifica
Il lettore vi troverà una singolare interpretazione dello spazio cimiteriale, il suo asse. Abitiamo una terra che si muove, ma la abitiamo alla sua
a partire da prevalenti riferimenti a quelli di tradizione rumena orto- frontiera, nel suo limite: tra terra e cielo. Il punto fisso è l’insopprimi-
dossa, ove alle lapidi prevalgono le croci. Questo testo è stato scritto bile religiosità dell’uomo: l’homo religiosus. Questi, pur in un mondo
nel 2010 mentre Mariana era impegnata nello studio dell’architettura profano, non vive mai troppo lontano dai suoi profondi interrogativi sul
cimiteriale e nel tentativo di farne apprezzare la rilevanza all’interno perché delle cose. Egli vive sempre “in prossimità” del sacro, dunque,
del patrimonio culturale. Con queste intenzioni Mariana ha collaborato che ogni tanto scopre quasi come in una rivelazione.
intensamente con l’ASCE (Association Of Significant Cemeteries in Il sacro anche per l’uomo di oggi è luogo e tempo, e così anche spazio
Europe) proponendo e promuovendo l’apertura notturna del Cimitero sacro.
Monumentale “Bellu” di Bucarest, che sarebbe avvenuta nella notte Attraversando il presente, l’uomo passa da uno spazio all’altro; dalla
dei musei (Maggio 2011). strada con rumori e gente, all’interno delle chiese serene e tranquille
dove il sacro “abita” e dove, per giungere, si sale un gradino e si apre
una porta, limite tra due spazi. In questo percorso, attraversando in
successione gli spazi, maturiamo un’idea sulla nostra identità. Siamo
entità umane, in un mondo frammentario. Ci seguiamo uno dopo l’altro,
in tempi diversi, ma come seguendo un cerchio: quello dell’evolversi
della storia umana, a livello universale, e quello dell’evoluzione per-
sonale, a livello individuale.
Su questo cerchio, uno dei punti distintivi è quello della rottura ontologi-
ca della nostra esistenza che è uno snodo puntuale, preciso. Muoriamo
sulla terra, ma rinasciamo allo stesso tempo in un altro mondo1 così
che il cerchio rimane chiuso. Viviamo in un mondo vorticoso, pulsante,
per finire nel silenzio. La morte porta in un mondo silenzioso, chiuso
tra muri, un luogo sacro, che vive in modo unico all’interno della città.
Si tratta del cimitero.
L’uomo, come presenza fisica, attraversa nella vita, spazi sacri e pro-
fani, per terminare definitivamente, in un recinto sacro.
Tuttavia l’universo della morte, pur sacro, si scopre nondimeno come
spazio organizzato. “Le tecniche di ordinazione [...] non sono altro che
40 Mariana Nitu
Figure 1 e 2
Cimitero di Igualada,
Barcelona, di Enric Miralles e Carme Pinos,
concorso vinto nel 1984.
Costruzione 1985-1994
42 Mariana Nitu
Figure 3 e 4
Cimitero di Igualada, Barcelona,
di Enric Miralles e Carme Pinos,
concorso vinto nel 1984.
Costruzione 1985-1994
44 Mariana Nitu
La realtà costruita, costituita di croci e altri elementi, è la conseguen- guenza il tempo della memoria. È un tempo attivo e presente perchè
za materiale di un evento essenziale della vita umana. Quand’anche vive nella memoria e nelle storie delle persone.
fosse un evento tragico, lo condividiamo con il mondo intero, lo atte- C’è anche un tempo futuro e poichè questo riguarda la persona
stiamo davanti a tutti e lo marchiamo con una architettura specifica. scomparsa parliamo di un futuro trascendente: questo futuro si ri-
Dai tempi antichi, la morte sorprende e rimane nella zona misteriosa ferisce alla nuova vita. Viviamo nei pensieri di una nuova vita, dopo
dell’esistenza umana. morte. Che tradizionalmente proiettiamo nell’acceso al paradiso o
La terza forma di esistenza, che è la più interessante, è correlata al all’ inferno.
sacro funerario, ed è il layer trascendentale. In questa zona, accessi- Nel cimitero, come luogo sacro l’uomo segue un percorso tra tempi,
bile solo agli uomini religiosi, quelli che possono vedere oltre il limite che è un percorso verticale, e un percorso tra spazi orizzontali. Gli
esistenziale umano, troviamo la fede in una nuova vita, il giudizio spazi del layer underground e del layer trascendentale, non sono
finale, tutto il percorso tra ”le frontiere” del cielo, e di più. raggiungibili dall’entità umana.
Tutti e tre i layer hanno ognuno il proprio tempo. Non discutiamo di “Noi non siamo di quelli che credono in quello che vedono, perchè
anni o di periodi storici ma di tempi riferiti ad un sogetto. La persona quelli sono passanti; noi siamo legati a quelle che non si vedono,
defunta è sempre il riferimento. che sono eterne”.3
Il layer underground nasconde il tempo passato e nasce di conse- L’invisibile di cui parla S. Ap. Pavel é la Verità.
1 Tale espressione può essere associata anche al modo del ricordo,o alla “presenza dell’assenza”,
di cui l’autrice si stava occupando. (NdR)
2 Mariana Nitu stava svolgendo attività di ricerca sui cimiteri Rumeni, dove spesso la lapide è sostituita
dalla croce. Per questo il testo fa riferimento a questo segno. (NdR)
3 Sf. Ap. Pavel, “Biblia”,´6FULVRDUHFąWUHFRULQWHQLµ(GLWXUD,QVWLWXOXL%LEOLFũLGHPLVLXQHRUWRGR[ąD
%LVHULFLLRUWRGR[HURPkQH%XFXUHũWL
Con questo contributo intendiamo mettere in luce il possibile sposta- nel legame con il luogo ch’esse abitano; sta allora al vivente, come
mento di significato operato dalla pratica della cremazione e dai suc- scrive Raimon Panikkar, “scoprire il simbolismo dello spazio, e delle
cessivi modi di conservazione delle urne cinerarie, nelle caratteristiche cose nel loro proprio spazio; ma è una scoperta e non un’invenzione”.1
spazio-temporali della commemorazione dei defunti, con particolare
riguardo alla nuova significazione degli ambienti chiesastici trasformati Cristianesimo e cremazione
in cinerari. Le spoglie “dormienti” nell’attesa all’interno del camposanto cimite-
La concezione del cimitero (la parola ha origine dal greco koimetirion, riale sono affidate alla custodia della Chiesa, comunità peregrinante in
“luogo per dormire”) è legata alla protezione dei corpi: il camposanto- cammino verso il risveglio della resurrezione posto ad attendere i fedeli
recinto custodisce le salme inumate e il suo significato di luogo sacro è dopo il passaggio in vita. Il cristianesimo è, fin dalle origini, concezio-
memoriale-monumentale. La diffusione della pratica della cremazione ne della persona come tempio dello Spirito, per cui alla salma sono
de-situalizza (poiché le ceneri potrebbero stare ovunque) invece il riservate una cura amorosa e la degna conservazione nel sepolcro, in
luogo della custodia e della rammemorazione, spingendo verso una memoria della sepoltura di Gesù. L’idea del transito verso una com-
spiritualizzazione del culto dei morti. piutezza spirituale e quindi la concezione di un luogo in cui sostare
In questo senso va analizzata la prassi, in diffusione soprattutto per un breve sonno prima che ci destiamo eterni2 allontana, e lascia
nell’Europa centrale, ma anche nella penisola iberica, di attuare una all’archeologia, la pagana concezione della necropoli come “città dei
metamorfosi funzionale delle chiese dismesse dal legame parrocchiale morti”, universo parallelo o specchio ripetitivo della società vivente.
in colombari (Kolombarium è il termine tedesco indicante usualmente Piuttosto la Chiesa ritualizza e santifica all’interno della comunità reli-
i luoghi di sepoltura delle urne cinerarie), per cui gli edifici chiesastici, giosa la morte e, in particolare, il momento del trapasso; è in comunione
perduta, in un certo senso, la consacrazione operata dalla pratica del con i vivi che il morente rende la propria anima al cielo e si avvia alla
culto divino, se ne riappropriano seguitamente per effetto della presen- nuova comunità dei santi e dei risorti: evangelicamente, “se il chicco
za (non più corporeo-tombale, ma spiritualizzata sotto forma pulvisco- di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore,
lare) dei defunti. Si può quindi pensare a un’immanenza celebrativa di produce molto frutto” (Gv 12, 24). L’atto significativo di sostare presso
spazi e simboli trascendenti che si amplificano “sfericamente” tra loro; la propria tomba rivela quindi “l’interdipendenza fra l’escatologia per-
lo spazio della chiesa diviene cioè habitat ospite di simboli (le urne) sonale alimentata dalla certezza della visione beatificata, ancor prima
della trasformazione spirituale della persona e permette la continua della risurrezione del corpo che si dissolve nella terra da cui l’uomo
manifestazione di un culto il quale è insieme, cristianamente, divino e è stato tratto, e l’escatologia universale nel regno di Dio destinata a
umano. Le ceneri, estraniandosi da un particolare e separato conteni- portare alla ricapitolazione di tutta la Chiesa e dell’intera creazione nel
tore spazio-temporale, divengono contenuto specifico di ambienti che pleroma del corpo di Cristo attraverso la risurrezione finale”.
perseguono, come condizione qualificante, l’essere abitati dallo Spirito. Il rifiuto della prassi crematoria è frutto in verità della contrapposizione
Paradossalmente lo spazio cimiteriale è parziale, soggiacente alla moderna tra Chiesa e società secolarizzata, atto di distacco dalla vi-
sua specializzazione urbana, mentre lo spazio delle ceneri è aperto, sione agnostica e minerale dell’essere umano blandita dal positivismo.
etereo e quindi totalizzante nel suo lasciar-essere la manifestazione Il documento originario della ripulsa verso la bruciatura del cadavere è
della presenza spirituale. L’ubiqua e seriale presenza delle urne in una infatti solo del 1886 (decreto Non pauci, sottotitolato: Quoad cadave-
navata potrebbe scardinare forse la fascinazione sepolcrale, livellando rum crematione) mentre la sua sanzione all’interno del codice canonico
la presenza dei defunti come spazialità vacua specificata ogni volta risale solo al 1917, quando espressamente “si vietava l’esecuzione del
48 Tino Grisi
Figura 1
Vista esterna della
chiesa di St. Konrad
a Marl di Emil Steffann
2 1
Figure 2 e 3
St. Konrad:
la sistemazione interna
a colombario
50 Tino Grisi
Figure 4 e 5
Interni della chiesa-cinerario
di St. Josef ad Aquisgrana
1 Raimon Panikkar, “Lo spazio sacro è lo spazio reale”, in M. Antonietta Crippa & Joan Bassegoda
Nonell (a cura di), Gaudí. Spazio e segni del sacro, Milano, Jaca Book, 2002, p. 70.
2 One short sleepe past, wee wake eternally (John Donne, Holy Sonnets, X).
3 Per quanto sopra detto e i passi citati cfr.: Felice di Molfetta, ”Inumazione e cremazione. Tradizione
cristiana, ritualità, legislazione”, in Rivista Liturgica, n. 5, 2006, pp. 739-755.
4 Sulla trasformazione delle chiese nella regione del Nord-Reno-Vestfalia si veda il volume collettivo
Kirchen im Wandel, Düsseldorf- Münster, 2010; in particolare su St. Konrad le pp. 74-75.
5 Emil Steffann, “S. Stefano Rotondo als Kirche der Begegnung”, in Christliche Kunstblätter, n. 104,
3/1966, p. 62.
6 v. Ulrich Hahn, “Die Grabeskirche St. Josef in Aachen”, in das münster, 3/2007, pp. 162-166 (tr. it.
“La chiesa sepolcrale di Aquisgrana”, in Il battistero, Atti del V convegno liturgico internazionale
di Bose, Magnano, Qiqajon, 2008, pp. 129-135).
52 Tino Grisi
PARTE II
Progetti
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Luigi Bartolomei
Nelle pagine che seguono vengono presentati i lavori più meritevoli esprimere le relazioni emotive e fisiche che si sprigionano nell’azione
tra quelli svolti di alcuni studenti del quinto anno di ingegneria Edile/ liturgica.
Architettura sul tema delle Camere del Commiato. In quel caso, dunque, liberata l’azione compositiva da corrispondenze
La proposta di trattare questo tema ci fu inizialmente rivolta da Mauro metriche obbligate tra forma e funzione, il progetto continuava ad in-
Felicori nell’ambito delle attività di studio, didattica e ricerca che già castonarsi inevitabilmente nel solco di una tradizione architettonica e
avevamo intrapreso sullo spazio sacro, e rivolto fino ad allora soprattut- liturgica che solo spostava la verifica della sua correttezza dal piano del
to allo studio dei recinti sacri delle chiese e del loro rinnovarsi liturgico pragmatismo a quello di una più complessa e delicata corrispondenza
e linguistico dopo il Concilio Vaticano II. tra forma della chiesa e forma della liturgia, ulteriormente complicato
L’amplificazione suggerita ai temi di nostra indagine e sperimentazione dall’ineliminabile influenza dell’amplissimo repertorio dell’architettura
progettuale da Mauro Felicori non giunse tuttavia improvvisa. cristiana.
Nell’ambito degli studi e delle ricerche in atto, già avevamo speri- Ebbene, al contrario dell’architettura delle chiese, le Camere del
mentato che il processo di progressiva secolarizzazione nel quale la Commiato sono oggi e nel nostro contesto geografico il possibile ogget-
società contemporanea è coinvolta, non corrisponde in effetti ad una to di un atto compositivo assoluto, rispetto al quale l’azione progettuale
eclissi del sacro, ma piuttosto ad un suo parassitismo, ad una sua interviene prima della tradizione che ne codifica l’uso. Rispetto alle
progressiva contaminazione di temi quotidiani che la strutturazione condizioni e ai vincoli che nella gran parte dei temi arginano il processo
in comportamenti rituali individua e solennizza senza configurare nel compositivo tanto rispetto alla configurazione spaziale quanto alla sua
quadro di alcuna specifica tradizione religiosa e nemmeno teologica. metafora generativa, le Camere del Commiato si presentano vuote,
Così, già sulla scorta degli studi di Emile Durkheim (Les formes élémen- sede di un programma funzionale ancora fluido e forse destinato a non
taires de la vie religieuse, 1912), anche dall’uso e dai comportamenti ammettere mai una definitiva e univoca determinazione, essendo alla
messi in atto nello spazio, si osserva che quand’anche esistesse una radice del loro costituirsi il prestarsi a un molteplice e personalizzato
società senza Dio, sarebbe impossibile una società senza riti. Lo con- svolgimento del lutto.
fermano le istanze contemporanee delle associazioni di atei ed agno- Agli occhi del progettista il tema delle Camere del Commiato si presen-
stici italiani, in cui la radicale dichiarazione di laicità non contraddice ta pertanto nudo nel suo primitivismo e mentre è appena chiaro ciò a
la richiesta di spazi appropriati e dignitosi per celebrare i principali cui il loro spazio serve, resta senza alcuna determinazione come esso
passaggi dell’esistenza: nascite, nuove unioni e, naturalmente, il con- serva. Nella moltitudine dei riti possibili, nell’avvicendarsi inesplorabile
gedo e la morte. degli oggetti e dei gesti che di volta in volta si riterranno simbolici ed
Quando, nel 2005, l’indagine sullo spazio sacro iniziò con il prendere in evocativi nell’invenzione e reinvenzione del rito, l’unico elemento fisso
considerazione le chiese, nell’intersezione tra didattica e ricerca questa sarà l’architettura e ciò che essa custodisce: il defunto e il cordoglio.
scelta fu certamente incoraggiata anche dalla volontà di portare studenti Il tema compositivo si riduce così ad una tale stato primitivo, che ogni
e laureandi a confrontarsi con un tema in cui la maggiore distanza da azione o funzione alla quale l’architettura si pensasse predisposta,
prospettive d’uso e vincoli ergonomici poteva essere propedeutica ad apparirebbe quasi come una sovrastruttura, e la orienterebbe verso ciò
una amplificazione dello slancio creativo, ciononostante vincolato ad che sarebbe immediatamente apprezzato come un inutile ed affettato
55
virtuosismo. banale ai percorsi, agli spazi di soglia e agli elementi figurativi.
Nel configurare uno spazio dedicato al lutto e al cordoglio, l’architettura I progetti qui presentati sono così dimostrazione che la capacità
viene stanata nella sua vocazione più alta e nella sua essenza, come compositiva, sollecitata a definire lo spazio celebrativo per la fine
forma dell’abitare e, perciò, interpretazione spaziale dell’esistere. dell’esistenza, e liberata da ogni altro vincolo funzionale, risponde a
L’esito di questa sperimentazione progettuale, per ogni verso in limine, questo primitivo e ineludibile interrogativo con un altrettanto primitivo
ha prodotto risultati che si ritengono meritevoli di interesse. e corrispondente alfabeto di segni archetipici che si dimostra pertanto
Coordinati dal professor Giorgio Praderio e dallo scrivente nella redazio- essere a fondamento dell’architettura quanto l’interrogativo sulla morte
ne dei progetti, gli studenti più intensificavano l’approfondimento nella lo è rispetto a quello dell’esistenza. primitivo alfabeto di segni archetipi
radicale natura dell’oggetto di loro progettazione, e più rafforzavano il che stanno al fondamento dell’architettura come l’interrogativo sulla
carattere individuale e riconoscibile dei segni che ne configuravano lo morte sta a quello dell’esistenza.
spazio, fino a giungere a poetiche di elementi semplici, individuabili e Tra forme della conoscenza e protofenomeni della figurazione spaziale,
fortemente connotati. Gli esempi che seguono portano così in emersio- i progetti che seguono dimostrano pertanto una correlazione non occa-
ne, nella contemporaneità del linguaggio compositivo e dei materiali, sionale, quasi a mostrare un comune radicamento negli strati psichici
un’architettura di elementi archetipi, articolata con un’attenzione mai più profondi, e pertanto comunicabili in quanto condivisi e comuni.
56
Inquadramento dell’area
POSIZIONE E RIFERIMENTI
L’area si situa a Sud-Ovest del centro urbano, ai piedi della collina bolognese.
È collegata al centro storico mediante via A. Costa che prosegue in direzione
Casalecchio allacciandosi alla Porrettana e alla Tangenziale.
Il Polo Ospedaliero più vicino è quello dell’Ospedal Maggiore sulla Via Emilia.
VIABILITÀ PRINCIPALE
Si è voluto indicare a grande scala l’assetto viario della macro-area
nella quale ricade la zona di progetto per verificarne l’inserimento a
livello urbanistico ed infrastrutturale.
EMERGENZE
Sono state individuate nella fascia peri-urbana circostante il sito, le
strutture eminenziali che ne costruiscono l’aspetto paesaggistico e
che entrano in relazione con l’area di progetto.
ANALISI DELLE FUNZIONI
Sono state individuate le funzione
e le attività insediate nella zona
circostante l’area di intervento:
l’aspetto sociale e i rapporti che
si instaurano nell’intorno delle
Camere del Commiato sono
elementi significativi nel costruire
lo spazio architettonico e nel
distribuire le funzioni richieste.
59
La forma fragile della memoria contemporanea
Lorenza Carà
61
Schema dei flussi di percorrenza
Vista interna. Sala del commiato A Vista interna. Sala del commiato B
63
Prospetto Est e Vista prospettica
65
Riflessi sull’acqua
Sara Campagna
67
Vista sul fiume
68
Prospetto Sud
Seziona A-A
Sezione B-B
69
Dettaglio costruttivo dell’elemento sul fiume
70
Vista notturna dell’intervento dal canale
Vista dal percorso pedonale d’ingresso Vista dell’interno del piano terra e degli spazi d’incontro e distensione
71
Una verticalità laica
Francesco Loro
73
Il progetto esalta i luoghi della socialità, il sistema dei percorsi e
degli spazi aperti. Concentra i luoghi della commemorazione in
una connessione verticale che penetra il suolo nella forma di una
torre circolare, sviluppata tanto al di sotto del piano di calpestio
quanto al di sopra di esso, divenendo terrazza aperta tanto alla
vista della Certosa, quanto a quella di San Luca. Il percorso
della salma, condotto attraverso una rampa carrabile
per via A. Costa, è separato da quello dei fruitori
dello spazio della commemorazione, che
si pensano accedere da un percorso
pedonale
74
Sezione A-A
Sezione B-B
75
Vista esterna. La camera vista dal percorso lungo il canale
Spaccato prospettico
Vista esterna. Anfiteatro esterno Vista esterna. “Sagrato” di fronte all’ingresso dell’edificio
76
Vista dell’interno. Camere del Commiato e sistema dei ballatoi
77
Frammenti per la definizione di un luogo
Giuseppe Cannizzo
79
Il progetto insegue
la metafora del
frammento nella
composizione di
linee spezzate.
L’accesso è senza
mediazioni una
discesa ad infera,
pur nello stupore
che genera, oltre
l’ingresso, un
luminoso doppio
volume che non si
lascia intuire dalla
rampa d’ingresso,
ornato con una
scala scenografica
che riconquista
ponti e spazi
sospesi.
Planimetria Generale
80
Vista Esterna. Entrata lungo il canale
Prospetto Est
Prospetto Sud
Sezione A-A
82
Vista interna
Spaccato plani-volumetrico
83
Architetture paleoindustriali
per celebrare la memoria nel nostro tempo
Marta Guaraldi
85
Planimetria generale e morfogenesi della forma
86
Sezione Est
Prospetto Nord
Prospetto Ovest
87
Particolare costruttivo della Camera del Commiato
Planivolumetrico
88
Vista prospettiva del giardino Vista prospettica dell’interno
Vista generale 89
Morte e disgregazione
Ilaria Venturelli
91
Planimetria generale
Architettura di elementi evocativi, che si integra ai lacerti murari presenti sul lotto enfatizzando i contrasti
chiaroscurali e gli elementi di soglia, per offrire le Camere del Commiato come elementi singolari a traguardare la
superficie del suolo, quasi sospesi in galleggiamento o in equilibrio precario.
92
Vista prospettica dell’esterno
93
Prospetto Nord
94 Sezione C - C
95
APPENDICE
Sepolture
Il disegno e il paesaggio: progetto
di ampliamento per il Cimitero
Comunale di Castelnuovo
Rangone (MO)
Progetto di Luigi Bartolomei
con A. Gallanti, G. Rubin, I. Lentini, G. Vincenzi
98
Il progetto e il suo paesaggio Il disegno architettonico del nuovo ampliamento
Nella bipartizione del territorio padano segnata dall’asse rettilineo della L’attuale cimitero di Castelnuovo Rangone si articola oggi in due sezioni
via Emilia, l’ambito Comunale di Castelnuovo Rangone si situa a cavallo distinte: una storica e una recente, esito di uno schematico ampliamen-
del Torrente Tiepido, a sud di Modena, nel vasto bacino idrografico to funzionale che mal si presta ad integrarsi con una nuova addizione
del Torrente Panaro. in quanto interamente rinserrato entro un muro di confine cui sono
Per quella vocazione all’abitare sedentario che ha caratterizzato lun- addossati dei loculi, senza soluzione di continuità. Alla nuova espan-
gamente questi ambiti territoriali fino alla fine della seconda guerra sione in progetto non resta che la via della autonomia progettuale, in
mondiale, il torrente è l’esile limite fisico che ha consentito l’evolversi una continuità con i comparti esistenti che sarà semmai tentata ad un
di due territori distinti, seppure abbracciati in un solo comune: gli altro livello, nel design degli arredi e nella configurazione dei percorsi.
abitati di Castelnuovo Rangone e Montale hanno due parrocchie, due Considerando il cimitero come sede di memorie personali e collettive,
cimiteri, due storie. l’antico profilo “a bauletto” dei campi, ha suggerito un andamento del
Li accomuna l’appartenenza al bacino territoriale della Mutina Latina, costruito che potesse pur vagamente ritornare a quella figura.
successivo ambito d’espansione dei domini estensi, sede di una L’ampliamento del nuovo cimitero di Castelnuovo Rangone sprofon-
imprenditoria che ha sempre saputo ben miscelare artigianato e agri- da nel suolo. A partire dall’ingresso carrabile una rampa inclinata di
coltura, fino ad aprirsi sin dai suoi albori ai progressi della lavorazione modesta pendenza conduce ad una quota di circa 60 cm al di sotto
industriale e all’uso delle macchine in ambito agricolo, favorito dalla del livello di campagna, in un progressivo sprofondare nel suolo che
morfologia del terreno, pianeggiante in tutto il territorio comunale e lascia in maggiore evidenza l’orizzontalità dei campi di inumazione,
percorso da acque ancora forti della spinta d’Appennino. mantenuti alla quota di campagna.
L’attività e il benessere del territorio hanno aspetti visibili nella grade- Lungo i percorsi coperti, tra pilastro e pilastro, l’alto gradino di 60 cm
volezza del paesaggio: tanto il contesto urbano quanto quello agricolo che separa il passaggio pedonale dai campi di inumazione, è occasione
denotano una sollecita cura del suolo, per la gran parte diviso in vaste di speciali loculi che riprendono l’antico tema delle tombe monumentali,
porzioni di campi e solo ad ovest e a sud di Castelnuovo Rangone qui nuovamente introdotte tanto nella loro versione singolare, quanto in
riservato ad ampi insediamenti industriali. aggregati, a determinare una possibile soluzione per tombe di famiglia.
La recente industrializzazione dell’agricoltura ha tuttavia segnato il Il cancello principale è stato interpretato quasi come una macchina
profilo del paesaggio mitigando la caratteristica forma a “bauletto” del tempo, con il varco pedonale e quello carrabile che disegnano le
del profilo dei campi, che agevolava lo scorrimento delle acque e che lancette di un grande orologio oltre il quale l’ampliamento si presenta
resta accennata negli schizzi più noti della pianura emiliana (tra cui alla vista con una prima prospettiva sulle volte dei passaggi coperti,
quelle, bolognesi, di Ignazio Danti). a ricordare l’antico profilo dei campi.
99
Gli archi a sesto ribassato, tagliati lungo la mezzeria da una lama di Scelte di carattere distributivo
luce, allargano il loro pertugio al centro della loro lunghezza con un I mutati scenari e i recenti cambiamenti della compagine sociale, hanno
foro circolare che concede una maggiore illuminazione alle pareti dei determinato necessità di aree specifiche all’interno dei recinti cimiteriali
loculi, per il resto protette dall’ombra degli archi in aggetto, sorretti un tempo univocamente corrispondenti alle pratiche funerarie previste
lungo i corselli da pilastri binati “a forchetta”. dalla liturgia cristiana.
I loculi sono stati collocati in due filari lievemente inclinati che, se ad Di fronte al moltiplicarsi delle pratiche rituali e all’esigenza di procedere
est e ad ovest propongono un contatto con la campagna, nello spazio alle sepolture nel rispetto delle diverse religioni e credenze, il nuovo
intercluso costruiscono una sezione di atmosfera urbana, pavimentata ampliamento si è articolato in aree distinte, per evitare imbarazzanti
e proiettata verso un punto di fuga, dove il cimitero diventa giardino compromessi tra riti e usi differenziati per matrice culturale, religiosa,
oltre una moderna fontana. o ideologica. Così, oltre al recinto separato previsto per i culti diversi
Le cappelle di famiglia, a nord, a corona del limite cimiteriale, sono da quello cattolico, e qui specialmente dedicato alla comunità musul-
accostate a due a due in modo da garantire a ciascuna non solo un mana, uno spazio riservato in prossimità dell’ingresso è stato dedicato
ingresso ma anche uno sfondo visivo su un giardino privato, a forte al “giardino delle rimembranze” per la dispersione delle ceneri, e, in
carattere evocativo. sua adiacenza, alla Camera del Commiato.
Progettista
Luigi Bartolomei
con Andrea Gallanti, Giacomo Rubin, Ivan Lentini, Giulia Vincenzi
Anno
2010 - 2011
100
1_INQUADRAMENTO DELL’AREA
DI ESPANSIONE CIMITERIALE
101
2_PLANIMETRIA
n.b. Il calcolo delle tombe nel campo di inumazione è stato effettuato sulla base
di dati statistici calcolati annualmente. È stato verificato che in caso di calamità il
102 cimitero garantisce una adeguata superficie per sepolture a terra.
3_ABACO DELLE SEPOLTURE
103
Sezione “urbana” tra i percorsi coperti
104
Vista prospettica dai campi di inumazione Il giardino delle rimembranze
Tombe di famiglia
105
La memoria familiare
Tino Grisi
Architetto
Tino Grisi
Artista
Francesco Paolo Quaranta
Rendering
Angelo D’Apolito
Modello in scala
B-Stone - Damiano Buzzetti
107
Prospetto del sepolcro Fronte con il cancello d’ingresso
Pianta
108
Viste interne del
sepolcro di famiglia
109
Profilo degli autori
Luigi Bartolomei (Bologna, 1977)
Laureato in Ingegneria Edile presso la Facoltà di Ingegneria Edile di
Bologna, ha conseguito nel 2008 il titolo di Dottore di Ricerca con una
tesi relativa a Luoghi e Spazi del Sacro – Matrici Urbane, Archetipi
Architettonici, Prospettive Contemporanee per la Progettazione
di Spazi per la Cristianità. Assegnista di Ricerca in Architettura e
Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Architettura e
Pianificazione Territoriale dell’Università di Bologna è stato professore
a contratto di Composizione Architettonica e, attualmente, del Corso
di Architettura del Paesaggio e delle Infrastrutture presso la sede
della Facoltà di Ingegneria in Ravenna. Docente invitato presso la
Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna per il Seminario di Teologia e
Architettura, è membro della Comissione Diocesana per l’Arte Sacra
di Bologna. Dal 2008 è Collaboratore de Il Giornale dell’Architettura.
111
Fonti degli apparati iconografici
Prefazione - Giorgio Praderio
Pag. 15 e 17: immagini nell’archivio digitale del docente
I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea - Luigi Bartolomei
Pag. 18 fig. 1: http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Pisa,_Camposanto_monumentale.JPG?uselang=it
Pag. 18 fig. 2: fotografia di Peter Poradisch
Pag. 21 fig. 3, 4, 5: immagini dello Studio dell’Arch. Massimo Carmassi
Pag. 23 fig. 6: fotografia di Marco Introini
Pag. 23 fig. 7: fotografia di Ingrid Berniga Dotras
Pag. 29 fig. 8, 9: fotografie di Cristian Filippi, fornite dalla studio dell’Arch. Rinaldo Ciravolo
Pag. 29 fig. 10, 11: fotografie di Mauro Davoli, fornite dallo studio dell’Arch. Paolo Zermani
Pag. 31 fig. 12, 13,14: foto di Enrico Marchi
Pag. 31 fig. 15: fotografia dello studio BETarchitetti (di Daniele De Paz e Giacomo Ricci)
Pag. 35 fig. 16: http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=5450
Pag. 35 fig. 17, 18: fotografie di Luigi Bartolomei
Pag. 35 fig. 19: fotografie nella cartella stampa dell’evento di inaugurazione di Terracielo.
112