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Evoluzioni contemporanee

nell’architettura funeraria
a cura di Luigi Bartolomei
Evoluzioni contemporanee nell’architettura funeraria
volume curato da Luigi Bartolomei
con Giorgio Praderio e Tino Grisi

Impaginazione:
Tema Grafico - Casalecchio di Reno (BO) - www.temagrafico.it

La composizione grafica delle tavole illustrative dei progetti


di Camere del Commiato per Bologna
è a cura degli ingegneri Giacomo Rubin e Giulia Vincenzi

Stampa:
Tipoarte sas - Via Bertella 16/18 - 40064 Ozzano Emilia (BO)

Finito di stampare a Bologna il 22 marzo 2012

ISBN 978-88-907030-0-3
©CSO - Centro Studi e Ricerca per lo Sviluppo e la Promozione
delle Professioni del Funerario - 2012

Tutti i diritti sono riservati. Questo volume è protetto da copyright. Nessuna parte di questo
libro può essere riprodotta in ogni forma e con ogni mezzo, inclusa la fotocopia e la copia su
supporti magnetico-ottici senza il consenso scritto dei detentori dei diritti.
a Mariana Nitu
Indice
7 Presentazione
Carmelo Pezzino

9 Introduzione
Mauro Felicori

11 Parte I - Saggi
13 Prefazione
Giorgio Praderio

19 I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea


Luigi Bartolomei

19 Cimiteri
Note sui moderni sviluppi del tipo in Italia
Progetti recenti. Tre riferimenti
Laicizzazione della morte e ibridazione religiosa
Evoluzioni contemporanee nella figura dei cimiteri
Una nuova “urbanistica funeraria” per un nuovo radicamento territoriale

25 Crematori
Sviluppi storici e attuali modelli
Tre riferimenti nell’architettura contemporanea
L’espressione simbolica dei materiali: l’acciaio corten

30 Nuovi spazi per la ritualità funebre della società secolarizzata: Camere del Commiato e Funeral Homes
Camere del Commiato
Funeral Homes
Verso nuove concezioni spaziali

39 La forma della memoria. I layer del sacro funerario


Mariana Nitu

47 Lo spazio delle ceneri. Sulle chiese-cinerario


Tino Grisi
53 Parte II - Progetti
55 Camere del Commiato per Bologna
Premessa ai progetti
Luigi Bartolomei

57 Inquadramento dell’area

61 La forma fragile della memoria contemporanea


Lorenza Carà

67 Riflessi sull’acqua
Sara Campagna

73 Una verticalità laica


Francesco Loro

79 Frammenti per la definizione di un luogo


Giuseppe Cannizzo

85 Architetture paleoindustriali per celebrare la memoria nel nostro tempo


Marta Guaraldi

91 Morte e disgregazione
Ilaria Venturelli

97 Appendice - Sepolture
98 Il disegno e il paesaggio:
progetto di ampliamento per il Cimitero Comunale di Castelnuovo Rangone (MO)
di Luigi Bartolomei con A. Gallanti, G. Rubin, I. Lentini, G. Vincenzi

107 La memoria familiare


di Tino Grisi con F. P. Quaranta e A. D’Apolito

111 Profilo degli autori

112 Fonti degli apparati iconografici


Presentazione
Carmelo Pezzino - Direttore Oltre Magazine

Interrogarsi sui riti funebri oggi in Occidente significa indagare il senta la realizzazione su tutto il territorio nazionale, le Regioni che
rapporto con il rito di una società complessa, in gran parte seco- hanno già emanato proprie disposizioni sulla materia ne hanno già
larizzata, plurale dal punto di vista culturale, etnico e religioso. Una previsto, ed anzi caldeggiato, l’istituzione. Poi, e non è di secondaria
società non riconducibile ad altre che la hanno preceduta e di cui, importanza, perché il comparto delle Onoranze Funebri, per lo meno
pertanto, bisogna comprendere le specifiche esigenze: ecco quindi quegli Operatori che credono fortemente nella propria professionalità
che le Sale per il Commiato, rispondendo ai mutamenti intercorsi in e in un codice deontologico strettamente legato ad essa, sente come
termini di valori e di consuetudini, assumono valenze significative ed improcrastinabile l’esigenza di adeguarsi agli elevati standard delle
importanti sotto molteplici aspetti di ordine pratico, comportamentale, Nazioni più evolute e vede nello sviluppo di nuove figure professionali
etico e psicologico. (esperti in tanatoprassi, consulenti psicologi per l’elaborazione e la
Gli obitori degli ospedali (e delle case di cura e di riposo per anziani), gestione del lutto, cerimonieri,…) una grande opportunità di crescita,
spesso confinati in ambienti angusti, degradati e poco fruibili, acuisco- anche culturale, della categoria.
no il disagio e il dolore dei familiari, disagio e dolore che vengono spes- Pure il mondo produttivo del settore funerario e cimiteriale si è di-
so amplificati da comportamenti poco professionali, se non addirittura mostrato pronto, esasperando la ricerca e sviluppando soluzioni di
scorretti, di alcuni operatori. Gli appartamenti moderni, soprattutto nei avanguardia, nella tecnologia e nel design, utili a dare connotazioni
grandi contesti urbani, non consentono, per dimensioni, di dedicare precise ad un modello italiano che, ne siamo certi, si affermerà legitti-
uno spazio adeguato all’allestimento di una camera ardente: anche in mamente con il conseguente sviluppo, nel business e nella creazione
questo caso disagio e sofferenza dei congiunti vengono esasperati. di un qualificato mercato del lavoro, di un settore importante della
La scomparsa di una persona cara, quella improvvisa e quella in nostra economia.
qualche maniera annunciata da una malattia, vengono egualmente Poi, ancora, perché grazie ad esperienze vissute in Paesi altrettanto
vissute come un evento traumatico e necessitano di un idoneo sup- cattolici del nostro sono venute meno le resistenze della Chiesa che
porto psicologico e della migliore assistenza tecnica e logistica negli ha finalmente compreso come il rito del commiato eventualmente
adempimenti da compiere prima ancora che nella elaborazione del compiuto all’interno di queste strutture non sostituisce, ma integra,
lutto. Le diverse concezioni ideologiche e religiose, proprie di una la cerimonia religiosa tradizionale, permeando ogni atto compiuto dal
società che sempre più tende ad una multi etnicità, rendono neces- momento del decesso a quello della sepoltura di una religiosità umana
saria l’identificazione di un luogo utile ad ospitare adeguatamente prima ancora che liturgica.
atti di ossequio e cerimonie di commiato che permettano di vivere Infine, per il mutato atteggiamento della Pubblica Amministrazione
con intensità il tempo del dolore, in una dimensione di umanità e di che, se prima vedeva l’obitorio comunale quale unica possibilità
profondo rispetto per sentimenti, affetti, ricordi. operativa, oggi sembra avere sposato, come accade un po’ ovunque,
Non sono che alcune delle motivazioni, forse le più evidenti, fra quelle ipotesi di coesistenza, se non di collaborazione, fra imprenditoria
che rendono attuali e indispensabili le Sale per il Commiato. pubblica e privata.
Ma perché solo oggi queste esigenze sembrano trovare finalmente Non possiamo che manifestare gratitudine a Giorgio Praderio e a Luigi
concrete possibilità di risoluzione? Perché il nostro Paese, spesso Bartolomei per avere sollecitato l’intelligenza creativa di un gruppo
all’avanguardia, arriva adesso a progettare un qualcosa che altrove di studenti del cui lavoro, finalizzato ad offrire nuovi spunti per quelli
pare esistere da sempre? che saranno i futuri spazi della Memoria e del Ricordo, ci rendono
Innanzi tutto perché, in assenza di una legge quadro che ne con- partecipi con questa interessante pubblicazione.

Presentazione 7
Introduzione
Mauro Felicori

Mi occupavo da alcuni anni dei cimiteri storico-monumentali europei, sta cambiando il nostro rapporto con la morte e la memoria, cambia-
avevo fondato una associazione continentale che in breve tempo era mento che, sommato alla crescente propensione della cremazione,
stata capace di riunire le istituzioni e gli studiosi più impegnati nella renderà i cimiteri spazi sempre meno utilizzati, sempre più costosi
ricerca, nella salvaguardia e nel restauro di questi preziosi complessi in relazione agli usi, fossili più ancora che monumenti di un’epoca
monumentali, quando il mio singolare percorso si incrociò con il lavo- gloriosa, fastosa e magniloquente, ma in definitiva lunga poco più di
ro che Giorgio Praderio e Luigi Bartolomei stavano imbastendo sulla un secolo e mezzo.
“architettura del sacro” alla facoltà di Ingegneria di Bologna. A quali cambiamenti ci riferiamo? Alla rimozione del tema della morte
L’espressione porta subito alla mente l’edificio sacro per eccellenza, nella vita contemporanea, che sta anche facendo superare il culto dei
la chiesa. Ma Praderio e Bartolomei ebbero subito l’idea di inserire morti nello spazio del cimitero, rito ormai minoritario e a frequenza
anche i cimiteri all’interno del loro piano didattico, in modo del tutto annuale; alla soppressione, nelle coscienze, di ogni necessario col-
proprio, del resto, perchè in effetti si tratta proprio di “camposanti”, di legamento fra la morte e uno spazio, un monumento, un segno, fino
luoghi che hanno una chiesa al proprio centro, di spazi dedicati alla all’idea, che affiora in ambito settentrionale, della morte anonima, senza
questione centrale della fede, il passaggio dalla vita alla morte. Ma neanche un nome che ricordi il sepolto; ne sono segni la dispersione
anche altre ragioni potevano e dovevano indurre a tale scelta: l’essere, delle ceneri in natura, la semplicità dei sepolcri, degli stessi arredi.
le chiese e i cimiteri, sottoposti da decenni a processi di banalizzazione Giusto l’opposto, dunque, della borghese autocelebrazione che ha
architettonica, ad una standardizzazione banale e desacralizzante, fatto grande i cimiteri per tutto l’Ottocento. Di questi cambiamenti la
vittime delle ragione dell’economia e del risparmio rispetto al culto del cremazione è il naturale corollario funzionale, scelta economica piut-
soprannaturale e della sua grandezza. E, insieme, l’essere, le chiese e tosto che pomposa, economica e non costosa, dimessa e minimale
i cimiteri, più questi che quelle, certo, oggetto di un crescente allon- piuttosto che affermativa.
tanamento dalla vita quotidiana delle grandi maggioranze, colpite da Se queste sono le tendenze, che ne faremo dei grandi complessi
una secolarizzazione che nell’Occidente sembra non avere più limite monumentali che ereditiamo dai due secoli appena lasciati? Ce ne
al punto da preoccupare anche gli spiriti laici più attenti allo spazio faremo ben poco, ma saranno trasformazioni meravigliose se useremo
dello spirituale. E infine, e di converso, l’essere, le chiese e i cimiteri, il tutta la nostra intelligenza: se le ceneri di oggi saranno ricoverate nei
possibile oggetto di una rinascita culturale che, senza guardare indie- sepolcri storici restaurati ed adattati allo scopo, e le aree nuove e più
tro, riscopra gli uni e le altre come spazi dell’intera comunità, possibili banali ridisegnate, e trasformate in parchi e giardini; se cesseremo di
capolavori dell’umanità e per l’umanità, alla ricerca del senso di una costruire banali cinerari, e reinventeremo, con l’intelligenza e il disegno
spiritualità non reazionaria né regressiva dopo la crisi del moderno. di oggi, spazi ormai nel centro delle città, fra le poche aree di qualità
Furono interessanti gli incontri su a Ingegneria, nel bell’edificio collinare disponibili per la quiete e la riflessione.
di Giuseppe Vaccaro, e gratificante per me il confronto con Giorgio e Dentro questa ricerca, con Giorgio, Luigi e tanti altri, ci siamo bat-
Luigi, oltre che con gli studenti. tuti e ci battiamo perchè le migliori matite ricomincino a disegnare
In quelle sedute cercai di trasmettere ai ragazzi, in presa diretta e senza chiese e camposanti, che le migliori mani ricomincino a modellare le
alcuna mediazione manualistica, le riflessioni che venivo facendo mano sculture, che le anime più ricche pensino e ripensino ai luoghi che
a mano che cresceva la mia conoscenza dei cimiteri europei. non cesseranno mai di ricordarci quello che siamo e ci chiamano ad
La più forte, che tutte le riassume: la “morte del cimitero”, una tesi interrogarci - poco importa quale sia la risposta, sempre inadeguata
che sembra un gioco di parole in cui ho riassunto la lettura di come - su quello che saremo.

Introduzione 9
PARTE I

Saggi
Prefazione
Giorgio Praderio

Tracce di esperienza e refoli di memoria di cui facevo parte. Il progetto era una sorta di mero impianto di tratta-
Il volume che presento è curato da Luigi Bartolomei, che ne è coautore mento salme dove l’efficienza si riduceva ai tempi e modi di smaltimento.
con Tino Grisi, entrambi cultori del progetto architettonico cresciuti alle L’opinione contraria, anzi irata, della totalità dei membri della commis-
ricerche sullo spazio sacro che ho avviato da alcuni anni presso l’Univer- sione, portava a un totale diniego della proposta e all’invocazione di una
sità di Bologna, coinvolgendo studenti, laureandi e percorsi nel dottora- “soluzione rispettosa” dei defunti e dei viventi che anni dopo si sarebbe
to. I laboratori, sia a scala urbana (con oggetto Bologna ma altrettanto chiamata delle Sale del Commiato, di impronta laica.
estesi all’area Europea) che architettonica (laboratori di progettazione Ricordo anche la tumulazione di amici “scomparsi” nella monumentale
per studenti e workshop internazionali), stanno dando frutti maturi in Certosa di Bologna, dove la riconosciuta importanza dell’atto funerario si
questo momento di generale incertezza ermeneutica che ha investito esauriva appunto nella sola monumentalità del luogo, dunque in un evento
le architetture urbane e sta mutando in profondità la forma della città che accresceva il culto della “reliquia funeraria” senza la possibilità di
verso il post-secolare e multiculturale. I temi dei luoghi della memoria partecipazione emotiva a quella atmosfera di affetti, sentimenti e appar-
e delle architetture della commemorazione, che costituiscono l’oggetto tenenze che dovrebbero caratterizzare il commiato di una persona cara.
della ricerca che qui si presenta in un profilo sintetico, si propongono Ricordo ancora, per averla constatata e vissuta nella cerchia dei più intimi,
come indicatori complessi del passaggio strutturale in corso, con la la fuga dai grandi cimiteri a favore dell’inumazione in quelli più piccoli
trasformazione sistemica della ormai storica città delle modernità nella del forese domestico, di colline dolci e montagne dalle vette vertigino-
ipercittà globalizzata della post-modernità. se, di laghi conosciuti e marine di fascino. Episodi che accomunavano
Un approccio per lineamenti generali e parametri di misura degli epifeno- familiari, parenti e amici nella riscoperta e rinascita di una dimensione
meni che sovrintendono a tale passaggio e trasformazione rischierebbe di comunitaria minimale, colorata da silenzi attoniti o colloqui accennati,
portare il testo a scadere in una sorta di elenco, incapace di dare ragione comunque fuori dalla massa, dagli standard, da soluzioni stereotipate.
alle conseguenze attuali. Questi rischi di deriva sono evidenziati con Potrei proseguire con altri episodi ed esperienze, che attestano quanto il
intelligenza da Bartolomei prima di approdare, scopo del volume, a solu- commiato pretenda di essere un momento di incontro e dialogo, dunque
zioni architettoniche esemplificative del tema, attraversando interrogativi di parola: di quelle parole che, magari non dette in vita, acquistano il
esistenziali le cui risposte si spingono sino alla morfologia degli spazi. senso e il sapore di un superiore logos nel momento del trapasso, fuori
La considerazione che nutro per la nostra scuola politecnica mi induce dai consueti recinti di confessioni religiose o pratiche laiche che tra loro
piuttosto a tratteggiare un panorama di ricordi brevi, fatti significativi, faticano a comunicare e ad integrarsi.
eventi vissuti in prima persona, che, variamente sistematizzati e collocati,
hanno avvalorato la decisione iniziale di ritornare, attraverso le indagini Esperienze e intrecci
sullo spazio sacro, ai fondamenti dell’architettura e ai luoghi della memo- L’esperienza integrale (antropologica più che estetica) che l’uomo condu-
ria (sui quali particolarmente si spese Mariana Nitu) che sull’argomento ce nel proprio spazio di vita e con gli oggetti in esso presenti (comprese
e nel tempo hanno prodotto in me radicate convinzioni che riprendo in le loro virtualità figurative che chiamiamo percezioni) è alla base di ogni
questa occasione. architettura, comunque intesa e ordinata, e quindi della sua principale
derivata: la città. Quando si verifica una cesura definitiva in tale intimo
Per un logos rapporto, come nel caso della morte, si registra un decadimento strut-
Ricordo il progetto di cremazione delle salme presentato anni fa da turale della relazione tra l’uomo e lo spazio, tra l’uomo e l’architettura.
professionisti alla (allora) commissione edilizia del capoluogo emiliano, Questa è per eccellenza l’esperienza dell’uomo nello spazio e sullo spazio,

Prefazione 13
in un rapporto inscindibile e radicale, oggetto di inevitabili fluttuazioni e della propria collocazione esistenziale e spaziale. La relazione tra i viventi
sconvolgimenti nell’occasione della drammatica sottrazione di uno dei e lo spazio dei sepolcri incardina sul suolo punti privilegiati che tendono
suoi poli costitutivi. Se si osservano alla luce di tale valore aggiunto le ar- a ridefinirne l’abitare.
chitetture urbane, si ottiene un arricchimento che riverbera oltre l’intreccio L’arte funeraria è infatti una linea privilegiata d’azione perchè fa perno
relazionale e funzionale, verso quello sensibile ed emozionale, sorretto sull’istanza di perfezione, aggiunge fantasia alla realtà, tende a superare le
dai dualismi che ne marcano le esperienze: sofferenza ed affetti, sacro antinomie connaturate all’esperienza del lutto. L’ansia di bellezza dà volto
e profano, individualità e coralità, natura e artificio, decandenza fisica e e respiro alla voglia di assoluto e si propone di raggiungere i limiti superiori
materica contro sopravvivenze spirituali sperate o credute... dell’espressione umana anche perché sollecita soluzioni architettoniche
L’esperienza che l’uomo ha con l’altrui morte è paradossalmente espe- di particolare purezza, destinate ad appagare una domanda inesausta
rienza vitale perché, pur presentandosi come interruzione di vita e perdita di vita. È un percorso di ricerca dell’invisibile attraverso il visibile, come
di legami (certamente perdita della corporeità umana), esa si mostra lega- una lettura nelle pieghe delle città e nei vissuti parentali. Il visibile su cui
ta alla spiritualità di fondo che accompagna gli eventi, variamente coltivati si impostano le esperienze rivela l’oltre e rende possibile il disvelamento
nelle comunità laiche e religiose ma sempre accomunati dall’inevitabile di una superiore bellezza che si intuisce solo comprendendo e mescendo
istanza umana di “prolungare la vita oltre la vita”, in un’ottica di fede, nel angosce e appagamenti. L’invisibile completa il visibile, esprimendo il
ricordo e negli affetti o anche, e sempre più, in qualche universo “virtuale”, mistero dell’assoluto che già invoca il mistero dell’arte a rappresentarlo
con i nuovi affacci mediatici garantiti da una rete che si pretende sempre e rivelando nell’architettura, concepita come aspetto fattivo di un’arte
più abbracciare anche il mondo dei morti. abitabile, il passaggio dalla città terrena alla cittadinanza nei cieli.
Si tratta in ogni caso di “refoli di vita”, antiche e nuove vie della speranza Il cimento che accompagna l’uomo in tale percorso ne rivela il destino
escatologica, a sorreggere presenze che si vorrebbero trattenere, quasi e lo porta a trovare risposta nei luoghi, illuminati da nuovi significati alla
volendo ricoprire gli affetti di un manto protettivo efficafe nel momento luce della memoria, in un conforto che passa per meditazione e preghiera,
del trapasso, quando si varca la soglia dell’assoluto e si percepisce anche laica, in cui la morte viene offerta come soglia aperta sull’universo
l’impossibilità di vivere univocamente la “tragica bellezza” del momento. e non già come chiusura. Gli spazi di culto della memoria, sacri e profani,
si saldano così non in una sommatoria di situazioni, fedi e confessioni re-
Spiragli d’assoluto: visibile e invisibile ligiose, ma nella radicalità di un interrogativo escatologico comunemente
Il testo che presento fa emergere nella contemporaneità i lineamenti umano e che ovunque si configura in una tensione estetica ad offrirne
rituali funebri che si traducono in manifestazioni architettoniche e spa- una interpretazione materica e simbolica.
ziali e instaurano un mutuo rapporto (simbolico e sociale, ideologico e
metafisico, ontologico ed estetico) tra dormiente (defunto) e vivente. Verticalità potente e orizzontalità calma
Questa spiccata propensione dell’umano alla molteplicità del vissuto Non amo il contrasto duro (perché ideologico), tra l’uomo-atomo e
funebre non è stata del tutto perduta con l’avvento del materialismo uomo spirito e anima. Reputiamo che vada risolto anche nel progetto
storico e neppure troppo intaccata dalle novità tecnologiche intervenute architettonico il contrappunto che si genera tra tali visioni falsamente
con il trattamento delle salme (ritorno all’imbalsamazione da un lato e antitetiche, presenze o assenze oggi traducibili con evidente rimando
diffusione della cremazione dall’altro). Essa è alimentata dall’attitudine al linguaggio matematico nel rapporto tra infinità e zero, tra potenza
umana a coltivare la memoria e a tradurre materialmente in progetti le proiettiva e rifugio difensivo. Ritorna il dilemma tra architetture dell’as-
proprie esperienze di frontiera verso l’assoluto, anche facendo ricorso soluto, classiche e perfette (fuori dal tempo e dallo spazio) e architetture
alle capacità amplificate di rappresentazione tipiche del nostro tempo, del relativo e dei cicli di vita evolutivi, perfettibili e mutabili innestate
comunque convergenti nel tradizionale auspicio di una estensione del nel tempo e nello spazio a concretizzare in forme architettoniche l’al-
ciclo vitale oltre le soglie della permanenza corporea e materiale. L’uomo, ternativa tra naturalità organica o natura divina. Come rappresentare
infatti, è portato a indagare il mistero che circonda gli eventi funebri con il mistero e varcare la soglia più radicale dell’esperienza umana negli
l’intero arco delle proprie esperienze, ponendosi interrogativi radicali e organismi terreni di città e architetture? I dualismi e le contraddizioni
tentando risposte alla domanda d’assoluto in una nuova configurazione dell’interpretazione architettonica, oltre alla variabilità dei fenomeni del

14 Giorgio Praderio
Figura 1 - Il Parco di San Domingos de Bonaval a Santiago de Compostela ospita al suo interno una trincea sepolcrale antica che si presta a nuove attività e
integrazioni. Espressione di incontro convincente tra sacro e profano in un ambiente urbano di forte connotazione religiosa.

Prefazione 15
gusto dipendono anche dalla molteplicità delle visioni antropologiche. Le spegnersi disvela un orizzonte infinito di metafore, nel caleidoscopio
possibili soluzioni architettoniche sono quadri urbani e luoghi ambientali continuo di proiezioni e riflessioni del soggetto nell’oggetto e dell’oggetto
che tentano di accogliere l’integrità di ciò che intendiamo come persona, nel soggetto. La fertilità di questi assunti, che integrano sempre la visione
viva o defunta. In corrispondenza alla radicalità del tema e al suo coin- antropologica a quella architettonica, hanno trovato conferma quando si
volgimento emozionale si deve agire nell’intreccio tra elementi figurativi sono indagati i luoghi della commemorazione dei defunti, partendo dai
potenti (totem, guglie, verticalità) ed elementi figurativi calmi (orizzontali, persistenti tabù e censure che sull’argomento si registrano e resistono
masse giacenti, distese aperte, scrigni), tra condensazioni decisive e nella società laica e secolarizzata, impedendo quasi di investigare le op-
preminenti per le città (monumenti, spazi simbolici) e luoghi dipendenti e portunità che i nuovi ordinamenti stanno offrendo con la reintroduzione
più defilati di prospettiva antimonumentale, proiezione di ciò che occorre dei luoghi di memoria nelle città (vedi figure 1, 2 e 3).
ricordare pur nel dolore che procura il farlo (l’antimonumentalità recente
dei monumenti dell’Olocausto). Annodamenti ed espressioni traducibili Oggi il paradigma urbano è cambiato, la perdita del senso del sacro sotto
alternativamente in presenze o assenze urbane, che si rendono possibili l’incalzare di processi di secolarizzazione, ne è l’esito. L’allontanamento
grazie alla reintroduzione nelle città delle tombe, parzialmente già avve- dal mistero architettonico e lo svuotamento dello spazio umano ne sono
nuta con l’espansione delle periferie ben oltre i limiti suburbani individuati il corollario. Crollano antiche certezze (tipi, repertori, archetipi) o si ha il
dai recinti funerari di origine napoleonica. loro celarsi dietro nuovi miti e idoli formali, immagine di un panteismo
L’edificio “chiesa” è ascesi progressiva e comunitaria di uno spazio che immanente che al fascino della forma non pare sappia altrettanto con-
recinge l’opportunità di una ascesi mediante una liturgia condivisa. Il ci- notare la terribilità dell’evento. Ciò rende le “città reliquie” di sé stesse,
mitero religioso o le laiche sale del commiato celebrano invece la cesura accentuando il profilo funebre che si sposta dalle spoglie umane a quelle
della vita con la morte in una dimensione più singolare e personale che urbane. Le formule deboli che sono state introdotte da tali processi
quasi dischiude ad una “privatizzazione” del rito, nella dimensione fonda- regressivi con l’avvento di malintese istanze di uguaglianza svelano
mentale del silenzio. È questa la fonte dell’infinita inesauribilità ispirativa l’ambiguità e debolezza di una politica funeraria basata sul politically
dei temi della memoria, cimiteri e Camere del Commiato, proiezione di correct. Non si tratta di chiudere il cerchio della nuova Gerusalemme
processi che restano intimi, e comunque sintesi di sentimenti e ragioni, iperurbana in una forma immodificabile e prefissata nella sua tradizione:
di interiorità ed esteriorità. anche la città cristiana evocata allora da Michelucci, già Direttore di
questo Dipartimento, è per sua natura aperta alla sorpresa, alla novità,
Abitare alla tombe dei padri alla meraviglia, all’affratellamento che tutto fa convergere in recinti dei
Le argomentate e preziose riflessioni che sorreggono la narrazione di Luigi distinti, rispettosi della diversità, per cittadinanze riconoscibili in movi-
Bartolomei, contenute nel testo che si presenta, completate da un saggio mento, non per apolidi.
critico di Tino Grisi, colgono la maturazione che le ricerche condotte Dunque ci volgiamo verso un rinnovato paradigma (iperurbano?) dove
presso la Scuola di progettazione di Bologna hanno raggiunto. Il gruppo anche i luoghi di commemorazione dei defunti, variamente declinati,
accademico del Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale trovino non già un rifiuto ma un nuovo ruolo convergente verso zattere
(DAPT) che con coraggio ha affrontato il tema dei valori essenziali fon- di salvezza e dialogo tra la città dei viventi e quella dei dormienti. In tal
danti lo spazio per l’uomo nella Città, ha assunto lo spazio sacro come modo i processi di formazione di nuove cittadinanze, potrebbero essere
invariante dell’Architettura e parametro fondamentale a rivelarne l’aniso- coadiuvati e incentivati dalla condivisione nel recinto urbano dello spazio
tropia, alle diverse scale del progetto architettonico. L’architettura, a tutte più significativo dell’affezione religiosa, ovvero quello delle sepolture.
le scale ove essa interviene, ha la peculiare caratteristica di assorbire il Le prospettive che si aprono a partire dalla nuova legislazione in ma-
suo artefice. Ogni sua espressione coinvolge integralmente l’uomo, tanto teria di polizia mortuaria, delineano in tal modo la prospettiva di una
nella sua dimensione fisica che nella sua capacità percettiva, instaurando amplificazione dell’architettura funeraria in una vera e corrispondente
una relazione biunivoca di eccezionale unicità e rilevanza simbolica, che “urbanistica”, a mutare radicalmente non solo la relazione con i defunti,
si riflette in un dialogo cangiante con le cose, in un rimbalzare continuo ma le coordinate esistenziali dell’abitare e i meccanismi di appartenenza
tra soggetto ed oggetto che proprio nel morire, nell’allontanarsi e nello alla realtà urbana.

16 Giorgio Praderio
Figura 2 e 3
Vita quotidiana e loisirs nel complesso
di San Domingos de Bonoval.
L’antico cimitero, abbandonato dal 1960,
è stato trasformato in parco tra il 1989
e il 1995 con un progetto di Alvaro Siza
e Isabel Aguirre.

Prefazione 17
Figura 1
Campo Santo
di Pisa, 1277

Figura 2
Cimitero
Père-Laschaise,
Parigi, 1804

18 Luigi Bartolomei
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Luigi Bartolomei

Nonostante le differenze che nella ritualità funebre e nel comportamento nuovo tema architettonico e di paesaggio, dando corpo ad una esigenza
religioso si misurano tra nord e sud del Paese così come, a scala re- funzionale ormai condivisa dalla gran parte degli stati europei. Ciò che
gionale, tra città e campagne1, la forma più comune attraverso la quale in Francia era però risolto nei tracciati irregolari del giardino del Père-
il culto della memoria dei defunti si è innestato nel profilo paesistico Laschaise (figura 2), in una monumentalità affidata alle singole tombe
italiano è il recinto murario dei cimiteri. Nell’intento di evidenziare mo- e globalmente solennizzata dal patrimonio immateriale delle figure dei
derni rivolgimenti negli spazi per la commemorazione funebre nelle città grandi di Francia ivi traslati7, prende forma in Italia in un paesaggio di
contemporanee, pare pertanto opportuno avviare le presenti riflessioni pietra, nel segno del muro, dell’arco, dei portici e nei nuovi temi della
proprio da questi elementi per giungere a delineare nuove esigenze e pedonalità urbana - le gallerie8 - che nei contesti cimiteriali rinunciano
nuove figure nelle architetture della memoria in vista di loro prossime alla snellezza delle sezioni garantite dai nuovi portati della tecnica (ve-
evoluzioni. tro e ghisa), per conservare nell’apparenza lapidea il volto tradizionale
della perennità9.
La città dei morti si costruisce così a immagine della città dei vivi, repli-
candone ovunque, in versione solenne, gli ambiti della vitalità pubblica,
Cimiteri
e se oltralpe essi sono appunto quelli arcadici dei parchi e dei giardini
Note sui moderni sviluppi del tipo in Italia nell’agorafobia ancora dominante del periodo post-rivoluzionario, nei
Dopo l’editto di Saint-Cloud, emanato da Napoleone nel 1804, le prin- centri italiani essi sono piazze, strade e i luoghi principali della nostra
cipali città d’Italia si impegnarono in una iniziativa edificatoria senza storica socialità politica. La tradizione funeraria italiana non conduce
precedenti volta alla costruzione di grandi complessi cimiteriali ben oltre perciò a “Grave-yards” (letteralmente: giardino dei sepolcri), piuttosto
le istanze igienico-sanitarie diffuse dall’età dei lumi e già tramutate in ad edifici, in una predilezione per il costruito ad ordinare e asservire i
legge a partire dagli anni ottanta del ’700 nei principali stati europei2. singoli monumenti funebri in piani organici, nei quali l’architettura del
La preoccupazione per la salute pubblica fu piuttosto l’occasione per cimitero emerge come manufatto unitario, di spiccato valore rappre-
una risposta aulica e monumentale al tema della conservazione della sentativo e paesistico.
memoria, svelando improvvisamente settori della progettazione che
l’architettura aveva riservato alle esercitazioni d’accademia e all’utopia3. Progetti recenti, tre riferimenti
Bologna anticipava la legislazione napoleonica facendo dei chiostri Le precedenti considerazioni travalicano l’esperienza storica10, man-
della Certosa, soppressa nel 1799, la sede del proprio cimitero mo- tenendo la propria validità anche nelle manifestazioni contemporanee.
numentale; seguirono poi i cimiteri di Genova, Brescia, Parma, Torino, A riguardo del cimitero pisano di San Michele agli Scalzi, (figure 3) per
Verona, Napoli4, Roma, Firenze5 e tutti, pur nella diversità e originalità esempio, è lo stesso progettista, Massimo Carmassi, a definirne le ar-
delle invenzioni tecniche e d’architettura, furono occasioni per ribadire chitetture con l’attributo di “urbane”, distinguendole in strade, piazze,
un gusto tutto italiano per le masse e il costruito che nel Campo Santo edifici, logge, rampe11. Il progetto è un insieme di forme semplici, por-
di Pisa (figura 1) aveva il proprio antesignano e ora trovava il proprio zione di geometrie perfette in cui la lezione di Louis Kahn si percepisce
modello6. lontana, epurata da ogni accento di magniloquenza monumentale.
Il movimento di periferizzazione dei cimiteri diveniva occasione per un Forme elementari si susseguono in aderenza al perimetro del Cimitero

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 19


esistente, definendo un percorso che nell’angolatura con cui si posi- nell’analogia alla natura ma nell’uso e nella consunzione degli oggetti, il
zionano gli elementi costruttivi (particolare di assoluto rilievo) pare fare progetto per “la città dei morti” diventa una interpretazione della morte
memoria dell’architettura dei giardini all’italiana. Le foglie sono mattoni e della città, nel prevalere di una dimensione sociale e politica del lutto
le siepi muri in laterizio, ma il percorso ha le stesse valenze di maraviglia coerente con la tradizione italiana e portata agli estremi in un’interpre-
e scoperta che furono dei giardini rinascimentali o della sequenza di tazione del tempo presente, nell’accenno a case e fabbriche in cui si
geometrie perfette e diverse che Leon Battista Alberti suggeriva come è spento ogni alito di vitalità produttiva. La solennità del luogo non è
percorso dello stupore all’ingresso dei palazzi. così il risultato di una ieratica geometria delle forme, quanto piuttosto
La diversità della geometria compositiva nell’unità figurativa e co- l’effetto delle relazioni tra i volumi: la loro desolata nudità e il loro ab-
struttiva del laterizio prosegue nell’opera di Massimo Carmassi coin- bandono costruiscono uno spazio che, istante per istante, pare fissato
volgendo i risultati più recenti, ancora custoditi nella razionalità di un nell’attesa silente di un compimento. Così, seppure al di fuori di una
ordine urbano, tanto nella ortogonalità verticale di logge e ballatoi del esplicita e chiara visione teologica, il Cimitero San Cataldo presenta
nuovo ampliamento del Cimitero Comunale di Arezzo (figura 4), quanto una fortissima tensione escatologica.
nell’orizzontalità aperta dell’ultimo cimitero realizzato a San Piero a
Grado (Pisa, figura 5) in una articolazione di percorsi e piazze protetti Laicizzazione della morte e ibridazione religiosa
da un arco di cerchio in laterizio, oltre il quale il paesaggio si affaccia. L’opera di Aldo Rossi è un’interpretazione artistica nei mezzi dell’archi-
La continuità con la città storica nel segno del mattone ricorre anche nel tettura dei processi di vita e morte nella città contemporanea. Come
quinto ampliamento del cimitero maggiore di Voghera, (figura 6) opera accade per i prodotti dell’arte, esso esaspera tendenze che sono co-
di Antonio Monestiroli, il cui principio di ordine e unità è precisamente muni alla generale temperie culturale, condensandole in forme che le
definito in un nuovo ingresso a pianta quadrata, aperto verso la strada servano e le significhino.
d’accesso come un cortile d’onore di impianto scenografico e chiuso Il cimitero modenese è così forse l’esempio più opportuno per tentare
sugli altri tre lati dalla cornice delle gallerie con lapidi mute, bianche tra una sinossi tra forme dell’architettura ed esigenze, funzioni, costumi e
gli elementi in laterizio, graffiate ciascuna solamente da una semplice riti dell’attuale società urbana.
croce12. La lezione di questo spazio è così esibita: al confine con la È ben evidente che, quanto al conforto religioso, il San Cataldo di
città, la rappresentazione della memoria perde le sue connotazioni Modena non ne offre alcuno; esso non è uno spazio conciliato e neppure
individuali e diventa celebrazione monumentale, collettiva e pubblica conciliante rispetto al lutto, rivelando così magistralmente il disagio
mentre l’individualità della sepoltura si trova alle spalle della grande estremo della città contemporanea di fronte all’evento della morte.
corte, nelle gallerie, a un’altra scala architettonica, dove si riguadagnano Se l’architettura italiana dei cimiteri è sempre stata una purificazione
proporzioni domestiche di fronte alla unicità della singola tomba. dell’architettura urbana coeva, il progetto di Aldo Rossi lo è con impec-
In relazione ai rapporti tra città dei vivi e città dei morti, è tuttavia nel cabile coerenza e senza buonismi: scheletrificata l’ossatura delle città,
progetto di Aldo Rossi per il San Cataldo di Modena (figura 7) che si esso mostra come sia difficile dare in esse conforto all’evento del lutto.
dischiude la massima dialettica evocativa tra forme della memoria e Il Cimitero di Modena si pone così all’estremo di un processo di pro-
città contemporanea, in una interpretazione panica e indubbiamente gressiva laicizzazione della memoria e del morire13 che, decaduto il
drammatica dell’intera condition humaine che in essa si esprime. Il dominio della Chiesa sulle sepolture, si è gradualmente affermato a
vivere e il morire vi sono riflessi e drammatizzati nella medesima sola- partire dall’editto di St. Cloud14.
rità statuaria e metafisica dei quadri di De Chirico. Il san Cataldo è un La struttura dei cimiteri non ha più alcuna attinenza con lo sfondo te-
prolungamento della città e al contempo una sua scarnificazione, con ologico necessario a giustificarne la radice etimologica. Piuttosto che
la sua struttura cubica centrale che pare il residuo osseo di una vitalità “dormitori” essi sono “città dei morti” ossia “necropoli”, al contempo
estinta, senza più tetto, senza serramenti, senza solai. La città viene qui in continuità e in opposizione alla città dei vivi, secondo un’attitudine
celebrata come reliquia, rappresentazione desertificata e pittorica dei che non ha le proprie radici nella cultura cristiana ma in una più remota
rapporti di produzione e delle condizioni esistenziali della vita moderna. cultura pagana che, allontanati i sepolcri dall’ombra delle chiese, è
E poiché nella città industriale la ciclicità di vita e morte non si misura più tornata ad affiorare nuovamente dai recessi più remoti in cui era stata

20 Luigi Bartolomei
3 4

Figura 3
Massimo Carmassi,
Ampliamento
del Cimitero di San
Michele agli Scalzi.
Particolare dei percorsi

Figura 4
Massimo Carmassi,
Ampliamento
del Cimitero
Comunale di Arezzo.
Progetto: 1993-95;
realizzazione I° lotto:
1999-2004

Figura 5
Massimo Carmassi,
Ampliamento del
Cimitero di San Piero
a Grado, Pisa,
1983-2002
Assonometria
generale

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 21


confinata. D’altra parte, sebbene ancora oggi il rito che prevalentemente tura occidentale, la più radicale a sancire una differenza tra un “dentro”
accompagna i defunti europei alle sepolture sia quello cristiano, gli e un “fuori”, tra un luogo dell’identità, preciso e determinato, e uno
spazi che ne tramandano la memoria sono assai differenziati tra il sud spazio altro all’intorno, infinito e amorfo, confuso e isotropo. I cimiteri
e il nord dell’Europa15 e, nonostante il fatto che sia il contesto agreste riprendono la forma del recinto nella sua significazione più radicale
o boschivo dei cimiteri nord-europei, che quello costruito e pseudo- e primitiva, non come limite a proprietà terriere o catastali, ma come
urbano dei meridionali siano stati interpretati alla luce del messaggio cintura posta a dividere nettamente il territorio tra sacro e profano, in
cristiano (rispettivamente come il Giardino dell’Eden e la città di Dio), una differenza sostanziale e qualitativa tra il luogo recintato e lo spazio
ciò non distoglie dal vedere in questi “lieux des memoires” forti con- circostante19. Il recinto è la forma materiale dell’istituzione di un centro,
nessioni con tradizioni pre-cristiane e gusti locali assorbiti e tramandati ovvero la delimitazione attraverso la quale si sottolinea e si distingue
nei gesti del rito funebre. l’intersezione tra l’orizzonte terrestre ed un asse verticale, irrinunciabile
Il complesso sincretismo connesso alla ritualità funebre è dimostrato alla determinazione essenziale del proprio abitare.
nella grande diversificazione delle tradizioni nei contesti regionali, sot- L’attuale legislazione cimiteriale impone e tramanda strutture archeti-
tolineata e permessa in Italia e in Europa tanto dalla legislazione laica piche dello spazio costruito, la cui cogenza non si giustifica in ragione
che da quella ecclesiastica. Se, per quanto riguarda il diritto civile, di insopprimibili esigenze funzionali, ma piuttosto nel perpetuarsi di
l’assenza dei regolamenti d’attuazione alla recente legge 130/2001 ha forme fossili della percezione spaziale tanto radicate e condivise da
permesso alle Regioni di emanare leggi in materia funeraria e polizia emergere con naturalezza anche nelle prescrizioni normativa: quattro-
mortuaria tenendo conto anche delle culture e tradizioni regionali, per milaseicento anni dopo Sakkara, la città dei morti si annuncia con la
quanto riguarda l’ordinamento ecclesiastico la predisposizione dei riti medesima figura spaziale.
esequiali in attuazione dell’Ordo Exequiarum del 1969, è demandato All’identità del profilo paesistico non corrisponde però l’omogeneità
alle Conferenze episcopali nazionali, anche in questo caso favorendo dei suoi contenuti. Infatti, se un tempo tutti i sepolti nei sacri confini di
una declinazione locale del rito e della liturgia. una necropoli riposavano nella stessa religione e in attesa del mede-
In Italia, il “Rito delle Esequie” approvato a seguito della riforma liturgica simo eschaton, i cimiteri contemporanei non sono caratterizzati dalla
post-conciliare16, afferma: “Nel celebrare le esequie dei loro fratelli, i stessa uniformità, ed essendo per la gran parte di competenza e pro-
cristiani intendono affermare senza reticenze la loro speranza nella vita prietà comunale, si propongono aperti alla sepoltura di tutti i cittadini,
eterna; non possono però né ignorare né disattendere eventuali diversità indipendentemente dall’appartenenza religiosa di ciascuno. La mixitè
di concezioni o di comportamento da parte degli uomini del loro tempo dell’attuale compagine sociale ha così il suo doppio nell’analogo metic-
o del loro paese. Si tratti quindi di tradizioni familiari, di consuetudini ciato dei recinti sepolcrali. All’unicità del recinto tende così a sostituirsi
locali o di onoranze funebri organizzate, accolgano volentieri quanto vi un recinto di recinti, in ottemperanza agli accordi già in essere con le
riscontrano di buono…”17. È lo stesso rituale romano ad aprirsi dunque comunità religiose di storico radicamento sul territorio nazionale20 e in
alla possibilità di sovrapposizioni simboliche e incorporazioni rituali: attesa delle prossime intese con i buddhisti, gli ortodossi, gli induisti,
in certa misura questa disponibilità alla contaminazione può essere e con la comunità islamica21. All’apparente unicità del recinto sacro, va
considerata all’origine della ibridazione religiosa dei recinti cimiteriali così sostituendosi la sua parcellizzazione interna, in un indebolimento
contemporanei. del suo valore simbolico e religioso proporzionale al numero di confes-
sioni ospitate perché su di esse uniformemente distribuito.
Evoluzioni contemporanee nella figura dei cimiteri In assenza di una inversione di tendenza, la prossima conformazione
In Italia il segno fisico attraverso il quale la struttura cimiteriale si inne- dei cimiteri sarà perciò paragonabile alle “multi-chiese” degli aeroporti,
sta nel paesaggio è quello del recinto. Esso resta sempre ben visibile laddove a una unica aula “del silenzio” o “della riflessione” o a un solo
e individuabile, tanto per l’altezza obbligatoria di almeno 250 cm dal spazio interconfessionale, si sono preferiti recinti nel recinto e divisioni
piano esterno di campagna, quanto per l’isolamento nel quale la legge in cartapesta, a ricavare nell’invaso previsto per i servizi religiosi, un
prevede esso sia tenuto dai centri abitati e dagli edifici circostanti18. grappolo di cellette ciascuna corredata della sua manciata di simboli per
Viene così ripresa una forma elementare e fondamentale dell’architet- garantire a ciascun fedele il proprio “ecosistema” minimo di preghiera.

22 Luigi Bartolomei
Figura 6
Antonio Monestiroli,
V° Ampliamento
del Cimitero Maggiore
di Voghera, 1995-1996

Figura 7
Aldo Rossi,
Cimitero di Modena
San Cataldo,
progettato
con Gianni Braghieri
nel 1971
Inizio costruzione: 1978

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 23


Si tratta evidentemente di casi in cui le buone intenzioni del progettista dei loro confini come di un ambito cumulativo e spersonalizzante di
hanno promosso una risposta funzionale a un problema di cui si è sotto- sepolture di massa, ne raffreddano alquanto la relativa attrattività. Se
valutata la complessità semantica. Non diversamente, la contiguità dei in ambito laico l’affidamento personale delle ceneri o la loro diffusione
recinti sepolcrali relativi a diverse tradizioni religiose, corrisponde agli in natura, possono in taluni casi interpretarsi come fuga da soluzioni
esiti di una situazione che si è determinata storicamente, ma che non sepolcrali percepite come anguste, in ambito cristiano sono le comu-
ha ragion d’essere nel piano essenziale delle valenze simboliche, teolo- nità parrocchiali a cominciare a dimostrare una particolare attenzione
giche e rituali che pure dovono essere tenute in debita considerazione per le spoglie mortali dei propri defunti. L’attuale legislazione consente
nel caso delle sepolture. E nemmeno si può demandare all’architettura infatti la ripresa di una tradizione secolare nella possibilità di ricollocare
la determinazione di una soddisfacente unità figurativa tra le parti: nelle chiese, mediate colombari, le urne cinerarie dei fedeli defunti.
un’identità debole dell’oggetto e delle sue ragioni costitutive avvilisce Questa opzione, che si è già concretizzata in alcune chiese di ambito
altrettanto la possibilità di trarne una matura e aderente interpretazione tedesco26 e, in Emilia Romagna, nella cripta cineraria della Parrocchia
spaziale, e lascia piuttosto il tema aperto al gesto libero, suadente ma di Montecalvo (Bologna), mantiene un motivo di particolare compiaci-
improvvisato, dell’archistar di turno a superare la latenza del significato mento ecclesiale e liturgico, perché nell’unione esibita tra comunità dei
con la pretesa di un suo gesto riconoscibile e significante. vivi e comunità dei dormienti è così dato al credente di sperimentare
Nella crescente disaffezione verso la religiosità tradizionale e nell’impos- la compiutezza e l’universalità della dimensione ecclesiale cui egli
sibilità di giustificare la conurbazione religiosa dei grandi cimiteri urbani partecipa, accresciuta dall’intima consolazione che può concedere
con adeguate considerazioni di carattere teologico-rituale, non stupisce la consapevolezza di abitare per sempre il luogo più caro della popria
che prevalga di questi una immagine spersonalizzante e negativa, con affezione religiosa.
conseguente ricerca di ambiti o modalità alternative di sepoltura. Le prospettive che si aprono a partire dalla liceità dell’affidamento a
privati delle ceneri di persone defunte, potrebbero significativamente
Una nuova “urbanistica funeraria” mutare la geografia delle aree cimiteriali nei contesti urbani e, conse-
per un nuovo radicamento territoriale guentemente, quella dell’abitare. Considerato infatti che è proprio di
Rispetto al pronostico di questo scenario a venire, ossia di una spartizio- tutte le culture religiose, e anche delle più recenti associazioni di atei
ne geometrica degli attuali recinti cimiteriali tra le comunità dei credenti, e agnostici, occuparsi dei rituali funebri e delle sorti ultime dei propri
la situazione attuale si dimostra intermedia e di maggiore ambiguità. membri, qualora le comunità che ammettono la cremazione si incari-
Infatti, se i recenti comparti assegnati alle nuove comunità religiose caricassero della adeguata custodia delle ceneri, si delineerebbe un
sono ambiti cultualmente omogenei con sepolture e simboli di una sola panorama nuovo nell’urbanistica funeraria che potrebbe sostituire
e precisa confessione religiosa, la parte storica dei cimiteri, quella di all’ormai insostenibile espansione delle aree cimiteriali, una distribu-
tradizione cattolica, viene intesa al contrario come uno spazio fluido, zione puntuale di piccoli cimiteri, ciascuno coerente al proprio credo
disponibile a nuovi sincretismi e contaminazioni nei vuoti lasciati dal non solo nell’interno apparato simbolico-figurativo, ma anche nella
progressivo contrarsi del radicamento della popolazione alla religiosità collocazione urbana, che l’assenza di restrizioni normative permette
tradizionale22. Cadute inoltre le difese che derivavano al cattolicesimo di situare liberamente.
dalla sua qualifica di religione di stato23, e data solo ai culti diversi da Una simile nuova costellazione di custodie sepolcrali sarebbe gravida di
quello cattolico la possibilità di richiedere reparti separati nei cimiteri24, conseguenze: ciò che per la chiesa cattolica costituirebbe una indubbia
sono proprio i vecchi recinti cimiteriali a soffrire della maggiore crisi opportunità pastorale27, potrebbe essere per la città l’occasione di esor-
identitaria e a presentarsi inermi alla coabitazione con i nuovi spazi cizzare un “tabù”28, in un movimento inverso a quello che ha ostracizza-
della “morte laica” quali il “giardino delle rimembranze”, per i nuovi riti to la morte prima dalle mura urbane, poi dalle espressioni linguistiche
di dispersione delle ceneri, e le “camere per il commiato”, ambiti del e quindi dai pensieri, per vederla spesso ritornare in modo sotterraneo
tutto privi di connotazioni religiose e fruibili senza discriminazioni da come inquietudine, fantasma o addirittura ossessione patologica.
chiunque ne faccia richiesta25. Riconciliare la società contemporanea con il carattere ineluttabile della
L’incoerenza religiosa degli attuali cimiteri urbani, e la percezione diffusa morte, pare oggi agli operatori socio-sanitari e ai diversi professionisti

24 Luigi Bartolomei
che operano nell’ambito della cultura e dell’educazione pubblica, tra
Crematori
le più urgenti priorità per favorire un miglioramento della qualità della
vita, ritrovando nella vecchiaia, nella malattia e specialmente nella morte Sviluppi storici e attuali modelli
momenti fondamentali per affermare il carattere integrale della dignità L’ammissibilità della cremazione da parte della Chiesa Cattolica,
dell’esistenza in tutte le fasi della sua storica espressione significante. pronunciata nell’istruzione De Cadaverum Crematione della Sacra
Riaprire ambiti urbani alla possibilità di custodire le spoglie mortali dei Congragazione del Sant’Uffizio nel 196330, ha certamente contribuito
cittadini, significa riammettere la morte nella vita pubblica e recuperarne ad avviare un trend di crescita a favore di questa pratica in Italia.
la visibilità, in una tendenza contraria a quella che oggi ha spinto a con- Inoltre i nuovi scenari che si sono aperti in seguito alla liceità della
finare i riti delle esequie in orari scomodi e la morte quanto i morenti in conservazione privata delle ceneri o addirittura della loro dispersione
comparti chiusi e specializzati. Una nuova disseminazione del territorio in natura, hanno fatto della cremazione la via privilegiata per sfuggire
mediante strutture di custodia sepolcrale in affidamento alle parrocchie alla tradizionale tumulazione nei comparti cimiteriali urbani, da più parti
o in adiacenza alle sedi delle diverse comunità religiose, costringereb- percepiti come anonimi e spersonalizzanti.
be ad una nuova emersione della dimensione del lutto nel paesaggio Queste tendenze determinano così l’insufficienza degli attuali impianti e
urbano, incoraggiando una riappropriazione sociale del tema, oltre il l’urgenza di nuovi crematori ad assolvere non solo le esigenze funzionali
buonismo e l’ipocrisia oscurantista dell’attuale politically correct. dell’incenerimento delle salme, ma anche quelle spirituali ed emozionali
Una simile prospettiva, di ritrovata condivisione dello spazio urbano tipiche della commemorazione e dell’estremo saluto ai defunti.
tra vivi e defunti, con la ripresa di riti di commiato e sepoltura diffusi Nei crematori la separazione fisica dalle spoglie mortali si radicalizza,
nei contesti di quartiere, modificherebbe certamente anche il carattere e in questo senso, tra le architetture cimiteriali, esse sono senz’altro
dell’abitare. Si proporrebbe in tal modo uno stravolgimento dei mec- quelle che più ne enfatizzano il carattere di soglia e limite. Se nei casi
canismi di radicamento al territorio da una dimensione economica ad di tumulazione e inumazione il cadavere e la fisionomia del defunto
una etica, capace di confortare l’inquietudine esistenziale dell’uomo non vengono eliminati, ma sepolti, e quindi nascosti, (in una possibile
moderno (come mai sono io, qui, ora?) non nel piano dell’affezione, analogia tra il graduale assorbimento del corpo nella terra, e quello
ma in quello esistenziale dell’appartenenza. del lutto nella memoria), nel caso dei crematori, la sembianza fisica
All’attuale isotropia dello spazio urbano29, che riduce la localizzazione della persona viene integralmente e repentinamente distrutta, in una
dell’abitare a considerazioni di pressoché esclusivo carattere economi- trasformazione chimica irreversibile che ne elimina ogni riconoscibilità
co, la presenza di un sistema diffuso di ambiti sepolcrali, opporrebbe e ne consegna i resti in forma pulviscolare, nell’annientamento di ogni
uno spazio radicalmente anisotropo, nell’improvvisa comparsa di una continuità con la precedente physis. L’affezione alle ceneri e la con-
dimensione verticale presso la quale sarebbe possibile risiedere in un vinzione che esse siano la persona amata, si fonda dunque solo sulla
radicamento sostanziale alla terra, nella progressiva strutturazione di fiducia verso il processo che ne procede all’incenerimento, ovvero alla
legami storico-simbolici trans-generazionali. Sarebbe possibile abitare trasformazione chimica mediante combustione.
presso le tombe dei padri. Poiché dunque il crematorio condensa e compie in pochi istanti quel
É facile prevedere un conseguente e radicale mutamento dei mecca- processo di corruzione del corpo che potrebbe altrimenti impiega-
nismi di affezione al territorio, con probabili conseguenze perfino sulla re decenni, esso si configura come soglia severa e definitiva della
lingua e sulla pronuncia del nome, suggerendo della città un’immagine memoria della fisicità del defunto. La cremazione si dimostra così
a tutto tondo, già propedeutica, come un tempo, ad una sua personifi- particolarmente richiesta in quei casi in cui la subitanea sparizione del
cazione come soggetto attivo dotato di capacità attrattiva individuale corpo intende quasi esorcizzarne la fragilità, nello sforzo di ricondurre
non negoziabile e nemmeno cedibile. La diffusione delle custodie se- alla mente l’immagine integra dell’amato, oltre il deterioramento di
polcrali nel seno nelle realtà urbane potrebbe essere così all’origine di stadi finali patologici e deformanti. Il suo valore di soglia, la struttura
un rafforzamento dei vincoli di cittadinanza, sia tra i singoli cittadini e del crematorio la acquisisce e la interpreta anche nella conformazione
la città, che dei cittadini tra loro, in un potenziamento del locale in una architettonica, accostamento antitetico di due mondi: da un lato quello
società per il resto ampiamente globalizzata. caldo e complesso delle relazioni umane e del cordoglio, dall’altro

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 25


quello freddo e meccanico dell’impianto di combustione. L’architettura dell’edificio, aulico rivestimento nell’immagine di un campanile del
del crematorio si erge a partire dal paradosso di questo accostamen- camino necessario all’impianto cinerario.
to brutale tra il legno del feretro e il metallo dell’inceneritore, tra lo Alla luce dell’esperienza europea del ‘900 il tema dei crematori si
spazio umano del cordoglio e quello tecnico della combustione, in un arricchisce a tal punto di valenze simboliche e sociali da presentarsi
intreccio di valenze semantiche che nella improvvisa sottrazione del al contempo come un’opportunità ricchissima e di straordinaria deli-
feretro vedono dischiudersi la speranza o l’illusione di un “oltre” che catezza ad esercizio dell’azione progettuale.
dalla bocca del forno inevitabilmente riceve una ambigua e polisemica Naturalmente, laddove la complessità e la pluralità delle implicazioni
significazione. semantiche non si vogliano o non si sappiano prendere in conside-
La pur breve tradizione31 di questi edifici ha sempre cercato di am- razione, vi è pur sempre la possibilità di annegare la nuova eventuale
mansirne la rudezza degli accostamenti e di mitigarne il riverbero costruzione nell’anonimato tipico dell’edilizia media, con progetti che
semantico. Strategia comune agli esempi storici è il nascondimento sapranno certamente aderire alla normativa vigente per la funzione
dell’impianto nelle forme più auliche e solenni dell’architettura, a privi- accolta senza esserne in alcun modo espressione.
legiare l’eclettismo nei primi vent’anni del secolo XX32 ed aprendosi alle Accade così che quella che potrebbe essere per l’architettura contem-
forme pure del razionalismo monumentale nell’età dei totalitarismi33. poranea un’importante occasione d’interpretazione critica del proprio
Ciò che tuttavia porta i crematori nell’interesse della ricerca figurativa tempo, nello scandalo che provoca la morte oggi, resta piuttosto alla
e architettonica contemporanea, è la necessaria e inevitabile rein- periferia del discorso architettonico, con esempi puntuali e distanti che
terpretazione del tipo in seguito alla seconda guerra mondiale. Nella quasi impediscono un ragionamento organico o l’evidenza di tendenze
necessità di dotarne i moderni comparti cimiteriali, non è possibile comuni. Si tratta di un tema di trincea, i cui pochi esempi riguardano
prescindere dalla tragica memoria dell’Olocausto a cui la loro figura emersioni puntuali che hanno avuto, in molti casi, limitata diffusione.
e persino il loro nome è irrimediabilmente connesso nella coscienza La tendenza comune evidenzia, coerentemente con le premesse qui
collettiva e storica della popolazione Europea. espresse, una comprensibile ritrosia all’esibizione della componentisti-
Il resto dell’architettura dei campi di lavoro e sterminio era in legno ca funzionale e il totale abbandono della preminenza del camino. Anche
e lamiera e in molti casi, delle baracche, non resta che la base e la negli esempi che si pongono in continuità storica con l’espressione
loro impronta nel suolo34. Ciò che rimane sono invece i camini e l’ar- monumentale del tema, la valenza di tempio è sottolineata in opposi-
chitettura in muratura dei crematori. L’antitesi più radicale e assoluta zione a quella di forno mediante architetture di elementi semplici, in cui
della produzione di massa fu l’architettura dell’annientamento umano la povertà è assunta come valore spirituale ad esaltare l’essenzialità
di massa, che assurge inevitabilmente a simbolo dello scivolamento dell’evento che si celebra e che, dopo il novecento, non ammette più
della produzione in serie nella sua perversione e nel suo opposto, ossia alcuna mediazione ornamentale.
nella distruzione in serie, nello sterminio.
Lo shock che la popolazione mondiale e specialmente europea ha su- Tre riferimenti nell’architettura contemporanea
bito in seguito alla divulgazione delle fotografie di Dachau, Auschwitz, Di quest’ultima tendenza, verso una ripresa del carattere aulico del
Birkneau è stato tale da mutare radicalmente il globale approccio tema, pur nella totale diversità dei linguaggi, sono esempio tanto il
percettivo all’architettura dei crematori. Anche il tempio crematorio di Tempio Crematorio di Brescia35 quanto quello di Parma, realizzati
Peter Behrens in Hagen (1911-12), elegante architettura di un post- rispettivamente nel 2004 e nel 2008 da Rinaldo Ciravolo e da Paolo
modern ante litteram, non può sfuggire a una reinterpretazione alla luce Zermani.
dell’esperienza storica europea e così, nonostante l’equilibrio di forme Il primo caso (figure 8 e 9) enfatizza il carattere rituale dei percorsi, fino
geometriche semplici maturato sulla lezione delle proporzioni divine a condurre il corteo di fronte alla sala principale, resa solenne da un
del rinascimento italiano e dell’architettura fiorentina di San Miniato al pronao d’ordine gigante costituito da nove vele in bachelite e legno, a
Monte, pare anch’esso investito da un’atmosfera d’impalpabile timore giocare a contrasto con la facciata bianca. Accostamento materico e
e da una cupa diffidenza che l’autore non poteva certo prevedere formale fieramente contemporaneo, l’ingresso trae dalla diversa incli-
avesse un giorno incusso la solenne struttura tetragona della torre nazione dei setti in acciaio un dinamismo sensibile al mutare della luce

26 Luigi Bartolomei
del giorno. L’interno ricerca vibrazioni metafisiche in una sottolineatura co, il nuovo crematorio di Ravenna (figure 12,13 e 14). Progettato da
mai banale dei percorsi e degli ambiti di soglia, interpretazione certa Bruno Minardi nel 2008 ed inaugurato nel 2010, tanto per dimensioni,
e voluta del cammino dell’esistenza, nell’intenzione di accompagnare quanto e soprattutto per profilo architettonico, esso si discosta dalla
e introdurre i dolenti allo spazio dell’ultimo saluto. magniloquenza dei templi. Esso riporta la commemorazione del lutto
Interpretazione di marcata ascendenza classica, coerente con la ra- nella provincia ravennate con la forma tipica dell’architettura minore
dicalità geometrica e nuda di Paolo Zermani, il Tempio Crematorio di del contesto locale. A Ravenna, tanto i media37 quanto la popolazione,
Parma36 offre una diversa e più efficace esemplificazione della decli- non parlano di “tempio della cremazione”, ma di “forno”, comunemen-
nazione aulica del tipo nel nostro tempo (figure 10 e 11). L’architettura te e senza scandalo. Ciò che determina la denominazione del luogo,
di Paolo Zermani contrappone al carattere volatile e pulviscolare delle non è evidentemente la funzione accolta, ma la forma esibita. Così il
ceneri, un aggregato ordinato di masse pesanti. Alla leggerezza delle Crematorio di Ravenna corrisponde alla sua funzione senza essere
polveri corrisponde la massa dell’architettura, al carattere indistingui- Tempio, e ciononostante, o forse per questo, è un esempio architetto-
bile delle ceneri, quello fortemente caratterizzato del segno architetto- nico di particolare interesse, sul quale vale la pena soffermarsi anche
nico. Se lo spazio tende a rilevare un significato della funzione accolta, per la scarsità di bibliografia a riguardo38.
l’interpretazione che ne offre Paolo Zermani, sottolinea certamente la Il cimitero monumentale di Ravenna sorge a est della città lungo il ca-
permanenza della memoria più che la transitorietà dell’esistenza. La nale Candiano, cordone ombelicale di undici kilometri che congiunge
sua architettura è firmitas e stabilitas: incernierato come una nuova Ravenna al mare, utilizzato solo nell’ultimo tratto, in prossimità della
cattedrale al centro di un recinto rettangolare fortemente allungato, il foce. L’ingresso monumentale al Cimitero Ravennate si apre come una
nuovo cremetario di Parma é inchiodato al suolo, inamovibile all’in- scenografia neogotica di quasi 200 metri che si riflette sull’acqua in un
tersezione di due assi di simmetria che paiono radicarlo nella terra. rapporto speculare figurativo e fotografico di voluto rilievo paesistico.
Dunque non solo nell’apparenza architettonica, ma anche nella strut- L’area del nuovo impianto crematorio si trova più ad est, all’estrema
turazione urbanistica questo crematorio ha l’autorevolezza dei templi. propaggine del recinto cimiteriale e in un analogo rapporto di pros-
L’intersezione degli assi lo colloca in una posizione non ambigua del simità con l’acqua. È ancora questa contiguità che risulta generativa
suolo, non solo rispetto al recinto cimiteriale, ma anche rispetto a per l’architettura del nuovo impianto di cremazione. Minardi sottrae al
quegli scampoli di centuriazione ancora leggibili all’intorno: come un tema il carattere aulico e monumentale, e in continuità con la tradizione
tempo, l’architettura sacra esce dai propri confini e assume e riflette ravennate pone in prossimità dell’acqua una riedizione dei capanni
l’ordine del territorio. che, lungo i canali, sono costruiti su palafitte o sulla riva e, posti a
Quanto alla forma del crematorio, al centro del nuovo ampliamento distanze regolari, con le loro lunghe braccia scheletriche e armate di
rettangolare del piccolo cimitero suburbano di Valera, esso pare esito reti, disegnano la geometria a pettine del bordo fluviale, tipica di que-
di una operazione concettuale che lo pone contemporaneamente entro sto paesaggio terracqueo. Il carattere esile e l’estrema provvisorietà
ed oltre la plurisecolare tradizione italiana nell’ambito dell’Architettura dell’architettura più tipica della tradizionale vitalità economica dei canali
Sacra. Allo stesso modo con cui chiunque può riconoscere nel profilo trova così il suo corrispondente simmetrico in questa nuova architettura
della facciata dell’edificio la forma schematizzata e quasi condotta a per la celebrazione della memoria, che del tipico profilo paesaggistico
“fil di ferro” di una chiesa a tre navate, altrettanto e analogamente il mantiene ed eterna la figura, realizzandola in acciaio corten.
profilo delle colonne del tempio si riconosce in corrispondenza della L’architettura di Bruno Minardi attribuisce così una nuova originale
navata centrale. Eliminato ogni riferimento all’inclinazione delle falde, interpretazione a quella proporzione, per il resto comune, che fa
il nuovo crematorio di Parma è l’intersezione tra la planimetria pagana corrispondere alla vita, l’effimero e alla morte, l’eterno. La novità sta
di un tempio in antis e l’alzato rinascimentale di una chiesa a tre navate nell’assumere come mezzo espressivo un elemento dell’architettura
e si propone pertanto come figura nuova nell’ambito di una tradizione minore, una tipologia da “vita dei campi”, che così come canta il
consolidata. carattere comune e condiviso del lavoro nelle sue forme provvisorie,
Interessante caso di studio, distante dagli esempi finora presi in con- altrettanto naturalizza la morte come realtà ordinaria e universale
siderazione, e tuttavia nient’affatto privo di un suo valore architettoni- quando si riveste di acciaio corten per rendersi eterno.

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 27


Schematizzata la forma dei capanni in due semplici volumi a falde for- edifici di cui oggi si sperimenta il crollo e la fine sono quelli della pro-
temente inclinate, un minuto cortile quadrato con un cipresso separa duzione in serie e del patrimonio industriale e questi non cadono per
e connette i due edifici che si allineano in continuità, custodendo da disgregazione, ma piuttosto per corrosione. Essi non lasciano all’intorno
un lato la sala per l’ultimo commiato, dall’altro gli spazi funzionali e di tessere costitutive con le quali giocare ad un possibile restauro o ad
servizio. Sola concessione al gusto moderno per la tecnica, la pensilina una ricostruzione: i materiali dell’architettura moderna svaniscono per
che costeggia ad ovest i fianchi di entrambe le aule. Sorretta da un disgregazione chimica e polverizzazione e, delle parti mancanti, non ri-
susseguirsi di pilastri diagonali, è il solo elemento che si allontana e un mane nulla se non polvere e minuti frammenti. Come già la letteratura ha
poco tradisce l’originale ispirazione all’architettura spontanea delle valli saputo notare, il nostro tempo non lascia rovine, ma genera macerie40.
e la tradizionale preferenza della perpendicolarità per lo scarico delle Il rivestimento materico, in tal modo, non è solo garanzia di unità for-
linee di forza. Ciononostante il crematorio ravennate resta un esempio male e riconoscibilità estetica, ma diviene anche mezzo per passare
di rilevante interesse nel panorama dell’architettura funeraria contem- dal piano delle cose a quello dell’essere, suggerendo una metafora
poranea, che una volta di più conferma la potenzialità espressiva del della morte nelle forme più prossime a quelle in cui l’uomo la può oggi
Corten rispetto ai temi del consumarsi e del perdurare. sperimentare nel prevalere del suo abitare urbano.
La significazione simbolica del materiale va tuttavia oltre. L’architettura
L’espressione simbolica dei materiali: l’acciaio corten contemporanea mostra di preferire la consunzione per preservare
In relazione all’espressione simbolica dei materiali, una particolare la memoria. Ciò potrebbe apparire una contraddizione, se questa
sottolineatura merita l’uso ricorrente dell’acciaio corten che costruisce espressione non avesse anche una valenza empirica e un’immediata
la figura del nuovo impianto per la cremazione di Ravenna, ritorna nelle evidenza pratica. L’aspetto arrugginito e corroso dell’acciaio corten
finiture della pavimentazione esterna del crematorio di Brescia ed al- non è che un’apparenza del materiale, un’ossidazione dei suoi strati
trettanto si incontra nella realizzazione del nuovo accesso al Cimitero più superficiali volta a preservare e a rendere duratura la parte interna
Ebraico di Bologna, inaugurato nel novembre 2010 e realizzato in e resistente. Si tratta dunque di un materiale che nella sua corrosione
ampie lastre di acciaio Corten dallo Studio BETarchitetti di Daniele de ha la garanzia della propria durata, aprendosi così ad interpretare una
Paz e Giacomo Ricci, con la consulenza storica di Andrea Morpurgo nuova metafora, consonante e consolante la morte nella prospettiva
e quella strutturale di Luca Landi39 (figura 15). Segno architettonico di una possibile vita ultraterrena oltre la caducità delle cose.
primitivo nella forma incisiva di un semplice setto, l’aspetto dell’opera Tali osservazioni, che potrebbero apparire lontane dalla comprensione
è determinato dalla superficie in permanente corrosione delle lastre in critica dell’utente medio, pur non essendo oggetto di un’elaborazione
acciaio Corten che la costituiscono. consapevole, sono tuttavia elementi della percezione, connaturati
Il nuovo ingresso al cimitero ebraico, così come il nuovo impianto all’evidenza di materiali corrosi a finitura superficiale di manufatti nuovi,
crematorio di Ravenna, definiscono i loro volumi con un involucro in concepiti per permanere.
continuo deterioramento, che ha una ruvidezza granulare e colori che L’uso intensivo del Corten nell’architettura funeraria contemporanea
oscillano dai toni del marrone più intenso al delicato arancione au- scandisce così la flessione del gusto verso l’apprezzamento di una
tunnale, nell’immagine più tipica degli edifici paleoindustriali in rovina: nuova valenza, che ai caratteri tipici della stabilità e della permanenza,
l’immagine della ruggine. aggiunge un’interpretazione della caducità delle cose, non per via di
In analogia ai rapporti di produzione e fabbricazione degli oggetti cui scultura o di ornamento, ma nei caratteri materici e costitutivi degli
già Aldo Rossi a Modena dava interpretazione, l’architettura cimiteriale stessi materiali.
contemporanea, l’architettura della morte, interpreta la sua funzione Grazie alle qualità superficiali di questo materiale, l’architettura assorbe
rappresentando la morte fisica dell’architettura, per come essa si palesa possibilità espressive che erano precedentemente appannaggio esclu-
nell’esperienza dell’uomo contemporaneo. Non si tratta di edifici in sivo della scultura funebre, e trasferisce contenuti tradizionalmente
mattone o in pietra che si sgretolano e cadono in una metafora gotica espressi per via simbolica41 a sensazioni indotte per via sensoriale,
della fragilità dell’umana esistenza; non è il gusto della rovina quello ossia non mediante l’interpretazione culturale di oggetti, ma attraverso
in cui l’uomo contemporaneo sperimenta la caducità delle cose. Gli la percezione dei caratteri propri dei materiali.

28 Luigi Bartolomei
Figure 8 e 9 - Rinaldo Ciravolo, Tempio Figure 10 e 11 - Paolo Zermani, Tempio
Crematorio di Brescia, 2004. Pronao per la Cremazione a Parma, 2008. Profilo paesaggistico e interno

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 29


Laddove non è stato possibile restaurare o riusare spazi dimenticati o
Nuovi spazi per la ritualità funebre
cadenti, i Comuni hanno avviato modesti interventi per dotarsi di luo-
richiesti dalla società secolarizzata: ghi dignitosi alla celebrazione di funerali laici. In questo ambito vanno
anche collocati i progetti presentati nelle tavole di questo libro, relativi
Camere del Commiato e Funeral Homes
ad ipotesi preliminari per Camere del Commiato a servizio del cimi-
I trattati storici relativi all’architettura funeraria, considerati i cimiteri e i tero comunale della certosa, esercitazioni del quinto anno del Corso
crematori, avrebbero trattato le cappelle private e i monumenti funebri di Laurea in Ingegneria Edile/Architettura dell’Università di Bologna.
e qui si sarebbero conclusi. A prescindere da questi orizzonti ipotetici e sperimentali, il Cimitero
Un testo che oggi facesse altrettanto, tralascerebbe invece i fermenti Monumentale di Bologna ha colto l’opportunità della richiesta di spazi
più interessanti dell’architettura funeraria contemporanea e i nuovi adeguati alla celebrazione laica dei funerali per promuovere il restauro
spazi esigiti dall’avanzato processo di secolarizzazione e dal totale e il riuso dell’antico Pantheon ovale e neoclassico della Certosa in cui
“tabù” che ha ostracizzato la morte dai recinti urbani e dalla vita sociale. l’artista Flavio Favelli ha realizzato una scenografia permanente con
Per quanto il programma funzionale di Camere del Commiato e Funeral sedute a gradoni, vecchi lampadari scomposti annodati in filari tra due
Homes e i relativi riferimenti estetico-architettonici siano ancora del strutture a portale e oggetti d’uso comune incastonati in teche di vetro
tutto fluidi, l’improvviso apparire di queste strutture sull’intero territorio tra le sedute, quasi a suggerire l’immaginario di una nostalgica scena
nazionale, è il segno di cambiamenti profondi nella struttura sociale di un’esistenza un pò trascurata a cavallo del primo dopoguerra, tra
e nella coscienza comune, come lo è sempre l’emergere di un nuovo piatti e stoviglie vissute e consumate, un po’ metafora della vita, un
tipo architettonico42. Infatti, mentre il cimitero è una tipologia edilizia po’ reliquia delle persone più care nella scandalosa permanenza dei
consolidata, il cui concetto evoca immediatamente una tipica confi- loro oggetti (figura 16).
gurazione architettonica, le Camere del Commiato e le Funeral Homes Benchè non tutte le città abbiano colto l’opportunità della mediazione
corrispondono a esigenze nuove nel nostro Paese e costituiscono dell’arte per corrispondere alle nuove esigenze della ritualità laica, le
pertanto un tema architettonico precedentemente sconosciuto, che Camere del Commiato sono una tipologia ormai diffusa in tutti i comuni
ancora non si configura in un preciso concetto spaziale, e che pertanto del Nord Italia, anche in seguito alle normative regionali che ne preve-
si presta particolarmente ad essere indagato e guidato da una ricerca dono la realizzazione da parte di soggetti pubblici o privati43, a sostituire
che tra i suoi strumenti ha anche quello del progetto. le antiche cappelle cimiteriali che la legislazione attuale omette.
Desacralizzazione dei tradizionali spazi sacri cimiteriali o nobilitazione
Camere del Commiato ed ampliamento dei vecchi obitori, le Camere del Commiato sono
La differenza tra Camere del Commiato e Funeral Homes riguarda tanto dunque il primo luogo di una “personalizzazione” delle esequie.
gli usi quanto le rispettive origini.
La richiesta di Camere del Commiato cominciò in Italia e soprattutto Funeral homes
nel nord del Paese, con la domanda di associazioni e gruppi di atei e Delle Camere del Commiato, le Funeral Homes costituiscono la divul-
agnostici per spazi specifici e dignitosi nei quali celebrare con decoro gazione commerciale. Lungi dalla consapevolezza e determinazione
l’estremo addio di uno dei loro membri, o di chi avesse desiderato un dei movimenti atei e agnostici italiani, esse sono l’ultima risposta del
ultimo saluto senza implicazioni religiose. Un popolo senza Dio, non mercato al rifiuto della città per la morte e per i defunti. Esse si collo-
è un popolo senza riti, e i Comuni dell’Emilia Romagna, pur nei limiti cano dunque all’estremo del processo di ostracizzazione della morte
delle attuali condizioni economiche, si sono per la gran parte prodigati che ha coinvolto gli ambiti urbani ed in misura molto minore quelli
a fornire e arredare (o restaurare) aule agli scopi descritti entro i con- agricoli e periferici.
fini dei cimiteri comunali esistenti, e dunque entro gli antichi recinti di Mentre la vita dei campi si configura come un movimento ordinato di un
tradizione cattolica, un tempo difesi dalla qualifica di religione di stato intero sistema in cicli e stagioni in cui le morti intervengono molteplici e
ed oggi, come già abbiamo sottolineato, più esposti all’invadenza degli visibili con la naturalezza di soglie e necessari passaggi, la vitalità urbana
spazi rituali della società secolarizzata. è al contrario moto frenetico, disordinato e indipendente, in cui ogni

30 Luigi Bartolomei
Figure 12, 13 e 14 - Bruno Minardi, Forno Crematorio a Ravenna, 2008-2010

Figura 15 - BETarchitetti - Daniele de Paz e Giacomo Ricci


Nuovo ingresso al Cimitero Ebraico di Bologna, 2010

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 31


morte si ravvisa al più come scomparsa, semplice sottrazione al sistema, non si può pretendere che questi edifici abbiano una coerenza archi-
senza alcuna immediata implicazione per l’ordine costitutivo in cui si è tettonica o figurativa, se si esclude la struttura promossa da Gibellini47
determianto l’insieme, in una progressiva distanza da quello naturale. nella quale un’attenzione ai percorsi e agli ambiti di soglia comincia
Se dunque rispetto alla vita dei campi la morte si innesta annunciata, ad affacciarsi.
come parte inevitabile di un superiore ordine intuito, nella vitalità ur- L’incertezza che domina tanto il programma funzionale quanto quello
bana essa irrompe sempre improvvisa ed estranea, come l’opposto architettonico, deriva certamente dalla novità del tipo e comporta una
più radicale, l’alterità più risoluta. Nella concitazione del commercio certa difficoltà di rintracciare tanto gli usi possibili dello spazio quanto
di ogni giorno, essa è l’unico evento fulmineo e definitivo tra sciami di il paradigma tipologico che esso assume a modello. Anche conside-
azioni mai così rapide, mai così incisive. rando la struttura più avanzata tra gli esempi citati, ossia “Terracielo”
La progressiva modificazione nelle relazioni verso la morte, fino al suo (“funeral home” di Gianni Gibellini), essa a quasi nove mesi dalla sua
definitivo bando dai recinti urbani, va di pari passo con la crescente e apertura, già sta rimodellandol’uso dei suoi spazi, concedendo alla
globale urbanizzazione. In un contesto che del lutto non ha più alcuna comunità musulmana un vasto ambiente per le proprie celebrazioni
immagine né alcuna metafora, la morte è lo scandalo più radicale44, di che, pur in immediata prossimità degli ambienti già predisposti per i
cui occorre liberarsi quanto prima45, arginandola negli spazi opportuni, lavaggi rituali, era stato destinato ad altre funzioni. Destino inverso a
oltre la porta di casa, oltre le mura della città. quello della grande e decorosa cappella a doppia altezza incastonata
Si apre così un tempo di incertezza tra il momento del decesso e nel lato occidentale del patio centrale: nonostante la dignità del luogo
quello del funerale. La tradizionale veglia funebre non è più gradita e l’elegante arredo liturgico, completo anche di un bel crocefisso dello
nelle case e non è suggerita dalla prevalente atmosfera medicalizzata Scultore Altoatesino Flavio Senoner, é il complessivo carattere multi-
delle strutture ospedaliere, ove avviene quasi l’80% dei decessi in confessionale della struttura e la sua identità ancora incerta a spingere
Europa, immediatamente celati in camere mortuarie che per la gran la Chiesa ad una linea di particolare prudenza e così, Mons. Antonio
parte riflettono l’immagine della morte come sconfitta della medicina, Lanfranchi, vescovo di Modena, dopo aver benedetto la casa funeraria
trovando la propria sede in ambiti residuali, nei sotterranei dei reparti, il giorno della sua inaugurazione, il 24 Giugno ha poi emanato una
spesso non lontano da caldaie, depositi e rifiuti sanitari. l’immagine Istruzione sul luogo di celebrazione dei funerali che, coerentemente con
della morte come sconfitta della medicina, trovando sede in ambiti i Documenti della Conferenza dei Vescovi, ribadisce la possibilità di ce-
residuali, nei sotterranei dei reparti, spesso non lontano da caldaie, lebrare la messa esequiale solo nelle Chiese consacrate, prediligendo
depositi e rifiuti sanitari. la chiesa parrocchiale del fedele defunto ed escludendo radicalmente
In opposizione all’evidente inappropriatezza della presente situazio- la celebrazione “dei riti esequiali nelle camere ardenti delle strutture
ne, le principali imprese funerarie italiane hanno iniziato a rispondere protette, pensionati o simili o in altri ambienti che vengano usati anche
all’implicita domanda di spazi decorosi per i defunti con la costruzione per riti non cristiani o laici”48.
di Funeral Homes, su esplicito e dichiarato modello americano46. Nell’evidente correlazione tra l’emanazione di questo documento e
Negli ultimi cinque anni in Italia, tre nuove Funeral Homes hanno l’inaugurazione della più importante Funeral Home Italiana, l’istruzione
aperto i propri battenti nella porzione centro settentrionale del Paese. vescovile elenca anche implicitamente quanto in questa struttura è
Il primato spetta a Milano, dove la Casa Funeraria San Siro, di Alcide ammesso e concesso si svolga in preparazione alla liturgia esequiale:
Cerato, è stata inaugurata nel 2006. “è bene prevedere una veglia di preghiera o recitare il santo Rosario
Nel 2009 a serra San Quirico (Ancona) ha aperto la Funeral Home nella chiesa parrocchiale del defunto o nella camera ardente o in altro
dell’impresa funebre Bodoni, mentre la terza e più recente struttura è luogo idoneo. Anche il momento della chiusura della bara (“levata”)
stata inaugurata a Modena nel Giugno 2011 dall’impresa funebre di deve essere vissuto nella preghiera, seguendo le indicazioni rituali49”
Gianni Gibellini, noto organizzatore dei funerali di Luciano Pavarotti e specifica poi apertamente: “Ciò che si può fare in una casa o in una
(figure 17, 18 e 19). camera ardente di una struttura ospedaliera, è possibile farlo anche
Nell’assenza di ogni tradizione rispetto all’uso di queste strutture in in altro luogo dove sia stato composto il feretro”.
Italia, e nella conseguente incertezza del loro programma funzionale, Così, e forse deviando dalle intenzioni iniziali, la grande aula a doppia

32 Luigi Bartolomei
altezza entro il recinto della Casa Funeraria modenese potrà essere nominale, o culturale, è una condizione troppo debole per garantire
utilizzata per cerimonie laiche di commiato, con elementi d’arredo un pieno e consapevole coinvolgimento nella liturgia, e tanto più per
religioso mobile e interscambiabile, in relazione alla particolare con- riconoscere nella celebrazione della Messa esequiale quell’intimo
fessione del defunto, alle sue devozioni, alla sua singolare religiosità, appartenere del fedele a Cristo50, tanto nella morte quanto nella Sua
o a ciò che di essa si conosceva nella cerchia ritretta dei congiunti. Resurrezione51, che il Messale Romano pretenderebbe. Complici anche
Ad imitazione dei modelli americani, le Case funerarie italiane annodano i sacerdoti, costretti a “funerali in serie” nei grandi complessi cimiteriali,
nel proprio recinto servizio bar, ristorante, celle frigorifere per la cu- la liturgia cristiana delle esequie è divenuta parte della “burocrazia del
stodia delle salme, spazi riservati alla tanatoprassi, altri ambiti asettici lutto”, gesto della tradizione, atto dovuto. La decrescente tensione
per permettere la pratica dei lavaggi rituali ai membri delle confessioni religiosa della società contemporanea, tende insomma a trasformare
che li prevedono, e, infine, culmine del loro programma funzionale e la liturgia esequiale in una pura forma estetica del lutto, al pari del
originale ragione del loro sussistere, le camere per l’esposizione delle drappo, dei fiori, del viola.
salme, ciascuna munita di webcam, per consentire anche ai parenti La tendenza a relegare la liturgia tra gli sfondi ovvi dell’evento luttuoso
lontani la partecipazione alla veglia, ciascuna dotata di anticamera, ne inibisce così la valenza catartica e crea le premesse per una sua
per garantire spazi di decompressione emozionale, quando la sosta sostituzione, o per una sua sovrapposizione ad altre forme di commia-
davanti al feretro diventasse insostenibile. to o saluto ritenute dai congiunti più consone all’identità dell’estinto,
Per assecondare l’offerta sia in termini economici che in relazione alle per prossimità ai suoi interessi, alle sue passioni, e alla complessiva
declinazione dei gusti, gli arredi e i colori delle stanze mutano come personalità espressa in vita.
le loro denominazioni e i rispettivi programmi decorativi, privilegiando Le Camere del Commiato e le Funeral Homes custodiscono lo spazio
nomi di piante e fiori ed un arredo ad essi consonante per evitare ogni fisico in cui si rende possibile un ultimo contatto personale con il de-
riferimento permanente a concetti o simboli religiosamente connotati. funto, con la sua immagine e con il suo corpo, altrove e per sempre
La tipologia più prossima a queste nuove emersioni tra l’ “architettura celato nel feretro. L’individuazione di un simile spazio per l’ultimo
dei vivi”, pare essere dunque quella degli hotel, o di resort arredati per saluto, istituzionalizza un tempo per la personalizzazione del lutto, un
rendersi accattivanti alla media del gusto borghese, nella variabilità dei tempo per l’emersione di sentimenti intimi, personali, profondi e di
contesti locali e dei gusti personali del promotore. grande intensità.
L’apparentamento di questi primi esempi italiani alle case funerarie Il saluto che in queste nuove sedi della celebrazione della memoria
nord-americane non è solo nel programma funzionale ma anche viene reso possibile, può pertanto corrispondere all’individualità dei
nell’assetto economico che per la prima volta in Italia priavatizza ambiti ricordi, in un rito che può essere costruito “su misura” rispetto alla
di organizzazione rituale e liturgica un tempo appannaggio di familiari, personalità del defunto o alle sue indicazioni testamentarie.
confraternite e delle comunità religiose. Se già nella veglia l’attesa dei dolenti attorno alla salma era il luogo ove
Mentre dunque il tema delle Camere del Commiato si dimostra ancora si rafforzavano e riaccendevano i legami personali con lo scomparso,
totalmente fluido, tanto nel programma funzionale quanto nelle rea- nel caso dei funerali laici, accanto a questa dimensione affettiva e
zioni che tali nuovi servizi innescheranno nella società e nella Chiesa, prevalentemente duale con l’estinto, interviene una dimensione sociale
pare accertato invece che la loro origine non sia da ricercare nella della commemorazione che, per altro, può configurarsi in una estrema
nuova diversificazione della compagine sociale, quanto piuttosto nel- varietà di forme, comprendendo momenti musicali, lettura di testi e
la crescente secolarizzazione e nella predilezione verso scenari che discorsi di congedo.
consentano una personalizzazione del lutto e della memoria. Le Camere del Commiato sono dunque la sede di una personalizza-
zione del lutto: sono i legami affettivi personali che emergono, è la
Verso nuove concezioni spaziali singolare personalità del defunto che viene ricordata.
L’approdo alle Camere del Commiato e alle nuove Funeral Homes La direzione che le Funeral Homes riflettono e amplificano è dunque
italiane va di pari passo con la crescente secolarizzazione. quella della individualizzazione della morte, coerente corrispondente di
Il riferimento al cristianesimo come religione di prevalente appartenenza una progressiva individualizzazione della vita, emergente nella società

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 33


contemporanea52. personalità del defunto in una esibizione delle cose che sarebbero
Rispetto alla personalizzazione del rito, l’architettura per il commiato potute piacergli, o ritenute conformi al suo stile di vita. All’estremo di
non offre le medesime possibilità di variazione. L’individualizzazione questa proporzionalità lineare, l’architettura pare così del tutto celata
del rito che ammette la durata del commiato non è la medesima che ed emerge al suo posto un ordine provvosorio e decorativo, la cui
può essere offerta dallo spazio del suo svolgimento e un contenitore predisposizione, in contesto americano, è tra i compiti propri e più
che si offre per tutti non può essere “su misura” per ciascuno, a meno delicati del funeral director.
di non essere di volta in volta rieditato con scenari provvisori e mo- L’intuizione di una tale ideale relazione lineare tra forma della celebra-
dificabili ma certo sempre difettivi rispetto all’intimità che può offrire zione e forma del suo spazio apre però la possibilità di considerarne
l’ambiente domestico. anche l’estremo opposto, ovvero quello in cui il rito non si propone
Il tentativo di ricreare entro le sale del commiato l’intimità della casa, di celebrare i signa personae, ma piuttosto la sua determinazione
è un’estensione all’architettura di quel medesimo processo di imbal- sostanziale, ovvero non l’individualità psicologica del defunto, ma la
samazione di marca americana “che non soltanto cerca di preservare sua identità metafisica. In questo caso, all’estremo opposto di quello
l’identità del corpo, ma di conferirgli attraverso un appropriato maquil- in cui precedentemente ci eravamo collocati, l’architettura è costretta
lage l’aspetto della vita”53. a spogliarsi di ogni oggetto che non sia la persona stessa e così,
Tentare per questa via di ribaltare l’individualità della morte nella ricerca priva di ogni personalismo, resta del tutto nuda a descrivere il luogo
di una atmosfera spaziale altrettanto individuale è un gioco gravido di dell’ultimo saluto.
conseguenze che trasferisce il tema progettuale dall’architettura alla Se precedentemente lo spazio, allestito e disallestito, veniva sempre
scenografia, trasformandolo infine, nelle sue necessarie volgarizzazioni, celato, qui al contrario, esso viene esaltato e diventa anzi il solo ele-
in una faccenda di decorazione e vetrina. mento ammesso a tentare una interpretazione della vita umana e del
Così come la personalizzazione del rito tende sempre più a celebrare suo congedo, in una declinazione, questa volta universale. Il ritorno
l’individualità della persona nella sua emersione psicologica storica, per all’immaginario del tempio, che abbiamo già abbiamo visto emer-
come essa è apparsa o si è espressa in vita, altrettanto l’architettura gere nel caso dei crematori, trova così una giustificazione teorica e
che volesse corrispondere a tale liturgia laica dovrebbe affrancarsi sostanziale.
dalla sua parte strutturale e permanente per assecondare la variabilità Così come una personalizzazione del rito che coinvolga solo la de-
dell’allestimento. terminazione psicologica della persona defunta richiede uno spazio
disegnato dagli oggetti d’affezione, all’estremo opposto, un rito che
Si intuisce pertanto un movimento comune e parallelo tra forma del ne proponga la celebrazione della idividualità sostanziale, (individuum
rito e forma dell’architettura che vuole tanto più il primo si indirizzi subsistens in rationali natura54) vira l’architettura verso l’immaginario
alla celebrazione della fisionomia storica della persona, tanto più la del tempio.
seconda si riduca ad un fatto di rivestimento e di pelle, divenendo Così, in relazione alle Camere del Commiato, la totale novità del tipo
quasi dilatazione delle pratiche di tanatoprassi. in Italia e la rilevante distanza culturale da modelli storici di riferimento,
Portando dunque ai suoi estremi tale supposta proporzionalità verso suggerisce il tema come particolare ed urgente ambito di riflessione e
una escatologia personalizzata, si configura uno spazio caricaturiale, sperimentazione, prima che solo le esigenze di mercato ne determinino
del tutto celato sotto gli orpelli ordinati a descrivere un’immagine della l’insorgere.

34 Luigi Bartolomei
Figura 16 - Flavio Favelli, Installazione artistica
presso il Pantheon della Certosa di Bologna per
la locale Camera del Commiato, 2008

Figure 17, 18 e 19
Terracielo
Funeral Home,
Modena, 2011

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 35


1 A questo proposito e in relazione all’analisi dei comportamenti religiosi in Italia e alla secolarizzazione, 19 Su questi temi cfr. N. C. Norberg-Schulz (1973) “Il Significato nell’Architettura Occidentale”, ed.
si consideri il recente contributo di Roberto Cartocci, “Geografia dell’Italia Cattolica”, ed. Il Mulino, Electa, Milano 1974, pp 10 e ss. Per quanto riguarda il valore sacrale delle forme elementari
Bologna, 2011. Per il resto, relativamente al fenomeno della secolarizzazione in Italia, prevalgono dell’architettura cfr. L. Bartolomei, “Origini dello spazio sacro e crisi dell’architettura contemporanea
gli studi di carattere sociologico-comportamentale su quelli di carattere sociologico statistico. Un per le religioni”, in Luoghi del Costruire. Qualità ambientale e architettura - Quaderni del dottorato
tentativo di quantificazione del fenomeno è stato tentato da CGIL Nuovi Diritti e dalla Fondazione di ricerca in Ingnegneria Edile-Architettura, Alinea ed., Firenze, 2009 pp. 93-114; e L. Bartolomei
Critica Liberale con i Rapporti Sulla Secolarizzazione in Italia, di cui la IV edizione è stata pubblicata “Luoghi e spazi del Sacro”, Tesi di Dottorato ciclo XX 2008 pubblicata http://amsdottorato.cib.
integralmente su “Cristica Liberale”, vol. XV, numero 155-157 di, Settembre - novembre 2008, e unibo.it/889/1/Tesi_Bartolomei_Luigi.pdf, si vedano specialmente il capitolo III e IV
disponibile su internet al sito http://www.olir.it/areetematiche/pagine/documents/News_1991_ 20 Sigillo all’intesa con l’Unione delle Comunità Ebraiche è la legge 101 dell’8 Marzo 1989 che
criticaliberale.pdf. stabilisce (art.16) “reparti speciali per la sepoltura dei defunti ebrei”, assicurando “l’osservanza
Dalla medesima organizzazione è stato curato anche un V rapporto, presentato a Roma, presso la delle prescrizioni rituali ebraiche”.
Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati 27-28 novembre 2009 http://www. 21 R. Botta, “Manuale di diritto ecclesiastico. Valori religiosi e rivendicazioni identitarie nell’autunno
webstream.it/player/fcl-secolarizzazione/ dei diritti”, Giappichelli editore, Torino, 2008, cit. in P. Cavana, “Mutamenti culturali ed evoluzione
2 Cfr. O. Selvafolta, “L’architettura dei Cimiteri tra Francia e Italia (1750 - 1900): modelli, esperienze, legislativa in Italia”, in La morte e i suoi riti per una celebrazione cristiana dei funerali. Atti del
realizzazioni”, in Gli spazi della memoria. Architettura dei cimiteri monumentali europei, a cura di convegno regionale di Imola 1-2 giugno 2009 (a cura di Gabriele Strada), edizioni san Lorenzo,
M. Felicori, pp. 15-51, Luca Sosella Editore, Roma, 2005. 2009, pp. 51-53
3 Si veda, per esempio, il paragrafo relativo a “Monumenti Funerari o Cenotafi” in E.-L. Boullée, 22 Cfr. Z. Bauman, “La società individualizzata: come cambia la nostra esperienza”, il Mulino, Bologna,
Saggio sull’arte, Marsilio, Venezia, 1967. 2002
4 Sul cimitero napoletano dell’arch. Ferdinando Fuga, attivo dal 1762 al 1890, si veda, tra gli altri, P. 23 Cfr. P. Cavana, “mutamenti e ….”, op. cit., p. 52
Giordano, “Il disegno dell’architettura funebre. Napoli_Poggio Reale. Il cimitero delle 366 Fosse e 24 D.P.R. 285/1990, art. 100, possibilità estesa anche alle comunità straniere.
il Sepolcreto del Colerici”, Alinea, Firenze, 2006 25 Questo almeno secondo quanto specifica la Legge regionale 29 Luglio 2004, n. 19, “Disciplina
5 O. Selvafolta, ibidem, p. 30 in materia funeraria e di polizia mortuaria”. La differenziazione nelle politiche regionali in materia
6 Fu proprio nell’ottocento che il Campo Santo pisano godette del miglior periodo di fama con cimiteriale si innesta nel vuoto legislativo lasciato dalla legge 130/2001 le cui norme di attuazione
la pubblicazione dei suoi affreschi mediante incisioni (a cura di Lasinio 1812) e le visite di John non sono poi state emanate.
Ruskin (1840 e 1845). Cfr. A. Spinosa “Piero Sanpaolesi. Contributi alla cultura del Restauro nel 26 Si veda a tal proposito il contributo di Tino Grisi, specificatamente dedicato all’argomento.
Novecento”, pp. 95-97, Alinea Editrice, Firenze, 2011. 27 Come mette in luce Carlo Chenis, “Evangelizzare la cremazione per un’icona della Chiesa. I termini
7 “Il Père-Laschaise era stato aperto alle inumazioni nel 1804, ma per più di un decennio era rimasto della legge 130 del 30 Marzo 2001”, in Rivista liturgica, n. 5/2006, p.756-780, ampiamente citato
quasi sgombro di monumenti fino a che,nel 1817, la traslazione di Molière e di La Fontaine e, in questo testo nel capitolo a firma di Tino Grisi.
soprattutto degli sfortunati amanti Abelardo ed Eloisa non attirò come un magnete altre sepolture…”, 28 Cfr. M. Vovelle, “La morte e l’Occidente”, Laterza, Bari, 2009, pp.617 e ss.
in O. Selvafolta, ibidem, p. 28 29 Quanto a questo tema cfr. L. Bartolomei, “Architettura e città nelle relazioni tra abitato e abitante.
8 La prima pietra della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano fu posata nel 1865, quella della Galleria Note sulla dialettica tra isotropia urbana e individualità architettonica”, in Sociologia Urbana e
Umberto I di Napoli, nel 1887 cfr. U. Carughi, “La Galleria Umberto I. Architettura del ferro a Napoli”, Rurale, n 91/2010, ed. Franco Angeli, pp. 48 e ss.
F. Di Mauro Editore, Sorrento, 1996. 30 “…l’abbruciamento del cadavere, come non tocca l’anima, e non impedisce all’onnipotenza divina
9 A proposito di similitudini e divergenze tra impianti cimiteriali di matrice francese e coeve architetture di ricostruire il corpo, cosí non contiene, in sé e per sé, l’oggettiva negazione di quei dogmi…”
italiane, si veda, tra gli altri, O. Selvafolta, “Il Giardino e il Recinto. Il père-Laschaise e l’architettura 31 Il primo forno crematorio moderno fu inventato da Paolo Gorini e venne inaugurato nel 1877 nel
dei cimiteri italiani dell’ ‘800”, in Il disegno e le architetture della città eclettica (a cura di L. Mozzoni cimitero di Riolo.
e S. Santini), IV convegno di architettura dell’Eclettismo, Napoli, 2004. 32 Per una descrizione dettagliata, architettonica e tecnica dei crematori realizzati nella seconda metà
10 Per i quali esiste ormai una articolata bibliografia specialistica: cfr. O. Selvafolta, “L’architettura dei del sec. XIX e nei primi due decenni del sec. XX nei principali cimiteri europei, si veda: Daniele
Cimiteri….”, nota 32, p. 48 Donghi, “Manuale dell’Architetto”, vol. II, Torino 1925, p. 377 e ss.
11 Cfr. M. Carmassi, “Ampliamento del Cimitero di San Michele degli Scalzi, Pisa 1979-1981”, in www. 33 Cfr. Roberto Aloi, “Architettura funeraria moderna. Architettura monumentale, crematori, cimiteri,
carmassiarchitecture.com edicole, cappelle, tombe, stele, decorazione”, prontuario tecnico di Antonio Cassi Ramelli, seconda
12 Cfr. M. Ferrari, “A proposito del Cimitero Maggiore di Voghera”, in Gli spazi della memoria, op.cit., edizione rifusa e aumentata, Hoepli, Milano 1948, p. 57 e ss.
p. 91 34 Questo l’aspetto della gran parte del Campo di Concentramento di Birkenau. Solo le baracche del
13 Cfr. Ph. Ariés, “La mort inversée. Le changement des attitudes devant la mort dans les sociétés settore femminile erano in laterizio.
occidentales”, in La Maison Dieu, n.101/1970, pp.57-89 35 A. Foppiano, “Brescia: tempio della cremazione”, in Abitare, 2005/447, pp. 106 - 111; si veda R.
14 A questo proposito occorre ricordare che l’esternalizzazione dei cimiteri dai recinti urbani era Balboni in Oltre, n.7/8 - Luglio/Agosto 2004; Cfr anche R. Ciravolo, “Tempio della cremazione nella
un’istanza tipica dell’età dei lumi e dei segni più acclarati del “cammino della ragione” come città di Brescia”, in Cambiamenti di Stato, Federico Motta ed, numero 26, Gennaio/aprile 2005,
recita anche il trattato di Francesco Milizia, “Principj di architettura Civile”, Remondini, Bassano p.120
1785. Sul tema cfr. O. Selvafolta, “L’architettura dei cimiteri…”, op.cit., p. 17. Sul tema ampio della 36 Il progetto ha meritato ampia diffusione anche in ambito internazionale: cfr. Lotus International, n.
progressiva laicizzazione della morte si veda anche: M. Vovelle, “La morte e l’occidente: dal 1300 135/2008; The Plan, n.30/novembre 2008; A+U, aprile 2009; Casabella n. 791, Giugno 2010, p.
ai nostri giorni”, [tit. or. «La mort et l’occident», 1983]Laterza, Roma-Bari, 2009; Ph. Ariés, “L’uomo 26; e anche “Paolo Zermani. Tempio di Cremazione a Parma”, in Silvia Catarsi, Francesca Mugnai,
e la morte dal medioevo ad oggi”, Laterza, Roma-Bari, 1989; in relazione alle implicazioni sui Carlotta Passarini (a cura di), Identità dell’architettura italiana, vol. 7, catalogo del Convegno, Firenze,
manufatti e sui luoghi: M. Ragon, “Lo spazio della morte: saggio sulla architettura, la decorazione Diabasis, Reggio Emilia.
e l’urbanistica funeraria”, ed. Guida, Napoli, 1986 37 Cfr. “È partito il forno per le cremazioni. Mille all’anno”, in Il resto del Carlino - Ravenna - 3 Agosto
15 Se vi sono ambiti in cui la globalizzazione determina una omologazione dei gusti, quello 2010; “Forni Crematori, prezzi esosi ed odiosi”, Ravenna24ore, 11 Maggio 2010; anche la ditta di
dell’architettura funeraria pare al contrario mantenersi in una stretta aderenza alle storiche tradizioni gestione dell’impianto si riferisce ad esso con il termine “forno” e non “tempio” nella descrizione
regionali come dimostrano i convegni dell’ASCE, Association of Significant Cemeteries in Europe, dell’intervento: www.azimut-spa.it.
www.signigicantcemeteries.it 38 La sola volta in cui il Tempio crematorio di Ravenna è stato citato, è accaduto per mia iniziativa
16 Testo approvato il 29 Settembre 1974 dal Cardinale Antonio Poma, Arcivescovo di Bologna, allora al Convegno Internazionale dell’ASCE (Association of Significant Cemeteries in Europe) in Vienna
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. (2011), come rioporta anche Helga Bock, “ASCE in Wien: Jahrestagung bedeutender europäischer
17 Rituale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato Friedhöfe” in Friedhofskultur, numero 101, Dicembre 2011.
da papa Paolo VI, Rito delle esequie, Edizioni CEI, Roma, 1974 39 Cfr. L. Bartolomei, “Nuovo Ingresso al Cimitero Ebraico”, in Il Giornale dell’Architettura, Allemandi
18 Le norme relative alla costruzione dei cimiteri sono demandate al DPR 285 del 10 Settembre Editore, n.90, Dicembre2010, Gennaio2011, p.6
1990, che in materia di distanze dai centri abitati e dagli altri edifici ripropone la medesima fascia 40 Cfr. E. Pirazzoli, “A partire da ciò che resta. Forme memoriali dal 1945 alle macerie del Muro di
di rispetto prevista dall’ art.338 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con il regio decreto Berlino”, ed. Diabasis, Reggio Emilia, 2010, in particolar modo pp. 120 e ss.
n. 1265 il 27 luglio 1934. 41 Cfr. E. Panoksky, “La scultura funeraria: dall’antico Egitto a Bernini”, Torino, Einaudi, 2011

36 Luigi Bartolomei
42 Cfr. In particolare G. Praderio, L. Bartolomei, “New architectures for funeral houses in the
contemporary secularized Italian society. Premises and results of an interdisciplinary university
research activity”, in proceedings of the Third International Conference on Dying and Death in
18th-21st Century Europe: Refiguring Death Rites in Europe, Alba Iulia (Râme ), Romania, 3 - 5
September 2010, Annales Universitatis Apulensis series Historica, N° speciale 2/2010, pp. 469-480,
ed. University “1 Dicembre 1918” ALBA IULIA; L. Bartolomei, “Places for a Cult of Memories in the
Italian post-secular city”, in atti del IVth International Conference on Dying and Death in 18th-21st
Century Europe (atti in corso di Pubblicazione).
43 Per la Regione Emilia Romagna la legge di riferimento è la legge Regionale 29 Luglio 2004, n.19
44 “The Pornography of Death”, 1955, articolo di Geoffrey Gorer, ripubblicato “Death, Grief and
Mourning” (Garden City, N.Y.: Doubleday, 1965), pp 192-199; cfr. Anche M. Vovelle, “La morte e
l’occidente”, Ed. Laterza, Bari, 2000, pp. 617 e ss.
45 Molti operatori nel settore riferiscono che le famiglie colpito dal lutto spesso usano l’espressione
“in fretta” in riferimento ai riti di commiato e di sepoltura.
46 M. Vovelle, op. cit., p. 625; …
47 L. Bartolomei, “A Modena, la seconda funeral home italiana”, in Il giornale dell’Architettura, n.98,
ottobre 2011, p.5
48 “Istruzione sul luogo di Celebrazione dei Funerali”, Modena, 24 Giugno 2011. Disponibile
anche on-line al sito: http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_
diocesi/118/2011-06/23-334/Esequie.pdf
49 cfr. CEI - Commissione Episcopale per la Liturgia, “Proclamiamo la tua risurrezione, Sussidio
pastorale in occasione della celebrazione delle Esequie”, LEV, Roma, 2007, pp. 25-68; pp. 72-74;
pp. 221-226
50 cfr. Messale Romano “Rito delle Esequie”, i special modo Introduzione. Testo approvato secondo le
delibere dell’Episcopato e confermato dalla Sacra Congregazione per il Culto divino, con Decreto
n. 2036/74 del 21 settembre 1974.
51 cfr.Rom 6,4; Col 2,12
52 Z. Baumann “La società individualizzata”, ma anche U. Beck, “What is Globalization?” Cambridge,
Polity, 2000.
53 M. Vovelle, op. cit., p. 625
54 Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 28, a. 3

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea 37


La forma della memoria
I layer del sacro funerario
Mariana Nitu

Pubblichiamo qui una porzione degli appunti che Mariana Nitu aveva Oggi il nostro universo quotidiano è certamente più sbilanciato a
abbozzato in vista della sua tesi di Dottorato. La prematura scomparsa favore di un orizzonte profano che verso il sacro. In mancanza di una
di Mariana ha lasciato questo testo incompiuto. Lo riportiamo nello direzione verticale, si incrementa la confusione nella vita sociale, verso
stesso titolo che abbiamo trovato nei files lasciatici da Mariana e senza un orizzonte caotico e fortemente individuale. Manca un punto fisso,
la pretesa di alcuna ricostruzione. quello di riferimento, quello che, quando si parla del mondo, identifica
Il lettore vi troverà una singolare interpretazione dello spazio cimiteriale, il suo asse. Abitiamo una terra che si muove, ma la abitiamo alla sua
a partire da prevalenti riferimenti a quelli di tradizione rumena orto- frontiera, nel suo limite: tra terra e cielo. Il punto fisso è l’insopprimi-
dossa, ove alle lapidi prevalgono le croci. Questo testo è stato scritto bile religiosità dell’uomo: l’homo religiosus. Questi, pur in un mondo
nel 2010 mentre Mariana era impegnata nello studio dell’architettura profano, non vive mai troppo lontano dai suoi profondi interrogativi sul
cimiteriale e nel tentativo di farne apprezzare la rilevanza all’interno perché delle cose. Egli vive sempre “in prossimità” del sacro, dunque,
del patrimonio culturale. Con queste intenzioni Mariana ha collaborato che ogni tanto scopre quasi come in una rivelazione.
intensamente con l’ASCE (Association Of Significant Cemeteries in Il sacro anche per l’uomo di oggi è luogo e tempo, e così anche spazio
Europe) proponendo e promuovendo l’apertura notturna del Cimitero sacro.
Monumentale “Bellu” di Bucarest, che sarebbe avvenuta nella notte Attraversando il presente, l’uomo passa da uno spazio all’altro; dalla
dei musei (Maggio 2011). strada con rumori e gente, all’interno delle chiese serene e tranquille
dove il sacro “abita” e dove, per giungere, si sale un gradino e si apre
una porta, limite tra due spazi. In questo percorso, attraversando in
successione gli spazi, maturiamo un’idea sulla nostra identità. Siamo
entità umane, in un mondo frammentario. Ci seguiamo uno dopo l’altro,
in tempi diversi, ma come seguendo un cerchio: quello dell’evolversi
della storia umana, a livello universale, e quello dell’evoluzione per-
sonale, a livello individuale.
Su questo cerchio, uno dei punti distintivi è quello della rottura ontologi-
ca della nostra esistenza che è uno snodo puntuale, preciso. Muoriamo
sulla terra, ma rinasciamo allo stesso tempo in un altro mondo1 così
che il cerchio rimane chiuso. Viviamo in un mondo vorticoso, pulsante,
per finire nel silenzio. La morte porta in un mondo silenzioso, chiuso
tra muri, un luogo sacro, che vive in modo unico all’interno della città.
Si tratta del cimitero.
L’uomo, come presenza fisica, attraversa nella vita, spazi sacri e pro-
fani, per terminare definitivamente, in un recinto sacro.
Tuttavia l’universo della morte, pur sacro, si scopre nondimeno come
spazio organizzato. “Le tecniche di ordinazione [...] non sono altro che

I layer del sacro funerario 39


tecniche per costruire lo spazio sacro”. usare a riguardo il concetto di layout, che è precisamente l’ordine che
La mia proposta schematica di rappresentazione delle strutture cimi- esprimono i segni grafici nel caso del disegno stampato (seguendo
teriali mostra uno sviluppo su livelli sovrapposti verticali. Non si tratta una definizione tecnica). Per un cimitero, luogo sacro, l’identificazione
di un’organizzazione planimetrica dello spazio, ma si tratta bensì di di questo layer-layout è dunque la sua architettura.
una composizione concettuale che cerca di tenere insieme il mate- Il cimitero può essere inquadrato come programma architettonico,
riale e l’immateriale, la vita e la morte, l’architettura e la scenografia. ma dobbiamo guardare bene i suoi elementi distintivi, che fanno la
L’organizzazione dello spazio cimiteriale non è solo visuale, ma di differenza tra questo e altri spazi sacri. Si tratta di uno spazio sacro,
più: è una organizzazione mentale e culturale, che condivide concetti delimitato da muri di cinta, spostato oggi verso la parte periferica delle
teologici, filosofici, e architettonico-percettivi. città. Dentro scopriamo un universo sottratto all’ambiente circostante,
La stratificazione verticale che propongo per l’analisi dei cimiteri, è in cui domina una solennità sacra. Identificando gli elementi fisici dello
concepita nell’idea di scoprirne il programma di architettura, come spazio sacro, abbiamo: tombe, portici, aree pedonali, zone verdi, la
un fenomeno complesso che richiede una coerenza spaziale e un capella, gli edifici annessi, i parcheggi. L’ordine risultante dalla dispo-
ragionare preciso, basato su concetti. sizione di questa composizione architettonica deve creare l’ambiente
Per concepire visualmente questa stratificazione, scelgo il concetto tranquillo e sereno, specifico dei cimiteri.
di layer. Se studiamo l’utilizzo del cimitero, scopriamo due tipi di utenti, che
“Layers are like transparent overlays on which you organize and group creano zone diverse: la zona statica, riservata ai defunti, tecnica e
objects in a drawing.” (Autodesk, 2008). organizzata, e la zona attiva, dinamica, riservata ai vivi.
Il concetto di questo termine tecnico trasferito in ambito figurato ed Il dinamico impone il percorso nello statico che è lineare, codificato.
escatologico offre la possibilità di più significati. L’incrocio di queste due componenti, genera un complesso di relazioni
Il layer è un concetto che offre la trasparenza e l’immaterialità agli funerarie attivo-passive. Si tratta di relazioni molto intense, nate dai
ambiti che riguardano la morte. Inoltre può accumunare più elementi percorsi psicologici della memoria. Il percorso lineare dello statico,
che, sebbene diversi, si trovano sotto un concetto generale. Un altro permette l’attivazione della memoria di una forma primaria, quella del
termine, che offre un’immagine all’idea, è layout, e questo offre la ricordo. Il percorso, eccede il suo ruolo funzionale, per inscriversi in
percezione visuale e la dimensione fisica del soggetto. una rete invisibile, sovrapposta al disegno architettonico, tradotto in
La morte per l’uomo significa il passaggio dall’entità viva, al corpo realtà come spazio pedonale.
inattivo. L’anima e lo spirito sono entità immateriali. Esse paiono “con- Il momento che inizia questo percorso è generato con la discesa nella
vivere” con l’uomo sulla terra, e sembrano abbandonarlo alla fine della tomba. Da questo momento inizia il rituale del regresso alla tomba.
vita. La morte, come uno dei misteri, introduce l’uomo nel sacro. Non Con la ritualizzazione dello spazio sacro della sepoltura, si inserisce
si tratta solo di uno spazio architettonico. Non è solo la gloria della vita nella carta mentale la posizione del luogo sacro definitivo. Finisce un
che si mostra nei monumenti. Questo spazio diventa anche lo spazio periodo e ne inizia uno nuovo. Nella memoria dei conoscenti la pre-
della tragedia umana e della memoria. senza della persona defunta è associata alla tomba.
La presenza fisica della persona, è sostituita, per i vivi, con l’assenza e I percorsi hanno caratteristiche temporali: abbiamo un ciclo di ritorni,
con una presenza nascosta. Questa scomparsa che si conclude nella che nascono dall’affetto per la persona amata. Si tratta di un altro
terra determina un layer che diciamo metaforicamente “sotterraneo”, a atto della tradizione. Nella comunità ortodossa vi sono rituali che pre-
comprendere i ricordi, il corpo, gli oggetti funerari, e la terra con tutto vedono che quando la famiglia non possa andare alla tomba dopo il
il suo movimento vivo dall’interno. funerale, un parente vi si rechi, portando dell’acqua per il defunto. La
Sulla superficie di questa materialità interratta si trova la croce o famiglia torna, nei momenti in cui, si celebra la Messa per la memoria
la lapide. Possiamo prendere la croce come simbolo dell’intera ar- del defunto (dopo 7 giorni, 40… un anno).
chitettura funeraria. Espressione del dolore, questa manifestazione Scopriamo così nel caso del layer-layout concreto, una rete spazio-
della tragedia umana, è il simbolo della evanescenza e del carattere temporale, nella quale possiamo identificare gli elementi dell’archi-
effimero dell’esistenza. È la forma visibile dalla tragedia. Possiamo tettura.

40 Mariana Nitu
Figure 1 e 2
Cimitero di Igualada,
Barcelona, di Enric Miralles e Carme Pinos,
concorso vinto nel 1984.
Costruzione 1985-1994

I layer del sacro funerario 41


Si crea così un’architettura temporale, basata sull’idea del percorso. attivata su percorsi orizzontali. L’inizio è la tomba con la sua croce2,
Abbiamo il modello nell’architettura di Enric Miralles, nel cimitero di il seguito sempre verso l’esterno dello spazio sacro, ma è sempre la
Igualada, in Barcelona, Spagna (figure 1-4 ). croce il motivo del ritorno.
L’architetto segue l’idea di un approccio sperimentale nello spazio, Nella geometria dello spazio queste traversate sono il risultato di movi-
tagliandolo in frammenti collegati al percorso, visto come una varietà menti indotti, capaci di generare nuove forme. Le forme si sviluppano
di esperienze che hanno una finalità spaziale. variamente, dalle forme primarie, a quelle più complesse, capaci di
Il tempo e lo spazio sono inseriti in immagini, ricordi ed esperienze nascondere la funzionalità e riempire lo spazio. Esiste una gerarchia
del presente e del passato, mentre i materiali e le forme danno sug- dello spazio: una misura e una intensità delle tracce, generatori di
gestioni del futuro. L’aspetto temporale dell’architettura si costruisce forme che hanno sempre una radice emozionale.
attraverso diversi modi di sperimentare lo spazio che evidenziano il Quando Enric Miralles ha progetatto il cimitero Igualaga, ha sperimen-
layer del tempo. tato un’interpretazione architettonica del concetto di tempo: “Il tempo
Quando si sposta nello spazio l’individuo associa variamente istanti diventa un luogo preciso, dove pensi alla forma.”
temporali. Questi si compongono nella memoria su uno strato del Nel cimitero ogni spazio è stato progettato per stimolare emozioni. In
subconscio e sono inseriti in un quadro visuale, delimitato molto bene movimento su qualsiasi traiettoria, si scoprono dei paesaggi significan-
spazialmente. ti, che paiono raggruppare momenti del passato, momenti importanti.
L’architetto è così architetto del tempo, già a partire dalla fase concet- Esiste una relazione molto forte tra l’esperienza attuale del percorso
tuale. I layer temporali sono così generati dall’uomo, e per questo si e il trasferimento in un’altra dimensione. Questa relazione è la base
insiste sul suo apporto al paesaggio, sul suo modo di partecipazione e dell’architettura temporale di Miralles.
di convivenza con lo spazio. Il movimento dell’architetto si materializza È ben evidente che questa architettura non può essere concepita per
nelle linee, che progressivamente diventano percorsi. ogni funzione. Solo un luogo sacro, che ha caratteristiche spirituali
Sul terreno il percorso attraversa più sezioni, diversi ambiti, a livello può fornirne l’ispirazione e la base spaziale.
orizzontale, li possiamo considerare frammenti dello spazio. Questi L’architetto lavora con due tempi: uno utilizzato in modo sperimentale
frammenti, fanno più evidente il percorso, che è l’espressione tempo- e uno come riferimento. Abbiamo il presente attivo e il passato come
rale della modalità di utilizzare lo spazio antropologico. Il percorso è memoria, o generatore della memoria. In questo senso, il passato, il
così l’equivalente della scrittura. Così come non possiamo discutere presente e il futuro interferiscono e si ricreano tra loro.
una frase al solo livello della composizione sintattica, altrettanto non Il tempo sperimentale riguarda il presente, il percorso “iniziatico”, in
possiamo dimenticare i molti significati semantici del percorso visto cui l’uomo come individuo anima il cimitero. In questa esperienza
come espressione artistica d’architettura. sensoriale, egli si muove nello spazio sacro e si sente dentro di esso.
Il percorso si può leggere nell’architettura funeraria in due dimensioni Si producono sensazioni fisiche e mentali, collegate al momento
spaziali: una orizzontale e una verticale. Questo fatto è dovuto agli presente. Non sono sensazioni profonde, e durano poco. Parliamo in
utilizzatori dell’oggetto d’architettura: i vivi e i defunti. Abbiamo un proposito di reazioni “istintuali” generate dall’istinto, che non possono
percorso orizzontale per i vivi, e uno verticale per i morti. Per i defunti assomigliare a quelle prodotte dal ricordo.
ci sono due direzioni: una è dalla superficie della terra in giù, generata Per un percorso spaziale facile, il design deve essere molto fluido.
dall’atto di inumazione, e l’altra è dalla terra in su. Parliamo in questo E su questo sostrato, l’architetto ha inserito dei poli di “attrattività”,
caso dello spirito della persona defunta che può illuminare su un livello di particolare interesse architettonico. Il progetto ha creato spazi per
trascendente. produrre emozioni diversificate in particolari momenti.
L’interfaccia tra queste due direzioni, è la terra con i suoi percorsi. Il percorso riconosce il dato del rituale funebre: come nel suo signi-
Tutte due le traiettorie sono racchiuse nella sfera statica del cimitero, ficato, esso è discendente. A livello concettuale, Miralles, prende il
una perchè è unica e succede una sola volta, e l’altra perchè anche terenno e sfrutta le sue caratteristiche: identifica il promontorio con
se si tratta di un possibile movimento, questo non entra nella perce- l’inizio del percorso, per dare l’idea della morte in una nota ottimistica.
zione degli uomini vivi. La dinamicità dello spazio funebre, è dunque Inventa frammenti di spazio, tagliati nel paesaggio naturale, e li riempie

42 Mariana Nitu
Figure 3 e 4
Cimitero di Igualada, Barcelona,
di Enric Miralles e Carme Pinos,
concorso vinto nel 1984.
Costruzione 1985-1994

I layer del sacro funerario 43


di possibili interpretazioni. La forma centrale del cimitero rimane la cappella funeraria. È la forma
L’idea è di creare atmosfere diverse in cui l’uomo sperimenti nello che raggruppa simboli e che richiede azioni solenni. La cappella, come
spazio fisico la solitudine e l’intimità. la chiesa, ha il suo rituale di santificazione, il che la innalza a cuore
Sul percorso, le viste scoperte, sostenute dal cambio dei materiali della area sacra.
utilizzati, fanno sentire di più la solennità. Il cimitero deve essere uno Tutti i rituali generati dalla morte sono molto cambiati ultimamamente,
spazio rigido, in cui affronti il “freddo” della morte, e dove cominci a e siamo testimoni della perdita della sacralità. La società contempo-
interrogarti sulla tua vita. ranea rifiuta, forse per colpa del suo ritmo intenso di vita, di capire nel
La composizione architettonica di Miralles comincia con la cappella, le loro senso più intimo e profondo i più importanti segreti della vita: la
volte, e finisce con il mausoleo. Tutto il costruito si inserisce in modo nascita, il matrimonio e la morte.
del tutto naturale nel paesaggio originale, perchè le materie originarie Sono elementi del cerchio chiuso della esistenza umana che per essere
del terreno sono utilizzate come materiali di costruzione. vissuti nel loro vero senso, devono essere fatti davanti a Dio. Siamo
La consequenzialità delle esperienze raggruppate negli elementi archi- nati, davanti Lui, ci sposiamo davanti a Lui, e muoriamo sempre con
tettonici è seguita nelle piante e nelle sezioni. Queste corrispondono a il Suo accordo.
momenti del rituale funebre, con alternati riferimenti a spazi terrestri e Tutti questi tre rituali, ci rimandano infatti ad un luogo sacro: la chie-
sotterranei. La concezione della composizione raggruppa linee di forza sa, la cappella, il cimitero. I rituali si svolgono davanti al mondo, che
maggiore, senza avere un’immagine mentale precostituita da offrire. approva come testimone, davanti a Dio, le nuove realtà. Ogni evento
Il discorso architettonico rispetta lo spazio naturale e introduce nel fondamentale della vita umana, è un salto nella evoluzione personale,
progetto concetti filosofici e teologici sul tema della morte. inscritta nella storia della società.
Si può parlare del cimitero come una struttura statica di elementi in Nella confidenza ai propri defunti, il cimitero offre una atmosfera quasi
cui le sculture sono gli oggetti di architettura, e vivono con le altre domestica, ti permette una prossimità ai tuoi dolori e alle tue sofferen-
construzioni. ze, eppure, contemporaneamente, ti colloca in uno spazio pubblico. È
Un altro elemento essenziale dell’architettura funeraria è il suo limite. uno spazio che offre una ambivalenza percettiva, una amplificazione
All’esterno, tra lo spazio sacro e lo spazio profano c’è un confine: il dei sentimenti che risultano dalla percezione dell’ambiente. Pur in uno
recinto del cimitero. L’entrata in questo spazio, porta in un altro mon- spazio pubblico abbiamo la sensazione familiare di essere nel privato.
do, quello dei morti e delle loro storie. In questo nuovo universo, in Una casa intima delle persone care, è esposta in un luogo pubblico. La
cui l’uomo vivo forse non si sente confortato e a suo agio, lo spazio si morte, è visibile a tutti. È come un quadro visto in una galleria d’arte,
offre con una divisione territoriale. Ogni tomba ha il suo spazio, indi- che è lì per tutti, ma che per tutti ha sensi e significati diversi. Per le
viduando una regione interdetta non solo sulla terra, ma dalla terra in persone che non conoscono il defunto, “il quadro”, rimane impercet-
giù e dalla terra in su, verso il cielo. La lastra tombale è semplicemente tibile, ma per i familiari e i conoscenti ha una valore immenso.
l’evidenza dell’intersezione tra l’orizzonte terrestre e un asse verticale L’immagine architettonica del cimitero è attivata dall’azione umana.
ben individuato, facilmente percepibile. Possiamo parlare anche di Questa comporta non solo rituali funerari, ma anche visite con altri
uno spazio d’aria, al di sopra della tomba, indefinito, la cui esistenza interessi come la commemorazione. La ripetitività dei gesti rituali sa-
è immagine simbolica del percorso dell’anima. cri presso le tombe, installa la circolarità della tradizione, e così della
Il cimitero ortodosso tradizionale ha sviluppato un altro tipo di confine, permanenza del messaggio culturale. La morte porta, come testimo-
quello tra la tomba e le altre tombe e tra queste e la zona pedonale. È nianza, nei suoi gesti rappresentativi, la qualità culturale della società.
un recinto singolare iscritto in un recinto più grande: un limite minimo, Il cimitero si dimostra così contenitore della tradizione, svelando il suo
nell’intero globale. Non è una forma che pretende di interpretare signi- lato specifico, nell’appartenenza a una regione e/o ad una religione. La
ficati teologici, ma la separazione è molto visibile, e ha preso forme specificità è marcata con differenze stilistiche, o formali, ma il messagio
che ospitano simboli che riguardano la morte. principale resta chiaro: nella trasformazione dell’individuo umano dalla
In questo recinto sacro, l’architettura funeraria conosce stili e forme campagna verso la città, esso è sempre rimasto un servitore della
diverse, da quelle semplici delle croci, alle tombe familiari, alla cappella. liturgia cosmica, a perpetuare la presenza umana oltre i limiti della vita.

44 Mariana Nitu
La realtà costruita, costituita di croci e altri elementi, è la conseguen- guenza il tempo della memoria. È un tempo attivo e presente perchè
za materiale di un evento essenziale della vita umana. Quand’anche vive nella memoria e nelle storie delle persone.
fosse un evento tragico, lo condividiamo con il mondo intero, lo atte- C’è anche un tempo futuro e poichè questo riguarda la persona
stiamo davanti a tutti e lo marchiamo con una architettura specifica. scomparsa parliamo di un futuro trascendente: questo futuro si ri-
Dai tempi antichi, la morte sorprende e rimane nella zona misteriosa ferisce alla nuova vita. Viviamo nei pensieri di una nuova vita, dopo
dell’esistenza umana. morte. Che tradizionalmente proiettiamo nell’acceso al paradiso o
La terza forma di esistenza, che è la più interessante, è correlata al all’ inferno.
sacro funerario, ed è il layer trascendentale. In questa zona, accessi- Nel cimitero, come luogo sacro l’uomo segue un percorso tra tempi,
bile solo agli uomini religiosi, quelli che possono vedere oltre il limite che è un percorso verticale, e un percorso tra spazi orizzontali. Gli
esistenziale umano, troviamo la fede in una nuova vita, il giudizio spazi del layer underground e del layer trascendentale, non sono
finale, tutto il percorso tra ”le frontiere” del cielo, e di più. raggiungibili dall’entità umana.
Tutti e tre i layer hanno ognuno il proprio tempo. Non discutiamo di “Noi non siamo di quelli che credono in quello che vedono, perchè
anni o di periodi storici ma di tempi riferiti ad un sogetto. La persona quelli sono passanti; noi siamo legati a quelle che non si vedono,
defunta è sempre il riferimento. che sono eterne”.3
Il layer underground nasconde il tempo passato e nasce di conse- L’invisibile di cui parla S. Ap. Pavel é la Verità.

1 Tale espressione può essere associata anche al modo del ricordo,o alla “presenza dell’assenza”,
di cui l’autrice si stava occupando. (NdR)
2 Mariana Nitu stava svolgendo attività di ricerca sui cimiteri Rumeni, dove spesso la lapide è sostituita
dalla croce. Per questo il testo fa riferimento a questo segno. (NdR)
3 Sf. Ap. Pavel, “Biblia”,´6FULVRDUHFąWUHFRULQWHQLµ(GLWXUD,QVWLWXOXL%LEOLFũLGHPLVLXQHRUWRGR[ąD
%LVHULFLLRUWRGR[HURPkQH%XFXUHũWL

I layer del sacro funerario 45


Lo spazio delle ceneri. Sulle chiese-cinerario
Tino Grisi

Con questo contributo intendiamo mettere in luce il possibile sposta- nel legame con il luogo ch’esse abitano; sta allora al vivente, come
mento di significato operato dalla pratica della cremazione e dai suc- scrive Raimon Panikkar, “scoprire il simbolismo dello spazio, e delle
cessivi modi di conservazione delle urne cinerarie, nelle caratteristiche cose nel loro proprio spazio; ma è una scoperta e non un’invenzione”.1
spazio-temporali della commemorazione dei defunti, con particolare
riguardo alla nuova significazione degli ambienti chiesastici trasformati Cristianesimo e cremazione
in cinerari. Le spoglie “dormienti” nell’attesa all’interno del camposanto cimite-
La concezione del cimitero (la parola ha origine dal greco koimetirion, riale sono affidate alla custodia della Chiesa, comunità peregrinante in
“luogo per dormire”) è legata alla protezione dei corpi: il camposanto- cammino verso il risveglio della resurrezione posto ad attendere i fedeli
recinto custodisce le salme inumate e il suo significato di luogo sacro è dopo il passaggio in vita. Il cristianesimo è, fin dalle origini, concezio-
memoriale-monumentale. La diffusione della pratica della cremazione ne della persona come tempio dello Spirito, per cui alla salma sono
de-situalizza (poiché le ceneri potrebbero stare ovunque) invece il riservate una cura amorosa e la degna conservazione nel sepolcro, in
luogo della custodia e della rammemorazione, spingendo verso una memoria della sepoltura di Gesù. L’idea del transito verso una com-
spiritualizzazione del culto dei morti. piutezza spirituale e quindi la concezione di un luogo in cui sostare
In questo senso va analizzata la prassi, in diffusione soprattutto per un breve sonno prima che ci destiamo eterni2 allontana, e lascia
nell’Europa centrale, ma anche nella penisola iberica, di attuare una all’archeologia, la pagana concezione della necropoli come “città dei
metamorfosi funzionale delle chiese dismesse dal legame parrocchiale morti”, universo parallelo o specchio ripetitivo della società vivente.
in colombari (Kolombarium è il termine tedesco indicante usualmente Piuttosto la Chiesa ritualizza e santifica all’interno della comunità reli-
i luoghi di sepoltura delle urne cinerarie), per cui gli edifici chiesastici, giosa la morte e, in particolare, il momento del trapasso; è in comunione
perduta, in un certo senso, la consacrazione operata dalla pratica del con i vivi che il morente rende la propria anima al cielo e si avvia alla
culto divino, se ne riappropriano seguitamente per effetto della presen- nuova comunità dei santi e dei risorti: evangelicamente, “se il chicco
za (non più corporeo-tombale, ma spiritualizzata sotto forma pulvisco- di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore,
lare) dei defunti. Si può quindi pensare a un’immanenza celebrativa di produce molto frutto” (Gv 12, 24). L’atto significativo di sostare presso
spazi e simboli trascendenti che si amplificano “sfericamente” tra loro; la propria tomba rivela quindi “l’interdipendenza fra l’escatologia per-
lo spazio della chiesa diviene cioè habitat ospite di simboli (le urne) sonale alimentata dalla certezza della visione beatificata, ancor prima
della trasformazione spirituale della persona e permette la continua della risurrezione del corpo che si dissolve nella terra da cui l’uomo
manifestazione di un culto il quale è insieme, cristianamente, divino e è stato tratto, e l’escatologia universale nel regno di Dio destinata a
umano. Le ceneri, estraniandosi da un particolare e separato conteni- portare alla ricapitolazione di tutta la Chiesa e dell’intera creazione nel
tore spazio-temporale, divengono contenuto specifico di ambienti che pleroma del corpo di Cristo attraverso la risurrezione finale”.
perseguono, come condizione qualificante, l’essere abitati dallo Spirito. Il rifiuto della prassi crematoria è frutto in verità della contrapposizione
Paradossalmente lo spazio cimiteriale è parziale, soggiacente alla moderna tra Chiesa e società secolarizzata, atto di distacco dalla vi-
sua specializzazione urbana, mentre lo spazio delle ceneri è aperto, sione agnostica e minerale dell’essere umano blandita dal positivismo.
etereo e quindi totalizzante nel suo lasciar-essere la manifestazione Il documento originario della ripulsa verso la bruciatura del cadavere è
della presenza spirituale. L’ubiqua e seriale presenza delle urne in una infatti solo del 1886 (decreto Non pauci, sottotitolato: Quoad cadave-
navata potrebbe scardinare forse la fascinazione sepolcrale, livellando rum crematione) mentre la sua sanzione all’interno del codice canonico
la presenza dei defunti come spazialità vacua specificata ogni volta risale solo al 1917, quando espressamente “si vietava l’esecuzione del

Lo spazio delle ceneri. Sulle chiese-cinerario 47


mandato di cremazione e veniva negata la sepoltura ecclesiastica a chi “La risignificazione in termini cristiani della prassi crematoria potrebbe
aveva chiesto la cremazione”. Si determina quindi in un breve lasso giovare a ricostruire l’icona della Chiesa peregrinante, purificante,
di tempo la profonda mutazione di pensiero della Chiesa cattolica la glorificata, quanto mai diafana nel vissuto sociale contemporaneo” e
quale, prima con l’Istruzione della Sacra Congregazione del Santo la temuta prassi crematoria consentirebbe, quasi per paradosso, di
Ufficio De cadaverum crematione dell’8 maggio 1963 e, di seguito, “riqualificare in ambito ecclesiale il rapporto dei vivi con i morti”; in
nei Praenotanda dell’Ordo exsequiarum del 15 agosto 1969 arriva ad virtù anche dell’antico retaggio d’uso sepolcrale delle chiese, “ora me-
affermare come “a coloro che avessero scelto la cremazione del loro diante ripositori cinerari nell’intorno chiesastico risulterebbe possibile
cadavere si può concedere il rito delle esequie cristiane, a meno che un riavvicinamento fisico, psicologico e, pertanto, anche spirituale” a
la loro scelta non risulti dettata da motivazioni contrarie alla dottrina chi ci ha preceduto nella fede. Letta in termini iconografici, la riposi-
cristiana”. zione delle urne cinerarie in una chiesa, per occupazione parziale o
Si riconosce di fatto come l’atto della cremazione del corpo “non tocca completa risignificazione celebrativa, si lega alla figura tradizionale
l’anima, né impedisce all’onnipotenza divina di ricostruire il corpo in cristiana dell’edificio per il culto collegato direttamente al luogo di
una vera ri-creazione” così come “non contiene in sé e per sé, l’ogget- sepoltura, inverando una forma di riavvicinamento a quanto, nella
tiva negazione dei dogmi relativi alla risurrezione della carne; sicché, vita, “in icona rimanda alla morte e all’aldilà”; spazio delle ceneri e
considerata in sé stessa, la cremazione non è contraria a nessuna immagine di Chiesa si collegano nella forma del corpo mistico che
verità né di ordine naturale né di ordine soprannaturale”. È un atto unisce la presenza mondana transitoria del credente cristiano a quanti
d’accettazione capace di determinare l’apertura di un ampio spiraglio lo attendono nell’aldilà, continuando a infondere “nei fedeli il senso del
teologico, liturgico e spaziale verso la ritualizzazione e l’accettazione pellegrinaggio mortale” ed esprimendo, d’altra parte, “la comunione
comunitaria della cremazione e della custodia delle ceneri; ancora il con i defunti di cui fare suffragio e la comunione dei santi dai quali
Direttorio su pietà popolare e liturgia esorta “i fedeli a non conservare ottenere intercessione”.
in casa le ceneri dei familiari, ma a dare a esse consueta sepoltura”, Ecco allora come l’introduzione di forme di affidamento delle urne
compartecipi della visione escatologica del giudizio finale in cui si vedrà alla comunità chiesastica e alle chiese-edificio può legittimamente
come “il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi rappresentare un passo per ricostruire “il senso globale della vita ec-
resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le clesiale, incrementando non solo la pietà verso i defunti, ma anche l’
sue opere” (Ap 20,13).3 ‘esercizio della buona morte’ ”; pertanto, in sintesi, “la costruzione di
La custodia adeguata delle ceneri, la definizione di un loro spazio il dignitosi colombari e ossari in ambito chiesastico può crescere la soglia
quale non sia futilmente domestico o panteisticamente dispersivo, è di attenzione” nei confronti dell’esperienza autenticamente cristiana.
modo quindi per mantenere piena coscienza del trapasso all’aldilà
e praticare con libera convinzione la commemorazione dei defunti. Nuove forme espressive della cultura sepolcrale
Caduto il motivo religioso ostante - il quale, come si è arguito, concer- Non può dunque sorprendere il fatto che la continuità d’uso delle
neva più una connotazione ideologica piuttosto che la reale oggettività chiese come luogo di sepoltura delle ceneri riscuota popolare ap-
della cinerazione - e venute meno anche le limitazioni legislative civili provazione. Negli edifici per il culto cristiano trasformati in luoghi
sulla custodia delle urne al di fuori dei normali cinerari cimiteriali, è sepolcrali può ancora aver luogo il servizio funerario, così come ogni
possibile oggi dunque studiare “il rientro in chiesa dei morti”, ovvero celebrazione liturgica connessa alla commemorazione dei defunti.
la forma cristiana, rituale e conservativa, della procedura di cremazio- Dal punto di vista strettamente architettonico la positività dell’inter-
ne. Ciò è nondimeno suggerito da spiccati marcatori socio-territoriali vento si rivela nella non necessità di esorbitanti modifiche spaziali e
della contemporaneità: in primo luogo la sproporzione dimensionale d’arredo, cosicché la natura spirituale, artistica e storica della chiesa
e l’afasia sacrale raggiunte dai cimiteri urbani e poi, crescente, il può essere integralmente preservata. Illustriamo qui di seguito due
contrarsi del senso di appartenenza religiosa, gravido di inevitabili esempi portati a compimento in Germania all’interno due edifici af-
ripercussioni pastorali nonché sulla permanenza e i modi d’uso degli fatto dissimili e con approcci progettuali capaci di rivelare tendenze
edifici per il culto. e prassi diversificate.

48 Tino Grisi
Figura 1
Vista esterna della
chiesa di St. Konrad
a Marl di Emil Steffann

2 1

Figure 2 e 3
St. Konrad:
la sistemazione interna
a colombario

Lo spazio delle ceneri. Sulle chiese-cinerario 49


St. Konrad - Marl Due blocchi in basalto bifacciali, destinati a contenere 300 urne dietro
La chiesa parrocchiale di St. Konrad a Marl, località appena a nord semplici iscrizioni individuate da una croce, si ergono nella semi-
di Dortmund, ideata e costruita tra il 1954 e il ‘57 dall’architetto Emil oscurità dell’aula e con la loro dislocazione a U recingono plastica-
Steffann (con Wolfram Noeske e Nikolaus Rosiny) è stata, nel 2006, mente l’area commemorativa situata nella parte di navata prossima
la prima in Germania destinata alla nuova funzione di cinerario, pur all’ingresso; suscitano la viva percezione del cambiamento, senza
continuando a garantire a tutti l’opportunità di pregare al suo interno.4 però occultare la presenza della mensa e dello spazio destinato all’as-
St. Konrad fu realizzata insieme al centro parrocchiale e all’asilo semblea che si riunisce per le esequie. In prossimità dell’altare una
d’infanzia in seguito all’espansione post-bellica della comunità di lastra a pavimento individua la sepoltura comune in cui è prevista la
Marl-Hüls, incrementata dalla richiesta di manodopera proveniente riposizione delle ceneri dopo quindici anni di riposo nel colombario;
dell’industria chimica e mineraria; negli anni Sessanta vi si registra- due camere mortuarie sono state allestite nell’ex-sacrestia. Il “cimitero”
va una presenza alla messa domenicale di oltre settecento fedeli. d’urne di St. Konrad a Marl considera e conserva dunque l’architettura
L’edificio possiede qualità determinanti dell’architettura chiesastica presente, vincolandone l’uso a quel processo di continuità spirituale,
di Steffann, come la semplice, ma progressiva strutturazione spa- riscoperto ogni volta nell’esperienza autentica di uno spazio di libero
ziale, la coerenza costruttiva e l’adeguatezza dei materiali impiegati; accesso quotidiano nell’accoglimento e nella confidenza con l’ultimo
un’aula quadrangolare è racchiusa da muri in mattoni rossi, mentre riposo dei cristiani di ogni confessione. La chiesa permane, aperta a
una finestratura a nastro spicca lungo tutte le quattro pareti e corre diversi culti e riti e rappresenta l’esempio diretto di quanto proprio il
immediatamente sotto le falde, rivestite in legno, di un tetto il quale suo costruttore prospettava: “Dobbiamo lasciare spazio al futuro per
pare librarsi sull’esile appoggio delle capriate metalliche. L’originario compiti che non conosciamo ancora, non possiamo ancora conoscere
tamponamento trasparente delle aperture è stato nel tempo sostituito e non dobbiamo ancora conoscere”.5
da un eccessivamente squillante insieme di vetri colorati, opera del
maestro decoratore Max Ingrand. L’ingresso è situato in una piccola St. Josef - Aquisgrana
ala di collegamento tra la chiesa e la torre campanaria che sorge lie- A seguito dell’unificazione, nel 2006, con la parrocchia del Corpus
vemente staccata dall’edificio principale e racchiude, in una camera Domini - e lasciando quindi la titolarità liturgica all’omonimo capola-
interna, il fonte battesimale. Lo spazio dell’altare appare sopraelevato voro chiesastico del Novecento di Rudolf Schwarz - la neo-gotica St.
e raccolto dal lieve incurvarsi dello sporto murario della parete di Josef (opera dell’ultimo decennio del XIX secolo di Franz Langenberg),
fondo; una piccola cappella è separata dallo spazio principale da nella zona est di Aquisgrana, sta affrontando la metamorfosi in chiesa
un’apertura ad arco ribassato. sepolcrale (Grabeskirche)6.
Sul finire degli anni Settanta l’avvio della trasformazione sociale ed La caratterizzazione longitudinale e a tutta altezza del grande spazio,
etnica della popolazione locale e il conseguente progressivo decre- la sua campitura in navate, con pilastri nervati e volte ogivali, la pre-
scere del numero dei fedeli praticanti ha determinato un processo di minente illuminazione diretta, diffusa dal telaio finestrato delle pareti
semplificazione per cui nel 2003 si è proceduto all’accorpamento delle perimetrali, hanno comportato una notevole dissimiglianza - rispetto al
tre parrocchie del territorio in un’unica comunità; l’8 gennaio 2006 si è caso visto in precedenza - nell’approccio adeguativo, qui centrato su
svolta a St. Konrad l’ultima celebrazione eucaristica, ma la chiesa non una sorta di “programma topografico” per la disposizione dei ripositori
è stata completamente secolarizzata, in virtù della scelta di conser- cinerari e sull’enfatizzazione simbolica.
varla quale luogo spirituale, rendendola atta alla riposizione delle urne La nuova “auto-comprensione” del luogo chiesastico attraverso la
cinerarie. Il progetto di adeguamento degli architetti Pfeiffer, Ellermann ricerca di una forma appropriata per lo spazio delle ceneri, si fonda
e Preckel, ispirato dal versetto evangelico: “Nella casa del Padre mio sul tracciamento di un asse, un rivolo d’acqua sorgiva che corre, per
vi sono molti posti” (Gv 14,1), ha delineato il cinerario quale minuta la lunghezza della navata posta in pendenza, verso l’originario fonte
accoglienza all’interno della più grande domus-ecclesiae, rispettando battesimale ricollocato di fronte al presbiterio. L’acqua corrente fa parte
nella povertà dell’intervento, quel carattere di necessarietà e di fiducia di un disegno simbolico riferito al fluire della vita (durante il rito delle
nel futuro proprio del pensiero architettonico di Emil Steffann. esequie, i resti cremati sono appunto posti davanti al punto evocativo

50 Tino Grisi
Figure 4 e 5
Interni della chiesa-cinerario
di St. Josef ad Aquisgrana

Lo spazio delle ceneri. Sulle chiese-cinerario 51


del fonte) e a un tentativo di rinaturalizzazione dello spazio, per cui abbia in St. Josef mirato a una soluzione tutta interna al pensiero di
sul piccolo fiume interno affacciano rive ghiaiose a formare i campi di un originale luogo di riposo per i defunti: “Punto di partenza della
sepoltura. Qui s’inscena un principio d’allestimento dell’interno chiesa- concezione dello spazio della chiesa sepolcrale è stato anzitutto la
stico il quale “contrariamente alla sua originaria concezione di utilizzo, ricerca ragionata di una forma rituale adeguata sia alla sepoltura sia
non inscena più primariamente il tutto, ma attraverso una struttura che alla forma dell’urna. Accanto alla forma rituale, anche la configurazione
cresce a mo’ di labirinto, vi insedia man mano piccole parti di nuovo di un luogo individuale della memoria è un aspetto che richiederebbe
utilizzo”. Una selva di stele in cemento polito si dispone a meandri una forma chiara e distinta. L’enorme spazio non è più leggibile come
nelle navate, perpendicolarmente all’asse, avendo ognuna di esse un chiesa parrocchiale ma, di fronte alla mancanza di un regolare utilizzo
medesimo disegno a insenature dove, in posizione sempre angolare, liturgico, ha bisogno di un energico impulso spirituale che vi localizzi
si inseriscono le urne. La prima fase d’adeguamento ha generato oltre adeguatamente la nuova destinazione dell’edificio”. La ricerca figura-
900 sacelli per le ceneri nelle navate minori, ma già si è passati alla tiva si spinge all’introduzione di un elemento scultoreo sospeso alle
crescita dei monoliti su due lati della nave centrale, mentre l’ultimo volte, un lamellare scafo o scheletro gigante traslucido, inteso a con-
settore di espansione della topografia funeraria è previsto, nella zona ferire materialità corporea alla luce naturale che attraversa lo spazio,
del portale principale, al disotto della cantoria. inverando quella ricomposizione polare tra vita e morte perdurante
Appare chiaro come l’ordine progettuale degli architetti Hahn e Helten nella spiritualità intemporale della chiesa.

1 Raimon Panikkar, “Lo spazio sacro è lo spazio reale”, in M. Antonietta Crippa & Joan Bassegoda
Nonell (a cura di), Gaudí. Spazio e segni del sacro, Milano, Jaca Book, 2002, p. 70.
2 One short sleepe past, wee wake eternally (John Donne, Holy Sonnets, X).
3 Per quanto sopra detto e i passi citati cfr.: Felice di Molfetta, ”Inumazione e cremazione. Tradizione
cristiana, ritualità, legislazione”, in Rivista Liturgica, n. 5, 2006, pp. 739-755.
4 Sulla trasformazione delle chiese nella regione del Nord-Reno-Vestfalia si veda il volume collettivo
Kirchen im Wandel, Düsseldorf- Münster, 2010; in particolare su St. Konrad le pp. 74-75.
5 Emil Steffann, “S. Stefano Rotondo als Kirche der Begegnung”, in Christliche Kunstblätter, n. 104,
3/1966, p. 62.
6 v. Ulrich Hahn, “Die Grabeskirche St. Josef in Aachen”, in das münster, 3/2007, pp. 162-166 (tr. it.
“La chiesa sepolcrale di Aquisgrana”, in Il battistero, Atti del V convegno liturgico internazionale
di Bose, Magnano, Qiqajon, 2008, pp. 129-135).

52 Tino Grisi
PARTE II

Progetti
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Luigi Bartolomei

Nelle pagine che seguono vengono presentati i lavori più meritevoli esprimere le relazioni emotive e fisiche che si sprigionano nell’azione
tra quelli svolti di alcuni studenti del quinto anno di ingegneria Edile/ liturgica.
Architettura sul tema delle Camere del Commiato. In quel caso, dunque, liberata l’azione compositiva da corrispondenze
La proposta di trattare questo tema ci fu inizialmente rivolta da Mauro metriche obbligate tra forma e funzione, il progetto continuava ad in-
Felicori nell’ambito delle attività di studio, didattica e ricerca che già castonarsi inevitabilmente nel solco di una tradizione architettonica e
avevamo intrapreso sullo spazio sacro, e rivolto fino ad allora soprattut- liturgica che solo spostava la verifica della sua correttezza dal piano del
to allo studio dei recinti sacri delle chiese e del loro rinnovarsi liturgico pragmatismo a quello di una più complessa e delicata corrispondenza
e linguistico dopo il Concilio Vaticano II. tra forma della chiesa e forma della liturgia, ulteriormente complicato
L’amplificazione suggerita ai temi di nostra indagine e sperimentazione dall’ineliminabile influenza dell’amplissimo repertorio dell’architettura
progettuale da Mauro Felicori non giunse tuttavia improvvisa. cristiana.
Nell’ambito degli studi e delle ricerche in atto, già avevamo speri- Ebbene, al contrario dell’architettura delle chiese, le Camere del
mentato che il processo di progressiva secolarizzazione nel quale la Commiato sono oggi e nel nostro contesto geografico il possibile ogget-
società contemporanea è coinvolta, non corrisponde in effetti ad una to di un atto compositivo assoluto, rispetto al quale l’azione progettuale
eclissi del sacro, ma piuttosto ad un suo parassitismo, ad una sua interviene prima della tradizione che ne codifica l’uso. Rispetto alle
progressiva contaminazione di temi quotidiani che la strutturazione condizioni e ai vincoli che nella gran parte dei temi arginano il processo
in comportamenti rituali individua e solennizza senza configurare nel compositivo tanto rispetto alla configurazione spaziale quanto alla sua
quadro di alcuna specifica tradizione religiosa e nemmeno teologica. metafora generativa, le Camere del Commiato si presentano vuote,
Così, già sulla scorta degli studi di Emile Durkheim (Les formes élémen- sede di un programma funzionale ancora fluido e forse destinato a non
taires de la vie religieuse, 1912), anche dall’uso e dai comportamenti ammettere mai una definitiva e univoca determinazione, essendo alla
messi in atto nello spazio, si osserva che quand’anche esistesse una radice del loro costituirsi il prestarsi a un molteplice e personalizzato
società senza Dio, sarebbe impossibile una società senza riti. Lo con- svolgimento del lutto.
fermano le istanze contemporanee delle associazioni di atei ed agno- Agli occhi del progettista il tema delle Camere del Commiato si presen-
stici italiani, in cui la radicale dichiarazione di laicità non contraddice ta pertanto nudo nel suo primitivismo e mentre è appena chiaro ciò a
la richiesta di spazi appropriati e dignitosi per celebrare i principali cui il loro spazio serve, resta senza alcuna determinazione come esso
passaggi dell’esistenza: nascite, nuove unioni e, naturalmente, il con- serva. Nella moltitudine dei riti possibili, nell’avvicendarsi inesplorabile
gedo e la morte. degli oggetti e dei gesti che di volta in volta si riterranno simbolici ed
Quando, nel 2005, l’indagine sullo spazio sacro iniziò con il prendere in evocativi nell’invenzione e reinvenzione del rito, l’unico elemento fisso
considerazione le chiese, nell’intersezione tra didattica e ricerca questa sarà l’architettura e ciò che essa custodisce: il defunto e il cordoglio.
scelta fu certamente incoraggiata anche dalla volontà di portare studenti Il tema compositivo si riduce così ad una tale stato primitivo, che ogni
e laureandi a confrontarsi con un tema in cui la maggiore distanza da azione o funzione alla quale l’architettura si pensasse predisposta,
prospettive d’uso e vincoli ergonomici poteva essere propedeutica ad apparirebbe quasi come una sovrastruttura, e la orienterebbe verso ciò
una amplificazione dello slancio creativo, ciononostante vincolato ad che sarebbe immediatamente apprezzato come un inutile ed affettato

55
virtuosismo. banale ai percorsi, agli spazi di soglia e agli elementi figurativi.
Nel configurare uno spazio dedicato al lutto e al cordoglio, l’architettura I progetti qui presentati sono così dimostrazione che la capacità
viene stanata nella sua vocazione più alta e nella sua essenza, come compositiva, sollecitata a definire lo spazio celebrativo per la fine
forma dell’abitare e, perciò, interpretazione spaziale dell’esistere. dell’esistenza, e liberata da ogni altro vincolo funzionale, risponde a
L’esito di questa sperimentazione progettuale, per ogni verso in limine, questo primitivo e ineludibile interrogativo con un altrettanto primitivo
ha prodotto risultati che si ritengono meritevoli di interesse. e corrispondente alfabeto di segni archetipici che si dimostra pertanto
Coordinati dal professor Giorgio Praderio e dallo scrivente nella redazio- essere a fondamento dell’architettura quanto l’interrogativo sulla morte
ne dei progetti, gli studenti più intensificavano l’approfondimento nella lo è rispetto a quello dell’esistenza. primitivo alfabeto di segni archetipi
radicale natura dell’oggetto di loro progettazione, e più rafforzavano il che stanno al fondamento dell’architettura come l’interrogativo sulla
carattere individuale e riconoscibile dei segni che ne configuravano lo morte sta a quello dell’esistenza.
spazio, fino a giungere a poetiche di elementi semplici, individuabili e Tra forme della conoscenza e protofenomeni della figurazione spaziale,
fortemente connotati. Gli esempi che seguono portano così in emersio- i progetti che seguono dimostrano pertanto una correlazione non occa-
ne, nella contemporaneità del linguaggio compositivo e dei materiali, sionale, quasi a mostrare un comune radicamento negli strati psichici
un’architettura di elementi archetipi, articolata con un’attenzione mai più profondi, e pertanto comunicabili in quanto condivisi e comuni.

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Inquadramento dell’area
POSIZIONE E RIFERIMENTI
L’area si situa a Sud-Ovest del centro urbano, ai piedi della collina bolognese.
È collegata al centro storico mediante via A. Costa che prosegue in direzione
Casalecchio allacciandosi alla Porrettana e alla Tangenziale.
Il Polo Ospedaliero più vicino è quello dell’Ospedal Maggiore sulla Via Emilia.
VIABILITÀ PRINCIPALE
Si è voluto indicare a grande scala l’assetto viario della macro-area
nella quale ricade la zona di progetto per verificarne l’inserimento a
livello urbanistico ed infrastrutturale.
EMERGENZE
Sono state individuate nella fascia peri-urbana circostante il sito, le
strutture eminenziali che ne costruiscono l’aspetto paesaggistico e
che entrano in relazione con l’area di progetto.
ANALISI DELLE FUNZIONI
Sono state individuate le funzione
e le attività insediate nella zona
circostante l’area di intervento:
l’aspetto sociale e i rapporti che
si instaurano nell’intorno delle
Camere del Commiato sono
elementi significativi nel costruire
lo spazio architettonico e nel
distribuire le funzioni richieste.

59
La forma fragile della memoria contemporanea
Lorenza Carà

61
Schema dei flussi di percorrenza

Equilibri precari tra percorsi


separati e fortemente marcati
ad incastonare Camere del
Commiato in un equilibrio
sghembo di opacità e
trasparenze. Gli accessi del
corteo alla struttura si prevedono
realizzati attraverso passerelle
pedonali sull’acqua mentre
l’accesso alle zone tecniche e
funzionali si affaccia sulla viabilità
carrabile di via Andrea Costa.

62 Pianta Piano Terra


Dettaglio della galleria in rame sospesa

LA SCELTA DEL RAME


Sensibile ai processi di ossidazione, nel
progetto connota le soglie: percorsi di uscita e
metabolizzazione dell’evento

Vista interna. Sala del commiato A Vista interna. Sala del commiato B

63
Prospetto Est e Vista prospettica

Sezione A-A e vista prospettica

Sezione B-B e vista prospettica


64
Vista dall’esterno dell’ingresso e dell’atrio

Vista dall’ingresso pedonale sul canale Atrio

65
Riflessi sull’acqua
Sara Campagna

67
Vista sul fiume

Pianta Piano Terra Pianta Piano Primo

Il progetto gioca sull’ambivalenza del limite: il canale


Navile è confine all’intervento ma anche sua soglia,
per introdurre ad uno spazio dell’oltranza, al di là
di un limite lineare che non si percepisce tuttavia
come frontiera. Affacciandosi interamente sul canale
e giocando sui riflessi dell’acqua per garantire un
aspetto vibrante alla illuminazione interna, il progetto
integra la fluidità dell’elemento anche nelle sue
valenze simboliche, connaturate al suo scorrere, e
dunque a farsi misura del tempo.

68
Prospetto Sud

Seziona A-A

Sezione B-B

69
Dettaglio costruttivo dell’elemento sul fiume
70
Vista notturna dell’intervento dal canale

Vista dal percorso pedonale d’ingresso Vista dell’interno del piano terra e degli spazi d’incontro e distensione

71
Una verticalità laica
Francesco Loro

73
Il progetto esalta i luoghi della socialità, il sistema dei percorsi e
degli spazi aperti. Concentra i luoghi della commemorazione in
una connessione verticale che penetra il suolo nella forma di una
torre circolare, sviluppata tanto al di sotto del piano di calpestio
quanto al di sopra di esso, divenendo terrazza aperta tanto alla
vista della Certosa, quanto a quella di San Luca. Il percorso
della salma, condotto attraverso una rampa carrabile
per via A. Costa, è separato da quello dei fruitori
dello spazio della commemorazione, che
si pensano accedere da un percorso
pedonale

Schizzo. Vista sul sagrato della struttura

Pianta Piano Terra Pianta Piano Interrato

74
Sezione A-A

Sezione B-B

75
Vista esterna. La camera vista dal percorso lungo il canale

Spaccato prospettico

Vista esterna. Anfiteatro esterno Vista esterna. “Sagrato” di fronte all’ingresso dell’edificio

76
Vista dell’interno. Camere del Commiato e sistema dei ballatoi

77
Frammenti per la definizione di un luogo
Giuseppe Cannizzo

79
Il progetto insegue
la metafora del
frammento nella
composizione di
linee spezzate.
L’accesso è senza
mediazioni una
discesa ad infera,
pur nello stupore
che genera, oltre
l’ingresso, un
luminoso doppio
volume che non si
lascia intuire dalla
rampa d’ingresso,
ornato con una
scala scenografica
che riconquista
ponti e spazi
sospesi.

Planimetria Generale

80
Vista Esterna. Entrata lungo il canale

Pianta Piano Terra


Pianta Piano Interrato
81
Prospetto Nord

Prospetto Est

Prospetto Sud

Sezione A-A

82
Vista interna

Particolare dell’ara di deposizione del feretro

Spaccato plani-volumetrico

83
Architetture paleoindustriali
per celebrare la memoria nel nostro tempo
Marta Guaraldi

85
Planimetria generale e morfogenesi della forma

Il progetto diventa occasione per una


interpretazione della morte nella e della città
post-industriale. Da un parallelepipedo basso,
che enfatizza la dimensione orizzontale,
emergono sezioni di tubi e collettori, memoria di
macchine e fabbriche oggi desuete, e tuttavia
prossime, tanto al recente passato dell’area
d’intervento, quanto alla memoria della città
contemporanea, di cui l’industrializzazione ha
contribuito alla nascita.

86
Sezione Est

Prospetto Nord

Prospetto Ovest

87
Particolare costruttivo della Camera del Commiato

Planivolumetrico

88
Vista prospettiva del giardino Vista prospettica dell’interno

Vista generale 89
Morte e disgregazione
Ilaria Venturelli

91
Planimetria generale

Architettura di elementi evocativi, che si integra ai lacerti murari presenti sul lotto enfatizzando i contrasti
chiaroscurali e gli elementi di soglia, per offrire le Camere del Commiato come elementi singolari a traguardare la
superficie del suolo, quasi sospesi in galleggiamento o in equilibrio precario.

92
Vista prospettica dell’esterno

Vista dell’ingresso Interno di una Camera del Commiato

93
Prospetto Nord

94 Sezione C - C
95
APPENDICE

Sepolture
Il disegno e il paesaggio: progetto
di ampliamento per il Cimitero
Comunale di Castelnuovo
Rangone (MO)
Progetto di Luigi Bartolomei
con A. Gallanti, G. Rubin, I. Lentini, G. Vincenzi

98
Il progetto e il suo paesaggio Il disegno architettonico del nuovo ampliamento
Nella bipartizione del territorio padano segnata dall’asse rettilineo della L’attuale cimitero di Castelnuovo Rangone si articola oggi in due sezioni
via Emilia, l’ambito Comunale di Castelnuovo Rangone si situa a cavallo distinte: una storica e una recente, esito di uno schematico ampliamen-
del Torrente Tiepido, a sud di Modena, nel vasto bacino idrografico to funzionale che mal si presta ad integrarsi con una nuova addizione
del Torrente Panaro. in quanto interamente rinserrato entro un muro di confine cui sono
Per quella vocazione all’abitare sedentario che ha caratterizzato lun- addossati dei loculi, senza soluzione di continuità. Alla nuova espan-
gamente questi ambiti territoriali fino alla fine della seconda guerra sione in progetto non resta che la via della autonomia progettuale, in
mondiale, il torrente è l’esile limite fisico che ha consentito l’evolversi una continuità con i comparti esistenti che sarà semmai tentata ad un
di due territori distinti, seppure abbracciati in un solo comune: gli altro livello, nel design degli arredi e nella configurazione dei percorsi.
abitati di Castelnuovo Rangone e Montale hanno due parrocchie, due Considerando il cimitero come sede di memorie personali e collettive,
cimiteri, due storie. l’antico profilo “a bauletto” dei campi, ha suggerito un andamento del
Li accomuna l’appartenenza al bacino territoriale della Mutina Latina, costruito che potesse pur vagamente ritornare a quella figura.
successivo ambito d’espansione dei domini estensi, sede di una L’ampliamento del nuovo cimitero di Castelnuovo Rangone sprofon-
imprenditoria che ha sempre saputo ben miscelare artigianato e agri- da nel suolo. A partire dall’ingresso carrabile una rampa inclinata di
coltura, fino ad aprirsi sin dai suoi albori ai progressi della lavorazione modesta pendenza conduce ad una quota di circa 60 cm al di sotto
industriale e all’uso delle macchine in ambito agricolo, favorito dalla del livello di campagna, in un progressivo sprofondare nel suolo che
morfologia del terreno, pianeggiante in tutto il territorio comunale e lascia in maggiore evidenza l’orizzontalità dei campi di inumazione,
percorso da acque ancora forti della spinta d’Appennino. mantenuti alla quota di campagna.
L’attività e il benessere del territorio hanno aspetti visibili nella grade- Lungo i percorsi coperti, tra pilastro e pilastro, l’alto gradino di 60 cm
volezza del paesaggio: tanto il contesto urbano quanto quello agricolo che separa il passaggio pedonale dai campi di inumazione, è occasione
denotano una sollecita cura del suolo, per la gran parte diviso in vaste di speciali loculi che riprendono l’antico tema delle tombe monumentali,
porzioni di campi e solo ad ovest e a sud di Castelnuovo Rangone qui nuovamente introdotte tanto nella loro versione singolare, quanto in
riservato ad ampi insediamenti industriali. aggregati, a determinare una possibile soluzione per tombe di famiglia.
La recente industrializzazione dell’agricoltura ha tuttavia segnato il Il cancello principale è stato interpretato quasi come una macchina
profilo del paesaggio mitigando la caratteristica forma a “bauletto” del tempo, con il varco pedonale e quello carrabile che disegnano le
del profilo dei campi, che agevolava lo scorrimento delle acque e che lancette di un grande orologio oltre il quale l’ampliamento si presenta
resta accennata negli schizzi più noti della pianura emiliana (tra cui alla vista con una prima prospettiva sulle volte dei passaggi coperti,
quelle, bolognesi, di Ignazio Danti). a ricordare l’antico profilo dei campi.

99
Gli archi a sesto ribassato, tagliati lungo la mezzeria da una lama di Scelte di carattere distributivo
luce, allargano il loro pertugio al centro della loro lunghezza con un I mutati scenari e i recenti cambiamenti della compagine sociale, hanno
foro circolare che concede una maggiore illuminazione alle pareti dei determinato necessità di aree specifiche all’interno dei recinti cimiteriali
loculi, per il resto protette dall’ombra degli archi in aggetto, sorretti un tempo univocamente corrispondenti alle pratiche funerarie previste
lungo i corselli da pilastri binati “a forchetta”. dalla liturgia cristiana.
I loculi sono stati collocati in due filari lievemente inclinati che, se ad Di fronte al moltiplicarsi delle pratiche rituali e all’esigenza di procedere
est e ad ovest propongono un contatto con la campagna, nello spazio alle sepolture nel rispetto delle diverse religioni e credenze, il nuovo
intercluso costruiscono una sezione di atmosfera urbana, pavimentata ampliamento si è articolato in aree distinte, per evitare imbarazzanti
e proiettata verso un punto di fuga, dove il cimitero diventa giardino compromessi tra riti e usi differenziati per matrice culturale, religiosa,
oltre una moderna fontana. o ideologica. Così, oltre al recinto separato previsto per i culti diversi
Le cappelle di famiglia, a nord, a corona del limite cimiteriale, sono da quello cattolico, e qui specialmente dedicato alla comunità musul-
accostate a due a due in modo da garantire a ciascuna non solo un mana, uno spazio riservato in prossimità dell’ingresso è stato dedicato
ingresso ma anche uno sfondo visivo su un giardino privato, a forte al “giardino delle rimembranze” per la dispersione delle ceneri, e, in
carattere evocativo. sua adiacenza, alla Camera del Commiato.

Progettista
Luigi Bartolomei
con Andrea Gallanti, Giacomo Rubin, Ivan Lentini, Giulia Vincenzi
Anno
2010 - 2011

100
1_INQUADRAMENTO DELL’AREA
DI ESPANSIONE CIMITERIALE

101
2_PLANIMETRIA

L’ampliamento cimiteriale si inserisce nel progetto di riqualificazione dell’area


urbana di Castelnuovo Rangone (MO) e assume la valenza di parco della memoria.
Esso risulta conforme:
1 - alle richieste e alle esigenze comunali in termini numerico/statistici;
2 - alla normativa e agli spazi d’uso necessari nei campi di inumazione;
3 - alla LR n°13 in vigore relativa al superamento delle barriere architettoniche.

n.b. Il calcolo delle tombe nel campo di inumazione è stato effettuato sulla base
di dati statistici calcolati annualmente. È stato verificato che in caso di calamità il
102 cimitero garantisce una adeguata superficie per sepolture a terra.
3_ABACO DELLE SEPOLTURE

103
Sezione “urbana” tra i percorsi coperti

104
Vista prospettica dai campi di inumazione Il giardino delle rimembranze
Tombe di famiglia

Dettaglio dei percorsi coperti Sezione “urbana” centrale

105
La memoria familiare
Tino Grisi

Il progetto di cappella di famiglia per 15 posti, a loculi sovrapposti


disposti in orizzontale su tre blocchi, rivisita il concetto di architettura
funeraria intesa quale sepolcro isolato, racchiuso da superfici scabre
in pietra e frutto di un assemblaggio non-finito di parti che lasciano la
costruzione come interrotta e aperta all’intorno e a una simbolica dimen-
sione d’oltranza. Sulle pareti vi crescono rampicanti, quali potrebbero
spontaneamente nascere negli anni tra gli interstizi di una muratura
libera, quale rovina, di rapportarsi al suo intorno. Non si applicano quindi
apparati espressivi che non siano inerenti lo spazio vuoto della costru-
zione sepolcrale e la discontinuità materica e luministica tra esterno e
interno; d’altro canto, il progetto assume comunque una dimensione
modulare, attraverso la ripetizione di tre campate a sezione inclinata (ciò
che avvicina all’osservatore anche i loculi posti nelle posizioni superiori)
e il motivo ripetuto dei frangisole in metallo e marmo sovrapposti. Alla
ruvidità della pietra (grigia) si accompagna il lucore chiaroscurale delle
superfici marmoree del pavimento (nero) e delle piastre di chiusura dei
loculi (bianche) punteggiate dagli inserti metallici delle staffe di sostegno;
la chiusura-aperta del soffitto a guscio in alluminio introduce un elemen-
to di fragilità dissonante che sembra staccarsi dal costruito come un
modulo celeste in attesa di decollo. Un lato della composizione a base
esagonale è chiuso da una vetrata, sorta di schermo di contemplazione
artisticamente giocato sull’espressività del colore; l’accesso avviene da
un cancello in lamiera ritagliato su uno dei due lati a frangisole.

Architetto
Tino Grisi

Artista
Francesco Paolo Quaranta

Rendering
Angelo D’Apolito

Modello in scala
B-Stone - Damiano Buzzetti

107
Prospetto del sepolcro Fronte con il cancello d’ingresso

Pianta

108
Viste interne del
sepolcro di famiglia

Il modello in pietra esposto a Tanexpo Ricerca 2010

109
Profilo degli autori
Luigi Bartolomei (Bologna, 1977)
Laureato in Ingegneria Edile presso la Facoltà di Ingegneria Edile di
Bologna, ha conseguito nel 2008 il titolo di Dottore di Ricerca con una
tesi relativa a Luoghi e Spazi del Sacro – Matrici Urbane, Archetipi
Architettonici, Prospettive Contemporanee per la Progettazione
di Spazi per la Cristianità. Assegnista di Ricerca in Architettura e
Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Architettura e
Pianificazione Territoriale dell’Università di Bologna è stato professore
a contratto di Composizione Architettonica e, attualmente, del Corso
di Architettura del Paesaggio e delle Infrastrutture presso la sede
della Facoltà di Ingegneria in Ravenna. Docente invitato presso la
Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna per il Seminario di Teologia e
Architettura, è membro della Comissione Diocesana per l’Arte Sacra
di Bologna. Dal 2008 è Collaboratore de Il Giornale dell’Architettura.

Tino Grisi (Pizzighettone CR, 1964)


Laureato in architettura al Politecnico di Milano, ha conseguito il
Master di II livello in Progettazione e adeguamento di chiese presso
la Sapienza-Università di Roma; è dottorando di ricerca in Ingegneria-
Architettura all’Università di Bologna con una tesi sulle chiese di Emil
Steffann. Ha studiato e realizzato luoghi per il culto e la memoria; fa
parte del comitato scientifico della rivista Progettare.

Giorgio Praderio (Gallarate, 1941)


Professore Associato di Composizione Architettonica presso il
Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale (DAPT) dell’Uni-
versità degli Studi di Bologna, è stato coordinatore, a partire dal 2005,
dell’iniziativa “Progetto di Luoghi e Spazi del Sacro” in convenzione
con la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Si è inoltre interessato
di studi relativi a forme contemporanee dell’abitare temporaneo in
contesti di pregio storico e naturalistico promuovendo tesi e workshop
sui turismi evoluti e sulla attuale rivitalizzazione di antiche vie di pel-
legrinaggio. Ha coordinato per un triennio le iniziative di UNIADRION
(Università Virtuale del Bacino Adriatico-Ionico), organizzando seminari
internazionali sul tema del sistema paesaggistico delle Città Adriatiche.
Dal 2004 al 2009 é stato coordinatore della Commissione per la Qualità
Architettonica e il Paesaggio del Comune di Ravenna.

111
Fonti degli apparati iconografici
Prefazione - Giorgio Praderio
Pag. 15 e 17: immagini nell’archivio digitale del docente

I luoghi della commemorazione dei defunti nella città contemporanea - Luigi Bartolomei
Pag. 18 fig. 1: http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Pisa,_Camposanto_monumentale.JPG?uselang=it
Pag. 18 fig. 2: fotografia di Peter Poradisch
Pag. 21 fig. 3, 4, 5: immagini dello Studio dell’Arch. Massimo Carmassi
Pag. 23 fig. 6: fotografia di Marco Introini
Pag. 23 fig. 7: fotografia di Ingrid Berniga Dotras
Pag. 29 fig. 8, 9: fotografie di Cristian Filippi, fornite dalla studio dell’Arch. Rinaldo Ciravolo
Pag. 29 fig. 10, 11: fotografie di Mauro Davoli, fornite dallo studio dell’Arch. Paolo Zermani
Pag. 31 fig. 12, 13,14: foto di Enrico Marchi
Pag. 31 fig. 15: fotografia dello studio BETarchitetti (di Daniele De Paz e Giacomo Ricci)
Pag. 35 fig. 16: http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=5450
Pag. 35 fig. 17, 18: fotografie di Luigi Bartolomei
Pag. 35 fig. 19: fotografie nella cartella stampa dell’evento di inaugurazione di Terracielo.

La forma della memoria. I layer del sacro funerario - Mariana Nitu


Fotografie di Andrew Kroll

Lo spazio delle ceneri. Sulle chiese-cinerario - Tino Grisi


Fotografie dell’archivio dell’Arch. Tino Grisi

112

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