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Simposio

Sintesi e analisi

PROLOGO, AMBIENTAZIONE E SVOLGIMENTO


Apollodoro riferisce all'amico Glaucone quanto Aristodemo gli ha raccontato
riguardo al banchetto offerto dal poeta Agatone nel 416 a.C.

Il convivio era stato organizzato per festeggiare la vittoria di Agatone al concorso


tragico delle Grandi Dionisie. Questa occasione riunisce alcuni amici del poeta:
Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane (scrittore di commedie), Agatone, Socrate e
Alcibiade. Durante il banchetto i partecipanti decidono di pronunciare a turno un
elogio in onore del dio Eros. Si susseguono così una serie di discorsi riguardanti le
qualità e le caratteristiche di Amore che culminano nel discorso di Socrate. L'opera si
chiude con la comparsa finale di Alcibiade che pronuncia un discorso encomiastico
nei confronti dell'amato Socrate.

DISCORSO DI FEDRO
Il suo elogio, di carattere mitico-eroico afferma che Eros è il più antico degli dei e
suscita negli uomini vergogna per le azioni turpi e li incita alla gloria. Porta come
esempio la storia di Alcesti, che decidendo di morire al posto del marito Admeto,
riceve come grazia divina la possibilità di rivivere. Un ulteriore esempio è quello di
Achille, spinto a sacrificarsi per l'amico Patroclo dal suo sentimento, gesto che gli
vale il soggiorno perpetuo nell'isola dei beati.

DISCORSO DI PAUSANIA
Pausania parte dalla relazione esistente tra Afrodite ed Eros: non c'è Afrodite senza
Eros. Di conseguenza non esistendo una sola Afrodite, non esiste un solo Eros, ma
due: uno Pandemio, l'altro Uranio. La caratteristica del primo è l'essere volgare e
senza ritegno, e agire alla cieca: questo è il tipo di Eros che amano le persone di
poco valore, quelle che si rivolgono al corpo invece che all'anima; il secondo, poiché
non partecipa alla natura femminile ma solo a quella maschile è sublime, e ha come
fine ultimo la virtù.Questo tipo di Amore è il rapporto onesto e consapevole che si
crea tra un ragazzo e il suo educatore.
DISCORSO DI ERISSIMACO
Pronuncia un elogio a Eros basandosi sulla teoria citata da Pausania, secondo cui
Amore è scindibile in due parti. Secondo lui Amore non esiste solo nelle anime degli
uomini, ma anche nei corpi di tutti gli animali e dei vegetali ed è sempre rivolto
verso quelli che sono belli, verso altre cose e altre sedi. Questo spiega come Eros
estenda il suo controllo e il suo potere su ogni cosa.Dai due tipi di Eros scaturiscono
diversi tipi di sentimenti: dall'Eros Uranio deriva la felicità e l'armonia tra le varie
parti del corpo e l'anima, i dall'Eros Pandemio scaturiscono il disordine e la
sofferenza.

DISCORSO DI ARISTOFANE
Aristofane racconta una storia paradossale: un tempo gli uomini erano di tre sessi
(maschile, femminile e androgino) e avevano due volti, quattro braccia, quattro
gambe, due apparati riproduttori ed erano dotati di una forza straordinaria. Zeus
temendo la loro potenza, decise di dividerli in due parti: dall'androgino nacquero
maschi e femmine che ricercano la loro anima gemella attraverso l'amore
eterosessuale; i maschi e le femmine derivati dagli antichi maschi e dalle antiche
femmine ricercano la loro metà nell'amore omosessuale.

DISCORSO DI AGATONE
Agatone comincia il suo discorso dopo un breve scambio di complimenti.Il suo elogio
è di tipo estetico perché ritiene indispensabile definire le qualità del dio Eros: egli è il
più felice tra gli dei perché è il più bello e buono; è giovane, delicato e porta
temperanza, giustizia e sapienza agli uomini.

DISCORSO DI SOCRATE
Il discorso di Socrate segna uno stacco nello svolgimento del dialogo. Il filosofo si
preoccupa di prendere le distanze dai contenuti dei precedenti discorsi e dai modelli
degli altri oratori. Socrate formula la questione sul piano ontologico: è
indispensabile chiedersi cosa sia Amore e quale sia la sua vera essenza perché solo
in questo modo si può determinare l'oggetto dell'amore. Socrate non crea un
discorso basandosi sulle sue opinioni, ma riporta il pensiero di Diotima di Mantinea,
una sapiente straniera. Per lei Eros non assomiglia all'amato, ma va cercato in chi
ama: questi, infatti, ama ciò che non possiede. L'amore è, per la sua stessa natura
segnato dalla mancanza e costituisce per ogni uomo lo slancio verso qualcosa di
estraneo da sé ed è per questo che Eros viene rappresentato come un povero lacero
e scalzo. Eros è amore e desiderio di eterno possesso del Bene quindi è necessario
che, assieme al bene, si desideri anche l'immortalità e l'unico modo per ottenerla
per chi è mortale è la procreazione e la generazione nel bello, sia a livello corporale
sia a livello dell'anima.
Diotima a questo punto delinea un itinerario attraverso vari gradi che corrispondono
ai vari modi di intendere l'Eros, che porta dall'apprezzamento delle bellezze terrene
alla visione del Bello in sé.La tappa finale dell'ascesa è la contemplazione della verità
che consiste nell'idea del Bello in sé, il quale non nasce e non muore, è sempre se
stesso in un'unica forma a cui tutte le altre cose belle partecipano.

COMPARSA FINALE DI ALCIBIADE


Alcibiade ubriaco fa la sua comparsa poco dopo che Socrate ha finito il suo discorso
e Aristofane sta per replicare; appena entrato incomincia ad incoronare Agatone e
Socrate con nastri e corone di fiori e poi invita tutti a bere da una tazza enorme.
Erissimaco a questo punto afferma che loro avevano deciso limitare le bevute e di
fare a turno l'elogio di Eros. Alcibiade non vuole di mettersi in gara, ma propone di
fare un elogio a Socrate.
Egli dichiara che il filosofo assomiglia al satiro Marsia,un ibrido mitologico con testa
e tronco umano, zampe e coda animalesche, che faceva parte del corteo di Dioniso e
riconduce la sua figura a quelle dei Sileni, statuette vuote all'interno e apribili per
riporvi immagini di divinità. Secondo Alcibiade, Socrate è un arrogante perché non si
è lasciato sedurre dalla sua bellezza e perché ha ironizzato sulla sapienza di Agatone
e incanta gli uomini con la forza del suo ragionamento. Alcibiade si vergogna davanti
a Socrate per la vita che conduce e si sente soggiogato da lui. A questo punto
Alcibiade racconto di aver sempre desiderato conoscere la sapienza del filosofo e
quindi inizia a lodare le sue qualità in battaglia, la sua resistenza alla fame e al
freddo. Poi passa dall'esteriorità all'interiorità dicendo che per capire i discorsi di
Socrate occorre penetrarvi dentro. Come conclusione del suo discorso lancia un
avvertimento ad Agatone: egli non deve lasciarsi ingannare dal filosofo ma imparare
dalla sua esperienza.Mentre i convitati ridono e discutono su ciò che è accaduto, un
gruppo di ubriachi entra nella sala creando confusione.
Commento critico
Sono fondamentalmente due i temi principali del dialogo: da una parte il modo di
intendere l’amore, dall’altra il legame fra bello e amore.
Nel Simposio, inoltre, si narra la leggenda che descriverebbe la forma umana come
l’esito della crudeltà di Zeus colpevole di aver diviso in due quello che, in
precedenza, era un essere perfetto. Perfetto per il suo “bastarsi da solo”. La
divisione a metà avrebbe creato l’esigenza di una ricerca continua volta a ottenere
una completezza sempre più difficile da raggiungere.
Anche se le interpretazioni dell’amore e dell’Eros presenti nel libro sono molteplici,
il fulcro del dialogo è forse proprio una visione dell’amore come desiderio
inestinguibile, condiviso da tutti gli uomini.
E non importa l’apparenza della bellezza, quanto piuttosto una bellezza intrinseca
che sia collegata alla bontà della persona, ai valori alti. Solo l’amore per il carattere
buono, per le qualità della persona risulta essere un amore sensato.
Un altro dei temi rilevanti del Simposio è, chiaramente, anche la visione dell’amore
omosessuale nella società greca, in cui la condivisione erotica e sentimentale tra
uomini veniva “raccontata” come occasione di scambio e crescita fra due persone.
IL CONCETTO DELL'AMORE PER PLATONE
Vi sono diversi gradi di amore e di bene:
-amore fisico che è il desiderio di possedere il bel corpo
-vi è il grado degli amanti che è desiderio della bell'anima e che stimola al dialogo e
alla conoscenza
-vi è infine amore inteso come folgorante visione dell'idea del bello. Nel Fedro
Platone ci racconta che noi abbiamo conosciuto tutte le idee presenti nell'iperuranio
ma la nostra anima perdendo le ali e precipitando nei corpi ha dimenticato tutto. Il
ricordo della bellezza però avviene in modo particolare perchè è estremamente
evidente nel mondo sensibile.
Così l'emergere dell'ideale di bellezza nel bello sensibile "infiamma" l'anima che è
presa dal desiderio di levarsi in volo e di ritornare da dove è discesa.
L'amore platonico quindi non è altro che nostalgia dell'assoluto.

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