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Sintesi e analisi
DISCORSO DI FEDRO
Il suo elogio, di carattere mitico-eroico afferma che Eros è il più antico degli dei e
suscita negli uomini vergogna per le azioni turpi e li incita alla gloria. Porta come
esempio la storia di Alcesti, che decidendo di morire al posto del marito Admeto,
riceve come grazia divina la possibilità di rivivere. Un ulteriore esempio è quello di
Achille, spinto a sacrificarsi per l'amico Patroclo dal suo sentimento, gesto che gli
vale il soggiorno perpetuo nell'isola dei beati.
DISCORSO DI PAUSANIA
Pausania parte dalla relazione esistente tra Afrodite ed Eros: non c'è Afrodite senza
Eros. Di conseguenza non esistendo una sola Afrodite, non esiste un solo Eros, ma
due: uno Pandemio, l'altro Uranio. La caratteristica del primo è l'essere volgare e
senza ritegno, e agire alla cieca: questo è il tipo di Eros che amano le persone di
poco valore, quelle che si rivolgono al corpo invece che all'anima; il secondo, poiché
non partecipa alla natura femminile ma solo a quella maschile è sublime, e ha come
fine ultimo la virtù.Questo tipo di Amore è il rapporto onesto e consapevole che si
crea tra un ragazzo e il suo educatore.
DISCORSO DI ERISSIMACO
Pronuncia un elogio a Eros basandosi sulla teoria citata da Pausania, secondo cui
Amore è scindibile in due parti. Secondo lui Amore non esiste solo nelle anime degli
uomini, ma anche nei corpi di tutti gli animali e dei vegetali ed è sempre rivolto
verso quelli che sono belli, verso altre cose e altre sedi. Questo spiega come Eros
estenda il suo controllo e il suo potere su ogni cosa.Dai due tipi di Eros scaturiscono
diversi tipi di sentimenti: dall'Eros Uranio deriva la felicità e l'armonia tra le varie
parti del corpo e l'anima, i dall'Eros Pandemio scaturiscono il disordine e la
sofferenza.
DISCORSO DI ARISTOFANE
Aristofane racconta una storia paradossale: un tempo gli uomini erano di tre sessi
(maschile, femminile e androgino) e avevano due volti, quattro braccia, quattro
gambe, due apparati riproduttori ed erano dotati di una forza straordinaria. Zeus
temendo la loro potenza, decise di dividerli in due parti: dall'androgino nacquero
maschi e femmine che ricercano la loro anima gemella attraverso l'amore
eterosessuale; i maschi e le femmine derivati dagli antichi maschi e dalle antiche
femmine ricercano la loro metà nell'amore omosessuale.
DISCORSO DI AGATONE
Agatone comincia il suo discorso dopo un breve scambio di complimenti.Il suo elogio
è di tipo estetico perché ritiene indispensabile definire le qualità del dio Eros: egli è il
più felice tra gli dei perché è il più bello e buono; è giovane, delicato e porta
temperanza, giustizia e sapienza agli uomini.
DISCORSO DI SOCRATE
Il discorso di Socrate segna uno stacco nello svolgimento del dialogo. Il filosofo si
preoccupa di prendere le distanze dai contenuti dei precedenti discorsi e dai modelli
degli altri oratori. Socrate formula la questione sul piano ontologico: è
indispensabile chiedersi cosa sia Amore e quale sia la sua vera essenza perché solo
in questo modo si può determinare l'oggetto dell'amore. Socrate non crea un
discorso basandosi sulle sue opinioni, ma riporta il pensiero di Diotima di Mantinea,
una sapiente straniera. Per lei Eros non assomiglia all'amato, ma va cercato in chi
ama: questi, infatti, ama ciò che non possiede. L'amore è, per la sua stessa natura
segnato dalla mancanza e costituisce per ogni uomo lo slancio verso qualcosa di
estraneo da sé ed è per questo che Eros viene rappresentato come un povero lacero
e scalzo. Eros è amore e desiderio di eterno possesso del Bene quindi è necessario
che, assieme al bene, si desideri anche l'immortalità e l'unico modo per ottenerla
per chi è mortale è la procreazione e la generazione nel bello, sia a livello corporale
sia a livello dell'anima.
Diotima a questo punto delinea un itinerario attraverso vari gradi che corrispondono
ai vari modi di intendere l'Eros, che porta dall'apprezzamento delle bellezze terrene
alla visione del Bello in sé.La tappa finale dell'ascesa è la contemplazione della verità
che consiste nell'idea del Bello in sé, il quale non nasce e non muore, è sempre se
stesso in un'unica forma a cui tutte le altre cose belle partecipano.