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Edoardo Per sico, 1934
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nese in primis) ed europea, sperimenta scelte
editoriale grafico-compositive, impaginazioni e caratteri
tra i più moderni che si potessero vedere
all’epoca e che resero questa storica rivista, a
“Aveva l’espressione che immagino avesse il
partire dalle sue caratteristiche compositive, tra
Bartleby di Melville il giorno in cui decise di
gli esiti maggiori di quella Modernità della
interrompere il lavoro per fissare il muro cieco
quale l’Italia del tempo fu protagonista indi-
fuori della finestra del suo ufficio. Ci sono
scussa, e il saggio di Chiabrando ci guida per
sempre uomini così nelle città. Vengono soli-
mano in questo intricato ed affascinante milieu,
tari avvolti in lunghi cappotti fuori moda […].
così come il documentato contributo di
Di un pallore mortale, hanno occhi stanchi e
Giuseppe Lupo su Persico e i letterati nell’am-
il bavero cosparso di briciole[…]. Tengono le
bito di quella cultura utopica degli anni Trenta
mani in tasca anche d’estate […].”
che vide Leonardo Sinisgalli come centro
(Charles Simic, Il cacciatore di immagini) propulsore di iniziative. Persico acquista lenta-
mente uno spessore critico di enorme impor-
Come a volte accade ci voleva un libro tanza, firmando opere centrali come Dopo
scritto da un non “addetto ai lavori”, col suo Sant’Elia (Domus, 1935), Arte Romana (Domus,
sguardo obliquo ed extravagante, a rimettere 1935), Profezia dell’architettura (Muggiani, 1945,
in gioco un episodio rimosso, ma centrale, fortunatamente ristampato in questi giorni da
della storia culturale del primo Novecento. Skira,) e il postumo Lucio Fontana (Campo
Un libro scritto da qualcuno del tutto estraneo Grafico, 1936), che diede anche vita a un
all’argomento, all’ambiente, e che mai prima piccolo mistero editoriale circa la possibile non
d’ora s’era occupato del protagonista del correzione delle bozze da parte di Persico,
libro; un non specialista, non accademico, mistero del resto chiarito da Pablo Rossi, figlio
non studioso, non saggista di argomenti di Attilio che di Campo Grafico era l’editore, in
analoghi (“dottore in niente” avrebbe un documentato scritto di qualche anno fa
detto Guy Debord), insomma qualcuno in (Attilio Rossi, Edoardo Persico: un piccolo “mistero edito-
grado, col solo carisma di grande scrittore riale del 1936, Milano, 1999, edizione privata
cult, di estrarre fuori dal cappello da mago per gli amici), ma riuscendo ad essere geniale e
della sua genialità, un libro molto bello e innovativo anche negli allestimenti di mostre,
particolare, documentato, avvincente e, come per la Fiera e la Triennale (con Marcello
ovviamente, non definitivo. Un libro che è Nizzoli), diventando inoltre direttore dell’Uf-
insieme narrazione e documento, grande ficio pubblicità dell’Editoriale Domus. Se
giornalismo e romanzo giallo, letteratura accanto a queste innumerevoli attività, svolte
e memorialistica, inchiesta; un libretto nell’arco di una manciata di anni, aggiungiamo
taschinabile (Scheiwiller) che si porta in giro, anche i suoi tentativi come scrittore ed editore
appunto, nella tasca della giacca, da sfogliare (di un solo libro, esperienza che il saggio della
in ogni circostanza, pesa poco, ma nelle Piombo ben documenta), e finanche di critico
sue 163 paginette, con foto e documenti, d’arte (attività poco conosciuta e sulla quale ci
contiene tutto quanto è necessario sapere resta il bel catalogo della mostra al PAC di
della vita e, soprattutto, della morte inquieta, Milano, Edoardo Persico e gli artistici 1929-1936. Il
misteriosa e irrisolta di uno dei più geniali, percorso di un critico dall’Impressionismo al Primitivismo,
dolenti e misteriosi protagonisti della vita a cura di Elena Pontiggia, Milano, Electa,
culturale italiana degli anni Trenta: Edoardo 1998), ci accorgiamo quanto sia difficile ancora
Persico. E Andrea Camilleri ha scritto sezioni nelle quali è suddiviso, ci racconta oggi riuscire a delineare un ritratto completo
questo libretto che, nelle due ipotetiche chi fu e cosa rappresentò il napoletano della sua composita personalità culturale.
Persico. Tutto racchiuso nei soli 36 anni Questa difficoltà ha reso possibile affrontare
della vita di quest’uomo il quale, dopo studi l’universo Persico privilegiando criticamente, di
di giurisprudenza a Napoli, dove nasce nel volta in volta, il critico militante, il grafico, il
1900, emigra ventisettenne a Torino trasfe- giornalista, lo scrittore, l’editore, il saggista, l’ar-
rendosi, due anni dopo, a Milano per lavo- chitetto, il critico d’arte, l’intellettuale, ecc.
rare con un altro di quei geniali e ondivaghi (grazie ai contributi fondamentali, tra gli altri, di
personaggi in bilico tra arte e letteratura, Giulia Veronesi, Guido Modiano, Cesare De
architettura e grafica, Pier Maria Bardi, Seta, Francesco Tentori, Angelo d’Orsi).
con il quale divide l’esperienza di “Belve- Partendo proprio dal libro che gli ha dedicato
dere” e in seguito ne dirige la Galleria del Andrea Camilleri abbiamo voluto dedicare a
Milione, centro topico della cultura mila- Edoardo Persico questo numero monografico
nese dell’epoca. Gli ultimi sei anni della doppio di “Cantieri”, con tre saggi che affron-
sua vita Persico li spende alla grande nella tano aspetti specifici e poco dibattuti della sua
rivista “Casabella”, firmando fondamen- biografia intellettuale (vedi qui l’esemplare
tali saggi critici e diventandone, elemento contributo inedito di Guadagnolo, sul Persico
questo centrale della sua complessa perso- “russo”), rimasti però in ombra e che forse,
nalità culturale, il grande e innovativo proprio per questo, definiscono meglio il
grafico che, a contatto con le più sperico- percorso critico e culturale di Persico inseren-
late correnti della tipografia italiana (mila- dolo in un contesto ricco, magmatico e oscuro,
2
quotidianità. Una morte improvvisa e in
giovane età, il passaggio delle carte private
e d’archivio a Giulia Veronesi e Alfonso
Gatto, concorsero in seguito ad alimen-
tarne il mistero e la grandezza.
Torino, 1927. Edoardo Persico si stabilisce
nel capoluogo sabaudo sperando che il
fermento creativo e intellettuale che anima
la città in quegli anni possa contribuire a
realizzare le proprie aspettative di autore
e critico letterario. Fervido lettore, grande
viaggiatore – o forse solo sognatore dotato
di pungente curiosità -, Edoardo Persico
matura la sua idea di Torino attraverso il
carteggio con il coetaneo Piero Gobetti, che
conosce attraverso l’amico Carlo Curcio e
la lettura del quotidiano “Il Mezzogiorno”.
Il carteggio tra i due inizia nel dicembre
1923, quando Persico propone a Gobetti
il proprio romanzo Il porto lontano, primo
Andrea Camilleri, Dentro il labirinto, Milano, Skira,
2012 [NarrativaSkira], 163 p., ill., € 15,00.
Alcune recensioni al libro di Camilleri:
Massimiliano Giberti, Vita da romanzo,
«Casamica», n. 2, 2012, pp. 133-136.
Giuseppe Lupo, La soluzione di un giallo, «Il
Sole 24 Ore-Domenica», 15 aprile 2012, p. 27.
Maurizio Cecchetti, Persico, il giallo della
morte del critico, «Avvenire», 16 aprile 2012.
Vittorio Gregotti, Vita misteriosa del critico
Edoardo Persico, «Corriere della Sera», 26
aprile 2012.
Cesare De Seta, Nel labirinto di Persico architetto
geniale, «la Repubblica», 26 aprile 2012.