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a degli scrig ni

Il motivo della scelt

I
1.
l'altr , m ha nno di
a gica
i
, l ta l' , tr a
Due scene d i Shakespear e ie una
picc l o pr o-
isolvere
o
per mp stare e r un
recente fornito lo spunto i o

blema. g c p a d a i p re -
a tre scr
iu t
ll a d ll a e l t a f r i n i o m
La sce na li et a è que e s c
e e a v v e d u t a P or z ia è
d i V e n e z i . L a g iov a n
\ tendenti ne l Merca
n te a
s u o i p re ­

a p e nd ere p e r m a r it o t r a i
vinco lata d all a volo n t à p a t e m a r
G li
f r tr e sc r igni, 9!1 _!:l l o g iu s t o .
sc g li r à,
tendent i solo colui che e e a i
d 'a rg e n t e d p io m b o , e q uello
tt iv a m t d 'o ro , o i

scrigni sono risp e e n e
. I d u e a s p ti c h e a v e­
anciull a ir a n
e il ri ra o d e l a f
giusto contien t tt l
o s s g ià r it ir a ti a mani
g ri g n i d ' r e d ' argent i o n o
,,ano scelto li sc o o
r q ue o l cl i p o e c o n c iò
, B s a n o , s d e c id e p e l io m b
vuote. I l terzo a s i i
a ti , g ià p d l g iu d iz io
a c ui simp ri m a e
ottie ne la m a 11 0 d el la s p o sa , l a
d n te v v p il mo -
r , e ra p e r lu . C ia s c u n prete n e a e a e s o st o
della so te i
s , m ag fi ca n d il m e ta ll o
d la p ro p ri a d ec is io n e co n un d is co r o n i o
tivo el
p i p iu d ffi ci l a c o si
I vi l n d g li a l tr i d u e . 11 com to i e er
prefer ito e s e o
l a f tu ; ci ò ch ' e gli
te rz , c oè l o n c orren te f a v o ri t o d a l o r n a
tocca to al o i a c
ll ' rg n to è ce rt o
d f te ll ' r e a e
può dire p er esaltare il piombo i ro n a o o a

u sf rz . S n , n el la n o st ra p ratica
ben poca cosa, e si av
verte il s o o o e o i
u d sc o s s il e t u ir em mo r
o davan ti
in
psi co an a liti ca , c i tro v a s si m a n i r o im
ta zi n , la p r n za d i ot iv i te -
i argom
m
ietro le su e insufficie nt
en o i es e
... d
_.,,,-; nuti nascosti . c l de ll s el ta fr a tr e
Sh akespe are non ha inv en t at o q u es t o o ra o o a c

ha r ca va t d u ra cc n o d e ll e G es ta R om a no ru m , 1
sc rigni, ma lo i o a n o t
a pe r c nq ui­
c m pi ut a d u ga zz
nel quale la me de sima scelta 2 è o a na ra o

. A ch qu i l te z m ta ll , il p io m bo,
starsi il figl i o dell' impe rator e n e i r o e o

fo rtu n . N di ffi c le u ch e s i rip rese nt a


è quello che porta è
a on i in t ire

a racco lta ano nim a ass ai diff usa ne l Medioevo.]


1 (Le Gesta Ro ma o
� � um erano un
2 C. BRANDES, W,11,am Shakespeare (Parigi 1896).

• I
...
LA SCt:LTA Dt:CLI SCJIICNI
:108
...,
- l·•
u sc el ta clic u 11 uo 11 10 c:0 111pie fra
l1:.1lla un 111oli\'o u111a110, Cl·o,'
cosi un vecchio inotivo il quale l1a bisog110 <li essere i�•lcrp�ctalo e
_ tre donne.
rl·condotto' attraverso le sue derivazioni, al sign ificato or1ginar10. Una un 'al tra sc en a .
i n un a d el le p iu
prima supposizione che la scelta tra oro, argento e p�·ombo po ssa Identic o allora è il contenuto di _ . .
_ _ . . l1akespeare. A n che se qui no n si tra tta d i
avere un significato particolare trova intanto conval1d� 1n una osser co1nrnoventi tragedie d 1 S . .
con 1 a sce lt a de gl i sc ri g n i n el Mercan te
vazione di Eduard Stucken, il quale si è occupato d1 questo stess� scegliere la s1)osa, il legame .
di Vc11ezia è reso tt 1tta via ev ide n te da tro pp e se gr ete so m ig1.ian ze .
argomento inserend olo in un vastissimo contesto. E�1·1 d'ice: 1 "Chi
siano i tre pretendenti alla mano di Porzia risulta cl11aro da ciò c��
. Il vecchio re Lcar si decide a spartire ·da vivo il suo reg�o _fra le sue,
. ,
tre figlie' in ragione dell amore ch e ciascuna di ess e gli dimo s trera.
essi scelgono: il principe del Marocco sceglie lo scrigno d'oro, percio . . .
egli è il sole; il principe d'Aragona, che s ceglie lo scrig� o d'�rgento, Le due lT'agg1or1, Gonerilla e R�ana , s1· affann a no .a protes.tare 11
.
è Ja ]una·, Bas sanio, che sceglie lo scrigno di piombo, è 11 figlio delle loro a111ore magnificandolo; 1a terza, cor de1·1a, rictis a in ve ce d1 far. lo.
. l'am ore del la ter za, .
sile nzioso
stelle." A sostegno di questa interpretazione l'autore cita un episo- Egli ùovrebbe riconoscere e premiare _ _
dio del poema epico popolare éstone Kaievipoeg, nel quale i tre e spoglio di manifestazioni apparis ce nti, ma non lo discerne; �esp in ge
pretendenti appaiono senza travisamenti come il sole, la lt1 na e il Cordelia e divide il suo regno tra le altre due, facendo cosi la pro-
figli o delle stelle (" il primogc1 1ilo della stella JJOlare"), e; <love 1,urc 1>1 ia e l'altrui svc11tura. Non è forse an cl1c questa una_ �cc11a <lcllJ
la fanciulla promessa tocca in sorte al terzo concorre nte. scelta fra tre <lonne, la piu giovan e delle quali è la migliore, quella
Per ques ta via il no stro piccolo problema condurrebbe a un mito che vale di piu?
astrale! Peccato , però, che con questa delucidazione non si venga a Altre scene tratte da miti, fiabe e poemi, che hann o per tema la
capo di nulla. Anzi, ]a que stione secondo noi si aggrava, poiché non n1edesima sitt1azio11e, ci vengono subito in mente. 11 pa:tore Paride
riteniamo, come del resto alcuni studio si di mitologia, cl1 e i miti è cl1ia111ato a scegliere fra tre dee, e d egli dichiara cl1e la terza è la
siano pio vuti giu dal cielo, ma piuttos to, con Otto Ra11k,2 cl1 e nel pi(1 bella. Cenerentola è anch'es sa la piu giovane delle sorelle, che
cielo essi siano stati proiettati dopo esser sorti altrove in condizioni il figlio del re preferisce alle due maggiori. N ella fa\•ola di Apuleio
puramente umane. Appunto a questo contenuto umano si rivolge Psicl1c, la piu giovane e la piu bella di tre sorelle, è da un lato ve­
il nostro interesse. nerata come incarn azione d'Afrodite, dall'altro trattata da quest'ul­
Riprendiamo ora in considerazione il nostro materiale. Nel poema tima come Cenerentola dalla matrigna; anch'essa porta a termine
és tone, come nel racconto delle Gesta Romanorum, si tratta della il compito di assortire dei gran elli n i sceveran doli da un mucchio
scelta di una ragazza fra tre pretendenti; nella scena del Mercante i11 cui sono mescolati con altri, grazie all'aiuto di uno stuolo di a ni-
di Venezia, che verte apparentemente s ullo stesso 1notivo, subentra
1 11alclti (colombi nella favola di Cenerentola, formiche in quella di
al medesimo tempo una specie di inversione, essend o un uomo a
Psicl1e). 1 Chi volesse esplorare ulteriormente questa materia, po­
scegliere fra tre scrigni. Se avessimo qui a che fare con un sogno,
penseremmo lf per lf che gli scrign i siaJJ o--do.nn.e, simboli ti ebbe certame n te scoprire altre configurazioni nelle quali lo stesso
cioè 111 otivo è conservato nelle sue linee essenziali.
- come i �arattoli, gli aJtucci; le _scato le, le ceste ecc. - di ciò
, eh'i! Accontentiamoci qui di Cordelia, di Afrodite, di Cenerentola e di
essenziale nella donna e perciò dèila donna stessa.3 Ora,
se ci per­ Psicl1e! Le tre donne, delle quali la piu giovane è la piu perfetta,
mettiamo di accogliere anche nel mito tale sostituz
ione simbolica , • devono essere considerate in qualche modo affini dal momento che
la scena degli scrigni del Mercante di Venezia
diventa veramente
espr�sione di quella inversione cl1e avevamo so110 presentate come tre sorelle. Non ci deve indurre in errore la
supposto. D'un colpo,
proprio come accade so lo n el} fiabe, siamo circostanza c11e nel Re Lear le tre do nne sono figlie dell'uomo che
riusciti a spogliare il
n ostro soggetto del suo paludamento opera la scelta; p1obabilm\'.!nte ciò significa soltanto che Lear dove,,a
astrale e vediamo ora che esso
essere raffigt1rato come uomo d'età avan zata. Non sarebbe facile
; 6.
J
(V tua� Astralmyt hcn dcr Hcbraccr, Babylonier und Aegyptcr (Lipsia
. ;a:, r A;_ythus von der Ccbu1t des Hcldcn psi
edI rcud, L 1ntcrpretaz1on
_ c
1907) P 6 S _
(Li a-Vienna J QOQ) PP· 8 5 · >·
88
Per l'indìcazì�ne �i questa coincidenza rìngniz.io il dottor Otto Rank. [Vcdi il rifcri-
1
dei sosni (18QQ) p. 32 5.} 111e11to a qucstJ s1tuaz1onc contenuto nel S 11 di Psicologia delle masse e analisi delI'Io
(1911).]

I◄
-,

I.A �Cl!l,TA Ul.CI I SC'RIC'-1 I A SCt.l.l'A Dh(,1.1 SCRICNI

i,,
.1 1 1)

permettere cl1e \111 veccl,io scclgu f,u l 1 c tlo1111c 11ll10 ,,,t,lll,; ccct, t,u, le tll Al 1 ,,tlilc. C1:iscu11a <lcllc lrc clcc Ilaria nl giovane e tc11ta
llcrcl16 esse divc11tu110 sue figlie. cli co11quistarselo con promesse. Ma una versione modernissima della
Ma chi sono queste tre sorelle, e perché la scelta deve cadere sulla stessa scena mette in luce in maniera singolare quell'atteggiamento
terza? Se potessimo dare una risposta a qt1csto i11tcrrogativo sarcn1mo cl1e ci ha molto colpito nella terza donna. Nel libretto de La belle
in possesso dell'interpretazione cercata. Ci si.11110 giù valsi t1na volta Hélène, Paride, dopo aver parlato delle sollecitazioni delle altre due
dei criteri della tecnica psicoanalitica, allorcl1é abbiamo spiegato divinità, racconta come si era comportata Afrodite nella gara per il
che i tre scrigni rappresentavano simbolicamente tre donne. Armia­ prc1nio di belle'lzJ: 1
moci dunque del coraggio necessario e insistian10 i11 qt1csto moc1o
La terza, la terza...
di procedere; forse troveremo una via cl1e attraverso un cammino La terza non disse niente.
errabondo, a tutta prima imprevisto e incomprensibile, ci condurrà Ebbe il premio proprio lei...
alla meta.
Se ci decidiamo a riconoscer� che le peculiarità della terza si con­
Ci sorprenderà forse che spesso la terza fanciulla, quella che ec­
centrano nel suo " mutismo", la psicoanalisi ci può dare una spie­
celle sulle altre, possiede, oltre alla bellezza, altre particolari carat­
gazione: il mutismo nel sogno è u n modo consueto d i raffigurare
teristiche. Si tratta di qualità che sembrano conflt1ire in ur, 1 certa I
1.1 111ortc.2
direzione, anche se non dobbiamo attc11clcrci c1 i ritrovarle co11 lo I Oltre dieci anni fa un uomo di straordinaria intelligenza m i co­
stesso rilievo in tutti gli esempi. Cordelia si rende irriconoscibile,
senza lustro come il piombo; essa rimane muta, "ama e sta zitta" . 1 municò un sogno che egli riteneva di poter utilizzare a prova della
f
Cenerentola si nasconde percl1é nessu110 l)OSSa trovarla. Possia1110, natura telepatica dei sogni. Egli aveva veduto in sogno un suo amico
forse, assimilare il nascondersi all'ammutolire. Questi sarebbero sol­ assente e di cui da lungo tempo non aveva notizie, e gli aveva ani­
tanto due casi dei cinque che abbiamo trascelto; tuttavia, un'allu­ matamente rimproverato il suo silenzio. Ma l'altro non gli aveva dato
sione del genere si trova, ed è tale da sorprendere, in altri due alcuna risposta. Risultò in seguito che, all'incirca nel momento stesso
casi.

del sogno, quel tale s i era suicidato. Prescindiamo dal problema della
Per il suo atteggiamento di ostinata ritrosia, ci siamo risolti a pa­
I telepatia: 3 che il 1nutismo figuri nel sogno quale rappresentazione
ragonare Cordelia al piombo. Ora appu11to del pion1bo, nel breve della morte non sembra si possa in questo caso mettere in dubbio.
Parimenti il nascondersi, il rendersi irreperibile, come Cenerentola
discorso di Bassanio durante la scelta degli scrigni, si dice inopi­
natamente:
I fa tre volte nei confronti del principe della favola, è nel sogno u n
i11equivocabile simbolo d i morte; e lo è anche l'accentuato pal­
Thy paleness moves me more than eloquence
(plaìnness secondo un'altra lezione) lore che richiamc1 alla mente la " paleness" del piombo di una
delle lezioni del testo d i Shakespeare.4 Il trasferimento di questa
[Il tuo pallore (o: la tua semplicità)
mi commuo·ve piu che l'eloquenza],2 interpretazione, dal linguaggio del sogno alla terminologia del nostro
mito, sarà particolarmente facile se riusciamo a rendere verosimile
cioè: "La tua semplicità mi si confà meglio della chiassosa natura ' il fatto che il mutismo anche in altre produzioni, diverse dai sogni,
degli altri due." L'oro e l'argento sono " rumorosi" mentre il piombo
debba essere interpretato come segno di morte.
è muto, proprio come Cordelia che "ama e sta zitta" .3
Scelgo a tal proposito la nona delle fiabe popolari raccolte dai
Nei racconti sul giudizio di Paride, quali ci sono stati tramandati
dalla Grecia antica, non vi è traccia di una simile riservatezza da 1 [Dal libretto di Meilhac e Hal�vy La belle H�l�ne (1864) musicato da J:icqucs Offen­
bach, atto 1 , scena 7. Nella versione tedesca citata da Freud il secondo verso suona ··
: [Da un commc_nto in � isparte di Cordelia, nell'atto 1 , scena 1.] Sta1nc! dane.ben und blieb st �mm (si mise in un canto e restò muta).]
. _Anche 1n 'A:· STUEL: D,e Sp1ache _dcs Traumes (Wicsb:iden 1911) p. 3 5 1 il silen�io è
[Il mezcante d, Venezia, atto 3, scena 1.]
, _
N� d one tedesca dello Schlegel quest'allusione va perduta e anzi l'
.\ ·iene imp� � espres · 1nd1cato come simbolo d1 morte. (Vedi Freud ! L'interpretazione dei sogni ( 1 899) p. 329.]
iegata in senso contnrio: "L:a tua natura semplic > [Freud affront�rà questo tema nel suo scritto piu tardo Sogno e telepatia (1 911).}
e parla a me eloquentcme�•�e��
• STEKEL, loc. t.·1t.
frnlc\\l Cr\111111, q\1c\\u \11l lll>l11l11 I ll<Jtltl'i f 111lcll1. 1 U 11 , , , t 1 11111 1111,•l 1 l,L1 l111 1 1 1 11v1 tu, tvl11 e� 1 u lJltÒ l111c l 1c c��c1c lllt1Jlco�'ult10 e cioè 111
_ _ Mo, te i 1 1 l)Cr�o11a, la Dea dell a Morte. Grazie a uno spostamento
regina avevano dodici figli tt,tti 111ascl1i. u.n gi� r110 il � e cl1c:l11.11a
che se il tredicesimo figlio sarà una fc1T11n1na, 1 mascl11 dovra11110 tutt'altro cl1c raro, le qualità cl1c una divinità dispensa agli uomini
morire. Nell'attesa clcll:1 nnscitu egli fa rc>sl 1 ,,i, e clc>c.lici l,:11 c. I cl<>· vc11gc,110 al l1 it,,1ilc a lei stc�sa. 'l':ilc s1>ostu111c11to no11 ci !>or1,rc11clcr:'t
dici figli, con l'aiuto della madre, si rifl1gia110 i11 u11a foresta bc11 affatto 11cl caso della Dea della Morte, sol cl1e consideriamo come
riparata, giurando di mandare a morte tutte le femmine cl1e incon• nelle versioni e ra ppresentazioni moderne, che qui sarebbero state
treranno. Viene alla luce una bimba. Costei, cre�cc11do, :11)11rc11clc ttn a11ticipatc, la Morte stessa figuri sempre come un morto.
bel giorno dalla madre di aver avt1to dodici fratelli. l)cci<lc allora <li Ma se la terz a è la Dea della Morte, possiamo dire di conoscere
I le tre sorelle. E:;se sorso i simboli del Destino, le Moire o Parche o
rintracciarli e ritrova nella forest a il piu giovane, il quale la rico­
nosce ma, memore del giuramento dei fratelli, vorrebbe tenerla na­ Norne, la terza delle quali ha nome Atropo: l'Inesorabile.
scosta. Allora ella dice: "Morirò volentieri, se i11 tal 111oclo l)OSSO
liberare i miei dodici fratelli." Ma i fratelli l'accolgono calorosamente 2.

ed ella rimane con loro e provvede alle faccende domesticl1e. In un Tral asciarno per un momento di preoccuparci del modo in cui
giardinetto accanto alla casa crescono dodici gigli; la giovinetta li l'i11tcr11rctazionc da 11oi trovata possa essere applicata al mito di cui
recide e pensa di regalarli, uno per ciascuno, ai fratelli. In quello ci stia1no occupando, e ascoltiamo quel che ha11no da dirci gli stu­
stesso momento i fratelli si trasformano in corvi e spariscono con diosi di mitologi a sull'origine e la funzione delle dee del destino. 1
casa e giardino. (I corvi sono ticcelli•anime. L'eccidio dei dodici La 111itologia greca piu a 11tica cono�ce soltanto una Moira che
fratelli ad opera della sorella è qui raffigurato dall'atto in cui ella personifica l'inevitabilità del destino (cos1 in Omero). La successiva
coglie i fiori, come all'inizio dalle bare e dalla scomparsa dei gio• croluzione di questa solitaria Moira a un gruppo di tre (piu rara­
vani.) La fanciulla, che è sempre pronta a operare il riscatto dei fra• mente due) divinità sorelle ebbe luogo verosimilmente per adegua •
telli dalla morte, apprende ora che lo potrà ottenere a una condi• mento 2d altre figure di\·in� ct1i le Moire si accostavano: le Grazie e
zione, quella del suo mutismo per sette anni, durante i quali non • le Ore.
dovrà pronunciare una sola parola. Essa si sottomette a questa prova I
Le Ore sono in origine di,-inità sia delle acque celesti che dispen­
che la espone a pericolo di morte; in altri termini, ess a muore per sano piogge e rugiade sia delle nuvole dalle quali discende la pioggia,
i suoi fratelli come già ave,•a solennemente promesso prima di in• e, poiché le nuvole sono concepite come un tessuto, anche a queste
contrarli. Mercé l'osservanza del ml1tismo le riesce finalmente il ri• ' divinità si attribuisce il carattere di filatrici, che si consolida poi
scatto dei corvi. nelle Moire. Nelle regioni mediterranee a\'\'ezze al sole, la fertilità
Similmente nel racconto dei Sei cigni 2 i fratelli, trasformati in del suolo dipende dalle piogge, e perciò le Ore si trasforn1ano in divi•
uccelli, sono riscattati dal mutismo della sorella e cosi restituiti alla nità della vegetazione. Ad esse è dovuta la bellezza dei fiori e l'alr
vita. La giovinetta è fermamente decisa a salvare i fratelli " anche bondanza dei frutti, e in gran copia si attribuiscono loro tratti ama­
a costo della vita" e, qt1a11do diventa sposa del re, mette anch'essa bili e leggiadri. Assurgono a divine rappresentanti delle stagioni e
a repentaglio la propria esistenza pur di non rinunciare al suo mt1-
forse a cagione di tale riferimento acquistano carattere trino, a meno
tismo neppure di fronte a oltraggiose accuse.
Potremmo certamente addurre, sulla scorta di altre favole, ulte• che non si ritenga cl1e l a sacralità del numero tre sia di per sé suffi­
riori prove del fatto che il mutismo debba essere inteso come una ciente come spiegazione. Quegli antichi popoli, infatti, distingue­
raffigurazione simbolica della morte. Se dobbiamo attenerci a tali vano in origine solo tre stagioni: inverno, prima\·era ed estate. L'au•
indizi, la terza delle nostre sorelle, tra le ql1ali la scelt a ha luogo, tunno fu aggiunto solo nella t arda epoca greco-ro1nana, e d'allora in
poi le Ore ft1rono spesso ritratte nell'arte nel numero di quattro.
1 [Vedi l'edjzione italiana di tutte le fiabe ne11a traduzjone di Clara Bovcro: Jacob
\Vilhclm Cr1m_ m, Le fiabe e
del focolare (Einaudi, Torino 1974).) 1 Quanto segue è tratto da \V. H. RoscaEa, Ausfuhrliches Lexioon der griechischen und
1 [N.
49 della raccolta di fiabe testé citata.)
ro111ischen �fythologìc (Lipsia 1884-1937), alle voci correlative.

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11c l Lc ..11 lu �u lu
214 LA SCt:LTA Dt.C LI SCRlC� I
1\ /c ,L, 111 /c 1J t'
lu 1 uc. llu e lu 1)i t'1 uc eu 1 lu Jc llc ùo 111 1c,
lo ro rif cr i11 1c 11l u ul lc 111pu; :,cgt1il u t1 ui 11l li
i11
1
izi on e pi u flagr an te ?
Lo Oro 1n o1 1t0 111 1c ro il figlia fe dele. Potrebbe im m agi na rsi un a co nt ra dd
scor re re de l tem po du ra nt e il gi or no co m e in
esse vegliarono sul tra
ll' an no ; in fin e il lo ro no m e Forse si: per quanto possa parere inverosimile, il para dosso m aggiore
passato avevano veglia to su i pe riodi de
ssa (fran ce se : he ur e; ita lia no : è anc ora un altro. Quello per cu i nel nostro tema si ha ogni v olta
fu usato per designare so ltant o l'o ra ste
rm an ica , so sta nz ial m e1 te aff in i all e • u11 a lib cru scelt a fra ùon11e e la scelta va invece a fin ire sulla mo rte,
ora). Le Norne de lla m ito log ia ge 1
div ien v itt im a pe r vo lon tà de l
ifi c ato tem po ral e cl e pu r nessuno sce gli e e di cu i si
Ore e alle M oir e, me tto no in ev ide nz a qu est o sign 1
destino .
nei loro nomi. 1 Era del resto inevitabile che si giu ngesse a una con­ Fortunatamente certe contraddizioni di natura particolare, certe
• cezione piu profonda dell'essenza di queste divinità, e che ad esse sostituzioni di un contenuto con un altro diametralmente opposto,
si assegnasse il compito di regolare l'evolversi delle stagioni. Le Ore > non t)resentano alcuna seria difficoltà all'indagine psicoanalitica. Non
divennero, cosf, custodi delle leggi naturali e di quel divino ordina­
i11\'ochere1no qui i1 fatto c}1e gli opposti, nel linguaggio dell'incon­
mento per il quale tutto nella natura si rinnova secondo una se­
sc io, nel sogno a d esempio, 1 trovano assai frequentemente espressione
quenza che mai non muta.
Questa intelligenza della natura fini per riflettersi sulla concezione in un identi co e solo elemento. Rammenteremo invece che nella
della vita umana. Il mito della natura si mutò cosi nel mito del­ Yita ps ichica esistono motivi capaci di determinare la conversione
I nell'opposto mediante la cosiddetta formazione reattiva, e che pro­
-
l'uomo, e le dee del tempo atmosferico divennero divinità del de- - prio nella scoperta di questi motivi tenuti celati idenb chiamo l'ac-
stino. Ma questo aspetto delle Ore giunse a espressione soltanto nelle
Moire, che vegliano inesorabili sul rigi do ordinament o della vita quisizione piu pregevole del nostro lavoro. La creazione delle Moire
dell'uomo come le Ore sul cors o delle leggi della natura. L'inevita­ è il prodotto cli t111:1 i11tt1izionc c11c rende l'uomo consapevole di essere
I
bile severità della legge, il rapporto con la morte e con la distru-
zione, ch'era stato risparmiato alle amabili figure delle Ore, si im-
- a11ch'eg1i parte della natura, e come tale soggetto alla legge ineso­
rabile della morte. Contro l'assoggettamento a questa legge qual­
prime profondamente nella raffigurazione delle Moire, quasi che cosa nell'u omo doveva ribellarsi, poiché soltanto con grande ram­
l'uomo intenda tutta la serietà delle leggi naturali solo quando deve marico egli rin 1Jncia alla sua posizione di privilegio. Sappiamo già
sottomettere ad esse la propria persona. come l'uomo impieghi l'attivit.à della sua fantasia per soddisfare
Ai nomi delle tre filatrici è stato assegnat o un particolare signifi­ quei ...,desi_der!. cl1e non trovano appagamento nella~ realtà. Cosi la
cato anche dagli studiosi di mitologia. Lachesi, la secon da, sembra sua fantasia si ribellò all'intuizione calatasi nel mito delle Moire e
indicare "gli elementi accidentali che intervengono nel corso regolare creò l'altro mito - che deriva dal primo - nel quale la D ea della
del Destino" 2 - noi diremmo: il fatto stesso del vivere -; mentre �-1 orte ft1 sostituita <lalla Dea d el}'A1nore e dalle raffigurazioni uma 11 e
Atropo rappresenta l'Ineluttabile, la Morte; non resterebbe allora a c11e ad essa possono essere equiparate. La terza delle sorelle non sol-
Cloto che significare la fatalità delle disposizioni congenite.
:€ ormai tempo di ritornare al significato del motivo che la scelta piu buona, la piu desiderabile, la piu degna d'essere amata. Ques' t a
fra le tre sorell� sot �ende. Rile��r��o subito con profond o disap­ . .
_ _ sos t1tu �1one n� tecnicamente affatto difficile: era pr ed isposta da
punto q�anto diventino in1ntell1gib1l1 le situazioni considerate allor­ ·
t1n 1ant ic ambivalenza e si realizzò attraverso ant i'ch i' ssime
. . --------- con nes -
c �� te�tiamo di inserirvi la nostra interpretazione, e quali contra d­ s10111 che non po eva no esser state d imenticate da tro pPO t em po . La
_
d1Z1on1 ne scaturiscano con riferimento al loro contenuto apparente. s tessa Dea dell'Amore, che adesso pr endeva il posto della Dea de11a
La terza �orella dovrebbe essere la Dea della Morte, cioè la Morte . . . .
I e, 1n origine s 1 era già identificata co n le·1. per si· no 1a greca
stessa, e invece, nel giudizio di Paride, essa è la Dea del)'A o A ro te 110n si era completamente disgiu nt a dai' su oi· rapporti· co n
.
f
nella favola di Apuleio una beltà paragonabile a quella dea� ;:j l'Averno, benché da lungo tempo avesse ceduto ·
. . - ·1
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� a d altre figure d1v1 ne, quali Persefone e Arfem 'de-E cat e trif
1 [I nomi delle Nome furono dedotti dai
z L. PuLuA e C. RoBEIT (a cura di) Gri:ii:
t · d' s to� presente, avv�nire.] �-r 011r1e.
• ht; Y O�ogie (41 ed., Bcrhno 18 4), cit
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da Roschcr. 9 .
I 1 !Vedi L'interpretazione dei sogni (i8Q9) p. 193 _]
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Le gru11cli clivinitù-111udri dei lJOl>uli oric11lali sc111u1a lus!>c1u gc11c1a­ 1 1lu1110 t1ll'clc111c11lu lJl 1111ll1\'u, il vocla 1lcscc ::1 susc1larc 1 11 1 1 01 u11
trici e annientatrici insieme, dee della vita e della feco 11 <lità nello effetto piu profondo.
stesso tempo che dee della morte. Detto questo, la sostituzio 11 c nel A scanso di equivoci, tengo a dichiarare che non mi propongo
nostro tema dell'oggetto dc.:l <lcsi,lcrio col st1 0 01>1>ost o si rifù a t 1 1 1a affatto cli 11 cgarc clic la vicc1 1du di re Lcar cs1)ri 111a il du1)licc saggio

identità che ha origini remotissi1ne. l) rccctto seco1 1do cui da u 1 1 lato non bisogna rinunciare in vita ai
Queste considerazioni soddisfano ancl1e alla domanda circa l'ori­ pro1)ri beni e ai propri diritti, e dall'altro ci si deve guardare dal
gine di quel particolare elemento che nel mito delle tre sorelle è prendere le lusi 11ghe per moneta sonante. Questi e altri ammoni­
dato dalla scelta. Si tratta anche qui di un desiderio cl 1 e si esprime menti si traggono in effetti dal dramma; ma mi pare che non si
mediante un'inversione. La libertà della scelta sta al posto della ne­ possa assolutamente spiegare l'effetto straordinario suscitato dal Re
cessità, dell'inesorabilità del destino. In tal 1nodo l' t101110 vi 11ce la Lcar i 11 base al st10 contenuto concettuale, o supporre cl1 e i motivi
morte che ha dovuto riconoscere con l'intelletto. No 1 1 si 1> t1ò i 111111 a­ 1>crso 11 uli del poeta si sia 1 10 esau riti nel proposito di illustrare quei
ginare trionfo maggiore dell'appagamento di deside r io. Là dove nella precetti. Neppure la spiegazione secondo la quale il poeta si sarebbe
realtà si è costretti a ubbidire per forza, qui si sceglie; e colei che proposto di rappresentarci la tragedia dell'ingratitudine (della qt1ale
viene scelta non è la terribile 111a la pi{1 bella, la 1>i{1 c]csi<lcrjbilc egli stesso aveva 1>rovato il 1 11orso i 11 prima persona), per cui l'effetto
delle creature. del dramma riposerebbe sul puro momento formale della trasfigu­
Esaminandole piu da vicino, rileviamo come le deformazioni del razione artistica, mi sembra possa equivalere al chiarimento al quale
mito primitivo non siano poi tanto profonde eia non tradirsi per s·amo giunti sviscerando il motivo della scelta fra le tre sorelle.
qualche segno superstite. La scelta fra le tre sorelle non è in realtà Leai- � un �eccl1i J. Pe r questo, come già dicemmo, le tre sorelle
una libera scelta poiché, se non si vuole che da essa scaturiscano so presentale -come sue figlie. Il rapporto paterno, dal quale si
come nel Lear ogni sorta di sventure, occorre per forza farla cadere sulla sarebbero !)Otuti trarre copiosi e fecondi spunti drammatici, noo
terza donna. Altro segno è che la piu bella e la piu buona, presentatasi viene nel corso del dramma ulteriormente sfruttato. Lear non è però
al posto della Dea della Morte, ha conservato nei lineamenti un'allu­ soltanto un vecchio, egli è anche un uomo che sta per morire. La
sione a qualcosa di inquietante, al punto che da essi siamo potuti tanto strana premessa della divisione ereditaria perde, quindi, il suo
risalire agli elementi tenuti celati. 1 carattere bizzarro.1 Tuttavia quest'uomo votato alla morte non vuole
Abbiamo fin qui seguito il mito e la sua trasformazione e speriamo ancora rinunciare all'amore della donna, vuole sentirsi dire fino a
di avere indicato le oscure ragioni di tale trasformazione. Possiamo qual punto è amato. Si pensi ora alla straziante scena finale, ove il
ora bene interessarci dell'impiego che ne ha fatto il poeta. La nostra senso tragico raggiunge uno dei culmini della letteratura drammatica
impressione è che il poeta abbia compiuto la riduzione del motivo al n1oderna: la scena di Lear cl1 e porta sul palcoscenico il corpo esanime
mito primitivo, che in tal modo è da noi nuovamente a,,vertito nel di Cordelia. Cordelia è la Morte. Se si capovolge la sitt1azione, la
suo toccante significato cl 1 e era stato smorzato dalla deforn1azione. cosa ci appare comprensibile e familiare. È la Dea della Morte la
Grazie a questa attenuazione della defor1nazione, cioè al parziale ' quale porta via dal campo cli battaglia l'eroe caduto, come la Val­
cl1 iria nella mitologia germanica. La saggezza eterna, rivestita dei
1 Anche la Psiche di Apuleio ha conservato copiosi tr.itti che ne ricordano la relazione panni di un mito antichissimo, consiglia al vecchio di dire no all'a­
con la morte. Il suo m.atrimooio è allestito come cerimonia funebre; ella deve poi discen­
dere oeJJ'Averno e quindi cade in un sonno n1ortale (Rank).
more, di scegliere la morte, di familiarizzarsi con la necessità del
Sul significato di Psiche quale dea della primaver:i e "6danzat:i dcll:i n1orte" vedi A. morire.
Znaow, Psiche und Eros (Balle 1881}.
In un'altra fuba dei fratelli Grimm (N. 179: La guardiana d'oche alla fonte) si trova,
Il poeta ci avvicina all'antico motivo allorché assegna a un uomo
come in Cenerentola, l'alternarsi della bella e della brutta forma assunta dalla terza sorella, ormai vecchio e prossimo alla morte il compito della scelta fra le tre
nel che si può vedere un'a1lusione alla sua doppia natura: prima e dopo la sostituzione. La
tena soreJJa è ripudiata dal padre dopo un esperimento che coincide quasi con quello sorelle. L'elaborazione regressiva, che ,egli ha cosi compiuto sul mito•
del Re Lear. Ella dcv.e con le altre sorelle dichiarare tutto l'amore che ha per il padre,
ma non riesce a trovare altra espressione al suo amore che paragonarlo al sale. (Cortese co­ 1 [Alla "inverosin1ile premes.sa" del Re Lear Freud aVC\'3 accennato in Delirio e sognè
municazione del dottor Hanns S2cbs.) • 11ella "Gradivg " di \Vi:I1elm /ensen (1906) p. 191.]
1./\ SCllLTt\ Ot:Ctl SCIUCNJ I
- deformato dal capovolgi111c11to <lei <lc.:si<.lcri L1111a11i - 11e lascia tra­
sparire il significato primitivo a tal segno da consentirci, forse, ancl1 e LE BUGIE DI DUE BAMBINE
una piatta interpretazione allegorica delle tre figure femminili del

tema. Si potrebbe affermare che ciò cl1e è qui raffigt1rato sono le tre 191 3
relazioni inevitabili dell'uomo nei co11fronti

della clon11 a: verso colei
che lo genera, verso colei che gli è compagna, e verso colei cl 1 e lo
annienta; o anche le tre forme nelle quali variamente si atteggia
per l'uomo, nel corso della vita, l'immagine materna: la madre vera, la
donna amata che egli sceglie secondo l'immagine della madre e, l

infine, la madre-terra che lo riprende nel suo seno. Ma qt1ando u11


uomo è ormai vecchio, il suo anelito all'amore di una donna, a
quell'amore che a suo tempo aveva ottenuto dalla madre, è vano.
Solo la terza delle creature fatali, la silenziosa Dea della Morte, lo
accoglierà tra le st1e braccia.

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