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PARTE Le forme poetiche

Giorgio Caproni

L’AUTORE
Giorgio Caproni (1912-90), livornese, ma genovese alle Stanze della funicolare (1952), nel volume Il passag-
d’adozione (nel capoluogo ligure aveva infatti vissuto gio di Enea (1956) –, con il tragico tema della guerra, di
dal 1922 al 1938), è poeta dalla forma cantabile, malin- cui ha sottolineato, con sensibilità e umana partecipa-
conica, discreta, difficile da collocare in movimenti e cor- zione, il terribile costo in termini di sangue e di soffe-
renti ben definite. Il suo esordio nel mondo delle lettere renza. Altri temi da lui prediletti, che formeranno
avvenne mentre era in pieno svolgimento l’esperienza altrettanti nuclei problematici della sua poesia, saranno
ermetica, alla quale tuttavia rimase estraneo, più sensi- quelli della città, della madre, del viaggio, quali vengono
bile a descrivere gli aspetti più minuti e di solito poco cantati ne Il seme del piangere (1959), e nei versi poi rac-
avvertiti della realtà. Semmai su di lui agì l’influenza di colti in “Terzo libro” e altre cose (1968).
Umberto Saba e della grande tradizione letteraria ita- A partire dai suoi libri più recenti, da il Congedo del viag-
liana. A questa poetica si ispirano le raccolte di versi giatore cerimonioso e altre prosopopee (1965) a Il muro
Come un’allegoria (1936), Ballo a Fontanigorda (1938) e della terra (1975), per giungere fino a L’ultimo borgo
Finzioni (1941). (1980), Il franco cacciatore (1982) e a Il conte di Keven-
Dopo aver combattuto nella seconda guerra mondiale huller (1986), Allegretto con brio (1988), al sentimento
e aver partecipato anche alla Resistenza, nel 1946 si tra- di ricerca-perdita di Dio subentra nel poeta il sentimento
sferì a Roma dove, per vivere, fece i mestieri più vari (tra raggelante del nulla e della morte. Ad esso sembra pie-
i quali il violinista, l’impiegato, l’insegnante elementare) garsi anche la parola, divenuta scabra ed essenziale, che
e fu anche un efficace traduttore. pare così meglio rappresentare l’espressione di un do-
Nel secondo dopoguerra, Caproni si è misurato, con i lore al quale non c’è rimedio, eccettuato quello di una
versi de Gli anni tedeschi (1943-47) – pubblicati, insieme grande forza morale.

L’OPERA
La poesia di Caproni da noi scelta fa parte della raccolta mostrando apertamente di prediligere un linguaggio
Il seme del piangere; in essa il poeta si segnala, oltre che secco e chiaro, cui tuttavia non sono estranee forme di
per la semplicità dei temi, anche per le scelte stilistiche, sintassi a volte ardite e complesse.

Giorgio Caproni

L’uscita mattutina
La poesia che segue si intitola L’uscita mattutina: tratta dalla sezione dei Versi li-
vornesi, è dedicata alla madre, Anna Picchi. Scrive infatti Caproni: «Ripensai allora
a mia madre giovane, a mia madre ancora ragazza [...]. Anna Picchi si precisa e as-
sume il volto che è stata capace di darle la leggenda ch’io mi ero formato di lei,
udendo i discorsi in casa e guardando le fotografie [...]. Ho amato moltissimo (e
amo ancora moltissimo) l’Annina che non s’era ancora maritata e che io ho cono-
sciuto, ripeto, soltanto nella leggenda». La poesia è dunque la testimonianza di
questo atto d’amore.

1
Il verso libero percorso 10

Come scendeva fina


e giovane1 le scale Annina!
Mordendosi la catenina
d’oro, usciva via
lasciando nel buio una scia
di cipria,2 che non finiva.

L’ora era di mattina


presto, ancora albina.3
Ma come s’illuminava
la strada dove lei passava!

Tutto Cors’Amedeo,4
sentendola, si destava.
Ne conosceva il neo
sul labbro, e sottile

la nuca5 e l’andatura
ilare6 – la cintura
stretta, che acre e gentile
(Annina si voltava)
all’opera stimolava.

Andava in alba e in trina7


pari a un’operaia regina.8
Andava col volto franco
(ma cauto, e vergine, il fianco)9
e tutta di lei risuonava
al suo tacchettio10 la contrada.
G. Caproni, Il seme del piangere, in Tutte le poesie, Garzanti

1 fina e giovane: dal giovane corpo sottile. tro storico di Livorno. «In Cors’Amedeo, 8 un’operaia regina: un’operaia perché è mat-
2 lasciando... cipria: il profumo della sua ci- presso il Parterre e il Cisternone, era la pa- tino presto, e lei si reca al lavoro, ma regina
pria si diffondeva nell’aria, ancora immersa lazzina dove son nato», scrive Caproni. perché il suo portamento è nobile e gentile.
nel buio, prima dell’alba. 5 sottile la nuca: il collo alto e sottile. 9 cauto... fianco: con passo diritto e senza mo-
3 ancora albina: riferito a l’ora: era ancora 6 ilare: gioiosa. vimenti provocanti.
un’ora dell’alba. 7 in alba e in trina: nel chiarore dell’alba e ri- 10 tacchettio: rumore caratteristico dei tacchi
4 Cors’Amedeo: un’importante strada del cen- vestita di pizzo (trina). che battono il selciato.

VERIFICHE TESTUALI
La lirica è costruita con frequenti iperbati* ed enjam- 1 Segnala tutti gli enjambement presenti nel testo e an-
bement*, che costringono a pause su parole partico- nota se le parole così separate con la spezzatura ver-
larmente significative. Così già dai primi due versi sale* hanno un significato particolare che viene
ricaviamo: «Come scendeva ... le scale Annina», dove messo in risalto.
l’iperbato e l’anastrofe* mettono in rilievo Annina,
dopo averne disegnata la figura giovane e gentile men- Poesia di musica e di colori, che punteggiano tutto il
tre scende le scale. testo disseminandolo di luce e di armonia, si avvale di

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PARTE Le forme poetiche

una lingua precisa e attenta nella definizione degli og- alcuna sensazione uditiva che giustifichi tale espres-
getti e delle sensazioni, immergendoli in un passato in- sione. Dove si trova la spiegazione di essa?
definito. Osserva per esempio la luminosità della
catenina d’oro, il profumo della scia di cipria, le carat- 4 Perché la scia di cipria (che è un profumo) viene la-
teristiche fisiche di Annina disegnate con puntigliosa sciata nel buio (che è una mancanza di colore)? Che
precisione (il neo sul labbro, la nuca sottile, la cintura cosa significa l’espressione?
stretta); e tuttavia la sua figura crea immagini di favola:
la strada al suo passaggio si illumina, Cors’Amedeo si L’immagine della madre del poeta è viva, ma non nel ri-
sveglia sentendola, essa avanza come un’operaia re- cordo del figlio, bensì nella leggenda, che il poeta
gina, la contrada risuona al suo tacchettio. aveva appreso da ciò che aveva sentito dire di lei. La
donna qui rappresentata non è ancora sposata (ver-
2 C’è nel testo un’opposizione* tra buio e luce. Quali sono gine) ed è nel fiore della sua giovinezza.
i due campi semantici* che definiscono i due ambiti?
Quale dei due è più vasto? Che cosa vi si trova al centro? 5 Come viene rappresentata, secondo quanto hai po-
tuto intendere, la madre del poeta? Qual è la sua im-
3 Ai vv. 11-12 il poeta dice che «tutto Cors’Amedeo, sen- magine? Quali sono i particolari del suo ritratto che ti
tendola, si destava». Fin qui, però, non ci ha fornito sembrano più significativi?

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