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Rosignano, 10 aprile 2015

Fiabe e storie da costruire


per un percorso di matematica
in verticale a partire
dall’infanzia

Pietro Di Martino
Dipartimento di Matematica
dimartin@dm.unipi.it
Dalla formazione alla pianificazione di una
sperimentazione

1. Progettazione del percorso


2. Sperimentazione, documentazione e
verifica in itinere
3. Valutazione complessiva e
documentazione finale
In linea con le Indicazioni Nazionali
attenzione a problem solving e
argomentazione in matematica
Primo spunto possibile

Le fiabe matematiche
e il problem solving

Laboratorio proposto al prossimo


Convegno UMI-CIIM da Maria Pezzia
Le fiabe “matematiche” e il problem solving

Le “fiabe matematiche” possono essere viste


come contesti in cui il bambino possa
sviluppare “fiducia e determinazione
nell'affrontare situazioni
problematiche”(Indicazioni Nazionali 2012).
Tali situazioni sono vissute dai bambini come
“autentiche e significative” per le emozioni
che coinvolgono e per la curiosità e spirito
d'avventura intellettuale che suscitano
“….sette bambini ogni notte”.
Fiabe matematiche e processi di problem solving
in classe
Che cosa c'entrano
le fiabe
con la matematica
!?
Fiaba come prima esperienza di
classificazione
Gli opposti
della fiaba
(bene/ male, povero/ricco, piccolo/ grande...)
sono per il bambino
una prima esperienza
di classificazione
del mondo
(Bettelheim, 1976).
Nelle fiabe si possono riconoscere strutture:
ad esempio,
la fiaba è “modulare”
(strutture cicliche che si ripetono).
.
Possiamo osservare queste strutture
familiari ai bambini
con occhio matematico
e utilizzarle per la didattica.

Es.: in “Un mostro marino a Camogli”


e
“Bisogna salvare Temujn”
la ciclicità introduce al concetto di moltiplicazione.
Ogni fiaba nasce
dalla rottura di un equilibrio,
da una sequenza canonica che si rompe,
da un conflitto che mette in crisi l'ordine vigente,
quindi...
da un problema!
Le fiabe sono
“un catalogo dei destini umani”
(Calvino, 1956)
….ovvero, le fiabe “modellizzano” la vita!
“ [...] io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre
ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita,
nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi;
sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna,
soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza,
dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla
casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano.
E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri,
ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come
termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi
subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè
d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e
autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri,
anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la
purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza
come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza
come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante
cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste..

.
Perché le fiabe
nella
didattica
della matematica?
Perché le fiabe nella didattica della matematica?

1-Perché sono
un contesto di modellizzazione
controllato e semplificato
(ma non troppo)
Fasi di astrazione progressiva
nel processo di modellizzazione
I- “Realtà” percepita:
sovrabbondanza di stimoli,
può essere troppo complessa
per gestire il processo di modellizzazione
con i bambini....
...e allora, una delle strategie possibili è...
... partire da....

II -Narrazione
(è già una prima selezione e strutturazione di
dati)
)

...per poi proseguire con...


III-Rappresentazione non convenzionale
(drammatizzazione, azione strutturata, artefatti,
disegno, schema...)
IV -Rappresentazione formale
(grafici, operazioni....)

MA CI SI PUO' (DEVE) SEMPRE MUOVERE


AVANTI E INDIETRO
TRA LE FASI
DI ASTRAZIONE E RAPPRESENTAZIONE!
Perché le fiabe nella didattica della matematica?
2-Per la loro
(possibile)
rilevanza affettiva
Ragione ed emozione
non sono
due elementi
in conflitto...
….anzi!
Il coinvolgimento emotivo
attiva e rende più efficace
il pensiero razionale
(Damasio, 1995)
...e la mancanza
di coinvolgimento emotivo
blocca il pensiero!
è la comune realtà della scuola:
la vita resta fuori
“E A ME CHE ME NE IMPORTA
di quante mele restano a Pierino?”
Il problema matematico
nella fiaba
può diventare
affettivamente rilevante,
se....
...è un “vero problema”,
cioè
una meta che si vuole raggiungere
(affettivamente rilevante per i personaggi della narrazione,
e quindi per i bambini che si immedesimano in loro)

ma che in principio non si sa come raggiungere.


(si sovrappongono il punto di vista matematico
e il punto di vista narrativo:
per essere un “problema”,
non può essere un esercizio banale
né per il personaggio né per i bambini;
un problema richiede di attivare strategie nuove,
non semplice applicazione di sequenze di azione già note)

(Cfr. Zan, 2012)


Il problema matematico
nella fiaba
può diventare
affettivamente rilevante,
se...
.... scegliamo
ambientazione, personaggi e avvenimenti
coinvolgenti per i nostri alunni.
Un'ipotesi di lavoro:
fiabe non edulcorate,
ma
con forti conflitti,
avventurose, magari paurose,
com'erano le fiabe tradizionali,
sono in genere più significative per i bambini
della scuola primaria.
Se una fiaba risulta affettivamente rilevante per i
nostri bambini,
allora può diventare uno sfondo integratore
che permette
un coinvolgimento prolungato
(obiettivo fondamentale dell'educazione
non solo scientifica)
“le nostre storie non finiscono mai”
(Zazkis & Liljedahl, 2009)

Da una fiaba tantissime possibili curiosità, attività,


discussioni...
(un personaggio può accompagnarci
anche per un anno o più con le sue avventure,
ma stiamo attenti a non essere noi a imporlo se i bambini ne sono stanchi) .
Come costruire una
“fiaba matematica”?
- partiamo dall'obiettivo matematico:
quale struttura?
-quale azione concreta mi fa venire in mente?
(es. moltiplicazione> “volte”> viaggi per prendere
delle cose...)
Strategie per inserire il
problema matematico nella
narrazione:
- schema della sfinge
(un personaggio propone un enigma indipendente
dagli avvenimenti narrati)
- schema tangram
(avvenimenti e problema strettamente integrati;
più difficile da costruire
ma in genere più coinvolgente)

- partiamo
Per creare la trama...
non è necessario
“inventare dal nulla”!
Si può...
-modificare fiabe classiche
(es. Cappuccetto Rosso);
-fare scambio di fiabe con altre classi...
...ma è importante
trasformare i racconti
calandoli nella realtà della propria classe
(interessi dei bambini, territorio...)
Curiamo il momento della
narrazione
-voce
-gestualità
- semplici oggetti evocativi
-creare atmosfera
(es. organizzare spazio della classe,
modificare la luce,
suoni evocativi con voce o oggetti,
anche con l'aiuto dei bambini...).
Possibilità Focus sulla costruzione di
una situazione che
Focus su un obiettivo prosegue nel tempo in
di apprendimento continuità tra scuola
specifico dell’infanzia e primi anni
della scuola primaria

Invenzione della fiaba Uso di fiaba esistente

Conosciuta dai bambini/nuova

Gioco di ruolo Domande sulla situazione


Possibilità Una digressione sulla
Focus su un obiettivo geometria
di apprendimento Geometria ed esperienza
specifico sensoriale

La Geometria può essere


significativa solo se esprime le
sue relazioni con lo spazio
dell’esperienza… essa è una delle
migliori opportunità per
matematizzare la realtà

Hans Freudenthal (1905 – 1990)


Le fasi “necessarie” per buone attività di
esplorazione spaziale

1. Esplorazione
2. Posizione del
problema
3. Rappresentazione
4. Riflessione
metacognitiva

Matematica – I numeri e lo spazio


M.G. Bartolini Bussi – edizioni junior
Le fasi “necessarie” per buone attività di
esplorazione spaziale

1. Esplorazione

Presa di contatto con il


particolare contesto in cui è
situata l’esperienza (es: giochi
liberi con materiale, giochi di
movimento, escursioni guidate
all’interno o all’esterno,
narrazione di una storia)
Le fasi “necessarie” per buone attività di
esplorazione spaziale

2. Posizione del problema

L’insegnante introduce il problema


(talvolta potrebbe nascere anche
dai ragazzi) ad esempio di punto di
vista, di orientamento spaziale, di
progettazione, di costruzione, di
astrazione
Le fasi “necessarie” per buone attività di
esplorazione spaziale

3. Rappresentazione

(Ri)rappresentazione in qualsiasi
linguaggio della esplorazione o dei
tentativi di soluzione del problema
Le fasi “necessarie” per buone attività di
esplorazione spaziale

4. Riflessione metacognitiva

Fase di presa di coscienza di ciò


che si è appreso, potenzialità (ad
esempio possibilità di
generalizzare strategie e
conclusioni ad altre situazioni) e
limiti (riferiti ad esempio ai limiti
delle rappresentazioni usate)
Pratica tradizionale

Esperienze sensoriali in cui il


Fase esperienziale bambino si muove, tocca e
in 3D manipola oggetti, fa percorsi

Questo passaggio è
epistemologicamente
molto complesso

Si richiede al bambino di
Rappresentazione rappresentare, disegnando,
in 2D l’attività
NDR - Bologna

Bruno D’Amore Silvia Sbaragli

Varie esperienze nel mostrare come sia importante


articolare questo passaggio in 3 fasi
Fase esperienziale
in 3D

Rappresentazione
in 3D

Rappresentazione
Geometria in 2D
Cottino, Gualandi, Nobis, Ponti, Ricci,
Sbaragli, Zola
Pitagora Editore
Collegare 3D e 2D anche a livello degli altri
ordini scolari

Quello che andrebbe a nostro


parere modificato è il
tradizionale e rigido percorso
che si attua per questo nucleo
fondante nella scuola
primaria e che vede per i
primi anni uno studio
esclusivo del piano per poi
passare all’ultimo anno ad
uno studio quasi totalmente Silvia Sbaragli
esclusivo dello spazio
Collegare 3D e 2D anche a livello degli altri
ordini scolari
Noi sosteniamo che per questo livello
scolastico risulta più efficace partire dallo
spazio (facendo se necessario, e se è
un’esigenza degli allievi, dei rinvii al piano)
per poi passare al piano fin dal primo anno di
scuola elementare e continuare
successivamente a… giocare con questo
passaggio dallo spazio al piano, e viceversa,
per tutti gli anni della scuola primaria. A
partire dagli ultimi anni della scuola
elementare si inizierà una sistemazione e
razionalizzazione del sapere geometrico
Silvia Sbaragli
(ovviamente, adatta all’allievo) che proseguirà
in maniera più critica nella scuola media
Collegare 3D e 2D anche a livello degli altri
ordini scolari
Nella scuola secondaria di 1° grado si
continua a seguire il classico percorso
euclideo dal piano allo spazio a partire
dal primo anno; addirittura in alcuni
casi si aspetta ad iniziare la geometria
al secondo anno, perdendo così la
continuità con la scuola primaria. La
nostra idea di fondo è innanzitutto di
collegare i vari ordini di studi senza che
si avvertano fratture: lo studio della Silvia Sbaragli
geometria non va interrotto in prima
media, ma va continuato senza stacchi
Collegare 3D e 2D anche a livello degli altri
ordini scolari
Allo stesso tempo riteniamo che non si
debbano creare sovrapposizioni di
contenuti, ma si dovrebbe ipotizzare un
percorso a spirale più intuitivo per gli
allievi. Parlando di percorso a spirale,
bisogna però cercare di evitare il
pericolo di un appiattimento delle
conoscenze, rilevato da Villani (1992) e
da Howson e Wilson (1986); questi
ultimi, a proposito dell’insegnamento a
spirale, denunciano la possibilità “del Silvia Sbaragli
collassamento della spirale in una
circonferenza”.
Collegare 3D e 2D anche a livello degli altri
ordini scolari
Nella tradizionale impostazione
seguita, ancora una volta si tende a
relegare la geometria solida alla fine
delle terza media, sottovalutandone
l’importanza e le potenzialità e creando
così un’ulteriore frattura con la scuola
primaria dato che, almeno in modo
intuitivo, la geometria dello spazio è già
stata presentata, mentre nelle Scuole
Medie (seguendo l’iter consueto) non si Silvia Sbaragli
ritrova per almeno due anni
Esperienze possibili
Dal tridimensionale al bidimensionale
Focus su obiettivo di apprendimento
Si sottovaluta
Scuola dell’infanzia spesso l’importanza
della geometria
Invenzione della fiaba con personaggi tridimensionale, più
conosciuti dai bambini
intuitiva per il
bambino dato che
gli oggetti che ci
circondano sono
esclusivamente
tridimensionali
Dal tridimensionale al bidimensionale

Vengono proposte ai bambini Alcuni insegnanti tentano di


attività nel reale, far riconoscere ai bambini
facendogli vivere le diverse figure piane:
l’esperienza con il proprio triangoli, quadrati,
corpo, realizzando percorsi o rettangoli.
esperienze ludiche nei saloni, Le difficoltà che può
nelle aule o nei giardini; incontrare un bambino ad
successivamente viene immaginare, ad esempio,
chiesto loro di riproporre lo stesso oggetto reale senza
l’attività sul piano, spesso spessore sono enormi
tramite un disegno
Dal tridimensionale al bidimensionale
Nella piccola comunità di puffolandia vivono 99 ometti Blu. Il
piccolo villaggio, sitato nel cuore della foresta, ha una forma
circolare ed è circondato da una siepe; l’accesso è permesso
solamente attraverso due aperture poste una di fronte all’altra
Dal tridimensionale al bidimensionale
Al centro si trova la dimora di Grande Puffo, un grande
fungo col cappello rosso; tutti intorno sono distribuiti altri
piccoli funghetti dove vivono il resto dei puffi. Ogni puffo
ha caratteristiche proprie, diverse dagli altri
Dal tridimensionale al bidimensionale

C’è ad esempio Burlone a cui piace sempre fare scherzi!


La sua vittima preferita è il pasticcere Golosone poiché le
loro case sono vicine tra loro.
Il povero cuoco, esasperato dai giochetti, si rifugia spesso
in casa di Quattrocchi, il puffo più dotto, il quale vive
esattamente nella parte opposta del villaggio, alla destra
della maestosa casa di Grande Puffo.
Nella comunità, c’è anche una graziosa fanciulla, Puffetta,
dolce e aggraziata; la sua piccola casetta si distingue dalle
altre per il colore rosa, essa si trova all’ombra di un
piccolo cespuglio davanti alla casa di Golosone
Dal tridimensionale al bidimensionale

Continuiamo la storia Costruiamo il villaggio


Narrazione, fantasia, Progettazione, comunicazione e
linguaggio realizzazione

Dal tridimensionale al bidimensionale

Arriva Gargamella
Come vede il villaggio dall’alto?

In questa fase si richiede ai bambini di realizzare una mappa del


villaggio avendo la possibilità di osservare il plastico dall’alto
Dal tridimensionale al bidimensionale
Si tratta di una fase di astrazione, i bambini cominciano ad
immaginare gli oggetti senza spessore.
Distacco dall’intuitività percepita nella tridimensione, il bambino
inizia ad approcciare con la geometria piana, il che comporta più
abilità di gestione ed astrazione

Un’attività analoga prevede la costruzione del plastico dell’aula in


cui ogni giorno vivono esperienze reali attraverso il proprio corpo
ed i propri sensi.
Costruiti plastico e mappe è possibile, in un secondo momento
attuare attività di localizzazione di particolari oggetti prima nel
reale, poi nel modello 3D ed infine nel disegno bidimensionale
I percorsi Scuola dell’infanzia
Tipica attività di percorso in
sezione o all’aperto (libero,
obbligato, a tappe, labirinto,
caccia al tesoro), ovvero in
ambiente reale

Ad esempio scatola di
scarpe di forma che
ricorda la sezione
Progettazione e
riproduzione della Solo come terza fase disegno del
miniatura in 3D percorso nel bi-dimensionale
I percorsi Scuola dell’infanzia

Competenze messe in gioco


Localizzazione e organizzazione spaziale

Progettazione Realizzazione
Linguaggio e termini specifici
Orientamento (dentro/fuori, sopra/sotto,
vicino/lontano)…

Misura (ad esempio i bambini notano che i lati


del pavimento sono di lunghezza diversa)
I percorsi Scuola dell’infanzia

Niccolò: “Le finestre non sono tutte


attaccate di qua. Sono una qua, una qua e una
qua” (indicando con il dito la giusta posizione
delle finestre, non assemblate tutte su una
parete come fatto da altri bambini)

Di solito la localizzazione spaziale degli


elementi ritenuti significativi avviene dopo
che l’insegnante ha fornito un primo punto di
riferimento sul plastico
I percorsi Scuola dell’infanzia

Costruito il plastico tiriamo fuori


dei “problemi”
Posizionare un nuovo Fare un percorso nella
oggetto nella realtà (in realtà e chiedere ai
sezione) e chiedere ai bambini di riprodurlo
bambini dove andrebbe con un pupazzo nel
aggiunto nel plastico plastico
Fare il viceversa: dal tridimensionale ridotto alla realtà
Rappresentazione in
Fase esperienziale 3D (lavoro sul
in 3D tridimensionale
ridotto)
Solo dopo questo lavoro
rappresentazione in 2D
Il plastico rappresenta l’anello di congiunzione
tra l’esperienza vissuta con il corpo e l’astrazione
della rappresentazione 2D: il bambino può tra
l’altro aiutarsi nella rappresentazione 2D dalla
visuale dall’alto
Senza plastico usualmente il bambino non
rappresenta il contorno dell’aula, disegnando
solo gli oggetti contenuti, ma non il “contenente”
I percorsi Scuola dell’infanzia

Costruita la mappa tiriamo fuori


dei “problemi”
Posizionare un nuovo Fare un percorso nella
oggetto nella realtà (in realtà e chiedere ai
sezione) e chiedere ai bambini di riprodurlo
bambini dove andrebbe con un pupazzo nel
aggiunto nel plastico e plastico e con una
dove nella mappa matita sulla mappa
Fare il viceversa: dalla mappa al tridimensionale
(ridotto e realtà)
Problemi significativi: differenza tra 3D e 2D
Dove mettere un poster attaccato ad una colonna?
Può essere ri-proposta ai diversi livelli
scolari con tempi e modalità diverse

Scuola primaria
Progettazione e Collocare oggetti in un
costruzione ambiente
Riconoscere figure Descrivere verbalmente
tridimensionali “regolari” e poi riprodurre nei “tre
e ricorrenti mondi” alcune azioni
Riconoscere figure Progettare oggetti della
bidimensionali forma giusta
“regolari” e ricorrenti
Misurare
Può essere ri-proposta ai diversi livelli
scolari con tempi e modalità diverse
Scuola secondaria di 1° grado

“Usare la “Conoscere e utilizzare


visualizzazione, il correttamente vari ordini di
ragionamento spaziale e la grandezza; operare
modellizzazione geometrica approssimazioni in numeri”
per risolvere problemi; “Formulare domande,
riconoscere grandezze raccogliere i dati provenienti
proporzionali in situazioni dal mondo esterno, reperire,
problematiche; riprodurre in organizzare e
scala; calcolare lunghezze, rappresentare i dati di
aree, volumi misura raccolti”
Esperienze possibili Sofia la mucca musicista

Riflessione sulla classificazione…e non solo

Scuola dell’infanzia

Uso di fiaba esistente

Lettura della fiaba con discussione anche del messaggio della


fiaba e poi attività di classificazione di natura diversa (coi
bambini, le maestre e il personale; con le cose e gli oggetti…)
La grande invenzione di
Esperienze possibili
Bubal (simil-esperienze
gruppo ricerca Napoli)

Riflessione sul significato di contare

Infanzia – scuola primaria

Uso di fiaba esistente

come faresti se fossi un bambino primitivo e nessuno avesse


ancora inventato i numeri? Spieghiamogli cosa significa, come si
fa, ecc...l'insegnante fa la parte del primitivo che ovviamente è
particolarmente “reticente”, ovvero semplicemente si sforza di
non dare per scontato nulla
Il contenuto nella fiaba
Esperienze possibili

I cinque principi che governano e definiscono il processo di contare:


•Iniettività
•Ordine stabile
•Cardinalità
•Astrazione
•Irrilevanza dell’ordine
I 5 principi Iniettività

Appaiare ogni oggetto di uno schieramento con segni


distinti in modo che uno e un solo segno sia usato per ogni
ogni oggetto dello schieramento
Necessità il coordinamento di due processi:
-la ripartizione (per distinguere chi è già stato contato dagli
altri oggetti)
-l’etichettatura
Ruolo in questo coordinamento dell’indicazione degli oggetti
Difficoltà:
-Nel ripartire (conto due volte lo stesso oggetto o non lo conto)
-Nell’etichettare (uso due volte la stessa etichetta)
-Nel coordinare le due cose (potrebbero continuare o smettere
di etichettare non in fase con il ripartire)
I 5 principi Ordine stabile

Le etichette usate per etichettare gli oggetti di uno


schieramento devono essere scelte in un ordine stabile – cioè
ripetibile

Questo comporta la necessità dell’uso di una lista stabile lunga


almeno come il numero degli oggetti presenti nello
schieramento

È molto difficile formare liste lunghe di parole arbitrarie che


possano essere richiamate in modo stabile dalla mente umana

Importanza della memorizzazione delle parole che indicano i


primi numeri e delle regole generative per produrre le
successive per sviluppare le abilità numeriche
I 5 principi Cardinalità

L’etichetta finale della serie ha un significato speciale, rappresenta


una proprietà dell’intero insieme (numero cardinale dell’insieme)
Astrazione
La procedura di contare si può applicare a tutti gli
schieramenti o collezioni di entità

Il conteggio è possibile per


Il principio di astrazione non
molti bambini di 3/4 anni solo
interviene sul “come contare”
quando le cose da contare sono
ma sul campo di applicazione
uguali e sistemate in gruppi e
della procedura del conteggio
una vicina all’altra

Irrilevanza dell’ordine
È strettamente legato al processo di etichettatura
Storie e comprensione del
Esperienze possibili
testo
Domande sulla
situazione In mezzo al bosco dei Cento Acri, dentro il
buco di una grossa quercia, viveva Flic lo
Scuola
dell’infanzia scoiattolino.
Monte Bianco L’inverno stava per arrivare e Flic sente
Le provviste freddo: è arrivato il momento di fare
di Flic provviste. Così Flic comincia a cercare del
cibo e trova tante ghiande, le raccoglie e le
porta nella sua tana.
Poi fa un giretto, senza allontanarsi troppo
e trova poche nocciole e una grossa noce.
Storie e comprensione del
Esperienze possibili
testo
Domande sulla
situazione In mezzo al bosco dei Cento Acri, dentro il
buco di una grossa quercia, viveva Flic lo
Scuola
dell’infanzia scoiattolino.
Monte Bianco L’inverno stava per arrivare e Flic sente
Le provviste freddo: è arrivato il momento di fare
di Flic provviste. Così Flic comincia a cercare del

Uso voluto di cibo e trova tante ghiande, le raccoglie e le


termini da porta nella sua tana.
approfondire Poi fa un giretto, senza allontanarsi troppo
“matematicamente”
e trova poche nocciole e una grossa noce.
Storie e comprensione del
Esperienze possibili
testo
Domande sulla
situazione
Disegna dove vive Flic
Scuola
dell’infanzia Disegna la sua tana
Monte Bianco

Le provviste Disegna le ghiande che trova Flic


di Flic
Disegna le nocciole che trova
Flic
Disegna la noce che trova Flic
Storie e comprensione del
Esperienze possibili
testo
Domande sulla
situazione In una vecchia casetta in mezzo al bosco,
abita un bambino con la sua mamma e il
I Primaria –
Scuola Don suo babbo.
Milani Il bambino si chiama Tobia e, poiché abita
La storia di lontano da altri bambini, si è fatto degli
Tobia amici speciali: un cane, due gatti e uno
scoiattolo.
Con loro si diverte molto a giocare a
rincorrersi sul prato vicino a casa.
Storie e comprensione del
Esperienze possibili
testo
Domande sulla
situazione Rispondi alle seguenti quattro domande
con altrettanti disegni.
I Primaria –
Scuola Don Dove si trova la casa di Tobia?
Milani 2. Quali persone abitano nella vecchia
La storia di casetta?
Tobia 3. Quali sono gli amici di Tobia?
4. Dove giocano Tobia e i suoi amici?
Quali personeDove
Dove
abitano
Quali
si
giocano
trova
sono
nellagli
Tobia
lavecchia
casa
amici
e di
idi
casetta?
suoi
Tobia?
Tobia?
amici?
Quali personeDove
Dove
abitano
Quali
si
giocano
trova
sono
nellagli
Tobia
lavecchia
casa
amici
e di
idi
casetta?
suoi
Tobia?
Tobia?
amici?
Quali personeDove
Dove
abitano
Quali
giocano
si sono
trova
nellagli
Tobia
vecchia
laamici
casa
e idi
casetta?
di
suoi
Tobia?
Tobia?
amici?
Storie: i bambini inventano
Esperienze possibili
Domande sulla La storia inventata è ricchissima di
situazione
particolari (vedi “Mostro di Camogli”)
I Primaria – Viene letta e i bambini la trovano molto
Scuola Moretti
bella, ma riconoscono che è un po’ lunga.
(Questa prima fase del lavoro diverte assai
Lo scoiattolo i bambini e richiede più di mezza ora).
Frizzi
L’insegnante si prende l ’ incarico –
concesso dagli allievi – di “restringerla”
un po’ per poi disegnarla in sequenze.
Storie: i bambini inventano
Esperienze possibili
Domande sulla L’insegnante lavora sulla storia
situazione
sintetizzandola (cercando di rispettare gli
I Primaria – aspetti più creativi e mantenendo inalterati
Scuola Moretti
i termini quantitativi usati dai bambini) e
dividendola in sequenze.
Lo scoiattolo
Frizzi Viene richiesto ai bambini di rappresentare
le varie sequenze. Questa attività comporta
tempi diversi di realizzazione per i bambini
(hanno avuto a disposizione tutti un’ ora,
poi è stata lasciata alla loro iniziativa il
completamento).
C’era una volta uno scoiattolo che si
chiamava Fizzi e viveva nel bosco con i
suoi amici Fazzi, Fezzi, Fozzi e Fuzzi.
Fizzi e i suoi amici giocavano sempre a
nascondino.
Un giorno li chiamò il loro amico
uccellino e disse: ” Sta per arrivare
l’inverno! Preparate le provviste!”

Fizzi e i suoi amici decisero di


sparpagliarsi nel bosco in cerca di cibo.

Fizzi trovò 1 bella castagna e alcune


noci e corse a portarle alla tana.
Fezzi si arrampica su un grande albero
di noci e ne raccoglie tante.

Fozzi trova solo 1 castagna e 1 noce,


ma continua a cercare perché sa che
l’inverno è lungo!…

Fuzzi sotto un alto castagno trova


molte castagne ancora dentro il riccio,
le apre e se le porta nella tana.
L’inverno arrivò, i venti spezzavano i rami
e i 5 amici si rifugiarono nella loro tana ma
erano tranquilli perché avevano fatto una
bella scorta.

Passò l’inverno e arrivò la primavera,


gli scoiattolini avevano voglia di uscire
a giocare ma si sentivano ancora
deboli. Allora ognuno di loro si mangiò
1 noce e 1 castagna che avevano
raccolto durante l ’ autunno. Come
erano buone!
Storie: i bambini inventano
Esperienze possibili

La storia di Fizzi ricorre spesso nelle conversazioni in classe ed


ispira anche altre storie inventate con l’insegnante di lingua.

Dopo due settimane, quando quasi tutti bambini avevano


terminato i disegni, viene ripresa la storia di Fizzi:

“Adesso che l’abbiamo disegnata, cosa ci si potrebbe fare


ancora con questa storia?”

Alcuni bambini dicono che è una storia che parla anche di


matematica perché ci sono numeri e parole che indicano
quantità (alcune, poche, tante).
Storie: i bambini inventano
Esperienze possibili

L’insegnante suggerisce: “Se ci parla di matematica possiamo


rappresentare queste quantità”.

Riportiamole sul quaderno e disegniamo!

1 castagna ______________________________

alcune noci ______________________________

tante noci _______________________________

1 castagna e 1 noce_____________________

molte castagne ______________________________


C’era una volta uno scoiattolo che si
Una bambina dice: chiamava Fizzi e che abitava nel
“Secondo me si dovrebbe bosco con i suoi 4 amici Fezzi, Fazzi,
levare le parole molte, Fozzi e Fuzzi. Quando l’inverno era
vicino i 5 amici si misero in cerca di
tante alcune e metterci dei
provviste.
numeri”. L’accordo per
Fizzi trovò 1 bella castagna e 4 noci.
questa soluzione è totale.
Fazzi trovò 3 noci.
Viene proposto di
Fozzi trovò solo 1 castagna e 1 noce.
sintetizzare ancora la
storia lasciandoci solo Fezzi trovò 4 noci e 1 castagna.
quello che serve per Fuzzi trovò 5 castagne.
rispondere alle domande Gli scoiattoli portarono le loro
che la classe si era fatta, provviste nella tana e aspettarono
inserendo i numeri. che passasse l’inverno per tornare a
giocare insieme.
Storie: i bambini inventano
Esperienze possibili

• Quante sono tutte le castagne raccolte? ________


Disegnale e lo scoprirai facilmente.
• Quante sono tutte le noci raccolte? ________
Disegnale e lo scoprirai facilmente.
• Sono di più le castagne o le noci? _____________________
• Quanti sono tutti i frutti raccolti? ______________
• Due scoiattolini hanno raccolto proprio le stesse cose;
sapresti dire chi sono? _____________________ ,
_______________________
Storie presa da un testo
Esperienze possibili
Domande sulla
situazione Cip e Ciop erano due scoiattolini che
vivevano in un castagneto dentro il buco
II Primaria –
Scuola Don di un albero.
Milani
Un lunedì decisero di andare alla ricerca
Cip e Ciop del cibo e alla fine della giornata ognuno
di loro aveva raccolto:
10 noci
5 ghiande
15 nocciole
17 castagne
Storia presa da un testo
Esperienze possibili

Martedì e Mercoledì rimasero nella loro tana, Giovedì e


Venerdì raccolsero tante cose buone, le contarono e videro
che che in ognuno di questi due giorni avevano raccolto:
8 ghiande
5 nocciole
10 noci
Sabato e domenica, invece non trovarono quasi niente da
portare nel buco dell’albero, ma a Cip E Ciop venne un’idea:
“Mangeremo un po’ meno poi” dissero e per festeggiare la
domenica mangiarono 10 semi fra tutti e due e poi si
addormentarono.
1) Gli scoiattolini avevano una tana:
 sopra un albero?

 nel castagneto?

 nel buco di un albero in un castagneto?

2) Le provviste dell’inverno cominciarono a farle:


 di martedì?

 di lunedì?

 di venerdì?

3) I due scoiattolini come pensarono di festeggiare la


fine della raccolta dei semi?
 mangiarono 10 semi ciascuno?
 mangiarono 10 semi tra tutti e due?
Storia presa da un testo
Esperienze possibili
Esperienze possibili Il mostro di Camogli
by Maria Pezzia

Focus su un obiettivo di
apprendimento specifico

Introduzione al concetto
di moltiplicazione

Classe II primaria
Esperienze possibili Il mostro di Camogli
by Maria Pezzia
C'era una volta, e c'è ancora, la città di Camogli. Camogli è una città piccola
e bella della Liguria, che si affaccia sul mare. Da Voghera ci si arriva presto
col treno, se non ci siete ancora andati andateci un giorno! E andate a
mangiare la focaccia, che è buonissima. Ecco, le focacce di Camogli sono
famose da tanto, tanto tempo. Secoli fa, Camogli era famosa anche per i
suoi bambini, che erano tanti per una città così piccola, e proprio belli
cicciottelli, a furia di mangiar focaccia e farinata di ceci. La focaccia era
anche un segno di benvenuto a Camogli: le mamme la cuocevano e i
bambini ne portavano una fettina agli stranieri appena sbarcati, per
accoglierli come si deve. Così i marinai, quando ripartivano per il mondo,
nei lunghi viaggi per mare, qualche volta raccontavano di queste belle
usanze della città di Camogli, di notte, mentre guardavano le stelle sul
ponte della nave, in un momento di riposo. I marinai, però, non sapevano
che, sotto il mare silenzioso, qualcuno alle volte li ascoltava: i pesci, i
delfini, le sirene, i mostri marini...
Esperienze possibili Il mostro di Camogli
by Maria Pezzia
Il mostro marino Frrrr dell'Oceano Atlantico, grande come due palazzi, con un
occhio solo blu, cinque tentacoli lunghi da qui a lì, una notte udì un marinaio
parlare dei bambini di Camogli che portavano le focacce al porto, quei bambini
simpatici, abbronzati e rotondetti; al mostro, mentre ascoltava, venne una voglia
ma una voglia di conoscerli...o diciamo pure di assaggiarli. E più ci pensava più gli
veniva fame. Così decise di mettersi in viaggio. Passò Gibilterra, attraversò tutto il
Mediterraneo, nuotò e nuotò veloce con i suoi cinque tentacoli e la sua potente
coda, finché in un soleggiato sabato mattina d'autunno giunse nel Mar Ligure,
avvistò Punta Chiappa e finalmente le case rosa e gialle di Camogli. Ma non voleva
spuntar fuori in pieno giorno. Si riparò in una grotta nascosta, aspettò che facesse
buio e che tutti, grandi e bambini, si addormentassero. Dopodiché nuotò fuori
silenzioso, dal porto risalì strisciando per il paese e si avvicinò alle case. Con la
punta sottilissima dei suoi enormi tentacoli il mostrò Frrrr riusciva ad aprire le
serrature delle porte e delle finestre, poi introduceva il tentacolo nella stanza e
avvolgeva i bambini ancora addormentati.
Esperienze possibili Il mostro di Camogli
by Maria Pezzia
Riuscì così a rapire, la prima notte, cinque bambini. Li portò in una camera
asciutta della grotta nascosta, li mise a dormire su un letto di alghe secche, e
chiuse la porta con un gran masso. Poi se ne andò a dormire, pensando a quanti
“raccontata
bambini avrebbe dovuto catturare per farsi una bella scorta per l'inverno, che
Commento: a voce in
d'inverno aveva sempre una grande, grandissima fame, e non c'erano mai
classe e i vari dettagli
abbastanza pesci inegiro
particolari
per calmarla.
La domenica mattina i cittadini di Camogli si svegliarono, e cinque famiglie
sono ivenuti
trovarono fuori
letti dei loro bimbi perché i bambini
vuoti. Le mamme e i papà corsero in piazza,
disperati,chiedevano
a cercare aiuto esempre
informazioni."eParlavano,
perché?" gridavano, piangevano, ma
nessuno riusciva a capire che cosa fosse successo. Si divisero in squadre per
andare alla ricerca "edeicom'era
bambini, infatto?’’ ”
mare, sulla montagna, nei boschi lì vicino, ma
non trovarono nulla. Quando calò la notte, tutti si addormentarono esausti. Una
bambina piccola piccola che si chiamava Marina, però, era rimasta a casa durante
il giorno perché i genitori pensavano non fosse abbastanza grande per
partecipare alle ricerche. Così la sera invece di addormentarsi come tutti si
rigirava nel letto senza prender sonno, pensando a che cosa potesse essere
accaduto ai suoi amici...
Dalla storia alle domande –
Esperienze possibili
I.C. Gamerra Pisa

Esempio di storia
utilizzata:
Cinque ragazzi decidono di
organizzare una festa.
IV e V primaria – I Comprano 16 lattine di bibita
secondaria di primo a mezzo euro l’una, 5 scatole
grado di biscotti a un euro e mezzo
l’una e 12 focacce a 60
centesimi di euro l’una ……

Scrivere la domanda ad una situazione costruita


ad hoc o ad un problema preso dal libro di testo
Domande “attese” Domande “inattese”
• Quanti sono gli invitati?
• Quanto spendono in
tutto ? • Perché solo 5 ragazzi ?

• Se vogliono dividere la • Se sono così pochi


spesa, quanti soldi deve perché decidono di
mettere ciascun ragazzo? comprare così tanta roba
da bere ?
• Quanto costano tutte le
lattine? • Perché hanno deciso di
spendere 22,70 € ?
• Quanto costano tutte le
focacce ? • Come mai costano 60
centesimi le focacce ?
I commenti all’attività dei ragazzi
Mi è piaciuto molto sentire le domande degli altri

Io ero abituato a una lista di domande ….

Io invece ero abituato a una domanda


restrittiva…

…. anche in Argentina si usavano domande


restrittive
Esperienze possibili

IV primaria Circolo
Didattico Cecina

Maestra Manuela Berti

Da una storia della


tradizione al problema
matematico e tanto
altro…
Fase 1 – Lettura della
Esperienze possibili storia
Fase 2 – Il finale non
piace: cambiamolo!
IV primaria Circolo
Didattico Cecina Fase 3 – La storia
continua (questa
Maestra Manuela Berti volta è l’insegnante a
raccontarla)
Da una storia della Fase 4 – Risolviamo il
tradizione al problema problema
matematico e tanto
altro… Fase 5 – Discutiamo
Fase 3 – La storia continua (questa
Esperienze possibili volta è l’insegnante a raccontarla)

Ho ripreso la leggenda e ho letto loro il finale che avevano inventato, in seguito


ho spiegato che c’erano delle novità che riguardavano Isabella e Antonio e ho
introdotto il lavoro.
Si sono formati 7 gruppi di 3-4 alunni, avevano a disposizione la mappa (che
avevo ingrandito su A4), le indicazioni di lavoro (La fuga) e un foglio protocollo
ma potevano utilizzare qualsiasi strumento o materiale ritenessero opportuno.

Maestra Manuela Berti

Era la prima volta che i ragazzi facevano un lavoro organizzato in questo modo e
devo dire che tutti si sono impegnati ed è piaciuto molto (solo il gruppo che non
ha portato a termine il lavoro ha detto di no) anzi, mi hanno chiesto di continuare
la storia anche quando saranno in Argentina.
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
Hanno scelto la strada più dritta
perché è più facile arrivare a
destinazione e anche perché si può
vedere in lontananza sia davanti che
dietro. Alcuni compagni hanno fatto
notare che era notte e non potevano
vedere lontano, loro hanno risposto
che comunque era più semplice
perché nei vicoli potevano trovarsi
addosso all’improvviso le guardie e
avevano meno possibilità di fuga.
Hanno visto e usato la legenda della
mappa ma hanno sbagliato il calcolo
della lunghezza del percorso.
Per stabilire il tempo, hanno sottratto
dalla lunghezza del percorso sempre
500 m ed hanno calcolato 80 minuti
circa.
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
Hanno scelto la strada più dritta
perché è più facile arrivare a
destinazione e anche perché si può
vedere in lontananza sia davanti che
dietro. Alcuni compagni hanno fatto
notare che era notte e non potevano
vedere lontano, loro hanno risposto
che comunque era più semplice
perché nei vicoli potevano trovarsi
addosso all’improvviso le guardie e
avevano meno possibilità di fuga.
Hanno visto e usato la legenda della
mappa ma hanno sbagliato il calcolo
della lunghezza del percorso.
Per stabilire il tempo, hanno sottratto
dalla lunghezza del percorso sempre
500 m ed hanno calcolato 80 minuti
circa.
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
Hanno scelto la strada tratteggiata perché sembrava la
più corta e, a differenza del gruppo precedente, secondo
loro proprio cambiando direzione spesso, le guardie
avevano meno possibilità di vederli.
Alcuni compagni hanno obiettato che ci avrebbero messo
più tempo perché dovevano cambiare strada e quindi
guardare la mappa. Loro hanno risposto che non era vero
perché Antonio e Isabella si erano studiati la mappa a
memoria e quindi non si dovevano fermare.
Per misurare la lunghezza del percorso hanno usato un
piccolo lapis che secondo loro equivaleva a 500 m. Per
stabilire la misura del lapis hanno usato la legenda della
mappa, hanno visto che era due volte e un pezzettino il
segmento della legenda e hanno calcolato 200 m + 200 m
+ 100 m = 500 m (misura del lapis).
Hanno fatto a mente l’equivalenza ed hanno trovato la
lunghezza del percorso 1,5 km, infine hanno calcolato il
tempo (30 minuti) perché ad ogni 500 metri
equivalevano 10 minuti di percorso.
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
Questo gruppo non è riuscito a portare a termine il lavoro.
Hanno misurato le due strade con il righello e hanno scelto
quella tratteggiata perché era più corta (hanno anche
disegnato i due percorsi).
Secondo loro il percorso misurava 1,5 km ma quando
hanno spiegato il motivo della loro scelta hanno detto che
questa era la misura più corta che avevano a disposizione e
quindi l’hanno scelta perché così Antonio e Isabella
avrebbero raggiunto più in fretta il punto B
Quando è stato fatto notare che non si può scegliere
secondo i propri desideri ma ragionando sulla mappa e i
dati a disposizione, non hanno saputo dare altre
spiegazioni. In realtà, se osserviamo la loro mappa, hanno
cercato di dividere il percorso in tratti di 2,5 cm mostrando
di aver notato e cercato di utilizzare la legenda .
Questo gruppo è stato anche quello più litigioso, soprattutto
una bambina si era messa a capo del gruppo e spesso
sminuiva quello che veniva fatto dagli altri soprattutto i
suggerimenti di uno di loro sarebbero stati utili se fossero
stati ascoltati.
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
In particolare al punto 3
per calcolare il tempo
hanno cercato di
essere molto precise, si
sono basate sulla
lunghezza del percorso
che avevano calcolato
di 22 cm e hanno
misurato 46 minuti di
tempo tenendo come
punto di riferimento la
legenda della mappa,
quindi hanno stabilito la
partenza all’1.14.
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
Hanno scelto la strada non
tratteggiata perché è più facile da
percorrere di notte, solo una volta si
cambia direzione, inoltre a voce
hanno spiegato che si perde anche
meno tempo perché non si deve
guardare spesso la mappa con la
paura di sbagliare strada.
Hanno usato la legenda per trovare la
lunghezza del percorso e nel calcolare
il tempo hanno considerato di partire
da casa 15 minuti prima di quanto
occorrerebbe perché dovevano
camminare piano e potevano avere
degli imprevisti che avrebbero potuto
ritardare il loro cammino, quindi era
meglio prevedere di partire 15 minuti
prima per non rischiare di perdere
l’appuntamento con il servitore (tot.
45 minuti, partenza alle ore 1.15).
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni
La storia di Isabella dei Medici Le soluzioni

“Sono molto contenta


dell'attività, della
partecipazione di alcuni
bambini in particolar
modo e della ricerca di
soluzioni ad un problema
complesso che metteva in
gioco tanti apprendimenti
e che io prima non avrei
osato dare tutto insieme.
Il giorno successivo
all'attività ho fatto una
discussione collettiva dove
ogni gruppo spiegava le
proprie strategie”
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi

Domande sulla
situazione

V primaria – I
secondaria di primo
grado

Uso di fiaba
conosciuta dai
bambini Stefania Cotoneschi
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi
matematicaefiabe.jimd
o.com

Domande sulla
situazione

V primaria – I
secondaria di primo
grado

Uso di fiaba
conosciuta dai
bambini
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi

Come abbiamo lavorato: La scelta delle fiabe è stata


affidata all'insegnante di matematica che ne ha
identificate 3 che parevano degne di nota, sia come
oggetti da leggere sia come contenuti matematici: La
principessa sul pisello, Marietta e Hansel e Gretel.
L'esperienza si è sviluppata in tre tappe successive in un
arco di tempo che è andato da settembre a febbraio e si è
concluso con una serata “matefiabica” con i genitori.
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi
In ogni tappa la procedura è stata più o meno la stessa:
lettura della fiaba e comprensione del testo,
brainstorming individuale scritto in cui i bambini cercavano dentro la
fiaba contenuti matematici (non semplicemente numerici, ma geometrici,
logici, economici...),
discussione collettiva dei contenuti e scelta dei più interessanti per la
classe,
trasformazione dei contenuti in situazioni problema,
ricerca dei dati necessari per risolvere le situazioni problema,
formalizzazione dei contenuti problema attraverso testi scritti, immagini,
costruzione o progettazione di oggetti,
“riflessione su” o studio dei contenuti relativi allo specifico disciplinare
trovati nel corso del lavoro,
preparazione di un'attività legata alla matefiaba da presentare ai genitori
nel corso della serata/realizzazione di un’attività di verifica finalizzata
alla valutazione autentica.
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi
3 - Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi

La valutazione su tre livelli

Livello 1: Il primo livello è quello della valutazione


degli apprendimenti disciplinari, cioè dei contenuti
matematici delle tre fiabe. Questo tipo di valutazione
si è svolto attraverso le consuete prove di verifica:
questionari aperti e chiusi, esercitazioni
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi

La valutazione su tre livelli

Livello 2: Il secondo livello è quello della valutazione


delle competenze trasversali, competenze in
questo caso legate al problem posing ed al problem
solving.
Individuare elementi matematici presenti nella fiaba
Rappresentarli
Farsi domande relative agli elementi matematici
Identificare le domande a cui è possibile trovare una risposta
Indicare le informazioni necessarie per rispondere alle
domande
Trovare come si possono reperire le informazioni necessarie
Matefiabe – Scuola città
Esperienze possibili
Pestalozzi

La valutazione su tre livelli

Livello 3: Il terzo livello è quello più complesso. E' molto


difficile valutare nell'insieme come un percorso così
articolato possa aver influito sulla crescita individuale.
rappresentazione di situazioni mediante l’uso di diversi
linguaggi: proprietà di linguaggio, organizzazione dei contenuti in
relazione ai materiali, coerenza e coesione dei contenuti,
interazione comunicativa con gli spettatori, controllo
dell'emozione;
coordinamento tra i ragazzi: ascolto reciproco, collaborazione,
responsabilità individuale nei confronti del lavoro.

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