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Bambini filosofi
Pensare confonde le idee1 è il titolo sviluppo di qualsiasi democrazia mento e “verto” di girare, dunque
di un libro di Bruno Munari che e, a tal proposito, cita Socrate, allontanarsi, volgersi altrove. Ed
potrebbe essere eletto a manife- quel Socrate che aveva sfidato la ecco dunque che i diversi linguag-
sto di tutti i diversi e ricchissimi democrazia ateniese a condurre gi adottati, dal laboratorio all’albo
approcci alla filosofia con i bambini una “vita pensata”, a preoccuparsi illustrato, dalle favole al gioco,
che si stanno diffondendo in Italia delle ragioni che si danno per le elevano il divertimento, inteso
negli ultimi anni. Al di là delle dif- nostre convinzioni, creando una come mutazione degli equilibri e
ferenze di ciascun indirizzo di ri- cultura democratica della ragione delle proporzioni, a propria cifra
cerca (evviva la differenza!), cre- e dell’argomentazione, piuttosto stilistica. Fare filosofia con i bam-
do però ci siano alcuni elementi, o che dell’autorità e della pressione bini altro non è che il coraggio di
meglio, domande da cui ogni ap- dei pari. abbandonare le proprie postazio-
proccio inizia il proprio percorso. Una seconda domanda è: “Come ni per dirigersi verso il nuovo e
La prima, essenziale, è: “Perché fare filosofia con i bambini?”. Sem- l’imprevedibile, facendosi guida-
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fare filosofia con i bambini?”. Cre- bra che, più o meno consapevol- re proprio da loro veri e propri
do che il motore principale sia il mente, ognuno di noi abbia fatto esploratori dell’ignoto.
tentativo di crescere bambini li- proprie le parole di Simone Weil3:
beri, veri cittadini di oggi e di do- “L’intelligenza può essere guidata
1
B. Munari, Pensare confonde le idee, Cor-
raini, Mantova, 2017.
mani, capaci di condurre una “vita solo dal desiderio. Perché ci sia desi- 2
M. Nussbaum, Maestra del nostro tempo,
pensata” come quella proposta da derio, occorre che ci siano piacere e intervista a cura di A. Massacranti, in “Do-
Martha Nussbaum2, secondo cui gioia”. Una gioia che nasce grazie menica Sole 24” del 25/01/2015.
la filosofia tra i giovanissimi è di al divertimento“de-verto”, in cui 3
S. Weil, Lezioni di filosofia, Adelphi, Milano,
fondamentale importanza per lo il “de” ha la funzione di allontana- 1992.
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L’APPROFONDIMENTO
L’erranza
della domanda
Ilaria Rodella
Co-fondatrice dei Ludosofici
Abbandonarsi
all’imprevedibilità
della domanda
insieme (e grazie)
ai bambini
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rienza, nascono da due parole, rio, non vivono come scandalo il modelli nuovi di mondo, di società,
filosofia e bambini perché il pro- loro modo creativo, immaginifico di umanità, portando la filosofia a
getto che abbiamo sviluppato con e simbolico di collegare le cose diventare un vero e proprio motore
la scuola d’infanzia “La Giocomo- e gli eventi in modo differente di cambiamento” (Ibidem).
tiva” partiva proprio da questi due da come il senso comune e l’abi- All’interno della Grammatica del-
soggetti e prevedeva il coinvolgi- tudine li pongono. Il loro senso la fantasia (1997), Gianni Rodari
mento dei bambini (oltre che de- creativo e critico va di pari passo scrive delle sue prime esperienze
gli insegnanti e delle famiglie) in non con una rottura del mondo come insegnante alla fine degli
un percorso annuale dove le do- così com’è, ma con una sua nuova anni Trenta e del suo incontro con
mande rappresentavano il nucleo rielaborazione attraverso lo stru- i surrealisti francesi, raccontando
per trasformare la curiosità, che mento dell’immaginazione. Per di essere stato particolarmente
di norma già contraddistingue il questo noi adulti ci meravigliamo colpito da una frase di Novalis che
processo cognitivo del bambino, del loro stupore di fronte al mon- dice: “Se avessimo anche una Fan-
in un habitus vero e proprio di ri- do: non ne siamo quasi più capaci. tastica, come una Logica, sarebbe
cerca e crescita. “Noi adulti o accettiamo il mondo scoperta l’arte di inventare”. Sem-
Cominciamo allora dalla prima sto- così com’è, restando sulla superficie pre in questo contesto sostiene
ria: filosofia. Che parola è? Esistono delle cose e trasformando il nostro che una storia può nascere solo
innumerevoli definizioni di filoso- stupore in stupidità, oppure non lo dall’incontro/scontro di binomi
fia. Tra le tante, ce ne piace una in accettiamo così com’è e allora lo fantastici, dall’accostamento di
particolare in cui viene sottoline- critichiamo senza però provare ad concetti diversi e talvolta opposti.
ata la propensione della filosofia ad andare oltre” (Iacono, 2006). A ben vedere, questo sembrereb-
andare contro il senso comune. Si Il punto di connessione fonda- be anche il principio della dialetti-
può dire, con le parole di Alfon- mentale tra queste due storie, ca filosofica: il pensiero si crea fa-
so Maurizio Iacono (2006) che la bambini e filosofia, potrebbe allora cendo interagire dei concetti che
essere ritrovato in una terza paro- sembrano incompatibili, come
la: l’immaginazione. Come ricor- l’identità e il divenire.
da Ermanno Bencivenga (Bellia, Ma come fare a tradurre questo
2018) collegandosi al pensiero di processo in un percorso all’inter-
filosofo Giovanni Piana, l’imma- no della scuola dell’infanzia? Ab-
ginazione nella storia della filoso- biamo cercato di far leva ancora
fia è stata essenziale: si potrebbe di più sull’elemento epistemolo-
infatti fare filosofia in modo pu- gico dell’immaginazione sforzan-
ramente critico, dimostrando di doci di uscire da quella sfera, in
continuo l’incapacità dei cosid- qualche modo rassicurante, del
detti esperti e l’infondatezza delle dialogo e della parola, momento
comuni fonti di autorità ma, a lun- fondamentale e sempre presente
go andare, oltre a essere noioso, quando caliamo processi simili
sarebbe anche inutile. Anche di in contesti dove i bambini hanno
fronte alle obiezioni più devastan- un’età maggiore, tendenzialmente
ti contro lo status quo, le persone della scuola primaria. Abbiamo
vi rimangono comunque legate se tentato di liberarci sempre di più
sono convinte che il modo in cui dai lacci della parola, affidando-
vanno le cose, per tetro e squalli- ci con sempre più naturalezza ai
do che sia, è però l’unico possibi- gesti del corpo e alle emozioni,
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per Aristotele (“ti esti?” e “alethon stessa cosa: “Dentro al bambino, la tema con cui avremmo giocato in-
esti?”) e per San Tommaso (“quid problematizzazione c’è e si esprime sieme. A ognuna di loro è stato for-
sit?” e “an sit?”). Il centro è la do- in modo naturale: si tratta di e-du- nito un breve vademecum con una
manda, domandare è l’essenza del- cerla, cioè di tirarla fuori e un buon presentazione generale del tema,
la filosofia, così come domandare insegnante è capace di farlo, di sca- una bibliografia dei libri da pro-
è l’esigenza primaria dei bambini. tenare l’immaginazione, la curiosità porre in classe prima o durante il
La vitale consapevolezza di sapere e la creatività dei bambini. Quando nostro intervento, una proposta di
di non sapere, dove le domande che si fa questo si sta già facendo filoso- attività da fare in classe o con i ge-
aprono, che schiudono orizzonti, fia. Poi l’argomento ufficiale può es- nitori che permettesse ai bambini
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BAMBINI FILOSOFI
di prendere confidenza con il con- co, dall’altro attraverso l’organiz- e del nostro domandare non stava
cetto attraverso approcci a loro più zazione di due mattinate in cui però nell’ideazione di ciascuno
congeniali e declinati al meglio nel “far filosofia” con i loro bambini spazio, quanto piuttosto nella re-
contesto classe. Dalla discussione in contesti diversi rispetto a quel- lazione che ciascuno spazio an-
che, di volta in volta ne scaturiva, li scolastici. Questo per stimolare dava a stabilire con gli altri spazi,
si è cercato di calibrare al meglio sempre di più un atteggiamento ognuno dei quali espressione di
le attività in modo tale che fosse- filosofico indipendente dal conte- una specifica individualità. Come
ro il più inclusive possibili, per- sto. Le idee, le domande, i concet- troppo spesso ci si dimentica, una
mettendo ai bambini più piccoli ti sono dappertutto: ciò che cam- città non è la somma di tante indi-
di approcciarsi giocosamente alle bia è lo spirito che ognuno di noi vidualità, ma una comunità dove il
diverse tematiche senza forzature adotta nel provare a guardare la benessere del noi dovrebbe esse-
inutili e ai bambini più grandi uno realtà con nuovi occhi. È a partire re anteposto al benessere dell’io.
spazio di libertà tale da permettere da questi presupposti che abbia- Domanda dopo domanda, dubbio
loro un’esplorazione delle diverse mo esplorato l’Orto Botanico di dopo dubbio, è stata costruita una
idee da punti di vista diversi e au- Brera, un piccolo angolo nascosto città, espressione di una comunità
tonomi. Dal confronto continuo è tra i palazzi di Milano, dove, a par- non sempre allineata, ma sicura-
emersa la difficoltà della proposta: tire dai nomi delle piante, abbia- mente partecipata.
“Non è stato facile stimolare, valo- mo condotto bambini e genitori a Non sappiamo se l’esperimento sia
rizzare, accudire e far crescere le riflettere sulla grandezza ontolo- riuscito per bambini, insegnanti e
domande senza scivolare nella tenta- gica racchiusa nell’atto della no- genitori, forse lo si vedrà solo sul
zione di dare pronte risposte. Non è minazione: che cos’è un nome? A lungo periodo; quello che possia-
stato facile apprezzare e potenziare che cosa serve? L’esistenza viene mo dire dal nostro punto di vista,
il senso critico e l’indagine destrut- determinata dal nome? però, è che noi abbiamo imparato
turante che spinge il bambino a met- Il secondo momento di scambio a de-strutturarci sempre di più, a
tere in dubbio le cose ovvie. È stata è avvenuto all’interno del chio- lasciarci trasportare dal libero gio-
un’impresa ardua portare l’adulto ad stro di Palazzo Marino dove, dopo co delle suggestioni, delle parole
ammettere che non esistono rispo- aver esplorato la sala consiliare, e delle domande, a volte solo sus-
ste per tutto e, soprattutto, che una cuore della città e dei suoi proces- surrate e intuite, che nascondono
buona domanda è più interessante si democratici, abbiamo chiesto però mondi inesplorati che ci in-
di qualsiasi risposta”, raccontano ai bambini di immaginare cosa vitano a esplorarli con meraviglia
sempre Giuseppe e Patrizia. significasse “città ideale”, eserci- rinnovata, non temendo l’erranza,
Altro elemento chiave è stato il zio filosofico che ha visto coin- a costo di non giungere mai a una
coinvolgimento dei genitori, avve- volti innumerevoli filosofi, tra cui metà definita e finita.
nuto seguendo due strade: da un Platone e Moro solo per citarne
lato condividendo anche con loro alcuni. Per farlo abbiamo chiesto
i libretti in cui venivano descritte loro di costruire questi spazi ide- Bibliografia
le attività con le proposte di gio- ali. Vero centro della discussione Bellia S. (a cura di), Intervista a Ermanno
Bencivenga, all’interno del blog “Ho un li-
bro in testa” di C. Gagliardo, ultimo accesso
5/5/2018.
Bourdieu P., Meditazioni pascaliane, Feltri-
nelli, Milano, 1998.
Ferrari F. (a cura di), Intervista a Ermanno
Bencivenga, in “Amica Sofia Magazine”, n.
2/2017, www.amicasofia.it
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Filosofare
con i bambini
Massimo Iiritano
Presidente “Amica Sofia”
dell’infanzia
zia in cui solo può darsi esperienza” ri apparentemente insignificanti
(Agamben, 2001). Costituendosi nella ricostruzione di una “con-
del pensiero come linguaggio del soggetto pen- tinuità” che volesse tracciare, di
sante, la parola dell’uomo moder- quell’esperienza, solo la superfi-
no – e il suo pensiero – diviene cie cronologica, senza sforzarsi di
strumento di una logica che di- sondare le verità mute che stanno
mentica, per il fatto stesso di porsi proprio nell’infanzia del pensare.
a partire dall’io, l’infanzia autenti- Laddove la nostra esperienza non
ca del suo cominciamento e della è ancora pensiero, non è ancora
sua verità. parola; ma si condensa tutta nel
Tornare all’infanzia del pensiero balenare inaspettato di un’imma-
significa questo, per Agamben. Ed gine presto perduta. E così anco-
era stato già il suo autore di riferi- ra sarà per Ernst Bloch (1994),
mento, Walter Benjamin (2001), alla ricerca di quelle “tracce” che
nel suo tenerissimo Infanzia ber- possano far riemergere la verità
linese intorno al millenovecento, a di un’esperienza sempre ancora
dettare la traccia di tale cammi- da compiere e da ri-velare. Sem-
no. Per tornare all’esperienza dei pre disperatamente dimenticata
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possibile di ogni esperienza di nostri schemi concettuali predefi- lo Lipmann pronta per essere
vita o di pensiero, che una scuola niti. Poiché se è vero che, nella fi- “somministrata”, con tanto di te-
troppo occupata a educare i bam- losofia occidentale moderna, Ari- sti schede e verifiche, sarà facile
bini, a “fronteggiare i fatti” piutto- stotele vince su Platone, mettendo intuirlo ormai... poiché ci sembra
sto che a immaginarli e a crearli, a tacere per lungo tempo quella che in queste o altre ipotesi pro-
ha reso quasi irrilevante, dando che era stata l’infanzia immagini- gettuali, seppur comunque utili e
vita a quel disagio della civiltà che, fica e tragica del filosofare pre-so- positive nei diversi contesti, sfug-
anche nella sua analisi, è “il pro- cratico (su ciò ad esempio: Šestov, ga fatalmente proprio l’essenziale
blema speciale della vita moderna” 2016), nel filosofare con i bambini portata utopica e rivoluzionaria
(Iiritano, 2001). ci troveremo dinanzi all’incanto di una tale proposta; la rilevanza
Il questioning di cui parla Collin- unico di un nuovo cominciamento, propriamente “filosofica” di una
gwood, appartiene quindi pro- ancora libero da pre-giudizi stori- tale ricerca, da intraprendere in-
prio a quel regno dell’infanzia del co-filosofici e dai pudori del no- sieme ai bambini, mettendosi in
pensare da cui solo possono aver stro disincanto. E ci capiterà allora gioco in prima persona. Una pro-
origine l’esperienza e la storia di di sperimentare di nuovo quell’in- posta che non intende aggiungere
ognuno di noi. Ed è per questo fanzia perduta del filosofare, risco- altre discipline, libri o quaderni
che “fare filosofia con i bambi- prendo improvvisamente quanto nello zaino già fin troppo pesante
ni”1 può rappresentare oggi forse la ricerca originaria dell’archè e che carichiamo ogni giorno sulle
qualcosa di ben più rilevante di quella “filosofia nell’epoca tragica spalle e sulle teste dei nostri fi-
una qualsiasi nuova strategia di- dei greci”, di cui parlava Nietzsche, gli; quanto piuttosto alleggerire
dattica: poiché qui si gioca il fu- sia sempre ancora lì, pronta a sor- e svuotare quegli zaini e quelle
turo possibile per una scuola che prenderci. A donarci di nuovo, an- teste: offrendo loro la possibilità
voglia tornare a farsi “esperienza”. cora, l’esperienza autentica di quel inaudita di essere semplicemente
thaumazein da cui tutto, di nuovo, ascoltati, “rovesciando” finalmen-
Anche i bambini pensano può iniziare. te, come suggeriva Gianni Rodari,
La frase “anche i bambini pensa- “Stare in filosofia è esercitarsi al il nostro “metodo”. Mettendo per
no!”, utilizzata da Livio Rossetti dialogo, e non come chi parla all’al- un attimo tra parentesi ogni mo-
nell’introduzione alla proposta tro che aspetta il proprio turno per dulo orario e disciplinare, ogni
formativa di Amica Sofia2, potreb- prendere la parola, ma per seguire struttura curriculare, orizzontale
be allora addirittura rovesciarsi insieme, cercare sapendo di sapere o verticale. E sarà, anche per noi
nel suo opposto: solo i bambini già da sempre quel che non si sapeva docenti, un momento di straordi-
ancora non “pensano”! Laddove di sapere” (Ferraro, 2015, p. 20). naria liberazione!
per pensiero intendessimo quel- “Prof. per la prima volta mi sono Perché mi sembra proprio vero,
lo codificato nelle categorie della accorto di avere in testa pensieri come scrive Walter Kohan (2006,
logica e del linguaggio razionale. che non sapevo di avere, ma c’erano p. 57), che “abbiamo già scolarizza-
Poiché nel loro “picture thinking” già!”: così un ragazzo di seconda to sufficientemente i bambini, forse
è ancora viva la fonte muta di della secondaria di primo grado è ora di rendere infantile la scuola”.
un’esperienza che nessun “pen- durante un laboratorio di filosofia.
siero” e nessuna “parola” possono Quale meraviglia fu mai più au- Verso una nuova
“contenere” del tutto. tenticamente socratica? E il buon cittadinanza filosofica
Fare filosofia con i bambini signi- Aristotele ci perdonerà se la brec- Per far ciò non basta educare i
fica allora disporsi in ascolto, di- cia aperta dal thaumazein riesce a bambini a “pensare con la propria
nanzi al libero emergere di questa essere in questo e in tanti altri casi testa”, a diventare cittadini re-
“infanzia del pensare”, altrimenti simili un po’ troppo irregolare e sponsabili e ragionevoli di un mo-
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a noi e a loro preclusa. Un’infanzia utopica per poter essere ricom- dello di polis che noi abbiamo già
del pensare che deve trovare libe- presa nel suo Organon e nelle sue costruito e pensato per loro, ma
ramente la sua via, la sua inedita e Categorie… che dovrebbero essere piuttosto
imprevedibile, forse anche impen- Cosa c’entra tutto ciò con espe- loro stessi a immaginare e volere.
sabile, espressione: destinata ine- rienze già strutturate e diffuse E ci ritroviamo di nuovo, sempre,
vitabilmente e giustamente a rom- anche in Italia come quelle di una all’inizio. A quell’arte del comin-
pere i nostri progetti di pensiero propedeutica infantile alla storia ciamento che è l’essenza stessa
e di parola, a sconvolgere e fecon- della filosofia o di una “filosofia del nostro filosofare con i bam-
dare le nostre categorie logiche e i per bambini” ripresa dal model- bini. Perché è sempre, ogni volta,
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L’APPROFONDIMENTO
uno di loro. Sì proprio come nei Il “cammino della filosofia” do- fia della religione nei primi scritti di Robin
sogni, quando quel volo libero nel- vrebbe allora condurre, noi con i Collingwood, Rubbettino, Soveria Mannelli
le parole non dette, diviene anche bambini, forse proprio a questo. (Cz), 2001.
movimento, “memoria dei sensi”, Questa è la sua “utopia”, della Iiritano M., Ma come si fa a pensare? Dia-
rio di un maestro di filosofia, Castelvecchi,
immaginazione di altri mondi e quale non può fare a meno. Per
Roma, 2019.
altre vite possibili, che ci libera da provare veramente, scrive anco- Kohan W.O., Infanzia e filosofia, Morlacchi,
ogni vincolo con la realtà. E ci apre ra Walter Kohan (2006, p. 76), a Perugia, 2006.
alla possibilità di immaginare un “restaurare l’infanzia del mondo”, Šestov L.I., Parmenide incatenato. Le fonti
altro mondo possibile. a “dare un’infanzia all’educazione, delle verità metafisiche, Luni, Milano, 2016.
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BAMBINI FILOSOFI
Corpo, pensiero
e gioco
Chiara Colombo
Pedagogista e dottore di ricerca in sociologia, Università Cattolica di Milano
Fiorenzo Ferrari
Filosofo e referente per l’inclusione, IIS Cobianchi, Verbania
Il filosofo e il bambino
Ci riconosciamo anzitutto in un’i-
dea di bambina e bambino com-
petenti, capaci di interrogarsi di
fronte alla realtà, di stupirsi. Bam-
bini che – come ricorda Giorgio
Agamben (2007) – sono portatori
di una totipotenza che può disar-
mare e spaventare il mondo adul-
to, ma che, se trova spazi adeguati
per esprimersi, può dare vita a
itinerari di crescita molto diversi
e interessanti. Bambini che pos-
siedono meccanismi di pensiero
propri, non del tutto sovrappo-
nibili a quelli degli adulti, ma in
grado di interfacciarsi con questi
1
ultimi, come suggerisce Alison
Gopnik (2010) quando paragona
il pensiero bambino al reparto ge-
nio e sregolatezza dell’umanità e il
pensiero adulto al reparto produ-
zione e marketing.
Ammesso che il pensiero bam-
bino sia libero e destrutturato e
quello dell’adulto stratificato e
finalizzato, ci piace pensare alla
filosofia come a uno di quegli spa-
zi in cui questi pensieri possono
incontrarsi, intrecciarsi per un
momento, specchiarsi e prova-
re a muoversi l’uno nelle scarpe
dell’altro. Grandi e piccoli non
entrano in gioco nel laboratorio
con le medesime competenze: il
filosofo, come gli insegnanti e i 2
genitori, ha la propria biografia
alle spalle, il personale bagaglio di
conoscenze, determinati orizzon-
ti valoriali di cui deve essere co-
sciente, sia perché condizionano
necessariamente il suo agire sia
perché i bambini che ha di fronte
si aspettano che li abbia e, a volte,
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è ben radicato nelle loro storie di meraviglia, spesso si stupisce di pensare l’impensabile, del collo-
vita e nei loro talenti: portano la nuovo. E di nuovo riparte. carsi, con il gioco e la fantasia, in
loro competenza nel meravigliar- Le domande possono essere frut- mondi intermedi (Iacono, 2010)
si, il loro legame con la realtà e il to di un corso di pensieri auto- e magici che rispecchiano la real-
corpo, il loro pensiero magico. E nomo di un singolo o di un grup- tà, ma non si esauriscono in essa.
succede che, nello stesso gruppo po. Questo avviene, ad esempio, Pure l’ironia, che parrebbe percor-
che sta discutendo del tempo, en- quando i bambini osservano la ribile solo da un pensare maturo, è
tri in gioco l’omino dei sogni per neve che si scioglie e si chiedono adatta a rapportarsi con i bambini:
aiutare a comprendere il concetto perché le cose finiscono. Oppure utilizzata con il dovuto rispetto e
di rotazione terrestre. E ciò non quando un bambino è di fronte nel suo valore di esercizio di spec-
disturba in alcun modo il proce- al bancone dei gelati e si chiede chio e di indicatore del limite, essa
dere e la veridicità del filosofare. come fare a scegliere solo un paio consente al bambino di vedere fino
L’attitudine filosofica nasce prin- di gusti. In altri casi le domande a dove è in grado di spingersi e, di
cipalmente dallo stupore di fronte sorgono perché gli adulti creano conseguenza, di provare ad andare
alla realtà, che può generare pia- un contesto in cui i più piccoli sempre un po’ più avanti nell’atti-
cere o sbigottimento e che porta possono fermarsi a riflettere. È il vazione di sé (Vygotskij, 2008).
l’uomo a domandarsi il senso di caso delle domande sulla nascita
ciò che egli vede. Sono stati Plato- che emergono dopo che i bam- Prendersi cura della pluralità
ne e Aristotele a parlare per primi bini di una scuola dell’infanzia Ancoriamo il nostro lavoro agli
di questo stupore. E se il maestro hanno guardato insieme le foto insegnamenti e ai valori di alcuni
di Alessandro Magno ha indivi- che i genitori hanno lasciato per grandi maestri dell’educazione,
duato nella meraviglia di fronte al loro nelle rispettive “scatole delle per esempio Don Lorenzo Milani
cielo stellato l’origine della filoso- coccole”. Oppure dei perché che che nel 1967 scriveva: “Volevo an-
fia, anche Omar, 8 anni, nel mo- possono venire formulati in una che scrivere sulla porta I don’t care
mento in cui il gruppo gli ha chie- scuola primaria dopo aver affron- più, ma invece me ne care ancora
sto di fare un esempio di domanda tato un argomento di attualità. molto” (Milani, 1970). Praticare
nata dalla meraviglia, ha ragionato Infine, può essere l’adulto stesso con i bambini la filosofia signifi-
come il filosofo greco e ha raccon- a porre direttamente ai bambini ca per noi avere un orizzonte e
tato: “Un’estate, ho visto una stella una domanda che ritiene utile, si- degli obiettivi precisi ed espliciti.
cadente e mi sono stupito. Allora ho gnificativa per loro. In tutti i casi Primo fra tutti, educare (ed edu-
fatto una domanda al nonno: gli ho è possibile procedere a filosofare carsi) al prendersi cura, al farsi
chiesto perché una stella si muoveva purché le domande siano legitti- carico, al collocarsi di fronte ai
e le altre stavano ferme”. me, ovvero mosse, sia per i bam- pensieri, ai problemi, alla realtà.
Già John Dewey (1961), osser- bini sia per gli adulti, da un reale Accompagnare quindi la crescita
vando i bambini, aveva intuito il bisogno di conoscenza e di esplo- del pensiero di persone che siano
legame tra l’esperienza concreta, razione della risposta. Con genui capaci, anche da piccole e sempre
lo stupore e la domanda. E quindi na curiosità, senza riposte già in più da grandi, di prendere posizio-
il nesso tra una pratica che sem- mente, ma con la libertà di far ne esercitando la capacità critica e
brerebbe completamente astratta correre e intrecciare idee e ipotesi di scelta e lasciandosi guidare dal
e la realtà in cui adulti e bambini nella ricerca di un senso condivi- maestro errore (Rodari, 1964).
sono quotidianamente calati. so e coerente. Questa concezione raccoglie l’in-
La filosofia nasce dallo stupore e Da ultimo, il filosofo porta il meto- vito di Matthew Lipman (2005)
a esso ritorna perché, nel rispon- do. Propone ai bambini l’argomen- a porre, come obiettivo primario
dere alla domanda aperta dalla tazione, il pensiero controfattuale, per l’educazione nel XXI seco-
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che lavorare con loro, entrare in porsi in quest’ottica significa la- Far incontrare la filosofia e i bam-
relazione, non è un fatto sconta- sciare fuori una parte importante, bini, per noi, significa portare i
to. I bambini, come tutte le perso- spesso decisiva, nella formulazio- grandi maestri della filosofia in
ne, hanno luci e ombre, giornate ne del pensiero e, più in generale, dialogo con i piccoli filosofi pre-
gioiose e di fatica. Piangono, si nella crescita della persona. Impli- senti al laboratorio. Viene pro-
azzuffano, si intestardiscono sulle ca cadere nuovamente nell’errore posto il testo di un autore che ha
loro posizioni. Si sporcano, suda- che Loris Malaguzzi (2017, p. 27) fatto i conti con la stessa domanda
no, creano disordine. Fare filo- aveva magistralmente descritto affrontata dai bambini e le parole
sofia con loro, assumendo come quando parlava dei cento linguag- del filosofo, nel rispetto del testo,
orizzonte l’I care milaniano, si- gi dei bambini e dei novantanove sono tradotte in forme accessibili.
gnifica prendere in considerazio- che spesso vengono loro rubati In questo modo le idee entrano
ne questa globalità e collocare in dal mondo adulto. in dialogo alla pari, per scoprire
essa il bambino, l’adulto e il loro punti in comune, per dissentire,
incontro, per quello che sono. Gli ingredienti del laboratorio per ampliare il ragionamento. Il
E se la relazione è una delle carte Sono quattro i passaggi attraverso testo è letto da un adulto e ascol-
in gioco della pedagogia, gli stru- cui si muovono i linguaggi plurali tato in uno spazio accogliente. La
menti che essa valorizza nel filo- durante le nostre attività. In esse lettura è animata, per consentire
sofare sono prima di tutto quelli geografie molteplici, spazi e mate- una fruizione ampia e una piena
del corpo, delle intelligenze plu- riali definiscono i confini e il sen- immedesimazione.
rali, dell’attivazione del soggetto. so dell’esperienza per un gruppo, L’attività di gioco offre corpo ai
Un gruppo di bambini della scuo- strutturato o formatosi per l’oc- pensieri. Le idee e le domande
la dell’infanzia ha illustrato quel- casione. Nell’arco di massimo un vengono montate e smontate, rese
lo che serve per fare filosofia: paio d’ore, si esplora la domanda e musica o mimo, incollate e colora-
“Gli occhi per guardare i grandi e i si segue il filo del comune rispon- te. Da una vecchia valigia possono
compagni quando giocano e fanno dere, intrecciato grazie al contri- uscire forbici, stoffe, cartine stra-
le scenette; le orecchie per ascol- buto di tutti. dali, ma anche rami, biciclette, il
tare; la testa per capire; fuoco acceso. I bambini
le mani per fare le brac- e le bambine giocano a
cia conserte e per dare modo loro le personali
una mano; le braccia per intelligenze, in una valo-
muovere e per far andare rizzazione della pluralità
le mani, per prendere la che consente di pratica-
roba, per costruire; i piedi re l’inclusione e di edu-
per camminare; le gambe care all’interculturalità:
per muoversi”. le risorse del gruppo, a
Filosofare con i più pic- partire da chi sembra più
coli, ma non solo, im- debole, trovano spazio
pone di non mettere sul al di fuori della parola,
piedistallo una parte del- mettendo in luce pensie-
la persona a scapito delle ri e corpi alla pari, dan-
altre, piuttosto di valo- do voce alle emozioni e
rizzare la pluralità delle al silenzio, esprimendo
intelligenze di cui cia- contenuti e talenti altri-
scuno è portatore (Gar- menti sommersi.
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BAMBINI FILOSOFI
Il dialogo, in un cerchio dove tutti Chiude il laboratorio un momento Gardner H., Formae mentis. Saggio sulla
sono allo stesso livello, è il mo- di autoverifica nel quale ciascuno pluralità dell’intelligenza, Feltrinelli, Milano,
mento in cui il gruppo dà spazio è chiamato a riflettere sull’espe- 2010.
alla parola e alla costruzione di rienza, a osservare se stesso, quel- Gopnik A., Il bambino filosofo. Come i bam-
bini ci insegnano a dire la verità, amare e
risposte condivise. Ciascuno dei lo che è cambiato, ciò che ha fat-
capire il senso della vita, Bollati Boringhieri,
presenti è chiamato a prendere to stare bene e ciò che ha creato Torino, 2010.
posizione, con i propri tempi e fatica. Tramite immagini e gesti, Heidegger M., Che cosa significa pensare?,
con le proprie risorse, di fronte ai bambine e bambini mettono il Sugarco, Milano, 1996.
pensieri degli altri. Senza fretta, loro sguardo a disposizione di sé Iacono A.M., L’illusione e il sostituto. Ripro-
senza l’urgenza emotiva e stru- e del gruppo, per dare un ultimo durre, imitare, rappresentare, Mondadori,
mentale dei problemi immediati, contributo alla crescita di ciascu- Milano, 2010.
senza obblighi. Prima dell’espres- no, come ha fatto Luca, 5 anni, Lipman M., Educare al pensiero, Vita e Pen-
siero, Milano, 2005.
sione di sé viene l’ascolto, in un dicendo che “fuori dalla caverna di
Malaguzzi L., “Invece il cento c’è”, in C. C.
esercizio di un pensiero condivi- Platone si sta proprio bene, ma se
Edwards, L. Gandini, G. Forman (a cura di), I
so e vitale più che di convinzione esco mi porto dietro la mia ombra cento linguaggi dei bambini. L’approccio di
degli altri o di voto di maggioran- che mi piace tanto”. Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia,
za. Anche i più piccoli di 4-6 anni Edizioni Junior-Spaggiari Edizioni, Parma,
sanno che si è liberi di dire, che 2017, p. 27.
Bibliografia
Milani L., “Lettera a Francuccio del 4 apri-
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39
L’APPROFONDIMENTO
Pensieri in viaggio
Silvia Bevilacqua e Pierpaolo Casarin
Formatori, “Propositi di filosofia snc”
osserviamo il fenomeno e la sua collegate soprattutto alla passione ti da tantissimi luoghi del mondo,
diffusione. Negli ultimi dieci anni e alla capacità di coinvolgimento ma anche e soprattutto un invito
abbiamo avuto la possibilità di re- che gli insegnanti hanno saputo alla disponibilità, a mutare stili e
alizzare progetti in molti luoghi mettere in gioco. In questi viaggi procedure. La pratica della P4C
del territorio italiano. In queste filosofici hanno finito con l’avere trova giovamento nel confronto
esperienze abbiamo avuto la for- maggiore importanza non tanto con le esperienze delle insegnan-
tuna di conoscere molte scuole e gli obiettivi, i contenuti filosofici, ti che la ospitano, si mescola con
tante insegnanti che, a loro volta, ma i percorsi, gli stili, le modalità altre sensibilità, diviene laborato-
portavano e portano avanti pro- del pensare che hanno permesso rio permanente. In questo modo
41
L’APPROFONDIMENTO
si viaggia verso la post philosophy imputavano di aver negato il male si discosta dall’idea della filoso-
for children. Una possibilità per qualificandolo come “banale”. In fia come un esercizio di ragione
ri-guardarsi, per trasformarsi con uno dei suoi articoli pubblicati dal chiarificante. In mano, la pensa-
il mutare della società. Fu lo stes- “New Yorker” nel 1963, La bana- trice, ci mette una candela e non
so Lipman a illuminare la strada lità del male, individuerà proprio un faro. Per Zambrano, infatti, la
da percorrere con parole promet- il concetto omonimo di: “bana- luce fioca è fondamentale perché
tenti: “Indiscutibilmente possedia- lità del male”. L’amico più intimo possa vedersi anche l’oscurità del
mo la capacità di realizzare questi di Arendt, Scholem, la accuserà sapere filosofico; ed è ricordando
indispensabili cambiamenti. Non è per questo, di essere priva di “tat- un episodio giovanile che ci de-
chiaro, però, se ne abbiamo la vo- to del cuore” (Herzentakt). Ci si scrive la sua idea d’infanzia della
lontà. Dobbiamo, invece riesami- chiederà cosa possa centrare la vi- filosofia: “In un attimo io mi ritro-
nare con attenzione ciò che stiamo cenda in questo scritto? A mio pa- vai, non tanto presa da una rivela-
facendo. Riflettere sulla pratica in rere questo fatto ci mostra come il zione folgorante, quanto pervasa
uso rappresenta la base per arrivare pensare metta in una condizione da qualcosa che si è sempre rivelato
a concepire pratiche migliori, che a di pratica di pensiero intesa come più adatto al mio pensiero: la pe-
loro volta, inviteranno a un’ulteriore attività vitale umana nel mondo. nombra toccata d’allegria” (Zam-
riflessione” (Lipman, 2005). La pratica filosofica di Arendt è brano, 1996). Quell’immagine di
Il viaggio verso la post philosophy ciò che potremmo indicare ri-si- penombra toccata d’allegria l’ho
for children intende essere doman- gnificazione intesa come: ricavare “ri-vista” in un’illustrazione di
da permanente intorno alla stes- un concetto dalla realtà. Sussi e Biribissi di Roberto Inno-
sa pratica che si va proponendo, Nell’infanzia ci si trova, similmen- centi (Collodi Nipote, 2004). In
vuole ricercare ancor di più l’o- te, in questa attività del concetto, particolare quella che rappresenta
rizzonte desiderante che ci anima un desiderio di dare senso e ri-ap- il momento in cui i due bambini
nel nostro ostinato, appassionato, prendere continuamente. Il biso- sono all’inizio del viaggio alla ri-
percorso che permette l’incontro gno di comprendere può essere cerca del centro della terra. Sussi e
fra infanzia e filosofia. Un viaggio inteso come un’opera di pensiero Biribissi, con un gatto, stanno per
faticoso, entusiasmante, pieno di del soggetto e in questa direzione entrare in un buco; sono illumi-
scatti e pause, di salite e discese, vanno alcune esperienze di prati- nati da una fiamma fioca e hanno
capace di scatenare idee e confon- che di filosofia come la philosophy uno sguardo dubitante e perples-
dere i confini delle stesse pratiche for children/community. Queste
che siamo a proporre. Un viaggio pratiche, educative, filosofiche,
politico che “mira a costruire una ma anche politico-etiche attra-
comunità di ricerca, fondata sulla verso l’esercizio della riflessione,
condivisione degli interessi e sull’in- della domanda e dell’ascolto, nella
venzione di nuove pratiche colletti- comunità di ricerca, invitano a una
ve: per non dimenticare mai come la relazione in cui i termini di riferi-
filosofia sia l’unica difesa dalle mito- mento non sono tanto i valori già
logie con cui il tempo presente cerca stabiliti, ma il comprendersi nel
di incantarci” (Fabbrichesi, 2017). continuo domandare: “chi sei tu?”
attraverso il “che cosa ne pensi?”.
I due punti (:) della filosofia Queste esperienze aurorali di
pensiero, paesaggi nascenti, sono
Pensare e comprendere un possibile approdo; una dispo-
È commovente l’intensità con cui sizione che potremmo indicare
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so, interessato e gioioso, tipico viaggio della comunità di ricerca Lo straordinario nel pensare: pen-
di un pensare dell’infanzia che è lì della philosophy for children come sare il pensiero.
all’inizio del pensare stesso. Non metafora della filosofia. Un gior- L’infanzia, che è in questi perso-
solo. Proprio in questo racconto no potremmo anche accorgerci _ naggi, si racconta come umani-
Collodi Nipote, ci dirà che: “Biri- come Lipman – che durante l’in- tà che pensa in modo filosofico.
bissi era così nero che sembrava tin- fanzia “una discussione filosofica L’infanzia, metafora dell’estraneo,
to con l’inchiostro. Secco, più secco avrebbe potuto giovarmi non poco. senza lingua, spesso fragile di
di un baccalà stagionato, mostrava Sebbene non avessi ricevuto alcuna fronte alla voce grossa del mondo
gli ossi come un ciuco arrembato. formazione filosofica, le domande adulto, ci permette di ripensare.
La sua caratteristica era quella di filosofiche sull’esistenza trovarono Dare inizio a una ricerca filoso-
essere più sudicio di un bastone da me” (Lipman, 2018). fica, attraverso la philosophy for
pollaio. Non si lavava mai la faccia, children/community, può signifi-
e appunto per questo i compagni di Pensare e domandare care partire da questo approdo:
scuola lo avevano soprannominato “Quel che voglio esprimere lo espri- occuparsi quotidianamente del-
il Filosofo. Per quanto quella fos- mo sempre e soltanto a metà! Il mio le domande che nell’esistenza ci
se una calunnia bella e buona per scrivere è solo un balbettare” (Wit- appaiono già esaurite in risposte
la povera Filosofia, il soprannome tgenstein, 2008). L’infanzia è sen- consolidate e pensare al pensiero
calzava come un guanto”. Le sem- za “alfabeto”, fuori dal discorso, con infanzia.
bianze di Biribissi ricordano So- balbetta. Questo modo di essere L’infanzia, intesa come condizione
crate. Collodi Nipote fa entrare può spingerci alla domanda e alla esistenziale, e non solo come età
nell’immaginario dell’infanzia un ricerca di senso, al perché. Spesso anagrafica, ci offre, in questi pen-
bambino che “potrebbe sembra- l’infanzia domanda: “Perché?”. Ma, sieri in viaggio, l’occasione di un
re” un filosofo per il suo modo talvolta accade che la regola sia altro modo di posizionarci nel mon-
di “essere” e che questo filosofo proprio quella di non fare doman- do, in un’altra relazione con esso,
si situa nel mondo attraverso una de. Proprio come i Bambini nel bo- mettendo in risposta al domanda-
condizione quasi paradossale, sco di Beatrice Masini (2018), che re non un (.), ma i (:)
ridicola. Il viaggio di ricerca di abitano i Gusci, in un mondo in
Sussi e Biribissi può essere inteso cui l’infanzia è rinchiusa in campi
come metafora dell’infanzia e il controllati dagli adulti, in cui non Bibliografia
si può domandare: “Non doman- Bevilacqua S., Casarin P., Philosophy for
dare! le cose che non puoi sapere”. children in gioco. Esperienze di filosofia a
Tom, uno dei personaggi del libro, scuola. Le bambine e i bambini (ci) pensa-
un compagno di pensiero filosofi- no, Mimesis, Milano-Udine, 2016.
co, come i bambini e le bambine Collodi Nipote, Sussi e Biribissi, Salani, Firen-
ze, 2004.
con cui penso nelle scuole, mette
Fabbrichesi R., Cosa si fa quando si fa filo-
in discussione il regime dell’as- sofia?, Raffaello Cortina, Milano, 2017.
senza di domande mostrando che Heller Á, Per un’antropologia della moderni-
a volte ci sono solo domande e che tà, Rosenberg & Sellier, Torino, 2009.
i pensieri che si rincorrono nella Lipman M., Il prisma dei perché, Armando,
mente sono una cosa meravigliosa. Roma, 1992.
Lo stesso punto di vista di Aristi- Lipman M., Educare al pensiero, Vita e Pen-
siero, Milano, 2005.
de ne Il prisma dei perché, uno dei
Lipman M., L’impegno di una vita. Insegnare
testi di Lipman: “Per me la cosa più a pensare, Mimesis, Milano-Udine, 2018.
interessante del mondo è il pensie- Masini B., Bambini nel bosco, Fanucci,
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43
L’APPROFONDIMENTO
immaginazione
tratti disordinato. Tuttavia, nei suoi fra l’ideologia della logica, cioè,
scritti si riconosce pari dignità alla appunto, la sua immagine pub-
logica e al gioco, al ragionamento e blica, e la pratica della logica, che
al divertimento. Ritiene che il giusto richiede molta inventiva e molto
atteggiamento filosofico sia quello pensiero controcorrente. Poi, cer-
in cui non c’è alcuna contraddizio- to, quando s’immagina qualcosa
ne tra logica e immaginazione, ma di nuovo e di strano bisogna es-
in cui, al contrario, i due aspetti si sere in grado di seguire le proprie
sostengono a vicenda? ipotesi con coerenza: immaginare
Io sono per formazione un logi- non vuol dire parlare e pensare a
co; ufficialmente la mia carriera casaccio, ed è questo il senso in
accademica, fino alla promozione cui la logica e l’immaginazione
a ordinario nel 1987, si è svolta procedono con rigore.
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pensa alla favola, si pensa subito a cerchia ristretta degli addetti ai la- e mille dialoghi – siamo letteral-
un pubblico di bambini e, di con- vori. Perché dovremmo diffondere mente fatti di pezzi che vengono
seguenza, si tende erroneamente a l’atteggiamento filosofico? Quali dall’esterno. Il dentro, ho detto
una semplificazione dei problemi a sarebbero i vantaggi di un mondo una volta, non è che un partico-
favore delle giovani menti chiama- filosoficamente più attrezzato? lare modo di organizzare il fuori.
te ad affrontarli. Sarebbe d’accordo La filosofia è un bene pubblico: la Quindi facciamo bene a rivolgere
nel dire che la favola abbia, invece, il pratica comune della filosofia con- lo sguardo verso noi stessi, per
merito di rendere gustabile la com- tribuisce a una società più aperta, scoprire tutte le voci che parla-
plessità e che sia uno strumento più consapevole, più creativa. Al- no in noi, tutte le tracce che altri
efficace per i più piccoli, ma anche cuni di noi hanno la fortuna di es- ci hanno lasciato. E poi facciamo
per tutti coloro che sono digiuni di sere pagati per dedicarsi a tempo bene a seguire queste voci e que-
un lessico e di una formazione pret- pieno a questa attività: il meno che ste tracce nel mondo, insieme con
tamente filosofici? ci si possa aspettare da loro è che le nuove voci e tracce che vi si ag-
Uno dei più grandi pensatori ita- rimettano costantemente in circo- giungeranno.
liani, Giacomo Leopardi, disse lo quel che hanno imparato, per
che la persona ideale sarebbe coinvolgere altri nella discussione La terra degli unicorni ci mostra
giovane e anziana insieme; io ra- e nella scoperta – e per continuare che l’immaginazione e la fantasia
dicalizzerei questa frase dicendo a imparare anche mediante que- abitano in ciascuno di noi come una
che dovremmo cercare di essere sto scambio. Purtroppo invece i risorsa preziosa, capaci di schiuder-
bambini e adulti insieme. I bam- professionisti della filosofia, quellici diversi mondi possibili a fronte del
bini sono naturalmente inclini che i media improvvidamente de- nostro unico, e talvolta rigido, mon-
alla filosofia: hanno tutta la curio- nominano “filosofi”, sono spesso do reale, se solo abbiamo il “coraggio
sità, la passione e l’impertinenza chiusi in atteggiamenti oracolari e di aspettare”, la “dedizione”, la “cura
che caratterizzano il vero filosofo autoreferenziali. di cercar […] e di tendere l’orec-
(pensiamo a Socrate). Se una per- chio”. Ho definito il pensiero tipico
sona adulta, acquistando espe- Con bambini e ragazzi ho fatto dell’immaginazione scatenato e di
rienza e cultura, riuscisse anche spesso uso delle sue favole filosofi- sicuro almeno in parte lo è. Tuttavia
a conservare quei tratti infantili, che per destare in loro domande che saper immaginare richiede grande
senza appiattirsi, come spesso ca- poi diventassero per tutti oggetto
pita agli adulti, nel conformismo di discussione. In Io, testo che ho
e nell’inerzia, sarebbe un filosofo sottoposto con risultati interessanti
ideale. È a persone così che sono tanto ai piccoli quanto ai più gran-
rivolte le mie favole: a bambini di di, ciascuno è chiamato a misurarsi
tutte le età. A quelli che lo sono con la propria identità.
e a quelli che, proprio attraverso “Chi sono io?” è una domanda
la lettura delle favole, potrebbero alla quale è forse impossibile
risvegliare in sé il bambino che rispondere in modo esauriente
hanno dimenticato. ma è un punto di passaggio
imprescindibile per ogni indagine
Se ho ben inteso i suoi scritti, l’esten- filosofica. Ci si può interrogare
sione su larga scala di un atteggia- sulle più diverse questioni se non
mento filosofico, ossia la capacità si ha la pazienza di soffermarsi
di interrogarsi di fronte a ciò che ci almeno un poco su noi stessi?
pare scontato, di dedicare del tempo Interrogarsi sul mondo
all’indagine critica di una questione significa interrogarsi su
e a immaginarne diverse possibili se stessi: noi non siamo
soluzioni, è per lei un fatto merite- entità individuali
vole. Eppure, se da un lato prolifera- che sviluppano
no iniziative volte a promuovere la autonomamente
“filosofia” tra i più piccoli, dall’altro un proprio “programma”
si ha la sensazione che per molti la intrinseco
filosofia sia riservata a pochi eletti ma luoghi d’incontro
e debba rimanere confinata nella per mille influenze
L’APPROFONDIMENTO
attenzione: è una capacità che vuo- se si vuole sapere che cosa signi- significato più ampio e non ristret-
le che ci si eserciti a pensare libera- fica bisogna chiedere a lui/lei. È to esclusivamente all’ambiente che
mente, svincolati dalla realtà. Come possibile invece che parlare sia un storicamente ne detiene il monopo-
si può imparare a immaginare e per- atto automatico come camminare lio dal punto di vista istituzionale,
ché è così importante per noi? o grattarsi e che siano gli altri ad ossia la scuola?
Nella mia risposta a quella sua pri- attribuirvi un senso. La sua do- Ho suggerito sopra che trovo
ma domanda ho parlato del rigore manda però fa riflettere sul fatto inopportuno identificare social-
che ci vuole per seguire coerente- che noi stessi siamo spettatori dei mente alcune persone come “fi-
mente le ipotesi proposte dall’im- nostri atti (oltre che lettori delle losofi”. Siamo tutti filosofi se tutti
maginazione. Al rigore si devono nostre storie) e che, se ci poniamo ci interroghiamo e adottiamo un
accompagnare un grande rispet- domande in proposito (come la fi- atteggiamento consapevole e cri-
to e una grande pazienza, perché losofia ci invita a fare) possiamo tico; e in altro senso, potremmo
l’immaginazione si nutre di sug- a nostra volta trovare un senso in stabilire di chiamare “filosofi”
gerimenti spesso appena accen- quel che diciamo (e facciamo). quelli che si dimostrano più bra-
nati, soltanto sussurrati e flebili, vi in questa attività (un po’ come
che saranno soffocati dalla fretta Le due scuole mette a confronto molti ballano ma solo alcuni ven-
e dal frastuono. E, come anche due modelli di scuola diametral- gono chiamati “ballerini”), e allo-
lei ha detto, pazienza e rispetto mente opposti: nel primo si insegna ra è bene aspettare qualche secolo
s’imparano attraverso l’esercizio solo la verità, nel secondo solo cose prima di decretare chi siano stati
(e, aggiungerei, l’esempio): pra- false; dal primo escono bambini che i filosofi. Io, comunque, mi defi-
ticando con disciplina l’immagi- paiono fatti con lo stampino, dal nisco socialmente e professional-
nazione come si pratica l’attività secondo bambini irriducibilmente mente un insegnante, perché è in-
sportiva. diversi e incapaci di andare d’accor- segnando che mi sono guadagnato
do. La domanda conclusiva: “Qua- da vivere, per più di quarant’anni.
In Gli uomini e le parole le perso- le di queste è una scuola davvero?” Mi viene naturale dunque vedere
ne cominciano a parlare in modo lascia intendere che nessuna delle la vita comunitaria, in ogni suo
automatico, senza voler dire nulla, due lo sia. E se in una scuola che aspetto, attraverso la metafora
ma pronunciando comunque parole volesse essere scuola per davvero dell’insegnamento: vedere ogni
intrise, per loro natura, di un forte fosse proprio l’esercizio del ragio- incontro e ogni scambio come
significato: “Ti odio” è detto con la namento critico e della capacità di situazioni in cui ci s’insegna re-
stessa leggerezza con cui ci si gratta immaginare a fare la differenza? E ciprocamente qualcosa. Quel che
una gamba che prude. Può la filoso- se non fosse solo questione di veri- ci s’insegna non sono notizie,
fia, intesa come strumento, aiutarci a tà o falsità, ma anche di capacità di informazioni, che si possono fa-
rimettere sotto la giusta luce le paro- fondare, costruire e giustificare la cilmente reperire da altre fonti.
le, a restituire loro il valore che meri- propria opinione insieme a quella Ci s’insegna forme di vita, strate-
tano e a ricordarci che sono da utiliz- degli altri? gie di comportamento, mosse di
zare con la più rigorosa attenzione? La domanda con cui si chiude la un gioco che l’altro conduce e al
Una delle conseguenze più sti- favola è genuina; non c’è una ri- quale forse potremmo partecipa-
molanti dell’aver scritto le favole sposta “giusta”. Certo l’accordo re. Lo stretto rapporto di questa
è stato constatare quanti sensi di- fra varie persone è positivo, ma visione con quel che intendo per
versi, e spesso diversi dai miei, i può anche isterilire la diversità e filosofia è ovvio: la filosofia si nu-
lettori davano loro. È giusto così: l’originalità. Quindi la risposta po- tre di sguardi indiscreti e punti di
io stesso sono uno dei tanti lettori trebbe essere, come lei accenna, vista rivoluzionari – di tutto ciò
dei miei libri, e quel che ne penso in un compromesso fra le due po- che ci esorta a ripensare e mettere
MAGGIO 2019
io non ha nessun privilegio o au- sizioni; ma mi sembra nello spiri- in discussione le nostre abitudini,
torità rispetto a quel che ne pen- to del libro che sia ciascun lettore i nostri pregiudizi. Quindi è chia-
sano altri. Nel caso specifico, per a decidere a modo suo o almeno a ro che si può fare filosofia solo ac-
me Gli uomini e le parole presen- porsi la domanda. cettando di imparare e insegnare
ta una critica della tradizionale costantemente, purché filosofia e
teoria del significato, in base alla Quale pensa sarà e quale pensa do- insegnamento non si cristallizzi-
quale il linguaggio è soggetto alle vrebbe essere, d’ora in poi, il rap- no in routine istituzionali in cui
intenzioni di chi parla: quel che porto tra la filosofia e l’educazione, sono venuti meno la fantasia e il
uno dice è quel che vuole dire, e intendendo quest’ultima nel suo coraggio intellettuale.
46
BAMBINI FILOSOFI
L’autonomia di pensiero
dei più piccoli
Carlo Altini
Direttore Scientifico della Fondazione Collegio San Carlo di Modena
Professore di Storia della filosofia presso il Dipartimento di Educazione
e scienze umane, Università di Modena e Reggio Emilia
dalla Fondazione Collegio San Carlo, sulle piccole e grandi domande della filosofia, per presentare que-
nonché una pagina di approfondimento, dell’esistenza umana, mettendo sto o quell’autore, per analizzare
costantemente aggiornata, su volumi e siti in dubbio ciò che si dà in genere questa o quella corrente o, ancora,
internet dedicati al tema per acquisito (certezze, pregiudi- per avviare i giovanissimi discenti
zi e stereotipi). Una definizione agli studi degli anni a venire. La
senza dubbio parziale, ma che filosofia con i bambini, inoltre,
probabilmente restituisce il tratto non presuppone l’idea secondo
altinic@fondazionesancarlo.it fondamentale della concezione la quale l’uomo sarebbe stato po-
della filosofia con i bambini che sto, in ogni tempo e in ogni luogo,
47
L’APPROFONDIMENTO
CAPs (Children as Philosophers), ne è gratuita; quindi la riscoperta processo aperto, che si rinnova a
che s’inserisce all’interno dell’A- delle biblioteche come luoghi di ogni occasione, che si costruisce
zione Chiave 2 (“Cooperazione incontro e formazione; e infine in una collaborazione costante e
per l’innovazione e lo scambio di la messa a punto e la valutazione alla pari tra tutti gli attori coin-
buone pratiche”) del programma delle attività nel loro concreto volti e a cui ognuno contribuisce
Erasmus Plus. Il progetto coinvol- “farsi”. Ecco allora che i labora- per ciò che può e sa in quella de-
ge enti locali, scuole e istituti di tori rappresentano un momento terminata circostanza. I bambini
formazione e ricerca di altri cin- di crescita anche per animatori e tornano al centro della scena, ri-
que paesi, oltre all’Italia (Bulgaria, formatori. Pubblici, spazi e gruppi acquisiscono la dignità di esseri
Germania, Regno Unito, Romania disomogenei costringono, infatti, pensanti, che non devono essere
e Svezia). Il proposito è far intera- ad apportare modifiche in corso paternalisticamente guidati verso
gire gli assunti della filosofia con d’opera, ad adattarsi al flusso del- la scoperta del mondo. Non van-
i bambini con i presupposti del la conversazione, a calibrare o a no poi trascurati gli effetti bene-
pensiero creativo e metacogniti- ripensare l’attività adeguandosi fici per insegnanti, educatori e ge-
vo; lo stile continentale, attento alle risposte dei bambini e ai loro nitori, costretti a ripensare i loro
agli aspetti storici, con quello ana- bisogni. I temi in gioco – dalla co- approcci educativi. La filosofia
litico, maggiormente incline alla struzione di una città immaginaria con i bambini permette a genera-
teorizzazione. alla gestione delle emozioni, dalla zioni diverse di riappropriarsi di
Una parte rilevante delle attivi- conoscenza di sé all’accettazione uno spazio comune di libertà e di
tà della Fondazione riguarda la dell’altro, dal rispetto dell’am- critica, percorrendo insieme un
realizzazione di laboratori di fi- biente al rapporto con le inven- tratto di cammino lungo i sentieri,
losofia con i bambini tra i 4 e i zioni scientifiche – sono declinati spesso sconnessi, della vita.
10 anni, all’interno del progetto in modo piacevole e divertente,
denominato FilosoFare. Filosofia puntando a stimolare la fantasia e
con i bambini. Un appuntamento il ragionamento. Bibliografia
ormai consolidato è quello che si Da questa breve disamina do-
AA.VV., Piccole ragioni. Filosofia con i bam-
tiene, grazie al contributo della vrebbe essere emersa l’idea che
bini, Franco Cosimo Panini, Modena, 2012.
Fondazione Cassa di Risparmio di la filosofia con i bambini non è un AA.VV., Filosofare. Filosofia con i bambini.
Modena, alla fine di ottobre nelle insieme di princìpi da rispettare, Percorsi, esperienze, strumenti per la pra-
biblioteche di Modena e provin- di schemi da seguire, di standard tica educativa, Artebambini, Bazzano (Bo),
cia, con un numero di adesioni a cui attenersi, ma è anzitutto un 2015.
che aumenta di anno in anno: otto
biblioteche nel 2015, quattordici
nel 2016, sedici nel 2017, diciotto
nel 2018, per un totale, nell’ulti-
ma edizione, di trentasei labora-
tori. Nel 2016 le biblioteche han-
no redatto una bibliografia per
consentire ai lettori di orientarsi
nelle pubblicazioni per bambini,
dai romanzi alle graphic novel,
che trattano gli argomenti dei
laboratori. Più recenti, ma altret-
tanto fortunati, sono i laboratori
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Leggo,
dunque penso
Mariagrazia Raffaeli
Pedagogista a orientamento filosofico, insegnante di Storia e filosofia,
scienze umane, Bari
Marisa Valente
Docente della scuola primaria, I.C. “Battisti-Pascoli”, Molfetta (Ba)
Abitare le storie David Almond scrive che “per i Riflettere sull’incontro tra bambi-
bambini le parole non se ne stanno ni e storie significa appunto que-
per abitare ferme in righe ordinate sulla pagi- sto: non trascurare mai il bisogno
il mondo: na. Operano nel loro corpo e nei loro
sensi. Si trasformano in modo fluido
dell’infanzia di porre domande
di senso che tocchino sia la sfe-
l’esperienza in dramma, movimento, danza, can- ra personale che quella sociale e
di un laboratorio zone” (in Bernardi, 2016, p. 28).
La stessa cosa accade con le loro
universale. Le fiabe, come tutte
le storie autenticamente tese a sa-
idee e i loro pensieri, dal mo- per parlare all’infanzia, aiutano a
mento che i bambini provano guardare bene dietro l’angolo per
di continuo a mettere in atto vi- avventurarsi nell’ignoto, sebbene
sioni alternative della realtà per questo i bambini lo facciano già in
cercare altre prospettive con cui modo naturale per superare i con-
attraversare avventurosamente il fini angusti, per nominare l’inno-
quotidiano dato come statico, im- minabile, per individuare la paro-
mutabile e spesso nemico. A loro la chiave che saprà far emergere
basta poco per lasciarsi catturare una visione rivelatrice.
da un’avventura che li trascini ol- Il rischio che si corre ascoltan-
tre e che li aiuti a sperimentare e do o leggendo storie è quello di
MAGGIO 2019
Di fronte al bambino-filosofo un colpi di scena come la vita e dove per uscire dalla quotidiana ripe-
adulto attento rimane sempre affa- tutto è possibile, anche l’impossi- titività, per capire che ogni gior-
scinato. Con lui è come con un’ope- bile. Alice siamo noi quando, tra no non è uguale all’altro e che le
ra d’arte di cui cerchi di interpreta- sogni e contraddizioni, cerchiamo cose non accadono in una sorta di
re l’immagine ricca di interiorità e di dare un senso logico al nostro immobilità. La noia è una sorta di
che, in quanto “fenomeno”, sfugge esistere; quando, percorrendo epochè (sospensione temporanea
all’apparente percezione e lascia una linea di fuga più folle, ci por- di qualcosa) per prestare atten-
spazio all’immaginazione. tiamo ai confini del pensabile e, zione al fluire segreto delle cose
Che cosa c’è di più adatto di Alice in superando il limite della ragione, che sfugge alle apparenze: nella
Wonderland per salire sulle mon- guardiamo oltre con gli occhi pie- densità di quella lentezza ogni
tagne russe della filosofia? Alice è ni di stupore e immaginazione. gesto riacquista senso, ogni idea
letteralmente immersa nella mera- una direzione, ogni cosa un va-
viglia. Chi non ha desiderato di vi- Laboratorio lore diverso e ciascuno riprende
vere in un paese che non c’è, dove di pratica filosofica a gironzolare per la vita proprio
ogni cosa funziona al contrario, Seduta sulla riva del fiume accan- come Alice.
dove “ciò che non è sarebbe e ciò che to alla sorella, Alice cominciava Il laboratorio ha inizio con l’in-
sarebbe non è?”. a stancarsi. Per lei era più diver- segnante di classe che mette in
Alice nel paese delle meraviglie è tente intrecciare le margherite e scena la noia: la lettura prolungata
davvero un libro strano. Diffici- giocare con Oreste, il suo gattino. delle pagine di Alice e l’invito a
le. A un primo approccio irrita e E ancora più divertente era im- prestare attenzione per un tempo
respinge. Poi il suo effetto diventa maginare un mondo dove anche prolungato. Come era prevedibile,
magnetico. Qua e là ha delle vora- gli animali e gli oggetti potessero dopo alcune pagine, un bambino
gini subliminali molto inquietanti. parlare. Un paese che è possibile esprime il proprio disagio dicen-
È come un rebus da decifrare. vedere solo con la fantasia… do che si stava annoiando. Come
Il Progetto “Alice nel paese della La noia è spesso considerata un lui anche altri bambini si annoia-
filosofia e altre meraviglie” ha per fenomeno passeggero: un ostacolo no: alcuni non riescono a rilassar-
protagonista una bambina molto di rametti secchi allo scorrere del- si, altri non trovano la posizione
curiosa, che non si accontenta di le cose, un orologio che si ferma e giusta, altri ancora non amano
un mondo in superficie, ma vuole perde secondi. Secondo il filosofo restare per troppo tempo fermi...
scavare in profondità e sperimen- Heidegger (1978) esistono due A questo punto sorge la domanda:
tare mondi diversi dove altri non forme di noia: il “venire annoiati” “Secondo voi, che cos’è la noia?”. Da
osano entrare. quando l’oggetto del vero interesse qui le numerose risposte: “La noia
Alice ha 7 anni e mezzo e si an- svanisce e ci sentiamo vuoti, inu- è lo star senza far niente / è quando
noia, talvolta, sui libri, specie se tili, tristi; “l’annoiarsi di” quando si gioca sempre con lo stesso gioco
non hanno immagini. E così si ad- non abbiamo più voglia di fare nul- / è quando si fa ciò che vogliono gli
dormenta e sogna un mondo mera- la, senza sapere neanche perché. altri, ma non lo voglio io / è quan-
viglioso, capace di tenere accesa la Capita a chiunque di annoiarsi do ti stanchi per qualcosa / è una
sua meraviglia. per mancanza d’azione o sem- cosa bella perché non ti permette di
La piccola incontra personaggi di- plicemente a causa della routine far niente / è bella solo quando hai
versi, strani, assurdi e a tutti pone quotidiana spesso alienante e, per un’idea / è quando fai ogni giorno
delle domande, continuamente. quando ci si sforzi di reagire alla sempre le stesse cose / è quando stai
Pochi di loro o forse nessuno le noia, essa rimane lì, come una troppo tempo seduta ad ascoltare…”.
danno risposte soddisfacenti, piut- “nebbia silenziosa” che accomuna Dove abita la noia? Cosa provoca
tosto la stimolano e la spingono a tutti in una strana indifferenza. la noia? Possono essere le per-
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pensare e a ragionare ed è lei, alla Per Heidegger (1978), ogni ten- sone? La noia ha un peso? Quali
fine, a trovare la soluzione. Quello tativo di resistenza alla noia ha sono i sintomi della noia? Cosa
di Alice è davvero un cammino fi- un che di ridicolo e irragionevole significa che “la noia è… guardare
losofico e filosofici – cioè portatori perché è proprio in quella specie spazi per fare spazio?”.
di domande e di stupore – sono tanti di blackout metafisico, quando Insomma, tra una domanda e una
dei personaggi che incontra. tutto intorno c’è il nulla, che il risposta dalla noia si passa all’eu-
In verità, Alice è chiunque, è cia- mondo fa di nuovo capolino e ci foria. La cura alla noia è la curiosi-
scuno di noi quando si ritrova in si riappropria di se stessi e delle tà. La noia è il desiderio dei desi-
quel mondo capovolto, pieno di cose. Avvertire la noia è un modo deri e in quel momento il grande
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L’APPROFONDIMENTO
desiderio è aprire quel pacco por- sero fondate e anticipatrici delle le proprie abitudini e le proprie
tato dall’insegnante pieno d’og- teorie più moderne” (Ammaniti e interpretazioni sul modo di per-
getti d’uso comune da utilizzare Conti, 2016). cepire la realtà.
mettendo in moto la creatività. Vivere le emozioni, riconoscerle, L’esperienza laboratoriale ha per-
La tentazione di aprire quel pacco descriverle, capirle come funzio- messo a qualcuno di capire che
è grande quanta la curiosità che nano nelle loro molteplici sfuma- “annoiarsi” poteva essere un pia-
Alice prova nel seguire Bianconi- ture, imparare a gestirle è ciò che cere perché era un modo per met-
glio e nel lasciarsi andare dentro di più grande un bambino possa tersi in ascolto di se stessi e ascol-
quella tana che sembra un pozzo apprendere durante il suo percor- tare gli altri; un modo per poter
senza fine. so di crescita. Accanto a un “Alfa- pensare e desiderare qualcosa che
beto lessicale”, esiste un “Alfabeto la ripetitività dei momenti gior-
Considerazioni emotivo” che non va ignorato, ma nalieri non consente di percepi-
Le emozioni sono l’ingrediente appreso e interiorizzato. Come le re. Gli psicologici contemporanei
più pervasivo della nostra quoti- lettere e le parole, così le emozioni sostengono che il nostro cervello
dianità. E l’intelligenza emotiva e gli stati d’animo vanno appresi è un dual processor (un “doppio
è lo strumento che ci permette di attraverso il vissuto, l’osservazio- processore”): ha un sistema di
far fronte alle sfide di ogni giorno, ne, il dialogo e il confronto. Come pensiero fondamentalmente au-
quando andiamo di fretta e la vita le parole, anche le emozioni van- tomatico, basato sulle abitudini, e
ci chiede di prestare attenzione no provate e contestualizzate per un altro sistema capace di rifles-
alle nostre mille fatiche, nell’in- permettere ai più piccoli di dare sioni più coscienti e razionali. Il
cessante confronto con chi ci cir- senso e significato ai loro compor- sistema riflessivo conscio è più
conda: amici, familiari, colleghi di tamenti, alle loro azioni e reazioni lento e consuma più energia del
lavoro. È uno strumento di cui ci e per fronteggiare certe situazioni sistema automatico, perciò lo uti-
serviamo per lo più inconsapevol- che creano disagio a causa di certi lizziamo meno (Olivieri, 2016).
mente. Ma la capacità di leggere stati emozionali. La prassi filosofica aiuta i bambini
le emozioni ci permette di tessere Il controllo che noi esercitiamo proprio in questo allenamento del
relazioni, di gestire i conflitti, di sul modo di interpretare il mondo pensiero riflessivo rendendo con-
dare e ricevere. Ci permette di co- è dato dalla capacità di modulare scio l’abituale così come le proprie
noscerci più a fondo, di valutare le le nostre reazioni emotive (Gole- convinzioni per accettare e acco-
reazioni di chi ci sta di fronte e, in man, 2016). gliere altri punti di vista e scegliere
una sola parola di vivere meglio. Il laboratorio, quindi, non solo percorsi più saggi nella vita.
Il laboratorio “Uffa che barba, ha permesso ai bambini di pro-
uffa che noia” ha coinvolto i bam- vare e riconoscere la noia, ma ha
bini soprattutto dal punto di vista consentito loro una “ricognizione Bibliografia
emotivo. Ciascuno ha iniziato a cognitiva” (come la chiamano i
Alemagna B., Che cos’è un bambino?, Topi-
guardare dentro e fuori di sé in neuroscienziati) accendendo la pittori, Milano, 2008.
modo diverso, ha iniziato a perce- motivazione verso un “pensiero Ammaniti M., Conti P., Il mestiere più difficile
pire il proprio corpo e il concetto di ordine superiore” che procede e del mondo. Genitori, Corriere della sera Mi-
di tempo legandoli al sentimento si attua non nell’astratto, ma nel lano, 2016, p. 114.
della noia e, soprattutto, ha inizia- concreto. Durante il laboratorio i Bernardi M., Letteratura per l’infanzia e al-
to a dare un nome a quel senso di bambini sono stati messi in con- terità. Incanti, disincanti, ambiguità, tracce,
FrancoAngeli, Milano, 2016.
fastidio che si scatena quando non dizione di provare, riconoscere e
Goleman D., Intelligenza emotiva. Che cos’è
si fa niente. confrontarsi, cogliere le sfuma- e perché può renderci felici, Bur, Milano,
“Nello studio di Darwin le emozioni ture e trovare da soli le strategie 2016.
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diventano esperienze psicologiche necessarie per la risoluzione al Heidegger M., Essere e tempo, Utet, Torino,
insostituibili che ci aiutano ad adat- problema emotivo che stavano vi- 1978.
tarci alla realtà. Secondo Darwin vendo, proprio come Alice. Lewis C., Alice nel paese delle meraviglie,
si nasce predisposti a viverle; un In termini scientifici, hanno gio- Rizzoli, Milano, 2018.
Miur, Orientamento per l’apprendimento
dato confermato da tutti i più gran- cato con l’alfabeto delle emozioni
della filosofia nella società della conoscen-
di ricercatori come Carroll Izard e allenando quella straordinaria ca- za, Roma, 2017.
Silvan Tomkins che, con i loro stu- pacità del cervello, definita dalle Olivieri F., Educazione e Neurobiologia. Cer-
di sperimentali, hanno dimostrato neuroscienze, “plasticità” e in vir- vello, empatia e processi morali, Aracne,
quanto le intuizioni di Darwin fos- tù della quale è possibile cambiare Roma, 2016.
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