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MEDIOEVO MAGICO
La magia tra religione e scienza
nei secoli XIII e XIV
UTETLIBRERIA
UTET Libreria - Torino
www.utetlibreria.it
IX Premessa
Xl Introduzione
3 Parte prima
5 Capitolo I - Le fonti
5 I. La magia filosofica arabo-latina medievale dei secoli IX-XII
5 l. Alkindi
14 2. La tradizione ermetica astrologica magica arabo-latina dei secoli
IX-XII
a) «Picatrix», p. 14 - b) Gli scritti ermetici astrologici attribuiti a Thebit. I
libri delle immagini dei pianeti, p. 18 - c) Il «Libro dei prestigi» di Elbidis
secondo Tolomeo ed Ermete, p. 20 - d) I «Libri dei pianeti dalla scienza di
Abele» secondo la magia ebraica, p. 20 - e) La «Tavola di smeraldo» nel
le tre redazioni latine e l'ermetismo alchemico, p. 24 - f) La magia «plato
nica» araba: il «Liber vacce sive aneguemis sive Leges Platonis» (sec. IX
XII), p. 27
30 II. L'ermetismo filosofico medievale (XII secolo): teologico («Il libro
dei 24 filosofi»), cosmologico («Il libro dei sei principi delle cose»)
1
L.M.DE RIJK, La philosophie au moyen age, Brill, Leida 1985, pp. 15-22. Cfr anche
M.A. DEL TORRE (a cura di), Interpretazione del Medioevo, Il Mulino, Bologna 1979,
pp, 7-26.
2 Cfr. A
. DE MURALT, I.:enjeu de la philosophie médiévale. Études thomistes, scotistes,
occamiennes, grégoriennes, Brill, Leida 1991.
X Premessa
che sarà ricca di sviluppi nei secoli successivi. La filosofia medievale nei
testi, nelle opere effettive dei maestri, si configura sempre più come una
analisi delle idee, delle forze razionali in cui si espresse un risveglio in
tellettuale che si-celava sotto gli esercizi di quella che da Condillac, con
disprezzo, era stata chiamata l'ars rixosa. Il pensiero medievale, poi, non
solo nella sua forma di filosofia istituzionale di Scuola enunciata nelle let
ture di commento, ma anche in generi letterari meno noti, si presenta
sempre più come una elaborazione originale nello scarto tra ciò che l' Au
tore aveva detto e come veniva interpretato, e questa differenza si con
cretizzò in una mole di dottrine e di filosofie totalmente nuove che, solo
per gli studi più recenti, cominciano ad essere conosciute nelle loro arti
colazioni.
Questo Medioevo «magico» rientra in tale quadro. Nel corso del la
voro saranno individuate quelle fonti magiche sotterranee e quasi non
conosciute, che appartengono al patrimonio delle filosofie ellenistiche
arabe, ebraiche e orientali, occultate nel Medioevo cristiano fino a quasi
scomparire, le quali esploderanno nel Rinascimento, e lo sforzo compiu
to dai maestri delle diverse scuole medievali per adattarle, trasformarle o
completamente respingerle.
Dedico questo libro alla cara nipotina Flavia che mi è sempre stata vicina.
Introduzione
1
J .M. MANDOSIO, Problèmes et controverses: à propos de qualques publications ré
centes sur la magie au Moyen Àges età la Renaissance, «Aries, Journal for the Study of
Western Esotericism », 2007, 7, pp. 207-25.
XII Introduzione
e gli inizi del XV, quando il clima generale cambia in Italia e altrove; si
afferma l'Umanesimo con i primi umanisti fiorentini e, con la filosofia di
Marsilio Ficino e la sua traduzione del corpus hermeticum, si diffonde la
magia filosofica del Rinascimento. Inizia allora da un lato l'equazione di
magia uguale eresia con la codificazione degli attributi della Strega nel ri
tratto del Maglio delle Streghe (Mallaeus male/icarum) di Kramer e
Sprenger e dall'altro si diffonde in Europa la magia filosofica dotta dei
grandi maghi del Rinascimento (Ficino, Pico, Agrippa, Tritemio, Bruno)
e, a livello popolare, la caccia alle streghe.
Non saranno prese dunque in considerazione gli aspetti folkloristici,
sociologici, psicologici e antropologici di quell'immaginario fantastico
che ha ricostruito il Le Goff nel suo Medioevo immaginario. Né tanto
meno esamineremo quella interpretazione psicologica-psicoanalitica
della magia operativa che sottolinea il carattere distintivo della magia
come vincolo psichico tra un soggetto mago-operatore e un oggetto del
vincolo magico: quella concezione della magia pneumatica esemplar
mente spiegata nel De vinculis di Bruno ed egregiamente analizzata negli
studi diJean Couliano sulla magia erotica e la sua rappresentazione psi
coanalitica nel Rinascimento europeo2 •
La magia del vincolo fantastico o immaginativo, essenzialmente sim
patetico, scaturisce dall'idea di una animazione universale totalizzante,
nasce da una filosofia di stampo neoplatonico, che fu però poco operan
te nel Medioevo, pervaso da un largo aristotelismo anche se composito.
Per i neoplatonici le attività dell'anima erano quadripartite poiché han
no una funzione centrale i sensi interni quali la fantasia e l'immaginazio
ne, facoltà intermedie3 tra la ragione e la sensazione (al di sopra delle
quali sta l'intelligenza), esse erano considerate gli organi precipui della
magia. La psicologia di Aristotele era invece tripartita e poco spazio era
dato alle facoltà intermedie da cui dipenderebbe la visione magica. Que
sta concezione della magia è centrata infatti sull'idea di similitudine fra
le cose e su quella del legame simpatetico tra tutti gli esseri animati e ina
nimati, frutto dell'immaginazione psichica.
Ci soffermeremo su filosofi, teologi o scienziati siano essi medici, ot
tici o astronomi, facendo parlare le loro opere su argomenti centrali per
la comprensione della magia medievale: ci chiederemo 1) se la magia me-
2 Cfr. J
.P. COULIANO, Storia del fantastico, in ID., Eros e magia nel Rinascimento, pre
fazione di Mircea Eliade, Il Saggiatore, Milano 1987, pp. 15-52.
3
Sul ruolo delle facoltà intermedie o sensi interni cfr. ora gli studi raccolti nd volume
a cura di G. FEDERICI VESCOVINI, V. SORGE, C. VINTI, Corpo e anima, sensi interni e in
telletto dai secoli XIII-XIV ai post-cartesiani e spinoziani, Brepols, Tumhout 2005 (Textes
et études du moyen age, 30).
Introduzione XIII
dievale si definisca come « scienza» dell'occulto; 2) oppure in altro
modo, più generale, come magia « destinativa»4, secondo la felice defini
zione di Nicolas Weill-Parot; 3) in un modo misto tra questi; 4) o ancora
come magia « naturale».
In questo quadro, nello studio della magia medievale l'astrologia (e la
medicina che ne dipenderebbe) assume un ruolo centrale per qualifica
re la magia stessa, in quanto scienze che studiano la natura (celeste o
umana), ma anche la religione poiché, secondo una tradizione orientale,
persiana e egiziana (ermetica), lo studio degli astri (astronomia) si era as
sociato al culto delle divinità astrali e, pertanto, si era configurato come
una astrolatria. Il percorso teorico di questa dottrina magico-religiosa
pagana che dalla bassa latinità penetra nel cristianesimo, ha una battuta
d'arresto nell'opera di Agostino, quindi è espunta ogni astrolatria nell'a
strologia naturale di Tommaso d'Aquino, tra i teologi, e di Pietro d' Aba
no e di altri, tra i filosofi e medici medievali. Riemerge poi nel Rinasci
mento nell'ermetismo neoplatonico di Marsilio Ficino e di Agrippa.
Questa linea di percorso sarà uno dei temi centrali di questa ricerca. Una
storia della magia e una storia della filosofia medievale condividono così
una fonte comune, che è, da un lato, la religione e dall'altro la scienza,
considerata come astronomia definita la « scienza del movimento del tut
to», scientia totius o cosmologia.
Questo lavoro non sarà tanto a carattere espositivo (solo là dove sarà
necessario), il che non aggiungerebbe molto alla monumentale storia del
la magia e delle scienze sperimentali dell'illustre Thorndike5 , quanto in
vece intende mettere in luce gli orizzonti categoriali, i concetti limite che
stabiliscono i confini tra magia, scienza e religione, là dove esistono, e a
quali fondamenti filosofici, o principi religiosi, o concezioni della scien
za si riferiscono. Essi sono rintracciati nelle dottrine di alcuni autori so
prattutto del XIII e XIV secolo, le cui analisi puntuali o le posizioni pro
grammatiche hanno rappresentato dei momenti salienti nella storia del
la magia medievale, sia per i chiarimenti apportati, sia per le incertezze o
gli equivoci che hanno introdotto, come esemplare la poca chiarezza del
termine della cosiddetta magia « naturale». La magia ha sempre avuto
dei confini incerti e il triangolo magia religione e scienza è apparso ine
vitabile. È dato rilevare nelle opere degli autori esaminati la coincidenza
4 Per questa definizione cfr. N. WEILL PAROT, Science et magie au Moyen age, in]. HA
MESSE (a cura di), Bilan et perspective des études médiévales (1 993-1 998), Brepols,
Tu rnhout 2004, pp. 5 37-38.
s L . THORNDIKE, A History o/ Magie and Experimental Science, Macmillan, New
York 1923 ss. 8 vv.
XIV Introduzione
dei temi magici con problemi6 metafisici, religiosi, naturali o fisici, co
smologici e logici, nonché morali.
Tuttavia diversamente da come ha sostenuto Thomdike, che tutta la
storia del pensiero occidentale non sia altro che una storia della magia
consistente in uno stato mentale che abbraccia tutti i livelli della condi
zione umana, questa ricerca ha lo scopo più modesto di soddisfare le esi
genze di un lavoro di storia intellettuale riguardante la religione, la filo
sofia e la scienza del Medioevo, là dove trattando di magia si associa la
razionalità alla superstizione, la natura alla sovrannatura, l'evidente al
l'occulto. Nell'analisi della magia e delle cosiddette «scienze» magiche
(le matematiche proibite) è dato rintracciare una terminologia vasta e
spesso equivoca, come occulto, segreto, analogia, affinità, corrisponden
za, armonia, simpatia, divinazione, caratteri, nomi, parole e segni «effi
caci» o meno, che presentano una grande diversità di significati.
Altro argomento centrale del presente lavoro sarà districare gli equi
voci della cosiddetta magia «naturale» nel Medioevo, sia a livello reli
gioso-teologico, che sul piano scientifico-medico-astrologico, ottico. Si
arriverà a ricostruire una definizione di magia in cui le nozioni di occul
to, di spirito, di demone o di angelo sia nella magia ebraica salomonica
che cristiana (ars notoria) con il loro rituale destinativo, assumeranno
una funzione centrale, arrivando pertanto a centrare i due aspetti essen
ziali della magia «destinativa» che sono la teurgia cerimoniale e la divi
nazione astrale. Anche a questo proposito si vedrà come diverse siano
state le concezioni di necromanzia (o nigromanzia) in relazione all'astro
logia nella classificazione delle arti magiche presentate nelle più impor
tanti enunciazioni date da Isidoro di Siviglia, Rabano Mauro o più tardi
Michele Scoto, il mago per eccellenza, o l'autore dello Speculum, di Pie
tro d'Abano e di Taddeo da Parma e numerosi altri autori. Io mi soffer
merò su alcune di queste classificazioni soprattutto della fine del secolo
XIII e inizi del XIV in quanto molto più dettagliate e articolate delle pre
cedenti anche per la contaminazione dell'ordinamento delle scienze dato
dai filosofi arabi dei secoli IX-XII con quelle dell'antichità, conosciute
adesso agli inizi del XIII per le traduzioni toledane.
Tra queste precisazioni terminologiche una tra tutte ci appare privile
giata per una esigenza di chiarimento. Cosa è stata la magia «naturale»
nel Medioevo? Quale magia? È la stessa cosa della magia «destinativa»?
Una prima considerazione è indispensabile se si osserva che per il perio
do esaminato è stata elaborata dai filosofi, teologi e dotti del tempo il
Magia e religione
Wouter J. Hanegraaff nella voce di Introduzione alla Magia in generale7
(Magie) ci propone le principali interpretazioni che sono state date negli
ultimi decenni, distinguendole in «intellettualiste» (di Taylor) , di «fun
zionaliste» (di Marce! Mauss e Emile Durkheim) e in un terzo modo, di
«partecipazione» alla maniera di Lucien Lévy -Bruhl e di Bronislaw Ma
linosky. Essi la intendono come «partecipazione» che sarebbe una co
stante di tutte le società sia primitive che evolute, e questa definizione ha
dato lo spunto alle più recenti discussioni. Secondo questa terza spiega
zione la magia di «partecipazione» consisterebbe nell'idea di una con
sustanzialità o identità tra cose o persone, sen za l'assunzione della pre
senza di legami o vincoli intermediari8 • Taylor distinse all'inizio dei suoi
7
W.J. HANEGRAAFF, Magie I, lntroduction, in A. FAIVRE, R. VAN DEN BROEK, J.P. BRACH,
BRil..L (a cura cli), Dictionary o/Gnosis and Western Esotericism, Leida; voi. II, 2005, ad vocem.
8
E.B. TAYLOR, Primitive Culture, Murray, Londra 1980; J.G. FRAZER, The Golden
Bough, MacMill an, Londra 1951; M. MAUSS, Esquisse d'une théorie générale de la magie,
XVI Introduzione
" Cfr. anche G. FILORAMO, Che cos'è la religione. Temi, metodi, problemi, Einaudi,
Torino 2004.
Introduzione XIX
ni come Tertulliano, la religio cristiana in quanto vera, è contrapposta alla
religione dei pagani in quanto falsa. In questo modo il cristianesimo
compie un vero sovvertimento della religione romana non più ritenuta
tale, che costituisce un aspetto importante nella costruzione dell'identità
stessa del cristianesimo antico 16 • Agostino poi nel De vera religione, in
una prospettiva platonica, identifica l'essenza del cristianesimo in quan
to «vera» religione, non tanto nell'aspetto oggettivo delle pratiche di
culto, quanto in un rapporto soggettivo, interiore del credente con il vero
Dio. Basterà ricordare le affermazioni, più tardi, di un altro famoso pla
tonico, Nicola Cusano che afferma che esiste una sola religione nella va
rietà dei riti, una religio in rituum varietate: una dottrina la quale per
mette di avvicinare le tre religioni monoteiste all'unità e alla pace uni
versale della fede in un unico Dio condiviso dalle tre religioni monotei
ste al di là delle differenze di rito 17 che non ne costituiscono la parte es
senziale. Pertanto esiste nella religione un aspetto individuale soggettivo
che è la credenza nell'unico Dio che si rivela, e un aspetto oggettivo che
è quello del rito ed è istituzionale. Le tre religioni monoteiste (più stret
te tra di loro, l'ebraismo e il cristianesimo rispetto all'islamismo), hanno
in comune il carattere di «rivelazione» in un libro sacro, la Bibbia del
l'Antico e del Nuovo Testamento per cui un Dio unico ha parlato per
mezzo dei profeti, dei martiri, dei santi, degli apostoli e dei Padri della
Chiesa. Pertanto la religione ha una origine rivelativa (la Parola) e così ha
un valore assoluto di verità.
Nel Medioevo cristiano si separò dapprima la religione dalla super
stizione pagana che consisteva nell'insieme delle pratiche di culto a falsi
dei per ottenere favori e benefici ed a essa fu accomunata la magia. È
sempre Cicerone che afferma: «Non solo i filosofi ma anche i nostri an
tenati distinsero la superstizione dalla religione: quelli che per intere
giornate pregavano e immolavano vittime per ottenere che i loro figli fos
sero «superstiti», furono chiamati «superstiziosi» e tale nome ebbe poi
più vasta estensione» (De natura deorum, II, 28, 71-72). La superstizio
ne è quindi il culto dei falsi idoli e sarebbe la latreia, che non è la religio
ne. Gli unici aspetti apparentemente comuni tra religione e magia su
perstiziosa erano le pratiche di culto che tuttavia differivano: la magia ha
una tecnica limitata e, come vedremo, nel Medioevo essa consisteva nel
le cerimonie di divinazione astrale di provenienza ermetico-neoplatoni
ca, nelle tecniche della scienza infusa (ars notoria), nelle cerimonie teur-
16 C fr. M. SACHOT,
Religiolsuperstitio Histoire d'une subversion et d'un retournement,
« 'Revue de l'histoire des religions», 1991, 208, pp. 355 -94.
17 N ICOLA C USANO, La pace
della fede, trad. it. di G. Federici Vescovini, Edizioni C ul
tura della Pace, Firenze 1993, pp. 20
ss.
xx Introduzione
Magia e scienza
Una prima definizione generale che sembra accettabile per ricostruire
cosa sia stata la magia nel Medioevo è proprio quella che la contrappone
al sapere razionale ossia scientifico, perché nel Medioevo furono elabo
rate classificazioni delle discipline magiche distinte da quelle scientifi
che, da parte di filosofi, teologi o scienziati che poggiavano il loro ordi
namento su ben determinate teorie filosofiche, fossero aristoteliche, stoi
che, platoniche, stoico-neoplatoniche o ermetiche, oppure riferite alle
verità del Cristianesimo.
Il prob lema della relazione tra magia e scienza nel Medioevo non pre
scin de dalle accezioni dei concetti della scienza che allora furono elabo
rate: se la scienza è un sapere su fondamento razionale, che espunge l'ir
r�zio_nale e l'incomprensibile dal suo ambito, come è possibile che la ma
gia sia la «scienza » dell'ignoto, dell'occulto? definizione che pare con
t�a? dittoria in ierminis. Questa definizione tuttavia fu elaborata per de
finire la cosiddetta magia «naturale » con cui equivocamente fu intesa
�ma filosofia della natura, secondo un concetto di occulto diversamente
inteso da teologi, filosofi e scienziati dall'XIII al XIV secolo. Questa idea
ha generato una notevole confusione nelle dottrine e nelle interpretazio-
XXII Introduzione
ni sia della filosofia che delle scienze fisiche medievali come la medicina
e l'astronomia.
Agli equivoci e ai fraintendimenti della magia «naturale» oscillante
tra superstizione e scienza, compromessa con l'astrologia cerimoniale o
la negromanzia, sarà dedicata la parte centrale di questo studio, in rela
zione alle dottrine di Guglielmo d'Alvernia, Alberto Magno, Ruggero
Bacone, Pietro d'Abano, Nicole Oresme, Biagio Pelacani da Parma.
Alla comprensione della dottrina di questi autori dei secoli XIII e XIV
molto ha nociuto la definizione di magia naturale data nel Rinascimen
to su base neoplatonica e cabalistica da Pico nelle sue Theses de magia,
e sul versante scientifico da Giambattista della Porta (Magia naturalis,
1558, I, 1). Questi riprendeva una certa concezione che si era avuta già
nel secolo XIII e risalente ad Agostino per cui si distingueva la magia
superstiziosa che si avvale dell'intervento degli spiriti immondi o de
moniaci (magia necromantica) dalla magia naturale, definita quest'ulti
ma così come aveva già trattato anche Oresme (come vedremo nel ca
pitolo IX). Essa è un procedimento che non oltrepassa i limiti delle cau
se naturali e le cui operazioni appaiono meravigliose solo perché ne ri
mane nascosto il procedimento. Nel qual caso (come vedremo) secon
do alcuni autori il termine «magia» risulta improprio (Pietro d'Abano),
perché incardinato in un sistema razionale di cause e di forme, median
te la nozione della cosiddetta «forma specifica» (si veda qui i capitoli
sul chiarimento di forma specificata portato da Pietro d'Abano e da Ar
naldo di Villanova).
La relazione tra magia e scienza investe dunque il problema della
conoscenza razionale o meno, mediata o immediata, con procedimenti e
regole ben definiti e con obbiettivi specifici.
della magia, fosse scienza o non lo fosse, rinvia dunque a quello della ve
rità, anche nella forma per la quale essa richiedeva l'intervento di entità
superiori alla mente umana (i demoni e gli angeli) per attingere tale sa
pere inconoscibile, occulto.
Così il discorso si estende alle «sostanze separate», fossero demoni o
angeli o pianeti e viene a concernere la demonologia. Quali furono le
dottrine demonologiche più importanti nel Medioevo?
Quante tradizioni si sono avute? E così ci troviamo di fronte alla dot
trina del demonio come angelo caduto di Agostino, di Anselmo, di Gu
glielmo d'Alvemia, di Giovanni XXII. Quest'ultimo, con la sua consul
tazione sui quesiti di magia posti al Vescovo di Lucca, Enrico del Car
retto, iniziò a separare la superstizione dalla realtà dell'operazione magi
ca, di contro alla demonologia razionale di Tommaso e di Vitellione, fino
alla sentenza della Facoltà di Teologia dell'Università di Parigi ispirata da
Jean Gerson, di condanna al rogo per eresia diJean de Bar (Johannes de
Barro) del 1398 e alla codificazione successiva della stregoneria secondo
la casistica del Maglio delle streghe di Kramer e Sprenger del 1486.
D urante questi secoli la magia demoniaca, ritenuta superstiziosa e il
lusoria diviene qualcosa di reale e di condannabile, non è più una falsa
credenza, ma una idolatria e quindi una eresia. Si origineranno da qui i
processi di stregoneria dei secoli XV-XVI e XVII che riguarderanno solo
molto indirettamente il mio discorso.
Se la magia come Giano bifronte ha due facce volte una alla scienza e
l'altra alla religione, i confini sia rispetto alla religione che alla scienza, in
alcuni casi, negli scritti di alcuni teologi, filosofi o scienziati, medici e astro
nomi, sono rimasti fluttuanti, incerti, non ben demarcati teoricamente.
La magia si è qualificata infatti come scienza e Nicolas Weill-Parot20 ha
parlato di una tipologia graduale tra scienza e magia. Se ci si riferisce al
principale testo di magia filosofica medievale a fondamento neoplatoni
co -ermetico che è stata la versione latina compiuta nel XIII secolo di
un'opera di magia araba anonima, ma ispirata all'alchimista Jabir Ibn
Hayyam (sec. IX), (ma redatto agli inizi del XI secolo) e che è Picatrix, ciò
può apparire verosimile dati i suoi presupposti teorici. L'Autore la defini
sce con il termine di «scientia nigromantica» operativa, teorica e pratica.
Essa si configura essenzialmente come magia «destinativa», ossia che si
in dirizza a entità diverse. Pertanto scienza in questo caso appare termine
per diversi motivi improprio e se mai riguarderebbe solo la definizione
delle «regole» o norme delle operazioni. E del resto tale opera rimase
quasi sconosciuta nel Medioevo e riemerse solo nel Rinascimento.
La scienza sperimentale
Tuttavia nel Medioevo i filosofi, maestri delle arti, come i medici e gli
astronomi-astrologi, i filosofi della natura, accettando la definizione ge
nerale di natura come l'essere in movimento o in /ieri, si affaticarono a
trovare nei testi di Aristotele stesso una soluzione per poter conoscere
l'essere in movimento tout-court. In altre parole salvare nella scienza sia
il contingente che l'aspetto pratico, così che la scienza fosse scienza teo
rica e pratica insieme e avesse come oggetto l'individuale, il particolare,
il contingente, quell'esse in /ieri, come il malato da guarire
Questi filosofi soprattutto alla fine del XIII secolo, com'è accaduto
nell'opera di Alberto Magno e soprattutto di medici come Pietro d'Aba-
Argumentum concludit et facit nos concedere conclusionem, sed non certificar neque re
movet dubitationem ut quiescat animus in intuitu veritatis nisi eam inveniat via expe
rientiae [. .. ] oportet ergo omnia certificaci per viam experientiae. Sed duplex est experi
mentia: una est per sensus exteriores et sic experimenta ea guae in coelo sunt per instru
menta ad haec facta, et haec inferiora per opera certificata ad visum experimur [. .. ] et
haec experientia est humana et philosophica quantum homo potest facere secundum gra
tiam ei datam ; sed haec experientia non sufficit homini, quia non piene certificar de cor
poralibus propter sui difficultatem et de spiritualibus nihil attingit [. . .] Unde oportet
quod intellectus humanus aliter iuvetur [. . .] Nam gratia fidei illuminar multum [ . . . ]
Quod ergo dicit Aristoteles quod demonstratio, syllogismus est faciens scire, intelligen
dum est si experientia comitetur et non de nuda demonstratione ». ROGERI BACON!, De
scientia experimentali, in Opus maius, pars VI, a cura di J.H. BRIDGES, Oxford 1 897 -
1 900; reprint, Francoforte 1 964 , II, pp. 1 67-69. Sulle caratteristiche delle due "expe
rientiae" di Ruggero Bacone, la fisica e la spirituale, cfr. in particolare i miei Studi sulla
prospettiva medievale, Giappichelli, Torino 1965 (ristampato in Teorie della luce, Mor
lacchi, Perugia 2002 ) , pp . 55-63 .
23 ROGERI BACON!, Epistula de secretis naturae et artis et de nullitate magiae, in Opera
quaedam hactenus inedita, a cura di J.S . Brewer, Londra 1859, pp. 523-3 1 , in particolare
il cap. 6 ; trad. it di F. Bottini, Rusconi, Milano 1 990; cfr. S.J. WILLIAMS, Roger Bacon and
the Secret o/ Secrets, in Roger Bacon and the Science Commemorative Essays, a cura di
J . Hackett, Brill, Leida 1 997 , pp. 365 -93 e N. WEILL-PAROT, Encadrement ou dévoilement
!'occulte et le secret dans la nature chez Albert le Grand et Roger Bacon, in Il segreto
(Micrologus Lib rary XIV), Sismel, Firenze 2005 , in particolare pp . 166-70.
Introduzione XXVII
sono effetti incompleti, su una materia soggetta, della azione radiale che
deriva da una sorgente luminosa, il sole. Così questa illuminazione este
riore rinvia alla visione spirituale interiore della conoscenza di Dio,
l'unica vera e perfetta, fondata sulle Sacre Scritture2 •
4
24 B
ACONE, De scientia perspectiva, in Opus maius, a cura di J.H. Bridges, II, pp. 161-
62 e G. FEDERICI VESCOVINI, Studi sulla prospettiva medievale, Giappichelli, Torino 1965,
pp. 55- 63.
' BACONE, Epistula de secretis, cit., loco cit.
2
26
RUGGERO BA,CONE, Un /ragment inédit de l'Opus tertium, a cura di P. Duhem, Qua
racch i, Firenze 1909.
27
Cfr. M. PEREIRA, I.:oro dei/i/oso/i, Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo, Spo
leto 1992, pp. 57-62 e 135-4 1 e della stessa L'alchimista come medico per/etto, in Alchimia
e m edicina nel Medioevo Micrologus Library IX, Sismel, Edizioni del Galluzzo, Firenze
,
2003, pp . 77- 109 e ivi A. PARAVICINI BAGLIANI, Ruggero Bacone e l'alchimia di lunga vita,
p p. 33 -54.
XXVIII Introduzione
Il demonio
I quesiti della natura degli spiriti o dei demoni, quale sia la loro realtà,
quali poteri essi abbiano, e le diverse definizioni della necromanzia (o
«nigromanzia») che li riguarda che si ebbero nel Medioevo, saranno
centrali nella nostra analisi. Il demonio è forse l'angelo caduto secondo
l'insegnamento biblico della dottrina ebraica o cristiana (Tommaso d'A
quino e Bonaventura)?, oppure dipende dal dualismo gnostico persiano
O'empia religione di Zoroastro) accettata da Cecco d'Ascoli?, oppure è
legato alla magia astrale dell'ermetismo e del neoplatonismo arabo (Pi-
28
Su Haly Abenrudianus e il suo commento cfr. P. LuCENTINI. In liber accidentibus
ermetico e il commento di Haly Abenrudiamus al Tetrabiblos di Tolomeo, in dello
stesso , Pla tonismo, ermetismo, eresia nel Medioevo, Fidem, Lovanio la Nuova 2007, pp.
325 -45 .
xxx Introduzione
catrix e i Libri imaginum planetarum di Ermete Thebit) ? A questo tema
sarà dedicata una parte di questa nostra ricerca.
Infatti se alcuni trattati di magia astrale rientrano nella tradizione del
la magia teurgica filosofica derivata dalla filosofia dell'ellenismo o dall'a
strolatria ermetico-araba dei Sabeani di Harran , i rapporti tra magia e
religione nel Medioevo riguardarono anche la dottrina del demonio, os
sia la caduta del primo angelo, elaborata dai padri della Chiesa e dai teo
logi dei secoli medievali.
Per il chiarimento di questo tema dovrò esaminare la dottrina di
quanti (tra tutti Tommaso d'Aquino) elaborano una concezione assai de
bole dei poteri del demonio e, quindi, che ne annulla ogni efficacia, fino
al momento in cui le posizioni di alcuni teorici contribuiranno alla equi
parazione della magia con l'idolatria, si elaborerà una complessa dottri
na giuridica del patto con il demonio, quindi con la precisa connotazio
ne di eresia: posizione che si affermerà stabilmente a partire dalla fine del
secolo XIV. Tuttavia il discorso si fa complesso perché se la magia era
considerata essenzialmente nigromanzia o magia che si indirizzava a una
entità demoniaca, la discussione si estendeva alle concezioni diverse di
«magia naturale», da parte di filosofi e teologi. Ne scaturisce l'equivo
cità di «magia naturale», poiché la magia o è una operazione che supera
la natura, o è un processo di natura che segue le leggi della natura e quin
di non è magia29 •
Ma prima di arrivare alla equiparazione di magia con la stregoneria
del secolo XV è dato ripercorrere un cammino che la presente ricerca in
tende tracciare entro termini cronologici ben definiti. Assai pertinente ci
è apparsa la periodizzazione presentata da Richard Kieckhefer30 che ar-
29 Cfr. gli studi a questo proposito di P. ZAMBELLI, L'ambigua natura della magia, Il
Saggiatore, Milano 1991, in particolare pp. 122-52.
}o Kieckhefer scandisce alcuni momenti nel cammino della magia verso la stregone
ria consistente in un insieme di operazioni compiute in virtù di una venerazione diaboli
ca riconducibile a un patto implicito o esplicito e quindi riconosciute idolatriche, perciò
eresie che conducono al rogo. Nel primo periodo si tratta di pratiche superstiziose che
evocano l'uso di sortilegi, attraverso figure costruite per nuocere al nemico (1300- 1330).
Questo periodo dal 1300 al 1330 è segnato dal papato di Bonifacio VIII e di Giovanni
XXII e le accuse di magia-stregoneria hanno un carattere politico, come la condanna e il
processo del Vescovo di Cahors Hugues Géraud accusato di complotto per avere atten
tato con arti magiche alla vita del Papa (1317). Dal 1375 al 1435 la superstizione magica
è equiparata all ' idolatria, la magia è fatta coincidere con il culto del demonio (1398,
processo a Jean de Bar). L'ultimo periodo è quello che culmina nella caccia alle streghe
del secolo XV. Cfr. R. KIECKHEFER, European Witch Trials, Their Foundation in Popular
and Learned Culture, 1300- 1500, Routledge and Kegan Paul, Londra 1976, p. 10; dello
stesso: The Specific Rationality o/ Medieval Magie, «The American Historical Review»,
1994, 99, pp. 813-36 a proposito di Guglielmo di Alvernia.
Introduzione XXXI
riva alla metà del secolo XV, mentre io arresto il mio lavoro alla fine del
secolo XIV-inizi del XV con l'opera di Biagio Pelacani da Parma (1416 ) ,
essendo le problematiche della stregoneria con i processi e le persecu
zioni dei secoli XV, XVI e XVII al di fuori di questo mio studio che si li
mita a studiare i momenti di passaggio dei secoli XIII e XIV dalla magia
superstiziosa alla stregoneria, centrata sull'idea del patto diabolico.
A questo proposito può essere condivisibile l'affermazione di Alain
Boureau3 1 che ha sostenuto che l'ossessione del diavolo non è stata un
tratto saliente del cristianesimo medievale quanto dei secoli successivi in
seguito a vicende storiche, politiche, sociali, giuridiche e filosofiche
profondamente mutate e assai complesse che segnano la fine del Me
dioevo e dell'universalismo cristiano, con l'affermarsi delle religioni
riformate e le guerre di religione.
1 . Alkindi
Un esame, sia pure rapido, dell'opera latina di Alkindi (Abu Ysuf Yaqub
ibn Ishaq) . filosofo e scienziato appartenente all'età d'oro della filosofia
e della scienza araba (vissuto tra 1'800 e 1'873 a Bagdad 1 ) , è quasi d'ob
bligo per uno studio che abbia per argomento i problemi della magia me
dievale. Nella sua opera De visu o De aspectibus (aspectus è il nome con
cui i latini tradussero il termine arabo al-manazir vista o apparenza visi
va) 2 , largamente citata da Ruggero Bacone e da Alberto Magno fino a
1 Su
Alkindi cfr. A. NAGY, Die philosophischen Abhandlungen des ]a'qub ben Ishaq al
Kindi, «Beitraege z. Gesh. d. Philos. d. Mittel», II, 5, Miinster 1897, pp. XXXIV-82 (con
l'edizione degli scritti filosofici: De somno et visione, De intellectu, De quinque essentiis,
Liber introductorius in artem logicae demonstrationis, tradotti secondo il Nagy da Ghe
rardo da Cremona e da Domenico Gundissalino); S. MUNK, Mélanges de philosophiejui
ve et a rabe, Vrin, Parigi 1955 (1857), p. 339. Per le edizioni degli scritti di astrologia e me
dicina attribuiti a Alkindi: De astrorum iudiciis, Venezia 1507 ; Liber novem iudicum, Ve
nezia 15 09; De temporum mutatione sive de imbribus, Parigi 1540; De rerum gradibus, Ar
gentorati, 1531. Cfr. anche C. BROCKELMANN, Geschichte der arab. Litterature, Leida
1�3? -42, Supplemento, 1, p. 372; F. GABRIELI, Recenti studi sulla tradizione greca nella ci
vtlta mussu lmana, «La parola del passato», 1959, LXV, p. 156; R. WALZER, New Studies
on Alkindi, «Oriens», 1957, X, pp. 203-32; cfr. L. GARDET, Le problème de la philosophie
musulmane, Mélanges o/ferts à E. Gilson, Vrin, Parigi 1959, pp. 261-84. Ma in particola
re su questo R. WAI:.ZER, Greek into Arabic,
cit., pp. 175 ss., 195, 199; per una indicazio
;e. delle tr�?uzion\. latine degli scritti di Alkindi nel Medioevo cfr. M. STEINSCHNEIDER,
te europa,schen Ubersetzungen aus dem arabischen bis Mitte des 1 7 Jahrhundert, Graz
1 5 �, pp. 31 ss. . JOLIVET,
/ J Philosophie médiévale arabe et latine, Recueil d'articles, Vrin,
artg.1 19 9 1, in particolare pp. 90- 110, 193-209.
2
_Il De aspectibus è stato edito da A.A. Bjornbo, S. Vogl, Alkindi, Tideus und Pseudo
Eucl,d, drei optische Werke, Teubner, Lipsia 19 12, pp. 42 -70, e ora da R. RASHED, in Oeu-
6 Medioevo magico
vres philosophiques et scienti/iques d'Al-Kindi, voi. I, Voptique .et la catoptrique, Brill, Lei
da 1997, pp. 440-523 (con traduzione francese).
' GIROLAMO CARDANO, De subtilitate, Norimberga, Joh. Petreium, 1550, f. 315. Sui
rapporti tra Alkindi e Alberto cfr. A. CORTABARRIA, De Alpharabii et Alkindi operibus et
doctrina in scriptis sancti A/berti Magni, Las Caldas de Besaya, 1953, p. 114; ROGER BA
CON, Opus Maius, a cura di J.H. Bridges, II, pp. 2-3, 50, 68, 7 1, 459, 483, 494, 496, 499,
528, 542 . Per le conoscenze di Leonardo cfr. G. FEDERICI VESCOVINI, Note à propos de la
traduction latine des livres des astrométéorologie d'Alkindi et Léonard, in F. FROSINI, «Tut
te le opere non sono per istancarmi», Raccolta di scritti per i settant'anni di Carlo Pedret
ti, Edizioni Associate, Palermo 1998, pp. 101-11.
4 Su le traduzioni latine di Alkindi nel Medioevo cfr. STEINSCHNEIDER, Die europiii
schen, cit., pp. 31 ss.
' Per l'edizione critica in latino del De radiis cfr., Al-Kindi De radiis, a cura di M.T.
D'Alvemy, F. Hudry, «Archives d'histoire doctrinale et littéraire du Moyen Age», 1975,
4 1, pp. 139-260.
6 P. MANDONNET, Siger de Brabant et l'averroisme latin au XII/e siècle, 2 voll., Insti
tut supérieur de philosophie de l'université, Lovanio 1908- 1911, p. 18: «De collectione
errorum Alkindi. Alkindus in libro De theoria artium magicarum multos errores protulit.
I. erravit enim quia simpliciter et sine conditione asseruit futura pendere ex conditione
supercoelestium corporum, unde, in dicto libro, capitulo De radiis stellarum, ait quod
qui totam conditionem coelestis harmoniae notam haberet, tam praeterita quam futura
piene cognosceret. 2. ulterius erravit quia credidit effectum omnium causarum munda
lium pertingere ad quodlibet individuum, ex quo sequitur omnem causam et causatum
quodam modo infinitam habere virtutem, ex quo virtus cuiuslibet causae ad omnem ef
fectum attingit. Unde in praedicto libro, capitulo de radiis elementorum, ait quod pro
vero asserere debemus omne actuale habens existentiam, in hoc mundo elementorum,
radios emittere in omnem partem qui totum mundum replent. Unde est quod omnis lo
cus mundi radios continet omnium rerum, in eo actu existentium. 3. ulterius incidit in
alium errorem, quod qualibet re huius mundi piene cognita, piene totius mundi habere
tur notitia, et hoc est quod ait in capitulo de radiis stellarum, quod unius individui huius
Le /onti 7
8 BJòRNBO, Alkindi, cit. , p. 43 . Cfr. anche E. O'LEARY DE LACY, Arabic Thought and its
Piace in History, Kegan Paul, Londra 1922, p. 136; J. J0LIVET, Philosophie médiévale ara
be et latine, Recueil d'articles, Vrin, Parigi 199 1 , in particolare pp. 90- 1 1 0, 193 -209.
9 Si tratta di un'opera forse tradotta da Domenico Gundissalino, di cui il Nagy ha
dato l'edizione sulla base di alcuni codici di cui il più interessante ci sembra il Vat. lat.,
2 1 86, ff. 7 1r-74v (a cura di A. Nagy, pp. 4 1 ss.) . Cfr. J. JOLIVET, La matière d'en haut, « An
nuaire » (Ecole pratique des Hautes Etudes, Sciences Religieuses) , 1 987 - 1 988, 96, in
Philosophie médiévale arabe et latine, cit., pp. 90- 1 10.
10 ALKINDI, De quinque essentiis,
a cura di A. N agy, p. 3 3 . Cfr. G. FEDERICI VESC0VI
NI, Lo pseudo-Empedocle, Alkindl Picatrix, in Storia della scienza medievale, Enciclope
dia Italiana, IV, Roma 200 1 , pp. 352-64.
1 1 « Forma vero est nomen comprehendens diversa» (cit., p. 34).
1 2 ALKINDI, De quinque essentiis, cit., p. 30.
Le fonti 9
t nde l' espressione che la forma è una potenza • Dal caldo e dal secco,
13
1 8 « Impressio igitur cum eo, in quo est impressio simul est radius» (De aspectibus, a
operazione delle stelle procede per raggi. In ogni luogo ogni stella dif
fonde i suoi raggi26, e la diversità dei raggi unita alla diversità dei luoghi,
delle cose e degli elementi, rende diverso ciò che è contenuto in tutti i
luoghi.
Le stelle agiscono sulle cose terrestri che a loro volta reagiscono in
modo diverso a seconda della natura degli elementi che le compongono.
Così esiste una interazione di irradiazione continua tra mondo celeste e
mondo terrestre, tra mondo superiore e mondo inferiore2 7 •
I raggi delle stelle hanno infatti proprietà diverse nelle cose a secon
da della diversità di composizione delle cose stesse. Ma il mondo degli
elementi si comporta allo stesso modo di quello delle stelle, cioè operan
do per raggi. Emettono raggi anche i corpi colorati28 a seconda dei vari
colori. Pertanto, afferma l'autore, tutte le cose di questo mondo, siano
sostanze o siano accidenti, emettono raggi, a loro modo, come le stelle29 •
E così tutto ciò che ha una esistenza attuale nel mondo degli elemen
ti emette in ogni parte raggi che riempiono tutto il monda3° .
I raggi possono essere più o meno forti, e la loro forza maggiore o mi
nore è dovuta, in parte, alla loro maggiore o minore obliquità. Tra tutte le
36 TOU SSAI
NT, Les raisons de la magie, cit., p. �80. Si veda anche F. MEREOI, E. ScAP
AR�NE ( a cura di), La magia nell'Europa moderna, tra antica sapienza e filosofia naturale
r
Atti del convegno, Firenze 2-4 ottobre 2003), Olschki, Firenze 2007.
3 7 De radiis , cap.
6, p. 237; cap. 7 : De/iguris, pp. 250-52; cap. 8: De imaginibus, pp. 252-
5 4 ; cap. 9: De sacrificio, pp. 254-58
.
14 Medioevo magico
sarà dotato di una virtù naturale proveniente dai cieli e da una virtù ac
cidentale conseguente (cap. 6, pp. 235-36).
È chiaro pertanto che per Alkindi le parole hanno un vero significato
magico, in quanto non hanno valore in se, bensì il loro significato è con
seguenza dell'azione dei raggi celesti, e talvolta dell'uso degli uomini. A
proposito dell'efficacia delle preghiere questa dottrina è esemplare per
ché egli afferma che non possono mai modificare Dio che è immutabile
(come sappiamo Alkindi era credente3 8 musulmano), tuttavia se la ri
chiesta è conforme all'armonia e le formule sono unite ad intenso desi
derio e pronunciate con la dovuta solennità, producono l'effetto auspi
cato39. Alkindi si diffonde anche nel rituale magico, ricordando che cer
te formule devono essere cantate, altre accompagnate da musica e dan
za40. Pertanto le preghiere, come le formule magiche, agiscono secondo
l'intenzione dell'operatore per il semplice fatto di esser pronunciate se
condo il dovuto rituale, da un postulante, anche ignorante ma fiducioso
nell'efficacia del rito medesimo.
Così Alkindi da musulmano afferma lo straordinario potere dei nomi
di Dio, anche quando a pronunciarli siano uomini che non ne compren
dono il significato, né conoscono Dio. D'altronde per Alkindi nessun
uomo può conoscere Dio, nessun sermone umano è adatto a definirlo4 1 •
bent in sua n aturali existentia respectum ad Deum, non quidam quod Deus defin iant».
(De radiis , p. 249).
42
S.V. GONZALEZ, LA escuela de traductores de Toledo con la historia de pensamiento,
A�ntamento de Toledo, Toledo, 1998; CH. BURNEIT, The Institutional Context o/ Ara
bzc Latin Translations of the Middle Ages: a Reassesment o/ the School o/ Toledo, in
O. WEIJERS (a cura di), Vocabula of Teaching and Research between Middle Ages and
ry
Renaissance (Proceedings of the Colloquium, Lon dra, The Warburg l nstitute, 11-12 mar
zo 1994), Brepols , Turnhout 1995 , pp. 2 14-35 .
16 Medioevo magico
43
Per i problemi della definizione del rituale cfr. lo studio di C. FANGER, in Conjuring
Spirits, Texts and Traditions o/ Medieval Ritual Magie (a cura della stessa), Pennsylvania
State University Press (Magie in History) 1998, pp. VII-XVII. Per i Sabeani di Harran
cfr. M. TARDIEU, Stibien coranique et Stibien de Ha"tin, «Joumal asiatique», 1986, 274,
pp. 1-44; T.M. GREEN, The City o/Moon God. Religious tradition o/Ha"an, Brill, Leida
1992; A. CAIAZZO, Images du ciel d'Orient au Moyen tige, Vrin, Parigi 2003.
44 «Et generaliter nigromantiam dicimus pro omnibus rebus absconditis a sensu et
quas maior pars hominum non apprehendit quomodo fiant nec quibus de causis ve
niant » (Picatrix, ed. cit., libro I, cap. 2, p. 5).
Le fonti 17
4' B. Rov, Richard de Fournival auteur du Speculum Astronomiae, « Archives d ' histoi
re doctrinale et littéraire du Moyen Àge », 2000, 67, pp. 159-80.
Le fonti 19
colo rappresentò un momento importante nella storia della magia medie
vale, come nella storia della scienza. Grandi traduttori come Adelardo di
Bath, Gerardo da Cremona, i dotti ebrei della corte di Alfonso X di Casti
glia, i grandi matematici e astronomi come Abramo Savosarda (bar Hiyya),
Levi ben Gerson, svolsero un lavoro di divulgazione di grande rilievo sia
di testi astronomici che astrologici e magici • Lo Speculum forniva una
46
46 ALFONSO X EL
. SABIO, Astromagia (Ms Reg. lat. 1283) a cura di A. D'Agostino, Li
guori, N apoli 1992; dr. A. GARCIA AVILES, Imagines magicas. La bora astrologica de
Alfonso X y su fortuna en la Europa bajomedieval, in M. Rodriguez Llopis (a cura di),
A /fon�o X: aportaciones de rey castellano a la construccion de Europa, Regi6n de Murcia,
Murc1a 1997, pp. 137 -72.
47 Ne tratta
anche il cabalista cristiano Agostino Ricci nel suo famoso commento
De motu octavae sphaerae, per Simon Colinaeus Parigi, 1521; dr. F. SECRET, Les
Kabbalistes chrétiens de la Renaissance Arché, Neuilly-Seine Milano 1985 (nouvelle éd.)
pp. 81 e ss.
48 _ fr.
� �- MORÉLON, Thebit b. Qurra, I.:astronomie arabe orientale entre le Ville et le
XIe stecle, n Histoire
. t des sciences arabes, a cura di R. Rashed, R. Morélon, I, Seuil, Pari
gi l 997, pp. 4 9 -61, che esclude l'attribuzione a Thebit del De motu octavae sphaerae.
20 Medioevo magico
49 Le due versioni sono edite da F.J. CARMODY, The astronomica/ Works o/ Thabit
b. Qurra, University of California Press, Berkeley, Los Angeles 1960, pp. 180-97 .
,o CH. BURNETI, Talismans: Magie as Sdence, in ID. , Magie and Divination in the
Middle Age, Variorum Reprints, Aldershot 1996, I, pp. 7-9.
Le fonti 21
1
' Si veda G. FEDERICI VESCOVINI, Introduzione all'edizione critica del Lucidator, cit. ,
p. 86 e CH. BURNEIT, Magie and Divination in the Middle Ages, Variorum Reprints, Ash
gate Aldershot 2001, V, pp. 231-34.
' C fr. P. LUCENTINI, V. FERRONE C OMPAGNI, I testi e i codici di Ermete nel Medioevo,
2
54 Alcune di queste opere come il Liber de stellis beibeniis (ossia «beibenia» che si
gnifica «stella fissa») tradotta a Toledo de Salio da Padova verso il 1218, come il Liber de
accidentibus, due Libri di spatulamantia, il Liber de spatula e il Liber alius de eodèm sono
stati editi nel volume Astrologia et divinatoria (Hermes latinus, IV.4), Brepols, Turnhout
2001, pp. 53-8 1 (arabo e latino). Una lettura di essi, eccetto i libri di magia della spatula ,
permette di rintracciare facilmente i caratteri della magia ermetico operativa talismatica.
Cfr. P. KUNITZSCH, Zum liber hermetis de stellis beibeniis, «Zeitschrift der deutschen mor-
Le/onti 23
enla
i endische Gèselleschaft », 1968, 1 1 8, pp. 62-74. Cfr. anche Kunitzsch, Lucentini,
um ett (a cura di) , Hermes latinus IV4, cit., pp. 159-73 , 195-22 1 e 263 -72.
. " Cf�. D. PINGREE, Learned Magie in the Time o/ Frederic II, in Le scienze alla Corte
d1 Federico II, « Micrologus », cit. Questo criterio è semplificato da B . COPENHAVER,
Sch olastic Ph ilosophy an Renaissance Magie in "De vita » o/ Marsilio Ficino, « Renaissan
d
ce Quaterly» , 1984, 37, pp. 523 -54.
24 Medioevo magico
'6 Cfr. gli atti dd Convegno: Hermetisme /rom Late Antiquity to Humanism, Brepols ,
Turnhout 2003 e V. FERRONE COMPAGNI, Studiosus incantationibus Adelardo di Bath,
Ermete e Thebit, « Giornale Critico della Filosofia Italiana », 200 1 , 80, pp. 36-6 1 .
Le fonti 25
'I. CAIAZZO, Note sulla fortuna della Tavola Smeraldina nel Medioevo latino, in Her
8
metism /rom Late Antiquity to Humanism, cit., pp. 697-709 e J.-M. MANDOSIO, La Tabu
la smaragdina nel Medioevo latino I. La tavola smaragdina e i suoi commentari medievali,
ivi, pp. 681-696.
' 9 HUDRY, De secretis nature, cit. , pp. 23 -34; ERMANNO DI CARINZIA, De essentiis, a
cura di Ch. Bumett, Brill, Leida 1982, p. 130.
60 R. STEELE, D.W. SINGER, The «Esmerald Table» (Liber Hermetis de Alchimia), in
«Bullettin de philosophie médiévales», 1992, 34, pp. 163 -80 e 35 (1993), pp. 130-49.
Le fonti 27
e con alcune discrepanze rilevate anche dal Plessner67 nella sua edizione
68
(che seguiva quella dell'Achillini del 1501 ) rispetto a quella di Bacone,
fu edita a cura di Steele tra le opere di Ruggero Bacone. Ed è a questo au
tore nelle sue formulazioni sviluppate soprattutto nel breve scritto Dei
segreti della natura e della nullità della magia che ebbe la maggiore cir
colazione. Tuttavia la Tavola Smeraldina non può essere considerata né
un'opera di magia destinativa né di magia naturale alla maniera di Gu
glielmo di Alvernia (vedi Capitolo II), semmai «naturale», ma con tutti
gli equivoci connessi a questo termine relativi al suo riferimento a «oc
culto» (si veda qui il Capitolo IX).
f) La magia «platonica»-araba: il «Liber vacce sive aneguemis sive
Leges Platonis» (sec. IX-XII)
Il Liber vacce o anche Liber aneguemis sive Leges Platonis è un'opera di
magia araba redatta da un anonimo, la cui composizione in arabo è co
nosciuta solo in alcuni frammenti citati da Jabir ibn Hayyam e dal rias-
63
ROBERTUS LINCOLNIENSES (Pseudo), Summa philosophiae in ROBERTUS LINCOL
NIENSES Philosophischen Werke, a cura di L. Baur, «Beitriige zur Geschichte der Philo
sophie des Mittelalters», (Aschendorff, Miinster), 1912, pp. 275-643.
64 C
fr. CAIAZZO, Note, cit. , p. 705, MANDOSIO, La Tabula, cit., pp. 684-86.
6
' S .J . W ILLIAMS (a cura di), Philip o/ Tripoli's Translation o/ the Pseudo-Aristotelian
Activity in the Crusader Levant, in I. DRAELANTS, A. T IHON, B. VAN DEN ABEELE (a cura
t),
_
Occident et Proche-Orient. Contacts scienti/iques au temps des Crusades, (Actes du
lìolloque de Louvain-La-Neuve, 24 et 26 Mars 1997) (Réminiscences, 4), Brepols,
, umhout 2000, pp . 79-94. M. GRIGNASCHI, I.:origine et les metamorphoses du Si" al
t5rar (Secretum secretorum), «Archives d'histoire doctrinale et littéraire du Moyen Àge,
97 6, 43, pp. 7- 1 12; dello stesso ivi, 1980, 47, pp. 7-70.
66
ROGER BACON, Secretum, in Opera hactenus inedita, a cura di R. Steele, cit., pp. 25- 175.
67
M. PLES�NER, Neue Materialien zur Geschichte der «Tabula Smaragdina», «Der
i5
1 lam . Ze.1tschnft Eiir
1 3.
Geschichte und Kultur des lslamischen Orients », 1927, 16, pp. 77-
68
ARISTOTELES (Pseudo), Secretum secretorum, in Septisegmentatum opus, Benedetto
Ettore, Bologna 150 1 , ff. 2r- 18v; su ciò in particolare CH. SCHMITT, D. KNoK, Pseudo-Ari
ot
� eles latinus, A Guide to Latin Works Falsaly Attribute to Aristotle Be/ore 1500, War
urg lnstitute, University of London (Warburg lnstitute Surveys and Texts, voi. XII),
Londra 1985, pp . 5 4 -75 .
28 Medioevo magico
69 Cfr. D. PINGREE, Plato's Hermetic Book o/ the Law, in I/ neoplatonismo nel Rina
pp. 122-24; D. PINGREE, Plato's Hermetic Book o/ the Cow, in I/ neoplatonismo nel Rina
scimento (Convegno Internazionale sul Neoplatonismo. Roma-Firenze 1990), a cura di P.
Prini, Roma 1993, pp. 133-45; dello stesso Arti/icial Demons and Miracles, in Démons et
merveilles d'Orient, « Res Orientales », 200 1, 13, pp. 109-22 .
Le/onti 29
Il. I.: ermetismo filosofico medievale (XII secolo): teologico («Il li
bro dei ventiquattro filoso/i»), cosmologico (« Il libro dei sei prin
cipi delle cose»)
Come hanno dimostrato gli studi di questi ultimi decenni sull'ermetismo
medievale e rinascimentale, di Vittoria Perrone Compagnia, di Antonel
la Sannino e di Paolo Lucentini, nonché quelli di Charles Bumett e di
David Pingree i testi ermetici tutti nella loro interezza dall'Asclepius al
Poimandro79 , ai frammenti astrologici raccolti da Stobeo e ai testi tali
smatici magici, circolarono poco nel Medioevo per il rifiuto opposto alla
antropologia magica dell'Asclepio sull'autorità indiscussa di Agostino.
Essa fu tuttavia mitigata dall'Autore ignoto (il Vescovo di Cartagine)
del Tractatus adversus haereseos, opera che era ispirata al tentativo di Lat
tanzio di trovare qualche tratto di accordo tra rivelazione pagana e quel
la cristiana ed aveva individuato nella rivelazione di Ermete Trismegisto
dell'Asclepius una anticipazione di quella di Cristo. Come hanno dimo
strato gli studi citati il periodo più influenzato dai testi ermetici o pseu
do-ermetici è stato il XII secolo. Si hanno numerose citazioni nei maestri
di Chartres, Thierry di Chartres, Abelardo, Ermanno di Carinzia, Gio
vanni di Salisbury, Alano di Lilla. Lucentini ha edito l'unico commento
sui testi di Ermete dal codice Vat. Ottob. lat. 8 1 1 , Glosae super Trisme
gistum 80. Soprattutto circolò un'operetta anonima redatta nel XII secolo
attribuita a Ermete (ma anche a dottrine aristoteliche tarde secondo le
fonti ricostruite da Françoise Hudry nella sua edizione del Liber XXIV
philosophorum 81 ) , il quale non contiene nessuna dottrina di magia, né fi
sica, né necromantica, ma semplicemente il tentativo di ventiquattro fi
losofi di definire Dio inconoscibile, utilizzando alcune nozioni tratte dai
principi di metafisica della luce neoplatonici ed ermetici che a loro volta
hanno una origine ancora più antica82 •
la scop e ta di
r una diversa, più antica redazione del Liber, rispetto a quella edita da Cle
rnens Beaumker nel 1 928.
83 ib
L er de sex rerum principiis, a cura di T. Silverstein, «Archives d'Histoire doctri
n ale et littéraire du Moyen Àge », 1
955, 22, pp. 2 17-302 .
Parte se con da
a ) Il demonio e la demonologia
2 . G uglielmo d'Alvernia, la demonologia cristiana
e la magia naturale
Guglielmo d'Alvernia 1 ( 1 1 80- 1249) , vescovo di Parigi dal 1228 alla sua
morte avvenuta nel 1249, maestro di teologia in questa Università, è uno
dei principali conoscitori dei testi di magia sia greco-romana che ermeti
ca arabo-ebraica latina e probabilmente uno dei tramiti principali delle
conoscenze diffuse che se ne ritrovano anche nell'enciclopedia astrologi
ca-magico-demoniaca di Michele Scoto redatta negli stessi anni, anche se
le fonti sia di Guglielmo di Alvernia che di Michele Scoto potevano es
sere comuni, ma non in relazione tra di loro. Le sue opere principali, il
De universo, il De fide et legibus espongono con ricchezza di dettagli le
principali dottrine magiche dei caldei, degli egiziani (i magi del Faraone) ,
degli arabi e degli ebrei (la magia salomonica contenuta nella Ydea Salo
monis et entocta (o eutunta) e nel libro delle figure di Mandel o Alman
del (si veda qui il capitolo VII). Discute di incantesimi e di forza delle pa
role, dell'uso dei nomi divini, della potenza dei suoni ed espone tutte
queste dottrine per negarle come superstiziose. Tuttavia, come ebbe a
notare già il Thorndike, egli ha contribuito notevolmente all'informazio
ne dei testi magici e così alla costituzione di una solida bibliografia ma
gica medievale. Essa poi sarà rintracciabile negli elenchi dei libri di magia
superstiziosa proibita e illecita per esempio di Taddeo da Parma o di Pie
tro d' Ab ano , come nel testo più famoso del Maestro dello Speculum
astro nomiae, De libris licitis et illicitis, attribuito con grandi discussioni a
Alberto M agno.
Come abb iamo ricordato nel XII secolo i testi ermetici tradotti dal
g reco e dall' arabo erano sostanzialmente l'Asclepius conosciuto da Lat
ta_n �io e da Agostino e i due apocrifi composti nel XII secolo, il Liber
vzgznti quattuor philosophorum e il Liber de sex rerum principiis. Essi non
1
Su Guglie!mo cfr. tour de Guillaume d'Auvergne (t 1249) Études réunies a cura
��
di F· Morenzom, J.-Y. Til
hette, Brepols, Tumhout 2005 .
36 Medioevo magico
term inismo astrologico perché la volontà umana non è inclinata a fare al
cunché: né con la forza (violentia ) , né con la necessità può essere mossa
ma solo con il consiglio, la persuasione, la speranza, il timore e la fede e
4
questo sempre spontaneamente e con conoscenza •
Guglielmo d'Alvemia parla di una magia naturale che avviene per le
forze occulte della natura e di una magia diabolica puramente falsa ed il
lusoria per l'intervento dei demoni. Egli sviluppa quindi una teoria di
magia naturale centrato sul concetto poco chiaro di occulto, destinata ad
essere trasformata dai filosofi «naturali» medici e astronomi aristotelici
nella dottrina razionale della «forma specifica», come farà Pietro d'A
bano. Essa sarà ripresa e accettata in un senso molto limitativo e restrit
tivo nella filosofia naturale di Nicola Oresme. Quest'ultimo riconduce
tale «magia» naturale occulta alle meraviglie della natura (si veda qui ca
pitolo XI) in senso molto circoscritto. Guglielmo d'Alvemia pertanto
usando il termine «magia» per le operazioni non ben conosciute (occul
te) della natura, ossia per la spiegazione dei fenomeni fisici non chiari,
contribuisce alla confusione di questa filosofia della natura con la magia
necromantica, finendo per unire due concezioni, la magia naturale e
quella demoniaca o pneumatica, come avverrà nella filosofia magica del
neoplatonismo ed ermetismo del Rinascimento esemplarmente espressa
dalle visioni del mondo di Ficino e di Agrippa. Esse si svilupparono su
una diverse concezione di natura come anima, pneuma e spirito e non
sulla fisica dei quattro elementi di Aristotele.
Pertanto si è storicamente verificato un equivoco sul complesso con
cetto di magia: in particolare su magia naturale' e su magia demoniaca o
necromanzia. E l'introduzione di questa confusione è attribuibile alla
straordinaria fortuna delle teurgie neoplatoniche ermetico-cabaliste al
l'interno di un cristianesimo sincretistico accolto successivamente da
4 «Volu
ntas human a non inclin atur ad aliquid violen tia vel necessitate ut dixi, sed
concilio, vel suasion e metu et spe et aliis passionibus et hoc etiam non nisi spon te et prop
ter hoc per apprehen sion em», GuGLIEMO o'ALVERNIA, De universo, cit., III, cap. 20,
p. 742.
5P r
� � �same del problema, cfr. V. FERRONE COMPAGNI, Abracadabra. Le parole nel
la magia (Ftano, Pico, Agrippa), «Rivista di Estetica», 2002, 42, pp. 105 -30; I. ROSIER-CA
TACH, !-,a parole efficace, signe, rituel sacré, Seuil, Parigi 2004, pp. 19-20, 116, 127, che
�ett� m luce l'importan za del patto con il diavolo per definire la magia «naturale » di
uf1ie1mo d'Alvemia. Sebastia Giralt, ella prefazio e della edizio e critica del De im-
n n n n
Pro atione male/iciorum di Arnaldo di Villan ova, osserva che la distinzion e tra magia na
�urale e m agia demoniaca è facile in teoria e difficile in pratica. A parer mio, il discorso
�e e��ere rovesciato, nel sen so che è facile in pratica, poiché la descrizion e delle ope
�azio� i � generale è comun e (tranne il patto con il diavolo, che appartiene alla tradizio
� cnstiana), ma difficile in teoria per la co fusio e i trodotta tra filosofia, religion e e
scien za da p· c · o, · n n n · ·
• t m p1co e Agri· ppa, dovuta anche alle dottnn · · ermeuc1
· e de1· testi· mag1c1, -
38 Medioevo magico
Marsilio Ficino e da Pico della Mirandola, sulle cui basi essi elaborarono
le loro teorie di magia naturale e di occulto, nella quale era completa
mente mutato il concetto di natura sia umana che divina rispetto alla fi
sica aristotelica medievale. La physis non era quella dei quattro elementi
di Aristotele e della costituzione del cosmo: un universo ordinato non
più secondo la teoria del moto di Aristotele, ma popolata da divinità
agenti intelligenti, le cui immagini rivelavano la causa occulta delle loro
operazioni nella natura6 •
La magia naturale7 di Ficino fondata sul principio della simpatia uni
versale, permette all'operatore di stabilire le correnti spirituali che lega
no le parti dell'universo e quindi di sfruttarle. Tutto è «spirituale», tutto
ha «animule», anche l'ultima pietra è animata. Il mago che conosce le
connessioni di ogni specie sia animale che minerale e vegetale nella serie
astrologica celeste, ripercorre a ritroso il canale di questa diffusione e
così è capace di far rientrare nella sua superiore perfezione formale ori
ginaria, una specie materiale qualunque decaduta dal cielo la cui virtù
occulta è latente (si veda qui il Capitolo dedicato all'occulto in medicina
nell'opera di Nicola da Polonia (Capitolo IX).
L'equivoco su cosa debba intendersi per magia naturale nel Medioe
vo (dato che non si può applicare la definizione di Ficino), e considera
to che buona parte delle discipline che operano sulla natura sono la me
dicina e la farmacologia che dipendono dalla teoria del moto elementare
e celeste di Aristotele (in particolare secondo le teorie dell'azione del cie
lo, sviluppate nel De generatione et corrutione e nel De coelo), non è tut
tavia dovuta solo alla proiezione al Medioevo di queste dottrine neopla
toniche fortunatissime, della storiografia della filosofia del Rinascimen
to, ma dipese anche dalla situazione reale esistente nel Medioevo. Anche
allora esisteva una divisione fra le dottrine della corrente teologizzante
necromantici anche anonimi (cfr. l'opera edita da Richard Kieckhefer, Forbzdden Rites.
A Necromancer's Manual o/ the Fi/teenth Century, Pennsylvania 1997) (si veda in questo
volume al Capitolo IX).
6 T. KATINIS, Sulla storia di due «imagines» contro i veleni descritte da Ficino, in Her
metism /rom Late Antiquity to Humanism (La tradizione ermetica dal mondo tardo-antico
all' Umanesimo, Atti del Convegno internazionale di studi, Napoli, 20-24 novembre
200 1, a cura di P. Lucentini, I. Farri, V. Ferrone Compagni, Brepols, Turnhout 2003 ,
pp. 613-20; in particolare, N. WEILL-PAROT, Les images astrologiques au Moyen-tige et à
la Renaissance, Champion, Parigi 2002, pp. 643-708.
7 P. ZAMBELLI, Continuità nella definizione della magia naturale da Ficino a Dalla Por
ta, in D. FERRARo, G. GIGLIOm, La geografia dei saperi. Studi in memona di Dino Pasti
ne , Laterza, Firenze 2000, pp. 23-34 (ossia magia naturale intesa non come fisica, ma for
za spirituale e sovrannaturale). Si vedano le osservazioni di J.-M. MANDOSIO nell'artico
lo citato nel Capitolo IX sull'occulto e gli equivoci della magia naturale, a note 8 e 73.
Guglielmo d'Alvernia, la demonologia cristiana e la magia naturale 39
8
• . In particolare, A. DE LIBERA, Philosophie et censure. Remarque sur la crise univer-
ztaz re parisien
� ne de 1270-1277, in J.A. AERTSEN, A. SPEER (a cura di) , Was ist Philosophie
zm Mittelalter ? (Atti del X Con gresso internazionale di filosofia medievale, 25-30 agosto
1 997 in rfurt),
9
E De ·Gruyter, Berlin o-New York 1998, pp. 7 1-89.
Su Guglielmo d'Alvernia in particolare RosIER-CATACH, La parole efficace, cit. , e
V· FERR
. ONE COMPAGNI, I testi magici di Ermete, in Hermetism /rom Late Antiquity, cit. ,
tn P articolare pp. 508-509, KIECKHEFER, The Speci/ic Rationality, cit. , pp. 8 13-36.
1
' _ ° « Non enim dubitan dum est qui n Omn ipoten s altissimus suo semper laudando iu
d tcio, permittat
aliqua ex hominibus vexari multis modis a demonibus et quosdam fieri
40 Medioevo magico
demoniacos, quosdam arrepticos, quosdam lunaticos [. .. ]. De hiis autem quae fiunt per
magicam naturalem, scito quod nullam habent creationis offensam vel iniuriam, nisi quis
ex ea arte, vel nimis curiose, vel malum operatur, sicut contigit in arte medica per quam
contingit operari interdum in mortis vel in lesionem alicuius». GUGLIELMO o'ALVERNIA,
De universo, cit., p. 627, col. 2.
1 1 GUGLIELMO o'ALVERNIA, De universo, cit., cap. 4, p. 962, col. 1.
12 WITELO, Epistula de primaria causa paenitentiae in hominibus et de substantia et na
tura daemonum, a cura di E. Paschetto, Giappichelli, Torino 1978, pp. 114 ss. ; altra edi
zione con trad. inglese a cura di ]. Burchardt, WITELO, List Witelona, « Studia Coperni
cana XIX», Breslavia 1979 pp. 161-208.
Guglielmo d'Alvernia, la demonologia cristiana e la magia naturale 41
no. Alcuni passi famosi del De civitate dei 13 e del De doctrina christiana
variamente interpretati e letti diversamente nei momenti diversi dei se
coli successivi, secondo la tesi di Raoul Manselli, portarono alle conse
guenze dei secoli XV, XVI e XVII dei processi inquisitoriali della caccia
alle streghe (naturalmente dovute anche ad altre e ben complesse ragio
ni). Lentamente le istituzioni ecclesiastiche passarono a trasformare il
comportamento superstizioso, in idolatrico e infine eretico, per l'inter
vento dei demoni 14, con il riconoscimento del «patto del diavolo», così
come aveva già sostenuto Guglielmo d'Alvernia. Ciò avvenne anche per
l'equiparazione della conoscenza per previsione astrologica o per altra
tecnica delle forze occulte della natura, all'intervento divinatorio dei de
moni, il che portò successivamente alla identificazione degli dèi pagani
localizzati nei pianeti, con i demoni infernali o con gli spiriti delle intel
ligenze celesti dei neoplatonici o con gli angeli degli apocrifi ebraici (Li
bro di Enoch). Agostino aveva condannato la previsione degli uomini
che non la contemplano nelle cause eterne di Dio come i santi, bensì sul
la base di alcuni segni occulti, poiché ne hanno maggiore esperienza per
l'intervento dei demoni. Tuttavia il patto con il diavolo, come aveva sup
posto già Guglielmo d'Alvemia 15 , non era stato ancora esplicitato in
modo formale e con conseguenze giuridiche, ma lo diverrà con la con
danna parigina del 1398 16 nel processo del medicoJean de Bar.
La demonologia di Guglielmo d'Alvernia, sant'Agostino. Il patto.
Guglielmo d'Alvernia si trova si fronte alla prima irruzione delle tradu
zioni latine dei testi magici filosofici e scientifici di Aristotele nei com
menti di Averroé, di Avicenna o di Alkindi, di al Farabi o di Alhazen, ad
opera dei grandi traduttori arabi, ebraici e latini della scuola di Toledo
nel XII secolo. Ciò comportò i primi rilevanti mutamenti in tutte le con
cezioni filosofiche, scientifiche e religiose del tempo rispetto al secolo
precedente i quali provocarono alcuni interventi ufficiali come le con
danne del 1210, del 1241 fino alle battute d'arresto di tali innovazioni a
I l De civitate
dei, Iib. IX, cap. 23, Parigi 1960, voi. II, p. 362.
14 R. MANSE
LLI, Le premesse medievali della caccia alle streghe in M. ROMANELLO (a
ra
�uu di)_, La stregon eria in Europa, Il Mulino, Bologna 1975, pp. 4 1 ss. Cfr. anche F. GRAF,
g�stzne and Magie, in ].N.
BREMMER, J.R. VEENSTRA (a cura di), The Metamorphosis o/
Magzc /rom Late
An-tiquity to the Early Modern Period, Peeters, Lovanio 2002, pp. 95 -97 .
1s Cfr. in pa
d
nicolare A. BoUREAU, Satana eretico. Nascita della demonologia nell'Occi
e medi ale (1280- 1 330), trad. italiana, Baldini Castoldi, Milano 2004, capp. 2 e 3
( s�t teolog�
! 1
r-�
le d'h 1sto
.
ia del patto e il patto generalizzato, pp. 82-99).
BOUDET, Les condamnations de la magie à Paris en 1398, «Revue internationa
ue et de littérature religieuse» (nouvelle serie, 12), 2001, 73, pp. 121-57 (si veda
qu, il C apitolo VIII). ·
42 Medioevo magico
17
BOUREAU, Satana, cit. , pp. 80-99, RosIER-CATACH, La parole efficace, cit. , p . 1 8 1 .
Guglielmo d'Alvernia, la demonologia cristiana e la magia naturale 43
vino come il bene e non sarebbe una creatura. Prima della caduta esso era
un angelo buono, ma l'invidia accompagnata dalla superbia e dall'orgo
glio indusse l'angelo a non riconoscere la sua dipendenza da Dio. L'inter
pretazione d�a caduta del primo angelo, cioè la colpa di Satana divise i
teologi cristiani, in particolare Tommaso da Duns Scoto in relazione so
prattutto alla loro gnoseologia, per le concezioni diverse che essi avevano
dei rapporti delle facoltà, l'intelletto rispetto alla volontà. Secondo Tom
maso la volontà era dipendente e subordinata all'intelletto, non così se
condo Duns Scoto e i suoi seguaci. Agostino non spiegò teologicamente
fino in fondo la sua dottrina e pertanto dette luogo a interpretazioni di
verse e quindi a demonologie differenti. Tuttavia trattando di tutte le for
me di arti magiche e di divinazioni astrologiche largamente praticate nel
mondo pagano in quei secoli, Agostino attribuì tutte queste arti praticate
da uomini dai fini malvagi, ai demoni o agli angeli prevaricatori caduti, i
quali si divertono a ingannarli ed a illuderli e questo secondo una inten
zione segreta di Dio. Pertanto qualunque previsione del futuro compiuta
dagli uomini se non viene direttamente da Dio che illumina gli uomini
santi e i profeti, viene dai demoni ingannevoli, secondo un disegno im
perscrutabile divino («ut occulto quoddam iudicio divino » 18 ) . Tali arti
sono superstiziose perché conferiscono ai demoni, ciò che è invece di Dio.
Si costituirebbe così una pestifera società di uomini e demoni sulla base
di patti di infedeltà e di dolosa amicizia («societas facta infidelis et dolo
sae amicitiae constituta» 1 9 ) , non perché l'idolo sia alcunché, ma perché si
tributano sacrifici a demoni e non a Dio («guae immolant daemonis et
non deo »). E pertanto - afferma - ritengo che voi diventate amici dei de
moni («volo vos socios daemonum fieri »). In questi passi Agostino passò
in rassegna tutte le arti magiche del suo tempo e le concepì come pratiche
superstiziose di individui malvagi che finiscono per costituire una società
fondata sull 'inganno e sulla menzogna. Pertanto in queste righe famose
Agostino adombrò l'idea di un patto con il diavolo che non sarà formaliz
zato altro che alla fine del secolo XIV. Questo avverrà lungo un faticoso
processo di riflessione filosofica e teologica e di dichiarazioni esplicite per
�e quali le pratiche magiche, necromantiche e divinatorie superstiziose e
�usorie, si trasformeranno in idolatriche e quindi eretiche come devia
zioni dalla retta dottrina religiosa e quindi punibili.
Q uesto processo di trasformazione della magia profana necromanti
ca e divinatoria da credenza superstiziosa, ingannevole e illusoria per
op era di demoni, si avvia a trasformarsi in eresia tramite la formalizza-
1s
AGOSTIN O,
nienne, Parigi 1997De doctrina christiana, libe r Il, XXIII, 35-36, Bibliothèque augusti-
.
' p • 190 '
19
AGOSTINO, De-doctrina, cit. , p. 192.
44 Medioevo magico
21
GUGLIELMO o'ALVERNIA, De /egibus, ed. Parigi 1674, p. 89b; cfr. anche ROSIER
CATACH, i.A parole efficace, cit. , p. 115 a questo proposito.
22
Cf�. � - DELAURENTI, i.A puissance de mots, « Virtus verborum », Les éditions du
Cerf, Pa ngt 2007, su Guglielmo, pp. 48-50, 509- 11.
2 J GUGLIELMO D'ALVERNIA, De legibus, cit., capitolo 27.
46 Medioevo magico
1
.
DANTE, Divin� Commedia, Inferno, Canto XX, 115- 117; H.R. TREVOR-ROPER, La
c ccza alle streghe in Europa nel Cinquecento
e nel Seicento, in ID., Protestantesimo e tra
s;or azione sociale,
1;1 trad. it., Laterza, Bari 1969, pp. 139-24 1 (ed. or. Londra, 1967).
. . N. COHN, Démonolatrie et sorcellerie au moyen tige. Fantasmes et réalités, Payot, Pa
ngi 1982 ; J. C . BAROJA, Las brujas y su munda, Alianza, Madrid 1966. M. CRAVERI, Sante
e stregh e. Biografie e documenti
dal XIV al XVII secolo, Feltrinelli, Milano 1980.
48 Medioevo magico
tle_dg and eg
t e K an P.aul, Londra 1976, pp. 10-26; P.H. CHOFFAT, La sorcellerie comme exu-
. , de L ausanne,
· rs1te
oz re Un1ve
6• �NT Losanna 1989, pp. 6-7 .
OIN E DONDAINE, Le manuel de l'Inquisiteur (1230- 1339), « Archivum fratrum
p raedi cato
rum », XVI I, 1947, pp. 1 85 -9 1 ; sulla visione dualista e l'eresia catara cfr. , del
lo stesso, U
/r, m n n traité n eo-manichéen du XIIIe siècle. Le liber de duobus principiis suivi d'un
il � � t de rituel Cathare, Istituto Storico Domenicano, Roma 1939. (Si veda più avanti
ap uolo XI dedicat a Cecco d'Ascoli,
o l'Inquisizione e la necromanzia).
50 Medioevo magico
2 . La « vetula »
Ma un altro punto delicato in questa opposizione tra medicina «razio
nale» e medici «empirici» con i quali erano accomunate le vetulae sim
plices, riguardava l'operazione e la manipolazione delle virtù naturali,
piante o filtri, le pozioni con cui si cercava di guarire il malato. Cosa in
tendevano i medici dotti come Pietro d'Abano, per virtù occulte e che
cosa si ritiene intendessero le donnette praticone? In un passo del Con
ciliator Pietro d'Abano spiega che il medico che opera con le proprietà
«occulte» delle piante o delle pietre preparando filtri non agisce utiliz
zando forze misteriose che sono supra o sub-natura: queste virtù si dico
no occulte solo perché non sono evidenti né manifeste, ma devono esse
re scoperte dalla conoscenza e dalla dottrina del maestro e sono racchiu
se nelle qualità elementari (si veda qui il Capitolo IX, paragrafo c). Le
forze occulte, con cui opererebbero le donnette simplices, le vetulae che
sono ignoranti e credulone, sarebbero invece ispirate dal demonio di cui
esse sarebbero uno strumento inconsapevole. Esse sarebbero quindi i
primi soggetti dell'occupatio magica, le · sacerdotesse dell'illusione, se
condo i medici, i teologi e i predicatori degli inizi del secolo XIV.
Ma il fenomeno della stregoneria nel Medioevo dal secolo XIII al
XIV, presenta un altro aspetto complesso e ambiguo in relazione al suo
nesso con la magia dotta. Infatti suo malgrado la stregoneria è legata alla
trasmissione della magia tardo-greco-romana, ma con caratteristiche di
verse, ci sembra, dalla stregoneria e dalla magia del Rinascimento, quan
do si assestò e si diffuse in Europa una mentalità di alta magia filosofica,
cristiana, ebraica, cabalista (o meno) a partire dal secolo XV e, poi, nel
XVI soprattutto (pensiamo all'opera di Marsilio Ficino, di Pico o di
Agrippa per fare i nomi più noti). Essa si distinse nel Rinascimento dai
fenomeni di bassa stregoneria popolare.
N el Medioevo la strega o lo stregone e il mago, sono accomunati dal
lo stesso denominatore, ossia si ritengono i detentori di un potere con il
quale compiono operazioni e manipolazioni. Ma un altro aspetto com
less
fo o e difficile è l'individuazione del carattere di questo potere e del
n damento della credenza operativa. Ha scritto Richard Kieckhefer 10
ch e la magia medievale rappresenta un punto di incrocio in cui conver-
10
R. KIECKHEFER, Magie in the Middle Ages, Cambridge University Press, Cambrid
e 1
g 9 89, pp . 8-9 .
52 Medioevo magico
1 1 Per il configurarsi dell'ideale dd mago bianco come il santo cristiano, anche per
una interpretazione dd passo di Sant'Agostino (De civitate Dei, libro IX, cap. 23, ed. cit . ,
voi. II, p. 362, in cui si contrappone la conoscenza congetturale, il «coniectare» tempo
rale che è concesso ai demoni, al «praevidere temporum mutatione Deique voluntate [ . . . J
quod sanctis angelis recta discretione donatum est») e per gli sviluppi della leggenda del
santo Cipriano redento dall'amore per Santa Giustina, santo ex mago, nd Medioevo , si
veda Leggenda di Santa Giustina in IACOPO DA VARAGINE, Leggenda aurea, a cura di C .
Lisi, Firenze 1952, pp. 643-48 e lo studio di L.J. VAN DER LoF , Grégoire de Tours et la
magie bianche , «Numen», 1974, XXI, pp. 228-37. P. LEVACK, La caccia alle streghe in Eu-
Michele Scoto che « delle magiche /rodi seppe il gioco» 53
ropa agli inizi dell'età moderna, trad. italiana di A. Rossatti, Laterza, Roma-Bari 1988 (ma
Longman Groups, Londra-New York 1987) p. 9, caratterizza la magia bianca, che non
consiste tanto nelle pratiche devozionali, nelle preghiere ai santi e agli apostoli, alla Tri
nità, negli esorcismi (che sarebbero la magia bianca cristiana) quanto in tutta una serie di
pratiche benefiche volte a contrastare le operazioni dei «maleficia» naturali diretti a col
pire il corpo e l'anima con malattie, morte, povertà o qualunque altra sventura. Egli vi in
clude così le operazioni della magia più propriamente naturale come la produttiva, volta
a favorire le messi e la fertilità femminile, la magia terapeutica volta a guarire una perso
na m alata; o la magia protettiva nel senso di prevenire una disgrazia o allontanare qual
e� spirito malvagio (che potrebbe rientrare nell'esorcistica). D'altronde per la comples
�
sua ��a classificazione della magia e per le relative discussioni che dividono gli inter
P�en s1 vedano le osservazioni di J.P. COULIANO, Eros e magia nel Rinascimento, il Sag
t re, Milano 1987, pp. 168-69, che discute la .distinzione di WALKER, Spiritual and
ato
emonic, cit. , pp
. 82-83, tra magia transitiva (che opera su altri) e magia soggettiva (che
��era sul soggetto stesso). Per la magia bianca cfr. anche W.E. PEUCKERT, Philosophie.
�ersuch 1.ur Ge_schichte der weissen und schwanen Magie, Kohlhammer, Stoccarda
1 ;; 6 per la contrap
d
lize e u en posizione tra sante e streghe cfr. M. CRAVERI, Sante e streghe. Biogra-
°c m ti dal XIV al XVII secolo, Feltrinelli, Milano 1980.
12 L
itali e m arteau des sorcières, trad. francese a cura di A. Danet, Plon, Parigi 1973; trad.
2
.
a a cura di A. Verdiglione: Il martello delle streghe, Marsilio, Venezia 1977; e
G · _ ILBOORG,
Aspetti fisio logici e psicologici del «Mallaeus male/icarum », in La stregone-
rza zn Europa, c. . , . .
u pp. 323-344; cfr. anche M.R. LAZZATI , La stregonena, m S. ABBIATI,
54 Medioevo magico
3 . Michele Scoto
Michele Scoto è pertanto l'autore prezioso che può documentarci cosa
fosse la magia dotta, necromanzia o meno agli inizi del XIII secolo e la
sua opera ne connota il carattere misto di mago e stregone come l' ope
ratore di «un sapere occulto».
Egli è certamente una delle personalità più significative del pensiero
magico medievale nelle sue componenti filosofiche, scientifiche e reli
giose di questo periodo. Nei suoi scritti per lo più inediti egli rivela un
notevole sincretismo tra varie tradizioni culturali provenienti dall' am
biente spagnolo di Toledo, della fine del XII secolo, proprio in quanto
egli è stato anche un traduttore di primo piano di numerose opere scien
tifiche e filosofiche arabe di quell'ambiente.
Egli mette insieme saperi e tradizioni diverse; la sua opera è una te
stimonianza di rilievo dell'esistenza di una vasta letteratura di libri di ma
gia ermetica e della bassa latinità in un periodo leggermente anteriore al
l'opera di Guglielmo d'Alvernia il quale indugia anch'esso largamente in
lunghissime citazioni di libri di magia, assai simili a quelle di Michele
Scoto (si veda qui il Capitolo II) .
La figura di Michele Scoto è quella del mago sapiente stregone. Come
vedremo, egli ci presenta un ritratto esemplare di mago filosofo, conosci
tore di tutto lo scibile e pertanto dominatore dell'universo, imperatore del
cielo e della terra. Tuttavia la sua attività di scienziato non si esercitò nel
le Scuole, nelle Istituzioni Universitarie né nell'ambito della vita religiosa
come era consuetudine di quel tempo: egli è stato un dotto al servizio di
un Principe, l'Imperatore Federico Il; questa funzione spiega in parte an
che la sua attività enciclopedica messa a disposizione del sovrano.
Per Federico II la forza come esercizio del potere politico appare
strettamente legata al possesso di una corte (fissa e anche itinerante nel
s � o caso ) di funzionari e di dotti che siano in grado di coadiuvare il prin
c�p e , di orientarlo e assoggettare per lui tutti gli elementi dell'universo,
s 1a celesti che
terrestri ed infernali, in quanto i sapienti appaiono i de
tenton· d1. questo potere universale.
U na figura di dotto di tal genere è rappresentata da Michele Scoto, ma
un a valutazione p·recisa della sua opera , come ha sottolineato anche Char-
56 Medioevo magico
les Burnett 15 , rimane ancora da stabilire, anche perché la sua attività non
si può ricondurre solamente alla pur grandiosa trilogia del Liber intro
ductorius in astrologiam rappresentata dal primo libro Liber introducto
rius, dal secondo Liber particularis con il De mirabilibus mundi, e dal ter
zo libro, la Physiognomica 16 , bensì deve essere considerata anche la sua
produzione di traduttore di scritti che saranno fondamentali per i secoli
successivi più per la storia dell'astronomia, della medicina e della filoso
fia tout-court, che della magia, come le opere di biologia di Aristotele (il
De partibus animalium, ecc.); il De generatione animalium, il De motibus
caelorum di Alpetragio, e il De ortu scientiarum di Alfarabi.
Infatti una leggenda, imputabile soprattutto a Ruggero Bacone, ap
pare l'attribuzione a lui di molte traduzioni di Averroè dell'opera di Ari
stotele, così che maligna, ma forse veritiera, può apparire la testimonian
za di Alberto Magno che scrive nei suoi Metereologici (3 tract. IV, 26) che
Michele Scoto, non doveva avere compreso granché dei libri di Aristote
le e soprattutto non aveva inteso cosa fosse la «natura» 17 •
L'attenzione di Michele Scoto per la filosofia di Aristotele appare così
più legata ai suoi interessi naturali, biologico-medici astrologici, che alla
metafisica o alla psicologia. La definizione dell'anima che Michele ci pre
senta in una sezione del Liber introductorius 18 , mostra una vicinanza più
15 CH. BURNETI, Michael Scot and the Trasmission o/ Scienti/ic Culture /rom Toledo to
Bologna via the Court o/ Frederick Il Hohenstau/en, in Nature, Sciences and Medieval So
ciety Il. Le scienze alla corte di Federico Il, (Micrologus, II), Brepols, Turnhout 1994, pp.
101-26. Una precisa e attendibile rassegna dei manoscritti di tutte le opere di Michele
Scoto non è ancora stata fatta, in quanto il catalogo offerto dal Thorndike nella sua nota
biografia su Michele Scoto (Michael Scot, Londra-Edimburgo 1965) e A History o/Ma
gie and Experimental Science, vol. Il, New York, 1947 4, pp. 307-37 ; e dello stesso A pro
blems as to Incunabula o/ the « Phisionomia» o/ Michael Scot, «Bibliographical Society of
America», Papers, 1954, 48, pp. 4 11- 13; gli studi di C.H. HASKINS, Studies in the History
o/Mediaeval Science, New York 1927, pp. 272-98; L. MINIO PALUELLO, ad vocem, in Dic
tionary o/ Scienti/ic Biography, IX, New York 1974, pp. 361-65, andrebbero aggiornati
alla luce delle ricerche più recenti. Cfr. anche CH. LOHR, Commentateurs d'Aristo/e au
Moyen Àge latin (Vestigia, 2), Ed. Universitaires, Friburgo 1988, pp. 172-73.
16 Monaco, ms. CLM 10268, f. 19v: «Volumus librum totius artis collectum pro no
viciis scolaribus incipere ordinate qui merito dici potest "introductorius" . Hic enim libe r
constat ex tribus libris: primus quidem constat ex quattor distinctionibus, secundus liber
est simplex et ipsum librum appellamus "particularem" ... Tertius vero liber dicitur "phy
sionomie"».
17 «Michel Scotus qui in rei veritate nescivit naturam nec bene intellexit libros Ari
stotelis» (Al.BERTI MAGNI, Metereologica, in Opera, Jammy, Lione 165 1, 3 traçt. IV, 26).
18 Cfr. P. MORPURGO, Philosophia naturalis at the Court o/ Frederick II: /rom the Theo
logical Method to the « ratio secundum physicam » in Michael Scot's de anima in Intellectual
Lt/e at the Court o/ Freden'ck Il Hohenstau/en, a cura di W. !ronzo («Studies in the
History of Art», 44, Center for Advanced Study in the Visuals Arts, Symposium Pa-
Michele Scoto che «delle magiche /rodi seppe il gioco » 57
L'ideale del sapere che emerge dalla sua opera appare quindi stretta
mente consono con l'opera politica, morale e giuridica di Federico. Ma
non solo: la diversità di interessi e di compiti intellettuali assegnati dal
l'imperatore ai suoi collaboratori, aveva un elemento in comune ed uni
ficante che non dipendeva tanto dalle loro mansioni ma dalla funzione
politica di ciascuno di questi23 •
Il compito politico assegnato a Michele Scoto pare essere stato quel
lo di assicurare all'imperatore il sapere più alto ed universale, di Dio, dei
filosofi, degli angeli, degli uomini, fino alla conoscenza dei segreti occul
ti della natura e degli Inferi: in altre parole il sapere magico. Quello che
a noi appare come un sapere farraginoso, perché compilatorio, di Mi
chele Scoto, era bene la summa di tutto lo scibile del suo tempo, secon
do un ideale culturale enciclopedico che univa strettamente la cono
scenza al potere. Com'è noto Federico II, in una lettera al figlio Corra
do, aveva espresso il concetto che il potere si fonda sul sapere e che chi
esercita il potere più alto deve distinguersi su tutti, per la conoscenza più
elevata24 • La conoscenza è dominio. Per questo il concetto di sapienza
che ne scaturisce è meno quello speculativo, contemplativo ed ascetico
attribuito da tutta una storiografia filosofica al Medioevo, quanto piut
tosto un sapere pratico-operativo, attivo, orientato al controllo della na
tura, della vita dell'uomo e degli eventi, contenuto nell'epistemologia
magica.
Ma quale era l'organizzazione della conoscenza, della filosofia, della
teologia e della scienza, nei primi decenni del secolo XIII, in quel deli
cato trapasso dalla fine del XII al primo trentennio del XIII? Quello che
appare alla luce degli studi più recenti25 sulla penetrazione della filosofia
di Aristotele, sia dal greco, che dall'arabo o dall'ebraico (attraverso Aver
roè, Avicenna o Maimonide), come della scienza di Tolomeo e di Galeno
e dei matematici arabi dal IX al XII secolo, è che il crogiolo di ogni sa
pere si concentrava in Spagna, nell'incontro o meglio nello scontro delle
tre religioni, e che la filosofia greca di Aristotele e di Platone era filtrata
dai commenti e dalle traduzioni dei testi dei filosofi non solo latini, ma
2i Cfr. R. ANTONELLI, Dal clericus al poeta, in A . AsoR ROSA (a cura di), Storia della
letteratura italiana, voi. II, Einaudi, Torino 1983, pp. 17 1 ss.
24 Cfr. P. MORPURGO, La sovranità /ondata sulla nuova filosofia, (Atti del Convegno di
Todi, 1994, Federico II e i nuovi saperi), Todi 1995, con analisi del ms. Parigi BnF lat. 610
contenente secondo Morpurgo una discussione tra Federico II e Anatoli a proposito di
Maimonide.
25 Si veda anche A. RASHED, J. BIARD (a cura di), Les doctrines de la science de l'anti
quité à l 'dge classique, Peeters, Lovanio 1999; cfr. anche E.]. RAGEP, S.P. RAGEP, S. LIVE
SEY (a cura di), Tradition, Transmission, Trans/ormation (Proceedings of two Conferences
on Pre-modern Science), Università di Oklahoma, Brill, Leida 1996.
Michele Scoto che « delle magiche /rodi seppe il gioco» 59
26 F
AL ARABIUS (AL-FARABI), De ortu scientiarum (translatio Michaelis Scoti), a cura di
B�eumker, « Beitrage zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters», 1916, XIX; De
scz ntiis (translatio Gerardi Cremonensis, in ALFARABI, Catalogo de la sciencias, edicion y
a�
� �cion castellana, a cura di G. Palencias, Madrid 1953, pp. 1 19-75). Per l'operazione
ot tnale compiuta
t 0 �' Abano da Domenico Gundissalvi cfr. la mia introduzione ali'edizione di Pie
: Lucidaior , cit., pp. 64 e ss. Su Gundissalvi si vedano gli studi di H. HuGON
-Ro , La classi/ication des sciences de Gundissalinus et l'in/luence d'Avicenne, nel-
l ARDccoltacHE
a cura di J. JOLIVET, R. RASHED, Études sur Avicenne, Les Belles Lettres, Parigi
; ��
in F lP·
1 4 1 -75. Cfr. CH. BURNETT, Michele Scoto e la di/fusione della cultura scientifica,
� erzco II e le scienze, Sellerio, Palermo 1 994 , pp. 374-76.
Molto appropriato ci pare il giudizio di Jean-Patrice Boudet che scrive che « uno
60 Medioevo magico
4. Dio e l'universo
Michele Scoto ritiene che tutto l'universo sia posseduto dagli spiriti, dai
demoni e dagli angeli che fanno corona a Dio e sono i suoi ministri. Se
condo una visione agostiniana-cristiana i demoni non sono altro che gli
angeli che hanno peccato. E pertanto le forze demoniache si spartiscono
l'universo abitando l'Inferno, il Paradiso gli angeli. Nel De /undamento
terrae et mirabilibus mundi3°, opera che gli è attribuita e che riprende
temi già trattati nel Liber introductorius con più sfumature di ortodossia
egli si esprime in questo modo3 1 •
I.;Introductorium maius 32 è l'enciclopedia più completa del sapere
demonologico e magico astrale del medioevo di impianto ancora cristia
no. Per Michele Scoto i cieli sono molteplici, ma uno è il più alto di tut-
degli aspetti più notevoli del Liber introduetorius consiste nella contraddizione patente
tra condanna globale della magia considerata nel prologo come una nemica della fede cri
stiana e una ammirazione evidente non solamente per l'angelologia magica, ma anche per
tutte le pratiche magiche chiaramente demoniache». Cfr. J.-P. BoUDET, Entre scienee et
nicromanee Astrologie, divination et magie dans l'Oecident médiéval (XIIe-XIVe siècle) ,
Publications de la Sorbonne, Parigi 2006, p. 182.
28 Cfr. D. PINGREE, Learned Magie in the Time o/ Frederiek II, in Le scienze alla corte
vamente al 1320 secondo G.M. EDWARDS, The two Redaetions o/Miehael Seot's Liber ln
troduetorius, « Traditio», 1985 , XVI, p. 33 1. Sull ' iconografia astrologica di questo cod i
ce cfr. U. BAUER, Der Liber introduetorius des Miehael Seotus under Absehri/t CLM 1 0268
Michele Scolo che «delle magiche /rodi seppe il gioco» 61
ti ed è quello in cui Dio vi dimora nella sua sostanza («in quo celo deus
est substantialiter») ossia nella sua Maestà divina. Egli vi risiede in trono
contornato da angeli e astri («associatus ab angelis et astris»), i q uali gli
fanno da corona. Quanti sono i cieli tanti sono i suoi reggitori. Al centro
di questo universo terrestre e sotterraneo, tra Dio e gli inferi si pone l'uo
mo di cui Michele Scoto ci offre la descrizione come di uno stregone o di
un mago. Esso è definito come il dominator a immagine di Dio. L'uomo
è infatti un microcosmo («homo dictus est microcosmus id est minor
mundus appellatur») e poiché l'uomo è cosifatto da dominare tutte le al
tre creature e comandarle come un Dio («velut Deus»), le creature stes
se gli obbedi scono; e lo servono anche gli spiriti e i demoni che sono nel
l'aria, nell'acq ua, nel fuoco e nella terra. E così come Dio in cielo è con
tornato dagli angeli, allo stesso modo l'uomo è attorniato dagli spiriti in
visibili che sono i suoi servitori33 •
Pertanto nella prima parte del Liber introductorius abbiamo una det
tagliata descrizione non solo dei demoni e degli spiriti, ma anche degli
angeli che contornano Dio nell'Empireo con i nomi della loro gerarchia
e la descrizione delle loro funzioni34 , la loro composizione sostanziale
che è diversa da quella degli uomini35 • Ma gli angeli sono sempre crea
ture di Dio, anche se da lui dotate di particolari virtù: gli angeli sono sta
ti creati sapienti in ogni sapienza «angeli sunt creati sapientes in omni
sapientia» e Dio permette loro anche di assumere un corpo umano in
certe circostanze. I demoni invece non sono altro che mali angeli che
possono penetrare negli elementi per esempio nell'aria e presentarsi
come venti3 6 •
La demonologia di Michele Scoto, nonostante tutte le sue aberrazio-
der bayerischen Staatsbibliothek Munchen, (Codex aus Padua 14. Jahrhundert), Tuduv
Verlagsgeselleschaft, Monaco 1983 .
3 3 « Homo
quia tam esse in omnium capax possumus dicere quod est secundus Deus
L. .] dictus est microcosmus, idest minor mundus appellatur [. .. ] et quia homo est tantus
et talis ipse omnibus creaturis et singulis dominatur et dominando eis imperat velut Deus
[ : .. ] et ip se creature illi
obediunt [. .. ] et serviunt ut demones et spiritus qui sunt in aere;
sic�t in celo Deus
est associatus per angelos ita homo per spiritus invisibiles, per ignem
rtw es t cali dus et humidus habet sanguinem, per aquam que est frigida et humida habet
_eum a, per terram que est frigida et sicca habet melancoliam » (Firenze, Riccardiana, ms
Clt. f. 3 rv) .
3 4 Mon aco,
1, « D _ms. �LM, 10268, f. 9vb: « quid autem sit angelus».
ue qwdem sunt essentie: una est corporalis et localis, scilicet mundus inferior
Ut terra t que
m � sunt super eam et in ea ut animalia et elementa, et sol, luna et stelle fir
entt . Alt�ra essentia est incorporalis et inlocalis, scilicet mundus superior sciendo
�
quO celum s
Per�� quamlibet t deroreum dividitur in octo speras [. . . ] Angelus quippe in pulchritudine su-
aliam creaturam » (cfr. ms. cit., f. lOrb ) .
C fr. m s. cit. f. lOrb; f. 12v: « Angeli pro bono, velut quando eorum nominibus in -
62 Medioevo magico
5 . I.:uomo microcosmo
È notevole che Michele in questa gerarchizzazione descritta all'inizio del
Liber introductorius ponga i sapientes filosofi nella sfera più vicina a Dio.
Così il De mirabilibus mundi che pare essere una sezione del Liber parti
cularis ci presenta un interessante ritratto dell'uomo, destinato ad avere
tanta fortuna, ossia il concetto dell'uomo microcosmo, quel sapiente fi
losofo che è il dominator mundi39 , colui che è capace di assoggettare a sé
tutte le forze naturali, come Dio assoggetta a sé quelle celesti ed inferna
li: il mago.
Nel contesto dell'ideale del sapere operativo del filosofo rientra la ri
levanza dell'idea che il filosofo sia sostanzialmente il mago, la concezio
ne che di tutte le scienze o arti della previsione, la più importante sia l' a
strologia poiché è quell'arte o scienza che offre gli strumenti più sicuri
per impossessarsi delle forze celesti che governano il mondo: in altri ter
mini il concetto della filosofia come una sapienza o scienza, non con
templativa, ma operativa è peculiare dell'ideale del sapere di Michele
Scoto che è « magico», ma di una magia filosofica, dotta, astrologica.
Esso si spiega anche con la particolare ideologia culturale federiciana per
cui sapere è potere e la magia è conoscenza operativa.
Nell'opera di Michele Scoto si assiste inoltre ad un modello di intera-
ti. Scienza della natura, astronomia, religione ed etica, delle quali tutte le
physiognomica, curiosamente può essere considerata una parte, sono
pertanto strettamente intrecciate nel pensiero di Michele Scoto, anche se
il suo concetto di Dio come creatore, pur collocandolo in un contesto di
creden te monoteista, potrebbe adattarsi anche ad uno qualunque dei tre
credi, sia il mussulmano, che il giudeo, che il cristiano, tanto la sua fede
è aperta, universale e generica.
Il compito di Michele sarà quello di unire lo studio delle regole dei fe
nomeni naturali con l'ordine del mondo. Ma questo ordine non è ancora
strutturato secondo la rigorosa cosmologia razionale aristotelica, fondata
sulle regole del movimento naturale e della spiegazione delle quattro cau
se, ma pare arcaico e risalente se mai a una visione platonico-neoplatoni
co cristiana e gnostica che divide la sfera del Paradiso da quella dell'In
ferno, i buoni dai reprobi, e popola i cieli di ordini di angeli, di cherubi
ni, serafini ecc. in schiere gerarchiche secondo un ordinamento angelico
cristiano-ebraico, di ispirazione neoplatonico-gnostica assai interessante,
che ci ricorda in parte la Gerarchia celeste dello Pseudo-Dionigi, nonché
tutta una letteratura demonologica e angelologica salomonica.
L'impianto neoplatonico della concezione della realtà di Michele Sco-
40
Sul Secretum e la sua circolazione e trasformazione cfr. M. GRIGNASCHI, I.:origine
et les métamorphoses du «Sirr al'-asrar» (Secretum secretorum), «Archives d'histoire litté
raire et do ctrin ale du Moyen Age», 1976, 43 , pp. 7-1 12, e dello stesso, La di/lusion du Se
cretum secretorum (Sirral'-asrar), ivi, 1980, 47, pp. 7-70; PSEUDO-ARISTOTE, The Secret o/
Secrets, Sources and In/luence, a cura di WF. RYAN, CH. B. SCHMm, The Warburg lnsti
�ut�, Londra 1982; dello stesso CH. B. SCHMm, D. KNOW, Pseudo-Aristoteles latinus. A
tde to Latin Works Falsely Attributed to Aristotle be/ore 1500, (Warburg lnstitute Sur
ey_s and Tex tes XIl), Londra 1985; S.J . WILLIAMS, The Early Circulation o/ the Pseudo-
� rts
totelian 'Secret o/Secrets' in the West: the Papa! and Imperia! Courts, in Le scienze alla
cor e di Federico II, «Micrologus», II, cit., p. 127. Cfr. anche per la trasmissione di que
;
}ea etterat ura dei Secreta nel mondo medievale e moderno W. EAMON, Sciences and The
t
v crr�ts 0/ Nature. Books o/Secrets in Medieval and Early Modem Culture, Princeton Uni
� suy Press, Princeton 1994. In particolare cfr. STEVEN J. WILLIAMS, The Early Circula-
Iton f
o th e Secret 01J Secretts,
. c1. t. , pp. 132-33.
41
fr.
« BI" b � . �H RNDIKE, A Problem as to Incunabula o/ the Physionomia o/Michael Scot,
L O
Jiog�aph 1cal Societ of America Papers», 1954, 48, pp. 4 1 1-13. lo ho letto la Phy
sio n y
g _o mzca di Michele nel ms. Firenze Riccardiana n. 92 1 . C fr. anche D. JACQUART, La
ph s
zo
Y gno m ie à l'époq�e de Frede ric II. Le traité de Miche/ Sco t , « Mic rologus », I l, pp. 19 -
64 Medioevo magico
to, per « processione» degli esseri - come egli dirà - è innegabile anche
se è limitato nel senso che egli nega l'emanazione del mondo da Dio, poi
ché il mondo è creato. Nel proemio afferma chiaramente (come ho già ri
cordato) che il mondo non è eterno e la creatura non è fatta da sé (« quod
mundus non sit eternus, patet aperte, quia creatura non est a se facta» ) .
Egli distingue le sostanze in semplici o spirituali, e in composte o corpo
ree; in non-sensibili e in sensibili. Le sostanze semplici sono Dio, l' ange
lo e l'anima (ut Deus, angelus et anima) ; quelle composte sono l'uomo, il
bove e la pietra (ut homo, bos et lapis) . I corpi si distinguono poi in ani
mati, come quello dell'uomo, dell'albero (arbor) e dell'erba (herba), e in
quelli inanimati come la pietra (ut lapis) . Tra gli animati come l'uomo si
dovrà distinguere l'animato dotato di ragione come Dio, l'angelo e l'uo
mo (anima! rationalis, ut deus, angelus et homo), e gli animali irrazionali
come il cavallo e il granchio (equus et cancer) 42 • Con questa definizione di
Dio come anima! rationalis vivente dotato di ragione come l'angelo e
l'uomo ci pare che Michele Scoto si ponga in una tradizione filosofica
che non sembra avvicinabile né a quella dell'ontologia dell'ente primo di
Aristotele, né a quella del Nous divino di Averroè, ma se mai a una con
cezione neoplatonico-magica degli esseri spirituali e viventi che vivono
con da Dio nel Paradiso, discendono sulla terra, vanno dopo morti nel
Purgatorio o nell'Inferno e se mai sono accostabili alle Intelligenze di
Avicenna. Ma in questo cosmo vivente animale (animalis) , l'uomo è po
sto al centro come un microcosmo, un Dio secondo, sebbene non lo sia
(« secundus Deus, quamquam non sit»), aggiunge Michele, ed egli è il
dominator delle forse celesti e terrestri a cui obbediscono anche i demo
ni: è il mago.
noscenza che avviene per influenza la quale è trasmessa dal Sole e dalla
Luna: «Questi sono i due corpi che illuminano l'anima dell'uomo e la sua
ragione e la dirigono verso la causa della verità, così che come ha detto il
filosofo "posta la causa si pone l'effetto"»44 ,
Così i principi della scienza e della dottrina della sapienza
44 Liber,
cit. , loc o cit.
4 5 Ibidem.
: Liber, cit. In �articolare, f. 16rb.
C r. NNA LATINUS, Liber de philosophia prima sive scientia divina (a cura di
S van �iet)AVICE
ti� R , Peeters-Brill, Lovanio-Leida 1977 , tractatus nonus, capp. 3 e 4 , «de ordina
te igentiae et animarum caelestium et corporum superiorum a primo »,
PP��7��� -in ll
48 Cfr. la discus
queUa dI_ ve rro sione di Pietro d'Abano dell'interpretazione di Avicenna di contro a
A è e la sua rivalutazione dell'astrologia in Lucidator dubitabilium astrono-
66 Medioevo magico
nesso appare del tutto estrinseco. Sia le definizioni della filosofia che
quelle dell'astronomia o delle arti magiche fornite da Michele rivelano
un carattere compilatorio e manualistico e paiono rinviare alle varie for
mulazioni risalenti ai florilegi e alle raccolte delle classificazioni dei seco
li anteriori. Michele ci fornisce così questo interessante anche se disordi
nato elenco di definizioni della filosofia, dell'astrologia, della magia che
ci riporta a una visione sincretista del sapere, non ancora organizzato in
un sistema coerente di discipline per cui esso è indifferentemente «sa
pientia» divina o teologia, logica, filosofia naturale o fisica, astronomia e
astrologia, cosmologia o magia49 •
Nel complesso la filosofia si configura come un sapere sapienziale pri
mo che discende da Dio e che costituisce la philosophia prima come ave
va sostenuto anche Avicen.na ed è un sapere magico operativo. Il che ci
aiuta a comprendere il carattere rivelativo di questa sapienza divina e la
relazione che Michele stabilisce tra filosofia, magia e astrologia. Siamo di
fronte all'idea del carattere rivelativo della conoscenza che si ottiene per
l'influenza dello spirito divino che discende sulla terra dal sole secondo
un concetto di «processione» (Liber introductorius, f. 16va). È lo spirito
divino che attraverso la luce del sole e delle sfere celesti superiori delle
gerarchie angeliche discende nello spirito dell'uomo.
Un concetto assai simile a questo di Michele Scoto è quello formula
to qualche tempo prima da uno dei testi più importanti della letteratura
magico-filosofica arabo-spagnola dell'XI-XII secolo. Alludo qui all'ope
ra Il fine del saggio, conosciuta dai latini come Picatrix, attribuita a Ma
slama al-Magriti, ma probabilmente redatta da un Anonimo che si ispi
rava alla dottrina dell'alchimista Geber e successivamente tradotta in la
tino50 . Michele Scoto la conosceva oppure no? Se sì, nel testo arabo o in
traduzione? È certo che tutto l'impianto sapienziale magico di Michele è
vicino a quello di Picatrix, con la differenza fondamentale e non secon
daria che il principio neoplatonico emanazionistico di Picatrix di tutta la
realtà da una sorgente prima divina, materiale e spirituale insieme, non
miae, differentia I, a cura di G. Federici Vescovini, cit., pp. 148-5 1 (si veda qui il Ca p i
tolo XIII).
4 9 Così scrive Michele Scoto: «Philosophia est Deus eternus; vel sic: philosophia es t
contenta cognitio existentium; vel sic: philosophia est perfecta omnium cognitio de se
ipsa; vel prima: est scientia omnis rei; vel prima: est divinarum et humanarum rerum rec
ta et discreta cognitio, vel philosophia est virtus divina que semper diffunditur, docens
rationem procedendi in ea, vel prima: est comprehensio veritatis omnium eorum que
sunt. .. vel prima: est divinarum humanarumque rerum in quantum homini est possib i
lis». Liber introductorius, ms . cit., f. 16rb.
°
5 Cfr. l'edizione di D. PINGREE, Picatrix, The Warburg lnstitute, Londra 198 . S i
7
veda qui Capitolo I.
Michele Scoto che «delle magiche frodi seppe il gioco » 67
syderum continens firmamenti, vel astronomia est, ut ait Ysidor, lex astrorumque syde
reum cursus figuras et habitudines planetarum et stellarum firmamenti».
56 Alla astronomia «fabulosa» che si troverebbe esposta nel Liber Nemroth, c
ome
rozza e agrestis, fa riferimento anche Pietro d'Abano nel suo Lucidator (a cura di G. fe
derici Vescovini, cit., pp. 88-89).
57
Liber introductorius, cit., f. 16ra.
Michele Scoto che «delle magiche /rodi seppe il gioco» 69
58
Cfr. il mio studio Michael Scot et la « Theorica planetarum Gerardi», « Early Scien
ce and Medecine», 1996, 1, pp. 27 1-82.
� Infe rno,
9
•
Canto XX, 115 - 117. Sull'astronomia al tempo di Dante, mi si permetta di
;�VI.are al mio studio Dante e l'astronomia del suo tempo, « Letteratura italiana antica»,
2, 3, pp . 29 1-309. .
4. Il demonio e la caduta dell'angelo:
Tommaso d'Aquino, la liberazione dai demoni;
la magia come sup erstizione
Tommaso d'Aquino ( 1225 circa- 1274) con la sua dottrina del demonio
come angelo decaduto per una colpa (il male) , sgombra il campo da quel-
1'ombra di dualismo manicheo che pervade una parte della visione me
dievale e che sembra ispirare le opere di quanti scienziati, astrologi e fi
losofi erano anche cristiani come Michele Scoto: un cristianesimo tutto
particolare seguito, ci pare, anche da Cecco d'Ascoli, che accettava ab
bastanza evidentemente il dualismo dell'« empia» religione di Zoroastro
(si veda per Michele Scoto, cap. III e per Cecco, cap. XI) : un dualismo
passato anche negli antichi scritti qumranici degli ebrei esseni ( 150 a.C.-
70 d.C.) 1 .
Nella cultura medievale il diavolo conserva il rango di angelo deca
duto e la concezione della natura, della efficacia delle sue opere, rinvia a
una dottrina della sua caduta, ossia del male per cui peccò il primo An
gelo: si tratta quindi più di una angelologia e meno di una demonologia.
Essa presup porrebbe una teoria delle coorti, delle gerarchie proprie del
le magie salomoniche o della mistica dei neoplatonici cristiani come Dio
nigi Areopagita che non si trova in Tommaso. Infatti è necessario distin
guere tra: demonologia o dottrina del demonio, demonomania2 , consi
stente prop rio in quell'atteggiamento generale di fissazione che si verifi
cherà nei secoli XVI e XVII e che alimenterà la caccia alle streghe, e de
mon olat ria o culto dei demoni.
Secon do lo schema della lettera di Teofilo, la cui storia è raccontata
an che n ella vita di Basilio, Dio resta estraneo alla lotta che il demonio in
gaggi a n el m ondo e concede una certa autonomia a Satana pur proteg-
gendo i giusti e i pentiti per mezzo dei suoi angeli buoni, dei suoi santi e
della Vergine3.
La storia di Teofilo con tutte le varianti che si susseguono nel perio
do successivo fino al tempo di Tommaso d'Aquino non contiene niente
di inquietante come il patto sacramentale in cui la rappresentazione di
Satana come imitatore di Dio si spinge molto avanti e la cui idea della vo
lontà contrattuale dell'essere umano con il demonio, comporta4 una sov
versione dell'ordine divino. Il modello del demonio di Teofilo non tra
valica mai l'ordine naturale, mentre nel patto satanico delineato da Enri
co del Carretto (cfr. qui il Capitolo VIII) si profila una vera e propria
azione sovrannaturale.
La posizione di Tommaso d'Aquino in relazione alla natura (corporea
o incorporea dei demoni), alla loro azione, al loro intervento nelle ope
razioni magiche degli uomini e nella divinazione, porta chiarezza su que
sti argomenti ed è svolta oltre che nel De occultis operationibus naturae 5 ,
in modo sistematico nel capitolo 106 del libro III della Contra genti/es
che chiarisce quali possono essere le sostanze separate che possono en
trare in azione nella magia. Questi luoghi integrano i passi più estesi del
la Summa theologica, in cui si tratta delle arti magiche, della superstizio
ne e dell'eresia. Queste sostanze separate possono essere solo i demoni ,
angeli il cui intelletto si è perduto e che sono volti esclusivamente al male.
Il loro fine è malvagio e così sono ingannatori e mendaci. Ma essi sono
creature come gli esseri umani, anche se incorporei. Essi derogano dalla
verità e l'inganno è la loro forza. Per questo i maghi che li invocano sono
condannabili anche sul piano morale poiché diffondono illusioni.
L'errore più grande di questi maghi è di ritenere che i demoni «ope
rino» cioè che gli uomini possano comandare questi spiriti e mediante
essi agire secondo i loro desideri6 •
Secondo Tommaso vi sono almeno due ragioni per cui i demoni non
possono essere «costretti» (coatti) con arti magiche: in primo luogo per
Wier o Weyer (trad. it. Confutazione delle opinioni di Giovanni w,·er, in ROMANELLO, La
stregoneria in Europa, cit., pp. 103- 17).
1 Per la storia di Teofilo, cfr. A. BoUREAU, Satana eretico. Nascita della demonolog ia
nell'Occidente Medievale (1280- 1330) (ma Satan herétique, Odile Jacob, Parigi 2004 ) ,
versione italiana, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006, pp. 96-99.
4 Sulla letteratura delle due versioni del miracolo di Teofilo cfr. BoUREAU, Satana, cit. ,
pp. 100-101.
5 TOMMASO D'AQUINO, Opuscula philosophica, in Opera omnia, edizione Leonin a,
Roma 1976, voi. 43, pp. 159-86.
6 TOMMASO D'AQUINO, Contra genti/es, III, cap. 106, par. 9, in Opera omnia, edizio
ne Leonina, t. 13- 15, Roma 1918- 1930: «Magi autem invocant eos quorum auxilio utu n·
tur simpliciter, quasi superiores: cum autem advenerint imperant eis quasi inferioribu s » -
Il demonio e la caduta dell'angelo 73
una gerarchia tra l'uomo e i demoni che riguarda il loro «essere»: nessun
essere terrestre può costringere un angelo peccatore, che ha una natura
diversa (come vedremo) in quanto incorporei; in secondo luogo per una
questione di selezione nella concessione della grazia divina per la quale
solo Dio può costringere il demonio e solo il dono della grazia divina che
hanno i santi come aveva detto Agostino, può costringere il demonio; po
tere che certamente Dio non concede agli scellerati e ai malvagi come
sono i maghi . In definitiva la magia si riduce a un insieme di inganni e
7
T ?'
a cu: ��SO AQUINO, Quaestiones disputatae, voi. II, De potentia, q. VI, articolo 10,
8 � • B azz1, M. Calcaterra, T.S. Centi, E. Odetto, P.M. Pession, Marietti, Roma 195 3.
t
IROLAMo, Super Mare. , IV, ca . 25; PL 26, col. 208, in Corpus christianorum
la in orum, p
77 , p. 258.
74 Medioevo magico
2 . Il male
Il diavolo, il primo degli angeli, creato prima di tutte le cose è diventato
apostata per propria colpa. Era stato creato buono, ma ha prevaricato
spontaneamente. I teologi del XIII secolo, come Tommaso e Duns Scoto
e gli altri seguaci dell'uno o dell'altro, si interrogheranno sul carattere di
questa prima alienazione da Dio, o male. Era la più nobile delle creature
secondo il testo di Ezechiele (3 1, 8-9); faceva parte del coro dei cherubi
ni sempre secondo Ez. 28,44 superando tutti gli altri per la sua scienza.
In Oriente Giovanni Damasceno (675-749) nel suo De fide orthodoxa
dedica ai demoni un breve capitolo dove sotto la questione della natura
del diavolo è posto con profondità il problema del male, in conseguenza
anche delle concezioni dualistiche che avevano risolto erroneamente il
mistero cristiano nel dualismo manicheo, contro il quale egli scriss e
espressamente il Dialogo contro i Manichei.
Nel passaggio dall'XI al XII e XIII secolo si assiste a un mutamento
da una rappresentazione popolare e folkloristica del diavolo nelle divul
gazioni delle Vite dei santi, a una immagine stereotipa di Satana. Nel
l'ambito teologico nel XII secolo il problema della caduta di Satana si i n
nesta sull'interrogativo del male in un'opera come il De casu diabo li d i
9
In particolare il classico studio di B. NARDI , La dottrina dell'Empireo nella sua
genesi storica e nel pensiero dantesco, in ID., Saggi di filosofia dantesca, Milano 1 930,
pp. 1 89-23 8.
Il demonio e la caduta del!'angelo 75
10
_Anselm o d'Aosta ( 1 093 - 1 1 09) • La sua attenzione è fissata sulla caduta
on tanto su quella di Adamo, perché la prima la precede
dell'angelo, n
pert anto il male non ha origine nell'uomo Adamo in quanto esso
rebbe;
viene p rim a, al momento della caduta di Satana.
La sol uzione di Anselmo è metafisica secondo l'idea di Agostino che
il male è defici enza d'essere; non è privo di ogni significato, ma segnala
una mancanza, ossia qualunque riferimento al bene-essere di cui è nega
zione. Solo il male assoluto corrisponde al nulla totale, ma questo non
concerne la natura umana. Noi consideriamo il male come qualcosa di
negativo, ma reale, poiché in esso troviamo che manchi qualcosa e cioè il
bene: così l'assenza della vista la chiamiamo cecità e la riteniamo una
cosa reale. Pertanto il male anche se è nulla in se, produce conseguenze
ed effetti reali che si riscontrano nella esperienza concreta e che ci indu
cono terrore. Perciò il male può essere detto un «quasi aliquid» (un qua
si alcunché) 1 1 come qualcosa che esiste solo in rapporto a un ente reale
ed è mancanza di essere che non esiste in se stesso e per se stesso come
sostanza autonoma, ma è un qualcosa.
Anselmo distingue il male secondo due tipi di privazione: uno a livel
lo ontologico inteso come limite ossia finitudine dell'essere creato, il qua
le non può possedere la pienezza della perfezione dell'essere propria di
Dio e l'altro a livello morale o deontologico in quanto indica la mancan
za di qualcosa che avrebbe dovuto esserci. È soprattutto a questo secon
do livello che si innestano le discussioni più accese nelle diverse scuole
teologiche razionaliste o meno del secolo XIII e successivi, perché biso
gna specificare se il male dipenda da una causa ontologica, la quale risa
lirebbe a Dio come fonte originaria del male, oppure se esso abbia origi
ne direttamente dalle creature, in modo da non doverlo riportare a Dio
stesso. Per Anselmo che segue Agostino il male è il risultato di una scel
ta operata dal diavolo, senza doverne attribuire la responsabilità a Dio.
�ucifero noq. ha avuto il dono della perseveranza nel bene come l'hanno
invece avuta gli angeli buoni, ma egli non ha avuto la grazia della perse
veranza non perché Dio non gliela abbia data, ma perché egli l'ha rifiu
tata ossia non ha
voluto perseverare nella via del bene.
L_a su a caduta sarebbe dipesa pertanto dal ritenersi simile a Dio sen
za bisogno di perseveranza, anzi nella pretesa di essergli superiore in
(uanto capace di disporre della sua volontà a suo piacimento senza sot-
0stare a Dio e quindi ritenendo di essere completamente padrone di se
0
ehe: • C:,r, AN SELMO D 'AOSTA, La caduta del diavolo, testo latino e trad. italiana di G. Mar
o
1�\ mpiani, Milano 2007.
N SELMO D'AOSTA, La caduta, cit., cap. 1 1 , pp. 94 -95.
76 Medioevo magico
stesso. Da qui tutte le riflessioni sul De casu diaboli che nella teologia di
Tommaso sono sviluppate particolarmente nel De malo diaboli.
Tommaso cerca di rispondere ai quesiti rimasti aperti nella dottrin a
di Anselmo dando una risposta più esauriente al problema che era ben
più complesso di quello della natura del diavolo e della sua caduta e ri
guardava il piano divino, la provvidenza e le sue conseguenze per l'u
manità. Le Sentenze di Pietro Lombardo (che costituirono il manuale
da commentare nell'insegnamento della teologia nelle Università me
dievali dei secoli successivi e che conteneva l'insieme degli argomenti da
esaminare), dedicò poco spazio al tema della natura dei demoni e della
loro caduta. Pietro Lombardo aveva tuttavia posto alcuni sintetici in
terrogativi nel libro IV che riguardavano la sorte dei demoni nell'Infer
no e, nel libro II, egli aveva introdotto alcune formulazioni che saranno
alla base anche di tutte le discussioni scolastiche successive e, soprat
tutto, nelle Quaestiones De malo di Tommaso d'Aquino che possono e s
sere considerate il più grande testo di demonologia scolastica, redatto
probabilmente tra il 1268 e il 1270 alla fine dei suoi giorni e complessi
vamente costituita da sedici questioni a loro volta suddivise in numero
si articoli.
Secondo Louis-Jacques Bataillon che ha curato il capitolo relativo alla
datazione del De malo dell'edizione Leonina, una data certa è il 10 di
cembre 1270, mese in cui il vescovo di Parigi, Stefano Tempier, condan
na per la prima volta alcune proposizioni ritenute eretiche 12, tra le quali
ce ne sono quelle che hanno riecheggiamenti precisi nella questione se
sta sulla libertà dei demoni di Tommaso.
Nel 1272 il testo avrebbe circolato nella sua redazione finale, dopo
che era stato conosciuto in forma ridotta senza la Questione 16• appun
to sui demoni 1 3• In questa questione sedicesima sui demoni i capitoli dal
primo al dodicesimo sono interamente dedicati alla natura dei demoni e
come essi operino. I dodici articoli riuniscono e rinnovano le sparse no
tazioni sui demoni contenute nelle altre opere, in particolare nella Sum
ma theologica dove tratta delle arti magiche. Questo scritto di Tommaso
viene così a costituire un corpus dottrinale ampio e originale, la cui im
portanza non è stata appieno riconosciuta dagli storici, fatte alcune ec
cezioni. Infatti scarsi ci sembrano gli studi complessivi ed esaustivi dedi
cati a questo aspetto del pensiero di Tommaso, fatta eccezione per la ri-
1 2 R.
HISSETIE, Enquete sur les 2 1 9 articles condamnés à Paris le 7 mars 1277, Lov a
nio-Parigi 1977, pp. 7-8 e La condamnation parisienne de 1277, édition et traduction
française de D. Piché, Claude Lafleur, Parigi 1999.
1 3 Cfr. L.-J. BATAILLON, introduzione, Authenticité et Dates, in Quaestio disputa ta de
ie dualiste, in particolare dei catari e dei patari nel corso del secolo XIII,
;e quali anche se a sfondo politico e sociale (come hanno messo in luce
gli studi di Raoul Manselli, Ovidio Capitani e dei suoi allievi Lorenzo
18 ) , avevano richiesto la necessità di una replica
Paolini e Rani ero Orioli
dottrinale alle tesi fondamentali dei dualisti manichei per i quali è il dia
volo, demiurgo malvagio, a governare il mondo popolandolo di demoni.
Come vedremo sia Michele Scoto che Cecco d'Ascoli più tardi, con
ac enti ed inflessioni innegabilmente diverse, vedevano il mondo sparti
c
to tra i demoni e gli angeli. D'altronde Jacques Foumier, per la defini
zione della magia, di cui ci è pervenuto il suo registro dell'Inquisizione ,
19
4. Pietro Lombardo
Uno degli argomenti scottanti che si cercava di affrontare e risolvere, ri
guardava un quesito posto in un passo del testo delle Sentenze di Pietro
Lombardo20 che, tra l'altro, nella sua formulazione precisa era stato con
dannato dal Vescovo di Parigi nel 1241 tra gli Errores, con la formula
zione che «l'angelo malvagio è stato malvagio fin dall'inizio della sua
creazione ed è stato sempre malvagio»21 • È difficile stabilire chi era il de
stinatario di questa condanna del 1241. Tuttavia si poteva individuare
l'errore gravissimo di stampo manicheo di supporre una creazione mal
vagia da parte di Dio.
Ora Pietro Lombardo nel testo sopra ricordato della sue Sentenze
aveva menzionato l'opinione di alcuni i quali avevano affermato che gli
angeli erano stati creati nella malizia ed erano immediatamente precipi
tati. Alcuni supposero che gli angeli fossero caduti nella malizia non a
causa del loro libero arbitrio, ma perché erano stati creati da Dio proprio
nella malizia.
Il problema che cercò di risolvere Tommaso nell'articolo quattro del
1a sua Questione sedicesima (se il diavolo ha potuto peccare nel primo
1 8 Cfr. L.
PAOLINI, R. ORIOLI, prefazione dì Ovidio Capitani, Acta S. O/ficii Bononie
a b an o 291 us
( F0 1 per la que ad annum 1 3 1 0, Sede dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo
� 1
� Storia d'Italia), Roma 1982.
�!
mi { DUV E RN oy (a cura di), Le registre d'lnquisition de ]acques Fournier, éveque de Pa
i l B-132 5, 1-III, Tolosa 1965.
I LOMBARDO, In II Sententiarum, distinctio 3, cap. 4, art. 2 (ed. lgnatius
B rad toETRo
2 ; m ? I, pp. 343-4 4).
u s error, quod malus angelus in principio sue creationis fuit malus et num
quam fu91t ��
telain t. rusi m alus», Chartularium Universitatis Parisiensis, a cura di H. Denifle, E. Cha
' 1, Parigi 1889, n. 128, p. 171.
80 Medioevo magico
22 C
fr. B. FAES DE MOTIONI, San Bonaventura e la Scala di Giacobbe. Letture di ang e
lologia, Bibliopolis, Napoli 1995, pp. 3 1 -35, 39 ss.
Il demonio e la caduta dell'angelo 81
2l G
IOVANNI DI DAMASCO, Defide orthodoxa (versio Burgundit), II, 17, a cura di E.M.
Bu e n, Istituto S�. Bonaventura, New York 1955, p. 69.
>'!:
cu r� d<:=i - Corpus Dionysiacum, I. Pseudo-Dionysius Areopagita, De divinis nominibus, a
�- . R. Suchla, De Gruyter, Berlino 1990, pp. 169-70.
s 1 veda
caduta degli angelz; in
« D�� r seraficus», c1991, B . FAES DE MOTIONI, Bonaventura e la
in pani olare
� 38, pp. 97- 113.
F. p · o 0�so D'AQUINO, De malo, q. 16, an . 1, 283a, testo latino e traduzione ital. di
I rentmo, Bompiani, Milano 2001, pp. 1114 - 15.
82 Medioevo magico
azioni che sono attribuite ai demoni dipendono dalle potenze dei corpi
celesti; che alcuni uomini, servendosi di erbe, pietre, animali, profferen
do determinati suoni e voci particolari, mostrando immagini false anche
sulla base di osservazioni del moto degli astri nella rotazione del cielo ,
produrrebbero certi effetti sulla terra27 • Tali fenomeni sono per Tomma
so manifestamente falsi, poiché i demoni sono incorporei; se si riscon
trano alcune operazioni di demoni, come la possessione, per cui uno par
la una lingua sconosciuta, ciò non procede mai da una causa prodotta
dall'intervento dei demoni perché non ha senso che una sostanza incor
porea possa trasformarsi in un'altra sostanza corporea, come quella
umana; pertanto è impossibile che i demoni entrino nel corpo di un
uomo o si trasformino in aria28 •
Lo stesso discorso vale per la tesi che i demoni si impossessano delle
anime ( o delle intelligenze) dei corpi celesti, anche se alcuni ( secondo Pla
tone) ritengono che i corpi celesti abbiano un'anima. Queste entità inter
medie infatti non sono necessarie per muovere i corpi inferiori, i quali s i
possono muovere indipendentemente in ragione della mescolanza degli
elementi naturali. Inoltre anche se il Damasceno e Origene avevano so
stenuto che i demoni hanno dei corpi a loro uniti, in ragione dei quali cor
pi sono detti spiriti (spiritus) in confronto a noi, e incorporei rispetto a
Dio, Tommaso intende corporeo nel senso di «composto» di modo che
il parlare dei demoni dovrà essere interpretato nel senso per cui non si do
vrà intendere altro che questo: ossia che gli angeli e i demoni in confron
to a noi sono semplici, ma in confronto a Dio sono composti.
Pertanto sia i demoni che gli angeli sono incorporei e in essi non esi
stono altre operazioni se non quelle dell'intelletto e della volontà29 •
Stabilita la natura incorporea dei demoni si tratta di vedere quale
azione, se ce l'hanno, esercitano sugli uomini. Ma il loro potere se ce
l'hanno, dipende dalla riflessione di Tommaso condotta sull'argomen t o
delle conseguenze della loro caduta.
La conclusione ultima di Tommaso è che i demoni hanno pochissimi
poteri, poiché li hanno perduti tutti nella caduta, sono dei «poveri dia
voli». Procedendo progressivamente nella lettura del trattato si scopre
che essi non hanno alcun potere: per esempio nell'articolo 5 (se nei de
moni il libero arbitrio possa ritornare al bene, dopo il peccato), Tomm a
so nega questa possibilità, discutendo l'argomento per cui il cambia
mento di stato non sopprimerebbe nel diavolo la libertà dell'arbitrio c h e
gli è naturale poiché il libero arbitrio di per se può rivolgersi verso il
6. Le operazioni magiche
Gli articoli dal 7 al 12 concernono indirettamente tutte le operazioni ma
giche come la divinazione del futuro mediante essi, la trasformazione dei
corpi, la bislocazione, la possessione dell'intelletto, dell'immaginazione
o dei sensi dell'uomo. Essi sono molto importanti per il rifiuto della
realtà delle arti magiche dovuto all'intervento efficace dei demoni e per
la reclusione della necromanzia e della divinazione magica, nell'ambito
delle illusioni, della falsità e della superstizione.
7 . La caduta
� potere di divinazione del futuro da parte dei demoni discusso in rela
zio ne agli angeli è molto interessante perché concerne la conoscenza dei
fu turi contingenti, ed è dottrina che starà alla base di molte elaborazioni
s cce_ssive sul valore di verità delle previsioni astrologiche e degli eventi
ch e s1 susseguono nel tempo. Seguendo Aristotele, Tommaso distingue
�� serie di cause ordinate tra loro: le cause necessarie, le cause 'per lo
u
� (o _contingenti), le cause per caso o per fortuna3 1 , ossia i futuri con-
gen t 1. I demoni non posseggono alcuna verità poiché solo Dio cono
sce il futuro
; così i demoni non conobbero in precedenza la loro caduta
: :;1to me�o c_onosceranno qualunque futuro. Questo si conosce infatti
t
12 Ibid.
H lbid. , q. 16, art. 17, 317a, p. 1240.
Il demonio e la caduta dell'angelo 85
uguali a quelli degli angeli, tuttavia a causa della loro caduta, essi fanno
un cattivo uso dell'intelletto e pertanto non tendono alla verità, ma al
l'errore, producono falsi giudizi, si rivolgono ad ambiti che non sono di
loro competenza, sono presuntuosi e ignoranti, possono conoscere il fu
turo solo occasionalmente con la mediazione dell'aiuto di cause incerte.
I demoni non possono alterare l'ordine della natura voluto da Dio e
quindi trasformare le specie3 , anche se il demonio può produrre un
4
1, lb
14
z"d , 325a, q. 16,
Ib1i. , q. 16, art . 9 eart. 9, 3 3 0a p. 1266, pp. 1 286-88.
art. 1 1 , 3 26a, p. 1270.
6
1 T
OMMAso D 'AQUINO, Summa theologiae, II• II• q. 96, a.2, solutio ad tertium.
86 Medioevo magico
39
d'.5 Cfr. P. PORRO, Forme e modelli di durata nel pensiero medievale. r.;aevum, il tempo
C:�to, la categoria «quando», Louvain University Press, Lovanio 1 996.
O
1 90 T MMASO D' AQUIN O , Summa theologiae, in Opera omnia, ed. Leonina, Roma 1 888-
6 , t. 4- 12.
41 Ibid. , II• II• q: 94 a. l .
88 Medioevo magico
42 J.-P. BOUDET, Entre science et nigromance, astrologie, divination et magie dans l'Oc
cident Médiévale (XII•-XV• secolo) , Publication de la Sorbonne, Parigi 2006, in partico
lare per questi processi pp. 458-68.
43 TOMMASO D'AQUINO, Summa theologiae, cit., II• II• q. 95 , a.2, trad. italiana, p. 3 1 3 .
Il demonio e la caduta del!'angelo 89
n a E viene da necros, morto e da mantia, divinazione tramite l'in
,na ti . sso
vocazione degli spiriti dei morti. La divinazione tuttavia può avvenire an
che con invocazione dei demoni (spiriti) espressa, oppure non espressa,
come avviene nelle operazioni delle sortes quali la geomanzia «ut nobis
44 (ma non la chiama «nigromanzia»).
manifesta tur aliquid occultum»
E d è illecita. Per quanto riguarda la divinazione per astra, cioè l'astrolo
gia Tommaso salva l'astrologia naturale di cui si valgono i medici e i na
vigatori, gli agricoltori che cercano di prevedere la siccità o le piogge per
i loro lavori, dalla divinazione per astra nelle cui operazioni si mescolano
i demoni (daemones se immiscent). La prima divinatio è lecita e non su
perstiziosa45 , afferma Tommaso, ma non la seconda.
Appare chiaro da questi scritti come anche il patto implicito o espli
cito con il demonio risulti un atto superstizioso rientrante nelle diverse
forme di superstizione e sia nullo.
La conclusione che si può trarre da queste opere è che Tommaso in
tende salvaguardare fermamente la credenza cristiana nel demonio, ma
riducendone grandemente i poteri, in modo da diversificarlo dalle de
monologie magiche del paganesimo, dalle teurgie delle filosofie neopla
toniche ed ermetiche fondate sui sacrifici e le cerimonie sostenute anche
da Proclo nel De sacrificio e magia o da Giamblico nei suoi Misteri degli
Egiziani i quali descrivevano rituali comuni a suo avviso meramente su
perstiziosi.
Tommaso esprime un orientamento dottrinale di un cristianesimo
della luce secondo il quale Cristo ha incatenato definitivamente i demo
ni che beneficiarono di una limitatissima libertà soltanto nel breve istan
te della creazione.
I
et C fr_ WITELo, Epistula de primaria causa poenitentiae in hominibus et de substantia
natur emonum, in E. PASCHETIO, Demoni e prodigi, Giappichelli, Torino 1 978, te
Sto a a da
. 89
PP - 1 32 .
92 Medioevo magico
ziato o un filosofo naturale e non un teologo e per questo ha qualche esi
tazione a trattare di questa materia che è un argomento arduo il cui esa
me spetta alla scienza della verità teologica. Tuttavia, per acconsentire
alla richiesta del suo maestro Ludovico de Lwovek, che glielo ha chiesto
espressamente, ne tratterà secondo i principi delle scienze che egli cono
sce, che modestamente, dice, sono poche. Pertanto egli si chiederà circa
i demoni «utrum sint, quid sint et quales sint» («se ci sono, cosa sono e
quali sono», Epistola Il, 2-3).
Il problema della sostanza e natura dei demoni è molto difficile ed
uno dei segni è, che quasi nessun filosofo se ne è interessato, che io sap
pia - afferma -, se non il solo Platone che, tra l'altro, ne scrisse poco e
con scarso valore. Tuttavia avendo riflettuto sull'argomento ne tratterà
ribadendo che la sua spiegazione non vuole portare offesa alla sacrosan
ta verità cristiana, in quanto egli scrive secondo i principi della filosofia
naturale applicando un procedimento razionale che poggia sul «possibi
le», mentre la religione santa procede secondo una via non naturale, ma
divina (e quindi necessaria) rivelata secondo le Sacre Scritture: gli ange
li della gerarchia celeste caddero per un peccato radicale che è la super
bia. Questa caduta degli angeli, la cui comprensione supera ogni ragione
e esperienza sensibile, è necessaria che sia accolta per fede, poiché non
se ne può dare alcuna spiegazione secondo la ragione naturale e secondo
l'ordine dell'universo. Quindi Vitellione enumera tutti gli argomenti che
rendono impossibile la spiegazione razionale della caduta dell'angelo. In
ragione della sua essenza e della eminenza della persona, come poteva es
sere invidioso? Come poteva essere insieme buono e cattivo? Come può
cadere una sostanza separata? Se la volontà divina è immutabile come
poteva mutare la volontà nel conservare il creato, colui che non era mu
tato creando? Così - prosegue - tutti questi argomenti che non hanno
una risposta soddisfacente possono essere portati contro la verità dell a
caduta di Lucifero ossia contro l'esistenza del demonio. Ma, prosegue
piamente Vitellione, la fede dissolve tutti i dubbi in nome della fede stes
sa. La fede infatti non avrebbe merito se si appoggiasse sulla facilità del
la sua comprensione per ragione o per esperimento. Pertanto la cau s a
unica di questa caduta si dovrà tenere come unus articulus /idei christia
nae e secondo quello che si legge nei libri sacri, nell'Apocalisse di Gio
vanni, che ne parla tuttavia principalmente in modo metaforico; né tan
to meno bisognerà intenderlo alla lettera nelle parabole del Vangelo dove
è ugualmente sottinteso.
Ma poiché - egli prosegue - la questione mi è stata richiesta con un
procedimento naturale (natura/iter) io ad esso rispondo con lo stesso meto
do naturale. Pertanto se il demonio esiste, che cos'è? (sed si est, quid est?) .
Due trattati filosofici sui demoni 93
l'Inferno. E poiché non è leso tutto il cervello, ma solo una parte2, si ri
corderà di queste visioni e poi riferirà agli altri uomini le meraviglie che
ha visto. Qualcosa di simile accade agli apoplettici: rimanendo in riposo
gli spiriti malati del cervello e l'anima razionale stando tranquilla e in ri
poso, essa rientra nella sua essenza e si congiunge alle sostanze separate3
dalla materia. Tali uomini, tra cui soprattutto gli epilettici, quando rien
trano in se stessi, incominciano a profetizzare. Altri che hanno la febbre
acuta hanno delle visioni mirabili in cui appaiono i demoni ma appena
curati tali visioni scompaiono.
Altre apparizioni di demoni accadono nei sogni sempre dipendenti
dalla costituzione umorale e complessionale di chi li fa: così i malinconi
ci diranno di vedere forme nere e affermeranno di avere visto i demoni.
Ma anche gli uomini svegli parlano di apparizioni mirabili, come gli in
namorati la cui immaginazione è fortemente colpita dalla immagine ero
tica dell'amato ( «ut patet inamoratis amore hereo») . Così accade che gli
innamorati credono di vedere l'innamorata come fosse presente, ma, sic
come subito dopo, l'immagine sparisce, dicono di essere stati illusi dai
demoni.
Queste apparizioni di demoni, che sono frutto della fantasia malata
del cervello, possono anche parlare agli uomini stessi, i quali dicono che
questi proferiscono voci che essi odono le quali sono prodotte invece
dalla loro immaginazione malata («non audiuntur verba nisi prius ima
ginata») 4 . Tuttavia Vitellione distingue le apparizioni demoniache frutto
di fantasie malate, dalle apparizioni delle anime sante degli anacoreti e
degli uomini pii i quali hanno queste visioni solo perché la loro anima ra
zionale domina la fantasia e la dirige alla sua sostanza eterna e incorrut
tibile, che ha la scienza di tutto (scientium omnia) e così precognoscon o
il futuro. Questi sono i pii uomini religiosi che disprezzano il mondo, i
quali sono degni di ogni venerazione.
A questo punto della sua trattazione dopo le considerazioni scientifi
che della medicina, Vitellione introduce le spiegazioni dell'ottica geom e
trica della prospettiva per chiarire come tali apparizioni demoniache n on
siano dovute solo ai malati di mente, ma anche a uomini perfettamen t e
sani. E fa riferimento alla sua fonte principale di perspettiva che egli s t a
parafrasando nella sua opera di ottica5 , ossia il De aspectibus di Alhazen .
Già in questo testo si trattava di apparizioni che si possono spiega re
6 WITELQ , Epzsto
. la, ctt . , p. 115 .
7 ·Ibzd., p . 117 .
96 Medioevo magico
8 « Est itaque daemon animal. Similitudo autem proportionis in numeris est ut, s i su
matur primus cubicus a primo numero, scilicet binario, et ille est 8 et sumatur secundus
cubicus a secundo numero, scilicet ternario , ut 27 : inter 8 et 27 sunt duo numeri me dio
loco proportionales, scilicet 12 et 18, quia sicut 12 continet 8 et eius medium, ita 27 con
tinet 18 et eius medium. Et sicut 12 in pluri exceditur a 27, quam excedat 8, sic homo in
pluri exceditur ab angelis, quam excedat bruta. Et (sicut} 18 in pluri excedit 8, quon iam
in 10, quam excedatur a 27, quoniam in 9, sic daemon in pluri excedit bruta, quam e x
cedatur ab angelis. Et permutata proportione sequitur ut sicut se habet 18 ad 8 , sic 2 7 ad
12 et econverso. Quantum ergo angdus excedit hominem, tantum daemon brutum . �t
haec est ratio Platonis mathematica cui multum consentio sine praeiuditio reveren da e h
dei christianae e t maiorum virorum sententiae » (Epistola, cit., p p . 120-2 1 ) .
9
Epistola, cit. , pp. 12 1 -22 .
Due trattatifilosofici sui demoni 97
alcuna potenza attiva in quanto tali virtù delle immagini, essendo qualità
acciden tali, potrebbero derivare solo da una sostanzialità che tali imma
gini non posseggono né da una loro proprietà che è inesistente. I maghi
credono di poter alterare l'ordine di natura, anche con voci e suoni, pre
ghiere, ma questo è impossibile, perché questo lo può solo Dio.
La conclusione di Arnaldo è dunque simile a quella di Vitellion e che
a va forn ito anch'egli alla fine dell'Epistola le spiegazioni mediche per
ve
giustificare le operazioni apparenti di tali necromanti: le operazioni ma
gich e sono tutte false e si possono spiegare con le conoscenze della me
dicina poiché esse possono essere ricondotte a comportamenti di uomi
ni molto malati, anche se ciò è celato a molti, come nel caso del disturbo
della malinconia che altera l'intelletto. Le specie ai questa malattia si
possono leggere nel libro di Galeno che tratta dei disturbi mentali, con
clude dottamente il medico Arnaldo. I demon i dunque, accettati bibli
camen te non agiscono sugli uomini, né questi ultimi possono comandar
li o evocarli in quanto sono incorporei.
pa rte se conda
b ) Le sostanze sep arate e gli angeli
6. Una fonte delle teurgie neoplatoniche
all 'inizio del secolo XIV: le sostanze separate,
angeli e demoni nell ' « Enciclopedia »
di Enrico Bate di Malines ( 1281 - 1305)
I dati più importanti della vita e delle opere di Enrico Bate di Malines,
astronomo e filosofo della fine secolo XIII, emergono già con una certa
chiarezza nei loro elementi salienti, dal profilo biografico che fu delinea
to egregiamente da Alessandro Birkenmajer nel 1923 in occasione della
comunicazione che egli fece al V Congresso Internazionale della Scienze
Storiche di Bruxelles 1 • Gli studi successivi, sia del Wallerand che del Van
de Vyver2-, nati come introduzione all'edizione delle prime parti dell' o
pera più nota di Enrico, lo Speculum, poi, del Gregory3 , non hanno mu
tato, sostanzialmente, ci sembra, tranne per alcune precisazioni, il ritrat
to datone per la prima volta dal grande studioso polacco. Enrico ci ap
pare, semmai, ora che lo conosciamo meglio4 , un personaggio alquanto
1 A. B
IRKENMAJER, Henri Bate de Malines astronome et philosophe du XIII• siècle
(Communication faite à la Se tion de l'Histoire de la Civilisation - extrait de la Polo�e
c
au Congrès intemational de Bruxelles), Cra ovia 1923, pp. 3-13. in A. BIRKENMAJER, Etu
des d'h istoire
c
_ des sciences et de la philosophie du moyen tige, Ossolineum , Varsavia-Cra
covia 197 0, voi. I, pp. 105- 15.
2
GASTON WALLERAND, Henri Bate de Malines et saint Thomas d'Aquin, «Revue néo
olastique de la philosophie , 1934, 36, pp. 387-4 11; e dello stesso ed. riti a di HENRI
� » c c
E MAI.INES, Speculum divinorum et quorundam naturalium (Les philosophes Bel
g AsTE_J}_
, • fas e. I), Lovanio
v� 1931; E. VAN DE VYVER (a cura di), Henricus Bate, Speculum di
no u
a; re r m _ et quorundam naturalium, Lovanio-Parigi, I, 1960; II, 1967. Questa edizione si
:; ai prim i libri. Le mie citazioni sono date dal ms. Vat. lat. 2 191.
di M ci · ev ?ORY, Platone e Aristotele nello «Speculum» di Enrico Bate di Malines, «Stu-
GRE
4 �;
ali », 196�, pp. 302-19.
r. G. GUIDENTOPS, Henry Bate's Theory o/Sensibles Species (a proposito di Alber
to M
agn ),
dello o «Recherches de théologie ancienne et médiévales », 2001, 68, 1, pp. 75-110;
l o oft1ess o � ve"oes i11 Henry Bate's Metaphysics, «Documenti e studi sulla tradizione fi
das ... _medievale », XII (2001), pp. 523-47; dello stesso Henry Bate's Aristocratic Eu -
ca
e,,. 011 zs
1277 m m · J A __, • •
• ru,iffSEN, A. SPEER, K. EMERY (a cura d1 ), Nach der Verurtezlung von
G
' De ruyter, Berlino-New York 2001, pp. 657-81.
104 Medioevo magico
originale sul piano dei suoi interessi personali che lo spingono ad ab
bracciare un campo vastissimo di conoscenze che vanno dalla matemati
ca alla medicina, dall'ottica (perspectiva) all'astronomia, dalla demonolo
gia a tutte le scienze divinatorie, compresa la necromanzia, secondo quel
lo che era il clima del sapere enciclopedico più diffuso nel suo tempo, an
che se al di fuori delle scuole e degli insegnamenti ufficiali. Come ha os
servato il Van de Vyver', le condanne ecclesiastiche delle dottrine scien
tifiche, astrologiche, demonologiche, arabe ed ebraiche, i divieti delle
arti magiche e divinatorie, non sembrano avere avuto molte ripercussio
ni sulla formazione di Enrico, né sembrano capaci di trattenerlo dall'ab
bracciare una precisa concezione cosmologica ed antropologica in cui le
correnti ermetiche e neoplatoniche del sapere ellenistico, filtrate attra
verso il mondo arabo ed ebraico, assumono una grande rilevanza.
D'altronde l'influenza esercitata sul pensiero di Enrico dal corpus di
dottrine contenute nell'opera astrologica di Ibn Ezra6 che egli traduce in
latino per la mediazione della traduzione in francese dell'ebreo Hagins o
Chaiim intorno al 127 4 e che sono molto vicine ai testi di Albumasar, col
locano l'attività di Enrico non tanto e solo nel novero degli eruditi enci
clopedici del Medioevo come Vincenzo di Beauvais o Bartolomeo An
glico7 , ma anche nella schiera dei dotti matematici e astrologi del suo
tempo. Grande nelle scienze del quadrivio «Magnus in quadrivio »
(come lo ricorderà Nicola Oresme8 ) scrive, infatti, le tavole astronomiche
della sua città per usi, sembra, di astrologia pratica, le Tabulae Machli
nienses la cui prima redazione è collocata dal Birkenmajer nel 1281 9 ; egli
non cessa di correggerle e verificarle con l'osservazione secondo esatti
calcoli e precise misurazioni che hanno suscitato le lodi degli studiosi.
Ma è soprattutto la sua Magistralis compositio astrolabii compilata a Ma-
5
VAN DE VYVER, Henricus Bate, Speculum, cit., I, p. XX.
ABRAHAM IBN EZRA De luminaribus, ms. Parigi, BnF. lat. 16195, f. 5 ; Liber rationum,
6
ms. Leipzig Univer. 1466, ff. 49r-73r (su ciò in particolare G. WALLERAND, a cura di, Henri
Bates de Malines, Speculum, cit.). Su Abramo ibn Ezra dr. R LEVY, The Astrologica/ Wo rks
o/Abraham ibn Ezra, Baltimora 1927. Cfr. anche C. SIRAT, Astrology in lsrael The Neopla
tonists, in A History o/]ewish Philosophy in the Middle Ages, Cambridge University Press,
Cambridge-Londra-New York 1985, pp. 104-109; e D. SCHAWRTZ, La magie astrale dans la
penséejuive razionaliste en Provence au XIV• siècle, «Archives d'histoire doctrinale et litté
raire du Moyen Àge», 1994, LXI, pp. 31-55, in particolare p. 40.
7 Per un panorama d'insieme delle enciclopedie medievali dr. l'antologia a cura d t
°
.;. Come si legge nd Prologo della sua Magistralis compositio astro/abii (ms. Parigi,
8
cl l 0269, f. 150ra): « [. .. ] secundum meum posse parvulum satisfacere sum paratus:
quo vobis prom iseram cum apud vos essem Lugduni ecce me promptum adimplere,
compositionem videlicet et usum mei Astrolabii quemadmodum per me ingeniatus fue
:am ,
wt
et ?1anu compievi propria per quod ea que per astrolabium commune haberi pos
ettam sunt parata» (su Guglidmo cfr. la raccolta di studi a cura di J. Brams,
� �n hamd, Guil/aume de Moerbeke, Recueil d'Études à l'occasion au 700 Anniver-
°
8 r
� e sa mort (1268) , Peeters, Lovanio 1989.
1
pe
b um Sa culum, Proemium, a cura di VAN DE VYVER, 1, p. 50. Citazioni dell'opera di Al
r sono dissem inate in tutta l'opera di Enrico, in particolare nella sezione dician
nov � a,
�:� c ap. 9 (cf. in questo volume il Capitolo X, pp. 236-39).
r. '(AN DE VYVER, Henricus Bate, Speculum, cit., voi. I, p. XIV,
u
et 8ap � :iior pars operis huius, immo fere totum opus ipsum ex dictis philosophorum
M
ienttum alioruni compilandum erit» , (Speculum , cit.) p. 3.
1 06 Medioevo magico
Per l'argomento che ci interessa esso è una fonte rilevante delle dot
trine di teurgia magica dalla versione latina di alcune opere di Proclo: in
particolare dalla translatio latina del Commento di Proclo al Timeo, non
ché di quella degli Elementi di teologia, fatte dal domenicano fiammingo
Guglielmo di Moerbeke.
L'intento concettuale dello Speculum è, infatti, consistente - come
dichiarato nel Proemio - nel cercare la concordanza tra Platone ed Ari
stotele 1 4 a proposito del problema della separazione delle idee e tale ac
cordo è visto proprio come passante attraverso la teoria della partecipa
zione degli enti intermedi, le divine enadi di Proclo, comunemente chia
mete «le sostanze separate». La sua cosmologia, la sua visione di Dio,
del mondo, dell'uomo è incentrata sulla teoria della méthexis e del pro
cesso (pr6odos), della conversione (epistrophé) attraverso una gerarchia
di enti intermediari e il suo sforzo è teso a precisare l'articolazione dei
concetti delle entità che permettono la mediazione tra unità e moltepli
cità, tra Dio, il mondo e l'uomo. Il problema che lo assilla è quello del
le forme separate, delle idee impartecipabili di Platone secondo la pole
mica degli ultimi libri della Metafisica di Aristotele, che egli risolve con
la teoria di Proclo delle unità divine impartecipate e partecipabili insie
me che procedono dall'uno per elargizione della sua infinita bontà e po
tenza. Egli ammette, dunque, un proliferare di realtà intermedie, siano
esse le divinità inferiori che governano i corpi celesti o gli intelletti o le
anime che agiscono sulle realtà terrestri. Non sorprende per questo s e
alcune sezioni dello Speculum, come per esempio la diciannovesima sia
no dedicate a argomenti di arte magica 15 , trattino di demonologia, di
evocazione di spiriti, di dottrine nigromantiche 16, di astrologia, di divi-
14 Ibid, p. 47.
15 I capitoli 19, 20, 32, della pars XIX si presentano come un testo di arte magica che
riguardano la nascita del mago Merlino, i fenomeni degli incubi e dei succubi con cita
zioni da Agostino, Apuleio, De deo Socratis, Alano, dalle Expositiones prophetiarum seu
vaticinorum Merlini Ambrosii e da Isidoro a proposito De magorum praestigiis, De pita
nissa ecc.
16 « De spiritibus nigromanticis et praestigiis quibusdam et specialiter de apparitio e
n
spiritus Samuelis prophete (XIX, 32) ». Le arti nigromantiche o necromantiche erano st a
te condannate anche dall'Autore dello Speculum astronomiae ritenuto Alberto Magno,
come vera e propria idolatria pessima (cfr. Speculum astronomiae, a cura di P. Zambelli,
S. Caroti, M. Pereira, S. Zamponi, Pisa 1977, cap. XI, pp. 27-33). Le ymagines sono di
tre specie e solo una è lecita e Enrico le cita tutte e tre: « Ymagines fiunt tribus modis. Es t
enim unus modus abominabilis qui suffumigationem et invocationem exigit, quales sun t
ymagines Toz Greci et Gennath Babylonensis que habent stationes et cultum Veneris . . .
Hec est idolatria pessima. . . Est alius modus aliquantulum minus incommodus, detesta
bilis tamen, qui fit per inscriptiones characterum per quedam nomina exorcizandoru lJl
et sunt quatuor annuii Salomonis et novem candarie et tres figure spiritus qui dicun tur
Una /onte delle teurgie neoplatoniche all'inizio del secolo XIV 107
1
nazioni p er somnia 7 causate da queste entità: ossia da quegli déi celesti
che governano i segni planetari da cui provengono emanazioni ed in
fluenze di ogni genere, spirituali, animali e corporee.
Così citazioni ripetute ed estese si hanno dal testo degli Elementi di
t eo logia. Le più lunghe infarciscono tutta la sezione undecima e le stesse
si ovano citate di nuovo anche nella sezione ultima, la ventitreesima,
ri tr
proprio dove riprende ad esaminare con una insistenza ripetitiva il pro
blema se vi siano o no idee separate e non partecipabili, per negarlo in
base all'argomentazione generale che esse imprimono un moto ai corpi
celesti in ragione della loro causalità efficiente che è la stessa della cau
salità finale; pertanto essi le partecipano come il fine amato che è insie
me anche la causa provvidente.
I capitoli 19, 20, 29, 32, in particolare della sezione diciannovesima si
presentano come un testo di arte magica, dipendente da citazioni di au
tori più diversi, ma soprattutto da Avicenna e Ermete poiché le intelli
genze sono i motori celesti da cui dipendono le azioni e le operazioni mi
rabili secondo gli astrologi, e le profezie secondo Avicenna:
«in questo capitolo tratterò di alcune distinzioni relative alle azioni e alle
operazioni mirabili - afferma - secondo i giudizi degli astrologi: da notarsi
che non senza ragione Avicenna sostiene che l'anima umana [. .. ] può com
piere alcune operazioni profetiche» 18 •
Infatti scrive che in una certa parte molto importante dell'arte magi
ca («in prestantiori parte quadam artis magice») si prescrivono osser
vanze e cerimonie dalle quali conseguono eccellenti operazioni al qual
proposito tutti gli astrologi consentono («quod astrologi in hoc concor
diter consentiunt»), ossia che dall'armonia celeste sono infuse nella na
tività degli individui le virtù profetiche secondo le consuetudini delle
congiunzioni.
Il capitolo venti è dedicato alla spiegazione degli interventi impudichi
degli spiriti incubi e succubi di cui molti si dicono esperti e della cui fede
non si può dubitare («de quorum fide dubitandum non est»). Essi sono
Principes in quatuor plagis mundi [. .. ] lsti sunt duo modi ymaginum necromanticarum
ue
d nobile nomen astronomie (sicut dixi) sibi usurpare presumunt [ . . . ] Tertius enim mo
e�t Yillaginum astronomicarum qui eliminat istas spurcitias » e solo questo è lecito. Si
ve�� m q esto
u volume più in particolare il Capitolo XIII.
7
H�NRI BATE, Speculum, ms. Vat. lat. 2 191, XIX, cap. 32.
18
rn . rid. , XIX , cap. 19: «distinctiones quedam circa premissas actiones et operationes
rab es secundum astrologorum iudicia: notandum autem quod mirum non esse quod
ht
0� �a a nima non sine ratione dicit Avicenna [ .. .] prophetales quasdam facere potest
era t1ones ».
108 Medioevo magico
19 « Denique Apuleius un libro qui intitolatur de Deo Socratis prohibet inter terram
et lunam demones abitare quos incubos vocat » (Speculum, XIX, cap. 20) . Cfr. Hermetis
Trismegisti « de natura deorum» ad Asclepium adlocuta, in APULEIUS MADAURENSIS, Op e
ra, Lione, 1594, per Vulcanio di Bruge, pp. 349-80; sul De deo Socratis nel Medioevo cfr.
J.P. MAHÉ, Note sur l'Asclepios à l'époque de Lactance, in J. Fontaine, M. Perrin (a cura
di) , Lactance et son temps - Recherches actuelles, Éditions Beauchesne, Parigi 1 978 , PP·
295-3 10 (Actes du IVe Colloque d'Études Historiques et Patristiques, Chantilly 2 1 -2 3
Septembre 1976) (Théologie Historique 48) . In particolare C. GILLY, Die Ueberlie/erung
des «Asclepius » im Mittelalter, in R. VAN DEN BROEK, C. VAN HEERTUM (a cura di), Fro m
Poimander to Iacob Bohme, Gnosis, Hermetism and the Christian Tradition (Pimander 4 ) ,
In de Palikaan, Leida 2000, pp. 336-67 .
20 « Ad hoc propter voluntatem malum facere », Speculum, XIX, 29 .
2 1 « Hermes Trismegistus in libro De natura deorum», ibidem.
Una /onte'delle teurgie neoplatoniche all'inizio del secolo XIV 109
22
o'P- cz.t. , xrx· , cap. 32.
23 Qu esto passo è stato edito da G. VERBEKE, Guillaume de Moerbeke traducteur de
pro l s, « Re
�u
rr�
vue philosophique de Louvain», 1953, 5 1, pp. 358-73.
4
Per questa citazione di Giamblico cfr. il mio studio Una /onte della versio latina dal
dell'opera di Proclo nel Medioevo, in «Arti» e filosofia, Studi sulla tradizione aristo
e zca e i mo
derni, Nuove Edizioni Vallecchi, Firenze 1 983 , p. 3 1 1 .
1 10 Medioevo magico
2' In questo testo Enrico riporta la particolare teoria dei sinthemata, centrale nella de
monologia teurgica neoplatonica di Proclo e Simplicio, su cui cfr. anche l'interpretazio
ne diJ. CARLIER, Scienza divina e ragione umana, in Divinazione e razionalità, Einaudi, To
rino 1982, p. 284.
26 NICOLA CUSANO, De venatione sapientiae, cap. VIII, trad. it. a cura di G. Federi i
c
Vescovini, Piemme, Casale Monferrato 1998.
27 AGOSTINO, De civitate Dei, libro VIII, capp. 14-22, a cura di B. Dombart, A. Kalb,
Lipsia 1928, pp. 34 1-54; cfr. anche Libro X, capp. 3- 12; in particolare libro IX, cap. 2 3 ,
in cui Agostino contrappone il potere di previsione congetturale concesso ai demoni da
Dio a quello degli angeli e santi a cui egli ha donato il retto discernimento in quanto vi
vono nella divina sapienza. Cfr. le osservazioni di R MANSELLI, Le premesse medievali
della caccia alle streghe, in M. ROMANELLO (a cura di), La stregoneria in Europa, Il Muli
no, Bologna 1973, p. 40, e ora F. GRAF, Augustine and Magie, in J.N. BREMMER, J.R.
VEENSTRA (a cura di), The Metamorphosis o/Magie/rom Late Antiquity to the Early Mo
dern Period, Peeters, Lovanio 2002, pp. 87- 104.
28 Sulle
critiche di Agostino ad Apuleio cfr. C. MORESCHINI, La polemica di Agostino
contro la demonologia di Apuleio, «Annali della Scuola N ormale Superiore di Pisa » , I l ,
Un a fonte delle teurgie neoplatoniche all'inizio del secolo XIV 111
d poter entrare negli elementi naturali (come aveva sostenuto anche Gu
Jelmo d'Alvemia ) aveva introdotto nel Medioevo cristiano la possibilità
d1" una teoria magica superstiziosa che si ritrova anche in Enrico.
Daltronde il problema della natura dei demoni era un argomento
molto attuale in quei tempi. Il polacco Vitellione, amico di Guglielmo e
di Enrico medesimo che lo cita molto spesso nella sua opera, ci lascerà
tra i suoi scritti l'importante trattato dedicato alla natura dei demoni in
cui indaga sul problema se la loro essenza è qualcosa di divino, di intel
lettuale, di spirituale o animale, intermedio tra anima e corpo, e se essi
agiscono sugli uomini , negando loro qualunque potere sovrannaturale
29
Pertanto niente proibisce che per virtù della celeste armonia che in
fluisce in modo divino, alcuni abbiano una potenza naturale innata, che
altri abbiano una potenza o un'arte acquisita per cui fanno cose mirabili
sia evocando e convocando certi spiriti (ossia suscitando le anime dei de
funti), sia evocando altri spiriti estranei che o sono attribuiti alle divinità
(diis) infernali, o ad altre potestà che sono chiamate con il nome di buo
ni o maligni spiriti, di angeli, di dei o di anime32 •
Possiamo pertanto concludere affermando come quest'opera di En
rico, pur non avendo un grande rigore filosofico, essa tuttavia si pre
senti come un importante documento della fine del XIII secolo e inizi
del XIV, che testimonia la circolazione delle dottrine magiche della
teurgia neoplatonica accostata alla dottrina cristiana del demonio, an
che se nella cerchia nobiliare del Belgio presso il principe di Hainaut e
non in una Istituzione scolastica. Così come l'opera di Guglielmo d'Al-
li
« Item et in commento super Timaeum " entium - inquit - unumquodque a diis
subsistit, procedentia autem omnia a diis non exierunt ab ipsis, sed irradicata sunt in
ipsis "» (Speculum, ms. cit. , XXIII, 25 ) .
3 2 « Nihil prohibet - scrive - virtute celestis armonie divinitus influente quosdam h a
bere potentiam naturalem seu innatam ut prelibatum est prius, et quosdam similite r h a
bere potentiam acquisitam seu artem faciendi mirabilia tam in evocandis et convoc an dis
spiritibus quibusdam seu animabus defunctorum excitandis ut dictum est quam in aliis
etiam quam pluribus extraneis que vel diis infemalibus attribuitur vel aliis quibus cu m
que potestatibus benignorum aut malignorum spirituum angelorum deorum aut anima
rum nomine noncupatis » lbid. Qui sono chiaramente enunciate le due accezioni di ne
cromanzia e nigromanzia.
Una fonte delle teurgie neoplatoniche all'inizio del secolo XIV 1 13
vernia era stata una delle fonti principali dei testi magici per il secolo
XIII, questa di Enrico lo sarà per il secolo XIV. Non sappiamo quanto
Enrico possa essere debitore per le sue fonti a Guglielmo stesso, certa
mente esse ci sembra che si siano arricchite grandemente dai riferimenti
ai testi filosofici platonici e neoplatonici di Proclo allora tradotti dal
3
greco da Guglielmo di Morbeke3 •
1
3 per ae
le or . o � sp�sizione analitica di questi riferimenti e l' edizioni di un frammento del-
degli dèi del Commento di Proclo al Timeo di Platone cfr. il mio studio: Una
/o 1e�ie m
". lla � versio» latina dal greco dell'opera di Proclo nel Medioevo, cit. , pp. 3 0 1 -29. Per
gli teress ast
tra : _ i _ �ologici comuni di Enrico, e di Pietro d'Abano cfr. la mia introduzione alla
S UZ•rne lt �ana dei Segreti di Albumasar, di Sadan: G. FEDERICI VESCO VINI (a cura di) ,
a<fa s gretz astrologici di Albumasar, Aragno, Torino 2000, pp. 49-56. Si veda anche
qu i �
n"c' ap1tol o X .
7 . La magia angelica
1
L . THORN DIKE, Traditional Medieval Tracts Concerning Engraved Astrologica/ Ima
,
} � Mélanges A. Pdzer, Lovanio 1947, pp. 219-73. C. BURNETI, Talismans: Magie as
e
e
l cz�nc ? Necromancy among the Seven Liberal Arts, in Magie and Divination in the Midd
t99ts, Texts and_ Techniques in the Islamic and Christian Worlds, Ashgate, Aldersh ot
I, pp. 1-15 .
•
2
ét C �r. �- SEo , Le Seper ha-Razim et la méthode de combinaison des lettres, « Revue des
u des J uives», 197 1,
Mou ton, Pari 130, pp. 295-304 e dello stesso, La mystique cosmologique ]uive,
gi 1981.
1 96� F. SECRET , Sur quelques .ffllriuctions de Se/er Razi 'elis, « Revue des études juives »,
' l 2 8, pp. 223-45 .
1 16 Medioevo magico
Napoli 1992.
8 Cfr. PINGREE, Learned Magie, cit., pp. 42-46.
9
E. BuTLER, Ritual magie, Stroud, Gloucerstershire 1998 (ma 1949).
10 Per un altro tentativo di definizione di magia rituale cfr. C. FANGER, Medieval Ritual
Magie What it is and Why we Need to Know More About It ? , in FANGER (a cura di), ConJu
ring Spirits. Texts and Traditions o/Medieval Ritual Magie, Stroud, Gloucerstershire 199� -
1 1 Ms. Vat. Reg. lat. 1300 sec. XV-XVI, una colonna, f. lr: « P rout dicit Salom on in h-
La magia angelica 1 17
to Sapientie omnis sapientia et omnis scientia et omnia pietas et omnem donum per
ect m et bonum
� descendit et provenit ab ilio».
Cfr: P. LUCENTINI, I.:ermetismo magico nel secolo XIII, in M. FOLKERTS, R. LORCH
( ra di), Sic itur ad astra, Studi in omaggio di P. Kunitzsch, Harrassowitz, Wiesbaden
2���
; PP - 409 -50, in particolare 442-44 .
1
C r. no
R.azze. 1 )f, · ta 21. Su ciò cfr. J.-P. BoU DET, Le secret dans la magie rituelle (Le Liber
is m Le secret , « Micrologus », 2006, XI V, pp. 1 13 - 14.
1 18 Medioevo magico
14 «Et
ego Salomon fui in etate XXXII annorum cum dimidio in quinta die mens i s
aprilis videlicet quintus mensis ebreorum et fuit m ihi Salomoni destinatus, seu miss us de
Babilonia a quodam principe qui erit m aior et venerabilior omnibus caldeis in ilio te �
pore, quidam Liber qui dicebatur Raziel per se et septem libri maxime virtutis et m ax i -
La magia angelica 1 19
s6
� ec ti » (Vat. lat. 1300, liber primus, Clavis, prologo, Ala da Ale che sono come le
�� ra que du<;unt ad loca" che si desidera e tratta delle virtù degli animali, f. 20).
Vat. lat. 1300, f. 274r.:
Dixit Salomon placet mihi multum ».
16
Vat . lat. 1300, f. 276: «
vi
rtu tes occ
« et volo incipere super angulos magice quia sunt in eo multe
ult e » "
17
«
sep t �� h !c finir liber qui dicitur Raziel et vocatur liber de virtutibus et secretis. Insunt
f. 3 9� ibn de septem scientiis et septem potestatibus Deo gratias amen» (ms. cit. ,
120 Medioevo magico
può essere aperto che per massima necessità, affermazione che ne giust i
fica il carattere segreto e occulto.
Questa opera se anche non circolò nel suo complesso, larghi estrat ti
furono certamente conosciuti e sono rintracciabili nell'Introductoriu m
maius di Michele Scoto, come abbiamo già ricordato e anche la angelo
logia medievale gli deve certamente molto. Il medesimo Pietro d'Abano
può aver ripreso dalla fonte stessa del Liber Razielis le citazioni dei nom i
angelici dei sette cieli, sparse un po'» dovunque nella sua opera. Del re
sto egli doveva conoscere il Liber Razielis perché lo cita tra i libri di m a
gia proibita nel suo Lucidator. Quello che è notevole è che qui Pietro
d'Abano ne tratta correttamente come un testo di magia teurgica angeli
ca proibita.
L'angelologia di questo settimo libro, sviluppata anche in relazione
alla dottrina dei cieli del sesto trattato, dal titolo Liber celorum o liber sa
mayn, è molto complessa 1 8 • Questo sesto libro sarebbe una traduzion e
del Sapher ha-Razim, Il libro dei misteri 19 • Gli angeli che reggono le sfere
sono generalmente considerati buoni, però possono essere soggetti a su
bire l'influenza non solo buona ma anche cattiva dei pianeti. Gli angeli20
hanno al loro servizio un numero diverso di demoni, da tre a cinque che
regnano sui venti, un re e tre o quattro ministri che governano le diffe
renti regioni del cielo.
Una sezione è dedicata ai nomi segreti e impronunciabili di Dio (/ib er
Semiphoras, Schem Hamephorash) la cui traduzione era stata voluta dal re
Alfonso ed è studiata particolarmente da J.-P. Boudet nel lavoro già cita
to sul segreto nella magia2 1 •
b) La «Clavicula Salomonis»
Il Liber Razielis è un testo esemplare di magia angelica ebraica che rias
sume in sé le caratteristiche principali della magia salomonica in genera-
18
Vittoria Ferrone Compagni sta lavorando alla individuazione delle fonti anche in
relazione al libro di magia probabilmente arabo-ebraica il Liber prestigiorum Abel. C fr.
V. FERRONE COMPAGNI, «Studiosus incantationibus» Adelardo di Bath, Ermete e Thebit,
« Giornale critico della filosofia italiana», cit. pp. 37 -5 1, in particolare BoUDET, Le secret ,
cit., pp. 113-15. Sulla complessità della gerarchia angelica ebraica cfr. M. IDEL , Métatron
à Paris, in ].-P. BOUDET, H. BRESC, B. GREVIN (a cura di), Les anges et la magie au moyen
age, « Mélanges de l ' Ecole française de Rome. Moyen age», 2002, 114, pp. 701- 16.
1 9 Se/er ha-Razim, The Book o/ Mysteries, trad. inglese di M.A. Morgan, Sch olar s
cretum • purum,
o estatis
m agnum, antt· quum, eelatum et occulturo et nomen magne v1· rtutat1· s et
� � 44 ad complendum et perficiendum omnia que facere volueris» (Ms. Halle, cit.,
· ). Vat. 1300 cit., f. 256 con alcune varianti e la tabula con i nomi. Questo codice
0 n contiene
le glosse su Semiphoras. In fine a f. 398 si legge solo «Nomen eius est istud:
A�0 ay,
! ��ibor, Sa_day, Cados Yefferaye Semefforas».
Par g ,
lib o c r. i i BnF lat 7 162, fol. 14 1 (XV secolo). Per l'indice delle materie del primo
"X.V f BOUDET, Entre science et nicromance, cit., p. 559. Una traduzione italiana del
sec olo (1446) in BnF, ms. ital. 1524, f. 182v. e 218v-219 (BoUDET, Entre science, cit.,
Pp · .5 5 9 - 60) .
23
s e _Cfr. su ques te copie S. GENTILE, C. GrLLY, Marsilio Ficino e il ritorno di Ermete Tri
,n gzs 0, F
t irenze 1999, pp. 226-29.
122 Medioevo magico
<lattica molto chiara, non esclude la possibilità che fosse conosciuto nei
secoli anteriori anche se nascosto, occultato, proprio come si raccont a
nel testo. La sua origine non sarebbe ebraica, ma greca, secondo Bou
det24 . Dal fatto che essa è citata già da Pietro d'Abano nel suo Lucidator
redatto tra il 1303 e il 1310 se ne deduce che il testo era già conosciu t o
agli inizi del XIV secolo25 .
SecondoJ.-Patrice-Boudet che ha esaminato magistralmente la Clavi
cula Salomonis su manoscritti più tardi dei precedenti citati, uno è del
XVII sec., questo topos è ben chiaro26 . Il prologo della Clavicula segue l o
schema tradizionale come nel Liber Razielis: un re Salomone giunto al
termine della vita chiede al figlio Roboam di prestargli un ultimo servi
zio. Dopo aver ricevuto in sogno per la rivelazione dell'angelo Gabriele,
tutta la sapienza e la conoscenza universale, l'aveva perduta immediata
mente, ma nell'ultimo istante l'angelo per la stessa rivelazione angelica gli
ha donato la grazia di riunire in un solo volume (come così afferma an
che il Liber Razielis) , i segreti dei segreti di tutte le arti magiche, da cui
dipendono tutte le altre forme di sapere: da ciò il titolo di Clavicula, cioè
piccola chiave dei segreti. Il segreto di questo libro tuttavia non poteva
essere affidato a chiunque, anzi doveva essere tenuto segreto: per questo
Salomone chiese al figlio di costruire una scatola, di mettervi il libro sa
cro e di sotterrarla insieme al suo corpo. Roboam ubbidisce e così il libro
si trasmise lungo i secoli, finché un gruppo di filosofi babilonesi, per ono
rare il grande Salomone, decidono di rinnovarne la sepoltura. Così essi
ritrovarono il libro, ma lo trovarono completamente oscuro perché essi
non erano degni di comprenderne il significato profondo. Allora uno di
questi filosofi, un certo Toz il greco27 , implorò Dio di rivelargli il senso
del libro. Dio rispose per la rivelazione dell'angelo e nel dialogo l'angelo
propone a Toz di decifrare il senso del testo salomonico, ma a patto ch e
Toz non riveli il segreto ad alcuno. Toz allora trascrive in latino quello
che l'angelo gli ha rivelato e lo nasconde a sua volta in una scatola di avo
rio prezioso. Con il nascondimento in una scatola preziosa delle rivela
zioni dei segreti del libro, era terminato allo stesso modo anche il Liber
Razielis.
24 BOUDET , Le secret, cit., pp. 106- 107-111 e 150; si tratta delle copie: 1) BN F lat .
7 162. f. 4,1 XV sec. ; 2) del manoscritto italiano, Parigi, BnF ital. 1524, fine XV f. 229v -
230; 2) BnF lat. 14075, f. 1; e 3) BnF lat. 15 127 f. B CXVII secolo).
2' Cfr. G. fEDERICI VESCOVINI (a cura di), Pietro d'Abano, Trattati di astronomia ( Lu ·
cidator dubitabilium astronomiae, De motu octavae sphaerae) e altre opere, Poligrafo, P a ·
dova 1992 (2" ed.), p. 117.
26 BoUDET, Le secret, cit., pp. 123-33.
27 Toz pare derivare dall ' arabo Ta'us che significa pavone ed è presente in Ghaya t a l
Hakim, versione araba di Picatrix e sarebbe uno specialista di talismani.
La magia angelica 123
in arabo dopo tre mesi e cinque giorni che egli si trovava alla corte del re
d'Arabia. Decide allora di farne una nuova traduzione in greco. Do p o
questo episodio la narrazione prosegue raccontando dell'intervento di
san Gerolamo. Allorché è inviato in Grecia a predicare il Vangelo, G e
rolamo resta sorpreso della conoscenza che posseggono i maestri e i dot
tori di questo paese e qualcuno di loro gli spiega che essi posseggono il
Santo Almandal di Salomone che permette loro di padroneggiare tutte le
questioni metafisiche e le artes ex_ceptivae che comprendono le arti magi
che e divinatorie. Gerolamo allora si dà allo studio di questa opera, ma
poiché non la comprende bene si rivolge allora a degli specialisti che gli
impartiscono questo insegnamento. Una volta tornato a Roma, mette in
pratica la dottrina di Almandal, la sua intelligenza si moltiplica e gli per
mette di tradurre l'opera in latino. Questo testo arriverebbe in questo
modo nel mondo latino attraverso una così complessa translatio.
La caratteristica di questo prologo come quella degli altri due di cui
abbiamo parlato, il Liber Razielis e la Clavicula Salomonis, consiste nel
presentare l'insegnamento del libro come quello di un libro sacro perché
fondato su una rivelazione divina, tramite il suo messaggero, l'angelo. N e
consegue che la rivelazione conferisce ai testi un carattere di santità e di
sacralità, sì di potersi porre pertanto sullo stesso piano di quelli Biblici.
Così il Raziel è inciso nello zaffiro, allusione alla rivelazione delle Tavole
della Legge di Mosé. L'altro aspetto di queste opere è poi il segreto d ei
misteri inaccessibili di Dio per i quali si richiede l'aiuto angelico sovran
naturale. Il principio di un Dio unico non può essere discusso, ma i suoi
misteri e segreti restano tali e se ne cerca la conoscenza. Così la magia ri
tuale salomonica apre le porte alla natura divina, rimanendo nello stesso
tempo estranea; essa appare come un dono che rimane tuttavia un mi
raggio. L'uomo pur possedendo le arti salomoniche rimane sempre tale ,
per cui le pratiche rituali non trasformano l'uomo in un mago, e non sov
vertono l'ordine naturale divino. In questo testo Dio è l'autore princip a
le, mentre Salomone e Adamo non ne sono altro che i beneficiari che de
vono approfittare di questa rivelazione per restaurare l'umanità dop o il
peccato.
d) Il segreto nella magia rituale salomonica
Nei testi di magia rituale salomonica, il segreto costituisce un elementi
indispensabile all'esistenza stessa della magia e al buon svolgimento de
rituale magico. Esso si fonda su tre principi fondamentali: in primo l uo
go il segreto dà potere a chi lo possiede ed esso è essenzialmente il po te �
re «rituale». Il Liber Semiphoras annesso al Liber Razielis nella copia di
Halle è dedicato all'esposizione del nome di Dio formato da 72 l ettere
ebraiche o più esattamente da 72 nomi di tre lettere tratte dai versetti : 1 9 -
La magia angelica 125
S h a al ce
ntro il Thetragramma divino chiamato «il nome grande oc
:<'.Z to e perfetto di quattro lettere» (nomen magnum et occultum et per
ul
fectu m de quatuor litteris ) , comprende il nome di Dio in ebraico Eloy,
32
2. I:angelologia cristiana
! _do cumenti di magia cerimoniale circolanti nel Medioevo (se non si con
�? e�ano Picatrix e l'opera di Michele Scoto), secondo la testimonianza
i Pietro d'Abano e dello stesso Alberto Magno, non dovevano essere
n e ces�ariamente tutti di magia malefica, così come era stata descritta da
�estt autori. Infatti attraverso Pietro d'Abano e anche in un inciso di
eh ele Scoto, abbiamo dei riferimenti a testi di magia benefica a sfon-
ha�
�fr. nota 2 1, Liber Raziel, ms. Halle, cit . , f. 224-49. Semiphoras deriva da Schem
1
de lajj z;�sh , _cfr. M . S�HWAB, Vocabulaire de l'angeologie, d'après les manuscrits hébreux
CiiTEN � tofbeque _Natzonale de Paris , Parigi 1897, rist. Milano, 1989, pp. 32-34 ; J. TRA
Pp. 90 _ 9B�RG , Jewzsh Magie and Superstition. A Study in Folk Religion, New York 1939,
l2 L 'b7
JJ J _; Razie l, ms. Halle , cit., p. 248v.
' '
.
200 1 n · BOUDET , La condamnation de la magie à Paris en 1398, « Revue Mabillon»,
, . s. 12 , 73 , p. 140.
126 Medioevo magico
s� cti intercessores mei in presenti supplicatione mea estote, ut doctrinam sancte Veri
tatts obtineam ad laudem et gloriam nominis Dei, Amen».
• 39 Cfr. Vaticano, ms. Reg. lat. 1300, una colonna, ff. lr-399v, sec. XV-XVI. Su ciò mi
o
�t � senta di rinviare anche alle note della mia edizione del Lucidato, di Pietro d'Abano
uczda tor. . . , cit., pp. 70-7 1) con indicazioni bibliografiche.
40 « t
_ E misit ei Deus istum librum ad hoc propter vigorem et virtutem verborum istius
� '.'fl ctt et preti
osi libri sciret qualiter poterat recuperare maximum bonum» (Liber Racie
zs, ms. cit., f. lr).
:� Ms. Y�t. lat. 3180, ff. 43va-5 1r.
« nc p t
no . aIt i i Ars p aulina sancti spiritus assit nobis gratiam Amen. Incipit ars paulina de
� a a beato Paulo invent a ab ipso post raptum suum coronatum apud quem sollet
di no toria que perfect as dat scientias et notitias vel solet dici notoria quia per brevia
no�•abili
a vel
om 1 s p per breves notas et notabiliter positas orationes dictiones docet et queque
.
ti 0 � 5 .
a ientia a domino Deo est, ideo ponetur in prima figura de Trinitate cum seguen
e
ni d 1 t »; se?ue: « figura Sancte Trinitatis cum seguenti oratione». Sulle interpretazio-
t
delle prime preghiere si recita nell'immagine della santa Trinità che è la fi
gura della bontà divina. Ci si richiama qui alla visione di San Paolo qua n .
do fu folgorato dalla luce di Dio (Ac. Ap. ) , sulla via di Damasco e fu rap i
to al terzo cielo (Cor. II, 2-4) che è il fondamento di questa tradizione, i n
terpretata in modo diverso dalle diverse scuole medievali.
È evidente che un manuale come questo non contiene niente di pa r
ticolarmente negativo o demoniaco. Si tratta di una serie di suppliche ch e
partono dall'invocazione più alta della santa Trinità e scendono fino all a
beata Vergine, per ottenere bontà, purezza e sapientia. Tuttavia, anc he
per i riferimenti già ricordati (di Pietro d'Abano, di Alberto Magno o di
Ruggero Bacone) da queste opere di magia devozionale religiosa, si rica
va l'impressione che esse dovevano essere considerate con sospetto dai
dotti del secolo XIII e XIV, sia filosofi che teologi, e ritenute pericolose
forse proprio per l'assenza di un controllo dottrinale a cui probabilmen
te si sottraevano e quindi per tutte le possibili deviazioni superstiziose .
Le cautele di Ruggero Bacone in proposito (si veda qui a p. 48) sono del
le spie evidenti di quanto fossero considerate con diffidenza dalle istitu
zioni questi trattati che insegnavano a invocare i santi, gli apostoli o gli
angeli sia del cristianesimo che dell'ebraismo. Comunque questo testo si
avvicina assai agli scritti di religione, allo spirito devozionale dei cristia
ni del Medioevo, secondo una visione monoteistica di Dio, per la quale
Gesù ha cacciato definitivamente il Demonio dal mondo riscattandolo.
a) Tommaso d'Aquino e l'«Ars notoria»
Ma i.ma vera e propria presa di distanza è stata quella argomentata con
tro l'ars notoria da Tommaso d'Aquino nella Summa theologiae II•-Il0 '.
4l
't
/mm aso , Summa theologia, 11"11', art. I. ad 1 . , p. 3 4 1 .
0
44 MMAso , De malo, quaest. 7 , art. 9, ed. cit., p . 750.
130 Medioevo magico
Qu
49 Bo NAVE
NTIJRA, Collationes in Hexaemeron 2, n. 10, tomo V, a cura di F. Delorme,
���chi· , Firenze 1934, p. 338.
ONAVE��, In II Sent. 10, 2, 2, ad. 4, Quaracchi, tomo II, 182 ss., pp. 266-67.
S uU• an gelolo
ra la gia di Bonaventura cfr. in particolare B. DE MoTIONI FAES, San Bonaventu
e c
sielll.e � i-:la di Giacobb� . L�t:ure d�· ange�ologia, Biblio�olis, Napoli _ 1995 e della stessa in
51 ':[1 i.
siècle . Suarez -N am, Hzerarch zes, Mzracles et /onctzon cosmologzque des anges au XIII'
tt
es Anges cit., pp. 717-5 1.
52 z Apos t . 9,3; Cor. II, 2-4.
TOMMAs , Summa
o theologicae, cit. 107.
132 Medioevo magico
'
3 su �. lui. cfr. Lexicon des Mittelalters III, Monaco-Zurigo 1986, col. 1760- 176 1.
54 S
lo n ull angelologia ortodossa cfr. D. KECK , Angels and Angelology in the Middle Ages,
d ra 1988
eroi: T.s,Su�z� NAN 1, Il parlare degli angeli: un segreto di Pulcinella, in Il segreto, Mi
des gu XIV, S 1smel, Firenze 2006, pp. 79- 100 e della stessa, Connaissance et language
a nges se/on Thomas d'Aquin, Roma-Parigi 2003.
134 Medioevo magico
' Sui mss. dell'ars notoria, F. KLAASEN, English Manuscripts o/ Magie, 1300- 1500 A
6
Preliminary Survey, in C. FANGER (a cura di) , Compuring Spirits Texts and Tradition o/
Medieval Ritual Magie, Stroud, Gloucestershire 1998; VEENSTRA, La comunication a ve�
/es anges, cit., pp. 774-812. J.P. BoUDET, I:ars notoria, une résurgence de la théurgie a n tt
que, cit., pp. 173-91. In particolare cfr. J. VÉRONÉSE, Les anges dans l'ars notoria, révela
tion, processus visionnaire et angélologie, in Les anges et la magie, cit., pp. 813-48.
La magia angelica 135
fectctDurealscei dando
re le capacità naturali dell'uomo e in particolare le facoltà intel
l'onniscienza.
cerimonie basate su una ascesi severa, sull'invocazione, le in
iverse
es delle notae indirizzate a Dio e agli angeli permettono di svi
sp ection
lup p are la memoria, il discorso razionale e infine l'intelligenza o intellet
n
to. devoto acquisterà così la scienza infusa padroneggiando completa
mente il trivio (grammatica, retorica e logica in cui sono contenuti le co
noscenze dei due diritti (canonico e civile), poi il quadrivio, la filosofia e
57
la teologia, le arti adulterine del XII (come la theatrica , il lanificio, la na
vigazione ecc.), ma anche la mantica, tutte le discipline tradizionali delle
58
enciclopedie del XII e XIII secolo, secondo diverse accezioni • Nell'ac
quisizione di questo sapere gli angeli hanno una funzione importante.
Viene così elaborata una angelologia con la descrizione delle gerarchie
angeliche così sovrabbondante da non essere più canonica.
La fabbricazione e l'invocazione dei nomi degli angeli erano state in
fatti condannate nel Canon 35 del Concilio di Laodicea in Frigia, nella
seconda metà del IV secolo, interdizione rinnovata nel Concilio di La
t rano nel 745 59 •
Nell'Ars notoria gli angeli operano al termine di un rito che è esso
s tesso il risultato di una rivelazione angelica. Questa pratica rompe con
la tradizione della comunicazione dell'Angelo con l'uomo inteso come
un dono di Dio e della risposta dell'uomo fondata sul suo libero arbitrio,
per togliere ogni responsabilità all'agire dell'uomo. Non si tratta tanto di
fo rzare l'angelo a intervenire, ma unicamente di rispondere con le rego
le del rituale magico alla loro sollecitazione che proviene da Dio di cui
es si sono gli iniziatori e, infine, i soli responsabili.
Tutto dipende quindi da una rivelazione originaria che, come abbia
mo già messo in luce nel caso della magia angelica ebraica salomonica,
deriva direttamente da Dio, tramite l'Angelo.
' L'A �s � otor(a se�on_do gli studi di Vér�nése60 è composta di 1 ue gran
di p art ; il p
i r1mo mtltolato Flores aurei, raggruppa la maggior parte
d �e orazioni,
così come le figure; la seconda parte contiene dieci pre
ghlere che so
no state rivelate a Salomone in un secondo tempo. Il mito
vuole infatti che essa sia il frutto di una rivelazione angelica al re Salo-
7 su c o
5
58
sec l Tfr.t. , cfr. l'introduzione alla mia edizione di Pietro d'Abano, Lucidator, pp. 60-61.
La d�visione della filosofia e la sua ragione. Lettura di testi medievali (VI-XIII
cu�a d1 Giulio d'Onofrio (Atti del VII convegno della Società italiana per lo stu-
dio:� ;en
59 siero Medievale, Assisi 14 - 15 nov. 1997), Avagliano ed., Cava dei Tirreni 2001.
f
ou 1 C' �- Ph. FAVRE , L'ange dans le haut Moyen Age Occidental, IV•-IX• siècles: création
:d �:zo n ?, « Mediévales: langue, texte, histoire » , 1988, 15 , pp. 3 1-49.
r. VÉRO NÉSE, Les anges, cit., pp. 813-48.
136 Medioevo magico
: ifr.
VÉRONÉSE, Les anges, cit . , pp. 8 1 3 - 14 .
OMMAso, Summa theol., cit. , q . 1 1 1 , a. l .
138 Medioevo magico
la onfessio ne ed eucarestia, il devoto deve essere mondo dai peccati capitali come la gola
e ta lussuria, ripetere
la confessione se cade in peccato mortale, digiunare a pane e acqua
Per t�tta la settimana. Quindi, terminate le osservanze, iniziare a scrutare (oscularz) la pri
F
�oa igura nell' ora prima della prima luna nuova, senza tuttavia leggere quello che è scrit
entro la Figur («Nota tamen quod nichil legas de scriptis intra figuram» (f. 47 r) e
a
� 1tinui per otto gio rni questa ispezione fino alla prossima luna nuova e questo durante
o
�e hnazioni: Pas� ate le tre lunazioni, il devoto sceglierà un giorno qualunque e « in illa
e
a tert1a sis in loco secretissimo et hic in ecclesia si fieri potest» comincerà a pre
g er O Spirito Santo
t
i t sceler co n una lunga preghiera in cui chiederà perdono di tutti i suoi de
l( a) recitando "Veni sa ncte S piritus ... ". Questa orazione sarà recitata tre volte
d " ser a con gra nde venerazione e se il devoto è dubbio so po trà avere la ce rtezza di rea
li: e un
a cosa qualunque che o ra non è possibile. Quindi è riportata la preghiera spe-
ci�� e. te queso do mine
... ". E segue la seconda parte propriamente opera tiv a.
140 Medioevo magico
' « Et est sciendum quod secundum quod sunt XII altitudines, ista sunt XII nom in a
61
li
� a corrispondenza di forze e di energie che agiscono per radiazioni che
1 co rrispondono. I cori angelici e i demoni ci paiono semmai avvicinabi-
alla rappresentazione cristiana del Paradiso o dell'Inferno di Dante.
Pe r concludere malgrado il tentativo, nel suo complesso vano e inge
n uo di trovare una giustificazione per accordarsi con l'ortodossia, gli
e Srensori di queste opere non raggiunsero il loro intento. A parte le ar-
68
ai « S �iendum est autem quod istud mirabile secretum figuratum est in arte notoria
S omonis et occultatum ab omnibus sapientissimis et archanum preciosum quod est su
per om em gen
�
sau s nc us scientiarum mundi archanumque omnium artium occultarum et the-
;: I ?mp arab ilis », (ms. cit. , f. 49r. ) .
Inch _
d uu te naz1one dell'umano intelletto al fine «huius alme artis que supremum gra-
m net omnium occultarum artium magice discipline » , (ms. cit. , f. 47v. ).
142 Medioevo magico
70
«Alie vero grece, ebree et caldee sunt deprecationes apud sanctos angelos qui pe r·
missione divina habent in isto sancto opere omnes efficacias et virtutes ministrare » [. . . J
«Per eas figuras et earum signa et sanctorum nominum beatorum angdorum que in e i
sdem figuris describuntur et nominando invocantur virtute Dei et eorum angelorum s uo·
rum beatorum et sanctarum orationum posset tanta scientia cuilibet operatio bono et
fiddi per breve spatium temporis administrari» [ .. . ] «Qui angeli sancti habent adm in i
strare virtute eorum a Deo sibi concessa operanti in ista arte pro aliqua scientia acq ui ·
renda et gratam consequendi eam sapientiam pro qua laboras, quia officium angelorurn
quorum nomina invocantur in orationibus est scientia pro qua invocantur perduce re
ad effectum» (Ars notoria, Glose, ms. BnF. , lat. 9336, f. 4v. , in VÉRONÉSE, Les Anges, cit . ,
p. 832).
La magia angelica 143
7 1 J. .
. - P BOUDET, Magie théurgique, angélologie et vision béatt/ique, in Les anges et la
�e au m en ai,e, cit., pp. 85 1-90 che ne pubblica alcuni estratti rilevanti (pp. 872-90);
� ?Y_
/ /ione cnttca H. GOSTA, Liber iuratus Honorzi; A Criticai Edition o/ the Latin Version
o t e Sworn B ook o/ Honorius, Alm
( Ac quiustet e Wirksell lntemational, Stoccolma 2002
�� Universitatis stockholmiensis, Studia latina Stockholmiensia, XLVIII).
pa C fr. CH. TROTIMANN, La visione béati/ique. Des disputes scolastiques à sa de/inition
r Benoit XII, École française de
Rome, Roma 1 195 , pp. 745 -810.
144 Medioevo magico
ne certamente perduta e conservata più tardi con il titolo di Liber sacer 54_
lomonis, la quale sarebbe quella ricordata anche da Guglielmo d'Alve r
nia nel suo De legibus. La principale originalità del testo nel panor arn a
della magia medievale, è di essere il solo trattato che si sia conservato, ch e
abbia l'ambizione mediante un complesso rituale, di donare la vis ion e
beatifica, già in questa terra all'uomo iniziato. Con la meditazione di qu e
sto libro, anche l'anima più debole può sottomettere le sostanze più fo r
ti, può soggiogare tutte le creature tranne gli angeli. Il libro dona la gr a
zia di vedere l'Inferno e il Purgatorio, concede la possibilità alla n atura
corporale e visibile di ragionare e istruirsi insieme alle nature incorporee
e invisibili e, soprattutto, raggiungere la visione beatifica (così si legge nel
secondo capitolo (de visione divina) e arrivare alla conoscenza della pote
stà divina (terzo capitolo: de cognitione potestatis divinae) . Il testo forni
sce anche una interessante definizione di ars magica che è la scienza (scien
tia) dei sapienti, la quale consiste nella prescientia del passato, presente e
futuro, ossia nella divinazione per illuminazione superiore73 •
Una pretesa del genere di raggiungere per ars notoria la visione beati
fica, in un momento quale quello che è descritto nel prologo in cui que
sta arte veniva condannata al punto che doveva essere giurato un patto
di segretezza, fa supporre che essa sia stata scritta contro le prese di po
sizione di Giovanni XXII, il quale era molto preoccupato nei processi di
canonizzazione di distinguere la visione dei santi, da quelle di quanti le
ottenevano per magia. È a tutti nota la disputa sulla visione beatifica che
travagliò il pontificato di Giovanni XXII tra il 1331 e il 1332, come ap
pare dai suoi principali sermoni, e dopo la sua morte, nel 1336, come ri
sulta dalla pubblicazione delle bolle Benedictus Deus di Benedetto XII
che chiuse definitivamente la questione. Giovanni XXII aveva negato
espressamente le possibilità all'uomo di vedere Dio in questa vita sulla
interpretazione del versetto Exodus 33,20: «non poteris videre facia m
meam, non enim videbit me homo et vivet», e aveva negato questa pos
sibilità anche a Mosè e a San Paolo, benché fosse stato rapito al terzo cie
lo. Inoltre egli negava questa possibilità anche ai defunti prima del Giu
dizio finale di Cristo e della resurrezione dei corpi74 • E in questo conte
sto può essere interpretata anche la censura delle tesi della visione intel
lettiva superiore di Eckhart (1326-1329). Ora il paragrafo 15 del Liber sa
cratus, che descrive la visione divina alla quale il mago può accedere pu -
73 « Sic ars magica a magos dicitur, quod est sapiens, et ycos quod est scientia, qua s i
scientia sapientium, cum in ipsa efficiatur homo sapiens, et per hanc sciuntur omnia pre
sentia, preterita et futura» (a cura di Boudet, Magie théurgique, cit., p. 876 con estra tt o
del prologo e di alcuni capitoli} del Uber sacratus.
74 Cfr. TROITMANN, La vision béati/ique, Des disputes scolastiques, cit., p. 289 .
La magia angelica 145
all' anima �engono r!velati numerosi segreti �elesti . ? �a tavola del co�
_
che e opera composta sotto 1 autorita d1 Salomone: la pri
tenuto si ricava
ma parte comprende sei capitoli dedicati al nome di Dio, alla visione di
vina , alla remissione dei peccati che ne costituisce la premessa indispen
sabile; i ventisette capitoli della seconda parte devono assicurare al letto
re la onniscenza di tutto ciò che è stato creato da Dio, i 60 capitoli della
terza e quarta parte corrispondono alla compilazione dei trattati di ma
gia rituale : costrizione degli spiriti, modificazione della necessità natura
le e delle sue regole, rapporto di forza tra gli uomini e la natura grazie al
l'intervento di questi spiriti; apparizione, ritrovamento di tesori nascosti.
Tuttavia gli ultimi due capitoli relativi alla resurrezione dei morti e alla
creazione di animali, che sono gli aspetti più propriamente necromanti
ci, sono condannati come contrari alla volontà divina e pertanto saranno
negati alle operazioni degli angeli. Da una lettura del testo si evince tut
tavia che esso non segue l'ordine dell'indice come già era avvenuto nel
Liber Razielis. A proposito degli ordini angelici, celesti, di aria e di terra,
l'Autore precisa che gli angeli si distinguono in quelli che servono Dio e
quelli che servono gli uomini. I primi, ministri di Dio, si dividono in nove
ordini di angeli celesti, secondo una gerarchia leggermente diversa da
quella di Dionigi Areopagata e di Gregorio Magno. Onorio pone i Che
rubini prima dei Serafini e le Virtù prima dei Principati e le Potestà.
Per la visione beatifica inoltre è sostenuta la superiorità della religio
ne cristiana rispetto a quella ebraica e al paganesimo. Se i pagani hanno
elaborato delle tecniche sofisticate per comandare i demoni e se i giudei
hanno sviluppato un sistema preciso di invocazione degli angeli, essi tut
tavia non riescono ad attingere Dio perché non lo conoscono come il
« vero» Dio. Solo il buon cristiano per l'insegnamento del Vangelo che
h a ricevuto, può avere la visione beatifica da vivo .
. Questa professione di fede è necessaria prima di costruire il sigillo del
Dio vivi et veri che è una sorta di talismano divino onnifunzionale, costi
tuito da una serie di circoli, di eptagoni e di pentagoni racchiusi l'uno
nell'altro che contengono dei segni di croce, di lettere dei nomi divini e
n el
lls g ici di_ origine ebraica. Le invocazioni che accompagnano questo ta-
mano dimostrano come il compilatore doveva avere sottomano il fa
s
j o testo cabalistico ebraico Schem hamephorasch, che era passato nel
0
a redazione del Liber Razielis, come liber semiphoras. Come ho accen
� � o � p_recedenza, esso riguarda l'esposizione del nome impronu ncia-
t
M1;;lcfr. re gli studi di J.-P. Boudet e di H. Gosta, citati, R KlECKHEFER, Magie in the
olt
e Ages, Ca mbridge 1989, p. 171; COHN, Démonolatrie et sorcellerie, cit., p. 2 16.
.
8 In cammino dalla superstizione magica all'eresia
· La con sultazione sulla magia di Giovanni XXII
del 13 20 e Enrico del Carretto
Jacques Duèse (1244-1334) eletto pontefice nel 1316 con il nome di Gio
vanni XXII ebbe un pontificato difficile e turbolento e la sua elezione fu
estremamente complessa 1 e contrastata.
Di formazione giuridica e non strettamente teologica si trovò di fron
te a grandi controversie (entro cui, ma forse non una delle minori) fu la
definizione delle operazioni magiche che egli riteneva necessaria nei pro
cessi di canonizzazione per distinguere le opere miracolose dei santi, da
quelle dei malati e degli impostori-maghi. Le più grandi controversie che
egli dovette affrontare furono quelle che travagliarono la cristianità per
secoli: della povertà evangelica che lo costrinse al confronto con gli spi
rituali francescani; dell'autorità del Papato di fronte all'Impero che lo
oppose a Ludovico il Bavaro e negli ultimi anni, quello sulla visione bea
tifica che coinvolse l'intera cristianità del suo tempo.
Come ha messo in luce Alain Boureau, fin dagli inizi della fondazio
n e dei Tribunali dell'Inquisizione, era molto difficile procedere alla con
statazione di «fatti eretici», sulla cui base procedere alla condanna, in
quanto si poteva dichiarare una persona eretica solo quando era ritrova
ta colpevole di «manifesta heretica pravitate». Nel processo doveva es
se�e distinto senza incertezza o il minimo dubbio, il vero contrapposto
ali errore e quindi successivamente si poteva procedere alla scomunica. I
Processi che si susseguirono al tempo di Bonifacio VIII e di Clemente V
0str
�e a ano come cominci a delinearsi con una certa urgenza il problema
ll minaccia
I e�ch si dei demoni in qualunque forma; ma la ricerca era diffici
r�J. é trat �ava di ricostruirne la verità. Erano diversi gli organi giu
i I ci e quelli competenti a occuparsi degli invocatori del demonio le cui
4
BolJREAu, Sata ua eretico, trad. it. cit., pp. 1 9 ss. e in particolare pp. 30 ss.
152 Medioevo magico
XIV rispetto al dilagare dei secoli XVI e XVII, fatta eccezione per il caso
della condanna di eresia di Cecco d'Ascoli al rogo che avvenne proprio
sotto il pontificato di Giovanni XXII. Essa rappresenta uno dei P rirni
modelli di equiparazione della necromanzia e della divinazione ast rolo.
gica, ossi� delle pratiche di magia greco-pagana ed ermetico-persian a, al
i' eresia. E accaduto pertanto che nella misura in cui il papato si mostrò
reticente a delegare il proprio potere di indagine agli altri Tribunali, i li
miti pratici della giustizia pontificia �pedirono la diffusione capilla re
dell'imputazione e della repressione. E stato scritto che fu il forzoso ab
bandono dell'assolutismo pontificio del secolo XV, dopo i Concili di C o
stanza e di Basilea, a partire dagli anni 1430-1440, a dare il via alle prime
campagne giudiziarie e dottrinali generalizzate contro streghe, stregoni
ed adoratori del demonio. Ma sul piano dottrinale l'ampio sviluppo di
una dottrina demonologica magica, a carattere eretico fu preparato da
Giovani XXII. Tra i domenicani seguaci di Tommaso d'Aquino vigeva
ancora il criterio del Canon Episcopi e l'inclusione di tutte le forme di ma
gia nella superstizione e nell'ignoranza.
In contrasto con molti Inquisitori che condividevano il razionalismo
della dottrina demonologica di Tommaso e di Vitellione, il Papa voleva
conoscere le zone oscure dove il demonio poteva insinuarsi per poter ar
rivare a determinare la discretio spirituum, la distinzione degli spiriti, spe
cialmente nel caso di canonizzazione di santi e beati. Per questo egli isti
tuì nel 1320 una commissione costituita da ben dieci giuristi, teologi e lai
ci per raccogliere i loro pareri sui complessi rapporti che potevano unire
la magia come insieme di pratiche di invocazione dei demoni, alla eresia.
Egli poté trovare la più completa risposta solo da parte di uno dei dieci
consultati, nella quale veniva individuato come elemento essenziale il
patto con il diavolo, mentre gli altri rimasero nel solco tracciato dal Ca
non Episcopi.
' R. MANSELLI, Enrico del Carretto e la consultazione sulla magia di Giovanni XXI�, in
Miscellanea in onore di monsignore Martino Giusti, Il, (Collectanea Archivi Vati can i _ 5 l
Città dd Vaticano 1 978, pp. 97- 129; A. BOUREAU, Le pape et les sorciers, une consulta tron
de Jean XXII sur la magie en 1 320, (Manuscrit B.A.V. , Borghese 348) , École franç aise d e
Rome, Roma 2004 che ha pubblicato il documento delle dieci risposte.
In cammino dalla superstizione magica ali'eresia 153
. ne fondate sull'invocazione dei demoni, all'eresia. Il suo pro
t1Cbe paga eva con dodici o tredici secoli di una tradizione cristiana che
mp
po�ito ro v l'eresia come un errore della fede, come una scelta (airesis)
o sider
a a
� tellettuale e spirituale che non aveva alcun rapporto con tali pratiche.
re cattive pratiche dovevano essere controllate e sanzionate, ma non ave-
N ano nessuna relazione con l'eresia. Ancora nel 1258, il papa Alessandro
nella Bolla De heretids accusatus, ripubblicata nel 1260 e integrata al
sesto libro del Corpus di diritto canonico costituito da Bonifacio VIII,
proibiva agli inquisitori di procedere contro gli aut�ri di divin�zioni_ o di
sortilegi, eccetto che queste faccende non fossero m odore di eresia. Il
salto dottrinale che si ebbe con la consultazione sulla magia di Giovanni
XXII del 1320, introdusse un elemento rilevante e cioè il factum hereti
cale, il fatto ereticale: esso era un elemento nuovo incluso nel questiona
rio del papa a cui i dieci esperti dovevano rispondere: ossia se nelle pra
tiche magiche si verificasse un «fatto ereticale». Questa consultazione ri
vela l'interesse giuridico da parte di Giovanni XXII, consistente nel ma
nifestare in modo esplicito una colpa che esige una sanzione dottrinale.
Questa iniziativa rappresentò una vera e propria tappa fondamentale nel
lento processo di trasformazione del concetto di magia, dall'Alto Medio
Evo all'età modema6 •
Mentre, infatti, per secoli i fenomeni magici erano stati confinati tra
le superstizioni da donnicciole o considerate fantasie poco degne di fede,
con gli sviluppi degli studi teologici e con l'impostazione sempre più coe
rente di una concezione della magia e della stregoneria come opera de
moniaca (o tale almeno da comportare l'ausilio del demonio), il fatto ma
gico si era venuto sempre più avvicinando all'eresia. Si spiega così che
Alessandro IV abbia avviato l'attenzione dell'Inquisizione sulla magia7 e
6 .
�fr R. MANSELLI, Le premesse medioevali della caccia alle streghe, in ROMANELLO (a
r di), La stregoneria in Europa, cit. , pp. 39-62; su Giovanni XXII si vedano le pp. 55-
��
r. � che R. KIECKHEFER, Magie in the Middle Ages, cit. pp. 194-200; J.-P. BoUDET,
La enese médiéva
W. : le de la chasse aux sorciers, in Entre science, cit. , pp. 468-508,
2 002�HE s , Demon Lovers, Witchcra/t, Sex and the Crisis of Belie/, Chicago-Londra,
N
7 ·
. . s. 1 tratta delle due lettere del 1258 e 1260, per cui cfr. J. HANSEN, Zauberwahn, In-
qu�,tz und Hexenp rozese im Mittelalter und die Entstehung der grossen Hexenver/ol
gu �on aco
1900, pp. 246-47 e dello stesso, Quellen und Untersuchungen zur Geschi
cht/des
MA Hexenwal;m s und der Hexenver/olgung im Mittelalter, Bonn 190 1 ; cfr. anche
Ns
gu ito :fi_LI, Le p re":esse, cit. , p. 53. Anneliese Maier riporta il mutamento awenuto in se
Zus .. d� let�ere di Alessandro IV (Cfr. A. MAIER, Eine Ver/ugung Johannis XXII uber die
t
( l 9S�) ;gkeu der lnquisition fur Zaubereiprozesse, «Archivium Fratrum Praedicatorum »
lllun a ' 2 , � P - 226-46 con edizione del parere di Augustino Kazotic, p. 61) nell'acco
re
ven i re, magia ed eresia, senza porsi, però, il problema di come questo fatto potesse av -
senza approfondire cioè il rapporto, sempre più evidente, tra magia e forze dia-
154 Medioevo magico
che dei fenomeni del genere si siano occupati inquisitori quali furo no
per ricordare due tra i più famosi, Bernard Guy e Jacques Fournier8 no n �
ché Zanchino Ugolini.
Oltre a questa modificazione del concetto stesso di magia e stregon e
ria, che si ebbe in seguito all'evoluzione e alla trasformazione cultur ale
dell'epoca, mosse il papa ad intervenire specialmente una sua individua
le e personale paura, nella convinzione che da molte parti si operasse ma
gicamente per ucciderlo. Vero è che almeno in due casi i fatti, di cui il
papa temeva, effettivamente ebbero luogo, in quanto il Visconti e i ghi
bellini d'Italia ricorsero alla magia9 , mentre di arti diaboliche si serviro
no anche personaggi vicini allo stesso pontefice, ricorrendo a riti super
stiziosi che, a sua notizia, venivano diffondendosi quali adorare demoni
(adorare demonem) , battezzare immagini (baptizare imagines) , preparare
statuette di cera con arti magiche (imagines cereas. . . ut magicis artibus) ,
fare incantesimi (incantationibus) , invocare di demoni (demonum invo
cationibus) , trafiggere immagini per distruggere la vita 10 • Del resto, egli
stesso era stato, insieme con alcuni membri del collegio dei cardinali, vit
tima di tentativi del genere e proprio ad Avignone. Infatti, all'inizio del
marzo 13 17, in un albergo di Avignone 1 1 erano stati scoperti ed arrestati
due uomini che erano arrivati da Tolosa: furono trovati con una sacca a
doppio fondo che conteneva tre statuette di cera, con dei cartigli di per
gamena contenenti quest'iscrizione: «Papa Johannes moriatur et non
alius, Bertrandus de Pogeto moriatur et non alius ! Gaucelmus Johannes
moriatur et non alius !» 12 • Le indagini subito fatte portarono alla conclu -
boliche. Le stesse parole della Quod super nonnullis di Alessandro IV sono troppo vaghe,
perché fanno rientrare i casi di magia nella competenza degli inquisitori «se manifeste sa
perent heresim», senza specificare il motivo per cui ciò accadrebbe. L'apparire della ma
gia nell'ambito della demonologia è stato un fenomeno del secolo XIII; cfr. in proposito
anche R. MANSELLI, La religion populaire au Moyen Àge. Problèmes de méthode et d'hi
stoire, Montréal-Parigi 1975, pp. 48-50.
8 Cfr. BERNARD GUI, Manuel de l'inquisiteur, a cura di G. Mollat, Paris 1926-1927 , 2 a
éd. Paris 1964; J. DUVERNOY, Le registre d'inquisition de Jacques Fournier, éveque de Pa
miers, 1318-1325, I-III, Tolosa 1965 . Su Zanchino cfr. Capitolo XI.
9 Per i Visconti, cfr. N. VALOIS, Jacques Duèse, pape sous le nom de Jean XXII, in Hi
stoirc littéraire de la Frances, XXIV, Parigi 1915, pp. 391-630; per gli eretici si veda L .
FUMI, Eretici e ribelli nell'Umbria, Todi s.d., particolarmente le pp. 7-15.
1 0 Cfr. Archivio Segreto Vaticano, Reg. lat. 109, f. 209v, da una lettera di Giovanni
XXII al vescovo di Reggio del 22 aprile 1317 sulla «baptizatio imaginum». Un «Proces
sus contra quos homines qui contra vitam Johannis pape XXII et nonnullorum natura
lium conspiraverunt» è conservato ivi, Collectoriae 493 (MANSELLI, Enrico del Carretto ,
cit., p. 99).
1 1 Cfr. VALOIS, ]acques Duèse, cit., pp . 408-19.
12 lbid. , cit., p. 408 .
In cammino dalla superstizione magica ali'eresia 155
. atore della magia era Ugo Géraud, Vescovo di Cahors. Esso
s one ch e ide
t stato accusato presso il papa di potere tirannico, di simonia e di cat
;:; costumi da parte dei suoi fedeli e di questi misfatti erano al corrente
anche altri della corte.
Mentre due di questi fuggirono, il vescovo venne incarcerato, proces-
ato e condannato alla deposizione dalla dignità ecclesiastica ed al carce
:e a vita. Il papa ancora pieno di sdegno e di orrore per questa vicenda,
rimase addolorato della morte, avvenuta proprio il 12 dello stesso anno,
dd cardinaleJacques de Vie, suo amico carissimo. Si disse subito che an
ch'egli fosse morto a causa delle magie del Géraud che fu di nuovo pro
cessato, ridotto allo stato laicale, torturato, bruciato vivo e le sue spoglie
gettate nel Rodano.
Questo caso non sembra tuttavia accostabile alle vicende che quasi
negli stessi anni (1327) portarono al rogo a Firenze Cecco d'Ascoli affi
dato all'Inquisizione (si veda qui il Capitolo XI). Infatti nel caso di Ugo
Géraud si trattava di congiura (anche se su rituali magici) per attentare
alla vita del papa col maleficio, reato non di eresia 13 , ma vero e proprio
delitto.
Non sono mancati dei dubbi sulla perfetta veridicità dei risultati pro
cessuali, quando si pensa all'uso della tortura; ma in ogni caso, rimane il
fatto che la paura del pontefice già di per se grande, fu da questi episodi
profondamente aumentata.
In ogni caso il papa si muoveva sempre circondato di amuleti e di al
tri arnesi contro ogni malia ed ogni malocchio. Pochi mesi dopo un'altra
lettera del pontefice, del 27 febbraio 1318, rivolta al vescovo di Fréjus, al
magister Pietro Textoris e a Pietro de Pratis, professore di diritto civile,
chiedeva una inchiesta contro le pratiche di magia di laici e chierici del
territorio di Lione 1 4 •
13
F. C OLLARD, Le critne de poison au Moyen Àge, Paris 2003; dello stesso Veneficiis
v� maleficiis. Ré/lexion sur !es relations entre le crime de poison et la sorcellerie dans l'Oc
ct ent m édiéval, «Le Moyen Àge», 2003, 109, pp. 9-57.
et
� In questa lettera Giovanni dice espressamente che «artes nigromantie, geomantie
0rum » son o «artes demonum, ex quadam pestifera societate hominum et angelo
1 5 Per il testo dei pareri relativi cfr. A. BOUREAU, La pape et /es sorciers, École fran ç ai
se de Rome, Roma 2004, pp. 1- 120.
In cammino dalla superstizione magica al!' eresia 157
. c damenti dottrinali della trasformazione in eretici degli invocatori
re 1 1'00 e degli altn. magh"1.
di demoni v
n papa a eva posto quattro quesiti precisi e particolareggiati ai teolo-
. ai prelati da lui consultati: colui che battezza secondo il rito cattoli
gt :n im
d� ' magine per produrre malefici, è eretico o semplicemente autore
sortilegi? Lo stesso quesito veniva posto a proposito di colui che bat
tezzasse una seconda volta un cristiano allo scopo di conferirgli il potere
di sconfiggere l'epilessia (quesito 2); di colui che si servisse di ostie con
sacrate per produrre malefici (quesito 3 ) o, infine, di colui che invocasse
i dem oni con il proposito di obbligargli a nuocere ad altri (quesito 4).
Per principio, le tre prime operazioni prese in considerazione non esi
gevano necessariamente l'invocazione dei demoni di cui al quarto quesi
to. L'uso magico dell'ostia a volte aveva luogo senza ricorso al diavolo,
come è attestato da numerosi racconti di miracoli. L'atto di violenza con
tro l'ostia consacrata poteva comportare di per sé delle motivazioni pu
ramente umane e non magiche.
Tuttavia, all'inizio del XIV secolo numerosi processi avevano esplici
tamente implicato l'associazione del diavolo agli atti di battesimo d'im
magini a scopo di maleficio. In base ai capi d'accusa di Guglielmo di
Hangest, balivo reale di Sens, Guichard, vescovo di Troyes, che deside
rava sbarazzarsi della regina Giovanna di Navarra, moglie di Filippo il
Bello, si era recato da un mago, in compagnia di un religioso «che pos
sedeva la scienza di invocare i demoni». Il demone, invocato dopo aver
ricevuto l'omaggio del prelato, consigliò a Guichard di far plasmare
un'im magine di cera e di battezzarla con il nome della regina per poi
p ungere il simulacro. Così fece Guichard, in presenza di padrini e ma
drin e dell'immagine, e finalmente la regina Giovanna morì. In questo
c con to _s'incontrano tutti i momenti richiesti dalla nuova demonologia:
f.�
10�0caz1one del diavolo, l'omaggio e quindi il patto, il malefizio. Inuti
1 e re
� che tale sequenza, assai spesso ripetuta, legava strettamente l'evo
c� one dei demoni alle altre due pratiche,
sebbene i diversi esperti, mos
s 1 �� desiderio
di esaminare scrupolosamente il caso, prendevano in
0
� itderazion e, anche altre circostanze prima di affrontare la questione
e invocazione
di Satana.
3 · I dieci e
sperti e Enrico del Carretto
;: s celta d egli esperti, prelati o dotti di alto livello, fu determinata in ap
re
van �z a dalla loro effettiva presenza ad Avignone in quel periodo. Gio
lll n � XXII, non cessava mai di costituire commissioni su tutti gli argo-
en ti che lo
p reoccupavano o lo interessavano. Il solo ad interessa rsi alle
158 Medioevo magico
minacce reali dei demoni e alla causalità diabolica degli atti magici fu tut
tavia Enrico del Carretto, mentre gli altri nove esperti rimasero nel solco
della tradizione del Canon Episcopi.
Il francescano Enrico del Carretto apparteneva a una potente famiglia
genovese, imparentata e alleata con i Fieschi. Baccelliere in teologia a Pa
rigi, era stato lettore nello Studium francescano di Bologna, dove aveva
compilato un singolarissimo commento sulle visioni di Ezechiele. Era poi
stato nominato vescovo di Lucca dal papa Bonifacio VIII nel 1300, in
contrasto con la scelta dei canonici. Nel corso dei torbidi politici che agi
tarono Lucca, venne cacciato dalla città e nei primi anni di pontificato di
Giovanni XXII, lo raggiunse ad Avignone. Fu allora, nel 1318, che il
papa ne fece uno degli esperti incaricati di esaminare il caso degli Spiri
tuali francescani. Morì nel 1323 16 .
Molto prima del pontificato di Giovanni XXII e dell'incarico che gli
aveva conferito, Enrico del Carretto, nel 1308, aveva compilato Statuti si
nodali 1 7 per la sua città. Orbene, il capitolo 43 di tale testo riguarda il di
vieto degli incantesimi 1 8: ogni «persona che si dedica ai malefizi, agli in
cantesimi e alla divinazione»sarà scomunicata. Il breve testo riporta gli
scopi degli incantesimi stessi: provocare aborti, la sterilità, l'impotenza
coniugale. Certo, questo divieto è piuttosto banale, ma da un particolare
risulta che il vescovo credeva esplicitamente nel potere effettivo dell'in
cantesimo: alla fine del capitolo, statuiva infatti che le persecuzioni sa
rebbero state perseguite «a meno che l'incantesimo non fosse stato com
piuto con preghiere divine o con dei medicinali per la guarigione dei ma
lati». Gli incantesimi liturgici (l'esorcismo) e le pratiche medicinali era
no considerate legittime quanto ai modi dell'operazione.
Da queste redazioni risulta, pertanto, che egli aveva una esperienza
precisa della questione relativa alla magia e alla stregoneria nelle sue va
rie forme e manifestazioni.
La risposta alle questioni di Giovanni XXII da parte di Enrico è
estremamente esatta ed articolata rigorosamente. In primo luogo egli si
pone il problema della definizione di che cosa sia l'idolatria e l'eresia, di
stinguendo l'eresia vera e propria dal termine generale per cui è eretico
16
MANSELLI, Enrico del Carretto e la consultazione, cit., pp. 103 e ss. ; dello stesso En
rico del Carretto e il suo trattato sulla povertà a Giovanni XXII, in Sapientie doctrina, Mé
langes de théologie et de littérature médiévales offerts à Dom Hildebrand Bascour O.S.J.,
Lovanio 1980, pp. 238-48.
17
Raul Manselli ha pubblicato Il sinodo lucchese di Enrico del Carretto, in Miscellanea
Gilles Gérard Meersseman, Padova 1970 (Italia Sacra, 15) pp. 197-246.
18
Sulle pratiche degli incantesimi cfr. BEATRICE DELAURENTI, La puissance dff.s m o_ts ,
« Virtus verborum» - Débats doctrinaux sur le pouvoir des incantations au Moy en Ag e, ct t . ,
In cammino dalla superstizione magica all'eresia 159
chi non è membro del corpo di Cristo, scomunicato da Dio e dalla Chie
sa, anche se abbia una fede morta («non est membrum corporis Christi
excommunicatus a Deo vel Ecclesia, licet ipse habeat fidem mortuam» 1 9 ) .
In un senso anch'esso comune, è, poi, l'interpretazione della eresia come
l'accostarsi a posizioni ereticali, come nel caso dello scismatico che si può
affermare eretico. In ogni caso ogni genere di superstizione dispone alla
eresia secondo il più o il meno20 • Non lontana dalla eresia vera e propria
è l'analogia2 1 all'eresia stessa, come la simonia. Senza attardarci su questo
problema che, del resto, viene distesamente esposto dall'autore nel testo,
è importante chiarire che per il vescovo Enrico del Carretto ci sono due
modi di eresia propriamente detta: 1 ) la credenza e 2) la riverenza rivolta
al diavolo22 • Naturalmente con questi due termini il del Carretto tende ad
indicare qualsiasi vero e proprio rapporto con Satana, anche se l'autore
sembra considerare non tanto potente il diavolo, quanto colpevoli ed ere
tici coloro che gli prestano riverenza e fede.
D'altra parte è certamente notevole la serie di precisazioni che ven
gono date a proposito dei sortilegi, dei quali si dice che il termine può es
sere inteso in due modi: generale, ed allora comprende anche le super
stizioni, e spiritualiter, quando cioè si consultano i libri sacri non per ispi
rarsi a modelli di vita religiosa, ma per conoscere il futuro. In questo caso
il sortilegio finisce per essere anch'esso «hereticus vel ydolatra». Parti
colarmente interessante è la parte relativa alla costruzione delle immagi
ni, e cioè delle figure che vengono fatte come rappresentazioni di qual
cuno o di qualcosa per cui si invoca l'aiuto del demonio. Infatti tali im
magini tendono a dei fini diabolici e il diavolo se ne serve contro Dio. Né
ha importanza, a parere dei demoni, quale materia venga adoperata, an
che se si preferisce che sia molle, perché «le punte acuminate o gli altri
strumenti penetrano più facilmente nella materia di cera piuttosto che di
argento»23 • Quanto poi all'uso delle immagini, il del Carretto non man
ca di ricordare i libri utili per il culto dei demoni, dai quali si apprende
l'intero rituale che prevede circoli, figure, consacrazioni e adorazioni di
demoni di cui si invoca la loro presenza, e dopo la loro apparizione, si
fanno consulti, richieste e patti affinché il maleficio avvenga. Si crea,
19
MANSELLI, Enrico del Carretto, cit., p. 1 13 .
� « Hoc etiam modo omnia genera superstitionum disponunt ad heresim secundum
lllagis et minus » (B9UREAU, Le pape, cit., p. 16) .
1
• 2 « Heresia non formaliter et necessarie vel dispositive, sed secundum equalitatem
1P si• us ad
heresim » (BoUREAU, Le pape, cit., p. 16).
22 « Sunt duo modi heresis proprie diete, scilicet fides et reverentia dyabolo exhibita »
('Bo
UREAu, Le pape, cit., pp. 16-17).
23 « Acus et alia instrumenta facilius intrant materiam cere quam argenti » (BOUREAU,
Le P pe
a , cit. , p. 24).
160 Medioevo magico
24 «Credere enim Deum adesse malis hominibus in malis operibus, hereticum est,
25
BOUREAU, Le pape et les sorciers, cit., pp. 3 1 -32.
26
Cfr. in proposito MANSELLI , Le premesse, cit. p. 60; Mallaeus male/icarum di HEIN
�CH INsmoR (KRAMER) e JACOB SPRENGER, Strasburgo 1486-1487. Si veda anche M.
IANN I, Il Malleus male/ica rum» e il «De phitonicis mulieribus»: due modi d'intendere
la stregoner�a sul finire del XV secolo, in Studi sul medioevo cristiano, I, Roma 1974, pp.
4 07 2 6 e z
· H.P. BROEDEL, The «Malleus male/icarum » and the Construction o/ Witchcra/t:
Th eology a nd Popular Belie/, Manchester 2003
.
162 Medioevo magico
29 BOU
REAU, Le pape, cit., pp. 17 ss. ; cfr. anche, per questo ordinamento ontologico,
L� P roblème des trascendantaux du XIV• au XVII• siecles, a cura di G. Federici Vescovi
ni, Vrin, Parigi 2002.
1 64 Medioevo magico
riposa dunque sul patto, che è un contratto. Pertanto l'efficacia del se
gno dipende « dal fatto » per cui al momento della consacrazione del
l'immagine secondo il rito divino, si verificherebbe l'eresia non tanto
perché vi sia credenza nell'esistenza di qualche forza operativa nell'im
magine come è quella del diavolo, ma perché con la consacrazione del
l'immagine, è portata riverenza al segno del diavolo, poiché « il diavolo o
la sua presenza è come in un segno ». Enrico del Carretto viene così a in
trodurre il concetto di « fatto » come sacramento satanico, ritenendo l'o
perazione dell'immagine un segno efficace, quindi reale. La conclusione
principale di tutte le argomentazioni condotte su questa base sarà che la
consacrazione di immagini profane (l'operazione) , implica sempre la ri
verenza al diavolo e quindi un patto implicito e, pertanto, l'eresia. Il « fat
to » dunque consisterebbe non tanto nel contrarre un patto esplicito con
il demonio che sarà teorizzato più tardi, ma nella natura stessa dell'atto,
ossia per l'operazione che costituisce un fatto per cui il demonio potreb
be fare qualcosa per la forza stessa della relazione con lui3° stabilita dal
segno anche se egli poi non è capace di rispettarlo. Questa modificazio
ne nella definizione dell'eresia rispetto al passato avviene per il lavoro di
tutto un secolo di riflessione giuridica in ambito teologico per il quale il
fatto si costituisce sulla base delle forme del diritto (il contratto) . Questa
elaborazione mette da parte la teologia dell'intenzione sulla quale si mi
sura il fatto, difficilmente, come è ovvio, determinabile concretamente,
dottrina che aveva raggiunto la sua massima espressione nella riflessione
di Tommaso d'Aquino. Questa posizione di Enrico del Carretto soste
nuta da Giovanni XXII e già accennata da Gugliehno d'Alvemia, non fu
immediatamente accettata in quel tempo e fu fortemente avversata dai
seguaci di Tommaso che non condividevano l'idea del patto-contratto e
il parallelismo tra la forza costituente delle parole sacramentali divine
con quelle sataniche.
Così le conseguenze immediate di questa consultazione furono debo
li (se si pensa agli sviluppi che questa dottrina ebbe nei secoli successivi) ,
tanto più che su dieci relazfoni, solo quella di Enrico del Carretto si
espresse nel senso di spiegare le operazioni magiche come eresia del pat
to. Il domenicano Bernardo Gui, forte della sua esperienza di inquisito
re redigendo il Manuale dell'Inquisitore 3 1 , dichiarò espressamente che
l'invocazione dei demoni era considerata eresia solo se essa era fatta nel
la forma di un sacrificio, oppure se si facevano offerte al demonio con un
1 0 Sul segno efficace del Sacramento cfr. ROSIER-CATACH, La parole efficace, cit., pas
sim.
li BERNARDO Gur, Manuel de l'lnquisiteur, edizione e trad. di G. Mollat, 1, Parigi
1928, 2• ed. , 1964 , p. 52 .
In cammino dalla superstizione magica alt'eresia 165
sacrificio. Tuttavia le risposte di Enrico del Carretto sostennero certa
mente Giovanni XXII nella stesura della Bolla (verso il 1226-27) Super
istius specula in cui incriminò tutte le pratiche di immagini compiute con
utensili diversi e specialmente con gli specchi; operazioni in cui le stre
ghe si associano con la morte e fanno patti con l'infern<>3 2 • Così pren
dendo in seria considerazione le pretese di maghi e streghe, ritenendo di
operare efficacemente con l'aiuto dei demoni, Giovanni XXII ruppe in
modo deciso, con il sostegno teorico di Enrico del Carretto, con l'antica
tradizione della Chiesa fondata sul Canon Episcopi (X secolo) che tratta
va i sortilegi e le operazioni magiche sulle immagini come illusioni dia
boliche senza realtà e efficacia reale33 • Tuttavia nella Bolla di Giovanni
XXII, la realtà del maleficio per l'efficacità diabolica del segno non è an
cora affermata, anche forse per una resistenza all'intrinseca concezione
dualistica (Dio-Satana) che avrebbe potuto contenere e che era contraria
alla verità del cristianesimo.
35 «Quod inire pactum cum dernonibus, tacitum vd expressum non sit idolatria, vel
species idolatrie et apostasie. Error et intendimus esse pactum implicitum in omni ob
servatione superstitiosa cuius effectus non debet a Deo vel natura rationabiliter expecta
ri», BoUDET, Les condamnations, cit., p. 149.
36
Cfr. Les corps célestes dans l' univers de saint Thomas d'Aquin, Lovanio 1963.
37 H.P. BROEDEL, The «Mallaeus Male/icarum» and the Construction o/ Witchcra/t:
38 Su questo
processo di Joan de Bar e la sua confessione e ritrattazione in francese
fr. l'edizione del documento, in J.R VEENSTRA (a cura di), La con/ession, maistre ]ehan
�e B
ar qui/ut ars a Paris, Appendix 1, in dello stesso Magie and Divination at the Cours o/
Burgundy and
France ( Text and Context o/ Laurens, Pignon'sd "contre !es Devineurs"
1 4 1 1 ), Brill, Lovanio 1998, pp. 333-55, testo pp. 351-55.
Par te ter z a
L'occult o
9 . L'occulto e la magia naturale
1
des e,t W LL-PAROT, Science et magie, in J. HAMESSE (a cura di), Bilan et perspectives
N. EI
T,u nhudes médiévales (1 993-1 998) (Euroconférence Barcelone 8-12 juin 1 999), Brepols,
r ou t 2 004, pp. 537-38.
172 Medioevo magico
patto, come l'orazione del credente si rivolge agli angeli e ai santi secon
do la distinzione tra sacro e profano. Ma soprattutto è diversa la natura
della relazione tra l'operatore e il destinatario qualora si tratti dell'ope
razione magica che ha per fine il comando di costrizione (nell'esorci
smo), rispetto a quello di supplica, di venerazione attestata dai riti di pre
parazione e dalle preghiere. Questa relazione di tipo cerimoniale è stata
interpretata alla fine del secolo XN e poi nel XVI come un patto (im
plicito o esplicito), con valore formale e giuridico: il che ha portato alla
conclusione finale che tale tipo di relazione anche se non espressa diret
tamente con l'entità implicasse un patto e quindi il riconoscimento di
una adorazione idolatrica a un falso dio: da qui il passo finale fino all'i
dolatria e all'eresia. Tuttavia l'orazione del credente è umile e passiva,
mentre quella del mago, è imperativa, coercitiva, astuta (si veda qui il De
occultis di Antonio da Montolmo, più avanti, a p. 210).
Se il destinatario è uno spirito buono angelico, avremo le dottrine del
la magia salomonica fondata su un rituale ebraico o cristiano; nel caso
che il destinatario sia una entità planetaria astrale come nelle dottrine
della magia astrale ermetico-araba che ha la sua origine nelle credenze
della setta dei Sabeani di Harran (i quali si rivolgono alle divinità astrali
dei pianeti e delle costellazioni) avremo le diverse elaborazioni dei Libri
imaginum planetarum, oppure Picatrix vero trattato di necromanzia dei
secoli X-XI. Se l'entità è un demonio avremo la magia necromantica di
Cecco d'Ascoli e di Antonio da Montolmo.
In ogni caso l'efficacità dell'operazione magica riposa sull'intervento
di una sostanza separata, di una intelligenza buona o cattiva, preterna
turale. È a questo livello che si differenziano le concezioni della magia
destinativa, da quella cosiddetta «naturale», poiché là dove la conce
zione della natura esclude dalla vita terrena ogni azione sovrannaturale
che non sia quella di Dio, come i miracoli (rivelata nei testi sacri), l'ope
razione di magia «naturale» non è più magica nel senso dell'intervento
di sostanze separate occulte. Quando poi, come è accaduto per la mag
gior parte nella filosofia medievale, si fa propria la cosmologia di Ari
stotele adattata in senso cristiano, il destinatario del mago, che pare es
sere il demonio, come sosteneva Guglielmo d'Alvemia, è veramente un
essere sovrannaturale? Aristotele non ammetteva spiriti intermedi tra
cielo e terra e tutta la realtà era spiegata in termini fisici di movimento
secondo la sua teoria delle quattro cause e la divisione in sfera subluna
re e sovralunare. Tommaso d'Aquino trattando di questo tema aveva so
stenuto che il destinatario del mago è certamente un essere malvagio, ed
è il demonio, di cui egli diviene lo strumento sciocco, ma i suoi poteri
sono circoscritti, essendo anch'egli un essere creaturale (si veda qui il ca-
I:occulto e la magia naturale 173
2
C fr. W EAMON, Science and the Secret o/ Nature, Books o/ Secret in Medieval and
Ear/y Modern
Culture, Princeton 1994, p. 353 .
174 Medioevo magico
si sa che il cielo diffonde le virtù formative in tutto ciò che esiste; e massi
mamente le diffonde per i raggi emessi dalla luce delle stelle, da cui conse
gue che qualunque figura dei raggi o i suoi angoli, causi le diverse virtù ne
gli essere inferiori3 .
A sua volta la materia corrisponde all'azione delle virtù che scendono dal cie
lo in ragione della virtù del luogo che conserva, ossia concentra in sé, tutti i
raggi dell'influenza. Questo punto «locale» ha un'azione contraria o diver
sa da quella che proviene dai raggi e dagli angoli che trasmettono l'influen
za astrale. Ma tale contrarietà non proviene dalla materia, ma è necessaria
che provenga dal luogo informato dalle figure dei raggi stellari»4 •
«Qualcuno sarà stupito chiedendosi da dove provenga tanta virtù del luogo
- prosegue -, ossia che nel luogo una qualche parte dell'universale materia
dei corpi semplici prenda la forma del fuoco, poiché la materia per sé non ha
affatto nessun luogo5 •
5fi0ne della magia nella storia del pensiero medievale, «Giornale critico della filosofia ita
liana», 2004, 82, pp. 257-74, e la ricostruzione di queste controversie da parte di J.-M.
MANoosro, Problèmes et controverses: à propos de quelques publications récentes sur la
magie au Moyen Àge et à la Renaissance, «Aries, A Journal for the Study of Western Eso
tericism », 2007, 117, pp. 207-25.
9 ALBERT
O, De mineralibus, II, 1, cap. 4, pp. 226-27 .
1 0 L' acuta analisi di Nicolas Weill Parot della posizione di Alberto Magno sui Mine
.
�alz _e dell'Autore dello Speculum astronomiae (sono due diverse persone?) porterebbe a
lllchnare per l'attribuzione ad Alberto dello Speculum (WEILL-PAROT, Les images, cit.,
2
�P - 7 9 - 80) che condivido. Tuttavia se da un punto di vista intellettuale la posizione dei
u e autori è similare, non è detto che essi siano la stessa persona. L'attribuzione è nega
ta da diversi studiosi come da Paolo Lucentini, Agostino Paravicini Bagliani, Bruno Roy.
178 Medioevo magico
b) Lo «Speculum astronomiae»
Lo Speculum è un'opera divisa in due sezioni di cui la prima tratta espres
samente dell'astronomia, definita come la grande sapienza che contiene
sia l'astronomia stricto sensu che l'astrologia come scienza dei giudi�
L'Autore afferma che sotto il manto dell'astronomia si nascondono i
libri necromantici, i quali hanno fatto sì che i libri più nobili fossero ri
dotti a testi abominevoli. Per tale motivo egli presenterà i titoli di tutti
questi libri con i nomi dei loro autori, separando e distinguendo le ope
re buone da quelle malvagie, le magiche. La prima pa;te di questa gran
de sapienza, l'astronomia, è la scienza della figura del cielo come de
scritta nell'Almagesto di Tolomeo anche secondo i suoi interpreti suc
cessivi, gli arabi che l'hanno commentato, come Alfargano, Albattani,
Thebit, Geber, Arzachiel e Messahalla: essa contiene la descrizione delle
costellazioni dell'ottava sfera, della costituzione dei sette clima, della pre
cessione degli equinozi, la spiegazione del movimento dei sette pianeti
(accelerati, retrogradi o stazionari) ecc.
La seconda grande sapienza che sia chiama anch'essa astronomia è la
scienza dei giudizi degli astri o astrologia; essa rappresenta il legame tra
la filosofia naturale e la matematica che descrive i movimenti celesti se
condo la geometria dei cerchi eccentrici ed epiciclici. Dio mediante que
ste stelle si serve di esse come strumenti per operare nelle cose create.
Dio è in conoscibile in sé, poiché essendo il primo, non potrà essere co
nosciuto per qualcosa prima di lui; Dio pertanto sarà conosciuto per
qualcosa che viene dopo, ossia per posterius, per i suoi gloriosi effetti che
sono i cieli e gli astri, i quali grazie alle azioni che compiono come cause
strumentali «seconde», rendono possibile la conoscenza del loro creato
re, ossia Dio. Pertanto nessuna scienza umana attingerà perfettamente
l'ordine dell'universo, se non la scienza dei giudizi delle stelle 1 1 •
Giustificata in tal modo l'astrologia come scienza dei giudizi dell'a
stronomia come scienza fisica e matematica insieme, buona e nobile uti
le alla conoscenza dell'opera di Dio, l'Autore ne classifica successiva
mente le parti tecniche, così come farà Pietro d'Abano distinguendo le
opere a carattere generale o introduttive, da quelle esercitative o prati
che; questa sezione è assai similare con quella descritta da Pietro d'Aba
no. Essa tratta delle rivoluzioni, della loro tipologia, delle interrogazioni,
Cfr. A. PARAVICINI-BAGLIANI, Le Speculum astronomiae, Une énigme? Enquete sur les ma
nuscrits, (Micrologus Library 6), Sismel Edizioni del Galluzzo, Firenze 2001; B. RoY , Ri
chard de Fournival auteur du Speculum astronomiae?, «Archives d'histoire doctrinale et
littéraire du moyen age», 2000, 67, pp. 159-80.
11 Speculum astronomiae, a cura di P. Zambelli e altri, Domus Galilaeana (Quadern i
di Storia della Scienza 10), 1• ed., Pisa 1977, p. 14.
I:occulto e la magia naturale 179
da Tommaso d'Aquino che ne tratta sia nel De occultis che nel suo De
iudicis, sulla base di una teoria della causalità strumentale e seconda dei
corpi celesti 14 •
Questa giustificazione delle immagini astrologiche 1ecite e della scel
ta dell'immagine della natività nel momento della cura medica, senza ri
corso alla magia, sarà il presupposto fondamentale della astrologia-me
dica-razionale e non magica di Pietro d'Abano (si veda qui il capitolo
XIII). Secondo questa impostazione i corpi celesti non irraggiano luce
carica di misteriose forze occulte, ma emettono solo luce e calore dovuti
al loro movimento.
14 Cfr. T. LITI, Les corps célestes dans l'univers de saint Thomas d'Aquin, Publicati ons
universitaires, Vander-Oyez, Lovanio-Parigi 1 963 (si veda il Capitolo IV).
I.:occulto e la magia naturale 181
locarsi nella sfera del misterioso, di ciò che agisce nella natura fuori del
la natura e della relazione razionale causa-effetto e pertanto finisce per
porsi nella sfera della operazione magica, segreta e misteriosa, diversa da
quella meramente fisica.
Su questo tema, come ho già accennato, la discussione pare intermi
nabile , quasi irrisolvibile, in q uanto radicata su equivoci storiografici
fon dati su presupposti ideologici, filosofici, scientifici e religiosi diversi.
La storiografia filosofica e scientifica dei secoli XIII, XIV e XV sembra
essere la principale responsabile. Da un lato è dato conoscere abbastan
za bene (per merito degli studi e delle edizioni recenti o recentissime che
si sono succeduti in questi anni su filosofi, maghi, alchimisti dei secoli
XV-XVI e XVIII) , cosa sia la magia dotta filosofica, in particolare quel
la che si sviluppa anche per l'influenza dell'opera Picatrix. Essa contiene
una dottrina di scienza magica come « necromantica» (si veda il Capito
lo I) ; abbastanza evidenti sono le differenze concettuali (per es. del
l'Occulta philosophia di Agrippa) nonostante le divergenze interpretati
ve, rispetto alle filosofie dei secoli XIII e XIV Dall'altro ancora non bene
chiare appaiono le differenti nozioni di occulto del pensiero medievale.
Permane l'equivoco storiografico (anche alla luce delle discussioni sulla
magia naturale di Marsilio Ficino 1 ') sulle interpretazioni del concetto di
magia che riguarda il Medioevo, in particolare di magia naturale 16 e ma
gia demoniaca o necromanzia che sto cercando di chiarire in questa mia
analisi. E l'introduzione di questa confusione è attribuibile alla straordi-
s . A Necrom ancer's Manual o/ the Fi/teenth Century, Pennsylvania 1997) (si veda più
anu_ )_. Per le co mmissioni cristiano-ermetiche di Agrippa cfr. V. FERRONE-COMPAGNI,
r
rmett�mo e cristianesimo in Agrippa, il De triplici ratione cognoscendi Deum, (Hermeti
ca med1aevalia 3), Edizioni Polistampa, Firenze 2005 .
182 Medioevo magico
17 T. KATINIS, Sulla storia di due «imagines» contro i veleni descritte da Ficino, in Her
metism /rom Late Antiquity to Humanism (La tradizione ermetica dal mondo tardoantico
all'Umanesimo), cit., pp. 613 -20; in particolare, N. WEILL-PAROT, Les images astrologi
ques au Moyen tige et à la Renaissance, Champion, Parigi 2002 , pp. 643 -708; si veda an
che la mia interpretazione, G. FEDERICI VESCOVINI, I.:espressività del cielo di Marsilio Fi
cino, Lo zodiaco medievale e Plotino, «Bochumer philosophisches Jahrbuch fiir Antike
und Mittdalter», I, 1996, pp. 1 1 1 -26, e in modo più esteso Marsilio Ficino e lo spirito ce
leste, « Annali della Fondazione Ugo Spirito », 1 993 , 5 , pp. 7 1 -90.
1 8 N. WEILL-PAROT, Le tournant Ficinien, in Les images, cit., pp. 63 9-49.
1 9 P. ZAMBELLI, Continuità nella definizione della magia naturale da Ficino a Dalla Por
ta, in D. FERRARO, G. GIGLIOTTI, La geografia dei saperi. Studi in memoria di Dino Pasti
ne, Le Lettere, Firenze 2000, pp. 23 -24, che esamina la continuità tra la magia naturale
intesa non come fisica, ma forza spirituale e sovrannaturale, anima cdeste.
I:occulto e la magia naturale 183
20
scimento , ma anche dalla situazione reale esistente nel Medioevo. È
dato constatare infatti che nella filosofia scolastica è rintracciabile una
ambivalenza di fronte ai fenomeni magici. Anche allora esisteva una di
visione fra le dottrine della corrente teologizzante platonica-agostiniana
e la tradizione razionalista rappresentata da san Tommaso e dalla sua
scuola, di cui si ebbe un clamoroso esempio nelle tesi condannate a Pa
rigi nel 1270- 1277 2 1 di cui egli era uno dei bersagli. Alludo qui alla defi
nizione di magia naturale che appartiene ai theologizantes non razionali
sti che ebbe un rappresentante esemplare nell'opera di Guglielmo d'Al
vemia vescovo di Parigi22 , come ho precisato sopra. Egli ci fornisce nel
De universo e nel De legibus quella definizione di «occulto» della «ma
gia» naturale abbastanza chiara, oltre che averci documentato di quasi
tutte le opere della magia pagana romana, della teurgia neoplatonica er
metico-araba e salomonica. La magia naturale fa ricorso alle virtù occul
te (sconosciute) degli enti sublunari che la provvidenza ha elargito affin
ché il cristiano se ne serva, ma a fin di bene e limitatamente, senza scon
finare nella curiositas. Pertanto, come ho già ricordato, queste operazio
ni di magia naturale avvengono nelle immagini naturali dell'acqua o del
fuoco e negli interventi medici, dove si può vedere come i demoni ange
li caduti disturbino molti malati come i lunatici (si veda il Capitolo II).
a) Nicola da Polonia
Una impostazione analoga a quella di Guglielmo si può rintracciare nel-
1' opera di Nicola da Polonia, medico «empirico». Infatti in relazione alle
proprietà terapeutiche di alcune piante o animali che guariscono per le
loro qualità sconosciute o occulte, il significato generico di ignoto può
adattarsi a tutte le formulazioni, sia all'azione dei demoni che agiscono
illusoriamente negli elementi come sosteneva Guglielmo di Alvemia, che
20
Cito a questo proposito solo gli studi di Brian P. Copenhaver che avrebbe messo in
evidenza le fonti medievali della magia naturale di Ficino (Tommaso d'Aquino, Alberto,
Pietro d'Abano) non evidenziandone le diversità di impostazione: B.P. COPENHAVER,
Scholastic Philosophy and Renaissance Magie in «De vita» o/Marsilio Ficino, «Renaissan
ce Quaterly», 1984, 37, pp. 523-54; ma la mia diversa analisi in Marsilio Ficino, lo Zodia
co medievale e lo Spirito celeste, cit., pp. 7 1-90.
. � In particolare, A. DE LIBERA, Philosophie et censure. Remarque sur la crise univer
1
t a
� z re parisienne de 1270-1277, in J.A. AERTSEN, A. SPEER (a cura di), Was ist Philosophie
t
zm Mittelalter? (Aqi del X Congresso internazionale di filosofia medievale, 25 -30 agosto
1997 in Erfurt), De Gruyter, Berlino-New York 1998, pp. 7 1-89. Ma soprattutto: R. His
S�lìE : I:implication de Thomas d'Aquin dans !es censures parisiennes de 1277 «Recher
c es de Théologie et Philosophie Médiévales», 64 ( 1997) pp. 3-31.
. 22
Su Guglielmo d' Alvemia in particolare I. ROSIER CATACH, La parole efficace, signe,
r�tuel, sacré, Seuil, Parigi 2004 e DELAURENTI, La puissance des mots, "Virtus verborum",
Clt., pp. 2 02 e SS.
184 Medioevo magico
b) Arnaldo di Villanova
Tuttavia una discussione filosofica sulle possibilità di quantificare razio
nalmente le medicine e di stabilire i loro gradi, diversamente dalla cre
denza dell'empirico Nicola da Polonia, fu avviata a Montpellier da Ar
naldo di Villanova nella sua opera De gradibus, in cui cercava di calco
lare la loro intensità curativa. Egli era particolarmente interessato a tro
v are una mescolanza precisa di semplici e di composti che potesse esse
re efficace nelle medicine e specialmente nell'antiveleno o tiriaca.
27
« Insuper proprietates medicinarum, secundum quas sunt nobiles et excellentes
�erationes, sunt ignote pro magna parte». Guroo D'AREZZO, Liber mitis, a cura di K.
oehl, I, p. 244. Cfr. M. McVAUGH, Theriak at Montpellier (con una ed. delle Quaestio
nes de Th eriaca di Guglielmo da Brescia), Sudhoffs Archiv», 1972, 56, pp. 113-44.
28
«
KErL, Virtus o_cculta, cit. , p. 173.
29
· Ibid. , p. 179. Sull ' empirica di Nicola, cfr. W EAMON, G. KEIL, Plebs amat empirica,
N h olas o/ Poland and bis Critique o/ the Medieval Establishment, Sudhoff Archiv»,
1 ;; 8, 7 1, pp. 180-
«
96; in part. cfr. Appendix, pp. 193-95; gli Experimenta sono editi da R.
G�SZYN IEC, Brata Nikolaja, Posen 1920 (cfr. KEIL, Virtus occulta,
cit., p. 164, nota 27).
.
0
Anti- Yppocras, (Proemio), in KEIL, Virtus occulta, cit., p. 188, nota 171: « causas in
tenoris lang
uoris [ .. .). aufert [re s] clausa » .
186 Medioevo magico
3 1 Liber Canonis Avicenne, Venezia 1507, fol. 33v-34v. Cfr. M. McVAUGH, Arnaldi de
rici Vescovini, ed. Programma, Padova, 2• ed., 1992, pp. 116- 17 e il mio studio, Pietro
d'Abano e l'astronomia-astrologia, «Bollettino del Centro internazionale di storia d� o
spazio e del tempo», 5 (1986), pp. 30-44. Sui Problema/a, cfr. gli Atti del Colloquw :
Aristotle's Problema/a in Dilferent Times and Tongues, a cura di P. de Leemans, M. Goyen s,
Leuven Univèrsity Press, Lovanio 2006.
I}occulto e la magia naturale 187
jJnrn agini dei Sabeani di Harran seguaci di Hermete Thebit, che quelle
angdologiche della magia ebraica di Ermete Enoch o Salomone. Meno
ci è dato conoscere invece cosa ritenesse Arnaldo della natura dei cieli
dalla cui virtus dell'azione (impressio) celeste scaturisce la proprietà cu
rativa di quella certa erba o pietra che rappresenta la sua «forma speci
fi ca », in quanto i suoi scritti astrologici autentici non sono ancora stati
ben individuati34 •
Tuttavia Arnaldo di Villanova svolge un lungo discorso nello Speculum
m edicine 35 , discutendo della forma specifica da cui scaturisce la virtù oc
culta a proposito del modo di curare in relazione alla complessione del
paziente. Le proprietà occulte non si possono quantificare perché non so
no percettibili come le qualità dei quattro elementi, caldo freddo, ecc. e
la loro esistenza è riconosciuta non dalla ragione, ma solo per una espe
rienza casuale. Esse si dicono occulte perché le qualità per le quali una co
sa si rende evidente sono del tutto sconosciute alla ragione umana. Ogni
cosa infatti è conosciuta sicuramente o per cause immediate o per il loro
effetto immediato in proprietà delle quali la ragione umana ignora l'uno
e l'altro, sia la causa che l'effetto. Le cause immediate delle proprietà so
no due: la forma della mescolanza e la forma specifica della mescolanza36 •
Secondo i principi della medicina avicenniana, questa nozione è stretta
mente legata con quella di complessione che designa una mescolanza del
le qualità primarie dei quattro elementi propri di ciascun organismo. La
nozione galenica rielaborata da Avicenna permetteva di connettere la fi
siologia con la fisica elementare aristotelica per la quale il cambiamento
fisico è retto dall'interazione delle qualità dei quattro elementi. Due ele
menti presi insieme potevano divenire un terzo, perdendo ciascuno una
qualità. Nella pratica medica la medicina aveva come compito nella cura,
di manipolare la virtù propria di una sostanza, virtù della quale si doveva
scoprire la causa o almeno scoprirne l'origine per comprenderne la gene
r?zione o la trasformazione (operatio) fisica. Nella farmacologia, alcuni
run.edi non potevano essere dedotti dalle azioni delle qualità elementari
conosciute delle loro sostanze ma solo dai loro effetti, sulla base dell'e
sp erienza. E così, le proprietà particolari erano presentate come dipen
denti da qualche entità che rappresentava l'individualità della cosa che li
P roduceva che era la forma sostanziale o specifica di questa cosa o la sua
comp lessione; allora si sosteneva che essa operava con tutta la sua so
st anza o /o rma t'otius. In certe piante o nelle pietre come il magnete essa
3
_ Cfr. ora S. GIRALT, Medicina y astrologia en el Corpus arnaldià, « Dynamis, Acta
1sp ◄ lca
�� Medicinae S cientiarum», 2006, 26, pp. 15 -38.
�ALDO, Speculum medicine, Opera, Venezia 1505, cap. 18, ff. 7vb-8ra.
36 lb
zd. , loco cit .
1 88 Medioevo magico
esercita una azione o virtù, chiamata attractiva. La forma specifica non di
pende quindi dalle qualità dei quattro elementi, ma può essere dipen
dente da una virtus a cui è assimilata la sostanza, la/orma totius.
La forma specifica del complessionato di una certa specie animale o
vegetale, si classifica tuttavia, in comune e propria o particolare. :Arnal
do vuole comprendere la natura di certi medicamenti per la loro appli
cazione nella cura; essendo dei misti, essi hanno una /orma mixtionis il
cui principio è razionalmente riducibile alla virtù delle qualità primarie
presenti nel composto, ma i composti possiedono anche altre virtù que
ste secondarie, di cui non può essere spiegata la loro comparsa con la ra
gione, bensì essa è appresa con l'esperienza: questa è la virtus occulta del
composto che Arnaldo chiama forma specifica o /orma totius. Essa come
la forza attrattiva del magnete trascende la natura delle qualità primarie
come è la /orma mixtionis ed è introdotta da un agente esterno. Pertanto
le proprietà delle complessioni si dividono in due: la proprietà comune
o universale3 7 come la virtus che conviene alla specie di tutti gli individui
(«convenit omnibus individuis speciei»), e le proprietà occulte (virtutes
occultae) che trascendono la natura dei componenti del composto. En
trambe sono suscitate ab impressione celesti, ma la proprietà comune del
la complessione dispone il generato per impressione celeste a ricevere
«tota latitudo mixtionis vel complexionis que convenit speciei et sic pro
prietas est virtus specifica id est consequens speciem»3 8 • Essa conviene a
tutti gli individui della stessa specie, ma essa è diversa dalla proprietà
sconosciuta o occulta che sopravviene accidentalmente in un comples
sionato e che dipende dalla possibilità che un particolare grado della me
scolanza del composto sia suscitato nel generato in una certa ora della ge
nerazione, da una forza di cause concorrenti come l'aspetto forte dei cor
pi celesti39 o del concepimento o della natività.
Da questi passi di Arnaldo è ben chiara la sua concezione di medici
na astrologica fondata sul principio che tutto ciò che è generato in natu
ra come le complessioni e i complessionati dipende dall'azione delle pro
prietà dei quattro elementi e di cause concorrenti come l'impressione dei
corpi celesti, con i loro forti «aspetti». Espresso con termini sintetici ma
assai chiari da un filosofo-medico aristotelico che conosceva bene questa
problematica vissuto un poco più tardi (Biagio da Parma), la dottrina si
riassumeva nell'idea che «formam mixti generari a virtute existente in se
mine una cum aspectu celesti»40 •
Resta il quesito se Arnaldo ritenesse che questa azione dei cieli è cor
porea o spirituale nel quale ultimo caso la virtus occulta da essi suscitata,
non sarebbe di origine fisico-naturale, ma una forma demoniaca e quin
di magica.
Non ancora risolto è il problema dell'autenticità4 1 del suo Liber in
troductorius de iudiciis, anche se la dottrina astrologica qui contenuta è a
carattere di introduzione ai principi generali dell'astrologia medica ed è
comune a tutte le trattazioni propedeutiche e manualistiche di astrologia
medica che si richiamano all'astronomia del Quadripartito di Tolomeo e
al Commento dell'Alkabizio. Mettendo da parte il problema dell'attribu
zione ad Arnaldo di queste opere astrologiche, come anche il Liber de iu
diciis, (che non è rilevante) pare chiaro, come risulta dai passi di opere
autentiche come il De parte operativa, che Arnaldo ritenesse che le forme
dei misti siano dovute all'azione suscitata nelle disposizioni qualitative
delle materie soggette, dall'impressione celeste. In questi passi del De
parte operativa si afferma esplicitamente che «in ogni ora le parti del cie
lo, influenzano o infondono una e un'altra capacità (forza) agli esseri ge
nerabili, la quale esige che la figura del cielo sia determinata dall'orosco
po o dall'ascendente nell'ora riferita al generabile o al generato qualun
que essa sia».
Pertanto di questa virtù che i corpi superiori suscitano (influent) ,
sono suscettibili solo i corpi che vi si dispongono o per agenti naturali, o
per mezzo dell'arte, o per quel settore per cui alcuni individui di una cer
ta specie acquistano una altra proprietà, la quale ad altri esseri della stes
sa specie non conviene42 • Arnaldo dunque ritiene che tutte le forme, ve
getali, animali e minerali siano suscettibili per l'azione esterna degli astri
in un determinato momento di sprigionare delle proprietà transitorie,
anche se queste ci sono occulte. «In realtà tutto ciò che si produce nel-
1'orbe per arte o per natura riceve dall'orbe una realtà di patire l'azione
4 3 «Omne enim quod sub orbe per artem vel naturam producitur aliquam proprieta
tem ab orbe recipit patiendi ab alio vel agendi in aliud quamvis illa sit nobis ignota» (De
parte operativa, Opera, Lione 1520, fol. 127ra). «Patet ratio propter quam multi medico
rum vocaverunt proprietatem virtutem occultam. Sed pro tanto dicitur occulta quoniam
ea quibus res cognoscitur omnino apud humanam rationem ignota [ est] » (Speculum m e
dicine, Opera, Lione 1520, f. 6vb). Cfr. S. GIRALT, Arnaud de Vilanova y las proprietas
ocultel� de la magia a la medicina universitaria, in «Actas de la V Trobada d'Historia de
la Ciencias y de la Tecnica», Barcellona 2000, pp. 393-98. In particolare, DRAELANTS, La
virtus universalis, in Hermetism, cit., pp. 16.1-64.
44 Cfr. la mia edizione critica del De sigillis, qui Appendice 2 da cui si può constatare
l'assenza di magia destinativa astrologica.
45 Ringrazio Sebastian Giralt che ha messo a mia disposizione la sua recente edizion e
critica del De improbatione maleficiorum quando non era ancora pubblicata. Si veda ora
Arnaldi Opera medica omnia VII, Epistula de reprobacione nigromantice ficciones (de im
probatione maleficiorum), Barcellona 2004.
Z.:occulto e la magia naturale 191
sti corp ora aelestia, da cui dipende la virtus occulta: se demoniaca e quin
di magica, o solo fisico-corporea, naturale.
Il trattato De improbatione male/iciorum di Arnaldo è stato scritto
contro quanti praticano fo rmule e pratiche esorcistiche, come le incisio
ni di caratteri per cacciare i demoni pretendendo di averne la potestà per
virtù loro propria, diversamente (aliter) da quanti hanno quella virtù per
grazia divina (per gratiam) concessa immediatamente solo ai santi e agli
uomini puri. Tutte le argomentazioni sono condotte sulla base della dif
ferenza di natura, corporea, di chi compie queste pratiche, e incorporea
dei demoni, e dei mezzi usati per virtute propria o per virtute alterius per
cacciarli46 • Queste pratiche sono fisiche e corporee e non possono nien
te contro la sostanza di tali demoni, che è incorporea. Pertanto, nemme
no le sostanze corporee come l'uomo, sebbene dotate di anima e intel
letto, possono, in virtù loro propria e dell'intelletto loro, compiere que
ste operazioni magiche, perché l'anima è commista al corpo e non ha un
grado superiore alla virtù intellettiva del demone, che non è legato al cor
po. Né può farlo per virtù di altro, come per la virtù degli elementi ter
restri o celesti, secondo il principio che nessuna sostanza incorporea qua
le può essere l'anima o l'intelletto, finché è congiunta al corpo, ha una
potenza più fo rte e alta (altior) di una sostanza incorporea non congiun
ta o separata dal corpo (come è quella dei demoni). Per quanto riguarda
la possibilità che si possano cacciare per mezzo delle virtù dei corpi ce
lesti, anche questo è impossibile perché questi ultimi agiscono per la luce
che agisce per contatto fisico, mentre è manifesto che ciò che è incorpo
reo, non è soggetto al tatto («tactui nullo modo subicitur»)47 •
Da queste proposizioni si ricava una notazione interessante per il no
stro quesito, e cioè che i demoni in quanto incorporei, non possono es
sere cacciati neppure per virtù dei corpi celesti, perché questi ultimi agi
scono con la loro luce che è per contatto e quindi per azione fisico-cor
porea, mentre è manifesto che ciò che è incorporeo non è suscettibile al
tatto. I corpi celesti, gli astri e le stelle agiscono per l'azione corporea del
�a loro luce che sprigiona calore, sono dunque fisici. Così gli amuleti non
llnprigionano nessun demone, intelligenza astrale, o spirito astrale, in-
46 De
improbatione male/iciorum, a cura di S. Giralt, cit., pp. 305 -309.
47
_ De improbatione, loco cit. Interessante nel De improbatione male/iciorum è la ne
gazione da parte di Arnaldo del 'idea di magia cerimoniale dei gentili e dei filosofi, che
l
tu ttavia « est
opinio plurimorum » per cui secondo Arnaldo nessun uomo o sostanza in
tellettiva animata, congiunto al corpo può impossessarsi della virtù di Saturno o di Gio
v e m ediante
e essa cacciare i demoni. Se qualcuno potesse cacciare i demoni, dovrebbe
es sere uomo perfetto e mondo, mentre coloro che fanno queste invocazioni sono esseri
ch e c_onducon o una vita sordid a e spre evole, sono dei puri idioti e le maestre di tali in
g
gan m sono delle puzz0lenti ( si veda qui il Capitolo V).
1 92 Medioevo magico
48
Liber Canonis Avicenne,Venezia 1507, fol. 33v-34v.: «quam acquisivit materia se
cundum aptitudinem que fuit ei acquisita ex complexione, sicut in magnete virtute ac
tractiva et sicut natura cuiuscumque specierum vegetabilium animalium, scilicet illa
quam habet post complexionem propter complexionis preparationem ».
J;occulto e la magia naturale 1 93
49 « Scilicet a forma specifica et non a qualitate scilicet non aliqua quattor qual itatum,
,
neque eo quod est commixtio » (Liber Canonir, loco cit.) .
'° Cfr. WEILL-PAROT, Les images, cit., pp. 5 12- 16.
1 94 Medioevo magico
51
Conciliator, Differentia 10 e 17, Giunta, Venezia 1565 ; Compilatio physionomie ,
pars tertia, capitulum primum, decisio prima, Padue per Petrum Mauser, 1474 .
52 PIETRO D'ABANO, Lucidator, cit., pp. 150-5 1. (Si veda qui il Capitolo XIII).
" D. PINGREE, Al-Tabari on the Prayers to the Planets, «Bulletin d'études orientales »
(Sciences occultes et Islam), 1992, 44, pp. 105 - 12 . Cfr. nota 43 cap. I.
54
CH. BURNETI, The Legend o/ the Three Hermes and Abu Ma'shar Kitab al-Ulu/ in
the Latin Middle Ages, «Journal of the Warburg and the Courtauld lnstitutes», 1976, 39,
pp. 231 ss.
55 Cfr. nota 20.
56
P. ZAMBELLI, The «Speculum astronomiae » and its Enigma. Astrology, Theology an d
Science in Albertus Magnus and bis Contemporaries, Dordrecht-Boston 1997 ; A. PARAVI
CINI BAGLIANI, Le «Speculum astronomiae», une énigme? Enquete sur les manuscrits, in
particolare pp. 158-60.
I:occulto e la magia naturale 1 95
57 Le suffumigazioni sono di rito in questi libri, cfr. V. FERRONE COMPAGNI, Una fon
te ermetica, il «Liber orationum planetarum », «Bruniana e Campanelliana », 2001, 7, pp.
189- 97 , in particolare p. 197 , Suffumigatio lunae. In particolare si veda sotto la voce suf
/umigacio, suffumigare, Picatrix, II, 5, ed. Pingree, p. 46 per cui essa è la terza operazio
ne necessaria alla «scienza» magica che è la necromanzia.
58 N ella Di/ferentia 9, dove Pietro d'Abano si domanda se la natura umana si è inde
bolita lungo i secoli oppure no, nel propter tertium, stabilisce un principio di metodo che
sarà il suo, seguendo - dice - l'insegnamento di Alberto: afferma che come su argomen
ti naturali ha trattato Alberto nel primo de generatione, anche lui non sarà ossequiente
alle persuasioni delle religioni né dei miracoli in divinis, mentre invece ricercherà la ve
rità secondo i detti dei filosofi, degli astrologi e dei medici in physicis ( Conciliator, Diffe
rentia 9, propter tertium, Giunta, Venezia 1565 , f. 14vb).
59 Cfr. le interessanti citazioni di Paolo di Middenburg, matematico e astrologo fa
moso, autore della riforma del Calendario, la famosa Pavolina , nel suo pronostico del
1480, dell'opera di Antonio da Montolmo (di cui poco si conosce), il De iudiciis nativi
atu
� '.71 liber praeclarissimus (Giovanni Petreius, N orimberga 1540). Su ciò in particolare
mio studio I pronostici di Paolo di Middenburg astrologo di Federico da Montefeltro ,
Quaderni dell'Accademia Fanestre» 2003, 2, pp. 9-30, che ci presenta una immagine
del
�ontolmo qualç astrologo e matematico molto competente e autorevole. Si veda più
avam1 su Antonio a p. 210 e ss.
60
_ Cfr. su di loro il mio studio, Gli affreschi astrologici del Palazzo Sch z/anoia e l'astro
l za a la
Rg l Corte dei Duchi d'Este tra Medioevo e Rinascimento, in F. More! éd. , L'art de la
enazssance entre science et magie (Actes du colloque international organisé par le Cen
e
� �'histoire de la Renaissance et l'Université de Paris, Paris 20-22 juin 2002), Collection
e I Académie de France à Rome, Roma 2006, pp. 55-82 .
1 96 Medioevo magico
63 PIETRO D'ABANO, Problemata, Particula 1• Problema 22, Mantova 1 475 . Sui Pro
blemata di Pietro cfr. ora P. DE LEEMANS, M. GOYENS (a cura di) , Aristotle's Problemata
in Di/ferent Times and Tongue, Leuven University Press, Lovanio 2006.
J;occulto e la magia naturale 199
Aristotele. Pertanto Pietro d'Abano discute anche la dipendenza delle
proprietà da un sostrato o materia e introduce una importante elabora
zione di carattere astrologico della virtù del luogo (virtus loci) , che sa
rebbe un'altra determinazione o accidente della materia, dottrina che
era stata sviluppata anche da Alberto Magno nel De natura locorum. La
proprietà così detta occulta di certe sostanze naturali, come lo zaffiro o
lo smeraldo dipendono da un lato dall'influsso stellare che si esercita
nella materia soggetta che possiede una latitatio Jormae sua propria e,
dall'altro, dalla determinazione dell'influenza nel punto particolare di
quel sostrato il q uale dipende dal suo luogo. Il luogo è dunque il punto
in cui convergono le virtù delle combinazioni delle q ualità degli elemen
ti terrestri e dei corpi celesti che discendono dalle radiazioni (impressio
nes) astrali. Il luogo è la concentrazione dell'influsso del cielo che «lo
calizza» appunto le virtù elementari e superiori, conservandole e facen
dole agire e reagire tra di loro.
Tuttavia Pietro d'Abano spiega cosa intenda per tali qualità o pro
prietà e la loro azione e reazione, andando al di là della teoria dei luoghi
naturali degli elementi di Aristotele che sono la causa formale della com
posizione dei corpi misti. In tal modo il luogo e il locato convengono
sempre sia nella qualità elementare che in quella celeste superiore: per
esempio l'acqua è il luogo della terra e conviene nella qualità del freddo,
l'aria è il luogo dell'acqua e conviene nella qualità dell'umido. Il fuoco è
il luogo dell'aria ed essi convengono nel calore. Il cielo è il luogo del fuo
co ed essi convengono in questa qualità per cui sebbene il cielo non pos
segga il calore del fuoco, ha tuttavia la capacità di conservare il calore
mediante il suo movimento e la sua luce. Pertanto è possibile una classi
ficazione dei pianeti e del loro influsso secondo le qualità complessiona
li dei quattro elementi, da cui dipende il loro tipo di operazione.
Pietro d'Abano porta importanti chiarimenti di cosa sia la forma spe
cifica di certi composti, definendone le proprietà cosiddette occulte nel
la Differenza 71 del Conciliator con la formulazione «se la forma specifi
ca detta la sostanza intera, sia sostanza» («utrum forma specifica dieta
tota substantia, sit substantia»). Argomenta prima sostenendo la tesi
contraria alla sua e cioè che la forma specifica come tota substantia, deve
essere intesa come una essenza o una forma sostanziale che si conosce in
tal modo solo co.n l'intelletto che non è suscettibile di cambiamento, cioè
di Passion es. Pertanto è come le idee eterne, perpetue ed immutabili di
Platone. Al contrario in natura si osserva che ciò che consegue a una
�omplessione è sempre un accidente perché è fortuito e scompare e non
e una forma immutabile anche se Averroè ha affermato una tesi contra
ria per cui nella matrice lo sperma attrae per una propria virtù che ha da
200 Medioevo magico
64 PIETRO D'ABANO, Conciliator, Di/ferentia 17, fol. 27 rb. Diversamente dalla inte r
pretazione di B. Copenhaver che ritiene la forma specifica di Pietro d'Abano u na so
stanza, qu esti passi dd Concilia/or chiariscono bene come la forma specifica o forma tod
tius non sia una sostanza come tale (in se). Cfr. nota 20. Dello stesso cfr. Astrology an
Magie, in The Cambridge History o/ Renaissance Philosophy, Cambridge University Press ,
Cambridge 1988, pp. 264-300.
J;occulto e la magia naturale 201
6
5 Concz'lz•ator, Di:a.
JJ erentia 71 , propter secundum, f. 108va.
66 _ _
Concz�zator, Differentia 7 1 , propter tertium, f. 108ra.
67
« Aud
IUcem L ..] 1endo per ideas impressiones a superis factas in hec inferiora per motum et
. lpsa, tamen, ut sibi imponitur stare non potest» (Conciliator, loco cit.).
202 Medioevo magico
capo di tutti i sapienti, i quali ritennero che queste forme specifiche con
le loro proprietà siano causate dai corpi celesti mediante le loro immagi
ni divine che agiscono nei corpi inferiori. Ma afferma Pietro d'Abano ri
chiamandosi lui stesso alla decima Particula del Problema tredici e alla
Differenza 101 del Conciliator dedicata alla generazione animale (se i ver
mi o i lombrichi possono generarsi nel ventre, nello stomaco, oppure il
contrario, « utrum vermes, seu lumbrici possint in ventre, stomacho dic
to, generari necne»), io ho dimostrato come queste forme con i loro ma
gici e alchemici segreti non operano nelle forme specifiche particolari e
accidentali e non possono sussistere in alcun modo68 • E ciò perché se
condo Pietro tali corpi celesti o intelletti divini non possono avere come
loro intenzionalità ultima, essendo universali, la produzione di questo o
quell'effetto particolare che è legato a questo o quel luogo (situs) e a un
determinato sostrato. La causalità astrale è infatti distinta da Pietro in
questo passo secondo due tipi generali di impressione che non è quella
delle immaginazioni delle intelligenze celesti secondo una certa interpre
tazione magica di Avicenna69 , né di Aristotele, ma è influenza che dipen
de dai movimenti diversi dei cieli e dei pianeti: quella universale del moto
universale del firmamento o ottava sfera che avviene, secondo moto e
luce, da cui deriva la forma della specie comune di tutti gli esseri, e una
influenza particolare impressa dalla virtù particolare dell'astro nella ma
teria soggetta e causata dal suo luogo come per esempio accade nel Polo
artico, dove si manifesta con grande evidenza la virtù attrattiva mirabile
del ferro da parte del magnete.
Tali forme sono particolari e contingenti, ma essendo presenti solo in
certe circostanze ben precise dipendenti dalla concausalità del cielo, de
gli elementi e del luogo della materia soggetta, appaiono mirabili e oscu
re, per la loro eccezionalità e rarità. La loro forma specifica dunque è ac
cidentale e non è una sostanza, una essenza come sarebbero le virtutes oc
cultae delle forme magiche dei seguaci di Ermete. Esse non si trovano in
tutti i composti, ma solo in alcuni di quella specie secondo determinate
circostanze e, pertanto, si dice che essa è forma sostanziale o forma del
68
«Hec autem positio cum eius annullatione apparuit amplius in expositione decim e
particule Problemata [ 13] ac differentia 10 1, in quibusdam quoque suis alchemicis et
magicis secretis visus has formas imprimi ex imaginatione et apprehensione mixtorum
superiorum; voluit namque motores nequaquam posse intendere particularem motu m
Lune, vel illum secundum situm, quam quidem imaginationem vocat. :. Hec autem stare
non potest». Conciliator, Di/ferentia 7 1, propter tertium e fol. 108rb.
69
Su questa dottrina della causalità dell'immaginazione delle intelligenze dei co rp i
celesti di Avicenna, cfr. lo studio di M. RASHED, lmagination astrale et physique surlu
naire, in G. FEDERICI VESCOVINI et al. (a cura di), Corpo e anima (sensi interni e intellet
to dal Xlll al XVII secolo), Brepols, Turnhout 2005, pp. 103- 18.
I:occulto e la magia naturale 203
70 on
C cilia/or, Differentia 7 1 , propter tertium e specialmente propter quartum, f.
1 0 8rb e l08v
a.
204 Medioevo magico
73
P. ZAMBELLI, !:ambigua natura della magia, Il Saggiatore, Milano 1991, passim e
della stessa Magia bianca,
magia nera nel Rimascimento, Longo, Ravenna 2004. A questo
� ���°:�to si veda la ricostruzione critica delle sue tesi in MAN00s1 0, Problems, cit. , pp.
2
74
e
�fr. S. CAROTI (a cura di), Nico/e Oresme, Quaestiones super de generatione et
�';:,:tzone, Verlag der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Monaco, Band 20,
1
75
OREsME, Quaestiones super de generatione, ed. cit., p. 178.
206 Medioevo magico
76
E. GRANT, ed. Nicole Oresme and his «De proportionibus proportionum» and «Ad
paucos respicientes », University of Wisconsin Press, Madison 1966; dello stesso editore
in particolare De commensurabilitate vel incommensurabilitate motuum caelestium, Un i
versity of Winsconsin Press, Madison 197 1 (con traduzione inglese).
77 Quodlibeta, Biblioteca Laurenziana, Firenze, Ashburham 210, f. 45va, 58vb.
78
N. ORESME, Tractatus de con/igurationibus qualitatum et motuum, a cura di M. Cla
gett, The University of Wisconsin Press, Madison 1968, pp. 157-434.
79
Nico/e Oresme and the Marvels of Nature. The «De causis mirabilium », edizione con
traduzione inglese di B. Hansen, Pontifica! lnstitute of Mediaeval Studies, Toronto 1985
(testo a pp. 136-358).
I:occulto e la magia naturale 207
può dare spazio all'attività dei necromanti poiché egli afferma83 , molti so
stengono che alcuni demoni possono venire costretti ad agire da suoni 0
melodie particolari, dalla ripetizione reiterata di formule o dal profferire
certi nomina. Altri demoni invece detestano i suoni. Quando il mago fa
uso della terza radice della magia, che è quella della virtus verborum, os
sia della forza delle parole, egli si vanta di piegare ai suoi voleri la natura
con suffumigazioni, incantesimi e orazioni e finge di invocare l'aiuto di
potenze terribili e misteriose per alterare le leggi di natura. Tutto questo
è falso anche perché tanti fatti misteriosi, come l'antiveleno, l'attrazione
del magnete si possano spiegare facilmente qualora siano ricondotti alla
concordanza o discordanza della configurazione delle loro qualità. Ana
logamente si possono spiegare con i moti dell'anima gli effetti calmanti
di certi canti, gli esiti riposanti della musica particolarmente presso i con
valescenti, o il terrore e lo spavento che provocano i suoni inattesi su
soggetti deboli o influenzabili84 • Benché questo accada per natura per
l'effetto della configurazione dei suoni, il mago cerca invece di sfruttarli
artificiosamente. Ma tutto ciò è falso, sostiene Oresme, poiché è certo
che i demoni non potranno mai essere costretti (coartati) dai negroman
ti con tali mezzi, a meno che, e qui Oresme segue Guglielmo d'Alvernia,
Dio non permetta loro di intervenire per confondere l'uomo che, co
scientemente e spontaneamente li ha provocati85 •
Su questo tema la posizione di Nicole Oresme è strettamente orto
dossa e l'esistenza dei demoni riposa su la verità rivelata.
Ma agiscono i demoni nella magia «naturale» della configurazione
della qualità di Oresme? Sia in questa opera come, successivamente, nei
Mirabilia, Oresme esclude questa possibilità. Egli distingue l'ars magica
in due parti: 1 ) una opera con i demoni, false entità, ed è la nigromanzia;
essa è illusoria perché i demoni agiscono solo se Dio lo vuole. 2) L'altra
arte magica non agisce con i demoni ed è quella ars magica di cui si p u ò
trovare una spiegazione razionale naturale (ratio naturalis) , per la quale ,
qualora il demone fosse invocato niente potrebbe fare e tale atto costi
tuirebbe sempre un peccato. Oresme chiama pertanto la magia «natura
le» l'arte magica dotata di spiegazioni razionali, ed essa è distinta dalla
nigromanzia86 • Nei capitoli 27 e 28 descrive tuttavia quasi tutte le tecni-
t
:: assign ari aliqua ratio naturalis et uhi demon etiam invocatus nihil penitus operatur
e » ( De con/igurationibus, cit. , p. 336).
s� r;;
causis, cit. , p. 346.
88 �
l
tn.itt h d. , e��- , p. 360: «Quot etiam demones sunt? Et que res sint? Et qua re se intro
z
unt, de hus que sibi imponuntur quid ignotius in philosophia naturali, etiam secun-
210 Medioevo magico
4. Un necro mante a Bologna alla fine del secolo XTV, il «De occultis
et mani/estis sive Liber intelligentiarum » di Antonio da Montol
mo (de Monte Ulmi)
Antonio da Montolmo (Monte Olmo, Ulmi, nel Piceno, ignota la data di
nascita), attivo all'Università di Bologna a partire dal 1360, dove secon
do il Gherardacci89 vi insegnava grammatica, sarebbe succeduto nel 13 84
a Bologna sulla cattedra di astrologia tenuta da Biagio Pelacani da Par
ma allorché questi passò a Padova, secondo il Mazzetti90 • La notizia però
non è confermata dai Rotuli; sicuramente dottore in arti e filosofia e me
dicina, lesse astrologia a Bologna dal 13 87 al 13 89.
Nel 1393 figura come lettore di filosofia e medicina a Padova, mentre
l'anno successivo si trasferisce a Mantova. In questa città completò un
Trattato sul modo di fare gli oroscopi che ebbe poi una straordinaria fo r
tuna nel secolo XVI. Contiene gli oroscopi di personaggi famosi co me
l'Imperatore Carlo IV, Francesco figlio di Ludovico Gonzaga, signore di
duro fidem quod de talibus trufis se intromittant? Quid durius curo nihil possint n i s i in
quantum eos vel eas, relaxat Deus gloriosus?».
89 C. GHERARDACCI, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, pp. 250, 45 1 .
90 S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi dell'Università di Bologna, Tip,
di S. Tommaso d ' Aquino, Bologna 1847, p. 185 ; F. B6NOLI, D. PILIARVU, I lettori di astro
nomia presso lo studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna 200 1, pp. 77 - 79-
I.:occulto e la magia naturale 211
1
9 Cfr° B6NOLI, PILIARVU, I lettort,. Clt. . , p. 78.
92
Cfr. ANTONIO DA MONTOLMO, De iudiciis nativitatum liber praeclarissimus, apud
J�an m Petreium, Norimberga 1540; per il Signore di adova cfr. Padova Ca"arese, a
:
c r� O . Longo, P
l
il Poligrafo, Padova 2005 .
na edizi
g raz1· 0U e a one critica con traduzione inglese è preparata da N. Weill-Parot che rin
et 111 � r vermela fatta leggere: N. WEILL- PAROT, Antonio da Montolmo's De occultis
sla/n zfestis sive Liber intelligentiarum: an Annotated Criticai Edition with English Tran-
�'i,a nd Pres�ntation (in stampa con la collaborazione di Giulio Veronese).
_ . .
LtJc N a Glosa e edita da N. WEILL- PAROT, Antonio da Monto/mo e la magia erme/tea, m
E nNr, PARRI, PERRONE COMPAGNI (a cura di), Hermetism, cit., pp. 545-68.
212 Medioevo magico
ti nel secolo XII di magia ebraica o araba o di altra origine, erano scom
parsi dalle classificazioni delle scienze liberali, scientifiche e filosofiche
apprestate dai maestri dei secoli precedenti, come Domenico Gundissal
vi, Roberto Kildwardby e tanti altri dotti, e confinati nella superstizione,
ma vengono ora alla luce nel De occultis di Antonio da Montolmo. Egl i
ha la pretesa di sostenere che la sua dottrina delle intelligenze celesti si
adatta bene alla credenza cristiana per cui ciascun uomo ha un angelo cu
stode (si veda qui il capitolo VII). Tuttavia la sua opera è profondamen
te ambigua anche nella sua caratterizzazione magica perché queste Intel
ligenze sono ora angeli buoni, come nell'ars notoria, ora angeli cadu t i
(sine gratza), cioè demoni come nella demonologia cristiana. Pertanto oc
corre rilevare la differenza rispetto alla impostazione necromantica di
Cecco d'Ascoli: mentre chiaramente questi fa suo il dualismo persiano
dell'«empia» religione di Zoroastro come egli afferma, la cosmologia di
Antonio ricalca quella di Aristotele e di Tolomeo secondo la rielabora
zione della Sphera del Sacrobosco e della credenza cristiana in un Para
diso e un Inferno popolati da angeli e demoni.
Questa visione è alquanto composita nel senso che queste entità an
geliche o demoniache esercitano la loro influenza secondo la loro posi
zione astrologica, ma risiedono al di sotto dei cieli, delle costellazioni e
dei pianeti e sono dotati di una loro natura propria che li lega a questo o
a quel peccato come la lussuria o la gola. Essi non sono i motori dei cie
li, ma dipendono da essi. In altre parole Antonio fa un singolare sincre
tismo tra le immagini astrologiche della magia ermetica «abominevole »,
la magia angelica salomonica «detestabile»95 , i principi dell'astrologia di
Tolomeo e la demonologia cristiana per cui i demoni sono sganciati dai
pianeti, seguendo in ciò la dottrina della magia «naturale» di Guglielm o
d'Alvernia (cfr. qui capitolo II).
Anche le sue fonti sono composite. Della tradizione ermetica egli c i ta
il Liber septem planetarum attribuito a Ermete Thebit, il De quindecim
stellis, quindecim lapidibus, quindecim herbis et quindecim imaginibus at
tribuito a Ermete con un commento che egli riferisce all'astronomo Mes :
sahalla, qui citato ben quattro volte da Antonio%. I riferimenti ai t est i
della magia salomonica, concernono l'Almandel, la Clavicula Salo mo nis
e il De angelica /ictione. Dell'Almandel, o A/mandai come ha dimost rat o
Jean-Patrice Boudet, esistono due versioni, di cui la prima è stata edita
nel 1975 dal Pack e deriva da un testo arabo, mentre la seconda dipen d e
95 Per questa distinzione cfr. D. PINGREE, Learned Magie in the Time o/ Frederick Il ,
Nel prologo egli afferma che intende istituire (institut) le regole uni
versali (canones) di questa arte di cui parlerà nella prima parte teorica in
troduttiva; nella seconda, quindi, tratterà delle opere occulte delle Int el
ligenze e delle loro immagini; nella terza parte tratterà delle loro ope re
manifeste; nel quarto di tutto ciò che spetta ad esse. Tuttavia egli non se
gue questo schema.
Il primo capitolo descrive il cielo come diviso in quattro parti orien
tate secondo i punti cardinali dello Zodiaco, sotto i quali si trovano i
quattro principali ordini delle Intelligenze. In ogni capitolo si pone dei
quesiti alla maniera dell'insegnamento scolastico. Il primo 100 è come pos
sono agire queste Intelligenze che sono sotto i segni e i pianeti in quanto
esse sono indifferenti nel loro agire, ma hanno compiti precipui. Egli so
stiene che nelle operazioni di tali Intelligenze sugli uomini è richiesta la
disposizione del cielo: l'Intelligenza con la scienza e industria che pos
siede fa sì che l'influsso superiore del cielo inclini i nostri corpi animati
verso il bene o verso il male. Ma poiché l'influsso di un ente qualunque
di tale ordine è indifferente nei confronti degli esseri creati ed esso ha
scienze specifiche e operazioni proprie (cosicché uno è deputato a un
compito come la lussuria, un altro la gola, un'altro alla bontà ecc. ) è ne
cessario l'intervento delle Intelligenze per suscitare le inclinazioni della
natività dipendenti dal cielo. Esse vanno pertanto invocate perché ac
corrino. A tal fine è necessario compiere esorcismi orientati in maniera
ben precisa verso le quattro parti principali del mondo in cui sono col
locati i quattro segni cardinali Cancro-Capricorno, Ariete-Bilancia affin
ché queste intelligenze appaiano (unde iste intelligentie appareant) . Esse
si presentano con tumulto e furore di cui Antonio spiega le cause che
sono molte ma per lo più sono riconducibili alle opposizioni delle loro ri
spettive posizioni come quelle dei quattro segni cardinali. Essi sono in
fatti opposti tra loro e quindi hanno compiti e attività contrarie. Per qu e
sto andranno placate con suffumigazioni diverse, alcune fetide, altre pro
fumate a seconda che si tratti di una operazione in malo oppure in bon o
(f. 3 ra) e non andranno mai invocate le principali le quali dotate di mag
giore forza si contrasteranno con più violenza tra di loro. Un'altra cau sa
è conforme alla fede - afferma Antonio: credo che loro dispiaccia di es
sere costrette a intervenire dalla Virtù divina e anche da noi esseri uma
ni. Esse sono furiose poiché sanno di essere state divine una volta, men
tre ora si vedono comandate dai loro servi, cioè dagli uomini.
100 Il primo quesito è come possono agire indifferentemente queste Intelligenze; il s�:
condo perché una persona riesce a vederle e sentirle e un'altra no? , perché appaiono P 1 0
spesso agli uomini puri che agli impuri? perché più nell'acqua e nei corpi tersi e trasp a ·
renti e non negli opachi? (ms. cit. , f. 2rb).
!.:occulto e la magia naturale 2 15
I O} « Etiam quod incredibile est quod sicut ista intelligentie operantur sub celo rurn in ·
I.:occulto e la magia naturale 2 17
f
tu tt e le pratiche rituali similari unitamente alle prescrizioni morali e alla
0'7:'ta di�p?sizione psicologica dell'operatore. Egli deve avere una vo
onta fort1ssmia, essere sagace e sapiente poiché deve arrivare a ricono
scere gli inganni
di queste Intelligenze e scoprire i loro segreti. Deve inol
t aver
e u na p erfetta conoscenza astrologica dell'ora e del momento più
aJ �t D eve essere
� ?· coraggioso, eloquente, mordace per intimorire gli
�Pl r1t� Se poi l'operatore è cattolico, per rendere la sua parola più effi
ce
r:a : ovrà essere puro, casto, le sue espressioni sen za turpiloquio ad im-
gine della purezza degli stessi spiriti 1 04 • Successivamente alla maniera
fluxib
us, it a intelligen · · · · · ' · ·
Prirnen d u . · tta ac �ge1I· constltutl et m gratta ordmat1 ad compr1mend um et re-
dictis in f m bffici a �t operattones angelorum malorum, cepere possunt et agunt sub pre
cit . , c l u �i us qwa levius persuadere possunt humano genere bene disposito » (Ms.
ap • 5 , • 7rb).
104
1te
Pi oqu7o � si catholicus ut verbum reddat ur efficat ius, sit etiam mundus et vit io e t t ur
l
P nvat us et castus ». Ms. cit ., f. 8rb.
218 Medioevo magico
10
7 Cfr. L. THORNDIKE, Imagination and Magie. The Force of Imagination on the Hu·
man Body and of Magie in the Human Mind, in Mélanges Eugène Tisserant, Biblio te c �
Apostolica Vaticana, Città dd Vaticano 1964, VII, 2, pp. 353-58; P. ZAMBELLI, I.:im magt·
nazione e il suo potere. Desiderio e fantasia psicosomatica e transitiva, in ddla stessa, L'a m·
bigua natura della magia, Il Saggiatore, Milano 1991, pp. 53-75; ]. CoULIANO, Eros e ma·
gia nel Rinascimento, Il Saggiatore, Milano 1987, pp. 2-5 1.
1 08 R. KIECKHEFER, Forbidden Rites, A Necromancer's Manual o/ the Ft/teen th Cen
tury, The Pennsylvania State University Press, Pennsylvania 1997, pp. 1 -22.
I.:occulto e la magia naturale 22 1
Nella storia della filosofia, o della cultura tout-court è esistita intorno alla
« divinazione» astrologica una profonda ambiguità di base che ha carat
terizzato tutta la vasta letteratura sull'argomento. Con divinazione in ge
nerale fu inteso nel mondo antico qualunque previsione del futuro che
fu concepita come una specie di «follia » o mania, furore divino ispira
to dagli dèi, donde il nome di divinazione. Platone nel Fedro 1 distin
gueva quattro tipi di follia ispirata, a uno dei quali apparteneva la divi
nazione; poi Cicerone nel De divinatione ne classificò due tipi, una come
arte (ars) che è artificiale e concerne l'interpretazione di segni; la secon
da (furor) come divinazione concessa alla natura umana dagli dèi, quan
do essa si trova in uno stato di particolare esaltazione o furore. Buona
parte della letteratura medievale dipende da queste distinzioni che fu
rono rip rese da Isidoro di Siviglia nelle sue Etymologiae: i divini sono
quegli in dividui i quali, come fossero pieni di Dio (quasi deo plem) , si as
s�ilano a Dio e danno risposte ingannevoli 2 , cosicché i dotti medievali
d! quel periodo assimilarono la divinazione a una usurpazione (usurpa
tzo) divina. Successivamente i filosofi dei secoli XII e XIII ne dettero nu
merose classificazioni e distinsero diversi tipi di arti divinatorie. In que
sta mia an alisi, io mi soffermo su un caso solo di divinazione, quella
astr logi
� ca, che è la più articolata e strutturata da un punto di vista sia
st0rico che dottrinale.
Io, ;6P5 b T E, Fedro, 244a 6-8, per il concetto di follia mantica, divinazione dono di Apol
LA ON
p 3 3 5 - P. VICAIRE, La divination chez Platon, « Revue des études grecques», 1970,
2 3.
1:6� - 0; R. CoLLlNS, Plato's Use o/the Word « manteuomai », « Classica! Quarterly» n.s.
D1. . ' 2, PP- 93-96; L. BRISSON, Del buon uso della sregolatezza, inJ.P. VERNANT (a cura di),
n
it : tione e razionalità. I procedimenti mentali e gli in/lussi della scienza divinatoria, trad.
• • Z elia, Einaudi, Torino 1982 (ed. or. Seuil, Parigi 1974), pp. 243-45 .
2
W· M I s� RI HISPALENSIS Episcopi Etymologiarum sive Originum libri XX, a cura di
· Lmdsay, Oxforc,l, 1911, de magis, VIII, 9.
226 Medioevo magico
' Per una analisi dei Misteri degli Egiziani (libro III, 1.7-8.27 ) relalativa alla discu s :
sione di Giamblico contro Porfirio, per cui Giamblico respinge l ' ipotesi sacrileg he dt
questi che sostiene che il vaticinio viene dai demoni e non dagli dei, per sostenere vig:r
rosamente che l ' ispirazione divinatoria viene dagli dei e soprattutto non è paragonab e
alla scienza del pronostico che è propria di medici e navigatori (come aveva sostenu to To_
lomeo) e che appartiene al mondo della physis, mentre essa è divina, cfr. PoRFIRIO , Ept·
,
stola ad Anebo, a cura di A.R Sodano, L'Arte Tipografica, Napoli 1968, 2.3 e J. CARLI ER
Scienza divina, ragione umana, in Divinazione e razionalità, cit., pp. 28 1-84, Cfr. G IA M ·
BLICO, De mystertis 3. 1, a cura di E. des Places, Parigi 1963, pp. 7-8, 15.27.
4 Picatrix, cit. , II, V, p. 49.
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 227
� S sab i cfr. D. CHWOLSOHN, Die Ssabier und der Ssabismus, San Pietroburgo
1 85 . �s . ean
nal ' _nt � Arn sterdam 1965 ; M. TARDIEU, Sabiens coranique et sabiens de Htirran, «Jour
T. rvt8� ique», 274, (1986) pp. 1 -44; J. HJARPE , Les Sabéens htirraniens, Uppsala 1972;
Le1· cia REEN, The City of the Moon God: Religious Traditions of Harran, De Gruyter,
6
- New York 1992
gel s 9CARMoov , Th; Astronomica! Works o/ Thabit ben Qurra, Berkeley and Los An
�
tes: tO ; Thabit ben Qurra. Oeuvres d'astronomie a cura di R. Morélon, edizione del
� ;ra O e traduzione francese, Les Bel/es Lettres, Parigi 1987.
3 2 1 . · GR?D2YN SKI, Per bocca dell'imperatore, in Divinazione e razionalità, cit . , pp. 292-
� �larti�?lare pp. 291 -96, con l ' edizione di alcune di queste leggi.
r. qui il C apitolo XI.
228 Medioevo magico
1 . Tolomeo
Per Tolomeo l'astrologia non era una scienza dimostrativa, ma solo un a
disciplina empirica naturale fondata sull'osservazione delle disposizion i
naturali, delle abitudini originarie dell'individuo che dipendono dall a
sua «complessione» fisica così come si possono «leggere» nella sua con
figurazione del cielo di nascita. Tolomeo sviluppa la sua dottrin a n el
Quadripartito in cui rimanda ai fondamenti astronomici dell'Almagesto
ed elabora questa disciplina non usando tanto il termine «mantica », °: a
«pronostico» che è ricavato dall'osservazione del cielo al momen t o 10
cui l'individuo comincia a vivere. I latini che conobbero le opere di To
lomeo nelle versioni latine dall'arabo del XII secolo, usavano i due t e r -
IO s•1 v da .
e 1n questo volume il capitolo XIII.
230 Medioevo magico
1 1 Una è quella della determinazione degli «aspetti». Per aspetti si intendono le di
stanze angolari tra i pianeti. Poiché lo Zodiaco è rappresentato con un cerchio, i pianeti
che collochiamo su questo cerchio sono separati l'uno dall'altro da un arco misurabile in
gradi. Quando l'arco corrisponde ad un'ampiezza stabilita, si dice che i pianeti sono « in
aspetto.» Le distanze angolari da prendere in considerazione secondo Tolomeo non sono
tutte quelle che potrebbero verificarsi nell'arco dei 360 ° del cerchio zodiacale, ma sol
tanto alcune tra le possibili. Infatti, nel calcolo degli aspetti, si tiene conto della con
giunzione (distanza di 0 °), del sestile (60 °), del quadrato (90° ), del trigono (120 ° ), del
l'opposizione (180 ° ). Perché queste distanze e non altre, lo spiega Tolomeo: «Per l'op
posizione la spiegazione è chiara, perché i due segni si incontrano lungo una linea rett a.
Consideriamo ora le due frazioni maggiori e quelle impiegate nella musica: se applichi a
mo le frazioni 1/2 e 1/3 ai due angoli retti dell'opposizione, con la prima otterremo il qu a
drato, con la seconda il sestile e il trigono. Applichiamo ora ai 90 ° dell'angolo retto il se
squilatero (3/2) e il sesquiterzio (4/3): il primo ripete la proporzione del quadrato ri
spetto al sestile, il secondo quella del trigono rispetto al quadrato. Di questi aspetti, il tri
gono e il sestile sono detti armonici, perché compresi fra segni dello stesso genere, tu tti
femminili o maschili; dissonanti per contro le quadrature e le opposizioni perché forma
te invece da segni di genere opposto». (Tetrabiblos, I, 14, Mondadori (Fondazione Val
la), Milano, 1985, trad. S. Feraboli, p. 61). Queste tecniche costituiscono quella che Pie
tro d'Abano chiama astrologia exercitativa e Taddeo da Parma astrologia (de motibus) per
viam praxis (si veda in questo volume, Appendice 2). L'altra che riguarda la magia astra
le è la costruzione delle immagini con le sue procedure di purificazioni, invocazioni, su f
fumigazioni così come descritte da Picatrix.
12 Si veda qui anche la definizione di Zanchino, che anch'egli la pone nelle arti libe
rali (Capitolo XI).
n ARISTOTELE, Metaphysica, VI, 1, 1026a, 13- 16; Physica, Il, 2, 194a, pp. 7 - 12.
14 MARsruo FICINO, In Plotinum, in Opera omnia, Enricus Petrus, Basilea 15 7 6 ,
voi. II, pp. 1611- 13, 16 15 -23 (ristampa Bottega d'Erasmo Torino, 1962).
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 23 1
15 Per or
« oscopo» si intende in senso tecnico la descrizione grafica del « significato
re » ( ossia il segno ascendente) dell ' ora presunta o vera di nascita in un determinato luo
oO
i a del tei:11 po di una interrogazione (adesso chiamata astrologia oraria). Così da un lato
�cento vi ene posto su valori matematicamente determinabili, come le posizioni plane
�a n� e gli « aspetti �, le reciproche distanze tra i pianeti; subito dopo viene fatta entrare
In gioco l ' azione fisica dei pianeti a cui si attribuisce la naturale capacità di indurre mu
tamenti nell
a materia terrestre, anche attraverso il mescolarsi e combinarsi attraverso gli
aspetti,
dei diversi influssi planetari. Così il tema dell ' influsso astrale fa emergere il nes
so strettissim
o fra l' astrologia tolemaica e la fisica, come scienza della natura sublunare,
�:ana, an� a�e _e terrestre , scienza non necessaria, ma probabile per l'indeterminazione
a m a ter a fmc
i a soggetta al cielo.
232 Medioevo magico
2 . /;astrologia araba
Se la storia dell'astrologia antica, dopo gli studi di Boll, di Gundel, di Fe
stugière e di altri per la tradizione ellenistica ed ermetica, è abbastan z a
conosciuta nelle sue linee essenziali, per quanto riguarda la storia dell'a
strologia medievale il discorso è diverso. Solo in questi ultimi anni gli stu
di si sono rivolti a considerare le novità introdotte nella storia dell'ast ro
nomia classica, dalle conoscenze in traduzione dall'arabo dell'ope ra
complessiva di Tolomeo che comprende sia l'Almagesto che il Quadri
partito 1 6 , novità introdotte dalle interpretazioni e gli sviluppi degli astro
nomi e astrologi arabi dal secolo IX al XII soprattutto 17 • Un discorso a
parte, in relazione alla tradizione medievale, merita l'opera composita
non sua - il Centiloquio -, di compilazione ellenistico-araba, in quanto
da essa si svilupperanno modelli di astrologia medica, o di medicin a
astrologica, specialmente alla fine del secolo XIV e durante tutto il XV
secolo 18 • Quasi tutta l'astrologia medievale, araba, latina ed ebraica, può
essere considerata un commento all'Almagesto e al Quadripartito, il più
16 Queste opere non circolarono nel Medioevo nel testo greco, ma nelle versioni in la
tino dall'arabo (ben quattro in arabo) dell'Almagesto: cfr. P. KuNITZSCH, Der Almagest,
die Syntaxis Mathematica des Claudius Ptolomaeus in arabisch-lateinischer Ueberlie/eru ng,
Harrassowitz, Wiesbaden 1 974.
17 Cfr. G. SALIBA, A History o/ Arabic Astronomy. Planetary Theories dun·ng the Go �
den Age o/Islam, New York University Press, New York 1 994 , in particolare pp. 1 -5 l ; _ il
monumentale lavoro di F. SEZGIN, Geschichte des arabischen Schri/ttums, Astron omi e,
Astrologie, VI-VII, Brill, Leida 1 978, 1 979.
18 Per una storia dell'astrologia medievale cfr. anche la voce da me curata in Storia del
la scienza, Medioevo e Rinascimento, N, Enciclopedia Italiana, Roma 200 1 , pp. 3 5 2-64-
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 233
91 I
n art . coI
20 C P. 1 are SEZGIN, Geschichte, cit., voi. VII.
� _ fr G. FEDERICI VESCOVINI, Note à propos de la tradition latine des livres de metéo
l
s� ogze d'A lkindi et Léonard, in F. FROSINI (a cura di) , « Tutte le opere non sono per in
r/11c4 rmi» , Raccolta di scritti per i settant'anni di Carlo Pedretti, Edizioni Associate Edi-
lce lnternazionale,· Roma 1998, pp. 101-12 .
234 Medioevo magico
r
. t rp retato che rappresentò la base delle elaborazioni successive da par
J!} degli astrologi latini, le quali furono assai diverse fra loro. Così per To
m eo la fatalità astrale non esiste e la necessità non è determinante, né
:niversale; il giudizio sul futuro è s� lo una congettura probabile, fonda-
e
ta su corrette conoscenz astronomiche.
n carattere di certezza della previsione probabile del pronostico
strologico è infatti assicurato dalle sue procedure matematiche (e non
dalle op erazioni magiche) le quali forniscono il fondamento razionale
per la determinazione precisa dell'ora su cui si costruisce l'oroscopo - in
sen so tecnico si intende il « significatore», ossia il segno ascendente del-
1' ora presunta o vera di una domanda in un determinato luogo e tempo.
D alle procedure matematiche deriva il significato e il valore di verità del
pron ostico . Così quella che i medievali chiamarono « astrologia», come
scienza dei « giudizi», assume nel Quadripartito di Tolomeo il carattere
di una disciplina dell'astronomia che prevede con probabilità, ma non
con certezza, gli eventi futuri. Essa è una disciplina operativa o pratica
che « congettura» con probabilità il contingente. Da qui le obiezioni lun
go il Medioevo e oltre, fino a Giovanni Pico della Mirandola, di quanti
hanno sempre ritenuto che si dia scienza solo del necessario e non del
con tingente, dell'eterno e non del mutevole e indeterminato come il fu
turo. E se l'astrologia è scienza probabile perché ha per subiectum la ma
teria instabile degli accadimenti dovuti alle combinazioni qualitative dei
quattro elementi, essa sarà tutta da rifiutare come mendace e/allax. Que
ste saranno le obiezioni fondamentali di principio mosse da dotti come
Nicola Oresme23 contro gli astrologi indovini bugiardi e da tutti gli av
versari dell'astrologia come Giovanni Pico della Mirandola.
Inciden talmente occorre osservare che una storia dell'astrologia ara
o-l
� atina medievale segue una linea sua propria che certamente non cor
risp onde con quella originaria araba24 • Questo fu dovuto anche all'opera
�et traduttori25 , i quali introdussero una terminologia latina interpretan-
o, secondo le loro particolari inclinazioni, le opere che traducevano,
23
non sappiamo con quale fedeltà. Uno dei maggiori interpreti e rielabo
ratori dell'astrologia tolemaica come ho già ricordato è stato Albumasar
(Abu-Masar b.Muhammad b. Umar al-Balkhi o Jafar, nato in Hurasan
nel 786, vissuto a Bagdad alla corte di al-Mamun e qui morto nell'886) .
3 . Albumasar o (Abu-Masar)
Com'è noto, Giovanni di Siviglia ( 1 133 ) e Ermanno di Carinzia ( 1 140)
tradussero separatamente negli stessi anni l'lntroductorium maius i n
astronomiam 26 di Albumasar (intitolato da Richard Lemay, che ne ha ap
prestato l'edizione critica in arabo e in latino, Liber introductorii maioris
ad scientiam iudiciorum astrorum (Napoli 1995 - 1 996, 9 voll.) . Nella tra
duzione di Ermanno l'opera vede la luce per Erardo Ratdolt a Venezia
nel 1489. Com'è possibile riscontrare, confrontando le due versioni, la
terminologia usata dai due traduttori27 è assai diversa proprio su argo
menti centrali dell'astronomia latina medievale e cioè sul tipo di relazio
ne tra movimento dei cieli e degli astri e gli eventi terreni futuri. A Gio
vanni di Siviglia si deve l'introduzione del termine « significare» o signi-
definire l'azione che proviene dal moto degli « individui superiori », os
sia esprime il concetto di radiazione dei corpi celesti da cui deriva la loro
influenza.
Albumasar è l'astronomo-astrologo più famoso del medioevo arabo
latin o fino al XVI secolo. Abu-Masar b. Muhammad al-Balkhi29 , chia
mato anche dai latini Jafar, era nato in Hurasan nel 786, e visse a lungo a
Bagdad alla corte di Al-Mamun dove morì nell'886 all'età di cento anni.
Le sue opere maggiori conosciute dai latini in traduzione furono l'Intro
ductorium maius.in astronomiam nelle due traduzioni citate, in otto libri,
il De magnis coniunctionibus, in otto libri e l'opera più breve, l'Isagoga
minor Iapharis in astronomiam 30 nella traduzione di Adelardo di Bath.
Circolarono poi numerosi estratti di queste sue opere, non tutte identifi
cate, come il De rivolutionibus annorum nella traduzione di Giovanni di
Siviglia3 1 ; il De signi/icationibus planetarum e compilazioni anonime
come il De electionibus planetarum; numerose raccolte di Flores de elec
tionibus dagli incipit diversi (Flores super Saturno ecc.), e gli Estratti di
Sadan32 • L'influenza dottrinale di Albumasar nel Medioevo latino è stata
grandissima anche per l'esecrato oroscopo delle religioni. In particolare
28
N el Trattato sesto del capitolo sesto del Delle grandi congiunzioni Albumasar trat
ta quindi di queste «impressioni»: ossia «della qualità propria della scienza degli acci
denti del mondo inferiore che avvengono nelle rivoluzioni annuali per le "impressioni"
( ossia azioni radiali) di alcuni individui superiori». Del resto, nell'opera più nota
d'astrometeorologia di ALKINDI, il De impressionibus aeris o il De mutatione temporum,
t
come nelle altre opere che gli sono attribuite il termine «impressione» è largamente usa
per definire l'azione fisica o spirituale del cielo intesa come «radiazione» ed avrà una
arga fortuna fra i dotti medievali, come Ruggero Bacone (si veda qui il Capitolo I).
29
Cfr. SEZGIN, Geschichte des arabischen Schri/ltums, cit., voi. VII, pp. 139-5 1; R LE
�Y, Introduzione all'edizione critica di ALBUMASAR, Liber introductorii maioris ad scien
ltam iudiciorum
astrorum, Istituto Universitario Orientale, Napoli 1995, voi. I.
3
° C fr. ABu -MA'sAR, The Abbreviation o/ the Introduction to Astrology ( Ysagoga mi
Kor)YaJapharis in astronomiam, testo arabo e traduzione latina a cura di Ch. Burnett,
· m amoto, M. Yano, Brill, Leida 1 994 .
Century,
Bei. rut C19fr62.E. LEMAY, Abu-Mashar and Latin Aristotelianism in the Twel/th
li .
32
. SEZGIN, Geschichte des arabischen Schrz/ttums, cit., voi. VII, pp. 102- 104, 125.
Cfr. noCtafr21.
238 Medioevo magico
z:
4 . accadimento futuro come previsione possibile
Questa discussione si trova svolta nell'Introductorium maius, libro I, Ca
pitolo quarto, che ha rappresentato quasi un topos nella letteratura astro
logica medievale, che merita di essere sottolineato e che risale a questo
passo di Albumasar. Esso è dedicato alla conferma dell'astrologia e pre
senta un interesse speculativo perché non offre una difesa generica, ma è
un a giustificazione filosoficamente fondata secondo una teoria episte
mologica che pare si richiami ad Aristotele, ma che ha forti connotazio
ni neoplatoniche e stoiche. Albumasar presenta un elenco di ben dieci
sentenze o dottrine a proposito di cosa sia l'astrologia, alcune negative al
tre positive Esse si presentano dunque indirettamente anche come dieci
definizioni di astrologia.
La prima sentenza ritiene che la guida (ducatus) delle stelle non pro
duca nessun effetto di generazione o di corruzione delle cose nel mondo
sublunare. A questa affermazione tutte le antiche autorità rispondono
che il moto dei corpi celesti è la causa della risoluzione di tutte le com
binazioni elementari. L'astrologia dunque rientra nella scienza delle
« cause ».
La seconda sentenza sostiene esattamente il contrario, e cioè che le
stelle hanno una guida sulle cose, ma solo su quelle generali e universali,
così che, come dicono i filosofi, i generi e le specie dei mutamenti di
pendono da essi, come sono le alterazioni del tempo, la risoluzione degli
e�ementi. Pertanto le stelle non arrivano a guidare gli individui, le cose
stngolari e le proprietà singolari dei generi. L'astrologia è quindi solo la
scienza delle cause universali e generali. Anche a questa dottrina rispon
dono i filosofi, negandola.
La terza sentenza è più sottile, in quanto nega che le stelle, agendo ad
utrumquodlibet in una direzione oppure nella contraria, come accade nel
contingente, portino a un qualche effetto e così esse si affaticherebbero
Per n ulla. L' effetto delle stelle è indivisibile, e siccome qualunque effetto
deve riguardare sempre l'identica cosa, simultaneamente necessaria op
Pu re impossibile, ossia l'essere o il non essere, che sono contraddittori e
co�e tali non
sono insieme mai veri, la conclusione del ragionamento
sa ra che il comp
ito dell'astrologia è vano e falso, trattando simultanea
mente di due cose contrarie. Obbietta Albumasar che se non si dà la pos-
14 ALBUMASAR, Introductorium maius, I, cap. 4 (ed. Lemay, voi. II, cap. 4, pp. 14-2 1 ).
240 Medioevo magico
sibilità di una azione verso una direzione o nella sua opposta, l'uomo si
troverebbe nella condizione di vivere tra la necessità e l'impossibilit à e
non resterebbe alcun margine alla sua libertà di uomo, in quanto sareb
be «costretto dalla necessità ad agire, oppure impedito dalla impossib i
lità». La risposta di Albumasar a questa sentenza negativa contro l' a
strologia, che ha avuto largo seguito da parte degli astrologi latini m e
dievali, è molto sottile. Egli stabilisce che i tempi nella natura sono tre
passato, presente e futuro, e difende la nozione di azione in una direzio
ne o in un'altra, ossia quel «possibile» intermedio tra il necessario e l'im
possibile che è il futuro, in quanto «il fare è indeterminato» e si volge al
futuro. Così Albumasar ha introdotto alcune analitiche dimostrazioni lo
giche in difesa della sua tesi di una conoscenza del contingente con la
conclusione importante che siccome la sostanza delle stelle consta del-
1'anima razionale e della quattro nature elementari, dall'anima razionale
e dal moto naturale dipende una legge per la quale ogni anima si adatta
al proprio corpo secondo un accordo stabile. È salvo così l'arbitrio della
forza dell'anima razionale, creato da Dio, il quale arbitrio dipende sem
pre dall'anima razionale, mentre la forza del corpo è verso direzioni dif
ferenti. Dunque, le stelle moderano l'armonia del corpo e dell'anima .
La quarta sentenza ritiene che l'astrologia è solo scienza dell'univ e r
sale e esclude le alterazioni temporali.
La quinta ritiene l'astrologia studio vuoto e inane perché non c ' è
niente di sicuro che sia fondato su esperimenti e osservazioni e le stelle
non ritornano mai alle stesse posizioni. Qui Albumasar risponde come
Tolomeo contro queste critiche: la «guida celeste» è in parte particolare
(come il sole per il calore, la luna per l'umidità) e, in parte, universale ; la
prima consiste nella rivoluzione dell'anno del nativo e la seconda nelle ri
voluzioni annuali degli accadimenti del mondo. Nessuna vita umana può
attendere il ritorno delle stelle dopo mille anni e sarà questo un comp i to
che rimarrà ai posteri da assolvere. Tuttavia passati gli anni è possibile ri
trovare le dimensioni del tempo. Afferma Albumasar che Tolomeo pe r
questo ebbe il merito di rinnovare con «artifici razionali» (i circoli e c
centrici e gli epicicli) la possibilità di determinare razionalmente, os sia
con calcoli matematici, i moti delle stelle e ritrovare i loro «luoghi ». S e
anche mancò qualcosa alle osservazioni di Tolomeo, egli preparò la via
perché fossero completate da quanti sono venuti e verranno dopo di lui.
La sesta setta (che si è dedicata a verificare il computo matemati c o
dell'Almagesto) si è allontanata dalla posizione delle stelle da lui date , a
partire da altre particolari determinazioni dei loro luoghi e così trovan·
do degli errori nell'astrometria di Tolomeo, hanno rifiutato anche l'altra
astronomia che ne dipende, cioè l'astrologia.
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 24 1
La settima setta nega che sia una scienza perché non essendo essa ca
pace di perseguirla, sebbene vi si dedichi con studio, finisce per rifiutar
la completamente.
La ottava setta è quella dei medici ignoranti, i medici plebei che pra
ticano anche la magia che si dicono professori di medicina, mentre non
hanno nessuna esperienza dell'astrologia, la quale invece è necessaria
come ha affermato Ippocrate in un suo libro. Infatti Ippocrate, Galeno e
quasi tutti gli altri filosofi «hanno affermato che l'astrologia è la guida
della medicina». Qui Albumasar ribadisce il concetto fondamentale del
nesso stretto tra medicina e astrologia.
La nona setta è quella del volgo ignorante il quale è estraneo ad ogni
sapere, ma presume lo stesso di togliere ogni dignità all'astrologo.
La decima setta è di quanti si dicono professori in questa arte, ma
sono del tutto impreparati e cadono in molti errori, così che i loro erro
ri vengono poi attribuiti alla loro disciplina. In questo passo l'astrologia
non è definita scienza, ma arte, e testimonia l'oscillazione terminologica
tra arte e scienza di queste traduzioni del testo di Albumasar, che ritro
viamo anche nell'opera dei Segreti di Sadan.
Questa discussione della nozione di evento contingente, meramente
possibile in quanto non-impossibile, all'interno dell'Introductorium
maius di Albumasar costituirà un momento fondamentale nella discus
sione della inevitabilità o meno del giudizio dell'evento futuro significa
to dal cielo, e del carattere deterministico, o meno, dell'astrologia come
scienza e lo si ritroverà discusso nelle opere maggiori di astrologia me
dievale come nello Speculum astronomiae attribuito a Alberto Magno e
nel Lucidatur dubitabilium astronomiae di Pietro d'Abano35 In altri ter
mini attraverso questo passo dell'Introductorium maius si distingue: il ne
c��sario, l'impossibile e il possibile. All'interno del concetto di possibile
s� mdividua la distinzione tra quello che poi sarà chiamato il possibile lo
gico e il possibile di fatto, il possibile assoluto e quello relativo, e si di
sc�rnerà la causa necessaria da quella sufficiente (la raison nécessaire e la
razso n su/fisante di Leibniz).
, Questo possibile relativo - il futuro - non coincide con l'alternativa, o
l n �cessario o è impossibile, ma è un possibile che, verificandosi per del
e circostanze esterne, diventa necessario. E quel possibile che si realizza
elllpiricament
e e quindi non è impossibile. Il futuro è quel possibile che
: t a ne � mez zo tra essere così oppure non essere, è dunque verso le due al-
e rnat1ve (ad utrumquodlibet)
(Introductorium I, 4) e giustifica la contin-
is p '
· D ABAN O, Trattati d'astronomia, a cura di G. Federici Vescovini, Padova 19922 ,
cit · ( 8.1 veda
qui il Capitolo Xlii).
242 Medioevo magico
)6 Il segreto in questa opera non contiene niente di occulto, ma deve essere inteso
come «riservato» ai pochi degni di conoscerlo, per cui Albumasar nella citazione di S a
dan afferma: «Non tutti i segreti si devono rivelare indifferentemente a chiunque»; que
sto passo sul segreto è poi ripreso da Enrico Bate di Malines nello Speculum dove cita il
dialogo tra Albumasar e Sadan a proposito dello svelamento del segreto sull'import anza
in astrologia della «seconda casa», quella della ricchezza rispetto agli aspetti planetari . E
Enrico afferma che la segretezza che deve avere l'astrologo deve essere intesa nel senso
che egli non deve rivelare tutti i principi o le regole di interpretazione, i suoi secreta nem
meno negli scritti, per non rischiare di divenire un vaso vuoto (ENRICO BATE, Sp ecu lu m ,
libro XIX, cap. 24, ms. Vat. lat. 2191; cfr. in questo volume Capitolo VI). Cfr. SADA� , I
segreti astrologici di Albumasar, trad. introduzione note di G. FEDERICI VESCOVINI, cit . ,
p. 55, e della stessa. La versione latina degli Excerpta de secretis Albumasar di Sadan, u na
edizione, in cit. , pp. 273-330. Per le citazioni di Pellegrini Prisciani cfr. anche il mio st0-
dio che ricostruisce le convinzioni astrologico-magiche di Pellegrino e gli interes si pe r
tutte le divinazioni della corte di Ferrara: Gli a/freschi astrologici del Palazzo Sch i/anota e
l'astrologia alla Corte dei Duchi d'Este tra Medioevo e Rinascimento, in /;arte de la R e
naissance entre science et magie, a cura di P. More!, Académie de France de Rome, Ro m a
2005, pp. 55-82 (in particolare pp. 63-68).
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 243
tri temi strettamente tecnici, come la dottrina delle partes, ossia della di
visione dello zodiaco in parti le Partes arabes o sezioni di gradi che han
no p articolari significati (di fortuna, di sfortuna, di morte ecc. ) di cui si
parla a più riprese nel testo da me tradotto. L'astrologia cerca nei movi
menti e nelle figure del cielo e degli astri, i segni per prevedere gli even
ti futuri e non pretende l'infallibilità del giudizio (de /uturis contingenti
bus) . Anche da qui si origineranno le più aspre critiche, a partire da Pico
della Mirandola, fino ai tempi nostri, eredi dello scientismo e meccanici
smo ottocenteschi. Tuttavia è sempre stata ritenuta utile ed accettabile
perché «i�c�a �revisa �inus ferient», secondo l'antico adagio che «gli
s trali previsti feriranno d1 meno».
Inoltre nel Medioevo fu svolto un tentativo di accordo tra astrologia
naturale e narrazione biblica sia da parte dei dotti cristiani che ebraici e
mussulmani, cercando di legittimare in modo positivo con una spiega
zione astrologica ritenuta razionale, la nascita delle religioni: essa fu ela
borata da Albumasar con l'aborrito oroscopo delle religioni nel De ma
gn is coniunctionibus, opera conosciuta fino al secolo XVI, che elabora
una dottrina di astrologia mondiale.
37
ALBERTO MAGNO (PSEUDO), Speculum, cap. 1 3 , ed. cit., p. 38.
38
pIETRo D'
ABANO, Lucidator, cit., diff. I propter primum, pp. 1 15 - 1 6.
244 Medioevo magico
Occident de Simplicius, in I. HADOT (a cura di), Simplicius, sa vie, son oeuvre, sa surVI�•
e
(Actes du Colloque international, Paris 28 septembre- l er octobre 1986), De G ruyt '
Berlino-New York 1987, pp. 289-325. .a
48
J . NORTH, Roger Bacon and the Saracens, in Filosofia e scienza classica arabo -lati"
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 247
m e Bacone, prima della censura intorno agli anni 1252 avesse rac
Ill ce co gli studi delle profezie, delle Sibille, di Merlino e di Gioac
c a to
m nda
� 49 p er sconfiggere l'Anticristo che arriverebbe con la sesta con
c in 0
ionzione: gravi affermazioni che gli procurarono le condanne dei fran
g
es cani nel Capitolo di Narbonne del 1260 presieduto da Bonaventura •
50
�iò non gli impedì di avere la protezione del papa Clemente IV e, sul suo
1
invito, di scrivere l'Opus Maius, nella cui quarta parte5 riprende l'idea
che l'Anticristo venga dall'Oriente con i Tartari e con i Saraceni, che l'a
st ronomia e la geografia e le altre discipline connesse, come la perspecti
va , qualora fossero autorizzate dal papa, potrebbero essere utili a scon
fig ge re i nemici: per esempio costruendo degli specchi ustori per respin-
e 1 ·
t1tu d '
m1·, 2
gere l mo
Secondo Bacone la previsione dell'Anticristo non è impossibile se si
applica la teoria delle grandi congiunzioni di Giove con un pianeta velo
ce un ito a quella delle triplicità e delle esaltazioni dei pianeti. Bacone, fon
dandosi sulle teorie cognizioniste delle rivoluzioni mondiali di Albuma
sa r fa propria la credenza corrente in quel periodo della venuta dell'An
tic risto e che questa si potesse stabilire sui transiti della luna connessi con
il ve rificarsi delle grandi congiunzioni dei pianeti lenti, Saturno, Giove e
Ma rte53 : in particolare si verificherebbe con la congiunzione Giove-Mar
te- Luna in posizioni particolarmente sfavorevoli54 . Questa congiunzione
nefasta segnerebbe l'avvento della sesta setta dell'Anticristo, su cui gli al
t ri esegeti medievali, di cui parlerò più avanti, prudentemente poco si di
lungarono discutendo specialmente delle altre religioni,in particolare
quella della nascita di Cristo o di Maometto. Pertanto la religione cristia
n a sarebbe nata per la congiunzione di Giove con Mercurio; con Venere
pe r i Saraceni; con Marte per i Tartari; con Saturno per gli Ebrei; con il
i ale
:t ; e l'età moderna (Ciclo di seminari internazionali), a cura di G. Federici Vesco
�
9
idem , Lovanio la Nuova 1999, p. 137.
eh . . Cfr. M . REEVES, The ln/luence o/Prophecy i n the Late Middle Ages: A Study i n Joa-
1 ";�sm , O xfo rd 1969 .
1
Cfr. NORTH , Roger B acon, clt.,
· p. 138 .
, R. BA
,2 CONE , Opus Maius, parte quarta, De iudiciis astronomiae, cit. , p. 240.
di J . s Cfr. ROGERI BACON, Opus tertium, in Opera quaedam hactenus inedita, voi. I, a cura
Be
say.- 0· � wer, Londra 1859, pp. 1 16-17 e la parte edita da A.G . L ITI1..E, Roger Bacon Es
,1 j t e Seventh Centenary of bis Birth, Oxford 1914, pp. 16 - 19, 39-40, 53-54.
2 I l . · NOIU:H , Astrology and the Fortunes o/ Churches, « Centaurus », 1980, 24, pp. 181-
1 94 0'1, R�iRI BACON , Opera hactenus inedita, a cura di E. Steele, 16 fase., Oxford 1905-
Vol , I , p . . · C fr. The Opus maz:�s _ of Rog_er Bacon, a cura di Bridges, ?xford 1897-1900,
th e Scipp 1 38-4 8, 2 38-69; su c10 m particolare J . HACKETI (a cura d1), Roger Bacon and
en es, Comm
c emorative Essays, Brill, Leida 1997.
248 Medioevo magico
Sole per gli Egiziani. Gli idolatri e i pagani sono fatti rientrare nella setta
di Marte. La sesta setta prefigurerebbe il regno dell'Anticristo.
Se Bacone sostenne questa ardita dottrina, anche se mitigata nel corn .
plesso, tuttavia non furono molti i dotti, i filosofi e gli scienziati dei se co.
li XIII e XIV che pensavano di predire la venuta dell'Anticristo con l' a
strologia (tranne i casi che sto esaminando in questi studi). Infatti i n ge .
nerale la visione cristiana della storia e in particolare della fine della sto .
ria che fu quasi universalmente condivisa, fu quella di Agostino ed essa
dominò la prospettiva medievale. Uno storico inglese, Peter Brown5 5 , h a
messo in evidenza che nella Città di Dio non ci sono verbi indicanti mo
vimento storico, che manca il senso di un progresso verso fini che possa
no essere conseguiti nella storia. Inoltre Agostino rifiutava la pericolosa
nozione di millennio (millennium) dichiarando che esso era già iniziato e
spegneva ogni visione ottimistica della storia secolare affermando che il
mondo stava diventando vecchio. Il saeculum era destinato a rimanere in
completo perché nessun sviluppo umano avrebbe potuto mai raggiunge
re il compimento dell'intero tempo. Per i seguaci di Agostino il punto cul
minante della storia era già passato con l'avvento di Cristo e l'intervallo
tra il primo e il secondo avvento era semplicemente un tempo di attes a ,
un periodo in cui non sarebbe avvenuto nulla di significativo, trann e il
compito della purificazione delle anime. Si capisce pertanto l'avversione
contro ogni predizione astrologica, che si configurasse come profezia, che
predicesse la fine del mondo per l'avvento dell'Anticristo. E un esempio
eccellente furono le condanne del Vescovo di Parigi Etienne Tempier del
1270 e del 1277 56 • Tuttavia quei teologi e scienziati medievali che cre de
vano nelle possibilità razionali di conoscere gli eventi del mondo come
Bacone e poi il cardinale Pierre d'Ailly, fecero uno sforzo (non si sa quan ·
to riuscito) per accordare l'astrologia con la religione, separando la p rim�
dalla divinazione magica e dalla necromanzia, espungendo dai cieli ogni
demone, intelligenza o spirito e negando che i pianeti fossero divi nità 0
demoni che ispirano la divinazione astrale. Ciò sarebbe stato un res i duo
di paganesimo che fu combattuto con ogni mezzo.
8
· En rico di Harclay (13 12- 131 7) e l'avvento dell'Anticristo
� quest0 senso è molto interessante il testo pubblicato da Franz Pelzer59
on t ro l'at
tesa della fine del mondo e l'avvento dell'Anticristo. Esso fu
Herkeley : Utrum astrologi ve! quicumque calculatores passini probari secundum a dven tu trl
Christt) , «Archivio italiano per la storia della Pietà», 1948, pp. 27-82; testo pp. 5 3 - 82 �s -
60 ARNALDI DE VILLANOVA, De tempore adventu Antichristi, a cura di J. Perarnau , �
«Arxiu de Textos Catalans Antics», 1988-1989, 7-8, pp. 67 - 1 3 3 (Su Arnaldo cfr. qf
e
Capitolo IX). Tutto il primo articolo della questione di Enrico è rivolto a confu ta re
er
interpretazioni delle fonti bibliche: primo in tal senso per theologiam, second o p
poetriam et carmina poetarum. La confutazione e la condanna di Arnaldo è svolta nel ce
r
67 PLOTINO, Enneadi II, 3 (53), a cura di G. Faggin, Milano 1947 voi. II, p. 4 0 .
68 G. PECKHAM, Quaestiones disputatae, a cura di G .J. Etzkom, H. Spett m_a11° :
L. Oliger, Collegiis S. Bonaventurae, Grottaferrata 2002 sostiene la contingenza di t sli
eventi, ma non esclude che influiscano sul corso delle cose naturali, come «mut a tioneJll
regnorum temporalium».
69 Per il testo di questa risposta di G. PEcKHAM in Quaestiones disputatae, Quaes:;·0
e
4, cfr. anche }. HACKE'IT, Astrology and the Search /or an Art and Science o/ Natu re in inÌ
13th Century, in Ratio et superstitio, Essays in Honor of Graziella Federici Ves cov
Brepols, Lovanio la Nuova 2003, pp. 1 17-36, in particolare p. 129, nota 21. . . Jel
7 0 NICOLA CUSANO, Predica: Uhi est qui natus est rex Iudaeorum (Epif�n t s
r er
1456) in Cusanus. Texte. I. Predigten 2/5, a cura di, J . Koch, Meiner Verlag, Hei de b
1937, pp. 84-86.
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 253
11 R
racch �?GERo BACONE, Un f,agment inédit de l'Opus tertium, a cura di P. Duhem, Qua-
1 iR ire ze
2
n 1 909, p. 1 69 .
69 . Cft UGG�o BACONE, Unf,agment, cit. , p. 169. Cfr. anche Opus maius, ctt. , pp. 253 -5 7; 2 66-
7J s ·anc e D . C. LINDBERG (a cura di), Roger Bacon's Philosophy o/Nature, Oxford 1985.
1 trattava di
un a intrepretazione estensiva dd Salmo, citato ampiamente da Abra-
254 Medioevo magico
r·
mo Savosarda nel suo Liber revelatoris, 19(18).21: «I cieli narrano la gloria di D io e il fi
mamento annuncia l'opera delle sue mani».
74 F. VON BEZOLD, Astrologische Geschichtesconstruction im Mittelalters, « D s be
e � �ps
Zeitschrift fur Geschichteswissenschaft», 1982, VIII, pp. 29-7 1; T. GREGORY , e,4ge
astrologique et temps chrétien, in Le temps chrétien de la /in de l'Antiquité au Moyen
(IIIe-XIIIe siècles) , Parigi 1983, pp. 557-73.
n K. POMIAN, I.:ordre du temps, Gallimard, Parigi 1984.
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 255
w0:�-i:e r la teoria del Grande anno secondo gli astrologi arabi, cfr. E.S. KENNEDY, The
1 983 gea r Concept in Islamic Astrology , in Studies in the Islamic Exact Sciences, Beirut
p.
The Ùs 35 1-7 1. Cfr. anche W. VERBEKE, D. VERHECST, A. WELKENHUYSEN (a cura di),
ven U r�n�A buse o/Escatology in the Middle Age, (Mediaevalia Lovaniensia 1/15), Lèu-
n rstty P
n I(
.p ress, Lovanio 1988.
S ars a d ,i1AN , Astrology as a Naturalistic Theology o/History, in Astrologi «allucinati»,
t
1 986 , n ;_ nd 0/the World in Luther's Time, a cura di P. Zambelli, De Gruyter, Berlino
P p. 3 3
7s Cf 4 .
f:.st1'di s \ � .J · �ILLAs-VALLICROSA, La obra enciclopedica de R. Abra ham bar Hiyya, in
o 0 re H storia
z de la ciencia espafiola, C.S.I.C., Barcellona 1949, pp. 2 1 9-62. Il
256 Medioevo magico
di Tivoli, dai loro explicit che portano le date che vanno dal 1134 al 1 145, il Millas-Valli
c r1sa pone l'attività di Abramo entro questo periodo. Per questa ragione egli ha sposta
to a data di morte di Abramo, fissata da Guttmann nel 1136, un poco piu tardi.
81 a
• L migliore ricostruzione della sua vita e della sua opera rimane ancora quella trac-
t
�b ci da M . José Millas-Vallicrosa nel suo studio dedicato all'opera enciclopedica di
a
ramo. Questi si sarebbe formato in area di cultura scientifica musulmana alla corte di
B u
an Hu d di Saragozza-Lerida e quindi si sarebbe rifugiato a Barcellona dopo che Sara
gH za nel 1 1
� 18 fu espugnata dai cristiani guidati da Alfonso I. Si veda ora anche C. SIRAT,
1;:;ry 0/]ewish Philosophy in the Middle Ages, Cambridge University Press, Cambridge
� P p. 97 - 1 12, che lo colloca opportunamente tra i filosofi neoplatonici.
d ' <tbraham iu�aeus, non qui dicitur Avenazre, ut false credidit Alliacensis [Pierre
spa Y ' ed qu em vocant Nasi, hoc est Patriarcham». Lo chiama anche Abraham Hi
Ai.JJ. s
rn:: us , A brah am princeps e aggiunge: «Abraham princeps ita ut apud Hebraeos cogno
a
De � �r, cuius auditor fuit Abraham al. Avenazre, librum composuit quem praetitulavit
tu rj Memf tio� e Israhel, quoniam illius operis propositum est astrologica via tempus ven-
10 e Vessi ae inv estigare» (GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA, Disputationes cit., VIII,
, 1 2 ).
258 Medioevo magico
8' SIRAT nella sua History ol]ewish Philosophy in the Middle Ages, cit. , pp. 93 - 1 1 2 :
nelle pagine dedicate ali' esposizione dd pensiero di questi autori, dedica un capi:olo
nessi tra « astrology and Israd », riportando appropriatamente questa problema t ica n
d
suo contesto storico, scientifico, filosofico e rdigioso. Ne risulta che la connot azio n e ne·
gativa che il nesso tra escatologia ebraica ed astrologia ha avuto nei secoli succes sivi,_ an
che nelle dispute antigiudaiche, rispondeva ad un mutato atteggiamento cultu rale, s cien ·
tifico, filosofico e religioso nei confronti dell'astrologia. Cfr. anche D. SCHWARTZ, La 1:1�:
gie astrale dans la pensée juive rationaliste en Provence au XIVe siècle, « Arch ive s d hi
stoire doctrinale et littéraire du Moyen Àge », 1 994 , 6 1 , pp. 3 1 -55 .
86 M. AsfN PALACIOS, Abenmasa"a y su escuela, Iberica, Madrid 1 9 1 4 , pp. 40: 66;
G. VAJDA, Les idées théologiques et philospphiques d'Abraham ben Hiyya, « A�cbiJ s
e
��ences exposé par Abraham bar Hiyya et une page de ]uda ben Barzilai, « Sefarad », 22,
62 , pp , 60-68.
� Sullo p seudo -Empedo cle cfr. la vo ce da me curata in Storia della scienza, Medioevo
e R1 as me
: ci nto, IV, Enciclopedia Italiana, Roma 2001, ad vocem.
· Su Teo do ric o di N orthem Ordinis Praedicatorum baccalario in teologia cfr. l'ag
g
P::Ù1m�n �o del padre Emilio Panella degli Scriptores ordinis Praedicatorum del Kaep
d zi: � vi sse alla fine del XIII secolo e agli inizi del XIV e cioè nel momento delle tra
u o
A.b ni d al francese in latino dei testi astrologici ebraici sia di Abram o Ibn Ezra che
Pi ùramo S �vosarda, che anche altri tradutto ri facevano dall'ebraico in francese come il
onosc t
gin sc �� o Hagin o Arnal do di Quinquepoint ( o Arnoul de Quincampoix) . Su Ha
Pp. ; Chau m cfr. P. PARIS, Hagi s, in Histoire littératje de la France, XXI, Parigi 1 9 1 2 ,
4 n
De/ 1 -5 03 ; M . STEINSCHNEIDER, Die hebraischen Ubersetzungen des Mittelalters als
,n s
in t ra : c? er, Be�lin o 1 893 , p. 973 . I co dici che c ontengono il Liber de redemptione lsrael
ione lati
89 M na s on o da me citati a nota 80.
. , . . . , .
r 11za . · SIMON, Verus lsrael, Étude sur les relattons entre chrettens
o et 1ui/s dans l Empire
e
tn (1 3 5-425) , d� Bo ccard, Parigi 1 948, p. 24 1 .
260 Medioevo magico
'lll GIANBAlTISTA BERNARDO DE Rossr, Della vana aspettativa degli Ebrei del lo ro Mes
sia Trattato, Parma 1773, p. 129. Il De Rossi condivideva l ' idea cristiana che il rinnov a
mento di Israele fosse affidato al messaggio del Messia e che q u esti fosse già venuto co?
la nascita di Cristo. Il De Rossi tracciò u no schema delle diverse tendenze degli ebrei ,
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 261
Con formemente all'uso del Vangelo che non conta gli anni, ma le ge-
e azioni fin o a Cristo, ai sei giorni della creazione corrispondono le sei
r
n à n ciascun uomo e le sei età della vita dell'universo. Da Adamo al di
ft i
uvio, la prima infan zia; la seconda età, dal diluvio ad Abramo; la terza
età fino a David; la quarta da David all'esilio babilonese, la quinta dal ri
n
torno da Babilo ia fino a Cristo. La nascita del Reden tore è connessa con
la sesta età, la cui durata (sia misurata in generazioni che in anni) è sco
nosciuta a tutti, ma indicata dalle profezie. Le due prime epoche si divi
dono in dieci generazioni, le tre seguenti in quattordici generazioni. Per
gli ebrei la redenzione doveva avvenire nella settima età.
Inoltre, come ci documentano alcune importanti opere pubblicate
dal Blumenkranz91 che costituiscono testimonianze di gran de rilievo del
le d iscussioni di tono elevato e superiore, tra ebrei e cristiani (quale il te
sto redatto da Anonimo nel X secolo, l 'Altercatio Ecclesiae contra Syna
gogam, e l'altro, composto in anni vicini ad Abramo, da Gilberto Crispi
no [1085 -1117 circa], Disputatio iudei et christiani et anonymi), gli ebrei
dotti non negavano la profezia della venuta di Cristo, o che egli fosse sta
to un profeta ispirato, ma che Cristo fosse il vero e unico Messia e, an
cora meno, che fosse il Figlio di Dio Padre. La disputa si spostava, quin
di, sul piano teologico nel campo della Trinità divina. Ora anche nel Li
ber revelator di Abramo si fa esplicito riferimento alla venuta di Cristo,
come a quella di Maometto; essa è perfettamente riconosciuta come un
segno anticipatore della redenzione di Israele e rientra n ell'ordine co
smico voluto da Dio e scandito dalle grandi rivoluzioni planetarie che
concorrono alla rinascita di Israele.
Nel secondo secolo gli Ebrei avevano creduto di essere alla vigilia del
n�e quali include anche quella di Abramo bar Hiyya, che però condanna anche e pro
kno ?erché non ne condivide l'impostazione escatologica (oltre che astrologica). Il De
ossi fece evidentemente suo il punto di vista cristiano che accettava il computo fissato
pe la redenzione, sulle sei e non sulle sette età del mondo, pertanto può dimostrare fal
se �e previs ioni di Abramo e confermare che Gesu è venuto nella sesta età conforme
tf te alle profezie e, quindi, è il vero Messia. Inoltre i camputi del Megillat ha-mega/
e che egli ricorda dimostrano che anche il De Rossi li doveva conoscere attraverso la
o
� I���ca cristiana. Cfr. anche A. CAUSSE, Le mythe de la nouvelle Jerusalem du Deutéro
a la IIIe Sybille, «Revue d'histoire et de philosophie religieuse», 1 938, pp. 377-
4 {:�e
9 s econdo il �lumenkranz il libro di Abramo attesta una situazione storica per la
1
quinto millennio, nel quarto secolo i rabbini avevano constatato che vi
vevano in realtà ancora lontani dal riscatto finale e che bisognava ancora
attendere il momento della redenzione. Questa tendenza a respingere in
lontananza la redenzione di Israele, segnava una forma di opposizion e
alle tesi cristiane. Esisteva, poi, l'altra tendenza che consisteva nel dimo
strare già avvenuto l'avvento del riscatto promesso e questo molto tem
po prima della nascita di Cristo. Dopo che la data della tradizione agga
dica contenuta nel Sanhedrin 97 ab, in voga verso il 68 1 che l'aveva pro
messa nell'85 ° anno giubilare, era passata, ecco rinascere altre speranz e.
La redenzione doveva avvenire nel settimo millennio. Si trattava solo ora
di determinare il computo esatto e di avere una teoria astronomica di ri
ferimento e a ciò la fonte astronomica era costituita dalle grandi con
giunzioni di Albumasar e Abramo, oltre che Enrico Bate di Malines e
Pierre d'Ailly, la citano per il computo che stanno cercando, come dot
trina ispiratrice della loro elaborazione anche se essi la discutono ampia
mente.
Infatti i calcoli di Abramo mostrano discordanze rispetto a quelli di
Albumasar: le grandi congiunzioni avvenivano secondo Abramo ogni
23 8 anni e non ogni 240 come sosteneva Albumasar. Tutto fa supporre
che Abramo conoscesse non solo e tanto l'opera di questi, quanto anche
quella di Messahalla. Messahalla, grande astronomo e astrologo vissuto
sotto al-Mamun (762-815) aveva scritto, prima di Albumasar, un analo
go trattato De revolutione annorum mundi e un De coniunctione planeta
rum in cui aveva posto i principi di questa teoria, definendo che cosa si
dovesse intendere per congiunzione grande, media e piccola92 •
La dottrina delle grandi congiunzioni è fondata sulla successione del
le congiunzioni di Saturno e Giove, che sono ritenute percorrere una
dopo l'altra, i differenti segni della medesima triplicità in ragione di 12
congiunzioni per ciascuna triplicità, il che condurrebbe, dopo quattro ci
cli di 12 congiunzioni, i due pianeti al punto di origine di rivoluzione fis
sata al grado 0 ° dell'Ariete. Messahalla aveva definito cosa si dovesse in
tendere per congiunzione grande, media e piccola, nonché la nozion e di
triplicità senza tuttavia connettere l'una nozione con l'altra. E sarà Al
bumasar che l'arricchirà di queste combinazioni. Due pianeti si dice che
sono in congiunzione quando essi hanno la medesima longitudine, q u a
lunque sia la latitudine. Per triplicità (triplicitas) si deve intendere la tra
duzione dal greco in latino di trigona vel triquetra, termini con cui s i in -
st�ry 0/Masha
b rtdge 19 'allah, a cura di E . S. Kennedy, D. Pingree, Harvard University Press, Cam
71.
d· �; C fr. di _ C. NALLINO l'introduzione alla sua edizione latina dell'Opus astronomicum
; - battanz sive Albatenii, (Pubblicazioni del R. Osservatorio di Brera, XL) , Milano
1 03 , vol. 1
.
i i
94 � chi ama « piccola » congiunzione quella che si riferisce ad un transito nella mede
s plic
p:ateise ità: con esclusione della prima congiunzione, la quale ha il nome di « media »,
r gn a il p assaggio in una nuova triplicità, rispetto alla « grande » precedente. Que
sta e� st
li �ta una delle principali variazioni introdotte da Albumasar nella teoria, piu sem
P
qu� di Mes � ahalla, che non aveva strettamente connesso la teoria delle triplicità con
a delle r voluzioni e congiunzion planetarie
i i .
264 Medioevo magico
è più forte nel raggio diretto che in quello riflesso e mediato. Così: «M ul .
ta in hoc mundo deus per radios lucis corporum caelestiuril ammini
strat» poiché «Verbo Domini caeli fundati sunt et spiritu oris eius om .
nis virtus» (Salmo 19 [ 1 8], 2 1). E a questa sentenza (egli aggiunge) all u
de l'autorità e l'esperienza dei primi Padri e dei filosofi più antichi ch e
hanno trasmesso come certe, sia con il senso che con la ragione, que s te
verità.
Dopo il preambolo teorico-filosofico-astronomico, Abramo passa ad
esporre per sommi capi la teoria delle congiunzioni, stabilendo le diffe
renze tra congiunzione «piccola» (di venti anni), «media» (di sessanta
anni) e «grande» (di 238 e non 240 anni, come aveva sostenuto Alb u
masar95 ) .
Abramo cambia anche il computo per stabilire il millennio per ap
prossimazione, che era stato calcolato in 960 anni da Albumasar e che lui
definisce in 973 anni, cifra che indicherebbe quella che egli chiama rivo
luzione /ortis o valde magna. Essa è quella da cui dipendono il rinnova
mento dei regni e la conservazione delle consuetudini, rette a loro volta
dalle congiunzioni dei pianeti lenti con quelli più veloci, buoni e cattivi
e con i rispettivi segni.
La storia di Israele è stata scritta da Dio nei cieli e tutti gli awenimenti
più importanti sono stati scanditi dalle congiunzioni «forti» (ossia mil
lenarie), aventi tutte, sia le buone che le cattive, come fine ultimo la re
denzione dei figli di Israele% .
Così egli, scandendo i tempi delle vicende della storia di Israele sulla
base delle profezie messe in corrispondenza con le rivoluzioni planetarie,
narra anche della congiunzione che presiedette alla nascita di Cristo e
alla predicazione dei suoi discepoli, come pure quella che significò la ve-
' Anche Alberto Magno nel De causis et proprietatibus elementarum aveva cal col a
9
to in 960 anni come Albumasar la massima congiunzione. E quella che avviene secon
do le triplicità, la massima era calcolata ugualmente in 240 anni: secondo Alberto «essa
significa una setta e modifica la religione in alcune zone» (De causis, cit. , in Opera, IX,
libro I, trac. II, cap. 2, p. 603). Sulla grande fortuna di queste rivoluzioni mondiali fon
date sulla dottrina congiunzionista della combinazione della triplicità e la esaltazione
delle centoventi congiunzioni dei sette pianeti, si vedano i fortunati pronostici di P aoj
lo di Middenburg, famoso astronomo estense (autore tra l'altro della Riforma d�
Calendario), pronostici del 1480, 1481 e 1 484 da me studiati: Su un genere lette rario
astrologico: il pronostico di Paolo di Middenburg, astrologo di Federico da Montefelt ro ,
in Lo Stato e il valore. I Montefeltro e i della Rovere. Assensi e conflitti nell'Italia tra '400
e '600, a cura di P. Castelli, S. Geruzzi, Giardini Editori e Stampatori, Pisa 2 o o5 ,
pp. 33-50.
96 L'inizio del Regn o di Israele è fatto coincidere con la nascita di Mosè a cui pre i�
s
dette una grande congiunzione di Giove e di Saturno nel segno d'acqua dei Pesci con il
sole in Ariete.
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 265
p: ·1 ·
a e ra tionem eorQm, quia deus operatur per stellas, quia Verbo domini cadi firmati sunt
[
Dnde credendum est omnes leges guae renovate sunt in mundo esse falsitatis et im
� �atis postquam lex data est lsraeli, que lex data fuit in magna coniunctione que ince
e
p t n signo P
/ i iscis, quod est domus Jovis et honor Veneris et sunt stelle veritatis et iusti
ie »�Wol fenbiittel, ms. cit., f. 182va).
Cfr. J . NORTII, Horoscopes and History, Londra (Warburg lnstitute Surveys and
lìe ts II),
ic XI The Warburg lnstitute, 1986, p. 164, osserva opprortunamente che questi
266 Medioevo magico
triplicità d'acqua nel segno dello Scorpione che indica empietà e falsità .
Ma le congiunzioni che significano grandi calamità per i saraceni segna
lano anche che la salvezza degli ebrei non è lontana. E ciò avverrà nell a
triplicità della terra nel segno del Capricorno.
c) Pierre d'Ailly (1350-1420)
I riferimenti più significativi al Liber de redemptione Israhel ricorrono
nel Medioevo nelle opere di Enrico Bate di Malines e di Pierre d'Ailly,
e per l'età moderna in quelle di Giovanni Pico della Mirandola e Alfo n
so Spina, nonché di Giambattista Bernardo de Rossi come ho ricordato
sopra.
Che cosa risulta da queste citazioni? Enrico Bate di Malines 100 t ra
XIII e XIV secolo e Pierre d'Ailly, un secolo dopo, credevano che l' a
strologia fosse una scienza e la praticavano largamente. Quindi sostene
vano anch'essi l'interpretazione astrologica della storia e collegavano la
nascita delle religioni alle grandi congiunzioni secondo la cosiddetta te o
ria congiunzionista. Ma Pierre d'Ailly in particolare rappresenta la posi
zione antitetica alla interpretazione magica-necromantica della stessa
dottrina sostenuta anche da altri, come Cecco d'Ascoli.
Le citazioni di Enrico Bate sono premesse alla sua traduzione del De
revolutionibus annorum mundi o de mundo di Abramo ibn Ezra che egli
confonde con il nostro Abramo bar Hiyya. Infatti qui lo cita come fosse
l'autore del Liber de redemptione Israhel. Ora le critiche che gli muove
Enrico riguardano il modo di calcolare le congiunzioni dei pianeti per il
quale il Savosarda non avrebbe seguito il calcolo del moto medio, come
invece pretendeva (ma quello vero, ossia l'apparente). In altre parole lo
critica per ragioni tecniche senza mettere in dubbio il principio filosofi
co-astrologico generale sotteso a questo computo 101 •
Un discorso analogo vale per Pierre d'Ailly. Nel suo Elucidariu m sul
la concordia dell'astronomia con la teologia e la verità storica, redat to
oroscopi non riguardano tanto Cristo , quanto la nascita del Cristianesimo e sono irn·
personali.
1 00 Su Enrico si veda qui, Capitolo VI.
1 01 ENRICO BATE DE MAI.INES nel Prologo al De mundo di Abramo Ibn Ezra : « Inci
dum Alb u masar non enim mutationes triplicitatum semper fiunt in 240 annis aut in 260
sec�dum verus motus, sed aliquando citius et aliquando tardius sicut apparere potest
esper enti, quod
i ergo ratione famosum Albumasar et se ipsum potest reprendere Have
�e�e » (m�. Oxford, Bodl. Canonici misc. lat. 190, sec. XV, f. 64ra; Parigi , BnF. lat. 10269 ,
p· B ra; Lunoges, Bibl. Municipale, n. 9 sec. XIV, f. 131; Si veda anche la traduzione di
et ro d' Aban o: Abrahe Avenaris In re iudiciali Opera ab excellentissimo philosopho Pe
t io
� de Abano, post accuratam castigationem in latinum traducta, Petri Liechtenstein,
en etiis 15 07, f. 76ra).
102
/r, _Pe r la vita e le opere cfr. B. GUENÉE, Entre l'Eglise et l'État. Quatre vie de prélats
n a s
la ; ç z à la /in du Moyen Àge, Gallimard, Parigi 1987, pp. 125-299, e BOUDET, Un pré
��/0n équipe de travail, cit., pp. 129 ss. (sul preteso oroscopo di Cristo pp. 133-35).
Cfr. nota 77.
268 Medioevo magico
1 06 Sorge il problema della utilizzazione della traduzione di Pierre d'Ailly e degli equi ·
voci interpretativi del cardinale, tra tutti quello relativo all'oroscopo di Cristo. Infat ti n on
sappiamo se dipendono dalla traduzione francese-latina del testo ebraico che poteva ave
re sottomano oppure da divergenze dottrinali e religiose sue proprie, come è assai proba
bile in relazione a un tema così delicato come quello della nascita di Cristo e del com pu to
delle ere che era diverso tra ebrei e cristiani. Secondo la traduzione spagnola di Millas - Val
licrosa del testo ebraico approntato da J uli Guttman su tre manoscritti ebraici, s em b re
rebbe secondo questi, che Pierre d'Ailly non seguisse la versione latina, ma tram ite un a
versione francese, avesse presente il testo ebraico, almeno secondo due manoscrit� -
Avendo studiato le due copie della versione latina dal francese del capitolo quin to deI
Liber revelatoris di Abramo, sulla base di un confronto con le citazioni di Pierre d ' AillY,
sono arrivata alla conclusione che l'ipotesi sostenuta da Guttman è vali d a. Infatti P ier re
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 27 1
d'Ailly non segue parola per parola la versione latina, ma sembra riassumerla e sintetiz
zarla, il che non esclude ovviamente che avesse sottomano anche la versione latina: però
l'inizio della citazione di Pierre d'Ailly non corrisponde alla lettera con la versione latina.
E inoltre assai probabile, o non si può escludere, che un'altra fonte di Pierre d'Ailly del
l'opera del Savosarda sia il De mundo o il De magnis coniuntionibus di Enrico Bate di Ma
lines che, come sappiamo, cita espressamente il De redemptione Israel. Infatti Pierre
d'Ailly al capitolo 19 del suo Elucidarium fa una interessante osservazione a proposito dei
calcoli e delle tavole di Enrico Bate in meridie Mechlinie sulla base delle quali Enrico ave
v_a corretto i calcoli di Albumasar che stabilivano la grande congiunzione che aveva pre
siedu to al diluvio universale ripetendo così le sue critiche (e non è privo d'interesse os
erva
; re re �he la copia di Lipsia che contiene il De redemptione del Savosarda prosegue con
� dazione della Compositio astrolabii di Enrico Bate di Malines). PlERRE D'AILLY, Elu
dari
� um, in Vigintiloquium de concordantia astronomicae veritatis cum theologia, Erhar-
�gRatdo lt, Augusta Vindeboniensi 1499 (cum diligenti correctione magistri Johannis
eli ), cap. 29.
107 inv
R iamo qui di seguito per il brano dellit citazione di Pierre d'Ailly, in cui riassu
e la versione di Abramo, al mio studio dedicato alla versio latina di Teodorico di
�
f 0nhem dal ms. di Wolfenbiittel, lat. 479 e Lipsia, Univ. lat. 1467 , a sua volta copiate dal
a
�r �� T�odorico Russi dei frati minori nel convento di Gronenbech nell'anno 1446: Pier
,; 1111
/
1l(y e Abramo Savosarda: una fonte ebraica della filosofia astrologica dell"Elucida
dz Pierre d'Ailly degli inizi del secolo XV (1414), in Les philosophies mora/es et poli
ue
t�q a,s au Moyen Àge (Atti del IX congresso internazionale di Filosofia Medievale, Ot
ti';1 1 7 -22 agosto 1 992), New York-Ottawa-Toronto, voi. III, 1995 , pp. 1635 -55 (in par-
o are 164 9-52)
u>a Cfr.
PEDERSON, The Theorica planetarum, cit. , pp. 63-68. Dal capitolo 25 in avan-
272 Medioevo magico
'jiaffvece
fl una figura del cielo più positiva ed esaltante. Egli non esita così
rontare un tema tanto delicato che gli procurerà le denigrazioni di
Giovanni Pico della Mirandola come le censure di Cesare Carena, ln-
uisitore di Urbano VIII, con la bolla del 1 aprile 1631. Tuttavia come ha
�sservato Joh� Nort�m qu�sti �r?�copi non �rano tanto fi?ure_ di nati
_ _
vità individuali, ma figure di nat1v1ta umversal1 come la nascita d1 una re
ligione: si tratta cioè di oroscopi impersonali che sarebbe improprio con
siderare oroscopi della nascita di Cristo. In altri termini sia Pierre d'Ail
ly che Abramo discutono della configurazione generale del cielo nelle ri
voluzioni annorum mundi, che probabilmente presiedettero alla vita di
Cristo e all'avvento del cristianesimo. La discussione tra Pierre d'Ailly e
la sua fonte Abramo, riguarda particolarmente il problema se tale confi
gurazione fosse stata nella triplicità di terra, ossia con ascendente in Ver
gine (come aveva detto anche Albumasar) oppure nella triplicità di aria
con ascendente in Bilancia, più positivo 1 12 •
Secondo Abramo l'ascendente della vita di Cristo è nel quinto grado
111 NOIITT-I, Horoscopes and History, cit. , sui cosiddetti oroscopi d i Cristo del Savo
sarda e Pierre d'Ailly, pp. 94-96, 1 63 -64. Cfr. anche D. PINGREE, Histoncal Horoscopes,
«Joumal of American Orienta! Society », 1 962 , 82 , pp. 487-502 .
1 12
Il discorso di Pierre d'Ailly è complicato dall'accusa che egli rivolge alla sua fon
te, ossia il De redemptione Israhel cioè che Abramo non avrebbe parlato della congiun
zione che presiedette alla vita di Cristo. Come abbiamo potuto constatare dalle copie ma
noscritte, questo non corrisponde con verità al testo del Savosarda perché il Savosarda
parlan do della triplicità di terra nel segno della Vergine ci dà anche il grafico della vita di
C_risto e dell' awento del cristianesimo nella versione latina (almeno nelle copie da me stu
di�t ). Da qui il problema della comprensione di queste accuse del cardinale: in altri er
� t
OUni essi sono imputabili alle omissioni esistenti nel testo ebraico-francese (latino?) che
a�eva sottomano (un riassunto spurgato?) oppure sono dovute alla censura ed emenda
zione che e
gli stesso voleva operare del testo di Abramo?
�crive Pierre d' Ailly che secondo Abramo, dopo la congiunzione di fuoco nel Leone,
f ';;;: la c?n�iun zione nella triplicità di terra che awenne nel segno della Vergine e segn ò
e
a e de
i giorni del regno. Prima di questa congiunzione di terra « nomen et fama Israel
; at tun c super terram sicut fulgor solis ». Ma con la congiunzione in triplicità di terra
r
es
\T U to nuovo transito significò « occultationem legis et defectum legis Israel ». Allora av
n n e la cattività per mano di Tito dopo 20 anni da questa congiunzione. Ed ecco l'os
s: a _
d t zione di Pierre d' Ailly: da ciò appare che Cristo visse sotto la congiunzione prece
te
� : � quod eius nativitas precessit pluribus annis Titum et illam captivitatum iudeo
de et ho c p erfecti fuerunt annis a na t ivitate Moysi 1440 ». Dopo questa seguì la gran
1?
o
du� �gmn:zi?� e nella triplicità d'aria (e qui altra critica, cap. 3 1 ) : « sed illam ut credo in
Crj n ose omis u ille Abraham iudeus, nec ante istam vel post aliud specialiter loquitur de
s
aqu t0 •. aut lege ipsius; sed prosequitur de coniuntione magna que incipit in triplicitate
10
turi: S��rp ione que signavit novam sect am et falsum et mendacem profetam nasci
dot » [_cioe M aom etto] . Ma il testo latino del De redemptione Israhel tradotto da Teo-
i co d
i N ort h em non dice precisamente così nelle due copie che conosco. Infatti
274 Medioevo magico
della Vergine 1 13 e nei due manoscritti di Abramo si ha il grafico della tri
plicità con questo ascendente nella Vergine, che avrebbe presieduto al
i' avvento della nuova religione cristiana; si tratta di un oroscopo univer
sale e non particolare di Cristo, con un ascendente in posizione negativa
e ciò è contestato da Pierre d' Ailly 1 14 •
Che cosa conclude Pierre d'Ailly? nel capitolo successivo (cap. 32 d el
suo Elucidarium) egli sostiene lo spostamento della triplicità della terra a
quella dell'aria come significante l'avvento del cristianesimo che ha inve
ce un significato positivo. (Come abbiamo visto è più proprio parlare di
oroscopo del Cristianesimo che dell'oroscopo di Cristo). Egli afferma
che sebbene Albumasar lo ponga con l'ascendente in Vergine nella tri
plicità di terra, in realtà l'avvento di Cristo è avvenuto nella triplicità di
aria con l'ascendente in Bilancia e questo ha un significato nobile ed ele
vato. E cosi Abramo Savosarda sbagliò anche nei suoi calcoli della re
denzione di Israele che egli pose nella triplicità d'acqua: « sed in hac re
demptione Israel deceptus fuit iste, sicut et ceteri iudi in eius expect a
tione et sic ceca obstinatione falluntur » (cap. 3 1 ) . Ma nonostante queste
critiche egli accetta l'imposizione escatologica astrologica di Abram o :
così che i suoi calcoli delle grandi congiunzioni opportunamente corret-
quando Abramo inizia a parlare della triplicità di terra con l'ascendente nella Vergin e , si
riferisce espressamente alla venuta di Cristo e all'insegnamento dei suoi discepoli ch e si
diffonderà in tutto il mondo: naturalmente il testo è redatto da un ebreo che non ac cet
ta la religione cristiana che addirittura li ha perseguitati. È naturale che qui l'ope ra di
Abramo contenga parole di denigrazione che, o il cardinale non conosceva avendo sot
tomano un testo emendato o le ha censurate.
m ABRAMO, De redentione Israhel, cit . , ms. Lipsia, Bibl. Universitaria, lat. 14 67 , f.
222r.: « et dicunt quod anni a creatione mundi 3793 incepit docere Crispus hanc fidem
et fuit uno anno ante istam coniuntionem et in anno post apparuerunt discipuli sui a d do
cendum mundum: fuit autem ascendens nativitatis eius 5 gradu Virginis. »
1 1 4 La scelta tra l'ascendente in Vergine e quello in Bilancia come segno dominante la
natività di Cristo ha un valore simbolico forte poiché investe da un lato il miracolo dell�
concezione verginale di Gesù e dall'altro l'apparizione di un Messia considerato come il
Sole della giustizia, e tale significato aveva per eccellenza il segno della Bilancia. Si t rat_
tava di una tesi che si trovava in quel tempo sviluppata anche nell'operetta De A n tichrt
sto attribuita da Nicole Bériou a Pierre di Limoges e da lei edita. In questo tratta te ll o I_a
storia del mondo è divisa in quattro parti e l'inizio di ciascuna era connessa con la nas ci·
ta di quattro personalità eccezionali che sono posti ai quattro punti cardinali: Ad am o c0?
ascendente in Bilancia, Mosé ascendente Cancro, Cristo ascendente Bilancia e l' An ti ci:·
sto ascendente Capricorno! Così la scelta dell'ascendente Bilancia per la nascita d i C rt:
sto ha da un lato un valore simbolico e dall'altro divide la storia del mondo in due p a�I
ben di�tinte. Cfr. N. BÉRIOUi Pie"e de Limoges et la /in des temps, « Mélanges de l 'E c�;
frança1se de Rome, Moyen Age - Temps Modemes », 1 986, 98, pp. 65- 1 07 (pp. 96 - 1 .
edizione del De Anticristo); questa associazione era condivisa anche dai Padri della Chie
sa. Cfr. W. HOBNER, Zodiacus Christanus, Hain, Konigstein 1 983 , p. 12 1 ) .
Divinazione e astrologia; l'opera di Albumasar e l'astrologia 275
1
e · '.' Conclude pertanto Pierre d'Ailly: «Hec autem ex Abrahe illius dictis breviter re
av
;o i Ut ex his capiatur exemplum applicandi ha s et similes coniunctiones medias ad ma
ri s et m irabiles eventus rerum quales multos notavi in preallegato [libro]» (Elucida-
u,n , cap. 32).
1 16
Bast . confrontare quest'opera di Pierre d'Ailly con quella del polemista Alfonso
Sp · a t i
dit fra � dell'ord.ine dei minori. Nella sua opera apologetica redatta in un clima molto
eh ,�rs_o dai tempi di Pierre d'Ailly, il Fortalitium fidei contra Judeos, Saracenos aliosque
ba:S{;;_ nae /idei inimicos, comparsa a Lione nel 15 11, i riferimenti all'opera di Abramo
a « qui habitavit in Barchinone [Barcellona]», sono condotti nei termini della
Più aspyY
teorj ra polemic a antigiudaica da un lato e dall'altro, nel clima della avversione alle
E. e as trologiche dell a storia biblica e della nascita delle religioni. Su Alfonso Spina cfr.
GARIN, I.:età nuo
va, Morano, Napoli 1969, pp. 92-97.
N grom anzia e astrologia tra religione e scienza.
1 1 · il ic so funesto del nigromante Cecco d'Ascoli
a
s� _ gio sa gravita intorno ai due poli contrari tra i quali c'è la stessa oppo
e�o�e esi�tente tra il puro e l'impuro, il santo e il sacrilego, tra il divino
d bo
gonoi j, h co . Ma mentre questi due aspetti della vita religiosa si oppon-
un o all'altro, tra di essi esiste una stretta parentela. Senza dubbio
¼a:/- :�TH , !.:opposizione ecclesiastica alla magia, trad. italiana (Religion and Declin o/
g011/ . etdenfeld and Nicolson, Londra 1971), in M. ROMANELLO (a cura di), LA stre
/i; zn Europa , Il Mulino, Bologna 1975, pp. 177 ss.
1.JRKHEIM, Le /onne elementari della vita religiosa, cit . , p. 43.
278 Medioevo magico
i sentimenti che suscitano le cose sacre non sono gli stessi delle pro fane,
tuttavia, come ebbe a sottolineare Rudolf Otto3 , il rispetto reveren zi al ·
dovuto alla divinità è spesso mescolato al sentimento del tremendum , al�
l'orrore nel sentimento religioso da lui definito come «numinoso » : l ' or.
rore si mescola il più delle volte alla reverenza, come il timore che ispi .
rano le potenze maligne non è privo di un carattere reverenziale.
Inoltre accade che una cosa impura e una potenza malefica, diven ga .
no, senza cambiare natura, per la semplice modificazione di circos tan ze
esterne, una cosa santa. E così nel Cristianesimo, la comunione, ben ché
sia un atto religioso che ha lo scopo di consacrare, può avere, se corn .
piuto non nelle debite disposizioni, gli stessi effetti di un sacrilegi o ( si
veda qui il capitolo dedicato a Enrico del Carretto). Parrebbe, tuttavia,
che constatazioni di questo genere non debbano convenire all'acco sta
mento dell'astrologia al sacro. In realtà con questa mia analisi vorrei por
tare la testimonianza di una personalità che più ha contribuito a saldare
i nessi tra un sacro necromanticamente inteso e l'astrologia.
A questo proposito occorre fare un discorso preliminare. Gli attacchi
e le esaltazioni nei confronti dell'astrologia4 che, con singolare veemen
za, si sono avvicendati fino al Rinascimento, quando la celebre criti ca di
Pico della Mirandola è sembrata, a torto', sancire la fine dell'astrologia,
hanno sempre riflettuto il suo carattere ambiguo: da un lato legata alla
scienza (come astronomia) e, dall'altro, alla religione per il suo carattere
di divinazione. In realtà essa è nata, come hanno dimostrato gli studi di
Cumont e di Festugière (per non citare che i più noti) 6 , come un a so-
3
R. Orro, Il sacro, Bologna 1926, pp. 18- 19, 24-25, 80-8 1, 182-83, 189; DuRKHEIM ,
Le/orme, cit., pp. 425-5 1.
4
Cfr. C. FENOGLIO, Perché l'astrologia? Prefazione di E. GARIN, ed. Rai-Radiotdevt·
sione italiana, Torino 1972, p. 134.
' Cfr. L. THORNDIKE, A History o/ Magie and Experimental Science, IV, N ew xo rk
19532, p. 529; e dello stesso The True Piace o/Astrology in the History ofScience, « Is1;: •
XLVI, 1955, pp. 273-78; in particolare PAOLO Rossi, Considerazioni sul declino d�l a
strologia agli inizi del!'età moderna, in I:opera e il pensiero di Giovanni Pico della Mzr�:
dola, II, Comunicazioni, Firenze 1965, pp. 315-31; ma si vedano, a proposito della
scussione sull'astrologia, le osservazioni di E. GARIN, Ritratto di Paolo dal Pozza T�scali
nellz; La cultura/iloso/ica del Rinascimento Italiano, Firenze 1961, pp. 323-24 e i c :ro
dedicati espressamente a questo tema. Si veda qui il mio studio di commento ad cudi
oi
,
e
passi dd Libro di pittura di Leonardo: « I.:astrologia che nulla fa senza la prosp ettiva » ( v
nota 77). p ri ·
6
F. CUMONT, L'Egypte des astrologues, Bruxelles 1937; Les mystères de Mythra, a , ;
1
gi 1902; Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari 1913, PP · 199 · 2 !·
A. J. FESTUGIÈRE, La révélation d'Hermès Trismégiste, I, I.:astrologie et les sciences � i9 0 ct,1
s
tes, Parigi 19502 , pp. 87-88; F. BoLL, C. BEZOLD, Sternglaube und Sterndeutung , LIP
19314 ; W.E. PEUCKERT, Pansophie, Stoccarda 1936; Gabalia, Schimdt, Berlino 1 9 67 -
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 27 9
10
Sulla dottrina di Zoroastro e gli oracoli caldaici, gli studi di W. KROLL, De o racu
lis chaldaicis, «Breslauer philologische Abhandlungen», VI Bd., 1 Heft, Breslavia 1 894 ,
pp. 6 ss. devono essere integrati con H. LEWY, Chaldaean Oracles and Theurgy , l ' Insti
tut français d'Archéologie orientale, (Recherches d'Archéologie, 13), Il Cairo 195 6 , p .
10; i frammenti tratti da Porfirio, attribuiti agli oracoli caldaici da Lewy sono riportati
in traduzione latina da AUGUSTINUS STEUCHUS, De perenni philosophia, lib. III, capp. 14-
16, in Opera omnia, Venezia 1591, vol. III, pp. 55-57 ; cfr. G. WOLFF, Porphyrii de phi
losophia ex oraculis haurienda librorum reliquiae, Berlino 1850, pp. 144 ss. ; K. DAN N EN·
FELDT, The Pseudo-Zoroastrian Oracles in the Renaissance, «Studies in the Renaissance » ,
1957, IV, pp. 7-30; cfr. D.P. WALKER, The Ancient Theology , Londra 1972, pp. 49- 50 ,
143-44 e passim. Cfr. anche J. DUSCHEME GUILLEMIN, L'Iran antico e Zoroastro, in Sto ri�
delle religioni, a cura di H.-C. Puech, vol. II, Laterza, Roma-Bari 1977, pp. 109- 1 66 ( sud
Magi pp. 161-65) e A. DE }ONG, Traditions o/ the Magi's Zoroastrianism in Greek an
Latin Literature, Brill, Leiden 1997 . Cfr. anche, per le fonti dell'empia religione di Zo
roastro, F. SEZGIN, Geschichte des arabischen Schri/ttums, Astrologie syrische und mitt�l
persische Quellen, Zarathustra, Brill, Leida, vol. VII, 1979, pp. 8 1-86 con bibliografi a ; 1ll
particolare J. BIDEZ, F. CUMONT, Les mages hellenisés, Zoroastre, Ostanès et Hysta sp e ,
Parigi, 1-11, 1938.
1 1 CICCHI AESCULANI, In sphaeram mundi ena"atio, per Simone Pavese detto Bevi ·
!acqua, 1499, Prologo ristampato dall'edizione emendata di Venezia per Ottavian o Scoto
15 18, che ha alcune varianti, da L. T HORNDIKE, The Sphere o/ Sacrobosco and its Cotfl•
mentators, Chicago 1949, pp. 343-4 11 (l'unico manoscritto superstite anch'esso em en ·
dato con alcune omissioni si trova alla Biblioteca Nazionale di Parigi, lat. 7337, ff. 3 Z;·
4 1v, sec. XV) insieme ad altre opere necromantiche come il De occultis di An ton io a
Montolmo (cfr. qui il Capitolo IX).
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 281
. Vita e opere
1
francesco Stabili, conosciuto come Cecco d'Ascoli, medico e astrologo
b Iogn ese bruciato dalle autorità 12a Firenze nel 1327, ebbe una certa no-
à per il suo poema [}Acerba .
to�iet è conosciuto della vita di Cecco e quasi tutto in relazione all'A-
Poco
erba u . Secondo Giuseppe Bartocci sarebbe nato nel 1257 da Simone
14
12
Cfr. C ECCO D'ASCOLI, /;Acerba, ridotta da Achille C respi, Ascoli Piceno 1972.
1
la � Cfr. A. BECCARIA, I biografi di maestro Cecco d'Ascoli e le fonti per la sua storia e per
'l,genda , «Memorie dell'Accademia di Torino», 1902, s. II, 58, 2, pp. 44-50 e 1908,
PP - 1- 94.
14
C G · BARTocq, La famiglia Stabili secondo i documenti ascolani e fermani, in Atti dd
nvegno (Ascoli Piceno 23-24 Novembre 1969), a cura di B. ensore, Barbera, Firenze
1; C
�· pp . 123- 59.
Fil , �- fEDERICI VESCOVINI, I programmi degli insegnamenti del Collegio di Medicina,
CU o od� e Astrologia dello Statuto dell'Università di Bologna del 1 405, in J . HAMESSE (a
s a
l . Ét i), Roma magistra mundi. Itineraria culturae mediaevalis, Mélanges offerts au Père
· Boyle , t. 1, Lovanio la Nuova 1998, pp. 193-223.
282 Medioevo magico
2 . La Sfera
Nel commento alla Sfera il rituale magico-demoniaco si inserisce sul t esto
astronomico del Sacrobosco con una immediatezza impressionant e . La
giustificazione teorica generale di ciò, comune a buona parte della l ette ·
ratura magico-astrologica, si può leggere nel prologo in cui Cecco esalta
l'astrologia come conoscenza della natura delle stelle e delle loro con ·
giunzioni che genera la conoscenza delle cose future, innalza la ment e del·
l'uomo e fa di lui un essere divino che l'accomuna agli angeli che preve ·
16 Cfr. Cecco d'Ascoli, in Atti del Convegno, cit. pp. 16- 17, sulla fortuna dell'Ace�ba
nei secoli XV e XVI. Particolari dottrine magiche o necromantiche non vi sono sta te r;
tracciate, come sottolinea anche Febo Allevi nel suo saggio: Cecco d'Ascoli e l 'A cerba
Atti, cit., pp. 160-91).
1 7 Cfr. gli Atti del Convegno del 1969, editi nel 1976.
1 8 P.A. APPIANI, Apologia di Cecco d 'Ascoli in Historia di tutte le heresie, Rom� 17 o5·
T·
1709, 4 w., testo dell'Apppiani in vol. III, 1707, pp. 450-59; cfr. anche la difesa d � G . I
Il.
RABOSCHI, Storia della letteratura italiana, Modena 17 87 - 1793, tomo V, parte 1 lib ro
p. 296, che sostiene che fu accusato per invidia.
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 283
19
dono il futuro • Ma la singolarità di Cecco d'Ascoli non sta tanto in que-
ficazione dell'astrologia, assai diffusa e comune nel pensiero
t a giusti
�t eologico medioevale, quanto nelle conseguenze che ne deduce e che
fanno diverso il suo pensiero da quello, per esempio, dell'Autore dello
Sp ec ul u m astronomiae, dove si escludono le pratiche di magia nera20 di cui
03
22
CrCCH I AEscULAN I In sphaeram, Venezia 1499, cap. Il; ed. Thorndike, pp. 3 9 1 · 4 ·
23
In sphaeram, cap. Ili; ed. cit., p. 404 .
24
In sphaeram, cap. III, loc. cit.
21 In sphaeram, Ioc. cit., pp. 404-405 .
26 «Porro autem quaecumque miracula, sive per angelos sive quocumque m odo 1·ci_
e11
divinitus fiunt, ut Dei unius, in quo solo beata vita est, cultum religionem que com !Jl
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 285
?ent, ea vere ab eis ve! per eos, qui nos secundum veritatem pietatemque diligun t, fieri
1�8? Deo in illis operante credendum est» (AGOSTINO, De civitate Dei, lib. X, cap. 12, Pa
ngi 1 960, voll. II, p. 420).
27 el testo
. N (emendato) scrive pertanto: «Unde, omnia mira que spiritus faciunt, fa
ciunt propter naturas et virtutes occultas que sunt in rebus mundi, non quod materia
co1:Poralis oboediat spiritibus ad nutum, ita quod eorum virtute possit transmutare ma
te am de fonna
n in fo nnam. Nec in rei veritate demones possunt transmutare corpus hu
lllanum in bestiale, nec quod corpus hominis reviviscat, sed hoc accidit quandoque se
��um �pparentiam et non secundum realitatem. Et hoc potest fieri dupliciter: uno
O O ab mtr a,
ro quia demon potest irnmutare fantasiam hominis et omnes sensus corpo
� � Ut res videatur quam sit in rei veritate: et hoc fit, virtute rerum naturalium. Alio
o O
ap ab extra, nam demon potest sumere corpus ab aere, et formam illius mortui, et sic
r
ra P� et. ldcirco dicebat Augustinus in libro 83 questionum quod in magicis artibus mi
re� et plerumque simili a illis miraculis que fiunt per servos Dei. Sed magi faciunt per
a
a rales
et e �? quaerentes gloriam suam; sed sancti faciunt solum per potentiam divinam
ed Tu iu ssu et nutu cui omnia subiiciuntur» (CICCHI AEscULANI, In sphaeram , cap. Il;
• 2 8 °rndike, p. 395).
Dei « �aemones autem non aeternas temporum causas et quodam modo cardinales in
rien :apientia contemplantur; sed quorundam signorum nobis occultorum maiore expe
ia m ulto plura quam homines futura prospiciunt; dispositiones quoque suas ali-
286 Medioevo magico
quando praenuntiant. Denique saepe isti numquam illi omnino falluntur. Aliud est enim
temporalibus temporalia et mutabilibus mutabilia coniectare eisque temporalem et mu ·
tabilem modum suae voluntatis et facultatis inserere, quod daemonibus certa rat ione per·
missum est; aliud autem in aetemis atque incommutabilibus Dei legibus guae in e!u s_ sa·
pientia vivunt, mutationes temporum praevidere Deique voluntatem guae tam certiss�
a
s
quam potentissima est omnium, spiritus eius partecipatione cognoscere ; quod sanc;;
angdis recta discretione donatum est» (AGOSTINO, De civitate Dei, lib. IX , ap . � c -
ed. cit., voi. Il, p. 362). Sull'importanza di questo come dell'altro passo in cui _ Ag�-
trasforma gli dèi pagani in demoni (libro VIII, pp. 14-22), cfr. le osservazioni di R. · e
SELLI, Le premesse medievali della caccia alle streghe, in La stregoneria in Europa , ci · •
pp. 4 1 ss. e
29 Sulla segretezza e oscurità di queste dottrine e il loro carattere sacro cfr. anch
Picatnx (si veda qui il Capitolo 1). .88) -
3 0 C1ccm AEscULANI In sphaeram, Venezia 1499, cap. Il (ed. Thomdike, PP · 3 87 teS
31 In sphaeram, loc. cit., p. 388: «Unde ista bestia Zoroaster et aliqui e� seq::n n
et
dicunt quod Christus fuit ortus in dominio istarum quartarum ex virtute m u c b o i" ·
b
succuborum, de quibus supra dixi vobis, quod orribile mihi videtur scribere ist a ver
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 287
_ . ile a quella di Picatrix e si chiama propriamente «nigromanzia»:
e 51� una scie nza divinatoria che invoca i demoni per dare responsi il
er a vvie ne in tutti i trivii e massimamente in quelli esposti a Nord («est
d
e e am scie ntia divinativa qua advocantur demones ad dandum re
que »). Pertanto egli unisce le due forme medievali di divinazione ne
sp onsa a, quella per l'invocazione degli spiriti dei morti e quella per
antic
e'"rornrvento de1" demom. o enuta . ,
astrali
l te
mI demoni poi occupano tutta la sfera celeste e terrestre e hanno la
ura delle intelligenze celesti espulse dal cielo: invadono tutta
tessa nat
f• aria e i attro elementi, gli equinozi e i solstizi i quali sono come i loro
qu
sto per quanto riguarda i demoni della gerarchia maggiore.
t roni e que
Questa dottrina è attribuita a un libro di Ipparco dell'Ordine delle intel
32
ligenze (De ordine intelligentiarum ) . A lui è riferito anche il potere ma
gico degli angoli coluri (gli angoli circolari formati dalle intersezioni di
due cerchi celesti), in cui risiedono gli spiriti incubi e succubi33 • Pertan
to, se condo le congiunzioni astrologiche maggiori di Saturno, Marte e
Giove, nei punti cardinali Cancro e Capricorno, in virtù delle loro capa
cità divine, gli spiriti incubi e succubi avrebbero fatto nascere gli uomi
ni che sembrano divini, come il mago Merlino e l'Anticristo (p. 388). Il
test o a noi pervenuto è emendato e non parla esplicitamente di Cristo,
ma la affermazione molto azzardata è riferita più avanti a quella «be
st ia » di Zoroastro.
34
l2 [
3 3 ;/Phaeram, ed. cit. , p. 3 9 1 .
J
34 r. n ota 3 1 .
is testo è em endato: Zoroastro è una bestia.
\)çEQL �sphaeram, p. 3 97 : «Salomon in libro de mundi idearum » Per questa fonte cfr.
l6 AROT, I demoni della Sfera cit., a nota 38.
I11 sphaer
am, cit., p. 409.
288 Medioevo magico
4' L. PAOLINI, Il modello italiano nella manualistica inquisitoriale nei secoli XII� e Xl�i
in A. BORROMEO (a cura di) , /;inquisizione, Biblioteca Apostolica Vaticana (studi e teS
4 1 7 ) , Città del Vaticano 2003 , p. 1 03 .
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 291
i
vilup pata anche da Tommaso d'Aquino, fondata sul Canon Episcopi per
quale la credenza nei demoni e le operazioni magiche erano forme di
s:perstizione e ad esse non era stata associata l'eresia.
Perché dunque Cecco fu ritenuto eretico, sulla base dei documenti di
con danna letti alla luce del suo tempo, gli inizi del XIV secolo?
Almeno dai suoi scritti, ad esempio, non si ricava nessuna formalizza
zion e di patto con il diavolo, elemento essenziale per cadere nell'eresia
secondo la casistica della procedura dei secoli successivi che ebbe l'os
sessione delle streghe e del demonio e che processò per questo numero
se persone come è tristemente noto. Tuttavia il suo corso di astronomia
e cioè il suo commento al De Sphael'a del Sacrobosco (anche se emenda
to dopo la prima condanna) conteneva qualcosa di più generalizzato ri
spetto all'idea di un patto personale con il diavolo e forse ancora più gra
ve. Come sappiamo dagli Statuti dell'Università di Bologna del 1405 44
che formalizzavano una tradizione di testi di insegnamento della Facoltà
di medicina, filosofia e arti dell'Università di Bologna del secolo prece
dente, gli studenti di questo corso di medicina e filosofia dovevano ave
re una solida preparazione astronomica e astrologica, dato che la pro
gnosi medica era una prognosi astrologica e, pertanto, dovevano avere
conoscenze fondate sulla lettura del De sphaera di Sacrobosco per la co
smologia e, per la dottrina dei movimenti dei pianeti, dovevano avere
studiato la Theorica planetarum Gerardi. Per i fondamenti astrologici del
la medicina dovevano conoscere l'Introductorium minus dell'Alkabizio e
il Centiloquium dello Pseudo Tolomeo, nonché le Tavole del De Lineriis.
Ora i testi astronomici che costituivano gli argomenti dei suoi corsi di
medicina, filosofia e astrologia dal 1322 al 1324 sono appunto un com
ent
:e o all'Introduzione minore dell'Alkabizio, il commento al De sphaera
l S acrobosco e l'innocuo testo De excentricis et epicyclis 45 •
In questo commento all'Alkabizio non ci sono le affermazioni che si
trov o nel
an commento alla Sphaera nelle copie a noi pervenute, che sono
quelle emendate probabilmente dopo la prima riprovazione dell'anno
n ta ri
dei mss. , Firenze, Bibl. Nazionale, volume XI, Forlì, 1901, p. 25).
; ona parte delle altre, come la copia edita dal D ollinger50 dal mano
ritto 2) Firenze, Bibl. Nazionale, II, IV, 321 (Strozzi classe XXV, n.
;�9), sec. XIX, ripren�o�o la pre�edent� con rimaneggiamenti; 3) la co
ia di Firenze della Biblioteca Riccardiana del secolo XVIII, numero
}B 95 [R.I. 38] f. 1-11: (Incipit «Noi frate Accursio di Firenze dell'ordi-
e »5 1 ), segue la stesura dei due Strozziani precedenti. La copia 4) Firen
;e Bibl. Nazionale, Conv. Soppr. SS. Annunziata, G. 9. 1608, sec. XVII
0 :XVIII, ff. 3.1-3.6 ha un prologo educativo. Titolo «La morte di Cecco
d ' Ascoli seguita in Firenze l'anno 1327 ally 15 di settembre fu tale che
mediante le sue cause merita viverne largamente la memoria, acciò serva
per freno et_ esempio a col?r� c? � [. .. ] ». Il te�to è diverso �ai pr�ced�nti
e vi si sottolmea la sua fam1gliar1ta col demomo, la suggestione diabolica;
5 ) u na narrazione chiaramente romanzata che assicura la figura di Cecco
alla leggenda appare il racconto che si legge nel manoscritto di Roma (Bi
blioteca dei Lincei, Ferraioli, ms. 789, fine sec. XVII-XVIII ff. 247r
( 77r)-260v (91v)), che si discosta dalle narrazioni delle altre sentenze
apocrife. Non pretende riportare la sentenza di condanna di frate Ac
cursio, ma un «breve racconto della vita di Francesco» che andandose
ne in Calabria accettò la proposta di alcuni pastori calabresi di calarsi in
una grotta dove era nascosto un tesoro, per recuperarlo. E qui trovò un
libretto che, apertolo, ne uscirono degli spiriti che lo pregavano di co
mandarli: «Il libro del comando» della leggenda della vita di Cecco d'A
scoli. Tutto il racconto è centrato sui poteri di questo libro.
U n'altra copia che segue il testo della redazione delle copie degli
Strozzi sopra ricordate, ma assai più tarda e piena di errori, è quella di
Roma. 6) Vat., Chigi M.V. 109, sec. XVIII, f. 1-16v, che addirittura por
ta la data errata 1328 e scambia la modalità della morte per impiccagio
n e, an ziché per il rog 2 •
c5
. Tutti questi documenti, se si considera la distanza della loro stesura
rispetto ai tempi reali, possono sembrare poco utili. Tuttavia se ne pos
sono ricavare
alcuni elementi preziosi.
ano
« Il sopradetto signor Vicario immediatamente e senza delatione mandò per il Capit a
e sua famiglia, et al luogo della giustizia dinanzi a una moltitudine grande di po polo r ·
dunato fece impiccare predetto maestro Cecco». La copia segnalata dal Thomdike, pi:
pi 199, sec. XVIII, Vita e morte di Cecco d'Ascoli, contiene anche una nota su pa dre . e
cursio Bonfantini inquisitore che esaminò e condannò Cecco. L'altra copia Firenz e , :Rie;
Palat . 895, sec. XVII porta la data erronea della morte di Cecco 1328: « Sentenza co;�
a maestro Cecco di maestro Simeone» (cfr. THORNDIKE, A History, cit. , New �o�k 1 )O{·,
v. II, pp. 95 1-52); altre copie Venezia, Marciana, Ital. VI, 120 e 121, (Mazz antt�1 • L >>
,
VII, p. 37 ss.); Firenze, Naz. Fondo Principale II, I , 5 19, sec. XIX (cfr. « Rinascun en ro
1963, 3 (seconda serie) pp. 115-43.
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 295
male
5 . !}iter for
Questo documento è innegabilmente prezioso: tuttavia restano aperti al
cuni problemi che qui non esaminerò esulando dall'intento di questo
stu dio che riguarda solo molto indirettamente la storia dell'Inquisizione
m edievale come le vicende dei rapporti dei Tribunali dell'Inquisizione di
questo secolo: in particolare tra gli Inquisitori di Lombardia (Bologna),
i domenicani, e gli Inquisitori di Toscana (Firenze) appartenenti all'ordi
ne dei Minori. Gli studi esistenti sull'Inquisizione nel Medioevo di Cele
stin o Douais (Parigi, 1905), diJ. Guiraud (Parigi, 1938) sono assai data
ti. I due volumi54 apparsi di recente dedicati alla Inquisizione dei Frati
predicatori sono assai pregevoli e aggiornano molte circostanze storiche
della Inquisizione moderna. Tuttavia, tranne l'analisi di Giovanni Merlo
sulle origini dell'Inquisizione medievale" e di Lorenzo Paolini, non mol
te risposte si possono ricavare su questo primo quesito dei rapporti tra
gli Inquisitori dei due Ordini e il braccio secolare nei secoli XIII e XIV,
se non che esso riguarda le storie particolari per ogni vicenda, dei rap
po rti tra potere politico e ecclesiastico e tra i vari organi ecclesiastici che
anco ra sono lungi da essere conosciuti perfettamente. Tuttavia il Paolini,
�ella sua ricostruzione del modello italiano della manualistica inquisito
riale ( XIII e
XIV secolo) approfondisce il contenuto dei documenti già
segnalati dal Dondaine56 e mette in luce i contrasti tra le varie forme di
auto rità, in
d.�1
quisitoriali, vescovili e papali, fino alla stesura di un unico e
ren t e regolamento che riunisce le disposizioni sparse in settant'anni
1 ot�a all' eresia. Verrebbe così sanzionata la definizione estensiva del-
1' eresia di
, qualunque eresia come crimen pubblicum, cioè la lesa maestà
l} p·
ren
4 ,1 ze, Bibl. Riccardiana, 673, M.I., 25, ff. 124rv (vecchia numerazione l l l rv).
2 00J ) L inquisizion e (Atti del Simposio Internazionale Città del Vaticano, 29-31 Ottobre
5
h
411d a ra _ di Agostino Borromeo, cit. e Praedicatores lnquisitores - I. The Domenicans
cu
and �e Medz��� { Inquisition (Acts of the 1st lntemational Seminar on the _ Dominicans
2 004_ e I nqu1s1t1on, Rome, 23-25 February 2002), Istituto Storico Domemcano, Roma
no ;;: - PARAVICINI BAGLIANI, Bonifacio VIII, idolatra?, in Bonifacio VIII, Einaudi, Tori-
3,
64 . pp , 325-30.
rito Ed z�ORETA
M_ , Le miroir des times simples, in R. GUARNIERI, Il movimento del libero spi
Ali.;
sta : ui io?e di storia e letteratura, Roma 1965 ( testo a pp. 52 1 -635). Il testo dell'inchie
P bblicato d� José Pou y Martì, Visionarios Beguinos y Fraticelos (siglos XIII-XIV),
REA;�e l 996, pp. 660-96 ( riedizione recente da quella Vich del 1930); cfr. anche Bou
Gio,,,' a�an a eretico, cit . , pp. 69-70, 255 che sottolinea a questo proposito il problema di
d ann anni XXII della ricerca di una spiegazione della possessione per giungere alla con-
65� m
en? , � relazione alle visioni demoniache oppure a quelle dei santi.
t
e Gh·1 lli �n� d1 Firenze dal 1324 al 1327 è tra le più complicate, per le lotte tra Guelfi
be nt , t seguaci dei Neri o dei Bianchi, l'influenza del papato di Giovanni XXII
298 Medioevo magico
tramite gli Angioini, che si interessarono direttamente di Firenze in fasi diverse seconto
e
le situazioni del momento: Giovanni XXII doveva fronteggiare Ludovico il Bavaro c
nel 1324 era sceso in Italia e intorno al quale si era costituito il gruppo dei disside� ti
cescani sostenuti da filosofi come Guglielmo d'Occam e sul piano politico dalle i dee �
frfj
De/ensor Pacis di Marsilio da Padova. Di tutto questo fermento filosofico, poli ti co e r
eh·
gioso non si ha traccia nell'opera di Cecco, che alcuni storici ritengono che no n avess�
preso alcuna posizione a Firenze tra la fazione dei Bianchi e quella dei Neri. Fir�n ze PN.
era assediata dai Ghibellini di Pistoia e Lucca guidati da Castruccio Castracant (cfd _ f.
MACHIAVELLI, Vita di Castruccio Castracani da Lucca, in ]storie Fiorentine, a cu ra 1
I
Gaeta, Feltrinelli, Milano 1962, p. 27, e G. GALASS0, Storia d'Italia, UTET, To rino vo ·
VIII, 1987, pp. 624-50). . . te) ,
66 Cfr. J. DALARUN, Héresie commune et lnquisition à Rimini (fin XIII et XIV szec
«Studi medievali», 1988, 29, p. 669.
67 DòLLINGER, Geschichte, cit. , p. 589.
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 299
rofon dissima grotta il suo tesoro che aveva sottratto ai suoi eredi. Tut
p v a i pecorai raccontavano che nessuno aveva il coraggio di scendere
i
t ael grotta perché dicevano che si nascondeva uno spirito «il quale cu
la
n va il detto tesoro e non lo lasciava prendere a nessuno». Cecco, che
od i
:tveva ascoltato i loro discorsi mentre se ne stava cenando, propose ai pe
corai di calarsi nella grotta. Ciapone, che era il capo, portò tutti sul luo
trovava la grotta e poco dopo passata la mezzanotte calarono
go dove si
Cecco dopo averlo sorretto con una fune con la scorta di un lanternino.
Cecco n on sap eva che in quella grotta c'erano gli spiriti che custodivano
il tesoro, perché i p ecorai non glielo avevano detto. Cecco, appena arri
vato in fondo «sentì un gran fracasso d'urli e di strida», ma esso «di ciò
nulla temendo si mise con il lanternino» a trovare il nascondiglio del te
soro, che trovò subito, e tirò la fune perché lo tirassero su. Ma i p ecorai,
tirato su il tesoro, lasciarono Cecco nella grotta, per non dargli la sua p ar
te del tesoro, «acciò che morisse». Cecco rimase addolorato nel vedersi
abbandonato da quei villani, aspettò il sole per chiedere aiuto e mentre
« stava per venir meno il lume» sentì un rumore e «vide in terra un libro
che dal sudiciume di quel luogo a mala pena si distingueva, onde piega
ta la mana e raccoltolo lo riconobbe per tale». Da qui comincia la leg
genda del libro maledetto (la Sphaera), trasformata popolarmente come
il libro degli spiriti, «onde Cecco ap ertolo [...] gli comp arvero due spiri
ti diabolici con dire «'comandi comandi che lo serviremo'». Cecco spa
ventato «serrò il libro e gli spiriti disparvero». Da qui in avanti il libro
prende il nome di Libro del comando; a Cecco, poco dopo, riapertolo, ri
comparvero i soliti due spiriti con il dire «comandi, comandi», «egli co
mandò ed essi lo fecero uscire». Egli uscì dalla grotta - p rosegue il testo
- ma il libro da quel momento fu causa della sua dannazione. Infatti si
mise in viaggio, si dette allo studio dell'Astrologia e riuscì così famoso ed
ec cellente che entrò al servizio del Duca con il titolo di suo astrologo, te
e
� n ?o però sempre segreto quel suo libretto. Questa versione riporta
Isodio che si trova anche nel Villani dell'oroscopo della figlia del
r:? u ca, Giovanna che fu causa della sua disgrazia presso il Duca: «come
Cec co era
piccante e mordace sparse voce che quella bambina nella sua
n s cita
� aveva avuta, per ascendente, una stella che l'avrebbe non solo in
tlinata, ma ancho costretta a far vendita della sua onestà p er la quale cosa
costretto il Duca a licenziarlo dal suo servizio [. .. ] perseguitandolo
se pre
� fino alla morte». Da questa leggenda la disgrazia di Cecco pres
o
; il D uca sarebbe dovuta a una storiella del genere. La narrazione segue
/cc?n tando «tanti belli usi che faceva con questo libretto, come dislo
a s i e realizz
se� te are i desideri di alcune dame in tempo di inverno le quali
U a una bella tavola avevano chiesto di trovarsi nel mese di ottobre
3 02 Medioevo magico
in un bel giardino sotto una pergola; Cecco aprì il libro, comandò agli
spiriti e poscia fu fatto». «Ma volendo una delle suddette dame spic care
uno di quei grappoli con le mani, disparve ogni cosa [ ... ] dicendo s ern.
pre Cecco che quelli erano giochi d'Astrologia».
Secondo la storiella qui narrata, Cecco, «licenziato che fu dal Duca di
Calabria, se ne passò nella Lombardia, dove si trattenne qualche tem po
dandosi allo studio cl.ella negromanzia e contro la santa fede dissemin an
do una dottrina diabolica et altro tanto perniciosa alla fede cristiana » .
Non si fa qui riferimento al suo insegnamento istituzionale di arti e me
dicina all'Università di Bologna e si equivoca sul nome dell'Inquisitore.
«Per la qual cosa fu Cecco ad istanza del reverendo frate Lamberto d el
l'ordine del Cingolo (sic!) de Predicatori, Inquisitore Generale nella
Lombardia, fatto carcerato al Santo Officio» (allora il Tribunale dell ' In
quisizione non aveva questo nome) e «formatone il processo dell'eresia
da lui praticata e scritta, fu costretto ad abiurare pubblicamente, on de
impostegli molte penitenze salutari, le quali adempiute fu rilasciato in li
bertà. È fama che alla sua carcerazione il diavolo gli levasse il suddetto li
bro [ ... ] - ma alcuni vogliono di no - perché fece di molte altre cose le
quali certo non poteva fare se non con l'arte diabolica». Poi se ne venne
a Firenze, qui si scordò della promessa fatta a Dio e a quel Tribunale del
Santo Uffizio, «di lasciare l'intelligenza e famiglianza del demonio [. . . ] ».
Ora nel tempo che Cecco stette a Firenze il cronista ce lo presenta come
un burlone che si dilettava di fare varie burle, come di fare «apparire al
barbiere che gli faceva la barba, la sua testa tagliata in terra e spumante
di sangue [ ... ] ». L'imprigionamento sarebbe avvenuto in una casa priva
ta sulla piazza degli Agli, da parte dei famigli d'Otto. Chiese da bere, gli
fu data una boccetta, ma appena bevutola si trasformò in un grosso fa
stello di paglia, ma poiché i famigli sapevano «che questo modo di t ra
sformarsi era il suo mestiere, lo tenevano senza timore alcuno e forte ,
onde Cecco ritornò in breve spazio nella sua forma [ ... ] . Giunti sulla
piazza di Santa Maria degli Agli (oggi dei Greci) richiese da bere in voc�
di donna, ma non gliela dettero e fu condotto in prigione, ma ne usci
[ ... ] ». Il testo prosegue che Cecco faceva, insegnava e praticava q ueste e
simili cose «togliendo a Dio la sua potenza e all'uomo il libero arbitrio » •
Sparsasi per Firenze la magia che insegnava quest'uomo e la sua ere t ica
dottrina e venuto all'orecchio al Reverendo padre Accursio fiorent in o ,
Inquisitore generale « [ ... ] di nuovo fu preso e condotto nelle carceri del
Santo Officio impiegandosi i ministri di quel Tribunale a formare il p ro
cesso esaminandolo rigorosamente e con la tortura». Questo test o ag ·
giunge alla storia questo ultimo particolare assente in tutti gli altri docu ·
e
menti di condanna. Il cronista prosegue che «confessate le diabol i ch
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 303
Il frate Accursio fiorentino dell'Ordine dei Frati Minori, Inquisitore d ell ' e·
retica malvagità richiesto nel giorno 17 di luglio del 1327 che fosse ri me�so
a sé il processo contro Cecco de Esculo dal frate Lamberto di Cingulo, c!tdi
to il maestro Cecco come presente nel coro della Chiesa dei Frati Mino ri
Firenze nell'anno 1327, indictione decima, nel giorno 15 del mese d i se t ·
tembre, lo dichiarò eretico, e quindi lo lasciò al braccio secolare perc hé fos ·
se inquisito, al signor Iacopo da Brescia Vicario generale presente che lo p re·
se in consegna perché fosse punito con la debita punizione. Condannò :;
0
che il suo libro sull'astrologia scritto in latino e un certo suo altro I ib
scritto in volgare chiamato l'Acerba e decretò di mandarlo al fuoco. Sc omu·
nicò tutti quelli che possedevano i suoi libri o somiglianti. Nel med esi JJ:�
giorno il sopradetto Vicario senza indugio fece condurre per i suoi soldati
servitori il maestro Cecco davanti a una moltitudine di popolo che si era ra·
Nigromanzia e astrologia tra religione e scienza 3 05
dun ato , lo f�ce bruciare ad esempio agli altri della sua morte terribile (vedi
u Appendice 1 ) .
q i
= f
Cfr. PARAVICINI-BAGLIANI, Bonifacio VIII, cit., pp. 324-28.
Pe r la ricostruzione di questo controversia filosofica e teologica e la rdativa censu
ra
L� � �- BouREAu, Théologie, science et censure au XIII• siècle, le cas de ]ean Peckham,
V e es Lettres, Parigi 1999, sulle controversie tra Peckham e Tommaso, capitoli IV e
' pp , 1 38 -96 '
70
fi ca t �olt� censure filosofiche si ebbero proprio agli inizi dd XIV secolo sotto il ponti-
1 3 2 6) G ��vanni XXII: Maestro Eckhart (1326-1329), Guglidmo d'Ockham (1324-
1 1 M:arsilio da Padova (1327).
t ru Cfr. A . D ONDAINE O.P., Le manuel de l'Inquisiteur (1230-1330), « Archivum fra
in
Predicatorum», 1 7( 1947) , pp. 121 ss.
3 06 Medioevo magico
Le 11za ERNARDo GUI, Practica inquisitonis , a cura di C . Douais, pp. 292-93 ; DONDAINE,
13 B
n u el cit p 1·24
1 DON'DAINE
4
·, ,· Le manuel
· , cit. , p . 122 .
75
siJn· De �� ereticis D. Zanchini Ugolini senae clarissimi Tractatus aureus cum completis
inJ8 a� dittonibus et sommariis [ . . . ] Camilli Campegii papiensis ordinis praedicatorum
:ao;nuniis illustrissimi Dominorum Ferrariae et Mantue Ducum, Generalis lnquisitor,
ae , apu d haeredes Antonii Bladii Impressores Camerales, A.O. 1568.
308 Medioevo magico
%
�a 1110 do indistinto, ma solo quando l'eccesso (l'excessus) , l'estremismo
tali fatti si configuri manifestamente come eresia, per esempio se tali
dicono in modo chiaro (manifeste) che essi possono con le loro
0 eratori
�giche arti prevedere il futuro che in verità è solo di Dio. Ma ad essi la
mena non sarà inflitta dall'Inquisitore, ma dal Giudice secolare76 • Ora le
p
l ostre condanne apocrife attestano esplicitamente che Cecco affermava
fare le sue trasformazioni «persuadendolo il Diavolo» e che «Crede
va esser vere quelle cose che si contengono nell'arte magica e negro
mantica» . Ma la dottrina più grave è quella dell'oroscopo di Cristo, cioè
che egli è morto per soggezione degli astri e non per la redenzione degli
uomini.
B JeaG VANNI PICO, Disputationes contra astrologiam divinatricem, in Opere, libro IV,
JWi IO
157 2- 157 3, Cap. IX, p. 468. Per queste polemiche al tempo di Pico e agli inizi del
se
l' rolocolo si veda il mio studio che riepiloga le difese di Lucio Bellanti e la riforma del
L o) �a in senso cattolico (de catholica veritate secondo Alberto Magno e Raimondo
:
d1 Gabriele Pirovano nel suo De astronomiae veritate opus absolutissimum, Basilea
1 55 4
eh = Note di
commento ad alcun passi del «Libro di pittura » di Leonardo: Tastrologia
e e n ulla fa senza la prospettiva'. . . , in F. FROSINI (a cura di), Leonardo e Pico. Analogie,
0"1atti, confronti, Olschki, Firenze 2005, pp. 99-129.
te qu a
p ar in t
Ma gi a e scien z e
_ Magia e matet?ati �a . La �las�ificazione delle scienze
1 2 magiche, magia e Immagmaz1one .
Tad deo Da Parma, Bologna 13 1 8
Un interrogativo che non può mancare di porsi uno storico della scienza
0 anche uno storico della magia è come sia accaduto che nel Medioevo la
classificazione delle scienze magiche sia stata strettamente connessa con
le discipline matematiche secondo le dottrine di alcuni filosofi come
Ruggero Bacone che non era un aristotelico, ma anche secondo un mae
stro come Taddeo da Parma che invece lo era con venature averroistiche
e platoniche. Come si sa la magia non ha molto a che vedere con la dot
trin a della scienza delle cause di Aristotele. Infatti una delle più estese e
dettagliate classificazioni delle arti magiche, meno note di quelle del
l 'Autore dello Speculum astronomiae, anche se proibite ed illecite, ci è
fornito proprio da Taddeo nella sua esposizione delle scienze matemati
che che egli pone nell'esordio del testo che commentava per il suo inse
a
f�n8 � ento di medicina e astronomia (astrologia) , presso la Facoltà di Fi
0?a e Medicina dell'Università di Bologna: per il suo corso degli allie
� di medicina egli doveva commentare il testo di astronomia della Teo
rica dei pian eti attribuito a un Gerardo da Cremona'.
na spiegazione del perché le scienze magiche siano state inserite en
t ye matematic
/0 he tradizionali del Quadrivio boeziano è possibile trova
ne n�l lo ro legame con l'astronomia e nella centralità che questa discipli
a� VI assume. Le matematiche liberali di Boezio erano come è noto solo
un tm e�ic a, geometria, astronomia e musica. Pertanto l'astronomia era
la : sc�enza matematica (e non comprendeva l'astrologia) . Tuttavia dopo
t
10 0 rizzazione del carattere pratico dell'astronomia fornita dallo stesso
� ! 9,uadripartito, per le implicazioni divinatorie che l' astrolo-
e ne
Ria ��ei gi ud1 1 portava con sé, ne risultava che l'astrologia, scienza mate-
z
matica, era rivolta non solo alla scienza razionale del calcolo e dei n t.un
ri, ma anche alla divinazione. Inoltre l'etimologia di mathematica e r a a. st
ta ricondotta al termine mathesis e, come ci ricordano Michele S coto
poi Ruggero Bacone, questa conoscenza matematica razionale e ra stat
falsamente avvicinata a tutte le mathesis divinatorie e magiche. Questa
ultime dovranno invece essere scritte senza la h affermava Bacon e ( cf:
qui a p. 27, nota 66).
La digressione sulle arti magiche distinte dalla «matematica dis cipll .
na liberale» e lecita del Quadrivio boeziano nell'opera di Taddeo è m o).
to interessante anche perché l'inserzione di queste arti sarebbe, se condo
Taddeo, strettamente collegata ad un tipo di conoscenza oscurata dai
sensi. Essa sarebbe dovuta alla immaginazione e non alla pura ragione
che attinge gli enti matematici senza mescolanze sensibili. In altre paro
le le scienze magiche sarebbero riconducibili a una facoltà parti colare
sensibile che è l'immaginazione che coglie entità confuse che sono l'og
. getto delle arti magiche.
Di Taddeo conosciamo assai poco: ha insegnato a Bologna all a Fa
coltà delle Arti e Medicina dal 1 3 1 8 al 1 32 1. Lasciò Bologna per Siena
nel 132 1 all'epoca della fuga degli studenti e dei professori bolognesi,
provocata dalla condanna a morte di uno studente, comminata dal
Podestà della città. Se conosciuta è la sua attività di commentato re dd
De anima di Aristotele e di altri testi di metafisica studiati da alcun i stu
diosi interessati2 a ricostruire l'averroismo bolognese, al margine era ri
masta la sua opera scientifica che riguardava il suo insegnament o di
astronomia, come questo commento alla Teoria dei pianeti di Gera rdo .
Taddeo spiega che essa è un riassunto dell'Almagesto di Tolomeo.
Taddeo sviluppa una teoria metafisica delle entità matematich e di cui
esclusivamente si dà scienza, poiché esse rispettano le tre condizio ni n�
cessarie alla scienza stessa che sono: 1) la solidità (ex /irmitate) d ella di_
mostrazione; 2) la stabilità dell'oggetto conosciuto; 3) la certezza dei p fl ·
mi principi.
Pertanto le conoscenze matematiche sono delle essenze etern e e 10 j
telligibili. Egli le divide in essenze in sé o separate, divine, e in essenze a
al
aliquid, ossia entità rispetto ad altro e quindi congiunte (coniun c!�e�
movimento e alla materia. Ora saranno proprio le seconde le en ttta g
ose
getto delle scienze matematiche magiche, anche se, essendo n elle c
che sono mosse, tali entità saranno accidentali e quindi mutevoli e
divine. Questa filosofia delle entità matematiche è giustificata da Tad
o
d�
2
Su ciò cfr. G. FEDERICI VESCOVINI, I.:exorde de l'Arithmétique de Boèce et le_e;:�
mentaire de /'averroiste Thaddée de Parme (13 1 8), in A. GALONNIER (a cura di), Boec
la chaine des savoirs, Peeters, Lovanio 2003, pp. 697-7 1 1 .
Magia e matematica. La classificazione delle scienze magiche 3 17
' Per il ruolo dell'immaginazione e la magia oltre L. THORNDIKE, lma gina tion . a;
Magie. The Force o/Imagination on the Human Body and o/ Magie on the Hu ma n }Jin v'
in Mélanges Eugène Tisserant, Città del Vaticano 1 964, VI, 2, pp. 353 -58 cfr. P. ��:
rse
I.:ambigua natura della magia, Il Saggiatore, Milano 199 1 , pp. 53 -75 e gli stu di d1 WAf:
The Magie, cit. Il tema è tuttavia molto complesso e andrebbe analizzato nell e d! iJe
ve
scuole filosofiche e nei singoli autori. Si vedano ora gli atti del Convegno lnternaztO:cO
tenutosi a Porto 26-3 1 agosto 2002, a cura di Maria Candida Pacheco e Fran � tJI,
Meirinhos, lntellect et imagination dans la philosophie médiévale, Brepols, Turn o
3 voli., 2006.
Magia e matematica. I.A classificazione delle scienze magiche 3 19
l..z 1� �err _le differenze dei riti della teurgia neoplatonica cfr. C. VAN LIEFFERINGE,
gi0n ;u gze des Oracles Chaldiiiques à Proclus, Centre Intemational d'Études de la réli
h:talin ecque antiq ue, Liegi 1 999. Si veda qui il Capitolo VI dedicato a Enrico Bate de
r
7
es.
· ·
"'t add È n otevole clI' questa c1taz1one · · · · · '
e no 1a constatazione eh e questa sezi one a cw s1 rieh1ama
p
sa pi� n si riscontra nelle copie latine della Teoria di Alkindi che conosciamo. Non
0 P ena to a quale copia dell'opera
n di Alkindi egli si riferisca.
320 Medioevo magico
8
Per l'edizione di questo Prologo di Taddeo cfr. G. FEDERICI VESCOVINI, La clas5!e:
cation des mathématiques d'aprés le Prologue de l'Expositio super Theorica planeta r� ,n ·
!Ja
rardi de /'averroiste Thaddée de Parme (Bologne 1 3 1 8) , in J. HAMEssE (a cura _ d 1 �•
a /es,
nuels, Programmes de cours et Techniques d' enseignement dans les Universités m edt eV e i
Lovanio la Nuova 1994, pp. 163-82. Sulla tradizione della Geomanzia nel Medi oevo di·
trattati qui nominati da Taddeo cfr. M.T. CHARMASSON, Recherches sur une techn zqu e
vinatoire: la géomancie dans l'Occident médiévale, Droz, Ginevra-Parigi 198 0.
9
La classi/ication, cit. , p. 177.
Magia e matematica. La classificazione delle scienze magiche 32 1
IO
lbZd. , p , 177.
Il
lbzd. p 179
12 p ,' ' • . .
c�0 S · D ABANO, Luadator, ed. c1t., pp. 1 17-23 ; per lo Pseudo-Alberto cfr. ALBEKro MA -
, Peculum
astronomie, a cura di P. Zambelli, Brill, Leida 1 992, con traduzione in inglese.
322 Medioevo magico
Alla fine della sua digressione delle arti magiche proibite, prima d '
passare al commento della Teoria dei pianeti di Gerardo, egli con d ude1
che tutte queste materie fanno parte della matematica illecita e devon
essere separate dalle altre discipline del Quadrivio. Tuttavia egli giusti6�
ca l'attenzione per queste discipline affermando che anche se esse t ra tta .
no di scienze malvagie e di conoscenze false perché oscurate dai fanta srni
sensibili dell'immaginazione, tuttavia, come dice Boezio, interpretan do
un passo dei Topici di Aristotele, la conoscenza delle cose malvagie p uò
essere buona perché il male può essere evitato solo se conosciuto.
Una osservazione finale si impone a proposito di questo testo. Le ope
re qui citate rivelano che anche se interdette, dovevano avere avuto una
certa circolazione, subito frenata e arrestata. Alcuni di questi test i s on o
esaminati nella mia presente ricerca. Tuttavia, come ho messo in luce , si
tratta di copie assai tarde, del XV, del XVI sec., se non più avanzate anco
ra. Quello che è notevole è che questa elencazione di Taddeo, post a all'i
nizio del suo corso universitario, dimostra come sia passata nel Medioevo
una magia dotta filosofica e teorica, di derivazione greco-romana, elleni
stica, araba e ebraica; come la magia e la stregoneria potessero essere pra
ticate non tanto e solo da donnette superstiziose, ma da pretesi saggi, m a
ghi, indovini, imbevuti di conoscenze. Ed è curioso come in alcune delle
numerose copie manoscritte, di questa opera di Taddeo, in alcune di esse,
quelle più tarde, sia scomparso questo prologo sulle arti magiche 13 •
Il testo che è stato esaminato, con la sua interessante spiegazione del-
1'origine delle conoscenze magiche, false, dovute all'immaginazione, at
testa che la magia sotto tutti i suoi_differenti aspetti, era una forma di co
noscenza elaborata, anche se falsa, che veniva da lontano e che poteva co
stituire una forma di sapere praticata da uomini che intendevano mani
polare la natura, con conoscenze irreali e fantastiche, tuttavia di un livel:
lo superiore rispetto alle pratiche delle donnette e delle mulierculae , a cut
tradizionalmente erano associate le pratiche di stregoneria.
Comunque è interessante la condanna gnoseologica di Taddeo comu
ne alle posizioni filosofiche di queste opere ossia che tali discipline s ono
da espungersi in quanto non forniscono conoscenze vere, ma solo illu
sioni dei sensi e quindi falsità.
2' e� P�ETRo D' ABANO, Trattati di astronomia, a cura di G. Federici Vescovini, Padova,
· , 9 92 (testo pp. 57-324 ) .
324 Medioevo magico
2 Per l'analisi dettagliata cli questa dottrina cfr. il mio studio, La médecin e sy n fb:;�
d'art et de science se/on Pie"e d'Abano, in R RASHED, J. BIARD (a cura di ) , Les doctrt
de la science, Peeters, Lovanio 1999, pp. 237-56.
Magia e astronomia. Astrologia e pronostico medico 325
r
0:�e due nozioni, l'una che considera l'attività (corpo mobile ) incor
si
ttibile che è il cielo che si applica ai corpi inferiori corruttibili, e l'altra
(il corpo corruttibile al quale il cielo è applicato ) . Applicabile
a passività u
b lica m
app t sono dunque le determinazioni del soggetto o oggetto (su
·1ectum ) dell'astronomia-astrologia che è il ciel�.
Dopo aver cercato di dimostrare che si può conoscere qualcosa di in
ge erabile che è il cielo, ma che è anche corruttibile nella forma del cor
n
po umano curabile, ossia il cielo nelle sue forme di applicabile e applica
tu m 4. Pietro d'Abano cerca di dimostrarlo procedendo con la sua teoria
dell'astrazione che egli ricava dalla gnoseologia di Avicenna semplifican
dola alquanto, e intendendola come «considerazione» dell'intelletta5.
Pietro d'Abano ci fornisce una notevole definizione del soggetto (su
biectum) dell'astronomia che costituisce chiaramente l'oggetto della
scien za potenzialmente dal lato della considerazione del nostro intellet
to anche nella differenzia VI del Conciliator, propter primum, come nella
differenza I del Lucidator, propter primum; la definizione data da Pietro
d'Abano è la seguente: il soggetto (subiectum) nella scienza è ciò che l'in
telletto considera nel soggetto stesso e che si chiama propriamente l'og
getto (obiectum) 6 • Egli aggiunge che il soggetto può essere in atto o in po
tenza: in atto è l'essente attuale il quale è tuttavia in potenza in relazione
a un altro ente che è causato da lui stesso; invece il soggetto nella scien
za è lo stesso che l'oggetto dell'intelletto (intentio rez) . Siamo di fronte ad
una teoria della scienza derivata da Avicenna che permette di distingue
r� tra una della scienza ex parte rei (dal lato della cosa) e una considera
zi one ex parte intellectus (dal lato dell'intelletto).
La separazione tra la cosa particolare (res particularis) e la cosa uni
versale dipende dalla considerazione del nostro intelletto nel senso che
la cosa particolare è tale solo perché è considerata dal nostro intelletto in
3
Lucida tor, differentia I, propter tertium ad primum et propter tertium ad tertium et
p ropter qu
artum, responsio, ed. cit. , pp. 133-34; 137-38, 15 1; Conciliator, differentia 3,
p ropter se
n r cu ndum, a proposito della distinzione dei soggetti di natura che si possono ge
d� e �subiecta naturte generabilia) che sono divisi in tre rami, di cui il terzo è il sostrato
a
� scie�za della medicina e dell'astronomia.
Lucidator, differentia a, propter
l tertium, 134-38.
, fr. il m io studio La médecine synthèse d'art et de science, cit. , in particolare pp. 242-
44 e �
cen -�-- HASSE, Avicenna on Abstraction, in R. WISNOVSKY (a cura di), Aspects of Avi
1t ,
Ch a rinceton 2001, pp. 39-72. Per la nozione di materia "soggetta" cfr. C. BELO,
2 , � �e and Determinism in Avicenna and Ave"oes, Brill, Leida 2007 , in particolare cap.
1t
,.,_v,cenna on matt
er, pp. 64-66.
est illC�nt:!liator, differentia 6, propter primum: «sciendum quod subiectum in scientia
6
7 M.P. CHENU, La théologie camme science au XIII• siècle, Vrin, Parigi 196 3 , P_P }
� é./0
ss. Cfr. anche E. GRANT, Scienza e teologia nel Medioevo, in Dio e natura (trad . 1t. d t
and Nature, Historial Essays on the Encouter between Christianity and Science, Lon d a ·
r
Berkeley-Los Angeles 1989), La Nuova Italia, Firenze 1994, pp. 39-76.
Magia e astronomia. Astrologia e pronostico medico 327
f°f ncepisce più un'opposizione radicale fra la nostra opera e l'opera del
n atura, tra l'opera di natura che sarebbe necessaria, immutabile, per
tt a, divina e intelligibile, e la nostra opera pratica, l'opera della nostra
�e ch e non sarebbe che possibile, contingente e imperfetta, sempre in
a
to con le cose che sono «altrimenti».
rappor
Secondo l'interpretazione di Pietro d'Abano dell'Etica a Nicomaco di
Aristotele, la scienza è concepita come una disposizione pratica dell'ani
m a razionale. La scienza è definita come un'abitudine (habitus) pratica
dell'intelletto associata alla ragione e acquisita con il ragionamento (lo
gos) il qu�e dirige l'azione sc�gliendo_ i mezzi più ada!ti_ �ell' az�one men
tre il fine e sempre lo stesso: il compunento della felicita che e la cono
scenza inerente alla forma della natura umana razionale.
Pietro d'Abano congiunge dunque l'operazione intellettuale della
p roduzione o dell'arte, all'operazione intellettuale dell'azione, con una
dottrina dell'intelletto che è insieme pratico e speculativo. In altri termi
ni la dottrina di Aristotele secondo la quale l'arte e la scienza possono es
sere concepite come delle virtù razionali, in quanto disposizioni pratiche
o attitudini naturali alla verità razionale, dà a Pietro d'Abano l'occasione
di elaborare la sua peculiare interpretazione: egli concepisce la scienza
come un sapere che è un habitus intellettuale all'operazione conoscitiva
acquisito con il ragionamento. Collega l'habitus o abitudine della cono
scenza e della produzione (poiein) o arte i cui principi sono nella mente
di colui che fa ( in /aciente) con l'habitus che è acquisito dall'anima e che
si riferisce alle cose che possono essere fatte (factibiles) . In altre parole
secondo Pietro d'Abano noi abbiamo nella nostra anima un habitus (abi
tudine) alla conoscenza acquisito in facto esse (un abito acquisito in es
sere di fatto) e abbiamo un habitus di conoscenza che riguarda le cose
che possono ancora essere fatte (factibiles) mentre si tende a compierle
kioè le cose che stiamo facendo e che ancora non sono realizzate). Non
� ' è opposizione fra i due abiti. Pertanto Pietro d'Abano impiega le due
In�erpretazioni di exis (disposizione) che era possibile ricavare dalla dot
t a di Aristotele:
� 1 ) disposizione come attitudine razionale alla virtù ra
zion le e
a all'azione che è inerente alla natura razionale umana, e 2) di
�P osizione come acquisto durevole delle virtù per mezzo di questa ten-
enz a o disposizione la quale è l'habitus come stato durevole ottenuto
o
c n �'educazione, l'esercizio e l'apprendimento8 •
a
di spL strologia .è dunque un'arte ed una scienza poiché è l'insieme delle
o sizioni virtuose dell'anima razionale il cui fine è la conoscenza (epi
Sfe,n e). V hab itus intellettuale della scienza e quello dell'arte sono gli
8
Con ciliator, differentia 4, propter tertium, Venezia 1565, f. 8vb.
328 Medioevo magico
I
A questo proposito egli introduce una digressione sulle arti magiche
ne cro
ma 9
e eh e so ntiche con l'indicazione dei libri di magia illecita e detestabi
no enumerati dettagliatamente e che è particolarmente interes-
ni � �ucidator, diff. 1, propter primum, pp. 117- 18. La lista riporta i libri delle immagi
rn�� te secondo la divisione dell'Autore dello Speculum astronomiae in libri delle im
crorn 1 a�tronomiche che sono leciti, e quelli delle immagini illecite, le propriamente ne
lo st an tiche e malefic he (ac potius male/ice) senza fornirne gli incipit, diversamente dal
e
f
il C a;�o P ecu lu m e dalla lista che fornisce in quegli stessi anni Taddeo da Parma (cfr. qui
1�0 0 XII e l' Appendi
.
glj alt s im ce Il). Dei libri malefici Pietro di ce di c itarne solo una parte:
S11zod,.t' ili li tralasc ia perché os ceni e perché corrompono l'intelletto (et celeri huiu
quod pertranséo lib ri satis obsceni ac intellectus depravativi) .
330 Medioevo magico
sante. Egli nomina queste opere sulla base dell'ordinamento delle tecni.
che astrologiche, per le quali è possibile un innesto delle pratiche n e .
cromantiche nella teoria delle «elezioni» (electiones) e delle interroga.
tiones dei pianeti (che è una sezione importante dell'astrologia c ome
astrologia «esercitativa» dei giudizi) . Egli segue il testo dei Libri liciti et
i/liciti o Speculum astronomia? attribuito ad Alberto Magno, per cui s ot
tolinea con grande precisione la differenza tra le teorie delle influen ze
delle immagini puramente astronomiche di Tolomeo e del suo commen
tatore Alì e le separa dalle immagini necromantiche di Ermete Thébit e
degli altri esegeti della dottrina magica delle electiones e delle interroga
tiones astrologiche dell'ermetismo (si veda qui il capitolo I, parte prim a ) .
Esse sono fermamente condannate ed espulse. A questo proposito di
stingue la necromanzia dalle altre arti magiche: essa è una parte di esse
ed è la «mantica» che consiste propriamente nel rituale cerimoniale del
le immagini astrologiche connesse con la tecnica delle elezioni e delle in
terrogazioni. Essa è una specie a sé (mantica) della magia generale o ga
ramantia, di cui le altre specie sono la matesi, il sortilegio, il prestigio e
il maleficio 10 •
Pietro ricorda in un passaggio del Lucidator che né Tolomeo nel suo
Quadripartitum (testo canonico per i fondamenti dell'astrologia) né il
suo commentatore Alì trattò delle interrogazioni né delle elezioni « per
ché egli le stimò cose di poco conto e di minore fondamento e per que
sto non degne della sua disciplina» 1 1 • Tuttavia la tecnica delle elezioni e
delle interrogazioni è legittima quando è fondata esclusivamente s ui
transiti delle rivoluzioni astronomiche nelle quali non c'è niente di m a
gico (ossia di destinativo) né di occulto e non richiede operazion i ceri
moniali delle loro immagini. Esse sono una semplice descrizione della
volta celeste.
Se si confronta questo passaggio di Pietro d'Abano della enumera
zione dei libri di magia con la classificazione delle arti magiche pro p oste
quasi nello stesso periodo da Taddeo da Parma nel suo Prologo al co�
mento della Teorica dei pianeti di Gerardo da Cremona (cfr. qui il capl ·
tolo XII), si può notare fino a che punto essi sono simili nella con dann a
ma come divergano le loro posizioni quasi contemporanee, e con sta��r
come Taddeo sia molto più compiacente con i libri di magia anch e s _
a
12
J BOUDET, Le secret dans la magie rituelle médiévale, in Il segreto (Micrologus
·:P-
Xlv) s
13 • Si mel Edizioni del Galluzzo, Firenze 2006, p. 103.
Quest? concetto di mediazione sarà uno degli errori gravissimi censurati da Sinfo-
rie
1/ n C. ham p1er, di Pietro nei suoi Annotamenta errata et castigationes, in App. a Petri Apo
e
Pi �Szs Opera, Venezia 1512. Su ciò in particolare B. NARDI, Le dottrine filosofiche di
e ro d'Abano
in Saggi sull'aristotelismo padovano, S ansoni, Firenze 1958, pp. 28-38.
332 Medioevo magico
razionale intrinseca anche a tutto ciò che accade sulla terra. Ne cons egu
che gli astri non sono le cause 14 di ciò che dipende da essi, ma sono i rn o�
vimenti dei cieli con le loro differenti caratteristiche qualità e nature st u.
diate dagli astronomi, ad essere le cause di ciò che dipende da ess i . S e.
condo Pietro d'Abano, le immagini delle costellazioni, i pianeti con i loro
aspetti non sono né dèi minori né demoni, né intelligenze divine , rna
sono da un punto di vista razionale e filosofico, dei principi di tn ovi.
mento regolati da norme precise, cioè essi sono cause intermedie de riva
te e mediane, fisiche e naturali.
Le accuse contro l'aspetto pratico dell'astronomia, ossia cont ro
l'astrologia stricto sensu sia a livello teorico che sul piano operativo pe r le
pratiche ritenute magiche, sono ancora più virulente perché essa preten
de di essere la scienza sia di ciò che è ingenerabile sia di ciò che è cor
ruttibile di cui, secondo i principi della scienza di Aristotele, non si può
avere una scienza certa.
Pertanto in quanto essa è quella scienza connotata secondo la elabo
razione filosofica precisata di sopra, l'astronomia-astrologia ha in orrore
le pratiche necromantiche che impiegano i riti di suffumigazione, le inci
sioni di amuleti e di segni, le immagini magiche degli spiriti dei pianeti
che rappresentano la vera magia destinativa cerimoniale che non hanno
niente di razionale.
L'introduzione delle pratiche magiche nell'astrologia è legata all' uso
delle immagini celesti soprattutto al momento della scelta (electio) dd
l'immagine del cielo favorevole a un trattamento medicale o men o, di
qualunque operazione si tratti. L'«elezione» è associata ad un ri tu ale
complesso, ricco di formule e di suffumigazioni delle immagini che ra c
chiuderebbero gli spiriti dei pianeti, fossero demoni o angeli che ren de
rebbero efficace l'operazione. Anche per Pietro d'Abano come medi co è
indispensabile scegliere il momento temporale più adatto o favorev ole al
trattamento di un malato e quindi conoscere (interrogatio) la raffigura
zione (imago) del cielo di quel momento particolare 15 • I transiti celes ti �0:
no messi in relazione con la radix (radice) cioè con la figura della nativit_a
radicale del paziente. La conoscenza del cielo di nascita (nativitas) era ri
tenuto un mezzo indispensabile per valutare le probabilità di guarigio�e
e
del malato e di conoscere il momento più adatto per la cura per la qu
o 9
avrebbe potuto essere guaribile (sanabilis) . Si comprende dunque fin
t
qualità attiva della materia composta, un'operazione anche se «rara» del
su e qualità che producono un loro effetto sebbene la loro causa non sia
en conosciuta (si veda qui il Capitolo IX) in relazione a Pietro d'Abano.
Ma quale genere di influenza, di causalità producono i corpi celesti
h e
e sono i pianeti?
L'interpretazione di questa dottrina della influenza è strettamente le
ata alla su
h a teoria della casualità del cielo (actio, causa, impressio, in-
uen t!a variamente chiamata). Questa dipende dalla natura delle confi
u
� \�zioni a ) del firmamento o ottava sfera, b) dei sette cieli, c) dei piane
1 e e li ab
s n e itano e delle tecniche degli aspetti fra di loro secondo le cono
d� z c�e Pietro ne aveva. In particolare questa concezione dipende
teoria
ne/ e delle immagini (vultus) sia dell'ottava sfera che dei sette pia
a r/ � ? lle loro configurazioni: quale era la loro natura? quale era la loro
t a
fi.s t'I/J. ? quale era la loro influenza nel mondo inferiore? divina oppure
ti eca_? S ono degli effluvi spirituali di origine divina? Su questi argomen
1 r
nan�oP ?pone incessantemente dei chiarimenti dettagliati e analitici tor-
Plu volte sul tema in tutte le sue opere essendo questo il proble-
334 Medioevo magico
16 Si veda nota 1 3 .
Magia e astronomia. Astrologia e pronostico medico 335
19 Si veda qui il capitolo VII. DELAURENTI, La puissance des mots, cit. , P P· 25 4 -��•
analizza questa dottrina di Pietro d'Abano della differenza 156 in modo con vi n cen b :
Tuttavia se l'avesse più strettamente messa in relazione con la 1• diff. del Lucida to r avr: di
b� potuto chiarire meglio il carattere naturalistico dell'incantazione delle parol e ch e e e
natura astrologica. Inoltre Pietro svolge una articolata distinzione logica dell' ora tto : comi
r
concetto, carmen, verbum, con significato o senza (Dilf. 156, in oppositum, prop ter p
mum ff. 2 12-2 1 3 ) .
Magia e astronomia. Astrologia e pronostico medico 337
astr� S ulla immaginazione universale astrale su cui Avicenna costruisce la sua teologia
e, la quale p�rmette di conoscere una parte del reale che l'intelletto non può attin
ge
c{�fr. anche M. RASHED, Imagination astrale et physique suvlunaire selon Avicenne, in
te/le DER.r�r VESCOVINI, V. SORGE, C. VINTI (a cura di), Corpo e anima, sensi interni e in
t
sco � � dai secoli XIII-XIV ai post-cartesiani e spinoziani, introduzione di G. Federici Ve-
� • B repols, Turnhout 2005 , pp. 103-17.
1 3 e Tra_ tu tti Gianfrancesco Pico, Sinforien Champier e molti esegeti moderni, cfr. nota
Cap nolo XIV. .
338 Medioevo magico
res sunt quin que puta: mantica, mathesis, sortilegium, prestigium et maleficium»). Il te
st0 prosegue con la descrizione di tali operazioni. È da sottolineare che la magia cerimo
i.
n ale e destinativa delle immagini astrologiche, propriamente detta «nigromanzia» è ci
t� t a o
c n i suoi libri più dettagliatamente separatamente dalla magica di cui è uno solo dei
cmq�e modi, cioè è la mantica e Pietro d'Abano, citando Alì nel Commento al Quadri
f tzto la definisce anche come l'operazione dell'indovino che predice il futuro occulto
ar
g
i �orandone la causa e forzando le cose secondo la sua volontà «Divinator est ille in
CU!u� volutatem res veniunt dicens futura occulta, nesciens causam superiorum ex qua
ÙeilI�t im pressiones» (Lucidator, cit., p. 118, rigo 5-9). Pertanto gli elementi essenzia
cost tutivi della magia: la predizione dell'occulto per gli spiriti dei morti e le operazio
ni e !
zi ) nmo�iali e teurgiche destinative per determinati fini (buoni o malvagi) (nigroman-
a �ono epilo
2 pn gati in questa definizione generale di magia o garamantia.
toru «_I
sa enim garamantia extat qua invocantur spiritus et anime incantantur defunc
llla � - Ul responsis dandis in quadriviis, triviis et cimiteriis maxime. Cuius efficaciam,
nils Ul s�ptentrione et universaliter sub polis et in locis minus cultis simplicioribusque
i1I us� ern Ulveni ut ostensum Conciliatoris di/ferentia 64 et 156. Amplius enim possunt
r
nes in illis inducere. Haly tamen Quadripartiti quarto: necromanticus est qui facit
Pop:0 _
ini a . �ascmamenta et facturas, seu malefitia que maxime dico imprimere propter
at
l 4 _ff;1 ionern impressam lesionis talium». Lucidator, Diff. I, propter primum, pp. 120,
2
4 LUctdato r, Differentia prima, 120, 18-25.
340 Medioevo magico
25 «Cum enim quid boni, aut pravi debeat alicui ex astralitate nativitatis sue contin·
gere, hoc incitat artem ad costruendum imagines vel quid simile cuius gratia videtu r hoc
imperitis evenire. ·Sed quia hoc videtur esse a casu respectu artis et quod nihil o peret� ,
r
cum etiam videmus tales imagines indifferenter ex parte subiecti et temporis imp :r; re s
e
nes causare cum tamen quod natum sit differens et ordinatus, unde quis ab hac sece
positione» (Conciliator, diff. 64, f. 96vb).
26 «Propter quod theologizantes dixerunt hoc ex vigore magis contingere de� onulll )u s
se artibus implicantibus talibus, quare dicunt simplicibus et precipuis mulie_r c �b s Pde·
quam prudentibus hinc effectus consurgere, has etenim amplius possunt astut1 0r1bu5
cipere» (ibid. ).
27 «Quia tamen hec persuasio a spiritibus sumpta presentis non est met od i , et q�0dt
e
simplices magis aliis consequantur effectus, fortassis evenit: quia firmius in his c red un9re•
ideo in his magis possunt estimativas illorum pro quibus talia fiunt alterare et im m \ sit
u
Cum geneasticis tamen magis consentio ut quicquid natura/iter homini accidit , o p rte "
u
m 9b 9
materia disposita ex eis coastralitate quocumque modo consurgere, iuvari ta en
diff. 64, propter quartum, f. 96vb.
Magia e astronomia. Astrologia e pronostico medico 341
r qua e là nel Conciliator, non mancarono certamente d'irri
il ri spa se
tll s i frati di St.Jacques che gli mossero le prime accuse di eresia28 rima
rare o ra sconosciute.
fin
ste Era infatti opinione diffusa che l'immaginazione fosse la facoltà pre-
. 0 9 dell'illu sione magica. Tuttavia, secondo le diverse dottrine psico
f1Piche condivis e dai dotti del tempo si ebbero, come è noto, risvolti dif
29
f��ti �ei c�nfronti della magia o della scienza medica in relazione al-
one.
1' it1Unagmaz1
La posizione di Pietro d'Abano si colloca in questo quadro dove è
cent rale l'elaborazione del De anima di Aristotele. Tralascio qui di ricor
dare i complessi sviluppi psicanalitici della magia pneumatica studiati da
Josn Couli�o a �roposito ?�l fantasma erotico nella filos�fi� d�i �randi
m aghi del Rinascimento (F1cmo o Bruno), come pure le d1stmz1om ope
rate da D.P. Walker tra operazione magica soggettiva che agisce sul sog
getto stesso e quella transitiva che agisce nel mondo circostante allo sco
po di controllare o indirizzare i comportamenti agendo sull'immagina
zione. Ogni operazione magica piscoanalitica è tuttavia per sua natura
sempre transitiva o transattiva perché le influenze provocate dall'opera
tore si ripercuotono anche sull'autore stesso30 •
Intendo invece sottolineare lo stretto ambito naturale della psicologia
di Pietro d'Abano in cui ha una funzione importante la sua teoria della
conoscenza da cui dipende la sua concezione anti-magica delle orazioni.
Qu esta facoltà non è concepita come quella di Taddeo da Parma (che era
un averroista, anche se platonizzante) (vedi qui il Capitolo XII) come
28 e
L accuse in tutto erano cinquantaquattro, di cui non si sa molto, tranne che avreb
be sostenuto
p · et _ che l'anima intellettiva è edotta dalla potenza della materia. Di ciò scrive
ro m D iff ere nza 48 propter tertium, f. 7 1 vb, affermando che da tali accuse si sarebbe
s�v o pe
: r �'intervento del Papa.
e l' della teoria dell'immaginazione di Avicenna per la fascinazione (fa
sci z�o),r cfmfluenza
(I ;;i r. _ DELAURENTI, La fascination et l'action à distance. Questions médiévales
54 cf·l370) , m «Médiévales» (Presses Universitaires de Vincennes), 2006, 50, pp. 137-
c:i ( nota 19. Alla fine del XIV secolo, per opera di Oresme e dei fisici inglesi (come
S.sicg1 e�o di �eytesbury), a motivo dell'applicazione delle regole logiche terministe alla
( ,,_,4� ltn� agmazione sarà anche una facoltà che presiede alle attività matematiche
la �11Z�tzca_ secundum imaginationem). Questo discorso esula però dalla mia analisi sul
d11 ,4 agmaz1one magica e naturale. Cfr. J. MURDOCH, Rationes mathematicae. Un aspect
ParjJ�ort des mathefmatiques et de la philosophie au moyen tige, in Histoire des Sciences,
e '4 s �62 , P P- 32 -33, e il mio studio La physica « nova » o moderna del basso medioevo
t0
r·
'1'zode rz_ogra/ia contemporanea , in 'Arti ' e filosofia, Studi sulla tradizione aristotelica e i
tetn.a�nz, N uove Edizioni Vallecchi, Firenze 1 983, in particolare sulla immaginazione ma-
10 pp. 15 - 16.
n
1o, S · C?ULIANO , Magia soggettiva e magia transattiva in Eros e magia nel Rinascimen
aggi atore, Milano 1 987, pp. 168-69.
342 Medioevo magico
l i «Confidentia est species quedam», la quale «existit anime»; essa «movet_s �ili;f�
dinem rei existentis extra»; «essa altera la mente, la fantasia, il senso e le medit azJO
(Conciliator, diff. 135, propter tertium, f. 192rv). . ·
32 «Quid enim intellegit intellectus, necesse est aliquid phantasma sp eculari . Ph a 11ci
Magia e astronomia. Astrologia e pronostico medico 343
'Jf
zioni dei sensi interni, come la estimativa e la cogitativa, se da un lato
5 0 legate all'immaginazione sensibile, dall'altro sono contigue all'in
t etto, anche se solo in potenza, e non sono separate. Anche in questo
Pas so Pietro d'Abano introduce una interessante digressione sulla teoria
�� quoq ue est similitudo rei corporalis et ideo confidentia existens in intellectu modo
a
telq� h abebit, cum dependeat a sensu magis alterato» (Conciliator, diff. 135, propter
o
Pietro d'Abano è un personaggio che appartiene sia alla realtà che alla
leggenda.
E questa è tanto fantasiosa quanto complessa è la sua storia. Le sue
opere, in particolare quella di medicina, gli hanno assicurato la fama e il
successo p er un lungo periodo, fino al secolo XVII e oltre, allorché con
le scoperte di Vesalio 1 , i suoi principi medici, fondati su Tolomeo, Gale
no e Avicenna, furono messi da parte e superati.
Il mistero della sua morte, i suoi resti scomparsi (fu bruciato post mor
tem 2 o fu assolto per eresia?) hanno contribuito molto ad alimentare la
sua leggenda. Amato o esecrato, celebrato o condannato, più che ci si al
lontana nei secoli dal tempo in cui visse e operò effettivamente, più la sua
figura si dilata e si perde nei fumi delle evocazioni magiche. In altre pa
role la rapp resentazione del suo ritratto fra magia e scienza risente mol
to del momento in cui se ne delineano i tratti. Pietro d'Abano, filosofo e
rn:dico, aperto alle innovazioni del suo tempo fu un sicuro esponente di
tlII_1o pian o della medicina aristotelico-galenica medievale, ma quando
riletto nei secoli successivi, nel pieno Rinascimento dei secoli XV e
� . quan do si affermeranno le filosofie magiche neoplatoniche ed er
:r�che ?ei grandi filosofi e medici rinascimentali come Ficino, Agrippa
li ite_nuo, al di fuori del contesto storico, egli esce dai suoi confini rea-
e tn1s ce nella leggenda e nell'improvvisazione3.
in A'. �r. J .J • BYLEBYL, Disputation and Description in the Renaissance Pulse Controverse,
Ce111 EAR, R.K. F'RENCH, I.M. LONIE (a cura di), The Medicai Renaissance o/the Sixteenth
2 �l'JI , Cambridge'University Press, Cam bridge 1985, in particolare pp. 225-35.
'lìeck � sua im m agine di m ago entrata nella novellistica e nel teatro è costruita da Ludwig
d'llb 1 7 7 3 - 185 3 ) nella novella dedicata a Pietro d'Abano, ora in L. TIECK, Pietro
llan0llÈ,} u�a storia di magia, a cura di A. Gargano, traduzione di M.C. Boeds e A. Gar-
i 'o 1z 1one Studio Tesi, Pordenone 1993.
n respons abile �ei raintendimenti in senso magico di Pietro è stato S. CHAMPIER
f
348 Medioevo magico
(in particolare del Conciliator di/I. 156, di/I. 64 a proposito della praecantatio e degli in
cantesimi) nei suoi Annotamenta, E"ata et Castigationes, pubblicati in append ice all'e
dizione PETRI APoNENSIS, Opera, Giunta, Venezia 1520, il quale si ispira chiaramente ai
giudizi di negromante dati da Gianfrancesco Pico nel De rerum praenotione , in Opera,
VII, cap. 7, Basilea 1573.
4
Per la immagine magica di Pietro nel Cinquecento, esemplare il Libro dei sogni di
Gian Paolo Lomazzo (1538- 1600), artista e trattatista che si ispira ad Agrippa di Nette
sheim. Il Lomazzo pone qui Pietro d'Abano a dialogare con il vero mago-ast rologo ne
cromante del Medioevo Cecco d'Ascòli ma i ruoli sono invertiti: il vero maes tro di ne
cromanzia non è Cecco, ma Pietro; cfr. G .P. LOMAZZO, Libro dei sogni, in Scritti sulle arti,
a cura di R.P. Ciardi, Firenze 1973, v. I, pp. 168-90.
5 Nel Ragionamento VII Pietro è il maestro e difende l'arte magica occul t a ai iù e
p ,
necromantica per l'evocazione di demoni, angeli e spiriti. L'esposizione segue in bu ona
parte il De occulta philosophia di A&:rippa, libro I, capp. 8, 10, 13, 15, 17 , 18, 2 0, 23, di
cui ripete quasi tutti gli argomenti. E curioso che egli la difenda contro Cecco che se ne
lamenta a causa della sorte che l'ha condotto alla infelice fine che egli «ebbe in Campo
di Fiore», cioè di essere arso vivo (LOMAZZO, Libro dei sogni, Ragionamento VII, cit ., PP·
168-69). Ma Pietro gli controbatte che non si deve lamentare della sorte, bensì della poca
intelligenza che egli ebbe negli esperimenti, poiché non aveva bene inteso «gli indizi per:
fetti e buoni» dei loro libri. Cecco risponde che invece la causa furono proprio i suol
esperimenti poiché essi non mantengono le loro promesse giacché è «falsa e precip itosa
la magia che è la loro falsa madre». Tutto il Ragionamento è pertanto una difesa d ella _ve·
rità della magia necromantica che è vera matematica, divisa in naturale e se rve alla fis:•
e in cerimoniale e serve alla religione. La giustificazione di tale utilità è quella comune �
8
filosofie magiche neoplatoniche ed ermetiche in questo caso di Agrippa, cioè che .la � •
gia avvicina l'anima alle realtà divine e addirittura la fa «divenir fabbricatrice d e [Jllf8
coli» (op. cit. , p. 178; AGRIPPA, De occulta, libro III, cap. 6). di
Della leggenda fa parte anche la moltiplicazione delle fonti fantasiose del se�olcr<>dei
Pietro (S. F'ERRARI, I tempi, la vita, le dottrine di Pietro d'Abano, Tipografia R . I su tu�ofll·
Sordomuti, Genova 1900, p. 128) tanto più che secondo Tommaso di Strasb u rgo , 558
mentaria in IV libros sententiarum, Genue 1585, lib. IV, dist. 19, a. 4, f. 17 1 , le suditae
sarebbero state bruciate perché condannato post mortem. Racconto poco �ttend · pie·
dopo i documenti ritrovati da P. MARANGON, Per una revisione dell'inte,pretazzon e ; 50,
3
tro d'1 b�no, in Il pensiero ereticale nella Marca Trevigiana e a Venezia da_l _ 12 00 a 1 e uJI
h
Franc1sc1, Abano Terme 1984, pp. 82-85 . Forse nòn poco sorprendente e il fatt c li dei o
monumento sepolcrale di Pietro si trovi a Berlino. Qui agli inizi degli ann i qu� ra��e iJ
XIX secolo il principe di Prussia Karl affiderà la progettazione del Parco di Glt enic
Pietro d'Abano tra scienza e magia 349
er eccellenza del suo tempo, Cecco d'Ascoli. L'equiparazione tra
jlflte p
lll du e figure è compiuta. Così Pietro d'Abano sarà quel negromante au
:�li
le e di q uelli apocrifi magici a lui attribuiti dal Tritemio e da Agrippa con
diversi come Elementa magica, Elucidarium e Annulorum experi-
ta 6
,nein pieno rinascimento maturo, con le filosofie magiche o la magia dot-
dei secoli XV, XVI e XVII, sono andate perdute tutte quelle distin
t� e articolazioni concettuali del Medioevo che concernevano la de
oni
�onologia,_ 1� pratiche cerimoniali _e la divin�zio�e astrol�gica: soprat
o cambia il contesto culturale nei confronti dell astrologia e della pre
tutt n soprattutto della prognosi medica come prognosi astrologica: la
vi si e e
o
natura non è più riconducibile alla dottrina meccanica dell'essere in mo
vimento secondo la fisica aristotelica e galenica dei quattro elementi, ma
è anima, pneuma, soffio divino, celeste o elementare che tutto anima e fe
con da e il filosofo, che è anche medico dell'anima (Ficino), sarà il mago
che conosce questi processi animati e segreti della natura e li ripercorre
fino al cielo. Basti rileggere le Disputationes contra astrologiam divinatri
cem di Pico con i suoi attacchi feroci7 ai principi astrologici della medi
cina di Pietro d'Abano, per cogliere il divario tra la filosofia magica di
Pico e la scienza medica di Pietro d'Abano, centrata sulla astronomia
astrologia tolemaica. Pertanto il ritratto di Pietro d'Abano deve essere ri
condotto al suo reale contesto storico per essere inteso nella realtà e non
nella leggenda, che gli ha variamente nociuto.
l'architetto Persius, al quale succederà dopo la sua morte nel 1845 Ferdinand von Arnim.
�sè al von Arnim che si deve la costruzione di un chiostro di stile bizantino-veneto, nel
o _ pirito delle nostalgie italiane del principe. All'interno di questo, che il principe
chiamò « Venetianischer Klosterhof», si trova proprio il sepolcro di Pietro ( cfr. J. SIE
�• Bauten /ur den Prinzen Karl von Preussen, Deutschen Kunstverlag, Berlin 1 942, pp.
·60, Cfr. G.-H . ZUCHOLD, Der «Klosterho/» des Pn'nzen Karl von Preussen im Park
��) Schloss Glieneke in Ber/in, I, (Die Bauwerke und Kunstdenkmiiler von Ber/in, Beiheft
•?ebr. Mann Verlag, Berlino 1993 .
ca Num erose sono le copie manoscritte anche in volgare italiano degli Elementa magi
,/ ��r �sem pio : si veda il ms. Vat. 5356, f. 28: Questa sia la profezia composta per il reve
s� �o negromante Pietro d'Abano, Bologna 1495 e Padova, Bibl. del seminario 235,
�� I I , ff. 1-30 ; Firenze, Naz. Pal. lat. 1022, inizi sec. XVI, ff. 188v-2 16, Città del Vat.,
at. 1 15, ff. 97v- 1 14v. Per le altre copie cfr. THORNDIKE, KlBRE, A Catalogue, cit.,
cou·� 1 1 � e 1120.
do q;e iovanni Pico 'è velenosissimo contro Pietro e la sua erudizione, per esempio quan-
8'tiera �ti_ cit a il lib ro di Sadan degli Excerpta dei segreti di Albumasar relativo alla pre
lllezzo �1 Re greci alla configurazione celeste della Testa del Drago (Caput Draconis ) nel
flatus cielo P�r ottenere favori e la scienza: « Petrus Apponensis homo congerere plura
Dragoquam digerere [ ... ] »; egli non acquisiva la scienza per l'influenza della Testa del
' m a per le sue c�pacità ( GIOVANNI PICO, Disputationes, cit., libro VII , cap. 7 e 17).
350 Medioevo magico
Infatti per una curiosa vicenda della sorte, l'immagine più app ropri
ta di Pietro d'Abano (Pietro de' Sclavione, 1248-50 - post-1315 ) eh/
quella che crediamo gli spetterebbe di diritto, è invece una dalla quale �
esegeti e gli interpreti del suo pensiero si sono discostati maggiormente
ossia quella di «Conciliatore», come lui stesso e gli altri amarono chia'.
marlo al suo tempo: essenzialmente quella di uno che ebbe una pos izio.
ne moderata, anche se innovativa.
L'interpretazione della sua opera, l'immagine della sua persona, ris en .
tono di tutte le differenze di impostazione e di concezione, relative s ia al
la magia che alla scienza. In particolare il discorso sembra ruotare in tor.
no alla natura dell'astrologia (e della medicina che ne dipende ), come
disciplina cerniera tra magia «destinativa», necromantica o angeli ca (An.
tonio da Montolmo) occulta, e scienza fisica razionale. Pertanto la difesa
che Pietro d'Abano ha fatto di questa disciplina come scienza razionale
lecita e non superstiziosa (ossia magica) ha una importanza fondamenta
le per comprendere il suo pensiero. Un altro argomento delicato che in
veste le ragioni probabili delle accuse che gli furono mosse riguarda il suo
rifiuto di far intervenire i demoni per spiegare la malinconia e la possibi
le spiegazione psicologica di certi miracoli narrati nella Bibbia, come la
resurrezione di Lazzaro. Qualunque negazione del demonio potev a ap
parire una posizione filosoficamente troppo spinta e contraria alla reli
gione. Sulla base di queste considerazioni di metodo il pensiero di Pietro
d'Abano nella storia della sua fortuna o sfortuna ha risentito di tutto il
cammino della magia medievale dalla superstizione alla stregoneria .
I giudizi, i profili, le ricostruzioni del suo pensiero, come ha messo in
luce anche Gregorio Piaia8 , sono quasi sempre state proiezioni della cul
tura o le mode del momento. Salverei forse, se fosse il caso, il ritratt o che
ci ha fornito Bruno Nardi9 che resiste ancora anche alla verifi ca di una
migliore conoscenza delle opere di Pietro, non perché il Nardi no n fos
se sostenitore di una certa tesi, ma perché il rigore filologico-storico e fi
losofico che sorreggeva le sue analisi, non lo indusse mai a forzare il pr ·
siero del suo autore ben collocato all'interno del pensiero mediev e :
La dottrina di Pietro d'Abano ha sofferto pertanto, forse più di 0�
altro, di quella metodologia storica che perviene a conclusioni de finiuve
al di fuori della lettura effettiva dei testi, per cui egli è stato per lo più pr ·
e
· Ve·
8
G. PIAIA, /;immagine di Pietro d'Abano nella storiografia del Sei-Settecen to , 111
stigia philosophorum, Rimini 1983, pp. 199-232. . , baflO,
9
B. NARDI, La teoria dell'anima e la generazione delle /orme secondo Pzetr? dA. 1 920,
«Rivista di filosofia neoscolastica», 1912, 4, pp. 723-37, e «Nuova Rivista Sto rica '.> , ptJ·
4, pp. 481-97; 464-81; ivi, 1921, 5, pp. 300-13, ristampato in Saggi sull'aristo telzs tn°
dovano dal secolo XIV al XVI, Sansoni, Firenze 1958, pp. 1-69.
Pietro d'Abano tra scienza e magia 35 1
1
in:•-t°aPz�ieosnienbitaziblilaoneografiche, Lucidator dubitabilium astrono
11zi Cfr. ora mia introduzione all'edizione critica del
di Eugenio Garin, edizione Programma, Padova 1988, pp. 19-31, con
tab Trattati di astronomia (Lucidator dubi
ristampato con il titolo
do,�a"'1111 astronomiae, De motu octavae sphaere e altre opere), Edizioni Programma, Pa-
• I l 992 .
app � C�r. la mia rassegna La storia della filosofia medievale nei secoli XIII e XIV Nuovi
Pp , ;��'• « �ochumer philosophisches Jarbuch fiir Antike und Mittelalter», 200 1, 6,
ii �6 e In forma più estesa, «Filosofia», 2001, 52, pp. 183-223.
is. llinvio alla rassegna critica di MANOOSIO, Problèmes et controverses, cit., pp. 207-
352 Medioevo magico
7'J Bi·
n In particolare, J.M.M.H. THIJSSEN, What Really Happened on 7 Ma rch 12 7 · ' . ,,.
shop Tempier's Condemnation and its Institutional Context in Ancient and Medieval �':eal
ce, in E . SYLLA, M. McVAUGH (a cura di), Texts and Contexts in Ancient an d Me 1�,
Science (Studi in onore di John Murdoch), Brill, Leida 1997 , pp. 84- 144 ; A. DE _LIB bi·
;n
Faculté des Arts ou Faculté de Philosophie? sur l'idée de philosophie et l'déa l p htlof-°�s à
que au XIII• siècle, in L. HOLTZ, O. WEIJERS (a cura di) , J;enseignement des dzsetP
la Faculté des Arts (Paris et Oxford) XIII• et XIV• siècles, Brepols, Tumhout 1 9 9 ' p,e-
429-44. Della stessa, Le maniement du savoir, Pratique intellectuelles à l'époqu e 1 ��.e
P·
UN 1844,
P · 1 1 ss. · DELLE LASTE, Brano storico postumo dello Studio di Padova, Padova
16 p
Ci _ACC IOLATI }ACOBI ab anno 1260 Fasti Gymnasii Patavini primo ad 1405 principum
�� 'j;nsium u ltimum, Patavii 1757 , voi. I, p. XLVI.
trod . er una prima indicazione di alcune opere manoscritte di questi apocrifi cfr. l'in
ques�Zlo�e alla mia· edizione del Lucidator dubitabilium astronomire, cit., pp. 3 5 · 3 7 e in
°�
110, 111 1? studio la nota precedente numero 6. Si veda ora J.-P. Boudet: Pietro d'Aba
Méd a�zczen à la Renaissance: !es Annulorum experimenta attribués à Pie"e d'Abano, in
(,\ct; � e, astrologie et magie entre Moyen Àge et Renaissance: autour de Pietro d'Abano
ci
lu� s � Coll oque intemational de Paris, 29 et 30 sept. 2006), Sismel, Edizione del Gal-
0 (M
icrologu s), F:irenze (in corso di stampa).
354 Medioevo magico
7
18 R. H!SSETIE, I.:implication de Thomas d'Aquin dans la censure parisienne de 1 2 7 '
« Recherches de théologie ancienne et médiévale », 1 997 , 64, pp. 3 -3 1 .
Pietro d'Abano tra scienza e magia 355
f
:ni no n da tutti condivisa, ma espressa magistralmente anche da Vite
O O it
V ellone nell'opera De natura dtemonum 19 , scritta proprio a Pado
tra il 1262 e il 1268. La posizione di Pietro sui demoni è so
va negli anni
stanzi alm en te simile a quella di Vitellione che, in una precisa e acuta di
slllll ina svolta in questa operetta, nega qualsiasi realtà sovrannaturale dei
demoni, natura/iter loquendo (si veda qui il Capitolo V). In altre parole i
teolo gi della fine del secolo XIII erano divisi anche all'interno dello stes
so ordine (per esempio, per i Domenicani si pensi alle critiche di Rober
to Kilwardby delle dottrine di Tommaso), tra una corrente fideistica,
agostiniano-platonica e una razionalista aristotelica.
Tra i primi dovevano trovarsi proprio quei theologizantes, quei predi
cato ri che Pietro irrita con i suoi rimandi testuali, che cercano di sbar
rargli la strada, i quali sono contrari ad ogni forma di spiegazione natu
rale, sia in divinis che in physù:is.
Non bisogna dimenticare che le prime disavventure con l'Inquisizio
ne dei Domenicani, Pietro le ebbe proprio nel periodo del suo soggior
no a Parigi, quando più vivace e dibattuta doveva essere la controversia
sul modo di concepire i rapporti tra scienza e teologia, tra scienza e di
scip line mondane e naturali come la medicina. Infatti, se le scuole di teo
logia erano divise, lo erano ancor di più quelle di medicina, come ci ri
corda Pietro stesso delineando una storia di questa disciplina nelle pri
me differenze del Conciliator.
Delle dispute sulla medicina come scienza alla fine del secolo XIII noi
non sappiamo molto e, solo in questi ultimi decenni, esse hanno merita
to l ' attenz
ione di lingua anglos assone2 °, ma
sop rattutto degli studiosi, in particolare
sono state studiate in campo sociale e istituzionale. Mentre
\'ork (tr. L. VERN BULL?UG, The D�elop1:1ent ofM_edici� e as a P�o/ession, �asil�a, �ew
sità d· 66 - Per una cod1ficaz1_ one dei cumcula dei filosofi , med1_ c1 e astrologi ali Umver
Co/l 1 .Bologna, agli inizi del '400, cfr. il mio studio I programmi degli insegnamenti del
in J. izo di medicina, filosofia e astrologia dello Statuto dell'Università di Bologna del 1405,
AMESSE (a cura di), Roma magistra mundi, Mélanges offerts au Père L.E. Boyle, Lo-
356 Medioevo magico
vanio la Nuova 1998, voi. I, pp. 193 -223 . Per una storia delle prime istituzionalizz�i�ni
dell'insegnamento della medicina alla Corte di Aragona, cfr. M. McVAUGH, Mediane
be/ore the Plague, Cambridge University Press, Cambridge 1993 ; cfr. anch� �- G ARCr :
BALLESTER, R.K. F'RENCH, J. ARRIZABALAGA, A. CUNNIGHAM, Practical Mediane /rom a
lerno to the Black Death, Cambridge 1994; I.:Université de Médicine de Montpel�ier et s�;
rayonnement (Xllle-XIVe siècles) (Actes du Colloque international de Montp elher, 1 7 ·
mai 200 1 ) , a cura di Daniel Le Blévec e Thomas Granier, Brepols, Turnhout 2 003 .
2 1 Si vedano i numerosi Atti dei Convegni Internazionalei della Societé In te rna ttna·
le de Philosophie médiévale tra cui Was ist philosophie im Mittelalter? (Atti del X_ ::
gresso Internazionale della SIPHM, Erfurt, 25-30 Agosto 1 997 ) (Miscellan ea M ediae
lia 26), De Gruyter, Berlino-New York 1998. .
22 Si veda in questi miei studi un esponente di questo indirizzo: l'empirico Nt c0la da
Polonia a p. 183 . �,
21 In generale, cfr. J.M. RIDDLE, Theory and Practice in Medieval Medicin_e, «V1.;0r/.11
5, 1974, pp. 157-84; si veda anche in relazione stretta con la medicina il m io st u �u rB
médecine, synthèse d'art et de science selon Pie"e d'Abano, in R. RASHED , J. BrARD ( a
di) , Les doctrines de la science, de antiquité à l'age classique, Peeters, Lovanio 1 9 99 · j t9·
24 FEDERICI VESCOVINI, La médecine, cit., pp. 237 -56, per un'analisi pi ù dett agJ a
Pietro d'Abano tra scienza e magia 357
,i, �i veda sulla logica di Avicenna in particolare A. DE LIBERA, I.:art des généralités,
Theo es
}t 11.,,}'" WOLFSON, Studies in the History o/Philosophy and Religion, I, Cambridge 1973.
Ples fi l-IED , Problrms o/ the Transmission o/ Greek Scienti/ic Thought into Arabic Exem
d e b°m M4th ematics and Optics, in Optique et mathématiques (Variorum Reprints), Al-
rs
�/ 992, I, pp. 199-209.
r: J . ]OLIVET, Classi/ication des sciences arabes et médievales, in Les doctrtnes de la
29
SCie
le sc·n ce, cu., PP- 2 1 1 -23; mi si permetta di rinviare in particolare per la classificazione del
I>p. ���; . di Pietro anche alla mia introduzione dell'edizione critica del Lucidator, cit.,
358 Medioevo magico
3
° Cfr. per l'influenza di Avicenna su Pietro d'Abano il mio studio, La piace pr v leg �
i i i e
de l'astronomie-astrologie dans l'enciclopédie des sciences théoriques de Pierre d'A bano , !Il
Knowledge and the Sciences in Medieval Philosophy (Proceedings of the Eight In te�;::
tional Congress of Medieval Philosophy), a cura di R. TYORINOJA e altri, vo . i III , Hdsi J
1990 (Acta philosophica Fennica, 48), pp. 42-5 1. Cfr. anche nota 5 cap. 13.
l i Cfr. nota 34.
3 2 Cfr. R. PORTER, Religion and Medicine, in Companion Encyclopa?dia o/ th e His
o/Medicine, a cura di W.F. Bynum, R. Porter, Londra-New York 1993, II, 1449-6 8; � 'ci
ry
'w.
AMUNDSEN, Health, Medicine and Faith Traditions, An lnquiry into Religion an d Me �al
ne, Philadelphia 1982; D.W. AMUNDSEN, Medieval Canon Law on Medicai and Su g r l
Practice by the Clergy, «Bulletin of the History of Medicine», 1978, 52, pp. 22 - 4 4 - . •ng
s
33
L. GARCIA BALLESTER, Th e Construction o/ a New Form o/ Learning and Practt �
Medicine in Medieval Latin Europe, «Science in Context», 1995 , 8, pp. 75- 102 . Cfr, jJ1
che J . ZIEGLER, Medicai Knowledge at the Service o/ Religions Debates and Qu estton ,
Medicine and Religion c. 1300, Clarendon Press, Oxford 1998, pp. 157-259 .
Pietro d'Abano tra scienza e magia 359
37 ARISTOTELE, Physica, II, 2, 193b 31; 194a 12; De anima, I, 403b 7 - 17 , III , 43 l b 1 5 ·
.
20; De caelo, I, 1, 268a 1- 10; Metaphysica V, 6, 1016b24-28; AVERROES, Commen ta ri\,n_
magnum in Aristotelis de anima libros, a cura di S. CRAWFORD, Cambridge Mass . 195 3 ,
bro terzo, Comm. 50; De sensu et sensato, Venezia 1562, voi. VI, parte 2, pp. 15� 16 . 'e
38 Cfr. J. GAGNÉ, Du quadrivium aux scientiae mediae, in Arts libéraux et p h rlosoP,h�
e
au moyen age (Actes du IVe Congrès international de philosophie médiévale, M ont r /
27 agosto-2 settembre 1967), Parigi 1969, pp. 975-86 e il mio studio La perspec11 va n e
l'enciclopedia del sapere medievale, «Vivarium», 1968, VI, pp. 35 -46. . i
39 Pietro d'Abano è esplicito: «Sciendum quod quidam assignarunt differenuaJJl n·
er ·
ter astronomiam et astrologiam dicentes astronomiam fore illam que parte� rnot u5 i!Ìio ·
tractat, astrologia autem que iudicia instruit. Sed illud neque ratio constru1t aut � ero
rum usus persuadet: cum astronomia dicitur ab «astro» et «nomos», lex. Astrolo gia v G,
a «logos» ratio, «sermo» ve! logia, locutio: hoc autem indifferenter» (Lucidato r, e
d
Federici Vescovini, diff. I, propter primum, p. 108).
Pietro d'Abano tra scienza e magia 361
u / GIOVANNI ENGEL, Astrolabium planum, Augusta 1488; cfr. B.D. HAAGE, Dekane
Paranat llonta des Astrolabium planum in einem Niirberger Fragment, « Archiv fiir
I<�t r �
ge
ta eu sch1chte », 1 978, 60, pp. 12 1 -3 9 nota 1 8 . Pietro dichiara infatti nel De motu oc
tov; rdhaerae di avere costruito effettivamente questo strumento che deve essere anda
rn a � U to p er ché di solito questi astrolabi erano di legno o di metallo; e così, è facile im
g
De lll are per ch é non ci sia pervenuto. Numerosissimi sono i manoscritti invece del suo
Sai :a tu octavae sphaerae che affrontano il problema della precessione degli equinozi; as
ar
co k se sono invece le copie del Lucidator, per non parlare del De imaginibus: l'unica
p
ediii Pervenu t a n on sappiamo se sia sua. In particolare su ciò la introduzione alla mia
i�� e d� De motu octavae sphaerae, in Lucidator, cit., pp. 334-3 5 .
ces au ugli st_rumenti astronomici medievali come l'astrolabio, cfr. E. POULLE, Les sour
o
� o o r �� mtques (Textes, Tables, Instruments), Brepols, Turnhout 1 98 1 ; cfr. il fascicolo
n g c
ni
t an r � � The Oldest Latin Astrolabe, «Physis » 1 995 , 3 2 ( Olschki, Firenze 1 996) . Per
s
ltlia e: � nt ti di queste opere di Pietro, mi si permet t a di rinviare alle in t roduzioni della
:Zt one sia del Lucidator che del De motu octavae sphaerae.
3 62 Medioevo magico
f°
t
astrale zoroastriano che è da condannarsi. I pianeti non sono né �nt1 �
e
né divinità, né demoni da invocare, ma corpi fisici. Un portavo�e _ di e·
sta concezione astrologica-astronomica magica, era stato agli in1 z1 de �tls
colo precedente Michele Scoto42 nella cui opera, il Liber intro du cto rt
fo-
42 Cfr. CH. BuRNEIT, Michael Scot and the Transmission o/ Scienti/ic Culture fro : fe
ledo to Bologna via the Court o/ Frederick II Hohenstau/en, in Le scienze alla co rte
Pietro d'Abano tra scienza e magia 363
. astro logiam, egli aveva associato l'astrologia alla necromanzia e alle arti
tt1 culte e giustificato un culto astrale (si veda qui il Capitolo III). Il cielo
c
o_ opola di divinità da invocare i quali sono gli spiriti dei pianeti dai fan-
51 p
siosissimi nomi arabi, cristiani ed ebraici che anche Pietro ricorda e che
t: no comuni anche nella tradizione angelologica43 • Essi devono essere
ea
con riti consistenti in orazioni, formule, incisioni di caratteri,
ropiziati
frnmagini e suffumigazioni esecrabili, secondo Pietro. Tra queste opera
zioni rientrano quelle dell'astrologia pratica de electionibus, fondate sul
44
la costruzione di immagini dei demoni o degli spiriti dei pianeti • Pietro
le aborrisce e le condanna dicendo che sono tutt'al più degne delle don
nette e delle fattucchiere. L'altra concezione che divide i litiganti sulla va
l idità o meno dell'astronomia-astrologia e che bisogna conciliare, è quel
la ch e riguarda la spiegazione scientifica, meramente matematico-geo
me trica oppure metafisica dei moti dei corpi celesti. Non è stato suffi
cien temente ancora messo in luce che le discussioni sui problemi dell'a
stronomia e della cosmologia medievale del tempo di Pietro d'Abano, ri
salivano alle discussioni dibattute già alla metà del secolo XIII, che ri
gu ardavano una controversia accesa tra i filosofi (ossia i metafisici), da un
lato, e i matematici, ossia gli astronomi-astrologi, dall'altro, i quali con
trapponeva l'ontologia metafisica di Aristotele rielaborata da Averroè e
da Alpetragio alla fisica del moto dei pianeti di Tolomeo.
Come ci testimonia anche un testo importantissimo risalente alla metà
del secolo XIII, la Summa philosoph iae attribuito a Roberto Grossatesta
(ma in realtà è di altri), le discussioni scientifiche sull'astronomia di quel
pe riodo riguardavano da un lato la concezione di Aristotele e dei suoi fe
d�li interpreti quali Averroè e Alpetragio (che, per non alterare il princi
�10 dell'incorruttibilità e della perfezione dei cieli, avevano reintrodotto
rigo rose s
fere omocentriche) e dall'altro, invece la concezione di Tolo
m eo e dei suoi seguaci arabi, gli astronomi-matematici quali Albattani,
:zzco secondo, (Micrologus II) , Brepols, 1994, pp. 101-26. P. MORPURGO, Michele Scoto
_
. colazzone dei manoscritti scientt/ici in Italia Meridionale, in La diffusione delle scien
/:S
z c;;
mich e nel Medioevo europeo (Atti del Convegno dell'Accademia dei Lincei Roma
�ttob re 1984), Roma 1987 , pp. 167-69.
an La tradizione dell'angelologia medievale ebraica del Liber Raziel, era conosciuta
h
7o� f da Pietro, cfr. Federici Vescovini (a cura di) , Pietro d'Abano Il Lucidato;, cit., ?�·
veg c r· an che F. SECRET, Sur quelques traducttons du Se/er Razze!, « Revue des etudes JUI
}2
F�;• 8 0 969), ·p p. 223 -45 . Per l'angelologia cristiana medievale, cfr. B. DE MOTTONI
qui . ' a n �onaventura e la Scala di Giacobbe, Letture di angelologia, Napoli 1995 (si veda
!? P ant colare il Capitolo VII) .
in St In P articolare, il mio studio Stregoneria e magia cerimoniale nel XIII e XIV secolo,
1->at:�goneria e Streghe nell'Europa moderna, Atti del Convegno Internazionale a cura di
zia Castelli, Pacin
i, Pisa 1996, pp. 23 -47 .
3 64 Medioevo magico
45 Per un riesame sintetico di queste discussioni e una antologia dei testi degli a s_ ;
te
nomi arabi utilizzati da Pietro, mi si permetta di rinviare al mio studio Perspectives me t
vales sur /'astronomie ancienne: /'astronomie arabe du IXe au Xlle siècle et le tém�ig;::.
de Pierre de Padoue, in A. HASNAOUI, A. ELAMRANI JAMAL, M. Aouad (a cura di) ,
rs
spectives arabes et médiévales sur la tradition scientifique et philosophique grècq�e , Pe: r
to
e t
IMA, Lovanio-Parigi 1997, pp. 173-87, e della stessa, Gli astronomi arabi i Luet . 4
11
dubitabilium astronomiae di Pietro d'Abano, in Filosofia e scienza classica, arabo-lal! i
medievale e l'età moderna, Seminari internazionali, a cura di G. Federici Ve s cov i n
Fidem, Lovanio la Nuova 1999, pp. 29-42.
Pietro d'Abano tra scienza e magia 365
46
en d oli occulti e sovrannaturali • Del resto Pietro delle comete parla po
Jlhissimo e tutto rientra entro un quadro di spiegazione fisico-matemati
c S
a embra proprio che Pietro non ritenga che i cieli siano divini e che i lo
�o - corpi siano costituiti da una sostanza immateriale come la quinta es
senza che sprigioni spiriti e demoni. Infatti, se l'interpretazione religiosa
della cosmologia di Aristotele aveva diviso il cosmo in due parti, una ter
mondana, e l'altra celeste, spirituale e divina, sede del Paradiso dei
ren a e
b e ati, Pi etro non riconosce neppure la decima sfera teologica dell'Empi
reo, ch e dice è inutile e oziosa per un astronomo. Egli riporta pertanto i
cieli sul la terra, e con la sua concezione astronomico-astrologica dà una
sp i egaz ione della interazione tra uomo e astro, cielo e terra a livello natu
rale e fi sico, medico. Queste tesi rendono comprensibili le censure dei do
menicani in cui egli incorse e la sua ritrattazione del 13 15 47 •
Al di sopra dei cieli sta infatti Dio, creatore del tutto. Per questo il Pa
radiso non può avere una collocazione astronomica in una decima sfera.
Al di sotto di Dio si trova l'universo che comprende nove cieli, la terra e
l'uomo; i cieli, per volere di Dio, nutu Dei, reggono le vicende terrene .
Ma colui che sulla Terra è capace di tutto intendere e risolvere, sia negli
aspetti particolari, che in quelli universali, perché legge gli eventi parti
colari nei moti universali, è il filosofo medico-astrologo. Lo scienziato di
Pietro, con il suo sapere, parte dai principi della natura, li legge nella cor
rispondenza cielo-terra e quindi ritrova le leggi operative della realtà.
I:opus natura? è compreso e spiegato sulla base dei principi stessi del
la natura che il filosofo-medico-astrologo rintraccia secondo le regole
delle corrispondenze tra cielo e terra. Così l'opus natura? solo indiretta
m ente è spiegato come opus Creatoris, in quanto è inteso direttamente
corne op us natura? natura, ossia in sé. Si capisce da qui quanto la conce
zione della scienza di Pietro, applicata sia all'astronomia che alla medici
n a, si allontani da quella di quei teologizantes che vogliono spiegare la na
tura in rnodo simbolico e mistico, come prodotto diretto del Creatore
che la manifesta per simbola e vestigia e che opera con interventi mira
colosi e prodigiosi.
Pietro d'Abano rivendica al medico-filosofo-astrologo, quindi l'inter
retazione della natura, negandola a quella di quel teologo che espunge
fa
ragione dalla natura.
Può essere abbastanza comprensibile, quindi, la ragione delle sue
Persecuzioni da parte di quelle correnti teologizzanti ostili al razionali-
46
4
L . THORNDIKE, Latin Treatises on Comets between 1238 and 1 3 1 8, Chicago 1950 .
in I 7 Su ciò cfr. P. MARANGON, Per una revisione dell'interpretazione di Pietro d'Abano ,
cfr t Pensiero ereticale nella Marca Trevigiana e Venezia dal 1250 al 1300, cit., pp. 66 - 1 04;
. anche nota 28 cap. XIII .
366 Medioevo magico
smo filosofico che veniva sempre più prendendo piede alla fine del XI II
secolo in tutti i campi, come è testimoniato egregiamente dalle condan .
ne parigine; così può essere abbastanza facile intendere la difesa del C o.
mune di Padova di un cittadino così illustre e che delineava un ro.
P
gramma dottrinale conforme agli intenti politici e sociali della città . Il
Comune lo protesse e ne tutelò l'eredità, come ci è attestato dall'iscrizio.
ne posta pare nel 1420 sotto il suo busto collocato sulla porta del Salone
della Ragione: «Pietro d'Abano padovano, dottissimo di filosofia e di
medicina, per cui ebbe il nome di Conciliatore, espertissimo anch e di
astrologia da cadere in sospetto di magia, falsamente accusato di eresia
fu assolto»48 •
Infatti il programma di una scienza mundana 49 , di un sapere terreno
che non escludeva tuttavia la fede e le verità religiose, ben si poteva adat
tare con gli ideali del Comune di Padova e, poi, con le direttive dei Car
raresi volte ai commerci e alle professioni civili come quelle della medici
na e del diritto. Esso dovette realmente essere accolto dal Comune e il do
cumento più illustre ci sembra rappresentato dal Ciclo degli affreschi
astrologici che si trovano nella fascia superiore del Palazzo della Ragione.
Come è noto, il Palazzo della Ragione è sede del Podestà; è il Tribu
nale della città e serve ad altri compiti, come per esempio gli scambi com
merciali che si svolgevano in basso nelle gallerie. Sopra sta la dimora del
la legge, dei processi, dei giudici. Non si tratta dunque di una costruzio
ne sacra, chiesa o convento, ma laica, ed essa rispecchia la grandezza del
Comune. All'interno il Palazzo fu affrescato e la grande cavità si riempì
di un ciclo di immagini astrologiche che, come ci dimostrano alcun i do
cumenti, dovettero essere ispirate dalle teorie astrologiche di Pietro d'�
bano. Si tratta di un programma che invita a leggere gli eventi, terreni ,
individuali e particolari, quali le azioni buone o cattive degli uomini, nel
le immagini celesti dei 360 ascendenti che influenzano le nature, le p r�
fessioni e le azioni dell'uomo. Questa teoria degli ascendenti era stat� �Vl
luppata da Pietro un poco dappertutto nelle sue opere sia di med i clll a
che di astronomia, secondo le sue dottrine di fisiognomica.
È un richiamo della terra al cielo, secondo una dottrina che esp unge
fr s·
5o 1 veda ora il volume Padova ca"arese, a cura di O. Longo, Padova 2005 . Sugli af-
.
scb·chì del salone, cfr. il mio studio La teoria delle immagini di Pietro d'Abano e gli a/fre
1 4strolog
be b ici del Palazzo della Regione di Padova, in Naturwissenscha/t und Natur
A . :a achtung, Natu_r und Bildende Kunst vom 14 zum 1 6 Jahrhundert, a cura di W. Prinz,
0
e er,
sco uy st Weiheirn 1987 e «Labyrinthos», 1986, 9, (Firenze), pp. 50-75 , in cui ricostrui
Spi � 0 percorso. Cfr. anche G. MARIANI CANOVA, Duodecim celestia signa. . . , in A.M.
q
��� ed. : Il_ Palav.o della Ragione di Padova, Treviso 1998, pp. 26-61.
Que . u B1ag10 Pelacani da Parma si veda ora l'edizione critica della sua opera di logica,
con 0n es super tra ctatus logice Petri Hispani, a cura di ] . Biard, G. Federici Vescovini,
j1'
a collaborazione di O. Ri gnani e V. Sorge, Vrin, Parigi 200 1.
368 Medioevo magico
'
2 Cfr. nota 35 .
1 5 . .M agia, medicina e religione
<< Sigilli » cosiddetti arnaldiani
I
solo a ricordare che egli non desistette dalle sue profezie sul disastro del .
lo stato della Chiesa, e pare che oltre avere guarito il papa con il sigillo
del Leone si interessasse per conto del p_apa di procedimenti alchem ici
per fabbricare l'oro, di veleni e antidoti3 • E assai probabile che non fu er
P
queste attività che rientravano nelle conoscenze della medicina e farin a .
cologia del suo tempo, che egli fu formalmente condannato dall'In quisi
tore Nicolas Eymeric nel suo Directorium inquisitorum, sotto la rubrica
«Herejes condenados en los reinos de Aragon sin mandato expreso del
Papa»4 , contenente la lista delle proposizioni condannate, ma sicura
mente per le sue idee, assai più gravi per il potere papale, di riforma sp i
rituale della Chiesa5 che avevano indotto i suoi inquisitori a bruciare i
suoi scritti insieme a quelli di Pietro di Giovanni Olivi. È chiaro che tut
ta l'opera di Arnaldo risente di questo clima e l'interpretazione del testo
di terapia medica dei Sigilli può prestarsi bene a una lettura che lo con
danna come espressione di magia talismatica, di immagini ermetiche
necromantiche, in quel momento in cui le accuse di magia erano scam
bievoli, aggiungendosi così un elemento in più, quello di magia ermetica
necromantica, alle accuse di eresia religiosa.
A mio avviso questo testo sia o non sia redatto da lui (da qualche suo
discepolo come il nipote) , non è un'opera di magia ermetica destinativa
delle immagini astrologiche e si colloca nel contesto di una filosofia del
la medicina a carattere razionale (si veda qui il capitolo sull'occulto in
medicina, Capitolo IX).
Il testo tuttavia contiene un elemento in più rispetto alla terap ia me
dica e all'astrologica del tempo, ossia ha un carattere religioso cristiano
devozionale, molto accentuato. E anticipando le nostre conclusioni, n on
ci pare che abbia niente di magico necromantico qualora sia collocato ne!
contesto della pietà e della devozione di quel periodo: non con tiene ne
descrizioni di operazioni occulte per l'intervento di demoni astrali e�o
cati, né rituali di suffumigazioni come nella magia ermetico- astrolo gica .
Esamineremo quindi questo breve trattato per cercare di precisare
il contenuto: se magico destinativo necromantico, oppure di semp ce
suggestione «placebo».
a) Il «De sigillis»
Il De sigillis attribuito dalla tradizione ad Arnaldo di Villanova, fu p u��
blicato insieme agli altri suoi scritti per la prima volta nell' Opera otnn
r,za ldi a Lione nel 1504 e, successivamene condannato tra i suoi scritti
_A
eretici, scomparve dalle edizioni che seguirono.
Si tratta di una operetta discussa e controversa lungo i secoli, sia per
fin ne del suo contenuto, che per l'attribuzione: è veramente
l de izio
�'opera di magia? è opera di Arnaldo o è apocrifo?
En trambi i quesiti sono complessi e difficili, ma credo più il primo,
ella specificazione del suo contenuto (magia o meno) che il se
quello d
co n d o d ell'attribuzione al suo autore, poiché ci pone il compito di vede
re s e è co erente o meno con la dottrina generale di Arnaldo. Infatti esso
riguarda le relazioni tra medicina terapeutica, astrologia, magia e religio
ne. Come ho già osservato, le interpretazioni per quanto riguarda il Me
dioevo dei rapporti tra magia e astrologia, tra medicina e religione, sono
tutt'altro che concordi, anche per il pregiudizio contro i secoli cosiddet
ti bui e, a livello storiografico per l'estensione ai secoli anteriori, dei con
cetti di magia filosofica, magia «naturale»6 , superstizione popolare e
astrologia magico-cerimoniale (elaborati dai grandi filosofi del Rinasci
mento, come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola o Agrippa) che sto
6 Per un esame del problema, cfr. V. FERRONE COMPAGNI, Abracadabra. Le parole nel
la magia (Ficino, Pico, Agrippa), «Rivista di Estetica», 2002, 42, pp. 105-30; I. RosIER-CA·
TACH, La parole efficace, signe, rituel sacré, Seuil, Parigi 2004, che mette in luce l'impor
tanza del patto con il diavolo per definire la magia «naturale» di Guglielmo d'Alvernia
e lo scritto provocatorio di A. DE LIBERA, La /ace cachée du monde, «Critique», 2003,
LIX, pp . 430-48, volume interamente dedicato ai problemi della magia e del pensiero
�agico. S. GIRALT, nella prefazione alla sua edizione critica del De improbatione male/i
c�o�m di Arnaldo, osserva che la distinzione tra magia naturale e magia demoniaca è fa.
cile 1I1 teoria e difficile in pratica. A parer mio, il discorso deve essere rovesciato, nel sen
o ch
�t e è facile in pratica, poiché la descrizione delle operazioni in generale è comune
ranne il patto con il diavolo, che appartiene a una determinata corrente della tradizio
n cristi na),
� a ma difficile in teoria per la confusione introdotta tra filosofia, religione e
scienza, da F
icino e Pico, Agrippa, dovuta anche alle dottrine dei testi magici, ermetici
e
� �omantici anche anonimi (dr. l'opera edita da Richard Kieckhefer, forbidden Rites.
e ancer's Manual o/ the Fi/teenth Century, Pennsylvania 1997). E la teoria, che è
diffi.c?"om
eh ile da districare, perché dipende dalle commistioni delle diverse posizioni filosofi
e eligiose
e scientifiche astronomiche che si sono avute nei vari periodi storici. Per il
Me;if o ciò riguarda le correnti che l'attraversano: le platonico-agostiniane e poi neo
piat �
on c
l)j o i he, oppure quelle aristotelico-tomiste o meno; riguardava la credenza se i demo
tu :e no creature angeliche decadute e quindi superiori agli uomini comuni, oppure crea
na
la s turali ma non intermedie tra Dio e l'uomo, come riteneva il razionalista Vitelo nel
di:i opera De causa primaria poenitentiae in hominibus et de natura daemonum a cura
telo� asche�to, Giappichelli, Torino 1978, pp. 89- 132; a cura di }. Burchardt, in List w,·.
4 '. t
Pianet S u dia copernicana XIX, Breslavia 1979, pp. 161-214). Se poi i corpi celesti e i
luce e�non erano considerati animati o intelligenti ma corpi fisici che conferiscono solo
fis ic� ore e movimento, anche la loro influenza non era più magico-demoniaca, ma solo
·meccanica nat1,1rale.
372 Medioevo magico
cercando di chiarire in questo mio lavoro. Con l'opera di Marsilio Fic·
no, il concetto della magia filosofica dell'ermetismo, connesso con l 'idei
di una medicina naturale sì, ma magico-astrologica cerimoniale, si diffu�
se per l'Europa e colorò quasi tutte le interpretazioni mediche an t erio rj
riguardanti il Medioevo. Infatti, anche Marsilio Ficino7 tratta delle p rati
che terapeutiche protettive e guaritive degli amuleti e delle medagliette
in senso filosofico magico-ermetico, e questa è stata una delle inte rp reta'.
zioni più correnti del contenuto dei sigilli attribuiti ad Arnaldo che con.
cernono la fabbricazione di essi. Ma si tratta di questo? I sigilli arn al dia
ni sono di ispirazione astrologica magico-ermetica cerimoniale evo c atori
degli spiriti dei pianeti, attraverso la loro effigie ( o immagine) scolp ita nel
sigillo, da invocare per ottenere i benefici richiesti?
Il discorso sulla astrologia «naturale» tra Medioevo e Rinascimento
che investe anche la medicina se fisico-naturale o solo demoniaca so '.
vrannaturale, sarebbe troppo lungo, per cui adesso rinvio al Capitolo IX
e toccherò l'argomento solo in modo molto sintetico e indiretto.
b) Problemi della definizione del contenuto del «De sigillis»
Nicolas Weill-Parot, nell'esame di un altro testo8 attribuito ad Arnal do ,
ne ha escluso l'attribuzione, oltre che per la datazione tarda delle copie
manoscritte da lui esaminate, per il contenuto a suo avviso di magia
astrologica ermetica destinativa di evocazione degli spiriti delle imm agi
ni dei pianeti e dei segni, chiaramente a suo avviso dipendente da un pas
so del manuale di magia filosofica cerimoniale ermetica arabo-latina,
Picatrix II, 12. Ma non si tratta delle copie da me studiate (cfr. Appen di
ce III).
Un interrogativo da porsi confrontando i sigilli attribuiti ad Arnaldo,
con quelli di Picatrix, è se il testo di cui si discute sia a carattere preva·
lentemente astrologico cerimoniale, in altri termini, se le immagin i as t ro ·
logiche dei segni, dei pianeti e dei loro aspetti siano introdotti sec on do
CENTINI, I. PARRI, V. FERRONE COMPAGNI (a cura di), Hermetism /rom Late Antiquity e
0
'
·
Humanism (La tradizione ermetica dal mondo tardo-antico all Umanesimo, Atti v
k�
del C on
gno internazionale di studi, Napoli, 20-24 novembre 2001, Brepols, Turnhout , 2 0?t
613-20; in particolare, N. WEILL-PAROT, Les images astrologiques au Moyen-tige et_ a G.
naissance, Champion, Parigi 2002, pp. 643-708; si veda anche la mia interpre_tazio nep o
/
�ERICI VESCOVINI: I.:espr�ssività del cielo d�_ Mars�lio Ficino, _Lo zodiaco medieva le e 1 1 1 .
tino, «Bochumer philosophischesJahrbuch fiir Antike und M1ttdalter», I, 1996,_ P P ·
Vgo
26, e in modo più esteso Marsilio Ficino e lo spirito celeste, «Annali della Fond�zione i4·
n
Spirito », 1993, 5, pp. 7 1-90. Cfr. anche J.P. COULIANO, Magia spirituale e magi a demo
ca nel Rinascimento, «Rivista di storia e letteratura rdigiosa», 198 1, 17, pp. 36 0-4 6 8 ·
8
WEILL PAROT, Les images, cit., pp. 477-96, i n particolare, p. 492.
Magia, medicina e religione 373
t
I �0ual0 giunzioni, le opposizioni, in modo dettagliato, sotto l'influenza del
i si devono compiere le operazioni di costruzione del sigillo, op
e l ontenuto prevalente dei sigilli sia altra cosa. Come sappiamo l'u
ei c
pllr erapeutico dei sigilli in medicina in quegli anni, a Montpellier so
s� t u
att tto, non era applicato solo da Arnaldo di Villanova, ma anche dal
famoso medico Bernardo de Gordon, oltre che da alcuni medici ebrei,
a p artire �alla se onda metà del secolo XIII, da Guido de Caulico e,
giàI al a, da Pietro d�Abano.
in i t
Mentre Pietro d'Abano tratta dell'uso terapeutico dei sigilli, soprat
mtto del Leone e dello Scorpione, ma non ci ha lasciato nessun trattato
al proposito, a Bernardo de Gordon, è attribuito un «Tractatus magistri
Bemardi de Gordon ad faciendum sigilla et imagines contra infirmitates
diversas»9 • Un breve confronto tra i due testi ci permette di individuare
Ja differenza tra i sigilli arnaldiani e quelli di Bernardo; prendiamo ad
10
esempio il segno della Bilancia : come è dato constatare in questo segno
come negli altri, sono descritte le /acies, cioè la raffigurazione delle im
magini astrologiche del segno ascendente, cioè nelle medaglie deve esse
re inciso secondo Bernardo la figura del segno che è di «hominis haben
tis duo manus, tenentis in manibus dextra libram et in sinistra librum».
Come si può leggere (cfr. Appendice III), nel testo arnaldiano si presen
ta la descrizione dell'immagine di un solo segno da incidere, che è quel
lo della Bilancia appunto, ma non si trova più la descrizione dell'imma
gine del segno per le incisioni degli altri undici segni. Quella della Bilan
cia poi è diversa dalla immagine del testo di Bernardo, perché in questo
s� accompagna a regole precise di posizione del segno solare della Bilan
cia , che deve essere «existente in prima facie» 1 1 , Venere non deve essere
9 l tes
I to è collocato tra le opere non datate e spurie da L.E. DEMAITRE, Doctor Ber
n ,J de Gordon Professor and Practitioner, Pontificai lnstitute of Mediaeval Studies, To
a
;��to 1980, pp. 96-97, su due mss: Vienna, Biblioteca Nazionale, 3162, sec. XV, f. 239r
r, e Wiesbaden, B ms 79, an no 1 5 18- 1 520, ff. 54v-56r; J. SHATZMILLER, In Search o/
th oo o
40; � B k f Figures» , «Association of Jewish Studies Review», 1982- 1 983, 78, pp. 383-
10 Rin VIam o per il testo attribuito a Bernardo all'edizione di Demaitre, op. cit. , nota
1 33
CUi ' P 98, fo rnendo solo le prime righe del testo: «Libra est signum aureum masculinum
nis us f"tgura sit homo habens libram in manibus suis. Et subvenit egritudini matricis, spie
e
bu � st0machi, fiat ergo impressio hominis habentis 2° [duo] manus, tenentis in mani
s e t a co
Sole . ic � [ "ige] libram et in sinistra librum eeconverso. Fiat ex quocumque metallo
lllen� Lib�a ��istente in prima facie ipsius et non sit Venus retrograda et Luna sit in aug
O
alite et s1 stt m Libra erit valde bonum: fiat quoque in die et bora Solis tan tum et non
cu
� : Pr ti�do, vel alter fiat impressio secundum quod dixit Enoch . . .». Da qui si
non e� ' a �es_c�1z_ione precisa degli as petti, come la precisione del giorno e dell'ora, che
1 1 e nei sigilli arnaldi ani.
C fr. nota precedente.
374 Medioevo magico
12 D. PINGREE, Al-Tabari on the Prayers to the Planets, «Bulletin d'Études o rien tales
(Sciences occultes et Islam)», tome XLIV, 1992, pp. 105-12.
1 3 P. ZAMBELLI, The «Speculum astronomiae » and its Enigma. A strology, Theo/o
and Science in Albertus Magnus and his Contemporaries, Dordrecht-Bosto n 1997 ; A . ' s
pf
t,
RAVICINI BAGLIANI, Le «Speculum astronomiae», une énigme? Enquete sur les ma n �s7 e
ar
Micrologus Library 6, Sismel, Edizioni del Galluzzo, Firenze 2001, in p a rtico
pp. 158-60.
1 4 Le suffumigazioni sono di rito in questi libri, cfr. V. FERRONE CoM�AG N I , u;� fon·
te ermetica, il «Liber orationum planetarum», «Bruniana e Campanellia na »,
pp. 189-97, in particolare p. 197, Su/lumigatio lunae. J. SHATZMILLER, In Sea rc: �ga·
i l 7
, /ihe
,
«Book o/ Figures» cit., p. 392, rileva come ho osservato anch'io che queste s u� pifl·
zioni sono del tutto assenti nei Sigilli arnaldiani. In particolare Picatrix, a cura di D · e ·
op
gree, si veda p. 319 sotto la voce sul/umigacio, su/fumigare. La sul/umigatio è la t erz a ziolli
razione da compiersi nella definizione di scienza magica , che comprend e tr e op e ra
per essere perfetta tra cui la sul/umigatio (Picatrix II, 5, ed. cit., p. 46).
Magia, medicina e religione 375
n c
ardinale come la Bilancia - mese di settembre-ottobre. Quindi gli
seeg �nti astrologici dei sigilli arnaldiani sono 1) il nome del mese con il
el tn 2 ) l' ordine della successione dei segni, che non segue corretta
0
segflt; l' ordine dei mesi, perché la Bilancia viene dopo l'Ariete, anziché
rforo (fattore distintivo che ha fatto meravigliare gli interpreti), questo
e ché,
secon do le nozioni elementari di astrologia fisico-naturale, l'A
� e�e e la Bilancia sono segni opposti privilegiati perché cardinali, in
ri
anto dall 'uno inizia l'anno con l'equinozio di primavera e con l'altro
��uino zio, l'autunno. lnol_tre, 3) secondo le_ convinzioni della medicina
astrologica del tempo, a ciascun segno corrispondeva un organo con le
sue p atologie, e quindi vi è applicata la dottrina della melotesia zodiaca
le . L a medicina di Arnaldo era fondata come quasi tutta la medicina del
tempo, su principi di astrologia naturale dipendente dalle dottrine del
Quadripartito di Tolomeo e del Centiloquio pseudo-tolemaico nel com
m ento di Alì. Nell'opera di Arnaldo si hanno affermazioni di principio
dell' utilità delle conoscenze dell'astrologia e del quadrivio, nei passi del
le opere di sicura attribuzione in cui espone la sua enciclopedia del sa
pere, anche in testi di carattere religioso-teologico come il De semine
scrip turarum, là dove definisce il compito dell'astrologus, insieme alle al
tre discipline del quadrivio; pertanto, anche se la critica non è sicura del
!' attribuzione ad Arnaldo di diverse operette di medicina astrologica che
circolarono sotto il suo nome, è innegabile che i fondamenti teorici del
la sua medicina erano collegati all'idea di una influenza dei cieli e si tro
vano esposti nelle sue opere di medicina di sicura attribuzione.
Nella Reportatio super « Vita brevis» abbiamo una attestazione impor
tante dei legami strettissimi tra le discipline scientifiche e la conoscenza
s uperiore del governo del mondo di Dio altissimo, degli angeli spirituali
e del loro ordine, dove il nesso tra astrologia e ordine celeste è dichiara
to espressamente, così come nel De semine scripturarum 1 5 • Nell'altra sua
o er , e p
� � D arte operativa, è esposta l'idea, accettata e articolata in modo
Plu ncco da Pietro d'Abano, che i cieli agiscono al di fuori delle qualità
1
5 A
focu . · DE VILLANOVA, Introductio in librum {]oachim] De semine scripturarum, Al-
(A.v;;,:;per significatione nominis «Thetragrammaton », in Opera Theologica omnia
1 1 6_ 1 ,0) III, a cura di J. Perarnau, lnstitut d'Estudis Catalans, Barcelona 2004, pp.
t i11s te7 · L astrologia è una delle scienze del quadrivio che permette di conoscere « rota to
hic inporis seculi .huius [ ...] Hic astrologus metitur corporum sfericorum dimensiones,
sa1�� narium sferarum visibilitus signis enumerat [ .. . ] eclipses luminarium previdet et
to
la e Il 0 0? sine misterio coniecturare futura» (op. cit. , p. 116); da questo passo è chiara
d' A.bn cezio_ne �stronomico-fisica dell'astrologia di Arnaldo, comune anche a Pietro
tifen:o, d i cui condivide il carattere di previsione congetturale, senza nessun possibile
cj P a 1to a una astrologia magico-ermetica. E questa visione astrologica del De semine
re a stessa dei Sigilli. Per una possibile collocazione cronologica del De sigillis
376 Medioevo magico
all'interno della successione delle opere di Arnaldo, sappiamo che la discussione è aper•
ta, per cui tanto più ipotetica è la certezza di poter stabilire in che periodo Arn aldo po
trebbe averla redatta: dai riferimenti al De parte operativa, alla Reportatio super « Vita bre
vis », alle Parabole, che paiono sviluppare le medesime idee contenute nei Sigilli, all'Al
locutio super significa/ione nominis ecc., si potrebbe avanzare l'idea che quest a operett�
fosse completata alla fine della carriera a Montpellier, che non avesse avuto il tempo di
prepararla per la pubblicazione e la circolazione, come è successo per le altre opere, eh�
invece sono state sopravvissute in molte copie. Potrebbe essere stata redatta intorno agli
anni 1300- 130 1, dopo il successo della guarigione di Bonifacio VIII per l'applica zione
del sigillo del Leone: «Arnaldus modo mense iulii preterito dum sol esser in sign o �
nis fecit quemdam denarium et quoddam bracale pape, que cum portaret, malum ! api i5
amodo non sentiret» (H. FINKE, Aus dem Tagen Boni/ax VIII, Monaco 1902 , P · � ·
Non se ne sarebbe più occupato lasciando opere incomplete come il De parte op erar: •
tutto teso a difendersi dai suoi nemici. Cfr. M. McVAUGH, Chemical Medicin e in th e
dica! Writings o/ Arnau de Vilanova, II Trobada internacional d'Estudis sobre Arn ad o
d�
Vilanova, Barcelona, 30 settembre - 3 ottobre 2004, Barcellona 2004, pp. 1 -24 e
ell
In questi passi, che sono stati interpretati anche in senso magico, Ar
1 rim ane a mio avviso, nell'ambito della fisica astronomica dei corpi
11 doc superiori che influiscono sugli inferiori, ossia in una visione di
es i
ce ologia medica fisico-naturale e non magico-ermetica 1 8 , bensì aristote-
��:-galenic�, �e�ta dall'ordine superiore 1i Dio, �ommo Bene.
li Questi s1gill1, dunque, se hanno un mnegabile aspetto astrologico,
da questo punto di vista assai generici, perché privi della de
app aiono
zi o ne delle immagini degli aspetti planetari, che è invece prevalente
s�ri gilli della magia ermetica. Dal punto di vista della farmacologia, non
i si
�acchiudono sostanze medicinali magiche, erbe o polveri o altro, e non
vi si prescrivono operazioni di suffumigazione, incensi, soprattutto non
n ocano gli spiriti dei pianeti o dei segni, come nei sigilli astrologici
si i v
ermetico-magici di Picatrix attraverso la costruzione delle loro immagini.
Soltanto per il sigillo della Vergine e dello Scorpione si fa accenno al fat
to che in essi siano sigillati dei medicinali.
Sempre rimanendo nell'ambito della discussione, se questi sigilli sia
no riferibili alle immagini astrologiche della magia ermetica medievale
arab a di Picatrix, occorre rilevare un altro aspetto astronomico che lo
escluderebbe.
Abbiamo sostenuto che i segni esprimono i mesi e il segno dell'Arie
te l'inizio dell'anno che l'astrologia tolemaica medievale faceva coincide-
18
Ha pesato per l'interpretazione in senso magico della virtus occulta di Arnaldo l'in
terp retazione di Agripp a , che proprio anche a lui e a Pietro d'Abano si richiama , per cui
�ali ��ù la cui causa è la tente dipenderebbero dalle idee della mente divina, trasmesse
all anuna del mondo che imprime le loro proprietà tramite le immagini celesti. C.
�GRIPPA, De occulta philosophia, libri tres, a cura di V. Ferrone Comp agni, Brill, Leida
' 92 , , cap. X, pp. 105 - 107 : «Nam heae virtutes [occulta e] quia multum formales sunt,
1deo cIu
m minima ma teria plurirnum possunt; elementalia autem virtus quia materialis
U
:• t multum a gat, multam etiam desiderat materiam. Vocantur autem proprietates oc
tae, q
g re . uia causa eorum la tentes sunt, ita quod non potest humanus intellectus investi
� » _Nel capitolo seguente (lib. I, cap. XI, pp. 108- 11), spiega come tali «virtutes oc
racj�� infun duntur in rerum speciebus ab ideis per ra tiones animae mundi stell arumque
e
ll)u::
u s et guae res hac virtute ma gis abundant». È la dottrin a rifiutata espressamente da
Piei ,
d Ab ano, mentre secondo Agrippa quante sono le «rationes seminales in anima
Vit sib • � • tant� sono le idee nella mente divina, per cui: «quibus ipsa rationibus a edifica
ita u I II} c?dis ultra stellas etiam figuras impressitque hiis omnibus proprieta tes. Ab bis
itaqUt stelli�, figures ac omnes specierum inferiorum virtutes et proprieta tes dependent,
e
llit sib�ua�lib � _ species habeat figuram celestem sibi convenientem, ex qua etiam prove
Jlrop rj1 m ira�ilts potestas in operando, qualem per ra tionem anime mundi seminalem
di un aarn a� idea sua suscipit dotem». Pertanto, le idee non sono causae dirette, essendo
dern ;nun
1< sUnt s�ec�e qualunque, ma causa di una virtù qualunque che inerisce a tale specie,
ideae non modo causae cuiusque virtutis quae tali species inest [... ] Quae qui
lllentj cll�es _ [occult ae] sunt idearum opera tiones» (op. cit. , pp. 107- 108) . Per i riferi-
gnpp a ad Ai:naldo, dr. AGRIPPA, De occulta, cit. pp. 70 e 111.
378 Medioevo magico
re con l'entrata del Sole nel grado zero dell'Ariete. Nei Sigilli a rnal dia
l'inizio dell'anno definito nell'equinozio di primavera, viene fi s s at n,,
condo _le procedure dei calendari litu�gici che s�gui�ano le regol e d� �e
lendario romano per Kalendas ( da cm calendario) diversament e d ai t a:
esti
canonici di astrologia.
Pertanto, l'inizio dell'operazione dell'incisione del sigillo d ell ' Ari
è descritto con il Sole che entra nell'Ariete secondo il calendario litut•e
co-rom_ano, e così il 15 die ante Calende di_ a pr�e, che corrisponderebf�
,
al 13 d1 marzo. Dunque, 1 autore del De szgzllzs segue una datazione e .
clesiastico-liturgica convenzionale e non astrologica del momento elet�
vo di costruzione del sigillo 19 •
c) L'importanza della devozione e delle preghiere cristiane per l' efficacia
dei sigilli
Dopo aver sottolineato l'aspetto secondario riguardante le notazioni
astrologiche (che quindi non permetterebbero di includere il tes to nella
tradizione di magia ermetico-astrologica medievale che hanno una tipo
logia ben caratterizzata) , si tratta di individuare da quale altra convin
zione dipenderebbe l'efficacia di questa terapia delle medagliette.
E qui entriamo a esaminare l'aspetto di devozione religiosa che deve
accompagnare l'impiego terapeutico di questi sigilli. Infatti un carattere
che colpisce subito il lettore, è il tono religioso e devozionale dell e invo
cazioni e delle parole che devono essere proferite e quindi incise nel di
ritto e nel rovescio, nell'orlo esterno e nel centro del sigillo.
Queste espressioni religiose non si trovano né nei Sigilli attribuiti �
Bernardo de Gordon, né in Picatrix, né owiamente nel Libro delle dodi
ci figure, utilizzato da quei medici ebrei di Montpellier che applicavano
questa terapia20 • • .
Come può riscontrare il lettore, il testo indica minuziosame n te il_ �
tuale che presiede alla confezione dei dodici amuleti per i dodici mesi �
metalli preziosi, d'oro per lo più e di argento, che portano su un a faccia
di
1 9 Ringrazio Emmanuel Poulle per questo chiarimento, in particolare la recen st�to-
E. POULLE a A. BoRST, Die Karolingische Kalenda"e/orm, Hannover 19 88, « 1
thèque de l'École des chartes», 2003, 161, pp. 694-70 1. . del·
2° Cfr.J. SHATZMILLER, In Search, cit., pp. 383-406, che ricostruisce questa p ra�ic: asar
la terapia medica delle scuole ebraiche di Montpellier confrontando il Su rot shn etff 94v
mazzalot » (Le figure dei dodici segni) del ms Cambridge University, Add. 17 4 , � ell�
u
97v), con la citazione di Abba Mari, il Trattato dei Sigilli di Bernardo de Go:do;b M�
dei Sigilli arnaldiani e Picatrix, nella controversia che appare nella letter di A a
a
Ut
i cO di
di Montpellier (1300) a Rabbi Salomon ben Adret di Barcellona sull'uso ter ap � ,atiO
questi sigilli. Cfr. in particola re D. SCHWARTZ, La magie astrale dans la pensée ;utVe
naliste, cit., pp. 32-55.
Magia, medicina e religione 379
ura del segno (di cui non è descritta l'immagine, come nei sigilli er
l!i figd ), tranne che per il segno della Bilancia (che però è generica e di
ti
me a da quella di Bernard de Gordon, come abbiamo accennato prima).
r
r s: è in fatti assente negli altri undici segni, mentre tutte le altre incisio-
� 000 ugualmente di carattere religioso riguardanti per lo più il Nuovo
�e!t arnento, i nomi dei santi e degli angeli in ebraico, e alcune lettere del
rn di Dio il Thetragrammaton di Jahvé: ]oth, Van (Vau), Heth.
o e
n L' artista deve profferire un certo numero di invocazioni, mentre la-
ora il metallo, che sono delle espressioni importanti dei Vangeli e dei
:ersetti dei Salmi (per l'Ariete, Salmo 8; Toro, Salmo 19 ( 1 8); Gemelli,
silino 7; Cancro, Salmo 9; Leone, Salmo 43 (42); Vergine, Salmo 44 (43 );
Bilan cia, Salmo 27 (26); Scorpione, Salmo 57 (56); Sagittario, Salmo 59
(58 ) ; Capricorno, Salmo 70 (69); Acquario, Salmo 80 (79); Pesci, Salmo
13 2 ( 1 3 1 ). La prima invocazione è sempre rivolta a Dio, «In nomine Dei
vivi Patris domini nostri Jhesus Christi», a cui segue il versetto di un
Salmo. Segue la descrizione delle incisioni che da un lato deve portare la
figura del segno che non è descritto, e nella circonferenza il nome di una
tribù d'Israele; nel rovescio sulla circonferenza una formula religiosa del
Vangelo, e al centro il nome di un santo cristiano e di un angelo ebraico.
Pertan to, tutto intorno nella circonferenza, nel rovescio, devono essere
incise espressioni centrali dei Vangeli, come per l'Ariete: «Verbum caro
factum est et habitabit in nobis», oppure «Consummatum est» per la Bi
lan cia. In tal modo si invoca sempre Dio in tutti i dodici sigilli, «Domi
ne Deus qui semper fuit», con formule religiose canoniche del Nuovo
Testamento, insieme ad alcuni Salmi.
�evono essere incise poi le lettere dell'alfabeto ebraico, che esprimo
no il Thetragrammaton:Joth, Heth, Van (Vau), Heth, di cui si tratta este
s�ente nell'Allocutio super signi/icatione nominis « Thetragrammaton »,
(�amente in un contesto ben diverso21 ; dei motti: Salus (Gemelli), Vita
an cro), P
A.rahel, t _ ax (Scorpione); sono incisi i nomi delle tribù di Israele:
nbù diJuda (Ariete), Giuseppe (Toro) ecc., e i nomi di santi cri-
1
tre ;eCfr Allocutio, cit., dove riduce il nome del Thetragrammaton di quattro lettere a
.
stian �Prirn�re la Trinità. Il Thetragrammaton rivela il mistero dell'Incarnazione cri-
r
3
49 e ; °tn e rileva PERARNAU nell'introduzione alla sua edizione dell'Allocutio, cit. , pp.
to Run' Arnaldo do,veva essere stato introdotto all'alfabeto ebraico dall'ebreo converti
�� In°� Mani ; cfr. J .M. MARCH, Ramon Marti y la seva Explanatio simboli Apostolo
tur � �ltu t d' Estudis Catalans, Barcellona 1908, pp. 443-96. Scrive Arnaldo: « Cum igi
teinprl e tem poris hebrayca lingua precedat latinam, in acceptione Sacre Scripture con
he: �u � prim o figuras litterales quibus in hebreo scribitur illud nomen. Sunt autem
'-'iain.0 ' ' id est yod, he, vau, he>> (Allocutio , ed cit. , p. 15 1). Ora, nei nostri sigilli ritro-
queste lettere.
380 Medioevo magico
stiani e di angeli ebraici: sant' Andrea Turiel per i Gemelli, Cherub ieJ
san
Giovanni per il Cancro, ecc.
Dopo la formulazione delle preghiere e la descrizione delle i ncisio
sul diritto del segno con il nome del reggitore delle Tribù d'I s r a ele ni
ne
rovescio sono incisi i versetti del Nuovo Testamento nella circon fer;n }
z
e i nomi dei santi cristiani e gli angeli ebraici al centro. Segue l a desc �,
zione dell'azione terapeutica dei Sigilli, i quali in generale non solo p rn:
servano dalle malattie tipich e di ciascun segno, ma tengono lo n t a ni rn�
e disgrazie, sia fisiche che morali, che sono dovuti ai luogh i, all e ternpe .
ste, ai pericoli dei viaggi e ai peccati mortali, come la lussuria. Non si fa
cenno alla invocazione degli spiriti dei pianeti di ciascun segno, e solo
dei due segni cardinali, ch e sono gli equinoziali, cioè l'Ariete e l a Bilan .
eia, si fa menzione del fatto ch e tali medaglie tengono lontani tutti i de
moni. Sono anche i due sigilli ch e conferiscono qualità morali perché
preserva dai peccati gravi l'Ariete e conferisce onestà, sapienza e bontà
la Bilancia . .
Se si mette a confronto questo testo di Arnaldo con quello attribuito
a Bernardo o di Picatrix, e si esaminano attentamente, si rileva che nel te
sto attribuito a Bernardo e che è stato accostato alla tradizione terapeu
tica ebraica di Montpellier, risalente al Libro delle dodicifigure, che a sua
volta ha come fonte comune il testo di Picatrix Il, 12 (come crediamo ab
bia dimostrato Shatzmiller), non si trova ovviamente alcuna d i q ueste
preghiere cristiane, né citazioni di salmi, né invocazioni al Re dento re
Gesù, mentre si trovano descrizioni dettagliate delle immagini as trologi
che, degli aspetti con i riti di suffumigazione. Pare innegabile da una let
tura dei Sigilli arnaldiani la disposizione religiosa e devozionale che deve
presiedere alla fabbricazione di queste medagliette che devono p o rta re
incisi i nomi di Dio Salvatore, formule del Nuovo Testamento , d evo�o
essere accompagnate da recitazioni di Salmi, e richiamarsi all a d evozio
ne dei santi. L'autore è certamente un medico cristiano, molto d ev�� •
che conosce il Nuovo e il Vecch io Testamento, le lettere della ca a
ebraica e i nomi dei santi anche in ebraico e per molti aspetti ess o ha ���
noscenze molto vicine a quelle dell'Allocutio super signz/ication e nomznt
« Thetragrammaton ».
o5 8
A che servono questi sigilli? Sono terapeutici in quale senso , ?a c li
guariscono? Sono evocativi di demoni o spiriti da un lato o dall alt:0 •
cacciano? sono esorcistici?, agiscono per qualità occulte che son o d e_ ofl
e
rt• 1 ,
22 Cfr. TOMMASO D'AQUINO, Summa theologiae, Bologna 1985, Il-II, q u . 92 a
p. 291, e qu. 95, artt. 4-6, pp. 317 -25.
Magia, medicina e religione 381
und Oneiromantie, «Archiv fiir Geschichte der Medizin», 5, 1911, pp. 88- 115 ,
_ _ ifd -
to in Medizin und Kultur, F. Enke, Stoccarda 1938, pp. 150-72. Su Bomfac1o_ v� diflsli
r 0r�
A. PARAVICINI BAGLIANI, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi, 1992. «De quo dtct t c a\111 111·
mirati fuerunt tum de magistro qui se talibus immiscebat et de papa qu�m od�I ) .
lia publicare vd etiam sustineri» (FrNKE, Aus den Tagen Boni/ax VIII, c1t. , P ·
Magia, medicina e religione 3 83
daij� � a !ettura del testo, non pare che l'efficacia d�a terapia di� enda
zio VJ.nu del metallo, che viene lavorato quanto pmttosto dalla mten
è �etevozionalè al Salvatore, nel momento particolare astrologico, che
q
cor/ 0 d ell'inizio del mese, in cui viene forgiato e in conseguenza della
1
così ;P o ndenza tra segno e organo secondo la melotesia astrologica. Se
forre o s se, ossia dipendesse dalla virtù del metallo, il testo avrebbe una
co n notazione_ magico-alchemica. Sono assai contestate le attribu-
384 Medioevo magico
2
' M. PEREIRA, Arnaldo di Villanova e l'alchimia . Un'indagine preliminare, in IJ::
RARNÀU (a cura di), Actes de la I Trobada lnternacional d'Estudis sobre A rna u de �
nova, lnstitut d'Estudis Catalans II, Barcellona 1995, pp. 95- 174; e S. MATION, He'";;:
dans la littérature alchimique médiévale, in Hermetism, cit., pp. 643-44; J.A. P� N !AG :
Notas intorno a los escntos de alchimia atribudos a Arnau de Vilanova, Artes grafi cas
, Ma
drid 1958, in Estudios y notas sabra Arnau de Vilanova, cit., pp. 56-57.
26 De vinis, in Opera omnia, Basilea 1585, ff. 263h-264a; su questa ci tazion e , ef Ja
, e
M·
nota di PANIAGUA, Estudios y notas sobre Arnau de Vilanova, cit., p. 67, e J. ZrEG LER
dicine and Religion c. 1300, cit., p. 40.
27
t
il' s se·
«In omni enim hora influunt partes orbis aliam et aliam virtutem gener a? b ua re·
cundum quod requirit figura orbis determinata per oroscopum vel ascenden s in . 0;9 jp ·
lata ad generabile vel generatum quecumque sit, sed tamen virtutem quam_ su p erldfni.Pi·
fluunt non suscipiunt nisi corpora disposita vel solum per agentia natu raha v e! a rieta·
culo artis, ut ex parte quadam individua cuiuslibet species acquirunt aliqu am p r � Lio•
o
tem que ceteris eiusdem species non convenit» (De parte operativa in Opera o i mn
ne, 1532, fol. 127ra).
Magia, medicina e religione 385
zione alla concezione di medicina fisico-astrologica esposta nelle al
relas opere, per cui ai nativi di ogni segno o mese corrisponde un or
ue
tre o n le malattie connesse a questo. L'amuleto agirebbe secondo la
O c
g� tesia zodiacale, ossia secondo la corrispondenza del mese del nativo
o
!ll: il gno celeste che infonde la sua qualità terapeutica specifica che
co i se amo, nel metallo stesso per la guarigione del malato nato nel
i gnori
�:gno corrisp�n�e? t�. Pertanto una sp_iegazione dell'_i�ea dell'efficaci�
dei sigilli, potrebbe essere mclusa nella vlSlone generale di
terapeutica
!lle dicin a astrologica naturale, che sappiamo da alcune sue opere di si
28
cura attribuzione , che Arnaldo condivideva, per cui dipenderebbe dal
l'influsso fisico del pianeta, 29 •
di cui ignoriamo le caratteristiche e che sa
rebbe una forma specifica
28 f . nota
�� 15. Delle numerose copie manoscritte che attribuiscono ad Arnaldo testi
di medicma astrologica,
ancora non è chiara la loro attribuzione. Sebastian Giralt ne fa
�o spoglio espungendone molti, tra cui quello da De iudiciis astronomie che ebbe larg·a
rt�lazi?ne : S. GIRALT, Medicina, astrologia en el Corpus arnaldià, «Dynamis, Acta Hisp.
e ; Sc1. ist. li.», 2006, 26,
2 u H pp. 15-38, in particolare p. 34.
S lla forma specifica di Arnaldo messa in relazione con la dottrina di Avicenna, cfr.
DRAE
in!
su etA�Ts, La virtus universalis, cit., pp. 161-64, e M. McVaugh nell'introduzione alla
zione degli Aphorismi de gradibus di Arnaldo, che è stato uno dei primi a mettere
A.rn��come �uesta dottrina derivi da un passo di Avicenna (M. McVAUGH (a cura di),
1 1 5 _ . de Villanova, Aphorismi de gradibus, in Opera omnia, II, Barcelona 1975, pp.
c411 2 l , cfr. anche Z�GLER, Medicine an religion, cit., p. 247), e ora M. McVAUGH, «In
ia t4�0� e� » in late Medieval Surgery, in Ratio et Superstitio, Essays in honor of Graziel
F
ioo� erici Vescovini, Fidem, (Textes et études du Moyen age, 24), Brepols, Turnhout
'ep,�:
3� P p. 33 4-3 5. Cfr. qui cap. IX.
Ctiti Ringrazio Sebastian Giralt che ha messo a mia disposizione la sua recente edizione
del De imp robatione male/iciorum: Arnaldi Opera medica omnia VII, Epistula de
4ctone ntgromantice /icciones (de improbatione male/iciorum), Bar ellona 2004 .
c
3 86 Medioevo magico
3 1 Dall'Aforisma II, 32 a II, 4 1 Arnaldo sviluppa questa idea della differenza de�a v!:
tus communis, rispetto alla virtus propria, cfr. ARNALDI DE VILLANOVA, Opera medtca 0
nia VI, 2, pp. 6 1 -63 . . U
32 In particolare, M. McVAUGH, ARNALDI DE VILLANOVA, Opera medica 0':1nti'su,'.
Aphorismi de gradibus, cit., pp. 1 15-2 1 , e dello stesso Incantationes in La te MedteV
4
gery, cit., pp. 333-34. r
33 Cfr. S. GIRALT, De improbatione maleftciorum, ed. cit., pp. 3 07 ss. La v!rt . u. fo ·
� vir
ma specifica è distinta in quella comune a tutti gli individui di una stessa spe cie e � JII ·
o
tus o forma specifica propria, che è quella che risulta in un individuo dall a s u � divi
plessione accidentale: ossia è una forma che è propria accidentalmente di q� �b 9 o ell
duo perché non l'hanno per esempio tutti gli altri individui di quella me de sim a e pCO
to
pietra (De parte operativa in Opera Arnaldi, Lione 1520, f. 127ra). Cfr. su qu e� _ cit-,
s 1 0
blema McVAUGH , Incantationes in Late Medieval Surgery, in Ratio et u r 1 1 ' s p e 1
pp. 334-35 .
Magia, medicina e religione 3 87
'4 Come chiaramente spiega nel Lucidator dubitabilium astronomiae (astrologiae), Pie
ro d'Abano distingue le immagini astronomiche da quelle magiche e necromantiche. In
fatti, secondo la teoria delle «elezioni» dell'immagine del Cielo del momento più favo
revole a una impresa qualunque, ad essa è subordinata la scienza delle immagini astro
nomico-astrologiche ma anche magiche secondo quanto ne hanno scritto (afferma Pietro
d 'Abano) Tolomeo, T hebit, e Zahel nel libro dei Sigilli (Lucidator dubitabilium astrono
miae, diff. I, propter primum, ed. G. Federici Vescovini, Padova 1988, p. 117). Questi
maghi intendono rendere onesta la loro disciplina sottomettendola all'astronomia, «ut
honestentur et defendantur imagines necromantie ac potius malefice, characteres sigillo
rum et que invocationes demonum etiam sive angelorum in earum expetunt structura
suffumigationibusque aromaticis vel fetidis suffumigare. Quales sunt Hermetis Belenus,
�ro zz greci, Germath babilonensis, Job iudei, arabis Zekel caputque Saturni, necnon Li-
Lune, Liberque Veneris et aliorum planetarum . [ ... ] et ceteris huiusmodi quod per
transeo libri
satis obsceni ac intellectus depravativi.» La condanna di questi libri necro
mantici delle immagini demoniache planetarie e dei loro sigilli è fermissima (si veda in
qu�!0 vol e il capitolo XIII).
Conczliator differentiarum medicorum et philosophorum, diff. 156, propter tertium
u_m
e . erenza
1: 64, a proposito dell'azione attiva delle imagines e degli spiriti che agiscono
Il! te esse: «Propter quod theologizantes dixerunt hoc ex vigore magis contingere de
pl: urn actibus implicantium talibus quod dicant simplicibus et precipue mulierculis
n
tio�bquarn � rudentibus hinc effectus consurgere, has etiam enim amplius possunt astu
s
dice � dec1pere. Quia autem hec persuasio a spiritibus sumpta presentis non est methodi,
Qlit; lum forsitan magis erit quod materia stellis proportionali suscepta et liquata sic aut
è tni. {rtJ». ( Con cil�ator, Gabriele Tarvisiense, Venezia 1476, ff. 208vb-209r). (Il corsivo
o
36
22 ; cf J\.f°STIN o, De civitate dei, libro IX, 23, Parigi 1960, voi. II, p. 362; libro VIII, 14-
� - Il�· e osservazioni di R MANSELLI, Le premesse medievali della caccia alle streghe, in
Sull MJ\NF.LLo (a cura di), La stregoneria in Europa, Il Mulino, Bologna 1975, pp. 4 1 ss.
ad
le ef!i elllonologia di Guglielmo di Alvernia , cfr. in particolare ROSIER-CATACH, La paro-
cace, cit., pp. 115 ss. e in questo volume il capitolo Il.
3 88 Medioevo magico
:r
cioè che i demoni in quanto incorporei, non possono essere cacciati nep
pure per virtù dei corpi celesti, perché questi ultimi agiscono con la loro
luce che è per contatto e quindi per azione fisico-corporea, mentre _è
nifesto che ciò che è incorporeo non può sottostare al tatto. I corpi e e
sti, gli astri e le stelle che agiscono nei sigilli per azione corporea, sono fi
sici, così i loro amuleti non imprigionano nessun demone, int elligenz
a
J\e11·
37 ARNALDI, De improbatione male/iciorum, a cura di S. Giralt, cit. , pp. 3 05 · 3
38 Interessante in questo testo è la negazione dell'idea di magia cerimoni al e ei jjllZB
c
tili e dei filosofi, che tuttavia «est opinio plurimorum», per cui nessun uom o O soGiove
intellettiva animata, congiunto al corpo può impossessarsi della virtù di Saturno O O per·
e mediante esse cacciare i demoni. Se qualcuno potesse farlo, dovrebbe �sse re u o� cOpo
fetto e mondo, mentre coloro che fanno queste invocazioni sono esseri ch e �on u Jeile
O
una vita sordida e spregevole, sono dei puri idioti e le maestre di tali inganni so ri
donne puzzolenti.
Magia, medicina e religione 3 89
. i (pre catantio) nella cura del malato, sulla base della fede o della fi
j°�a (con/identia) 39 da parte del paziente nella futura guarigione trami
ll� p reghiere. Sia Arnaldo che Pietro d'Abano possono essere conside
te i antesignani della medicina psicosomatica40 • Infatti dall'idea del
i gl
tffert o di suggestione fiduciosa delle parole del medico o delle orazioni
itll siche, nascerà la scoperta dell'effetto-«placebo» di alcuni amuleti
5 a p uarigione. Una tale idea era stata sviluppata prima di Arnaldo e
er la g
� Pietro d'Abano, nel De physicis ligaturis, opera attribuita al medico e
st ronomo Costa ibn Luqa, un cristiano melkita nato vicino a Baabek in
;iria e vissuto a Bagdad e in Armenia dall'830 circa al 910 circa. La tra
duzione dall'arabo del De physicis ligaturis fu per secoli attribuita ad Ar
naldo di Villanova, sulla base del colofon di alcuni manoscritti e di una
imp ortante citazione di Arnaldo41 • Gli editori dell'edizione critica che è
uscit a nel 1994 in Medieval Jewish, Christian and Muslim Culture En
counters in Confl,uence and Dialogue, Judith Wilcox e John Riddle l'at
t rib uiscono, ora, per alcune evidenze interne della tradizione manoscrit
ta, a Costantino Africano. In questa opera Costa ibn Luqa afferma tra
l'altro che l'azione farmaceutica degli amuleti appesi al collo capaci di so
spendere il dolore, o difendere la parte malata, è provocata dalla pro
prietà dell'amuleto e non dalla sua natura e dipende dal conforto della
mente42 , ossia dalla suggestione mentale.
Arnaldo di Villanova, come è stato sottolineato anche da altri, ha una
teoria epistemologica in cui l'esperimento, la scienza e la rivelazione
39 Conciliator, diff. 135, propter tertium, f. 192rv, «Confidentia est species quedam »,
tI qu�e � existit anime», «movet similitudinem rei existentis extra», altera la mente, la
antasia , il senso e le meditazioni. Su ciò in particolare in questo volume il capitolo XII.
40
� P�rticolare PIETRO D'ABANO, Compilatio physionomie, Padova, Pietro Maufer,
1 474, lil CUI è espressa chiaramente questa idea della interrelazione tra psichico e corpo
:eo, Ec li inizia questa tradizione fisiognomica con grande autorità, allorché sarà consa
g
ch�o ome un maestro nello Speculum physionomic dal medico padovano-ferrarese Mi
"' . e S a�onarola (cfr. il mio studio, La medicina astrologica dello «Speculum phisiono
ri':;, �z1' M!ch ele Savonarola, in P. CASTELLI (a cura di), In supreme dignitatis. . . Per la sto-
Università di Fe"ara, 139 1 - 1 99 1 , Olschki, Firenze 1995, pp. 4 15-29.
4�
dei eSulla legatio o sospensione di medagliette per curare la perturbazione dello spirito e
tera� rvello, parla Arnaldo in Speculum medicine, Opera 1520, f. 5ra: « Sed propter rei al
folln onem de�et corpori applicare suspendendo vel applicando vel alligando secundum
ai;
42 a sapien tibµs traditam in Physicis ligaturis specialiter a Galeno et Dioscoride».
Jlri etat go quousque in multis
« antiquorum libris legi suspensa collo suffragari cum pro-
. n cum natura sUI;. quod non denego posse fieri. propter conrortauonem
tis. Ut de" no e • men-
tt" ib 't » , a cura diJ. Wilcox, J.M. Riddle, p. 34. Su Costa ibn Luqa cfr. J. WILCOX, Qu
S� uqa and the Eastward Diaspora o/ Hellenic Medicine, in J . GREPPIN, E. SAVAGE
/i.f;dd/e 1L, GUERIGUIAN (a cura di ) , The Di/fusion o/ Greco-Roman Medicine into the
ast and the Caucasus, Caravan Books Delmar, New York 1999, pp. 73 - 1 28.
390 Medioevo magico
hanno un ruolo importante, senza scomodare la magia43 • Il caso dell ' eff
cacia terapeutica del medaglione portato indosso, come i Sigilli, rient r�:
rebbe nell'esperimento pratico basato sull'esperienza, che è com un e so.
prattutto al volgo. Rispetto a Pietro d'Abano, in cui l'accento sull a s cien .
za è fortissimo ed assai minore è quello sull' experimentum, quan do ad.
dirittura nullo è quello sulla rivelazione, sia l'interpretazione del termine
« esperimento » che di quello di « rivelazione » hanno dato molto da di
scutere agli interpreti: le tesi a questo proposito sono diverse e dipen do.
no dalla visione generale dell'opera di Arnaldo: se la sua dottrin a m edi
ca è intesa come totalmente separata dalla sua concezione religio sa
(come ritengono alcuni come Paniagua44 , Perarnau e Giralt) , o invece è
concepita come strettamente collegata alla sua visione religiosa, com e so
stengono altri come Ziegler, Crisciani e Lerner45 , si hanno conclusioni di
verse. Invece, più chiaro è il significato dell' experimentum nella medici
na arnaldiana, data l'importanza che egli attribuisce a questa terapia e
che tutti gli interpreti riconoscono. Pertanto nell' experimentum 46 po
trebbero entrare tutte le pratiche curative relative alle virtù occulte47 del
la forma specifica di Avicenna derivante da una causa estrinseca celeste,
come nell'uso terapeutico dei sigilli o amuleti.
Pertanto, se negli Aphorismi de gradibus Arnaldo afferma che la cer
tezza nella ricerca umana si può avere solo per esperienza o ragione o en-
4 3 « Nam cum noticia proprietatum non possit haberi per rationem, sed tan tum ex
d
� cculte) che possono nuocere o giovare: «Proprietas incognita ratione
sillogismo revelatione vel experimento iuvantium et nocentium inno
; scit » . Se Giralt, seguendo !'inte1:Pr�t�zion� di �t�nio �aniagua e Pe
e -
dro Gil Sotres esclude che s1 tratti di r1velaz1one divma, Z1egler ammet
interpretazione di una rivelazione da altre persone presenti intor
te sia l'
no al malato che la possibilità di una illuminazione personale del medi
co di altra origine spirituale, data la robusta fede religiosa di Arnaldo.
c�me è stato sottolineato anche da Michael McVaugh49 , l'importanza
dell'esperienza è di grande rilievo, quando la ragione non riesce a spie
gare le azioni che agiscono nelle complessioni. Pertanto dall'esame di
questi passi risulta che la dottrina di nessun essere mortale è sufficiente
al medico allorché deve avere la certezza delle azioni dei complessionati
per la cura, per cui per avere la certezza di queste attività, quando è ne
cessario, deve ricorrere all'esperienza. Per quanto riguarda l'interpreta
zione di «rivelazione», Ziegler esamina un passo dello Speculum medici
ne 50 , dove si afferma l'idea di una «revelatione facta per substantias se
paratas», che supera la facoltà umana e non rientra nell'arte, e che po
trebbe alludere all'esperienza religiosa e alla fede5 1 •
Le proprietà dunque di certe pietre, come il corallo o lo smeraldo, Ar
n aldo ritiene che siano ignote, e la defmizione che si ricava dai passi in
cui tratta di queste proprietà è che esse non si comprendono con la ra
gione e il ragionamento sillogistico: pertanto «nisi experimento casuali
vel aliquo modo revelationis sciretur corallum habere determinatam
'.'5J>ectum ad stomachum, non posset ullo modo ratione cognosci» (Speculum medicine,
IIl Opera, Lione 1520, f. 6vb).
48 Apho
rismi de gradibus, ed. McVaugh, p. 199: «Cum ergo dicat hoc esse infallibile,
0 et t
P<>n u ad hoc dicendum moveatur ab aliqua ratione qua secum experimentum valla
�� �osito quod fuisset expertus». M. McVAUGH, The Nature and Limits o/Medicai Cer-
r
1/u 49e at Early Fourtheenth Century, Montpellier, «Osiris», 2• serie, 1990, 6, p. 68.
50 5Cfr. nota 32
5 1 feculum medicine, in Opera Arnaldi, Lione 1520, f. 22 rb.
te . t esperienza religiosa non è esclusa dall'attività di medico di Arnaldo. Questo at
dtilllento è confermato nelle Medicationis Parabole, in cui egli attesta l'origine divina
« O �onoscenza medica, sulla base non solo di Ecclesiasticus 38, ma anche Giacomo 1, 1 7:
dei gn, dono buono e ogni perfetto dono viene da lui, dal Padre delle luci.» «Omnis me
a
B
cer Procedit a Sumino Bono [. .. ] Sumit autem exordium hic auctor ab Altissimo, scili
rn� oP rimo fonte cuiuslibet boni quod est Summum Bonum». «Potuit informari a Sum
tur no secundum modum in/luentie particularis in qua Deus propria bonitate digna
rn;11�e11In �t imprimere notitiam alicuius veritatis et circa eam illuminare notabiliter
a.l"ei8 lll eius, ut sit Minister veritatis illius et ut canalis a fonte propinans aquam pilis et
aut piscinis» Cammentum super quasdam parabolas, in ARNALDI DE VILLANOVA,
3 92 Medioevo magico
Opera medica omnia, a cura di Paniagua, P. Gil-Sotres, VI, 2, pp. 154-54 e 282- 83 . �fr.
ZIEGLER, Medicine and Religion, cit., pp. 119-20 (e passim) e dello stesso, Steinschnez�r
(1816-1907) revised, «Medieval Encounters» 1997, I, pp. 96-97, a proposito delle omis
o
sioni a causa delle difficoltà incontrate dal traduttore ebreo delle Medication is parab le
La ter 1•
di questi passi che fanno riferimento al Dio dei cristiani. Cfr. anche L. FERRE, ;
nologia medica en las versiones hebreas de textos latinos, «Miscellanea de estudios a ra es
y hebraicos», 1991, 40, pp. 87- 107.
2
' Cfr. nota 47.
' 3 Antidotarium, in Opera, cit., fol. 243vb.
.
54 «Et primus est revdatio que prout fit a Deo paucis conceditur, sed prout fit ab . o
h -
o-
mine debet communiter a medicis observari. Nam prudens medicus debet s�u� p a:
e
tem diligenter interrogare vd assistentes ut ei proprietas iudicetur illius. Tah e n a� . 00•
latione humana scilicet multarum medicinarum proprietates individuale s m ult 1: :01izs,
tuerunt. Secundus modus est experimentum» (Commentum super quasda m pa �
ed. cit., p. 160). . . at do·
" «Sigillum Leonis ab Hermete traditum, si lumbis applicatur, p rotinus m 1t!g igilli
lores in calculosis» (Speculum medicine, in Opera, Lione 1520, f. 7ra). �< Presenti�; ope·
Leonis lumbis appositi non permettit sensum percipere lesionem calculi » ( De pa r
rativa, Opera, Lione 1520, f. 127ra).
5 6 Cfr. nota 4 1.
Magia, medicina e religione 3 93
di ciò ne tratta il volgo. Arnaldo non parla mai di misteriose virtù dipen
denti da spiriti o da demoni, né ci fa intendere che il medico abbia que
sti poteri per un patto con il demonio. L'efficacia terapeutica di questi si
gilli p otrebbe dunque dipendere, da un lato, dall'influsso fisico del pia
e a, e dall'altro dall'effetto-placebo connesso alla fiducia nelle preghie
n t Salvatore, all'atteggiamento pio e devoto verso Dio, che è il nostro
re al
5 0nuno Bene, sulla base dell'idea dell'interazione tra corporeo e spiri
tuale nell'anima dell'uomo (principio della medicina psicosomatica).
d) L'attribuzione del «De sigillis»
L' autenticità di questo breve testo come opera di Arnaldo, è stata messa
in discussion e di recente con argomenti articolati nella revisione del
l'autenticità delle opere attribuite ad Arnaldo iniziata da tempo e che si
continua anche per merito dei lavori di Paniagua e diJosef Peramau e di
altri, in quanto ritenuta una opera di magia ermetica, a carattere super
stizioso-57.
'7 La sua opera fu condannata dall'Inquisitore Nicolas Eymeric nel suo Directorium
inquisitorum, sotto la rubrica: «Herejes condenados en los reinos de Aragon sin manda
to expreso del Papa « (Directorium inquisitorum [. .. ] cum commentariis Francisci Pegiie,
Roma 1587, parte II, qu. IX, p. 265, con la lista delle proposizioni condannate. Le edizio
ni dell'Opera di Arnaldo vennero censurate e alcune opere non pubblicate, fra cui il De si
gillis, secondo le indicazioni degli Indices Toledanos librorum prohibitorum edito a Ma
drid, 1612 per Bernardo de Sandoval (cfr. R VERRIER, Études sur A. de Villeneuve (1240-
13 1 1), Brill, Leida, I, 1947 ; Il, 1949; ].A. PANIAGUA, Il maestro A. de V, medico, Valencia
1 969 , p. 92) . Sul Directorium di Eymeric cfr. ora}AUME DE PuIG I OLIVER, Nicolas Eyme
rich un inquisidor discutido (a proposito della condanna di Lullo) e C. HEIMANN, Quis pro
f rie hereticus est? Nicolaus Eymerichs Hiiresiebegri/1und dessen Anwendung au/die ]uden,
in Praedicatores inquisitores I, The Dominicans and the Mediaeval Inquisition, (Acts of the
1 " lntemational Seminar on the Dominicans and the lnquisition, Roma 23-25 feb. 2002),
Roma, Istituto Storico domenicano, 2004, rispettivamente pp. 545-93; 595-624. Il riferi
mento della frase dello Speculum medicine, al sigillo del Leone, in quanto trasmesso da Er
mete, è stato amplificato da alcuni studiosi, al punto da ritenere che anche i Sigilli che gli
sono attribu
ap _ iti, siano di magia ermetica. In realtà, come sappiamo da Pietro d'Abano, che
� licava questa terapia, i riferimenti a Ermete sono generici e presuppongono una con
� ztone vaga ma complessa e differenziata della tradizione ermetica astrologica, di cui solo
e
; qu�ti ultimi anni gli studi più recenti cercano di districarne le diverse tradizioni.
v· r. g� studi raccolti in Hermetism /rom Late Antiquity to Humanism, cit., e le ricerche di
zt�na,�errone Compagni. Si veda in questo volume il capitolo Il. Comunque le distin
c�� all !�temo della tradizione astronomico-ermetica tra le immagini astronomiche sulla
Sp ase vtene costruito il sigillo, introdotte dalla classificazione data sia dall'Autore dello
l>i�culu m Astronomie che da Pietro d'Abano sono abbastanza chiare: cioè, esiste per
llles� d'Abano e per i medici che applicano l'astrologia del Quadn"partito anche un Her
to olomeo, che è un astronomo, e non un mago, distinto da un Hermes-Thebit fonda
r
f00�della magia astrolatrica arabo-sabeana confluita in Picatrix e un Hermes Enoch o Noé
ato re della magia
ebraica-salomonica. Cfr. PIETRO D'ABANO, Lucidator, ed. cit.,
394 Medioevo magico
pp. 116- 17, «Nosce quippe Ptolomeus in Quadripartito non tetigit interrogati �n �s ne<l;:
electiones eo quod, secundum Haly Rodoan ipsum commentantem existimavit ip sJ bt1
,4
viles et debiles fore» (Cfr. anche CH. BURNETI, The Legend o/ the Three Herm es an u r·
Co
Ma'shar Kitab al Uluf in the Latin Middle Ages, «Joumal of the Warburg an d e th
tauld lnstitutes», 1976, 39, pp. 231 ss.).
'8 Cfr. nota 55.
entre
'9 J. SHATIMILLER, In Search, cit., pp. 384-85, e dello stesso: Contaci� et échani�7 , 12 ,
savants jui/s et chrétiens à Montpelliers vers 1300, «Cahiers de Fan1ea ux » ,_ 1 ste efl
i
pp. 334-37. Cf r. anche D. SCHWARTZ, La magie astrale dans la pensèejuive ra ttonal 'Atf '1>•
Provence au XNe siècle, «Archives d'histoire doctrinale et littéraraire du Mort; et sofl
1994, 69, pp. 31-55 e il volume degli Atti I.:Université de Médecine de Mon tp e � rnboll1
rayonnement (Xllle-XVe siècles), a cura di D. Le Blevec, T. Granier, Brepol s , u
2004.
Magia, medidna e religione 3 95
p. 117) si trova una nota: Aphorismi de Arthetica (incipit) fol. 7v: « conseivat io s� it ati�
in lapsis corporibus», dopo la enumerazione delle proprietà di erbe curative ( « s a l"!� r:
,
ta et erebro sumpta» insieme alla verbena), si indica il modo di confezionare u n 51g\ u
d·
di
che dovrebbe essere dei Pesci perché cura i piedi, che termina con le stesse p aro
quello degli Aphorismi particulares sopra citato dopo le parole: « pedibus numqua
ee
}idt
m
st robur prosperitatis (?), celeste sigillum dolores pedum effugat in eternu m . Ex p bili
etc.». Segue: « Ordinationem presentem dictavit magister Arnaldus de Vill an ova no
64 Cfr. B. DELMAS, Médailles astrologiques et talismanes dans le midi de la France (XIII
viro comiti [ ... ? ... ] de virtutibus herbe» (fol. 8r). ·
AI·
l (
XVI siècle), in Actes du 96im• Congrès national des Sociétés savantes, Tolo sa 1 97
chéologie, t. II), pp. 437-5 1, in particolare p. 450.
65 Cfr. DELMAS, Médailles astrologiques, cit., p. 450. . , ·
66 « Et Hermes dixit, ut Arnaldus et Conciliator testantur, quod ymago Leonts s b11Jpe0
ta in auro purissimo Sole existente in Leone, Luna, Saturnum non respiciente nec a ,al·
a
recedente, in bracali aut in zona de corio vituli marini aut leonis portata, prese rv at
Magia, medicina e religione 397
ai spirata dal manuale di magia medievale ermetica che è Picatrix,
01· e i rrebbe risultare da una analisi dei testi rispettivi, se nella sua te
com e pa
pia l'esperimento pratico è ammesso, se l'accento religioso è fonda
:entale, come la purezza dei costumi, le astinenze, se è forte in lui l'idea
della fonte unica divina della conoscenza medica, perché Dio è la fonte
com un e sia della contemplazione religiosa che della dottrina medica, se
le pratiche di castità e di morigeratezza nei costumi sono utili alla salute,
secondo l'insegnamento morale e religioso, non si vedono particolari ra
gioni per escludere l'attribuzione di questi sigilli ad Arnaldo che sareb
be dovuta alla commistione di una astrologia medica naturale con tutte
le espressioni devozionali e le preghiere dei credenti qui contenute. La
pratica medica di Arnaldo non era neutrale rispetto alla religione; essa
tuttavia non era condizionata da alcuna visione di magia cerimoniale er
metica, così come si è voluto interpretare il contenuto del De sigillis. Essa
non ci pare neppure da avvicin arsi alle pratiche superstiziose delle mu
lierculae, quelle delle donne ignoranti condannate tra il 1303 e il 1348 se
condo i documenti pubblicati da Perarnau, le quali prescrivevano ai pa
zienti la recitazione di Ave Maria e Pater Noster e una serie di verba ade
gu ate in volgare67 • Non è lecito, ci pare, condannare a priori l'ispirazione
religiosa e devozionale di queste incisioni come superstiziose, delle qua
li alcune espressioni si trovano anche nell'Allocutio super signi/icatione
nominis «Thetragrammaton», per esempio Alpha e Omega, Leo, Tribù
]uda , per indicare Christo, le quali mostrano una religiosità dotta68 • Ma
Prima di arrivare a questa conclusione che non escluderebbe la possibi
lit à che questi sigilli siano di Arnaldo, di valore ipotetico perché non ab
biamo dati materiali di fatto per sostenerla ulteriormente, vediamo di
esaminare le argomentazioni di Nicolas Weill-Parot e di Sebastian Giralt
che, di recente, hanno escluso nel modo più categorico, l'attribuzione di
qu�sta opera ad Arnaldo, apparendo a loro avviso redazione chiaramen
te Ispirata da passi analoghi di Picatrix.
_ Nicolas Weill-Parot, nel suo vasto studio sui prcedenti medievali del
Ie mag
llll ini astrologiche del secolo XV, con particolare attenzione all'o
Pera di Gerolamo Torrella, largamente ispirata al De vita ccelitus compa
r�n da di Marsilio Ficino, ossia l'Opus prteclarum de imaginibus astrologi
�
a 'Ar Prende in esame tra le fonti precedenti anche il De sigillis attribuito
n aldo. Si tratta tuttavia di copie manoscritte che non sono le stesse
�oh
u ,
GUIGONIS DE CAULHIACO, Inventarium sive chirurgia magna, a cura di M. Mc
! M .S. Ogden, Brill, Leida, 1997, voi. I, p. 380.
J.
e,, la �ERARN AU Y ESPELT, Activitats i Formules supersticioses de guariciò a Catalunya
P rt mera meitat del Segle XIV, « Arxiv de textos catalans antics», 1982 , pp. 66-76.
,,,, A.l
locutio, a cura di ]. Peramau, p. 15 1.
3 98 Medioevo magico
69 Come è noto, nel 1346 i suoi scritti, compresi quelli di Pietro di Giovanni
Olivi, fu
rono bruciati di fronte alla cattedrale di Gerona, ma ciò riguardava la sua opera di rifor
ma spirituale e meno quella medica. Cfr. per il testo di condanna di Tarragona , F. SAN�,
Arnau de Vilanova, cit., pp. 283-89. Cfr. anche } . PERARNAU, Problems i criteris d'autenttj
citat d'obres espirituals attribuides a Arnau de Vilanova, in J. Perarnau ed., Actes de Ia
_
Trobada internacional d'Estudis sobre Arnau de Vilanova, Barcelona, 1995, I , PP· �5
b
103; cfr. anche C. Du PLESSIS o'ARGENTRÉ, Co/lectio iudiciorum de novis errorib�s quz;
B
initio duodecimi saeculi ad annum 1 735 in Ecclesia proscripti sunt et notati, Paris 17
parte 1• primi, pp. 268-69; cfr. anche R.E. LERNER, Ecstatic Dissent, «Specul um » , 6 7
(1992), pp. 33-57 .
70 GIRALT (a cura di), De improbatione male/iciorum, cit., p. 307 e dello s tes s o MeJi·
�zioni e delle orazioni consigliate da un medico ispirato e contemplator delle Verità di
vtne, quale egli riteneva di essere, come si può dedurre dai presupposti religiosi delle sue
�fl �e escatologiche come il De mysterio cymbolorum Ecclesiae e il De tempore adventus
e
�ttchristi: «Et licet speculatores ordinari sint prelati... nihilominus etiam speculatores
�ISt�! in Ecclesia prophetarum.. . quicumque scrutantur sacra eloquia, speculatores
0
�111J. sunt ad populum suo modo.... Unde licet ad clamandum non sint ex auctoritate
0 aria quia
!din tamen divine veritatis hauriunt cognitionem, per ipsam debitores effi
��nt�r Deo et proximo». Tractatus de tempore adventus Antichristi, ed. J. Perarnau,
u
henn. de Textos Catalans Antics», Barcellona XI, 1988- 1989, 7 -8, pp. 67- 133. Cfr. an
i J MENsA y VALLS, i_Fue Arnau de Vilanova un Pro/eta apocaliptico?, «Bulletin de phi-
0So h ie médiéva
le», 1996, 38, pp. 129-40.
f2
v Sulla religiosità di Arnaldo, cfr. R. MANSELLI, La religiosità di Arnaldo di Villano
Bollettino dell'Istituto Storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano»,
l;�tl, 63 ,
e .,4 98, e gli studi di F. SANTI, Arnau de Vilanova, I:obra espiritual, Valencia 1987,
i,,J,.0rnaldo di Villanova. Dal potere medico al non potere pro/etico, in Poteri carismatici e
'11tali, Palermo J 991, pp. 262-86.
400 Medioevo magico
Dio possono essere necessari alla guarigione, perché Dio può anda re an
che ultra «communem cursum nature» per colui che ha la fede e la gr
zia. In ogni caso, il fine di ogni conoscenza, anche quella medica, è vo}:
alla acquisizione della perfezione dell'anima umana che si ottie ne rn e�
diante la conoscenza del governo di Dio Altissimo, degli angeli s piritu a.
li, del loro ordine e dell'ordinamento della composizione dei cieli, e ri
chiede la fede e la preghiera. Dunque, come per Pietro d'Abano, ma con
accenti diversi, perché quest'ultimo non possedeva tutta la spiritualit à di
Arnaldo e non aveva interessi religiosi, la cura del corpo passa anc h e per
la cura dell'anima, la quale si può meglio disporre con le preghiere al S al .
vatore per ottenere la guarigione desiderata.
Per concludere: non sappiamo con certezza se questi sigilli son o p ro
prio di Arnaldo, oppure no, non avendo riscontri materiali precisi73 • Pro
cedendo per esclusione, si può però affermare che non sono avvicinabi
li alle immagini dei segni e all'evocazione delle /acies dei pianeti , della
magia astrologica ermetica cerimoniale di Picatrix: cioè non si tratta di un
testo di magia astrale destinativa.
Non sono medaglioni con incisioni di caratteri di formule esorcistiche
per cacciare i demoni, anche se per due segni, si fa incidentalmente rife
rimento alla protezione contro di essi, a parer mio per indicare solo la ef·
ficacia di salvaguardia del sigillo. Hanno una forte connotazione religio
sa pia e devozionale, e dal punto di vista astrologico, non portano effi
giate le_immagini ascendenti dei pianeti secondo il culto astrale dell a ma
gia ermetica di Ermete Thebit. Non si parla di suffumigazione come nel
la magia ermetica; non contengono elementi tecnici di astrologia, come
la divisione in /acies dei decani planetari, né i loro aspetti, che si invo��
no e si comandano. Invece seguono le indicazioni generali della medici
na astrologica naturale condivisa anche da Arnaldo, o melotesia z o diac a·
le. Contengono dottrine eretiche e superstiziose estranee alla me dicin d e
alla visione religiosa di Arnaldo? A nostro avviso, non pare, non aven °
i sigilli nessun carattere di magia ermetico-astrolatrica cerimoniale, b �n �
sì solo una forte ispirazione mistico-religiosa cristiana. Sono stati s c rtttl
proprio da Arnaldo? Non possiamo affermarlo, ma non possiam o n e�
meno escluderlo, perché le argomentazioni portate contro la loro attrt·
buzione ci sembrano deboli. Così ci pare anche l'argomentazione p o rt�
0
ta dal Giralt, perché i sigilli non hanno il potere di comandare i d ern ° �
Se anche il testo non è autentico di Arnaldò, certo è molto vicino alla s tl
n Bruno Delmas ha ritrovato due medagliette del segno dell'Ariete e dei Pese( c�dj i,
ispirano ai Sigilli attribuiti ad Arnaldo nd fondo della Biblioteca Nazion ale di P a ri g
XVII secolo l'una e l'altra dd XVI secolo.
Magia, medicina e religione 401
emologia e alla sua dottrina generale sia religiosa che medica, la qua
ipe iestra stata continuata dai suoi nipoti Giovanni e Ermengardo Blaise:
e rtanto , se non lui, il nipote Giovanni, del quale sono stati ritrovati nu
�erosi sigilli74 , potrebbe averlo redatto.
D'altronde, come si sa, i confini tra razionalità e superstizione non
gli stessi lungo i secoli e noi non conosciamo certamente bene
5000 stati
e i di quegli anni tormentati in cui visse Arnaldo. Con l'edizione cri
qu lldd De sigillis, il lettore potrà giudicare da solo, anche se l'equivoco
tica
della credenza se la guarigione medica sia una pratica magica oppure mi
racolosa quando la scienza pare insufficiente, �ontinui ad essere un topos
universale a seconda delle diverse opinioni. E certo, comunque, che le
caratteristiche del contenuto di questo testo non possono essere portate
come un argomento contro la sua autenticità, quanto invece il contrario.
Per l'attribuzione alla sua opera, molto ha nuociuto il dilagare di que
sta p ratica tra praticoni, maghi e astrologi, che si diffuse alla fine del XIV
secolo e soprattutto la polemica che ne seguì, che portò alla condanna
dd 1398 della Facoltà di Teologia di Parigi di questa terapia ritenuta su
perstiziosa. Su questa condanna si appoggiòJean Gerson75 nella contro
versia contro Giacomo Angeli, con tutte le conseguenze che ne seguiro
no e la condanna al rogo diJoan de Bar (si veda qui Capitolo VIII).
74
Delm as riporta l'inventario dei beni del nipote di Arnaldo Giovanni Blaise, se
:ci��o il quale egli avrebbe posseduto sette immagini in oro del segno del Leone e un-
. In cuoio. Secondo un'altra testimonianza, cfr. VERRIER, Études sur A. de Villeneuve,
t
l . , e PANIAG UA , El maestro Arnau, cit., p. 7 1 , nell'inventario dei beni di Arnaldo a Va
d��• dopo la sua morte, al n. 330 si sarebbe trovata l'indicazione di esemplari di me
d: ;tte. ( Cfr. q ui nota 4 1 ) . Cfr. anche R. CHABAS, lnventarios de los libros, ropas y
�t
1
Astrologia e scienza
L'astrologia è sempre stata la disciplina di confine tra scienza e magia2 •
Qualora i movimenti dei cieli fossero spiegati secondo una legge di natu
ra (opus naturae) che fosse autonoma dal dator /ormarum e fosse la causa
prima necessaria secondo la cosmologia di Aristotele o dei filosofi arabi,
si a rriva alla formulazione di un cosmo che può essere spiegato secondo i
semplici movimenti astrali, vis syderum, senza fare intervenire un Dio
creatore dal suo esterno, o dai demoni al suo interno. Se la metafisica e la
fisica di Aristotele, centrata sulla teoria del movimento celeste e terrestre,
è intesa come una pura cosmologia, con l'espunzione degli adattamenti in
sen so teologico compiuto dai filosofi cristiani del XIII secolo si arriva al
la formulazione Deus sive natura scandita dai ritmi astrali.
. Come vedremo, sarà questa la concezione dell'astronomia (astrolo
gia ) che porterà Biagio Pelacani da Parma (Costamezana, Parma, 1357
ca .-Pa rma 14 16 ) a condividere un materialismo astrologico. Chiamato
fors e per questo doctor diabolicus, fu filosofo e scienziato ottico, astro
nom o, matematico assai famoso nel suo tempo e successivamente per le
s�e lezioni di matematica e di perspectiva3 , ma anche noto per le sue dot
trine non propriamente conformi alla dottrina della fede. Da una lettura
atten ta delle sue opere si evince che egli professava un aristotelismo cri-
1
. Per la vita, le opere e la dottrin a cfr. G. FEDERICI VESCOVINI, Astrologia e scienza. La
Cris' e a stotel
11t�
le h1 ll'. ri ismo sul cadere del Trecento e Biagio Pelacani da Parma, Nuove ed. Val-
1 • Firen� 197 9; per un aggiornamento dei mss., della stessa Opere di Biagio Pelaca
l>h Parma, m Filosofia, astrologia, scienza a cura della stessa, Il Poligrafo, Padova 1992,
., , 18 1-2 16 •
2
glianza da me analizzata in altra sede, su cui non posso qui sofferm artJl
4 Cfr. Quest. physic. , VIII, qu. 1, ms. Vat. lat. 2159, citazione in FEDERICI VE 5coVJNI ,
cit., pp. 377-81. . 398-
, Per l'edizione di questo documento cfr. il mio studio Astrologia e scienza, c tt . ' Pc�,ufll
6 Per la nozione di intellectus indivisibilis e quindi eterno cfr. Questiones phy5i
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 405
:da�e dopo la condanna, libro VI, qu. 4, ms. Vat. lat 2159, f. 172va (Astrologia e scien
i ' CJ.t., P P - 2 11- 12). Su ciò anche la mia introduzione all'edizione critica della Questio de
nte�sione /ormaru� di Biagio, «Physis», 1994, 3 1, in particolare p. 444, nota 30.
a f Cfr. BLAsn Questiones supra tractatus logice magistri Petri Hispani, I, qu. 2, secondo
r col
ne !s ?, a cura di J. Biard, G. Federici Vescovini e altri, Vrin, Parigi 200 1, p. 44: «Ratio
Uo ubiecti theologia ve! saltem astrologia est scientia scientiarum ve! aliis scientiis nobi-
r ;. ( S i veda qui anche Appendice IV).
f. 1 3 pu estiones de anima, II, qu. 1, (prima redazione) Città del Vaticano, ms. Chigi 0.IV4 l ,
rb; e II qu. 7, (a cura di G. Federici Vescovini, Olschki, Firenze 1974, p. 111).
406 Medioevo magico
9
Questiones physicorum, Il, qu. 6.
fieri
10 Questiones de anima, II, qu. 8, f. 167rb, 14• conclusione: «nihil potes t a deo
totaliter». ·
s ch i
11 Questiones de generatione, Il, qu. 10, (prima redazione) Città del Vat icano , m -
gi O.IVA l , f 57rb.
1 2 Questiones de anima, Il, qu. 9 (a cura di G. Federici Vescovini, cit., P · 14
1)
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 407
13 In particolare R. LEMAY, Abu Mashar and Latin Aristotelianism in the Twel/th Cen
tury Trought Arabic Astrology, cit., pp. XXVIII-XXIX; cfr. anche P. ZAMBELLI, Da Ari
stotele a Abu-Ma'shar, da Richard de Fournival a Guglielmo da Pastrengo, «Physis», 15
( 1 973), pp. 1-24. Si veda qui il Capitoolo IX.
1 4 ALBUMASAR, Introductorium maius in astrologiam, E. Ratdolt, Augsburg, 1489, I,
cap. 4. Cfr. anche LEMAY, Abu Mahar, cit., p. 218.
1 1 Ci sembra proprio questo il caso delle critiche contro l'astrologia giudiziaria di Ni
cola Oresme, come anche di Pico della Mirandola. Cfr. l'introduzione alla edizione della
Quaestio contra divinatores horoscopios di Oresme, di Stefano Caroti, «Archives d'hi
s�oire doctrinale et linéraire du moyen-age», cit. pp. 201-209. Dal punto di vista di Bia
f,0 sarebbe del tutto vana la polemica di Pico contro l'astrologia in quanto secondo Pico
astrologia pretende di spiegare gli eventi singoli, vari e diversi a partire da una causa uni
versale, il cielo, o anche di ridurre gli effetti, non alle cause prossime, ma alle remote. La
P0s�ione astrologica di Biagio sulle cause non è questa; egli sostiene proprio la tesi con
r
;ea ?a: cioè che le proprietà particolari delle cose corporee non traggono origine dalle stel
, m quanto derivano dalla natura propria delle cose stesse e solo da cause prossime e con
eneri che dipendono, poi, dall'influenza generale del cielo. In altre parole Biagio giusti
t
c previsione «possibile» dell'astrologia proprio sulla base dei principi che Pico del
!a ;ltra
ndola fa suoi per criticarla: naturalmente ciò dipende dal diverso concetto di cau
: « necessaria» e di previsione scientifica che probabilmente li vedrebbe divisi. La ridu
one della spiegazione causale alle cause prossime, con esclusione delle cause remote,
era stat
e u � proprio 1 \1 dottrina sviluppata da Biagio contro la teoria della conoscenza per
s
eau e di Aristotele, fondata anche sul libero adattamento della teoria neoplatonica delle
s�ci� del Liber de causis di cui nega la concatenazione necessaria deduttiva. Per i prono
e
di
Po_litici del secolo XVI cfr. in particolare: E. GARIN, Il pronostico dell'Arqua/o sulla
,:/ruzzone dell 'Europa, in I.:età nuova, Morano, Napoli 1969, pp. 105 - 12 ; P. ZAMBELLI ,
!inostNlogi halludnati». Stars and the End o/ the World in Luther Time, De Gruyter, Ber-
. ew York 1986; in particolare gli studi di pp. 129-93.
408 Medioevo magico
quodlibet aliud dependere a deo», aveva scritto nella prima redazione più spinta delle
qu. physic. , I, qu. 4, ms. Vat. Chig. 0.IV4 1, f. 231vb.
Queste affermazioni di Biagio relative alla causalità divina segnano una evoluzione
nel s
u o pensiero prima e dopo la condanna del Vescovo di Pavia del 1396. Pertanto le
c nclusioni a cui ero arrivata nel mio studio dedicato al problema dell'ateismo di Biagio
�
� . gono per le sue posizioni filosofiche anteriori al 1396: Il problema dell'ateismo di
z�gzo Pelacani da Parma, «Rivista critica di storia della filosofia», 1973, 28, pp. 123-37
� lil F. N IEWòHNER, O. PLUTA (a cura di), Atheismus im Mittelalter und in der Re-
4tssanc
pp. 19 e, (Wolfenbiitteler Mittelalter-Studien Band 12), Harrassowitz, Viesbaden 1999,
3 -214.
20
« _Celum agit tripliciter: uno modo agit suo motu, secundo modo agit sua influen
tia,
rn �rtto m?do agii suo lumine» (qu. de caelo, II, 3, f. 45 rb; e qu. de g eneratione, II, 10,
e{ t·
ss e
C h1g. O.IV.4 1, f. 55va). In particolare le cause agenti in relazione all 'influenza si
e t no in due modi: la) «influentes in effectum aliquod quod est de substantia illius
ff, t a
s, I?) ve! praeparantes materiam; 2) non influentes, sed solum applicantes activa
_s;���'.
Pa:� � s1cut
f. si applicares combustibile igni ve! econtra» (Qu. de g eneratione, II, qu. 10,
4 10 Medioevo magico
2
' Questiones de anima, I, qu. 8, a cura di G. Federici Vescovini, pp. 78 ss. e qu. de
sphera , qu. XI, f. 7 1r.
. 26
« Evidens est ex putrefactione hominem naturalem posse generari. Patet evidenter
t
h a conclusio, quia, alias mundus fuit sic reparatus ut quod post tempus diluvii, natus est
0 ? ex putref
pro1ll actione et supposita eternitate mundi ut philosophi volunt, non habeo
In convenienti quod constellatio consimilis illi in futuro reformabitur et materia
g abuntur mult� homines ex putrefactione». Questiones de anima, I, qu. 8, ed. cit.,
p�;�
27
Si edC�r. qu. de anima, II, qu. 3, ms. Città del Vaticano, Chigi O.IV.41, f. 136rb- 137ra.
st; V a In pa rticolare i Sophismata introdotti sempre nel primo articolo delle sue Que
scines super tractatus, cit. , per es., III, 15 (pp. 318- 19): «sit hoc sophisma "deus est"» di
du � o secondo le regole dell'obbligazione. Su ciò in particolare anche J. BIARD, Intro-
s
danna, non esita ad accettare senza soverchie limitazioni prudenzi ali. Do.
po sarà più cauto. Le citazioni della dottrina di Albumasar dell'oros copo
delle religioni non sono generiche; egli non le riporta come una sem pli ce
curiosità, bensì le ritiene vere. Nella redazione padovana del 13 85 delle
questioni de anima, dopo aver ricondotto l'origine diversa delle reli gion i
alle «grandi» congiunzioni astrali, fa dipendere anche la libera scelt a di
un individuo tra religioni diverse, dalla costellazione. I motivi razion ali
della bontà di una religione si equivalgono con quelli di un'altra e l' in di .
viduo non può scegliere tra di esse a meno che non intervenga, app unto
un motivo determinante che è sempre una «certa» influenza della con�
giunzione o aspetto, al momento della nascita28 • Scrive Biagio: ci son o di
verse sette religiose. Alcuni popoli seguono Cristo, altri preferis con o
Maometto. Perché? Secondo quanto narra Albumasar ciò dipende dalle
grandi congiunzioni astrali. Dalla congiunzione di Giove con Saturno è
nata la religione Ebraica; da quella di Giove con Marte la Caldea, da quel
la di Giove con il Sole, l'Egiziana; da quella di Giove con Venere la Sara
cena; da quella di Giove con Mercurio, la Cristiana29 • Dalla congiunzion e
di Giove con la L una (da cui Bacone faceva nascere la setta dell'Anticri
sto) avverrebbe una rinascita della prima religione, quella ebraica. Si ori
gina da qui il problema se si possono salvare i seguaci di tutte le religioni,
oppure quelli di una sola30 • Facciamo il caso dice Biagio, di un giovane di
venti anni, che non abbia mai sentito parlare di nessuna di queste religio
ni e che, tuttavia, creda in un unico Dio. Egli vi crede e agisce bene s olo
28
Questiones de anima, I, qu. 8, a cura di G. Federici Vescovini, cit., p. 81 ( testo in
traduzione italiana a cura di V. SORGE, Biagio Pelacani, Questiones de anima. Alle origini
del libertinismo, Morano, Napoli 1995, pp. 63- 105). ..
29
« Quare est quod diverse sunt septe? Aliqui enirn sequuntur septam Christi , et alii
septam Machometi fatentur meliorem et illam insequuntur et sic de aliis. Responde tu r se
cundum quod narrat Albumasar in libro suo De magnis coniunctionibus, quod J uppi�er
iungendo se modo cum Saturno, deinde cum Marte et sic de aliis, facit sex coniun ctl�
nes, et per hoc sunt septe quinque vel sex ab invicem varie. Unde ex coniunct io ne J�s
cum Saturno septa Iudeorum causatur, quorum est portare nigra vestirnenta qu am a
ratione Saturni. Et ex coniunctione Jovis cum Marte causatur septa Caldeorum ignern �o
lentium, quorum est portare vestirnenta rubea. Et ex coniunctione Jovis cu m Sole in ·
ducta est septa Egiptiorum celi militiam colentium, quorum est portare vestirnenta pu
r
e s t,
purea et deaureata. Et ex coniunctione Jovis cum Venere lex Sarracinorum ind u c ta
actus venereos pro posse adirnplentes, quorum est portare vestimenta alba. E t x e c o·
niunctione Jovis cum Mercurio inducta est septa Christi et hec est septa Chri sti ano r�
prophetas et prophetias et decretales colentium, quorum est portare vestimenta va ru _
maculata coloribus propter mobilitatem Mercurii. Et ex coniunctione Jovis curo L�n �;eo
e
parabitur prima septa Judeorum, que autem de predictis septis sit stabilior et m a gis
grata, nunc non dico» (Questiones de anima, I, qu. 8, ed. cit., pp. 80-8 1). . jta
10
« An sit possibile unumquemque secundum suam legem et septam s�va ri et; sit
beata gaudere. Respondetur quod sic, et hoc moraliter persuadeo. Pono em m qu o
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 413
er ché ritiene razionalmente che sia meglio agire bene che fare il male.
bra questi, pur non credendo in nessuna setta, se è vissuto virtuosamen
te, meriterà la salvezza di per sé. Immaginiamo ora che un cristiano si pre
senti a questi e gli spieghi le ragioni che lo spingono a credersi cristiano.
Quindi gli si presenti il seguace di una altra setta e gli spieghi le ragioni che
lo spingono a seguire la sua religione. In questo caso, dice Biagio, costui
p otrebbe accettare l'una e rifiutare l'altra e viceversa: potrebbe, ma non si
deciderà a seguire le ragioni dell'uno né quelle dell'altro, a meno che non
s opraggiunga un motivo determinante che, è sempre una influenza astra
le, cioè una congiunzione o un «aspetto>>3 1 •
Questa spiegazione dipenderebbe dall'idea che tutte le sette ebbero
origini per il verificarsi di determinate congiunzioni: ogni uomo segue la
religione in cui è inclinato naturalmente da esse al momento della nasci
t a. Ciò - aggiunge Biagio in un altro testo - può dipendere anche dal
l'apparizione delle comete. Anzi, secondo una dottrina largamente dif
fusa dal commento di All al Centiloquio 32 dello pseudo Tolomeo e ripre
sa da Biagio nel commento dei Meteorologici33 , le conversioni in massa di
tanti popoli che da infedeli divennero fedeli, può dipendere dalle appa
rizioni delle comete, come quella che apparve al tempo di san Pietro e di
Nerone. La spiegazione consisterebbe nel ritenere che dalle comete di-
puer adultus, in etate viginti annorum, nunquam informatus secundum aliquam septam.
Volo tamen quod firmiter credat unum Deum esse et non plus. Et cum hoc credat firmi
ter quod melius est bene operaci quam turpia committere. Tunc clarum est quod uhi iste
per vitam vix erit virtuose, quod iste meretur salutem sui, eo quod nullum bonum irre
rnuneratum. Item stante isto casu accedat ad istum unus Christianus et adducat sibi ra
tionem moventem ipsum, ut quattuor ad fidem de etemitate et incamatione Christi.
�de accedat unus de alla septa et adducat similiter unam evidentiam moventem
1
Psum ut quattuor sicut prima. Et volo quod iste septe sint incompossibiles invicem.
Tunc quaero quid potest iste facere pro salute sui quam cupit» (ibidem) .
3 1 «Et clarum est intelligenti quod licite potest refutare utramque e t licite potest ac
ceptare deteriorem meliorem refutando, potest igitur salvari inseguendo fidem Judai
c�. Dico tamen quod retento casu, talis non se determinabit ad aliquam nisi superve
n iat determ
inans ut certa influentia alicuius coniunctionis vel aspectus, que in eius con
ceptione p revaluit in figura». Pertanto conclude Biagio: «homo debet insegui septam in
quarn naturaliter inclinatur; quia naturaliter inclinabitur a constellatione, quam tempore
s ue conceptionis obtinuit in figura, que constellatio fuit beneplacito dei» (ibidem).
32
� identificazione dell'autore di questo commento è controversa: secondo Thom
dike l autore del commento è Haly ibn Ridwan, secondo Steinschneider, Ahmad ibn
i.;�,
y
secondo Lemay è comp ilazione del traduttore ebreo David [cfr. L. THORNDIKE,
xi,tzn Treatise on Comete between 1238 and 1368 a. D . , University Press, Chicago 1950,
p 4;
R. LEMAY, The Teaching o/ Astronomy in Medieval Universities, « Manuscrip ta»,
( 197 6), p p. 20 ss.].
7
e 33 Cfr. Quest. metheor, I, 1, prima redazione Vat. Chig. 0.IV.4 1, fol. 60vb. «Q uarta
00 clusio:
quicquid voluntas vult mere naturaliter et inevitabiliter vult. Patet conclusio
414 Medioevo magico
per hoc quia ut volunt astronomi et specialiter Ptolomeus nona propositione sui Centi
loquii iste mundus inferior subiectus est cdestis imaginibus et sic iste mundus inferior de
pendet a superiori ut ab astris que utique sunt naturalia agentia que in suis actionib us ��
quaquam impediri possunt. Hoc idem vult Philosophus primo Metheororu m et alibi in
multis passibus [. . . ] Pro ista conclusione declaranda narro sententiam Albumasaris � de
magnis coniunctionibus et verba que collegi succinte sunt hec» (segue la medesim a c�a
zione dd De anima I, q. 8, cfr. nota 29). (Questiones de anima, III, 9, utrum vol un t as u
mana in utramque (partem) contradictionis sit libera, ed cit. p. 142). . h
}◄ Questiones metheororum, I, qu. 9, ms. cit., f. 68rb; ms. Firenze, Laurenziana, Asb �
185, f. 15ra: «Octava conclusio: comete significant mutationem legum et septaru m- fl�
patet experimento quoniam tempore Neronis vise fuerunt tres comete, in qu� tem�a
tunc Nero totum mundum sibi subiungavit; alio tempore vise fuerunt comet� m_ � li�
in quo tempore rex Anglicorum magnam pattern France et Scotie subiungav1t 51�1 · A 8
tempore ut tempore sancti Petri, vise fuerunt plures comete et tunc plures receptl 5�5ca:
t
deo [ . .. ] et multi infiddes facti sunt fiddes; sed causa et ratio istorum effect uu est 1
� . se·
quoniam secundum quod scribitur iuxta principia physonomie Aristotelis , an i!Il a �u
quitur complexionem corporis. Cum autem tempore cometarum corpora h um a� a aJ!l ,
tentur de complexione flemmatica in colericam et prius in flemmaticam et sangu l��eJll
sunt multum immobiles in suis operationibus. Tunc propter huiusmodi permut atl fege5 •
complexionis immobilis in complexionem mobilem et bonam mutationem 5 unt
cum anima insequitur complexionem corporis et ideo infideles facti sunt fideles » -
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 4 15
15
«Et uhi hoc argumentum factum fuisset ante creationem mundi, dum non causat
aliqua constellatio, retento casu, qui modo est positus, dicetur quod Deus determinabit
canem sic ad unum obiectum quod non ad aliud. Et ita etiam stante constellatione pos
se_t poni casus quod omnia essent paria ut quod constellatio non determinaret ipsum nec
:quod a�ens particulare. Et tunc esset dicendum quod agens qui est ipse Deus bene-
_ctus fac1ens de possibilibus quod melius est, determinare canem ad unum quam ad
aliu d, dicetur hoc esse voluntate Dei; et istud posset esse argumentum coloratum per
suadens Deum esse (questiones physicorum, VIII, qu. I, prima redazione, f. 212 rab).
16
Questiones metheororum, I, qu. 1; Absh. cit., f. 2rb-va.
37 Contenuto i Parigi, ms. Bibl. Nat., lat. 7443, f. l lv- 17r. (la citazione del condot
ti ro Faci n
� n o Cane è a f. 17r: De Facino). Il pronostico dopo le preposizioni preambule
( 1 ve a la
nota seguente) inizia con il capitolo primo f. 12r che tratta «de impressionibus
s� � . u
:Plici m et ortus [. .. ] » e pone un'evidenza: «Primo suppono istud mihi evidens: quo
q
so�um ue siderum radios versus centrum piramidum congregari et hoc omnes philo
rn � antes admittunt» e un corollario: «Corollarium: inter sidera fortius illa agunt et
ilii��res 0stendunt effectus radii quorum in orizonte ducto perpendiculariter incidunt et
1 e
se ndm quanto predictis propinquiores, tanto remotioribus fortiores». Prosegue con il
0 capi��lo dedicato alla peste (De peste, f. 12v) e alle malattie; il terzo alle città sog
ge��
rn { fe _ am1c1zie e inimicizie, miserie e ricchezze, fornicazioni per le quali nasceranno
o 1
to /a _igli (f. 13v) ; nel quarto parla «de sancta civitate Jerusalem»; quindi segue il quin
« ab pi�olo « de principibus et imperatoribus et regibus» (f. 14v) ; prosegue procedendo
universalibus ad &ingularia » trattando delle singole città: dei rapporti politici e mili-
4 16 Medioevo magico
Qui egli premise una serie di regole3 8 che potevano essere condivis e an
che da Pierre d'Ailly, conformemente con i principi generaµ dell ' a u tore·
dello Speculum astronomiae: gli astri influiscono o possono influ ire so}
per volontà di Dio e non altrimenti39 • Pertanto la creatura razionale pu?
resistere agli astri quando vuole. Si tratta tuttavia di sapere «quando vuo�
le». Queste affermazioni stese nel 1405 e, certamente, dettate anche da}.
la prudenza, vanno confrontate con quelle sviluppate in due impo rtanti
testi di commento del De anima.
d) La libertà
Qui esamina il problema se l'anima umana sia causa libera delle sue voli
zioni di libertà di indifferenza o di differenza40 . La libertà di libertà di dif
ferenza è quella per la quale, nonostante che si possa agire in un a a zione
e nella sua contraddittoria, si sia, quindi, indeterminati nell'agire, tutta
via, la volontà è più inclinata a scegliere una azione che la sua contraddit
toria41 . Per questo si chiama libertà di differenza della contraddizione. In-
tari tra Milano e Pavia, Mantova (f. 15ra) ; successivamente tratta della situazione « de
Roma», « de Florentia » (f. 16r) , « de Bonomia », « de civitatibus Vercellarum », « de Ve
netiis », « de Ianua» (f. 16v) . Al f. 17v parla dell'apparizione della cometa: « presenti anno
die 5a lanuarii per horam 14am et 15um minutum cum luna in 18 gradu pis c ium exi
stente quia sub ea assub apparuit autem velud cometa cum magna cauda [. . . ] . Predictwn
astrum caudatum iunctum videbatur cum luna et sic significat mortalitatem c asuram
contra homines populares et alias viles personas. Significat etiam paucitatem aqu arum et
etiam significat super guerras de quibus religiosi se intromittunt ultra modum ei us com
petentem » (f. 17r.) . Il codice fu posseduto da Simon de Phares (cfr. J. PATRICE BouoET,
Le reciti! des plus célebres astrologues de Simon de Phares, Champion, Parigi 1 997 , voi. I,
p. 527) . Cfr. anche il mio studio: Una «rivoluzione» mondiale alla fine del Medioevo,
« Abstracta », 1 990, 47 , pp. 7 1 -77.
38
« Antequam invadam presentem materiam pro mei informatione et alterius cutu·
scumque, presuppono aliqua moventia me latius ad loquendum quod erit in mo�um P::
positionum iuxta formam et consuetudinem philosophantium. Prima con clu st o : qu ·
tercumque astra influunt et influere possunt, sic nutu dei influunt et influen t et no� alin
ter. Corollarium: quecumque eveniunt qualitercumque eveniant non evenient ubt no _
volet Deus illa non evenire. Aliud corollarium: quecumque evenient qualitercum q ue ;_
e
niant, possunt non evenire, dato quod eveniant. 2a conclusio: qualitercumq u e 35 tra
gi
fluant vel influent non sic influunt vel influent quod oh hoc libere agens et vol� tas ':1-
d
possit. Corollarium: sola rationalis creatura astris resistere potest cum velit . � u �%ter
larium: asserentes hunc vel illud interficere inevitabiliter vel interfici, sunt ra tt on a
increpandi » (Judicium, cit., f. lva) .
"� .
40 Cfr. Le quaestiones de anima di Biagio Pelacani da Parma, III, 9, a cura d t G . ��
rici Vescovini, pp. 133-45 . . e tie et
41
« Libertas contradictionis est duplex: quedam est libertas libertate di�e r ns qll'
t
quedam est libertas libertate indifferentie. Libertas libertate differentie est hbe r a
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 417
di�?1 �artem contr�dictionis quam in oppositam et per hoc appellatur libertas contra
llla � 8 i s differentie. Sed libertas contradictionem indifferentie est illa qua voluntas non
on
Fef .�0vetur ad unam partem quam ad alteram» (Quaestions, cit., III, 9, a cura di G.
enci Vesco
vini p. 139) .
.,
42 Ib 'd pp
4J 1/ . 135' ss.
zd., p . 142.
418 Medioevo magico
44 Rinvio al Capitolo X. .
45 Sui mss. e le edizioni dd testo dell'Alcabizio cfr. CARMODY, Arabic Astron omicaI
and Astrologica/ Science, cit., pp. 144 ss. Importante poi la compilazione che ne fe�e � -� e
us
co d'Ascoli, ms. Vat. lat. 2366, f. 133r- 140v: «incipit scriptum super librum de p nn cip
astrologie». Confron ta Capitolo XI.
7 3r.
46 Questiones
de sphera, qu. XI, ms. Parma Bibl. Palatin a, Fon do Parm. 9 84 , f.
Cfr. Speculum astronomie, ed. cit. p. 43, cap. XIV. . dici·
4 7 «Regularitas a
u tem motus attenditur ex parte temporis, ita quod motu s �e s · cut
tur regularis quan do ipsum mobile movetur aque vdociter in una parte temp o ns �ris
in alia; sed motus ille dicitur irregularis quan do movetur mobile in una parte teitcmi·
vdocius et in alia tardius. Verumtamen scien dum quod aliqui distinguun t de _u0\ " c:1'
0
tate motus de quo ante fecimus sermonem: dicunt enim quod potest attend i v e tll e O
p
parte partium mobilis vd ex parte partium temporis uniformiter. Primo � o d o v��riUS
est eadem cum uniformitate. Secundo modo dieta est eadem cum regul ar tate . ·
r eg o
i
sciendum quod non est inconvenien s aliquem motum esse un iformem et no� es s�br- ,
larem» (qu. de sphaera, qu. III, Pal., f. '57v ; cfr. questiones de celo, Il, qu. 3, B i b l.
p. 12c sup., f. 4'5rb).
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 419
tl circolo zodiacale è diviso in parti che hanno ragioni diverse; esse di-
48
48
lis . Questiones de sphera, qu. X, ms. Pal., f. 67r: «utrum zodiacus sit circulus divisibi
ll1 P anes distinctas diversarum rationum».
:: Ibidem, f. 69r.
St t,
e zlder,
�
BOLL, Sphaera, Neue griechische Texte und Untersuchungen zu Geschichte der
Lipsia 1903, p. 349-63.
l\lc� IRM1co MATERNO, Mathesis, ed. Kroll, Lipsia 1907- 13, VIII, I; cfr. anche L. Au-
52 , Il segno zodiacale dello Scorpione, Einaudi, Torino 1976, p. 5 1.
dei �er �e interpretazioni ermetico-magiche delle figure ascendenti decaniche nell'arte
la;:,; as�1mento di cui tratta Albumasar, cfr. il mio studio Gli affreschi astrologici del Pa
aoM
.1>. Schzfanoia e l'astrologia a lla Corte dei Duchi d'Este tra Medioevo e Rinascimento, in
111°REL (a cura di), Art de la Renaissance entre Science et Magie, Académie de France,
a 2 006, in particolare pp. 75-79 con
le tavole sinottiche degli affreschi dei Decani e
420 Medioevo magico
barbaricam Mani/ii, in Astronomicon, Parigi 1579 (a cura di J. Van Wagenin gen, Lip
st
nascimento cfr. F.A. YATES, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, B ari 9
pp. 66 ss. ' ·rur
" Cfr. questiones physicorum, VII, qu. 3 , prima redazione, f. 193 rb: « curn di c�jsi
quod reperiuntur incantatores, dico quod illud cum difficultate credo; nec cre d o
oh c
haberet notitiam experimentalem vel aliam ».
56 Questiones de anima, II, qu. 1 , prima redazione, f. 130va.
57 Ibid.
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 42 1
gr
ha anche l'apparizione (quarta illusione) di uomini dalla testa di vip er
che serpeggiano nel cielo o meglio di vipere con la testa di uomo che
uomini credono demoni. Atterriti gli uomini che le vedono gridano a d al�
ta voce che sono stati mandati da Dio per sterminare il mondo in p uni
zione dei loro peccati. « lo rispondo loro - afferma Biagio - che ciò avvie
ne senza artificio», ma solo per natura ottica, per le regole di rifle ss ione
delle acque del mare o del fiume che funzionano come specchi piani O va
riamente curvi con il concorso del vento da cui hanno origine. Un alt ro fe
nomeno (il quinto) si verifica di notte e non di giorno, come le altre quat
tro illusioni sopra ricordate. Sia d'inverno che d'estate, in una stanza chiu
sa è dato vedere frutta fuori stagione e così d'inverno grappoli d'uva o di
ciliege, oppure anche figure strane di animali. Ma tutto questo non h a
niente di misterioso o di miracoloso e non avviene per l'intervento di de
moni. Anche in questo caso non si tratta altro che dell'immagine della lu
ce di una candela riflessa e rimandata da uno specchio sospeso in una stan
za buia, sulla superficie dei muri, ossia per un fenomeno di proiezione di
ombre prodotte da un lume di candela in una camera oscura.
Biagio argomenterà, quindi, alcune affermazioni paradossali e blasfe
me59, anche se poste in forma dubitativa come di/ficultates, che ci rendo
no perfettamente plausibile il richiamo del Vescovo e che lo collocano in
questo contesto teorico60 • Per esempio quella che l'uomo può an che
odiare Dio del cui odio egli ha un merito, qualora confonda Cristo con il
demonio; oppure l'altra che pone l'interrogativo se l'uomo ha la libertà
di suicidarsi, a cui Biagio risponde con una argomentazione astrologica .
f) Conclusione
Per concludere: in questi aspetti del pensiero di Biagio da Parma abbi� :
mo ritrovato più di un elemento che ci permette di connotarlo come <� o
bertino» ante litteram; in particolare: la riduzione dell'aspetto rivelauv
della verità religiosa a quello meramente naturale astrologico; la neg 0·
a
' 9 Esse si trovano nella prima redazione delle questiones physicorum, la più _sP_i0 }: �::.
a
gli procurò il richiamo, ms. Vat. Chigi 0.IV.4 1, I, qu. 14, quinto articolo , di/ftcu eli-
1\,Rf.·
m e
,
60 Mi si permetta di rinviare al mio studio Alle origini del libertinismo od r
gione, astrologia e morale, in Astrologia e scienza, cit. , pp. 369-408; cfr. anch e · 0re ,
n
GORY, Aristotelismo e libertinismo, in Aristotelismo veneto e scienza moderna, Ance
Padova 1983, vol. I, pp. 279-96.
Un caso di razionalismo estremo e la negazione dei demoni 423
61
62
Qua stiones de_ anima, III, qu. 2, prima redazione, f. 219 ra.
7
bot · Cfr. � mio studio Il problema dell'ateismo di Biagio Pelacani da Parma « doctor dia
va:� » , c1t., pp. 193-214 relativo all'analisi delle dottrine prima della condanna e sul
sea l I Estremi esiti radicali delle teorie astrologiche della scuola aristotelica 'padovana' del
,ft/ 0 X/V.XVI nelle
opere del Vanini, in F.P. RA!MONDl (a cura di), Giulio Cesare Vanini
Ott
0 bre 1985) Congedo
1 rd0
Rinascimento al 'libertinisme érudit ' (Atti del Convegno Lecce-Taurisano 24-26
editore Galatina, 2003, pp. 325 -407.
A,pp endice I
Con danna di Cecco d'Ascoli
(Firenze, Bibl. Riccardiana, 673, (M.I. 25), fine secolo XV, una co
lonna, ff. 124rv (l l lrv vecchia numerazione).
"
°;°
0 1 magisterio et honore cuiuslibet doctoratus usque ad sue arbitrium
tatis.
a� �asc Et condannavit eum in LXX libris bononiensibus quas inde
a Resurrectionis Domini proxime solveret sub pena dupla».
(f. 1 24 v): «Prater Accursius Florentinus Ordinis Fratrum Minorum,
I
f:quisitor heretice pravitatis, misso ad se processu die XVII iuli 1327 a
�te Lamberto de Cingulo contra Magistrum Cechum de Esculo, citato
qan e Cecho ut presente in choro Ecclesie Fratrum Minorum de Florentia
n
p,-, o 132 7 indictione decima die 15 mensis septembris eum hereticum
coon un tia vit undeque reliquit seculari iudicio inquirendum Domino la-
P o de Brixia ducali vicario presenti et recipienti animadversione deb i-
426 Appendici
ta puniendum. Librumque quoque eius in astrologia latine scriptum et
quendam alium vulgarium libellum Acerba nomine, reprobavit e t igni
mandari decrevit omnesque qui tales aut similes eius libris tenerent , e:x
comunicavit.
Eodem die supradictus Vicarius indilate transmittens per militi arn et
familiam suam magistrum Cechum coram populi multitudine congreg a
ta, cremare /ecit ad feralem mortem ipsius et exemplum aliorum». (Il cor
sivo è mio).
Ap pendice II
L a classificazione delle scienze magiche secondo Taddeo da Parma
( 1 3 1 8)
Taddeo Da Parma
Le arti magiche o la matematica proibita
Expositio super Theoricam planetarum Gerardi
(Firenze, Bibl. Laurenziana, ms. Ashbur. 205 ( 13 1 ) , sec. XIV, f. 3v)
Manthica
Et dicitur manthica a manchos quod est divinatio, et ycos, scientia.
Mathesis dicitur a matheseos quod idem est quod abstractum vel divi
num: enim mathesis [est] scientia divinationis in abstractis.
I
e N on si trova questa divisione nella Theorica artium magicarum, sive de radiis, se
on o l'edizione D'Alvemy-Hud .
� ry
S ulla Geomanzia nel Medioevo e i trattati nominati da Taddeo, cfr. M.T. CHAR
M.<\.S N, Recherc
l) SO hes sur une technique divinatoire: la géomancie dans l'Occzdent médiéval,
roz, Ginevra- Parigi _ 1980.
428 Appendici
Mathesis
Math_e�is dividitur in du_as partes: a) in theurgicam et b) al�im anti arn .
D1c1tur autem theurg1ca a theos, deus et urgeo et ycos sc1enti a , al ti
mantia ab alti et manthos.
«Mathesis: a. T heurgica»
a) Etiam theurgica est duplex, scilicet I) theurgica maior et Il) theurgica
minor.
3 Questa classificazione non corrisponde con quella di Pietro d'Abano nel s uo L:�
dator, di/lerentia prima, propter primum (ed. cit., p. 120) dove aveva posto queste q u e tll ·
a
t
forme nella mathesis semplicemente senza dividerle. Le aveva chiamate più co rr
Appendici 429
«Mathesis: b. Altimantia»
b) Altimantia dividitur I) in magicam et II) gyromantiam.
b.l. «Magica»
b . l.) Magica dividitur in altigraphiam et incantationem et dicitur alti
graphia quia est de caracteribus et figuris, et dicitur scientia ymaginum
nigromanticarum a nomine communi quia omnes libri prohibiti vulgari
ter dicuntur nigromantici.
lll�n_te, riferendosi a Lucano (Pharsalia, Lipsia 1905, 1 , pp. 609-30), horospicium, haru
spzctum, augurium e auspi
4 I:incipit cium.
!\ atalogue e il nome dell'Autore, Ermete, corrisponde con L. THORNDIKE, P. KIBRE,
C o/Incipits o/Mediaeval Scienti/ic Writings in Latin, The Mediaeval Academy
f
0 Arnerica, Cambridge
(Mass.) 1963, col. 1207.
s THORNDIKE, KIBRE, A Catalogue, cit., col. 1136.
6
lbid., cit., col. 450 con un titolo dd libro differente.
7 Non sono sicura di questa lettura.
THORNDIKE, KIBRE, A Catalogue, cit., col. 45 1.
8
9
lbid. , col. 87 1.
1 0 lb d., col. 840.
i
430 Appendici
Martis 1 1 quem tractat. Item liber Saturni: Hic est liber Saturni quem t rac.
tat Hermes 12 • Item liberJovis: Hic est liber Jovis quem tractat 13 •
Hos autem septem libros sequitur liber qui incipit: Tractatus octa vu
in magisterio ymaginum 14 • Item est unus liber de septem annulis, sep te�
planetarum incipiens: Divisio lune quando impleta 15 •
Tradit etiam hanc partem Toz Grecus in suis libris quorum unus es t de
stationibus ad cultum Veneris: Commemoratio hystoriarum 16 • Et liber de
quatuor speculis eiusdem: Observa Venerem cum pervenit 17 ad Phades et
alius de ymaginibus Veneris: Observabis Venerem 18 cum intrabit Taururn .
Tradit insuper hanc artem Salomonion in suis libris quorum unus est
liber de quatuor annulis qui intytulatur quatuor nominibus discipulo
rum suorum De arte entonica et ydaica 19 • Et liber De quinque caldariis:
Locus admonet ut dicamus 20 . Et liber De tribus figuris spirituum: S ic ut de
celestibus 2 1; et Liber de figura Almandal: Capitulum in figura Alman
dal 22 , Et alius parvus de sigillis ad demonicos: Capitulum sigilli Gendal
et Tanchil 23 •
Tradit autem hanc artem Mahomet in suis libris quorum unus est
septem nominum: Dixit Mahomet nuncius Halhaz 24, et Liber trium no
minum eiusdem: Hec sunt nomina secreta 25 • Est et alius liber in hac arte
Razehelis qui dicitur Liber institutionis: In prima huius prohemi parte de
annulis tractemus 26 . Est etiam unus alter liber in hac arte cuius auctorem
ignoro, incipiens: Liber secretissimorum 27 • Omnium autem pessimus in
hac arte est liber quem scripsit Aristoteles ad Allexandrum quem
11 Ibid., col. 616.
12 lbid., col. 616.
n Ibid., col. 616.
14
Non ho trovato questo incipit.
1 ' THORNDIKE, KIBRE, A Catalogue, cit. , col. 443 .
16 lbid., col. 236.
11 Ibid , col. 974.
.
18 lbid., col. 974.
19
Ibid., col. 366, De arte eutonica et ideica.
2 0 Ibid., col. 83 1
21 Ibid., col. 148 1 .
22 Ibid., col. 1 89, liber de figura Almandel.
23 Ibzd. c I. 190: come capitulum sig lli gandel et tanchil [. .. ] Uber d fig ura A lm;n-
: � � _, � O;
dal, sono citati dallo Speculum astronomzae, cap. XI, Domus Galilaeana, Pisa 197 7 , P·
e anche da GUILIELMUS PASTREGICUS, De originibus rerum, Venezia 1547 , f. 17 r.
24 Anche in Speculum astronomie, cit., p. 30.
2' Speculum, cit., p. 3 1 .Questo titolo è nelle varianti poiché gli editori h anno p referi·
BllE,
to Hec sunt quindecim nomina piuttosto che hec sunt nomina secreta. THORNDIKE , J(I
A Catalogue, cit., col. 605 .
26 THORNDIKE, KIBRE, A Catalogue, cit., col. 703 .
27 Ibid. , col. 823 .
Appendici 43 1
b.II. «Gyromantia»
b . 11.) Gyromantia dicitur, quia est de divinatione et presagio eorum que
apparent in circulo celesti sicut de cometis et paraleliis rubicum dicati
bus (?) et viriditatibus et iaculus in aere et stellis cadentibus et aparitio
nib us duplicibus vel triplicibus solis et lune que divinationem exibent
hominibus.
2a T
HORNDIKE, KIBRE, A Catalogue, cit. , col. 449.
432 Appendici
Subiectum autem in hac scientia est corpus celeste ut eius mot us t
suarum partium et passiones sibi et suis partibus et ex eorum motib �
contingentes super propris circulorum portionibus figurabiles. 8
Causa efficiens fuit Magister Gherardus Cremonensis; causa fin alis et
utilitas similiter est facilior et completior cognitio eorum que in Tab uli
8
edocentur. Libri titulus est: Incipit Theorica planetarurn.
Modus sciendi est diffinitivus et narrativus. Ad evidentiam autem fo r.
me tractatus que in divisione libri consistit, est sciendum quod ist a s cien .
tia exponit ista que supponuntur in Tabulis ad habendos veros motus
planetarum, ad quos habendos passiones eis ex eorum motibus co ntin
gentes Tabule sunt principaliter ordinate.
Appendici 433
geomanzia
arimantia
MANTICA in quattro <
idromantia
piromantia
cachedemonica
<
agatomantica
I
Maggiore in tre
eumantia
cacomantica
TEU RG ICA nigromantia da morte
sulle faville dei morti
augurio
garispicio
/ scenobatica
aruspicio
MATESI \ MINORE< orispicio
�
aliptica in 4 veneficio
� \ maleficio
�=:�
ALTIMANZIA
\
incantazione
MAG ICA <
GI ROMANZIA altigrafia
ossia divinazione e presagio dei caratteri e figure e si chiama
dei fenomeni che appaiono scienza delle immagini
nel circolo celeste, come nigromantiche. Tutti i Libri proibiti
le comete, nei paralleli delle immagini volgarmente
chiamati nigromantici
omosmanzia ilemanzia
chiromanzia
spatolomanzia
fisiognomica
polisrnanzia
I
in tre
lascina�ffio
Appendice III
I sigilli cosiddetti arnaldiani
1 D iamo qui una copia dell'edizione critica da me apprestata senza l'apparato critico
h e
c si trova nell'edizione pubblicata in «Traditio - Studies in Ancient and Medieval Hi
story, Thought and Religion», 2005, 60, pp. 231-4 1. Questa edizione è condotta su cin
que copie manoscritte su quattro finora conosciute,di cui la più antica è
G == Gottingen, Stadtarchiv AB III 11, fol. 25v-27r (fine secolo XIV-XV incipit): «In
� omin e domini vivi (fol. 27r) . .. fluant. Expliciunt sigilla magistri Arnaldi de Villanova».
�gue a fol. 27v il De intentione medicorum: cfr. Arnaldi de Villanoua: Opera medica om
nz_a, V 1, a cura di M. McVaugh (Barcellona 2000), pp. 97- 126; cfr. W Meyer, Verzeich
nzs der Handschr /ten im preussischen Staate, Gottinga 1894, 5 15 . Ringrazio particolar
z
�e�t� Michael McVaugh, per avermi segnalato la quinta copia non ancora nota del De
s zs a
�g�ll rnaldiani e di avermi incoraggiato da lungo tempo in questa ricerca sull'autenti
cita o meno di questo trattatello ad Arnaldo.
L on
8ec == L don, Wellcome Library, 560 (Miscellanea Medica XXXVI), fol. 175v-179v,
, XV (circa 1475)'. (Incipit): «Incipiunt sigilla Magistri Raynaldi de Villanova In no-
436 Appendici
mine patris... fluant. Explicit liber de sigillis secundum magistrum Raynaldum de Villa
nova». Cfr. S.A.J. Moorat, Catalogue o/ Western Manuscripts on Medicine and Science in
the Wellcome Historical Medicai Library, Londra 1962, p. 432.
Pl = BnF latin 7337, sec. XV, 1 16v- 1 19b; è insieme a opere varie come il De impro
batione male/iciorum di Arnaldo, al De occultis di Antonio di Montolmo, a un Introduc
torius ad indicia astrologie medicorum Arnaldi de Villanoua ecc. Su ciò in part icolare cfr.
di S. Giralt, introduzione alla sua edizione critica del De improbatione maleficioru m, cit .,
pp. 286-87. Cfr. Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae Regiae codices latini (Pa
ris, 1741), 343; Delisle, Le cabinet des manuscrits (Paris, 1868-1874), pp. 439 -5 17 .
P2 = BnF latin 7349, fol. 127r-128v, anonimo, sec. XVI, unito a opera ast rologie� �a
ria; è seguito a fol. 19r-v: Sigilla in speciali (anonimo) (incipit): «ecce enim in gene rali VJr·
tutes duodecim sigillorum et qualiter fieri debeant diximus . . . et sic servari cum rev�re�
tia et honore amen». Questo Sigilla in speciali contiene un testo che non si può attribf"
re ad Arnaldo aggiunto al De sigillis arnaldiani da altro autore per complete zza astr0 �
gica, perché è fondato sulla tecnica sofisticata delle tnplicitates, ed è privo della des_c;.
zione delle benedizioni, delle invocazioni e dei segni cristiani che si trovano invece n_e; I·
gilli arnaldiani, quindi tratta di sigilli tecnicamente astrologici perché conside rat i n_ei ?r�
aspetti di triplicità. Tali interpolazioni hanno nociuto alla individuazione dei t esti ong
i
Sigillum Tauri
Accipiatur aurum vel argentum et fundatur sole existente in Tauro. Et
fiat inde sigillum et quando cum malleo ferietur dicas «Exurge domine
deus meus, adiutor meus» et post dicatur psalmus «Celi enarrant» et po
stea sc ulpatur ibi ex una parte figuram et in circumferentia signi Tauri
« Theonel, sanctus Paulus» et in alia parte in circumferentia «benedic
tum sit nomen domini nostri Ihesus Christi» et in medio «On loseph
Oytheon». Valet autem generaliter sigillum Tauri contra obtalmias ocu
lorum tumoresque et omnes malas dispositiones eorum et squinantie et
0rnnibus passionibus colli et gutturis.
Sigillum Geminorum
Aliud sigillum e�t Geminorum: Sole ergo existente in Geminis accipe au
rum et fiat sigillum rotundum ut supra. Et dum fiat dicas: «Exurge do-
:o ca_r�ale opposto all 'Ariete poiché, secondo quanto afferma in alcune copie se sono
nan lllsiem e hannq più efficacia.
438 Appendici
mine Sol iustitie in precepto quod mandasti et Synagoga populorurn ci r
cundabit te». Psalmus: « Domine deus meus in te speravi».
Valet hoc sigillum in generali ad cancrum et condilomata et fi curn et
cyragram et ad omnes passiones humerorum et brachiorum et rnanuu�
et ad multa alia. Et dum Sol erit in Geminis sculpatur in eo ab una p ane
signum Geminorum et in circumferentia « Turiel, sanctus Andreas » e t e x
alia parte in circumferentia « qui crediderit et baptizatus fuerit salvus
erit», et in medio « Sother salus».
Sigillum Cancri
Sigillum est Cancri: Sole ergo existente in Cancro accipe aurum vel ar
gentum et fac inde sigillum et dum ferietur dicas: « Exurge domine de us
meus et exaltetur manus tua ne obliviscaris pauperum». Psalmus: « Con
fiteor tibi domine in toto corde meo. Narrabo omnia mirabilia tua ». Et
ab una parte sculpatur in eo figura Cancri et sigillum Cancri « Cherubiel
sanctus Iohannes» et ex alia parte in circumferentia sculptatur « Ego
sum resurrectio et vita, qui credit in me etiam si mortuus fuerit, vivet».
Et in medio « Adonay vita». Valet in generali ad omnes passiones pecto
ris, stomaci cordis et pulmonis et venarum et arteriarum et costorum et
ad pleuresim et ad vomitum sanguinis.
Sigillum Leonis
Sigillum est Leonis: XI die ante kalendas Augusti accipe aurum et fa c
inde sigillum ut superius. Et sculpetur in eo forma Leonis observatis con
ditionibus que supra diete sunt in primo sigillo Arietis. Et dum mallio fe
rietur dicas: « exurge Leo de tribus }uda et intende iudicio meo, de�s
meus in causam meam». Postea dicatur Psalmus: « ludica me deus et di
scerne causam meam».
Et ex parte Leonis in circumferentia sigilli Leonis « Thoel sanctu s la ·
cobus» et ex alia parte in circumferentia: « Vicit Leo de tribus J u da, ra
dix David alleluia». Et in medio « Heloy Saday».
Sigillum Virginis
Sigillum est Virginis: Accipe ergo purum aurum sole existente in Virg:
videlicet Xl die [ante] Kalendas septembris et fiat inde sigillum rotu? d . e
ut supra de aliis. Et sculpatur in eo figura Virginis dum Sol est in Virg�s
n
et dum malleo ferietur dicas sic: « Exurge domine, adiuva nos et libera
tc
propter nomen tuum». Psalmus: « Deus auribus nostris audivirn u s » �u�
etc.; et ex parte Virginis in circumferentia sculpetur « Kyriel sanctu s 0 .
cas». Et ex alia parte in circumferentia sculpetur « Spiritus sanct u s 5
Appendici 439
Sigillum Capricorni
Sigillum est Capricorni, cum sol erit in Capricorno accipe aurum vel ar
gentum et
fiat inde sigillum et dum fiat dicatur «Exurge domine deus
tneus et libera me quoniam tu es spes mea, domine et potentia mea a iu
Ventute mea». Psalmus: «deus in adiutorium meum intende». Et sculpa
u
! r � eo figura éapricorni dum Sol erit in eo et in circumferentia sculpa-
u r s ic «Ch
ananel sanctus Bartholomeus» et in alia circumferentia sic
8
�Patu r «gloria in altissimis et in terra pax hominibus bone voluntatis»,
: in medio «Ihesubra sim». Virtutes in generali sunt hec: valet contra
0 ts um venenosum animalium et canis rabidi et contra guttam genu um.
440 Appendici
Sigillum Aquari
Sigillum est Aquarii: die ergo precedente 13 kalendas februarii a ccipe
aurum et fiat inde sigillum rotundum et dum malleo ferietur clic
«Exurge domine deus noster, excita potentiam tuam et veni ut salvos f:�
cias nos». Psalmus: «Qui regis Israel intende». Et dum Sol erit in Aqu a
rio sculpatur in eo ex una parte figura Aquarii « Sadachiel sanctus Tho.
mas» et ex alia parte in circumferentia «Ecce agnus dei qui tollit pe cca
ta mundi» et in medio «usion ioth heth».
Virtutes autem sigilli sunt hec: qui ipsum sigillum portabit null a res
que serpit sibi nocere potest videlicet appropinquare.
Et valet ad lacrimas oculorum et ad obscuritatem visus et ad dolorern
tibiarum et crurium et ad omnes infirmitates que fiunt ex sanguin e in
fecto et ad multa alla.
Sigillum Piscium
Sigillum duodecim est Piscium: sole existente in Piscibus accipiatur au
rum vel argentum et fundatur et fiet inde sigillum et dum fiet dicas:
«Exurge Sol iustitie Domine Ihesu in requiem tuam, tu es archa sancti
ficationis tue Virgo Maria». Psalmus: «Memento Domine David » et po
stea sculpatur in eo figura Piscium sole existente in eis et in circumfe
rentia «Malchiel, sanctus Marcus, sanctus Mathias». Et ex alla parte in
circumferentia sculpatur «Qui credit in me etiam si mortuus fuerit vivet,
consummatum est». Et in medio sic «Agla theos». Valet istud sigillum in
generali podragricis et doloribus peduum et glaucitati oculorum et ad
cancrum et ad fistulas et vulnera saniosa et ad omnes infirmitates sanio
sas que sunt ex flegmate ubicumque sint et undecumque fluant.
Expliciunt sigilla magistri Amaldi de Villanova.
App endice IV
L a visione delle scienze liberali con l'astrologia al sommo di Biagio
pdacani da Parma ( 1 3 86)
Qui maxime se diligit seductus est, ut ira Dei super eum cadat.
Hec Ptolomaeus in preambulis maioris Almaiestt2, que verba illustris
principis mentem compellunt cuiuscumque, ut necessario sibi maximus
sit amicus, quare, nisi fallor, sola3 Deo fruendum est. Uhi, ergo, aliqua re
ferrem que domum Dei triumphantem aquassarent vel quomodolibet ei
obviare viderentur, nunc, ut alia retractare proposui, fide itaque Athena
sii supposita, cuius est « Unum in Trinitate et Trinitatem in unitate vene
raci » , Illum sine quo nihil a me distantem, quaeso4 , de gradu in gradum
regulariter gradatim ascendendo. Si, ergo, itaque, venerande Crucis pre
tnis so boni Jesus sectam cuius irrefragabiliter propono imitaci, me acu-
IO G ·
iovanni, I, 1 9-23 .
11
Gen esi' 24 ' 64 •
12
13 M�tte o, 7 , 7 .
Isaia , 66, 1 .
14
Gen esi, I, 1 .
444 Appendici
sentibus autem per scripturas, retenta forma, proposui explicare «ir
pande dei». atn
Mihi igitur et singulis ad quos presentes littere pervenerin t eg o BI
a
sius de Parma futura satis terrenda emanare proposui, quorum o rdine
· r: rn
m rorma proposUI" observandum.
Dividetur namque scruptinium istud in septem paragrafos. In prirn
scilic�t premissa_ disp?�itione m�� di,_ queram dom�um anni. In s ecun�
!
do scilicet, ex disposmone caeli mdicando mutatlones ut stabilitatern
temporum. In tertio scilicet, me de gravitate anonae providebo. In quar
to scilicet, dicam quantum boni // f. 48 vb // possit mercatoribus succe
dere. In quinto scilicet de statu humani corporis et brutorum querendo
an presenti anno vitam ducant salubrem. In sexto scilicet para(gra) fo, ad
discordias futuras fieri condescendam. In ultimo scilicet paraffo di spo
nam me retrorsum ire a tenebris in sinceram veritatem, ut quod som
niando intueor, frui valeam in gloria; ad quam et vos me Ille perducat,
cum tempus adfuerit. Amen 15 •
Ul·co
15 Da queste affermazioni dd prologo si comprende che doveva esis te re un s eg
che conteneva il vero e proprio pronostico.
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