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Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

APPUNTI DI FISICA DELLE


ONDE:

ONDE MECCANICHE

Pietro Molesini
INDICE
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

1. Introduzione alle onde meccaniche 3


! 1.1 Ipotesi semplificative 3
! 1.2 Equazione di D’Alambert 3
! 1.3 Onda su corda 5
! 1.4 Onda su membrana 6
2. Generalità sulle onde piane 8
8
! 2.1 Velocità di fase dell’onda
8
! 2.2 Onde piane
9
! 2.3 Onde piane monocromatiche
10
! 2.4 La notazione esponenziale
10
! 2.5 L’importanza dello studio delle onde piane armoniche
3. Fenomeni d’interferenza e di sovrapposizione
11
! 3.1 Principio di sovrapposizione cause-effetti
11
! 3.2 Interferenza di un’onda piana armonica 11
! 3.3 Tipologie d’interferenza 12
! 3.4 Battimenti 13
! 3.5 Velocità di gruppo e velocità di fase 14
4. Onde sferiche e cilindriche 15
! 4.1 Onde sferiche 15
! 4.2 Onde cilindriche 16
5. Forzanti 17
! 5.1 Introduzione al problema delle forzanti 17
! 5.2 Forzanti periodiche nel tempo 17
! 5.3 Propagazione degli impulsi 19
6. Comportamento meccanico delle onde sferiche 20
! 6.1 Considerazioni preliminari 20
20
! 6.2 Onde sferiche in un fluido
22
! 6.3 Velocità del suono in aria
23
! 6.4 L’onda di pressione e l’onda di densità
24
! 6.5 Onde trasversali in un solido
26
! 6.6 Comportamento generale delle onde elastiche nei solidi
27
! 6.7 Propagazione di una perturbazione in solido discreto
7. Effetto Doppler
32
! 7.1 Ipotesi semplificative 32
! 7.2 Ricevente in movimento, sorgente immobile 32
! 7.3 Ricevente immobile, sorgente in movimento 32
! 7.4 Formula generale e tabella riassuntiva 33
! 7.5 Onda d’urto 34
! 7.6 Effetto Doppler per onda generica 34
8. Onde stazionarie 36
! 8.1 Onde in mezzi non omogenei 36
! 8.2 Soluzioni di onde con discontinuità 36
! 8.3 Caso delle onde armoniche: onde stazionarie 38
! 8.4 Caratteristiche delle onde stazionarie 39
! 8.5 Musicologia e spettri di armoniche 41
! 8.6 Armoniche per condizioni iniziali non nulle: forme d’onda non monocromatiche 41
! 8.7 Onde evanescenti 42
! 8.8 Onde stazionarie bidimensionali 43
! 8.9 Guida d’onda 44
9. Energia di un’onda 46
! 9.1 Energia e potenza di un’onda viaggiante 46
! 9.2 Principio di conservazione dell’energia 47
! 9.3 Potenza media di un’onda piana armonica viaggiante 48
! 9.4 Potenza di un’onda stazionaria 48
! 9.5 Intensità di un’onda acustica 49
! 9.6 Quantità di moto di un’onda 50
10. Effetti dissipativi
! 10.1 L’onda smorzata
51
! 10.2 Potenza di un’onda smorzata 51
! 10.3 Centri di diffusione 52
! 10.4 Effetti dissipativi per un’onda stazionaria 52
! 10.5 Coefficienti di decrescita 53
53
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1. INTRODUZIONE ALLE ONDE MECCANICHE

1.1 Ipotesi semplificative

Si definisce onda una qualsiasi perturbazione, impulsiva o periodica, che ha origine


da una sorgente e si propaga in un mezzo con una velocità ben definita.1
Le onde meccaniche necessitano di un mezzo materiale per la loro propagazione
che segue una legge del tipo:

ξ = ξ (x, y, z,t)

Per l’analisi formale delle onde si considerano le seguenti ipotesi:

Sistemi lineari: si considera possibile la linearizzazione di sistemi non-lineari


per piccole perturbazioni;
Sistemi omogenei: il sistema è uguale a se stesso in ogni punto dello spazio;
Sistemi non dissipativi: le forza dissipative sono trascurabili e quindi si
conserva l’energia associata all’onda;
Sistemi non dispersivi: la forma dell’impulso rimane identica nel tempo.

Queste quattro ipotesi verranno gradualmente rilasciate nel corso della trattazione.

1.2 Equazione di D’Alambert

In un sistema meccanico, come detto, l’onda si propaga attraverso un mezzo


materiale, sia esso solido, liquido o gassoso. In questo senso, l’onda risulta essere
una perturbazione del mezzo materiale o, più precisamente, dei campi di
temperatura, densità, pressione, ecc. che lo caratterizzano.

Si è detto che l’onda è caratterizzata da una funzione ξ (x, y, z,t) che, nel caso mono-
dimensionale, diventa ξ (x,t) . Fissando un sistema di riferimento inerziale e un
sistema di riferimento solidale con l’onda (fig.
1-1) è possibile affermare che:

ξ (x,t) = ξ (x ')

dove! ! x ' = x − vt ,

pertanto:

ξ (x,t) = ξ (x − vt)

Le equazioni che ammettono una soluzione


di questo tipo si possono trovare definendo
la fase dell’onda w = x − vt e derivando la
funzione d’onda rispetto alle variabili dello
spazio e del tempo.

1 La definizione generale di onda vale sia per le onde meccaniche che per le onde elettromagnetiche.
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Procedendo con la prima derivazione:

⎧ ∂ξ ∂ξ ∂w ∂ξ
⎪ = = −v
⎪ ∂t ∂w ∂t ∂w

⎪ ∂ξ = ∂ξ ∂w = ∂ξ
⎪⎩ ∂x ∂w ∂x ∂w

da cui:

∂ξ 1 ∂ξ
=−
∂x v ∂t
che descrive un sistema uni-direzionale poco adatto a descrivere una perturbazione
generica.

Procedendo con la derivazione al secondo ordine:

⎧ ∂2 ξ ∂ ⎛ ∂ξ ⎞ ∂w 2 ∂ ξ
2
⎪ = ⎜ −v ⎟ =v
⎪ ∂t
2
∂w ⎝ ∂w ⎠ ∂t ∂w 2

⎪ ∂2 ξ ∂ ⎛ ∂ξ ⎞ ∂w ∂ 2 ξ
= ⎜ ⎟ =
⎪ ∂x 2 ∂w ⎝ ∂w ⎠ ∂x ∂w 2

da cui:

∂2 ξ 1 ∂2 ξ
=
∂x 2 v 2 ∂t 2
che ammette soluzioni in entrambi i versi del sistema di riferimento.

Tale equazione è l’equazione delle onde, detta anche equazione di D’Alambert. Si


noti che il parametro v detto velocità dell’onda è costante.

L’equazione di D’Alambert può essere generalizzata al caso tridimensionale con l’uso


dell’operatore Laplaciano che indica la somma delle derivate di secondo ordine:

1 ∂2 ξ
∇ξ= 2 2
2

v ∂t

N.B. La propagazione ξ può essere sia scalare che vettoriale.

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1.3 Onda su corda

Si consideri una corda con


una forza peso trascurabile
rispetto alla tensione;
inoltre si consideri una
corda perfettamente
flessibile (il modulo della
tensione è uguale in ogni
punto e la sua direzione è
tangente alla corda
stessa). Infine, si consideri
il sistema privo di attriti e
non dispersivo. Sotto
queste ipotesi è possibile analizzare la perturbazione su corda e verificare che
l’equazione ottenuta è l’equazione di D’Alambert.
Il bilancio delle forze lungo le due componenti è:
⎧ F = T cos ⎡θ ( x + Δx ) ⎤ − T cos ⎡θ ( x ) ⎤
⎪ x ⎣ ⎦ ⎣ ⎦

⎪⎩ Fy = T sin ⎡⎣θ ( x + Δx ) ⎤⎦ − T sin ⎡⎣θ ( x ) ⎤⎦
supponendo piccole oscillazioni è possibile linearizzare:
⎧ Fx  T − T = 0


⎪⎩ Fy  T (θ ( x + Δx ) − θ ( x ))
dove il coseno di un angolo molto piccolo è stato considerato prossimo all’unità,
mentre il seno prossimo all’angolo stesso.

Definendo Δy la differenza di quota tra l’estremo destro e l’estremo sinistro della


porzione di corda considerata è possibile definire l’angolo θ :

⎛ Δy ⎞ ∂y
⎜⎝ ⎟⎠ = tan (θ )  θ → θ 
Δx ∂x

Sviluppando in serie di Taylor la componente della forza lungo y diventa:

⎛ ∂y ∂2 y ∂y ⎞ ∂2 y
Fy  T ⎜ ( x ) + 2 ( x ) Δx − ( x )⎟ = T 2 ( x ) Δx
⎝ ∂x ∂x ∂x ⎠ ∂x

∂2 y
Fy = Δm a = Δm
Scrivendo la legge di Newton per il problema:! ! ∂t 2
Pertanto si può scrivere:

∂2 y µ ∂2 y
=
∂x 2 T ∂t 2

Δm
µ=
dove Δx è la densità lineare della corda, costante per fili omogenei.

5
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L’equazione appena trovata è l’equazione di D’Alambert per un’onda su corda, dove


la perturbazione è lo scostamento sulle ordinate. Confrontandola con l’equazione
generica si ricava che la velocità di propagazione è:

T
v=
µ

La velocità quindi aumenta per tensioni maggiori e diminuisce per densità maggiori.

Le soluzioni dell’equazione di D’Alambert per un’onda su corda sono perturbazioni


trasversali, ossia perpendicolari alla direzione di propagazione. In tal senso
l’equazione suddetta è incompleta perché rappresenta una perturbazione scalare,
mentre è necessario includere anche l’onda trasversale sull’asse z. Pertanto, è
opportuno scrivere l’equazione in forma vettoriale:
 
∂2 ξ µ ∂2 ξ
=
∂x 2 T ∂t 2

ξ = uyy + uzz
dove! ! .
 
La soluzione di tale equazione può essere scritta come = ξ ( x ± vt ) dove il valore
ξ
positivo dell’addendo vt indica la propagazione verso sinistra (nel verso contrario a
quello di orientazione dell’asse delle ascisse), mentre il valore negativo indica la
propagazione verso destra (nel verso di orientazione dell’asse delle ascisse).

1.4 Onda su membrana

Sotto l’ipotesi di membrana


perfettamente flessibile, di peso
trascurabile e di sistema non
dispersivo e senza attriti è possibile
studiare la perturbazione su una
membrana che oscilla, dimostrando
che si giunge, ancora una volta,
all’equazione di D’Alamebert.
In realtà, ciò che ci interessa è la
velocità di propagazione. Infatti,
considerando una membrana sottile (fig. 1-3) è possibile assimilare la sua
perturbazione alla situazione già vista per la corda.
T
v=
La velocità di propagazione di un’onda su corda era µ . Nel caso di membrana
molto sottile si può riscrivere la densità lineare come:

Δm σΔS σΔlΔL
µ= = = = σΔL
Δl Δl Δl

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dove Δl è la lunghezza del tratto di membrana, ΔL è lo spessore della membrana e


Δm
σ=
ΔS è la sua densità superficiale.
Inoltre è possibile riscrivere la tensione come T = τ ΔL , pertanto la velocità di
propagazione diventa:

τ
v=
σ

Anche in questo caso l’onda è trasversale, perpendicolare alla direzione di


propagazione e, quindi, al piano del mezzo di propagazione stesso.

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2. GENERALITÀ SULLE ONDE PIANE

2.1 Velocità di fase dell’onda

Si è detto che la soluzione dell’equazione di D’Alambert, nel caso scalare, è


ξ = ξ ( x ± vt ) . Tuttavia questa scrittura non è propriamente corretta, poiché la fase

non è a-dimensionale. Risulta opportuno inserire i due parametri k[L ] e ω [T ] per


−1 −1

riscrivere la fase dell’onda in questo modo:

x ± vt = kx ± ω t

pertanto! ! ξ = ξ ( kx ± ω t ) .

Questa scrittura, però, presuppone che i due parametri inseriti siano legati
algebricamente, infatti:

ω
v=
k
In questo senso la velocità di propagazione dell’onda v si può definire anche come
velocità di fase.

2.2 Onde piane

Considerando l’equazione di D’Alambert nel caso non mono-dimensionale si


possono avere diverse famiglie di soluzioni che soddisfano l’equazione. Una delle più
importanti è quella delle onde piane, che si definisce come:

(
ξ = ξ k x x + k y y + kz z ± ω t )
 
descrivibile anche come
(
ξ = ξ k ⋅ x − ωt ) , dove k è il vettore direzione dell’onda.2

Le onde piane soddisfano la relazione di dispersione:

ω2
k2 =
v2
La caratteristica principale delle onde piane è il fatto che, fissato un istante, i fronti

d’onda3 sono piani perpendicolari al vettore k . Infatti, pensando alla formulazione

2Più precisamente le onde piane rappresentano due famiglie di soluzioni, che si differenziano per il verso di
propagazione definito dal segno positivo o negativo dell’addendo ω t . Tuttavia la scrittura vettoriale
presentata garantisce l’esistenza di entrambe le famiglie a patto che si possa cambiare il segno del vettore

k che fornisce la direzione dell’onda.
3 Data un’onda che si propaga nello spazio (cioè a tempo fissato) si definisce fronte d’onda l’insieme dei
punti che vibrano concordemente.
8
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 
della fase w = k ⋅ x − ω t , fissando il tempo e ricercando le superfici fronti d’onda4 si
trova:
 
k ⋅ x = COST

kx x + ky y + kz z = COST
Tale equazione rappresenta l’equazione di un piano: .

2.3 Onde piane monocromatiche

Le onde piane monocromatiche (o armoniche) rappresentano un sottoinsieme molto


importante delle onde piane, dove le grandezze fino ad ora introdotte assumono
significato fisico. La funzione d’onda per una perturbazione piana monocromatiche è:
 
(
ξ = Asin k ⋅ x − ω t + ϕ )
  
dove w = k ⋅ x − ω t è la fase dell’onda, ϕ è lo sfasamento, k è il vettore d’onda e il suo
modulo si dice numero d’onda, mentre ω è la pulsazione; A è invece l’ampiezza che
ha le dimensioni della perturbazione stessa.

Fissando il vettore spaziale x si nota un’oscillazione di pulsazione ω . In tal senso si

T=
può definire una periodicità temporale dell’onda descritta dal suo periodo 5 ω o
ω
f=
dalla sua frequenza 2π . In tal senso, essendo la pulsazione fissa e quindi anche
la frequenza ben definita, si denomina l’onda come monocromatica: in
elettromagnetismo, ad un’onda di questo tipo, si associa un colore ben definito.

Si può anche definire una periodicità spaziale, fissando il tempo ad un certo istante.

λ=
Ciò che la descrive è la lunghezza d’onda 6 k .
Poiché per le onde piane e, quindi, anche per le onde piane monocromatiche deve
ω2
k = 2
2

valere la relazione di dispersione v , è possibile relazionare la periodicità


temporale a quella spaziale:

ω 2π 2π
k= → =
v λ Tv
λ
v=
quindi! ! T !! o! v=λf .

4 Per ricercare l’equazione di un fronte d’onda basta porre la fase dell’onda costante ad un certo istante
fissato. Tale metodo si ricava direttamente dalla definizione di fronte d’onda.
5Il periodo è definito come il tempo che impiega un’onda a compiere un’oscillazione temporale completa in
una certa posizione fissata.
6 La lunghezza d’onda rappresenta la distanza spaziale tra due creste (o valli) consecutive in un certo istante
fissato.
9
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

2.4 La notazione esponenziale

Per facilità di espressione e di calcolo è molto utile introdurre la notazione


esponenziale:

ξ = Ae ( )
i k⋅x −ω t+ϕ

In realtà tale notazione non è corretta perché mantiene un termine immaginario che
non ha significato fisico. Tuttavia basta sommare il complesso coniugato per
eliminare tale addendo e tenere conto di un fattore moltiplicativo per tornare alla
funzione corretta:

1 ⎡ i( k⋅x −ω t+ϕ ) −i( k⋅x −ω t+ϕ ) ⎤


ξ= A e +e
2 ⎣ ⎦

1
Il fattore 2 è comunque trascurabile se si considera il PSCE 7, poiché anche la parte

i( k⋅x −ω t+ϕ )
reale del complesso coniugato di Ae è soluzione dell’equazione di D’Alambert.

2.5 L’importanza dello studio delle onde piane armoniche

L’importanza delle onde piane monocromatiche risiede nel fatto che, con una loro
somma, è sempre possibile descrivere un’onda di qualsiasi natura, anche non
periodica. Più precisamente qualsiasi onda è sviluppabile in serie di Fourier in tante
onde piane armoniche sovrapposte.

Un’altra caratteristica molto importante delle onde piane monocromatiche è quella di


viaggiare alla stessa velocità indipendentemente dalla frequenza. A dire il vero ciò
vale solo nel caso di sistema non dispersivo. Nel caso di sistema dispersivo, infatti,
pur rimanendo lineare il problema, la velocità dipende dalla frequenza, pertanto onde
piane armoniche diverse hanno velocità diverse.

7 Il PSCE (principio di sovrapposizione delle cause e degli effetti) verrà trattato a pagina 11.
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Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

3. FENOMENI D’INTERFERENZA E DI SOVRAPPOSIZIONE

3.1 Principio di sovrapposizione cause-effetti

Si considerino due onde piane monocromatiche f (x, y, z,t), g(x, y, z,t) che, quindi,
soddisfano entrambe l’equazione di D’Alambert. Le due onde si incontrano ad un
certo istante in una certa posizione: in tale condizione si ha un fenomeno di
interferenza dove si forma un’onda ξ = α f (x, y, z,t) + β g(x, y, z,t) combinazione lineare
delle due singole onde che soddisfa ancora l’equazione di D’Alambert. Ciò prende il
nome di principio di sovrapposizione delle cause e degli effetti8. Esaurito il fenomeno
d’interferenza le due onde continuano la loro propagazione rimanendo totalmente
invariate. Il fenomeno d’interferenza, quindi, non modifica la singola onda e si
esaurisce totalmente quando le due onde non sono più “a contatto”.

3.2 Interferenza di un’onda piana armonica

Si considerino due onde piane monocromatiche sfasate, ossia con diversa fase:

⎧ ξ = A cos α
⎪ 1 1 ( 1 ) ⎧⎪ α1 = kx − ω t
⎨ →⎨
⎪ ξ1 = A1 cos (α 1 ) ⎪⎩ α 2 = kx − ω t + ϕ 0

Considerando le due onde come parti reali di due complessi, è possibile


rappresentare tali vettori sul piano di Gauss (piano complesso):

⎧    
⎪ a1 = A1 eiα1 a = a1 + a 2
⎨ → 



a 2 = A2 e iα 2 ξ = ξ1 + ξ 2 = {}
Re a

Si noti che la differenza delle fasi


delle due onde iniziali, che sul
piano di Gauss diventa una
distanza angolare, è costante
poiché α 2 − α 1 = ϕ 0 = COST = γ .

Volendo arrivare ad una soluzione


del tipo ξ = A cos (α ) si calcola
l’ampiezza e la fase dell’onda
generata dall’interferenza di ξ1 e
ξ2 . P e r l ’ a m p i e z z a b a s t a

8 Il principio di sovrapposizione delle cause e degli effetti verrà da ora indicato con la sigla PSCE.
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Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

A = A12 + A22 − 2A1 A2 cos ( β )


applicare il teorema di Carnot9 :

dove!
(
β = π − γ = π − α 2 − α1
.
)
Pertanto diventa:

A = A12 + A22 + 2A1 A2 cos (α 2 − α 1 )

Per la fase, con semplici considerazione geometriche, si giunge all’espressione:

⎛ ED + CD ⎞ ⎛ A2 sin (α 2 ) + A1 sin (α 1 ) ⎞
α = arctan ⎜ = arctan ⎜ ⎟
⎝ AB + BC ⎟⎠ ⎝ A2 cos (α 2 ) + A1 cos (α 1 ) ⎠

3.3 Tipologie di interferenza

Si possono trovare due tipologie d’interferenza:

Interferenza costruttiva:

α 2 − α 1 = 2nπ → cos (α 2 − α 1 ) = 1
⇒ A = A12 + A22 + 2A1 A2 = A1 + A2

Interferenza distruttiva:

α 2 − α 1 = π + 2nπ → cos (α 2 − α 1 ) = −1
⇒ A = A12 + A22 − 2A1 A2 = A1 + A2

!
Nel caso in cui le due onde abbiano uguale ampiezza l’onda che si genera per
interferenza ha un’espressione particolarmente facile. L’ampiezza è:

⎛ α − α1 ⎞
A = A12 + A12 + 2A1 A1 cos (α 2 − α 1 ) = 2A1 cos ⎜ 2
⎝ 2 ⎟⎠

La fase si può altrettanto facilmente calcolare (fig. 3-2).


Dato che A1 = A2 si possono scrivere le seguenti relazioni:
⎧ α = α +δ
⎪ 1

⎪⎩ α = α 2 − δ
pertanto:
α1 + α 2
α − α1 = α 2 − α → α =
! ! 2

9 Il teorema di Carnot è, in pratica, il teorema di Pitagora generalizzato ai triangoli non rettangoli. Il lato più
lungo del triangolo è uguale alla radice della somma dei quadrati dei due cateti non ortogonali a cui va
sottratto il doppio prodotto dei due cateti per il coseno dell’angolo compreso.
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3.4 Battimenti

Si considerino due onde piane monocromatiche di uguale ampiezza e ci si ponga,


come osservatori, in un punto fisso (per semplicità x = 0 ). La funzione d’onda si può
scrivere come somma delle due funzioni d’onda (considerando x = 0 ):

⎡⎛ ω − ω 1 ⎞ ⎤ ⎡⎛ ω 1 + ω 2 ⎞ ⎤
ξ = 2A1 cos ⎢⎜ 2 t ⎥ cos ⎢⎜ t⎥
⎣⎝ 2 ⎟⎠ ⎦ ⎣⎝ 2 ⎟⎠ ⎦

Considerando due pulsazioni molto vicine si giunge al seguente grafico di fig. 3-3
dell’onda nella variabile tempo.

In tale grafico si può distinguere l’onda


portante (in nero) che oscilla rapidamente
ω 2 + ω1
con pulsazione 2 (molto vicina ai
valori delle due singole pulsazioni essendo
esse simili); è inoltre distinguibile l’inviluppo
(in arancio) che rappresenta l’oscillazione
dell’ampiezza dell’onda con pulsazione
ω 2 − ω1
2 (valore molto più basso della
frequenza dell’onda portante poiché le due
singole pulsazioni hanno valori simili,
pertanto la pulsazione dell’inviluppo è molto
piccola).
Si giunge quindi alla conclusione che due onde piane armoniche di uguale ampiezza
e pulsazione molto simile danno origine ad un’onda la cui ampiezza oscilla
tracciando l’inviluppo dell’onda portante. Ogni qual volta l’inviluppo giunge alla cresta
si ha il fenomeno di battimento, ossia è possibile per l’orecchio umano sentire
l’andamento dell’intensità dell’onda che dipende dal quadrato dell’onda e, quindi,
dall’ampiezza.

Risulta possibile ricavare il periodo e la frequenza dei battimenti. Considerando la


ω 2 − ω1 2π
t n = nπ tn = n
relazione 2 , l’istante in cui avviene il battimento n è ω 2 − ω1 ,

t n+1 = ( n + 1)
mentre il battimento n+1 avviene in ω 2 − ω1 .
Il periodo (differenza tra i due istanti) dei battimenti é:


TB = t n+1 − t n =
ω 2 − ω1

Quindi la frequenza dei battimenti si esprime come:

1 ω 2 − ω1
fB = = = f2 − f1
TB 2π

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3.5 Velocità di gruppo e velocità di fase

Si considerino due onde piane monocromatiche di uguale ampiezza. La loro


sovrapposizione da origine all’onda:

⎡⎛ k − k ⎞ ⎛ ω − ω1 ⎞ ⎤ ⎡⎛ k2 + k1 ⎞ ⎛ ω1 + ω 2 ⎞ ⎤
ξ = 2A1 cos ⎢⎜ 2 1 ⎟ x − ⎜ 2 t ⎥ cos ⎢ x − t⎥
⎣⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎟⎠ ⎦ ⎜
⎣⎝ 2 ⎠
⎟ ⎜⎝ 2 ⎟⎠ ⎦

k2 + k1 ω + ω1
k0 = ,ω 0 = 2 , Δk = k2 − k1 , Δω = ω 2 − ω 1
Definendo i parametri 2 2 l’onda si può
riscrivere come:

⎡ Δk Δω ⎤
ξ = 2A1 cos ⎢ x − t cos ⎡⎣ k0 x − ω 0t ⎤⎦
⎣ 2 2 ⎥⎦

Con questa scrittura si possono facilmente individuare due velocità:

ω0
vf =
k0 (velocità dell’onda portante)
- Velocità di fase:
Δω ∂ω
vg = → vg =
- Velocità di gruppo: Δk ∂k (velocità dell’inviluppo, dove ciò che si
“viaggia” è il massimo dell’onda).

La velocità di fase è uguale la velocità d’onda fino ad ora considerata, pertanto la sua
scrittura equivale alla scrittura della relazione di dispersione.
Se il pacchetto d’onde è composto da onde di uguale velocità la velocità di gruppo
sarà uguale alla velocità di fase. In caso contrario si parla di perturbazioni in mezzi
dispersivi, dove le due velocità sono diverse.
Analiticamente un mezzo non è dispersivo quando la velocità di fase dell’onda
generata dalla sovrapposizione delle altre onde non dipende dal vettore d’onda.
Infatti, in tal caso:
dω d
( ) dk dv f dv
vg = = vf k = vf + k = vf + f k = vf
dk dk dk dk dk , essendo la velocità di fase non
dipendente da k. Come si nota, in questo caso, la velocità di fase e quella di gruppo
sono uguali, ossia il mezzo non è dispersivo.

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4. ONDE SFERICHE E CILINDRICHE

4.1 Onde sferiche

Le onde sferiche (o spaziali) sono onde che, come le perturbazioni piane, soddisfano
l’equazione di D’Alambert. I loro fronti d’onda sono sfere concentriche, pertanto è
opportuno utilizzare le coordinate sferiche per descrivere il fenomeno (fig. 4-1).

Ci si riconduce quindi alla coordinata r


(distanza dal centro), ϕ (angolo polare,
complementare della latitudine), θ (angolo di
azimut).

Il Laplaciano associato ad una propagazione


sferica è:

1 ⎡ 1 ∂2 ξ ∂ξ ∂ 2 ξ ∂ξ 2 ∂ ξ⎤
2
∇ 2ξ = ⎢ + ctg (θ ) + + 2r + r ⎥
r 2 ⎣ sin 2 (θ ) ∂ϕ 2 ∂θ ∂θ 2 ∂r ∂r 2 ⎦

Considerando un’onda isotropa, cioè una


perturbazione uguale in tutte le direzioni che
dipende quindi solamente dalla distanza
l’operatore di Laplace diventa:

1 ∂ 2 (ξ ⋅ r )
∇ξ=
2

r ∂r 2
Sostituendo nell’equazione di D’Alambert si trova:

∂ 2 (ξ ⋅ r ) 1 ∂ 2 (ξ ⋅ r )
= 2
∂r 2 v ∂t 2
dove il fattore r è stato inglobato nella derivata temporale come una costante poiché
non dipende dal tempo.
Definendo la quantità χ = ξ ⋅ r (che è essa stessa una perturbazione) si può riscrivere
l’equazione di D’Alambert in una forma già vista di cui si conosce la soluzione:

∂2 χ 1 ∂2 χ
= → χ = χ ( r ± vt )
∂r 2 v 2 ∂t 2

da cui si ricava la funzione d’onda ξ :

1
ξ = χ ( r ± vt )
r
Osservando la formulazione della funzione d’onda si può affermare che la
perturbazione è generata da una sorgente puntiforme (a distanza nulla assume
valore infinito, ciò rende accettabili anche onde che collassano in un punto) e

15
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

diminuisce con la distanza. Si ricordi inoltre che si è adottata l’ipotesi di


perturbazione isotropa.
Anche nel caso di onde sferiche, l’interferenza non incide sulla propagazione delle
singole onde quando il fenomeno inferente è finito.
La caratteristica fondamentale delle onde sferiche isotrope, tuttavia, è il loro
affievolimento con la distanza: l’energia (o la potenza) di tali onde decresce secondo
1
2
il fattore r poiché dipende dal quadrato dell’onda. A questo fatto si può dare una
spiegazione intuitiva pensando che la potenza deve distribuirsi su superfici sempre
2
maggiori che aumentano con un fattore r : si rispetta la conservazione dell’energia.

4.2 Onde cilindriche

Per le onde cilindriche (tra le quali possiamo inserire le onde di superficie, in tal caso
le onde si dicono circolari) è opportuno utilizzare le coordinate cilindriche P(r,θ , z) ,
dove r è la distanza dall’origine, θ è l’angolo di azimut, z è la quota.
Il Laplaciano per il caso cilindrico, sotto l’ipotesi di sorgente isotropa, è
1 ∂ξ ∂ 2 ξ
∇ 2ξ = +
r ∂r ∂r 2 .
Per grandi distanze la funzione d’onda si può scrivere come:

1
ξ (r,t)  χ ( r ± vt )
r

1
Si nota che la potenza varia come r poiché si distribuisce su superfici sempre
maggiori che aumentano con r : anche questa volta la conservazione è soddisfatta.
Nel caso di onde circolari, cioè di superficie, la sorgente è un punto: questa
condizione è molto più presente in natura rispetto all’onda cilindrica tridimensionale,
la cui sorgente è una retta.

16
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

5. FORZANTI

5.1 Introduzione al problema delle forzanti

L’equazione di D’Alambert descrive la propagazione della perturbazione a sorgente


“spenta”. Ora si considerano tali sorgenti come agenti sul sistema e pertanto fattori
caratterizzanti della perturbazione. Le sorgenti sono le forzanti del sistema.

Si prenda ad esempio il problema già trattato dell’onda su corda (fig. 5-1):

in questo caso, però, si


prende in considerazione
una forzante del tipo
fy (x,t)⋅ Δx
.
Scrivendo l’equazione di
D’Alambert già trovata nei
capitoli precedenti per l’onda
su corta, tenendo inoltre
conto della nuova forzante
presente nel sistema risulta:

∂2 y ∂2 y
Δm = f Δx + T Δx
∂t 2 ∂x 2
y

Δm
µ=
Definendo, come già visto, la densità lineare Δx e la velocità di propagazione
T
v=
µ , l’equazione diventa:

1 ∂2 y ∂2 y fy
− =
v 2 ∂t 2 ∂x 2 T
Il problema a cui si è giunti non è più omogeneo, pertanto soluzioni del tipo
y = y ( x ± ω t ) non sono più accettabili.

5.2 Forzanti periodiche nel tempo

Si può studiare il caso di forzante con andamento sinusoidale nel tempo. Tale
configurazione è sede di notevole importanza, poiché ogni tipo di forzante che
dipenda in modo generico dal tempo può essere vista come somma di funzioni
periodiche. Per quanto riguarda la variazione spaziale si considera un’andamento
impulsivo.
Nel caso tridimensionale, similmente, si considereranno sorgenti puntiformi che
diano un periodico nel tempo.

Tornando al caso dell’onda su corda si può considerare, per semplicità, una forzante
applicata nell’origine e diretta perpendicolarmente alla direzione dell’onda (fig. 5-2).

17
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

A destra e a sinistra
dell’origine si può usare
l’equazione di D’Alambert
per studiare la
perturbazione senza
incappare in errori. Pertanto
si avrà:

y = Asin ( kx − ω t + ϕ ) x > 0
y = Asin ( −kx − ω t + ϕ ) x < 0

Occupandoci ora dell’origine (fig. 5-3) , poiché la massa della porzione di corda
nell’intorno dell’origine è infinitesima, si può asserire che la forza risultante sia
nulla10.
Il bilancio delle forze nel caso statico considerato è:
⎧ T cos (θ ) − T cos (θ ) = 0


⎪⎩ F − 2T sin (θ ) = 0

La componente verticale delle ordinate si può così


approssimare:
∂y
T sin (θ )  T tan (θ ) = T
∂x
Pertanto si giunge alla relazione:
∂y
F = 2T ( x = 0 )
∂x

Infine, sviluppando la derivata della perturbazione


nell’origine:

F = 2TAk cos ( −ω t + ϕ )

Applicando ora l’ipotesi di forzante con andamento periodico nel tempo


( F = F0 cos (ω t ) ) si può definire l’ampiezza dell’onda (si pone lo sfasamento ϕ = 0 ):

F0 Fv
A= = 0
2Tk 2T ω

Considerazioni del tutto simili si possono fare nel caso tridimensionale e determinare,
in tal modo, ampiezza e fase dell’onda che, come visto, dipendono dalla forzante.

10 Dalla seconda legge di Newton F=ma, essendo la massa nulla anche la forza totale è nulla.
18
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

5.3 Propagazione degli impulsi

Le forzanti impulsive generano una perturbazione anch’essa impulsiva (almeno nel


caso mono-dimensionale e tridimensionale). Tale perturbazione si propaga nel
mezzo mantenendo le stesse caratteristiche di velocità dell’impulso fornito dalla
forzante. Si è già trattato il caso mono-dimensionale; per il caso tridimensionale
l’impulso risulta essere una corona sferica (ovviamente nel caso di onda sferica).
Il comportamento delle onde bi-dimensionali, invece, è diverso da quello delle
perturbazioni che si propagano in spazi di dimensione dispari.
Una forzante impulsiva in due dimensioni (o un’onda cilindrica in tre dimensioni),
infatti, non dà origine ad una perturbazione impulsiva, poiché l’onda globale risulta
essere la somma di vari impulsi sfasati. Per questo, la perturbazione non è impulsiva,
ma ne rimane un residuo, la cui intensità11 tende asintoticamente a zero.

11 La nozione di intensità di un’onda verrà trattata nei capitoli successivi.


19
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

6. COMPORTAMENTO MECCANICO DELLE ONDE SFERICHE

6.1 Considerazioni preliminari

La prima trattazione del comportamento meccanico delle perturbazioni sferiche


riguarda l’analisi delle onde longitudinali. Per questo, si considera l’azione della
perturbazione su un volume campione di fluido non viscoso (liquido poco viscoso,
gas). Teoricamente è possibile generalizzare i risultati anche per un liquido viscoso
(per il quale le forze di taglio danno un contributo trascurabile nella generazione di
onde) e per un solido, ricordando tuttavia che, in questo caso, le onde longitudinali
sono solo una delle famiglie di onde presenti (si trascurano, cioè, le onde trasversali
dovute alle forze di taglio e le onde di superficie).
Le onde longitudinali corrispondo ad una perturbazione dovuta ad una differenza di
pressione perpendicolare alla superficie d’impatto. Infatti, nonostante si consideri un
volume e quindi un dominio spaziale, la perturbazione agisce solo in una direzione
ed è identica nelle altre due. Pertanto, si cercano soluzioni corrispondenti a onde
piane.

6.2 Onde sferiche in un fluido

Si studia la
propagazione di
un’onda sferica
(acustica) sotto
l’ipotesi che la
perturbazione non
vari rispetto alle
coordinate y,z e
che, quindi, sia
perpendicolare
all’asse x. Questo
studio corrisponde,
come visto nel
paragrafo precedente, allo studio delle onde longitudinali.
Da un primo bilancio dinamico su tutto il volume si può affermare che:

∂2 ξ
Fx ( x + Δx ) + Fx ( x ) = ρ0 ΔSΔx 2
∂t

dove ξ è lo spostamento (la perturbazione).


Per studiare in maniera efficiente la deformazione è necessario conoscere le
caratteristiche meccaniche del mezzo. Per questo si definisce il modulo di
comprimibilità che fornisce un’indicazione sulla rigidezza del materiale:

20
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

∂p ΔV
K = −V → Δp = −K
∂V V
Il modulo di comprimibilità12 è funzione della temperatura e della pressione (aumenta
con l’aumento della pressione).
Si può legare la differenza di pressione provocata dalla perturbazione alla
perturbazione stessa. Prendendo in considerazione il volumetto di lato dx si ha:

ΔV ΔS dξ dξ
Δp = −K = −K = −K
V ΔS dx dx

dove dξ è lo spostamento infinitesimo della superficie in x rispetto a quella in x+dx.


F ( x)
Δp = x
Per definizione la pressione si può legare anche alla forza come ΔS ,
pertanto:

∂ξ
Fx ( x ) = −K ΔS
∂x
dove il segno meno si spiega con il fatto che ad una compressione corrisponde una
riduzione di volume. Si può studiare il caso del volumetto infinitesimo di destra per
utilizzare un segno positivo. Il bilancio dinamico delle forze diventa:

∂ξ ∂ξ ∂2 ξ
K ΔS ( x + Δx ) − K ΔS ( x ) = ρ0 ΔSΔx 2
∂x ∂x ∂t ,

semplificando per la superficie e applicando lo sviluppo di Taylor:

∂2 ξ ∂2 ξ ∂2 ξ ρ0 ∂2 ξ
K 2 Δx = ρ0 Δx 2 → 2 =
∂x ∂t ∂x K ∂t 2
che si può riscrivere come un’equazione di D’Alambert dove la velocità di
K
v=
propagazione è ρ0 .
L’equazione trovata, generalizzata a tutte le componenti longitudinali come
ρ0 ∂2 ξ
∇ξ=2

K ∂t 2 , è l’equazione che un’onda longitudinale deve soddisfare in un corpo


tridimensionale continuo (si tenga sempre presente che in questa prima analisi si
sono trascurate le forze di taglio).
La velocità di propagazione di tale onda rappresenta la velocità di propagazione del
suono nei corpi: ad esempio, nel caso dell’acqua, la velocità del suono è
vacqua = 1500 m / s
.

12 Si forniscono alcuni valori per il modulo di comprimilità K [GPa]:


! ! - Vetro: 35-55
- Acciaio: 160
- Diamante 442
- Acqua 2,2
21
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

6.3 Velocità del suono in aria

Al passaggio di un’onda sonora l’aria subisce una trasformazione adiabatica13 . Dalle


leggi per tale trasformazione si ricava che:
pV γ = COST → dpV γ + γ V γ −1 pdV = 0 ,
da cui:
dp
Vdp + γ pdV = 0 → −V = γ p = K aria
dV .

Inoltre per la legge dei gas perfetti:


p p
ρ = MM =
RT RariaT .

Si può quindi ricavare la velocità del suono in aria come:

K γp
varia = = = γ RariaT
ρ0 p
RariaT

Nel caso di condizioni ambiente (T=25°C , p=1 atm) la velocità vale varia = 346 m / s .

La relazione che fornisce la velocità del suono nell’aria e, in generale, quella che
fornisce la velocità del suono nei vari mezzi offrono alcune considerazioni
interessanti:

La velocità dipende dalla temperatura, per cui non è costante il tutto il


mezzo. Per temperature più basse la velocità diminuisce pertanto, a parità di
frequenza, diminuisce la lunghezza d’onda. A causa di questo fenomeno le
onde sonore vengono lentamente deviate verso l’alto e ciò fa si che un
ascoltatore molto lontano non riesca ad udire la perturbazione, poiché essa si
è spostata troppo in alto a causa del gradiente di temperatura.
La capacità umana di percepire la direzione di provenienza di un suono è
dovuta al fatto che la lunghezza d’onda di un’onda sonora è confrontabile con
la distanza tra le due orecchie. Mentre il range acustico di un uomo adulto
varia dai 16 Hz ai 16 kHz, la soglia minima per la quale si riesce a percepire la
provenienza del suono è circa 4 kHz. In acqua tale soglia si alza di circa 5
volte, poiché il suono è 5 volte (20 kHz) più veloce che in aria (si tenga a
v
f=
mente la formula λ , dove come minima lunghezza d’onda si considera la
distanza delle orecchie) infatti, anche se si percepisce il suono, è impossibile
determinarne la provenienza.
Il suono viaggia a velocità diverse a seconda del mezzo di propagazione.
Tuttavia tali differenze sono difficilmente percepibili dall’orecchio umano.

13 La trasformazione subita dovrebbe essere teoricamente un’isoterma. Tuttavia, essendo lo scambio


termico estremamente lento rispetto alla velocità del suono, esso è trascurabile; pertanto la trasformazione
risulta adiabatica.
22
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

6.4 L’onda di pressione e l’onda di densità

Ad un’onda acustica che investe un mezzo si possono associare un’onda di


pressione e un’onda di densità.

Nel primo caso, dalla definizione di modulo di comprimibilità:

Δp ΔSΔx ( p − p0 ) ∂ξ
K = −V =− → ( p − p0 ) = −K
ΔV ΔSΔξ ∂x

dove Δξ è lo spostamento di una superficie rispetto alla superficie infinitamente


vicina, mentre p0 è la pressione del mezzo imperturbato.
Derivando rispetto alla posizione si trova:
∂p ∂2 ξ ∂2 ξ
= −K 2 = − ρ0 2
∂x ∂x ∂t ,
derivando ancora:
∂2 p ∂ ⎛ ∂2 ξ ⎞ ∂ 2 ⎛ ∂ξ ⎞
= − ρ0 ⎜ 2 ⎟ = − ρ0 2 ⎜ ⎟
∂x 2 ∂x ⎝ ∂t ⎠ ∂t ⎝ ∂x ⎠ .

Si noti che l’operatore di derivata rispetto al tempo e quello di derivata rispetto alla
posizione sono stati scambiati, tale operazione è legittima. Sostituendo si giunge
all’espressione finale:

∂ 2 p ρ0 ∂ ( p − p0 ) ρ0 ∂ 2 p
2

= =
∂x 2 K ∂t 2 K ∂t 2
Si nota che la velocità dell’onda di pressione (che è una grandezza scalare) è uguale
a quella dell’onda di spostamento.

Come detto è possibile associare all’onda acustica anche un’onda di densità, dovuta
alla variazione di tale grandezza dovuta a compressioni ed espansioni.
Scrivendo l’espressione della densità imperturbata e della densità modificata a causa
dell’onda di spostamento si trova:
m
ρ0 =
ΔS Δx
m m m
ρ=  − Δξ
ΔS ( Δx + Δξ ) ΔS Δx ΔS Δx 2
dove, nella seconda espressione, è stato applicato lo sviluppo di Taylor.

La differenza tra densità perturbata e densità imperturbata è:


m ∂ξ
ρ − ρ0 = − Δξ → ρ = ρ0 − ρ0
ΔS Δx 2
∂x

23
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Derivando due volte rispetto alla posizione diventa:


∂ρ ∂2 ξ ρ02 ∂ 2 ξ
= − ρ0 2 = −
∂x ∂x K ∂t 2
∂2 ρ ρ02 ∂ 2 ⎛ ∂ξ ⎞ ρ02 ∂ 2 ⎛ ρ − ρ0 ⎞
= − ⎜ ⎟=
∂x 2 K ∂t 2 ⎝ ∂x ⎠ K ∂t 2 ⎜⎝ ρ0 ⎟⎠

Infine, semplificando si giunge alla soluzione:

∂2 ρ ρ0 ∂2 ρ
=
∂x 2 K ∂t 2
Ancora una volta la velocità di propagazione è la stessa della velocità dell’onda di
spostamento.

Riassumendo a un’onda acustica si associano:


- un’onda di spostamento;
- un’onda di pressione;
- un’onda di densità.

N.B. Vanno sempre ricordate le ipotesi con cui si è svolta l’analisi, soprattutto se la si
vuole applicare ad un solido: sono state trascurate le onde trasversali causate dalle
forze di taglio. Il comportamento di una perturbazione acustica in un solido, infatti,
non è descritto dall’equazione di D’Alambert.

6.5 Onde trasversali in un solido

Una seconda analisi


del comportamento
meccanico delle onde
consiste nel
considerare gli sforzi di
taglio e le onde
trasversali che ad essi
sono connesse.
Per sforzo di taglio si
intende una forza
tangente alla superficie
sulla quale avviene la
perturbazione.
Pertanto, si
considereranno forze
verticali che
provocheranno spostamenti verticali delle sezioni parallele ad esse (non
perpendicolari come accadeva per le forze di pressione che davano origine alle onde
longitudinali).
Svolgendo, con un procedimento simile a quello visto nei paragrafi precedenti,
l’analisi dinamica del sistema e applicando lo sviluppo di Taylor si giunge alla
seguente equazione:

24
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

∂2 ξ ∂F
ρ0 ΔxΔS = Fy ( x + Δx ) − Fy ( x ) = y Δx
∂t 2
∂x
A questo punto è necessario, in totale similitudine con il metodo già applicato,
F
correlare la forza y alle caratteristiche meccaniche del mezzo. In quest’analisi,
tuttavia, il modulo di comprimibilità non è più adatto, per ovvie ragioni, a descriverle.
Si definisce, dunque, il parametro di elasticità tangenziale G :

Y
G=µ=
2 (1+ ν )

dove Y è il modulo di Young (modulo di elasticità) e ν è il rapporto di Poissont che è


un parametro utile per descrivere il fenomeno di strizione14.
La relazione che lega la forza di taglio al parametro di elasticità tangenziale è:

∂ξ
Fy = ΔS G
∂x
Tale relazione ha notevoli somiglianze con la legge di Hook15 .
Sostituendo nell’equazione della dinamica risulta:

∂2 ξ ρ0 ∂2 ξ
=
∂x 2 G ∂t 2

G
v=
dove la velocità di perturbazione è ρ0 .

Gli sforzi di taglio e quindi le onde trasversali dipendono dal rapporto di Poissont,
nonostante esso sia legato a forze di compressione o trazione associate ad onde
longitudinali poiché, proprio a causa di tali onde longitudinali, la sezione del solido si
modifica producendo sforzi di taglio e onde trasversali. Questo fenomeno si verifica
nei casi generali ( ν ≠ 0 ), dove le onde trasversali dovute alle onde longitudinali si
propagano alla stessa velocità, di valore intermedio rispetto a quella delle singole
onde longitudinali e le singole onde trasversali16 (al posto del modulo di
comprimibilità è necessario utilizzare il modulo di Young). In caso di rapporto di

14Il fenomeno di strizione avviene quando una barra di di metallo viene sottoposta a trazione: la sezione si
modifica. In modo più generale il parametro di Poisson descrive il modo in cui la sezione di una barra di
solido o di liquido (s’intende un tubo di liquido) si modifica quando viene sottoposta a trazione o
compressione.

15 σ = Y ε , dove σ è lo sforzo, ε l’allungamento percentuale e Y il modulo di


La legge di Hook afferma che:
Young. Ricordando la relazione che lega lo sforzo alla forza ( F = σ ΔS ) si può verificare la somiglianza con
la relazione per gli sforzi di taglio, dove il parametro di elasticità tangenziale assume il ruolo del modulo di
∂ξ
Young e la variazione ∂x assume il ruolo di allungamento percentuale.

vlong
≥ 2
v
16 Il rapporto generale tra velocità di onde longitudinali e onde trasversali è: trasv .
25
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Poissont nullo (liquidi e alcuni solidi) basta applicare una pressione superficiale
uguale alla forza di compressione per mantenere costante la sezione.

Si precisa anche che lo stesso fenomeno di “commistione” tra i due tipi di onde
avviene anche sulla superficie del mezzo.

6.6 Comportamento generale delle onde elastiche nei solidi

Il comportamento generale delle onde elastiche in un solido può essere, come


parzialmente visto nei paragrafi precedenti, molto complicato da descrivere.
L’equazione che si presta a tale descrizione è:

    ∂2 ξ
( )
µ∇ ξ + ( µ + λ ) ∇ ∇ ⋅ ξ = ρ 2
2

∂t

dove µ , λ sono detti parametri di Lamet, che descrivono un solido isotropo.


Questa equazioni prevede più famiglie di onde come soluzione:
- se la perturbazione avviene in un volume di materiale si hanno due famiglie:
longitudinali e trasversali (si trascura il contorno superficiale);
- se la perturbazione avviene su una superficie di materiale si hanno più
tipologie di famiglie.

Prendendo in esame il caso di volume di materiale è possibile verificare le soluzioni


longitudinali e trasversali, applicando all’equazione le condizioni di longitudinalità e di
trasversalità.
 
Condizione di trasversalità: ⋅ ξ = 0 17 .

! Sostituendo nell’equazione si giunge all’equazione di D’Alambert per


! le onde trasversali:

 ρ ∂ 2
ξ
∇2 ξ =
µ ∂t 2

! dove µ è il parametro di elasticità tangenziale. La velocità di


µ
vtrasv =
! propagazione è ρ .

   
Condizione di longitudinalità:
( )
∇ ∇ ⋅ ξ = ∇2 ξ
.
! Tale condizione assicura che la perturbazione e la direzione dell’onda
! siano paralleli.
   
17 Tale condizione si spiega con il fatto che, scritta la perturbazione nella forma
(
ξ = ξ ⋅ f k ⋅ x − ωt ) , la
  ∂f ∂f ∂f
∇ ⋅ ξ = ξx ⋅ kx + ξ y ⋅ ky + ξ z ⋅ kz    
divergenza è ∂w ∂w ∂w , pertanto si nota che k ⋅ ξ = 0 ⇒ ∇ ⋅ ξ = 0 . Per cui
la condizione di trasversalità, come è giusto che sia, chiede che la perturbazione sia perpendicolare alla
direzione dell’onda.
26
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

2µ + λ
vlong =
In questo caso la velocità diventa ρ .

L’equazione applicata ad una superficie ammette, come detto, più soluzioni. In


particolare, la condizione di trasversalità è soddisfatta, mentre non accade così per la
soluzione di longitudinalità.
Prendiamo ad esempio il caso di un terremoto: durante un evento sismico si possono
contare quattro tipi di onde:
- Le onde p (primarie): sono onde longitudinali che si propagano all’interno
della crosta terrestre
- Le onde s (secondarie): sono onde trasversali che si propagano all’interno
della crosta terrestre e sono più lente delle onde primarie.
- Le onde di Love: sono onde trasversali che si propagano sul piano della
superficie terrestre perpendicolarmente alla direzione.
- Le onde di Rayleigh: sono onde longitudinali e trasversali (perpendicolari al
piano della superficie terrestre) che si propagano sulla superficie.

Le onde di Love e di Rayleigh sono generate quando le onde primarie arrivano alla
superficie. Entrambe queste perturbazioni disperdono e decrescono con la
profondità.
Le onde di Rayleigh, ossia la commistione di onde longitudinali e trasversali sulla
superficie, sono le perturbazioni che si registrano in una barra di materiale (spessore
del materiale trascurabile) che, compresso, genera onde longitudinali e, a causa
della variazione di sezione, onde trasversali (che tuttavia si trascurano per lo
spessore piccolo). Le due onde sono accoppiate e la loro velocità di propagazione è
intermedia tra le velocità delle onde trasversali e di quelle longitudinali:

vtrasv < vRayleigh < vlong


Y
vRayleigh =
ρ

6.7 Propagazione di una perturbazione in solido discreto

Fino ad ora è stata svolta una trattazione a livello macroscopico, considerando un


solido continuo.
Si consideri un solido composto da tante catene di masse e molle vicine tra loro. Si
può studiare una singola catena ed estendere il risultato all’intero solido. Si studia
tale configurazione ipotizzando forze elastiche lineari e masse uguali (fig. 6-3).

L’ e q u i l i b r i o d e l l e m a s s e
corrisponde alla posizione di
riposo delle molle. Per la
generica massa xn :
⎧ xn = xn0


⎪⎩ xn+1 = xn+1 = xn + l0
0 0

27
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

La posizione della generica massa n perturbata dalla perturbazione ξ n è:

xn ( t ) = xn0 + ξ n ( t )

La perturbazione dipende sia dalla posizione xn ( t ) che dalla posizione xn−1 ( t ) che a
sua volta dipende dalla perturbazione ξ n−1 .
La forza elastica è proporzionale alla deformazione. Le deformazioni della distanza
tra la massa n-1 e la massa n, e tra la massa n e la massa n+1 sono così descrivibili:

→ δ ( n − 1,n ) = l ( n − 1,n ) − l0 = xn − xn−1 − l0 = xn0 + ξ n − ( xn−1


0
+ ξ n−1 ) − l0
δ ( n − 1,n ) = xn0 + ξ n − ( xn−1
0
+ ξ n−1 ) − l0 = l0 + ξ n − ξ n−1 − l0 = ξ n − ξ n−1

→ δ ( n,n + 1) = ξ n+1 − ξ n ! ! (per similitudine).

Sulla massa in
posizione n agiscono
due forze (fig 6-4),
d o v u t e
rispettivamente alla
perturbazione ξ n−1 e
alla perturbazione
ξ n+1 .
Tali forze si esprimono come:

F( n,n−1) = −kδ ( n − 1,n ) = −k (ξ n − ξ n−1 )


F( n+1,n ) = −kδ ( n,n + 1) = −k (ξ n+1 − ξ n )

Applicando la legge di Newton si trova:

∂2 ξn ∂2 ξn
m = F( n,n−1) + F( n+1,n ) ⇒ m = −k ( 2ξ n − ξ n+1 − ξ n−1 )
∂t 2 ∂t 2

che rappresenta un sistema di equazioni di Newton che forniscono la soluzione del


problema.
É possibile fornire due tipi di soluzioni a tale sistema: la prima sfrutta un passaggio al
continuo (ossia ritrova la soluzione già descritta nei paragrafi precedenti), la seconda
è l’effettiva soluzione del caso discreto.

Passaggio al continuo:

Il passaggio al continuo rappresenta una conferma della bontà del metodo di


indagine seguito: se il metodo è corretto si dovrebbe tornare alla soluzione già
descritta nei paragrafi precedenti.
Il passaggio al continuo si fa formulando l’ipotesi che la lunghezza a riposo delle
molle tra le masse sia molto minore della lunghezza totale della colonna, ciò equivale
a pensare le singole masse infinitamente vicine tra loro.
28
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Manipolando l’equazione di Newton per la generica massa n si trova:

ξ n+1 − ξ n ξ n − ξ n−1

∂ ξn k 2
2
l0 l0
= l0
∂t 2
m l0

ξ n+1 − ξ n ξ n − ξ n−1

l0 l0
Si nota che il termine l0 per l0 → ∞ è il limite di un doppio rapporto
incrementale:

⎛ ξ n+1 − ξ n ξ n − ξ n−1 ⎞ ⎛ ⎛ ∂ξ ⎞ ⎛ ∂ξ ⎞ ⎞
⎜ l0

l0 ⎟ ⎜ ⎜⎝ ∂x ⎟⎠ − ⎜⎝ ∂x ⎟⎠ ⎟ ∂ 2 ξ
lim ⎜ ⎟ = lim ⎜ n n−1 ⎟
= 2
l0 →∞ ⎜ l 0 ⎟ l0 →∞ ⎜ l 0 ⎟ ∂x
⎜⎝ ⎟⎠ ⎜⎝ ⎟⎠

Pertanto, con poca sorpresa, si giunge all’equazione di D’Alambert:

∂ 2 ξ kl02 ∂ 2 ξ ∂ 2 ξ kl0 ∂ 2 ξ
= → 2 =
∂t 2 m ∂x 2 ∂t µ ∂x 2

di cui si ben conoscono le possibili soluzioni.


kl0
v=
Si nota inoltre che la velocità dell’onda è µ , che si può dimostrare essere
Y
v=
uguale alla velocità già trovata per le onde nei solidi: ρ (dove Y è il modulo di
Young) 18.

18 Dimostrazione:
 k l0
k=
- Per prima cosa si associa alla catena di n masse una nuova costante elastica L (dove L è la
lunghezza totale della catena.
m µ
ρ= =
S l0 S .
- La densità volumetrica può essere espressa come:
 YS
k=
- Si assume: L . Ciò è così spiegabile intuitivamente:

 
σ F k ΔL L k L
Y= = = =
ε S ΔL S ΔL S
L
dove si assume come espressione della forza una forza di tipo elastico.
29
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Soluzione per solido discreto:

Riscrivendo l’equazione di Newton per la generica massa n in questo modo:



∂2 ξn K
= l0 (ξ n+1 − ξ n ) − (ξ n − ξ n−1 )
∂t 2 m

dove K = k l0 .
Definendo la funzione a valori discreti ξ n ( t ) = ξ ( x,t ) è possibile riscrivere
ulteriormente l’equazione in questo modo:

∂ 2 ξ ( x,t ) K ⎡
∂t 2 m ⎣
( )
= l0 ξ ( x + l0 ,t ) − ξ ( x,t ) − (ξ ( x,t ) − ξ ( x − d,t )) ⎤

Si può ipotizzare una soluzione del tipo ξ ( x,t ) = A cos ( kx − ω t ) e verificare la sua
correttezza sostituendola nell’equazione.

∂ξ ∂2 ξ
• = Aω sin ( kx − ω t ) → 2 = −Aω 2 cos ( kx − ω t )
∂t ∂t

2 K
{ ( )
• − Aω cos ( kx − ω t ) = l0 ⎡⎣ A cos kx + kl0 − ω t − A cos ( kx − ω t ) ⎤⎦ + ⎡⎣ A cos ( kx − ω t ) − A cos ( kx − kd − ω t ) ⎤⎦
m
}
Utilizzando la prima formula di prostaferesi19 si può scrivere:

⎛ kl ⎞ ⎛ kl ⎞
→ A cos ( kx + kl0 − ω t ) − A cos ( kx − ω t ) = −2Asin ⎜ 0 ⎟ sin ⎜ kx − ω t + 0 ⎟
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
⎛ kl ⎞ ⎛ kl ⎞
→ A cos ( kx − ω t ) − A cos ( kx − kd − ω t ) = −2Asin ⎜ 0 ⎟ sin ⎜ kx − ω t − 0 ⎟
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠

K ⎧⎪ ⎛ kl ⎞ ⎡ ⎛ kl ⎞ ⎛ kl ⎞ ⎤ ⎫⎪
⇒ −Aω cos ( kx − ω t ) = l0 ⎨−2Asin ⎜ 0 ⎟ ⎢sin ⎜ kx − ω t + 0 ⎟ − sin ⎜ kx − ω t − 0 ⎟ ⎥ ⎬
2

m ⎩⎪ ⎝ 2 ⎠⎣ ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠ ⎦ ⎭⎪
Utilizzando la seconda formula di prostaferesi20 si ha:
⎛ kl ⎞ ⎛ kl ⎞ ⎛ kl ⎞
sin ⎜ kx − ω t + 0 ⎟ − sin ⎜ kx − ω t − 0 ⎟ = 2sin ⎜ 0 ⎟ cos ( kx − ω t )
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠

K ⎛ kl ⎞
⇒ Aω cos ( kx − ω t ) = 4 l0 Asin 2 ⎜ 0 ⎟ cos ( kx − ω t )
2

m ⎝ 2 ⎠

19 Prima formula di prostaferesi:


⎛ p − q⎞ ⎛ p + q⎞
cos p − cos q = −2sin ⎜
⎝ 2 ⎟⎠ ⎜⎝ 2 ⎟⎠
sin

20 Seconda formula di prostaferesi:


⎛ p − q⎞ ⎛ p + q⎞
sin p − sin q = 2sin ⎜
⎝ 2 ⎟⎠
cos ⎜
⎝ 2 ⎟⎠
30
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Semplificando si trova la condizione per quale l’ipotesi di soluzione formalizzata vale:



k ⎛ kl ⎞
ω =2
2
sin 2 ⎜ 0 ⎟
m l0 ⎝ 2 ⎠

che è una relazione di dispersione poiché lega la pulsazione al vettore d’onda.



k ⎛ kl ⎞
ω =2 sin ⎜ 0 ⎟
In particolare la relazione m l0 ⎝ 2 ⎠ mette subito in luce che il mezzo
considerato è un mezzo dispersivo poiché il legame tra la pulsazione e il vettore
d’onda non è lineare.

La pulsazione massima (frequenza massima) si ottiene in corrispondenza di


k l0 π
= → λ = 2l0 −9
2 2 che corrisponde ad un ordine di grandezza 10 . Realisticamente
λ  10 −3 , pertanto l0 risulta essere un infinitesimo della lunghezza d’onda. Per valori
di λ >> l0 (dunque valori reali) è possibile linearizzare la funzione ω ( k ) nell’intorno

k
ω= k
dell’origine, ottenendo m l0 e quindi la proprietà di non dispersione.

31
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

7. EFFETTO DOPPLER

7.1 Ipotesi semplificative

L’analisi dell’effetto doppler sarà svolta, per ovvie ragioni, considerando mezzi di
propagazione fluidi.
Nella trattazione si considera un’onda piana poiché, anche se essa non è realistica,
verranno considerati spostamenti del ricevente molto piccoli ad una velocità molto
minore di quella del suono, pertanto l’ampiezza dell’onda (in generale funzione della
posizione) può essere considerata costante.

Ricordando l’espressione dell’onda monocromatica ξ = Asin ( kx − ω t ) , se un ricevente


è fermo sente una perturbazione che oscilla alla pulsazione ω .

Sorgente e ricevente vengono considerati sulla stessa direttrice e il loro movimento o


la loro staticità è riferita ad un sistema di riferimento solidale con il mezzo.

7.2 Ricevente in movimento, sorgente immobile

Il ricevente R dell’onda generata da S immobile si muove con una legge oraria del
tipo: x R = x0 + vRt .
La perturbazione calcolata nella posizione del ricevente è:

(
ξ ( x R ) = Asin ( kx R − ω t ) = Asin kx0 + ( kvR − ω ) t )
La pulsazione percepita dal ricevente R, quindi, è:

ω R = kvR − ω S → 2π fR = v − 2π fS
λ R
pertanto la frequenza risultante:

⎛v ⎞ ⎛v −v ⎞
fR = ⎜ R − 1⎟ fS = ⎜ R O ⎟ fS
⎝ vO ⎠ ⎝ vO ⎠

della quale va preso il valore positivo e dove v0 è la velocità del suono e fS è la


frequenza della sorgente.

Da questo risultato si deduce che se R si allontana ( vR > 0 ) allora fR < fS e il


ricevente sentirà un suono più grave; mentre se R si avvicina alla sorgente fR > fS e
il ricevente sentirà un suono più acuto.

7.3 Ricevente immobile, sorgente in movimento

La sorgente S si muove con una legge oraria del tipo: xS = x0 + vS t .

La perturbazione calcolata nella superficie della sorgente è:

32
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

(
ξ ( xS ) = Asin kx0 + ( kvS − ω R ) t + ϕ )
dove ω R è la pulsazione dell’onda sentita dal ricevente immobile. Essa si può
ricavare come ω R = kvS − ω S . Pertanto la frequenza percepita dal ricevente sarà:

vS v ⎛ v0 ⎞
fR = − fS = S f R − fS → f R = ⎜ fS
λ vO ⎝ vS − v0 ⎟⎠

Da questo risultato si deduce che quando la sorgente si avvicina ( vS > 0 ) allora


fR > fS e il ricevente sente un suono più acuto; mentre se la sorgente si allontana

allora fR < fS e il ricevente sente un suono più grave.

7.4 Formula generale e tabella riassuntiva

In generale, sorgente e ricevente


potrebbero avere velocità non
dirette sulla direttrice che li
congiunge (fig. 7-1). Inoltre
potrebbero essere tutte e due in
movimento relativo rispetto al
mezzo di propagazione dell’onda
sonora. Per valutare la frequenza
percepita dal ricevente in funzione
della frequenza di emissione della
sorgente e delle due velocità di cui
si considera anche la direzione si
può usare la seguente formula:

⎛ v0 − vR cos (θ R ) ⎞
f R = fS ⎜ ⎟
⎝ v0 − vS cos (θ S ) ⎠

Si fornisce una tabella riassuntiva dei risultati.

S ferma, R in moto S in moto, R ferma Formula generale

vR − v0 v0 ⎛ v0 − vR cos (θ R ) ⎞
f R = fS f R = fS f R = fS ⎜ ⎟
⎝ v0 − vS cos (θ S ) ⎠
v0 v0 − vS

vR > 0 in allontanamento vS > 0 in avvicinamento si usano le singole


convenzioni

33
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

7.5 Onda d’urto

Le regole dell’effetto Doppler non presentano problemi se le velocità di sorgente o


ricevente sono sub-soniche. Quando la velocità, ad esempio della sorgente,
raggiunge il valore sonico si genera un fenomeno per il quale tutte le onde sferiche
incidono sulla sorgente stessa (fig. 7-2).
Pertanto, il caso Ma=1, è una situazione
da evitare per sorgenti di onde sonore
quali sono i velivoli, poiché la loro
struttura potrebbe essere fortemente
compromessa dall’azione simultanea di
tutte le sollecitazioni.

Il caso Ma>1, ossia di velocità super-


sonica della sorgente, invece, provoca
un’onda d’urto. L’onda d’urto che si
genera (che ha la forma di fig. 7-3) è confinata nel cono di Mach e il semi-angolo θ
che individua tale cono nel vertice
rispetta la seguente relazione:

vsuono 1
sin (θ ) = =
vsorgente Ma
!

L’onda d’urto produce il cosiddetto


boom sonico che si avverte come
osservatori. Nel caso in cui la sorgente
sia un velivolo il boom sonico si avverte
qualche secondo dopo il passaggio
della sorgente sulla verticale, tuttavia
un velivolo che voli in regime super-sonico produce costantemente l’onda d’urto e
quindi il rumore che la caratterizza.

7.6 Effetto Doppler per onda generica

L’effetto doppler è un fenomeno generale che si applica a qualsiasi tipo di onda.


Tuttavia esso non può essere studiato, nel caso delle onde elettromagnetiche, con le
trasformazioni di Galileo21; soprattutto perché nel vuoto non esistono sistemi di
riferimento privilegiati. L’effetto doppler delle onde elettromagnetiche si studia
applicando le trasformazioni di Lorentz.
Una delle più note applicazioni dello studio dell’effetto doppler elettromagnetico è
quello astronomico, che serve a misurare le velocità di avvicinamento o
allontanamento delle stelle. Tuttavia, in astronomia spesso si confonde tale effetto
con il red shift, uno “spostamento verso il rosso” dello spettro elettromagnetico della
luce inviata da alcune galassie che indica il loro allontanamento con una velocità

21 L’analisi svolta dell’effetto doppler per le onde acustica è stata fatta, in pratica, applicando le
trasformazioni di Galileo.
34
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

proporzionale alla distanza. Il red shift non è effetto doppler, ma è una dilatazione
(stiramento) delle lunghezze d’onde dovuta alla dilatazione dello spazio stesso.

Anche per quanto riguarda le onde elettromagnetiche esiste il fenomeno dell’onda


d’urto. Infatti, in determinate condizioni, alcune particelle sono più veloci della luce
(non della velocità della luce nel vuoto, ma nelle condizioni considerate). Tale
fenomeno, osservato qualche volta nell’atmosfera, prende il nome di Effetto
Cherenkov: l’onda d’urto è provocata dalle particelle estremamente energetiche dei
raggi cosmici che attraversano l’atmosfera. Alcune delle particelle hanno una velocità
di fase maggiore di quella della luce nell’atmosfera (la velocità di gruppo è comunque
minore).

35
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

8. ONDE STAZIONARIE

8.1 Onde in mezzi non omogenei

Le perturbazioni studiate fino ad ora sono onde viaggianti in domini trattati come
infiniti. Consideriamo ora le discontinuità: ad esempio una corda con un estremo
fissato; un tubo con un estremo aperto e un estremo chiuso oppure due estremi
aperti; una parete che limita un’onda piana. Tutte queste discontinuità rendono non
più accettabile la soluzione generale ξ ( x − vt ) e danno luogo a fenomeni di
riflessione. Matematicamente le discontinuità sono descrivibili come condizioni al
contorno, che possono pertanto essere:

- Condizione di Dirichlet:! ! Perturbazione nulla!!


()
ξ x =0
;
∂ξ
=0
∂x x
- Condizione di Neumann: Derivata nulla .

Per quanto riguarda la corda:

• Estremo fisso realizza condizione di Dirichlet


(la corda non può muoversi);
• Estremo collegato a carrello che si muove
senza attrito e con massa trascurabile su una
parete realizza condizione di Neumann (la
∂ξ
Fy = may = −T
forza agente sul carrellino ∂x x
deve essere nulla, pertanto la derivata della
perturbazione deve essere nulla (fig. 8-1:
forza solo in direzione x).

Per quanto riguarda un’onda acustica in un tubo:

• Un estremo chiuso corrisponde ad una condizione di Dirichlet (perturbazione


dell’aria nulla);
• Un estremo aperto corrisponde ad una condizione di Neumann (la differenza
∂ξ
Δp = −K
di pressione ∂x
x rispetto all’esterno deve essere nulla, quindi la
derivata della perturbazione deve essere nulla).

8.2 Soluzioni di onde con discontinuità

Condizione di Dirichlet:

Prendiamo ad esempio il caso di una corda con un estremo fissato. Se la soluzione


ξ = ξ1 ( x − vt ) + ξ 2 ( x + vt ) soddisfa l’equazione di D’Alambert, è necessario trovare ξ1

36
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

e ξ 2 tali da soddisfare le condizioni al contorno. Per semplicità poniamo che l’estremo


fissato si trovi in corrispondenza di x = 0 .
Allora:

( ) ( ) (
ξ x,t = ξ1 x − vt + ξ 2 x + vt = 0 )
ξ1 ( −vt ) + ξ 2 ( vt ) = 0 → ξ1 ( w ) = −ξ 2 ( −w ) ∀w

Pertanto:! ! ξ1 ( x − vt ) = −ξ 2 ( −x + vt )

Quindi la soluzione è:

ξ = ξ 2 ( x + vt ) − ξ 2 ( −x + vt )

che corrisponde ad un’onda riflessa e rovesciata rispetto all’asse x.

Condizione di Neumann:

Prendiamo ad esempio il caso della corda fissata ad un carrello di massa


trascurabile che scorre senza attrito su una parete verticale (fig. 8-1). Nel caso
considerato:
∂ξ ⎡ ∂ξ ∂ξ ⎤
Fy = may = −T = 0 → −T ⎢ 1 ( −vt ) + 2 ( vt ) ⎥ = 0
∂x x ⎣ ∂x ∂x ⎦
∂ξ1 ∂ξ
⇒ ( w ) = − 2 ( −w )
∂x ∂x

Ciò avviene solo se:! ! ξ1 ( x − vt ) = ξ 2 ( −x + vt ) .

Quindi la soluzione è:

ξ = ξ 2 ( x + vt ) + ξ 2 ( −x + vt )

che corrisponde ad un’onda riflessa ma non rovesciata rispetto all’asse x.

Ricapitolando:

Condizioni e casi Formule

DIRICHLET ξ ( x,t ) = g ( x + vt ) − g ( −x + vt )
Corda: estremo fissato
Tubo: estremo chiuso

NEUMANN ξ ( x,t ) = g ( x + vt ) + g ( −x + vt )
Corda: carrello senza attrito
Tubo: estremo aperto

37
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

8.3 Caso delle onde armoniche: onde stazionarie

La soluzione di un’onda descritta dall’equazione di D’Alambert e da alcune condizioni


al contorno (del tipo di Dirichlet e di Neumann) è descritta, come visto, dalla generica
soluzione:

ξ ( x,t ) = g ( x + vt ) ± g ( −x + vt )

Nel caso di onde armoniche la soluzione diventa:

ξ = A cos ( kx − ω t ) ± A cos ( −kx − ω t )

(dove il segno negativo su k equivale anche a cambiare il segno della velocità).


Differenziando le due condizioni al contorno:

⎧ ξ = 2Asin ( kx ) sin (ω t )
⎪ (Dirichlet)

⎪⎩ ξ = 2A cos ( kx ) cos (ω t ) (Neumann)

dove sono state applicate due delle formule di prostaferesi22.

Si nota che, in entrambi i casi, non vi è più propagazione dell’onda, poiché le variabili
sono separate. Si parla di onda stazionaria.
Le onde stazionarie sono soluzioni equivalenti alle onde viaggianti: conoscendo le
une si possono ricavare le altre e viceversa.

La generica onda stazionaria si esprime come:

ξ ( x,t ) = X ( x ) T ( t )

Si possono trovare le due funzioni X ( x ) ,T ( t ) sostituendo la soluzione nell’equazione


di D’Alambert:

∂2 ξ ∂2 X ( x ) d2 X ( x)
= T ( t ) = T ( t )
∂x 2 ∂x 2 dx 2
∂2 ξ ∂2 T (t ) d 2T ( t )
= X ( x ) = X ( x )
∂t 2 ∂t 2 dt 2

⎛ p − q⎞ ⎛ p + q⎞
cos p − cos q = −2sin ⎜
⎝ 2 ⎟⎠ ⎜⎝ 2 ⎟⎠
sin
22 Nel primo caso: ! ;
⎛ p − q⎞ ⎛ p + q⎞
cos p + cos q = 2 cos ⎜
⎝ 2 ⎟⎠
cos ⎜
⎝ 2 ⎟⎠
Nel secondo caso:! .
38
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Allora:

d2 X ( x) d 2T ( t )
T (t ) X ( x )
dx 2 = 1 dt 2
T (t ) X ( x ) v T (t ) X ( x )
2

2
v v2
v2 d 2 X ( x ) 1 d 2T ( t )
→ = = −ω 2
X ( x ) dx 2
T ( t ) dt 2

dove −ω ∈ è una costante supposta maggiore di zero23


2
(poiché i termini
dipendono da variabili diversi e sono uguali, essi sono costanti).

Si scrivono dunque le due equazioni differenziali:


⎧ d 2T ( t )
⎪ + ω 2T ( t ) = 0
⎪ dt 2
⎨ 2
⎪ d X ( x) + k2 X ( x) = 0 ω2
⎪ dx 2 k 2
=
⎩ ! (ricordando v 2 ),

che risolte portano alle funzioni:

T ( t ) = Asin (ω t + ϕ )
X ( x ) = Bsin ( kx + ψ )

Si ricordi che qualsiasi soluzione dell’equazione di D’Alambert mono-dimensionale


può essere trovata come combinazione di onde stazionarie mono-dimensionali
armoniche.

8.4 Caratteristiche delle onde stazionarie

Come si è già intuito, le onde stazionarie sono particolarmente utili per descrivere
problemi in cui vi siano condizioni al contorno. Consideriamo, ancora una volta,
l’esempio della corda, partendo dalla generica onda stazionaria
ξ ( x,t ) = ξ 0 sin ( kx + ψ ) sin (ω t + ϕ ) .

Due estremi fissati.

La condizioni di entrambi gli estremi fissi corrisponde ad una doppia condizione di


Dirichlet:

ξ ( 0,t ) = 0 → sin (ψ ) = 0 → ψ = 0 ∀t

ξ ( L,t ) = 0 → sin ( kL ) = 0 → k = ( n ∈ )
L

23 Verrà in seguito indagato il caso ω2 < 0 .


39
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

La soluzione trovata è una combinazione di onde con numero d’onda fissato (e


quindi lunghezza d’onda e frequenza fissate) per ogni valore di n. Ciò significa che si
formano varie onde che oscillano a frequenze diverse, delle quali si dice onda
fondamentale quella per n=1, cioè frequenza:

v v v nπ v
f0 = = k= =
λ 2π 2π L n=1 2L

La frequenza della fondamentale è la frequenza più piccola poiché corrisponde alla


lunghezza d’onda maggiore. Le altre onde sono dette onde armoniche e si muovono
con frequenza:

fn = n f0

Un estremo fissato, un estremo libero.

Questa configurazione prevede una condizione di Dirichlet e una di Neumann:


ξ ( 0,t ) = 0 → sin (ψ ) = 0 → ψ = 0 ∀t
∂ξ
= 0 → cos ( kL ) = 0 → k =
( 2m + 1) π
( m ∈ )
∂x x=L L 2

Anche in questo caso abbiamo trovato una combinazione di onde con numero
d’onda fissato. La frequenza fondamentale si ha per m=0 e corrisponde a:

v v ( 2m + 1) π v
f0 = = =
λ 2π L m=0
2 4L

Le frequenze delle armoniche sono esprimibili come:

fm = ( 2m + 1) f0

Anche le onde acustiche nei tubi dove vi sono condizioni al contorno sono una
combinazione di fondamentale e armoniche:

- Nel caso di un estremo chiuso ed un estremo aperto (una condizione di


v
f0= , fm = ( 2m + 1) f0
Dirichlet e una condizione di Neumann):! 4L ;

v
f0= , fn = n f0
- Nel caso di due estremi aperti (due condizioni di Neumann): 2L .

Ricapitolando in maniera poco rigorosa:

v
f0= , fn = n f0 ( n ≥ 1)
! Due condizioni uguali:! 2L
v
f0= , fm = ( 2m + 1) f0 ( m ≥ 0 )
! Due condizioni diverse:! 4L .
40
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

8.5 Musicologia e spettri di armoniche

Gli strumenti a fiato (o più generalmente ad aria) e gli strumenti a corde sfruttano i
principi appena visti per produrre suoni.
Ad esempio un clarinetto, che si può descrivere come un tubo chiuso ad un estremo
v
f0=
(ancia) e aperto dall’altro, produce suoni con la frequenza fondamentale 4L , più
bassa rispetto a quella che produrrebbe un flauto (due estremi aperti) della stessa
v
f0=
lunghezza ( 2L ). In effetti un flauto suona note più acute del clarinetto.
Tuttavia non sempre gli strumenti a fiato sono descrivibili dalle due famiglie di tubi
visti: ad esempio nel sassofono (che è fatto a forma di cono) si propaga un’onda
ξ
ξ = 0 sin ( kr + ψ ) sin (ω t + ϕ )
sferica e non piana, pertanto l’onda ha la forma r e per non
ricadere in discontinuità matematiche di seconda specie è necessario che

sin ( kr ) = 0 → sin ( kL ) = 0 → k =
L . Quindi, pur essendo un condotto formato da
un’estremità chiusa e una aperta si comporta come se fosse un tubo di due estremità
aperte.

Un altro aspetto interessante è quello dello spettro armonico. Un suono non è


formato solo dalla fondamentale, ma anche dalle armoniche (pur essendo esse di
intensità molto minore rispetto alla fondamentale).
nv
f= = f0 ;2 f0 ; 3 f0 ; 4 f0 ;...
Lo spettro di una corda di lunghezza L è: 2L .

Si nota che dimezzando la lunghezza si trovano frequenze già contenute nello


spettro precedente. Questo è dovuto al fatto che una frequenza doppia corrisponde
ad una distanza musicale di un ottava dalla frequenza fondamentale.
2
L
Pizzicando, invece, la corda a 3 si trova il seguente spettro:
3nv 3 9
f '= = f0 ; 3 f0 ; f0 ;...
4L 2 2
La nota corrispondente a 3 f0 era già contenuta nello spettro della corda di
lunghezza L. Ciò significa che le due frequenze, pur non rappresentando la stessa
nota a ottave diverse, sono non dissonanti. La nota corrispondente a 3 f0 , infatti, è la
quinta maggiore della nota corrispondente a f0 .
Combinando i suoni per quinte si possono realizzare le dodici note.

8.6 Armoniche per condizioni iniziali non nulle: forme d’onda non monocromatiche

Si studia ora il caso nel quale all’istante iniziale venga imposta una forma d’onda non
sinusoidale.
La generica condizione iniziale sarà, nel caso mono-dimensionale e di onde
trasversali:! ξ ( x,0 ) = y ( x ) .
41
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Anche se la forma d’onda imposta non è sinusoidale, si ricordi che essa è sempre
esprimibili, grazie al teorema di Fourier, in questo modo:

y ( x ) = ∑ Bn sin ( kn x )
n

ovvero come somma di sinusoidi, la cui ampiezza è Bn .


Le ampiezze Bn (detti coefficienti di Fourier) sono ricavabili per via analitica come:

∫ y ( x ) ⋅sin ( k x ) dx
2 TX
Bn = n
TX 0

dove TX è il periodo spaziale, ossia il dominio spaziale a cui l’onda stazionaria fa


riferimento.
La perturbazione ξ ( x,t ) risulta quindi la somma di varie perturbazioni ξ n ( x,t ) ,
esattamente come nel caso in cui la condizione iniziale non è stata considerata.
Come nel caso precedente, il peso relativo delle varie armoniche diminuisce
all’aumentare del “grado” dell’armonica.

8.7 Onde evanescenti

Durante l’indagine per la definizione delle funzioni X ( x ) ,T ( t ) tali che


ξ ( x,t ) = X ( x ) T ( t ) si era ipotizzato che la costante ω 2 fosse positiva. Indaghiamo ora

il caso ω < 0 .
2

Riprendendo le equazioni:

⎧ d 2T ( t )
⎪ + ω 2T ( t ) = 0
⎪ dt 2
⎨ 2
⎪ d X ( x) + k2 X ( x) = 0
⎪ dx 2

con ω < 0 le funzioni risultano:


2

⎧ T t = Ae−ω 0t
⎪ ( )
⎨ ω0
⎪⎩ X ( x ) = Be k=±
kx

! ! con! ω = iω 0 e v .

Le soluzioni trovate (in realtà sarebbe accettabile analiticamente anche la soluzione


T ( t ) = Ae+ω 0t , che però è fisicamente insensata) sono soluzioni dell’equazione di
D’Alambert e sono, pertanto, accettabili. Come è facile intuire dall’espressione delle
due funzioni, queste soluzioni non sono utili per affrontare condizioni al contorno
perché, ad esempio, non possono soddisfare la condizione di Dirichlet di
perturbazione nulla. Tuttavia questo tipo di onde, dette onde evanescenti, si possono

42
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

osservare tipicamente all’interfaccia tra due mezzi. Esse si smorzano molto


velocemente nello spazio e nel tempo.

8.8 Onde stazionarie bidimensionali

Si può ripetere il ragionamento fatto per le onde


stazionarie nel caso mono-dimensionale anche nel
caso a due dimensioni. Prendiamo come esempio
una membrana quadrata, ossia delimitata (fig.
8-2).
Avendo preso in considerazione un dominio
limitato ci aspettiamo di poter descrivere la
perturbazione, in analogia con quanto visto nel
caso mono-dimensionale, tramite un’onda
stazionaria a variabili separate, cioè un’onda del
tipo:! ξ ( x, y,t ) = X ( x )Y ( y ) T ( t ) .
Sostituendo tale funzione nell’equazione di
∂2 ξ ∂2 ξ 1 ∂2 ξ
+ 2 = 2 2
D’Alambert bidimensionale ( ∂x ∂y v ∂t ), la perturbazione diventa:
2

( )
ξ ( x, y,t ) = Asin ( kx x ) sin ky y sin (ω t + ϕ )

che è valida per le condizioni al contorno assegnate solamente se:

nπ mπ ω2
kx =
a
(n ∈,n ≠ 0) ; ky =
a
( m ∈, m ≠ 0 ) ; kx2 + ky2 = v2

Le condizioni impongono quindi dei valori di frequenza discreti, corrispondenti a:

n 2π 2 m 2π 2 vπ v
ω =v 2
+ 2 = n2 + m2 → f = n2 + m2
a a a 2a

che rappresenta lo spettro di frequenze.


Si nota immediatamente che nel caso bidimensionale della membrana lo spettro non
è formato da armoniche (le onde che hanno una frequenza multiplo intero della
frequenza della fondamentale). Ogni frequenza particolare può eccitare più modi
normali di oscillazione, ossia le onde nelle quali tutti i punti oscillano alla data
frequenza24 .
Particolare interesse riveste il fenomeno della risonanza: se la forzante applicata al
sistema ha la frequenza di un modo normale il sistema vibrerà a quella frequenza,
generando oscillazioni sempre più ampie.

Le considerazioni fatte possono essere estese al caso tridimensionale.

24Nel caso delle onde stazionarie mono-dimensionali, ad ogni frequenza di risonanza corrispondeva un solo
modo normale, infatti in quel caso ad ogni frequenza corrispondeva un suono di altezza ben precisa. Nel
caso bi-dimensionale, invece, l’altezza del suono non è definita, poiché ad ogni frequenza possono
corrispondere più modi normali, ossia più modi di oscillare della membrana.
43
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

8.9 Guida d’onda

Se consideriamo una sezione di tubo quadrato e un’onda acustica che si propaga


perpendicolarmente alla sezione studiamo la sezione di una guida d’onda, cioè un
“condotto” dove si convoglia la potenza dell’onda acustica, di natura sferica, affinché
non decresca come dovrebbe con la distanza.
Un altro esempio di guida d’onda consiste nei cavi per il trasporto della fibra ottica.
L’equazione di D’Alambert associata al fenomeno preso in considerazione
∂2 ξ ∂2 ξ ∂2 ξ 1 ∂2 ξ
+ 2+ 2 = 2 2
è! ! ! ! ! ∂x 2
∂y ∂z v ∂t .
Si noti che la dimensione z non è soggetta a condizioni al contorno.
Applicando i procedimenti già visti nei paragrafi precedenti si giunge alla soluzione:

( )
ξ ( x, y, z,t ) = Asin ( kx x ) sin ky y f ( kz z − ω t )

dove la funzione
( )
f kz z − ω t
rappresenta la propagazione dell’onda lungo l’asse z e
gli altri termini dipendono dalle coordinate laterali.
La soluzione vale solo se:

nπ mπ 2 ω2
kx =
a
; ky =
a
; k x + k y + kz = 2
2 2

v
( con n, m ∈)

La velocità di propagazione dell’onda acustica nel tubo dipende da kz e quindi, di


k
conseguenza, anche da kx e y .
Valutando l’espressione del vettore d’onda di propagazione si nota che essa
disperde poiché non c’è una relazione lineare tra la pulsazione e il vettore d’onda
stesso, infatti:

ω 2 ⎛ nπ ⎞ ⎛ mπ ⎞
2 2

kz = −⎜ ⎟ −⎜ ⎟
v2 ⎝ a ⎠ ⎝ a ⎠

Ciò significa che la guida d’onda è un mezzo dispersivo, pertanto si potrebbero


eccitare - con una sola frequenza - più modi normali di oscillazioni e incorrere in
fenomeni di eco e distorsione. Per evitare tali fenomeni è necessario dimensionare la
sezione del tubo in funzione dell’uso dedicato al
tubo. Ad esempio, pensando ad un tubo di
comunicazione, sarà necessario dimensionarne la
sezione in maniera tale che per la frequenza della
voce umana più alta non venga eccitato nessun
modo di oscillazione eccetto quello fondamentale
( n = 0, m = 0 ) per il quale la guida è un mezzo non
dispersivo.
In particolare deve essere che:
ω2 π2
<
! ! v2 a2
e considerando ω 1 la pulsazione massima della
voce umana (fig. 8-3) il lato della guida deve essere:
44
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

πv
a<
! ! ω1

Se per un’onda longitudinale esiste la possibilità di non disperdere (sotto una


determinata frequenza), un’onda trasversale in una guida disperde sempre, poiché è
intuitivo che non tutti i punti si possono spostare con la stessa ampiezza.
In questo senso la fibra ottica disperde e ciò comporta una scelta accurata del
diametro del cavo di trasporto: se esso è troppo piccolo rispetto alla lunghezza
d’onda della perturbazione, la perturbazione stessa diventa un’onda evanescente in
direzione z.

45
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

9. ENERGIA DI UN’ONDA

9.1 Energia e potenza di un’onda viaggiante

É possibile valutare l’energia trasportata


da un’onda e la potenza associata al
fronte d’onda.
Consideriamo un’onda piana del tipo:
! ! ξ = ξ ( kx − ω t ) .
Per piccole perturbazioni si può asserire
che:
∂y
= tan (θ )  sin (θ )  θ
! ! ∂x .
Pertanto, scritta la forza in direzione
∂y ∂y
Fy = −T sin (θ )  −T θ  −T vy =
verticale come ∂x e la velocità verticale come ∂t , si
può definire la potenza associata al fronte d’onda in un generico punto della corda
come:
 
δ L F ⋅ dr   ∂y ∂y
P= = = F ⋅ v = −T
δt dt ∂x ∂t
Ricordando che:
⎧ ∂y ∂y
⎪ = k
⎪ ∂x ∂w ∂y ω ∂y
⎨ ⇒ =−
⎪ ∂y = − ∂y ω ∂t k ∂x
⎪⎩ ∂t ∂w
la potenza si può scrivere nei seguenti modi:

⎛ ∂y ⎞
2
T ⎛ ∂y ⎞
2
⎡ 1 ⎛ ∂y ⎞ 2 1 ⎛ ∂y ⎞ 2 ⎤
P = vT ⎜ ⎟ = ⎜ ⎟ = v ⎢ T ⎜ ⎟ + µ ⎜ ⎟ ⎥
⎝ ∂x ⎠ v ⎝ ∂t ⎠ ⎣ 2 ⎝ ∂x ⎠ 2 ⎝ ∂t ⎠ ⎦

1 ⎛ ∂y ⎞
2

µ⎜ ⎟
2 ⎝ ∂t ⎠
Risulta immediato riconoscere nel termine la densità lineare di energia
1 ⎛ ∂y ⎞
2

T⎜ ⎟
⎝ ∂x ⎠
cinetica. Il termine 2 è invece la densità lineare di energia potenziale elastica
associata alla deformazione della corda. Ciò si spiega
facilmente considerando il lavoro di deformazione
compiuto dalla tensione sulla corda (considerando
l’allungamento come Δl − Δx ):

ΔL = T ( Δl − Δx ) = T ( Δx 2 + Δy 2 − Δx )
⎛ ⎛ Δy ⎞ 2 ⎞
→ ΔL == T Δx ⎜ ⎜ ⎟ + 1 − 1⎟
⎜⎝ ⎝ Δx ⎠ ⎟⎠
! !
46
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Considerando una perturbazione verticale molto piccola rispetto alla lunghezza del
Δy
tratto di corda considerato (cioè considerando il rapporto Δx tendente a zero) è
possibile sviluppare il lavoro in serie di MacLaurin25 come:

⎛ ⎛ Δy ⎞ 2 ⎞ ⎛ 1 ⎛ Δy ⎞ 2 ⎞ 1 Δy 2
ΔL == T Δx ⎜ ⎜ ⎟ + 1 − 1⎟ = T Δx ⎜ 1+ ⎜ ⎟ − 1⎟ = T
⎜⎝ ⎝ Δx ⎠ ⎟⎠ ⎝ 2 ⎝ Δx ⎠ ⎠ 2 Δx

1 Δy 2
ΔU P = T
dove il termine 2 Δx è l’energia potenziale elastica immagazzinata dalla
corda che subisce il lavoro di deformazione. Passando alla densità lineare di energia
1 ⎛ Δy ⎞
2

ΔuP = T ⎜ ⎟
potenziale elastica si trova 2 ⎝ Δx ⎠ .

La potenza associata ad un fronte d’onda piana viaggiante si scrive, quindi, come:

P = v ⎡⎣uK + uP ⎤⎦ = vu

(dove uK è la densità di energia cinetica e u è la densità di energia totale).


Si nota che, avendo trascurato i fenomeni dissipativi, l’energia si conserva.

N.B. L’espressione P = vu della potenza è valida per qualsiasi tipo di onda piana.
! Solo nel caso di onde piane viaggianti si verifica la circostanza che la densità
! di energia cinetica e la densità di energia potenziale elastica sono uguali in
! ogni punto ed in ogni istante.

9.2 Principio di conservazione dell’energia

Come detto, l’espressione P = vu ha validità generale per le onde piane, pertanto


deve essere ricavabile dal principio di conservazione dell’energia.
Scrivendo il bilancio energetico tra il punto x e x + Δx risulta:

ΔU
ΔP = P( entrante) ( x,t ) − P(uscente) ( x + Δx,t ) =
Δt

∂P dU ∂P du
− Δx = →− =
Applicando lo sviluppo di Taylor:! ∂x dt ∂x dt .

Data l’onda piana ξ = ξ ( x − vt ) = ξ ( w ) anche l’energia è funzione della fase ( u = u ( w ) ).

25 Lo sviluppo di MacLaurin considerato è:


1⎛ 1 ⎞
t + 1 = 1+ ⎜ t + o (t )
2 ⎝ t + 1 t=0 ⎟⎠
! ! ! ! !
47
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

∂u ∂u
= −v
Pertanto, in analogia con quanto fatto più volte 26, si può affermare che ∂t ∂x .

L’equazione ricavata dal bilancio energetico, quindi, risulta:

∂P ∂u
= v ⇒ P = vu
∂x ∂x
Si è verificato, dunque, che la relazione trovata vale per tutti i tipi di onde piane.

9.3 Potenza media di un’onda piana armonica viaggiante

Considerando l’onda armonica y = Asin ( kx − ω t ) e valutandone la potenza risulta:

⎡1 1 ⎤
P = v ⎢ TA 2 k 2 cos 2 ( kx − ω t ) + µ A 2ω 2 cos 2 ( kx − ω t ) ⎥
⎣2 2 ⎦
⎡1 2 ω2 1 2 ω2 ⎤
P = v ⎢ TA 2 cos ( kx − ω t ) + TA 2 cos 2 ( kx − ω t ) ⎥
2

⎣2 v 2 v ⎦
ω 2
P = A 2 ⋅T cos 2 ( kx − ω t )
v
Si nota che la potenza istantanea di un’onda armonica dipende dal quadrato
dell’ampiezza. Si nota, inoltre, che le due componenti di energia sono uguali.

La potenza media dell’onda armonica27 è:

1 2 Tω 2
P= A
2 v

9.4 Potenza di un’onda stazionaria

Data l’onda stazionaria generica y = Asin ( kx − ω t ) ± Asin ( kx + ω t ) , essendo essa


formata dalla somma di un’onda progressiva ed un’onda regressiva, la potenza
media trasportata dall’onda è nulla (se l’ampiezza dell’onda progressiva e regressiva
è uguale), mentre non è necessariamente nulla quella istantanea.

26 Per arrivare a questo risultato basta risolvere il sistema:


⎧ ∂u ∂u ∂w
⎪ =
⎪ ∂t ∂w ∂t

⎪ ∂u ∂u ∂w
=
⎪⎩ ∂x ∂w ∂x
! ! ! ! ! !

27 La potenza media si trova applicando il teorema della media:


1
∫ P (t ) dt
T
P=
! ! ! ! ! ! T 0

48
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Nel caso di una corda tesa l’espressione della potenza istantanea rimane identica a
quella già incontrata:

⎡ 1 ⎛ ∂y ⎞ 2 1 ⎛ ∂y ⎞ 2 ⎤
P = v⎢ T ⎜ ⎟ + µ⎜ ⎟ ⎥
⎣ 2 ⎝ ∂x ⎠ 2 ⎝ ∂t ⎠ ⎦

Tuttavia, nel caso delle onde stazionarie, le due densità di energie (potenziale e
cinetica) non sono uguali in ogni posizione ed ogni istante. Ciò è intuitivo se si scrive
l’onda stazionaria come y = Asin ( kx ) sin (ω t ) ; l’energia totale associata è:

1 2 2 L 2
U K (t ) = A µω ∫ sin ( kx ) dx ⋅ cos 2 (ω t )
2 0

1
U P ( t ) = A 2Tk 2 ∫ cos 2 ( kx ) dx ⋅sin 2 (ω t )
L

2 0

U = U K (t ) + U P (t )

Valutandone il valor medio:


1 2 2
U= A µω L
! ! ! ! ! 4
Inoltre, è possibile calcolare la potenza necessaria per generare un’onda stazionaria.
Essa dipende dal quadrato della frequenza, pertanto le armoniche più alte richiedono
più potenza per essere generate (questo spiega il fatto che la loro ampiezza vada
decrescendo). Ciò è intuibile dal fatto che nel caso di armoniche alte l’ampiezza è
percorsa più volte in meno tempo, cioè ci sono più deformazioni.

9.5 Intensità di un’onda acustica

Considerando un volumetto di fluido è possibile calcolare la potenza trasportata da


un’onda acustica. Si consideri il lavoro e quindi la potenza come sua derivata
temporale:

ΔL ∂ξ
ΔL = F ⋅ Δξ → P = =F
Δt ∂t
Si ricordi che la pressione si può scrivere come:

F ΔV ΔSΔξ
= −K = −K
ΔS V ΔSΔx

∂ξ ∂ξ
P = −K ΔS
Pertanto la potenza diventa:! ∂t ∂x .
La potenza, nel caso di un’onda acustica, non è particolarmente significativa perché
dipende dall’ampiezza dell’area considerata. Si definisce dunque l’intensità dell’onda
acustica come:
P
I= = uv
! ! ! ! ! ΔS

Essa rappresenta la potenza per unità di superficie.

49
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Data l’onda acustica piana ξ = ξ ( x − vt ) si può scrivere, in analogia con quanto già
∂ξ ∂ξ
= −v
visto più volte, la relazione ∂t ∂x e quindi l’intensità diventa:
⎛ ∂ξ ⎞
2
K ⎛ ∂ξ ⎞
2
⎡ 1 ⎛ ∂ξ ⎞ 2 1 ⎛ ∂ξ ⎞ 2 ⎤
I = Kv ⎜ ⎟ = ⎜ ⎟ = v ⎢ K ⎜ ⎟ + ρ ⎜ ⎟ ⎥
⎝ ∂x ⎠ v ⎝ ∂t ⎠ ⎢⎣ 2 ⎝ ∂x ⎠ 2 ⎝ ∂t ⎠ ⎥⎦
! !
K
v2 =
(dove si ricorda ρ ).
Le due componenti separate rappresentano rispettivamente la densità volumetrica di
energia potenziale associata alla compressione del volumetto di fluido e la densità
volumetrica di energia cinetica. Anche in questo caso, per onde viaggianti
(progressive o regressive) le due componenti sono sempre uguali.

9.6 Quantità di moto di un’onda

Il concetto di quantità di moto è legato, inaspettatamente, anche alla propagazione di


un’onda.
Consideriamo, come esempio, l’impatto di un’onda acustica contro una superficie
fono-assorbente. La pressione dell’onda sposta la superficie (sposta le molecole al
suo interno, scaldandola) che quindi prende una certa quantità di moto. Poiché non
dQ
=0
si è in presenza di fenomeni dissipativi e quindi dt la quantità di moto presa dalla
superficie era precedentemente contenuta nell’onda.
Se la superficie assorbe l’onda in una frazione di tempo Δt l’impulso che l’onda
esercita sulla parete è:
FΔx ΔU u
ΔΦ = FΔt = = = ΔSΔx
! ! ! ! v v v
Applicando il teorema dell’impulso risulta:
u
ΔΦ = ΔSΔx = ΔQ
! ! ! ! ! v
Quindi è possibile legare la quantità di moto all’energia dell’onda:

u I
q= =
v v2
Questa espressione ha validità generale (sia per onde trasversali che per onde
longitudinali) per un’onda di pressione.
Nell’esempio affrontato si è considerato il caso dell’assorbimento; se invece l’onda
viene riflessa la variazione di quantità di moto è doppia (poiché l’onda è riflessa con
una velocità opposta in verso).
Il fatto che ad un’onda si associ la quantità di moto non è un assurdo. Infatti la
quantità di moto non è necessariamente associata al trasporto di massa. In ogni
caso si ricordi che all’onda acustica è associata un’onda di densità. In particolare si
∂ξ
Δρ = − ρ
ha che ∂x . La quantità di moto si esprime come q = vΔρ , pertanto
∂ξ ∂ξ I u
q = −ρ = =
∂x ∂t v 2 v .
50
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

10. EFFETTI DISSIPATIVI

10.1 L’onda smorzata

Si consideri ancora una volta l’esempio dell’onda su corda. Scrivendo l’equazione di


Newton per un tratto di corda Δx , considerando oltre alla tensione della corda anche
la forza di attrito viscoso si ha28 :

∂2 y ∂2 y
Fy − FA = ma → T Δx 2 − FA = µΔx 2
∂x ∂t
La forza di attrito viscoso è proporzionale alla velocità (si considera la forza di attrito
∂y
vy =
in direzione y e quindi la velocità in direzione y: ∂t ) secondo un coefficiente che
dipende dalle caratteristiche del fluido e dalla forma e dalla porzione dell’oggetto
preso in considerazione. Pertanto si può scrivere tale forza come FA = − βΔx v .
Sostituendo nell’equazione non si trova l’equazione di D’Alambert, infatti:

∂2 y ∂2 y ∂y
T 2 = µ 2 +β
∂x ∂t ∂t

non è l’equazione di D’Alambert e le soluzioni y = f ( x ± vt ) non sono più accettabili,


perché descrivono onde viaggianti ad energia costante: in questo caso l’energia
viene ceduta.
i( kx−ω t )
La soluzione y = Ae è accettabile29 se e solo se k è immaginario e rispetta la
ω2 βω
k = ± 2 +i
relazione: v T (dove il segno dipende dalla natura progressiva o
regressiva dell’onda). Poiché β è piccolo il numero d’onda si può esprimere in serie
ω v
k  +i β
di Taylor30 come v 2T , pertanto l’onda si scrive come:

v ⎛ω ⎞
− β x i⎜⎝ x−ω t ⎟⎠
y = Ae 2T
e v

Si nota che l’ampiezza dell’onda decresce esponenzialmente all’avanzare dell’onda


stessa. L’inviluppo di decrescita è confinato da due funzioni esponenziali.
Questo tipo di soluzione è valida anche per sistemi non dissipativi: in quel caso il
vettore d’onda k è un numero reale, pertanto il termine di smorzamento scompare.

28 La trattazione di questo problema nella sua parte non dissipativa è già stata svolta al capitolo 1.
29Ovviamente per mantenere quantità reali è necessario sommare il complesso coniugato. Tale somma
verrà trascurata per comodità di notazione, ma è da intendersi sotto-intesa.

COST + t = COST +
d ( COST + t ) t + o (t )
dt
30 Basta applicare lo sviluppo del tipo t=0 .
51
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

Infine, definendo il coefficiente di attenuazione (il suo nome cambia a seconda dei
fenomeni che descrive: generalmente è detto anche coefficiente di assorbimento o
v
η= β
coefficiente di diffusione) T , si scrive l’onda come:

1 ⎛ω ⎞
− η x i⎜⎝ x−ω t ⎟⎠
y = Ae 2
e v

10.2 Potenza di un’onda smorzata

In assenza di smorzamento la potenza media di un’onda viaggiante è costante. In


caso di fenomeni dissipativi si ha:

P = P0 e−η x

Ciò è facilmente verificabile, infatti la potenza associata alla forza di attrito è


⎛ ∂y ⎞
2

PA = FA ⋅ v = − βΔx ⎜ ⎟
⎝ ∂t ⎠
, mentre la potenza istantanea trovata nel capitolo precedente
T ⎛ ∂y ⎞
2

Pist = ⎜ ⎟
è v ⎝ ∂t ⎠ , quindi:

ΔP v ∂P
= − β P = −η P ⇒ = −η P
Δx T ∂x

L’equazione trovata, oltre a verificare la soluzione proposta, descrive in modo


accurato tutti i fenomeni di perdita di potenza da parte di un’onda (nel caso mono-
dimensionale), sia per quanto riguarda la potenza media che quella istantanea.
1
λ prop = [ m ]
Si può definire, inoltre, il parametro η (lunghezza di propagazione), legato
alla distanza che l’onda può percorrere in un mezzo dissipativo. Indicativamente ad
5 λ prop
una distanza di l’onda è completamente assorbita.

10.3 Centri di diffusione


∂P
−η P =
Si è detto che l’equazione ∂x descrive tutti i fenomeni di perdita di potenza da
parte di un’onda. Essa, dunque, descrive anche il passaggio in un mezzo non
omogeneo, cioè formato dai centri di diffusione. I centri di diffusione sono particelle
che, avendo una densità diversa dal mezzo, al passaggio dell’onda non oscillano in
fase con il mezzo stesso. Esse, pertanto, diventano sorgenti di un’onda sferica che
trae la sua energia dall’onda principale che investe le particelle. Questo fenomeno
prende il nome di diffusione dell’onda e, in questo caso, non si parla di dissipazione o
assorbimento di potenza, ma più propriamente di diffusione di potenza ad altri tipi di
onda.
Per questo fenomeno η si dice coefficiente di diffusione ed esso è proporzionale al
numero di centri di diffusione.

52
Appunti di Fisica delle Onde - Onde Meccaniche

10.4 Effetti dissipativi per un’onda stazionaria

Sfruttando ancora l’esempio dell’onda su corda si giunge all’equazione già trovata:

∂2 y ∂2 y ∂y
T 2 = µ 2 +β
∂x ∂t ∂t
Poiché si stanno prendendo in considerazione le onde stazionarie si cercano
soluzioni a variabili separate, del tipo ξ = X ( x ) T ( t ) .
Si trova che le soluzioni X ( x ) = sin ( kx ) , T ( t ) = e sono accettabili se e solo se:
−iω t

ω v
k +i β
v 2T
Tuttavia, per rispettare le condizioni al contorno, il numero d’onda deve essere un

k=
numero reale poiché deve assumere valori discreti ( L ). Necessariamente,
dunque, è la pulsazione ad assumere valori immaginari:
v2
ω = vk − i β
! ! ! ! ! 2T
La funzione X ( x ) rimane inalterata, mentre la funzione del tempo diventa:

v2 1
− β t −ivkt − ηvt
T (t ) = e 2T
e =e 2
e−iω 0t

Quindi, anche nel caso dell’onda stazionaria, se posta in un mezzo dissipativo essa
decresce. Tuttavia la decrescita avviene nel tempo e non nello spazio (ciò è naturale,
visto che un’onda stazionaria ha la caratteristica di essere limitata nello spazio).

10.5 Coefficienti di decrescita

Si è detto che l’onda stazionaria decresce nel tempo, poiché limitata nello spazio.
Anche per un’onda viaggiante è possibile la decrescita temporale (anche se non è
stata esplicitamente trattata).
Per la decrescita temporale si definiscono i seguenti coefficienti:

! β! coefficiente di attrito viscoso (caso della corda)


coefficiente di attenuazione temporale ( P ( t ) = P0 e )
−α t
! α!
1
τ=
! τ! tempo caratteristico ( α)

Per la decrescita spaziale si definiscono i seguenti coefficienti:

coefficiente di attenuazione spaziale ( P ( x ) = P0 e


−ηx
! η! )
1
λ=
! λ! ! lunghezza caratteristica ( η)

53

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