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Cristoforo Colombo

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vedi Cristoforo Colombo (disambigua).

Cristoforo Colombo

Ritratto postumo di Cristoforo Colombo


di Sebastiano del Piombo, 1519, olio
su tela, MOMA, New York
Governatore e Viceré delle Indie
occidentali
Cristoforo
Colombo (in
latino:
Christophorus
Columbus; in
spagnolo
Cristóbal Colón; In carica 1492 –
in portoghese 1499
Cristóvão
Erede Diego Colombo
Colombo; in
genovese Successore Francisco de Bobadilla
Cristoffa Combo;
Genova, tra il 26 Ammiraglio del Mar Oceano
agosto e il 31 In carica 1492 –
ottobre 1451[2][3] – 1506
Valladolid, 20
maggio 1506) è Successore Diego Colombo
stato un
Nascita Genova, tra il 26 agosto
navigatore ed
e il 31 ottobre 1451
esploratore
italiano della Morte Valladolid, 20 maggio
Repubblica di 1506
Genova, attivo in
Portogallo e in Sepoltura 1506 (Convento di
Spagna come San Francesco a
capitano di mare Valladolid)
al comando su
1518 (Certosa di
navi mercantili,
Santa Maria de las
tra i più
importanti[4] Cuevas)
protagonisti delle 1537 (Cattedrale di
grandi scoperte Nostra Signora
geografiche dell'Incarnazione)
europee a cavallo
tra il XV e il XVI 1795 (Cattedrale
secolo. In dell'Avana)
particolare, deve
1902 (Cattedrale di
la sua fama per
esser stato il Siviglia)
primo ad Dinastia Colombo
intraprendere la
rotta atlantica Padre Domenico Colombo
che portò le Madre Susanna Fontanarossa
potenze europee
alla scoperta e Consorte Filipa Moniz Perestrello
alla
Figli Diego
colonizzazione
delle Americhe. Fernando[1]

Religione Cattolicesimo

La sua idea iniziale fu di raggiungere l'Asia orientale, le


cosiddette "Indie", compreso il Catai (Cina) e il Cipango
(Giappone), circumnavigando la Terra da occidente, ovvero
dall'Oceano Atlantico. Arrivando invece in America centrale,
il navigatore fu convinto, negli anni successivi, che quelle
fossero sì delle nuove terre, ma sempre asiatiche, a tal punto
che furono chiamate per molto tempo "Indie occidentali". Fu
poi il navigatore Amerigo Vespucci che nei primi anni del
XVI secolo scoprì che si trattava invece di un nuovo
continente, chiamato "Nuovo Mondo", e quindi in suo onore
"America".

Dapprima Colombo chiese i finanziamenti per le sue


esplorazioni al re Giovanni II del Portogallo, ma i fondi gli
furono negati e tentò allora con i re cattolici di Spagna
(Castiglia e Aragona), i quali, dopo le trattative, e soprattutto
grazie all'appoggio di Isabella di Castiglia, accettarono di
finanziare l'impresa e di concedergli alcuni privilegi nel caso
in cui l'esito fosse risultato positivo. Salpato da Palos de la
Frontera (Spagna) il 3 agosto 1492, giunse su un'isola delle
Bahamas, che battezzò San Salvador, il 12 ottobre dello
stesso anno. A tale primo viaggio ne seguirono poi altri tre,
di minor fortuna, portandolo gradualmente al discredito ed
alla privazione di molti dei riconoscimenti e dei titoli che egli
avrebbe sperato, per sé e per i suoi figli, da parte dei sovrani
del Regno di Castiglia e León, dove morì nel 1506 nell'allora
capitale, Valladolid. Nemmeno nelle nuove terre scoperte gli
fu dedicato qualche importante toponimo; questo almeno
fino al 1819, quando il politico venezuelano Francisco de
Miranda propose il nome di "Colombia" per indicare il
nuovo stato indipendente sudamericano e rendere
finalmente omaggio all'importante navigatore[5].

Indice
Giovinezza
La via per le Indie
Realizzazione del progetto
Le Caravelle
Scoperta dell'America e viaggi successivi
Primo viaggio: 1492-1493
La diserzione di Pinzón e la scoperta di Hispaniola
Secondo viaggio, 1493-1496: le Antille
Terzo viaggio, 1498-1500: Venezuela e ritorno a
Hispaniola
Quarto viaggio, 1502-1504
Gli ultimi anni
La morte a Valladolid
La disputa sulla "vera" tomba
Errore di calcolo
Colombo e l'apocalittica medievale
Retrodatazione della scoperta dell'America
La causa per l'eredità e la discendenza
Aspetti controversi
Memoriale
Caratteristiche fisiche
Dibattito sulla nazionalità
Data di nascita
Lo stemma
Opere
Nella cultura di massa
Romanzi
Saggi
Teatro
Cinema
Televisione
Manga e anime
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Giovinezza
Lo stesso argomento in dettaglio: Origini di
Cristoforo Colombo e Case di Cristoforo
Colombo.

Cristoforo fu il
primogenito di quattro
figli (tre maschi e una
femmina)[6] di Domenico
Colombo e Susanna
Fontanarossa, gestori
dapprima di una piccola
azienda tessile e
successivamente, in
seguito al trasferimento
a Savona, di un negozio
di vini e formaggi[7].

La casa genovese, sita in


Vico Diritto di Ponticello
angolo Via Dante nel
quartiere Portoria, vicino Colombo giovinetto, scultura di
a San Vincenzo di Giulio Monteverde situata a
Genova, nel castello d'Albertis
Genova, venne distrutta
durante il
bombardamento navale
francese del 1684, e fu quindi ricostruita nei decenni
successivi[8][9].

Altre fonti lo danno nato sempre nella Città metropolitana di


Genova, ma questa volta a Cogoleto, presso Via Rati 28.
Secondo questa versione Cristoforo Colombo avrebbe
lasciato molto presto Cogoleto per intraprendere la via del
mare. (Nota di
riferimento: Archivio
Stato Genova. atto di
procura del 30 settembre
1452 Notai Antichi
n.1584 not. A. De
Franchi). Assumono
grande importanza
anche le parole scritte da
Cristoforo Colombo nel
1501, in una lettera
indirizzata ai reali di
Spagna: Egli così si
esprime: "Muy altos
Reyes: de muy pequena
hedad entre en la mar
navegando y lo he
continuado fasta oy".
Genova, resti della costruzione (Note di riferimentoBN.
settecentesca in Vico Diritto di Ms: Res. 21 f7r. ( la
Ponticello, dove Colombo abitò fra i lettera è pubblicata a
quattro e i nove anni: oggi pagg. 444 e seg. nel
memoriale dedicato al più volume: Cristobal Colon
importante esploratore della storia. Textos y documentos
https://www.museidigenova.it/it/casa completos Edicion de
_di_colombo/ Consuelo Varela Nueva
Cartas: Edicion de Juan
Gil Alianza Universidad
1997. Di fatto Colombo conferma di aver iniziato a navigare
sin dalla giovanissima età e di non aver fatto altro. Quindi
Cristoforo Colombo di Genova. poi trasferitosi a Savona non
potrebbe essere lo scopritore. Infatti come attestano i
documenti conservati nella Sala Colombiana dell'Archivio di
Stato di Genova , nel periodo 1470/1472 è ancora sotto tutela
paterna ed esercita l'arte
di tessitore di panni:(
Note di riferimento:
Archivio Stato Genova
Not. Nicola Raggio, filza
2, anno 1470, n. 905 atto
del 31 ottobre 1470 nel
quale Cristoforo
Colombo figlio di
Domenico maggiore di
diciannove anni, agisce
con il consenso del padre
per saldare una partita di
vino.../ Archivio Stato
Savona Not. Tommaso
Del Zocco 1327-1 c.358 v.
nel quale Domenico, Cogoleto, casa natale di Cristoforo
lanaiolo abitante a Colombo. La casa si trova in Via
Savona, e suo figlio Rati (anticamente Contrada
Cristoforo dichiarano di Caroggio). In questa casa
dovere a Giovanni Domenico Colombo, padre di
Signorio centocinquanta Cristoforo, ha fatto testamento in
lire di genovini per sette data 23 agosto 1449
cantari di lane).

Altre versioni ancora lo danno nato sempre in altre località


della Riviera di Ponente ligure, ma i documenti storici sono
scarsi. Fonti più certe confermano comunque i primi anni
d'infanzia sicuramente a Vico Diritto di Ponticello di
Genova, e le informazioni storiche diventano ancor più
attendibili a partire dal 1470, quando la famiglia si trasferì a
Savona, dove rimase almeno fino al 1484. Prima presso
Contrada San Giuliano (via dei Cassari), in una casa oggi
inesistente, poi nel quartiere Legino, più un podere situato
in Via Belvedere di Valcada[10].

Pare che il giovane Colombo non frequentasse la scuola, ma


tutte le nozioni gli furono impartite pazientemente dal
padre, che voleva avviarlo al proseguimento dell'attività
commerciale. Cristoforo però, insieme al fratello
Bartolomeo, si interessò principalmente di geografia e
cartografia[11], inoltre, soprattutto durante il periodo
savonese, si dedicò ad esercitarsi alla navigazione marittima.
Egli stesso affermò, in una sua lettera, di aver già cominciato
a navigare a Genova, all'età di quattordici anni[12].

L'occasione per le sue imprese navali arrivò nel 1472


quando, contro il parere del padre, accettò di entrare nelle
flotte al soldo del Re Reynel Renato d'Angiò per contrastare
le navi aragonesi nel Mediterraneo occidentale, quindi di
lavorare come mercante marittimo al servizio delle famiglie
genovesi Centurione, Di Negro, Imperiali e Spinola[13]. In
questo periodo, per le sue ottime qualità, ottenne il grado di
Comandante di Vascello, imparando velocemente il
castigliano e il portoghese. Nel 1473 partì alla volta dell'isola
di Chio in Grecia, navigando con la Roxana, e lì vi abitò per
circa un anno[14], alternando dei periodi di navigazione
nell'Egeo, nel Mediterraneo, le coste del Portogallo e brevi
ritorni in Liguria. Durante i suoi viaggi latinizzò il suo nome
(com'era usanza del tempo) nelle firme che poneva su lettere
e documenti; in seguito utilizzò come firma anche il nome in
lingua castigliana, ovvero Cristóbal Colón.[15].
Il 31 maggio 1476 partì da Noli (SV) sulla Bechalla della
repubblica marinara di Genova, comandata da Cristoforo
Salvago, insieme a tre galeazze di Squarciafico, Di Negro e
Goffredo Spinola, più la baleniera del fratello Nicolò
Spinola[16], tutte dirette nelle Fiandre (nell'attuale Belgio), e
poi a Bristol, in Inghilterra.
Lungo la rotta però, la flotta fu attaccata da corsari francesi
al largo di Capo Vincenzo (Portogallo), dove Colombo riuscì
a rifugiarsi a Lagos, nel Portogallo meridionale[17]. Da lì,
qualche mese dopo riuscì a ripartire alla volta di Galway
(Irlanda), raggiungendo anche l'Islanda, probabilmente
nella primavera del 1477[18].

La via per le Indie


Nel 1478 Colombo tornò
in Portogallo, vivendo
temporaneamente a
Lisbona, dove suo
fratello Bartolomeo già
lavorava come
cartografo, per curare i
commerci della famiglia
Centurione. Basandosi Cristoforo Colombo in ginocchio
sulle mappe, sui racconti davanti alla regina Isabella di
dei marinai e sui reperti Castiglia
(canne, legni e altro)
trovati al largo delle
coste delle isole del "Mare Oceano" (antico nome
dell'Oceano Atlantico), cominciò a convincersi che al di là
delle Azzorre dovesse esserci una terra continentale e che
questa non potesse essere altro che quella delle "Indie",
ovvero l'Asia, che comprendeva quindi anche il Catai (Cina)
e il Cipango (Giappone) descritti da Marco Polo, rendendosi
essa raggiungibile da Occidente attraverso la rotta di
circumnavigazione marittima della Terra. Si documentò
quindi su testi geografici come l'Historia rerum ubique
gestarum di Papa Pio II del 1477, quindi l'opera Imago
mundi di Pierre d'Ailly (1480) e infine il più noto Il Milione
di Marco Polo. Una notevole influenza sulla sua decisione in
favore del progetto del lungo viaggio marittimo di "buscar el
Oriente por el Occidente" (così fu poi riassunto dalla storia),
fu una lettera che nel 1474 Paolo Toscanelli indirizzò al
canonico di Lisbona Martins De Reriz, in risposta al quesito
postogli da Alfonso V del Portogallo attraverso lo stesso
canonico[19]. Nella missiva, il fisico fiorentino riteneva
anch'egli percorribile una rotta marittima verso ovest per
raggiungere le cosiddette "Indie", tuttavia in errore sui
calcoli matematici delle distanze geografiche calcolate.

Nel 1479 inoltre, il navigatore conobbe e sposò a Lisbona


Filipa Moniz Perestrello[20], figlia di Bartolomeo Perestrello il
Vecchio (navigatore portoghese di origini piacentine e, dal
1419, governatore di Porto Santo[21]). La coppia, a partire dal
1480 circa, si trasferì nell'arcipelago portoghese di Madera,
al largo del Marocco, prima sull'isola di Porto Santo, dove
nacque il loro unico figlio, Diego, poi sulla stessa Madera[22].
In quell'anno, Colombo si dedicò anche al commercio in
proprio[23], tuttavia senza successo. Il fallimento, insieme
alla convinzione sempre più forte sul viaggio atlantico e il
decisivo incontro con un naufrago il quale, in punto di
morte, tracciò addirittura una mappa delle lontane terre a
occidente[24], lo fece ritornare a Lisbona, dove continuò a
studiare le mappe.

Realizzazione del progetto

Colombo incontrò il re Giovanni II di Portogallo nel 1483[25]


dove gli chiese la somma necessaria per il suo progetto, ma
dopo aver consultato i suoi esperti il Re rifiutò la
proposta.[26] Nel frattempo, la
moglie Filipa morì (alcune fonti
incerte dicono che fu invece
abbandonata) nel 1485, per
cause ignote, durante un viaggio
a Roma[27]. Ormai da solo e
rifiutato dal Re Giovanni II,
nulla legava più Colombo al
Portogallo[28] che lasciò, in
segreto, con suo figlio Diego,
trasferendosi in Spagna (Regno
di Castiglia), precisamente a
Siviglia, dove viveva sua
cognata, la ricca sorella della
moglie, Briolanja Violante
Statua dedicata a Colombo
Moniz Perestrello, altresì
a Madrid
proprietaria della villa di
Tomares e consorte dell'uomo
d'affari fiorentino Francesco
Bardi. Cristoforo infatti, era alla ricerca di qualcuno che
potesse finanziare il viaggio. Oltre Bardi, il navigatore
contattò anche il duca Medina Sidonia, ma questi non
ottenne l'appoggio della Corona, e si trovò costretto a
rifiutare. Nel marzo del 1486 Colombo si fece anche ospitare
dai frati francescani di Rábida, un convento non lontano dal
piccolo porto di Palos de la Frontera (Cadice), dove il
navigatore già si stava informando su navi ed equipaggi. I
porti principali infatti, erano occupati dall'Inquisizione per
la massiccia espulsione dei non cattolici (musulmani e
successivamente ebrei non convertiti) dalla Spagna.
Nello stesso anno, Colombo tentò di convincere anche Don
Luis de la Cerda, duca di Medinaceli ad intercedere per i
finanziamenti presso la regina Isabella di Castiglia, la quale,
alla fine, decise di incontrare il navigatore[29].
Colombo allora, si stabilì a Cordova[30] già dal 20 gennaio
1486, al cospetto di Alfonso de Quintanilla, tesoriere dei
regnanti,[31] come preludio all'incontro con la Regina,
tuttavia temporaneamente assente in città. Qui, l'esploratore
conobbe i fratelli Luciano e Leonardo Barroia, e l'amico
Diego de Arana[32], che gli presentò la cugina Beatriz
Enríquez de Arana, dedita al commercio vinicolo e orfana da
tempo. Colombo s'innamorò di lei, ma senza sposarla; i due
ebbero un figlio nel 1488, Fernando Colombo (Hernando
Còlon), secondo ed ultimogenito dell'esploratore[33]. Nello
stesso periodo, il navigatore ebbe anche una relazione con
De Bobadilla y Ulloa, la nipote della marchesa di Moya e
governante di La Gomera[34], che pare ebbe un ruolo decisivo
nel convincere i regnanti ad accettare di finanziare il viaggio.

Nel maggio del 1487 i regnanti Ferdinando e Isabella


incontrarono finalmente Colombo[35], che presentò il suo
progetto. Una commissione di corte, presieduta da padre
Hernando de Talavera (confessore dei re cattolici) e
composta da uomini dotti (letrados) come Rodrigo
Maldonado de Talavera, si riunì per decidere le effettive
possibilità di riuscita, ma il progetto fu respinto alla fine del
1490[36] (nel frattempo, la corte si era trasferita a
Salamanca).

Colombo, nei mesi successivi, insistette ancora, con l'aiuto


del fratello Bartolomeo, rivolgendosi anche ai sovrani
d'Inghilterra e di Francia. All'inizio del 1492, col protrarsi
dell'attesa, il navigatore giunse oramai ai limiti delle risorse
economiche, al punto da non essere quasi più in grado di
provvedere alla sua famiglia[37] costringendolo a vendere
libri e disegnare mappe[38].
Padre Juan Pérez,
confessore personale
della Regina, tramite
Sebastiano Rodriguez[39]
fece recapitare una
missiva alla stessa
regina, la quale due
settimane dopo fece
convocare il padre. Il I tre velieri in una stampa di Gustav
tesoriere Luis de Adolf Closs del 1892
Santángel, Ferdinando
Pinello e altri intanto
assicurarono la copertura finanziaria eventualmente
richiesta[40] Si riunirono nuovamente gli esperti, mentre
Colombo ricevette tramite lettera la comunicazione di una
nuova udienza. Decisivo fu anche il contributo del vescovo
Geraldini originario della città di Amelia, anche lui
confessore della regina Isabella e amico personale di
Colombo e del fratello Antonio; per sua insistenza, la Regina
si convinse a consentire il viaggio. Colombo avrebbe poi
intitolato una delle isole del Nuovo Mondo a Graziosa,
madre del Geraldini, e il prelato divenne anche il primo
vescovo residenziale delle Americhe.

Colombo si recò a Siviglia, ma i reali si erano da poco


trasferiti a Santa Fe, vicino a Granada. Colombo li raggiunse
e nell'incontro, i reali furono propensi al finanziamento, ma
lui dettò le sue condizioni, ovvero il titolo di ammiraglio e la
carica di viceré e "governatore delle terre scoperte" (titolo
che doveva altresì essere ereditario), la possibilità di
conferire ogni tipo di nomina nei territori conquistati[41] e,
inoltre, una rendita pari al 10% di tutti i traffici marittimi
futuri. Le richieste furono considerate eccessive e non si fece
alcun accordo, per cui Colombo ripartì, ma venne
richiamato[42], e le richieste vennero accettate in caso di
successo. Durante le trattative, che durarono fino ad aprile,
Isabella si fece rappresentare da Juan de Coloma, mentre le
bozze furono redatte dallo stesso padre Perez. Il contratto
(Capitolaciones de Santa Fe), fu firmato il 17 aprile 1492,
con cinque paragrafi integrali.[43]

Le Caravelle

La somma necessaria per l'armamento, pari a 2 000 000 di


maravedí, sarebbe stata versata metà dalla corte e metà da
Colombo, finanziato a sua volta da un istituto di credito
genovese, il Banco di San Giorgio e dal mercante fiorentino
Giannotto Berardi. Si trattava, in realtà, di una somma
modesta anche per quei tempi: si calcola, infatti, che quella
che si sarebbe rivelata come una delle più importanti
spedizioni della storia umana, fu finanziata con una spesa
complessiva variabile fra gli attuali 20 000 e 60 000 €.[44]
Dopo la firma, Colombo lasciò la città il 12 maggio,
affrettandosi a giungere a Palos, dove aveva già stretto
accordi con gli armatori e navigatori delle due navi più
piccole, i fratelli Pinzón (Martin, Francisco e Vicente)[45].
Furono così allestiti tre velieri (di norma definiti
caravelle[46]), di cui due, la Santa Maria e la Pinta erano
dotati di alberi a vele quadre, mentre l'ultimo, la Niña, era
dotato di vela latina. Tecnicamente tutte non potevano
definirsi navi dal punto di vista velico, perché non dotate di
tre alberi a vele quadre.

A giugno, la Pinta e la Niña furono già pronte[47], sfruttando


così il tempo residuo per il reclutamento dell'equipaggio[48].
Nel reclutare i novanta marinai[49], Colombo venne
validamente aiutato da Martín Pinzón, che godeva di ottima
fama nella città.[50] A Martín Pinzón spettò il ruolo di
comandante in seconda di Colombo e l'esecuzione pratica
del viaggio, mentre a Colombo spettò la guida come artefice
dell'idea[51]. La Pinta, che stazzava 140 tonnellate e la piccola
Niña[52] che ne stazzava solamente 100, vennero comandate
rispettivamente dai due armatori Martín e Vicente
Pinzón[53].

La Santa María, di proprietà del cantabrico Juan de la Cosa


e a cui venne confiscata per questa missione, venne allestita
per ultima. Venne inizialmente chiamata Gallega in quanto
costruita in Galizia e fu lo stesso Colombo a darle il nome di
Santa Maria, anche se quest'informazione non è proprio
certa; nei suoi diari la chiama Capitana, Ammiraglia, Nao o
semplicemente Gallega[54]. Fu l'unico veliero della
spedizione che si fregiò del titolo di vera e propria "nave" (in
realtà si trattava di una caracca), poiché stazzava 150
tonnellate e, in qualità di nave ammiraglia, era capitanata
dallo stesso Colombo. De la Cosa venne anche nominato
pilota di flotta per il viaggio.

Scoperta dell'America e viaggi


successivi
Lo stesso argomento in dettaglio: Viaggi di
Cristoforo Colombo.

Primo viaggio: 1492-1493


Lo stesso argomento in dettaglio: Primo viaggio di
Cristoforo Colombo.
La partenza della prima
spedizione avvenne alle
sei del mattino del 3
agosto 1492 da Palos de
la Frontera[55], con rotta
verso le Isole Canarie per
sfruttare i venti. Il 6
agosto[56] si ruppe il
timone della Pinta e si Primo viaggio nel mar dei Caraibi
credette a un'opera di
sabotaggio,[57] quindi
furono costretti a uno
scalo di circa un mese a
La Gomera per le
necessarie riparazioni.[37]
La Pinta giunse con due
settimane di ritardo a
causa dell'avaria, tanto
che Colombo pensò di
sostituirla con un'altra I quattro viaggi di Colombo
caravella. Si approfittò
della sosta per
modificare anche la velatura della Niña, trasformandola da
latina a quadra per meglio adeguarla alla navigazione
oceanica. Va anche detto che a La Gomera era presente la
giovane vedova del governatore, Beatriz de Bobadilla y
Ulloa, che a quanto pare aveva già avuto uno scambio di
cortesie col navigatore.[58]

Le tre navi ripresero il largo il 6 settembre, spinte dagli


alisei, dei quali Colombo conosceva l'esistenza. Questi venti
spirano sempre da est verso ovest, formando stabilmente
una striscia di nuvole galleggiante nell'aria, tanto che
l'ammiraglio, nel giornale di bordo, scrisse: «Si naviga come
tra le sponde di un fiume». Un'altra, tra le suggestioni del
primo viaggio transoceanico, fu la posizione delle navi
costantemente rivolte verso il tramonto, oltre che la
sensazione di procedere per ampi spazi mai prima toccati.[59]
Le caravelle navigarono per un mese senza che i marinai
riuscissero a scorgere alcuna terra, cominciando così a
provocare un certo nervosismo nell'equipaggio. Il 16
settembre, le caravelle cominciarono ad entrare nel Mar dei
Sargassi, e Colombo approfittò dello spettacolo delle alghe
galleggianti (un fenomeno tipico di questo mare, che prende
il nome dell'alga sargassa), per sostenere che tali vegetali
erano sicuramente indizi di terra vicina (cosa in realtà non
vera), tranquillizzando temporaneamente i suoi uomini[37] i
quali, in realtà, erano ignari di trovarsi ancora a circa mille
miglia nautiche dalle coste del nuovo continente.

Dal 17 settembre, si osservò con stupore il fenomeno


assolutamente sconosciuto della declinazione magnetica: la
bussola infatti, indicava il polo magnetico, distaccandosi
sempre di più dal nord geografico, posto leggermente più a
est, col rischio quindi di allontanare le navi dalla loro
rotta[60]. Questi strani fenomeni fisici, ebbero l'effetto di
spaventare i marinai e aumentare inevitabilmente la
tensione. Il 6 ottobre Colombo registrò di aver percorso 3652
miglia, già cento in più di quante ne aveva previste. I suoi
calcoli geografici delle distanze fino alle Indie infatti,
risultarono errati, avendo, di fatto, stimato una rotta almeno
nove volte più piccola di quella reale.
Lo stesso giorno vi fu una riunione generale dei comandanti
a bordo della Santa Maria, durante la quale Martín Pinzón
suggerì di virare da ovest verso sud-ovest[61], cosa che il
giorno successivo il comandante fece, avendo visto alcuni
uccelli dirigersi verso quella direzione.
Tuttavia, il 10 ottobre ci fu un principio di
ammutinamento;[62] Colombo, più che mai fermo nella
propria idea e forte degli studi che aveva compiuto nel corso
del viaggio, riuscì forse a ottenere un accordo[63]: se entro tre
o quattro giorni le vedette non avessero scorto alcuna terra,
le caravelle sarebbero tornate indietro[37], oppure si sarebbe
deciso diversamente[64]. Giovedì 11 ottobre si ebbero alcuni
segnali positivi: oltre l'aumentare degli uccelli in volo,
furono avvistati diversi oggetti in mare, fra cui un giunco, un
bastone e un fiore fresco[65] che un marinaio pescò in
mare[37]. Durante la notte inoltre, Colombo si disse convinto
di avere intravisto in lontananza una luce, «como una
candelilla que se levava y se adelantaba» ("come una
piccola candela che si levava e si agitava").

Fu solo alle due di notte


di venerdì 12 ottobre
1492 che Rodrigo de
Triana, a bordo della
Pinta, distinse
finalmente la costa[66]
(tuttavia, il premio in
denaro promesso al
Colombo sbarcato nel Nuovo primo che avesse
Mondo. Dióscoro Puebla, 1862
avvistato la terra fu
aggiudicato a
Colombo)[67]. La mattina,
le caravelle riuscirono a trovare un varco nella barriera
corallina del Mare Caraibico e gli equipaggi riuscirono a
sbarcare su un'isola chiamata, nella lingua locale,
Guanahani, e che Colombo battezzò con il nome di Isola di
San Salvador; l'identità moderna di questa isola corrisponde,
presumibilmente, con quella di un'isola delle Bahamas. Gli
spagnoli furono accolti con grande cortesia e condiscendenza
dagli indigeni Lucayos, una tribù di nativi del gruppo etnico
Taino[68]. Colombo stesso, nella sua relazione, sottolinea più
volte la gentilezza e lo spirito pacifico dei suoi ospiti:

«Gli abitanti di essa [...] mancano di armi, che sono a


loro quasi ignote, né a queste son adatti, non per la
deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati,
ma perché timidi e paurosi [...] Del resto, quando si
vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto
semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel
che posseggono: a chi ne lo richieggia nessuno nega
ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere»

(Cristoforo Colombo, prima relazione sul viaggio nel Nuovo


Mondo, 14 marzo 1493[69])

La sera del 27 ottobre[70], le caravelle arrivarono fino alla


fonda della baia di Bariay[71] a Cuba, nell'attuale provincia di
Holguín. Nel diario di bordo di domenica 28 ottobre
troviamo scritto: "Es la isla mas hermosa que ojos humanos
hayan visto" ("È l'isola più bella che occhio umano abbia
mai visto"). Tuttavia, data la mancanza di oro e la condizione
primitiva degli indigeni, l'ammiraglio pensò di essere
arrivato soltanto in un remoto avamposto della grande
civiltà asiatica descritta da Marco Polo[72].

La diserzione di Pinzón e la scoperta di Hispaniola

Già nei primi giorni di novembre del 1492, il Capitano della


Pinta Martín Alonso Pinzón riuscì a capire dagli indigeni la
probabile esistenza di grandi ricchezze nell'isola di Babeque
(oggi Haiti-Repubblica Dominicana)[73] e, dopo alcuni
tentativi, decise di proseguire le ricerche senza
autorizzazione[74]. Fu così che per circa due mesi la flottiglia
si ridusse a due sole caravelle con le quali venne esplorata la
parte settentrionale dell'isola Haiti, battezzata "Hispaniola".
Giunsero infine nella baia che Colombo chiamò "Bahia de los
Mosquitos" (altro nome che sopravvisse nei secoli) e si parlò
di un'isola a forma di tartaruga che il navigatore chiamò
"Tortuga".[75]

Sempre convinto di trovarsi in Asia, Colombo confuse la


parola indigena Cibao (una regione al centro dell'isola) con il
ricchissimo Cipango, ovvero il Giappone[76], alla ricerca del
quale si mise subito in viaggio superando Capo d'Haiti.
Verso la mezzanotte del 25 dicembre, a poca distanza dalla
costa, la Santa Maria andò in secco di prua arenandosi
sopra un banco corallino. L'Ammiraglio, svegliatosi, ordinò
di tonneggiare gettando l'ancora verso poppa per poi
trainarla da un argano allo scopo di far retrocedere la nave.
Venne quindi gettata in mare una lancia su cui salì anche
Juan de la Cosa che, inaspettatamente, decise di dirigersi
verso la Niña.[77] La Santa Maria rimase in condizioni
precarie e venne abbandonata; a nulla servirono gli ultimi
sforzi dei marinai.[78]

L'Ammiraglio, rimasto con una sola caravella, dovette


abbandonare parte della ciurma (39 persone in tutto)[79] con
la promessa che sarebbe tornato a riprenderli durante il
secondo viaggio transoceanico. Fece quindi costruire un
forte – La Navidad[80] – a poca distanza dal luogo
dell'incidente. Successivamente gli indigeni dissero di aver
avvistato "un'altra casa sull'acqua" (la Pinta) ma a nulla servì
il messaggio che Colombo cercò di inviargli.[81] Il 4 gennaio
si tentò ancora di entrare in contatto mentre il 5 la flotta si
riunì nelle vicinanze di Monte Christi. Seguirono l'incontro e
le giustificazioni di Martín Alonso Pinzón.[82]

Il capitano della Pinta affermò di essersi recato senza


successo a Babeque e di aver fatto scambi proficui con
Caonabò, un potente cacicco indio.[83][84] Colombo non gli
credette ma lo perdonò in quanto gli era impossibile
intraprendere il viaggio di ritorno con una sola
imbarcazione.[85] Prima del rientro decisero di trarre in secco
le due navi a Capo Samanà per un lavoro di restauro. Il 13
gennaio furono attaccati da una tribù ostile, che Colombo
credette fossero i temibili Canibi.[86] Negli scontri si ebbero
soltanto alcuni feriti ma Colombo decise comunque di
partire prima possibile all'alba del 16 gennaio 1493.[87]

Consapevole che per il viaggio di ritorno la flotta avrebbe


dovuto muovere a settentrione per uscire dal regime degli
alisei, Colombo risalì fino al 35º parallelo, quasi in linea col
parallelo di Capo San Vincenzo in Portogallo. Quindi, il 23
gennaio, puntò la prua a levante.[88] Il navigatore non poteva
sapere che in inverno, a tali latitudini, l'oceano Atlantico è
sconvolto da violentissime tempeste come quella in cui
s'imbatté il 13 febbraio.[89] L'uragano durò circa due giorni,
ridusse allo stremo la resistenza delle piccole caravelle e le
separò senza alcuna possibilità di manovra. Colombo,
temendo il peggio, gettò in acqua un barile che conteneva i
documenti e i resoconti dell'impresa (il barile non venne mai
ritrovato).[90] Placatasi finalmente la burrasca, Colombo
approdò fortunosamente alle isole Azzorre, sull'isola di
Santa Maria. Da qui, le malconce Niña e Pinta ripartirono il
24 febbraio arrivando otto giorni dopo a Restelo, nei pressi
di Lisbona. Rui de Pina, umanista portoghese alla corte di
Giovanni II, scrisse del suo arrivo in Portogallo:
«Il 6 marzo 1493 è arrivato dalle Antille di Castiglia
Cristoforo Colombo, italiano...»

Nonostante l'inimicizia dei portoghesi, Colombo venne


cortesemente ricevuto da re Giovanni II[91] a Vale do Paraíso,
vicino Azambuja, mettendo a sua disposizione il porto di
Lisbona per il restauro della caravella. Martín Alonso
Pinzón, intanto, era riuscito a giungere a Baiona nell'attuale
Galizia ai primi di marzo (rientrando quindi nella Penisola
Iberica prima di Colombo)[92]; fece poi vela per Palos
arrivandovi poche ore dopo la Niña, già sofferente di una
misteriosa malattia che in breve tempo lo condusse alla
morte (probabilmente la sifilide).[93]

Colombo aveva portato con sé un po' di oro, tabacco e alcuni


pappagalli da offrire ai sovrani quali segni tangibili delle
potenzialità delle "isole dell'India oltre il Gange". Condusse
anche dieci indiani Taino. Furono giorni di festa nelle città di
Siviglia, Cordova e Barcellona, dove l'Ammiraglio giunse il
20 aprile accolto dai sovrani con onori trionfali. Il
ricevimento continuò nella cappella di Sant'Anna per
celebrare il Te Deum[94] consumando poi un pranzo con il
rito della "salva", solitamente riservata alla stirpe di sangue
reale.[95] I sovrani lo sollecitarono infine a intraprendere una
seconda spedizione.

Secondo viaggio, 1493-1496: le Antille


Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo viaggio di
Cristoforo Colombo.
L'ammiraglio Colombo
salpò per il suo secondo
viaggio da Cadice il 25
settembre 1493 con 17
navi, fra cui la Niña ora
denominata Santa
Clara,[96] e un equipaggio
di circa 1200 uomini, tra Secondo viaggio
i quali vi erano il figlio
Diego, il fratello
Giacomo, il padre di Las Casas e il monaco Bernardo Buil. I
documenti relativi al viaggio provengono dalle cronache di
Diego Alvarez Chanca[97] e di Michele da Cuneo, poiché il
diario di bordo andò perduto.[98] Colombo salì al comando
della nuova nave ammiraglia: Santa Maria, denominata in
seguito Mariagalante.[99] Il 3 novembre la flotta raggiunse
Dominica e veleggiò tra le piccole e le grandi Antille. Il 19
arrivarono a Porto Rico e il 22 dello stesso mese Colombo
tornò a Hispaniola, dove scoprì che gli uomini
dell'equipaggio che aveva lasciato erano stati uccisi e la
fortezza rasa al suolo.[100]

Fondò un nuovo avamposto, "La Isabela", sorta sulle rive del


rio Bahonito nei primi giorni dell'anno 1494. Le condizioni
del luogo e il cibo indigesto fecero ammalare centinaia di
uomini entro la fine del mese. L'ammiraglio preoccupato
fece partire Antonio de Torres con dodici navi verso
l'Europa,[101] cariche di pochissimo oro.[102] Colombo
trascorse alcuni mesi nell'esplorazione dell'entroterra alla
ricerca di oro e creò un nuovo forte, San Tomás.[103] Il 24
aprile 1494 lasciò l'isola e il 30 aprile giunse a Cuba. Il 12
giugno 1494 si trovò di fronte all'isola di San Giovanni
Evangelista a 100 miglia dalla fine dell'isola. Colombo fece
firmare a ognuno dei membri delle caravelle un giuramento
con il quale si affermava che si era giunti nelle Indie, nel
continente.[104]

Colombo cadde malato quando tornò a La Isabela il 29


settembre; intanto era giunto con tre caravelle suo fratello
Bartolomeo, giusto in tempo per essere nominato dal
fratello, incapace al momento, adelantado (titolo castigliano
di nomina regia che nello specifico coniugava i poteri di
governatore con quelli di giudice, ma per una regione ancora
da conquistare, quindi i poteri venivano conferiti in anticipo,
en adelante in spagnolo) della colonia, ovvero delegò ogni
potere a lui.[105] Gli spagnoli non furono contenti di tale
gesto: lo stesso Margarit con padre Buil al seguito decise di
ammutinarsi e prendere le tre caravelle di Bartolomeo per
tornarsene in Europa;[106] molti li seguirono. Cominciarono
delle battaglie contro gli indigeni, che videro al termine la
vittoria spagnola.

Giunse Juan Aguardo inviato dai reali ispanici nell'ottobre


del 1495,[107] maggiordomo di corte, il cui compito era quello
di osservare, informarsi registrando le testimonianze dei
coloni e riferire. Colombo decise quindi di ritornare in
Europa ma prima della partenza un violento uragano si
abbatté su La Isabela, distruggendo tutte le caravelle tranne
la Niña,[108] insufficiente per tornare con tutti gli uomini
rimasti. Fece quindi costruire un'altra caravella, pronta nel
marzo del 1496, e a quella imbarcazione venne dato il nome
di India. Duecento uomini salirono su quelle navi a cui si
aggiunsero trenta schiavi fra cui Caonabò, catturato in
precedenza,[109] che morì durante il viaggio. Partirono il 10
marzo 1496 e l'11 giugno giunsero a Cadice.

Terzo viaggio, 1498-1500: Venezuela e ritorno a


Hispaniola
Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo viaggio di
Cristoforo Colombo.

Dopo due anni trascorsi


in Castiglia, incontrò a
Burgos i re ispanici e li
convinse della necessità
di una nuova spedizione.
I sovrani stanziarono la
somma necessaria per il
viaggio e Colombo riuscì Terzo viaggio
così ad armare sei navi,
con un equipaggio di
circa 300 marinai.[110] La flotta, partita il 30 maggio 1498,
diresse verso La Gomera dove le sei navi si divisero: tre
proseguirono con Colombo, mentre le restanti proseguirono
per le rotte ormai consolidate,[111] verso Dominica.
L'ammiraglio puntò con la flotta ridotta verso le isole di
Capo Verde, da dove raggiunse poi Trinidad il 31 luglio.
Nell'agosto di quello stesso 1498 Colombo esplorò il Golfo di
Paria e le coste orientali dell'attuale Venezuela,
addentrandosi nel delta dell'Orinoco. Convinto di essere di
fronte a piccole isole piuttosto che a un continente, decise di
non sbarcare, inviando solamente dei marinai che
incontrarono terre ricche di perle.
La flottiglia giunse a Hispaniola l'11 agosto 1498. Colombo
cercò la nuova città fondata dal fratello Bartolomeo, Santo
Domingo, dove arrivò alla fine del mese; lì fu raggiunto
anche dal figlio Diego. Dopo che nella città scoppiò, nel
1499, una rivolta capeggiata da Francisco Roldán (l'alcalde
di Isabella)[112] i sovrani ispanici, avvertiti dai reduci dei
disordini sull'isola e leggendo delle strane pretese avanzate
da Colombo nella sua missiva, nell'estate del 1500 inviarono
il militare inquisitore Francisco de Bobadilla, per far luce
sull'accaduto[113]. Al suo arrivo, furono placate le rivolte di
Roldàn e del suo secondo, Adrian de Muxica, quest'ultimo
condannato a morte[114]. Bobadilla accusò quindi i Colombo
di cattiva gestione delle colonie e dei relativi disordini
causati, arrivando addirittura ad arrestare prima Diego, poi
Bartolomeo, quindi lo stesso Cristoforo[115]. Ad ottobre, i tre
Colombo ritornarono quindi in Spagna in catene, a bordo
della caravella Gorda, giungendo già a fine mese presso
Cadice; qui, Cristoforo, ancora incatenato come sua
richiesta, consegnò a un suo uomo di fiducia una missiva da
recapitare a Donna Juana, sorella di Antonio de Torres,
confidente della regina. Isabella lo fece liberare, tuttavia
dovette rinunciare al titolo di viceré delle nuove terre[116].

Quarto viaggio, 1502-1504


Lo stesso argomento in dettaglio: Quarto viaggio di
Cristoforo Colombo.

Dopo l'incontro con i reali avvenuto nel dicembre del 1500 a


Granada, il 3 settembre 1501 i reali tolsero la carica di viceré
a Colombo e proclamarono governatore e giudice supremo
delle isole e della terraferma delle Indie Nicolás de
Ovando.[117] L'ammiraglio organizzò un altro viaggio e su
insistenti richieste il 14
marzo 1502 i reali
accettarono la proposta,
ma in cambio non
avrebbe portato altri
schiavi e non avrebbe
dovuto fare scalo a
Hispaniola, almeno Quarto viaggio
all'andata; intanto
Ovando partì con 32 navi
e 2 500 uomini diretti verso Hispaniola.[118] Colombo partì
accompagnato dal fratello Bartolomeo e dal figlio tredicenne
Fernando.

Le quattro navi concesse fra cui la Santiago,[119] la Gallega,


pilotata da Pedro de Terreros, e la Vizcaina, comandata da
Bartolomeo Fieschi, salparono da Cadice il 9 maggio 1502. Il
pilota era Juan Sánchez Romero, posto sotto gli ordini del
comandante Diego Tristan:[120] Colombo era invecchiato
tanto da non poter prenderne il comando. Dopo lo scalo a
Gran Canaria,[121] si riprese la traversata che finì, 20 giorni
dopo, a Martinica. Dopo una sosta di qualche giorno si
rivolse verso Hispaniola, città che gli era stato vietato
raggiungere. Colombo aveva previsto il sopraggiungere di un
uragano, così chiese rifugio per le imbarcazioni a Ovando
che rifiutò. L'ammiraglio trovò un altro luogo dove ripararsi
ma venti navi partite per il ritorno in Spagna su cui vi erano
imbarcati de Torres, Francisco de Bobadilla e Francisco
Roldán, vennero distrutte e non ci furono sopravvissuti al
disastro,[122] mentre le navi di Colombo si salvarono. Ripartì
verso l'America centrale continentale con l'intenzione di
trovare un passaggio per le Indie.[123]
Tra il luglio e l'ottobre di quell'anno Colombo costeggiò
l'Honduras, il Nicaragua e la Costa Rica. Fra piogge
continue, in 28 giorni viaggiarono per 170 miglia.[124] Il 5
ottobre giunse in quello che gli indigeni chiamavano
Ciguara, luogo che secoli dopo divenne il canale di Panamá,
raggiungendo la città di Panama, il 16 ottobre. Saputo di
Veragua, una regione ricca d'oro, pensò allo sfruttamento
della zona, talmente impervia però da abbandonare il
progetto. Gli indigeni locali ostili, armati con mazze in
durissimo legno di palma, in uno scontro uccisero Diego
Tristan e alcuni marinai che erano andati con lui in
perlustrazione e ne ferirono molti altri, fra cui lo stesso
Bartolomeo. Colombo, malato da tempo, decise di
abbandonare tutto, Gallega compresa, grazie all'aiuto di
Diego Mendez, promosso poi al posto del defunto Tristan; le
perdite furono limitate.[125]

Il 16 aprile 1503 Colombo lasciò quei luoghi, ripartendo per


Hispaniola, scoprì le Isole Cayman e le battezzò Las Tortugas
per le numerose tartarughe marine che vi erano presenti, ma
durante la navigazione gli scafi risultavano infestati da dei
parassiti, le teredini, comuni nelle acque caraibiche che
indebolirono la struttura delle tre navi rimaste. La prima a
cedere fu la Vizcaina che venne abbandonata in
un'insenatura. Il 25 giugno giunsero nella baia di Santa
Gloria. Gli equipaggi furono costretti a sbarcare sulla costa
settentrionale della Giamaica. Le navi infatti avevano
imbarcato troppa acqua e la spedizione era giunta in
Giamaica svuotandole con le pompe e i secchi di bordo. Poco
dopo l'arrivo trascinarono le navi in riva e le puntellarono
per creare un riparo e una difesa contro gli indigeni. Si
trovavano vicini a un villaggio, Maima.[126]
Colombo vietò a
chiunque di scendere
dalle navi e inviò Diego
Mendez con tre uomini
al seguito ottenendo
permessi per la caccia e
la pesca. Si pensò al
ritorno e l'ammiraglio
ebbe l'idea di creare una
canoa permettendo ad
un uomo di giungere a Colombo e l'eclissi lunare
Hispaniola: l'incarico fu
affidato a Mendez.[127]
Alla fine le canoe furono due e l'esempio di Mendez fu
seguito da Bartolomeo Fieschi;[128] con loro salirono diversi
indigeni, di cui uno morì per la sete venendo poi gettato a
mare. Dopo tre giorni di navigazione giunsero a Navassa e a
settembre furono a Santo Domingo. Durante le lunghe
trattative Francisco Porras e Diego Porras,[129] seguiti da 48
uomini si ribellarono a Colombo, vollero tentare
l'attraversata in canoa come i due tempo addietro ma non
ebbero fortuna e tornarono arrendendosi. Gli indigeni
stavano per ribellarsi ma Colombo riuscì poco dopo a
prevedere un'eclissi lunare del 29 febbraio e mandò quindi a
chiamare gli indigeni sostenendo che il suo Dio era in collera
con loro e avrebbe oscurato il cielo. La sera la luna divenne
rossa e il giorno dopo gli indigeni spaventati ripresero a
fornire cibo ai superstiti.[130] Nel mese di giugno 1504 giunse
Diego de Salcedo con una nave da lui pagata con al seguito
una piccola imbarcazione.[131] I soccorritori erano giunti. Il
28 giugno ripartirono per Hispaniola, il 12 settembre alla
volta della Spagna, pagando di tasca propria il viaggio di
rientro. Arrivò in Spagna il 7 novembre.[122]
Gli ultimi anni
A seguito del suo primo viaggio, Colombo fu designato
Viceré e Governatore delle Indie, titolo che gli rese possibile
l'amministrazione delle colonie nell'isola di Hispaniola con
capitale in Santo Domingo. Già al termine del suo terzo
viaggio, alla Corte spagnola erano giunte accuse di tirannia e
di incompetenza nei riguardi di Colombo, cui la regina
Isabella e il re Ferdinando risposero rimuovendo Colombo
dalla sua carica, destituendolo dei propri poteri e
rimpiazzandolo con Francisco de Bobadilla, un membro
dell'Ordine di Calatrava. Bobadilla, che ricoprì la carica di
governatore dal 1500 fino al 1502, anno in cui morì a causa
di una tempesta, venne incaricato di investigare la veridicità
delle accuse, che ponevano al centro il problematico
comportamento brutale di Colombo.

Arrivato a Santo Domingo nel mentre in cui Colombo era


assente perché impegnato in certe esplorazioni del suo terzo
viaggio, Bobadilla venne immediatamente messo al corrente
delle lamentele contro i tre fratelli Colombo: Cristoforo,
Bartolomeo e Diego. Bobadilla registrò come regolarmente
Colombo fece ricorso alla tortura e alla mutilazione come
metodi per governare Hispaniola. Il resoconto di Bobadilla
risultò quindi un vero e proprio registro di 48 pagine sui
problemi che il comportamento dei Colombo causò
nell'isola. Il resoconto è stato rinvenuto nel 2006
nell'Archivio Nazionale di Spagna, presso la città di
Simancas. Esso contiene le testimonianze di 23 persone, tra
amici e oppositori di Colombo, in particolare incentrate sul
trattamento dei coloni durante i sette anni di regno.[132][133]
Stando al resoconto di Bobadilla, in un'occasione Colombo
punì un uomo colpevole di furto facendogli tagliare orecchie
e naso e quindi vendendolo come schiavo. Altri testimoni,
sempre registrati nell'istruttoria di Bobadilla, dichiarano che
Colombo si congratulò con il fratello Bartolomeo per aver
"difeso la famiglia" allorché quest'ultimo costrinse una
donna a sfilare nuda per le strade prima di reciderle la
lingua, come punizione per aver sostenuto che Colombo
fosse di umili origini.[132][133] Il documento di Bobadilla
descrive inoltre come Colombo sterminò una buona quantità
di nativi dell'isola: prima diede luogo a una severa
repressione in cui molti nativi rimasero uccisi, in seguito
fece sfilare per le strade i loro corpi smembrati con l'intento
di scoraggiare eventuali ribellioni.[134]

Nel suo studio sul resoconto di Bobadilla, la storica Consuelo


Varela sottolinea gli aspetti severi del governo di Colombo,
non dissimili da quelli di un tiranno, che portarono anche
alcuni sostenitori ed amici a riconoscere le atrocità da lui
compiute.[132]

A seguito delle accuse mosse contro di loro, Colombo e i


fratelli furono arrestati e imprigionati durante il loro ritorno
in Spagna dal terzo viaggio; vennero poi rilasciati per ordine
di re Ferdinando. Non molto dopo, il re e la regina
convocarono i fratelli al palazzo di Alhambra, a Granada. Lì,
i reali prestarono udienza alle difese da loro avanzate,
ripristinarono il loro stato di libertà e le loro ricchezze e,
dopo una determinata operazione di persuasione,
accordarono a Colombo il quarto viaggio. Ciò nonostante,
vietarono a Colombo qualsiasi potere di governo e di
imposizione sulla popolazione. Il titolo di governatore delle
Indie Occidentali venne infatti accordato a Nicolás de
Ovando y Cáceres.[135]
Ancor prima della scoperta del resoconto di Bobadilla,
avvenuta nel 2006, lo storico statunitense David E.
Stannard, nel suo saggio Olocausto americano chiarì alcuni
punti circa la condotta di Colombo, sottolineando i fattori
culturali e quelli personali nonché psicologici che lo pongono
al medesimo livello dei conquistadores spagnoli che lo
seguirono, giungendo a stabilire sistemi di sfruttamento dei
nativi e delle risorse naturali delle terre scoperte. Scrisse
Stannard:

«Sotto molti punti di vista, Colombo non fu altro che


un'incarnazione attiva e teatrale della mente e
dell'anima europea, e in particolare mediterranea,
del suo tempo: un fanatico religioso ossessionato
dalla conversione, dalla conquista o dallo sterminio
di tutti gli infedeli; un crociato degli ultimi giorni in
cerca di fama personale e ricchezza, che si aspettava
che il mondo immenso e misterioso che aveva
scoperto fosse pieno di razze mostruose che
abitavano le foreste selvagge e di gente felice che
viveva nell'Eden. Provava anche un'intolleranza e un
disprezzo tale per tutto ciò che non appariva e non si
comportava come lui, per chi non credeva in ciò che
lui credeva, che pensò che fosse accettabile
imprigionare, rendere schiavi e uccidere le persone
che non erano come lui. Fu la personificazione
secolare di ciò che più di mille anni di cultura
cristiana avevano creato. A questo punto, il fatto che
abbia dato avvio a una campagna di orribili violenze
contro i nativi dell'isola di Hispaniola non dovrebbe
più sorprendere nessuno. Piuttosto sarebbe
sorprendente se "non" avesse inaugurato la
carneficina.»

(David E. Stannard, Olocausto americano[136])

Chi si oppone alla sovrapposizione netta tra l'operato di


Colombo e quello dei successivi conquistatori spagnoli delle
Americhe sottolinea come il vero e proprio genocidio dei
popoli amerindi non fu dettato esclusivamente dalle
brutalità e dallo sfruttamento ad opera dei colonizzatori ma
il contesto di un contatto che portò con sé virus e altre
malattie che decimarono la popolazione delle Americhe.[137]

La morte a Valladolid
Alla fine del 1504 decise di non lasciare più il Regno di
Castiglia, anche se in un ambiente a lui ostile. Risiedeva a
Siviglia mentre i reali a Segovia. Inviava lettere al figlio,
Diego, divenuto cortigiano di corte chiedendo incontri con i
reali che non ebbero mai luogo. La regina Isabella, sua
protettrice, malata da tempo, nel frattempo era morta,
mentre il Re e la corte non compresero l'importanza delle
sue scoperte, né accettarono il suo "Memorial des Agravios",
un lungo memoriale sui torti ricevuti.

Il figlio riuscì a far ottenere al padre un incontro con re


Ferdinando,[139] e per le sue rivendicazioni fu decisa la
creazione di un ruolo apposito, di un arbitro, ricadendo su
padre Deza tale compito che svolse con dedizione,[140] ma i
risultati non furono dei migliori per Colombo. Gli offrirono
Carrión de los Condes in cambio di tutte le sue
rivendicazioni ma egli rifiutò, giungendo in seguito a
Valladolid, morendo il 20
maggio 1506 all'età di 54 anni,
alla vigilia dell'Ascensione, a
causa di un attacco di cuore
dovuto alla sindrome di Reiter,
come ipotizzato dallo studioso
Antonio Rodriguez Cuartero
dell'Università di Granada e
dichiarato in una pubblicazione
del febbraio 2007. I sintomi di
tale malattia sono stati ritrovati
nei diari di Colombo e negli
scritti dei suoi contemporanei:
La tomba di Colombo nella dolore durante la minzione,
cattedrale di Siviglia; in rigonfiamento e indebolimento
realtà dentro vi sono le delle ginocchia e congiuntivite,
spoglie di Luis Colombo e diventati evidenti negli ultimi
del fratello.[138] tre anni di vita.[141]

Il funerale probabilmente
avvenne nella chiesa di Santa Maria de la Antigua, per poi
venir sepolto inizialmente nel chiostro di San Francesco.[138]
I suoi resti furono poi inumati a Siviglia nel 1518 nella cripta
di un monastero a La Cartuja (dove venne poi sepolto anche
suo figlio Diego).[138] Nel 1537, sui richiesta del testamento di
Diego, le spoglie dei Colombo vennero trasportate a
Hispaniola nella cattedrale di Santo Domingo, includendo
Cristoforo, la moglie, e i fratelli Bartolomeo e Giacomo;
queste ultime volontà furono adempiute dalla vedova di
Diego, ma l'autorizzazione di questa venne autorizzata solo
con Carlo V; le spoglie furono messe nella tomba della
famiglia costruita da Luis Colombo, figlio di Diego, nel coro
della cattedrale.[138] Santo Domingo venne occupata da
Francis Drake e saccheggiata, inclusa la cattedrale e non è da
escludere che i resti di
Cristoforo siano stati
portati in Inghilterra dal
corsaro assieme ai
corredi sepolcrali,
avendo avuto l'incarico
da Elisabetta I di
prendere i simboli del
dominio spagnolo nelle
Americhe.[138] Tempo
dopo, l'arcivescovo
Francisco Pio sostenne di
aver nascosto le spoglie
dell'esploratore prima
dell'occupazione della
città da parte di William
Penn, ma non si sa se
parlasse delle spoglie di
Cristoforo o dei due I resti di Cristoforo Colombo
nipoti Cristobal Colombo conservati nella Biblioteca
II e Luis Colombo.[138] Universitaria di Pavia
Nella seconda metà del
XVIII secolo venne
scoperta in una nicchia della cattedrale una cassetta di
piombo con dei resti umani; essendo l'isola stata ceduta ai
francesi nel 1795, questa venne spostata nella cattedrale
dell'Avana e poi, nel 1898 in seguito alla vittoria degli Stati
Uniti nella guerra ispano-americana, di nuovo a Siviglia in
un elaborato catafalco.[142][143] Nella biblioteca Universitaria
di Pavia si conservano, in una teca, alcune piccole ossa di
Cristoforo Colombo donate dal nunzio apostolico a Cuba nel
1880.[144]
La disputa sulla "vera" tomba
Nel 1877 durante i lavori di restauro della cattedrale di Santo
Domingo, venne scoperta da parte del cappuccino italiano
Rocco de Cesinali una cassa di piombo contenente 13
frammenti d'osso grandi e 28 piccoli; su di essa c'era una
scritta recitante: «Uomo celebre ed eletto - Don Cristoval
Colon - Scopritore dell'America - Primo Ammiraglio».[138]
queste spoglie riposano al faro di Colombo, voluto dal
governo dominicano (convinto che nel 1795 si siano riportate
per sbaglio in Spagna le ossa del figlio Diego) a perenne
memoria dello scopritore del continente americano.[142][145]
Nonostante ciò, oggi è considerato un falso.[138] In occasione
del giubileo del 1892, in previsione di una possibile
canonizzazione, l'università di Pavia e Vincenzo Gioacchino
Raffaele Luigi dichiararono di possedere già alcune ossa di
Colombo, così come il governo spagnolo: le spoglie all'Avana
vennero spostate nella cattedrale di Siviglia, ove era già
seppellito Fernando Colombo.[138]

Nel giugno del 2002 i professori spagnoli Marcial Castro e


Sergio Algarrada hanno cercato di risolvere il problema del
luogo di sepoltura di Colombo, reclamato per l'appunto dalla
cattedrale di Santo Domingo e da quella di Siviglia. L'intento
dei due studiosi era di estrarre, con l'aiuto dell'Università di
Granada, del DNA dai resti umani di entrambe le cattedrali e
quindi compararlo con il DNA del secondogenito Fernando
(figlio naturale avuto dall'unione con Beatriz Enriquez de
Arana), la cui identità è certa.[145] Se le autorità andaluse
(comunità autonoma dove si trova Siviglia) hanno
formalmente chiesto autorizzazione alla cattedrale di Siviglia
per riesumare i resti del presunto Colombo, altrettanto non
hanno fatto le autorità della Repubblica Dominicana.[142]
L'Università di Granada, nel giugno 2003, ha comunque
proceduto al prelievo del DNA dalle ossa di Siviglia[146] e a
un'osservazione delle stesse.

Proprio in questa fase parve che


le ossa non coincidessero con
quelle di una persona dalle
caratteristiche fisiche, o con
l'età al momento della morte, di
Cristoforo,[147] ma il DNA
isolato (in realtà un piccolo
frammento di mtDNA) ha
evidenziato una corrispondenza
con quello del fratello Giacomo,
prova che entrambi ebbero la
stessa madre.[148][149] Questa
prova, unita ad analisi
antropologiche e storiche, ha
rafforzato nei ricercatori l'idea Cristoforo Colombo sulla
che la vera tomba di Cristoforo tolda della nave indica la
via per il Nuovo mondo.
Colombo sia quella posizionata
Particolare di un manifesto
nella cattedrale di Siviglia.[150]
illustrativo per l'esposizione
Visto che non è stato possibile
italo-americana del 1892,
esaminare i frammenti umani di
tenuta in occasione del
Santo Domingo, non è noto se
quattrocentenario della
anch'essi appartengano a
scoperta dell'America
Cristoforo Colombo.[149][150]

Errore di calcolo
L'impresa navale di Colombo, motivata dal desiderio di
raggiungere le Indie e commerciarvi direttamente e più
velocemente, fu resa possibile dalla determinazione del
viaggiatore genovese ma anche – come avviene nel caso di
molte scoperte – da un suo errore. Egli sosteneva infatti che
la Terra avesse un diametro più piccolo di quello
effettivo.[151] A quell'epoca, in effetti, nessuna nave sarebbe
stata in grado di compiere gli oltre 20 000 km che separano
la Spagna dal Giappone, se non altro perché non esisteva
nave capace di stoccare a bordo un quantitativo di provviste
sufficienti al compimento del viaggio, che avrebbe richiesto
– in condizioni ottimali – più di quattro mesi. I calcoli di
Colombo erano sbagliati, mentre quelli dei suoi avversari
erano sostanzialmente corretti: Colombo stimava in appena
4 400 km la distanza dalle isole Canarie alla costa asiatica,
un valore cinque volte più piccolo di quello reale.

La grande fortuna di Colombo fu che il suo viaggio venne


molto ridotto, perché sulla strada per le Indie trovò le
Americhe, altrimenti la sua spedizione sarebbe sicuramente
perita in mezzo all'oceano, o sarebbe tornata indietro. La
forte opposizione che Colombo incontrò derivava dal fatto
che la traversata oceanica era considerata troppo lunga per
essere fattibile e non già dalla credenza che la Terra fosse
piatta. Infatti, la consapevolezza della sfericità della Terra
era opinione comune già della gente colta del basso
Medioevo (per tutti, si possono citare Tommaso d'Aquino e
Dante Alighieri). Già dall'antichità, le osservazioni prodotte
in ambiente astronomico-matematico ellenistico (dove la
circonferenza della Terra era stata accuratamente misurata
da Eratostene) erano state riprese e perfezionate dagli
scienziati musulmani, che avevano tradotto e studiato quei
testi, e dagli studiosi occidentali.

Oltretutto, all'epoca in cui Colombo effettuò i suoi calcoli per


il compimento del primo viaggio, il procedimento di
Eratostene (che fornisce una stima della misura della
circonferenza terrestre con un margine di errore minore del
5%) era disponibile e avrebbe potuto essere ripetuto.
Colombo stesso non si rese conto di essere su un continente
diverso da quello che si aspettava: in seguito, come annotò
sui suoi diari, battezzò le terre scoperte nuevo mundo e nel
terzo viaggio dubitò di essere giunto in un nuovo
continente.[152] La leggenda che la Terra fosse considerata
piatta deriva da un romanzo del 1828, La vita e i viaggi di
Cristoforo Colombo di Washington Irving, che, in odio alla
Chiesa cattolica, descriveva la falsa immagine di un Colombo
unico sostenitore della teoria di una Terra rotonda contro la
pretesa ignoranza medioevale imposta dal cattolicesimo[153].
In realtà, come si è scritto in precedenza, l'appoggio
ecclesiastico a Colombo fu determinante nel vincere proprio
le resistenze dei suoi avversari all'organizzazione e al
finanziamento del primo viaggio.

Colombo e l'apocalittica medievale

«Cominciai a navigare per mare ad un'età molto


giovane, e ho continuato fino ad ora. Questa
professione crea in me una curiosità circa i segreti
del mondo. Durante gli anni della mia formazione,
studiai testi di ogni genere: cosmografia, storie,
cronache, filosofia e altre discipline. Attraverso
questi scritti, la mano di nostro Signore aprì la mia
mente alla possibilità di navigare fino alle Indie, e mi
diede la volontà di tentare questo viaggio. Chi
potrebbe dubitare che questo lampo di conoscenza
non fosse l'opera dello Spirito santo?»

(Cristoforo Colombo, Libro delle profezie, 67)


I primi esploratori del Nuovo Mondo portarono con sé, in
quella che sarebbe poi stata chiamata "America", un vasto
bagaglio di convinzioni, attese, pronostici, che
appartenevano al patrimonio delle attese apocalittiche ed
escatologiche del Basso Medioevo. In questa trasmissione,
Cristoforo Colombo giocò un ruolo importantissimo. Uomo
caratterizzato da una grande devozione personale[154],
Colombo era certo di ricoprire un ruolo importante nel
futuro provvidenziale dei regni ispanici. In questa visione
apocalittica, i suoi viaggi erano il penultimo episodio, prima
della riconquista di Gerusalemme, l'avvenimento che
avrebbe dato l'avvio agli ultimi tempi e all'instaurazione del
millennio di pace, a sua volta preludio della fine del mondo.

In questa prospettiva,
Colombo vedeva i sovrani di
Castiglia e Aragona come
attori fondamentali nel
rinnovamento del mondo:
«Altezze, pensate a quanto
poco denaro e fatica vi sia
costata la riconquista del
Regno di Granada! L'abate
calabrese Gioacchino da Fiore
disse che colui che ricostruirà
il Santuario sul monte Sion
verrà dalla Spagna».[155]
Colombo era anche sicuro che
un ruolo speciale era riservato
ai Francescani nelle attività Statua di Cristoforo Colombo
missionarie che si sarebbero a Genova
avviate e vedeva le Americhe
come la nuova arena in cui il
proselitismo cristiano avrebbe potuto realizzarsi. Di fatto,
anche i missionari europei che cominciavano a incontrare gli
indigeni americani, contestualizzavano queste popolazioni,
nel quadro della loro visione provvidenzialistica della storia,
come l'ultimo popolo pagano la cui conversione (prima di
quella degli Ebrei e del ristabilimento di Gerusalemme come
capitale dell'umanità) avrebbe portato a compimento le
attese medievali della futura Apocalisse.[156]

Colombo compilò anche un'opera profetica e


propagandistica, il Libro delle profezie (Liber
prophetiarum), in cui tesseva le lodi di Isabella di Castiglia e
Fernando d'Aragona e dei regni ispanici sui quali essi
regnavano, con la consapevolezza che i "re cattolici"
avrebbero occupato un ruolo provvidenziale nella storia
cristiana. In quest'opera, Colombo ribadiva che, in tutti i
viaggi che aveva intrapreso, egli aveva agito in accordo con i
due sovrani e con il potere spirituale di papa Alessandro VI.
Colombo compose questo libro per collocare le sue scoperte
all'interno di una più ampia sequenza di eventi che
sarebbero stati cruciali per la salvezza dell'umanità: ai suoi
occhi, la scoperta della nuova via verso l'Oriente
rappresentava il primo passo verso la liberazione di
Gerusalemme e della Terra santa dal dominio musulmano.
Nonostante tutto questo, però, poiché l'unico manoscritto
del Libro delle profezie rimase nella biblioteca della famiglia
Colombo a Siviglia, sembra ragionevole supporre che
quest'opera non sia mai stata inviata ai sovrani ispanici e che
Colombo abbia portato il codice con sé nel suo quarto e
ultimo viaggio.[157]

Retrodatazione della scoperta


dell'America
Lo stesso argomento in dettaglio: Colonizzazione
europea delle Americhe § Retrodatazione della
scoperta dell'America.

Prima di Colombo già alcuni popoli avevano compiuto dei


tentativi verso il nuovo continente, come ad esempio i
vichinghi (che certamente giunsero a Terranova) e i
portoghesi, che avevano colonizzato le Azzorre, situate al
largo nell'Atlantico; alcuni colonizzatori islandesi erano
giunti inoltre in Groenlandia all'inizio del II secolo[37].
Comunque, nonostante l'America fosse già stata quasi
sicuramente raggiunta da altri popoli, a Colombo va il merito
di aver innescato uno straordinario processo di
colonizzazione del nuovo mondo, portando così alla vera e
propria scoperta di esso da parte di tutti. I vichinghi e gli
islandesi non colonizzarono su larga scala le nuove terre
scoperte, abbandonandole dopo poco, probabilmente perché
molto lontane e in parte inospitali.

Secondo il giornalista Ruggero Marino[158] la scoperta


dell'America da parte di Colombo sarebbe da anticipare di
qualche anno. Secondo queste tesi, il navigatore avrebbe
compiuto già nel 1485 un viaggio che lo avrebbe portato nel
Nuovo Mondo. Questo lo si potrebbe dedurre da vari indizi:
la rotta seguita da Colombo nel primo viaggio nel 1492 segue
esattamente le correnti, inoltre, sulla tomba di papa
Innocenzo VIII è riportata la frase "Durante il suo regno la
scoperta di un Nuovo Mondo". Il papa però morì il 25 luglio
1492, alcuni giorni prima della partenza ufficiale. L'autore di
detta iscrizione può avere sia fatto semplice riferimento
all'ultimo anno solare in cui visse Innocenzo VIII, appunto il
1492, quanto all'oggi noto ruolo di "protettore" che detto
papa ebbe nei confronti di Colombo[159]. È da notare anche
che il navigatore turco Piri Reìs, nella sua famosa mappa,
realizzata nei primi decenni del XVI secolo, annotò che la
zona delle Antille era stata scoperta nell'anno del calendario
islamico 896 (corrispondente al 1490/1491 dell'era cristiana)
da parte di un genovese infedele di nome Colombo[160].

La causa per l'eredità e la


discendenza
Lo stesso argomento in dettaglio: Causa per il
maggiorasco di Cristoforo Colombo.

Nel 1497 i sovrani di Castiglia e Aragona concessero a


Colombo la facoltà di istituire un maggiorasco, cosa che il
navigatore fece nell'anno successivo tramite testamento (un
altro testamento venne fatto nel 1502 e altri codicilli nel
1506). Colombo precisò che il maggiorasco dovesse essere
ereditato solamente da un discendente maschio, oppure, in
assenza di questo, dai parenti.[161] Deceduto Colombo, il
maggiorasco passò al figlio Diego e quindi, alla morte di
questo, al figlio Luigi, il quale ebbe delle controversie con
l'imperatore Carlo V circa il modo con cui conferire le
cariche e recepire le entrate fiscali. Venne infine raggiunto
un accordo secondo cui a Luigi spettava il titolo di marchese
della Giamaica, invece che di governatore, il Ducato di
Veragua e una rendita fissa a vita in luogo della decima
convenuta nelle capitolazioni da suo nonno Cristoforo. Luigi
morì senza discendenti maschi, per cui l'eredità andò al
nipote Diego, ultimo discendente maschio in linea retta da
Cristoforo Colombo, morto nel 1578 senza figli.[162]

Sorse allora una


controversia fra i
presunti eredi,
complicata anche dal
fatto che non si riuscì a
trovare il testamento del
1502 ma solo quello del
1498 e dei codicilli del
1506. Il 4 ottobre 1583 il
Scorcio di Cuccaro Monferrato (AL) re Filippo II di Spagna
scrisse una lettera al
duca di Mantova e duca
del Monferrato Guglielmo Gonzaga per informarlo che alla
sua corte era in corso una disputa tra Cristoforo di Cardona
(ammiraglio delle Indie), Francesca Colombo, Alvaro di
Portogallo (conte di Gelves), Giovanna di Toledo, la badessa
e le monache del convento di Valladolid, Maria Colombo
(monaca dello stesso convento di Valladolid), Cristoforo
Colombo (fratello di Luigi, con lo stesso nome dello
scopritore del Nuovo Mondo) e Baldassare Colombo.

Proprio le pretese di Baldassarre spinsero Filippo II a


chiedere a Guglielmo Gonzaga di interrogare sotto
giuramento dei testimoni nel Monferrato e, entro sei mesi,
inviare una relazione scritta al supremo tribunale di
Spagna.[163] I punti da chiarire erano l'appartenenza
all'antica famiglia dei Colombo di Cuccaro Monferrato; il
legame di parentela tra gli avi di Cristoforo Colombo e quelli
di Baldassarre; la presenza del nome di Domenico Colombo,
padre di Cristoforo, tra le scritture pubbliche di Cuccaro; e il
fatto che Cristoforo Colombo fosse discendente dei Colombo
del castello di Cuccaro. Erano poi da raccogliere il più alto
numero possibile di testimonianze sulle sorti e l'ubicazione
del ramo di Cuccaro dei Colombo e sul perché tutti
parlavano di Cristoforo come di un genovese anziché di un
cuccarese.[164]

Il duca di Mantova delegò quindi il senatore Ferrari e due


notai di procedere con le indagini, vidimate poi dal Senato di
Mantova e dal vescovo di Casale Monferrato e inviate nella
penisola iberica.[165] La causa, celebratasi dinanzi al
Consiglio delle Indie, si protrasse finché, il 22 dicembre
1608,[166] il maggiorasco venne assegnato a Pedro Nuño
Colón de Portugal, maschio ma discendente in linea
femminile (figlio di Alvaro di Portogallo, a sua volta figlio di
Isabella Colombo, figlia di Diego Colombo nonché nipote di
Cristoforo).[167] Baldassarre Colombo, che pure era stato
riconosciuto come parente dell'ammiraglio,[168] rimase
escluso perché non ritenuto, come Pedro Nuño, il parente
più prossimo dello scopritore del Nuovo Mondo.

Tuttavia, a Baldassarre venne dato il titolo di conte e venne


assegnata una somma di 2000 ducati[166] come parte della
rendita dello Stato di Veragua. Lo studio effettuato nei primi
anni del 1800 da Gian Francesco Galleani Napione di altri
documenti custoditi dal discendente Guglielmo Fedele
Colombo,[169] ha provato l'estinzione delle due linee della
famiglia Colombo: una del Baldassarre, l'altra di Ascanio
Colombo, vivente ancora nel 1652. Guglielmo Fedele era
invece discendente dall'unico ramo noto della famiglia
Colombo ancora vivo, quello cioè di Cuccaro, estintosi poi
anche questo nel 1877 con Luigi Colombo, prelato di
Gregorio XVI e Pio IX.[170][171] Luca Antonio Colombo, padre
di Guglielmo Fedele, venne investito di porzioni del feudo di
Cuccaro l'8 giugno 1737, passate poi con cerimonia solenne
al fratello Francesco Veremondo il 27 giugno 1769.[172]

Aspetti controversi
Lo stesso argomento in dettaglio: Controversie su
memoriali e monumenti negli Stati Uniti
d'America § Cristoforo Colombo.

Memoriale

Nel Memorial de Cristobal Colon a los Reyes Catolicos


sobre las cosas necesarias para abastecer a las Indias[173]
("Memoriale di Cristoforo Colombo ai re cattolici sulle cose
necessarie per le Indie"), egli scrisse: "Il nuovo Mondo
dovrebbe essere organizzato, fin quando non si siano stabiliti
commerci con i ricchi imperi asiatici, in un numero di
fattorie, come quelle create dai portoghesi in Africa nel corso
del XV secolo in modo da: ottenere oro, schiavi e altri beni
attraverso il pacifico riscatto o tramite baratto con i nativi", o
tramite sfruttamento diretto delle risorse, "utilizzando il
lavoro dei nativi, che è più economico del lavoro importato
dall'Europa, libero o schiavo".[173] Inoltre speciale
importanza è data "alle persone di buona coscienza
necessarie per[173] amministrare la giustizia, sia per gli
spagnoli sia per i nativi, che invece sono trattati entrambi
più seguendo la crudeltà che la ragione"[173]. Il memoriale
dimostra che:

lo scopritore, negli ultimi anni della sua vita, sostenne la


stessa idea ("un'idea non violenta", sebbene si rivelò
tale), riguardo all'organizzazione del Nuovo Mondo che
egli aveva maturato nel periodo precedente alla
scoperta;[173]
sebbene crimini furono commessi durante la vita e dopo
la morte di Colombo, la maggior parte di essi non sono
imputabili al Colombo stesso;[173][174][175]
Colombo creò quello che a tutt'oggi appare un "sistema
schiavistico", un sistema diffuso delle società di quel
tempo e frutto delle ideologie europee dell'epoca[176].
Altri esempi di tale sistema sono la fortezza di Elmina
nell'attuale Ghana, costruito dai portoghesi nel 1482 e
perno del commercio degli schiavi, le encomiende e la
servitù della gleba);[173]
Colombo utilizzò metodi molto violenti, sia verso i nativi,
sia verso i compatrioti[133][177] sebbene essi
contrastassero con le sue idee.[173][174][175]

Caratteristiche fisiche

Nonostante l'abbondante numero di opere d'arte raffiguranti


Cristoforo Colombo, non si hanno dei ritratti autentici che lo
raffigurino.[178] Tutti quelli pervenutici sono in realtà dei
dipinti eseguiti dopo la morte del famoso navigatore,
realizzati in base alle descrizioni dei suoi contemporanei o in
alcuni casi delle vere e proprie opere di fantasia di epoche
successive, fra le più celebri quella di Sebastiano del Piombo
del 1519 dove il navigatore ha dei capelli color rame.[179]
Questo spiega il perché dell'enorme quantità di effigi che
descrivono Colombo e che gli conferiscono una svariata
molteplicità di aspetti, rendendo difficile stabilire con
certezza quali fossero le sue vere caratteristiche fisiche. Il
primo quadro concernente la scoperta del Nuovo Mondo,
dove si può ammirare anche il volto di Colombo, è ritenuto
essere la Madonna dei Navigatori di Alejo Fernández,
realizzato tra il 1505 e il 1536 per la Casa de Contratación di
Siviglia.[180]

Secondo le poche testimonianze del suo aspetto aveva dei


capelli biondi ardenti, carnagione chiara leggermente
lentigginosa, alto più di 1,80 m,[181] con occhi chiari, azzurri
o grigi.[182] All'esposizione mondiale di Colombo del 1893
vennero messi in mostra 71 suoi ritratti,[183] rappresentanti
Colombo con capelli rossi o biondi, che nella realtà
diventarono brizzolati relativamente presto, occhi chiari[184]
e un colorito della pelle chiaro reso rosso dalla prolungata
esposizione al sole.
Ritratto postumo eseguito da
Ridolfo Ghirlandaio, circa 1520

Ritratto postumo pubblicato nel


1551 in un'opera di Paolo
Giovio
Particolare del viso di Colombo
nella Madonna dei Navigatori di
Alejo Fernández, 1531-1536

Dibattito sulla nazionalità


Lo stesso argomento in dettaglio: Origini di
Cristoforo Colombo.

Vi sono varie idee circa il


luogo di nascita di
Colombo. Alla teoria
classica e universalmente
nota che indica Genova
come città natale del
navigatore, si
contrappongono in Italia
i centri liguri di Savona,
Cogoleto e Terrarossa Monumento dedicato a Cristoforo
Colombo (frazione del Colombo a Rapallo in Liguria
comune di Moconesi)
oltre a Cuccaro
Monferrato e Bettola, tutti luoghi che comunque all'epoca
erano nell'area della Repubblica di Genova. Fuori
dall'odierna Italia, i paesi che rivendicano i natali di
Colombo sono la Spagna (con possibile origine ebraica), il
Portogallo (spia ingaggiata per sviare l'attenzione spagnola
dall'Africa) e la Polonia (figlio del re Ladislao III). Fra le
prime citazioni alla nazionalità ligure di Colombo v'è quella
presente in una lettera datata a maggio 1493 inviata da
Pietro Martire D'Anghiera al conte Giovanni Borromeo, dove
è espressamente citato Christophorus quidam Colonus vir
Ligur ("un certo Cristoforo Colono uomo ligure").[185] Un
altro precoce riferimento all'origine genovese di Colombo è il
libro De dictis factisque memorabilibus collectanea: a
Camillo Gilino latina facta del doge di Genova Battista
Fregoso (1440-1504), pubblicato a Milano nel 1509[186] e
dove si parla di un Christophorus Columbus natione
Genuensi. Francesco Guicciardini, nella sua Storia d'Italia
del 1538,[187] João de Barros, nel suo L'Asia (1552)[188] e
Torquato Tasso (1544-1595), nella Gerusalemme liberata
del 1581[189] indicano Colombo come genovese o ligure. Altri
famosi scrittori e umanisti portoghesi, come Damião de Góis
e Garcia de Resende, nelle loro cronache ufficiali hanno
confermato le origini genovesi di Colombo.[190]

Data di nascita

Per guardare, come sopra anticipato, con maggiore esattezza


la sua nascita, datata proprio tra il 26 agosto e il 31 ottobre
1451, vanno in effetti considerati due documenti
particolarmente fondamentali. Il primo fu rinvenuto da
Marcello Staglieno nell'Archivio di Stato in Genova.[191] Si
tratta di un documento in data Genova 31 ottobre 1470, negli
atti del notaro Nicola Raggio (filza 2, anno 1470, n. 905) nel
quale Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, dichiarava di
avere un'età superiore ai 19 anni: non avendo ancora
raggiunta la maggiore
età, ovvero i 25 anni, la
sua data di nascita venne
collocata tra il 1446 e il
1451. Tuttavia nel 1904
un altro studioso, il
generale Ugo Assereto,
rinvenne nell'Archivio di
Stato genovese un
secondo documento[192] Iscrizione presso il museo di
noto agli studiosi come Colombo a Cuccaro Monferrato
"documento Assereto". rivendicante la presunta natalità del
navigatore nelle terre monferrine
In esso, in data Genova
25 agosto 1479 negli atti
del notaro Gerolamo Ventimiglia (filza 2, n. 266), Cristoforo
Colombo dichiarava di essere nato in Genova e di avere
"approssimativamente" l'età di 27 anni (tale documento è di
estrema importanza anche perché quella sua pur breve
presenza a Genova rimane l'ultima documentata; e
soprattutto perché Cristoforo Colombo, vi fornì dati
biografici coincidenti con quelli, acclarati anche da quanti
non lo vogliono nativo di Genova, relativi per l'appunto al
futuro «Cristóbal Colón descubridór de las Yndias»:
Cristoforo cioè precisò anche di avere soggiornato a Lisbona
da più di un anno, di avere fatto un viaggio a Madera e di
essere sul punto di tornare nella stessa Lisbona quale
viaggiatore commerciale e quale cliente fiduciario al servizio
di mercanti genovesi stabilitisi a Lisbona, quegli stessi
Lodisio Centurione e Paolo Di Negro i cui eredi vennero poi
ricordati da lui e dal figlio Diego nei loro testamenti,
rispettivamente dei 1506 e 1523).
Per tornare alla sua nascita, sulla base dei due documenti
rinvenuti da Staglieno e Assereto, essa deve collocarsi tra
quel 26 agosto e quel 31 ottobre 1451, ovvero proprio nel
periodo in cui – sulla base di un documento in data Genova
16 aprile 1451, conservato nell'Archivio di Stato genovese-
Archivio Segreto, «Manuali Decretorum», n. 1, n. gen. 734, c.
418 T – il padre Domenico e la madre Susanna Fontanarossa
già abitavano in una casa in vico Diritto dell'Olivella.

In essa egli rimase per circa quattro anni. Lo si evince da un


ulteriore documento del 18 gennaio 1455 (conservato nella
Biblioteca Apostolica Vaticana - God. 9452, parte II, carta
219 T., «Estratto dal libro degli lnstrumenti del fu Giovanni
Recco Notaio, c. 391»), nel quale si legge che,
immediatamente dopo tale data, Domenico Colombo doveva
trasferirsi con la propria famiglia in una nuova casa con
giardino nel vico Diritto di Ponticello, fuori della porta di
Sant'Andrea, dove a pianterreno aprì la sua bottega di
tessitore (textor pannorum) nella quale visse il giovanissimo
Cristoforo, non ancora quattrenne. Ovvero nella «casa di
Colombo», di cui a tutt'oggi sono conservate le vestigia, in
quello che continua a essere chiamato vico Diritto di
Ponticello, da cui si allontanò nel 1470 quando i genitori si
trasferirono a Savona.[193]

Altri studi,[194] anch'essi pubblicati dal Comitato Nazionale


per le celebrazioni del V Centenario della scoperta
dell'America, concludono che la famiglia di Cristoforo era di
origine spagnola, appartenente a un ceppo ebraico di ebrei
convertiti (o, come allora si diceva in Castiglia, di
marranos): e come suo nonno Giovanni scappasse all'alba
del XV secolo probabilmente dalla Spagna a Genova,
anch'essa tuttavia ampiamente antisemita, per sfuggire alle
persecuzioni cui anche i "cristiani nuovi", marranos o
moriscos che fossero, venivano sottoposti.

Tale ipotesi non è peraltro cosa nuova, in quanto già


formulata nel 1940 da un altro sostenitore semitico:
Salvador de Madariaga; portando a conforto della tesi la
mancata presenza, negli Archivi ecclesiali e in quelli di Stato
consultati dai ricercatori negli ultimi due secoli, di qualsiasi
documento su altri avi di Cristoforo: gli unici documenti
sono infatti relativi a suo padre Domenico e a suo nonno
Giovanni.

Lo stemma
Lo stemma di Cristoforo Colombo è stato concesso con
decreto reale dai sovrano del Regno di Castiglia e León il 20
maggio 1493 durante la convocazione a Barcellona in
occasione del resoconto del viaggio di scoperta delle
Indie[195].

Lo stemma del 1493 è un inquartato, i primi due quarti


ricordano gli stemmi di Castiglia (di rosso al castello d’oro) e
León (d’argento al leone di porpora) modificati, il primo,
infatti, presenta un campo verde anziché rosso e, nel
secondo, il leone non è coronato; nel terzo quarto sono
rappresentate le isole scoperte da Colombo, nel quarto
quarto si trova “las armas vuestras que soliades tener, las
cuales armas sean conocidas por vuestras, e de vuestros fijos
e descendentes para siempre jamas”, ovvero un’arma di
famiglia, tuttavia sconosciuta fino ad allora (d’oro alla banda
d’azzurro con il capo di rosso)[195][196]. Esistono molti dubbi
che sia
Evoluzione dello stemma di Cristoforo Colombo
autentica e
preesistente,
probabilmente
venne
accordata

Stemma della famiglia Stemma di Cristoforo


Colombo (attestato dal Colombo concesso nel
1493). 1493.

Stemma di Cristoforo Stemma postumo di


Colombo del 1502. Cristoforo Colombo,
per volontà del re
Ferdinando d'Aragona.

contestualmente alla concessione dello stemma[195].

Lo stemma venne modificato da Cristoforo Colombo poco


tempo dopo e utilizzato come frontespizio del Codice dei
Privilegi di 1502 (redatto per difendere i propri diritti come
scopritore delle nuove terre). Nello stemma compaiono i
primi due quarti esattamente come appaiono nello stemma
di Castiglia e Leon (il campo del primo da verde diventa
rosso ed il leone risulta coronato), alle isole fu aggiunta "una
striscia di terraferma a forma di Y"[197] e fu aggiunto un
quarto quarto d’azzurro a cinque ancore in fascia d’oro per
sottolineare il suo titolo di “Ammiraglio del Mar Oceano”; lo
stemma della famiglia Colombo venne posto innestato in
punta[195][196].

Dopo la morte di Cristoforo Colombo il 20 maggio 1506, il re


Ferdinando di Aragona, vedovo della regina Isabella e
reggente del regno di Castiglia, ordinò di aggiungere una
bordura d’argento caricata con il motto in lettere di nero “A
Castilla y León dio nuevo mundo Colón" (a Castiglia e Leon
Colombo ha dato un nuovo mondo). La bordura è citata
dallo storico Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés nella
sua “Historia general de Las Indias, islas y tierra firme dal
mar Océano” del 1535[197].

Opere
Diario del primo viaggio
Libro delle profezie
Memorial des Agravios

Nella cultura di massa

Romanzi
Alejo Carpentier, L'arpa e l'ombra (El arpa y la sombra,
1979)

Saggi
Leon Bloy, Le Révélateur du globe. Christophe Colomb
et sa béatification future, Prefazione di Jules Amédée
Barbey d'Aurevilly, Paris, A. Sauton, 1884.

Teatro
Cristoforo Colombo, opera lirica di Alberto Franchetti, su
libretto di Luigi Illica, rappresentato il 6 ottobre 1892.
Le Livre de Christophe Colomb, dramma lirico in due
parti di Paul Claudel, del 1933; una prima versione, del
1927, andò in scena a Berlino nel 1930, su musica di
Darius Milhaud.
Isabella, tre caravelle e un cacciaballe, commedia di
Dario Fo, del 1963.

Cinema
1492 - La conquista del paradiso (1992), realizzato da
Paramount Pictures in occasione del cinquecentesimo
anniversario del primo viaggio di Colombo e interpretato
da Gérard Depardieu[198]. Il film diretto e prodotto da
Ridley Scott, ritrae i primi due viaggi verso il nuovo
mondo e gli effetti che questi ebbero sui nativi americani.
Cristoforo Colombo - La scoperta (1992), distribuito dalla
Warner Bros. anch'esso per celebrare il
cinquecentesimo anniversario della "scoperta
dell'America". Mario Puzo, celebre autore del Padrino,
ha curato il soggetto e collaborato con la sceneggiatura.

Televisione
Cristoforo Colombo (1968), sceneggiato Rai in 4
puntate.
Cristoforo Colombo (1985), miniserie televisiva in 4
puntate.
I promessi sposi (1990), cameo di Cristoforo Colombo
interpretato da Tullio Solenghi.
Il viaggio fantastico (1992).
Isabel (2012), interpretato da Julio Manrique.

Manga e anime
Cristoforo Colombo (1991)

Note
1. ^ Figlio naturale avuto da Beatriz Enríquez de Arana.
2. ^ La sua origine è incerta, ma qui sono riportati i dati più
documentati e ritenuti più probabili.
3. ^ Nell'anno 2009 è stata avanzata anche l'ipotesi che
l'effettivo luogo di nascita dell'Ammiraglio sia Cogoleto.
La confusione sarebbe stata dovuta al fatto che all'epoca
vivevano in Genova e Cogoleto due distinte famiglie con
gli stessi nomi: Domenico (padre), Bartolomeo, Cristoforo
e Giacomo (figli). I Colombo di Genova erano tessitori di
panni. I Colombo di Cogoleto, capitani e marinai. Il
Cristoforo Colombo di Cogoleto sarebbe nato nel 1436.
Vedi Cologoleto, su cristoforocolombostoria.it. URL
consultato il 23 settembre 2023.
4. ^ Dainelli, p. 94.
5. ^ https://www.agi.it/estero/columbus_day_statue-
2234454/news/2017-10-09/
6. ^ Gli altri tre si chiamavano Giovanni-Pellergino,
Bartolomeo e Giacomo (Canale, p. 103; secondo altre
biografie, l'ultimo figlio si chiamava Diego), l'unica sorella
si chiamava Bianchinetta (Canale 1892, p. 4).
7. ^ Fagioli, p. 241; Robin Santos, p. 15
8. ^ Una giornata nella città, a cura di Corinna Praga e
Laura Monaco, Sagep Editrice, Genova, 1992, p. 14.
9. ^ Casa di Colombo (http://www.ortidicarignano.it/files/seii
tinerariinportoria.pdf), da Alfredo Preste, Alessandro Torti,
Remo Viazzi, Sei itinerari in Portoria, Grafiche
Frassicomo, Genova, 1997, riportato dal sito
ortidicarignano.it
10. ^ "Gli antenati di Colombo vivevano sulle alture di Sori",
di Edoardo Meoli, articolo giornalistico pubblicato su Il
Secolo XIX, 5 dicembre 2008, p. 11
11. ^ https://www.luinonotizie.it/anniversario/2022/10/11/11-
ottobre-1492-la-flotta-cristoforo-colombo-avvista-la-volta-
la-costa-americana/146795
12. ^ La lettera venne citata dal figlio Ferdinando. In un suo
scritto del 1492, lo stesso Cristoforo affermò di navigare
da 23 anni, mentre nel 1501 parlava di oltre quarant'anni
di navigazione. Si veda Granzotto, pp. 39-40;
Markham, p. 122
13. ^ Il figlio Fernando raccolse nelle sue Historie, datate
1564, alcuni racconti che riguardavano la vita del padre,
soggetti a molte critiche, come quella contro il racconto
secondo cui Cristoforo, comandante di vascello, esegue
l'incarico, affidatogli da Renato d'Angiò, di recarsi a
Tunisi per recuperare la galeazza aragonese Ferrandina
(si veda per dettagli Granzotto, pp. 43-46 e il dettaglio
dell'operazione in Lorgues, Dandolo, p. 74) e contro
l'affermazione che avesse frequentato l'Università di
Pavia. Si osservi a tal proposito Reta, p. 9, critiche in
Spotorno, p. 112
14. ^ Cristoforo annotò i dettagli del viaggio su un margine di
un libro. Granzotto, p. 41
15. ^ Irving 2008, p. 5.
16. ^ https://www.folclore.eu/eventi/rievocazione-storica-
della-partenza-di-cristoforo-colombo-noli/
17. ^ Colombo era su una delle cinque navi attaccate dal
corsaro Guglielmo Casenove detto Coullon de Vieux. Il
nome Coullon in gallico si traduce con Colombo dando
origine a diversi fraintendimenti nella loro identificazione.
Nella battaglia che seguì il corsaro perse alcune
imbarcazioni, tre i Genovesi. La nave su cui viaggiava
Cristoforo subì molte perdite, mentre egli si salvò
nuotando sino a raggiungere le rive del Portogallo,
giungendo vicino a Lagos. Colón, pp. 170-171;
Taviani, p. 495
18. ^ Lord Dufferin nelle Lettere dalle latitudine nordiche
(Lettres from high latitudes) affermava che nel febbraio
1477 era giunto a Reykjavík un marinaio genovese
proveniente da Bristol. Si veda anche de Lollis 1895, p.
46
19. ^ La lettera era in latino e datata 25 giugno 1474. Martins
era parente acquisito di Colombo e in ogni caso la stessa
mappa presente nei documenti portati da Toscanelli
viene poi riportata anche da Cristoforo tempo dopo,
grazie all'Historia Rerum di Pio II; alcuni biografi infine
sostennero uno scambio epistolare fra i due. Si vedano
fra i tanti Uzielli, p. 9 e Vignaud, pp. 9-10
20. ^ Si erano conosciuti frequentando la chiesa di
Ognissanti. Si veda il riferimento in Malaspina, p. 130.
L'anno, secondo le fonti, è il 1478 o il 1479. si veda
anche Malaspina, p. 45.
21. ^ Perestrèllo, Bartolomeo (http://www.treccani.it/enciclop
edia/bartolomeo-perestrello/), voce dal sito web
dell'Enciclopedia Treccani
22. ^ Benge, p. 34.
23. ^ Granzotto, p. 61.
24. ^ Il racconto venne poi adattato in versi dal poeta
Garcilaso de la VegaGranzotto, pp. 63-64
25. ^ Alcuni autori indicano il 1484 come anno dell'udienza.
Si veda Ferro, p. 241.
26. ^ Gli esperti del Re a cui chiese consiglio, riuniti nella
"junta dos mathematicos", era composta da numerosi
elementi importanti dell'epoca: il presidente era il
vescovo cosmografo don Diego Ortiz e fra i componenti
gli scienziati figuravano Josè Vizinho e Rodrigo. Si veda
per l'elenco Vincent, Vacca, Crovetto, p. 47 e Mathew, p.
89. L'incontro fra il re e il navigatore fu poi oggetto di una
commedia di Lope de Vega.
27. ^ https://www.ruggeromarino-
cristoforocolombo.com/colombo/464-le-immagini-poco-
conosciute-delle-donne-di-colombo.html
28. ^ Lasciò il Portogallo in segreto, come racconta il figlio, si
veda: de las Casas, p. 19
29. ^ La regina chiese al Celi di cederle le navi nel frattempo
costruite (Lorgues, Dandolo, pp. 147-148), tre o quattro
caravelle, come in Irving 1828, pp. 147-148
30. ^ Colombo, Napione, Conti, p. 296.
31. ^ L'incontro si tenne ad Alcalá de Henares, come
confermato da Andrés del Corral nel "Pleitos". Si veda
Davidson, p. 150
32. ^ Diego poi navigò con Colombo, che gli lasciò fra l'altro
il comando de La Navidad, l'insediamento che più tardi
Colombo fondò a HaitiSanguineti, p. 203
33. ^ L'attenzione che Colombo riservò a Beatrice fu
evidenziata dai suoi lasciti, come dimostrano i 10 000
maravedí da versarle ogni anno, si veda Davidson, pp.
152-153
34. ^ Si racconta che fu la stessa marchesa a contribuire al
convincimento della regina, essendo sua amica. Si veda
Irving 1842, p. 210
35. ^ Durante la riunione Ferdinando lasciò nel mentre
l'udienza lasciando il tutto a Isabella, che si occupava
degli affari riguardanti l'oceano. L'incontro, descritto da
Andrés Bernáldez, vide Colombo esporre la sua fantasia
facendo in modo che la Regina desiderasse ancora di
sentirlo parlare di favole e terre lontane. Las Casas
affermava che Colombo con il suo parlare induceva gli
altri a considerarlo con amore e che era questa la sua
virtù. Granzotto, p. 96
36. ^ Colombo scrisse che veniva ritenuto come un marinaio
ignorante a confronto dei dotti, mentre lo storico
Francisco López de Gómara scrisse di lui "no era docto
ma bien entendido"; si veda Granzotto, pp. 101-102. Altri
dicevano che la difficoltà maggiore di Colombo era nel
far disimparare le conoscenze acquisite. Vedi Helps, p.
41. In ogni caso Colombo difese le sue tesi con la propria
consueta loquacità. Cfr. F. Fernandez-Armesto,
Cristoforo Colombo, Laterza, Roma-Bari, 1992, RCS
Libri, 2005, pp. 79-81
37. Piero Angela et al., Cristoforo Colombo - storia di un
incredibile viaggio, in Speciali di Superquark.
38. ^ Granzotto, p. 109.
39. ^ Tarducci, p. 174.
40. ^ Vi è una statua a Santo Domingo che raffigura Isabella
che dona lo scrigno dei suoi gioielli come pegno per il
pecunio richiesto (a Santangel), ma tale raffigurazione
non corrisponde al vero; si veda anche Granzotto, pp.
114 e 115.
41. ^ Tali privilegi vennero poi tolti dalla coronaGranzotto, p.
123
42. ^ al momento era giunto sul ponte di Pinos, verso
CordovaGranzotto, p. 118
43. ^ Nel primo lo si indicava quale Ammiraglio del Mare
Oceano, nel secondo lo si nomina viceré e governatore
generale di ciò che avrebbe scoperto nel Mare Oceano, il
terzo gli conferisce un decimo di ogni bene trafficato in
quel mare, nel quarto lo nominavano giudice nel caso di
dispute che riguardassero le sue spettanze, nel quinto
poteva disporre di capitali propri entro certi limiti nel
traffico con le terre conquistate. Si veda Colombo,
Napione, Conti, p. 304.
44. ^ Asimov, p. 36.
45. ^ Granzotto, p. 124.
46. ^ Martinez-Hidalgo nota differenze minime fra i tre velieri,
ma afferma che non esistono possibilità di riprodurle
fedelmente e non esistono quadri o raffigurazioni fedeli
delle stesse. Nel 1892 e anche in seguito, furono
ricostruite alcune copie con particolari inesatti. Si veda
Granzotto, p. 133.
47. ^ Chiesero alla città, da ordine del 23 maggio, come
segno di riscatto per varie accuse più o meno fondate di
fornire due caravelle e di renderle pronte entro 10 giorni.
Si veda de Lollis 1895, p. 99
48. ^ Dei novanta uomini, quattro avevano pendenze in
carico al momento della partenza, fra loro Bartolomeo de
Torres che aveva ucciso un uomo e alcuni suoi amici fra
cui Alfonso Clavijo de Vejer e Juan de Moguer che fece
carriera nei viaggi. Martini, p. 107
49. ^ Le fonti discordano sul numero in totale, D. Ferdinando
cita 90, altri come Pietro Martire d'Anghiera e Agostino
Giustiniani dicono 120. Si veda Spotorno 1823, p. XXVIII
50. ^ A lui venne dedicato un monumento a Palos.
Testimonianze come quella di Yanez de Montilla
vedevano in lui un fervore tale che sembrava fosse per
lui l'impresa. Granzotto, p. 129.
51. ^ Granzotto, p. 129.
52. ^ Di Juan Niño, che partecipò all'impresaTaviani, p. 24
53. ^ (EN) The Story of the Niña, su thenina.com. URL
consultato il 16 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 15 maggio
2008).
54. ^ Vincent, Vacca, Crovetto, p. 52.
55. ^ Il diario di bordo andò perduto e le uniche informazioni
ci provengono indirettamente dai testi di Las Casas. Al
termine del viaggio Colombo consegnò il diario di bordo
alla regina che ne fece copia; il figlio di Cristoforo, Diego,
nei suoi viaggi portò una copia del diario che fu in parte
copiata dal primo biografo di Colombo, Las Casas per
l'appunto. Si veda Granzotto, pp. 147-148.
56. ^ Ruggero, p. 29.
57. ^ Si supponeva che l'autore fosse Gomez Rascon per
ordine di Cristoforo Quintero, proprietario della nave, che
non voleva allontanarsi troppo dal continente europeo. Si
veda Colombo, p. 7 e Sanguineti 1891, p. 55.
58. ^ Taviani, pp. 4 e 6.
59. ^ Granzotto, pp. 151 e 146.
60. ^ Colombo stesso, nel descrivere il fenomeno scrisse
che non si capacitava del come gli aghi si spostassero
sempre più verso nord-ovest, «las agujas noruesteaban»
(gli aghi "nordovestavano"); Diario di bordo di Colombo
del 13 settembre 1492; si veda Fontoura, p. 174.
61. ^ Granzotto, p. 162.
62. ^ Lamentele si afferma che ve ne furono, anche se non
arrivarono mai a delle vere minacce di ammutinamento.
Si veda Almagià, p. 85
63. ^ Dell'accordo non fanno menzione Ferdinando e Las
Casas, ed entrambi hanno letto l'originale diario di bordo.
Si veda per dettagli Tarducci, p. 242.
64. ^ I calcoli fatti prima di partire contavano poco più di
2000 miglia, ma quel limite sembrava ormai superato,
anche se Colombo convinse i presenti del contrario.
Granzotto, p. 171
65. ^ de Lollis 1895, p. 113.
66. ^ Colomb, p. 83.
67. ^ Ruggero, pp. 38-39 La pensione dei 10 000 maravedis
annui andò a ricompensare Beatrice. In quanto a
Rodrigo, la sua fine anche se incerta non fu piacevole. Si
veda Granzotto, p. 175
68. ^ Nativi americani di etnia Arawak
69. ^ Cristoforo Colombo, Lettera ai Reali di Spagna, su
classicitaliani.it. URL consultato il 16 agosto 2011 (archiviato
dall'url originale il 20 aprile 2019).
70. ^ Taviani, p. 496.
71. ^ Taviani, p. 42.
72. ^ Taviani, pp. 26 e 40.
73. ^ «Un Indiano aveva assicurato al Pinzón nel modo più
formale che a Babeque si sarebbe trovata un'immensa
quantità d'oro» si legge in de Lollis 1895, p. 134, per altre
info de Lollis 1895, pp. 138 e 142, Granzotto, p. 192
74. ^ La diserzione di Pinzón trova negli storici e nelle
testimonianze alcuni disaccordi: secondo Ruggero
Marino stava probabilmente assolvendo l'incarico
affidatogli dai Reali di Castiglia e Aragona, ossia quello di
trovare l'oro per la corona (Ruggero, p. 51). Vi furono
testimonianze dei marinai che, in mare aperto, le stesse
caravelle si distanziarono e che la Pinta non seguì più la
rotta della Santa Maria, puntando direttamente verso
ovest. Pare che Pinzón mal sopportasse il carattere
"imperioso" dell'ammiraglio (Granzotto, pp. 192-193) e
che dello stesso avviso sono stati Salvador de
Madariaga e Paolo Emilio Taviani, che videro nella
diserzione una protesta diretta al carattere egocentrico di
Colombo (Taviani, pp. 27 e 65). Roselly de Lorgues
evidenziò l'invidia dell'abile marinaio, aggiungendo al
racconto il fatto che Colombo avesse acceso una
lanterna sperando, inutilmente, che Pinzón se ne
accorgesse (Lorgues, Dandolo, p. 232). Secondo
Fernando Colombo, il figlio di Cristoforo, si trattò di un
vero atto di ammutinamento
75. ^ Irving 2008, p. 133.
76. ^ Il Cibao era una regione nel centro di Haiti. Dato che gli
indigeni del luogo non davano alcuna importanza all'oro,
Colombo ebbe la conferma che si trattasse del Cipango
narrato da Marco Polo. Fagioli, p. 46
77. ^ Versione di Morison presente in Davidson, p. 240. Gli
Indios aiutarono gli spagnoli a salvare il carico
(Ruggero, p. 57), grazie alla richiesta di aiuto di Diego de
Harana e Pedro Gutierrez. Juan de la Cosa si giustificò
affermando che quando si allontanò non vi era alcun
segnale di disastro imminente. Granzotto, p. 208.
78. ^ Colombo chiese di abbattere l'albero maestro e di
gettare il carico non essenziale. La nave fu colpita dalle
onde a più riprese arrivando al punto che "la caravella
non poté più respirare" (da Colón, p. 136).
79. ^ Taviani, p. 74.
80. ^ Costruito in parte con i relitti della Santa Maria.
Taviani, p. 497.
81. ^ Il messo non incontrò la caravella. In Granzotto, pp.
212-213.
82. ^ Si era perso nella nebbia. Granzotto, p. 215.
83. ^ COLOMBO (Colón), Bartolomeo, su Dizionario
Biografico degli Italiani, treccani.it. URL consultato il 22
novembre 2011..
84. ^ Secondo il figlio di Pinzón, Arias Pérez. Martini, p. 107.
85. ^ Granzotto, p. 207.
86. ^ Armati di arco e frecce. Dei Canibi l'ammiraglio ne
aveva sentito parlare in quelle terre: si trattava di indigeni
che uccidevano altri uomini per poi nutrirsi coi loro corpi,
ovvero cannibali. Vedi Finazzi-Agrò, Pincherle, p. 83. Le
annotazioni sul diario dei Canibi cominciarono il 26
novembre, rafforzate poi l'11 dicembre. Il termine cambiò
in Caribi il 2 gennaio e il 13 nella descrizione dell'incontro
con gli indigeni li chiamò Carib. Münkler, p. 91.
87. ^ Ruggero, p. 63.
88. ^ Taviani, p. 55.
89. ^ Hale, p. 52.
90. ^ Granzotto, p. 216.
91. ^ Nell'incontro il Re rimase perplesso nel vedere le
nuove genti, come scrive J. de Barros nel suo De Asia. Si
veda anche Ruggero, p. 81.
92. ^ Chiese di incontrare i reali di Castiglia e Aragona ma
non gli venne concesso tale onore. Si veda Granzotto, p.
231.
93. ^ Taviani, p. 293.
94. ^ Davidson, p. 288.
95. ^ Consisteva nell'assaggio preliminare del re dei cibi
dell'ospite e, dopo l'assaggio, il cibo veniva coperto da un
coperchio. Per dettagli si veda Granzotto, p. 236.
96. ^ Taviani, p. 24.
97. ^ Henige, p. 173.
98. ^ Taviani, p. 134.
99. ^ Phillips, Phillips, p. 194.
100. ^ I colpevoli erano stati, secondo la gente del luogo, i
Canibi, sbarcati tempo prima. Colombo visitò il
sospettato Guacanagarì, il capo degli abitanti del luogo
che fingeva di essere ferito a una gamba per evidenziare
il suo tentativo di resistenza contro i veri colpevoli
dell'attacco (Tarducci, p. 483), smascherato poi dal
medico di bordo Chanca e dal chirurgo che lo aveva
accompagnato (Lorgues, Dandolo, pp. 331-332).
L'ammiraglio rifiutò di condannare a morte il bugiardo,
non sicuro della sua colpevolezza dell'accaduto.
Successivamente si venne a scoprire cosa accadde in
realtà: gli stessi spagnoli, stanchi di vivere confinati e alla
ricerca dell'oro, organizzarono assalti ai villaggi vicini; in
uno di questi Pedro Gutiérrez, uno dei capi spagnoli,
venne catturato e giustiziato, poi ci fu l'assalto al forte de
La Navidad. Guacanagarì cercò di avvertire Diego de
Harana rimasto al forte, ma senza successo.
Granzotto, pp. 254-255 e Almagià, p. 110.
101. ^ Taviani 1984, p. 11.
102. ^ Venne calcolato che l'oro trasportato valesse circa
30 000 ducati. In Granzotto, p. 258.
103. ^ Lasciò 56 uomini posti sotto il comando di Pietro
Margarit, in Lorgues, Dandolo, p. 342
104. ^ Juan de La Cosa, omonimo del primo viaggio,
cartografo, disegnò Cuba come fosse parte dell'Asia; tale
errore, anche se corretto dallo stesso Juan pochi anni
dopo continuò nelle successive edizioni delle mappe sino
al 1516. Granzotto, pp. 266-268.
105. ^ Carica solitamente data ai governatori della provincia
nel Regno di Castiglia e conferita dai soli monarchi. In
Granzotto, p. 269.
106. ^ Colón, p. 206.
107. ^ Helps, p. 91.
108. ^ Almagià, p. 122.
109. ^ Helps, p. 92.
110. ^ Taviani, p. 174.
111. ^ Taviani, p. 234.
112. ^ Martini, p. 612.
113. ^ Granzotto, pp. 292-293.
114. ^ Doveva essere impiccato, dietro sua richiesta si attese
per lungo tempo il ritorno di un frate a cui avrebbe dovuto
confessare i propri peccati, infine giuntovi egli li
dimenticò. Colombo, stanco di attendere, lo fece gettare
in mare da un dirupo. Per la storia si veda anche
Varela, pp. 127-128
115. ^ Opponendosi all'arresto fu incatenato dal proprio
cuoco. In Granzotto, p. 295
116. ^ Martini, pp. 409 e 415.
117. ^ Taviani, p. 236.
118. ^ Granzotto, p. 306.
119. ^ Chiamata Bermuda per via del proprietario, Franciso
Bermudez. Morison, p. 238.
120. ^ Vida y viajes de Cristóbal Colón, cap VIII.
121. ^ Il 20 maggio, in de Lollis 1895, p. 313.
122. Taviani, p. 222.
123. ^ Martini, p. 435.
124. ^ Granzotto, pp. 311-312.
125. ^ Tarducci, p. 496.
126. ^ La città poi venne chiamata Siviglia, nome che durò nei
secoli. Si veda Lorgues, Dandolo, p. 258.
127. ^ Inizialmente rifiutò osservando che era un'impresa
impossibile, chiese quindi di offrire tale possibilità a tutti
gli uomini sopravvissuti affermando che era l'unica
possibilità che rimaneva e che solo in caso di globale
rifiuto sarebbe partito lui. Tutti rifiutarono e quindi
Mendez come da accordi accettò l'incarico.
Granzotto, pp. 320-321.
128. ^ La loro impresa fu definita miracolosa, si veda
Tarducci, p. 536.
129. ^ Il primo era il capitano di una delle caravelle, il secondo
aveva il titolo di escribano e aveva compilato l'elenco
prima della partenza, si veda Taviani, pp. 286 e 310.
130. ^ Inizialmente risero poi osservando l'insolito spettacolo
si convinsero della potenza della divinità invocata da
Colombo. Si veda per un'accurata descrizione
dell'accaduto: Lorgues, Dandolo, pp. 242-243.
131. ^ Granzotto, p. 324.
132. (EN) Giles Tremlett, Lost document reveals Columbus as
tyrant of the Caribbean, su theguardian.com. URL
consultato il 7 agosto 2006.
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ibattito-su-cristoforo-colombo/), Osservatorio
Globalizzazione, 11 gennaio 2021
138. Corina Bucher, Cristoforo Colombo, in I protagonisti della
storia, traduzione di Adriano Ardovino, vol. 9, Pioltello
(MI), Salerno Editrice, 2019, pp. 189-191, ISSN 2531-
5609.
139. ^ Giunse stanco e malato. Tarducci, p. 622
140. ^ Si parlò del «decimo», che era quanto gli sospettava
sui beni d'oltreoceano, non sul lordo ma sul netto che
risultava essere un quinto. L'«ottavo» era la parte che
Colombo avrebbe dovuto percepire sugli scambi da lui
prodotti per cui la corona non rientrava in quei calcoli.
Infine il «terzo», per cui Colombo avrebbe pensato a una
parificazione di titolo del suo ammiraglio del Mare
Oceano con il grande ammiraglio di Siviglia che
percepiva un terzo come tributo personale, improponibile
secondo Deza. Si veda per dettagli Granzotto, p. 329
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URL consultato il 17 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 16
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msnbc.msn.com, 19 maggio 2006. URL consultato il 17
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Saiz; J.C. Álvarez; J.A. Lorente, Nuevas aplicaciones en
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Forense, vol. 16, numeri 1 e 2, 8 marzo 2010, pp. 5-18,
ISSN 1135-7606. URL consultato il 17 agosto 2011.
151. ^ Aveva raccolto i dati di Tolomeo che aveva calcolato
180 gradi coperti dalle terre conosciute e 180 da solo
mare. Colombo studiò anche i dati di Marino di Tiro che
reputava 225 gradi di terra conosciuta (e quindi 135 di
mare), e del Toscanelli, che valutava 160 gradi di mare
compresi i 20 di Canarie e Azzorre (Taviani, p. 161). Dai
135 gradi di Marino Colombo aggiunse i 28 gradi portati
da Marco Polo per le sue scoperte e 30 come distanza
stimata fra Catai (Cina) e Cipango (Giappone) (Yeh, p.
90), quindi tolse 9 gradi, in quanto intendeva per
traversata quella che sarebbe partita dalle Canarie, e altri
8 per calcoli di Colombo stesso. Colombo ridusse quindi
il raggio della Terra, rispetto ai calcoli di Tolomeo, di circa
2⁄ . Il grado corrisponde a 60 miglia, come descrisse
3
Aristotele, Colombo scelse la teoria di Tolomeo che ne
prevedeva 50, studiò anche Alfraganus che valutò in 56
miglia il grado, ma Colombo pensando che si trattassero
di miglia identiche a quelle romane calcolò il dato in 45
miglia (Granzotto, pp. 71-75) e che il continente
euroasiatico fosse più esteso di quanto non sia in realtà:
la composizione di questi due errori, originati
rispettivamente da Toscanelli e Marco Polo, aveva come
effetto la convinzione, nei fatti infondata, di poter
compiere la traversata dall'Europa all'Asia.
152. ^ In una nota del 14 agosto 1498 del diario di bordo,
trascritto da Las Casas, si legge che il dubbio che fosse
un nuovo continente era affiorato nella mente di
Colombo, anche se ufficialmente credette che era giunto
vicino al Paradiso terrestre. Lettera di Colombo ai re
cattolici di Castiglia e Aragona, maggio-agosto 1498, pp.
154-155, citata in Bossi, p. 234.
153. ^ Alcuni misteri sulla scoperta, su sites.google.com. URL
consultato il 17 aprile 2015.
154. ^ Cristoforo Colombo, ammiraglio genovese e "defensor
fidei" (di M. Parenti e M. Tangheroni), su
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Voci correlate
Colombo (famiglia)
Case di Cristoforo Colombo
Tavole genealogiche della famiglia Colombo (Colón)
Tomba di Cristoforo Colombo
Columbus Day
Cristoforo Colombo nella cultura di massa
Colonizzazione europea delle Americhe
Esplorazioni geografiche
Faro a Colón
Impero spagnolo
Origini di Cristoforo Colombo
Vinland
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Collegamenti esterni

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