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A 56937 4
Library oftheUniversityofMichigan

Bought withthe income


ofthe

Ford -Messer .

Bequest

EFFABER
Mathen

.AG
ANNALI

DI

SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE

1855
LICKE
A
ANNALI

DI SCIENZE

MATEMATICHE E FISICHE

COMPILATI
DA

BARNABA TORTOLINI

Professore di Calcolo Sublime, e Membro del Collegio Filosofico


all'Università Romana , Professore di Fisica Matematica
nel Collegio Urbano e nel Pontificio Seminario Romano ,
Socio ordinario della Pontificia Accademia de'Nuovi Lincei,
Uno dei Quaranta della Società Italiana delle Scienze
residente in Modena,
Socio corrispondente dell'Accademia Reale di Torino
dell'Istituto di Bologna ,
della Reale Accademia delle Scienze,
e della Pontaniana di Napoli e dell'Accademia di Messina

TOMO SESTO

ROMA

Tipografia delle Belle Arti


1855
( 6 )
Si dirà sostituzione propria, o semplicemente sostituzione, il
passaggio da una disposizione completa a un altra pure com-

pleta ; le altre si diranno sostituzioni improprie. Cosi ; ( abc


eded)
d
bcda
sarà impropria ; ( abcd sarà propria.

Più disposizioni constituiscono un Gruppo , quando ogniL


sostituzione che serve a passare da una ad un altra di esse,
le permuta tutte quante tra loro, Le sostituzioni che servono
a passare da una a tult le altre disposizioni si dicono up-
partenenti al Gruppo, e formano
10 quel che chiama Cauchy un
Sistema di sostituzioni coniugate ( *) . Chiameremo grado del
Gruppo il numero delle sue disposizioni .
Diconsi eguali due Gruppi , quando le sostituzioni appar-
tenenti ai medesimi sono eguali.fa ang in ondo govj am
Dục Gruppi si dicono \derivati uno dell'altro quando si
ottiene uno di essi , eseguendo una stessa sostituzione sullę
disposizioni dell'altro . È evidente che le sostituzioni appar
tenenti a uno sonbderivate di quelle appartenenti all'altrol,
per rapporto a una medesima sostituzione (**). bora wa
Quando tutte le # disposizioni di più gruppi derivati eguali
formano un Gruppo, le sostituzioni per mezzo delle quali si
passa da uno a tutti gli altri, si dicono Sostituzioni del Mol
tiplicatore di uno dei derivati 31 e si dà il nome di Moltipli-
catore all'insieme di disposizioni che si ottiene, prendendone
una da ciascuno dei derivati . Se un Gruppo risulta da
più gruppi derivati di G e ad esso eguali, e slindica con gil
Moltiplicatore; si dice che è verificata la equazione simbolica
-poun 4)bring inol Jailoµ = 9G .. Vidit fub ámbricol
s
Til seguentest chanoft
Per esempio sia il gruppo

-19189) Envio dlang sisiquons es


(*) Comptes Rendas de Ac. des: Sciences: del 15 Sett. 1845.00cg
e (*) Annali del Prof. Tortolini Anno 1852 la mia Memoria sul-
la risoluzione dell'equazioni algebriche Parte I. Cap. I. Ikon we
(7)
01234 02413 04321-903142
04321 03142 ( ak
12340 24130 43210 31420
23401 41302 32104 14203
34012 13024 21043 42031
40123 30241 10432 20314
2 0314
Prendendo per G uno qualunque dei quattro gruppi par-
ziali , di - 5. ° grado, per il Moltiplicatore g si¦potrà prendere
una qualunque delle riunioni di disposizioni

01234 01234 •
02413 24130 · •
04321 23210 •
03142 31420
LT !
e si avrà IgG . ) pprri) om ,
Rappresentiamo le ◊ sostituzioni appartenenti a un Grup-
to come in or pa dode can ibi
po T , con i simboli
do incisali:
2

sia v mn, e vi sia o tra queste, n sostituzioni


Manno

a
a On J Oa
1 2
-roq edo insismitee of
appartenenti a un Gruppo G; se la equazione simbolica
amaid(2)
t

é soddisfatta qualunque siano i ed r il Gruppo I risulterà


da m Gruppi derivati eguali a G " e chiamando 9 il molti-
plicatore, avremo TgG, come abbiamo veduto nella Me-

moria sopra citata. Parte I. §. 23.


Nell'esempio di sopra le sostituzioni appartenenti a r sono
de 20, comprese nella notazione oli mpya
ai + bk978 .erol aut ilds
(ai + b)

dove a può avere i valori 1 , 2 , 3, 4; e bi valori 0, 1, 2,


3, 4, e si riguardano eguali i numeri congrui rapporto al
modulo 5. Appartengono a un Gruppo G tutte le sostituzioni

136240
( 8 )
comprese nella espressione NO NIDO
3150 3510 520 15210

80&M 01 SOON 19:89


e si ha 12021 CLONE

= jó Arab yai)
q iqqung orisipiob Apauliip om
Onde chiamando geil Gruppo cui appartengono le sostituzioni
inoisizoqib ibigoismin
αν ollsh supuulaup cam

OSING CIACO
avremo
GG
PLS9G.
OG J5880
OSM SM180
Chiameremo Gruppo complesso un Gruppo , quando i sim-
boli delle sue disposizioni possono dividersi in più sistemi
composti di uno stesso numero di simboli differenti, in modo

e gli appartengono o permutano soltanto


che le sostituzioni che
i simboli di uno stesso sistema tra loro, o permutano tutti
i simboli dipiano
uno stesso sistema in quelli di un'altrō. Diré-

mo simboli congiunti quelli di uno stesso sistema; intransitive


rapporto a questa divisione in sistemi, le sostituzioni che per-
mutano soltanto i simboli congiunti tra loro, e transitive com-
plesse quelle che permutanosistemi tra loro . Indichiamo
con
Basiluein I oqqur)) li bos onnie supuuloup staleibboe à
1 Sn-
lom lobumido $1.52
C ifini iqqus ) sa b
le sostituzioni intransitive di un Gruppo complesso co

1 0102 .2 ..]• Amed .slatio enque citom


oleo transitive complesse con Geil Gruppo cui appartengono le
s, con g quello cui appartengono le Poichèngene s sono
permutabili tra loro, avremo is
asso

e quindi sarà soddisfatta la sequazione simbolica on 970b


le choqqet ignoɔ ivuſ ÷ „Gygo ourbusmein in » A.8
¡e anche.cz olla) D eqqen an s coguonaqqa Conden
( 9 )

Gg. 、 ན་
Esempio :
( 012345 031425
G = 120453 T= {304152f
201534 031425
012345
T= J= 143290
G - 142503
345012 '
345012 250314
G 453120 2503142acq
534201 g == { 523041

r = gG T = Gg

Dalla equazione simbolica (2) dipende la soluzione dei due


problemi seguenti :
1. Dato un Gruppo, trovare i Gruppi , derivati eguali dai
quali risulta.
2. Dato un Gruppo, trovarne tutti i moltiplicatori, ossia il
massimo moltiplicatore, no losy hogst our * ifal
་ Nel 1 , è dato nella equazione simbolica ( 1) F, e si cer-
cano Greg nel 2. % è } dato Ge si cercano2 gre
Ci limiteremo, nel risolvere il primo problema, a quei Gruppi
ai quali appartengono soltanto tutte le potenze di una so-
stituzione circolare sopra un numero di simboli non primo.
Considereremo separatamente i due casi : 1. ° che il nu-
+
mero dei simboli sia una potenza di di un1 numero primo :
-gun
2.0 cheollogeit sndligi . one
sia il prodotto di potenze di numeri primi differenti.
-407) osrolog of a traino, ionde jb
1. Caso. Il numero dei simboli sia una potenza di un
-11! invleis 2512
numero primo p ; e siano questi rappresentati1 dai } numeri
9xoloq of slits drogohing p² 125
0, 1 , 2 , 3, .. , p'--2 , p - 1 . #
Indichiamo con T il gruppo cui appartengono soltanto tutte
leopotenze della sostituzione circolare pot 12
Prolaz i up in s = (1 + 1) ་་
ni¿ suoight in trobemudian Bib

Poiché un pumero qualunque può porsi sempre sotto la


¿formanton soketat cẻ ib q > ocasioq ols well ib
* #mprimipili m {ppr? + . ' .T. 4› ›m.jpmgcno
( 10 )
dove m , m2 , M3 • • My sono p ; e poichè
V
SP = 1;

avremo
1
m V-2 m
2 ソー
SP ST S
O ~ ?1 - S² = { $

e ponendo
IMS V-t 12186)
SP = S, ;
I De 7
anche
t
m in lni opisanpe alla
I 2 V
(3) S , ' S, ² S3
S' = S₁ : Sage in Hong

e si avrà la relazione coit jo gund zu o* {


n
SP = S

Indichiamo rispettivamente con GG, MIG, it Gruppo


al quale appartengono tutte e sole le S , e le riunioni di p
disposizioni ciascuna , che si ottengono colle potenze p
delle S2 , S3 S, Dividiamo i simboli in p sistemi com-
posti ciascuno di p simboli che formino una progressione arit-
metica la cui ragione siap , cioè della forma
1945
a, a + p²-i
p¹¹ , a + 2p , " a + (p 1 )p¹-1 ,

dove sia a < p -i ; le S , saranno intransitive rispetto a que-


sti sistemi di simboli congiunti , e le potenze < p di S₂2 tran-
sitive complesse. Questi sistemi li diremo di 1. ordine , e in-
dicando con il Gruppo cui appartengono tutte le potenze
di S₂ , avremo
Hu, eta lo- ent, unda « F'➡G₂Gµ
Dividiamo questi sistemi in pa sistemi di 2.° ordine, com-
posti ciascuno di p sistemi di 1. ° ordine , nei quali ì valori
di a formino una progressione aritmetica la cui ragione sia
p -2. Le S,2 e S, saranno intransitive rispetto a questi sistemi
di 2.º ordine, e le potenze < p di S3 transitive complesse' ;
onde, indicando con I " il - gruppo cui appartengono tutte le
(( '14 ))
potenze di S3 , sarà
$ £40 la la Poup
™" — G¸™" = G;G₂G₁

Cosi seguitando si arriva facilmente a stabilire la equa-


zione
" slodgie a J
(4) T
T =
=` G, G,- , . . . 'G₂G₁ .

Se le S2 S3 ... S, şi riguardano come rispettivamente


1 ese-
guibili sopra i sistemi di 2. , 3.º 9 ... ordine sono tutte di
976
ordine p ; e G. G₂.... G , sono tutti Gruppi di ordine p,ale
full in Coubry
per ciò primi (*) . Con ciò rimane stabilito il seguente
- TEOREMA . Un Gruppo a cui appartengono soltanto tutte
0. 777
le potenze di una sostituzione circolare sopra un numero di sim-
boli che è potenza di un numero primo, è un Gruppo complesso,
e può riguardarsi come il prodotto di tanti Gruppiprími, quantè
sono le unità contenute nell' esponente del numero dei simboli
ESEMPIO. Sia p = 2 , 3. Sia Fil Gruppo di 8 °
i +1
grado, cui appartengono tutte e sole le potenze di So

G1 , G2 , G3 quelli ai quali rispettivamente appartengono le


sostituzioni
>> odont
2
S₁ = ) , s,=( i+1 ) ;
( +22) , S.

04 62 15 73
G₁ 40 26 51 37
(0 ,

G₁: ( 26
26 04
04:37
37 15
15 pr5
apa fat
62 40.73 31

( 15 73 26 04
G. = 151 37 62 40
G
nilne " i ab Daniloda (37) 1540226
ib inolev 194 G 73 51/04 62
in plasiloe onosen nib oils in sube 15

(* ) Vedi la mia Mem. sulla risoluzione dell'eq, alg. Parte I. §. 21 .


177 aka Cabs i que * 1976
( ( 112 ) )
Il sistema di Gruppi primi G, G₂ G, dal prodotto
dei quali risulta il gruppo E, non è unico. Passiamo ora a
determinare tutti i sistemi differenti che danno col loro
prodotto.
Un simbolo qualunque h, essendo un numero <p', ha la
forma
= 2.2 of98
'xp² -1 + x ₁p³- ² + · . X - 2 p + xy-1 ,
ib elul of102 Quibro Bigoz ilidipa
dove x , x1 XC.2 Xx
gove onbio sono numeri < p. Sostituiamo in
questa1912
espressione in-1 a p- , essendo i una radice
Chip di una
DAG 01979
congruenza irriduttibile di gradov , per ་།rapporto al modu-
lo p; avremo
mih ormuse nas mrgoz grilent. •2 skoizulizoz su ih ozuelog of
h x + x 2 + x²²² se estoque $ 99 ilo

Gosì i simboli diverranno eguali alle po radici della con-,


gruenza org lob olutsiogas Wam sineste bins of estos
(1
8 T
? ib (51 ) li 12 = ½ (mod . p) ." = (*) ( 2.GUTZAI
Poniamo i os..alog of alce o obal Co, lupja in obary
hit-1.
of otogastinqqs of Shad
hⓇ
incisuta
finche m P, avremo
P m
Sm S

e quindi
12 12. m m m
St IS 2 S'
(6) 2

Poiché, qualunque sia t,


h + più
SIP
C ' = (' )
)

tutti i fattori di S sono di ordine p.


Formeranno un sistema di simboli congiunti di 1.º ordine ,
quelli che non differiscono altro che per i valori di x, un
sistema di 2.° ordine quelli che differiscono soltanto per i
valori di x e di x₁ , e così discorrendo .

(*) V. Serret. Cours d'Alg . Sup. 2. edition . Leçon XXV.


( 13 ))
Nell'esempio di sopra ) prendiamo per congruenza irridutti-
bile di 3° grado, oroddon nem isi39mun itusisilisos i 970b
¿3 + i + 1 = 0(mod, que li ostao9,0198
Facendo le opportune sostituzioni , avremo slonobiro 3

iloup of my G beƒ 0,1 ; 2 ;ï+ 13^ ip , itaqugie; k²ihm) , gbuuan n


i •2
−21,0 ; i + 1 , i .; ³il , dignitoidug Phiż)
1-11518 G₂ 317

G₁ = 9
i+ 1 , i; 1 , 0 ; i²+i + 1 , i²+i ; i²+1 , i²
T=
GE +1; i²+¿ 4 ¿² + i+15 0,1 ; i , i+1
+1 , ¿² ; ¿² +i+1 , i² +i ; 1 , 0 ; i +1 , i
G2

( ï²2 +i , î² +i+1 ; i² , i²+1 , i, i+1º¹ 019


G₁
(1² + 6 +1 , 1² +^ ; W² +1 , ♬ ² ; i+1 , i ; 1 , 0
Siano k´; kgy29 , ie, Jk, v radici differenti della congruenza'
(5) , e non sia verificata nessuna relazione lineare gomil

(7) u¸k¸ ✦u¸k₂ + ukz + !! . ++ wk, = 0(mod . p)


dove u, u₂ ... u, sono numeri qualunque < p , escluso¹il
esclu ”
caso che tutti siano congrui a zero : io dico che i p❞ valori
della espressione
obnonog s
(a) h = x I + 2 + + Xy-I k,
X -1 Son
dove x, numeri , danno tutte le p
radici della congruenza ( 5 ) . Infatti , le p' espressioni di que-
sta forma sono tutte radici della (5); poiché
&
(xk , + x¸k₂‍+' ... + x,- , k‚‚pak? + x₂ k²²+
-161 omgɔ gulyugit omogleg playbooong desɔ , 19a 9m03
+ xx
A ¡lodiie xy-x + x k₂ toto r.
Toupkv = xk, take mod. P
plhim

e due che non hanno congrui i loro coefficienti numerici non


possono esser congrue ; poichèélsebusinvidɔ 9 10. X
Holle is ibox loq qol olgsiloa
... + x,-, k, = yk₁ + y₁k₂2 + ... + Y -1 ky

e x, x ... x, -, non fossero tutti rispettivamente congrui a y ,


Yabusty , sarebbe soddisfatta la congruenza lineare bol
( 14 )
+ (xy +y; )k₂ + ... + (xbiby
1}}}} (x+ y)kp → y»-1)k; = 0,
dove i coefficienti numerici non sarebbero tutti congrui a
zero, contro il supposto. I
É evidente la reciproca; " che non si possono esprimere li-l
nearmente tutti i simboli · per mezzo di radici tra le quali
esista una congruenza lineare. +i
192
/h + mil-s
Sostituiamo nella formula (6) a S il suo valore
( m༧-༠ )
--
e riduciamo; avrémo

h+ m, + mi + h+H
s
h
ponendo
j__ Hm, + m₂i.. Hm¡ ¿'-}.
Ora per ciò che abbiamo dimostrato , H si può esprimere
linearmente " per k k₂ ... k,; cioé si può porre per p

bow H = pik, + µz k₂ + plytin à


e, quindi
zM )" !,
todo
ith thehit the faith, 1:00 at the hy) ; ma
h
e ponendo
jh
qol sud ogach (k + ke)..
up ib ireiempo y el del 27 , sangaoo ollub Pibut
avre mo 1
Advic girlish ban sat ones manol als
2 " ' -1
S' = Σ " ¹ Σ" ² . .. Σ y-I
(8)
подростко . I

Come nel caso precedente potremo riguardare come for-


manti parte di sistemi di testo ordine tutti quei simboli k
dali dalla (a ) che non differiscono altro che per i valori di
x x₁ ... xe chiamando 't. il Gruppo cui appartengono
soltanto le p potenze di
di Σ si otterrà
Σt ,, și

(9) IN
Le decomposizioni in Gruppi primi sono identiche, quando
( 15 ) )
si ottengono prendendo per k‚ik) . ……. k, i due sistemi di
vatorium,nos al onslibbce Hlaup i oy olor) q > orADI
ky is ky ohnsup ( 7) 97898il

.0
Osnik () n₂kg Fa nyky 0 = 3
dove non₂ • • • ?,, sono numeri qualunque . Infatti i sim-1
boli che appartengono a un sistema di ordine qualunque t
nel 1.º caso, sono i pt che differiscono solo per il valore
della espressione

(10) xl, txik +X #11


192 #

e quelli che appartengono a un sistema dello stesso ordine


nel 2.º caso, sono quelli che differiscono solo nella parte dal
loro valore 44
---

jbkjbom i supmot
inolov jeb 93376
Ora i valori dati dalle due espressioni ( 10) " ( 11 ) sono
eguali quando siano presi in ordine differente, ossia serven-
dosi di una locuzione del Sig. Sylvester , sono disgiuntiva-
1
mente eguali; dunque le corrispondenti divisióniin sistemi, }
e quindi le rispettive decomposizioni¿in Gruppi , primi, sono i
identichesncibdues casîth thou (ob otomas H 45.ZA OUT
93 Per ottenere una decomposizione non si potrà prendere
per nessuna delle radicis kyk ( 3.9kun valore = 0; perchè
altrimenti sarebbe soddisfatta una congruenza lineare stra le
k ={
medesime. Così, se fosse k, 0 , sarebbe verificata la (7 ),
quando si ponesse u = 1 , u₁I = 0 , u₂ = 0 ... u, = 0 .
Onde per k, si potranno prendere p' 1 , valori differenti ,
LICID
questi a p - a p 1 hanno dei rapporti numerici e
quindi danno decomposizioni identiche. Dunque per la dif-
holev Tvillogat
ferenza dei valori di k si hanno p -1 modi diversi di de-,
1715
I
composizione,,
1900 1 igars iledena ih imati ai invi-
pr 1
Con ciascuno dei *། valori di k₁ , non si potranno pren- -
p
dere che p - p valori per k₂ poichè १ đại p — 1 si deb-
( 16 ) --
bono escludere i p1 dati, dá k₂ = mk , a dove) mnélun
numero < p escluso zero , i quali soddisfanno la congruenza
lineare (7), quando in essa si faccia A

u= m, u₁I = 1 , u₂0 . u, = 0 .
Per ciascuno di questi pp valori disk , se ne hanno
p²p che danno decomposizioni eguali ; e sono quelli cơm™!
presi nella formave cuela d . qi cucs 0-59 I ba
mk₂ + nk, onoizzompo allob

dove m é un numero < p, escluso zero, è n è un numero


qualunque < p, compreso zero , che sono precisamente in,
tutte 26) " S bu
e el on clock melatih ads illap onse (
p(p - 1) = p² - p.
Dunque i modi di decomposizione differenti che si possono
avere per la diversità dei valori di k₂ ek, saranno
91 1510
-
p -1 pp . __ (p " — 1 ) (p'- ' ) basup dogs
2
12( +1 )hoixol pan ib izob

Così seguitando per determinare i numeriudei valori díffesi


renti dikз kaksinarriva facilmente al seguente imp
TEOREMA . Il numero dei modi differenti di decompóri e nél
prodotto di Gruppi primi, un Gruppo cui appartengono soltanto
le potenze di una sostituzione circolare sópra un numero di sim+[
boli che è potenza di un ་ numero primo, è uguale a Bloominla
(p 1)(p³~¥ 1)(p³-2 — 1per!! (p² iw'1)) .outerbour
(p 1) -k wrong it ofsop

Per dividere effettivamente, in tutti i modi possibili , i


simboli in sistemi , si può procedere col metodo seguente.
-i i rispettivi valori di k, k₂ .. .k, che
Siano 1 , i , i² , ... ¿ -
danno ' una prima divisione tutte le PH job svo
differenti divi-
- 1
Р orisicoquo
sioni in sistemi di simboli congiunti di 1.° ordine si otter-
ranno prendendo per k, kk, rispettivamente i valori

Ta lipit , pli jupt i² . in's


( 17 )
essendo Р una radice primitiva della equazione (5 ) , e
p'--1
t< • Infatti, tra queste quantità non può aver luogo
p- 1
nessuna congruenza lineare , poichè se fosse verificata una
congruenza

p³(u + Ù‚¿ + µ‚¿² + ... + U¸ - ¡ ¿ ¹-¹ ) = 0 ,


non essendo p = 0 , dovrebbe i essere radice di una con-
gruenza di grado -1 , e quindi la congruenza di grado v
di cui l'abbiamo presa radice non sarebbe irriduttibile "
contro il supposto. Inoltre due sistemi qualunque di questi
valori di k,I k₂ · · ky , come

pt při prés • · plivar

ps psi psiz • • psiv-1

hanno per rapporto dei loro termini respettivi ps, e poiché


p"-1
t , pt-s non é una quantità numerica; e quindi
p- 1 '
py-
le divisioni in sistemi corrispondenti a questi valori,
p— 1
sono tutte differenti.
Per dividere i p- sistemi di 1. ° ordine di ciascuna delle
-
p³¹ — 1
precedenti divisioni, in sistemi di 2.° ordine, nei
-- 1
p
differenti modi corrispondenti a tutti i valori diversi di k₂ ,
si rappresenteranno questi sistemi colle p -1 radici della con-
gruenza
V-I
(12) = z(mod . p) ,
e chiamando la radice di una congruenza irriduttibile di
grado - 1 , si prenderanno per le radici della (12) per le
quali si possono esprimere linearmente tutte le altre, i valori
1 , ¿', ¿¹² ...
. . . ¿' '-2 ; e questi daranno una prima divisione :
p- 1
si moltiplicheranno per i -- valori p' ,, dove
dove Pi è ra-
p 1
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. gennaio 1855 . 2
( 18 )
.p -1-1
dice primitiva delle (12) , e t< " e si avranno come

- 1
nel caso precedente tutte le divisioni in sistemi di
p -1
2.° ordine, corrispondenti a una delle divisioni in sistemi di
1.° ordine.

Analogamente si procederà per ottenere tutte le possibili


divisioni in sistemi di 3.° 4.° . . . (v - 1 )esimo ordine.
ESEMPIO. Sia al solito p = 2 , v3 : avremo per una
divisione dei simboli in sistemi di 1.° ordine

0, 1; i, i+1 ; i² , i² + 1 ; i² + 1 , ¿² + i + 1 ;
o anche
0 17; i i³; i² i6; i4 15

Quindi , moltiplicando per le 6 potenze di i le quali sono


23-1
< poichè è radice primitiva della congruenza z7
2 ― 1'
1 (mod.2) , avremo le 7 differenti divisioni in sistemi di
1.° ordine :
0 i7; i i³; ¿² ¿¤; i4 ¿5

0 i ; i² 14; 1³ 17; 15 16
0 i²; i³ 15; i4 i ; i6 i7

(
) i³; i4 ¿6; i5 i²; i7 i

0 i4; 15 i7; ¿6 ¿³; i i²


0 ¿5; ¿6 i ; i7 i4; i² ¿³
0 16; 17 i²; i 15; i3 i4

Chiamando G,t il Gruppo primo di ordine 2 , cui apparten-


hit-1.
gono soltanto le potenze della sostituzione S =
h

queste divisioni in sistemi di simboli congiunti corrisponde-


ranno rispettivamente le seguenti decomposizioni in Gruppi
primi
( 19 )
TGG, G₁I === G4G3G₂ = G5G4G3 = G&G5G4
G6G5G4
2
= G, G6G5 = G, G,G6 = G₂G¸G,.

Prendiamo orà

¿¹² + ¿' +1 = 0(mod.2) ;


2
0, 1 , i' , i' + 1 saranno radici delle z² = z ( mod.2) e po .
tranno rappresentare i 4 sistemi di 1. ° ordine di una qua-
lunque delle 7 precedenti divisioni. Moltiplicandole2 per le
2
potenze della radice primitiva della congruenza z² -¹--1 = 0;
abbiamo le 3 divisioni in sistemi di 2. ° ordine corrispondenti
a ciascuna divisione in sistemi di 1. ° ordine , cioè
.12
0, 1 ; i' , ¿¹²
0, i'; i'", 1 ,
0, 2; 1 , i' .

Con ciò le altre 14 decomposizioni saranno

r = G₂G3G₁ G3G4G₂ = G4G5G3 = G5G6G4 = G6G, G5


= G, G , G6 2
G , G₂G, = G¸G5G, = G4G6G2 G5G,G3

= G6G, G4 = G, G₂G5 = G , G3G6 = G₂G4G7 .·

Quel che avviene nel caso di p 2 e v = 3, vale in ge-


nerale qualunque siano p ev , cioè I Gruppi primi col pro-
pv.. 1
dotto di v dei quali può ottenersi г, sono di grado p, a
- 1
p
ciascuno dei quali appartengono tutte e sole le potenze di una

sostituzione della forma( h+′) , dove p è radice primitiva de

¿¹³-¹_1= 0 e t
1
Lascerò al lettore la dimostrazione di questo teorema, che
è molto semplice .
2.° Caso. Se il numero N dei simboli è il prodotto di v
( 20 )
potenze di numeri primi differenti, tutte le potenze di una
sostituzione circolare di ordine N, sono il prodotto di v po-
tenze di sostituzioni di ordini rispettivamente eguali alle
potenze dei numeri primi differenti, che sono fattori di N.
Sia αI α dz α
2 ‫ע‬
N = P₁ P₂2 P.3 • • p, ' ;

· P, siano tutti numeri primi differenti. Rappre-


e P1 P2
sentiamo i simboli con i numeri

0, 1 , 2, 1 , • • N ―― 2 " N --- 1

e riguardiamo al solito eguali a zero i multipli di N. Chia-

miamo S la sostituzione circolare di ordine N , ;


( #1)
Sarà evidentemente S' =(i+1).

Qualunque sia 7, per un teorema aritmetico dovuto a Cau-


chy (*) abbiamo
m.IN m₂N m₂N
1= . α
c + + α (mod.N)
I
Pi P22 P,"

dove mi m₂ · m, sono numeri rispettivamente minori di


a a aV
I 2 • onde essendo
Pi Pa P,

SN= 1

avremo
m N m N mN
I 2 บ
++ +
α α α
2 Y
P. P2
S' S

m N m N m
I 2 ‫ע‬
α α α
1 2 ‫ע‬
P
= •

(*) Vedi Cauchy, Exercices d'Analyse et de Phis. Math. vol. III ,


( 21 )
e ponendo
N
a
Pt
S = S,,

m m m
I
(13) = S • • S
2
Poiché
αt
Pt
S₁ = 1 ,

le sostituzioni S, S₂ • • S, sono rispettivamente degli or-


α α α
dini Pi 1 2
P₂2 • P

Le sostituzioni S, sono intransitive rispetto ai sistemi di


α
P, 'I simboli a
N 2N (p¹ — 1 )N
h, h + h+ h +
α α a
I I I
Pi
a
dove h non è divisibile per p₁' ·

Le sostituzioni S, sono transitive complesse rispetto ai si-


stemi precedenti , e intransitive rispetto ai sistemi composti
α
di P2 dei precedenti sistemi nei quali i valori di h for-

mano delle progressioni aritmetiche di cui il primo termine


N N
non è divisibile nè per - α né per e la ragione è
α
2 I
P2 P₁
N
Analoghe proprietà hanno le S3 , le S4 .... le S, .
Pa2
Onde indicando con C il gruppo cui appartengono tutte e
sole le S' , con G,t quello cui appartengono soltanto tutte le
S,, avremo
( 22 )
(14) C = G , G,-1 . . . G₂G、、•

Poiché non abbiamo fatta nessuna ipotesi sulla grandezza


α a a
I 2 . l'ordine dei Gruppi
relativa dei fattori p. ' P₂ · Pソ •

primi nel prodotto C sarà indifferente


ESEMPIO. Sia N = 2. 3. 530 , e al Gruppo C appar-

tengano tutte le sostituzioni S = ; e a G, le


(i+1);

i+15 i
S₁ = ( +19) , a G₂2 le S₂2 =( (+10), a G3 le S3 =(1 +6 ) .

I 30 simboli si possono dividere in sistemi congiunti in 6


modi , uno de'quali è il seguente :

0 15 6 21 12 27 18 3 24 9
10 25 16 27 22 7 28 13 4 19

20 5 26 11 2 17 8 23 14 29

Le S, sono intransitive rispetto ai sistemi del tipo h , h+15 ;


le S₂ transitive complesse rispetto ai precedenti e intransi-
tive rispetto ai sistemi composti di 3 dei precedenti nei quali
hè della forma h₁ , h, +6 , h , +12 : e le S3 transitive
complesse rispetto a questi ultimi; onde

C = G3 G₂ G₁

Si potrebbero dividere i simboli anche nel modo seguente


0 6 12 18 24 15 21 27 39
10 16 22 28 4 25 1 7 13 19

20 26 2 8 14 5 11 17 23 29 :

e questa decomposizione darebbe luogo alla equazione sim-


bolica
C = G₁G₂G3 •
Altre 4 divisioni differenti darebbero le altre 4 equazioni
simboliche
( 23 )

2 G3 ·
C = G, G , G₂ = G₂G¸G , = G¸G3G₂ == G₂G,

TEOREMA. Un Gruppo C cui appartengono soltanto tulte le


potenze di una sostituzione circolare sopra un numero N di simboli,
α α α
2 บ
se N = p₁¹ p² • • • P, e P1 P2 · • • p, sono numeri primi

differenti, non può ammettere per fattori altro che un solo siste-
α1 α a
ma di Gruppi , i gradi dei quali siano p p . ·P บ

Infatti supponiamo possibili due divisioni dei simboli in


α
sistemi composti ciascuno di p₁I ' simboli , e sia il tipo dei
x
primi I -
N 2N (Pi - 1)N
h, h + h + · h +
α α α
I I
PI Pi

quello dei secondi


α
h₁ , h₁I + α, ... h₂2 + 2α h₁ + (p - 1)α .

I termini di ambedue debbono formare delle progressioni


aritmetiche , perchè alcune sostituzioni di C , e quindi della

forma (i
( ++ )
) , devono essere intransitive rispetto ai mede-
simi.
Due simboli di uno qualunque dei primi sistemi non po-
tranno essere eguali a due di uno dei secondi , senza che
tutti i primi sistemi non siano identici coi secondi . Poichè,
supponiamo
mN
h + = h, + m'a (mod.N)
α
I
P₁'

nN
h +
α = h , + n'a:
I
P

sottraendo avremo
( 24 )
N
- n')α,
(m — n) α (m'
I
ed essendo I

s(m'nn')') = 1 (mod . N)
si otterrà
N
a = s(m — n) α
I
Pi '

e quindi tutti i simboli di ciascuno dei secondi sistemi di-


sgiuntivamente eguali a quelli di uno dei primi .
N
La sostituzione S₁I = i + α intransitiva rispetto
(: I
P1

alla prima divisione, sarà transitiva complessa rispetto alla


seconda; onde se abbiamo nella seconda divisione un sistema
α
I
h₁ , h₁I + α , h₁ + 2α , · • h₁ ++( per
(p₁ 1)α
a
I
ne avremo altri p -1 9 della forma

mN mN mN a
h₁ + α " h, + a -+ α, ... h₁ + α + (p²²I²i -1)a
I
Pi Pi
".
e se questi non li esauriscono tutti, altri p, ' della stessa for-
ma, e cosi discorrendo ; onde il numero totale dei sistemi
α
dovrebbe esser multiplo di p¹ , ed essendo ciascuno compo-
α
I
sto di p¹ simboli differenti , i simboli dovrebbero essere
20
I
un numero N divisibile per p、 9 mentre la più alta poten-

za di p, che divide N è a ,. Dunque l'unica divisione in si-


α
1
stemi di 1.° ordine composti di p₁I ' simboli è quella per cui
sono intransitive le sostituzioni della forma.

N
S₁ = α
t
Pt
( 25 )
се 0
e quindi un sol sistema di Gruppi di grado p₁ ' , p229 ... Py

può dare per prodotto il Gruppo C.


Passiamo ora alla soluzione del secondo problema , cioè
determiniamo il massimo moltiplicatore dei Gruppi che ab-
biamo considerati fin qui . Anche in questo sarà necessario
studiare separatamente i due casi .
1.° Caso . Quando il numero dei simboli è una potenza v
di un numero primo p, conservando tutte le denominazioni
stabilite, e indicando con P le sostituzioni del moltiplicatore
del Gruppo T, per determinarle si dovrà risolvere la equa-
zione simbolica
(15) PS ' = S " P ,

nella quale i valori di le di l' sono disgiuntivamente eguali .


Poniamo

P == ( (4) ) ;

poichè

s' =
1 = ( +1) 8" = ( + ),

dove ky e ky sono radici della congruenza (5 ), la equazione


simbolica (15) si trasforma nella congruenza funzionale

(16) q(h + k₂) = q(h) + k₂ (mod . p) .

L'integrale più generale che io ho trovato della (16) , è

q(h) = A + Ah + A₂h² + ... Ah (mod.p):

dove A , A,, A,2 ... A, sono radici della (5) , e


P V- I
A¸ k¿ + A₂k¿ + . . . . Ak? ky'.

Onde avremo V-I


P = A + A‚h + A¸h³ + ….. + A„k?
h )
V-T
+ A,hr
= ´A¸h + A¸h³ +
へん )(h+A )
( 26 )
e poichè il 2.º fattore è una sostituzione appartenente a l
',
si può stabilire il seguente
TEOREMA. Tutte le sostituzioni appartenenti al massimo
moltiplicatore di г sono comprese nella espressione
V-I
Anh + A , h + ... A,hr
(17) P =
h k
(A. )
dove A, A, ... A, sono radici della (5) .
Alle sostituzioni P si può dare anche un altra forma . Sia
h = x + x¸i + x₂i² + ... y-I

dove x, x ... x,- sono numeri <p : poichè x = x , sarà


t
h¹' = x + x¸¡¹² + ¤¸ï²²² +. · X - 12

e quindi ponendo
A₁I + A₂2 + • • + A, = k、
V-1
A¸¿ + A₂¿¹³ + • • · + Ayip = k₂

ソーⅠ
A¸¿ »-¹ + ¿¿(³−1)» + ... + A( -1 ); = ky ,
avremo

A¸h + Á¸h³ + ... + A¸h?”˜†


1
= xk, + x₁k₂ + x3k3 + ... + xy-、 k‚ ‚

xk¸ + x¸k₂ + x₂k3 + • + xy-、 ky


(18) P = •2 Ky
·x + x¸¿ + x₂¿² + • • ++ xy- I iv-1 ).

Le sostituzioni P sono in numero di p² , poichè ciascuna


delle k può avere p' valori . Alcune di esse sono proprie, al-
tre improprie. Sono improprie quelle soltanto per le quali sono
eguali due almeno dei valori della linea superiore nella es-
pressione ( 18), differenti nei loro coefficienti numerici. Ab-
biamo già veduto che questo non avviene altro che quando é
sodisfatta una congruenza lineare tra k₂ k₂ ... k,, nella quale
( 27 )
tutti i coefficienti non sono contemporaneamente congrui a
zero. Dunque
Affinchè una delle sostituzioni ( 18) sia propria è necessario
e sufficiente che non sia verificata nessuna congruenza lineare
(19) uk, + u¸k₂ + u₂kz + . . . + u,k, = 0) ,
dove u , u,, U₂ ... u, non sono tutti contemporaneamente = 0.

I valori che potrà aver k, senza che sia soddisfatta la


(19) saranno p” -1 , perché dovrà escludersi zero che la
sodisfa quando si faccia
u = 1 , u₁ = u₂ " • · = 0.

Con ciascuno dei p1 valori di k,, k, potrà averne p -p,


poiché dovremo escludere i p della forma k₂2 = mk , dove m
è un numero < p, essendo per questi verificata la (19) ,
quando si ponga in essa
u = m, u₁ = 1 , u₂2 = uz •• u,= 0 .
Con ciascuno dei (p - 1 )(pp) valori di k , e k₂ , k po-
2
trà avere p 15 p² valori , dovendosi escludere i p² valori
della forma k3 = mk₂ + nk, dove m e n sono numeri <p,
per i quali è verificata la (19 ), quando si ponga

u = n , u₁I = m, u₂2 = 1 , u3 = u4 = ... = u, = 0.


Così seguitando si arriva a stabilire il seguente
TEOREMA . Il numero delle sostituzioni proprie del massi-
mo moltiplicatore di Tè

(p” —1 )(p” —p)(p³ —p³ ) . . . (p³ — p³-1),


Alle sostituzioni P si può dare anche un altra forma. Siano

k₁ = m + m‚¿ + m₂ï² +- · .. -+
- My-s 29-1

h₂ = m ' + m ; i + m, i² + • + my_、

(20)

k₁ = m(x- 1 ) + my - 1)i + m /x - 1 );²2 + ... +m(x-1 )

Sostituendo questi valori nella espressione (18) avremo


( 28 )

[mx + m² x₁ + ... + m( -1) xy -x

+(m¸x + m} x , + ... + m²(x- 1 ) x,-1)i


(21 ) P=
+ ... + (m,-1 x + m¦- 、 x、 +... +m ( -1 ) x,-1 )¿ »-¹ ]

x + x¸i + x¸ï² + ... + Xx-


X‚ - ¡1 ¿ »-

Abbiamo veduto che affinchè una sostituzione sia impro-


pria è necesrario e sufficiente che sia soddisfatta una con-
gruenza lineare

uk, + u¸k₂2 + u₂k3 + ... + m₁ , k₁ = 0.


Ponendo in luogo di k , k₂ ... k, i loro rispettivi valori dati
dalle (20), si deducono da essa le seguenti congruenze ,
eguagliando a zero i coefficienti delle potenze di i ;
mu + m² u₁ + • + m(»-1) u, -、 = 0

(x-1) U₁)-1 =0
m₁u + m} u、 + + mi

m₁-1 u + m ,_, + · + m(x-1) u₁-1 = 0,

le quali non possono esser sodisfatte da nessun valore nu-


merico di u И · · • U- , se non è congruo a zero il de-
terminante D che ha per elementi i coefficienti m m , ...
vale a dire se non è

m mi II m( -1)
II • • · m( -1 )
m, m} m
1
D= 0

II
m -1 m , m • m(x-1 )

Quando poi D 0 vi sono dei valori numerici di u u, ... u,-1


che soddisfano la (19) , quindi la sostituzione corrispondente
é impropria. Dunque
( 29 )
Affinché una sostituzione P sia propria è necessario è suffi-
ciente che il determinante D fatto con i coefficienti mm, ... quan-
do essa è data dalla forma (21 ) , non sia congruo a zero.
Chiamiamo Mil gruppo cui appartengono soltanto tntte le
sostituzioni proprie date dalla espressione ( 17 ). Esso sarà di
grado
p = (p - 1) (p" -p) (p" --p²) . . • (p³ — p³-¹).

I simboli delle disposizioni di M possono ridursi a p’ - 1,


perché il simbolo zero non rimane permutato da nessuna
delle sostituzioni P. Questi p -1 simboli possono dividersi
in p'-1 sistemi composti ciascuno di p - 1 simboli con-
P 1
giunti che hanno tra loro dei rapporti numerici , e rispetto ai
quali, sono intransitive le sostituzioni

s =(/
{2
^)

dove è una radice primitiva di p , et un numero qua-


lunque < p ; e tutte le altre sostituzioni P sono transitive
complesse. Infatti prendiamo uno di questi sistemi

H, gH , g³H . . . . g³-2H ,
dove Hé una radice della ( 5 ) . La sostituzione S convertirà
questi simboli negli altri

g'H , gt+¹H , gl +2H . . . • gi+p-2 H ,


che sono disgiuntivamente eguali a loro.
Un altra sostituzione qualunque P differente da S , li con-
verte nei seguenti

H₁ , gH、, g²H₂ • 9P-2 H,

quando sia posto


V-1
H₁I = A‚H + A₂H” + . . . + A, H ....

e questi simboli formano un altro sistema di simboli con-


giunti , perchè hanno tra loro anche essi dei rapporti nu-
merici.
( 30 )
Chiamiamo M, il Gruppo cui appartengono soltanto tutte
le S ; m quello cui appartengono tutte le altre P, avremo ,
in conseguenza della precedente divisibilità in sistemi di
simboli congiunti ,
M = mM ,,
μ
e M, sarà di grado p -1 , e m di grado
Р 1
Tutte le sostituzioni di M che hanno il determinante
residuo di resima potenza rispetto al modulo p (tra le quali
sono comprese tutte le sostituzioni appartenenti a M, che
hanno il determinante = g ), formano un sistema di sosti-
tuzioni conjugate. Infatti; siano σ, o, due sostituzioni , e
sia

Poichè e hanno la forma ( 21 ) , il loro prodotto ' ha


il suo determinante congruo al prodotto dei determinanti dei
due fattori σ , 52 ; ed essendo questi residui di vesima po-
tenza, lo sarà anche quello del prodotto ' , e quindi σ' ap-
parterrà allo stesso sistema di sostituzioni conjugate.
Chiameremo M' il Gruppo cui appartengono soltanto le
, e a una sostituzione il cui determinante non é
sostituzioni
residuo di vesima potenza di p. Deriviamo M' per mezzo di
w; avremo 2 derivati eguali. Infatti siano le sostituzioni
del derivato di M' per mezzo di o , avremo
Wσ = Ow

Ora i determinanti dei due membri di questa equazione sim-


bolica dovranno essere eguali , e quindi congrui i prodotti dei
determinanti dei loro fattori. Dunque i determinanti delle
e delle saranno congrui , e residui di vesima potenza per
ambedue. Dunque le saranno disgiuntivamente eguali alle
9, e i due derivati eguali.
Chiamando M3 il Gruppo cui appartengono soltanto 1 e w,
avremo
m = M3M' ;
( 31 )
e quindi, indicando con M₂2 il Gruppo cui appartengono sol-
tanto le sostituzioni appartenenti a m che hanno il determi-
nante residuo di vesima potenza sarà
M' = M,2 M, :
onde finalmente,
(22) M = M₂M 2,M ,.

Dunque potrà stabilirsi il seguente


TEOREMA. Il massimo moltiplicatore del Gruppo П si può
sempre riguardare come il prodotto di 3 gruppi uno di grado

p- 1, uno di grado e l'altro di grado 2.


2(p- 1)
2. ° Caso. Indichiamo con C il Gruppo cui appartengono
tutte e sole le potenze di una sostituzione circolare sopra
α a a
I 2
un numero N di simboli , essendo Np, p ... P Pi P₂
p , e p、 P2

... p, numeri primi differenti. Primieramente le sostituzioni

del massimo moltiplicatore di C saranno tutte intransitive o


transitive complesse rispetto a una divisione dei simboli in si-
stemi congiunti rispetto alle sostituzioni di C. Infatti; sup-
poniamo che una sostituzione Σ del Moltiplicatore di C non
sia né intransitiva nè transitiva complessa rispetto alla divi-
N
sione dei simboli in I
x sistemi composti di påI simboli
Pi

congiunti ciascuno. Siano congiunti i simboli delle seguenti


linee orizzontali
а 1 а2 аз •
PI
1
b₁ b₂2 bz • • b α
ρι
(23)

hạch , h3 • · h ર
( 32 ) 1

La sostituzione Σ convertirà questi simboli rispettivamente


negli altri, che saranno eguali a loro soltanto disgiuntiva-
mente,
a' , a'₂2 a's .. • a'
P 1
I
2 b'3 . · • b' a
b' , b'₂
p 1
(24)

2 h'3
h' , h'₂ k' α
piI

Ora eseguendo la sostituzione E su tutte le disposizioni di


C, si otterrà un Gruppo C' di disposizioni che avranno i
simboli (24) rispettivamente in luogo dei ( 23 ) e quindi ,
come le sostituzioni di C erano intransitive o transitive com-
plesse rispetto alle linee orizzontali della divisione (23 ) lo
saranno anche rispetto a quelle della (24) . Ma essendo Σ
una sostituzione del moltiplicatore , Ce C' sono eguali ;
dunque le sostituzioni di C sarebbero tutte intransitive o
transitive complesse rispetto alle due divisioni differenti in
N
α sistemi diversi di psimboli congiunti ciascuno; il che
I
Pi
é impossibile, perché abbiamo dimostrato possibile soltanto
un modo di divisione in sistemi di questa specie . Onde si
può stabilire il seguente
TEOREMA. Tutte le sostituzioni del massimo moltiplicatore
del Gruppo C, a cui appartengono tutte le potenze di una so-
stituzione circolare sopra un numero di simboli che ha dei fat-
tori primi differenti, sono intransitive o transitive complesse ri-
spetto a una divisione in sistemi di simboli congiunti, e il pro-
dotto di C per il suo massimo moltiplicatore , è un Gruppo
complesso.
Riprendiamo la equazione simbolica ( 14)
( 33 )
CG,G,-... G.G ..·

Dovendo tutte le sostituzioni del moltiplicatore essere in-


transitive o transitive complesse come quelle dei Gruppi G,
G -... G₂G, per avere il massimo moltiplicatore basterà
determinare i massimi moltiplicatori dei rispettivi Gruppi
G , G₂ ... G, problema già risoluto, poichè essi sono rispet-
α α α
2
tivamente di grado p p ...p . Chiamiamo M , M¸ ... M , i
massimi moltiplicatori rispettivi di G,I G₂ G, avremo che
il massimo moltiplicatore di C sarà

M = M , M,- , . . . M,M ,,

e il prodotto di C per M , sarà un Gruppo complesso ,


chiamandolo G , avremo

(25) GM, G, M -1 G -1 ·... M₂G₂M


2 , G ,.

Qui mi par conveniente distinguere ciò che in questa Nota


mi appartiene, da quello che è dovuto ad altri . La decom-
posizione di una potenza qualunque di una sostituzione, l'or-
dine della quale ammette fattori primi differenti , in sostitu-
zioni che siano ciascuna di ordine potenza di un sol numero
primo, fu data da Cauchy nei Comptes Rendus del 1845; io
bo ottenuta, mercé la considerazione dei sistemi di simboli
congiunti, la ulteriore decomposizione di queste ultime in
sostituzioni di ordine primo , e quindi assolutamente inde-
componibili . La decomposizione dei Gruppi complessi di gra-
do non primo, forma la sostanza del Metodo di Gauss per le
equazioni binomie; io ho mostrato come essa deriva diretta-
mente dalla decomposizione delle sostituzioni che loro ap-
partengono, e ho aggiunto la determinazione del numero di
tutte le possibili decomposizioni differenti, e della forma delle
sostituzioni che appartengono ai Gruppi primi nei quali si
decompongono i Gruppi complessi , tanto nel caso che il loro
grado sia potenza di un numero primo , quanto in quello che
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI . gennaio 1855. 3
( 34 )
ammetta fattori primi differenti. Le sostituzioni del massimo
Moltiplicatore di un Gruppo di grado p' furono dati da Ga-
lois, senza dimostrazione, sotto una forma analoga alla (21 ) :
ma la congruenza funzionale, e il suo integrale generale ,
d'onde deriva la necessità di quella forma , la detti io per
la prima volta nella Memoria Sulla risoluzione delle equazioni.
La decomposizione del massimo moltiplicatore in tre Gruppi ,
Galois la dette soltanto per 2; io l'ho estesa per un va-
lore qualunque di 2 Che i Gruppi complessi , nel caso che
il numero dei simboli ammetta fattori primi differenti , non
possano avere che moltiplicatori complessi , fu scoperto da
Galois ma la semplice dimostrazione che qui ne ho data ,
è forse la prima veramente completa.

PHYSIQUE . - Sur l'induction électrostatique .

Lettre de M. P. Volpicelli à M. V. Regnault. (1 )

» Dans la dernière communication que l'illustre Melloni


fit à l'Académie (2) il démontra qu'un conducteur isolé , étant
induit , manifese une même électricité , inėgalment distri-
buée sur toute sa surface , c'est-à-dire l' homologue de l'in-
duisante , tandis que l'électricité contraire s'y trouve dissi-
muléc et privée de tension. Ce fait, qui dèrive évidemment
de ce que deux électricités contraires et libres ou sensibles
ne peuvent coexister dans un conducteur sans se neutraliser,
avait échappé jusqu'à présent aux physiciens.
» M. de la Rive, frappé de voir que les indications èle-
ctrométriques étaient contraires dans les extrémités du con-

(1 ) Estratta dai Comptes Rendus de l'accademie des sciences T.


XL p. 246. Paris 1855. Vedi anche l'Institut 23º année n .° 1101 p.
45, Paris 1855 .
(2) Comptes Rendus tome XXXIX. page 177.
( 35 )
ducteur induit , fut le premier à admettre (1 ) cette recti-
fication de Melloni , qui la démontrait en défendant de
l'induction, par une lame conductrice communiquant avec le
sól, celui des électrométres annexés au conducteur , le plus
prés de l'induisant (2 ). De là, Melloni fut amené à conclure que
les indications électrométriques; contraires dans les deux ex-
trémités du cylindre induit, étaient occasionnées par une in
fluence ou perturbation électrique , produite par l'induisant sur
l'électromètre qui est le plus prés. Malheureusement ce phy→
sicien ne peut pas pousser plus avant ses recherches , car
peu de temps aprés il était enlevé pour toujours à la science .
» Il reste donc à voir quelle peut être la naturé de cette
influence perturbatrice dans l'intéressant phénomène indiqué.
A cet effet, nous croyons utile d'observer que , si l'on ap-
proche un corps électrisé du bouton d'un électrométre à
pailles, celles-ci divergeront par une électricité sensible; au
lieu que, si on l'approche vers les extrémités des pailles ,
elles divergeront alors par une électicité dissimulée; et si ,
en continuant l'induction , on fait, communiquer le bouton
avec le sol, elles divergeront encore davantage . Pour expli-
quer la divergence par électricité dissimulée, nous ferons ob-
server, en premier lieu , avec M. le professeur G. Belli (3 ) , que
l'électricité induite et l'électricité sensible n'ont lieu qu'aux
surfaces, et qu'elles sont beaucoup plus énergiques dans les
saillantes que dans les rentrantes. En effet, selon les doctrines
de M. Faraday (4) , l'induction électrostatique dans les sur-
faces rentrantes ne peut s'effectuer que par des lignes cour-
bes ; c'est pourquoi elle doit se montrer en ce cas plus fai-

(1) Archives des sciences physiques et naturelles tome XXXIX


page 179.
(2) Comptes Rendus tome XXXIX p. 179.
(3) Corso elementare di fisica sperimentale tomo III pag . 129 .
Milano 1838 .
(4) De la Rive, Traité d'électricité Tomo I pag. 139. Paris 1854 .
( 36 )
ble, et elle peut même être nulle. En second lieu, par suite
de l'attraction mutuelle entre l'électricité induite et l'indui-
sante, les pailles, sous l'induction, seront plus énergiquement
attirées dans leurs surfaces extérieures que dans les intè-
rieures ; c'est pourquoi, quand elles seront induites dans les
etrémités, elles devront toujours diverger, et par attraction.
Le même effet aura lieu toutes les fois que les pailles au-
ront une électricité libre ou sensible quelconque, pourvu que
l'induisante ait l'énergie suffisante et qu'elle ne soit pas pla-
cée dans l'ouverture des pailles.
» Cela dit , approchons d'un corps électrisé positivement
un cylindre conducteur isolé, muni d'un couple de pailles
aux extrémités : arrivera l'induction , que nous appellerons
principale, pour la distinguer de celle qui est propre à l'ana-
lyseur, ou coïbent électrisé, par lequel on juge la nature de
l'électricité libre ou sensible. Les pailles les plus proches de
l'induction principale seront sous son influence, même dans
leurs extrémités ; et comme l'induction est plus énergique
dans les surfaces extérieures, l'attraction entre le négatif in-
duit et le positif induisant produira la divergence . Mainte-
nant, qu'on approche du sommet des pailles un analyseur :
s'il est positif, la divergence diminuera ; et, s'il est négatif,
elle s'accroîtra; mais toujours les pailles manifesteront, contre
le fait , que le conducteur induit possède dans l'extrémité à
elles correspondante une électricité libre et négative .
» On reconnaîtra facilement que la manifestation indiquée
par les pailles est illusoire, quand on juge de la nature de
l'électricité libre dans toute la surface du conducteur, si l'on
fait attention à ce qui suit. Les pailles accouplées les plus
rapprochées de l'induction principale, d'une énergie suffisante,
sont sous l'influence de celle-ci , même dans leurs extrémités ;
c'est pourquoi elles devront diverger par attraction . Main-
tenant, suivant qu'on approchera de leur sommet un analy-
seur positif ou négatif, elles seront soumises à deux indu-
( 37 )
ctions, l'une principale , l'autre provenant de l'analyseur, les-
quelles deux inductions , pour les effets , devront être regar-
dées comme contraires dans le cas de l'analyseur positif, et
comme conspirantes dans le cas de l'analyseur négatif. Il y
aura donc, dans le premier cas , diminution , et dans le sc-
cond, augmentation de leur divergence. En effet, dans le cas
de l'analyseur positif, l'électricité négative des pailles sera
disputée par les deux inductions indiquées , que, pour cela
seulement, nous regardons comme contraires ; par conséquent
la divergence produite par l'attraction , entre le positif in-
duisant et le négatif induit, devra diminuer. Dans le cas de
l'analyseur négatif, l'électricité négative des pailles sera por-
tée vers les extrémités de celles- ci , par les deux inductions
indiquées , que, pour cela seulement, nour regardons comme
conspirantes ; ainsi la divergence par attraction cutre l'indui-
sant positif et l'induit négatif, devra croître. Mais si les pail - `
les, dans chacun des deux cas précités, sont défendues, comme
l'a observé Melloni , par une lame conductrice communiquant
avec le sol , elles resteront sujettes seulement à l'induction
de l'analyseur : aussi leur divergence croitra-t-elle ou dimi-
nuera-t-elle, selon que celui -ci sera positif ou négatif, ainsi
que l'exige précisément la nature positive de l'électricité li-
bre dans l'électromètre.
» Un raisonnement semblabe doit être fait dans le cas où
l'induction principale sur le conducteur isolé est négative.
Alors, en approchant l'analyseur positif du sommet des pail-
les , leur divergence croitra, parce qu ' elles seront soumises
à deux inductions conspirantes, l'une principale , l'autre pro-
venant de l'analyseur. Ces deux inductions tendent toutes
deux à porter le positif des pailles vers leurs extrémités; et
si l'on approche de ce sommet un analyseur négatif , alors
la divergence électrométrique diminuera , parce qu'elle sera
dépendante des deux inductions, qui cependant sont en ce
cas contraires , attendu qu'elles se disputent entre elles le
( 38 )
positif des pailles. C'est pourquoi, même dans cette seconde
expérience, les manifestations électrométriques seront illusoi-
res, parce qu'elles indiqueront, contre le fait , une tension
positive dans l'extrémité las plus proche de l'induction prin-
cipale . Mais, si l'on défend les pailles de la manière déja
indiquée, celles-ci, en restant soumises à la seule induction
de l'analyseur, diminueront ou accroîtront leur divergence
selon que l'analyseur sera positif ou négatif, ainsi que l'exi-
ge précisément l'électricité négative libre existante dans toute
la surface du conducteur induit.

>> Donc la cause que Melloni a appelée influence ou per-


turbation électrique, depend uniquement des lois connues de
l'induction électrostatique; et elle consiste en ce que l'éle-
ctromètre le plus prés de l ' induisant se trouve soumis en
même temps à deux inductions, l'une principale , l'autre de
l'analyseur, lesquelles , étant tantôt conspirantes et tantôt op-
posées , produisent toujours des divergences illusoires , par
rapport à l'électricité du conducteur induit, daus l'expérience
fondamentale de l'induction électrostatique .
» L'explication que nous venons de donner est pleinement
confirmée par une circonstance qui n'a pas encore été ob-
servée dans les indications de l'électromètre le plus proche
de l'induction principale : c'est que si, par le moyen d'une
lame conductrice communiquant avec le sol , on défend les
pailles de l'induction principale , la divergence de celles- là
diminué d'abord; puis, à défense compléte, elle croit de nou-
veau , en restant cependant moindre qu'auparavant . De la
même maniére, quand on enlève la défense, la même chose
arrive , c'est- à-dire que la divergence subit les mêmes phases,
en restant toutefois plus grande qu'auparavant . Donc , soit
qu'on effectue, soit qu'on enlève la défense indiquée , tou-
jours est- il que les pailles manifestent un minimum de di-
vergence. Cela prouve qu'une telle divergence est produite
par des causes diverses qui se succèdent, agissant l'une avant
la défense, l'autre aprés.
( 39 )
» En effet, pendant qu'a lieu cette défense, la divergence
par l'électricité d'induction doit d'abord diminuer, puis ces-
ser, en donnant lieu à la divergence par l'électricité sensi-
ble; tandis que, si l'on ôte la défense, on verra d'abord di-
minuer, puis cesser la divergence par l'électricité sensible ,
en donnant lieu à celle par induction. Or, dans l'un et dans
l'autre cas, il doit se vérifier un minimum de divergence ,
lequel, si l'expérience est faite avec diligence , correspondra
au zéro .
>> Enfin, nous observerons que les phénomènes que nous
venons d'indiquer se produisent également bien, moyennant le
seul électrométre à pailles. Il suffit, dans ce cas, de charger
l'électromètre d'une électricité qui représente l'électricité libre
du conducteur isolé et induit ; en outre, d'approcher vers
les extrémités des pailles un corps suffisamment électrisé
qui représente l'induction principale; en dernier lieu, d'ap-
procher un analyseur du bouton de l'électromètre . Par un
tel procédé se produiront les mêmes divergences illusoires
dont nous avons parlé , et qui cesseront d'être telles, c'est-
à-dire qui seront réduites , conformément à la nature de l'
électricité libre dans les pailles , aussitôt que celles - ci seront
défendues de l'induction principale par le même moyen avec
lequel on les a défendues dans le précédentes expériences. >>
( 40 )

ANNUO CONFRONTO
DI DUE OROLOGI A PENDOLO
E DI UN CRONOMETRO.

NOTA
DEL SIG PROF. GIUSEPPE BIANCHI

Alle pagine 18 ....23 del T. V. ° di codesti Annali di Scienze


matematiche e fisiche io esposi l'andamento relativo dei due
migliori orologi a pendolo di questo R. Osservatorio e di
un mio cronometro da marina di Dent , che può stare con
essi al paragone. Come però ad assicurarsi della bontà e
perfezione meccanica di cotal genere di stromenti fa d'uopo
estenderne le indagini ed i confronti ad un anno almeno
per conoscerne specialmente i maggiori effetti degli estremi
e dei medii della temperatura nelle giornaliere successive
variazioni, e tal pur essendo la pratica addottata nelle spe-
cole primarie, qual è quella di Parigi, di non emetter giu-
dizio sopra i cronometri da servir in mare se non dopo un
anno di prove istituite a rigore di astronomiche determina-
zioni, cosi bo stimato giovevole di estender l'argomento di
quella mia Nota , pubblicata col titolo di un Pendolo e di
un Cronometro, ad un'annua serie non interrotta di osserva-
zioni comparative. E tale appunto è quella che ora presento.
L'orologio M di Molyneux, con pendolo a compensazion di
mercurio che oscilla fra Sud e Nord , stando a due passi dal
mio Circolo meridiano , può immediatamente regolarsi coi
passaggi osservati del Sole e delle stelle. Io da non pochi anni
fermai di tenerne il registro delle quotidiane variazioni de-
dotte unicamente dai passaggi delle due stelle zenitalia del
Cigno e a dell'Auriga , che veggonsi nel meridiano sopra il
polo a qualunque ora del giorno , e che per l'equazion si-
derea del pendolo all'istante osservato del loro passaggio non
richiedono la correzion di azzimut del canocchiale ; assunta
( 41 )
poi dall' effemeridi esattissime di Berlino l'ascension retta
istantanea ed apparente della stella , che è nota e precisa
quant'occorre . Da tal equazione e dal suo prossimo cambia-
mento diurno io desumo quella per l'istante del mezzodi
vero più vicino, e applicandola al tempo sidereo di esso mez-
zodi, somministra tomi pure dalla stessa effemeride e ridotto.
a Modena colla nota differenza di meridiani , ottengo così
l'istante del mezzodi me desimo in tempo siderale , come se
fosse realmente osservato, e l'equazion simultanea dell' oro-
logio M.
In riguardo all'orologio S di Sgarbi, regolato al tempo me-
dio, modellato sopra M dal fabbricatore e col pendolo simil-
mente a compensazion di mercurio che oscilla fra Est e Ovest,
si questo che il cronometro D di Dent essendo tenuti nella
sala dell'Osservatorio, di un piano inferiormente a quello del-
l'orologio M, S e D vengon di sovente rapportati ad M me-
diante accordi che io ne prendo ciascuna volta poco dopo il
mezzodi vero . Di modo che riesce facile e preciso abbastanza
nella quantità delle parti e riduzioni proporzionali il tirare
da ciascun istante ottenuto del mezzodi vero sopra M l'is-
tante simultaneamente e rispettivamente segnato sopra Se D.
Così ho formato i valori del mezzodi vero che presento qui
appresso nella tavola I, apponendovi per ciascuno e nell'ul-
tima colonna la temperatura dell'ambiente (che può supporsi
comune ai luoghi rinchiusi degli orologi e del cronometro),
che nella safa registrasi ogni giorno alle ore 3 pomeridiane
sopra un termometro a scala di Reaumur. Alla I. tien die-
tro la tavola H. nella quale collo stess'ordine successivo della
1. e per ciascuno dei due orologi e del cronometro presento
l'equazion rispettiva di essi all'istante del mezzodì vero ,
fra l'una e l'altra equazione immediatamente a lato la quan-
tità di variazione diurna che se ne deduce per semplice pro-
porzionalità dell'intervallo. Col segno dell'equazione in-
dico un avanzamento dell'orologio o del cronometro sopra il
( 42 )
tempo siderale o medio corrispondente ; e quindi nella va-
riazione diurna il segno denota ovunque un'acceleramento ,
e il segno un ritardo degli orologi o del cronometro fra
due mezzodi consecutivi. Seguon le tavole.

TAVOLA I.

Istanti del mezzodi vero a Modena dedotti dai passaggi


meridiani di a Cigno e a Auriga .

Giorni Jall ' orol. M.fall' orol, S.Jal cronom.D Termom.


h m s h m s h m S Ꭱ.

1854 Gen. 5 19.32.35,92 0. 9. 5,84 0. 4.41,98 + 0°,9


10 19.54.26,60 0.10.58,07 0. 6.51,55 + 3,5
14 20.11.44,56 0.12.27,62 0. 8.23,49 +4,5
18 20.28.51,86 0.13.48,40 0. 9.43,29 +5,1
20 20.37.21,74 0.14.23,98 0.10.19,07 +5,6
23 20.50. 0,39 0.15. 9,80 0.14. 7,39 +6,3
27 21. 6.41,77 0.15.59,16 ] 0.12. 1,72 + 6,1
29 21.14.57,68 0.16.18,41 0.12.24,175,7
Feb. 121.27.15,66 0.16.45,41 0.12.51,48 +7,3
4 21.39.26,38 0.17. 5,48 0.13.10,14+ 7, 8

10 22. 3.27,74 0.17.19,10 0.13.28,156,8


13 22.15.16,39 0.17.11,87 0.13,26,814, 7
15 22.23 . 4,75 0.17. 1,16 0.13.23,184,3
17 22.30.49,74 0.16.46,99 0.13.15,295, 1
22 22.50. 1,17] 0.16. 1,44 0.12.44,71 +5, 2
24 22.57.37,51 0.15.39,84 0.12.27,70 +5,7
27 23. 8.56,10 0.15. 3,63 0.11.57,36 +6,7
Mar. 223.20. 9,92 ] 0.14.24,14 0.11.22,18 + 7,5
4 23.27.36,28 0.13.55,00 0.10.56,217,3
623.35. 0,61 0.13.23,81 0.10.27,71 + 8, 3

10 23.49.44,34 0.12.17,73 0. 9.27,42 + 9,3


13 0. 0.45,36 0.11.26,39 0. 8.38,67 +10, 0
17 0.15.24,04 0.10.10,17 0. 7.30.03 +9,3
20 0.26.19,61 0. 9. 9,11 0. 6.36,598,0
22 0.33.36,59 0. 8.29,30 0. 6. 0,537,7
24 0.40.53,23 0. 7.49,76 0. 5.24,778,5
( 43 )
SEGUE LA TAV. I.

[all ' orol. M. all ' orol. S. al cronom.D termom.


Giorni R.
h m S h m 3 h m S

1854 Mar. 27 0.51.47,30 0, 6.50,18 0. 4.30,19+ 9,1


30 1. 2.40,03 0, 5.49,48 0, 3.33,27+ 9, 9
Apr. 11. 9.56,60 0. 5.12,65 0. 2.57,34 + 10, 9
4 1.20.51,13 0. 4.17,34 0. 2. 2,43 +11 , 8

8 1.35.25,14 0. 3. 7,63 0. 0.51,63 + 13, 2


12 1.50. 3,15 0. 2. 2,92 23.59.43,52 +15, 0
15 2. 1. 4,270 . 1.15,87 23.58.54,58 +12, 1
18 2.12 . 9,24 0. 0.30,36 23.58.11,27 +13, 0
Mag. 1 3. 1. 6.94 23.57.56,88 23.55.53,44 +11, 9
5 3.16.29,84 23.57.30,35 23.55.26,42 +14, 2
7 3.24.14,17 23.57.20,51 23.55.15,68 +13 , 7
10 3.35.54,94 23.57.11,20 23.55 . 4,47 +14, 3
15 3.55.36,11 23.57. 4,60 23.54.55,27 +14, 8
21 4.19.34,87 23.57.16,32 23.55. 2,61 +15, 8

26 4.39.47,57 23.57.39,36 23.55.22,95 +16, 1


29 4.52. 0,47 23.58 . 0,30 23.55.41,41 +15, 8
Giug. 4 5.16.39,60 23.58.58,28 23.56.30,31 +16, 7
7 5.29 . 1,24 23.59.30,23 23.56.58,97 +16 , 7
12 5.49.44,41 0. 0.25.35 23.57.52,59 +16, 7
16 6. 6.23,75 0. 1.14,36 23.58.39,70 +18, 8
23 6.35.37,47 0. 2.45,42 0. 0. 3,58 +17, 2
26 6.48 . 7,74 0. 3.21,69 0, 0.39,86 +19, 8
29 7. 0.36,24 0. 3.57,59 0. 1.13,87-21 , 3
Lug. 17. 8.54,06 0. 4.21,25 0. 1.35,73 +20, 3

4 7.21.17,88 0. 4.53,09 0. 2. 7,06 +21 , 1


8 7.37.44,85 0. 5.32,24 0. 2.43,13 + 21 , 1
10 7.45.56,00 0. 5.49,55 0. 2.59,33 +20, 8
14 8. 2.12,68 0. 6.16,36 0. 3.26,44 +20, 5
17 8.14.20,93 0. 6.33,66 0. 3.42,85 +19, 9
19 8.22.23,86 0. 6.42,46 0. 3.51,35 +20, 6
22 8.34.24,63 0. 6.52,61 0. 3.58,60 +22, 9
25 8.46.19,33 0. 6.58,29 0. 3.59,40 +20, 6
29 9. 2. 4,92 0. 6.56,89 0. 3.55,10-21 , 3
Ag. 1 9.13.47,70 0. 6.49,49] 0. 3.45,91 +21 , 3
( 44 )
SEGUE LA TAV. I.

all' orol. M. all' orol. S. al cronom.D termom .


Giorni
h m S h m S h m R.

1854 Ag. 8 9.40.44,88 0. 6. 7,58 0. 3. 3,60 + 18°, 3


14 10. 3.27,60 0. 5. 7,46 0. 2. 5,38 +20, 8
21 10.29.34,10 0. 3.36,01 0. 0.35,43 +20 , 1
29 10 58.56,14 0. 1.17,94 23.58.20,14* + 17, 1
Sett. 4 11.20.40,85 23.59.16,38 23.56.28,46 +17, 8
11 11.45.51,00 23.56.39,76 23.54. 9,78 +12, 3
18 12.10.56,31 23.53.52,13 23.51.45,40 +18, 3
25 12.36 . 2,62 23.51 . 7,49 23.49.23,78 +15, 7
Ott. 112.57.39,33 23.48.40.70 23.47.31,01 +13 , 8
413. 8.31,64 23.47.31,79 23.46.38,16 +15, 8

16 13.52.38,13 23.43.53,78 23.43.41,04 +12, 8


23 13.19. 6,00 23.42.22,40 23.42.38,98 +12 , 1
30 14.46. 7,75 23.41.29,29 23.42 . 7,81 +11 , 7
Nov. 214.57.52,62 23.41.14,60 23.42 . 5,19 +11 , 1
5 15. 9.47,30 23.41 . 8,74 23.42.10,49 +10, 7
7 15.17.46,40 23.41 . 7,65 23.42.20,06+ 9, 1
11 15.33.54,85 23.41.10,39 23.42.47,04 + 7, 3
14 15.46 . 9,22 23.41.15,15 23.43.16,135, 7
29 16.49.18,29 23.43.40,32 23.47.34,596, 3
Dec. 1 16.57.55,72 23.44.10,67 23.48.21,697, 7

4 17.10.56,34 23.45. 4,84 23.49.36,02 + 7, 0


9 17.32.48,38 23.46.50,89 23.51.50,817, 5
12 17.46. 1,83 23.48.12,23 23.53.16,726, 6
18 18.12.37,26 23.50.38,24 23.56.19,65+ 6, 3
21 18.25.57,18 23.51.59,04 23.57.53,904, 6
23 18.34.50,72 23.52.51,24 23.58.58,074, 8
26 18.48 . 9,85 23.54.10,95 0. 0.32,345, 3
29 19. 1.28,18 23.55.27,37 0. 2. 5,834, 7
1855 Genn. 1 19.14.42,90 23.56.40,89 0. 3.35,494, 1
419.27.56,11 23.57.55,00 0. 5. 4,365, 6

* Durante una delle interpellate mie assenze di qualche


giorno in campagna il cronometro D, che va per 56 ore , si
fermò la sera del 24 Agosto per dimenticanza di rimontarlo
in chi ne aveva l'incarico. Al mio ritorno io lo rimisi in mo-
to la mattina del 28 Agosto successivo.
( 45 )
TATOLA II .
Andamento degli orologi M, S e del cronometro D
per gl'istanti del mezzodi vero della Tav. 1. rispettivamente.

orol. M. orol. S. cron. D.


variaz . variaz . variaz.
equaz. diurna equaz. diurna equaz. diurna
m S m S m S

+28 . 0,03 + 3.24,32 0.59,55


0s, 12 -5 , 19 +0 , 28
27.59,41 +3. 8,37 0.58,15
-0, 14 -0, 62 -0, 02
27.58,84 3. 5,89 0.58,24
-0, 18 -0, 20 -0, 44
27.58,11 3. 5,10 1. 0,01
-0, 05
+ -0, 49 -0, 39
27.58,21 3. 4,12 ---1 , 14 1. 0,79
27.57,80
-0, 14
3. 0,69 1,72-0, 31
+0, 03 -1 , 38 1. -0, 14
27.57,92 2.55,17 1. 2,27
+0, 06 -1 , 69 -0, 09
27.58,04 2.51,80 1. 2,44
+0, 16 -0, 25 -0, 14
27.58,53 2.51,06 1. 2,87 ---
+0, 29 -0, 04 -0, 51
27.59,41 2.50,94 1. 4,40
+0, 66 -0, 73 -0, 01

28. 3,36 2.46,58 1. 4,47


0 -1 , 83
28. 4,13 + , 26
2.41,10 1. 3,96
+0, 17
28. 4,31 +0, 09 -2, 89 +0, 65
2.35,31 1. 2,67
28. 4,00-0, 16 -3, 19 -0, 05
2.28,94 1. 2,76
28. 4,05 +0, 01 --2, 85 +0, 15
2.14,70 1. 2,03
28. 4,24 +0, 10 -2, 35 0, 05
2.10,01 1. 2,13
28. 2,98
-0, 42 2. 3,59-2, 14 2,680, 18
28. 1,920, -1 , 61 1. --- 0, 17
35 1.58,77 1. 3,19
-0, 50 -1 , 73 -0, 10
28. 0,92 1.55,31 1. 3,38
-0, 55 -1 , 81 ---0, 52
+27.59,82 +1.51,69 1. 4,41
-0, 55 -1 , 49 --0, 04

+27.57,63 + 45,74
+0, 10+1. -0, 84
1. 4,57
+0, 02
57,94 1.43,22 1. 4,50
+0, 39 -1 , 84 +0, 09
59,48 1.35,88 1. 4,16
-0, 08 -2 , 45 +0, 05
59,23 1.28,52 1. 4,00
+0, 20 -1 , 70 +0, 18
59,62 1.25,12 1. 3,65
+0, 18 -1 , 41 +0, 48
59,97 1.22,30 1. 2,69
-0, 03 -1 , 41 +0, 26
59,88 1.18,08 1. 1,91
-0, 52 -2, 83 -0, 57
58,33 1.12,60 1. 3,61
58,42
+0, 05 -0, 16 1. 3,02 +0, 30
1.12,29 0
-0, 32 -0 , 43 3,89- , 29
57,47 1.11,02 1.
-0, 53 + 0,05 -0, 221
( 46 )

SEGUE LA TAVOLA II.

orol. M. orol. S. cron . D.


variaz. variaz variaz.
equaz. diurna equaz. diurna equaz. diurna
m S -0 , 53 m S +0 , 05 m S + 0s , 22

55,37 1.11,22 1. 4,78


0, 43 +0, 40 -0, 45
53,65 1.12,82 1. 6,58
-0, 59 -0, 26 -0, 76
51,89 1.12,03 1. 8,86
-0, 39 -0 , 56 +0, 04
50,73 1.10,34 1. 8,75
+0, 32 -0, 94 +0, 26
54,88 0.58,13 1. 5,31
+0, 75 0, 07 -0, 19
57,89 0.57,86 1. 6,07
+0, 57 +0, 03 6,92--0, 43
27.59.03 0.57,91 1. -0 , 19
+0, 58 +0, 44 20
28. 0,77 0 59,24 1. 7,49
+0, 95 -0, 05 -0, 58
5,54 0.58,96 1.10,37
+1 , 62 +0, 04 -0, 69
13,46 0.59,21 1 14,50
+1, 00 -0, 37 -0, 91

18,47 0.57,37 1.19,04


+0, 76 +0, 01 -0, 81
20,74 0.57,41 1.21,48
27,06
+1, 05 1. 2,10 +0, 78 -0, 73
1.25,87
+0, 16 +0, 18 -0, 91
27,53 1. 2,65 1.28,61
+0, 48 -0, 53 -0, 83
29,95 0.59,99 1.32,77
+0, 77 -0, 22 --0, 72
33.04 0.59,11 1.35,65
+0, 95 +0, 02 -0, 99
39,69 0.59,23 1.42,61
+0, 62 -0, 79 -0, 78
41,54 0.56,87 1.44,96
+0, 45 -1, 12
42,88 0.55,39 -0, 49 1.48,33
+0, 39 -0, 11 -1, 01
43,65 0.55,18 1.50,34
+ 0,
- 11 -0, 63 -0, 80

43,97 0.53,30 1.52,73 !


+0, 07 0, 30 -1 , 07
46,26 0.52,11 1.57,00
+0, 06 -0, 28 -0, 84
44,37 0.51,55 1.58,67
-0, 06 --0, 94 -0, 87
44,15 0.47,79 2. 2,13
+0, 16 -0, 29 -0, 55
44,62 0.47,02 2. 3,795-0
+0, 14 --0, 38 4,8 , 53
44,86 0.46,26 2.
45,56
+0, 23
0.46,05
-0. 07 7,96-1 , 04
-0, 07 +0, 14 2. -1 , 48
45,34 0.46,48 2.12.41
+0, 14 0.46,25 --0, 06 -0, 78
45,89 2.15,54
+0, 16 0, 01 -0, 61
+28.46,36 +0.46,22 2.17,36
( 47 )

SEGUE LA TAVOLA II .

orol . M. orol . S. cron . D.


variaz . variaz . variaz .
equaz. diurna equaz. équaz.diurna
diurna
+0 , 02 m 0s , 45 T 0,71
m S S m S
--
+28.46,50 0.43,08 2.20,90
-0, 07 + -0, 68 -0, 36
46,06 -0, 00 +0.39,03 2.23,05
-0, 34 -0, 13
46,04 +0.36,64 2.23,94
-0, 14 !, 15
44,89 +0.27,47 2.20,33
-0, 36 -1, 56 -1 , 58
42,75 -0, 44 +0.18,13 2.29,79
-2, 07 +0, 47
139,67 -- +0. 3,66 2.26,32
-0, 41 -2, 91 +0, 41
36,81 -0.16,69 2.23,42
-0, 50 -2, 69 +0, 56
33,33 0.35,56 2.19,27
—0, 51|| 70 1. 3,23-4, 61 2.12,92 +1, 06
30,27
-0, 35 -4, 25 +1, 11
29,23 1.15,97 2 9,60
-0, 32 -2, 52 +0, 89

25,34 1.46,16 1.58,90


+0, 67 2. 4,97-2, 69 1.48.39
+-1, 50
**** 30,20 -1
+0, 75 2.18,76 , 97 +1, 17
# gt35,42 +0, 28 -3, 04 1.40,24
+0, 99
36,25 2.27,87 1.37,28
+1 , 16 -2, 48 +1, 24
39,73 2.35,31 -3 1.33,56
+0, 36 2.41,57 , 13 +2, 20
40,44 -4 1.29,16
+0, 41 3.59,38 , 45 +1, 61
42,07 1.22,73
+0, 05 -6, 57 +1, 54
642,23 3.19,10 1.18,12
+0, 41 -5, 92 +1, 63
demy 48,34 4.47,87 0.53,60
+0, 23 -6 , 69 +1, 68
48,80 5. 1,26 0.50,24
+0, 15 -5, 37 +1 , 38

49,26 5.17,37 0.46,19


+0, 11 5.39,68 -4, 46 0.39,76 +1 , 29
49,82
+0, 30 -3, 77 0.36,49 +1, 09
50,72 5.50,98
51,94 +0, 20 -3, 06 +1, 59
6 9,35 0.27,94
+0, 05 6.18,39 -3, 01 +1, 47
52,10 0.23,53
+0, 04 6.26,37-3, 99 +2, 00
52,18 0.19,5 4 0-1
51,45
-0, 24 6.36,59 -3, 41 0.15,2 , 45
-0, 09 -4, 09 0 . 1 0 . 4 9 +1 , 57
51,18 6.48,85 4
-0, 57 7. 1,87- , 34 0. 7,27 +1, 07
49,46
-0, 10 -3, 17 +1 , 75
+28.49,15 7.11,37 0. 2,01
( 48 )
Dipendentemente dal modo preindicato con cui sono stati
formati i numeri della Tav. I , ossia i mezzodi ai tre oro-
logi, e in ragione degli elementi che li compongono, essi pos-
son racchiuder errori non compensati , che però stimerei non
debban oltrepassare in massimo qualche decimo di secondo.
Quindi anche l'equazion singola di ciascun orologio, qual è
data nella Tav. II, parteciperà di tali errori e nel detto li-
mite di stima, e ne toccherà pure la sua parte d'influenza
alle singole quantità della variazione diurna , le quali però
ne debbon essere tanto meno affette, quanto è maggior l'in-
tervallo o il numero di giorni scorsi alla determinazion di
ciascuna. E allorché poi si confrontino le equazioni di uno
stesso orologio a grande intervallo di giorni dall'una all' al-
tra, e supposto che la temperatura del luogo non avesse no-
tabilmente cambiato durante l'intervallo medesimo, la varia-
zione diurna dell'orologio, che ne fosse dedotta, sarebbe af-
fatto libera da tali errori primitivi delle osservazioni e degli
accordi. Quest'avvertenza è da farsi quando imprendesi ad
esaminar l'andamento de'migliori orologi , per distinguerne le
differenti cagioni di variazione, e valutarne separatamente gli
effetti.
Ora consideriam nella tavola II le equazioni di M in tem-
po siderco, e di Se D in quantità di tempo medio. Per l'
intero anno 1854 l'orologio M in assoluto si è avanzato so-
pra il tempo siderale della tenua quantità di 49³ , 12, la quale
risponderebbe all'aumento diurno di 0 , 13, ove la tempera-
tura si fosse mantenuta costante . Benchè tale ipotesi non
sussista nell'annue vicende e alternative continue delle sta-
gioni , tuttavia le variazioni diurne di M alternamente in più
e in meno nella successione stessa e negli stessi opposti can-
giamenti della naturale temperatura dimostrano, a mio avviso
l'eccellente costruzione dell'orologio , il quale, come dissi al-
tra volta, da parecchi anni è in moto, senza esser mai stato
nė arrestato nè toccato, e avendomi esso offerto sempre l'an-
( 49 )
damento medesimo delle sue variazioni diurne che scorgesi
qui nella tabella . Ciò mi sembra pur indicare ch'esso non
soffre notevoli alterazioni per cagione di attriti ; laonde ho
potuto risparmiare sin qui di ungerne lievemente con olio i
perni degli assi d'acciajo e le imboccature di pietra dura. E
certamente, ove basti, insieme alla più esatta costruzion mec-
canica, la diversità delle più dure materie che servono alla
continua rotazione, torna inutile anzi nocivo agevolar questa
rotazione cogli olii , i quali soggetti a condensarsi nelle basse
temperature, ed anche a congelarsi, sono l'altra e precipua ca-
gione , dopo l' influenza più generica della temperatura sul
meccanismo dell'orologio, per cangiarne, eziandio bruscamente
la regolarità del moto. Notisi ancora che le variazioni diurne
di M, ascese di raro ad 1s o poco più , sono e si conservano
in senso di accelerazione durante le stagioni di media tem-
peratura, e agli estremi di questa impiccioliscono e cambian-
di segno; il che prova che la compensazione del pendolo è
riuscita appunto all'andamento più costante dell'orologio fra
cotali estremi ; risultato che , nella meccanica impossibilità
di una rigorosa ed esatta correzione , raggiunge in questa
specie di fenomeni fisici l'approssimazion maggiore all'intento
come quello del temperamento musicale negli accordi numeri -
ci dei suoni, e come l'altro delle linee Fraunhoferiane dello
spettro luminoso per la maggiore chiarezza delle immagini
al fuoco degli objettivi acromatici.
L'orologio S ebbe la totale variazion annua nel 1854 di
10. 35 , 69 e quindi , a temperatura costante, avrebbe of-
ferto la variazione di 1 " 74 in ritardo sul tempo medio. Os-
servando che quest'ultima é assai forte e con bruschi salti
nelle basse temperature , e piccola fino a cangiar di segno
nelle crescenti ed alte , ne dedurrei che per avventura la com-
pensazion del pendolo non é sufficiente, e che debba aggiun-
gersi alcun poco di mercurio nel recipiente di oscillazione.
Quanto al cronometro D, esso in totale nell'anno 1854 ( tenuto
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. febbrajo 1855. 4
( 50 )
conto della sua fermata in Agosto), cangiò la propria equa-
zione, accelerandosi , di 51 , 05 ; sicchè , a temperatura co-
stante, la sua variazione diurna sul tempo medio sarebbe
stata di 0' , 14 , porgendo perciò un andamento eguale a
quello di M. Se non che avvertendo la variazione diurna D
essere stata piccola , e regolare nei primi mesi , poscia voltasi
e mantenuta in ritardo all'innalzarsi della temperatura , e in-
fine all'abbassarsi di questa divenuta stabile e notevole in
accelerazione , se ne conchiuderebbe agir più fortemente sul
cronometro, che non sugli orologi, l'altra cagione del con-
densamento degli olii che , impicciolendo le oscillazioni del
bilanciere, le rendon perciò appunto più rapide.
Consideriamo di tre in tre mesi le equazioni degli oro-
logi e del cronometro. Esse ci offrono le seguenti variazioni
successive ;
per M per S per D
m S S
dal 5 Genn. al 4 Apr. ÷ 2,56 = −2, 13,30 = - 4,34
dal 4 Apr. al 4 Lug. +46,500. 17,72 = — 48,84
a 14,74 = −2 . 9,27 = — 23,36
dal 4 Lug. al 4 Ott.
dal 4 Olt, al 4 Genn. +19,925. 55,40 +2. 7,59

Si vede qui chiaro, come procedono le differenze accumulate


dell'equazioni in rispetto al procedere della temperatura , e
comparativamente fra i tre orologi . Per le tre prime stagioni
Med S accordaronsi nei mutamenti da ritardo in accelera-
zione e viceversa; ma nella quarta li ebbero in opposto sen-
so ; e per contrario il cronometro D si accordo con M nei
mutamenti della terza alla quarta stagione, e li ebbe oppo-
sti, nei passaggi delle tre antecedenti. Ciò viene a conferma
di quanto abbiam avvertito dianzi dalla considerazione delle
variazioni diurne progressive di ciascun orologio , risultan-
done manifesta la combinazione delle due principali cagioni
o influenze di queste , la più o meno esatta compensazione
( 51 )
del pendolo fra dati limiti di temperatura , e i cangiamenti
d'attrito e di moto per condensamento o viscosità variabile
degli olii nel roteggio. Rimane poi sempre che M primeggia
di perfezione di lavoro e di costanza d'effetto ; laonde io
posso apprezzarlo e dirlo propriamente il regolatore del tem--
po nella mia Spec ola.
Un importantissimo lavoro scientifico intorno all'andamento
de'cronometri è stato fatto non ha guari a Parigi dall'Inge ;
gnere idrografo Sig. Lieussou , incaricato di tale studio presso
I'I. Dicastero della Marina francese; come si legge nel dotto
e ben ragionato Rapporto, composto e presentatone dal ch.
astronomo Sig. Laugier al Bureau delle longitudini , e pubbli-
cato per ordine di questo nella conoscenza dei tempi per l'
anno 1856. Il Sig. Lieussou avendo potuto per ufficio esa-
minar i registri quotidiani tenuti per un anno all'I . Osserva-
torio di Parigi, dell'andamento di sessanta e più cronometri
"
nazionali ( da me pure veduti), ne rilevò, egli primo, il co-
stante fenomeno delle variazioni diurne crescenti dalle basse
alle medie temperature, e decrescenti nel medesimo senso di
accelerazione al passaggio dalle temperature alte alle medie ,
quando la compensazione operata nel bilanciere del crono-
metro sia riuscita a render concordi le variazioni stesse ne-
gli estremi opposti dell'annua temperatura o prossimamente.
Il qual fenomeno mi è stato qui pure confermato dall'espo-
sto andamento dell'orologio M, e risulta non meno per esso
da parecebi anni del suo movimento, non interrotto mai , e
trovato sempre a un modo regolarissimo. Proseguendo poscia
il Sig. Lieussou nelle sue indagini , e avendo egli per un.
grande numero di determinazioni rappresentato graficamente
le variazioni diurne de' cronometri , prese come ordinate , e
gl'intervalli de’tempi fra esse presi per ascisse, nelle curve
o' linee di congiungimento delle prime potè riconoscerne l'
andamento, o la legge di continuità , in riguardo separata-
mente alle due cagioni che le producono, la temperatura e
( 52 )
il condensamento successivo degli olii. E veduto che la parte
di quest'ultima veniva rappresentata da una retta , ossia che
da un certo valore procedeva proporzionalmente all'ascissa ,
e che l'altra parte della prima cagione procede va proporzio-
nalmente al quadrato della differenza delle temperature a
partire da una data e costante, egli ne tirò ingegnosamente
una formola empirica , idonea ad esprimer il valore di una
qualunque variazione diurna di un buon cronometro, che è
la seguente :
m = a + bx — c(T − t) ² ,

ove m è la diurna variazione cercata alla temperatura t, T


è la semisomma degli estremi di temperatura pei quali é
stata praticata dall'artefice la compensazione applicata al bi-
lanciere del suo cronometro, a la variazione diurna rispon-
dente a T, il numero de'giorni o l'intervallo di tempo fra
le variazioni a ed m o fra le temperature Te t, e bè una
costante. Nel supposto di Tt = 0, l'equazione m = a +bx,
che è quella di una retta , farà conoscere la variazione do-
yuta agli oli , e se fosse b0, l'equazione

m = a - c(Ț — 1)²

porgerebbe similmente la sola parte della variazione che pro-


viene dalla temperatura. Per ogni caso ed esame dell'anda-
mento di un cronometro sarà così di mestieri determinar con
osservazioni e riferimenti ad un buon orologio astronomico
le quattro costanti della formola a , b, c e T; locchè avendo
fatto il Sig. Lieussou per non pochi de'cronometri francesi,
egli ne trovò sempre verificata la sua formola , come scor-
gesi per uno di essi; e non de ' migliori , da una tavoletta
ivi esposta delle differenze fra il calcolo e l'osservazioni, le
quali non oltrepassano un mezzo secondo in più e in meno.
Del pari avendo egli pur potuto esaminar una dozzina di
eccellenti cronometri inglesi, regolati alla Specola di Green-
wich , e la fabbricazione di questi conformandosi a quella
( 53 )
de'cronometri francesi, la sua formola gli risultò per quelli
non meno adempiuta . Pertanto il mio cronometro D, che di
certo può gareggiare coi buoni di Parigi e Londra , e appar-
tiene a quest'ultimi , servirà per un altro caso di conferma
dell'anzidetta formola, tosto che dalla tavola II surriferita e
abbastanza estesa delle sue variazioni diurne si ricavino i
valori delle quattro costanti; lo che io mi propongo di ese-
guire a miglior agio, bastandomi per ora di averne in pronto
i dati del problema , e di aver indicatà la bella e utile sco-
perta del Lieussou , che ne porge la soluzione e il metodo.
Io poi avvertiva di sopra che i due orologi astronomici M
ed S, come giaccion sospesi, oscillan co' loro pendoli in di-
rezioni fra loro ad angolo retto, e pensai se per tale circo-
stanza potevan essi offerire una differenza di moto , dovuta
per avventura al moto annuo della terra in relazione ai fe-
nomeni del pendolo di Foucault dipendenti dal moto diurno
terrestre . Ma, oltrecchè i due orologi non son comparabili
per diversità di meccanica perfezione , sebbene S sia stato
copiato da M, egli è ora provato che l'accennata cagione del
moto annuo della terra non vale a produrre alcun effetto
sensibile nelle oscillazioni del pendolo semplice , mentre al
massimo questo effetto non ascende che a poco più di due
centesimi di secondo . Ciò è stato dimostrato dall'esimio astro-
nomo Hansen in una sua profonda Memoria , coronata dall '
Accademia di Danzica, e dalla quale il Sig . Lehmann di Pot-
sdam diede un estratto pubblicato nel num . 925 del Gior-
nale, Notizie Astronomiche , di Altona .
Mi giunge grata qui da ultimo l'opportunità di annunziare
ai lettori di codesti Annali , aver io di presente in custodia
e ad uso temporaneo in questo R. Osservatorio un'ottimo e
grande Refrattore di Merz, da me commesso poc'anzi a Mo-
naco, d'ordine e a spesa di quello stesso culto e splendido
amatore dello studio celeste , il Sig. Marchese Raimondo
Montecuccoli, che mi fece dono del cronometro di Dent , e
( 54 )
che " possedendo egli pure orologi e cronometri eccellenti
vuol giovarsene, insieme col detto Rifrattore, per un proprio
e domestico Osservatorio da costruirsi . Nel catalogo di stru-
menti ottici del Sig. Merz i Rifrattore anzidetto è segnato
col N. 19, ha l'apertura obbiettiva di 4 pollici e la lunghezza
focale di 5 piedi , con varie lenti oculari fino all' ingrandi-
mento di 270. Munito oltre a ciò di un micrometro circo-
lare, di un quadrante verticale e di un cerchio orizzontale
divisi col nonio ad 1' , e di un piccolo livello, esso può ser-
vire a buone osservazioni di curiosità e anche di misura o
di precisione. Le più minute singolari e magnifiche partico-
larità della luna si veggon con esso distintissime e ingran-
dite a segno da generar maraviglia nel comune de' contem +
platori. Io più volte ne ho veduto nettissime e veramente
istantanee le disparizioni delle stelle di undecima e delle
minori grandezze dietro il lembo lunare, rischiarato presso
il novilunio, dal lume cinereo. Ma nel dilettarmi all'uso di
tale stromento io non posso non sentirmene preso da nobile
invidia pel mio compatriota e collega , il degno direttore della
Specola del Collegio Romano, che ora può deliziarsi a ma-
neggiarne uno, tanto più potente e perfetto.
Modena , 27 gennajo 1855 .

SULLE VARIAZIONI DELL' AGO MAGNETICO.


MEMORIA
DEL P. A. SECCHI D. C. D. G.
Dir.e dell'oss . del coll. Romano.

Continuazione (*) .

PARTE TERZA .

In questa terza parte dobbiamo discutere brevemente le


ipotesi proposte per dar ragione del periodo magnetico diur-

(*) Vedi pag. 462, dicembre 1854.


( 55 )
no, e prenderemo questa occasione ancora per parlare delle
variazioni straordinarie.
Bisogna rendere giustizia allo spirito illuminato de ' fisici
moderni, i quali intenti allo studio de'fatti e delle leggi loro,
poco si curano di fabbricare ipotesi ; quindi è che nel caso
attuale quanto è stato proposto , è stato detto meglio per
modo di congettura che con vero spirito di stabilire teorie,
E noi pure sotto questo aspetto, e solo coll'intenzione di le-
gare i fatti (se pure può ottenersi), abbiamo supposto che il
sole agisca come una gran calamita . Del resto le spiegazioni
proposte finora si riducono o alle correnti termoelettriche in-
dotte dal sole nei varii strati terrestri ovvero alla elettricitâ

sviluppata nelle vicende meteorologiche delle quali il sole è


la causa principale . Una sola riflessione però sembra esclu-
dere queste cagioni dal ruolo delle principali del periodo ma-
gnetico diurno . Questo è come abbiamo già accennato il fatto
caratteristico che gli elementi magnetici hanno un periodo
doppio diurno e notturno. Ora la temperatura e le altre cause
indicate seguono un periodo semplice, più o meno modificato
è vero, ma non mai con una sì costante ripetizione quando
il sole sta sotto l'orizzonte, come fa il magnetico , in tutti
i climi e in tutte le stagioni . Questo ci pare un fatto ca-
ratteristico di questa forza , a quella guisa che il periodo se-
midiurno lunare nel flusso e riflusso é prova dell'attrazione
del nostro satellite sulle acque del mare . E siccome l'esser
ritardata la marea più o meno dopo il passaggio della luna
al meridiano non è una obiezzione che valga a distruggere
la realtà di quella causa, così qualche irregolarità di simil
genere, che si osservi nel periodo magnetico non sarà suf-
ficiente ad escludere la realtà dell'azione magnetica quando
siano ben provati i periodi principali. Abbiamo sul princi-
pio di questo lavoro, accennato che le osservazioni di Arago
ben discusse potevano condurre alle medesime conclusioni ,
che quelle degli altri osservatori: ora che finalmente abbiamo
( 56 )
sotto gli occhi l'estratto di quelle osservazioni vediamo in
effetto che non ci siamo ingannati, e da esse si deduce una
luminosa prova del doppio periodo allegato (*). Quello che
ha illuso alcuni a reputare semplice il periodo magnetico é
stato il vedere che in certe stagioni gli estremi minimi ac-
cadono di notte. L'errore è nato dal non aver distinto i mas-
simi assoluti dai relativi : ora questi sono i veri caratteri-
stici del fenomeno , e devonsi considerare come decisivi in
questa materia.
A questa prova già nota, a favore della teoria magnetica
solare, si aggiunga l'altra già accennata dal col. Sabine, e
da noi completata nel §. I della 2. parte di questa memoria ,
cioè della opposta azione del sole secondo la declinazione il
cui rovesciamento accade precisamente all'epoca degli equi-
nozi , e si vedrà un altra differenza tra le cagioni termiche
e meteorologiche e gli effetti magnetici del sole, i primi non
arrivando ai loro estremi se non un tempo notabile dopo che
sono passate le fasi astronomiche corrispondenti mentre que-
sti sono contemporanei . Noi abbiamo dato alle formole quell'
aspetto che più faceva risaltare i periodi diurni , ma non sa-
rebbe difficile il mettere in evidenza anche l'elemento an-
nuale come già iu qualche caso abbiamo fatto vedere .
Tuttavia noi non pretendiamo che non vi siano difficoltà
di peso contro questa ipotesi, e che se essa spiega bene certi
fatti assai singolari ; come p. e . il periodo semplice all'equa-
tore della componente orizzontale, e della verticale, e diversi

( * ) Abbiamo ricevuto il 4.° vol. delle opere di Arago, e 1.º delle


scientifiche quando questo lavoro era già finito . Vediamo con piacere
che le nostre teorie non sono contrarie a fatti osservati , e alle de-
duzioni di questo celebre astronomo e fisico, che anzi ci siamo senza
saperlo spesso incontrati ne'suoi sentimenti. Vedremo appresso come
dalle sue osservazioni si ricavi una prova a certo periodo di varia-
zioni magnetiche , che noi ci aspettavamo dovervi trovare. Pel doppio
periodo vedi pag. 499 e 540 del predetto volume di Arago.
( 57 )

altri punti, vi sono alcune irregolarità che noi non voglia-
mo dissimulare, e che le nostre formole non ispiegano . Tale
é il fatto che a s. Elena, e sotto l'equatore in generale , il
periodo pare piuttosto di 8 ore che di 12 per la declinazione
dell'ago, sicché presonta talora tre massimi. Senza toruare
a dire qui ciò che abbiamo detto in generale altrove , cioè
che tali periodi potranno avere la loro spiegazione nei ter-
mini della formola che abbiamo trascurato (*), diremo che
questo fatto può dipendere semplicemente dalla configura-
zione e natura dei terreni vicini ai luoghi di osservazione.
Così per esempio a sant'Elena isola posta nel Canale Atlanti-
co, e tutta vulcanica, la distribuzione del magnetismo deve
esser non poco differente da quella di un luogo centrale di
un continente , e sappiamo in fatti che le linee isogoniche
mutano rapidamente direzione nel passare dai mari sui con-
tinenti, e questa spiegazione può anche applicarsi alle sta-
zioni equatoriali vicine alle coste marittime. Sappiamo poi
quanto le vicinanze de'corpi magnetici possano influire nella
variazione diurna dell'ago (**) . Questa spiegazione sembra
esser convalidata dal fatto che le curve derivate della de-
clinazione per sant'Elena (Vedi le figure) si accostano assai
più a quelle degli altri paesi che la oraria media annuale.
Infatti questa è esclusivamente dovuta all' angolo orario , e
così più strettamente dipende dalla distribuzione del magne-
tismo terrestre attorno al luogo di osservazione. Potrebbe

(*) Abbiamo in tutto calcolato tali formole complete, e sono ri-


sultati dei termini , che svolti in serie danno seni e coseni di ar-
chi tripli, onde può realmente desumersi da ciò la spiegazione del
fatto del periodo di un terzo di giorno, ma siccome tale sviluppo può
farsi in ogni funzione periodica , non formerà una prova della data
spiegazione, se non quando venga dimostrato che quei termini acqui-
star possono forti coefficienti . Il che finora non ho esaminato .
(**) Veggasi il citato tomo di Arago, ove ricorda le esperienze di
Barlou a questo proposito pag. 492 .
( 58 )
anche dirsi, che il periodo mattutino e vespertino che sono,
a vero dire per lo più solamente abozzati, non sono che una
porzione del periodo diurno troncato a mezzo dalla discon-
tinuità introdotta nel passare il sole dalla superiore all' in-
ferior parte dell'orizzonte, come abbiamo già altrove accen-
nato dei minori periodi che si osservano verso sera nelle al-
te latitudini . Per queste ragioni abbiamo insistito nel dire
che una completa spiegazione del fenomeno era dipendente
dalla legge di distribuzione del magnetismo nel globo . Non
sarà inutile il dire qui quanto osservasi in Bombay abitual-
mente essendo esso un luogo collocato dall'altra parte dell'
equatore, a un dipresso come S. Elena, essendo la sua lat.
18° 53′ 30′ N., e la longit. 4h 51m all'Est di Greenw. Dalle
osservazioni fatte in questo luogo , e ridotte da M. " Mon-
triou si ricaverebbe una oscillazione che é analoga a quella
degli altri paesi , col massimo orientale poco prima delle 8,
e col minimo tra mezzodi e un ora pomeridiana , oltre di
questo vi sono due altre piccole oscillazioni , una presso al
nascere, l'altra presso al tramontare del sole si vede esser
questo il periodo notturno interrotto dalla frapposizione della
terra. Durante la notte l'ago ha una piccolissima oscillazio-
ne. La forza orizzontale ha un periodo semplice ma pertur-
bato senza legge chiara, come pure tende allo stesso periodo
la forza verticale. Le osservazioni sono di pochi anni . Vedi
Observ. magn. meteor. at the obs . of Bombay for the geur. 1847
parte I. pag. 493, e tav. I. Il redattore cosi conclude : « La
» presenza del sole sembra produrre le grandi variazioni in
> tempo di giorno, ed è altresi manifesto che non è pel solo
>> calore di quel corpo che l'effetto é prodotto , perchè se
>> questo fosse il caso, le curve della temperatura sarebbero
>> simili alle magnetiche. Inoltre la presenza del sole comin-
>> cia a sentirsi due ore prima del suo nascere , e dura per
» quasi lo stesso tempo appresso, sicché l'influenza solare
sembra affatto indipendente dalla temperatura del luogo. »
( 59 )
Ma intorno agli agenti meteorologici noi siamo ben lungi
dall'escluderli dalle cause che talora possono influire nell'ago .
Sappiamo che ogni vicenda meteorologica è accompagnata da
un cambiamento di stato più o meno notabile di vapori , e
quindi da svolgimento di elettricità . Ma il vedersi ordina-
riamente l'ago compire tranquillamente la sua oscillazione
regolare in mezzo alle più violenti tempeste, e durante tem-
porali carichi di elettricità con fulmini e lampi orrendi , si
potrebbe domandare quali siano le condizioni con cui tale elet-
tricità deve svilupparsi per agire sull'ago. Una tale azione però
pare a noi provata almeno dal fatto che nei nostri climi l'ago
fa le sue oscillazioni colla massima regolarità durante i giorni
calmi e sereni , ma che al cangiare del tempo , come si suol
dire, tal regolarità infallibilmente si turba . Ne abbiamo in
prova ormai un anno di osservazioni quì in Roma, e sarebbe
ben fatto discutere le osservazioni magnetiche sotto il punto
meteorológico più chè non si è fatto finora . Dalle poche os-
servazioni che noi abbiamo fatte sembra che i leggieri e pas-

saggeri annuvolamenti siano più efficaci sull'ago che i tem-


porali stessi. Abbiamo già notato in altro lavoro che qui in
Roma le perturbazioni magnetiche si manifestano con uno
stato speciale dell'atmosfera il quale consiste in nubi leggier-
mente fosforescenti, e che di notte hanno l'apparenza di ru-
dimenti l'aurora boreale. Questo fatto ci è venuto osservato
un altra volta nella serata del 27 luglio. Stavamo facendo
alcune osservazioni di stelle al meridiano , quando verso le
9º e mezza ci vennero interrotte da un leggiero annuvola-
mentó proveniente dalla parte del Nord; cosa rara ad acca-
dere, giacché da noi il cielo comincia ad ingombrarsi ordi-
nariamente al Sud Ovest. Mentre aspettavamo che si rasse-
renasse di nuovo , quella nebbia ci comparve leggiermente
luminosa agli orli , sicchè pareva una diffusione di via lattea
in parti insolite del cielo. Dopo ciò presto si ras serenò e si
poterono ripigliare le osservazioni , ma non andò guari che
( 60 )
ricominciò lo stesso annuvolamento colle stesse apparenze
luminose. Allora mi risovvenni del fatto osservato altra
volta che un simile stato atmosferico era accompagnato da
perturbazioni magnetiche , ed essendo andato a vedere il
magnetometro , lo trovai più di 20 divisioni (circa 7' )
fuori del solito posto , e l'osservazione abituale fatta alle
9h 35,m era stata contrassegnata dall' osservatore come
singolarmente fuori dell'ordinario per quell' ora ; e ciò tan-
to meglio appariva che durante tutta la stagione precedente
l'ago avea fatto la sua oscillazione diurna con somma re-
golarità. Questo non vi ha dubbio che fosse un fenomeno
del genere che accompagna le aurore boreali . Ma la conden-
sazione de'vapori era la causa della perturbazione , ovvero
ne era effetto ? Si tiene comunemente più probabile che la
perturbazione sia effetto , ma è ciò sicuro ? Il celebre Sig.
De la Rive ha esposto nella sua Mem. sulle aurore borea-
li (*) una teoria assai felice sugli effetti che l'elettricità at-
mosferica può avere sull' ago , ma potrebbe dubitarsi se tal
cagione sia sufficiente a spiegare tutti gli effetti che il dot
tissimo autore vorrebbe spiegati. Solo uno studio accurato
delle leggi a cui sono soggette le perturbazioni straordinarie
dell'ago, e con esse le aurore polari potranno dar lume su
questo.
Tutto quello che sappiamo di preciso su tal materia, è do-
vuto al tante volte lodato Col. Sabine. Esso ha raccolto i prin-
cipali risultati a cui è arrivato discutendo le osservazioni di
Hobarton e di Toronto, in una memoria inserita nelle tran-
sazioni filosofiche (marzo 1852) di cui daremo qui un breve
estratto per completare l'esposizione delle leggi spettanti alle
variazioni magnetiche, e insieme cercare qualche lume che
ci guidi nelle future ricerche.
Le osservazioni di Toronto e di Hobarton comparate in-

(*) V. B. Univ . Archiv. des scienc. nat. XX.


( 61 )
sieme, conducono a stabilire che anche le perturbazioni stra-
ordinarie, benchè avvengano a tutte le ore del giorno, pure
in massa hanno un periodo regolare, dipendente dal tempo
locale, e si manifestano in direzione opposta negli opposti
emisferi, in modo che quelle perturbazioni che fanno deviare
l'ago all'Est a Toronto lo fanno deviare a Ovest a Hobarton ,
come richiede il completo antagonismo magnetico delle due
stazioni. Si è potuto rilevare ciò con facilità dalla coinci-
denza delle perturbazioni osservate nello stesso giorno nei
due luoghi, ove si riconosce evidentemente la perturbazione
manifestatasi a Hobarton in tempo diverso , secondo la sua
distanza in longitudine da Toronto. In generale poi : Le per-
turbazioni orientali a Toronto e occidentali a Hobarton sono
minime in numero ed estensione durante il giorno , e mas-
sime durante la notte. Il massimo di queste si ha ad Hobar-
ton tra le 10 e le 11 , e a Toronto alle 92. Questa diffe-
renza di tempi è stata già osservata aver luogo in tutte le
altre variazioni magnetiche. Il loro minimo è a Hobarton tra
5 e le 6 antem. , e a Toronto tra le 2 e 3 pom. Le pertur
bazioni poi orientali a Hobarton , e occidentali a Toronto han-
no un altro periodo. Il loro massimo è a Toronto alle 5 an-
temerid. e a Hobarton alle 6 ant. il minimo a Toronto tra
le 10 e le 9 pomerid . per Hobarton alle 10 pom. Prendendo
le perturbazioni in complesso, e tracciando la curva rappresen-
tante il loro effetto medio sulla curva dell'oscillazione diurna
dell'ago, si rileva la legge seguente.
>> Le perturbazioni mattutine tendono a diminuire la escur-
>> sione ordinaria del periodo locale, e le vespertine ad au-
» mentarla » . Questa legge può anche enunciarsi in altro
modo : «
< il polo che guarda il sole per l'effetto medio delle
>> perturbazioni è piegato verso Est dalle 5.or antem . alle
» 5.⁰r pom. verso le 6 antem. e pom. passa per lo zero , e
> nel resto della giornata va all'ovest. Il massimo moto della
»
» mattina è circa alle 7. e il massimo della sera alle 9,9
( 62 )
» In ambedue i luoghi osservasi un minimo secondario verso
» occidente al momento di mezzodi » . Nel resto le curve
sono assai regolari , della solita forma , e solo ad Hobarton
il massimo e minimo principale , è meno pronunziato che a
Toronto; le due curve camminano (come si è detto) in verso
opposto nelle due stazioni . Queste conclusioni sono conformi
a quanto ha trovato anche per Makerstoun il Sig. Allan, co-
me può vedersi nella più volte citata opera, nei risultati pel
1846 , pag. 87. Tav. I.
Rapporto alla frequenza e alla grandezza delle perturba-
zioni nei varii mesi dell'anno si arriva al seguente risultato.
<< It valor medio di una perturbazione è massimo nei mesi
» equinoziali, minore negli invernali, minimo negli estivi . »
La differenza tra gli estivi e gli equinoziali a Hobarton è
appena sensibile .
I rapporti poi di frequenza e di valore delle perturbazioni
in ciascun mese preso relativamente alla somma di tutte le
perturbazioni osservate in un anno risultano minimi nei mesi
invernali, massimi negli equinoziali , e negli estivi sono in-
termedii. Queste conclusioni però potrebbero esser soggette a
qualche varietà secondo i varii sistemi di riduzione che ve
nissero adottati , dipendendo principalmente dal limite che si
fissa per dichiarare quale sia perturbazione straordinaria e
quale no. Tale influenza non può temersi nelle leggi delle
perturbazioni rapporto al giorno , perchè tutti i metodi di
riduzione combinano a dare lo stesso risultato . Cosi , come
abbiamo già veduto nelle curve date dal Sig . Allan , il cui
metodo di riduzione differisce da quello adottato da Sabine.
Ma un fatto singolarissimo scoperto in queste ricerche è
il salto che i valori medii annuali delle perturbazioni fanno
dall'anno 1845 al 1846 in poi , che si trovano quasi raddop-
piati. Questo essendo della più alta importanza il col . Sa-
bine ha cercato di metterlo fuori di dubbio colle migliori
prove possibili. Per saggio riprodurremo la tavola che egli
da (pag. 115) :
( 63 )
Anno Numero Valore

delle perturbazioni delle medesime


1843 0.60 0.52
1844 0. 78 0.78
1845 0.72 0.65
1846 1. 20 1. 15
1847 : 1. 28 1. 42
* 1848 · 1. 43 1. 52
ove i tre ultimi anni dando numeri quasi doppi dei primi
non paré ciò esser cosa accidentale specialmente se si osser-
vi che in tutti e due gli osservatorii quasi antipodi, si ve-
rificò lo stesso fatto, e che durante tutti e sei gli anni gli
strumenti furono gli stessi . Di più negli stessi anni le es-
cursioni diurne della declinazione , della inclinazione ,
della forza totale si sono trovate notabilmente aumentate
e fuori d'ogni limite di errori probabili . Finalmente lo stesso
fatto • risulta dalle osservazioni del Dott. Lamont in Bavièra,
Le osservazioni posteriori potranno gettar gran lume su que-
sta materia. Per ora non possiamo che dire col medesimo
Sabine che una variazione così generale dell' andamento di
tutti gli elementi magnetici richiede una causa proporzionata,
e che tali non essendo le ordinarie azioni climateriche , le
quali in questi anni non hanno manifestato nessuno straor-
dinario cambiamento è mestieri ricorrere ad altra cagione.
Il dotto autore fa notare la coincidenza singolare tra il
massimo di tali variazioni magnetiche col massimo numero
delle macchie solari, osservate da Schwabe negli stessi anni.
Questi le trovò minime nel 1833 e 1843 , e massime nel
1828, 1837 e 1848. Da queste e da altre osservazioni il Sig.
Wolf ha dedotto un periodo decennale per le variazioni di
tali macchie, e sarebbe da cercarsi se vi fosse tale anda-
mento nelle antiche osservazioni magnetiche. A tale confronto
è arrivata opportunissima la pubblicazione delle osservazioni
di Arago. Dal quadro della pag. 500 e 501 del Vol . I. delle
( 64 )
opere scientifiche, si ricava avere avuto l'ago di declinazione
una escursione minima nel 1823 e 1824 che prima era mag-
giore, e che è andata poscia crescendo, e che invece un mas-
simo l'ha avuto verso il 1828. Queste epoche combinano con
quelle che si hanno dal periodo osservato nelle macchie so-
lari nel 1828 , e col minimo che se ne deduce pel 1833.
Dalle osservazioni di Gottinga si ricava un massimo dalle
escursione dell'ago di declinazione nel 1836 al 1837. An-
che questo massimo coincide con un massimo di macchie so-
lari nella Tavola di Schwabe (*) . Il Sabine non vede impos-
sibilità che delle variazioni accadute nella atmosfera solare
possano estendersi , e farsi mani feste alla terra sotto l'aspetto
di influenze magnetiche .
Certamente il considerare tutto il complesso delle pertur
bazioni magnetiche come effetto meramente meteorologico
pare un assegnar loro una causa minor dell'effetto. Il solo
fatto sopra notato, che i massimi delle perturbazioni a Ho-
barton succedono con lo stesso ritardo che le altre fasi ma-
gnetiche é tale che non può darsene spiegazione nê col ri-
tardo dell'effetto delle temperature , né colla condensazione
de'vapori, non sapendosi concepire perchè colà tutto debba
avvenire un ora più tardi. Esso è dunque fatto puramente
dell'ordine magnetico, e la cui spiegazione dipende da quella
della causa fisica del magnetismo solare e terrestre. Altret-
tanto dicasi delle maggiori perturbazioni alle epoche degli
equinozi , le quali certo non sono in relazione collo stato
dell'atmosfera o del calorico solare. Il col . Sabine acutamente
osserva che la coincidenza delle macchie solari con il mas-
simo di perturbazioni richiede una causa cosmica da quest'
astro dipendente. Se fosse lecito il richiamare talora alla me-

(*) Gauss, Risultati delle osserv . magnetiche in Gottinga. V. Tay-


lors , Mem . V. II. part. I. Art. II. pag. 57. V. Humboldt, Cosmos
T. 3. 2.de partic, pag. 55 dell'ediz . francese.
( 65 )
moria dei dotti qualche opinione antica ma poi caduta in di-
scredito, noi non esiteremmo qui a rammentare la ipotesi di
Mairan sulla atmosfera solare , e sue relazioni colla luce zo-
diacale e le aurore boreali , e perciò colle perturbazioni ma-
gnetiche.
Noi siamo ben lontani dall'ammettere per provata tale teo-
ria, anzi pare non potersi ammettere che l'atmosfera solare
possa estendersi nemmeno alla metà del raggio dell'orbita di
Mercurio (1 ) , onde si crede che la luce dipenda da un a-
nello nebuloso che circoli attorno al sole tra Venere e la
terra. Ma qualunque ipotesi venga abbracciata diverse coin-
cidenze potrebbero non esser dispregievoli . Egli avea già no-
tato fin dal suo tempo la maggior frequenza delle aurore
boreali negli equinozi (2), epoca in cui la luce zodiacale é
più visibile. Ne gli era sfuggita la relazione della maggior
frequenza delle aurore alle epoche delle maggiori macchie
solari cosa già notata anche da Cassini (3 ) . La pochezza
delle osservazioni poteva suggerire allora delle cose che ora
sono trovate false, ma in generale tali coincidenze sono sem-
pre da tenersi in pregio. Le moderne osservazioni delle ec-
clissi solari, delle protuberanze rosse, e della corona luminosa,
come pure quelle delle macchie, della temperatura nelle varie
parti del disco, e le impressioni fotografiche ( 4) hanno messo

(1 ) V. Humboldt Cosmos. Tom. III . parte 2ª, pag. 593 .


(2) Vedi l'opera di Mairan pag . 199 in cui si danno pei mesi
dell'anno i numeri seguenti, relativi alla frequenza delle aurore, co-
minciando da gennaio, 21 ; 27 ; 22 ; 12 ; 1 ; 5 ; 7 ; 9 , 34 ; 70; 26 ; 15 .
Mairan sur l'aurore boreale suite des memoires de l'Ac . des sciences.
1731.
(3) Vedi op. cit. pag. 250 > e in generale i capi 7 , 8 e 9 della
sez. IV.
(4) Nello scorso inverno io mi sono occupato di prendere il di-
sco solare sulle matrici di cristallo , per confermare così la scoperta
fatta nel 1852 sulla varia temperatura delle parti del disco . Le im-
Annali di Scienze Mat . e Fis. T. VI. febbrajo 1855 . 5
( 66 )
l'esistenza dell' atmosfera solare fuor di dubbio , anche pre-
scindendo dalla luce zodiacale.
Al leggere lo scritto di Mairan non può a meno di non
vedersi la grave difficoltà che esso trova a spiegare il mas-
simo di aurore negli equinozi , e non nelle epoche in cui la
terra passa pei nodi dell'atmosfera solare, ma sappiamo noi
meramente il luogo di tali nodi ? egli assume che siano gli
stessi di quelli dell' equatore solare , ma non é provato , e
e se essa costituisce un anello sarà facile che sia altrimenti.
Nell'ipotesi magnetica tal maggior frequenza all'epoca degli
equinozi sarebbe in relazione colla posizion dei poli del sole
rapporto alla terra, che appunto sono più diretti verso di
essa negli equinozi e nelle altre stagioni più o meno obliqui .
Vi è un altro fatto che nell'ipotesi magnetica riceve una
spiegazione , ed é il combinarsi delle perturbazioni straordi-
narie col massimo alle 9 della sera , il che combina col
massimo di periodo notturno teoretico. Ma non saprei dar
ragione perché alle 7 della mattina il massimo vada in verso
opposto della fase ordinaria . Chi sostiene la teoria dell'elet-
tricità prodotta da'vapori potrà dire che colla mattina essi
si rarefanno, e alla sera si condensano, e quindi nascer ne
devono opposte elettricità passando la mattina l'elettricità dal
suolo nell'atmosfera, e la sera dall'atmosfera al suolo : que-

pressioni avute sono state più forti al centro che agli orli : ma io mi
sono astenuto dal pubblicare nulla su di ciò perchè io stimo tale pro-
va poco decisiva. In fatti l'immagine non può avere eguale intensità
in tutto il campo del cannocchiale attesa l'obliquità de'varii pennelli
che la formano . Non è qui come nelle esperienze termelettriche che
la pila restando invariata rapporto all'asse delle lenti, tale obliquità
non esisteva affatto, o esisteva eguale per tutti i punti del disco che
si facevano raggiare su di essa . Credo dovere avvertire questo per-
chè trovo delle esperienze fotografiche date recentemente come prova
della winor intensità di luce agli orli che al centro, è facile che esse
siano soggette alla eccezione che io ho trovato nelle mie.
( 67 )
sto può esser vero, ma perchè si avrà sempre alle 94 della
sera tale condensazione ? le curve igronometriche dei varii
mesi mostrano almeno una variabilità nelle ore dei massimi
secondo le stagioni . Tuttavia potrebbe trovarsi una ipotesi
conciliatrice dei varii fatti , ed è che le vicende atmosferi-
che possono generare elettricità , ma che la direzione della
corrente, che da se sarebbe indeterminata può venire deter-
minata dall'azione magnetica solare. Ma il più espandersi in
ipotesi è cosa oggidì prematura . Solo diremo non essere im-
probabile che il globo terrestre sia soggetto in un modo a
noi incognito all'azione magnetica solare, e ora che vediamo
i fenomeni magnetici svilupparsi sotto tanti aspetti , dobbiamo
sperare che presto verrà la soluzione di queste misteriose
azioni . Non il solo magnetismo potrebbe avervi azione ma
anche il diamagnetismo, e molto più le correnti indotte, che
ai corpi di ogni specie si estendono. Due cose sole voglio
accennare. La prima è questa : il valore che Gauss assegna
al magnetismo di un metro cubo del globo terrestre é tale (1 )
da far credere che tutta la massa terrestre è veramente ma-
gnetica, e che questa forza risulta non solo da materie fer-
ruginose ma da tutto il globo stesso . Egli prova infatti che
un ottavo di metro cubo terrestre ha un momento magne-
tico eguale a quello che può avere una sbarra di acciaio
del peso di una libra , e lunga 30 centimetri . Egli osserva
giustamente che un tal risultato deve sorprendere i fisici , e
che solo 8464 trillioni di tali sbarre potrebbero nello spazio
rappresentare la forza magnetica terrestre ! L'altra è che l'
azione magnetica può agire in un modo affatto sorprendente
sui corpi , e dal quale siamo ben lungi dal formarci una idea
prima di vederne gli effetti . La maravigliosa esperienza che
si eseguisce nell'apparato di Rumkorff in cui un cubo di ra-

(1 ) Gauss, Teoria generale del magnetismo terrestre nelle Memo-


rie di Taylor. Vol. II . parte VI . art. V. pag. 225. n.º 31 .
( 68 )
me di due centimetri di lato, rotante rapidissimamente viene
da forza invisibile colpito di immobilità (mi si permetta que-
sta espressione) al momento che chiudesi il circuito voltiano
della gran calamita tra cui poli è situato, e senza essere ti-
rato ne da una parte nè dall'altra , resta ivi fermo a dispetto
della forte torsione del filo che tende a farlo girare, per ri-
pigliare immediatamente il suo moto velocissimo al cessare
della corrente , é una prova che le sostanze non magnetiche in
moto possono sotto l'influenza delle calamite dar luogo a fe-
nomeni per noi molto misteriosi (1 ) . Tale azione deve esistere
anche per la terra rapporto al sole, e per essa potrà forse
spiegarsi più di una anomalia che finora fa non piccola diffi-
coltà a tutte le teoric proposte finora.
Lo scopo di questa memoria essendo stato quello di coor-
dinare le leggi del moto diurno dell'ago , lasciamo ad altra
occasione il parlare delle variazioni secolari del medesimo ,
come pure ciò che riguarda l'azione lunare che pare al Col.
Sabine esser posta fuori di dubbio.

( 1 ) Devo alla gentilezza del R. P. Paladini d . C. d . G. prof. nel


Coll. di Napoli, l'essere stato spettatore di questa magnifica sperien-
za, nel bell'apparecchio che Egli ha provveduto pel gabinetto fisico
di quel collegio . Certamente non può a meno di restar l'animo sor-
preso al vedere un corpo girante con tanto momento di celerità fer-
marsi all'istante in cui si chiude la corrente come se incontrasse un
ostacolo invisibile. La torsione che davano al filo era sì forte che fa-
ceva girare il cubo con tanta celerità che parea un cilindro , e pure
al chiudersi del circuito si fermava istantaneamente, e quando la cor-
rente era assai forte si vedeva arrestarsi senza nemmeno dirigersi (co-
me suole nel caso delle deboli correnti) cogli spigoli ai poli del ma-
gnete. Questo fatto ha certamente la sua spiegazione nella classe dei
fenomeni del magnetismo di rotazione , ma l'ho voluto citare per un
esempio del modo soprendente con cui una forza nota d'altronde può
agire in certe circostanze.
( 69 )
RIASSUNTO .

Le cose trattate a lungo in questa memoria possone rias-


sumersi nelle seguenti proposizioni :
I. L'azione del sole sull'ago é opposta secondo la sua de-
clinazione rapporto all'equatore.
II. L'azione del sole sull' ago di declinazione ha un pe-
riodo analogo in parte, ma non in tutto a quello delle tem-
perature, e delle vicende meteorologiche annue e diurne.
III. I periodi delle componenti orizzontale e verticale se-
guendo la legge delle latitudini geografiche , ed avvenendo
in ore tutte diverse dalle variazioni di temperatura, mostra-
no una origine differente da queste . Quindi se la coinci-
denza di tempo delle variazioni di temperatura con quella
delle declinazioni magnetiche ha contribuito a far credere
tra queste due cose relazione mutua di causa ad effetto, lo
studio delle altre componenti facendo svanire tale coinciden-
za, toglie ogni fondamento a tale ipotesi .
IV . Tutti i fenomeni finora noti delle variazioni diurne
magnetiche si possono spiegare supponendo che il sole, agi-
sca sulla terra come una potentissima calamita posta a grande
distanza .
( 70 )

INTORNO AD ALCUNE FORMULE


SOMMATORIE
NOTA
DEL SIG . D." ANGELO GENOCCHI

Una Nota presentata dal Signor Cauchy all'Accademia delle


Scienze di Parigi nell'adunanza del 24 luglio ultimo , mi dà
occasione di pubblicare gli studj seguenti ch ' io aveva da
qualche tempo intrapresi .
FORMULA SOMMATORIA DI LAGRANGE

1. Lagrange diede nelle Memorie dell'Accademia di Ber-


lino pel 1772 la formula simbolica

1 1
x Sudz
sΔη
=
log( 1 + Au)
e ne dedusse oltre alla serie riportata in questi Annali , pag.
151 , 1854 la seguente :

X 1 1 1
log ·
X- n - 1 XC - 2 x n

1 1 1 1
+ αι +ec .
Х X - n x(x+ 1 ) (x —n) (x— n + 1 )

Ora se in questa si fa
1 1
n =x - 1 , C = α₁ 29
2 аз
3

si ottiene una formula del Binet , citata dal Signor Cauchy,


che serve ad esprimere con una serie convergente , ordinata
per fattoriali inversi , la somma della progressione armo-
nica.
Ma sia in generale
1
Ax Judæ == Σu + a₁u + α¿Âu + α¾Ã²u + ..
( 71 )
dove u indica una funzione di x, e a,, α2 , 03
coefficienti costanti , l'equazione che si trae dalla formula sim-
bolica di Lagrange . Prendendo Ax = 1 , e mettendo Av in
luogo di u, u in luogo di fvdx se ne deduce
• Au = v + a₁Av + α₂A³v + αзA³v + ... ‚
e quindi
A²u = Av + α , 4²v + α₂4³v + .... s
Д³и = Av + 悳v + ... 9 ecc.;

poi sostituendo nella prima equazione queste espressioni di


Au , A³u , A³u , ... , e facendo

B₁ = α3 + αx Or 9 B₂ = α4 + αα3 + A2A2 i
B3 = α5 + A;α₁₂ + α₂α3 + AzAz , ecc.g
si ottiene

Judx = Eu + a₁u + ߸ð + ß‚Áv + ß₂A¾v + ߸óv + ....

Nel medesimo tempo, se è una quantità compresa tra


1 , si ha

1 1
+ α , + α₂∞ + azw² + ...
log(1 + w)
e quindi
1 1
ო dx = AzW + Xzw² + c;w³ + ;
log(1 + w)

moltiplicando tra sè queste due equazioni , e avendo riguardo


ai precedenti valori di B. , B. , B2 , ... si trova
1 1 1
- αι
log( 1 ) Llog(1 + w)
=·B₂ + B₂w + B₂w² + ß³w³ + ... :

d'altra parte è α₁ = Si vede dunque che l'equazione


1-44
2
testě ottenuta si può rappresentare sotto la forma simbolica
( 72 )
1 1 1 1
น v,
41
Judr = Eu + 2 + log (1 + 4) [log( +4) -- 2

e bisogna ricordare che si suppone


du
Ax = 1 , v =
dx
Si faccia v + Av = v ₁ , donde

== A²v , — · A³v , ...


v = v₁ - Av , Av = Av, — A³v , Av =
e si sostituiscano questi valori nella stessa equazione prece-
dente : ponendo
-
Y = B. , &₁ = B₁ — B. , 12 = B₂2 -- ß₁ + ߸ , cc.
&₂
si avrà

= Σu + — u + %,v₁ + y, Av , +7½Ã³v , + 8зA³v , +... ,


Judx
che finalmente si metterà sotto la forma simbolica

И
Judx = Eu + 2/
1+
1 1 1
+ VI
(1 +4) log(1+4)
(1 +4) Llog(1-+
[ log( 1 A) A

Se prendasi u = loga , queste formule daranno due altre


serie dovute al signor Binet.
Si può proseguire facendo

v₁ + Av₁ = V2 , poi v₂2 + Av₂ = 23 ,

così innanzi , e si otterranno altre formule, che sono com-


prese nella sola equazione simbolica

1
= Σu+ u
Judx 2
1 1 1 1
+ vnr
(1 + 4) * log(1 +4) [ log (1 + 4) 2

supposto
( 73 )
du
Ax = 1 " v = "
dx

n un numero intero positivo, e vn ciò che diventa v quando


si cambia x in x+n. Si rende identica questa equazione per
mezzo delle formule simboliche

1
И " Σu = u. vn = (1 +A)" v,
fudr = log(1 +4) A

du
2 = dx <
= log(1 + ▲)u .

2. Si trae da essa l'equazione particolare


1
log (x) = log(27) + (x 1 \logs
-X
2

1 1 1

(1 +A)" log( 1 +4) [


[ log(1+4) A 2

che somministra le due serie del Binet se si fa n = 0 e n = 1 ,


e un'infinità d'altre serie corrispondenti a maggiori valori di
n. Queste serie si dimostrano anche col metodo che ho e-
sposto nel tomo XX dei Bullettini dell'Accademia di Brus-
selle (Vedi in questi Annali , Tom . V, p. 150) , e allora si
trova eziandio l'espressione dei resti che le compiono così

si dovrà ag-
dopo il termine proporzionale a Ai-1

giungere il resto o termine completivo

(a-- пна n - 1) ... (a— n - i)(α - 1)


da ,
Σ
(x + n) x + n + 1 ) ... (x + n + i)(x + α)

e da esso si potrà riconoscere che quelle serie sono sempre


convergenti finché x > 0. Infatti la quantità sottoposta ai
segni d'integrazione si può ridurre ad una funzione che ab-
bia per numeratore
( 74 )

α a
- -
( 1 – n 21 )( 1 n+ )
2/2 - x- )
(1-2)x (x -

e per denominatore

x x
1+ 1+
(1
(1 + n
2++11) ( 1 + n
- -—-
+32)... (1
) + n+;)
—; ) × (x+2)(x+n ),

ed essendo 0 < a < 1 , il valor numerico del primo tende


verso zero al crescere di i , mentre all'incontro cresce oltre
ogni limite il secondo . Possiamo anche dedurne che se n non
è nullo la convergenza sarà tanto più rapida quanto n sarà
più piccolo poiché sostituendo nell ' indicato numeratore il
α
fattore 1 ad a COV n , e nel denominatore il fattore
n
XC
1+ ad xn 9 vedremo che al crescer din il nume-
n
ratore cresce e il denominatoro diminuisce. Adunque la se-
rie che corrisponde ad n = 1 sarà da preferirsi a quelle che
risultano da maggiori valori di n ; ma nel caso di x >1 ,
sarà ancor preferibile la serie che si ottiene ponendo n = 0 ,
α i+1- a
come si conoscerà sol che si osservi che sarà
XC *i+1+x
x+1
quando i avrà superato La serie corrispondente ad

n0 é la stessa che ho dimostrato nei citati Bullettini.
Ma giova indagare il termine completivo per le formule
generali che ho riferite nel num . prec.
3. Ci tornerà opportuno a tal uopo un metodo adoperato
da Servois negli Annali del Gergonne, tom . V, p. 105 , e che
è lo stesso di cui fece uso il Sig . Crelle nel suo Giornale,
t. 22 , p. 249. Sia pertanto f( x) una funzione di x e si ponga

ƒ(x + y ) −ƒ(x) R,
У
onde
( 75 )

( x + y) =f(x ) + yR :
f

prendiamo le differenze successive dei due membri di que


sta equazione considerando y come sola variabile fatto
Ayh , eh costante, avremo

Af
(x + y) = hR + (y + h)AR ,
Af(x + y ) = 2hAR + (y + 2h) ▲ ²R,
▲³f(x + y ) = 3hA³R + (y + 3h) ▲³R ,

Aif(x + y) = ihAi-1 R+(y + ih)A'R ,


ed eliminando R, AR, AR, .... A - R ne dedurremo

У -
(x+y)−ƒ(x) = ½
ƒ / \ƒ(x +y ) — y1.2.h2
(y +h) ( x + y)
f
h

y (y + h )(y + 2h) µ³f(x + y) -


+
1.2.3.h3

-
y(y +h)(y +2h ) ... (y +ih h)
- (-1) . Aif(x + y)
1.3.3 ... i.hi

+(− 1)i. Y(y + h) ... (y + ih) A'


R,
1. 2 ... i.hi

che riproduce una nota formula d'interpolazione , con un ter-


mine completivo .
Le differenze

Af(x + y) , Af(x + y ) , 4³ƒ(x + y) , ...

non cambiano valore se siano prese supponendo variabile x


in Inogo di y, purchè sia h l'incremento costante di x. Pren-
• dendole dunque in ordine ad x, moltiplichiamo i due mem-
h
bri dell'equazione per , e fingiamo che y tenda indefini-
y
tamente verso zero : se la funzione f( x) è continua nell'in-
f(x + y) —ƒ(x)
tervallo da x ad xy , la frazione tende-
У
( 76 )
df(x)
derà verso
dx sicchè posto y = 0 , e chiamato R, il
valore corrispondente di A'R , si otterrà

1 1
h df(x) -
dx = ^
/( x) — —— AF(x) +
2 3 ^ ? x) — ...

1
— ( −1 )' —— A'f
'(x) + ( —1 )' hR¸ ‚

donde si ha il termine completivo per la nota equazione


simbolica

du
h = log(1 + A) u.
dx

Per passare alla formula sommatoria di Lagrange , faccia-


mo nell'equazione anteriore x = z + ha , y = —— ha : ri-
sulta

α a(α -1)
f(x + ha) = ƒ( 3) + — Aƒ(3) +
1 1.2

(Ail a(x- 1 ) (x- 2)


... — ƒ(3)
¡¡
+
1.2.3 ·A³ƒ(2) + .... + a(a— 1) (a i+1)
1.2 .... i Dif(z)

a(α - 1) .. (α- i)
+ -A'R ,
1.2... i

ove s'intende che sia h l'incremento costante di z, ma quanto


alla differenza A'R bisogna prenderla nell' ipotesi di x co-
stante e di Ay = h , e dopo il calcolo farvi il cambiamento
di x in zha e y in -ha . Moltiplichiamo i due mem-
bri per da, e integriamo da = 0 ad a = 1 : sarà

1 3+h
(z + ha)da = —S * "ƒ(t) di ,
ƒ`ƒ
S

facendo zhat , e perciò chiamando z un valor par-


ticolare di z, ne seguiră
( 77 )
z+h
-
S'A= + ha )de = { [S., Ae) de –S, Audi ]

= 1/1 Δ
= — A fi fue) di ;

si sostituisca, si ponga generalmente

ala --- 1 )(x - 2 ) ... la m + 1 )-da = amr


S 1. 2. 3... m

e integrando rispetto a z secondo il segno E, si troverà la


formula cercata
2

S. ƒ{c}de = Eƒ\ 2) + a,ƒ(2) + a₂ Aƒ ( 3) + a3AY ( 3) +..


I
a(a — 1 ) ... ja
(α — i)
+ a¿Ai- ¹ƒ(z) + Σ; A'Rda.
S 1.2..... i

Non si dovrà fare alcun cangiamento nel valore di AʼR , se


si prenda

R f( + ha ) - f( )
hx

e si facciano variare nel medesimo tempo z ed a supponen-


do Azh , Δα
Ax = -1 : perciocchè in questo modo si tro-
verà già effettuata la sostituzione xha , y = ---ha ,
l'incremento di z sarà eguale a quello di x + y , l' incre-
mento di -- ha a quello di y, ez ha restarà costante
come x.
Noto che la formula di Lagrange, il cui uso per le qua-
drature fu indicato dal suo autore (Mem. Accad . di Berlino,
1772, pag. 202 ), non differisce da quelle che pel medesimo
oggetto furono poscia proposte da Laplace nella Meccanica
Celeste, tom . IV. pag . 206 , dai Signori Kramp e Sarrus ne-
gli Annali del Gergonne (V. tom. 8, pag. 82 e tom. 10, pag.
222), e da Navier nelle sue Lezioni d'analisi , 2. ° anno, n.º
560, pag. 256. Questa identità pare sia sfuggita a Lacroix
e ad altri.
( 78 )

Prendendo l'esempio di f(x) = " si otterranno le for-


X

mole di Stirling e di Lagrange riportate in questi Annali a


pag. 151 del Tomo V, e di più una trasformazione in serie
1
convergente della somma Σ
Z della progressione armonica,
già sopra mentovata .
4. Le altre formule del num . 1 si deducono, come si è vi-
sto, di mano in mano dalla formula sommatoria di Lagran-
ge; ma
ཀ si può anche giunger direttamente alla formula ge-
nerale.

Nell'equazione (A) cambiamo a in - a - n , e poniamo


per compendio ƒ(z) = u,
- 1)
(a + n)(a + n + 1 ) ... ( a + n + m
Am :
1. 2 .. m
essa diverrà

f(x - hanh) = u — A₁Au + A₂▲³u

+ ( − 1 )' A¿ ▲' u — ( — 1 )' ( i + 1 )A¿+1 A'R ;


R sarà
-
f ) f
Azha — nh
h(a + n)

e la differenza A'R dovrà calcolarsi supponendo variabili z


Δα = 1 . Moltiplicando poi per da e inte-
ed a , Az = h , Ax
grando dall'origine a = 0, ne trarremo
α α
-ha— nhjda — au— Δω
-Auf" A‚ da + A³u ...
SaAz -ha-
α
+
ƒ“A‚ +,A'Rda.
(−1)`'A'uƒ˜“ A‚da— ( —1 }' ( i+ 1 )

Ora se facciamo qui a 1 , otteniamo

' A₁da + s³uf'sA₂da


ƒ`ƒz —ha — nh) da - u —suf " A‚da + A³uf' A¸da

'
+(— 1)'A'uf ' ' A‚ + A'Rda;
ƒ
"O ' A‚da— ( —1)'(i +1 )
( 79 )
se invece moltiplichiamo nuovamente per da , e integriamo
quindi da α = 0 ad a = 1 , troviamo
α
-ha- Au
S'daS ƒ
"(z — ha— nh) du = 1 u— suf" daf™A, da
α
+-A²u
A da ... da

I
ƒ" daf"“ A, + ,A'Rd∞ .
——— 1)'( + 1 )

Si sottragga questa equazione dalla precedente moltiplicata


per { :: osservando che
I

S'daf " Ada = S'Ada -S'A„ ada ,


si avrà

--
ha - nhị da
( —ha
"(z
S z— ha — nh)da — ƒ das f
¹ƒƒ
I
-Au
=▲uf' (§ —a)A
, ‚ da—▲³uƒ ' ( § —a) ▲¸da + …

— (— 1')'A'uS. ' ( 1 ——∞) ,


A ‚do
. + (—1)' (i +1 )ƒ 0 ' ( § —a)A
, +1A'Rda .

Finalmente cangiamo n in n- 1 , z + nh , e facciamo

t)dt = F(z) ,
S"f(
ossia
dF(z)
f(x) = dz
u diverrà f(z + nh) , R diverrà
- --- ha + h)
fiz + nh )—f
- 1)
h(a + n
-
e f(z — ha— nh ) diverrà f(z — ha + h); inoltre posto
1
hath= t , da = dt,
h
( 80 )
si avrà

S'ƒ\ = —ha
S'fls- ha + h Sh
+ h)da = — = == AF (z) ,
ƒ(1) de = /
h

1 1
S®Az —ha + h) da = +St***Ae)de ==h F(z + h)— — F«),

a 1
S " daƒ ƒ(z ―hx + h) da == 1S da [ F(x+ h )− F(t) ]

1
= --
= h)
F( x + 4) — h2ƒ F( t) de ,

e perciò
I
S A= —ha + h)da f(z
-S' da S^ ƒ(z-— ha + h) da

1 1 1
= AF(z)-- — F( x + h) + F (t)dt
2h h h2.

1 1 1
F (z) - 2hAF(z).
= }+ S
h2 s.
S Z*o F(e)de h

Sostituendo e integrando secondo il segno Σ rispetto a z ,


se ne conchiuderà

1 1 1
F(t) dt = ΣF (z) +
h2S h 2h·F(z) +p¸u —p‚Au +p₂A³u —...

- ( -1 )'Pi-x A¹¹u + ( -1 )' R¿ ,


dove
dF (z + nh)
u=
dz

(a + n - 1)
·1 ) ( a + n) (a + n + m
= ·( ½ — a) da,
Pm
1.2... (m +1)

+ n 1)(x + n) ... (a + n + i 1)
R;i = ― a)A'Rda.
=S"! 1.2 ... i

È questa la formula generale rappresentata simbolicamente


( 81 )
alla fine del num. 1 , che anzi trovasi così dimostrata anche
pei valori non interi e positivi di n.
Si possono dare altre forme alle espressioni sin qui otte-
nute dei termini completivi o resti. Ripigliamo perciò l'equa-
zione (num. 3)

▲if
(x +y) = ihAi-¹ R + (y + ih)A'R ,

e ponendo

p(y) = y(y + h)(y + 2h) ... (y +


- ih — h) ,
ne deduciamo

1
· q(y) .A'ƒ(x + y ) =Ap (y ) .A¹¹R + q(y +h) .A'R = A[q(y ).A¹¹R ] ,
У
donde
(y )
p(y) .Ai-¹R = -Aif(x + y ).
y y

Mutando dunque i in i + 1 , vediamo che al resto

y (y + h) ... (y + ih)
(—1)'. A'R
1.2... i.hi
possiamo sostituire

(y + h)(y + 2h) ... (y + ih)


(−1) . Ai+1ƒ(x + y) ,
y 1.2... i.hi

e quindi al termine completivo della formula (A) possiamo


sostituire α
-
-- 2) ... (α —
(α — 1 )(α — i)
α +f(x-ha),
1.2...i

che si calcolerà supponendo Axh , Ax = -1 , purché si


muti da ultimo x in x + ha. Da questo si traggono i ter-
mini completivi delle altre formule .
Altre espressioni del termine completivo della stessa for-
Annali di Scienze Mat. e Fis . T. VI. marzo 1855. 6
( 82 )
mula (A) furono date dal Signor Sarrus negli Annali del
Gargonne, tom. XII , pag. 306 .
5. Tutte le esposte formule sommatorie comportano úna
funzione periodica arbitraria che vi e sottintesa o compresa
nell'integrale denotato col segno E. Quanto alle serie , che
ne risultano per esprimere il logaritmo di Ț (x) , ho mostrato
nel tomo 21 dei Bullettini dell'Accademia di Brusselle, co-
me si determini quell'arbitraria , facendo fondamento nella
definizione della funzione T( ) adottata da Gauss , cioè nella
espressione di T(x) per un prodotto d' innumerevoli fattori
data da Eulero e usata dal Mascheroni e dal Bidone . Ma si
può giungere come segue all'intento, per mezzo d'alcuni in-
tegrali definiti .
Moltiplicando per dp e integrando dal limite p = 0 i mem-
bri dell'equazione nota

dx
-(1 —-x²-1 ) = log.p ,
S 1
log-
x
X

dove p > 0 , si ottiene

dx 1 хр
-
1 (P = p log pp ;
S• 1
log- x log
OC

di più, si dimostra in molte maniere la formula


I dx XP-I
1
log™ (p) = ƒ 1 1
log
X

Da queste tre equazioni, facendo per compendio

dx 1 1 1
C=
=S. 1 1
log- x log
( 83 )
dx 1 1 1
-
4ª(p) =ƒ¨
S* 1
108-
20 log- x

si trae senza fatica

log (p) == C + (p -p +
) logp — → µ (p).

Per determinare la costante C , si prenda la formula d'Eu-


lero

1 1
-
2 + 2
2z ex π ++ 4π² + 972- 1672+ 2

+
dz
e moltiplicati i suoi membri per 9 s'integrino da z = 0
a ∞ si otterrà

1 1 dz 1 1 1
= 1 - --
Z 12( 2 3 4 + ...)

= log 2 ,
1
donde, posto z=½ log si dedurrà
x
I dx 1 x-
1( 1 = log 2.
S lo
g x log
Ꮖ X

D'altra parte, fatto p , nell'integrale definito che espri-


me log (p) , si trova
I dx - 1 1
log.π logr ( ) = -
S
· 1 1 ac 2
ਹੈ) :
。 log

dunque sommando si avrà

C = log (2π) .

Ora si ponga x = 1 z nella espressione di (p) , che


diverrà
( 84 )

dz 1 1 1
- (1 —z)p-¹ ;
μερ
1x (p) = S. z log(1-
log(1- [2
essendo
- z)p-1 = (1 — z)p+n- 1 . ( 1 -
(1 — — z) " ,

si svolga per le potenze crescenti di z la funzione

(1 - z)-n 1 1
2 % log(1
log(1___ =
)[

e si moltiplichi poi ogni termine per (1 - z)p+n- ¹dz : inte-


grando finalmente tra i limiti z = 0 , z = 1 , si otterrà µ (p)
espressa da una serie convergente , la quale sarà la stessa
che risulta dalla formula simbolica del num . 2.
6. Nel tomo XII , pag. 148, degli Annali del Gergonne, il
W
B.ne Plana mostrò, che a svolgere la quantità per
log(1 +w)
le potenze di a, basta moltiplicare per da e integrare da
α = 0 ad α = 1 i membri dell'equazione

a(a — 1) 6 + a(α- 1 )(x- 2)-W3 +....


(1+w) = 1 + aw + )²
1.2. 1.2.3 .

poichè
W
S' (1 + w)«d« = log(1 + w)

Osservando che
2
W
ω. =
w.ƒ* So (1 + w)ªda
O daĻ log(1 +w) log(1 + w)'

da
w².ƒ" daƒ" daƒ. " (1 + w)= dx = ( log(1
\log( + 0))
1 + w) "
O
2
W
I w. ec.
log( 1 + w ) log( 1 + w)
si vedrà che dalla stessa equazione con due successive in-
( 85 )

tegrazioni si può dedurre lo svolgimento di


(lo g(1 + w)
log(1+ w)
W 3
con tre integrazioni quello di , ec. Nel mede-
log( 1 + w)
log(1
simo tempo, se si eseguiranno tali operazioni sopra la for-
mula (A) , si otterranno gl'integrali successivi

.....
Sf
(z)dz', S'Az )dz² , S'Az )ds³ ,

espressi per le differenze successive

Af(x) , Af(x) , ▲³ƒ(z) , . .•


e se ne conchiuderà la nota formula simbolica

1 ro(12)
udx" = [ log(1 +4)] " .u. (*)
hn

(*) Si può anche osservare, che se negl'integrali indefiniti


(1 + w)α
(1 + w)ªda + C,
Sa- log(1 +w)
(1 + w)α
(1 = + Ca + С₁ ,
Sa + w)αda² [log(1 + w)]²
(1 + w)α
‫(مر‬1 + c))αda³ = + § Ca² + C¸ « + C₂ , ecc.
[log(1 + w)] 3
Si sostituisca ad (1 )
la sua espressione in serie ordi-
W
nata per le potenze di w, si trova, pel coefficiente
*log(1+ w)
2
di a nel primo integr ale, pel coefficiente di
(log(1 +w).
((log(1
a(α- 1) 3
nel secondo integrale , per quello di
1.2 log(1 + w).
ala - 1)(α 2)
nel terzo integrale , ecc. Da ciò segue in
1.2.3
( 86 )
Si può altresi osservare che differenziando più volte di
seguito rispetto ad a la funzione (1 + w) , e ponendo infine

primo luogo , che svolta (log( 1+ ) ) " per le potenze di

w, il coefficiente di " in questa serie eguaglierà il coeffi-

n nel valore dell'integrale indefinito


eiente di A, " Ada” ,se

a(a - 1 ) ... (ar+1 )


poniamo generalmente A, = Seconda-
1.2 ...r
riamente se prendiamo gl'integrali indefiniti e successivi dei
duc membri dell'equazione (A) rispetto ad x, e riteniamo il
a (a- 1)
nel
coefficiente di a nel primo integrale, quello di 1.2
ala 1 )(α - 2 ) nel terzo , ecc., il secon-
secondo , quello di
1.2.3
do membro nell'integrale n.simo avrà per espressione simbo-
A
lica (tog(1 + 4 ) *) , e nel primo membro sarà il coefficien

te di An nell'integrale indefinito "f(x +ha)da" . Ma fatto

ƒ “ƒ
\2) dz" — F(2) ,
onde f(z) = F(" )(z ) , abbiamo
d"F(z + ha)
= h"F(")(x
(z + ha) = h "f(z + ha) ,
dan
e perciò
... + Zn-1a²−x ,
F(z + ha)= h"S" ƒ(% + ha)da” + Z+Z¸« +
dove Z , Z. , · • • Zn-1 denotano n funzioni diz : dunque

il coefficiente di An in "z + ha)da"


A non differisce da

quello che moltiplica An in F(z + ha) , e che per la for-

1
mula (A) sarà 4 °F (4) , ossia 14- (z)dz" .Si conchiuda
"f
kn AF(z), ossia
A
1.
h" s "
√"A= ) d= " ==(108 (1 + 4)
==( log(1 +4 ) *
'
ƒ(x) ,
( 87 )
a=0 si trovano pei valori delle successive derivate
log(1 + w) , [log(1 + w) ] , [ log(1 + w) ] ³ , ... ,
donde apparisce che se si svolge [ log(1 + w) ]" per le po-
tenze di , il coefficiente della potenza " sarà il valore di
d" Am
corrispondente ad α = 0 , supponendo
da"
a(x − 1 ) ..... ( α — m + 1) ·
Am=
1.2.. • m

Ora se differenziamo nello stesso modo rispetto ad a; i due


membri della formula (A), e dopo le differenziazioni ponia-
mo α = 0 , il primo membro diverrà successivamente

hf' (x) , h'f' ( x) , '"""(z) , .... ,


h³f

e ne risulterà l'altra formula

dru
h” . = [log(1 + 4) ]" u.
dx"

Un siffatto modo di stabilire queste analogie delle potenze


e delle differenze mi pare non meno semplice e assai più
rigoroso di quello che suole usarsi nei trattati e che è do-
vuto a Laplace .
Si otterrà similmente la funzione

1. 1 1
-
W 11
2
( 1 + w)" log(1 + w) [log(1 + w)
svolta per le potenze di w , se si svolga (1 + )-- + con la

ossia
1 n 1
AS
" ""
udz " = (log( 1 + A) u, posto Af(z ) = u.
A))"

Aggiungiamo che se una funzione (a) può essere ordinata


secondo i fattoriali An , per ottenere in essa il coefficiente
di An basta porre a O nell' espressione della differenza
Ap(a) presa nell'ipotesi di Az = 1 .
( 88 )
formula del binomio, e si eseguiscano due integrazioni rela-
tive ad a come venne praticato nel num. 4 ; e ciò metterà
in chiaro l'indentità della formula dimostrata in questo nu-
mero con l'equazione simbolica data alla fine del num . 1 .
Le formule testè riferite
"
(12)
h"D" u = [log(1 + 4)]" n , h-" udx" = [log(1 + 4)-" u

possono adoperarsi facendovi u = Σ per giungere di-


x
rettamente a svolgere in serie di fattoriali inversi le derì-
vate e gl'integrali successivi della funzione logг(x) , al qual
uopo non sarebbe commodo, siccome notò il Signor Binet ,
il differenziare o integrare la formula che esprime log П( x)
per mezzo di tali fattoriali. La prima formula ci darà
1
Σ

e stendendola da x = i + 1 ad x∞ , supposto i un nu-


mero intero positivo e h = 1 , ne trarremo le somme
1 1 1
S " S S
(i + 1 )² (i + 1)3 (i + 1 )4
espresse da quelle medesime serie convergenti che il Signor
Binet diede nei Comptes rendus, t . 27 , p. 201 (*) .
Aggiungo che dalle equazioni
1
log(1 +- w) = + W3
3
1 1
+ α₂ + α₂w + α ;w² +
log(1 +w) W

(*) Se nella stessa equazione


h"D" u = log[(1 + A)]" u
si fa u = Σlog(a + bx),
si ottiene una formola data dal prof. Mainardi nell' ultimo
quaderno degli Annali (Agosto 1854, p . 282) e segnata (a) .
( 89 )
si ha
1 1 2
α.
W — αι
a₁ — a₂ log(1 + w ) = (α3 + 2
log(1 +w)
1
+ 04 α2 — α₂)№4
+ (αs + 1/1/1 + .....
3 w4

1
e ponendo w = se ne deduce
XC

1
JC - αι - α2 log( 1 +
ΣΕ 1 )]
1 +
'log ( ' х

1 1 — *») +- 1 1
02 - α2
= (α3
.+ Σ 3 Σx3

che offre una trasformazione dell'integrale finito


1
Σ 1
log( 1 + x

supposto 1. Stesa la sommazione a tutti i valori

x = 1 , 2, 3 , .... ∞ ,

1- 1 1
le somme dei valori di divengono nu-
2 x3 x4

meri cogniti , e quindi il secondo membro acquisterà un va-


lore che si potrà calcolare e che chiameremo G ; stesa poi
la sommazione ai valori

x = i+ 1 , i+2, i +3, ... ,

e sottratta la nuova equazione dalla precedente, troveremo


x=i
1
αι - a.log(1 ++ )]
ΣΕ
x=1
log(1 + 1)
( 90 )
1 1 1
G—(α3 + απ S a4 - α, S ec . ,
2 (i+1)2 3 (i+1)3
dove s'intende essere
1 1 1 1
S + +
(i+1)" (i+ 1)n (i+ 2)" (i+3)"
Ora x=i

Σ[ log( 1 + 1
C )]
x =1

i(i + 1)
+ a₁i + œlog(i + 1) ;
2
di più α = ½ : dunque
x=i
1
Σ + i + alog(i + 1)
x=1
= log( 1 + 1)
1 1 1
+ G ---- az + S + ?) 04
( d ) s a) s (i + 1)3

1
X5 + - ec.,
α ) S (i + 1)4

formula identica a quella data dal Binet nello stesso luogo ,


pag. 200 , se non che credo trascorso in questa qualche er-
1 1
rore di segni. Notisi che a₂ = - eα = ? onde
12 24
1
α3 α₂ = 0 , e che il Binet trovò la costante
2
G = 0,00063 • ... (*).

(*) Afferma il Signor Binet che le formule sono più com-


plicate per x non intero. Tuttavia se rammentiamo l' equa-
zione
d❜log (x + 1) 1
S
dx² (x + 1)²
( 91 )
FORMULA DI MACLAURIN.

7. Il Signor Cauchy ha fatto qualche cenno intorno alla


convergenza della serie data da Maclaurin e da Eulero per
esprimere f(x). Parmi si possa dimostrare che le condizioni
della convergenza di questa serie si riducono a quanto se-
gue 1.° che la funzione
-
q(z) =f(x + z) — ƒ(x — z)
resti finita e continua con la sua derivata (*) per ogni valor

che si può dedurre da una formula d'Eulero ( Calcul. diff.


Pars post. , Cap.16, S. 371 ) , e avvertiamo che log (x)= Σlogx,
cambiando x +1 in x ne trarremo

1 1
Σ 2 = S

e quindi differenziando ,
1 1 1 1
Σ S Σ S ec.
23 x3 x4 204

espressioni che sostituite in un'equazione già ottenuta da-


ranno
1 1
Σ
¯ = E(x + a, ) + aΣ log ( 1 + 1 )
10+ ( 1 + 2/
-)
1. 1
απ 04 a2 ;
2 ) s x3
t 3

e non rimarrà più che mettervi žx² per Σ (x + α₁ ) , e logx

per s log (1 + 19 e aggiungere una funzione periodica


x
arbitraria . Se fosse x <1 basterebbe porre z = x + 1 , e
usare la trasformazione
1 1 1
Σ Σ
1
leg(1 + 4) log(1 + 4) log(1+ X

(*) Resti cioè monodromia , monogenea e finita.


( 92 )
finito, reale o immaginario della variabile z ; 2.º che l'inte-
grale singolare
με
Shop(hz)dz

dove & indica un numero positivo infinitesimo e μ un coef-


ficiente positivo inferiore ad 1 , abbia, con la sua derivata
relativa ad h, un valor nullo finché il modulo di h non su-
pera quello della differenza data Ax.
Del resto si prova facilmente, che il modulo della mede-
sima serie è uguale a quello della serie più semplice
h du h³ d³u h15 dấu
2π dx dx3 ' 27 dx5
supposto
u = f(x) , h = Ax ;

onde queste due serie saranno nello stesso tempo conver-


genti o divergenti . Ora fatto

h du d³u d5u
=k es = k + k³ dx3 + k5
2π dx dx5

se queste sono convergenti, sarà tale anche la serie

d³u d5u d7u


k + k3 + k5 + ·
dx3 dx5 dx7

d28
e avrà per somma 29 onde si dedurrà
dx2
du d2s
k - =s k2 "
dx dx2

e successivamente

d³u d2s d4s


k3. :k² 2 k4
dx3 dx² dx4
( 93 )

d5u d4s d6s


k5 = k4 - k6
dx5 dx4 dx6
du du d2n-1u dans
k + k3 + ... + k2n-1 - k2n
dx dx3 dx2n-1 dx2n

dans
Adunque per la convergenza della serie il prodotto kan
dx2n
tenderà verso zero mentre n cresce indefinitamente; e a vi-
cenda se si determina una funzione s che adempia questa
con dizione , l'equazione

du d2s
k -- 2
dx dx²
darà

น = x
4Jade - k d x

e per un tal valore di u la serie riuscirà convergente.


Integrando la stessa equazione per ottenere s, si avrà

x x x
s= e ek dx
2 14 dx dr.
4. S dude - 4 foi du

Ma la serie di Maclaurin si può anche riferire alla seguente

du d2u
น + k• + k³ + · ·
dx dx²
o meglio all'altra

JC
du d'u
S=e น + k + k² · .).
dx dx²

poichè se la serie S ê convergente è chiaro che sarà tale


anche la serie s 9 è per converso se é convergente la serie
s, sarà tale la serie
d'u d4u
dx = ku + k³ + h5 + ...
Jsdx dx2 dx4
( 94 )
e quindi sarà pur convergente la serie

XC
1
S= s +
- ( +4Sodz).
Ora ponendo

1 x
e * udx ,
k xo

ne deduciamo mediante l'integrazione per parti

x d'u
- du dr-¹u
k u + k dx + k² + ... + kn-1
y= :( dx² dx -1

хо d2u
du
u
น.。 +k + k² + + kn-1
dx2 (17") ]

x
1 X dru
- e k.kn .dx ,
SХо dan

dove l'indice 0 segna i valori corrispondenti ad x= x.. Si


trova così, con un termine completivo, la serie S stesa da x
ad x。 , cioè la serie S - .S . , e se quest è conve
a rgente se
ne conclude SS, y . Ma l'espressi del termine com-
one
pletivo mostra pure che la serie SS . sarà converg
ente ,
ogniqualvo in tutto l'interval da x. ad x la quantità
lta lo
dru
k" prenderà un valore infinitesimo per n infinito . A
dan
vicenda è manifesto che se la medesima serie riman conver-
ad x, il suo termine (n +1 )esimo diviso pel fat-
gente da x
dru
tore e , cioè kn " dovrà nello stesso intervallo dive-
dx"
nire infinitesimo quando si fa no= ∞ . Queste medesime
conseguenze, rispetto alla serie di Maclaurin , si possono trar-
re da un teorema che intorno al resto di essa diede il Signor
Malmstén nel tomo 35 del giornale di Crelle .
( 95 )
8. Posto Ax = 1 , abbiamo l'integrale indefinito
exa
Σραω + C,
ew - 1

ove intendiamo ridotta ad una semplice costante C la fun-


zione periodica arbitraria; e svolgendo e per le potenze di
a vediamo che in questa espressione il coefficiente di a é
W
ω -1 quindi per essere
32 W3
exw = 1 + a + + a³ + ec.
1 1 . 2 1.2.3

se chiamiamo B. , B1 , B2 , B3 . . . i coefficienti di a nei


valori degl'integrali indefiniti

Σα , Σας , Σαβ , Σαν


otterremo

W 2 W3 64
= 1 + B. — + B , 1.2+ B₂ 1.2.3+ B3 +...;
ew-1 1 1.2.3.4

è B 0 sàrà ; B₁ , B3 , B5 , • • · saranno i numeri

bernulliani presi con segni alternamente positivi e negativi ;


B2 , B4 , B6 , ... saranno tutti nulli. È facile dopo di ció
giungere alla serie di Maclaurin e ad un'espressione del suo
resto, poichè facendo f(x) = u , si ha
h du h² d²u
(B) f(x + ha ) u+ a 1 dx 1.2 dx²

hn dru Cha (ha - z)n


+ X ƒ(x + z) dz ,
1.2...n dx" She 1.2.. n D^*
0

e basta integrare col Σ rispetto ad a i due membri di que-


sta equazione ritenendo nell'integrale il solo coefficiente di a :
infatti se pongasi

Ax = h , Σf(x) = F (x) ,
e perciò
( 96 )

f(x) = F(x + h ) –– F(x) ,


'si avrà
-
▲。F( x +ha) = F(x + ha + h ) − F (x + ha) = f(x + a)
onde
F (x + ha) = Σaf( x + ha) + X,

chiamata X una funzione del solo x ; quindi in Σ «f(x +ha)


il coefficiente di a sarà lo stesso come in F(x + ha), ed es-
sendo questo hF'(x) per la formula (B), se ne concluderà
h du h2 d2u
hF'(x) = u + B。 1 dx + B₁ 1.2 ·
dx²
h" dru
+ BR-1 + R₂ ,
1. 2. • • .n dx"

n indica il coefficiente di a nell'integrale


dove R₂
Cha (ha - z)"
Σα 1. .. D + 1f(x + z)dz ,
O l 2. . n
Sha

e di quì si trarrà la formula di Maclaurin cambiando u e f(x )


in fuda , e perciò F'(x ) in F(x) ossia f(x) . Avvertasi , che
nelle integrazioni finite relative ad a, dovendosi ridurre ad
una costante la funzione arbitraria , sì potrà considerare a
come un numero intero purché si lasci indeterminato .
Prendendo la differenza finita d'ogni termine dell'equazion
precedente rispetto alla x , si metterà la serie di Maclaurin
sotto la forma usata dal Signor Malmstén, e gli ultimi due
termini diverranno
h" dau
BA-1 A + AR •
1.2...n. dxn
Ma
ka ha
Ax
4%ƒ*° (h&—z)* D¹+ ¹ƒ(x +2)d ===
ƒ “ (ha — z}" D« + ¹f
(x+h +z)dz
•ha-
—Sh
0 " (ha— z) " D" +¹ƒ
( x+2) dz ,
( 97 )
ha
-
Sh (hỵ — z)" D¹+ ¹ƒ(x + h + zjdz
•ha + h
(ha + h — z)" D" ¹f
( x + z) dz
Chath
(ha + h - z)" D" + ¹ƒ(x + z) dz
=Sha+

-
-S
−S
. " (ha + h − x) " D« + ¹ f(x + z) dz,
e perciò
Cha
Ax -
She
s. cha z)" Dn + ¹ƒ(x + z ) dz
•ha
·· z ) " D² + ¹ ƒ(x + z) dz
SheCha

-- O" (hœ +h − 2 ) " D' +¹ƒ


( x +18)dz ;

di questi due termini il primo integrato rispetto ad a perde


α e facendo poi zat diviene
il segno A,
"
an+1 ---
' (h — e)" Du +1f(x + œt) de ,
S"

che non ha parte moltiplicata semplicemente per a se n➤0 ,


e non restando quindi se non l'altro termine, il resto AR n
si riduce al coefficiente di a nell'integrale

(ha + - %)12
- Σα D +if
(x + z )dz .
St 1.2 •

D'altra parte si ha
21
d"u h
A = DR+1f(x + z)dz ,
dx"

e B₂-1 denota il coefficiente di ά nell'integrale Ex" , sicchè

riunendo al resto ARn il termine che lo precede nella serie ,


si avrà una forma del resto che uguaglierà il coefficiente di
a nel valore di

Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. marzo 1855 . 7


( 98 )

(ha +hz)" ~ h" an


1. 2 ... .n -) D¹+1ƒ
( x + x)dx ,
ΤΣα

e paragonando questa espressione con quella del signor Mal-


msten si vedrà che la funzione da lui chiamata (h —z) è
il coefficiente di a in

(ha + h - z)" hran


Σ 1.2.... n
α

e però (z) è il coefficiente di a in


-hra”
(ha + z)" —
1. 2. • n
supposto n = 2m.
Dinotiamo con Zn il coefficiente di a nell'integrale

(ha + z)"
Σa 1. 2. • n

per z = 0 e per z = h sarà evidentemente


h"
Zn = Bn-1
1. 2. • • • n

per zh, Zn sarà il coefficiente di a in

1 n
Σα(2α + 1)"
1.2 . n 2

che facilmente si riduce al coefficiente di a in

1 h n
-
1. 2 ... 7 ( 1 ) * [ 2Σa " — Σ (2α )*] ,
• •
ossia a
2" -2 hn
- Bn-1. ·
2n 1.2
Di più, per essere

d.(ha++ x)
== n( ha + z)x− 1 ,
dz
( 99 )
si avrà
dZn
= Zn-x:
dz

aggiungendo a ciò le relazioni

h2m dp(z)
8(3) = Zam B₂m-i 2m-I 9
1. 2... 2m ? dz

e ricorrendo al teorema di Fourier si dimostrerà senza fa-


tica che l'equazione (z) = 0 non ha radice reale tra z― 0
ezh , e che la derivata p'(x) = 0 non ne ha tra z = 0
e z= h , e quindi che la funzione (z ) non cambia mai
segno da z = 0 a zhe presenta fra questi limiti un solo
massimo assoluto corrispondente a z = h : proposizioue im-
portante dovuta al Sig. Malmstén.
9. La formula di Maclaurin è il caso più semplice dell'e-
quazione simbolica
Σ" u = (e¹D - 1)-"u.
Συ

Si possono dimostrare similmente tutti gli altri casi , osser-


vando che si ha
exw
Στράω π + Ca + C₁ ,
(ew - 1)2

eaw ala - 1)
Σ3 ράω + C + C₁a + C₂29, ec.
(ew — 1 )3 1.2

ove le funzioni arbitrarie sono ridotte a semplici costanti


2
W
C, C₁ , C₂ , ... g e che svolta e in serie risulta


pel coefficiente di in Σe , risulta pel cocffi-
1.2 )³
03
ciente di in Σοραω
³ , ecc.; onde si trarrà che in gene-
1.2.3
wm 12
rale il coefficiente di nella potenza de-
1.2. · m W
( 102 )
nito di ciascun termine rispetto ad a, ne dedurremo che nel-
l'integrale (hz)" il coefficiente di a equivale al poli-
nomio
1 1 1
z" - A.z + A².z" --- ... +(- 1)" ·A".

col
2 n+1

e abbiam visto che questo coefficiente entra nel termine com-


pletivo della serie di Maclaurin . Se si suppone h = 1 " e
dopo il calcolo si fa z = 0 , si avrà il coefficiente di a in
Σα" 9 e perciò un'espressione algebrica generale dei numeri
bernoulliani Bл-1 .
10. Dimostrò il Signor Cauchy (Comptes rendus, tom . 19,
pag. 1189), che la serie di Maclaurin qnando è convergente
ha per somma un valor particolare di f(x) : la sua dimo-
strazione esige che la convergenza si mantenga variando x
da x ad xh. Sarebbe facile dedurre una tal proposizione
dalle cose premesse; di più , potremo esprimere per mezzo
d'integrali definiti la somma della medesima serie , e anzi
della serie più generale rappresentata simbolicamente con
--
(e¹D — 1 )-" f( x ) , dappoichè si possono ridurre ad integrali
definiti gl'integrali finiti " (a" ). Ne risulteranno f(x) e
f(x ) espressi per integrali definiti .
Altre espressioni di questa fatta (* ) diedero il Barone Pla-
na nel 1820, e poscia Abel in tre Memorie pubblicate nel
secondo volume delle sue Opere sotto i numeri VII , XII , e
XVIII , di cui la seconda è postuma , ma la prima e la ter-
za, come apparisce dalla prefazione di quel volume, furono
stampate in un giornale scientifico negli anni 1823 e 1825.
Le dimostrazioni dei nominati geometri non lasciano scorgere
le condizioni sotto le quali le formule indicate sussistono ,
ma si può per tal fine ricorrere ad un metodo esposto dal
Cauchy nel tomo VI delle Memorie dell' Istituto di Francia .

(*) Riferite in una ingegnosa Memoria del prof. Tortolini (Annali,


giugno 1853).
( 103 )
Ivi (pag. 609) si stabili sce la formola
a
p(a) + (0)
p(z) dz = α
S 2

p(a +z√ - 1 )-9(a — z√ - 1 ) -9 (z√ -1 )+q(-z√˜˜- 1) dz

-S V -1 2π
e α -1
facendo
q(x) =√(x + x) , a➡ Axh
si ha

y(a) +4(0) = 2f(x) + Aƒ(x) ,

/ −1 ) = 4xƒ(x + z√ ~1 ) ,
p(a + x√ —1 ) — p( % \

❤(a — z√ —1 ) — ❤ ( ~ z√ −1 ) = Axƒ(x — z√ —1 ) ,

S® p(z)dx = Af*f
(x)dx ,

e quindi sostituendo si ottiene

2f(x) + Af(x)
Ax
S®Ax)dx
xo = h 2
∞ dz
ƒ(x + %√ —-1 ) —ƒ( x — z√ —1 )
V -1 27
eh -1

donde integrando secondo il segno xe mutando z in hz si


trarrà la formula del Barone Plana.
Ora giusta le condizioni enunziate dal Cauchy , converrà
che la funzione f(x + 1) resti finita e continua nell' in-
tervallo da x ad x + h, e che non divenga infinita con z. Il Si-
gnor Schaar richiede anzi che essa si riduca a zero quando
z= ∞ (Acad. de Belgique, Sav . étrang . , tom. 22, pag. (20;
ma esaminando l'analisi del Cauchy, si riconosce che l'ulti-
ma condizione non é strettamente necessaria , e bastare che
il prodotto
( 104 )
-
e-2πtf(x ± hi\
/ — 1)
sia nullo per t = + ∞ .
Per mezzo di questa regola si troverà legittima l'applica-
zione fatta dal Barone Plana al caso di f(x) = log x, e dal
Sig. Schaar a quello di f(x) = log (x) , sebbene in questi
casi il valore di f(x ± ∞ √ — 1 ) sia infinito . Tali applica-
zioni suppongono h = 1. (*).
Si vede pure che la formula del Barone Plana può sussi-
stere in molti casi in cui la serie di Maclaurin non è con-
vergente, e che anco allora essa servirà a dare un'espressio-
ne del resto della medesima serie . Così ne ho dedotto in
altra Nota (Annali , settembre 1852) sotto la forma d'un in-
tegrale definito il resto della serie che rappresenta la somma

della progressione armonica e quello della serie lo-


Σ

garitmica di Stirling.
11. Ma la formula citata del Barone Plana può condurre ,
a risultamenti esatti, anche quando le condizioni esposte non
si trovino adempite, e ne provengono integrali definiti , il cui
valore sia infinito o indeterminato, se per mezzo di oppor-
tune trasformazioni si giunga ad eliminare questi integrali
dal calcolo in modo che resti un'equazione tra quantità tutte
finite e determinate. Si giustificherà e si renderà pienamente
rigorosa e chiara una tal forma di procedere, introducendo
secondo un artificio assai noto un fattor conveniente , che
alla fine si riduce all'unità .
0
Offre un esempio di questa singolarità l'applicazione falla
nella stessa Nota alla teorica dei residui quadratici , poichè
}
la funzione

mx 2 rx
n n }
e

(*) Un'altra bella applicazione ne fece il prof. Mainardi in questi l


Annali ( agosto 1853) .
( 105 )
non soddisfa alle condizioni testè ricordate , e risulta infatti
dal calcolo l'integrale definito

e-Pпz²V-1 (e²¶π + e−29π² ) dz ,


S
dove pe q si suppongono numeri interi, e che considerato
in sè stesso non ha un valore finito e determinato se p non
é una quantità immaginaria in cui il coefficiente di - 1

sia negativo . Il fattore che può adoperarsi in questo caso é


l'esponenziale ex per cui si moltiplicherà la funzione pro-
posta, supponendo un numero positivo infinitesimo, e dopo
tutte le riduzioni si passerà al limite w == 0 ; allora l'accen-.
nato integrale sarà considerato come il limite d'un altro dove
a p -1 sarà sostituita una quantità immaginaria con parte
reale positiva , e questo limite avrà il valore riferito nell'in-
dicata Nota. Oltre a ciò le formule che si troveranno in tal
modo daranno in termini finiti i valori degli integrali

t2r-1 dt cos(2m² ) tar- dt sen ( 2mле² )
6277 1 - ρα πε e2πt e-2πt

e più generalmente di

1 1
ρπι2V-1 gardt ,
2ηπε -- 1 ρεπε - 1
1

per tutti i valori interi e positivi di m, n, r.


Quanto alla teorica dei residui quadratici , ho mostrato nel
tomo 25 delle Memorie dell' Accademia di Brusselle ( Serie
dei Savants étrangers) , che le formule relative si possono de-
durre col mezzo di trasformazioni algebriche dai soli teore-
mi del celebre Gauss intorno alla sommazione delle funzioni
2πx² 2πx²
sen- e cos
n n

tra i limiti x = 1 , x = n (*) e anzi dalla proposizione

(* ) Fra tutte le dimostrazioni di questi teoremi mi pare che la


più semplice sia ancora quella che fu data dallo stesso Gauss e ri-
prodotta dal Sig. Cauchy nei Comptes rendus tom. X, pag. 437.
( 106 )
seguente tanto semplice quanto generale : qualunque numero
intero e positivo sia n, si ha
x=2n x=27
2
πα πη
sen- COS
Σ 2n Σ 2n
x=1

V. ivi, §. III , formula (10),


12. La Memoria già citata del Sig. Cauchy contiene al-
tresì le equazioni
a
p(a + z}^ ~ 1 ) —Q¤(z√ —1)
Ļ ___9(x)dz dz
2π 2π
- = -1 z
a -1 a

p(a) +4(0)
4

p(z)dz 1 p(a —z√ — 1 )—p( —z


√ — 1) dz
S. 277 27
·ZV-1 a -1
ea -1

p(a) + (0)
4
facendo ancora

4(z) = √(x + z) ,
p(x) a = Ax = h ,
si avrà
p(z)dz f(t)dt
= Ax
S 27 •Af xo 27
+ -V-I # -(t−x) V- 1
e a - 1 e -1

e quindi si vedrà che sostituendo e integrando per Σ si ot-


tengono le altre due formole sommatorie
1 XC 1
f(t)dt
=
xo f
(x)
ユー(パーズ )レーエ
1 e

ƒ(x + z√ −1 ) dz
9.
-S hv -1 2π
eh 1
( 107 )

f(t)dt 1
x)
(2) = SC 2π
-(1-x)V-1
1-

8
f( x — x√ — 1 ) dz
-S . hV -1 2π
2
h - 1

La prima suppone che il prodotto

- 2π 2
h
f(x+z√ − 1 )

si annulli nel caso di z∞ ; la seconda, che nel medesimo


caso si annulli il prodotto

- 27
h ƒ(x— z)√ — 1) .

Finalmente l'equazione ivi dimostrata (pag. 607)



1 ¯q(a +z√ — 1 ) —p(%| —1 )
p(a) = _1_S® p (x)dz + [pla+2V

av -1 27
2
ea e a --

¤(a — z√ ——1 ) — O( — >V — '


dz,
2π 2π
-αV-I 3
a ea - 1

dove a è una quantità compresa tra zero ed a, somministra


1 f(x+z√ − 1 )
Σ —Sƒ\ x)dx
A
&\a + x)= 1 Cre ) dx +hv S [ 2π 2π
2
h 1

f( x —z√ −1 )
dz.
27 27

h --
( 108 )

FORMULE D' EULERO

13. Nel tomo III dei Novi Comm . Acad. Petropol. , Eulero
applicò l'integrazione delle equazioni differenziali d'un ordine
infinito alla ricerca del termine sommatorio delle serie finite .
Chiamato X il termine generale corrispondente all'indice x ,
e y la somma della serie continuata sino a questo termine ,
in modo che si ha

y = X + ΣΧ , Δι = 1 ,

egli trova (pag. 81 )

y =ƒXdx+2 (cos2rnæƒXdx cos2rïx+sẹn2rπxƒXdæ sen2r7x) .


r=[

Ma non è difficile dimostrare che questa formula è inesatta


e che per emendarla conviene aggiungere al secondo mem-
bro (oltre la consueta funzione arbitraria ) il termine + X,
e allora essa diviene identica ad un'equazione data dal Sig.
Cauchy nei Comptes rendus del 1843 ( tom. 17 , pag. 458 ) e
comprende una nota formula di Poisson ( V. Mém. de l'Insti-
tut. tom. VI) . L'errore di Eulero nasce d'aver trascurato un
fattore dell'equazione al cui scioglimento riduce l'integrazio-
ne delle equazioni differenziali lineari nel caso proposto la
equazione da risolversi è
1e0 ,
ossia
els (el — 6-1³) = 0 ,

e col metodo tenuto da Eulero si viene a trascurare il fat-


!
Z n
tore e- , che essendo il limite di ( 1 ~ )" per n = ∞ ,
2n

corrisponde ad una radice multipla , e che produce nell'inte-


grale il termine ommesso + X. Ê singolare che Poisson
( 109 )
commise in altra questione lo stesso errore che fu avvertito
da Fourier ( Vedi Mem . de l'Institut. tom . X, pag. 119)
Nel suo Calcolo Integrale Eulero riprodusse una parte della
Memoria testè citata, e indicò un ' altra inesattezza ivi tra-
scorsa (SS. 1163, 1179 ), ma non quella della formula pre-
cedente che non si trova riferita : invece vi troviamo al S.
1209 la formula
r=8

y= Σ4rn (cos2rnæƒXdæsen 2гя¸¤ — sеn2rπx ƒ Xаæcos2rï¤)


701 ,
r= 1
dove У è la somma d'una serie avente per termine generale
dX
T= e continuata sino al termine dell'indice x, e questa
dx

formula é pure erronea , poichè dalla precedente emendata,


cambiando X in Te integrando per parti, si trae l'equazione
assai diversa
y = STdx + 1 T
878
+ 4rn(cos2rärƒXdæsen2rææ — sen2räxƒXd.ccos2r7x)+ 2X ]
Σ[
r=1 4

Nello stesso Trattato (Calcul. int. §. 1212 ) egli giunge ad


un'altra formula, e non essendo stato trascurato alcun fat-
tore, questa si trova esatta. Sia y una funzione ƒ(x) , e si
faccia
-
X = {f(x + h) + }ƒ(x − h) : ;
la formula che accenniamo darà

r=8-
2 2r+-1 2r+1
У Σ ( -1) [sen 2h TxJXdx cos ( 2h
r=1

2r+1 2r +1
- COS
2h R ) ].
2h Rx ) / Xdesen( 2+
cos (2+
( 110 )
e dovrà pure annoverarsi tra le formule sommatorie, poiché
facendo
Ax = 2h , X = F(x) ,
si avrà
2F(x + h) = 2y + Ay ,

e quindi integrando
XC
y = 2( —1)²hΣ( −1)˜¯ ½π F(x + h).

Si troverà nello stesso modo, supponendo

Ax = 2 , F(x) = X ,

anche la formula

ΣF(x + 1 ) = } ƒXdx
818
+ Σ(-1 ) (cos2rææƒXdx cos2гx +sen2rяxƒXdæ sen2rëx ).
r=1

Eulero suppone anche il caso di c ( usato da lui in


1
luogo di
h ) immaginario (§. 1214) , e ottiene parecchie

altre serie tra cui se ne noteranno due (§§. 1219, 1224) , in


cui gli esponenti sono proporzionali ai quadrati dei numeri
naturali.
14. La considerazione delle equazioni differenziali d'un
ordine infinito fu adoparata da Lagrange nel problema delle
corde vibranti ( Miscellanea Taurinensia , tom . 3) , dove col
teorema di Taylor trasforma in un'equazione differenziale l'
equazione finita

4(t + a) + q(t –
− a) = 0 ,

e ne riduce l'integrazione alla risoluzione dell'equazione


sin ax = 0.

Nessun fattore è da lui trascurato, e si giunge così alla for-


mula esatta
( 114 )

7=8 επι
V-
a
9(t) = ΣA
r= 0

denotando con A, infinite costanti arbitrarie .


Lacroix cita il metodo d'Eulero lodandone giustamente l'
eleganza, e se ne serve per determinare la forma delle fun-
zioni arbitrarie, che ammettono gl'integrali a differenze finite
(Traité du calcul diff. t . III . p . 245) ; ma avendo trovata l'
equazione
em 1 = 0,

ne conchiude
m= 2rπV -1 ,

e trascura quindi il fattore e ossia

m n
1 +
(1 2n

e le radici m = --- 2n , posto n infinito. Può nondimeno so-


stenersi l'esattezza dell'espressione che ne risulta , osservan-
do che la parte dell'integrale dovuta al fattor multiplo dovrà
sparire a causa del valore no , se la variabile x sarà
positiva, al qual caso la questione può sempre esser ridotta .
Ma sarebbe più soddisfacente trasformare l'equazione

p(x + 1 ) − q(x) == 0 ,

che considera il Lacroix, in quella di Lagrange

q(t + a) — q(t − a) = 0,

col prendere
t= x + 1 , a = } .

Del resto é noto che la teorica delle serie trigonometriche


somministra dimostrazioni più rigorose.
Dalla stessa teorica si deduce pure la seguente formula
( 112 )
sommatoria, dove b indica anh , ex è una quantità com-
presa tra a ed a + h :
-
f(x) + f(x + h) +ƒ(x + 2h) + ... +ƒ[x + (n − 1 ) h ]

1 2 2гπ(x- x)
=
4Sa f( x)dx + h Σfaf
(x) dz cos h

15. Tra le false conseguenze a cui spesso conduce il pas-


saggio dal finito all'infinito, si deve porre un altra formula
data da Eulero nel §. 1199 del suo Calcolo integrale, dove
cercando d'integrare l'equazione

dy d²y d³y
X=y + + +
dx dx2 dx3

e dopo aver quasi disperato di riuscirvi , trova infine per in-


tegrale completo un'espressione della forma

dX
Aex cos 0
y =X-
dx ΣACT cos cos (x sen + q) ,

indicata col segno Σ una somma stesa ai valori delle costan-


ti arbitrarie A, 0, p. Dalla proposta equazione differenziale
Eulero trae
dx dy day d³y
+ -+ +...
dx dx dx2 dx3

e dovendosi supporre che le serie comprese nei secondi mem-


bri di questa e della proposta siano convergenti , altro non
si può conchiudere da entrambe fuorchè
dx
y=x
dx
all'incontro egli pone
dX
y X + v,
dx
e ottiene
dv dv d3v
0 = v +=+ +
dx dx² dx3
( 113 )
il che per una formula antecedente (S. 1197 ) gli dà
v = ΣAex ons 0 cos(x sen + q) .

Ma se in questa espressione si sostituisca A ad


=8V-1
Ae
ed a alla quantità
cos ± √1 sen 0 ,
si avrà
υπ Σαρακ

dove A ed a saranno costanti arbitrarie : bisognerebbe dun-


que che la supposizione
ϋ = Σαρακ
verificasse l'equa zione ....
dv d2v
0=v+ + +
dx dx2

la qual cosa non avviene. Così questa equazione non ha per


integrale
ϋ = Σάρακ ,

espressione che del resto ridurrebbe v (e per conseguenza y )`


ad una funzione arbitraria di x.
3C
Cambiando y in u , x in si otterrà la serie già ac-
k
cennata nel num . 7.
du d'u d³u
X = u + k + k². + kз +
dx dx² dx3
donde per essere

1. 2... n = e-² zn dz ,
=√
e supponendo adempite le necessarie condizioni di convergen-
za, si dedurrà
kz du k2z² d²u k3z3 d³u
x=S e-z (2u + 2 --
x
1 d + 1.2 dx² 1.2.3 dx3

Annali di Scienze Mat . e Fis. T. VI. Marzo 1855 . 8


( 114 )
ossia

x =f e-²f(x + kz) dz ,

fatto n =f(x). La somma X della serie è ridotta pertanto


in un integrale definito .
L'altra serie

du d³u 15 ,,
s == k = + k³ dx³ + k5 +
dx dx5

considerata nel num. 7, darebbe similmente



f(x + kz) − f(x — kz)
S= e- dz ;
小 2

quanto alla serie SS, ivi espressa da un integrale y , si


20
-
So Xoek
S = Xe

e perciò sostituendo i valori di y, X, X ,

-e
S ç¯* ƒ
{x)dx = kS® e [ e˜^^
\x,+ki) ~ *f(x + kz)]dz.
( 115 )

Intorno a tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati da


Baldassarre Boncompagni secondo la lezione di un codice
della Biblioteca Ambrosiana di Milano. - Firenze, Tip. Gali-
leiana 1854. -- di pag. 122, in 8°, con una Tavola.
NOTA
DI ANGELO GÉNOCCHI .

Con questa sua nuova pubblicazione il principe Boncom-


pagni ha reso un eminente servigio all ' Istoria delle Matema-
tiche: manifesto è per essa , quanto un italiano del secolo XIII ,
Leonardo Bonacci o Fibonacci da Pisa, già si fosse spinto in-
nanzi nella conoscenza dell'Algebra, onde se l'Europa non
gli deve la prima notizia di questa scienza, certò deve in lui
onorare uno dei più grandi promotori della medesima, il pri-
mo fra gli occidentali che l' arricchisse con invenzioni sue
proprie.
Uno degli opuscoli dati in luce dal S. Boncompagni è
il celebre trattato de' numeri quadrati , composto nel 1225 9
che si credeva perduto . Gli altri due , de'quali era ignorata
l'esistenza, sembrano di poco anteriori , e contengono in gran
parte le soluzioni di molti problemi determinati e indeter-
minati di primo grado a più incognite : meritano essi pure
una speciale attenzione sì perchè i problemi furono dall' au-
tore scelti come i più notabili , sì perchè queste soluzioni
sono da lui preferite a quelle del suo maggior libro de nu-
mero, cioè dell'Abbaco scritto da Leonardo nel 1202. E per
verità si scorge una grande sagacità nello stabilir le rela-
zioni fra le quantità note e le ignote, o, come ora dicesi 9
nel mettere il problema in equazione , e negli artifizii ado-
perati per dedurre da quelle relazioni i numeri domandati :
usa per le eliminazioni i metodi oggi chiamati di sostitu-
zione e di paragone , e spesso si agevola il cammino intro-
ducendo qualche incognita ausiliare ; spesso anche distingue
le diverse incognite con diversi nomi (res , causa , dragma, ecc. ) ,
come ora si distinguono con diverse lettere . Ma due cose
( 116 )
accade principalmente di osservare in questi problemi : l'una
ci offrono le regole equivalenti alle odierne formole gene-
rali, di cui si serve Leonardo per isciogliere certe classi d'
I
equazioni a qualsivoglia numero d'incognite : regole simili
e anzi più estese di quelle che il Cossali ammirava in Car-
dano, siccome informate dello spirito dell ' Analisi speciosa e
molto prossime a questa ; l'altra è la vera interpretazione e
l'uso delle soluzioni negative, perocché in più esempi 2 , tro-
vando che non si può soddisfare al quesito nel suo senso di-
retto, Leonardo mostra come vi si possa soddisfare volgendo
qualche condizione ad un senso opposto , cioè cambiando l'
avere in debito . Nel secondo opuscolo s'incontra eziandio un
problema di geometria trattato coll' algebra 3 , e l'equazione
che risulta sale al secondo grado' : Leonardo ne riduce nel
modo consueto la soluzione all'estrazione d'una radice qua-
drata che egli determina con grande prossimità per mezzo
d'una frazion sessagesimale . Più memorabile è una questione
del primo scritto, che presenta da risolvere un'equazione com-
pleta di terzo grado 4 : Leonardo da principio dimostra che
l'incognita non può esser razionale , né esprimersi con alcuna
delle quantità irrazionali definite e considerate da Euclide
nel decimo libro della sua Geometria. Nella qual dimostra-
zione si rivela una profonda conoscenza delle proprietà e
del calcolo di tali quantità : in essa egli precorsé ad alcune
ricerche del Cardano meritamente lodate dal Cossali, e fece
uso di ragionamenti che sarebbero applicabili anco ad equa-
zioni letterali e di più alto grado. Poscia dichiara d'aver
cercato il valor dell'incognita per approssimazione, e lo enun-
cia espresso in frazione sessagesimale con moltissima accu-
ratezza, poichè il calcolo é portato sino ai minuti sesti; ma
è da lamentare che non abbia spiegato il metodo di che si

1 Pag. 28, 29 , 39 , 41 , 42 , 52 .
2 Pag. 25, 27 , 33 , 36 , 54.
3 Pag. 49-51 .
4 Pag. 3-17 .
( 117 )
valse ad ogni modo bisognerà riconoscere che a Leonardo
Pisano è dovuta la lode dal Montucla attribuita al Viète d'
aver per primo ottenuta la risoluzione approssimata di equa-
zioni complete superiori al secondo grado .
Il terzo scritto é , come dicemmo, il liber quadratorum, e
dobbiamo dolerei che non sia intero , terminando in tronco
l'ultima carta a mezzo d' un problema : tuttavia è da cre-
dere che poco manchi al compimento , da che nella parte che
possediamo troviamo sciolte tutte le questioni da Luca Pa-
cioli indicate siccome estratte da questo libro . Comincia Leo-
nardo con una bella proprietà della serie de ' numeri impa-
ri , dimostrando che la loro somma é sempre un quadra-
to , e ne deduce due regole particolari per formar un
quadrato eguale alla somma di altri due , le quali sono le
medesime che il Sig. Biot osservò in un frammento del ro-
mano gromatico Nipso , e riferi nei Comptes rendus e nel
Journal des Savants (aprile e maggio 1849) . Insegna quindi
altre più generali regole, tra cui quella stessa che fu data
nelle opere tanto posteriori di Bacheto e Frénicle; ma è no-
tabile come d'una di queste regole o formole generali Leo-
nardo aggiunga 3 che essa si ritrova nel X. libro d'Euclide,
mentre fin qui si è creduto che i Greci non conoscessero se
non le regole molto limitate di Platone e Pitagora pei nu-
meri interi, e quelle di Diofanto pei numeri razionali . E non-
dimeno si trova veramente nel decimo libro d'Euclide la so-
luzione più generale che sia possibile di ottenere con numeri
interi, ed è esposta nel primo dei due lemmi che precedono
in quel libro la proposizione XXX (*) .

1 Pag . 56.
2 Pag. 73.
3 Pag. 61 .
(*) Siano p, q , r, & quattro numeri proporzionali , e poniamo
x = pr, y = qsxey saranno di que'numeri che Euclide chiama
piani simili, e il cui prodotto è un quadrato, com'egli dimostra nel
lib. IX , prop. 1. Ora se suppongansi æ e y ambedue pari o ambedue
impari , e xy , e se facciasi xyz2 , la regola insegnate nel
( 118 )
Leonardo dimostra nel medesimo trattato la formola ele-
gante di cui le antecedenti , possono risguardarsi come casi
speciali, e che porge due maniere di spezzare in due qua-
drati il prodotto di due numeri ciascuno composto di due
quadrati, e ne desume qualche teorema per determinare
quanti spezzamenti ammetta un numero in due quadrati: ri-
cerca proseguita più tardi, e condotta a termine dal Fermat .
Insegna pure, quando sia dato uno spezzamento, a trovarne
altri. Poi a sommare ogni serie di quadrati le cui radici
siano i termini d'una progressione aritmetica; poi scioglie pa-
recchie duplici , triplici e quadruplici egualità assai scabrose .
2
Tra queste noteremo la questione ricordata dal Cossali e
dal Libri, di trovar un quadrato che accresciuto e diminuito
d'uno stesso numero prefisso rimanga quadrato ; la soluzio-
ne ingegnosissima che ne dà Leonardo per via di numeri ra-
zionali , sebbene indiretta , non è particolare come stimarono
i mentovati istorici: essa é generale e collima perfettamente
con quella che, per mezzo di calcoli complicati anzi che no ,
ottenne Eulero nella sua Algebra, tomo II , Cap. XIV , art.
225, 226 ; e anco alcuni degli esempi numerici d'Eulero s'
accordano a puntino con quelli di Leonardo. Questa specu-
lazione lo guidò a considerare il prodotto che ha per fat-
tori due numeri interi quali si vogliano , la loro somma e
la loro differenza : un tal prodotto o il suo quadruplo rap-

citato lemma ci darà la formula


y 2 x
Z2 -
+( x = x² 2+ ") ² = ( ~ 2+ 4 ) 2
Per vedere che questa somministra tutte le possibili soluzioni , basta
prendere r = 2mp , e per ciò
s = 2mq, x = 2mp2 , y = 2m q² , z² = 4m² p² q²,
poichè allora la formola diviene
4m² p² q² + (mp² - mq2) 2 = (mp² + mq²) ² ,
che è noto essere la più generale per risolvere la x² + y² — z² con
numeri interi.
I Pag. 66.
2 Pag. 83-98.
( 119 )
presenta ogni numero che, aggiunto ad un quadrato e tolto
da esso, fa la somma e il residuo quadrati, e che da Leo-
nardo è detto congruo Ora egli dimostra , che il mede-
simo prodotto o il suo quadruplo è sempre divisibile per 24,
ed è questo lo stesso teorema, che dimostrò il signor Lenthe-
ric nel tom. XX degli Annali del Gergonne, pag. 379 (1830),
e che è parte d'altro teorema sopra i triangoli rettangoli nu-
merici dato dal Frénicle, e riproposto nei Comptes rendus del
1849 dall'illustre Poinsot. Un' altra proprietà enuncia Leo-
nardo, cioè che nessun numero quadrato può esser congruo 3 ;
e chi avverta che l' indicato prodotto misura esattamente
l'area d'un triangolo rettangolo numerico , vedrà scaturirne
una delle famose proposizioni negative di Fermat , e anzi la
sola di cui il geometra francese ci abbia lasciata la dimo-
strazione: L'area d'un triangolo rettangolo formato con nume-
ri razionali non è mai un quadrato . Proposizione equiva-
lente all'altra, che la differenza di due biquadrati non può
essere un quadrato, e formante così un caso speciale del
difficilissimo teorema posto a concorso sin dal 1848 , e man-
tenutovi anche in quest'anno dai chiari Geometri dell'Istituto
di Francia . Quella proposizione di Fermat era dunque stata
avvertita ed espressa quattro secoli prima dall'italiano Leo-
nardo,
Le dimostrazioni esposte in questo libro de'quadrati, come
quella del primo scritto che concerne allo scioglimento d'un'
equazione cubica , sono aiutate da figure geometriche : i nu-
meri e le linee sono dinotate con lettere minuscole, or due,
or una per ogni numero o linea. Leonardo non cita altro au-
tore che Euclide , e dichiara d'esser giunto con le proprie
meditazioni è co ' proprj studj ai teoremi ed alle soluzioni
che riferisce nè pensiamo se gli possa negar fede sospet-

1 Pag. 84. In vece il Pacioli chiama congruente un tal numero, e


congruo il quadrato a cui viene aggiunto, o sottratto-
2Pag. 80.
3 Pag. 98.
( 120 )
tando che questi trattati tanto superiori a tutte le scritture
contemporanee, e per qualche secolo a quelle de' suoi suc-
cessori , siano una nuda copia o imitazione d'opere greche o
indiane . Il perchè confidiamo che l'Italia sarà riconoscente
all'egregio principe Boncompagni, per le cui indefesse e in-
telligenti cure, può rallegrarsi di possedere in un antico suo
figlio il degno antecessore di Francesco Viète e di Pietro
Fermat.

Formule per determinare il numero


delle intere soluzioni della
2
x² -— y² = c,
e loro conseguenze.

ΝΟΤΑ
DEL PROF. PAOLO VOLPICELLI.

Ha per oggetto questa Nota (* ) dimostrare quali sieno


le formule, che forniscono in ogni caso il numero della in-
tere soluzioni della
2
(1) = c
x² -- y² =
e dedurre dalle medesime tutte le somme, ognuna composta
di numeri impari consecutivi , dalle quali può essere l'intero
c rappresentato ; come pure alcane proprietà , che caratterizza-
no i numeri, composti solo di fattori primi , ognuno della
forma 4n + 1 .
Pongasi
hk "
c = 2μ h²,I h³₂2 h²3 • h²k

ove μ, a, ß, ... 9 Trappresentano interi, mentre h1 , h2, ..., h


esprimono numeri primi. Sappiamo che il numero N dei fat-
tori di c, viene dato dalla

(*) Comunicata all' Accademia pontificia de'Nuovi Lincei , nella ses


sione del 6 maggio 1855 .
( 121 )
N- (

μ + 1 )(a + 1) . . . (t + 1),
e che il numero delle decomposizioni di c, ognuna in due
fattori, si ottiene dall'una, o dall'altra delle

(µ + 1)(a + 1 ) . · · (t + 1 )
ՊՆ 1
2

(μe + 1)(α + 1)... (t +1 )+1


N2 9
2

secondo che degli esponenti p, A, ... , t , uno per lo meno


sia impari; o sieno tutti pari . Sappiamo altresì che, a risol-
vere in interi la (1), bisogna ritenere solo quelle fra le indi-
cate decomposizioni , che risultano da fattori , od ambedue pari ,
od ambe due impari , e sempre diversi fra loro .
Qualunque sia µ , se uno almeno degli esponenti a, ß,9 ...9 τ
sarà impari, le decomposizioni di c in due fattori , uno pari,
l'altro impari, proveranno delle decomposizioni binarie del nu-
с
mero 2/ ognuna delle quali dovrà combinarsi coi fattori 1 ,

e 2", permutati nella medesima. Così, per es. la decomposizione

binaria qualunque AXB del numero- combinata coi fattori


1 , e 2″ permutati, darà le due decomposizioni


1.A x 2 ". B , 2º.Á × 1. B ,

del numero c, ognuna di due fattori, uno pari l'altro impari .


Ma il numero di queste decomposizioni è dato dal prodotto

2(a + 1 )(8 + 1) . . . (t + 1 )
;
2 .

dunque sottraendo questo numero dall'altro n ,, preced ente-


mente indicato , avremo il numero v delle decomposizioni di
c, ognuna di due fattori pari, diversi fra loro; e sarà
--
1)(α + 1 ) ( ß + 1 ) . . . (t + 1)
(2) V₁ = ;
2
( 122 )
qui si vede che dovrà essere
μ > 1.
Se poi tutti gli esponenti a, ß, ... , sieno pari, suppo-
niamo in primo luogo a essere impari ; sarà

(a + 1)(ẞ + 1) . . . (t + 1 ) + 1
2

il numero delle decomposizioni tatte di 2μ , ognuna in due

fattori, da doversi combinare coi fattori 1 , e 2" permutati, per


avere il numero delle decomposizioni di c , composte ognuna di
fattori, uno pari l'altro impari . Però una delle indicate de-
C
composizi di risulterà di due fattori eguali fra loro, c
2/
non potrà per essa praticarsi la permutazione dei fattori 1 ,
è 2", bensì per tutte le altre : dunque sarà in questo caso
(a + 1) (8 + 1 ) · • (t + 1) +
--- 1
2[ 2

il numero delle decomposizioni di c in due fattori, uno pari


l'altro impari, da doversi sottrarre dal numero n ,, per avere
quello cercato delle decomposizioni simili di c, ognuna di due
fattori pari, e diversi fra loro . Ma da questa sottrazione si
ottiene di nuovo il valore già trovato di », dunque la (2) va-
lerà sempre, quando almeno uno degli esponenti
a ,,
α ß , ... , I
sia impari.
Supponiamo in secondo luogo μ essere pari anch'esso; in
tal caso è chiaro, che una delle decomposizioni di c in due
fattori , conterrà questi eguali fra loro , e perciò essa non
dovrà contemplarsi fra quelle , da cui derivano le intere so-
luzioni della (1 ). Dunque il numero totale delle decomposi-
zioni di c, ognuna in due fattori diversi fra loro, sarà in tal
caso dato dalla

´(µ + 1 ) ( a + 1 ) (ß + 1 ) ... (t + 1 ) -- 1
N2 - -1 =
2
( 123 )

Inoltre il numero delle decomposizioni binarie di , viene

dalla

(a + 1 )(8 + 1) • • (T + 1) + 1
;

ed ognuna di queste, combinata coi fattori 1 , e 2º permutati ,


fornisce due delle indicate decomposizioni di c da escludere.
Però fra queste avvene una, composta di due fattori eguali , che
non potrà subire la ora indicata permutazione , giacchè altra-
mente si ripeterebbe la stessa decomposizione. Per ciò a deter-
minare in questo caso il numero v, delle decomposizioni di c,
in due fattori diversi fra loro, ed ognuno pari, dovrà da n₂—1
sottrarsi
+(Į + 2)
(x + 1 ) (ẞ + 1 ) . •
2 1,
2
ed avremo la
-- 1)
(μ (a + 1 ) (ß + 1 ) . . . (t + 1) -
− 1
(3) ₂ = 2

che valerà nel caso in cui tutti gli esponenti p, a, ß, ... , T


sieno pari.
Venendo al caso di e impari, sarà μ0 , perciò :
1. Se uno almeno degli esponenti già menzionati sia impari
le decomposizioni tutte di c, ognuna in due fattori, avranno
questi fra loro disuguali ; e dividendo per 2 il numero N dei
fattori tutti di c, avremo quello delle soluzioni della (1 )
espresso dalla
(a + 1) (8 + 1 ) . . . (t + 1 )
(4) 13
2

la quale valerà nel caso. in cui uno almeno degli esponenti


su indicati sia impari .
2. Se gli esponenti medesimi sieno tutti pari, fra le indi-
cate decomposizioni di c, ve ne sarà una, composta di due fat-
tori eguali; perciò dal numero N dei fattori tutti di c, togliendo
1, e poscia dividendo per 2, avremo quello 14 delle soluzioni
( 124 )
della (1) 9 e sarà

(a + 1 )(8 + 1 ) . · • (t + 1 ) 1
(5) V₁ 2

la quale valerà nel caso di tutti gli esponenti pari .


Si potrebbe anche chiedere il numero 5, di quelle solu-
zioni intere della ( 1 ) , le quali solo derivano dalle decompo-
sizioni di c, in due fattori primi fra loro. Per assegnare spe-
ditamente il numero stesso, basta riflettere, che tali soluzioni
si possono incontrare solo quando e sia impari, e che sono
tante quante sarebbero, se niuno dei fattori primi fosse ri-
petuto nella produzione di c. Per tanto, nel precedente valore
di з , ponendo
a == β

avremo per corollario la

45 = 2k- 1 (*) ;
peró la medesima può dimostrarsi direttamente nel modo che
siegue. Abbiamo
k(k - 1) k(k ― 1)
21 + k +: + + k +1 ,
2 2

e dividendo per 2, sarà

# (k-1)
(6) 2k- ¹ — 1 + k + k + U ,
2
essendo
k +3
-- 2 ) .
k(h — 1) (k
2
U
k
1. 2. 3 ...

se k sia impari; ed

(*) Questa formula fu riportata dal sig. Poinsot nei Comptes Ren-
dusy mai 1849 , T. XXVIII , p . 582 ; e precedentemente fu data da Le-
gendre, Théorie des nombres. T. I. Paris 1830 , p. 8. i
( 125 )
k+ 2
k(k - 1)(k · ― 2 )
2
U
2 x 1.2.3..
2
se k sia pari.
Il secondo membro della (6) esprime il numero di tutte
le combinazioni , 0 a 0 , 1 ad 1 , 2 a 2 , • · •
k-1 k-1 k k
a - a se k sia pari, dei
se k sia impari, e
2 2 2 2'
k fattori primi di c ; ma questo numero eguaglia evidente-'
mente quello , dei diversi modi, nei quali si può un pro-
dotto e di k fattori primi , decomporre in due fattori primi
fra loro , compresa fra questi l'unità ; dunque 2*-¹ esprime
siffatto numero .

Per tanto il numero delle intere soluzioni della (1) ,


è sempre una funzione cognita degli esponenti dei fattori
primi di c , eccetto il caso in cui si tratti del numero
delle soluzioni , unicamente procedenti dal decomporre cin
due fattori primi fra loro; perchè allora il numero medesimo
dipende soltanto da k. Ma queste ultime soluzioni non si pos-
sono incontrare, altro che quando sia p = 0.
Facciasi per compendio
H = (a + 1)(ẞ + 1) . · • (t + 1 ) ,
si avranno pel numero delle intere soluzioni della

´x² — y² = c ,
le

lee - 1)H (p - 1)H--- 1 H H- 1


= "
2 2 2 2

che richiedono μ > 1 : la prima delle quali vale quando


per lo meno uno degli esponenti µ , a, ß, ... , Tsia impari :
la seconda quand > essi tutti sieno pari: la terza quando uno
almeno degli esponenti a , ß, ... 9 Tsia impari e la quarta
quando essi tutti sieno pari. Nel caso di a =ß = ... =t =0,
dovrà essere impari nella prima, e pari > 2 nella seconda .
( 126 )
Inoltre pel numero delle intere soluzioni della
2
x² 1 + y²₁ = c,

abbiamo già dimostrato altrove le


H 1 1
y = (H + 1 ) , " = (H 1) :
2' 2 2

la prima di queste vale quando, μ essendo qualunque, uno


almeno degli esponenti a , ß, • .. , t , sia impari : la seconda
vale quando, essendo impari, gli esponenti medesimi sieno
tutti pari la terza quando μ essendo pari , o nullo, tutti gli
altri esponenti sieno pari.
1. Ciò posto, egli è chiaro che avremo le

√3 = v , v₁₁ = v" :
14

per le quali due concludiamo, che qualunque numero, com-


posto solo di fattori primi della forma 4n + 1 , sarà tante
volte la differenza , quante la somma di due quadrati ; lo
che rivela una nuova proprietà dei numeri della indicata
forma:
2. Dall'equazioni medesime discende che, h,, h₂ , hk
essendo numeri primi , della forma 4n + 1 , qualunque sia u ,
purchè > 1 , se uno almeno degli esponenti a, ß, ·9τ
sia impari , tante saranno le somme, ognuna di due quadrati ,
ed eguale al numero c, quante le differenze, ognuna di due

quadrati, ed eguale al numero • Altrettanto si verificherà


essendo, con tutti gli altri esponenti , anche μ pari.


3. Supposto = 2, sarà
V₁ = 1 , ₂ = v" :

per le quali due concludiamo, che il quadruplo di un com-


posto solo di primi , ognuno della forma 4n + 1 , eguaglia
tante volte la differenza , quante la somma di due quadrati.
Finalmente pel teorema ben cognito di Leonardo Pisano :
Consideravi super originem omnium quadratorum numerorum, et
( 127 )
inveni ipsam egredi ex ordinata imparium ascensione (*) , ab-
biamo
1 +3 + 5 ++ + 2x 1,

y² 1+ 3 + 5 · + 2y 1 ,

e supposto > y, sarà


x² — y² = 2y + 1 + 2y + 3 +... + 2x --
— 1:
dunque
c = 2y + 1 + 2y + 3 + ... + 2x - 1.

Concludiamo per tanto che ogni numero c, eccetto il dop-


pio di un impari , è tante volte rappresentato dalla somma
di xy numeri impari consecutivi, a cominciare da 2y + 1
e terminare con 2x1 , quante sono le intere soluzioni
della
x2 - y² = c,

il numero delle quali è dato dalle (2), (3); se e sia quadrato


vi sarà di più la decomposizione

c = 1 + 3 + 5 + ... + 2 / c - 1.

Da questo teorema discende , che qualunque numero, ec-


cetto il 4 e l'unità, dev'essere o il doppio di un impari , o la
differenza di due quadrati.

ESEMPIO

Abbiasi
c960 26. 3. 5,
sarà
µ = 6, a = 1 , B= 1 ,
qnindi
= 10 ,
e perciò

(*) V. Tre scritti inediti di Leonardo Pisano , Firenze tipografia


Galileana 1851 , p. 56 ; scoperti e pubblicati dal chiarissimo principe D.
Baldassarre Boncompagni .
( 128 )

x = 241 , 122, 64 , 38 , 31 , 53, 34 , 32, 46, 83 ,

y = 239, 118, 56, 22 , 1 , 43, 14 , 8, 34, 77 ;

laonde

2y + 1 = 479, 237 , 113 , 45 , 3, 87, 29, 17, 69, 155,

2x - 1 = 481 , 243 , 127 , 75, 61 . 105, 67 , 63, 91 , 165 ,

X y = 2, 4, 8 , 16, 30, 10, 20, 24 , 12, 6;

e finalmente

479 481 ,

237 +239 +241 + 243 ,

113 115 117 119 + + 127 ,


45-+ 47 + 49+ 51+ • • + 75 ,

3+ 5+ 7+ 9 + + 61 ,
960-
87 + 89 +91 + 93 + · +105 9

29 + 31 + 33+ 35 + + 67 "

17+ 19+ 21 + 23 + + 63 ,

1 ,
• • • +991
6971 + 73+ 75 +
155157 +159 + 161+ 163 + 165 .
( 129 )

Brano d' una lettera diretta dal Sig. Angelo Genocchi


a D. Baldassarre Boncompagni 29 AL 1.ezinab
i
în data dei 18 di Aprile 1855 .
*

Si può benissimo , come Ella suggerisce, dalle due equa-


zioni simultance
2
x² + hq² = y² , x²x² - hq² = z²

ricavare la terza * ཊྛོ


2
---
2hq² = y² -

e trattar questa col metodo di Lagrange ( 1); ma bisogna che


i valori ottenuti per y ez soddisfacciano all'altra #
2x² = y² + z² ,
1.
vale a dire che la somma de'loro quadrati sia doppia d'un
quadrato ora quella terza ammette infinite soluzioni, e se
le prime che si trovano non soddisfanno alla condizione .
2x² = y² + 2² 9

converrà tentarne successivamente altre, senza che si sappia


dopo quanti inutili tentativi si debba dichiarare impossibile

(1 ) Il metodo menzionato nella linea nona di questa pagina è


quello dato dal Lagrange per risolvere una equazione della forma :
x² - y² ← Az2.

Questo metodo trovasi esposto dal medesimo Lagrange nel paragrafo


numerato 19 (§ . II .) del suo scritto intitolato : Sur la solution des
problèmes indéterminés du second degré (Mémoires de l'Académie Ro-
yale des Sciences et Belles - Lettres de Berlin, année MDCCLXVII,pag.
184) ; e quindi dal Legendre nella sua Théorie des nombres ( troisième
édition, t. I, pag. 34 , 35 , n.º ( 17) , Première partie, § III ) .
B. BONCOMPAGNI.
Annali di Scienze Mat. e Fis . T. VI. aprile 1855 . ·9
( 130 )
il problema. Che quella terza equazione non basti , si ricono-
sce anche da ciò che essa è sempre possibile , mentre sono
in molti casi impossibili le due equazioni simultanee da cui
deriva. Una equazione unica, che supplisce ad ambedue le pro-
poste, si ottiene moltiplicandole insieme , onde risulta la bi-
quadratica
-
x4 — h²q4 = 1² ,
intorno a cui s'affaticò il Cossali, ed io non conosco altro
metodo diretto di cercarne la soluzione che quello esposto da
Fermat sulla prop. 26, lib. VI . di Diofanto, e di cui fece
uso Lagrange nelle Mem, Accad . di . Berlino pel 1777 , pag.
140; ma è metodo assai laborioso , e difficilmente si presta
ad una sposizione generale per qualsivoglia valore dì h , ri-
chiedendo per ogni caso particolare artificii e partiti appo-
siti. Ne darò un esempio prendendo h≈ 5 , e perciò cer-
cando la risoluzione dell'equazione
x4 — 25y4 — z² ,
dove e y si possono supporre due numeri interi primi fra
loro di più, é fácil vedere che y dovrà esser pari , e che
deducendone
(x²)² = x² + ( 5y²)²,
si ha un triangolo rettangolo in numeri, e perciò
x² = m² + n² , 5y² = 2mn 1

con men primi fra loro . Alla seconda si soddisfa ponendo


m = 10p² , n =

oppure
m = 5p² , n = 2q² ,

due ipotesi da trattarsi separatamente appigliamoci alla pri-


ma, che cambia la
x² m² + n²
in
x³ - 100p4q4 ,
( 131 )
altro triangolo rettangolo, e quindi avremo
1: 2
*** y² + s² , 10p² ➡2rs , q² = r² — , 8² , '
di cui la seconda e la terza porgono

r== 512
5t² * , s = u² , q² = 25t¹ — u¹ ,
oppure
r = t² , s = 5u² , qª = t4 — 25u4 ,

altre due ipotesi da discutere successivamente. La prima dà


un nuovo triangolo rettangolo
} q² + u¹ — 25t4

che si può trattare in modo consimile, ma lo spiritó e il van-


taggio di questo metodo consiste nel guidare a numeri sem-
pre più piccoli (m, n, p, q , r, s, t, u) e tutti interi , onde se
il problema è possibile deve giungersi ad un'equazione che
sia soddisfatta dai primi numeri della serie naturale 1 , 2, 3...:
proviamoli dunque sull'equazione precedente , e vedremo che
è soddisfatta da t1 , u = 2 , risultandone

q² ≈ 9 , 43.

Con questi valori retrocedendo si trova


rs
↑ 5 4, p² 4‚ p± 2,
5

x = r² + s² = 41 m = 40 n 9,

2 2mn X 41 1
= = 144 , y = 12 , = 3+
5 y 12 4 6
soluzione di Leonardo .
Il metodo come apparisce non è il più semplice , ma è il
solo con cui si possa giudicare sicuramente se il problema
riceva o no una soluzione . Si dimostra cón esso che il pro-
blema è impossibile quando hè quadrato bellissimo teore-
ma di Leonardo che il Pacioli ha malamente riferito nella
0
sua Somma, Dist. 1. Tratt . 4. art. 7.° ( Tusculano 1523 ,
p. 13 ) dicendo ; « E tali congruenti il più delle volte nou
( 132 )
>> sono quadrati , ma li congrui ut plurimum sono quadrati »♪
Il Sig. Woepcke trova incompleta la dimostrazione di Leo-
nardo, e tale pare anche a me, ma deve notarsi che Leonardo
non la espone per disteso, anzi accenna soltanto il principio
sul quale egli la fonda (pag. 98 , lin . 7) , onde non possia-
mo affermare che sia erronea. Io ho voluto cercare se potessi
completare questa dimostrazione , diversa da quella di Fer-
mat, ma i miei sforzi furono vani, e dirò qui per incidenza
che tali ricerche furono tra i motivi del mio ritardo' a scri-
vere un articolo intorno i tre scritti di Leonardo. Col mc-
todo di Fermat si dimostra pure che il problema è impos-
sibile per h = 10, questione proposta nel Khelasat di Beha-
Eddin (Terquem , Nouv . Ann. de Math., 1846 , tom. V. , pag.
313 ) : ma non voglio tacere che questo arabo , del rima-
nente molto posteriore a Leonardo , dichiara soltanto assai
difficile la questione indicata , e le altre sei enunciate nello
stesso luogo tra cui (al n .° 4. °) si trova lo spezzamento d'un
cubo in due altri cubi, non le dichiara assolutamente impos-
sibili, come dice il traduttore Sig. A. Marre (ivi p. 323) ,
onde la gloria d'aver conosciuta alcuna delle proposizioni ne-
gative di Fermat, gloria che è dovuta a Leonardo , non si
può attribuire agli Arabi . Aggiungo che non tutte quelle
sette questioni sono impossibili ; la settima, cioè la duplice
egualità
+
£
x² + x + 2 y² , x² x -X =

che il Sig. Marre crede, ib. , ammetta soltanto la soluzione nega-


17.
tiva x = è risolubile con numeri razionali e positivi ?
16'
1
perocché col metodo di Fermat ho trovato oltre l'altra so-
34
luzione negativa x = - 2 anche la positiva x 15 che
1 "
può verificarsi immediatamente. "
( 133 )
La soluzione diretta della duplice egualità

x² + h = 'y² , x² — h = y²
e. bizih
condurrebbe a scioglier l'equazione di terzo grado 1

6 } } ( ^ _~_4mn (m² — n²) = hq² ,

ovvero a formar un triangolo rettangolo in numeri razionali


conoscendone l'area , problema che non osarono affrontare nè
Diofanto, he Bachet, nè Fermat, e che lascia una lacuna evi-
dente nelle propos . 6-11 del lib . VI . di Diofanto "questi
geometri insegnarono ' soltanto a trovar altre soluzioni cono-
´scendone una ( Diofanto, lib . V. , prop. 8) , e l'Eulero cosi fc-
condo di partiti e tanto potente nell'Analisi non ' seppe im-
maginare miglior ripiego che di proporre un metodo identico
a quello di Leonardo. Questo non soddisfa pienamente, poi-
chè per quanto si profunghi la Tavola dei numeri congrui po-
trà accadere che non basti ; ma é generale, come può dimo- .
strarsi in modo più semplice e spedito che non fece Eulero:
bensì il Libri ha data una formola troppo particolare pei
numeri congrui ( Histoire etc. , tom . 3, pag. 283 ) . Il Cossali
ha creduta necessaria per h = 7 una regola straordina-
ria ( Origine ec. Vol . I , pag. 131 ) , mentre anche questo ca-
so è sciolto da Eulero col metodo precedente ( Alg. tom . 2 ,
pag. 291. n.° 5. °) (1) . Il caso h=5 é sciolto da Eulero, ivi ,

(1 ) La soluzione data dall'Eulero ne' suoi Élémens d'algèbre ( Été .


mens d'algèbre, par M. Léonard Euler , traduits de l'Allemand , avec
des notes et des additions. A Paris , Rue Dauphine, Chez Claude- Antoi-
ne Jombert, fils aîné, Libraire, près le Pont-Neuf. M. MDCC. LXXIV.
Avec Approbation et Privilege du Roi, due tomi , in 8 °, tome second ,
pag. 291 , paragrafo 226 , n .° V. - Élémens d'algèbre, par Léonard
Euler, traduits de l'Allemand. Nouvelle édition , revue et augmentée
de notes, par I. G. Garnier, Ex-Professeur à l'École Polytechnique, et
Instituteur. A Paris , Chez Courcier , Imprimeur- Libraire pour les
Mathématiques, quai des Augustins, n.º 57 ; Maire , Libraire, rue Mer-
cière " à Lyon. Septembre 1807 , due tomi , in 8 °, tome second, pag.
215, paragrafo 226 , n.º 5. ) del caso di h = 7 , menzionato di sopra in
questa pagina 133 (lin . 19-22 ) , fu indicata da Leonardo Pisano nel suo
Liber quadratorum . Ciò è dimostrato in una nota che trovasi
( 134 )
n.º 4.º, come da Leonardo pag. 2 e 96 ; il caso h = 6
sciolto da Eulero ( ivi , pag. 290 , n.º 1. ° ) corrisponde al caso
h = 24 sciolto da Leonardo a pag. 90 poichè dividendo
24 per 4 quadrato si trova 6; il caso h 15 sciolto da Eu-
lero, ivi, n.º 3.º , corrisponde al congruo 240 dato da Leo-
240
nardo a p. 89, poichè = 16 quadrato. Leonardo diede
# 15
pure il congruo 840 ( pag. 93) che può ridursi a 210. Eu-
lero scioglie anche i casi di h30 eh = 14 , e nel Pa-
cioli si trovano quelli di h = 6 , 30 , 7, 5 , 13 (l. c. £. 14
verso) . Questo raffronto delle soluzioni d'Eulero non mi pare
senza interesse .

pella raccolta intitolata Annali di scienze matematiche e fisiche com-


pilati da Barnaba Tortolini (tomo sesto, Aprile 1855, pag. 135 e se-
guenti).
B. BONCOMPAGNI.

98

64933
( 135 )

INTORNO ALLA RISOLUZIONE


DELLE EQUAZIONI SIMULTANEE
x² + h = y² , x² - h = x².

NOTA id megación
DI BALDASSARRE BONCOMPAGNI

Nel suo Liber quadratorum Leonardo Pisano si propone it


seguente problema ( 1 ) : « Trovare quattro numeri razionali
» h, x, y, z tali che si abbia simultaneamente:
2
x² + h == y² .
(A) 2 -
>> h = z²

Leonardo Pisano nella sua opera suddetta dimostra (2 ) che


questi numeri sono:
h = 4mn (m + n ) (mn) ( obr

x = ± (m² + n²)
(B)
-- n²) )
y = ± (2mn + (m²

) '' ouio mik


z = ± (2mn — (m² inª)foi
opal is on
m, n, essendo numeri razionali .
Il numero
4mn(m + n)(m — n)

è chiamato congruo nell'opera sopraccitata di Leonardo Pisa-


no ( 3 ). Fra Luca Pacioli nella sua opera intitolata Summa

(1) Codice Ambrosiano E. 75 , Parte superiore, carta 27, recto, lin.


11-12.— Tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati ›da Baldas-
sarre Boncompagni secondo la lezione di un codice della Biblioteca Am-
brosiana di Milano. Firenze Tipografia Galileiana di M. Cellini e C.
1854, in 8°, pag. 83 , lin. 19-21 . 1
(2) Codice Ambrosiano E. 75, Parte superiore, carta 27 , recto, lin.
12-33 , carta 27 , verso, carte 28-29, carta 30, recto, lin. 1-18.-
Tre scritti inediti di Leonardo Pisano, pag. 83, lin. 21-28 , pag. / 84
-92, pag. 93, lin. 1-3 .
(3) Codice Ambrosiano E. 75, Parte superiore, carta 26, verso, lin.
26-27, carta 27, recto , ` lin. 21. Tre scritti inediti di Leonardo Pi-
sano, pag. 82, lin. 24-25, pag. 84 , lin. 6—7. r
( 136 )
de Arithmetica Geometria Proportioni et Proportionalità chia-
ma congruente questo numero (1), e congruo il numero
m² + n².
Siano a l'ipotenusa, b , c i cateti, ed S l'area di un triangolo-
rettangolo. Si avrà :
1: 2 2 2
bc с
(C) S = =
2 2 2
Se lo
in a = 2(m² + n³) 9 b = 4mn , C = 2(m² n²) :
l'equazione (C) dà

S = h= 4mn (m² - n²) = 4mn(m + n)(m


- n)
(D) = ( 2mn +
(m² n²))² (m² + n² )²
(m² + n²)² - (2mn (m² — n²))².
Questa equazione ci mostra che il prodotto chiamato congruo
da Leonardo Pisano nella sua opera suddetta rappresenta l'area ·
di un triangolo rettangolo del quale l'ipotenusa è
2(m² + n²) ,
ed i cateti sono
4mn 2(m² n").
Più oltre nel t medesimo Liber quadratorum di Leonardo Pi-
sano si legge ( 2) : sed omnis numerus potest esse congruum si
ex diuisione alicuius congrui per ipsum proueniat numerus qua-
1
dratus, uel si ipse fuerit unus ex IIII.or adiacentibus, et reliqui

K.
(1) Pacioli (Fra Luca) Summa de Arithmetica Geometria Fropor-
tioni et Proportionalità ( Con spisa e diligentia E opifitio del pru-
dente homo Paganino de-Paganini da Brescia. Nella excelsa cita de vi-
negia. cō gra del suo excelso Dominio che per anni X.proximi nullal-
tro in quello la possi restapare ne altroue stapata in quello portarle
sotto pena in ditta gratia contenuta. Neglianni de nostra Salute M.
eccc. lxliiij, adi 10. de nouembre) , in fog. Parte prima, Distinctio prima,
Tractatus tertius, articulus septimus, prima numerazione , carla 19,ª nu-
merata 15, verso, lin. 48-57.- Tutto ciò che si legge nelle linee 24-
29 di questa pagina 136 dalle parole - Con spesa fino alla parola nouembre
trovasi nel recto della carta numerata 76 (lin. 12-16 ) della seconda nu-
merazione della edizione fatta nel 1494 e testè citata dell'anzidetta Summa
di Fra Luca Pacioli.
(2) Codice Ambrosiano E. 75, Parte superiore, carta 31 , verso, lin.
22-29 .-Tre scritti inediti di Leonardo Pisano, pag. 98 , line 11-24.2
( 137 )
tres fiant quadrati, ut si ponamus 9 et 16, qui sunt quadrati, et
coniunctus ex eis scilicet 25 est quadratus , et aufferatur (sic ) 9 de
16, remanent 7 , qui 7 potest esse congruum, multiplicatio qui-
dem dupli de 9 in duplum de 16 facit quadratum numerum, sci-
licet 576, qui si multiplicetur per 25 , faciet iterum quadra-
tum numerum, qui si ducatur per 7, faciet congruum , ergo 7ma
eius pars erit quadrata.
Cioè: « Siano h,, g due numeri razionali . Se si ha
1h
>> - q² "
h₁

» ovvero se uno qualunque dei quattro fattori


m, n, mf n 9 4 m n

» è eguale ad h₁ , e ciascuno degli altri tre è un quadrato,


>> il numero h, è congruo. Se si pone:

h
>> 2 h、
q 3
( E)
x У Z
41
T q q
>> dividendo le equazioni (A) per q² si ha:
2
>>> x²₁
A + h₁ = y² 1.9.1
(F)
»)) x² - h =

» e le equazioni ( B) , (E ) danno :
4mn(m + n) m — n)
>> h₁ 2
q

(m² + n²).
>> xi
q
(G)
± (2mn +(m² → n²))
Уг
q
2 2
(2mn-(m -- n²))
q
( 138 )
La seconda, la terza , e la quarta di queste equazioni danno:

2 (m² + n²)²
X1

(2mn+ (m² — n²) ;²


(H) » Уг

2 (2mn- (m² n²))²


2

» Se
>> m = 16 , =9 ,
>> si ha :

» h = q³h , = 4mn(m + n)(m - n) 2. 9. 2.16(16 +9) (16-9)


! 2
>> 18.32.25.7-576.25.7-22.32.42.52.7 = 120,7
>> = 14400. 7100800 ,
2
(I) » q² = 120 := 14400 " 9 = 120
2
» \ m² + n² = 16 + 92 = 256 +81 - 337

» 2mn + (m² n )= 2. 16. 9 + 16 __9* _288 +256 81


>> =: 544 -81463

» 2mn (m² - n² ) = 2.16.9— (16292) =288 +81-256

>> = 369-256 = 113.

» Quindi le equazioni (G) danno :


100800
>> h. 7,
14400

m² + n² 337 97
>> XI = 2+
q 120 120
(J) 2mn +(m -n 463 103
>> Yı 3+ 9
9 120 120
2
2mn - (m² n²) 113
I >>
q 120
( 139 )
Fra Luca Pacioli nella sua opera intitolata Summa de Ari-
thmetica Geometria Proportioni et Proportionalità éc . scrive (1 ):
⠀⠀≫ Trouame vn numero quadrato che giontoei.6 . ; facia
» quadrato etrattone .6 . ancora remanghi quadrato . Dico
» che disposti li numeri congruenti quanti piu tanto meglio:
>> vada prouando comenzando dal primo: seuine veruno che
>> partito per .6 . neuenga numero quadrato. Unde tu sai che
» .24. e il primo congruente partito per Li 6. neuen.4. che
» ene numero quadrato. Ora dico che tu tolga il numero
>> quadrato congruo di quel congruente che sai per le vie
anteditte ene 25. Or questo dico che parta per quello
1
» auenimento cioe per 4. neuen 6 e questo ene lo
'1 4. 4 11
» adimandato numero : cioe .6 4 quale e quadrato che
1 1 1
» la sua Rene. .2 Gionto adonca..6.a fa.12
2 1t 4
T
>> che anche ene quadrato lacuie .3 2 ‚' e'caŭà .6.
1 "
» dele..66- resta ancor quadrato che la sua R
4.
1
» e.
20 siche in questo modo ticonuien regerte a simili che
>> ancora ne porro vnaltra, P.a 16
- > TRouame vn numero quadrato che giontoui 30. la sum-
ma simelmente sia quadrata etrattone 30, ancora el re-
>> manente sia numero quadrato. Questa farai commo o ditto
>> nella precedente cerca fra li numeri congruent i per vno che
» partito per 30. neuenga numero quadrato. E trouerai chel
» sira el secondo numero congruente: cioe .120 . che partito in

(1) Pacioli (Fra Luca) Summa de Arithmetica Geometria Propor-


tioni et Proportionalità Parte prima, Distinctio prima, Tractatus ter-
tius , prima numerazione, carta 20. numerala 15 , verso, lin. 24-87 , carta
16, recto, lin. 2 . Tuan Meli
( 140 )
» 30. neuen 4. che e quadrato . Poi troua el numero quadrato
» congruo de questo numero congruenté che sira .169. Ora
"
» parti questo 16 169. per quello .4 . che prima venne neuen
1
42. e questo e lo adimandato numero quadrato : che la
tout 4.
1
» sua Re .6 e giontoci .30 . fara .72 che ancora ene
9d ise ol 2 4
1
>> quadrato che la sua radici ene : 8 • E cauatone ancora
2
1
> .30 . restara .12 che ancora e quadrato che la sua
11 1
1
» BZ e .3 E cosi per te 1 stesso + in simili sequirai .
2
» Ma 1 se cercando fra li numeri congruenti non potesse tro-
>> uar vn numero congruente che partito commo e ditto per
» la quantita che se deuc agiognere e cauare : nonncuenisse
» numero quadrato : la ditta domanda si conuerebbe soluc
» re per altre che per le ditte regole per che le date re-
» gole sono confondatissima experientia a questo proportio-
nate commo appare a chi con diligentia le considera 7 .
» Oltra le quali regole ancora qui desotto fra le specie de-
» lalgorismo a piu tuo commodo e dilecto tenemetio vnal-
>> tra generalissima che similiter te seruira in infinito auen-
ga che per altre parole : ma sonno a vno effecto è dispo-
rottelivna tauola deli ditti numeri congrui e congruenti
trouatie apostati per men briga quando " volesse alcun
caso soluere. E dico cosi. Se voi trouare numeri congrui
bazċi Qui sequenté ancora ne mettero certe altre solute per
» certe altre regole straordinarie commo intenderai dicendo .
>> Quedam questiones respectu quadratorum numerorum
>> articulus nonus . » 2..

» TRouame vn numero quadrato che trattone .7. remanghi


» quadrato e giontoci 7. ancora la summa sia quadrata.
» Asoluer questa per vn altra via tieni amente .7 . e .9. che
» fa .16. poi di .9. via 9. fa .81 . e .16. via .16, fa .256 . gio-
>> gni insiemi fa .337 . qual multiplica in se fa.113569.
( 141 )
>> poi dirai .9 . via .16 . fa .144 . E poi dirai .25 . via .144. fa
» .3600 . questo multiplica per 4. fara 14400. Poi parti
6. 14
12769
» 113569. per .14400 . neuira .1 e tanto dirai che
144000- P
>> fo lo adimandato numero : commo poi prouare . » (1)
Ciò che si legge in questo passo della suddetta Summa di
Fra Luca Pacioli dalle parole Trouame un numero quadrato
che giontoci 6 facia quadrato (2) fino alle parole che la sua RZ
1
e 3 (3) può essere tradotto in linguaggio algebrico nel 1 ,
2
modo seguente :
<< Si domandano, tre numeri ,, y , z,, tali che si abbia
>> simultaneamente ,
>> + Svay
x² 1; + 6 =: y² , ` ,
(K)
>> x² I 6 1.

(1 ) Si ha

113569 100800 +12769 7.14400 +12769 12769


- 7+
14400 14400 14400 14400
i
Quindi è chiaro che per errore, probabilmente di stampa, nel soprar-
12769
recato passo della Summa di Fra Luca Pacioli si legge 1 (Ve-
12769 14400
di la linea terza di questa pagina 141 ) in vece di 7 • Questo er-
14400
rore trovasi tanto nell'edizione fatta in Venezia nel 1494 della sud-
detta Summa quanto nella ristampa fatta in Toscolano nel 1523 di
quest'opera del medesimo Fra Luca ( Pacioli (Fra Luca ) Summa de Ari-
thmetica Geometria Proportioni et Proportionalità, edizione di Vinegia ,
1494(indicata di sopra nella nota (1 ) della pagina 136 ), prima numerazione,
- Pacioli (Frá Luca) Summa
carta 20.a numerata 15 , recto, lin . ultima. —
de Arithmetica geometria Proportioni: et proportionalità: Nouamente
impressa In Toscolano (per Paganino Paganini da Brescia nel 1523) , in
fog., prima numerazione , carta numerata 14, verso, linea ultima).
(2) Vedi sopra, pag. 139, lin . 3-4.
(3) Vedi sopra, pag. 140 , lin. 7—8 . †
( 142 )
» Se
m = 2 , n = 1,
>> si ha

>> jh = q² h₁ = 4mn(m + n)(m -- n) = 4.2.1 .(2+1 ) (2—1)

= 4.2.1.3.14.6 == 22.6 = 24 ,

4= 22 , H
9 =2,

m² + n² = 2² + 1² 5,

(L) » 2mn + (m² - n²) 2.2.1 + 22—17 ,.


>> 2mn ― (m² — n²) — 2. 2. 1 + 12 — 221,

(m² + n²)² = 5² = 25 ,
>>> - 7² = 49 ,
(2mn + (m² —— n²) )² =

(2mn - ·(m² — n²) )² = 1² = 1 .

>> Quindi le equazioni (G) danno


24
>> h₁ = 6 ,
4
12

5
>> X1
2 12

(M)
7 1

Yr 3 +
2 2

1
>

» è le equazioni (H) danno ; ;


25 4 2 49
I 6+ У - = 12 + 4
4 4
1
>> I

>> Si domandano tre numeri x , y , z、 tali che si abbia


( 143 )
>> simultaneamente :
>> x² + 30 = y²,
(N)
x² - 30 = x² , •
» Se
22
m= 9 n = 2,
>> si ba

»
> /h q³hs = 4mn(m ++ n)(m - N) = 4.3.2(3 + 2)(3—2)

>>> — 4. 6. 5. 1 = 4. 30 = 2.30 = 120,

» q² =4 = 22 q 2

m² + n² = 3² +229 + 4 = 13 ,

2mn + (m² — n²)² = 2 3.2 +32 - 22 12 + 9-4


(0) 17 ,

» 2mn — (m² -n ) - 2. 3. 2 + 2² — 3² =12+ 4— 9

>> 7,

» (m² + n²) ² = 13² = 169 ,

» (2mn + (m² — n²) ) ² = 17 — 289 ,

» (2mn --- (m² — n²) ) ² = 7249 .

>> Quindi le equazioni (G) danno:


120
h₁ 30 ,
>> 4

13 1
>> XI 6
2 2

(P) 17 1
У1 8 +
2
72

3+
2
( 144 )
» e le equazioni (H) danno
2 169 1
= 42 +
4 4

289
» y², = 72 +
-4
49 1
= 12+
4 4

Ciò che si legge nel passo soprarrecato della Summa di Fra


Luca Pacioli dalle parole Trouame vn n.° quadrato che trattone
7 remanghi quadrato ( 1 ) fino alle parole che fo lo adimandato
numero ( 2) può essere tradotto in linguaggio algebrico nel
modo seguente :
>> Si domandano tre numeri x,, y , z ,, tali che si abbia
>> simultaneamente:
>> I
A + - (Q) § x² + 7 = y² 1 ,
2
>> ! x² , --
— 7 = z² 1 ,
» Se
>> m = = 16 , n= 9 ,
>> si ha :
>> — 7,
h₁ =
h₁ + n = 7 + 9 = 16 m ,

2 2 2
=9
n² = 92 81 . m 162 = 256 ,
>>> n² == 256 +81 - 337 ,
m² + n
>>
( R) 33721135
(m² + n²)² = 3372 == 69 ,
>>
16.9 = 144 ,
mn = 16.
>>
m + n = 16 + 9 = 25 ,
>> 4mn(m + n) = 4. 25. 144 4.3600 14400 ,

(m² + n²)², 113569 12769


>> x² =7 + >>
4mn(m + n) 14400 14400

(1 ) Vedi sopra, pag . 140 , lin . 27—28 .


(2) Vedi sopra, pag. 141 , lin . 3—4 .
( 145 )
Dalle prime due delle equazioni (R) si ha

= 7.
mn = h₁ =

Quindi la prima delle equazioni (G) dà

* 4mn(m + n)( m n)
q³ = 4mn(m + n) .
h₁

Se adunque nella
prima delle equazioni ( H) și sostituisce
2
Amn(mn ) in vece di q si ha

2 (m² + n²) ²
1 2 4mn(m
+ n)
2
cioè il valore di x, dato dall'ultima delle equazioni (R) .
Nel Liber quadratorum di Leonardo Pisano si legge (1 )
VOLO inuenire quadratum cui addito 5 , vel diminuto faciat qua-
dratum numerum . Adiaceat congruum cui (sic) quinta pars sit
quadrata, eritque 720, cuius quinta pars est 144, in quo diuide
quadratos congruentes eidem 720, quorum primus est 961 , se-
cundus est 1681 , tertius autem est 2401 , et est radix primi
quadrati 31 , secundi 41 , tertii 49, exibit pro primo quadrato
97 7
1446, cuius radix est 122 , qui prouenit ex diuisione 31 in
radicem de 144, hoc est in 12 , et pro secundo, hoc est pro que-
97 5
sito quadrato, ueniet 11 , cuius radix est 3, que pro-
144 12

uenit ex divisione 41 in 12 , et pro ultimo quadrato ueniet


97 1
16, cuius radix est4.
144 12
Cioè : <«< Se
» m 5, n 4
>> si ha:

(1 ) Codice Ambrosiano E. 75 , Parte superiore , carta 31 , recto ,


lin. 10-18. - Tre scritti inediti di Leonardo Pisano, pag. 96 , lin.
2-13 .

Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. aprile 1855 . 10


( 146 )
» /h = h₁q² = 4mn(m+n)(m—n ) = 4.5.4 (5 + 4)(5 -- 4)
2
>>> = 5. 4².3². 1² = 5. 125. 144 = 720 ,

12 = 144 , g = 12 ,

(S) » m² + n² = 5² + 4² = 25 +16 41 ,

2mn + (m² — n²) =


— 2. 5. 4 + (5² — 4³)

= 40 + 25-16 = 49 ,

» 2mn · (m² — n²) — 2. 5. 4 + (4² —— 5³)

>>> 40 + 16 25 = 31 ;

» ) (m² + n²)² = 41² = 1681


-
» (2mn + (m² — n²) )² = 49² = 2401 ,
2
» (2mn (m² —n²) )² = 31
′— = 961 ;

» quindi le equazioni (G) danno

720
h₁ = - 5,
144
41 5
Ꮖ. = 3+
>> 12 12

(T) 49 1
4+
>> Yi = 12'
12

31 7
>>> = 2+
12 12

» e le equazioni (H) danno :

}
( 447 )
4681 97
» x² = 11+
144 144
2401 97
» y², = 16+
144 144

961 '97
== = = 6+
144 144

I`valori di h、, x、, y 、, z, dati dalle equazioni (G) saranno


razionali se q è razionale, giacchè m, n , sono per ipotesi ra-
zionali (1 ) . Ora dalla prima delle equazioni (G ) si ha
-n
(U) 9 == √ ( 4mn(m + n) (m
h₁

Affinchè dunque q sia razionale è necessario che il rapporto

4mn m + n)(m -- n)
h₁

sia un quadrato. Leonardo Pisano e Fra Luca Pacioli nelle


soluzioni riportate di sopra rendono quadrato questo rappor-
to ne'modi seguenti :
1.º Modo . Se si ha

h - mn(m + n)( m ― n) ,
l'equazione (U) dà
== 1/ 2² 11
9 == √ 4 = == 2 .

Per tal modo Fra Luca Pacioli nel passo soprarrecato della
sua Summa (2) ottiene un valore razionale di q nei casi di

h , == 6. , h, 30 .

In fatti dalle due prime delle equazioni ( L ) si ha :


- 1) =6,
h₁ = mn(m + n)(m n) = 2.1 ( 2 + 1 ) (2

( 1 ) Vedi sopra, pag . 135, lin. 4—13.


( 2) Vedi sonra, pag. 139, pag. 140 , lin. 1—24, pag. 142-143 ,
pag. 144 , lin . 1—4 .
( 148 )
e dalle due prime delle equazioni (0) si ha:

h₁ = mn(m + n)(m — n ) == 3. 2 (32) (32) -


h¸ = 6.5.1 = 30.

2. Modo. Se r, s , t, sono tre numeri razionali tali che si

abbia simultaneamente:

m - − n == h₁ ; = p² ; ´n
m ==
(V)
{ m + n == r² + s² ===
f
si ha :
4mn(m + n) ( m n)
= 4mn(m + n) = 4r's't ',
h

quindi l'equazione (U) dà:

(U₁ ) 2rst.

Per tal modo Leonardo Pisano nel primo de'tre passi so-
prarrecati del suo Liber quadratorum (1), e Fra Luca Pacioli
nel passo della sua Summa riportato di sopra (2) , ottengono
un valore razionale di q nel caso di

h₁ = 7 ,
giacchè se
m = r² =16 = 42 , 32 ,
n = s² = 9 = 32
si ha anche
m- n169 = 7 = h 、,
m + n = i² = 16 + 9 = 25 = 52,

r == 4 , S 3, t = 5;

e però l'equazione ( U₁ ) dà :

q == 2. 4. 3.5 == 120,

3.º Modo. Se s, t , u sono tre numeri razionali tali che si

(1) Vedi sopra, pag . 136 , lin . 19-22, 36-37 , pag. 137-138 .
(2 ) Vedi sopra, pag. 140 , lin . 27-31 , pág. 141 , lin. 1—4 , ' pag.
144, lin. 5-27.
( 149 )
abbia simultaneamente
m == n ==
(W) 2
m + n == t² m - n == u
1
si ha :
4mn (m + n) (mn )
=4n(m+ n) (m — n )—= 2² s² t² u²
h₁

quindi l'equazione ( U) dà :

12 (U₂) 9. == 2stu

Per tal modo Leonardo Pisano nel terzo de'tre passi def
suo Liber quadratorum riportati di sopra ( 1), ottiene un va-
lore razionale di q nel caso di
h₁ = 5 ,
giacche se
m = 5 = h₁ , n = 4 23,
si ba :

m + n = 5 + 2932 , m n– 5–2 = 1= 1 ,

S == 2 , t == 3 , น= 1g

e però l'equazione (U₂ ) dà


2. 2. 3.4 1
q 12.

Il Padre Don Pietro Cossali nella sua opera intitolata Ori-


gine, trasporto in Italia , primi progressi in essa dell'algebra , do-
po avere esposto ed applicato al caso di
h₁ == 6,
la risoluzione indicata di sopra delle equazioni ( F) (2), sog-
giunge (3) :

(1) Vedi sopra , pag. 145, lin. 9-26 , pag 146, pag. 15 , lin . 1—3 .
(2) Origine , trasporto in Italia , primi progressi in essa dell'algebra .
Storia critica di nuove disquisizioni analitiche e metafisiche arricchita
di D. Pietro Cóssali C. R. Dalla Reale Tipografia Parmense , 1797-1799 ,
due volumi , in 4°, vol. I , pag. 131 , lin. 1—16 . Vedi sopra, pag. 137,
Tin. S- 23, pag, 138 , lin . 1-4 .
(3) Cossali, Origine, trasporto in Italia , primi progressi in essa
dell'algebra, vol. I , pag. 131 , lin . 17—30.
( 150 )
« L'esposto metodo però, oltre ad essere indiretto , era
>> eziandio presso Leonardo e gli altri che tennergli dietro
» tanto limitato, quanto limitata era presso di loro la Ta-
>> vola dei numeri congrui, e congruenti , ristretta a quelli
>> soli che generazione ricevono dai numeri razionali interi .
È avvertita questa imperfezione da Fra Luca . E fu dessa ,
>> che costrinse Leonardo, e gli analisti italiani succedutigli
>> per lo spazio di quasi tre secoli andar tentone in quei ca-
>> si, che al metodo si sottraevaño : con che però rinveniro-
>> no delle ingegnose regole particolari, da essi dette straor
» dinarie. Trascelgo la regola per il 7 , per il problema cioė
>> di trovar un numero quadrato , al quale aggiunto o de-
>> tratto il 7, provenga ed aggregato , e residuo quadrato .
( (7+2) 2+(2.7+ 2) 2 )²
>> Ecco in compendio la regola . Sarà 4(7-2)(2.7-2) (3.7 +4)
( (7+2)2+(2.7 +2 )2)2
>> il quadrato desidera to . Ed in vero- 7
4(7 + 2)(2.7+ 2)( 3.7++ 4)
(9² + 162)2 113569 113569 100800
+ 7= : nella qual
4. 9. 16. 25 14400 14400
>> frazione essendo manifestamente quadrato il denominatore
>> == 120² , non rimane a dimostrarsi , fuorchè esserlo pure in
>> ambedue i casi, del segno + , e del segno ― il nume-
>> ratore . E così è, essendo 113569+ 100800 214369

>> ==463'; e 113569-100800-12769--1132 . Dunque la re-


» gola è giustissima . Or cerchiam noi , se ad altri numeri , e
>> quali , trasportar si possa . Sostituita al numero 7 la spezie
>> indeterminata h avremo
( (h + 2) ² + (2h + 2)²)² (5h2 +12h +8) 2
>> h= 土ん
4(h + 2) (2h + 2) (3h + 4) 4( 6h3+26h2 + 36h16 )
23h41203224h2+ 192h + 64⇒ (24h4 → 104h3 + 14 4h264h )
39.
} 4(6h3 + 26h² + 36h + 16)
Quindi sembra che secondo il Padre Cossali l'altra via
menzionata da Fra Luca Pacioli nel passo soprarrecato della
sua Summa (1) sia quella di porre:

(1) Vedi sopra, pag . 140, lin . 29.


( 151 )

m == 2h, +2 ,

n == h, +2 9
(X)
m + n == 2h , + 2 + h ; + 2 = 3h , + 4 ,

m N == h₁ .

Da queste equazioni si ha:

4mn(m + n)(m - n)
==4mn{m + n)=4(h, +2)( 2h , +2)(3h , +4)
h,

quindi l'equazione (U) dà

(Y) q== √4(h, +2)(2h, +2)( 3h ; +4)=2√ mn(m + n) ,

e però non sarà razionale se il prodotto

(h, + 2) (2h, + 2)(3h , + 4)

non è quadrato . Ora non tutti i valori di h, ma alcuni so-


lamente di questi valori renderanno quadrato questo prodotto,
come lo stesso Padre Cossali avverte nella sua opera sud-
detta scrivendo (1) : « Dunque la regola varrà per tutti i
>> numeri h idonei a rendere 6h³ + 26h² + 36h + 16 qua-
» drato , e non varrà per gli altri. »

Quindi parrebbe doversi credere che l'altra via menzionata


nel suddetto passo della Summa di Fra Luca Pacioli (2) con-
sista nel dare ai fattori
m 9 n , mt n 9 m n

i valori (V), e non già i valori (X); giacché i primi rendono


sempre razionale qi mentre i secondi non rendono q razio-

(1 ) Origine, trasporto in Italia, primi progressi in essa dell'algebra,


vol. I, pag. 132, lin . 23-25 . ↑
(2) Vedi sopra, pag. 140, lin . 29.
( 152 )
nale se h, non è tale che il prodotto 4
(h , + 2) ( 2h , -+ 2) (3h , -
-+
+ 4)
sia un quadrato.
Se
h₁ == 7
si ba

m 2h , + 2 = 2.7 +2 16 == 42 == r²2

n h₁ + 2 = 7 + 2 == 9 == 3² == s² ,

mn = 3h, + 43.7+ 4 25 = 5² = 12 ,

e quindi :

4mn(m + n) =(h¸ + 2 ) (2h , + 2 )( 3h, +4 ) = 2² r² s² t²

= 2² 32.4252 120. 1

Se adunque nel caso di i


== 7,
il prodotto
(h 、 + 2) (2h , +2) (3h , + 4)

ė , quadrato, ciò avviene per essere in questo caso quadrato-


ciascuno dei fattori
m, n m + n.

Questa condizione è espressa dai valori ( V) di questi fattori.


Nell'edizione fatta in Lione nel 1774 degli Élémens d'al-
gèbre di Leonardo Euler si legge (1) :
» IV. ) Les deux formules pp -- 5qq & pp + 5qq devien-
» nent pareillement des quarrés : savoir quand p =41 &
» q = 12 ; car alors pp. 5qq 1681720-961-312 ,
>>> &,·pp + 5qq = 1681 + 720 = 2401 = 492.
» V. ) Les deux formules pp - 7qq & pp + 7qq sont des

( 1 ) Élémens d'algébre par M. Léonard Euler traduits de l'Allemand


avec des notes et des additions. A Lyon Chez Jean Marie Bruyset père
et fils M. DCC. LXXIV. Avec Approbation et Privilège du Roi , due
tomi , in 8.º, tome second, pag. 291 , lin. 3-12, paragrafo 226.
( 153 )
»
>> quarrés, si p = 337 & q = 120 ; car la premiere alors est
» 113569-100800 12769113' , & la seconde est
» = 113569+ 100800 214369 = 4632. »
Nella ristampa de'medesimi Elemens d'algèbre di Leonardo
Euler fatta in Parigi nel settembre del 1807 si legge ( 1 ) :
» 4. Les deux formules pp 5qq et pp + 5qq devien-
» nent pareillement des carrés; savoir, quand

» p = 41 , 9 12 ;

>> car alors

>> ‫صف‬ 1681-720 — 961 — 312,


pp 5qq
» et

» pp + 5qq = 1681720 = 2401 = 49² .

>> 5. Les deux formules pp - 7qq et pp + 7qq sont des


» carrés si

>> p = 337 , q = 120 ;

» car la première alors est = 113569 ― 10080012769


>> 1132, et la seconde est 113569 + 100800-214369
>> = 463². »
Ciò che si è detto di sopra dalla quarta linea della pagina
3 alla linea. quarta della pagina 9, e dalla linea quinta della
pagina 12 alla linca terza della pagina 15 , dimostra :
1. Che la soluzione data da Leonardo Euler in questo.
passo de'suoi Elèmens d'algèbre del caso di

h₁ -5

(1 ) Élémens d'algèbre , par Léonard Euler, traduits de l'Allemand.


Nouvelle édition, revue et augmentée de notes , par J. G. Garnier, Ex-
Professeur à l'École Polytechnique , et Instituteur. A Paris, Chez Cour-
cier, · Imprimeur-Libraire pour les Mathématiques, quai des Augustins,
n. 57; Maire, Libraire, rue Mercière, à Lyon. Septembre 1807 , due
tomi, in 8° , tome second, pag. 215 , lin . 5-16, paragrafo 226.
( 154 )
fu data da Leonardo Pisano nel suo Liber quadratorum (1).
2. Che la soluzione data da Leonardo Euler in questo passo
de'suoi Élémens d'algèbre del caso di

h₁ = 7

fu indicata da Leonardo Pisano nel suo Liber quadratorum (2) ,


ed esposta quindi da Fra Luca Pacioli nel passo soprar-
recato della sua Summa (3).

( 1) Vedi sopra , pag.145 , lin . 9—26, pag. 146, e pag. 147,lin . 1—3 .
(2) Vedi sopra, pag. 136 , lin. 19—22, pag. 437—138.
(3 ) Vedi sopra, pag. 140 , lin . 27—31 , pag.141 , lin . 1—4, pag.144,
lin . 5-27.
( 155 )

Sur un problème traité par Léonard de Pise dans son


Flos, et relatifà une équation de troisième degré.

Extrait d'une Lettre adressée par M. LEBESGUE

Professeur à la Faculté de Bordeaux


à M. BALTHASAR BONCOMPAGNI .

Vous avez bien voulu joindre une seconde faveur à la


première en m'envoyant les deux Notes de M. Woepcke et
celles de M. Genocchi . Veuillez en agréer tous mes remar-
ciments. Sans doute comme le pense M. Genocchi l'Italie
reconnaissante verra à l'avenir dans Léonard de Pise un di-
gne prédécesseur de Fr. Viète et de P. Fermat et l'on re-
connaitra avec M. " Woepcke que Fibonacci tout en étant le
disciple des Arabes sait apporter une originalité remarqua-
ble dans la manière de traiter les questions qu'il emprunte
à leur science.
Les titres des ouvrages que nous avons eu le malheur
de perdre, et qui graces à vous, Monsieur , nous pouvons
espérer de retrouver , prouvent que Léonard de Pise était
aussi habile dans la pratique que profond dans la théorie.
On doit donc regretter qu' on ignore sa méthode d' approxi-
mation pour la résolution des équations. Cependant il est
permis de conjecturer que cette méthode s'appliquait aux
équations de la forme

x +- Аx™ -、 + Bæ™ -² + . . . . . + Px = Q

à coefficients positifs . Alors il n'y a qu'une racine positive.


( 156 )
Si
xa (entier)

donne le 4.er. membre < Q, et


x= a +1

le 1. membre > Q, il faut faire


ཎྞཱ
y
x= a + "
k

k étant un entier positif à volonté ( Léonard prend k= 60) ;


alors l'équation en y est
y' + A₁y” -¹ + ... + P₁y = Q,

à coefficients positifs , et l'on trouve par des essais ou substitu-


tions successives l'entier de y. Cette méthode employée par
Viête, et susceptible d'abréviations qui se présentent à une
calculateur exercé, est peut être exposé dans le Traité de l'A-
bacus. - Comme théoricien et possédant sur la connaissance
des nombres tout ce que l'on pouvait savoir de son temps ,
Léonard a bien vu que le traité des incommensurables d'Eu-
clide ( 10. livre de ses Éléments) gagnerait à être exposé
numeriquement ( Reducens intellectum ipsius ad numerum
p. 3 Flos) . S'il emploie des figures, c'est que les notations
algébriques n'étaient pas encore connues . Par leur moyen tout
se simplifie, et l'on obtient sans peine les propositions sui-
vantes qui renferment ce que Léonard dit de l'équation
} - \. [ ∞³ + 2x² + 10x = 20.
1
Proposition I. Soient P, Q, R, S des entiers positifs ou
des fractions positives ou négatives, en un mot des nombres
rationnels positifs ou négatifs. Soient m, n des semblables nom-
bres, mais tels que √m, n réels ou non, ne se ramenent
pas à une même forme ap, p étant aussi rationnel . (Ainsi les
valeurs absolues de m, n, et p ne sont pas des carrés ). Dans
cette hypothèse si l'on a

P + Qm + R√n + S√/ mn = 0 ,
( 157 )
il en résultera

P =0, Q = 0 , R = 0 , ས་ ་ S་ = 0 .

Proposition II. Si l'équation ...


2
x³ + Ax² + Bx + C = 0 P

a ses coefficients rationnels, on ne saurait poser

x = a + B√ m + WV n

a, ß, y, m, n etant rationnells , m, \ n irrationnels réels


ou non, et non reductibles à une même forme. On ne saurait
poser non plus
x² = a + BV m + W n

(on suppose ici ß et y autres que zéro).


Proposition III. Pour que l'équation ༣
x³ + Ax² + Bx + C = 0 ‫ܕ܂‬
(1)
ait une racine de forme
a + B√m ,

il faut# et il suffit que l'équation ( 1 ) ait une racine ration


nelle.

Proposition IV. Si l'équation (1 ) est mise sous la forme

(x³ + Bx)² = (Ax² + C)² , ཙྪི ཊྛི ༔;


ou
.
x + (2B - A²) x4 + ( B³ - - 2AC) .x² C² ― 0
ou

x6 + A, x4 + B₁x² + C₁I = 0 (2),

pour que l'équation ( 1 ) ait une racine de forme

Va + BVm ,

il faut et il suffit que l'équation ( 2) doune pour x² une va-


leur rationnelle.

Or l'équation de Léonard de Pise

x³ + 2x² + 10x: 20 0
( 158 )
n'a pas de racine rationnelle ;

x6 + 16x420x - 4000

n'en a pas non plus, ainsi l'équation n'a pas de racine des
formes

a + BV m + WV m Va+ßVm+Wn.

Voici en quelques lignes la démonstration des propositions


précédentes .
1. Si deux des coefficients P, Q, R , S deviennent nuls
l'impossibilité est manifeste.

P + Qvm = 0
donnerait m rationnel

Qj/ m + R↓ n = 0
donnerait
R
vm = Vn
Q
contre l'hypothèse. Si un seul coefficient est nal , en isolant
un radical et élevant au carré, on retombe sur le cas précé-
dent. Si aucun coefficient n'est nul on posera

{P + Q\ m }² = { R√n + S√
/ nm} ² ,
au lieu de
P + Qm + R√
/ n + S√mn = 0;
de là

P² + mQ² -- n( R² + mS²) = 2(nRS 1 PQV m.


Il faut donc poser

P² + mQ² = n( R² + mS²) , PQ = nRS.

L'élimination de n donne

RS(P² + mQ³) =PQ ( R² + m_ S³),


ou bien
( PR- mQS ) ( PS - QR) = 0 .
Si l'on admet
PS QR ,
(.159 )
comme on a
PQ = nRS ,
il vient
P² = nQ²,

d'où n carré . Si l'on admet

PR = mQS
on obtient
P² = mnS² ,
d'où mn carré;
mn = U²,

d'où
mn² = nU²
donne
U
Vm =
n
contre l'hypothèse .
II. De x = a + BVm +y V n | a'= α² + mB² + ny² , a " a³ + 3α (mB² + ny.³)
on tire x²=ά +ß' Vm +y' Vn +8′ V mn|B'=2aß B”—ẞ(3a 2 +mẞ² +3ny³)
x3=α" +B" Vm +y" Vn+ 8" V mn y = 2ay > y" —y (3α² + ny²+3mẞ² )
| '=2By' , d =baßy
La substitution dans

x³ + Ax² + Bx + C = 0

donne

(a" + Aa' + Ba + C) + (ß " + Aß' + Bß) V´m

+ (y" + Ay' + By)V´n + (d" + Ad ′) \


/ mn= 0;

de là les équations

a + Áo + Ba + c = 0 , B + A ? + BB = 0 ,

" Ay' + By = 0 , d" + Ad′ = 0 .


La 2. et la 3. donnent

B”y — By" = 0 ,
( 160 )
ou bien
2fy(mp² - ny²) = 0.

Comme on ne peut avoir


mẞ² = ny² ,
car

✓m 5Vn

est contre l'hypothèse , on voit qu'il faut poser


8 20
ou
7 =0.
III. Soit
7= 0
on a
a³ + 3maß² + A(a² + mß²) + B × + C = 0 ,
3x² + m² + 2Aα-+ B = 0.
La 2.e donne

BV m = √ (3a² + 2Aa + B) ,
ce qui réduit la 1.re à

-
(2x)³ + 2A(2a)² + ( A² + B ) 2 + AB — C ― 0 :

Or si l'on pose
- (A + 2a)

ά, sera rationnel aussi bien que a , et l'on aura

∞³ + Ax² , + Ba , + C = 0.
Ici les racines sont

a₁ , a + BVm , a - BV m.

IV . En passant de

x³ + Ax² + Bx + C = 0
à
117 2
x² +
' (2B — X²) x4 + (B² — 2AC) x² — C² = 0 ,
wulob 8
on a de suite la dernière proposition .
( 161 )

SOPRA TRE SCRITTI INEDITI DI LEONARDO PISANO


PUBBLICATI DA B. BONCOMPAGNI

NOTE ANALITICHE

DI ANGELO GENOCCHI

I.

Intendo esporre partitamente le questioni trattate da Leo-


gardo Pisano, servando l'ordine dell'autore e recando nel mo-
derno linguaggio matematico le soluzioni e dimostrazioni
ch'egli diede .
1
Il primo scritto porta questo titolo: Flos Leonardi Bigolli
pisani super solutionibus quarumdam questionum ad numerum
et ad geometriam vel ad utrumque pertinentium. Nessuna delle
questioni che vi sono sciolte è propriamente geometrica, ma
Leonardo dice pertinenti alla geometria anche quelle nella
cui risoluzione fa uso di proprietà e dimostrazioni geóme-
2
triche tali sono le due qui annunziate sul principio e a
lui proposte dal maestro Giovanni palermitano , filosofo dell'
imperatore Federico II di Svevia. L'una, che diede origine
al libro de'quadrati, era di trovare un tal quadrato che ag-
giugnendogli o levandogli 5 unità sempre si ottenesse un
41.2
quadrato; Leonardo la sciolse e rispose esser 12 il qua-

drato richiesto. L'altra questione 3 voleva che si determi-


nasse l'incognita x nell'equazione cubica

x³ + 2x² + 10x = 20 :

1 Noto soprannome del Fibonacci.


2 Pag. 2 e 55.
3 Pag. 3.
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. maggio 1855 . 11
( 162 )
questa equazione ha una sola radice positiva, e le altre due
sono immaginarie non potendo x esser reale negativa come
immediatamente si vede mettendo l'equazione sotto la forma

x(x + 2) ² + 6x = 20˚ ,

e perciò Leonardo che in altri luoghi di questo medesimo


opuscolo considera le soluzioni negative , qui non aveva punto
a preoccuparsene, e doveva come fece applicare tutti i suoi
sforzi alla ricerca della radice positiva. Egli riferisce le di-
stinzioni Euclidee delle linee razionali in lunghezza o potenza,
delle medie, dei binomii e recisi o apotomi e delle loro ra-
dici, espressioni che corrispondono ai simboli oggi usati
4
a₁va , va , Va ± vo , √ √ a ± vo ,

quando per a e b s'intendano numeri razionali positivi , e ne-


gli ultimi si supponga ab ; indi prova che il valor cer-
cato non può esprimersi in alcuno di questi modi . Della sua
dimostrazione ha fatto un sunto chiarissimo il dotto signor
Woepcke traducendola a forma algebrica , onde io mi re-
stringerò a poche osservazioni . In sostanza la dimostrazione
si riduce a porre in luogo di x nell'equazione il valore sup-
posto e mostrare che ne risulterebbe l'eguaglianza tra un no-
mero intero ed una frazione oppure tra due quantità l'una
incommensurabile coll'altra ; ma Leonardo rappresenta l'equa-
zione con una figura geometrica , formando un rettangolo
che ha l'altezza eguale a 10 e la base a 2, e che è diviso
in tre altri rettangoli della medesima altezza e di aree eguali
a x³ , 2x², 10x , e sopra questa figura , a cui fa di mano in
mano qualche aggiunta , spiega i suoi raziocinii , supplendo
con tali costruzioni alle trasformazioni dei membri dell'equa-
zione. Il Signor Woepcke non ha falta menzione espressa
delle ipotesi

¹ Liouville , Journal de mathématiques pures et appliquées, t. XIX,


pag. 401.
( 163 )

x=m−√n, x=√ m− √ n, x=√ m -Vˆn, x = -

perchè forse considerò inchiuso nel radicale n il doppio


segno " o stimò troppo facile il conoscere come le stesse
dimostrazioni valessero qualunque fosse il segno di Vn; ma
non poteva passarle sotto silenzio il Fibonacci, e brevemente
accenno i lievi cambiamenti che ricevono le dimostrazioni
quando invece di un binomio si suppone un reciso ¹ . Notabile
è il compendio ch'egli fa della dottrina delle quantità irra-
zionali contenuta nel decimo libro d'Euclide , poichè lo mo-
stra pienamente versato nell'intelligenza di questo libro dif-
ficilissimo, che ancora nel XVI e nel XVII secolo faceva la
disperazione de'matematici, come ricordava non ha guari i
signor Chasles 2. Mi basti di citare i principi che Leonar-
do ha esposti 3 sopra l'estrazione della radice quadrata
dai binomj e recisi Va ± vb , la regola 4 per moltiplicare
un binomio a + b nella radice d'un altro m + √ n,
e che è rappresentata dalla formula

(a + vb)Vm + √n
V = √ (a + √ b)² (m + √´n) ,

la proposizione 5 che una somma come

a+ √b + √ m + V
non può formare un numero razionale (nel caso di m² n
non eguale ad un quadrato), ed altre simiglianti , nelle quali
si presentano anche linee di tre nomi, specie d'irrazionali su-
periore ai binomii considerati da Euclide.
Osserverò altresì che usando il medesimo raziocinio con
cui Leonardo dimostra non poter essere una frazione la ra-

1 Pag. 15 e 16 .
2 Comptes rendus, tom : XXXVII , pag. 555.
3 Pag. 11131
4 Pag. 15
5 Pag. 16.
( 164 )
dice dell'equazione da lui contemplata , egli avrebbe anche
potuto dimostrare il general teorema che nessuna equazione
ha per sua radice una frazione se il coefficiente della più
alta potenza dell'incognita è l'unità , e se gli altri coefficienti
sono numeri interi .
Similmente le ragioni per le quali
nega che x abbia la
forma Vab si applicano a qualsivoglia equazione cu-
bica formata con coefficienti razionali , ogni volta che ab
rappresenti il terzo o sesto binomio o reciso d'Euclide , e gui-
dano così ad altro teorema avvertito dal Cardano , il quale
in un'età posteriore ma pure assai lontana da noi istituì ac-
curate indagini intorno ai casi in cui ad un' equazione di
terzo grado può convenire una radice della forma a ±√b

ovvero dell'altra √ √ ±√‍b , supposto che a e ¿ siano


due numeri razionali , e che l' uno almeno di essi non sia
quadrato ¹.
Giunto alla fine d'una così ammirabil discussione , e riget-
tate tutte le descritte specie d'irrazionali , Leonardo non de-
pose già il pensiero di trovar la domandata radice, ma non
dubitando della reale esistenza di questa , volle determinarne
il valore per approssimazione 2 , e il calcolo che intraprese
gli diede
x = 1 . 22'. 7 " . 42"" . 30¹v. 4v . 40VI ;

emendando col signor Woepcke l'errore , certamente dovuto


all' amanuense , di 301 posto in luogo di 331V , (*) se ne

¹ Cossali, Storia dell'Algebra , t . II , p. 169, 375, 383 , 388 , 398 :


vedi un teorema dello stesso genere nei Nuovi Annali di matem. del
Sig. Terquem, t. XI , p. 324.
2 Pag. 17 .
(*) Si trovano infatti non pochi altri errori dell' amanuense , ma
non posso convenire col Signor Woepcke, che ne'tre luoghi citati da
lui (alle pag. 23 e 24 ) sia scritto XXX invece di XXXIII , poichè ivi
si legge per disteso XXXa tertia, e non vi ha quindi alcun errore.
( 165 )
ba un valore di x esatto fino alla decima cifra decimale. Sa-
rebbe desiderabile senza dubbio che si conoscesse il metodo
da lui tenuto per giungere ad un'approssimazione tanto inol-
tráta trattandosi di esprimere x con una frazione sessage-
simale, è facile pensare al seguente modo di determinare suc-
cessivamente le cifre posto
y
x= 1 +
6
si avrà una trasformata la cui radice y sarà minore di 6 es-
sendo x < 2, e si potrà determinare entro un tal limite il
numero intero immediatamente inferiore ad y; si troverà 2,
e fatto

y: =2+ "
10

la radice y' della nuova trasformata dovrà esser minore di


10, e si determinerà similmente l'intero 2 immediatamente
inferiore, dopo di che si procederà ad altre trasformazioni po-
nendo di mano in mano
y" y" ylv
y' = 2 + 6 , y" 7+ y" = ecc.
10 6'

Ma un calcolo praticato in tal maniera riescirebbe troppo


laborioso un altro metodo insegnò il Cardano , che è fondato
I
nella regola della doppia falsa posizione ; e chi consideri
in quanto pregio tenessero questa regola i primi algebrísti,
e quanto frequentemente ne facessero uso , sospetterà di leg-
gieri che dal metodo del Cardano non dovesse differire gran
fatto quello del Fibonacci. Potrebbesi forse trar qualche lume
dai capitoli 13 e 14 del suo Abbaco, tuttora inediti, nei quali
tratta delle regole di falsa posizione e di quelle dell'estra-
zione delle radici quadrate e cubiche 2 , argomento anche
questo molto affine all'attuale, poichè è noto che anco il Vie-
ta fra i cui trovati fu stimato come il più importante quello

1 Cossali, t . II , p . 316 .
2 Libri, Hist. des Sc . Math. t. II, pag. 290.
( 166 )
della risoluzione numerica delle equazioni ' , foggiò le sue
regole ad imitazione di quelle che servono per estrar le ra-
dici dei numeri .
Ecco ad ogni modo qual fosse il metodo del Cardano no-
minato da lui regola aurea, e applicato alle equazioni di terzo
e quarto grado. Data un'equazione

f(x) = 0 ,
siano a, b due valori già trovati , l'uno maggiore e l'altro
minore della cercata radice : si avrà un nuovo valore più
prossimo prendendo
f(a)
(b · a) ,
f(b)-f(a)
come risulterebbe dalla proporzione

f(b) ( a) : ba ::f(x) —ƒ
f ( a) : x — a ,
dove si farà f(x) = 0 ; poscia col mezzo di questo valore
e d'uno dei due primi se ne determinerà similmente un al-
tro, e così in progresso. Il Cardano avverte pure che la me-
desima regola vale per le cstrazioni delle radici .
Non credo tampoco inopportuno di mostrare come effetti-
vamente essa porga un'approssimazione sempre maggiore . Sia
ƒ(x) = x³ + px² + qx -- → r. ,

e p, q, r positivi; sia a < b e perciò f(a) negativo, e facciamo

f(x)—ƒ(a)
F( x) = x² + ax + a² + p(x + a) + q:
xa

è chiaro che la funzione F(x) sarà positiva e crescente men-


trex cresce da a ab, e quindi F(x) < F(b) , ossia

f(x) <ƒ(a) + (x — a)F (b) ,


-
poichè x — a sarà positivo. Ora la funzione

f(a) + (x — a) F(b)

1 Degua, Mém . Acad. des Sc. de Paris, 1741 , pag. 450; Montuela ,
Hist. des Math . , Pe. IV, L. II , art. XI, e L. III , art. VI ; Biogr. uni
vers. art.le Viète.
( 167 )
è negativa quando x = a, riducendosi allora aƒ(a), e poichè
supera sempre f(x) nel detto intervallo, dovrà esser positiva
quando x eguaglia la radice positiva z dell'equazione

f(x) = 0:
si conchiuda che dovrà esser nulla per un valore a, di x
compreso tra a ed a, onde sarà

f(a)
fa) + (a , a) F( b) = 0, a, = a "
F(6)
e il valore xa ,, che è dato appunto dalla regola aurea del
Cardano, sarà più di a prossimo alla radice a. Questa dimo-
strazione è suggerita da una teorica del Signor Cauchy di
cui fece una nitida sposizione il Signor Moigno ¹ , e si ap-
plica ad ogni equazione ƒ(x) = 0 , dove il termine cognito
abbia un segno contrario a quello di tutti gli altri : la qual
condizione è pur necessaria perché il metodo di Viête ( men
semplice del precedente) procuri un'approssimazione sicura ² .
E poi notabile nello stesso caso la perfetta identità del me-
todo di Cardano con quello che il Moigno dedusse per prima
ed immediata conseguenza dell' accennata teorica : il che si
riconosce facilmente avvertendo che allora tutti i termini di

F (x) sono positivi ³. Di più , in quel caso medesimo, per es-


ser sempre crescente tra i limiti a, b la derivata f'(x), la cor-
f(a) 4
rezione da usarsi secondo il metodo di Newton sarà -
f
' (b) ,
prendendo per nuovo valore

XC f(a)
f'(b)

■ Comptes rendus, t. V, pag . 357 ; Nouv. Ann. de Math ., t. X, p. 14.


2 Lagrange, Rés. des équat. numer. Note XII , p. 237.
3 Nouv. Ann. t. X, p. 19. Si noti che le quantità A , f(x) , F(x)
del Moigno corrispondono alle nostre b, f(x) , —F(x) .
4 Ivi, p. 21. Anche qui devesi avvertire che la f(x) del Moigno è
per noi f(x).
( 168 )
ora si avrà così un' approssimazione minore che usando il
metodo di Cardano, poichè F(b) cresce quando vi si cambia
a in b che é maggiore di a, e divenendo allora eguale a
f'(b) , ne risulta

F(b) <ƒ'(b) , ƒ(a) + (x − a) F(b) <ƒ(a) + (x —a)ƒ'(b)

perciò la funzione
---
f(a) + (x — a)f'(b) -
che é negativa ef(a) per x = a, sarà positiva per x=a,
che annulla

f(a) + (xu) F(b) ,


e quindi il valore
f(a)
ƒ '(b)
che la rende -0 , sarà compreso tra a ed a , un tal va-
lore sarà dunque lontano dalla radice a più del valore a ,.
Se f(x) non abbia il termine cognito di segno contrario a
tutti gli altri, potrà nondimeno seguirsi ancora il metodo del
Cardano, e a render certa l'approssimazione basterà che la
funzione F (x) sia crescente nell'intervallo da a a b, ovvero
che la derivata F '(x) sia positiva in questo intervallo . Per-
ciò chiamata (x) la somma dei termini positivi, e- X(x)
quella dei termini negativi di F (x), basterà che sia
g '(a) > x' (b) ,
poiché si avrà sempre
F' (x) ' (a) x'(6) > 0.
Ho giudicato non inutile l'entrare in questi particolari rela-
tivamente ad un metodo d'approssimazione che per commo-
dità ed esattezza può gareggiare con quello di Newton , e
ch'è anteriore senza dubbio al metodo del Vieta ; e proba-
bilmente non molto diverso da quello di cui avrà fatto uso
Leonardo Pisano ¹.

1 Il metodo del Cardano, sotto il nome di metodo delle parti pro-


porzionali, trovasi ampiamente esposto nell'opera del Sig. Vieille , Théo-
( 169 )
Seguono alcuni problemi di primo grado a più incognite.
1. De tribus hominibus pecuniam comunem habentibus ¹ . Le
equazioni del problema sono :
t X 1 M Z
x+y +z= t, = + + 13+
2 2 3 2 6-
)

2y 1 x У 5% У
+ + +
3 3 3 2 3 6-
) 6 6 1(2
3 + 3 + 1)·
6

Queste quattro equazioni si potrebbero ridurre a tre sole


di esse, poichè le tre ultime sommate riproducono la prima:
d'altra parte contenendo in ogni termine una delle incognite ,
non valgono a determinare i valori assoluti delle incognite
ma soltanto le loro ragioni . Leonardo prende per incognita
ausiliaria la quantità
1 X y
+ +
3 2 3 6) ,
2
ch'egli chiama res , e che noi denoteremo con u, e ne de-
duce di mano in mano le seguenti relazioni :
Ꮖ t 2y t 5% t
- И, - - И,
น,
2 2 3 3 6 6
60110

3 t
x =t -- 2u , У z= - 9
2 2 5 5
7 7
t = x + y + z= t + 1-4u
10 10μ,
7 7
i= 4u + 7t = 47u.
10 10μ,

Qui profittando dell'accennata indeterminazione , egli pone


u = 7 ,

rie génér. des approx. numér. (2.º édit. Paris 1854 ) . Egli giunse a con-
chiusioni simili alle nostre mediante considerazioni geometriche ( V.
n.i 56, 79 e segg .)
1 Pag. 17 .
2 Pag. 18 .
( 170 )
e ne ricava
t = 47 , 2u = 33 ,

3 t 6
u= 13 , Z = u 1.
2 2 5 5

2.° De quinque numeris reperiendis ex proportionibus datis ¹ .


SOLV AM etiam per consimilem modum utramque questionem
quas per robertinum aggiu domnicellum uestrum uestre maiestati
transimisi. quarum prima fuit de quinque numeris ex quibus pri-
mus cum medietate secundi et tertii et quarti facit quantum secan-
dus cum tertia parte tertij et quarti et quinti numeri , et quan-
tum tertius cum quarta parte quarti et quinti et primi numeri,
nec non et quantum quartus cum quinta parte quinti et primi
et secundi numeri , et adhuc quantum quartus numerus cum
sexta parte primi et secundi et tertii numeri.
Ne deriva l'equazione moltiplice
1 1
x, + ½ (x2 + x3 + x4) = x2 + 3 (x3 + x4 + X5)
1 1
= x3 ++(x4 + X5 + x₁ ) = x4+ 5 ( x5 + X1 + x2 )
4
= x5 + (∞, + x2 + X3) ,

che determina soltanto le ragioni geometriche tra le cinque


incognite, e per ciò Leonardo prende a caso, fortuito, 17 pel
valor comune dei membri dell'equazione . Egli considera poi
come incognite principali x , e x5 , che distingue coi nomi
di causa e res, e cerca di eliminare le altre per determinare
in primo luogo queste due. Ora le due equazioni ;
1 1
x + 2 (x +x3 +x4 ) = 17, x₂ + (x3 +x4 + x5) =17
3
gli danno
X2 + x3 + x4 = 34—2x,,
-
X2 + x3 + x4 + x534x5 — 2x₁ ,

1 Pag. 20.
( 171 )
2
- 34x5-2x - 17 = 17 + x52x1 ,
3 (x3 + x4 +X5)
51 3
--- 3x,,
x3 + x4 +x5 = 2 + 2 -X5

51 3 17 1
--
x2=34 +x5 +2x, - 2
-X5 -- 3x,)==
2
X5;
2

poscia dalle equazioni


51 3 1
X3 +X4 +x5= + -X5--3X1 , X3 + 4+ (x4 + x5 +x, ) = 17
12 2
trae
51 3
XC5 2x1 ,
x3 + x4 + x5 + x₁I = 2 22
3 51 3 17 3
+ -x5 -2x - 17 = + 2x1 ,
Z (x4 +x5 + x )= 2
4 2 2 2x5
34 8
x4 + x5 + x₁ = + 2x5 - :
3 3『 i
51 3 34 8 85 1 2
XC3 = x5-2x1 - -+ 2x5 XI I
3 6
2
2 2 3 3 6
+ ,

34 8 34 11
x4 = 3+2x5 I
-x₁ — (X5 + x₁
3 x1 − (X5 + x1 )) = + X5
3 3 ".
%— "

Sostituisce questi valori di 2 , 3 , 4 nelle rimanenti equa-


zioni
1
x4 + 121 (x5 + 81 + x2) = 17 , x5 + 6 (x, +x₂ +x3 )=17 ,
(as
e riducendo ottiene
391 11 49 11 49 119
- I 17, -X5 = I
30 105 15 10 15 30
98 119
X5 =
*** 331 33

5 4 34 5 4 119
-X 5 +
- -xI₁ + g 17 ., 9
6x5 9 6x5 + 9 9
8 238
X5-+ x1 =
15 15
( 172 )
onde
98 8 119 238 378 2023
1 x. +
33 , + 15 . 33 15 165 165
2023 1
X1 = 3
378 2

Essendo rotto il valore di r,, Leonardo lo raddoppia per


avere una soluzione con numeri interi, e raddoppia insieme
tutti gli altri numeri sopra scritti ¹ a fine di conservare la
necessaria proporzionalità; donde conchiude
98 119
XI - 7 , x5 x₁ + 2x 28 ,
33 33
17 1
X₂ == 2x X5 = 10 ,
2 + xx 2
85 2 1
Ꮖ == 2x -X1 -X5 == 19 ,
6 3 2
34 11
= 2x + X5 25 .
X4 = 3 3

Troviamo un problema simile a questo di Leonardo , ma


con tre sole incognite , nell'Algebra d'Eulero , tom. I, Ch . IV,
Sect. IV, pag. 511 (Paris, 1774).
3. De quatuor hominibus et bursa ab eis reperta , questio
notabilis 2. La questione è veramente notabile , poichè con-
duce a quantità negative che la mostrano impossibile nel
proprio senso in cui è proposta , e rende necessario un cam-
biamento nei dati per diventar possibile . Si deve determinare
sotto certe condizioni il danaro che posseggono quattro per-
sone , e Leonardo così afferma l'impossibilità del quesito e
il modo di emendarlo : Hanc quidem questionem insolubilem
esse monstrabo, nisi concedatur primum hominem habere debitum.
Le condizioni date porgono le quattro equazioni

t + x₁ = 2(x₂ + X3 ) , t + x₂2 = 3(x3 + x4) ,


t + x3 = 4(x + x1 ) , t + x4 = 5 (x¸ + X₂) ,

I Pag. 24 .
2 Pag. 25 .
( 173 )
dove t, x, x, sono le incognite da Leonardo chiamate bursa,
dragma, res, e da risguardarsi come principali . Egli ne de-
duce successivamente
1 1 1 1
X3 = + - X21
X2 X3 =
2 2
1 1 4 1 1.
x3 + x4 - ·t+ 29 x4 = X2 --
3 3 3 6
4 1
·x4 + x₁ + - t
3 2x1 6
3 1 4 1
t + x3 1 X2
21+ 2 (3 + 2 6 )
16 2
x₂2 + 2x₁ - t,
3 3
13 19 3 38 9
-x₂ + t= x₂ + Ꮖ ;
6 3 2 13 13
poscia
4 5. 1
t + x4 , = 2 + - 5x + 5x2 ,
3 6 2
5 11 11 22 33
-x2 + t=
21 , 5x2+ 5 19
6 3

e paragonando i due valori di


22 33 38 9
+
t, 52+
5
Ꮖ. 13x2 1321I ;

eguaglianza impossibile sex , e x₂ sono positivi , perchè


22 38 33 9

513 513

Si aggiunga che a render possibile il problema non baste-


rebbe suppor negativo x2 , poichè cambiando x₂ in - X2 si
troya
33 22
X2 = 4x1 , t= --- x₂2 = — 11x1 ,
5x1 5

e perciò dovrebbe farsi negativo anche all'incontro se si


suppone negativo x, tutte le altre incognite restano positive.
( 174 )
Ora x, esprime il danaro del primo uomo converrà dun-
que supporre ch'esso invece di possedere abbia un debito ,
ed è questo il partito a cui s'appiglia il nostro autore : con-
cedatur primum hominem habere debitum ¹ . Fatta una tale ipo-
tesi, le relazioni ottenute si modificano in guisa che x, deve
esser sottratto dovunque era aggiunto , ovvero vi si cambia
Ꮖ . in ― X19 e si ha così
22 33 38 9 96 384
5x2 5 xx = 13x2
5x1 13 65x2 65
x1 , x2 =4x₁ ;

ma una delle incognite rimane anche qui arbitraria : perciò


Leonardo pone x₂ = 4 9 e ne trae

22 33 1 1
x =1 , t = 5x25*1 = 11, X3 =
2
4 1 1
-
204 = 3 x2 + 2x1 t = 4.
6

Vediamo pertanto in questo problema interpretata una so-


luzione negativa e corretti i dati della questione appunto
nella stessa maniera che si usa nei moderni trattati d'alge-
bra. Il concetto che ne scaturisce non diversifica da quello
che frate Luca Pacioli più tardi espresse formalmente di-
cendo chiaro è che men 4 è manco che nulla e per conse-
guente debito . Onde oggidì non si potrebbe forse più col
Cossali annoverare l'idea della quantità negativa tra i pro-
gressi che fece l'analisi da Leonardo a frate Luca.
4.° De eadem re 4. Regola generale per le questioni simili
alla precedente . Supposto m un numero intero qualsivoglia ,
abbiansi le equazioni

t + x₁ = m(x₂2 + x3 ) , t + x₂ = (m + 1 )( x3 + x4 ) ,

t + x3=(m+ 2) (x4 +x, ) , t + x4 = ( m + 3 ) (x1 +x₂ ) :

1 Pag. 27.
2 Summa de arithmetica, geometria, Dist. 8ª, Tratt. 1 ° , art. ° 1.9
(Tusculano 1523 , t. 1 , f. 113) .
3 Op. cit. Vol. 1 , p . 283.
4 Pag. 28 .
( 175 )
si può prendece x, m + 2 ) x4 = x₁₂ , x3 = 1, x₁ = -1
debitum , e si formerà i aggiungendo ad 1 la somma de nu-
meri pari 4, 6, ... 2(m +1). Leonardo considera qui 1 come
la radice di t, e 2 come la radice di x2 1 perché da questi
numeri fissi nasce il valore delle stesse due incognite vario
per ogni questione ; usa quindi il vocabolo radice in un senso
diverso da quello che suol avere nell'algebra. Egli non reca
la dimostrazione di questa regola ingegnosa, ma risultandone
t = 1 + mm + 3),

basterà sostituire gl'indicati valori delle incognite per veder


che le equazioni date son soddisfatte Applica la sua regola
al caso di m = 4 , e ottiene

x₂ = x4 = 6 t = 29.

5. Super inventionem trium numerorum 1. Regola generale


pei problemi che guidano ad un sistema d'equazioni della forma
a b
x + ²
α (y +3)=p , y + = (x+3 ) =q , z + ——
~ (x +y )= r .

Si ponga
a a' b'
1 = 1 2 1. 9-
α a' 72 q − p = q' ,'
B
α'β' a y) = d
r— p = r' , /
2/ (1
1
a'b'i+ a'c'

1 'q' =e d - 1 = 0,
2 b' c'
Infine si prenda
p +e
a
10

α
si avrà
a a' B'q'
=P
x= t - x, y = t
a b'

¹ Peg. 29.
( 176 )
Leonardo spiega questa regola sopra un esempio in cui
a 1 b 1 с 1
9 ,
α 3 β 4 Y 5' p= 14, q= 17, r= 19

e soggiunge una dimostrazione, che se usiamo ancora le let-


tere in luogo dei numeri si riduce alla seguente. Chiamiamo
t la somma y + z , che egli assume per incognita ausiliaria,
rem : avremo dalla prima equazione
a
x =p t, - t,
x+
x +y y + z =
+ x =p p+
+ ( 1 − 2 )=
α

e poi da questa sottraendo la seconda dà


a'
-
( 1 − 1 -) (x + z) =
= —
2 t + p − q,
ossia
b' a' a'ß' B'q'
(x + z) = t -
' ,
t-q x + z = a'b'
ཁྱཻ་
e sottraendo invece la terza
a'
-
(1 — — ) (00
(x + y ) = 1/ 1 + p −r ,

ossia
c' a'y'
- x +y =
zł(x + y) = a'c' -뿔.

Avuti così i valori di x+y , x +z, y +z espressi per mezzo


di t, Leonardo li somma, il che dà
a'ßa'y'
2( x+y +z) = (1 + 1/8 d ' ). ((
a'b'"+ a'c 용+분
By ) ,
17),
ossia
x + y + z = dt — e ,
e quindi
x = (d— 1 ) t -
— e = dt — e ,
per essere y + = t : perciò
a a pte
-t + st— e= x-+ -(y + z) = p, t =
α α
d
a
( 177 )
dopo di che le equazioni
a a'ß' B'g'
x =p -- t, x + z , y + z
α a'b'
1
somministrano i valori di x, z₂ Y.
Si vede che lo stesso metodo ed una regola consimile var-
rebbero per un maggior numero d'equazioni e d'incognite ,
ogni volta che le equazioni avessero la forma
- 2 - x₂2) = P₂ , ...
x₁ + a₁ (s x₁ ) = P₁ , x₂ + a₂(s
Xn + an(s xn) =Pny

dove s denota x + x₂ + ... + xn posto s x₁ = t, si


ni
esprimerebbero mediante t anche s— X₂ , 8 - X3, ... s — Xny

e la somma T di tali espressioni uguaglierebbe (n − 1)s ,
onde
T
x₁ = p -
— d¸t , ecc.
n - 1

Sembra che questa ampliazione non sia sfuggita a Leonardo


',
e che anzi vi alluda con le parole generali , di cui fa uso
quando accenna il modo di ottenere x + y + z per mezzo
della somma dei binomj x + y, x + z , y + z , poichè in
luogo di dire semplicemente che ha divisa questa somma per
2, dice averla divisa per 1 minus multitudine numerorum
positorum, scilicet per 2, la qual proposizione corrisponde ap-
T
punto alla formula s =
n- 1
Intanto convien ammirare l'acume e la potenza riflessiva,
che gli valsero a dedurre la sua regola da particolari esempi
numerici, tenendo dietro attentamente a tutte le operazioni
che si fanno sui numeri dati per determinare i numeri do-
mandati, e presentandone epilogata la serie come la presen-
tano le formule odierne. Così egli aveva saputo trovare e
praticare quella Regula de modo, mater regularum, che fu po-

1 Pag. 30. 集
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. maggio 1855 . 12
( 178 )
scia insegnata dal Cardano, e che tanto s'approssima ai me-
todi della moderna Algebra 1 .
Ma importa altresì di notare, che questo stesso problema
era stato sciolto da Leonardo in due modi nel suo Abbaco
al cap. 13 De regula eloataym ( cioè delle false posizioni ) , e
ch'egli volle darne qui un'altra soluzione quia hujus solutio:
nis inventio placet mihi pre ceteris modis 2. Trasse questa so-
luzione ex modo suprascripto trium hominum 3, ossia dal me-
todo seguito nello scioglimento del problema primo e appli-
cato anche al secondo e terzo problema 4 , metodo da lui
detto alium nimis pulchrum modum che stimò di non dover
tralasciare sebbene eziandio di quel primo problema l'Abbaco
giá contenesse tre soluzioni 5. Nè crediamo s'ingannasse nel
fare un si gran conto della sua nuova invenzione , poiché qui
egli avea trovato un vero metodo di eliminazione, algebrico e
diretto, e l'avea sostituito al metodo aritmetico indiretto delle
false posizioni tale infatti è il modo di risoluzione usato
da Leonardo nei precedenti quesiti . Dove troviamo non po-
chi sottili artifizj e partiti, e quelle diverse forme di proce-
dimenti che il Cossali avvertì nei libri di Fra Luca e più
specialmente del Cardano 6, e che tuttodi sono in uso per
le equazioni di primo grado.
Noto infine sopra questo problema , che parlando di frazio-
ni Leonardo non adopera i vocaboli di numeratore e denomi-
natore, ma in luogo di numeratore dice il numero qui est su-
per virga, in luogo di denominatore il numero qui est sub
virga.

1 Cossali, Op. cit., Vol. 1 , pag. 55 .


2
Pag. 29.
3 Pag. 30-31 .
4 Pag. 20.
5 Pag. 17 .
6 Op. cit. Vol. II, pag. 1e 2.
( 179 )
6. De quatuor hominibus bizantios habentibus . Sono le
equazioni del problema :
1
x + (y + x + 1) = 33 , y+ 3 (x+ x +6) = 35 ,
2
1
z + (x + y + 1) = 36 , t + -( x + y + z ) = 37 ,
5

e Leonardo dichiara avere a bello studio presi questi nu-


meri, affinché i valori delle incognite riuscissero interi ; la
questione è simile all'antecedente, ma contiene quattro inco-
gnite in luogo di tre. Sia y z + c = u un'incognita au-
siliaria, res si avrà dalla 1 prima equazione
1 1
x= 33 Ид x + y + z + 1 = 33 +
2 2

e sottraendone la seconda ,
2 1 3
= น - 2 , x +z + 1 = - 3;
3 (x + z + 1) 2

sottraendo invece la terza ,


3 2
26 ·3, x + y + 1 = ༢སཾ -4 ;
3

infine sottraendo la quarta,


4 5
(x + y + z) = 2 4, xyzi น -- 5 .
=- ୪

Si sommino questi valori di


y +z + 1, x + x ++ ; fit ,
x +y + x + y + Zy
zq

e si troverà
73 73
3(x +y +z +1) = น 12, x + y +z+1 = 72 u-4
24
1 1 37
C น — 4, x+ u= 4 - 33 ,
72 2 72

7 Pag. 33.
( 180 )
onde
37
-u = 37 , u = 72.
72
Allora l'equazione
1
x + 33
2
diventa
x + 36 = 33 ,

e mostra che x con cui si rappresenta l'avere del primo uo-



mo è all'incontro un debito, sicchè la questione è insolubile
sub posita conditione , - cum non possit dici , quatuor ho
mines habent biz. , cum primus non habeat aliquid, immo habet
debitum 2. Ma se si concede che il primo abbia un debito x,
sarà

x = 36-33 = 3 , y + z + t -− x = 72 — 3 —
= 69 ;

di più , l'equazioni
3 2
x + -3 , x + y +t น -- 4 "
4 3.
5
x+ y + z= น 5

diverranno

z +t − x = 51 , y + t − x = 44 , y + z — x = 40,
e sottraendole dalla

y + z + tx = 69
si otterrà

y = 18 , z = 25 , -t = 29.
y ez , si troverebbe t anche col sottrarre y +7
Determinati У
dal numero 72 yzt: altro modo indicato dal no-
stro autore.
Soggiunge Leonardo che se ai numeri dati 33, 35, 36 , 37

1 Pag. 33.
2 Pag. 35-36. 1
( 181 )
siano sostituiti 181 , 183, 184, 185 , sarà

x= 1, y = 94 , z = 105 , t = 141.

Ma fatto il calcolo trovo 125 per z , e non 105, forse error


del copista .
I
7.º De quatuor hominibus qui invenerunt bizantios ¹ . Que-
sta rubrica comprende due diversi problemi : le soluzioni che
ne dà il nostro autore sono esposte in modo chiarissimo e
si possono intendere senza aiuto d'algebra. Il primo sommi-
nistra l'equazione moltiplice
1
— (x +y + z + 1)=2y —2z—3x31—41—4(x— y)=5(x—y),

e determina soltanto le proporzioni dei valori dell'incognite :


si considera y come incognita principale res, e si fa
x+ y + z + t = s ,
tota summa, onde risulta
1 1 1 9
—sS = 5(x—y), x − y 4t s +4(x− y )
20 20$,

9 1 47 47
t -s, 3% = -s + 3t = S,
80 80 240
1 154 77 1 89
2y- S +22 s, y = ・s, x= y +;20 S 240
S.
4 240 240

Quindi posto s = 240 , si ha


9
x = 89 , y = 77 , z = 47 t= × 240 = 27.
80
2
Il secondo problema conduce alle equazioni
X -- (y + xz" + 1) = x' , 2y - 2(x + 2x + 21) ='y' ,
6z ~ 3(3x' + y ' + 6t) — z', 24t — 4(12x' + 4y' + z ′)
1
= 5%' =20y' ་· 60x' (x + y + z + t).

1 Pag. 36.
2
Pag. 38. Et si dictum fuerit.
( 182 )
Leonardo prende per incognite, res, successivamente x' ,
y', z' , e poiché fatto
x+ y +z + 1= s,
si ha
1
60x' = 240.x'
48,
e così è proporzionale a 240, pone ad libitum x' = 2 , e
ottiene s = 480 , poscia

1 1 1 1
y' = X S == 6 , X s = 24 ,
20
donde ricava facilmente x, y, z, t.
Indi insegna per questo problema due regole generali ,
che ridurremo in formule. Sia
x + y + z + 1 = $', x-- (m −1) (y + z + t) =' x',

my (n − 1)(x' + mz + mt) — y' ,


mnz - - (p' — 1 ) (y ' + nx ' + mnt) = x ' ,
1
= 1.
mnpt— (q —1)(z' +py' + npx ') = qz'=pqy' —
= npqx' =- 4

Se m, n, p, q sono interi, si prenda s = 4 mnpq , e ne se-


guirà
x' = m , ·y'.= mn , z
' = mnp, ----
mnpq ;
d'altra parte si avrà eziandio

s = x' + m(y + z
s + t) = y ' + n(x² + mx + mt)

== z' + p(y' + nx '′ + mnt) = t' + q(z' + py ' + npx ′ ) ,


e quindi

y +z + x' + mz + mt
m n
S-
y' + nx" + mnt z ' + py' + npx'
р q

¹ Pag, 39 e 41. Aliter.


( 183 )
dunque
-
x = x + (m 1)(y + z + 1)
(m 1)s I'
+ - 4(m -
1)npq + 1 ,
m m

1 - 1 )s y'
(n
y= + (n --- 1) (x′ + m² + ms))= +
mn
m mn
-
4(n − 1)pq + 1 ,
— 1)s
p
(
z' + (p - 1) (y' + nx' + mnt)
mn mnp mnp
= 4(p - 1)g +1 9

1 (q 1)8
t = +
~ 1ì (z ' + py' + np.x') ) =
mnp(c' +
(q—
mnpq mnpq
- 1) + 1 .
4(g

Queste formule rappresentano la prima regola dell'Autore.


Osservando, che dal supposto valore di s4mnp deriva
1 S
4(m − 1)npq = 1 ― -
m )s ,
11 4 (n − 1 )pg = ( 1 1
)m ecc.,

se ne trarranno le altre formule

= - -
* − (1 − 1 ) +1 , y− (1 − n/m

-
z=
- (1-4) +11 ,t = (1-4 ) +1 ,

che rappresentano la seconda regola .


Se m, n, p, q sono frazioni , che denoteremo con

α β γ
a b с d

si prenderà s = 4aßyo , e si otteranno le formule corri+


spondenti mutando in quelle che precedono s, x, y, z, t in
S x У Z t
" 9
abcd abcd abcd abcd abcd
( 184 )
risulterà
α
x = abcd + 4(x - a)ẞyd = abcd + ( 1
(1 - a)s
α ,
a
4(ß — = abcd S
y = a(bed + A(/3 — b)y³ ) — —α [ubed + (1 - 1/2)+ ].

x =ab (ed + 4 (y— c)8 ) — ab [ aßed + ( 1 - ;-) ],


ав
— d
--
abc, [ aßyd + (1 − 2) • ] ·
+ 4(8 — d ) — aBy
1 =abc(d-

8.° Questio similis suprascripte de tribus hominibus ¹ . Il pro-


blema contiene tre sole incognite, nel qual caso le formule
della questione antecedente divengono

$ = 3αßy, x = abc + 3(a — a)ßɣ — abc+(1 GUND "


α
a
y = a(bc.
a(de + 3(8 — b)y)— —
α [abe + ( 1 - 4), ] ,

ab
== ab (e + 3 (y -
+ c) ) = a [ aße+ ( 1 --
위이
Leonardo applica queste formule ossia le regole ch' esse
esprimono al suo problema, in cui

α 5 β 1 10
2+ 1 3+
a 2 2 b 3 3
1 17
4+
C 4 4
e trova
S = 2550 , x = 1554 , y = 738 , % = 258;
2
vedendo poi che questi numeri hanno il divisor comune 6 ,
li divide tutti per 6, e ne trae una soluzione con numeri
più piccoli
=8
425 , x = 259 , y = 123 , Z = 43.

I Pag. 42.
2
Pag. 43 .
( 185 )
2
Noto che dovendo prender di 1845 , accenna le due
5
maniere di operare, cioè moltiplicare 1845 per 2 e dividere
il prodotto per 5 , oppure moltiplicare per 2 la quinta parte
di 1845, e questa seconda maniera dichiara la migliore: quod
est pulchrius.
(Saranno continuate .)

1
}

I
( 186 )

Intorno ad alcuni problemi trattati da Leonardo Pisano nel suo


Liber quadratorum. Brani di Lettere dirette dal Sig. Angelo
Genocchi a D. Baldassarre Boncompagni.

I.
BRANO DI LETTERA
IN DATA DEI 2 DI MAGGIO 1855,

L'equazione
x² a
y² ― b
che si riduce a
(a + b) x² = ay² + bz²

deve annoverarsi tra le più facili del secondo grado a tre


indeterminate. Fatto

x₁ = (a + b)x , B = a( a + b ) , A =_b(a + b) ,

essa diviene
2
x²- By² = Az² ,

e può quindi trattarsi col metodo di Lagrange che anzi nel


caso presente acquista una notabile semplicità . Conservate le
notazioni del Legendre (Th. des nombres, 3.ª ediz . t. I. pag .
35-37) , potrem fare

n = a +b , k = A' = 1 , x₁ = ny —
- Ay',

ossia sostituiti i precedenti valori ,

x = y — by' ,
e poi
x' =
— A'k³y — ny ' — y — (a + b )y' ,
e otterremo
- By¹² = x².
x¹² —
In sostanza si porrà
x = y -— by'
( 187 )
nell'equazione
(a + b)x² = ay² + bz² ,
che diverrà
- 26(a + b)yy ' + b² (a + b)y ″² = bz² ,
by³ —
ossia
y¹ — 2(a + b)yy ' + b (a + b)y'² — z² ;

poscia si porrà in questa

y = x + (a + b)y' ,
e ne risulterà
12
2012 - a(a + b)y¹² = x² ,

la cui soluzione generale è ( Legendre, ivi , p. 34) :


2
ap²+ Bq ap*- Bg"
x' = y' = pq , 2

supposto
a(a + b) = aß ,
onde si avrå
ap² + Bq²
y=x ' +(a +b)y' = + (a + b)pq ,
2
2
- xp²+ßq²
x = y — by' = x' + ay' := + apq ,
2

e il problema sarà sciolto . Moltiplicando questi valori di


x, y, z per 2ax , se ne otterranno altri che soddisfaranno
egualmente alla data equazione , e fatto

ap = m , aqn ,

i nuovi valori saranno (a motivo di aß = a(a +b) )

x = am² + (a + b ) n² + 2amn ,

y = am² + (a + b)n² + 2(a + b)mn,

Z = am² (a + b)n².

Ma senza ricorrere al metodo di Lagrange , si scioglie


( 188 )
agevolmente l'equazione data coi mezzi particolari che usa-
vano prima di lui i Geometri. Non parlerò dell'artifizio ado-
perato da Diofanto nella questione 20 del suo libro II e
commentata da Bachet ( ediz. di Tolosa 1670, pag. 82), che
fu imitato dall' arabo Alkarkhi , e testè ricordato dal Sr.
Woepcke nella Nota sul Liber quadratorum di Leonardo Pi-
sano. Bensi rammenterò che quando si deve sciogliere con
numeri razionali l'equazione

At² + B = u³ ,

e si conosce una soluzione

t = h, u= k ,

si ottengono tutte le altre soluzioni per mezzo delle for-


mole

hr² - 2kr+Ah kr2-2Ahr + Ak


t = 2 - 9 u=k + r(t— h) =
- A r2-A

dover é indeterminato (V. Paoli , Elementi d'Algebra , Pisa


1794, tom. 1 , pag . 165–166) . Ora l'equazione

(a + b) x² = ay² + bz2
si riduce alla forma
At² + B = u² ,
facendo

(a +b)x y
=u " = t, a(a + b) = A , b (a + b) == B ,
Z

e inoltre ammette la soluzione evidente

X == У 1,
che dà
t = 1 , u= + b,
e quindi
h = 1 k = a + b:

si ha dunque sostituendo questi valori la soluzion generale


( 189 )

y 2(a + b)r + (a + b)a


2 9
Z p² ― a(a + b)

(a + b)x (a +b)r² - 2a(a + b)r + a(a + b)²


2 -
a(a + b)
da cui posto
n
= (a + b)
m
si deduce

У (a + b)n²: 2(a + b)mn + am²


Z (a + b)n² - am²

x (a + b)n²- 2amn + am²


(a + b)n² am²

ossia per le soluzioni intere


2amn ,
x = am² + (a + b)n²
- y = am² + (a + b)n² - 2(a + b)mn,
z = am² (a + b)n² ,

che solamente nel segno di y en differiscono dalle prece-


denti . Se poi facciamo
m + n = m' ,

le formole precedenti diverranno


12
x = am"² + bn², y = am¹² — bn² + 2bm'n ,
12 2am'n ,9 .
Z am' bn²

le stesse che ottenne in altro modo il Sr. Woepcke .


Differisco alla prossima mia lettera quello che avrei a dire
della egualità triplicata risoluta da Leonardo Pisano alla pag.
114 e seguenti del libro da V. S. pubblicato , e vengo alle
lacune che si trovano alla fine dello stesso libro , e che se
non m'inganno ho potuto riempire. Nell' ultima linea della
pag. 121 si dovrebbe leggere : (cum his quatuor quadratis )
( 190 )
numeris, scilicet cum 49 et 576 et 3600 et 176400 ( inveni
etc.). A continuare poi il periodo incominciato alla linea se-
sta della pag. 122 colle parole super quo etiam quadrato, la
sola difficoltà che s'incontri è la prolissità dei calcoli , che
convien eseguire sopra numeri assai grandi: limitandomi ad
esprimere questi numeri col prodotto di due fattori , io ri-
stabilisco il senso del passo mancante come segue : <« Aggiun-
>> gendo parimente a questo quadrato il quadrato del secon-
>> do numero cioè il prodotto
576
» 1774224 ×
49
>> si otterrà un numero
625
» = 1774224 x
49

>> e anche questo numero è quadrato e la sua radice è il


>> prodotto
25
» 1332 ×
7

» Al nuovo quadrato si aggiunga il quadrato del terzo nu-


» mero, cioè il prodotto
3600
» 1774224 X.
49
» e risulterà ancora un quadrato
4225
>>> = 1774224 X
49
>> che ha per radice il prodotto
65
» 1332 x
7

» Si aggiunga in fine a questo quadrato il quadrato del quarto


>> numero, eguale al prodotto ...
176400
» 1774224 × ?
49
» o più semplicemente

» 1774224 × 3600,
( 191 )
» e si avrà per somma un numero

180625
> = 1774224 X
49

» che é pare quadrato ed ha per radice il prodotto


425
» 1332 X • »
7

Per riuscire in questa ricerca , non ho avuto a far altro


che risolvere in fattori i numeri dati da Leonardo
6 1
1295 , 4566 11417 79920 :
7" 7
si trova infatti
1295 = 5x7x37 ,

6 31968 25 × 33 × 37
4566 + "
7 7 7

1 79920 24 x33 x 5 x 37
11417 X
7 7 7

79920 24x33x5x37 ,

e se ne deduce quasi senza calcolo che la somma di questi


quattro numeri accresciuta del quadrato

(1295)² ,
ossia di
52 × 72 × 372
eguaglia
24 × 34 × 372,
che è il quadrato di
2² x 32 x 37

ossia di 1332 come pone Leonardo ; poscia si ha


( 192 )

25.33.37
=
(2².3².
(2 37²)²+
" -3 "-37 ( 2-3-37) " - ( 2-37.37)
") " + ( + (23.3) ²)
7" +
-)"* ((7²

22. 32. 37
= (2337) . 54,

(2.3.37.5 ) + (21.3.5.37) - (2* 37-37)' [ 56 + (2º.3.5 ) " ]

22.32.37
(27-337) (5.13) 9 ཀེང ཞང་ ཟ

2
.5.13)
( 2.37.37.5.13 ) + (24 . 33. 5.37)*
2

- (2.39.37 3. 5.
(5. 13)² + (2². 3.
)[15. = ( 22-337 ) (5.17) " .
7) ] =
5. 7)²

La cosa è dunque ridotta ai tre triangoli rettangoli

72+ (23.3)2 = 54 , 54 + (22.3.5)² = (5.13)” ,

(5.13) + (22.3.5.7)² = (52.17; 2 ,

che danno quattro quadrati

7249, (23.3)² = 576 , ( 2².3.5)² = 3600

(22.3.5.7)² = 176400 ,

dei quali i due primi , i tre primi , e tutti quattro hanno


sempre per somma un quadrato. Ora deducendosi da questi
triangoli rettangoli moltiplicati per
22.32.372
3.37)

le equazioni del problema che il Fibonacci vuol risolvere, è


chiaro che gl'indicati quattro quadrati sono quelli che devo-
no restituirsi nelle lacune della pag. 121 .
Il problema del Fibonacci somministra le equazioni
( 193 )
2
x² + x + y + + t = p² p² + y² = q² ,
2 a te klemp 314
9 + z² = r S :
elmsmoqnins at
e se le tre ultime sono soddisfatte dai valori particolari

p = a, = b, r c, s = d,
t = e, y = f› 9,
1:1
saranno soddisfatte anche da questi valori moltiplicati per
qualsivoglia numero m, onde nella prima equazione si potrà
fare C

y = mf , z = mg , 1 t = me , p = ma

e resterà da risolvere la sola equazione


m xxx
x² + x{ + m/(e + f + g) = ²a² > dom

ossia , facendo :
e + f + 9 = h ,

e, moltiplicando tutto per 4, 1.f


(2x + 1 ) ² + 4mh = 4m²a² + 1 .

Nell'esempio precedente si ha
X LT
a= 7, f= 23.3 = 24 , 22.3.5 60 ,

e = 22.3.5.7 420 "

e per ciò
h - 504772
504 jos al 3 otangas od

onde l'equazione ottenuta diviene

(2x + 1 )² + 4.7.72 . m = 4.72.m² + 1,


ossia
[
12 12
x¹² = m¹² +1 -- 722 ,
fatto
2x + 1 = x' , 2.7m 72m ' :
quindi
12 - 12
x¹² = 72² - > 1,
ossia

Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. maggio 1855 . 13


( 194 )
(m' — x')(m' + x' ) = 71. 73.

A sciogliere questa con numeri interi si presentano due sole


maniere, ponendo
m'x' = 71 ; m ' + x = 73,

oppure
m' ― x = 1, m' + x = 71.73 = 5183 .

Dalla prima supposizione si trae


m' = 72 , 1 ,
x' = 1
e per ciò (
x' -1
= 0
2

onde questa soluzione è da rigettarsi . Dalla seconda otteniamo


m' = 2592 , x' = 2591 ,
e per ciò
m'+72 1332
x = 1295, m
2x7 7
indi
1332 1332
y = mf = 24 x z = mg = 60 ×
7 T'
1332
t = me = 420 × T

che appunto è la soluzione di Leonardo Pisano.


( 195 )

II.
BRANO DI LETTERA

IN DATA DEI 4 DI MAGGIO 1855 .

Ho eseguiti i calcoli numerici , indicati nella precedente


mia lettera , che son necessarj per reintegrare il passo di Le
nardo Pisano mancante alla pag. 122. Darò qui nuovamente
questo passo introducendovi i numeri da me calcolati , quan-
tunque per accertarne la esattezza mi sarebbe assai grato
che gli stessi computi , lunghi ma facili , da altri fossero
rifatti. Ecco per tanto il senso del brano che incomincia con
le parole super quo etiam quadrato:
« Al quale quadrato aggiungendo parimente il quadrato
>> del secondo numero , cioè
8
20856184
49
>> si formerà il numero
8
>>> 22630408
49
» che é quadrato, e la sua radice è
1 1
>> 4757
7

>> Se poi a questo quadrato si aggiunge il quadrato del terzo


>> numero , cioè

1
>>> 130351151
49

>> si troverà
9
152981559
49
( 196 )
» che è pure un quadrato ed ha per radice
4
>>> 12368
7

>> Finalmente aggiungendo a quest'ultimo quadrato il qua-


>> drato del quarto numero , cioè
>> 6387206400 ,
>> risulterà
9
>> 6540187959
49 i pie . It

» altro quadrato la cui radice è


01.
3
» 80871
7.1
...La questione del Maestro Teodoro, che Leonardo tratta da
pag. 114 a pag. 122 prima con tre incognite e poscia sten-
dendola a quattro incognite , può similmente risolversi per un
numero d'incognite grande quanto si voglia in generale si
avranno n equazioni della forma for
2
I + x¸ + x2 + x3 + :' . • + xn = u² I 9
x¸²
2 2
u² 、 + x³½ = u² 2, u 2 + x² 3 = u³3 , u²3 + x²4 = u¾4 ›
2
· u²n - 1 + x²n == u²n ,

e Leonardo ha insegnato il modo di sciogliere le ultime


n - 1 (pag. 57-59, e 112-113) , talchè si potranno deter-
minare i valori particolari che alle medesime soddisfanno

X₂ = α₂ , u₁ =
= b₁ u₂ = b2 , x3 = az , uz = b3, ..
un- ₁ = bn- i i bn
xnan , un =

e si avrà una soluzione più generale moltiplicando questi va-


lori per un numero m indeterminato dopo di che si sosti-
tuiranno nella prima equazione e si otterrà

x² , + x‚ + m(a₂ + az + . . . + an) = m²b³ ,,

che resterà da sciogliersi . Fatto per compendio


( 197 )
!
a₂2 + az + ... + an = α ,
e posto
x₁ = mb , d
se ne dedurrà
% t(t= 1)
m = ;
(2t - 1 )by -- α

per ciò qualunque valor razionale si assegni at si avrà un


valor razionale di m,. e quindi anche di
"* PAREST 1.1
X1 mb. x₂2 =ma. " x3 = maz⋅, ••• xn = man

Questa ampliazione è cosi naturale, che non può dubitarsi


l'abbia esposta il Fibonacci nel seguito della sua opera. Ma
si deve avvertire che il metodo da lui dato per determinare
i numeri
α21 · • an
!
non è il più generale possibile, poichè è desunto dalla for-
mola particolare
+1 2 / .I
x² + =
2

e non dalle regole più generali sopra la formazione de'trian-


goli rettangoli; nè a Leonardo medesimo sfuggì questa osser-
vazione, giacchè a pag. 121 troviamo i valori

24 , as 60 ing nga
b₁ = 7', ' a₂
+499 ,cualdong ol 1. Hor 6 6
pei quali leONsomme
TEMP ad solus la ob 9. eTGEL '
2 2
3% ev

sono numeri quadrati , e di cui l'ultimo az non si determina


col metodo delle cit. pag. 57 e 112, risultando in vece da
questo
b² + a² 2 - 1
b²₂ + 625-1
a3 = 312.
2 2
( 198 )
Se per tanto si desidera una maggior generalità , si ponga
"
a² + b² = c² ,
ཨེ
e si consideri che basta fare

C +
per ottenerne
b2 - b² + s²
28 28

e quindi per determinare razionalmente e nel modo più ge-


nerale a e c. Da ciò segue che i valori più generali di

a2 a3 , • an , 2,
b₂ b3 , bn
3A
saranno
b2 I - 1 + s²,
b²; 62,2
a2 b₂ , a3
2$1 281 282
2
2 2 b²n-1 -s²n-1 b³n-1 +s²n-x
9 Ban bn ‫و تبـ‬
232 2sn-1 2sn-1

e assegnando valori razionali quali si vogliano , anche non


interi, alle quantită
$1 , $2 Sn-i
་་,
a b19 e at , si troveranno valori pure razionali di m e di
3-11
1 f
che soddisfaranno alla questione proposta.
Così è sciolto con numeri razionali questo problema, che
ignoro se da altro autore fuorchè da Leonardo Pisano sia
stato trattato, ma più difficile sembra il trovar formole o re-
gole che servano a scioglierlo con numeri interi. L'equazione

x² + x + ma = m² b²;

si può mettere sotto la forma


α
-
(2x, + 1)² = 1 + (2m³ , — b₁
—) -Z,
( 199 )
donde posto
α
2x₁ + 1 = x' , 5- = α , 2mb , -
— a ' = m'
bi = α!, 2mb ,
si trae
x²² = 1 + m¹² - α¹² ,
ossia
m12 2012 = 1 ,

e questa sarà soddisfatta se si prende


m' - x' = 1 , m ' + x' = a¹² — 1 ,
o per ciò
1
m' = 20' - 1,
2

m'+ a' a' (a'+2) 1


m= x₁ =
261 46, 2 4

se dunque attribuendo valori interi a

b、, a₂ , az , • · • an i

si potrà render divisibile per b, la somma

a₂ + aз + · · an = α,

se di più il quozientea di tal divisione sarà pari , e il pro-


dotto
á(a' + 2)

sarà anch'esso divisibile per


1 b . , si avranno allora valori in-
teri di
m X1 , X2 , Xn

Consideriamo il caso di tre incognite, e proviamo per b , i


numeri impari più semplici 3 , 5 , .... (poichè in questa ri-
cerca il Fibonacci parte sempre da numeri che liberati da
ogni divisor comune si riducono a numeri impari ) preso
b, = 3 , risultano per a,2 e a soltanto i valori

a₂ =4, a3 = 12,
( 200 )
e la condizione di a₂ + az divisibile per b , non é , soddi-
sfatta, essendo
a₂ az 16
b₁ 3
Preso
b₁ = 5,
abbiamo:

192 193 96 1
a₂ = 12 " az 84 ;
b, 5

e neppur in questo caso a₂2 + a3 è divisibile per by ; preso

7, B
risulta
Al2 = 24 ,

ma aз può ricever due valori , l'unò

a3 312 ,
che sebbene dia
* D d

killerɑ½ + ɑ3 = 336 dmdar


divisibile per
b₁ =
1
non soddisfa alla condizione di a' (a' +2) divisibile pure per
b₁ , essendo
336 a(a + 2) 48.50
a! 48 ,
b₁ 7
l'altro
a3 = 60 , I

che soddisfa a tutte le condizioni stabilite, poichè si ha


- dip th
84 2) ' '12.14
12 , a' (a' + 24.
b. 7 b₁

Faremo per tanto A

b = 7 , a₂ = 24, a360 , a''12


( 201 )
ene dedurremo
12 -
a'íá + 2). 4
m = =6 x₁ = = 35 ,
4 4

x₂ = ma₂ = 144 , x3 = ma3 = 360 .

Eccoci giunti in una maniera, che mi pare assai naturale e


piana alla soluzione esposta da Leonardo Pisano nelle ultime
koi am-
linee della pag. 120. È vero che le condizioni da
messe quantunque siano sufficienti non sono però necessarie ,
e che abbiam dovuto fare alcuni tentativi prima di trovare
il valore b = 7 ; ma questi sono in ben piccol numero e
molto semplici, ed è poi probabile che di tentativi abbia pur
fatto uso Leonardo per iscoprire la montovata soluzione, co-
me deve farne uso chi voglia seguire il metodo additato dal
Sig. Woepcke nella Nota che V. S. Ill.ma mi ha comunicata ,
poichè questo dotto matematico dopo alcune supposizioni par-
ticolari riduce la questione all'altra di render quadrato un
polinomio di quarto grado, la qual cosa non può general-
mente effettuarsi senza tentativi ; massime se chiedonsi nu-
meri non solo razionali ma interi aggiungo che il suo me-
todo è men semplice del precedente. Leonardo non dichiara
pienamente qual via abbia tenuta , ma è lecito argomentare
che se avesse posseduto un metodo certo. non avrebbe man-
cato di esporlo, e anzi il suo discorso , specialmente dove,
narra che dalla stessa posizione , cavo egualmente una solu
zione intera e un'altra sol razionale , sembra indicare che
d'un metodo certo non siasi valso : Quos numeros (integros) in-
veni ex positione horum trium quadratorum , scilicet de 49 et
576, et de 3600, ..., ex quibus etiam quadratis inveni hos alios
2
tres numeros , scilicet 10, et 64, et 160. (pag. 121); Egli
3
19
adopera le formole, che abbiam dianzi trovate

t(t -1)
m= X1 = mb, -t ;
(2t- 1)b , - α'
( 202 )
in questo caso prende il numero 13 e lo spezza in due parti:

t= 7
e

t- 1 = 6,
ed avendosi

b₁ = 7 , a₂ = 24 , a360 , a 84 .
!
ne deduce
a 6.7 .
= 12 m= I 6,
br 7(1312)

= 6.7 — 7 = 35 , x = 6.24 144 9


1
X36.60 360

Quanto all'altra soluzione, per ottenerla prenderemo il nu-


mero 15, e faremo
8 , t - 1-7 ,
onde
7.8 8 8 32 2
m 213 7-8= 3 0
7( 15-12) 3 =1 + 3

8 8
2 64,
24 — 64, x3 = 60 160 .
༢་
3 3.

Si possono usare le stesse formole per trovar la soluzione


ch'egli soggiunge del caso di quattro incognite, e che ho ri-
ferita nell'ultima mia lettera : preso › 1
ni
bi = 7
a₂ = 24, a3 = 60 , a4 = 420,
si avrà

t(t- 1)
aaazaz 504 , 72 , m=
b₁ 7(2t—1—72)*
elposto !
2t1-72 = 1
“,、, ་་་
risulterà
2t - 1 = 73 ;
( 203 )
quindi si assumerà il numero 73, e spezzatolo in due parti

t - 1 = 36, t = 37
si avrà
36.37 1332
m=
7 7

1332 1 1332 6
x₁ = .7-37-1295, x = '.24 = 4566
4566--7 ecc .
7 = ‫ד־‬

Cerchiamo ora pel caso di quattro incognite una soluzione


con numeri interi , seguendo la via che abbiam tenuta per
quello di tre incognite. Si avrà t
"
aa₂ + α3 + 94;
e preso
b₁I = 3,
ne risulterà

a₂ = 4, b₂ = 5 , a3 = 12 , b3 = 13,

a4 = ·84 , a₂ + az + a4 = 100 ' }'


non divisibile per 3; preso poi

b₁ = 5,
avremo
a₂ = 12 , b₂ =·13
13 , 384 , 6385 ; 7

ma a potrà determinarsi in più modi, e se facciamo

a4 = 17.12 ,

atteso il triangolo rettangolo


-- ego to 1853 44 (17.12)²
kow (85²(44) (17.12)² = ( 17. 13)²'
troveremo ...
mα12(1+ 7 +17) — 12.25

divisibile per 5 , inoltre il quoziente

a' = 12.5
è pari e rende
a'(a' + 2) = 12.5.62
( 204 )
divisibile ancora per 5 , sicché tutte le condizioni richieste
saranno adempiute . Prenderemo dunque

b₁ = 5 , a₂ = 12 , a3 = 84 , a4 - 204, a'=60 ,

e ne dedurremo

a'(a ' + 2) a'? ― 4


m 186 " 899,
4b
10:46 19 4.

x2 = ma₂ = 2232 , x3 = ma3 = 15624 ,


rutib 0-6) 635
= ma = 37944.
ᏆᎪ * ai is THA *

Questa soluzione oltre ad esser formata di numeri interi, ha


il vantaggio d'esser espressa con numeri più semplici che
quella di Leonardo Pisano (pag. 122).
Riprendiamo l'equazione .
12 12
m¹² --
— x¹² = a'² -----
— 1,
}
che si può verificare anche supponendo
1.
m' —' x' = a' — 1 , m' + x' = a + 1 ,
e quindi jog
-m'+ a x -1
m' = a' , x' = 1 , m x₁ = -0.
261
b₁

Allora la prima equazione del problema

x²₁ + x₁ + x₂2 + x3 + +-xn


diventa
x2 + x3 + . · • 19

e le altre non si cambiano, onde esprimono ancora per n- 1


incognite il problema stesso di Leonardo Pisano, ma con la
condizione di più che anco -la somma dei numeri cercati
debba fare un quadrato. Le formole ottenute ne porge-
rauno una soluzione con numeri interi se si troveranno tali
valori di
9 a2 2 a3 0n
( 205 )
che la somma
a= a + az it . + an

sia divisibile per b₁ , e che il quoziénte a' sia ancor divisi-


I
bile per b ,, o in una # parola, se sarà divisibile per b² , .
Questa condizione che riconosciamo così esser sufficiente ,
qui anche necessaria, poiché fatto

l'equazione
x² 1 + x₁ + mx = m²b²,
L
immediatamente somministra

" α
m

Prendiamo lo stesso esempio di massas nje le svolanas of

5,
13
per cui abbiam trovato
a = 12. 25 ,

onde a è realmente divisibile per 62 ,I : otterremo

α
m=
b = 12 , x₂ = 12. 12 = 144 ,

x3 = 12.84 = 1008 g X4 = 12. 204—2448 .

Abbiam dunque pel caso di tre incognite


X21 X3 ? X4

un'altra soluzione con numeri interi, e questa soluzione sod-


disfa di più alla condizione di render eguale ad un quadrato
la somma dei valori delle tre incognite si ha infatti
- 3600 = 60² .
X2 + x3 + x4 = 144 + 1008 + 2448
"
Tali ricerche erano esse contenute nel seguito del Liber
quadratorum ?» Ciò non si potrebbe certo nè affermare nè ne-
gare, ma non mi sembra improbabile che vi fossero .
( 206 )

HI.

BRANO DI LETTERA
IN DATA DEI 7 DI MAGGIO 1855.

་ ་ 722

Vengo ai quesiti che V. S. HI.ma propone intorno alle equa-


zioni simultanee
21
x² — y = 1² , x² + y = u² .

1.º Dato ad x un valore intero a che sia la somma di due


quadrati, quanti saranno i valori interi di y ? Credo che Ella
abbia dato un teorema esattissimo dicendo esser tanti quante
le maniere di spezzare a in due quadrati, ovvero, con altre
parole, di risolvere a in due fattori. Per dimostrarlo basterà
provare che a due spezzamenti di a corrispondono sempre
due diversi valori di y. Sia dunque
12
a = m² + n² = m'² + n'² ,

e i valori corrispondenti

- y= 4m'n'(m¹² - n¹²),
y = 4mn(m² — n²) ,

e supponiamo che possa essere


- n²) = m'n' (m²² — n'²)
mn(m³ — :

avremo dalla prima equazione


12
n¹13² = m² + n² - m²²

e per ciò dall'ultima


mn(m - n²)
mn(m³ — n³) =` m'n' (2m² -m² — n²) , n' =
m'(2m¹² -—m³ —n²)

il qual valore sostituito nella prima conduce a

m'² (2m'³ — m² — n² )” (m² + n² — m²²) = m²n²(m³ —n²)³.


( 207 )
Ora

(2m¹² - m² · n²)²
n²) ² = [ 2(m²² — m²) + (m² ——— n²)] ²

4(m'² --- m²) ² + 4(m′² — m²) (m² — n³) + (m²—n²) ² ,

e quindi ::
4m²(m¹² - m²)²(m² + n² — m²)

+ 4(m²² —— m²) (m² —— n²)(m² + n² — m'²)m'²

= m³n²(m² — n²)² — m'² (m² — n²)²(m² + n² — m²²)

— n² (m” — n³)² (m² — m'²) —— m²²(m² — n²)²(m² ~ m¹²);

supponendosi diversi gli spezzamenti

?༔ { { m² + 12²
n² , m²² + n'²

il fattore mm² non può annullarsi, e togliendolo da tutti

i termini resterà

4m'²(m'² — m²) (m² +n² —m'²) +4(m² — n²\ (m² +n² — m'²)m"²

— n² (m³ — n²) ² + m'²(m² — n²)² ,


ossia

4m²²(m² +n² — m²²) ( m²² — · n² ) =


— (m² — n²) ² (m¹² — n²) ,
12 2
dove si potrà cancellare il fattor comune m'n perchè
non può esser nullo , e risulterà

4m²² (m² +n² —— m²) = ( m² — n² )² = (m² +n²)² — 4m²n², i !

ossia

4m²n² =4m'4 —4m²² (m² + n²) + (m²++ n³) ² = (2m²² — m² — n³)²,

2mn = 2m¹2 - m² T n² :
donde
man
2m12 — m² + n² ± 2mn ——— (m + n)² , m'
2
Adunque m' sarebbe irrazionale.
2. Dato ad y un valor intero h della forma
1 4mn(m² ·n²),'
( 208 )
quanti valori interi diversi si avranno per x ? V. S. osserva
che ciò equivale al chiedere quanti possono formarsi trian-
h
goli rettangoli d'un'area data , e che Fermat giudicava
4
possibile di farne infiniti; ma convien avvertire che Fermat
intendeva parlare delle soluzioni con numeri razionali , siano
o no interi, Ife nel luogo da V.
1 S. citato (Diofanto, Lib. V ,
quest. 8, pag. 220 ) indica un metodo per dedurre da un
triangolo dato un secondo di 1 egual area, da questo un terzo,
e così in infinito. Un altro metodo per lo stesso fine fu espo-
sto dal Billy nel suo Inventum novum ( ivi, pag. 11 , n.º 38 ):
inoltre si potrebbero usar le formole date da Eulero nell'
Algebra (tom . 2. ° Ch . IX, art. 138, pag. 162) per dedurre
da una soluzione nota altre soluzioni dell'equazione
a + ex4 - Z2

poichè nel caso nostro si ha


24 - h² = z²2 ;
11
o anche ricorrere all'equazione

p³ ---- p = = hq². (*)


Ma volendo
x intero = m² .+ n², upp

bisognerebbe determinare quante volte un dato numero in-


tero h può esser della forma

4mn(m² --·n²) ,9 .

(*) Eulero trattò il problema di formar due triangoli rettangoli le


cui aree siano eguali o abbiano una data ragione, nei Novi Comm. Acad.
Petropol. tom. XIX ( 1774) pag . 126 e 129, ma le sue soluzioni non so-
no generali . L'equazione
p3 - phq² 813
fu conosciuta da Viète e da Bachet (Diophanti etc. pag. 339, Scholium.)
( 209 )
e questo problema non mi par facile è chiaro nondimeno
che il cercato numero dei valori di x non può esser infini-
to, poichè secondo l'equazione
h = 4mn(m² - n²)
h
si deve prendere mn fra i divisori di che naturalmente
4
sono in numero limitato, e può anzi dimostrarsi che dev'es-
sere 4
h
m < 2 ( 1 + √ ½) , m > /// ³ 8 3
3 h√

Di più, si può trovare un valore di h a cui corrisponda per


lo meno un numero assegnato qualsivoglia di valori interi
dix, formando coi metodi di Fermat e d'Eulero altrettanti
triangoli rettangoli d'una stessa area e riducendo le ipote-
nuse ad un denominator comune che poscia si toglierà.

INTORNO AD ALCUNE QUISTIONI


DELLA GEOMETRIA DI POSIZIONE.
NOTA
DEL SIG . PROF. FRANCESCO BRIOSCHI

Sieno u 0 , v =0 , W
w0== le equazioni di tre rette;
una conica inscritta nel triangolo determinato da esse potrà
rappresentarsi colla :
u² + v² + w² --- 2vw -- 2uw 2uv = 0 :

Supponiamo :
u = a₁r + b₁s + c₁t
v = a₂r + b₂s + c₂t
w = azr + bзs + c3t

e si determinino i coefficienti a,, by , ec. in modo che per


questa sostituzione lineare la forma quadratica venga tra-
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. giugno 1855. 14
( 210 )
sformata in se stessa , cioè si abbia :

P = r² + s² + t2ts2tr -
p 2rs.

É evidente che in questa condizione il triangolo determináto


dalle rette r = 0 , s = 0 , t = 0 sarà circoscritto alla co-
-
nica 0 , e che le equazioni :
a₁r + b₁s + c₁t = 0

(1) a₂r + b₂s + c₂t = 0


aзr + b38 + c3t = 0

saranno quelle dei lati di uno qualunque degli infiniti trian-


goli circoscrivibili a quella conica . Ora indicando con λ, μ ,
tre quantità arbitrarie, e ponendo :

1 +µ¬v=1, * --(x + 2)= 1₂ λ + μπ


μ + y = m₁ 1+v - λ = m₂ — (λ +μ )= m3
(x+ y)=2 I v + λ = n₂ 1+λ — μ = nz

lr ms ni

A= 1₂2 m₂2 nz = 1 + 4(2μe + div + μ.v)


l3 m3 n3

i valori dei coefficienti a ,, b ,, ec. i quali rendono soddi-


sfatta la condizione suddetta sono come è noto (*)
dA dA dA
Sa , 2- -A, Abi 2 Ac₁ = 2 ec.
dl,2 Al3

quindi le equazioni (1 ) assumono la forma :


Δι= -2μ - 1)(2
Au + 1 )r + 2 (2µ - 1 ) (µ + v)s
+ 2(2v + 1 ) (p + v)t = 0 ,
(2) Δυ * 2(2λ + 1 ) (λ + v)r — (2v 1 ) (22 + 1 )s
+2(2v ------ 1)(v +2)e
+ λ)t = 0 ,
Διο 2(22 - 1) (µ -+ λ)r+ 2(2µ + 1 ) ( λ + µ`s
-(221 )( 2μ + 1) = 0.

(* ) Journal de Crelle. F. 47. Hermite. Sur la theorie des formes


quadratiques ternaires indefinies.
Annali di Matematica del Tortolini. Giugno 1854.
( 211 )
2.º Le equazioni delle rette che in un triangolo qualun-
que (uvw) uniscono i vertici degli angoli aì punti di contatto
della conica coi rispettivi lati opposti, sono le :
v — w = 0 , W- u = 0 , И by v = 0

Quelle tre rette si segano, come è noto, in un punto il quale -


sarà determinato dalle equazioni :
r S t
κι + λι λι +μ
essendo
――
fle · 4k(p - 2) 2(vλ ) +2 (λ — µ )
-
น -λ₁ --
λι = 2 (μ — v ) + 4k( v —λ ) — 2(λ — µ )

λι, — µ‚— -— 2(µ — v ) + 2( v -


λ
-
— λ ) + 4k(2 — µ )
e:
k = d + µ + v;

a quali condizioni dovranno soddisfare le λ , µ , perchè gli


infiniti analoghi punti corrispondenti agli infiniti triangoli cir-
coscrivibili alla conica 0 si confondano in un sol punto?
Pel triangolo (rst) il punto di comune intersezione viene
dato dalle equazioni :

r s =t

e quindi le λ, p , dovranno soddisfare alle :

ossia dovranno essere :

(3) λ = μ = ν.

Ora osservando che una proprietà della trasformazione in


sè stessa é la :

λu + pv + vw = λr + µs + vt
si otterrà per questo caso particolare :

(4) u+ v + w = r + s + t

e quindi per le due forme della P si avrà :


vw + uw + uv = st + rt + rs ;
( 212 )
ma :
& = rs + rt st = 0

rappresenta l'equazione di una conica circoscritta al trian-


golo (rst), ne risulta che le equazioni (3) corrispondono geo-
metricamente all'essere inscritti nella conica = 0 , gli in-

finiti triangoli circoscritti alla conica = 0.


Si noti che immaginando il triangolo circoscritto alla co-
nica = 0 ed avente i punti di contatto ai vertici degli an-

goli del triangolo ( uvw) la retta sulla quale sono situati i


punti di intersezione dei lati omologhi di essi triangoli é
rappresentata dalla :
u + v + w = 0

quindi per l'equazione (4) tutti i punti di intersezione cor-


rispondenti agli infiniti triangoli (uvw) saranno situati sulla
medesima retta :
r + s + t = 0.

Questi teoremi sono già noti e dimostrati da Sturm , Hearn ,


ec . ec.
3. Considerando il triangolo (rst), ed un triangolo qual-
sivoglia (uvw) si otterrà un esagono (abcdef) circoscritto alla
conica = 0. Siano a, b i punti di intersezione della
retta
t0 colle u = 0 9 v = 0 ; c, d, e, f quelli di intersezione
della s = O colle uv = 0; e della r= 0 colle v= w =0;

le equazioni delle diagonali ( ad ) , (be) , (cf) saranno rispetti-


vamente :

2(λ + ?) (λ + µ )r (22 — 1 ) (2 + µt)s— (2µ, + 1) (λ + v) t=0,
- (2x + 1 )(2 + µ )r + 2(µ + v) (2 + µ. ) s —— ( 2 ) -
— 1 ) ( v +µ)t= 0,

—(2µ — 1) ( ¿ + λ) r — (2λ + 1 ) ( µ + v) s +2(2 + v) ( v+ µ)c=0.

Queste tre rette si segano, come è noto, in un punto, il qua-


le sarà determinato dalle equazioni :

r S t

μ + ν +λλ μ
( 213 )
per conseguenza :
Teor. 1. Se i triangoli (uvw ) e quindi l ' (rst ) circoscritti
alla conica =0 , sono anche inscritti in una medesima co-

nica , i punti di intersezione delle diagonali degli infiniti esa-


goni corrispondenti agli infiniti triangoli (uvw) coincideranno.
4.° I punti di contatto del triangolo (rst) e di un triangolo
(uvw ) colla conica 0 determinano un esagono (1 2 3 4 5 6)
inscritto nella medesima; essendo 1, 3, 5 i punti di contatto
dei lati t = s = r= 0 , e 2 , 4 , 6 quelli delle rette u = w=v =0 ,
Le equazioni dei lati (12) , (23) eè . di questo esagono sono :

(34) (22-1 ) T - 2(2µ + 1 )s = 0 (61 ) (22 + 1 ) S - 2(2v − 1 )t —0

(12) ( 2μ - 1 )R - 2(2v +1) = 0 (45) (2µ +1 )T- 2(22—1)r= 0


(56) (2-1 ) S - 2(2 + 1 )r0 ( 23 ) (2x + 1 ) R -2 (2p. — 1 )s =0
essendo :

R= r- s- t, S - rs- t, T= -r-- s + t.

Ora se si indicano con l = 0, m =0 , n =0 le equazioni dei


lati (34) , ( 12), ( 56) si otterranno quali equazioni dei lati (61 ) ,
(45), ( 23) ordinatamente le :
-
al + ßm + yn = 0
al bmyn = Ο

al + ßm cn = 0
nelle quali si è posto :

22+1 2p.+1 2v +1
α= b c= 2
22-1 2μ -1 ' 2,

μ +ν +入 入 人
α= 2 B =2 7=2
22-1' 2μ -1' 2-1

Le comuni intersezioni dei lati opposti dell' esagono

(1 2 3 4 5 6)
sono situati sulla retta rappresentata dall'equazione

w₁I = al + ßm + yn = 0 ;
( 214 )
così quelle dei lati opposti dell' esagono ( 1 4 3 6 5 2 ) sulla
retta :
0 I, -- al + bm cn = 0 ,

e quelle dei lati opposti dell'esagono ( 1 6 3 2 5 4) sulla retta :

(a — a)l + (ẞ — b) m + (y — c) n = 0.
Queste tre rette concorrono come é noto , ad uno stesso

punto.
Se supponesi λ == si hanno le
a=b = c , B = :y;
a= В
quindi le tre rette superiori coincidono colla :
l + m + n = 0,

la quale in questa ipotesi equivale alla


r + s + t= 0 .

Siamo così condotti ai seguenti :


Teor. 2. Se i vertici degli angoli dei due triangoli de-
terminati delle tangenti a sei punti di una conica non con-
secutivi, nè opposti (1, 3, 5; 4, 2 , 6) sono situati sopra una
seconda conica le tre rette di Pascal corrispondenti alla per-

mutazione coincidono .
(1
2 35)
Teorema 3.º Se supponiamo che uno di questi triangoli ,
per es. il secondo , si muova mantenendosi circoscritto alla
prima conica ed inscritto nella seconda , ed indichiamo con
y, x, z i punti di contatto per una posizione qualsivoglia ;
tutte le rette di Pascal corrispondenti alla permutazione

si confondono in una sola retta.


5
(13)
Questo teorema comprende evidentemente il secondo.
Considero le rette di Pascal corrispondenti alle permuta-
zioni (2 3 6), (146 ), (2 , 4 5) ; le equazioni di queste rette
sono:
( 215 )
(243561 ) w₂ = bcm, + la(ẞy -— be)
be) = 0
- 0
(213465) 0, Bye , la(be - By)
(253164) ― 922 = 0
2

(134562) w3 = acw , + mẞ (ay --


→ ac) = 0
(124365) 93 = ags I + mơ c -- ay) 0

(154263) ― Aj= 0
3
---
(234651 ) w4 = ubw , + ny (aß —- ab) = 0
(214356) 04 = aß9 , + nc(ab a³) = 0

(264153) 4-94 =
— 0.

I punti ( 0 ), (W202), (W303), (w494) sono situati sopra una


medesima retta; l'equazione di questa è :

aßy , abces, 0.
Ora seμy questa equazione riducesi alla :
1 + m + n = r + s + t ==0;

quindi ritenendo le denominazioni del Teor . 3. ° sl ha :


Teor. 4. La retta di Steiner sulla quale sono situati i
quattro punti corrispondenti alle permutazioni :

(135) , (x3 z) , (1 y z) , (xy 5)


rimane la stessa qualunque sieno i punti di contatto x, y, z.
Ê noto che le tre rette di Steiner corrispondenti alle per-
mutazioni :

(135 ) , (236), (146 ) , (245 )

(A) (135) , (634), (124) , (625 )

(135) , (432) , ( 162) , (465 )


concorrono ad un medesimo punto determinato dalla permu-
= 0. Ne risulta che nei
tazione (135) o dalle rette w₁ = 0I. =
dati del teorema 2. ° si ha il :
Teor. 5. Le tre rette di Steiner corrispondenti alla per-
mutazione (A) coincidono colla retta nella quale si confon-
( 216 )
dono le tre rette di Pascal corrispondenti alla permutazione
(135 ). E nei dati del Teor . 3.º si ha
Teor. 6. Le rette di Steiner corrispondenti alle permuta-
zioni :
(135), (x3z), (lyz), (xy5)
(135), (z3y) , (lxy ) , (zx5 )
(135), (y3x) , (1zx), (yz5)
Si confondono tutte in una medesima retta qualunque sieno
i punti x, y, z.
5. Si indichino con A, B, C, D, E, F i punti di inter-
sezione dei lati non consecutivi ne opposti dell' esagono
(123456) cioè dei lati ( 12) (56) , (23) ( 61 ) , (34) (12), (45)( 23 ) ,
(56)(34 ) , (61 ) ( 45) . Le equazioni delle diagonali AD , BE , CF
sono rispettivamente :
--
(b + ß )m — (c + y)n = = 0
-- (aa)l = 0
(c + y) n
(a + a)l (b + B)m = 0
Queste tre rette si segano quindi in un medesimo punto de-
terminato dalle :
m n
=
- 1 2-1
27-1 2μ
e per conseguenza l'esagono (ABCDEF ) sarà circoscrivibile
ad una conica. Le equazioni superiori equivalgono alle :
r t
-
n+ Š Š+ ξ η
essendosi posto :
ૐ - 4λk + 2v > 2μ + 1 , n = 4µk
+ 2λ + 2y + 1 ,
C = 4vk + 2μ ― 2λ + 1 9 k = 2 ++ ν ;

quindi pel caso di λ == il punto di intersezione di


quelle diagonali verrà dato dalle r= s =t. Ne risulta il
Teor. 7. I punti di intersezione dei lati non consecutivi nè
opposti di ciascuno degli esagoni inscritti 1 x 3 y 5 z deter-
minano altrettanti esagoni circoscrivibili ad una medesima
conica; i punti di comune intersezione delle diagonali di cia-
scuno di questi esagoni coincidono .
( 217 )
Si suppongano uniti i vertici degli angoli non consecutivi
ne opposti dell'esagono circoscritto ( abcdef), si otterrà un'al-
tro esagono, pel quale avrà luogo la proprietà che le comuni
intersezioni dei lati opposti sono situati sulla retta rappre-
sentata dall'equazione :
Er + ns + St = 0
cioè sulla polare del punto ( 5 ) rispetto alla conica q = 0 (*) .
Dunque questo esagono sarà inscrivibile in una conica ; e sic-
come pel caso di λ = μy la equazione di quella polare
diventa :
r+ s + t= 0
si ha :
Teor. 8. Le rette che uniscono i vertici degli angoli non
consecutivi nè opposti di ciascuno degli esagoni circoscritti
(abcdef) determinano altrettanti esagoni inscrivibili in una
stessa conica; le rette di Pascal per ognuno di questi esa-
goni coincidono.
Osservazione. Ponendo :
λιπ μζ - ην , μι = νξ - λζ , νι = λη - μξ ;
il punto di intersezione delle rette di Pascal corrispondenti
all'esagono (123456), ed all'esagono che si ottiene unendo i
vertici degli angoli non consecutivi né opposti dell'(abcdef) sarà
determinato dalle :
S
= -
λι με V₁
e la retta che unisce i punti di intersezione delle diagonali
di ciascuno degli esagoni (abcdef) , (ABCDEF) ha per equa-
zione:
λ, RμST = 0
cioé sarà la polare di quel punto rispetto alla conica . Nel
caso di λ = µ = tanto quelle due rette , quanto i due
punti coincidono . (Sarà continuato . )
Pavia 20 gennaio 1855.

(*) Nouvelles Annales de Mathematiques di M. Terquem. Année


1852. pag. 174.
( 218 )

SOPRA TRE SCRITTI INEDITI DI LEONARDO PISANO


PUBBLICATI DA B. BONCOMPAGNI
NOTE ANALITICHE
DI ANGELO GENOCCHI .
(Continuazione Vedi pag. 185. )

Col riferito problema ha fine il primo degli opuscoli pub-


blicati dal principe Boncompagni. Il secondo, composto ad
istanza d'un amico che non era preparato alle più difficili
dottrine dell'Abbaco , è dedicato ad un maestro Teodoro
filosofo dell'imperatore, del quale è fatta menzione anche nel
terzo scritto , per aver Leonardo sciolta una questione da
lui proposta. Esso contiene principalmente alcuni problemi
indeterminati di primo grado a tre e quattro incognite che
verrò per ordine esponendo .
1. ° De avibus emendis secundum proportionem datam ³ . Si do-
manda quante passere , quante tortori e quante colombe si
comprarono per 30 denari, sapendo che 30 è il numero to-
tale degli uccelli comperati, e che il prezzo fu di un denaro
per 3 passere e per 2 tortori , e di 2 denari per ogni co-
lomba. Questo problema somministra le due equazioni

1 1
x + y + z = 30 , x + y + 2z = 30 ,
3 2

dalle quali eliminando x si trae

y + 10% = 120 :

ma l'autore non procede così . Egli considera che 30 passere


costerebbero 10 denari , e che ad alcune di esse bisogna so-

1 Pag. 44.
2 Pag. 114.
3 Pag. 44.
( 219 )
stituire tante tortori e colombe che l'aumento della spesa
consumi i 20 denari restanti : ora sostituendo ad una pas-
sera una tortore , la spesa cresce di
1 1 1
―- -
2 3 6

di denaro , e sostituendole una colomba, cresce di

1 2 10
2 - 1-
+
3 3 6

di denaro; d'altra parte il totale aumento ridotto in sesti deve


120
far di denaro dunque (conchiude il Fibonacci) si han-
6
no a spezzare questi 120 sesti in due parti, l'una divisibile
esattamente per un sesto e l'altra per 10, ma in modo che
la somma dei due quozienti non arrivi a 30 , numero totale
delle passere , delle tortori e delle colombe. Torniamo per
tanto all'equazione

y + 10% = 120

da risolversi con valori interi positivi e sotto la condizione

y +z30 :

oraz non può prendersi eguale a 9 né minore di 9, perchè


ne risulterebbe y eguale o maggiore di 30 ; prendendo poi

% = 10 ,
si avrebbe

y = 120 - 10020 , e y + z = 30 ;
inoltre si ha

y = 10 (12 - z),

e quindi z deve esser minore di 12. Non rimane dunque che


prendere
z = 11 ,
( 220 )
e per ciò

10 ,,
y = 10(12 — :) == 10 x == 30 - У - 9,

la quale è appunto la soluzione dell'autore .


2.° De eodem . Gli uccelli sono 29 e la spesa è di 29 de-
nari, onde le equazioni
1 1
x + y + z = 29 x+ y + 2x = 29
3 2
quindi eliminando x sì ha
y + 10% = 116
sotto la condizione

y + z29 :
conchiusioni alle quali Leonardo giunge con un raziocinio simile
al precedente. Qui z deve superare 8, senza di che y riusci-
rebbe > 36; nè può essere
%=
giacchè si avrebbe

y = 1169026 , y + z = 35 ;

infine z dev'essere < 12, perché altrimenti

y + 10z > 120 .

Restano così due soluzioni, date entrambe dal Fibonaccis

z = 10 , y = 116 — 10% = 16, x = 29 - y - z =3 ,


e
z = 11 , y = 6 , x = 12.
3.º Item de avibus 2. Si hanno le equazioni

x y
x + y + z = 15 , auf . + 2% = : 15 ,
3 2
e per ciò
y + 10% = 60
60 , y + z < 15 :

1 Pag. 45.
2 Pag. 46.
( 221 )
Leonardo dimostra che non è possibile una soluzione con nu-
meri interi. Imperocchè se si prende

z= 5 ,
si ha
y = 10 " y + z = 15 ,
se si prende
A
ovvero
% <4
si ba
y= 20,
ovvero
y > 20 ,
e d'altra parte z dev'essere

< 6.

Indi supponendo che si vogliano ammettere le frazioni, egli


scioglie l'equazione
y + 10% = 60
col fare
y =5 , 10% 55 ,
onde
1
+ -
2 x = 15 — y − z = 4 +

Osservo che se si raddoppiano questi valori , si trovano i nu-


meri del primo quesito al quale allora il presente si riduce .
4. Aves 15 pro denariis 16. Si avrà

y + 10% = 66 , y + z < 15 ;

z sarà minore di 7 , senza di che si avrebbe

y + 10% > 70 ,

Pag. 47.
( 222 )
e sarà maggior di 5 giacchè altrimenti y non sarebbe infe-
riore a 16 quindi si farà
%=
e ne risulterà

y = 66 10% == 6 , x = 15 -— y - z = 3.

5.° Aliam huiusmodi proponam questionem ¹ . Si debbono


sciogliere le due equazioni
3C
x + y + z = 30, + 2y + 3% = 30 ,
3
che danno
5y + 8x = 60 ,

e quindi, come dice Leonardo, bisogna dividere 60 in due


parti , l'una divisibile esattamente per 8 e l'altra per 5 , e
tali che la somma dei due quozienti non giunga a 30. Egli
aggiunge che queste due parti sono 40 e 20 , ma non dichiara
il metodo con cui le trovò nondimeno è chiaro per l'equa-
zione
60 ,
5y + 8%

chez dev'essere < 10 , e altresi che dev'essere esattamente


divisibile per 5; quindi z non può avere altro valore che 5 ,
e ne risulta la soluzione dell'autore

60 8z
z=5 , -- y― z=21.
y= 4, x = 30
5

6.º Item passeres , etc. 2. Questo problema comprende quat-


tro incognite collegate dalle due equazioni
1 1
24 , x +
x + y + z + t y + 2x + 3 = 24 ,
5 3

dalle quali eliminando x si deduce

1 Pag. 47.
2 Pag. 48.
( 223 )

2y + 27z + 42t 288 ,

talehè conviene spezzare 288 in tre parti , l'una divisibile per


42 , un'altra per 27 , e la terza per 2, e la somma
y + z+ l

dei quozienti deve essere inferiore a 24. Ora è facile vedere


chez dev'esser divisibile per 2, e y per 3 , e che z non può
giungere fino a 10, poichè altrimenti

2y + 27% + 42t

eccederebbe 288; di più se fosse

z= 8,
si avrebbe
2y + 42t288 -- 27% Add 72 ,
t = 1,
e quindi
72 - 42t
15 , y + z + 1 = 24 .
y =
2

Parimente se fosse
= 6 ,
pe seguirebbe
→ - 27% = 126, - 63 ,
2y + 421 288 У + 21t

t sarebbe < 3 , e per ciò y non minore di

6321 x 2 = 21 , y + z + > 21+ 6,

Restano dunque le due ipotesi


%= 4 x=2 :
la prima dà
2y + 42t 288 108 = 180 ,
ossia
y + 21 90 ,

t sarà > 3 e < 5 affinchè y sia positivo e < 24 , e quindi


( 224 )
si avrà

t= 4 , y = 90 — 21 x 4 = 6 , x = 24 −y — z — t= 10 ;

la seconda ipotesi
z=2

2y + 421 288 - 27 × 2234 ,


ossia

y + 21t = 117;

t dev'essere > 4 c < 6 , senza di che y sarebbe > 33 o


negativo, e per ciò si avrà

t = 5, y - 117-21x512 , x = 24 - yz - t = 5 .

Il problema ammette dunque due soluzioni, che furono pur


trovate dal Fibonacci ¹.

Afferma egli che nello stesso modo , da lui scelto come il più
eccellente ed utile , non solum similes questiones solvuntur, verum
2
et omnes diversitates consolaminum monetarum 9 e promette di

ciò spiegare , quando si vorrà , più chiaramente 3. Tali parole


sembrano indicare che Leonardo possedesse la risoluzione ge-
nerale dei problemi indeterminati del primo grado già nota
ai matematici indiani tra i quali Aryabhatta diede un me-

todo non diverso da quello che Bachet pubblicò nel 1624


per isciogliere con numeri interi le equazioni di primo grado

e
Noterò qui l'abbreviatura usata (pag. 48, lin. 17 e 21 ) per
15
significar quindecime, parti quindicesime . - Si trovano problemi si-
mili ai precedenti nell'Algebra d'Eulero , tom. II , cap. I , II . art. 4, 5 ,
9 , 25 , 26 , 28, 29 (pag. 5 , 6 , 11 , 31 , 32 , 35 , 37) .
2 Pag. 44.
3 Pag. 49.
( 225 )
a due incognite . Nondimeno è da avvertire che gli Arabi ,
dai quali imparò il Fibonacci, ignorarono per quanto si crede
questa parte dell'algebra indiana 2. Checchè ne sia , nella spo-
sizione de'problemi antecedenti ho voluto mostrare come si
risolvano facilmente col mezzo di pochi tentativi e di razio-
cinii semplicissimi della natura di quelli dei quali Leonardo
stesso diede un esempio nel problema 3 ° ; ma pure non la-
scerò di notare l'ingegnosa maniera di tradurre i problemi
in equazione , la precisa considerazione di tutte le condizioni
esplicite od implicite , e l'esattezza colla quale per ciascun
problema determina se abbia soluzioni intere, se ne comporti
più d'una e quante, il che Bacheto asseriva da niuno essere
stato fatto prima di lui ³ . Le questioni che abbiam riferite
sono del genere di quella che è proposta in un antico epi-
gramma citato da Bachet; le altre accennate sopra le com-
posizioni o leghe di metalli ( consolamina monetarum et bizan-
tiorum) sono pur mentovate da Bachet , ai tempi del quale
erano sciolte dal comuue degli aritmetici con una regola d'
alligazione desunta dalle proporzioni , imperfetta e particolare,
e furono da lui trattate coi metodi dell'algebra indetermina-
ta . Vediamo per tanto essere conosciuta e additata da Leo-
nardo Pisano anche quest'applicazione, per la quale il ricordato
francese si acquistò lodi dal Wallis 4 , ed egli stesso, compia-
cendosene , chiudeva con queste enfatiche parole : Haec di-
xisse sufficiat ne pulcherrimum utilissimumque inventum poste-
ris invidisse videamur.
Dopo gli esposti problemi, troviamo nello scritto di Leo-

1 V. Chasles, Aperçu historique, pag. 418 .


2 V. Comptes rendus, etc., tome XL, pag. 782–783 .
3 Diophanti, Arithmeticorum , Lib. IV, In quaestionem XLI (To-
losae, 1670 , pag . 194-198 ) . E
4 Opera mathem . Vol . 2 , De Algebra, Cap. LVII! ( Oxoniae, 1693,
pag. 236-238 .)
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. giugno 1855 . 15
( 226 )
I
nardo una questione geometrica: De compositione pentagoni
equilateri in triangulum equicrurium datum. Essa conferma
l'opinione del Cossali che l'arte di applicar l'algebra alla geo-
metria (nota del resto agli Arabi ) fosse prima di fra Luca
Pacioli usitata in Italia 2. In un triangolo isoscele è iscritto
un pentagono equilatero in modo, che la base del triangolo
contiene ad egual distanza da'suoi termini due vertici del
pentagono, il vertice opposto alla base si confonde con un
altro vertice del pentagono e i due vertici rimanenti giac-
ciono sui due lati eguali del triangolo. Il triangolo è dato e
si vuol determinare la lunghezza dei lati del pentagono .
Chiameremo a uno dei lati eguali , 26 la base del triangolo,
ed x la cercata lunghezza. Dai tre vertici del pentagono po-
sti sui lati eguali del triangolo e nel loro concorso , Leo-
nardo cala tre perpendicolari alla base, la terza delle quali è
l'altezza del triangolo ed è nota , uguagliando
2
Va² - b² ,

e ciascuna delle altre si deduce da triangoli simili essere


eguale ad
h
(α-- x)
a
fatto
2
Va² = b² = h.

La distanza di queste perpendicolari dai termini della base


si ottiene per mezzo degli stessi triangoli simili , e si trova

b
(a — x)
a

1 Pag. 49.
2 Origine, trasporto in Italia , primi progressi in essa dell' Algebra,
tom. II, pag. 426.
( 227 )
computandola dalla perpendicolare al termine più vicino . Inol
tre le distanze fra i termini della base e i vertici del penta-
gono posti nella stessa base sono manifestamente eguali a

"1
b
2

se parimente siano computate da ogni vertice al termine più


vicino : quindi }

x a x) ,

ossia

X
2

é la distanza d'ognuna delle indicate perpendicolari dal più


vicino dei vertici situati sulla base, e formando essa un trian-
golo rettangolo colla medesima perpendicolare
!
(a x)
a

e con un lato x del pentagono, il quale n'é l'ipotenusa, si ha


l'equazione :
1 2
b h2
x² + 2 -(a — x)²:

Leonardo suppone

10 , 26 12 .
e per ciò
h == 8 ,

talchè l'equazione diventa


2 2
x² 4
- x
100 +( 8 5
( 228 )
ossią
256 1280
x² + x=
7 7

et sic reducta est questio ad unam ex regulis algebre ¹ . Per


chiarir meglio la soluzione, egli rappresenta il primo mem-
256
bro con un rettangolo di base x ed altezza x+ po-
7
scia compie il quadrato, ed estraendo la radice ottiene

128
x +
7 =V/ 1280
7 +(125)*
ossją
11
x + ( 18+
( 18 + 2)= √ 517 + 49

prossimamente
22. 44'. 33". 15"" . 7¹v,
e finalmente
x = 4. 27' . 24" . 40"" . 50¹y.

Queste frazioni sessagesimali sono esatte sino all'ultima loro


cifra, poichè si trova

11
✓517+49 =22,74256999141 ... 22.44'. 33". 15" . 71.09;

d'altra parte è

22. 44'. 33". 15"" . 71V = 22, 7425699845 ... ,

talchè l'approssimazione giunge sino all'ottava cifra decimale ,


Viene per ultimo un problema a cinque incognite espresso
da cinque equazioni della forma

b c
x₁ + -X₂ = M , X₂ + -X 3 x4 = p ,
α В x3 = n , x3 + 7
d e
x4 + X5 = q , x5
x5 + = x₁ = r .

+ Pag. 51 .
2 Pag. 52.
( 229 )
Dalle due prime ricaviamo
απι am απι b am
+ X2 1 n = n' ,
a a a β a

ав Bn'
x1 - X3
ab b

poi aggiungendo a questa la terza


αβ Bn' aßɣ
-X4 = + p = p' ,
ab γ b abc

e sottraendo la quarta

aßy xx d aßyd Sq'


X5 = -- 9 X1 X5 ;
abc c abcd

infine, aggiungendo la quinta ,


αβγό e og' abcder'
-X1 == + r = jl , x,
abcd1 + d aßyde + abcde ·

È chiaro che si otterranno espressioni simili per le altre


incognite ora tali formole rappresentano la regola , che il
Fibonacci applica ad un esempio particolare ma in modo da
farne intendere la generalità non solo per quali si siano va-
lori dei coefficienti, ma anche per un diverso numero d'inco-
gnite. In fatti nel prescrivere che per formare il denomina -
tore di x, si aggiunga al prodotto aßyde il prodotto abcde,
reca questa dichiarazione : cum propositorum hominum nume-
rus sit inpar, quia si esset par tolleretur ; egli vide per tanto
che la regola si stendeva a quante incognite si volessero, se
non che per un numero pari di esse bisognava cambiare un'
addizione in sottrazione. Ci è provato così da un nuovo
esempio, come Leonardo Pisano sapesse trarre da ' suoi me-
todi quelle soluzioni generali che al Montucla parevano es-
sere l'attributo proprio della logistica speciosa di Vieta : « cette

* Pag. 54.
( 230 )
« méthode ( il metodo di Vieta ) fournit dans tous le cas des
<< solutions générales où l'ancienne n'en donnoit que des par-
<< ticulières 1. >>>
Eulero sciolse nella sua Algebra 2 alcuni casi del proble-
ma antecedente con due, tre e quattro incognite , supponen-
do sempre uguali i secondi membri m , n , p , ... , e pel caso
di quattro incognite diede formole generali dove si vede il
cambiamento di segno indicato da Leonardo Pisano , e che
del resto collimano colla regola di quest'ultimo.
Leonardo non dimostra questo suo pulchrum modum , ma
prometteva mandarne la dimostrazione se gli fosse chiesta , e
accenna che altre soluzioni sono spiegate nel suo Abbaco.
Modifica poscia il problema 3 supponendo che ad ogni in-
cognita si aggiunga in vece d'una parte dell'incognita seguente
una parte della somma delle altre quattro allora fatto

8 = X + X2 + x3 + X4 X5 ,
si hanno le equazioni
4 1
(s x₁ ) = 12 , X 2 -+ (s x2) = 15,
2 3
1 1
263 + X3) - 18, x4 + (s " x4) = 20 ,
4 5
1 23.,
X5 + (s -- X5) w
6

che moltiplicate ordinatamente per


2 3 5 6
1' 2 3 4 5
e sommate , porgeranno
7386 97
S 37
197 197

Hist. des Math . P.ie III , Liv . III. art. VI (Paris 1758, tom. I.er
pag. 448).
2
Tomo I, pag. 506 , 507 , 510 ( Lyon , an . 3) Sect. IV. Chap . IV.
art. 618 , 619, 621 .
3 Pag. 54 .
( 231 )
indi
97
- 13
x₁ = 24 197 )
45-8 1 100 1 50
7+
x2 = 3+
197) = 3 + 2 + 197
2 2
72--S 99
X3 = 11 +
31 197
100 1 100 1 25
15+
4 4 (62+ 197 2 197

138- 100 20
x5 = = = 20 +
5 5 ( 100+ 197)
1/1 7
19 ).
Risulta adunque x, negativo, il che spiega Leonardo come
già si è visto in altri esempi, dicendo che x, non potrà es-
sere se non un debito, e che in questo caso il debito sarà
97
13 mentre le altre incognite esprimeranno averi. Ondo
197,
a torto affermava il Montucla: « C'est à Descartes, nous le
» répéterons ici, qu'est due la connaissance de la nature et
» de l'usage des racines négatives ' . »
L'espressione di xz
1 148
3,
2 197
2
che trovasi nel testo si deve intendere equivalente a
148 1
3 + +
197 2 197

e concorda quindi col valor precedente poiché essendo


1 1 98
(137 )-3-197

Op. cit. P.ie IV, liv . I1 , art. IV, T. 2, pag. 85 .


2
Pag. 54, lin. penultima.
( 232 )
si ha
148 1 50
-
3 -+ + = 3
3++
197 . ' ( 197
11 ) = 2 197
Il valore
1 123
15
2 197
I
assegnato nel testo all'avere x4 del quarto si deve inten-
dere come esprimente
123
15 +
2 (197 )
197 +2
ossia
1 123 98 1 25
15+ + = 15+ +
2 197. 197 2 197 '
quale fu dianzi trovato.
Questo problema é per cinque incognite ciò che sono per
tre e per quattro i problemi 5º e 6º del primo scritto 2 ;
ma dello stesso genere sono pure le questioni 27 e 28 del
Libro I di Diofanto 3 , come all'altro problema antecedente 4 si
accosta quello che Diofanto scioglie nello stesso libro (que-
stione 13 ) . Si deve anzi riconoscere una grande conformità,
eziandio pel modo di risoluzione, tra i problemi del primo
Scritto di Leonardo, e le questioni 16, 17 , ... 28 del mate-
matico Alessandrino 5 : anche Diofanto spesso introduce un'in-
cognita ausiliaria, e trattando problemi in cui sono determi-
nate soltanto le ragioni delle incognite giunge a soluzioni in-
tere col moltiplicare per un denominatore comune i valori
trovati mediante la determinazione arbitraria d'un'incognita.
Del resto sembra che l'opera sua sia rimasta ignota a Leo-
nardo Pisano , la cui originalità é oggimai luminosamente
comprovata.

1 Pag. 54, linea ultima.


2 Pag. 29 e 33.
3 Ediz. di Tolosa, 1670 , pag. 34 e 36.
4 Tre scritti, pag. 52 ; Diofanto, pag. 20.
5 Diofanto, pag. 23-36 .
( 233 )
Il problema sopra riferito si trova posto sotto la rubrica
Modus alius solvendi similes questiones , la quale fa nascere
il sospetto, che non appartenesse veramente al secondo Scritto ,
ma vi fosse trasportato dall'ignoranza del copista, dappoichè
nel secondo Scritto, dedicato al Maestro Teodoro, non è sciolta
alcuna questione simigliante. Forse questo problema col se-
guente paragrafo Investigatio unde procedat inventio suprascri-
pta , e anche le parole con cui finisce la question geome-
trica del pentagono : Inveni etiam his diebus alias solutiones
super similibus questionibus quas dominationi vestre quandocun-
que placuerit destinabo 3 , si debbono riunire al Flos, ossia al
primo Scritto composto dietro domanda del Cardinale Ranieri
Capocci da Viterbo 4 possessore del quaderno da cui fu tra-
scritto in grandissima parte il Codice dell'Ambrosiana , come
apparisce da una nota marginale del fol. 38, verso ( pag . 119
dello stampato) 5.

J. 2 Pag. 54. 3 Pag. 51.


Pag. 52.
4 Giusta l'interpretazione del chiarissimo Principe Boncompagni .
5 Nel quaderno del Card. Capocci erano riuniti manoscritti di date
diverse e indirizzati a diversi personaggi: cosi il Liber quadratorum era
soltanto cominciato quando fu composto il Flos (V. pag . 3 , lin. 8) . Nelle
prime questioni del Flos l'autore volge la parola all'imperador Federigo,
e non s'indirizza al Card . Ranieri che a pag. 33. Probabilmente questo
cardinale a cui Leonardo Pisano avea promesso d' inviare quanto di
più importante gli avvenisse di scoprire più tardi ( V. pag. 2 , lin 9-
12), aveva posti insieme gli opuscoli da lui successivamente ricevuti, e
se mi è permessa una congettura, crederei che tra le carte del Flos si
trovasse a caso intromesso il libretto dedicato al Maestro Teodoro , e
che l'amanuense, copiando inavvedutamente il quaderno tutto di segui-
to, mescolasse così la materia dell'uno a quella dell'altro .
Errata Corrige.
Correggiamo qui alcuni errori di stampa trascorsi nelle precedenti
note: pag. 163 fin. 1 si ponga m— n in luogo di Vm —V ñ i
lin. 16 e 18 si ponga √ m+ √nin luogo di Vm + Vñ ; pag. 165
lin. 5 invece dideterminare, si legga determinarne; pag. 168 lin . 8 si
legga , positivaper x = a₁ ; pag. 172 lin. 14 invece di Paris, 1774,
si metta Lyon. an. 3; pag . 173 e 174 invece di a si legga X i pag.

180 lin. 4 si legga x + - 33 .
( 234 )
II.
Libro de'quadrati.

Leonardo Pisano, dopo avere sciolta la questione proposta-


gli dal maestro Giovanni di Palermo ed espressa dall'egua-
2
lità duplicata x²+5 =y² , x² —5 —z ” , meditando lungamente
sopra di essa, ne venne a studiare , com'egli ci narra¹ , le
molte proprietà che hanno attenenza coi numeri quadrati, e
raccolse in questa operetta le ragioni e prove geometriche della
risposta da lui trovata all'indicata questione , e le soluzioni
di molte altre. Riferirò fedelmente tutti i problemi e teoremi
che vi sono contenuti , facendo conoscere , sebbene in com-,
pendio e spogliate della veste geometrica , le dimostrazioni
date dall'autore; la qual cosa non reputo affatto superflua ,
perché tali dimostrazioni, ommesse nell' opera sua da Luca
Pacioli , erano insino ad ora ignote, e quindi il Cossali che
grandemente si rammaricava della omission del Pacioli non le
poté comprendere nel sunto che tentò di fare del presente
trattato 2.

1.º Esposto come dalla progressione de'numeri impari na ·


scano i numeri quadrati, poichè si ha generalmente
1+ 3 + 5 + ... + (2n - − 1 ) = n²,
l'Autore ne deduce una doppia soluzione del problema di tro-
var due quadrati la somma de'quali sia un quadrato ³. In pri-
mo luogo si prenda un quadrato impari a² : le due progres-
sioni di numeri impari
1+ 3 + 5 + • · + (a² 2),
1 + 3 + 5 -+ • • • + (a² - 2) + a²

eguaglieranno due quadrati, il primo de'quali chiameremo 6


e c² il secondo , e si avrà
b² + a² -= c² .

1 Pag. 3 , e 55.
2 Cossali , Storia delll'Algebra , vol . 1 , pag. 157 e 166 .
3 Pag. 56.
( 235 )
2
In secondo luogo si prenda un quadrato pari z²2 : sarà
2
a² a²
un numero pari , - 1 e
2 2 +1, saranno impari , e le pro-

gressioni di numeri impari

1+ 3 + 5 +
(2 3)
3),.

1 + 3 + 5 + ... +( ~* ~ 3) + ( a − 1)+ (~
~ + 1)

uguaglieranno due quadrati (


3², y² ; onde
2
α
= ß²
y` = 8" + ( —2
— — 1) + ( ~ -
. + 1) = 8
′ + 2º .

1
Tal è l'ingegnoso ed elegante procedimento di Leonardo
Pisano, e se osserviamo che
2 2
2 a 1
c2 :
b² = (ª²₂¹
2 )", c² = (ª²+
2 ¹) ,
2
-
@” = (~" − 1)' , 2
7 = (a + 1) ,

vedremo nelle due formole precedenti quelle stesse regole


che l'illustre Biot trovò in uno scritto del gromatico Nipso ,
e che secondo una tradizione attestata da Proclo furono in-
segnate la prima da Pitagora e l'altra da Platone ¹ . Leonar-
2
do aggiunge altre soluzioni che derivano dallo stesso prin-

1 Comptes rendus etc. , tom. XXVIII , pag. 576 ; Libri , Hist. des
Sc. Mathém . tom. 1 , Note IV, pag. 206 ; Chasles , Aperçu historique ,
pag. 426 e 461 ; Terquem e Gerono , Nouv. Annales de Math ., tom. XI ,
pag. 13-16.
2 Pag. 58. Vel accipiam quadratum. Nel margine laterale ester-
no ed inferiore del rovescio della carta 19 del Codice Ambrosiano E.
75, Parte superiore si legge un passo intitolato Ad inveniendum plures
( 236 )
cipio. Indichiamo con (3a)² un quadrato impari divisibile per
3, e si considerino le due progressioni di numeri impari

1+ 3 + 5 + • · + (3a² ―4) "


1+ 3 + 5 + • • + (3a² + 2) ,

ciascuna delle quali avrà per somma un quadrato; sia b² la


somma della prima , c² quella della seconda si avrà

c² = b² + (3a² — 2 ) + (3a²) + (3a² + 2) = b² + (3a)² .

Qui si trova
2
3a² - 3 2
b2 = c² =
2
" (3a² +3) * "

e per ciò l'ultima equazione diventa


- 2 2
=
(3a)² + (3a² 2—— 3) " — (3a² + 3 ) * .

Ma in vece di 3 si può prender 4, o altro numero mag-


giore per vedere generalmente a che conduca questo me-
todo , chiamerò a un numero pari composto di quattro fattori
scrivendo
a = 2mpq ,

quadratos numeros. In questo passo ora da me tralasciato trovasi sciol-


to un altro problema, cioè quello di trovare n numeri interi
XI , X 21 ..xni
in modo che tutte le somme

x²1 + x22 x² + x²½2 + x² } " • x²1 + x²₂2 + • + x22

siano eguali a numeri quadrati . Questo problema è trattato più op-


portunamente e come vedremo in modo più completo a pag. 112-113 ,
nel qual luogo non si fa alcuna allusione al passo che qui tralascia-
mo, onde è da credere che fosse da Leonardo aggiunto dopo o più
probabilmente che non sia opera sua.
1 Pag. 59. Simili quoque modo .
( 237 )
e chiamerò r, s gli altri due numeri pari

2mp² , 2mq ;

il prodotto de'quali eguaglierà il quadrato di a ; indi con-


sidero i numeri impari consecutivi

r+ 1 , r +3 , r + 5 , . . . r + s-
− 1 ,

e altrettanti che immediatamente li precedono

-1 , r - 3 , r 5 " • • s + 1 ,

e disponendoli per ordine di grandezza ho una progressione di


s termiņi nella quale gli equidistanti dagli estremi danno sempre
la medesima somma 2r, onde si conchiude che la somma to-
tale di questi s numeri impari consecutivi sarà rs e per ciò
a² . Ora aggiungendoli alla progressione

-
1 + 3 + 5 + . . . + (r — s − 1 ) ,

è chiaro che si ottiene l'altra progressione

1+ 3 + 5 +...+ (r + s --− 1 ) ,

e la prima progressione ha per somma un quadrato ß² , la


seconda un quadrato y' : dunque

a² + ß² = y² ,
e se si sostituiscano i valori

r- s
α = 2mpq , B = mp² — mq² ,
2

r+ s
γ = mp² + mq² ,
2

risulta la formola generale per la costruzione de' triangoli ret-


tangoli in numeri interi

(2mpq) ² + (mp² — mq²) ² = (mp² + mq²) ²,


( 238 )
Cosi dal metodo affatto originale e sagacissimo di Leonar-
do Pisano non solo si trae la soluzione particolare di Nipso ,
ma tutte le soluzioni possibili del problema .
I
2. Espone egli un altro principio che serve a sciogliere lo
stesso problema, e che è rappresentato dall' equazione
- b² = a + b,
a² —
suppo nendo
a = b + 1.

Ne segue in fatti che quando a + b sia un quadrato c², si


avrà:
a² = b² + c² ;
e noto che per essere
c2-1 c²+1
a + b = 2b + 1 = c², b = a=b+ 1 =
2 2
questa formola si riduce alla
2 2
+ c².
パリ
2 =

Se poi supponiamo

a = b +1 , b= c+ 1 ,

avremo similmente

a² --
— b² =
= a+ b , b² — c"
•² =
= b + c ‚ ..
onde
a² --· c² = a + 2b + c = 46 :

per ciò se 46 sia un quadrato d² , și avrà

a² = c² + d² ,

formola che equivale alla seguente


2
d2
+ d2
4 + 1)² = (47 − 1)
(† ² +
per essere
d2 d2 d2
b = c= b 1 1. a= b+1= +1.
4 4 4.

I Pag. 59. Similiter inveni.


( 239 )
3. Dimostrazione del principio ora riferito ¹ . Essendo
(x + y )² — x² + y² + 2xy
se si prende
+ y, x= b , y = 1,
risulta
2 -
a² — b² -
= 1 + 26 = a + b;

o in altro modo , essendo

(x + y ) ² = x² + y (y + 2x ),

se ne dedurrà egualmente

a² — b² = a + b (*).
2
Anzi si dimostra il teorema più generale

a² — b² -
= (a —b)( a + b)
prendendo
a = x + y, b = x
e per ciò
yab , y + 2x = a + b.

4. Altra soluzione dell'equazione

x² + y² = z² ,

tolta dal decimo Libro della Geometria d' Euclide 3. Si ri-


corre alla formola
2 2
a+
+ ab =
2

1 Pag. 60. Sed unde oriatur.


(*) Forse da questo luogo trasse il Pacioli la regola per trovar due
quadrati la differenza de'quali sia un dato numero impari (Summa ecc. ,
Dist. 14 , Tratt. 4°, art. 9°; Tusculano, 1523, 1. numer. car. 17 , verso),
il che fece dire al Cossali , che Leonardo avea data una soluzione par-
ticolare d'un problema sciolto generalmente da Diofanto nella quest.
XI. del Lib. II (Cossali Storia, vol. I , p . 117 e 167) . Si vede che non
è questo il problema trattato da Leonardo Pisano .
2 Pag. 1. Similiter ostenditur.
3 Pag. 61. Est enim alius modus.
( 240 )
e si prendono per a e b due numeri piani simili ¹ " pari o
impari l'uno e l'altro (Vedi nel detto Libro il lemma che
vien dopo la propos. 29) E facile dimostrare a priori , che
questa soluzione è la più generale possibile. Sia in fatti una
soluzione
x= p , y = 9 , z = r ,
e si ponga
r+ q = a, r — q= b ;

a e b saranno ambedue pari o ambedue impari e si avrà

a+ b a-
9
2 2
onde l'equazione
p² + q² = r²
diverrà
2 2
a- b
2 ')" ,
2 ') = (" +
p² + (“' —

e paragonando questa alla formola testè citata si otterrà

p² :- ab .

Essendo dunque eguale ad un quadrato il prodotto de ' nu-


meri a, b, questi per la propos . 2. del nono Libro d'
Euclide saranno piani simili . - Ma Leonardo Pisano conside-
ra solamente un caso particolare, mentovato anche da Euclide,
e pone per a e b due quadrati.
2
5. Dimostrazione del principio esposto al num. 1. Siano
a, b, c tre numeri interi consecutivi, talché a e b, be c sa-

1 Euclide chiama numero piano o superficiale ogni prodotto di due


fattori, che sono considerati come i suoi lati : due numeri piani si di-
cono simili quando hanno i lati proporzionali , in modo che due nu-
meri piani simili sono rappresentati da due rettangoli simili. Il pro-
dotto di due numeri piani simili è sempre un quadrato e per conver-
so (Euclide, Lib. IX, Prop. I e II).
2 Pag. 62. Volo demonstrare.
( 241 )
ranno l'uno pari e l'altro impari; 6 eccederà a di 1, e c ec-
cederà b pure di 1 : le somme
a+b , b +c

saranno due numeri impari, e l'eccesso della seconda+ sulla


´prima sarà composto dell ' eccesso di sopra a e di quello
di c sopra b, onde sarà eguale a 2; inoltre (num . 3) il qua-
drato 6 eccederà a² di a + b , il quadrato c eccederà b²
di b +c. Se per tanto si prende la serie naturale de'numeri
interi cominciando dall'unità , e ogni numero si sommi coll'
antecedente e col seguente, si formerà la serie naturale de'
numeri impari , che vengon dopo l'unità, il termine 1 di que-
sta serie è il quadrato del termine 1 della prima, e aggiun-
gendogli il termine seguente si formerà il quadrato del ter-
mine seguente della prima, e così in progresso, poichè ag-
giungendo a + b ad a ' si forma 62 , aggiungendo b+c a b
si forma c² . Adunque dall'aggregato de'numeri impari , che si
succedono ordinatamente ed hanno per primo termine l'unità ,
nasce la serie de'quadrati .
6. Data una soluzione dell'equazione

x² + y² = a² ,

trovarne un'altra . Sia data la soluzione

x= m, y = n:
2
si trovino altri due quadrati p², q² , la somma de'quali faccia
un quadrato r². Ora se
r= a,

il problema sarà sciolto; se rè minore o maggiore di a , si


formi un triangolo rettangolo simile al triangolo p, q , r, e
che abbia a per ipotenusa i suoi cateti m' , n' si dedur-
ranno dalle proporzioni
rap : m' , ra : q : n ',

1 Pag. 64. Invenire duos numeros.

Annali di Scienze Mat . e Fis. T. VI. giugno 1855. 16


( 242 )
e porgeranno la soluzione domandata

up aq
x = m' = y = n' =

L'Autore prende come esempio il caso di

a = 13 , m= 5, n = 12 ,
e supponendo
p= 8, q = 15 , r = 17
trova
2 8
x =m'= 6 + 9 y = n′ = 11 +
17 17
Supponendo
p = 3 , q = 4 , r = 5,
egli trova
4 2
x= m = 7+ y = n' = 10 + 5 ·
5 '

Si vede che le soluzioni cosi ottenute benchè siano sem-

pre razionali possono essere non intere, ma il problema non


è sempre risolubile con numeri interi, potendo avvenire che
un solo modo vi sia di spezzare il quadrato a³ in due qua-
drati interi .
7. Teoremi sopra la moltiplicità degli spezzamenti d'un prodot
to in due quadrati ' . Questi teoremi si deducono 2 dalle formole

(a²+ b²)(g² + d²³ ) = (ag + bd) ² + (bg — ad)² ,


(a² + b²)(g² + d²) = ( ad + bg)² + ( bd — ag,² ,

che Leonardo Pisano dimostra come segue . Si ha


2
(a² + b²)(g² + d³ ) = a² g² + a²d² + b²g² + b²d²
2
(ag + bd)² = n³g² + b²d² + 2agbd ;
si faccia di più
ady , x - y =
bg = x ,

1 Pag. 66. Si quatuor numeri.


2 Pag. 67. Dico quod numerus cf.
(243 ) .
e si avrà
xy — y² = yz ,
ossia

y² + yz = xy ,

x² = xy + xz ,
quindi
x² + y² + yz = 2xy + xz ,

x² + y² = 2xy + (x − y )z = 2xy + ( x − y )² ,

e rimessi i precedenti valori

b³g² + a²d² = 2bgad + (bg - ad)2 :


dunque

a³g² +b²d² +2agbd +b³g” +a³d” =(ag +bd) ² +2bgad+(bg~ ad)² ,

ovvero

(a² + b²)(g² + d² ) = (ag + bd) ² + (bg -- ad)".

Ma inoltre ne risulta la formola generale

x² + y² = 2xy + (xy )² ,
e per ciò
a³g² + b³d² = 2agbd bd - ag)²,

a²d² +b²g² +a³g² +b²d² = a²d² + b²g²-+2aghd + (bd— ag)² ,


cioé
(a² + b²)(g² + d³ ) = (ad + bg) ² + (bd — ag)².

Queste belle formole vennero poi dimostrate dal Bachet


di Méziriac², come avvertii già negli Annali di scienze mate-
matiche e fisiche, dicembre 1854 ( tom . V, pag. 497 ) , e il
signor Cauchy le riprodusse a più riprese nelle sue opere 3.

Pag, 70. Ex hoc quidem manifestum est.


2 Bachet, Porismatum, Lib. II !, prop. 7 (Diophanti Arithm ., To-
losa 1670, pag. 57).
3 Cauchy, Cours d'Analyse de l'École Polytechnique 1re Partie. Ana-
lyse algébrique. De l'Imprimerie Royale, 1821 , in 8 °, pag. 181. , Résu-
més analytiques. A Turin. De l'Imprimerie Royale, 1833 , in 4º, pag.
104. Sui metodi analitici ( V. Biblioteca Italiana , T. LX, novembre 1830,
pag. 212 ) . Exercices d' Analyse, tom . IV, pag. 96 .
( 244 )
Osservò pure l'illustre Chasles, che il Viète le dimostrò nel
libro IV degli Zetetici¹ . Le stesse formole si trovano anche
nell'Algebra d'Eulero, ove è data inoltre la formola più ge-
nerale 2.
(p² + cq³)(r² + cs³) = (pr ± cqs)² + c(ps = qr)².

Da esse conchiude il Fibonacci , che il prodotto

(a² + b²) (g² + ď²)


si riduce in due modi alla somma di due quadrati , ma ag-
giunge la condizione, che i numeri a, b, g, d non siano pro-
porzionali, e che si abbia

a<b, g < d.
In fatti se fosse
a : b :: g : d ,
il quadrato
(bg — ad)²
si annullerebbe , ed uno dei due spezzamenti mancherebbe;
avendosi poi
ag < bd ,
il quadrato
(bdag) ² ,
non si annullerà e sussisterà così anche il secondo spezza-
mento. Ad una simil proposizione giunse anche il Bachet nel
luogo citato.
Si avrà un terzo spezzamento se uno dei fattori
2
a² + b² 9 g² + d²

sarà quadrato, ed un quarto se ambedue saranno quadrati.


Supposto
a² + b² = m² ,

il terzo spezzamento sarà


(mg)² + (md)² ,

1 Comptes rendus hebdomadaires des séances de l'Académie des scien-


ces, t.. XL , N.º 14 , séance du 2 Avril 1855 , pag. 782 .
2 Euler, Elémens d'Algèbre , T. 2º , Ch. XI, art. 170 , 171 , 175 ,
pag. 205 e 212
( 245 )
e supposto anche
g² + d² = n²
il quarto sarà
(na)² + (nb)².

Trova per tanto Leonardo Pisano secondo questi casi o


due spezzamenti , o tre, o quattro.
Ho qui conservate le medesime lettere a, b, g, d ch'egli
usa, poiché in questo come in più altri luoghi Leonardo Pi-
sano denota alcune quantità con una sola lettera, altre con
1
due, nel modo stesso che fece Euclide nella sua Geometria ,
e pare anche seguir l'ordine dell'alfabeto greco : aggiungo
quanto alle dimostrazioni ch'egli s'allontana dal metodo del
secondo Libro d'Euclide, che è più geometrico , mentre quello
del Fibonacci è più algebrico : questi non introduce le figure
se non per aiutare la mente a rappresentarsi le quantità non
individuate da particolari valori numerici , ed esprime con
semplici linee anche i prodotti e le seconde potenze de'nu-
meri. Euclide in vece rappresenta i prodotti con rettangoli ,
le seconde potenze con quadrati , e sostituisce le costruzioni .
ai calcoli, le proprietà delle figure a quelle dei numeri. Ed
è forse questo il motivo, per cui Leonardo ha voluto dimo-
strar nuovamente la formola
2
x² + y² = 2xy + ( x − y ) ² ,

che già si trova dimostrata nel citato secondo Libro, Propos.


VII.

8. Le formole del numero precedente conducono ad altre


maniere di scioglier l'equazione
2
x² + y² = z²
giacchè se abbiasi
ab :: g : d "
il prodotto
(a² + b²) (g² + d³)

1 Pag. 71. Invenire alio modo.


( 246 )
sarà un quadrato. In fatti essendo
2
aga ag, b : d :: b² : bd,
ne deriva
a²:
': ag :: b' : bd :: a : g ,
e per ciò
a² + b² : ag + bd :: a : g
Similmente si dimostra

g² + d² : ag + bd : g :a
quindi
2
´a² + b² : ag' + bd : : ag + bd : g² + đ² ;
(a² + b²) (g² + d²) (ag +- bd)².

Ovvero si consideri che

(ag + bd)² ⇒ a²g² + b²ð² + 2ughd , fs


e che si ha
ad bg
e per ciò

agbd = a³d" = b²g' , 2agbda'd² + b²g² ;


dal che segue
2 2 2
(ag+bd)” — a”g³ + b²d² + a³d² + b²g² = (a² + b³){g” +d³) .
f
D'altra parte la proporzione supposta darà a eg nel me
desimo tempo maggiori o minori di b e d, e quindi ag mag-
giore o minore di bd : dunque il quadrato

(bd — ag) 2
non si annulla , e la seconda delle accennate formole sommi-
nistra
(ag + bd)² = (ad + bg)² + (bd — ag )².

Noto che ponendo


g
m "
b
se ne deduce

(ma² + mb²)² = (2mab)² + (ma² — mb² )²

T
( 247 )
formola generale de'triangoli rettangoli , e che nell' articolo
già ricordato (Annali ecc., t. V. pag. 497) avvertii nel Bachet
un modo simigliante di procedere ¹ .
Se in fine 2 si suppone

g= α
e per ciò
d= b, 1
la formola trovata diviene

(a² + b²)“ — (2ab) ² + (a² — b²)²,

altra soluzione, data pur dal Bachet 3 , che comprende i trian-


goli rettangoli dal Frénicle chiamati primitivi.
9. Data una soluzione
"
x= 9, y = d
dell'equazione
2
x² + y² =c

dove c è un numero non quadrato , trovarne un'altra 4. Si


prendano due quadrati a³, b² , che abbiano per somma un
quadrato f² , e tali che non sia

a:b: gd ,

e si spezzi in due quadrati


1 2
p² + q²
il prodotto
(a² + b²)(g² + d²),
che chiameremo i. Sarà
i = cf ,11
Vi
e però il quoziente eguaglierà il numero razionale f :
Vc
quindi la nuova soluzione sarà data dai cateti d'un triangolo
rettangolo avente Vc per ipotenusa e simile a quello , che

1 Bachet, loc. cit., pag. 57 , Scholium.


2 Pag. 73. Possunt etiam.
3 Loc. cit. Prop. 5, pag. 56
4 Pag. 74. Invenire duos numeros. 6.A
( 248 )
ha Vi per ipotenusa, e p, q per cateti, talchè si avrä

p q
Vi : Vc :: pic = ร Vive : :q : y
c ::
f
L'autore prende per esempio
q = 4, d= 5 , c == 41 , a =3 , b= 4 , f= 5 :

in questo caso si può fare

p = 32 , q = 1 ,
il che somministra
2 1
x =6 + y
5 5,
ovvero
p = 31 , q=8
e quindi
1 3
6+ " y=1+ 5 •
5

Diofanto scioglie lo stesso problema in modo diverso , vale


a dire ponendo
x = N + g , y = mN - d ,

e determinando poi N, nella prop. X del libro secondo ¹


Le formole più eleganti di Leonardo Pisano si possono trar-
re, come mostrò il signor Chasles , da una questione geo-
metrica che trattò il matematico indiano Brahmegupta .
10. Somma della progressione naturale deʼnumeri quadrati ³.
Siano
m, n, p, q

quattro termini consecutivi della serie 1 , 2, 3, • e sia


r il termine che segue q, s la differenza

p:

1 Ediz. di Tolosa 1670 , pag. 64.


2 Aperçu historique, pag. 441 , 443 .
Pag. 75. Si ab unilate numeri.
( 249 )
si avrà

pq(p +q) +pqs =pq(q+r) , pq(q+ r) +qs(q +r)=qr(q +r),


e quindi

pq(p + q) +pqs + gs (q + r) = gr (g + r).


Ma
- 1 ,,
p= q = 8s = — (g − 1)=2,
= (g + 1 ) −
r=q +1,
e per ciò
pqs = 2q(q— 1 ) == 29" --
— 2q,

qs(q + r) = 2q(2q + 1 ) = 4q² + 2q ;


pqs + qs(q + r) = 6q².
Dunque
qr(q + r) = pq(p + q) + 6q².
Similmente dimostrasi essere

pq/p + q) = np (n + p) + 6p² ,
np(n + p) := mn(m + n) + 6n² •

onde si trae di mano in mano


2
qr(q + r) = pq(p + q) + 6q² = np(n + p) + 6 (p² + q²)
= mn(m + n) + 6(n² + p² + q²)

ed in fine, risalendo ai primi termini della serie naturale

1 , 2, 3, · •
si ha

gr(q + r) = 1 . 2(1 + 2) + 6 (2² + 3² + ... + n² +p² +q²)


== 6 ( 12 + 2² + 3² + ... + q²).

Soggiunge Leonardo che a questo teorema si riesce in un


altro modo , e d'un tal modo fa uso per sommare i quadrati
dei numeri impari . Siano m, n, p, q quattro termini conse-
cutivi della serie 1 , 3, 5, ... Siar il termine che segue q :
si avrà
p=q 2, r=q+ 2,

1 Pag. 78. Est enim alius modus,


( 250 )
e per ciò

- 2) (2q -- 2) — 2q³ + 4q — 6q² ,


pq(p + q) = q(q —

pq(p + q) + 12q² = 2q³ + 6q² + 4q` ,

qr(q +r) = q(q +2)(2g + 2) = 2q³ + 6q² +4q=pq(p +q) + 12g².


Similmente

pq(p + q) = np(n +p) + 12p² ,

np(n + p) = mn(m + n) + 12n³, • ·


donde

qr(q + r) = pq(p + q) + 12q³ = np(n + p) + 12(p² +q³)


+ 12(n² + p² + q²) = ...,
= mn(m + n) →

e da ultimo

qr(q + r) = 1.3( 1 + 3) * + 12(33 + 5² + ... + n²+p²+q²)


- 12(12 + 32 + 5² +... + g³).

I
Questa proprietà si estende pure alla serie de'numeri pa-
ri, e più generalmente , se si considera la progressione

k, 2k, 3k,. · , q,

e si chiama il termine consecutivo all'ultimo q, si avrà l'


equazione

qr(q + r) = 6k [ k² + (2k)² + (3k )² + ... + q³ ]..

É chiaro che discende da ciò la somma d'ogni progressio-


ne avente un termine generale della forma

; (a + bij² ,

oveli denota il numero dei termini, poichè questo termine.


generale si spezza in dues,
a² + 2bi , (bi)² ,
.

Pag. 79. Simili quoque modo.


2 Pag. 80. Eademque via et modo.
( 251 )
il primo de'quali genera una progressione aritmetica , ed il se
condo la progressione di quadrati

6² + (26)² + (36 )² + ···

Come osservò il Cossali , la somma di questa progressione


di quadrati è data da Archimede nella proposizione 10 del
trattato delle Spirali , e la troviamo altresì nelle opere
del Maurolico e del Bachet , ma è molto notabile l'eleganza
della forma sotto la quale Leonardo Pisano l'ha espressa e
quella della sua dimostrazione.
(Saranno continuate) .

Intorno ad alcuni problemi trattati da Leonardo Pisano nel suo


Liber quadratorum . Brani di Lettere dirette dal Sig. An-
gelo Genocchi a D. Baldassarre Boncompagni .
(Continuazione - ས . pag. 209. )

IV.
BRANO DI LETTERA
IN DATA DEI 14 DI MAGGIO 1855 .

Accennai in una precedente lettera come da una soluzione


conosciuta delle equazioni simultanee

x³ — h = t², x² + hu²

se ne possano dedurre infinite altre : tra le varie formole a


cui guidano i metodi che ho citati, le più semplici mi paiono
le seguenti.
Sia una prima soluzione
P
9
q

■ Cossali, Origine, trasporto in Italia, primi progressi in \essa del-


l'Algebra, vol. I , pag. 158 ; Bachet, Diophanti
31 Arithm. Appendicis, Lib.
II, Propos. II (Tolosa 1670, pag . 32).
( 252 )
e si ponga
p² — hq² = r² , p² + hq² = s ":

si avrà una seconda soluzione prendendo

p' = p4 + h² q¹ , q' = 2pqrs ,

x =

Pościa si porrà:
12 12 12 12
p¹² — hq¹² = r¹² , p¹² + hq¹² = s'² ,
e facendo

·p" = p'4 + h² q' ' , q'" = 2p'q'r's' ,


q
si avrà una terza soluzione

x
q
Proseguendo nello stesso modo si troveranno indefinitamente
altre soluzioni
p plv
x = x= ecc.
q" qlv?

Tutto dunque si riduce a scoprir la prima soluzione . In-


torno a che son desideroso di conoscere ciò che dice la S.
V. della regola straordinaria di fra Luca pel caso di

h = 7.

Quanto a me, crederei che la miglior interpretazione fosse


data nello stesso Liber quadratorum , vale a dire che la re-
gola consistesse nel cercare di determinare med n in modo
che de'quattro numeri
m, n, m + n , m -

l'uno eguagli h (ovvero il prodotto o quoziente di h per un


quadrato), e i tre altri siano tutti quadrati.
Fra Luca ha risoluto anche il caso di
J
h 13
( 253 )
senza spiegare il suo metodo, ed i numeri da lui trovati sono
così grandi che il mezzo ordinario della Tavola de'congrui non
potrebbe servire : bisognerebbe infatti prendere
m = 325 "H n = 36

per trovare nell'espressione

4mn(m² - n²)

un numero della forma 13q2 . Ecco una regola particolare o


*
straordinaria che conduce senza fatica ai valori convenienti
per questo caso. Si supponga che possa soddisfarsi all'equa-
zione
14+ 4u4 = hv² ;
allora si soddisferà alle due simultanee sopra riferite, pren-
dendo
h² + 16t4 u4
X=
4tuv(4u4 -
-14)
Il caso di
h= 5

ne discende immediatamente se si pone

t = u = 1.
Ponendo
t 1, u = 2,
si avrà
14 + 4u465 ,

e quindi sarà sciolto anche il caso di

h = 65 ;
in fine ponendo
t= 1, น = 3
si avrà
14 + 4u432513 52,

donde risulterà la soluzione del caso di

h = 13 ,
pel quale si farà
v 5.
( 254 )

V.
BRANI DI LETTERA
IN DATA DEI 17 DI MAGGIO 1855 .

Ho ricevuto la pregiatissima sua lettera del 9 maggio cor-


rente con un esemplare della Nota di V. S, relativa alle equa-
zioni
x² + h = y² , x² - h = z²

• • Quanto alla interpretazione del

Cossali , io ne avea detta qualche parola in una lettera che


spedii nella stessa mattina del giorno in cui mi giunse la
Nota di V. S., e da essa avrà veduto come io sia pienamente
del suo avviso. Osservo di più che quando h sia un numeroI
primo, l'ipotesi indicata da Leonardo Pisano che h eguagli
uno de'fattori

m, n, m + n, m n9

e i tre altri siano quadrati , si verificherà in tutti i casi , ne'


quali il problema è possibile , vale a dire in quei casi ne'quali h
è congruo, almeno se prendonsi per m ed n due numeri primi
tra loro poichè torna inutile di considerare altri valori ) e se
presciendesi dal divisore 2 di m +n ed m - n nel caso di me n
ambedue impari. Ma resterà sempre che non si saprà fin dove
bisognerà continuare le prove tentando successivamente più
valori per m ed n , prima di poter conchiudere che il pro-
blema è impossibile , e che ogni altro tentativo sarebbe vano;
ed è questo che rende imperfetti tali metodi di risoluzione.
Un siffatto incomodo si manifesta specialmente nel caso di
h = 13 ,
sciolto tuttavia dal Pacioli, e non so se vi sia una regola ,
oltre quella che accennai nella mia lettera dianzi mentovata ,
( 255 )
che facilmente conduca in questo caso al domandato valore
dell'incognita x.
Leonardo Pisano ha dato anche questi due principj : 1. ° « Si
congruum aliquod cum suis quadratis multiplicetur per aliquem
quadratum, numerus factus ex multiplicatione congrui in qua-
dratum congruum erit, reliqui quadrati erunt congruentes facto
congruo » (Tre scritti, pag. 93-94) ; 2.9 « Similiter osten-
detur provenire idem , si aliquod congruum cum suis quadratis
dividatur per aliquem quadratum numerum » (pag . 94-95 ) . La
considerazione di tali due principii e particolarmente del se-
condo ha fatto che nella mia lettera del 18 Aprile io risguar-
dassi i casi di
h = 6 , e h = 15 1
sciolti da Eulero come equivalenti a quelli di
h = 24 , e h = 240 ,

che si trovano nel Liber quadratorum . Del resto quel secondo


principio non é in sostanza diverso , benchè diversa ne sia la
forma , dall'altro della pag. 98 , che V. S. ha riportato: « Om-
nis numerus potest esse congruum si ex divisione alicuius con-
grui per ipsum proveniat numerus quadratus . » Così può dirsi
che il caso di
h =6
deriva da quello di
h = 24
24
perchè dalla divisione proviene 4 che è quadrato , ed il ca-
6
so di
h = 15
deriva da quello di
h = 240 ,
240
essendo eguale a 16 pure quadrato...
15
Nella stessa lettera dei 18 aprile
ho indicato anche il numero 840 , che è pure uno de'congrui
trovati da Leonardo Pisano (V. Tre scritti, pag. 93 ) . Ora di
( 256 )
questo caso si hanno tre soluzioni in Diofanto , Lib . V, quest.
8, ed una quarta in Fermat, Osservazione alla medesima que-
stione (Tolosa 1670, pag. 219) , poichè ivi si danno quattro
triangoli rettangoli la cui area è 840. Si trova eziandio una
soluzione del caso di
h= 5

nell'Osservazione di Fermat alla questione 3.ª del Lib . VI (ivi,


pag. 287), dove è indicato un triangolo d'area 20 coll'ipo-
41
tenusa in guisa che ne risulta per
3
20
h= = 5,
4
il valore
41 41
x =
3.4 12 °

Ma di queste cose avrò occasione a parlare nel seguito


delle mie Note analitiche, di cui le spedirò quanto prima al-
meno una parte.
• Nella mia lettera del 4 maggio
(pag. 15) ho considerati come un solo metodo per determinare
i numeri a,, a3 , ... an quelli che si leggono alla pag. 57 e
112 de' Tre scritti di Leonardo Pisano, e che a prima giunta
sembrano di fatti identici. Ma esaminandoli meglio si vede
che il secondo è assai più completo del primo, offrendo più
soluzioni del problema, mentre il primo ne presenta una sola:
così nel secondo si ottengono tre diversi quadrati di cui cia-
scuno aggiunto a 7225 forma un nuovo quadrato , e con que-
sto metodo si può determinare anche il valore
6
a3 = 0 ,
che non si determina col primo. Del resto una soluzione è
ommessa anche nel secondo metodo, poiché non è fatta men-
2
zione del quadrato 204 che aggiunto a
7225 - 852
( 257 )
forma l'altro quadrato 221 (V. pag. 113 ); ma quel che più
importa si è che questo secondo metodo se in ogni caso par-
ticolare somministra tutti i valori di a₂ , az , • non som-
ministra formole generali che a tutti i casi convengano.

VI.
BRANO DI LETTERA
IN DATA DEI 21 DI MAGGIO .

Non conosco alcun'opera, nella quale si trovi enunciato il


teorema, ch'Ella ha voluto comunicarmi; cioè che l'equazione
2
kxy = x² — y³
non è possibile in numeri razionali se non si ha
k² = n² + 4n .

Ma rispetto all'uso di questo teorema (la cui esattezza non


può certamente revocarsi in dubbio ) non sarà sfuggito alla
S. V. , che la quantità ʼn non è astretta ad essere un numero
intero, ma può essere una frazione razionale qualunque , e che
x'
indicandola con si trasforma la seconda equazione in
y'
12
k²y' = x¹² + 4x'y'.
Ora se k è un numero dato (come è nel caso del Sig. Va-
chette, e, secondo la sagace osservazione di V. S. , in quello
di Leonardo Pisano), sarà forse tanto difficile di giudicare
della possibilità di quest'ultima equazione quanto di quella
della proposta
kxy = x² — y³.
Quindi se k è numericamente conosciuto, il teorema diver-
rebbe forse di maggiore utilità nelle applicazioni quando si
dicesse che la proposta non ha soluzione razionale se
k² + 4

non è quadrato ma l'enunciato sarebbe quasi evidente, dap-


poichè fatto
OC
=
y
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. luglio 1855. 17
( 258 )
la proposta diviene
724 kz = 1 ,
onde
1 1
V k² + 4
2 2

Il teorema può esser utile quando k sia un'espressione al-


gebrica contenente altre lettere , e somministrare una trasfor-
mazione che spostando una difficoltà analitica la renda come
spesso avviene più accessibile. Nondimeno non mi sembra
che possa aiutare a supplire la dimostrazione del teorema di
Leonardo Pisano sulla non esistenza di un quadrato che sia
congruo. Bisogna dimostrare che il prodotto
xy (x² - y²)

non è mai un quadrato ; ora dividendolo per x² y² quadra-


x² —-y²
to, si troverà un quoziente che sarà un quadrato o
xy#
non lo sarà come quel prodotto. Posto dunque
x² y² = kxy ,
converrebbe dimostrare che k non può essere un quadrato :
ciò fu fatto dal Sig . Terquem ( Nouv . Ann. , tom. V, pag. 77),
ma fondandosi sul teorema che

p44q4 ,
o pure
p494
non è mai un quadrato, e la dimostrazione di questi ultimi
teoremi presenta la stessa difficoltà che quella del teorema
di Leonardo Pisano. Se poi ricorriamo all'equazione
k² = n² + 4n ,
2
p
e supponiamo k un quadrato 2 9 ne dedurremo

p4 + 4q4 = q¹ (n + 2)² ,

e quindi la cosa sarà ancora condotta a dimostrare che


( 259 )

p4 + 4q4
non può essere un quadrato .
Aggiungerò che nel citato articolo del Sig. Terquem non
è del tutto esatta la dimostrazione dell'impossibilità della
x4 —- y4 = x²

(Th . III . pag. 73-74) , impossibilità che costituisce il me-


desimo teorema di Leonardo Pisano : poichè vi si suppone
(pag. 74) che il solo modo di soddisfare all'equazione
4m-1
- p²)(x + p³) = 2
(x — q4
sia quello di fare
4m-3
p² = 2 , x + p² <
=2 q4 ,

mentre può eziandio farsi


4m-3
x + p² = 2r4 , JC - p² = 2* 84 , q = rs ,

chiamati red s due numeri impari primi tra loro, e se ne


trae
4m-4
p² = 2
p4 — p² 84

dove il primo membro non è più la somma di due quadrati


impari.
( 260 )

Sopra la più generale funzione algebrica che può sodisfare


una equazione il grado della quale è potenza
di un numero primo.
MEMORIA
DEL DOTT. ENRICO BETTI
Professore di Algebra Superiore nel Liceo di Firenze.

Abel in una lettera a Crelle pubblicata nella Collezione


delle sue Opere (Vol . II . pag. 253) ba data la più generale
funzione algebrica che può sodisfare una equazione irridut-
tibile di 5.º grado. Kronecker, in una comunicazione fatta per
mezzo di Dirichlet all' Accademia di Berlino il 20 Giugno
1853 ha risoluto lo stesso problema per tutte le equazioni
di grado primo. Quanto alle equazioni il grado delle quali
è potenza di un numero primo si trova nei frammenti della
Memoria di Abel, Sur la resolution algebrique des équations il
seguente teorema : Se una equazione irriduttibile il grado della
quale è potenza di un numero primo µª, è risolvibile algebrica-
mente, deve avvenire uno di questi due casi o la equazione è
decomponibile in µ -ß equazioni, ciascuna di grado µ³, i coef-
ficienti delle quali dipendono da equazioni di grado µ¤-ß ( in
questo caso soltanto diremo con Galois che non è primitiva);
o si potrà esprimere una qualunque delle sue radici per la for-
mula μ ре
(1) ≈ = A + √R , + √R₂ + + VR,,

ove A è una quantità razionale e R. , R₂ , .. R, sono radici


di una stessa equazione di gradov , essendo al più eguale a
μa -1.
La espressione (1 ) ha almeno μ valori , poichè ciascuno
dei radicali ne ha μ : quali di questi bisognerà scegliere per
avere i che sono radici della equazione di grado µ ? Ogni
( 261 )
funzione algebrica che è radice di una equazione di grado
u ha la forma ( 1 ), ma non tutte le funzioni che hanno la
forma (1 ) sodisfano una equazione di grado : quali sono
quelle che godono questa proprietà ? Io ho risoluto questi
due problemi, e con ciò ho ottenuto la compiuta risoluzione
del problema che fa il soggetto di questa Memoria , e che
può enunciarsi così :
Determinare la più generale funzione algebrica di più quan-
tità qualunque a, b, c, ... , la quale ha pa valori che soddi-
sfano una equazione di grado µ irriduttibile, primitiva e ehe
ha i coefficienti funzioni razionali di a, b, c .
Cominciamo dallo stabilire due Lemmi che appartengono
alla Teorica dei Numeri.

Lemma I. Esiste sempre un sistema di œ³ numeri interi <µ . .


1
q'i · · α
I'x
'1 I′2 9′3
q"1 " 2 "3 • q"α

(2)

(a) (α)
(૪) ૧
q I q(a)
2 q(a)
3 α

che gode la proprietà di render differenti tra loro tutti i µª—1


sistemi di numeri interi <p
júl2 . • joloc

‫الله‬ gill 2 r"3 · r'α

(3)

α α a α
i).
α

ciascuno dei quali si deduce dal precedente per mezzo delle con-
gruenze
( 262 )

r (+1) = q' , re) + q'₂ ple) + . . . + g'a ple


a)

re+1 ) = q″ , r²) + q'a2 r'2') + • + α α)


glare
(1)
.(mod.µ)

(a) gole)
p(x+1 ) = g'ae) ple) + q2 2 + + 9a(c)

In tal modo i µª —1 sistemi sono precisamente tutti quelli che si


ottengono prendendo per ciascuno degli a numeri dei quali sono
composti, tutti i valori 0, 1 , 2, .... fl 1 ; ed escludendo il
caso in cui tutti gli a numeri sono congrui a zero.
Sia una radice di una congruenza irriduttibile di grado
a, rapporto al modulo : la espressione

h = r' , + r'₂i + r′3 ¿ ² + . . . + r'a ¿a-1 (mod . µ )


sarà radice della congruenza
a
(5) = 1 (mod . p ): ( *)

k = u, + u„i + uzi² + + Ux iα-x

sia una radice primitiva della ( 5) . Eseguiamo i prodotti


α
(6) h , kh , k²h , k³h , • k" -¹h ;

ed eliminando da ciascuno le potenze di i superiori ad α- 1 ,


per mezzo della congruenza irriduttibile di grado a; avremo
qualunque sia t

k'h = r{(+1) + r(l+1)¿ + pe+1)¿³ + + ple+1)


α jα-1 "

ove

(*) V. Serret, Cours d'Alg. Sup. 2. edition. L. 25 .


( 263 )
(t)
2 +
g'(x ) = r !!) q's + pe) I'₂ + ra g'aα

2 q″ 2 +
g'2(+ 1) = r{') q" , + r's) • + pel que

α) gloe),
(e+x) = g( e) g'α)+ ple) glad +... + ple

e i numeri q' q'2 • dipendono soltanto dai valori di u ,,


น. • •
Ora le quantità (6) debbono essere tutte incongrue tra lo-
ro, perchè se fosse
ksh = kvh
si avrebbe
ks-v = 1 ;

ed essendo s è v < μa 1 , una potenza di k , minore di


μ -1 sarebbe congrua alla unità , e quindi k non sarebbe
radice primitiva . Dunque anche i sistemi dei loro coefficienti ,
che sono dedotti l'uno dall'altro per mezzo di un sistema di
a² numeri , come nell'enunciato del Lemma, saranno tutti dif-
ferenti tra loro.

Il sistema (2) che rispetto a à numeri frá lo stesso uffi-


cio che una radice primitiva rispetto a un sol numero , lo

chiameremo sistema primitivo dell'ordine a, del numero μ .


Lemma II . Se il sistema (2 ) è primitivo , lo sarà anche il si¹
stema
713

I '
2
"1 " "

(7)

wla wa wa α
( 264 )
dove chiamando D il determinante di cui sono elementi le quan
tità (2) nell'ordine con cui sono scritte, si ha

ᏧᎠ
(8) Das) = (mod . p.).
· dg($)

Prendiamo due dei prodotti (6) che siano consecutivi

ht-1h , kh .
α
Poiché ku- 1 , avremo
α
kt- 1 h μ -2 kth
α
-2
ed essendo μ -2 primo con μ -1 , anche k² sarà ra-
dice primitiva della (5), e i coefficienti di k¹h saranno dati
per quelli di kh per mezzo delle congruenze

gi(e)=
g(e) ŵ₁ gle +x )+ w₂ g.(c+ 1 )
= ws +... + Wu plets)

"
+ ...
gi(e)= @" g(e+x) + @""2, golete) -Wa gle+1)
(9)

gole
)
= @(a) gele+x)+ @(a) gle+z +. .+ (a)ple+x) ;

dove il sistema degli a numeri ', '2 . . . dipende sol-

tanto dai coefficienti di ku -2 9 dà tutti i sistemi (3) in or-


dine inverso ed è primitivo .
Ora risolvendo le congruenze (4) si ricava
( 265 )
(t) ( +1 ) dD (1+1 ) dD ( +1) dD
Dr + r + ... + rα
I I 2
dq', 2
dq'z dq'&
(t+1) dD ( + ) dD ( +1) dD
Dr(2e) + r2 + • + rα
dq" dq'"2 dq"α

(10)

( + ) dD dD ..(c+1) dD
Dr(t) go(6+1) •
a I 2 a
dq(«) dg(«j + . dq( )
I α

Le congruenze (10) debbono essere identichc colle ( 9) :


dunque il sistema (7 ) gli elementi del quale sono definiti
dalla (8), é primitivo .
Teorema. La più generale funzione algebrica di più quantità
qualunque a, b, c ... , che può sodisfare una equazione ir-
riduttibile e primitiva di grado p , di cui i coefficienti sono fun-
zioni razionali di a, b, c . ё
α (2)
t= p. -1
-- m -T m -... m μ
2 2 α α
απι =P+ VR
i+m i²+..+m i
m +m ·i+
1 2 mzi α 1= 1

dove P è una funzione razionale di a, b , c ... ,, p é radice im-


1 (t) (t) (t)
maginaria pesima dell'unità; r ' , r₂ , ... ra sono i numeri del
sistema tesimo dei ( 3 ) , e R ,, R2 , ... , R α quantità che so-
μ -I
disfano le equazioni

R₂ = ( R , ) , R3 =◊ ( R₂ ) , ... R α& - (R α ) , R₁ = 0 ( R α );
μ. -1 μ -2 μετι

rappresentando una funzione razionale di a, b, c ... e delle


radici di una equazione Abeliana di grado a. Per ottenere tutte
le radici basta prendere per mı , M₂ , · ти tutti i numeri in-
tieri < p, compreso zero.
Affinché una equazione irriduttibile e primitiva di grado
( 266 )
μ possa esser sodisfatta da funzioni algebriche di più quan-
tità a, b , c, . . . delle quali sono funzioni razionali i coeffi-
cienti , è necessario che tutte le funzioni razionali delle ra-
dici , invariabili per le sostituzioni fatte sugl' indici , quando
questi sono le radici della ( 5), che sono della forma

m、 + a¡ + (m₂ + a₂ ) i + • • • + (ma + αµ)¿α-1


(11)
(m, + m₂i + • • + Ma i6-1

2 + ... + maka
m₁ + m₂ k₂
(12)
m, k₁ + m₂ i + + Mu ja-1 (

dove k₁ , k₂ . . . k 。 sono radici della ( 5 ) che non sodisfano


nessuna congruenza lineare, siano funzioni razionali di a, b,
C, ... (*).
La funzione

m + r(t) m
1 2 2 x απ
( 13) R := X- I
{ m +m i+...+ m i
I 2 α

dove il segno Σ deve esser esteso a tutti i valori di m 、,


m₂ , ... maα intieri e <u , è invariabile per le sostituzioni
della forma (11 ) . Infatti eseguita una di queste sostituzioni ,
essa diviene

r(t) m + r (2) ... +r(t),m


I α α x
m I + a +(m2 +a2 ) i +... +( m +a¸

a (e) (m +a )+••• +p(t) (m + a


4 a α I 06 a αx
Σρ α- Ι
m I +a I + ...+{m a +a )i

m + r(t) m +...+ j (2) m


2 2 α α
2-1 9
m +m i + ... ++ mi
2 α

(*) V. Annali di Tortolini 1852. la mia Memoria sulla risol . delle


equazioni algebriche. Parte II· § . 28. e Anno 1855 la mia Nota sulla
Teorica delle sostituzioni.
( 267 )
cioé non cangia valore.
I μ -i valori di R che si ottengono prendendo per i nu-
merir,, r₂ ... Ta successivamente tutti i sistemi (3 ) , si can-
giano uno nell'altro per le sostituzioni della forma (12) . In-
fatti per una qualunque di esse, R, diviene
(2)
~(*),m + r (c),m
I I α
α Xm_k_ +m_k + ... + m k
(14) { I I 22 και

Siano
k₁ = a', a'₂2 i + ... + a'a j'α-x

k₂ = a ", a" ½2 i + ... + a" a ¿α-x

(15)

ka = a(a ) + a (α) it · (a)


α
¿(α-1 :

e poniamo

m, a', -+ m₂ a" : + · + ma a M,

m₁ a'½2 + m₂ a'½
2 + + ma a.2 M₂
(16)

m, a'ɑ Ma·.
α + m₂ a " ɑ + ... + m。 a (a)= M。

Sostituendo i valori dati dalle (15) nella (14) , e riducendo


colle ( 16 ) si ha

m + ··· + (t) m
I 1 α aX
(17)
M₁ + M, i + ... + Mα ¿¤−1 (

Poichè il determinante dei coefficienti delle (16) non è con-


gruo a zero (**) , potremo risolvendole, ottenere i valori

(*) V. Annali di Tortolini A. 1855 la mia Nota Sulla teorica delle


sostituzioni.
( 268 )

m₁ = p', M, + p'₂2 M₂ + ... + p' « M«


m₂ = p", M, + p" ₂ M₂2 + ... + p'a Ma

(18)
(a). (a) (a),
ma = p₁I M₁ +p₂2 M₂ + • · + Pa Ma

Sostituendo i valori ( 18) nella ( 17), ponendo

(2) (t) (t) (α)


r , p' , + r₂ p" , + ... + ra P₁
Pi = r
(s)
(t) (t) (t) (0)
r₁ p'₂ + r₂p" :2 + + ra P₂ = r₂

(t) (t) (t) (a) (s)


r₁p'a + r, p"a + · • + roα Pa =ra
(s)
js) (s)
e osservando che il sistema ri r2 ... rα é necessaria-

mente uno dei (3) , avremo


(s)
(s) (s)
1 M₁ + ₂ M₂ + ... + ra Ma
X =R,
... + Ma iα-I

Onde le funzioni simmetriche di R, R₂ · · R saranno


μ -I
invariabili per le sostituzioni ( 11 ) e (12) , e quindi affinchè
la equazione di grado μ sia risolvibile algebricamente, do-
vranno esser funzioni razionali dei coefficienti , e quindi di
a, b, c, ... ; e R, R₂ .... R a dovranno esser radici di una
μ -1
equazione di grado -1 , che ha i coefficienti funzioni ra-
zionali di a, b, c, ...

Ora prendiamo le equazioni


( 269 )
P = Σχ a- I
m +m it .... + m i
1 2 α
μ rl m +...+ rl m
1 α
VR, = Σρ 2-1
m +m i +... + m i
3 2 α
.. m
rl m 1 +...+ rllαα
1 XC
✓ R₂2 = Σρ
Σp
m +m i + ... + m
1 2

α
μ -1) m +... tr.α( -1)
= Σρ 1 m
VR α ax
m +m i + ... + m i
1 2 α

Moltiplicandole rispettivamente per


-pl ル - rl n
1 1 αα
Р
-rll 12 12
I 1 α α
P

Sommandole, e osservando che la radice.

x α- 19
n +ni+ ... + ni
I 2 α

risulta nella somma moltiplicata per µ , e le altre per espres-


sioni della forma
α
t= μ -1 (t)
(m -n )- ... -r (m m ) -
I I 1 α α α
Р
1=0

r -"-1
"
-r (m = n -r(t)(m - n -r (m ·- n )
= α α α =
P Р 0,

si ricava
( 270 )
α
t= μ -1 n- ... - r n μ
I I α α
(19) x α- Ι + Р VR
n +ni + ... +n i
1 2 α t= 1

Per determinare compiutamente le R, rammentiamo che so-


no ris Ivibili algebricamente soltanto quelle equazioni che ban-
no il Gruppo decomponibile in Gruppi primi . Ora il Gruppo
più generale di una equazione irriduttibile e primitiva di gra-
do μ , che gode questa proprietà, Galois ha trovato esser
quello a cui soltanto appartengono le sostituzioni della for-
ma (11) , le μ - 1 potenze della

kh
(20)

dove kè radice primitiva della (5) , e le a potenze della

(21 )
( *) (*)

Dunque perché le funzioni algebriche date dalla ( 19) siano


radici di una equazione primitiva di grado p sarà necessa-
rio e sufficiente che le funzioni invariabili per le sostituzioni
(11 ), (20) e (21 ) siano funzioni razionali dei coefficienti , e
quindi di a, b, c ...
Le sostituzioni (20) sugl' indici delle radici , equivalgono
alle sostituzioni sulle R date dalle p -1 potenze della
Ꭱ .
(22)
Rt .
)

Infatti : eseguendo le ( 20) sulle x,, la R; diviene

m + r2(2),(m2 +' r(t)m)


I α a- 11
(23) Σρ
X(ma'
- ... + m (*). +m q( °), i
a a

(* ) V. la mia Memoria Sulla risoluzione delle equazioni algebriche.


P. I. §. 39, e Iournal de Liouville T. XI, pag . 406 .
( 271 )
Ponendo

m.q', + m₂2 q'2 + ... + ma g'a = M₁

m₁ q″ , + m₂q" 2 + ... + ma g'aα = M₂

(24)

+ mog(
maga Ma ,
M
m , q(a) +m, gla) a)

si avrà

M₂ +
m₁1 = ☎, M , + ☎ '2, M₂ + ... + J₂ M.
" "I
M₁ + ☎ 2, M₂2 + ... + wa
m₂2 = ☎ I, M, α Ma
(25)

m₂ =☎(a) M , + ☎(a) + +~ w(a) Mx-

Sostituendo nella ( 23) , negl'indici di x i valori dati dalle (24) ,


negli esponenti delle p, i valori dati dalle ( 25 ) , ed osservando
che è primitivo il sistema dei coefficienti delle (24 ) , e quin-
di per il Lemma II anche quello dei coefficienti delle 25 , e
che in conseguenza per qualunque valore di t
(t) (1) (e) (a) (t+ I )
ri 四十 2 • + ra α Eri

(t) (t) (t) (x) ( +1)


r₁ w₂2 + r₂ w₂2 + • ++ α 2 2

(t) (t) (t) (α) (2+1)


@'a +r₂ α + ra @ α = ra ;

avremo
( +1 ) (1+1)
Τι M, + ... fra Ma
Σ x
´M₁ + м₁i + ... + M¿¿α-1 ) =R₁+1.
སློབ་པ་
( 272 )
Le sostituzioni (21 ) equivarranno anch'esse ad a potenze
di una sostituzione sulle R, ; poiché ogni sostituzione (12 ) ese-
guita sulle corrisponde a una dello stesso ordine sulle R,.
Da ciò si deduce che le funzioni razionali delle R, inva-
riabili per le sostituzioni (22), e per le a equivalenti alle
(21 ) (le stesse R,t non cangiando valore per le (11 ) ) , saran-
no invariabili per le (11) , (20) e (21 ) , e quindi dovranno
esser funzioni razionali di a, b , c, ..... , e il Gruppo della
equazione di grado μ- 1 che ha per radici le R, dovrà
essere il prodotto di un Gruppo a cui appartengono le µª—1
potenze della sostituzione circolare (22) , per un Gruppo cui ap-
partengono soltanto le a potenze della sostituzione corrispon-
dente alle (21 ). Dunque per la Teoria del Galois che io ho
svolta nella mia Memoria sulla risoluzione delle equazioni al-
gebriche (Parte II), aggiungendo le radici di una eqnazione
Abeliana di grado a (*) la equazione di grado μ -1 che
ha per radici le R, dovrà divenire una equazione Abeliana,
e richiamando la forma delle sostituzioni circolari ( 22) si
dedurrà che fra le radici R,,
t dovranno aver luogo le equa-
zioni
R, = 5(R , ) , R3 = 0 (R₂ ) . . . R₁ = (R α ) ,
μ. -1

dove sarà una funzione razionale di a, b, c ... e delle


radici di una equazione Aheliana di grado ∞.

Firenze, nel Marzo 1855 .

(* ) Kronecker ha chiamato Abeliane le equazioni , al Gruppo delle


quali appartengono soltanto le potenze di una sostituzione circolare ,
e ha trovato la forma delle funzioni algebriche che possono sodisfarle.
( 273 )

SOPRA TRE SCRITTI INEDITI DI LEONARDO PISANO


PUBBLICATI DA B. BONCOMPAGNI
NOTE ANALITICHE
DI ANGELO GENOCCHI .
Teorica dei congrui .

(Continuazione V. pag . 251 ) (*) .

Una parte importante occupa nel libro de' quadrati la teo-


rica di certi numeri che Leonardo Pisano chiama congrui: ha
fatto dar loro questo nome la relazione e dipendenza scam-
bievole la quale lega ogni congruo a tre quadrati che a vi-
cenda si dicono congruenti al congruo ' . I quadrati congruen-
ti possono essere numeri interi o frazioni " ; se sono interi,
il congruo si forma prendendo due numeri interi ad arbi-
trio a, b , di cui supporremo maggiore il primo del secondo,
e moltiplicando insieme i quattro fattori s, t, a + b, a−b,
dei quali i due primi rappresentano a , b quando a + bè
numero pari e rappresentano 2a, 2b quando a + b è impa-
ri 3. Ai congrui così formati si riferisce il teorema che sog-
giungiamo, proponendolo con le parole stesse con cui lo cita
più innanzi il nostro autore.
11. Cuiuslibet congrui vigesima quarta pars est integra 4. Per
dimostrar questo teorema, Leonardo suppone dapprima 5 che

(*) Pag Lin.


2
236 21 x²1 +x²₂ +... +x²₂2 si corregga x₁² +x²₂2 +...+x²‚½
239 25 car. 17 car. 16
251 ult. Propos. II si legga Propos . 11.

I Pag. 84. Vocetur congruus quia congruit his (quadratis). -


Pag. 94. Quadrati erunt congruentes congruo.
2 Pag. 91. Congruum quod cadat in tribus quadratis qui sint ex
integris numeris. Sed cum fractionibus ecc.
3 Pag. 80. Si duo numeri ecc. Pag. 82. Factus numerus .
congruum appellari.
4 Pag. 92.
5 Pag. 80.

Annali di Scienze Mal . e Fis. T. VI. luglio 1855. 18


( 274 )
a, b siano primi tra sè , e a + b pari; allora a, b sono im-
-b
pari, e a + b26 ossia ab pari . Ciò posto, se è
2
a-b a+b
impari, sarà pari + b ossia e quindi ab di-
2 2

visibile per 4, e (a +b) (a — b ) divisibile per 8 ; se 2

pari, sarà ab divisibile per 4, e (a + b) ( a - b ) ancora


divisibile per 8. Onde se uno dei numeri a, b è divisibile
per 3, il prodotto ab(a + b) (a —b ) sarà divisibile per 3.8,
ossia per 24; se niuno di quelli é divisibile per 3 , sarà divi-
sibile ab
a , quando a eb lascino il medesimo resto ,
e a +b quando uno lasci il resto 1 e l'altro il resto 2 , e
in entrambi i casi il prodotto ab(a + b)(a -- b) sarà divisibile
per 3.8 24. È facil vedere che si dimostrerà similmente
• la stessa proposizione anche se a, b non siano primi tra sè ' "
2
e che se uno dei numeri a , b sarà pari e l'altro impari " il
prodotto o congruo 2a. 26(a + b)(a b) sarà divisibile
per 24.
Furono già osservate 3 le relazioni di questo teorema dal
Fibonacci con una proposizione dimostrata dal signor Len-
théric nel 1830, e con altro teorema proposto dal Gergonne
nel 1830 e dal Poinsot nel 1849 , che poscia negli Annali
del Gergonne e nei Comptes Rendus fu indicato appartenere
al Frenicle 4.
12. Somma di certe progressioni 5. Abbiansin numeri mag-

¹ Pag, 82,
2 Pag. 82. Et si unus.
3 Comptes rendus, t. XL, p. 777 e 779, Annali di scienze mat. e
fisiche, t. VI, p. 119.
4 Annali del Gergonne, t. XXI , p. 98 ; Comptes rendus, t. XXVIII,
p. 758,
5 Pag. 82: Si circa aliquem numerum.
( 275 )
giori di un numero dato h, ed altrettanti minori , e siano gli
uni
h + k₁ , h + k₂ , h + kз , ... h + k₂129,
gli altri
K3 , · .. h - kn :
— k₁ , h - k2₂ , h
h --

sommando a due a due i termini equidistanti da h, si tro-


verà sempre 2h, e quindi la somma di tutti i 2n numeri sarà
2hn , ossia h × 2n.
Questo teorema che somministra come caso particolare la
somma di qualsivoglia progressione aritmetica , è stato qui
posto da Leonardo Pisano per l'uso che se ne fa nelle que-
stioni seguenti .
13. Trovare quattro numeri interi x1 , x2 , x3 , y, tali che
si abbia
x²₂2 - y = x² I x³½2 + y = x²3 .

Il metodo dell'autore è molto ingegnoso egli considera che


2
ognuno de'quadrati x³ ,, x2 , x3 deve essere la somma d'
alcuni numeri impari consecutivi presi dall' unità , e che h
-
eguagliando tanto la differenza x², — x² , quanto la diffe-
2
renza x²"3 - x²₂ 29, deve essere la somma degli impari , che
2
entrano in x²,2 e non in x ,, e altresi di quelli che entrano
2
in ² , e non in x³2 ; quindi si propone di determinare y
in modo che il numero degl'impari componenti la prima delle
due somme eguali allo stesso y abbia una ragione data col
numero degl'impari componenti la seconda somma . Sia b : a
a a+b
la ragione data; potrà aversi minore o maggiore di
b -b'
poichè il caso dell'eguaglianza è dimostrato impossibile più
oltre da Leonardo Pisano 2.
Abbiasi primieramente 3

1 Pag. 83. Invenire numerum.


2 Pag. 96-98.
3 Pag. 83. Esto prius proportio: caso di ab pari.— Pag.90. Rur-
( 276 )
a a + b
:
a- b
introduciamo le lettere s, t col significato che già fu dichia-
rato, per comprendere i due casi di ab pari o impari, che
Leonardo tratta separatamente , e poniamo

m = s(a - b) , n = t(a — b) , p = s(a + b) ,


q = t (a + b) , v = mq , u = np.

Saranno m, n, p, q, v, u numeri pari, e si avrå


Ꭶ a +b
?

ossja
s(a - b) t (a + b) , m < q ;
di più v contiene m numeri eguali a q, e perciò secondo il
teorema del num . preced . contiene m numeri impari consecu-
tivi equidistanti a due a due da g ; similmente u contiene
n numeri impari consecutivi equidistanti a due a due da p ,
onde il numero degli impari componenti ve il numero de-
gl'impari componenti u stanno
:: mn : st :: a ; b .

Ora essendo pari q- m e q +m , dall'unità fino a q - m si


q ・m
trovano numeri impari , la cui somma z zı, eguaglia
2
2
m q+ m
9 e dall'unità fino a q+ m se ne trovano 9
2 2
2
q+ m
la cui somma z₂ eguaglia ; fra g- me q +m cadono
2

sus ex numeris ab et bg conjunctus sit impar : caso di ab impa-


ri. Le lettere s et sono usate in questo caso anche dall'autore. - A
pag. 85, lin. 4-6, si debbono manifestamente cancellar le parole: tunc
impossibile erit invenire duas multitudines imparium numerorum con-
tinuas in proportione quam habet numerus ag ad numerum dg. E alla
linea 14, in luogo di summa unitatis si deve leggere summa unitatum.
( 277 )
2m interi e perciò m impari consecutivi equidistanti a due
a due da q, e questi saranno i medesimi la cui somma è v .
D'altra parte si ha
-—b) , p — q = (s -
− t)(a + b ) ,
m + n = (8⋅ + t)(a
ond'è facil dedurre

m + n = pq , q + m =p — n;

quindi gl'impari compresi tra i numeri pari pn e p + n


sono quelli che seguono qm , e poichè il loro numero è
ne si trovano a due a due equidistanti da p, sono anche i
medesimi che compongono u . Finalmente la somma z3 di tutti

gl'impari esistenti da 1 fino a p + n , è il quadrato (P+" ).


2
Si ha pertanto
%₂ + u = z3 i
ezi , Z2 , %
Z3 sono tre quadrati; ma
- b) = u.
v = st(a + b)(a

Si risolverà dunque la questione proposta , assumendo


y= v = u , x² <
= %1 ) x²2 = %2 , x²3 = ˜3 ·
Abbiasi in secondo luogo I
a a
b
e si faccia

m = t(a + b), n = t(a — b) , p = s(a + b) ;


q = s(a -- b), = mq ,
v = is = np ,
intendendo s et come dianzi : sarà
S a+b
9
a-b
ossia

1 Pag. 89. Sed sit proportio: caso di ab pari. -- Pag. 91. Sed
sit proportio caso di ab imparí.
( 278 )

s(a - b) > t(a + b), q > m ,


e anche

pm = (st) ( a + b ) = (s + 1)(a — b ) = g + n,
-
q + m = p −n , v = st(a + b)(a - - b) = u .
Tutto il resto starà come nella prima ipotesi, e si conchiu-
derà egualmente

y = v = u , ecc.
Il valore di y è in ambi i casi
st(a + b)(a - 8),

quale già fu assegnato ai congrui ; e hanno appunto origine


da questo problema i congrui, talchè quando i numeri x、,
x2 , x3 , y soddisfanno alle due equazioni sopra riferite , il
2 2
numero y si chiama congruo, e x1 , x2 , x²3 sono i suoi
tre quadrati congruenti, abbiano essi le loro radici intere o
soltanto razionali .

Leonardo aggiunge alcuni esempi numerici : 1. ° fatto


a= 5 , b= 3,
trova
- 79
y = 240 , X2 = 17 , x = 23 ;
2. ° fatto
α= 3 , b= 1 ,
trova
y = 24 , x, - 1 , x₂ = 5 , x3 = 7 ;
3.º fatto
a= 2 , b = 1 ,
trova i medesimi valori

y = 24 , ecc.;
4.º ponendo
a=5 , b = 2 ,
trova
y = 840 , x = 1 , x = 29 , x3 = 41 ;

■ Pag. 88, 89 , 91 , 92 .
( 279 )
5.º ponendo
a = 7 , b = 5 ,
trova ancora

y = 840 ,
e si ha poi
x₁ = 23 , x₂ = 37 , x347 .
Il valore 24 che riceve y nel secondo e terzo esempio, è il 4
primo e più piccolo congruo che possa formarsi supponendo
x1 , x2 , ex interi , poiché ogni congruo così formato é
divisibile per 24 (num. 11 ).

Generalmente, essendo
sb ta ,
si troverà
- -
q m == [ t(a + b) — s(a — b) ] = (2ta - sa - tb),
-
I + m = t(a + b ) + s(a - b) = sa + tb 5

p + n = s(a + b) + t(a — · b) = 2ta + sa —·.. tb ,


e quindi
2ta satb sa + tb 2to +sa - tb
X X₂ = X3
2 2 2

Perciò se a + bè pari, essendo


8a , t = b,
si avrà
2ab - a² + b²
y = ab(a + b) (a - b) , x₁ = ± 2
a² + b². 2ab + a² -
x2 X3
2 2

se ab è impari , essendo

s = 2a , t = 2b,
si avrà

¹ Pag. 90. Et notandum quia 24. Pag. 91 : Et quoniam numeri.


Pag. 93. est 24 primum congruum.
( 280 )
- -
a² + b²),
y = 4ab(a + b)(a - b ) , x , = ± (2ab
2ab + a² - .b².
x₂ = a² + b² ," x3 =
Una questione più generale della precedente è stata sciolta
da Eulero nel tomo secondo, art. 225 , della sua Algebra ' ,
dove propostesi le equazioni

p² + azq² = r² , p² + bzq² = s²
trova i seguenti valori :

4vy(v +ay) (v + by)


2 p = v². - aby² ,

± r = v² + 2avy + aby² , =
sv² = 2bvy + aby².
Il caso trattato da Leonardo Pisano corrisponde all'ipotesi
di a = -1 , e b + 1 , e perciò all'esempio primo d'Eu-
lero ( ivi, art. 226 ) , e allora il valore di z or riferito ci darà
Р ci
l'incognita y del problema di Leonardo, il valore di
q
r
darà x₂ e quelli di e ci daranno xı e x3 , e si po-
q q
trà scegliere q in modo che questi valori riescano interi: fa-
cendo q = 2 nel caso di a + b pari , e q = 1 nel caso di

ab impari si otterranno le formule di Leonardo Pisano .


Secondo un'osservazione del celebre matematico di Basilea 2
si risolve nello stesso tempo anche il caso di a = 1 e b= 2,
ossia il sistema delle equazioni
2 2
x² + y = x²₂Х 2 , x² 1 + 2y = x² 3 •

14. Insegna Leonardo 3 a trovare altri congrui per mezzo


del primo congruo 24. Essendo
522412 , 5² + 24 = 72 ,

1 Ch . XIV. Neuvième question : edizione di Lione, anno 3, pag.


286-289.
2 Ivi, art. 227 , pag. 292.
3 Pag. 93. Quoties enim 24.
( 281 )
se si moltiplicano i membri di queste equazioni per un qua-
drato h² , si vedrà che il prodotto 24h2 sarà un congruo, e
i quadrati congruenti saranno
h² , (5h)² , (7h)² ;
si avrà di più
24h² =·(2h + 1 ) + (2h + 3) + ... + (10h — 1 )
== ( 10h + 1 ) + ( 10h + 3) + . . . + (14h — 1 ) ,
e così 24h equivarrà a due somme d'impari consecutivi , la
prima composta di 4h termini, la seconda dì 2h, onde il nu-
mero degl'impari componenti la prima somma sarà doppio
dell'altro, come pel congruo 24. Altri congrui ancora si for-
mano moltiplicando 24 per le progressioni di quadrati già
considerate nel num . 10 :
1² + 2² + 3² +. · ·, 12 + 32 +52 + ...,

k² + (2k)² + (3k)² + . . . 、

la cui somma è della forma qrqr); infatti il prodotto


6k
qr(q + r) 4qr(q + r) (r− q)
24 X =
6k k²

a motivo di k = r- q , e perciò un tal prodotto si ottiene


altresì dividendo per un quadrato il congruo y del num . prec.
e prendendo a = r , b = q , laonde anch'esso è congruo, e
si compone di due somme d'impari in modo che grè : la
proporzione del numero dei termini d'una somma a quello
dei termini dell'altra.
Leonardo reca l'esempio del congruo
84024 × (1² + 3² + 5²).
Prendendo
q = n, r= n + 1 , k = 1 ;
q=
1 = 2n - 1 , r = 2n + 1 , k = 2 ;
q = nk , r = nk + k,
noi possiamo dedurne che i congrui composti nella riferita
( 282 )
maniera saranno compresi nelle tre formule

4n(n + 1 )(2n + 1 ) , 8n ( 4n² - 1 ) , 4k²n(x +1 ) (2n+ 1)


da cui come è facil vedere non si hanno tutti i congrui som-
ministrati dalle generali espressioni trovate per y. Per otte-
nerli tutti con lo stesso metodo , bisognerebbe che q ed r
si potessero assumere entrambi ad arbitrio come a e b, os-
sia che il teorema del num. 10 si stendesse a tutte le serie
formate coi quadrati dei termini d'una progressione aritme-
tica qualsivoglia ora se g ed h siano i primi due termini,
peqi due ultimi d'una progressione aritmetica, facendo
k= h − g= q — p, r = q + k,
si avrà

qr(g + r) = 2q³ + 3kq² + k³q


pq(p + q) = 2q³ — 3kq² + k³q ,
gr(g + r) = pq(p + q) + 6kq²,
e retrocedendo di mano in mano ai termini anteriori , se ne
trarrà
gr(q + r) = gh(g + h ) + 6k(h² + . . . + p² + q²)
= gh(gh) — 6kg² + 6k(g² + h² + . . . + p² + q²),
sicchè converrebbe che fosse

gh´g + h) == 6kg² ,
e perciò
2g3 + 3kg² + k³g = 6kg² ,
ossia
g² 3 9 1 9 3 9 1
= =
k² 2 k 2 k V 16 2
k
onde risultano per g soltanto i due valori ke ; adun-
2
que le sole progressioni aritmetiche per cui vale il teorema
del numero 10 sono
1 3 5
k, 2k, 3k , · • k, k, k · ·
2 2 2
( 283 )
e si formano moltiplicando per k la serie de'numeri naturali,
1
o per quella de'numeri impari .
2

Tuttavia perchè sono multiplici di 24 tutti i congrui a


cui corrispondono tre quadrati interi , Leonardo Pisano ' li
considera come generati dal primo di essi 24.
15. Si dimostra un teorema dianzi supposto, cioè che mol-
tiplicando o dividendo un congruo per un quadrato si produce
un nuovo congruo 2. Infatti moltiplicando o dividendo per h²
i membri delle equazioni

x²₂2 - y = x² , x²₂2 + y = x²339,


si scorgerà che h'y è un congruo i cui quadrati congruenti
sono

(hx₁) ² , (hx₂ )² , (hx3)² ,


y
e che è un altro congruo i cui quadrati congruenti sono

2 2 2

h
倍)
( , 倍) ,
( h
(
完)

Aggiungendo questo teorema a ciò che fu trovato nel num.


13 si avrà la soluzione più generale possibile del problema
quivi proposto e non solo pel caso in cui si vogliono ₁ ,
xe x3 interi, ma eziandio per quello in cui si ammettono
le frazioni. Per chiarircene rappresentiamo x,, x2 , x3 con
Pi P₂2 P3
tre frazioni d'ugual denominatore -, talchè, re-
q 9 9
stando sempre y intero, siano da sciogliersi con numeri in-

Pag. 92-93 : Unde cujuslibet congrui vigesima quarta pars est


integra ut superius ostensum est, (sequitur quod est) 24 primum con-
gruum quod inveniri potest cum integris quadratis numeris, et ab ipso
24 generantur omnia congrua . Credo che debba leggersi così questo
passo, separandolo dalla proposizione che lo precede e che finisce con
le parole ducto in binarium.
2
Pag. 93. Si congruum aliquod. ― - Pag. 94. Similiter ostendetur.
( 284 )
teri le due equazioni
2
p²₂2 — q'y = p²₁I , p²₂ + q²y = p23 :
Pie pз saranno ambedue pari o ambedue impari, e facendo

Pi + P3 P3 -PI
r3 =
2 2

avremo r、 e rз interi; poi ne dedurremo


2
2p²₂ = p² I + p²3 = (r , + r3) ² + (rı — r3) ² ,
2 2
2q2y = p²3 - p², = 4r, r3 ,
ossia
2
p³½ = r² + r³3 ,, q³y = 2r₁ r3 ·
Alla prima di queste si soddisfa generalmente ponendo
P₂ = m(a² + b²) , r₁ = m(a² — b²) , r3 = 2mab ,
e allora la seconda porge

4m²ab(a² -19 63)


y 2 ;
q
cosicchè scelti ad arbitrio i numeri interi m, a, b, si prenderà
per q² un divisore quadrato del prodotto

4m²ab(a² - b²) ,

e si otterrà per y un numero intero; finalmente si avrà

p₁ = r₁ — r3 = m(a² — b²) — 2mab , P₂ = m(a² + b²) ,


p3 = r₁₂ + r3 = m( a² — b²) +2mab,

e se ne dedurranno x ,, x2 , x3 . Se vuolsi che anche que-


ste incognite abbiano valori interi , basterà prendere q =1;
ma in tutti i casi è palese, che i valori generali di y e di
2 2 2
x²1I , x2 , x²3 sono i medesimi del num. 13 moltiplicati o
divisi per qualche quadrato .
Nelle formule precedenti si può supporre , che a e b siano
primi tra sè, poichè se avessero un comun divisore λ , si
farebbe
a = λa' , b = λb ' , m ' = mλ²
( 285 )
e si riprodurrebbero le stesse formule col solo cambiamento
di a, b, m in a', b ', m', ma non sarebbe fattore di a'e b'.
Si può anche supporre che m sia primo a q , poichè chiamato
il loro massimo divisor comune , e posto
m = µm', q = µq' , Pi = µp',
P₁ p3 = µp" ,
p₂ = µ‚p" , P3
si avrà
p""
X1 X2 " X3 = 9

q' q
e nei valori di y, x1 , x2 , x3 non sarà avvenuto altro cam-
biamento che quello dei numeri me q nei numeri primi tra
sè m ' e q'.
Ora per aver tutte le soluzioni intere , dovendo
P2 essere intero come y, si dovrà prendere q fra i divisori
q
comuni di 4ab(a² — b²) e a² + b² , poichè q è primo ad m ;
ma essendo a e b primi tra sè , a² + b² sarà primo tanto
con a² quanto con 62 , e perciò con a e con b , e col pro-
dotto ab, e non potrà aver comune con a² b² verun di-
visore, salvo il 2 nel caso di a e b impari entrambi , onde il
solo divisor comune di a² + b² e 4ab(a² — b² ) sarà 2 nel
caso di ab pari . Adunque q potrà ricever soltanto due
valori q = 1 e q = 2, e anzi non ammetterà il secondo se
non sia pari a + b. Si ottengono così tutte le soluzioni in-
2
tere moltiplicando pel quadrato intero m² i valori di y, x²I
x229, x3 trovati con Leonardo Pisano nel num . 13.
Ma si può anche prescindere dal caso di a + b pari , e
considerar soltanto quello di a + b impari, facendo perciò in-
distintamente q = 1 . Imperocchè se a e b sono impari en-
trambi, si può prendere
a+b a-b
a' = b'
2 2
onde
a = a'b' , a ' —'
b = a' b' ,
— b'
e a' , b' saranno due numeri interi la cui somma eguaglian-
( 286 )
do a sarà impari; nello stesso tempo si avrà
aba¹² - —- b¹², a² — b² = 4a'b' , a² + b² = 2 (a'² + b¹²) ,

sicché nei valori di y , P、, P2 , P3 saranno sostituiti a' e ¿'


ad a e b senz'altro cambiamento.
Le formule d'Eulero concordano pienamente con le prece-
2
denti, salvo l'aggiunta del fattore mo m² che da Eulero fu
ommesso come sottinteso da sè in tutte le formule di que-
sto genere .
Pel calcolo dei congrui, che Frate Luca Pacioli dice numeri
congruenti, mentre chiama quadrato congruo il quadrato se-
condo o medio x²₂2 (nomenclatura seguita dal Cossali) , il Li-
bri ha desunta da una regola di quell'autore la formula
4n(n + 1) (2n + 1),
che abbiam veduta (num . 14) nascere dal moltiplicare il 24
per la somma de'quadrati dei primi n numeri naturali. Ma
non è questa la sola regola, che abbia data il Pacioli per
2
formare i congrui : nell'opera sua egli insegna un metodo
più generale, che si epiloga nelle formule

y = 4ab(a + b)(a — b) , x₂2 = a² + b² ,


e che quindi riproduce una regola di Leonardo Pisano senza
distinguere tra i casi di a + b pari od impari ; queste for-
-
mule si hanno dalle precedenti supponendo m = 1 , q = 1 .
Anzi il Pacioli aggiunge una Tavola di congrui e congruenti ,

Histoire des Sc. mathém. en Italie, tom. III, Note XXVIII , pag .
283 .
2 Summa de arithmetica ecc., Tusculano 1523. Nella Distinz. 1ª,
Tratt. 4º, Art. 7.º (car. 13 , verso , della prima numerazione ) defini-
sce i congrui e i congruenti , e dopo aver date regole particolari per
formarli, all'art . 8.º (car. 14, verso) promette di esporne fra le specie
dell'algorismo un'altra generalissima al medesimo effetto avvenga che
per altre parole, con una Tavola dei detti numeri. Questa regola più
generale e la Tavola si trovano nella Distinz. 2. , Tratt. 6°, Art.º 5º,
car. 46.
( 287 )
per compilare la quale sembra .
aver usate le formule

y = 4m²ab(a + b )( a - b ) , x₂ = m(a² + b²),


che suppongono g =1 ma lasciano m indeterminato : poichè in
quella Tavola troviamo per esempio i numeri congruenti
216, 864, 1080, 2160 , 2904 , 4704
coi loro quadrati congrui

125, 900, 1521 (*), 2601 , 3025, 4900,

che non si ottengono nell'ipotesi di m = 1 , non essendo spez-


zabili in due quadrati le loro radici
15, 30, 39, 51 , 55 , 70.

A ciò non pose mente il Cossali che adoperò soltanto le for-


mule corrispondenti alla posizione q = 1 e m= 1 , diede

una Tavola più ristretta di quella del Pacioli , nè seppe im-


maginare altro mezzo di recarla alla dovuta. generalità che
l'introdurre quantità irrazionali ; quindi reputò imperfette le
Tavole degli antichi algebristi perchè limitate ai congrui
e congruenti che generazione ricevono dai numeri razionali in-
teri , e per formare a cagion d' esempio il congruente 216
col quadrato congruo 225 stimò necessario ricorrere ai valori
irrazionali
a = √13 } , b = √11 ,

mentre i numeri 216 a 225 sono compresi nella Tavola di


frate Luca, e risultano dai valori razionali interi

a= 2 , b= 1 , m = 3. (**)

I Forse (ciò che torna poi allo stesso) il Pacioli fece uso del teo-
rema, giusta il quale, moltiplicando un congruo per un quadrato, si
forma un congruo .
(*) Nella Tavola del Pacioli si trova per errore di stampa 1512.
(**) V. Cossali , Origine , trasporto in Italia , primi progressi in
essa dell'Algebra, vol. I da pag. 125 a pag. 131 (Cap. V , Quadro II ,
Parte III) .
( 288 )
16. Trovare un congruo la cui quinta parte sia un quadrato ¹.
Si prenda a 5 : se può determinarsi b in modo che
b, a + b , ab

siano quadrati, è chiaro dalla espressione del congruo y che


il problema sarà sciolto . Ora posto
b = g² , a + b = h² , a -
− b = k²,
si avrà
5 — g² + k² ,
onde
g= 1, k= 2,
oppure
g =2 , k= 1;
ma la prima supposizione renderebbe
a +b = 5 +1

che non è un quadrato resta dunque la seconda , che porge


b = 4 , a+b=9, a - b = 1 , y = 4ab(a +b) ( a — b ) = 720.

Si può ampliare la questione ponendo


a = nf² , -
b = g² , a + b = h² , a — b = k² ,
donde si trae

a² — b² — h³k² , a² = b² + (hk)² ,
e però
a = a² + ß², b = a² — ß² ,
Ovvero
b = 2αß.
Sarà dunque
g² = (a + B)(a — B),
Ovvero
g² Σαβ :
nel primo caso si farà
a + B = p² , a — ß = s² ,

¹ Tre scritti inediti di Leonardo Pisano, pag. 95. Il testo dice :


volo invenire congruum cuius quinta pars sit integra . Ma è chiaro che
in luogo di integra si deve legger quadrata.
( 289 )
e si avrà
r4 +84 r4 +84
b = r²s² ,
2 2f2
2
f²r²s² r4 s4
y = Anf°r's '("* 2
—³¹ ) ” , 2, = n'ſ + Nd ;

nel secondo caso si farà

a = r² , В = 2s² ,
B
e risulterà

r4 + 484
b = 4r² s² 9 a = r4 + 4s4 , n=
f
y = : 16nf² r² s²(r4 + 4s4 )² , x₂ = n²ft + 16r4 s4 .

Pertanto si potrà determinare un congruo la cui n.sima parte


sia un quadrato, ogniqualvolta n abbia una delle forme
rt + st r4 + 4s4
9
2f2 f²
Essendo

34 + 1 = 2. 41 , 54 + 1 2.313 , 1+ 4 = 5 ,
1+ 4.1665 , 1 +-4.34 = 13. 52 , 34 485

si risolvono dunque con queste formule i casi di


n = 41 , 313, 5 , 65, 13, 85.

17. Hec questio predicta in prologo libri hujus ¹ . Si tratta


del problema di Giovanni Palermitano, cioè di render qua-
drati
x² + 5 , e x² - 5.

Poichè 24 è il minimo congruo i cui quadrati congruenti


siano interi, non è possibile di risolver il problema con nu-
meri interi; ma si può risolverlo con frazioni razionali , es-
sendosi trovato il congruo
y = 7205.122
(num. 16 ), poichè preso

¹ Ivi , pag. 96 .
Annali di Scienze Mai . e Fis. T. VI. agosto 1855 . 19
( 290 )
a= 5 , b = 4 , m = 1 , q 12 ,

le formule del num. 15 daranno

P₁ = 31 , p₂ = 41 , p3 = 49 ,
e quindi il numero cercato x sarà il valor corrispondente di
X21 ossia

P2 41 5
=3
q 12 12

Le formule del num. prec. permettono di sciogliere altri


problemi simiglianti. Così se voglionsi i quadrati congruenti
d'un congruo dato n che sia d'una delle forme
rt + s4 r4 + 484
2

si prenderà nel primo caso


n²f² + r4 84
+ x2 -
=
frs( 484)
e nel secondo
n²f4 + 16r4 s4
x₂
x2 =
4frs(r4-484)
Se per esempio
n = 13 ,

pel qual valore il problema è risoluto nel libro di frate Luca


I
senza che siavi spiegato il metodo ¹ , si farà nell'ultima for-
mola
r= 1 , S= 3, f = 5 ,
e si troverà
106921 2 164568241
X2 2 30
19380 ' 375584400

1 Summa de arithmetica ecc., Distinz . 1ª , Tratt. 4º , Art. 8, car.


15, recto. Il Pacioli dice semplicemente : farai per le vie sopra date e
troverai ecc., ma non vedo quale delle regole da lui prima esposte
possa condurre alla soluzione cercata.
( 291 )
qual è dato dal Pacioli. Il congruo la cui n.sima parte é un
quadrato, salirà in questo caso a 1126753200.
In generale se, dato un congruo n qualsivoglia, si doman-
dano i quadrati congruenti, si dovrà soddisfare con numeri
interi all'egualità duplicata
2
2
p²₂- nq² = p² , p²₂ + nq² = p²3 ,
da cui risulta l'equazione biquadratica
p4₂2 — n'q4 = p² ,

indicato con pil prodotto p. P3 . Ma pel teorema del num .


15 si può liberare n da ogni suo fattore quadrato , e allora
nelle formule ivi ottenute si potrà fare m = 1; supponendo
poi a e b primi trà sè , l'uno pari e l'altro impari , si avranno
per p₂ e yq² valori primi tra sè , e per p₁ , pз valori primi
tra sẻ ed impari . Da ciò si dedurrà che sciogliendo la rife-
rita equazione biquadratica con valori di p impari e primi
a p₂ si scioglierà nel tempo stesso la proposta egualità du-
plicata.
Si può eziandio fare

P2 p
= x,
q

e cercar di risolver con numeri razionali l'equazione pari-


mente di quarto grado
2
x4 - n² = x².
Inoltre la formula

4m² ab(a+ b)(a ✔ b)


y 2
q

mostra che ogni congruo moltiplicato o diviso per numeri


quadrati è l'area d'un triangolo rettangolo i cui lati hanno va-
lori interi, poichè i cateti d'un tal triangolo hanno la forma
2pab , μ(a - b²),

´e quindi la sua arca è


µ³ab(a² —- b²).
( 292 )
Si tratterà dunque di formar un triangolo rettangolo con nu-
meri interi senza conoscer altro che la sua area. I francesi
Vieta e Bachet si proposero il problema Invenire triangu-
lum rectangulum cuius area sit datus numerus, ma non lo sciol-
sero fuorchè supponendo note altre cose oltre l'area : così Ba-
chet suppone noto un biquadrato , che accresciuto del quadrato
dell'area raddoppiata faccia un quadrato , e perciò non risolve
la question precedente ma soltanto dimostra ch'essa riducesi
all'equazion biquadratica
x4 + 4n² = z² ,

come del resto apparisce dall'identità

(µa² — µib²)4 +4 (µ³ab)² (a² —b²) ² = (µa² —µb²)(µa² +µb³) ³.


Se poi nella espressione di У facciamo
a 9
y = n, e X,
b 2mb2

oppure
b 9
= xX, = 2,
a 2ma2

ridurremo il problema a sciogliere con numeri razionali una


delle seguenti equazioni cubiche, indicate anch'esse da Vieta
e da Bachet 2,
x3 -- X nz² , x - x3 = nz² .

18. Dimostra Leonardo Pisano 3 l'impossibilità della propor-


zione
aba + b : a ---- b,

qualunque siano i numeri interi a e b . Ammettiamo infatti


questa proporzione e chiamiamo s et due numeri che siano

1 Vedi il 20° dei problemi posti da Bachet dopo la quest. 26, Li-
bro VI, di Diofanto (Ediz. di Tolosa 1670, pag. 338 ).
2 Vedi lo Scolio del detto problema, ivi , pag. 339.
3 Pag. 96. Si duo quilibet quadrati numeri . Evidentemente la pa-
rola quadrati deve qui togliersi.
( 293 )
eguali ad a eb nel caso di ab pari , e doppi di questi
nel caso contrario; posto come nel num. 13
m = s(a ― b), n == t(a · b); p = s(a + b) ,

q = t(a + b) , v = mg , u = np ,

si avrà come ivi


u = vr p− q = m + n.

Ma inoltre sarà
stab : a - b,
e perciò
s(a - b) = t(a + b) , m == q ,
onde e per conseguenza u sarà un quadrato. Ora u è la
compresi tra i due numeri pari
somma di tutti gl ' impari
2
p — ne p + n , mentre v ossia m² è la somma degl'impari
compresi da 1 fino a 2m , ossia da 1 fino a p— n , perchè
Ρ - n = q + m = 2m ;

dunque vu sarà la somma degl'impari compresi da 1 fino


2
a pn, e quindi si avrebbe un quadrato (P + )* doppio

d'un altro quadrato v = m² , la qual cosa è impossibile.


19. Da questo teorema Leonardo Pisano deduce una con-
seguenza importante, cioè che nessun quadrato può esser con-
gruo. Giova riferir le parole del testo : Ex hoc enim ostende-
tur quod nullus quadratus numerus potest esse congruum, quia
si possibile esset, etiam esset proportio coniuncti duorum adia-
centium numerorum ad residuum sicut maior eorum ad minorem. I
Come si vede , l'Autore afferma che se un quadrato fosse con-
gruo si avrebbe
a : b :: a + b : a -- b .

e sopra questa proposizione fonda la sua dimostrazione; ma


reca meraviglia ch'egli lasci una tal proposizione ausiliaria

1 Pag. 98.
( 294 )
senza una parola per provarla o illustrarla mentre dimostra
con tanta cura ed esattezza altre proposizioni come sono
quelle del num . prec. 18 e del num . 11 , e ciò farebbe so-
spettare una lacuna nel manoscritto ' . Checchè ne sia , esporrò
una maniera che mi sembra abbastanza semplice di provare
rigorosamente l'indicata proposizione sussidiaria.
Potendosi (num . 15) ogni congruo dedurre dalle formule
del num . 13 , sol che siano moltiplicate pel quadrato d'un
numero razionale, basterà occuparsi dei congrui ivi conside-
rati . Sia dunque, ritenendone le convenzioni e denominazio-
ni, un quadrato il congruo vmq : possiamo inoltre sup-
porre (num. 15) che i numeri a, b siano primi tra sè, l'uno
pari e l'altro impari . Ora se si ammette mq, ne risulterà
immediatamente la proporzione

s : 1 :: a + b : a b,
ossia
a : b :: a b :a b

che si deve dimostrare ; se non si ammette mq , la dif-


ferenza qm sarà un numero intero pari , e quando possa
ricevere diversi valori pei quali i corrispondenti valori di v
siano quadrati , ne avrà uno che sarà minore di tutti gli al-
tri. Si chiami 2f l'unico valore o il minor valore di q - m a
cui corrisponde v quadrato, e questo valor corrispondente di
v si chiami k², talchè nelle equazioni
2 -
2 — y = x² I、 ; x²₂2 + y = x³3
x³½
si avrà (num . 13 )
y = k² , x₁ = f:

I Non posso però tacere che le due traduzioni del Liber quadra-
torum esistenti nella Biblioteca pubblica comunale di Siena e nella I. e
R. Palatina di Firenze sono in questo luogo pienamente conformi al
Codice Ambrosiano. Debbo la comunicazione dei passi corrispondenti
di quelle traduzioni alla squisita cortesia del Principe Boncompagni che
le scoprí.
( 295 )
agli stessi valori corrispondano anche
x29 , =h :
X3 =
sarà dunque ƒ l'unico o il minor valore di x, che in quelle
due " equazioni possa corrispondere ad y quadrato . Ma sarà
k² = mq ,
1 1
e -m, q saranno primi tra sè¹I 9 onde avendosi la
2 2

proporzione continua
1 1 1 1
-m : k
2k 2
1 1
saranno m e 9 due quadrati ² ; essendo
2 2

a(ab) , e b(a + b)
due quadrati, dimostreremo in egual modo che
a, ab , e b, a + b

sono pure quadrati , e fatto

a − b = f² , a = g" , a +
+ b = h'² ,,
= h¹² b = k" ,
otterremo
g¹² --
— k'² = f¹² , g'² + k'² = h'².
Adunque le precedenti equazioni ammettono anche la solu-
zione
x₁ = f' , x₂ = g ' , x3 = h' , y = k'².
Di più si avrà
f² -
= g² — k² = (gk) (gk), ga² + b² ,

e perciò
f
° > a² + b² > (a — b)² ,
ossia
f > 14 ,
e con maggior ragione
f>f.

1 Elementi d'Euclide, Lib. VII , Propos. XXVII e XXX.


2 Ivi, Lib. VIII, Propos . I e II.
( 296 )
Dunque f non sarà l'unico nè il minor valore di x,, contro
al supposto dunque si dovrà concludere m = Я ossia
a: ba + ba - b.
Ciò dimostrato ne segue immediatamente il teorema so-
vra proposto di Leonardo Pisano . Si enuncia lo stesso teorema
dicendo che non è possibile trovar due quadrati la cui som-
ma e differenza siano altri quadrati , oppure ( per le osserva-
zioni fatte nel num . 17 ), che l'area d'un triangolo rettangolo
in numeri non è mai un quadrato ; ed in questi termini fu
proposto da Fermat . Così l'italiano geometra antivenne il
francese, nè se gli potrebbe ascrivere a grave colpa , come
bene osservò il Sig. Woepcke, se anche non avesse saputo
trovarne una dimostrazione compiuta, perocchè in questa sot-
tilissima parte della matematica che ricerca le proprietà dei
numeri , si grandi sono le difficoltà, che anco dopo tanti pro-
gressi dell'analisi avvenne più volte a sommi uomini , per
esempio ad Eulero e Legendre, di cadere in somiglianti im-
perfezioni 2. Per questo medesimo teorema dell'area del tri-

I Lettera a Digby 7 aprile 1658 (Wallis , Opera mathematica , Vol.


11 , Oxoniae 1693 , pag . 844 ) ; Osservazioni sopra Diofanto , Lib. VI ,
prop. 26 (Tolosa 1670, pag. 338) .
2 Fermat più volte asseri come certissimo , sebbene confessasse di
non possederne la dimostrazione, che ogni numero 2 + 1 fosse primo
nel caso di x 2" (Fermat, Varia Opera mathematica , Tolosa, 1679 ,
pag . 162; Wallis, Op. math., Vol. II , p. 858) , la qual proposizione fu
riconosciuta inesatta . Lagrange notò pure nel § . VIII delle sue Giunte
all'Algebra d'Eulero (ediz. di Lione, anno 3, pag. 630—639 ) le imper-
fezioni del metodo dato da Wallis e Brouncker per iscioglier l'equa-
zione p2:- Aq² + 1 , e dimostrarne la possibilità; Ozanam nella sua
Algebra lo attribuisce a Fermat, che avea proposto questo ed altri pro-
blemi come stida agl'Inglesi (Wallis, loc . cit . pag. 759 e 767 ) . Fermat
riconobbe la legittimità delle loro soluzioni : Illustrissimos Viros Vi-
cecomitem Brouncker et Johannem Wallisium quaestionum numerica-
rum a me propositarum solutiones tandem dedisse, legitimas libens agno-
sco, imo et gaudeo . . . fatentur Gallis propositis quaestionibus satisfe-
eisse Anglos (ivi , p. 857).
( 297 )
angolo rettangolo , quell'acuto ingegno del Wallis ci lasciò in
una lettera del 20 giugno 1658 una dimostrazione non meno
imperfetta della sopra citata di Leonardo Pisano ; dopo aver
2
espresso con a² -e² un , cateto del triangolo e con a e la metà
dell'altro, aggiunge semplicemente : Et proinde (cum duorum
quadratorum differentia , atque eorundem medius proportionalis
V
non possint esse plani similes), qui ab ipsis fit (hoc est area tri-
anguli) non potest esse numerus quadratus. Quod erat demon-
strandum . Ricorre quindi come Leonardo Pisano ad una
proposizione ausiliaria non evidente nè dimostrata , cioè che
a² - e² , ae non siano numeri piani simili; anzi osservo che
supponendo simili questi numeri, e considerando i lati a+e,
a - e del primo come omologhi ai lati a , e del secondo , si
avrebbe la proporzione
a e a + e : a ----- e "

e quindi il postulato del Wallis sarebbe appunto il medesimo


che quello di Leonardo Pisano .
Ma gioverà esaminare alcuni problemi posti dall'arabo
Bebâ- eddin alla fine del suo trattato di calcolo (Khélasat al
Hisàb), perchè s'è voluto da essi indurre che i matematici
arabi conoscessero un'altra delle proposizioni negative di Fer-
mat 2. Lasciando stare che Behâ- eddin . vissuto dal 1547 al
1622, è molto posteriore al Fibonacci , noteremo ch'egli af-
ferma la difficoltà ma non l'impossibilità di que ' problemi ,
poichè dice riferirli pour exciter à les résoudre et à les dévoi-
ler ceux qui sont doués de facultés brillantes 3 ; e vedremo in-
fatti che non tutti sono impossibili . Essi sono i seguenti :
1. Si tratta delle equazioni simultance
x + y = 10 , x) (y + √ y ) = n ,
(x + √x)

I Lettera a Digby 20 giugno 1658 ( Wallis , loc . cit. pag . 856) .


2 Nouvelles Annales de mathématiques par MM. Terquem et Ge-
rono, anno 1846 (tom. V, pag. 323 ) .
3 Ivi , pag. 312 .
( 298 )
in cui n è un numero dato. Poniamo più generalmente in
luogo della prima
x+ y= m ,
inteso per m un altro numero razionale come n : dalla se-
conda si ha
xvy + y√ x = n -— xy — √xy ,
ed elevando a quadrato,
-
2n√xy = n² + x² y² — x³y — y²x — (2n 1)xy ,
onde se x, y sono razionali sarà tale anche xy . Fatto
√xy = z ,
risulterà
z² = xy = x(m ― x),
e quindi ponendo
z = tx ,
si otterrà
m mt2
X= y =
1+ 12 1+t²
Ma si ha pure
n xy = √ xy + x\/ y + y \ x = √xy(1 +\ ^ x + √ y) ,
talche dovrà esser razionale anco

√x + Vy ,
ossia
m
(1 + c)

Sia dunque
1 + t² = mu² .

Se questa equazione si può sciogliere con numeri razionali ,


si determinerà t, e se ne dedurranno x e y razionali . Preso
m = 10 , t = 3 , u = 1 ,、
risulta
X= 1 2 y = 9,
e perciò
n = 24 :
laonde per questo valore di n il problema é possibile.
( 299 )
2. Risolver le equazioni simultanee
2
x² + 10 - y² , x² - 10 =z² .
Questo problema appartiene come si vede alla teorica de'con-
grui. Fatto

x=
u

con t, u interi e primi tra sè, si avrà


2
t² + 10u² = u²y' t² ― 10u² = u³z² ,

et sarà impari, u pari , poichè altrimenti il primo membro


di queste equazioni avrebbe una delle forme
4k +2 , 4k + 3

che non convengono ad un quadrato. Si trarrà da esse


14 LAY·100u4 = v² ,
ponendo
v = u²yz :

quindi per le formule de'triangoli rettangoli, si avrà


i² = m² + n² 9 10u² = 2mn ,

em, n saranno primi tra sè l'uno pari , l'altro impari . Bi-


sognerà per soddisfare alla seconda porre

m = p² ." n = 5q ,
onde
t² == p4 + 25q4 .

Se si suppone p pari , q impari , questa dà


2
p² = 2rs , 5q² == r² s³ ;
avendo 5q la forma
8k +5 ,

sarà r impari, s pari, e dovrà farsi


p = 2t ' u' , r == { 2 , s = 2u'³ ,
e perciò
5q² = 1'4 --- 4u4 ,

equazione impossibile perchè fatto


( 300 )
q = r's'
darebbe
12
t'² ± 2u'² = pl² , t'² = 2u'² = 5s' "
e quindi
22258'2 ,

dove essendo r', s ' , t' impari , il primo membro avrebbe la


forma
2 (4k + 1 ),
e il secondo la forma diversa

2(4k + 3).

Sia dunque p impari e q pari : si farà


p² = r² ---
— s² , 5q2 = 2rs ,
sarà s pari , r impari, ma non si potrà supporre
12
q = 2t'u', r = 5t'² , s= 2u¹² ,
perchè ne risulterebbe

p² = 251'4-4u'4 ( 5t'2 + 2u '' ) (5t¹² — Qu'²) ,


e
51¹² + 2u'² , 5t2-2u2 ,

dovrebbero esser due quadrati impari , mentre avrebbero la


forma
8k + 5 ,
ovvero le altre
8k + 3 , 8k +7.
Si supporrà dunque

q = 2t'u' , r = t'² , s = 10u'² ,


e si otterrà
2
p² = t'4-100u'4 ,

equazione simile alla precedente fra t, u, v , e che potrà si-


milmente trattarsi ; ma sarà

u = pq = 2pt'u' ,
e però
u' < u .
Continuando si troverebbe

u" < u ' ,


( 301 )
indi
u'" < u", ecc. ,
e si avrebbe così una serie infinita di numeri interi decre-
scenti u, u' , u'" , il che è assurdo . Si concluda che la
questione proposta è impossibile.
3. Equazioni simultanee
x = 10 - Vy , y = 5 − √x.
Fatto
z = 10 - x ,
se ne trae
y =
У 2 , ( 25 ) ² + ≈z — 10 = 0 ;

ora dai segni che prenderà il primo membro di questa equa-


zione si conoscerà che le sue quattro radici sono comprese
tra - 3 e -2, -2 e 1, +1 e +2 , +2 e +3 , e che
quindi esse sono reali ma irrazionali . Il problema è dunque
impossibile con numeri razionali.
4.º Equazione
x³ — y³ + z³.

La sua impossibilità costituisce la proposizione negativa di


Fermat, che abbiam dianzi accennata , e che fu dimostrata
da Eulero ¹ .
5. Equazioni simultance
XC У
x + y = 10 ; +
У
Eliminando y si ottiene
x² - (10x) (x - 1 ) ==0,

equazione di terzo grado, le cui radici sono comprese tra


1 e 2, 7 e 8, 13 e 14, e quindi sono reali ma irrazionali.

1 Vedi i suoi Elementi d'Algebra, Parte seconda, Cap . XV , art.


243 ( Lyon, an . 3 , t . II , p. 343 ) . Osservo nondimeno che questa dimo-
strazione non è in ogni parte completa, essendovi ammesso e non ri-
gorosamente dimostrato , che la radice cubica di p² + 3q2 debba sem-
pre avere la stessa forma; convien ricorrere ai Novi Comm. Acad . Pe-
trop. tom. VIII (anni 1760 e 1761 ) , pag. 105 , ove Eulero dimostro l'
indicata proposizione ausiliaria.
( 302 )
6. Tre quadrati in proporzione continua la cui somma è
un quadrato. Si avrà

x4 + x²y² + y4 — z² ,

e si potrà supporre che x, y siano due numeri interi primi


tra sè , de'quali l'uno dovrà esser pari e l'altro impari . Sia
impari y ne dedurremo

3y4 =
= 4z² — (2 x² + y²) ² = (2z +2x² +y³) (2z — 2x² —y³) ,
e fatto
y = pq,
risulterà

2z ± (2x² + y²) = p4 , 2z — (2x² + y² ) = 3q4 .

Presi i segni superiori si avrebbe


-
2(2x² + y²) = p¹ — 3q4 ,

dove il primo membro avrebbe la forma

2(8k + 1 ),
e il secondo la forma diversa

16/ -2;

si prenderanno dunque i segni inferiori , e si avrà


2(2x² + y² ) = 3q4 — p4 ,
ossia
2-
4x² - 3q¹ — p4—2p2 q

' (3q2 + p²)(q² — p³),
sicchè dovrà essere
2
q + p = 2x²² , q - p = 2y'² , 3q² + p² = 4z"² ,
e perciò
- 12
p= x¹² —y¹² , q = x'² +y'² , e 3(x'² +y'²) ² +(x²² —y¹² ) ² = 4z "² ,
ossia
12
x'4 + x¹² y'² + y'4 = z″ ,

equazione simile alla proposta. Di più , essendo


y = pq = p(x¹² + y²'),
si avrà

y' < y ,
( 308 )
onde pel principio già ricordato al problema 2. ° si conclu-
derà che anche questo è impossibile .
7.° Equazioni simultanee
x² + x + 2 = y² , x² - x -
— 2 — z² .
Posto
y = p + q, z = p - ¶,
si troverà
x² = p² + q² , x + 2 = 2pq,
e perciò 2
p² + q² = 4(pq — 1)² ,
ossia
2
(4p² - 1)q" - 8pq = p² -4.

Questa equazione che deve servire a determinar pe q, è di


secondo grado, ma si riduce al primo in due modi. Se si fa
4p² - 1 = 0,
e quindi
1
p
2
si ottiene
8pq = 4 - p² ,
donde
4- p² 15 17
q X = 2(pq -- 1)
8p 16 16
Se si fa
p² - 4 = 0 ,
e però p = 2 , risulta

(4p2-1)q28pq ,
onde q = 0 , oppure
8p 16
-
q 2
4p² -1 15
il valore q = 0 produce
2,
l'altro somministra
34
x== 2(pq — 1) =
15

Senza proceder oltre abbiam dunque un valor razionale e


( 304 )
positivo di x, onde segue che il problema è possibile : i va-
lori corrispondenti di y ez sono
46 14
y = p + q " Z= 9 •
15 15

Il traduttor francese di Behå-eddin , avendo trovato soltanto


17
il valor negativo x = — ne conchiudeva che la questio-
16'
ne è insolubile con numeri razionali e positivi (Vedi al luogo
citato).
È chiaro pertanto che dal 4. ° di questi problemi non si
può in verun modo indurre che Behâ- eddin e tanto meno
che altri arabi più antichi abbiano prevenuto Fermat nel
teorema dell'impossibilità di spezzare un cubo in due cubi.
20. Più brevemente si dimostra il teorema di Leonardo
Pisano , niun congruo esser quadrato , osservando che se
vi fossero congrui quadrati, chiamato k² il più piccolo di
essi ovvero il solo di tal fatta che si determini con le for-
mule del num . 13, si avrebbe

k² = 4ab(a + b)(a b) ,
e a, b sarebbero due numeri interi primi tra sè l'uno pari , e
l'altro impari (num . 13 e 15) , onde si dedurrebbe
ag2 , b = k'² a + b = h'² , α - b = f¹² ,
a
e quindi
12 12
g¹² — k¹² = f¹² , g¹² + k'² = h'2
talchè ne risulterebbe contro all'ipotesi un altro congruo qua-
2-
drato k'² , assai minore del primo k a causa di
k² = 4ab(a + b)(a b) 4f¹² g¹² . k¹² (k¹² + g³).

Nello stesso modo possiam dimostrare che nessun congruo


è doppio d'un quadrato. Infatti si chiami 2k2 il solo o mi-
nimo congruo doppio d'un quadrato si avrà
2k² = 4ab(a + b)(a - b) ,

e l'uno dei fattori a, b, a + b, ab sarò doppio d' un


( 305 )
quadrato, i tre altri saranno quadrati. Essendo impari i due
ultimi , porremo
-- b = f¹²2 , a + b = h¹²;
a −
se poi facciamo
a == 2g2 , b = k¹² ,

risulta l'equazione impossibile


4g'4 -- k'4 = f¹² h'² ,

dove il primo membro ha la forma 8n - 1 oppure 8n + 3 ,


e il secondo la forma 8n + 1 : converrà dunque fare
12
a = g'² , b = 2k¹²
e ne risulterà
12 12 12
7
— 2k¹² = f¹² , g'² + 2k¹² — h¹² ,
2k24f2 g . 2k'² ( 2k¹² + g'²) ,
onde 22 sarà , contro all'ipotesi, un nuovo congruo doppio
d'un quadrato e minore del primo 2k².
Il fondamento di queste dimostrazioni si riduce in sostan -
za al medesimo principio, di cui ho fatto uso pei problemi
2.º e 6.° di Behâ-eddin, e che Fermat . espresse in una Os-
servazione già citata: dato numero quovis integro non possunt
dari infiniti in integris illo minores . Un tal metodo di di-
mostrazione, che Fermat dichiarava avere finalmente scoperto
non sine operosa et laboriosa meditatione, gli pareva d'altissi-
ma importanza: Hoc nempe demonstrandi genus miros in arith-
meticis suppeditabit progressus ; e questa opinione è avvalo-
rata dal suffragio autorevole di Lagrange : Le principe de la
démonstration de Fermat (così Lagrange 2 ) est un des plus fé-
conds dans toute la théorie des nombres , et surtout dans celle
des nombres entiers. Non sarà inutile riferire il passo seguente
in cui Legendre ha perfettamente spiegato il metodo di
Fermat.

¹ Diophanti Arithmetic., Tolosa 1670 , pag. 339 .


2 Memorie dell'Accademia di Berlino pel 1777 , pag. 140 .
Annali di Scienze Mat . e Fis. T. VI. agosto 1855 . 20
( 306 )
» La méthode dont nous allons donner diverses applica-
>> tións, mérite une attention particulière, en ce qu'elle est
» jusqu'à présent la seule par laquelle on ait pu démontrer
>> certaines propositions négatives sur les puissances des nom-
» bres. Le but de cette méthode est de faire voir que si la
>> propriété dont on nie l'existence avait lieu pour de grands
>> nombres, elle aurait lieu également pour des nombres plus
>> petits. Ce premier point établi , la proposition est démontrée;
>> car pour que le contraire eût lieu , il faudrait qu'une suite
» de nombres entiers décroissants pût être prolongée à l'in-
>> fini, ce qui implique contradiction . Fermat est le premier
» qui ait indiqué cette méthode dans une de ses notes sur
>> Diophante, etc. » ¹ .
Ma o m'inganno a partito, o questo metodo quale appunto
è descritto da Legendre fu applicato anche da un geometra
italiano del secolo stesso in cui visse Leonardo Fibonacci ,
dal novarese Campano, primo commentator d'Euclide 2. Già
nel testo d'Euclide si trova espressamente enunciato il prin-
cipio sopra riferito alla prop. 33 del libro VII , ove se ne fa
uso per dimostrare che ogni numero non primo è divisibile
per qualche numero primo ; vi si legge infatti ( secondo la
traduzione del Zamberti ) : metientur ipsum a numerum infiniti

¹ Théorie des nombres, 3.º édit. 1830 , tome II, pag. 1. All' in-
contro non mi pare del tutto preciso il modo con cui il metodo di
Fermat venne esposto da Eulero e Lagrange , poichè suppongono che
sia necessario di sperimentare con effettive sostituzioni di numeri pic-
coli se per questi la proposizione si verifichi : Eulero infatti vuole che
si facciano quelques essais con numeri piccolissimi (Algebra, t . II , art.
210, pag. 259; Vedi anche pag. 244 , 302, 351 , 359) ; Lagrange vuole
che siano successivamente esaminati les premiers nombres de la suite na-
turelle (Mém. Acad. de Berlin, 1777, p. 140) .
2 V. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, tom. IV, Lib. II,
Cap. II. Il commento del Campano fu stampato per la prima volta a
Venezia nel 1482.
( 307 )
numeri quorum alter altero minor est, quod est impossibile in nu-
meris ; e secondo il Clavio: numerus non diminuitur infinite."
Anzi nella versione commentata dal Campano sono poste in
principio del libro VII quattro petizioni, o postulati , riportate
anche nel volgarizzamento italiano del Tartaglia, e l'ultima
contiene il medesimo principio : Nullum numerum in infinitum
posse diminui 3; questa petizione è poi richiamata nella propos .
30 del Campauo e 32 del Tartaglia che corrispondono alla 33
testė citata 4. Ora se Euclide si servi del mentovato princi-
pio per una proposizione affermativa e molto elementare della
teorica dei numeri, il Campano l'applicò ad una proposizione
d'ordine più elevato e negativa, dimostrata da Euclide in al-
tro modo, e recentemente riprodotta come nuova nei francesi
Annali di matematica , cioè che nessun numero si può razio-
nalmente dividere in media ed estrema ragione . Egli la espri-
me come segue nell'ultimo de' 13 teoremi (Campani additio- ·
nes) da lui aggiunti dopo la prop. 16 del libro IX : Numerum
aliquem ita dividere ut quod sub toto et una eius portione con-
tinetur aequum sit quadrato alterius, est impossibile 5. Ecco la
bella dimostrazione del Campano.
Sia diviso un numero in media ed estrema ragione, e si
chiamino x, x' le due parti di esso, in modo che si abbia
x + x : x :: x : x'.
Sarà xx' , e ne risulterà
x: x'x' : x - x′ ,
ossia
x' + x'' : x' :: x' : x" ,

I V. gli Elementi d'Euclide stampati a Parigi nel 1516 in officina


Henrici Stephani, car. 106 verso.
2 Versione del Clavio, Roma 1589, pag. 93.
3 Ediz. citata del 1516 , car. 94 verso ; versione del Tartaglia, Ve-
nezia 1586, car. 134 verso.
4 Ediz. del 1516 , car . 105 verso; Tartaglia, car . 147 verso.
5 Ediz. del 1516 , car. 127 recto.
( 308 )
fatto xxx" . Quindi sarà x' > x" e se ne dedurrà
pure
x' : x" :: x" : x' -— x'' ,
ossia
x" + x'" : x" :: x' ' : x"" ,
1 fatto xx" = "" . Si avrà dunque x" > x ", e si potrà
proseguire sottraendo x" da x" : non erit itaque finis istius
detractionis quod est impossibile ¹. Si avverta che i due primi
numeri x, x' si possono supporre non solo razionali ma in-
teri, divenendo tali quando siano moltiplicati per uno stesso
fattore opportunamente scelto : così saranno interi anche gli
altri numeri x" , x" , ... 9 e sarà dimostrato che la proprietà
supposta dei due primi deve esser comune a tutti questi nu-
meri interi minori , onde nasce l'assurdo d'una serie infinita
di numeri interi decrescenti x, x' , x" ,
Questa dimostrazione è riportata dal Tartaglia e dal Cla-
vio 2; il Clavio ne aggiunge altre due , simili a quelle che fu-
ron date nei citati Annali di matematica 3 : il fondamento
della prima come quello della dimostrazione d'Euclide 4, si
è che 5 è incommensurabile; il fondamento della seconda ,
che un numero pari non può eguagliare un dispari 5. Que-

I Ivi, car. 127 verso.


2 Tartaglia, car . 170 verso; Clavio, car . 204. È singolare , che
quest'ultimo non fa cenno del Campano mentre delle 13 proposizioni
da lui aggiunte ne riferisce undici in cui sono trasportate ai numeri
le prime undici proposizioni del libro secondo d'Euclide , e pone in-
vece quest'avvertenza : Quod idem et Barlaam monachum fecisse, a non-
nullis est traditum ( pag. 196). Il monaco Barlaamo, calabrese , fu del
secolo XIV, quindi posteriore al Campano.
3 Nouv. Ann. de Math. , 1846 , tom . V, pag. 68.
4 Lib. XIII, Propos . VI. Luca Pacioli fa menzione della stessa pro-
prietà nel Cap. XV della Divina Proporzione ( Venezia 1509 , car. 6
recto), ma per la dimostrazione rimette semplicemente alla indicata pro-
posizione di Euclide.
5 Clavio, loc. cit. pag . 205 , e Lib . IX , Propos. 29 , Scolio , pag .
222 .
( 309 )
st'ultima considerazione mostra altresì più generalmente che
l'equazione
x² = y (kx + y)',
ossia
x² — y² = kxy
è impossibile in numeri razionali ogniqualvolta k sia un nu-
mero impari, donde preso k = 1 scende il teorema d'Eucli-
de. Si vede pure che per la possibilità della medesima equa-
zione deve k² + 4 essere un quadrato , e però ch'essa è im-
possibile se k sia doppio o quadruplo d'un numero impari ,
poichè k² + 4 assume allora le forme

4(8m2) , 4(32n + 5) ,

che non convengono ad alcun quadrato in questa proposi-


zione è compreso il teorema di Leonardo Pisano, dimostrato
al num . 18 , che corrisponde all'ipotesi k2 , siccome os-
servò il dottissimo Principe Boncompagni.
Chiuderò questa digressione, in cui ho voluto rivendicare
ad un italiano del secolo decimoterzo un metodo di grande
importanza , notando che il teorema dimostrato dal Campano
si stende ad un modo di divisione immaginato dal Sig. Chas-
les e più generale della divisione in media ed estrema ra-
gione, che è espresso dalla relazione
2 2
CA. IB CB . CI . BA . IA ;
supposti A, B, C , I quattro punti d'una retta 2. Da una taf
relazione si può dedurre l'equazione

(x² — z² ) (y² — z² ) = 4z² (x − y)² ,


che sciolta rispetto ad x porge
Z
x= 2- 5z³ (— 4zy ± (y² —z²) 1/5 ) ,
y

I Non intendo però revocare in dubbio che Fermat lo abbia poi


trovato da se solo, nè menomar la bellezza e difficoltà delle applica-
zioni fattene da questo eccelso ingegno, che io ammiro quant'altri .
2 Aperçu historique, pag . 513.
( 310 )
onde è chiaro che x, y , z non possono esser tutti ad un tem-
po numeri razionali .
21. Poichè nessun congruo è quadrato, Leonardo Pisano ¹
ne argomenta che molti numeri non possono esser congrui , e
indica quindi alcuni mezzi di riconoscere se un dato numero
possa esser congruo. Per quello che si dimostrò nel num . prec.
e nel num. 19 sopra il probl . 2.º di Behâ- eddin , possiamo
aggiungere che nessun congruo è doppio nè decuplo d' un
quadrato.
Si riconosce che un dato numero può esser congruo quan-
do dal dividere per esso un congruo nasce un quadrato 2. È
questo un corollario del teorema del num. 15; ed essendosi
trovato che sono congrui 24 , 240 e 840, se ne deduce che
son par tali 6, 15 e 210, e si possono immediatamente de-
terminare i loro quadrati congruenti 3. Generalmente se ab-
biasi una Tavola in cui siano registrati i congrui che si for-
mano con quadrati congruenti interi , bisognerà che alcuno
di essi diviso pel numero dato produca un quoziente qua-
drato. Si potrà calcolare una Tavola siffatta mediante le for-
mole del num . 15; ma la forma più commoda parrebbe quella
di registrarvi in luogo dei congrui quali risultano i loro quo-
zienti pel massimo divisor quadrato di ciascuno, e scrivere
allato al congruo così ridotto la radice del suo secondo qua-
drato congruente intera o rotta allora anche il dato numero
si dividerebbe pel massimo suo divisore quadrato e si cer-
cherebbe poi il quoziente fra i congrui della Tavola , senza
dover fare altre operazioni . Basteranno quindi le formole più
semplici del num. 13, nelle quali anzi si potranno per a e b
sostituire soltanto valori primi tra sè , l'uno pari e l'altro im-

Pag. 98. Quare subintelligitur.


2 Ivi. Sed omnis numerus.
3 Vedi una mia lettera del 18 aprile e una Nota del Prine . Bon-
compagni negli Annali di Sc. mat. e fis., Aprile 1855 .
( 311 )
pari tanto é lungi che si abbia bisogno come pensò il Cos-
sali d'introdurre quantità incommensurabili . Così i congrui
saranno dati dalla espressione 4ab(a + b)(a — b) , o anche
ab(a + b)(a - - b) divisa pel massimo quadrato ch'essa con-
tenga . Eulero seguì norme simili nella formazione della pic-
cola Tavola da lui posta all'art. 226 della Seconda Parte della
sua Algebra ; egli diede altre Tavole di numeri della stessa
forma ab(a2b2 ) nei volumi dell' Accademia di Pietrobur-
go 2. Quanto alle Tavole già mentovate del Cossali e del
Pacioli, dividendo ogni congruo pel massimo suo divisore qua-
drato si troverà che nella tavola del Cossali 3 restano sol-
tanto i congrui
5, 6, 14, 15, 21 , 30, 70 , 210 , 231 , 330, 390, 546 ,
e che quella del Pacioli 4 non presenta oltre questi se non
gli altri due 65 e 154.
I limiti della Tavola nei quali converrebbe cercare il dato
numero sarebbero abbastanza determinati, quando si volessero
soltanto i congrui di quadrati congruenti interi , compresi
nella formula
n = 4ab(a + b)(a - b).
Essendo a > b, si ha da questa formula n > 86³ , e perciò

1 3
b < = √ n;

di più, non essendo a² -- b2 minore di


2 --
(a1 ) 32a - 1 ,
si ha
n > 4a 2a --- 1) ,
ossia
1 1 1 n
a² n, a<
2 8 16.

I T. II. p. 290.
2 Novi comm., t . XÍX , p. 125 , Acta , t. II , pars II, pag . 101 .
3 Op. cit. T. I, pag. 126 .
4 Summa, Dist. 2ª, Tratt. 6º , art. 5° (Toscolano 1523 , pag. 46
verso).
( 312 )
e con maggior ragione
n
a < 1+
2

per essere
n 1 1
+ +
16 4 Vn
8

Si può anche trovare un limite inferiore di a , poichè n ri-


sguardato come funzione di b che varii in modo continuo
mentre a resta costante, gode d'un massimo corrispondente a
a
b- onde
3
4a2 2
n <
)
3·,

come si verifica anche immediatamente a causa di


2
4a² a² 2a
a
Cont b
V3 (a² 3 - 23 )(6-3)
n = 4a( b + V3 ';

e quindi
4 / 3n1/ 3
8a¹ > 3n√3, a >✓ (³¹¹³).
8

Ma volendo i congrui eziandio per quadrati congruenti


non interi, non si può determinare quanto debba esser prolun-
gata la Tavola per contenere un congruo dato n sebben pic-
colo; e infatti le Tavole del Cossali e del Pacioli dove i con-
grui giungono a quattro e cinque figure non presentano i
congrui assai piccoli 7 e 13. Può quindi giovar meglio in
pratica un'altra regola di Leonardo Pisano, cioè che un nu-
mero è congruo se trovisi 'esser uno de'quattro a , b , a +b, a —b ,
e i tre altri sian quadrati ¹ ; egli cita l'esempio del congruo
7 che corrisponde ad

a = 16, b = 9 ,, a +b = 25, a ―― b = 7 .

1 Pag. 98. Vel si ipse fuerit.


( 313 )
Congiungendo a questa la regola precedente si dirà che un
numero è congruo se dividendo per esso uno dei quattro
ora detti si trovi un quadrato, e i tre altri sian pure quadrati :
così espressa la regola sarà generale per tutti i congrui che
siano numeri primi , se a e b siano primi tra sè, l'uno pari e
-
l'altro impari , poichè i quattro fattori a , b , a + b, a − b sa-
ranno tutti primi tra sè , e il congruo n dovendo eguagliare
il loro prodotto diviso per un quadrato ed essendo numero
primo, dividerà uno di essi , e il quoziente e i tre altri fattori
saranno quadrati ..
Si esaminò nel num. 16 un caso di questa regola , suppo-
nendo
a = nf² , b = g² , a + b = h², a − b = k² .

Se poi supponiamo
a= f², b = g², a + b = h² , a — b = nk² ,
onde
f² + g² = h² , nk ,
f² — g² — nk²
saranno egi cateti d'un triangolo rettangolo, e però l'ul-
tima equazione darà

(p² -- s²) ² - (2rs)² ± nk² ,


ossia
r46r²s² + s4 = ± nk².

Parimente, ponendo
-
a = f² , b = g² , a + b = nh² , a — b = k² ,
si ottiene
f² + g² = nh² , f² — g² = k² ,
e quindi
(x² + s²)² + (r² — s² ) ² = nh² ,
cioé
2r4 + 2s4 - nh² "
oppure
(r² + s²)² + (2rs)² = nh² ,
cioè
r4 + 6r²s² + st nh2.
Convien notare che in ambedue i casi res saranno l'uno

pari e l'altro impari , e che quando n soddisfaccia ad una


( 314 )
di tali equazioni sarà facile determinare i suoi quadrati con-
gruenti.
Resta il caso di

a = p, b = ng, a + b= i , a – b = k,
ma ne discendono le equazioni
f² + ng² =- h³ , f — ng² = k²
che esprimono soltanto dover n essere congruo, e non pos-
sono aiutare alla soluzione del problema . Si può per altro
prescindere da questo caso ; anzi se n è un numero primo
e non si trovi compreso in alcuno dei casi precedenti , do-
vrassi conchiudere ch'esso non è congruo, risultando da que-
sta ipotesi che nessun congruo vale n volte un quadrato. In
fatti sia se è possibile
2
ng² = 4ab(a + b)(a — b)
il minimo congruo di quadrati congruenti interi eguale ad n
volte un quadrato : non ammettendosi alcuno dei casi pre-
cedenti, ed essendo n numero primo, dovrà dividere b, e si
avrà quindi come dianzi

f² + ng² — h² , ngả = kk*,


ß - ng² ²,
e insieme
nq² = 4f² k².ng²(ng³ + f²) ;

onde ng² sarà un altro congruo di quadrati congruenti inte-


ri, eguale ad n volte un quadrato, e tuttavia minore di nq",
il che è contrario alla supposizione.
Possiamo da ciò inferire che il numero 3 non è congruo ,

perchè non potendo dividere una somma di due quadrati


primi tra sè come sono r4 + s4 e r4 + 4s4 , non è compreso
in alcuno dei tre casi precedenti . E cosi dei primi dieci nu-
meri, sono congrui solamente i tre 5 , 6, 7.
Ma più generalmente diremo, che nessun numero primo
della forma 8m + 3 può esser congruo . Imperocchè un tal
`numero non sarà divisore delle formule

r4 +84 , r4 + 484 ,
né di
( 315 )
r4 + 6r² s² + s¹ = (r² + s²) ² + (2rs)² ,
quanto a
± (r4 - 6r²s² + s¹ ) ,
avendosi
r4 — 6r²s² + 84 = (p² — 3s²) 2 — 2 (2s² ) ² ,
6r2s2 дову - s̀t === (x² + s²)² 2(r² - s²)² ,
quella espressione della forma t2u avrà tutti i suoi di-
visori della stessa forma, e però i suoi divisori primi avranno
una della forme 8m 1 e non la forma 8m +3 . Quindi

11 , 19, 43 ecc. non possono esser congrui .


Perchè un numero primo n della forma 8m -1 sia con-
gruo, bisognerà che possa verificar l'equazione
r4 — 6r²s² + s4 = ± nk² .

Il valore n = 7 corrisponde ad r = 1 , s = 2 , k = 1 .
Quanto all'equazione
r4 + 6r²s² + s4 = nh² ,

il cui primo membro si mette sotto le due forme

(r² + s²)² + (2rs) e (r² + 3s²) ² - 2 (2s²)² ,


si vede che non sarà possibile se tutti i divisori primi di n
non abbiano la forma 8m + 1 . Preso r = 1 , s= 2, h = 1 ,
si ha n == 41 .
I due casi di f -- g² = nk² e f² +g² = nh² si possono
- 94
comprendere in un solo supponendo che sia un qua-
n
drato: anzi questa è una proprietà generale de'congrui , poi-
chè avendosi (num. 17)

p4₂2 — n²q4 = p² ,
le formule de'triangoli rettangoli danno

p²2
p == 1(giả sử ) , 8²)
ngỉ = u (g ? –s ) ,,
e quindi
11
´`np²2 q² = µ²(r4 -— 84) ;
onde fatta astrazione da un fattore quadrato, ogni congruo
n è la differenza di due biquadrati r4s4 , e così può an-
( 316 )
che determinarsi per mezzo d'una Tavola , quale si trova
nell'Algebra d'Eulero ¹ , di tali differenze , che offrono se non
erro la più semplice espressione algebrica de'congrui . Posto
r + 8 = α, r— s =ß ;
si ha
4(r4s4) = 2aß(a² + ẞ²) ,

e quindi i congrui saran compresi anche nell'espressione

2aß(a² + ß³) .
Si vede pertanto che non solo l'area d'un triangolo rettangolo ,
ma eziandio il prodotto dell' ipotenusa per un cateto è un
congruo. Dal quale principio desumeremo, che nessuna delle
formule

x4 + 4y4 , x4 + y4 , x4 + 25y4 , x4 + 4n²y4 ,

x4 —— y4 , ± (x4 — 4y4), ± (x4 −1004), ±(x4 - n²y4),


può mai rappresentare un quadrato 2 , se n denoti un nu-

mero primo della forma 8m +3 , perchè altrimenti si avreb-


be un triangolo rettangolo , la cui area avrebbe una delle
forme
2
(xy)³ , 2( 14) * , 10 (*2 )* , n(xy )" ,

ovvero in cui l'accennato prodotto avrebbe le forme equiva-


lenti
(xy) ² , -2(xy) ² , 10(xy)², n(xy)²,

e quindi si avrebbe un congruo quadrato, oppure eguale a


due , dieci , on volte un quadrato .
Dalle cose precedenti e dal num . 16 si deduce altresì che
sono congrui tutti i numeri contenuti nelle formule

I Tom. II , Cap. XIV, art . 235, pag . 317 .


2 La dimostrazione che ha indicata Legendre relativamente alla for-
mula x4 - y4 (Théorie des nombres, n.º 325 , T. II , pag. 4 , Corollaire)
sembra applicarsi al solo caso di x impari e y pari, e non comprender
quindi il caso di x e y impari entrambi . È anche imperfetta quella che
si legge nel giornale, Nouvelles Annales de Mathématiques , Tom. V ,
pag. 73-74.
( 317 )
r4 + 4s4 , 2r4 + 284 , r4 — 84,

onde queste espressioni non saranno mai eguali ad un qua-


drato , nè al prodotto d'un quadrato per 2, o per 10, o per
un numero primo 8m + 3. Similmente le formule
r4 + 6r²s² + s4 " (r4 —· 6r²s² +84) ,

suppostors impari , non rappresentano mai un quadrato.


Si scorge ad un tempo come la teorica dei congrui sia in-
timamente collegata ad una delle dottrine più studiate dell'
Analisi indeterminata , quella de ' triangoli rettangoli numeri-
ci, per modo che si possono ai congrui trasportare molte delle
questioni di Diofanto e de'suoi commentatori, e trovarvi de-
'terminati molti congrui coi loro quadrati congruenti .
22. Le regole del Fibonacci non porgono la soluzione di-
retta del difficil problema di trovar i quadrati congruenti d'
un congruo dato , al qual fine sono da sciogliersi le equa-
zioni cubiche o biquadratiche del num. 17. Lagrange mostrò 2.
che la risoluzione dell'equazione
x4 + ay4 --- z2
si può far dipendere da un'equazione della stessa forma dove

I Non so come il Pacioli dichiari più facile il problema espresso


dalle due equazioni
X2- m = y2 x² + n = Z2 ,

quando m sia diverso da n. Egli dice : ... « tratta una quantità e


giuntaci un'altra diversa quantità , de simili si dà regole generali e a
tutte servono come qui seguente intenderai purchè la quantità sia va-
ria quella che si avesse a giungere a quella che si avesse a cavare. Ma
giungendo e traendo una medesima quantità , hoc opus hic labor est „
(Summa, Dist . 1ª , Tralt. 4° , Art. 6º, p. 13 verso ) . Il citato problema
trattato nell'Algebra d' Eulero (T. II, art. 225 , pag. 286 ) e non pre-
senta meno difficoltà di quello de'congrui che n'è un caso particolare.
Forse il Pacioli intendeva parlare dell'altro problema, in cui è diverso
il quadrato che dev'essere accresciuto da quello che dev'esser diminui-
to d'una data quantità, problema ch'egli scioglie in fatti al luogo ci-
lato, Art. 9.º 5ª, p . 17 recto.
2 Mem . dell'Accad . di Berlino, 1777 , pag. 151-152 .
( 318 )
le indeterminate abbian valori più piccoli, e indicò il metodo
dei fattori esposto nell'ultimo paragrafo delle sue Giunte all'
Algebra d'Eulero come quello che gli pareva il più semplice
e generale per risolvere simili equazioni; ma le supposizioni
che si fanno nell'uno e nell'altro metodo non sono assoluta-
mente necessarie, e possono quindi sfuggire ad essi le solu-
zioni di problemi sebbene possibili . Il primo può solamente
servire a trovar infinite soluzioni quando una è nota , e però
a formar con numeri razionali infiniti triangoli rettangoli
della stessa area, questione assai più facile benchè " proposta
da Fermat come una delle più ardue ¹ , e dal medesimo Fer-
mat risoluta nelle Osservazioni a Diofanto 2.

Sia p
2 una prima soluzione dell'equazioni
q
2
x²₂2 - n = x² I , x²₂ + n = x²3 ,
e si faccia
2
p² --- nq² = r² , p² + ng² = s² :
sarà 44nq l'area d'un triangolo rettangolo , di cui

str
Ξα , =ß , p = y
2

saranno i caleti e l'ipotenusa . Or seguendo il metodo di Fer-


mat si ponga

Σαβγ a4 + 6a²ß² + B4
==
a' B' = 2 =
27 α 2ɣ(a² - B²)
a', B', y' saranno i cateti e l'ipotenusa d'un nuovo triangolo
rettangolo d'area eguale a quella del primo, onde si avrà una
Y
' p'
nuova soluzione x2 - " ossia x2 ponendo
9 q
2
p' = a4 + 6x²ß² + ß4 = p¹ + n³q4 ,
q' = 2qy(α² — ẞ²) = 2pqrs.

1 Lettera al Carcavi. Fermat, Varia Opera mathematica, p. 178.


2 Lib. V, Quest . 8. Tolosa 1670 , pag. 220.
( 319 )
Questa soluzione si verifica immediatamente per essere
12
p4 — n²q4 = r²s² , p'² = (p4 — n²q4) ² + 4n²p4q4 ,
e quindi
12 12
p²² ± ng¹² = r4s4 + 4n²p4q4 ±4np³q²r²s² = (r²s² = 2npqrs)" .
I valori di p ' e q' mostrano che p' > p , q' > q; di più,
se n sia privato d'ogni divisor quadrato, si potrà supporre
2
p² primo ad ng² e perciò adres , p impari e nq² pari
(num. 15), e allora anche p' e q' saranno primi tra sè, p' sarà
p'
impari e q' pari : dunque la soluzione x₂ = - sarà effet-
q
'
p
tivamente diversa dalla primitiva x₂ ==
q
Fatto similmente
- 12
p'2 —
— nq"² = p²² , p'² + ng'² =s'²,
si prenda
p" = p'4 + n²q'4 , q" = 2p'q'r's' ;
p"
si avrà una terza soluzione x₂ = " da cui si dedurrà
q″
una quarta, e così via via, e poichè i numeratori e denomi-
natori dei valori di x, andranno crescendo e sempre saranno
primi tra sè, tutti questi valori saranno diversi l'un dall'al-
tro, talchè si avrà realmente un'infinità di soluzioni.
Il metodo di Lagrange conduce alle stesse formule ¹ . Fer-
mat menziona al luogo citato un altro metodo che applicò al
caso di n≈ 6 e che fu esposto dal P. Billy ² .

I Con esse accordansi pure quelle che il signor Lebesgue ha date per
una questione più generale nel Journal de Mathématiques, tom. XVIII ,
pag. 85 (1853).
0
2 Doctrinae analyticae inventum novum, parte 1ª, n." 38 (Diofan-
to, ediz. cit. pag. 11 ) . Si pone 3 un cateto, 4+ N l'altro , 5+ Nt l'i-
3
potenusa, e dovendo render un quadrato il sesto dell'area (4 + N) ,
2
se ne deduce 4t4 - 1013 10t 4 u ; quindi si sostituisce il va-
( 320 )
Si possono anche usar le formule date da Eulero 1 per
l'equazione
a + ex4 = x².
applicandole alle equazioni ( num . 17)
2
= x² " x4 + 4n² == z² .
x4 -- n² -
Se ricorresi all' equazione (stesso num . 17)
x³ — x =
23 nz" ,
= nz²
e si suppone nota una soluzione x =p , =q , facendo
x = py si otterrà
nq² + (3p² — 1 ) y + 3py + y³ = nz² ,
indi po nendo
z = q + ay + By²,
sostituendo e annullando i coefficienti di y e y , si deter-
mineranno a eß e si troverà una nuova soluzione .
Nella question precedente è compresa la risoluzione delle
equazioni
pq(p2 -q =rs(r² -s²), A4 - D4 —B4 — C4 , pr(p² +r²) =qs(q² +s³|
che furono pur trattate da Eulero ; e allo stesso genere di
problemi appartengono quello di Fermat ed Eulero sopra i
triangoli rettangoli le cui aree devono avere una ragione
data 3 , e l'altro , sciolto da Fermat 4 , di trovar due trian-
goli rettangoli in modo che il prodotto dell'ipotenusa per un
cateto dell'uno sia in ragione data al prodotto corrispondente
dell'altro . (Continua . )

lore u= 2t² +al +ß, e si pongon nulli nell'equaziou risultante i coefficien-


60530460
ti di t'e t3. Il P. Billy dà N =
21650409 ma è sbagliata nel numerato
re la penultima cifra, che invece di 6 deve esser 0 ; fatta questa cor
rezione e divisi i due termini per 9 , si avrà più semplicemente
6725600 1649
N d'altra parte risulterà t = 9 e con questi
2405601 560
valori si troveranno pei lati del triangolo gli stessi numeri dati da
Fermat.
1 Éléments d'Algèbre, Tom. II , Ch. IX, art. 138, pag. 162.
2
Novi Comm. Acad. Petropol. , T. XIX, pag. 126; T. XVII , pag.
65; Acta Acad. Petropol., T. II , P. II , pag 96.
3 Novi Comm. Acad. Petropol., T. XIX, pag. 129 , 130. Diofanto,
Lib. V, Quest. 24, pag. 249 (edizione citata).
4 Ivi, Quest. 25 , pag. 251 .
( 321 )

Sur une donnée historique relative à l'emploi des chiffres


indiens par les Arabes.
Par M. F. WOEPCKE .

Parmi toutes les questions que l'histoire des sciences en


Orient peut entreprendre d'éclaircir , une des plus obscures
encore est celle de l'introduction des chiffres dits indiens ,
avec valeur de position et emploi d'un signe pour zéro, chez
les Arabes. Quant à l'usage de ces chiffres en Occident, M.
Chasles a établi qu'il peut être ramené par une tradition
non interrompue jusqu'aux Romains . En Orient, au contrai-
re, le manque presque complet de dates historiques certai-
nes et quelque peu anciennes relatives à ce point, laisse pla-
ner sur le fait dont il s'agit , une incertitude extrême.
C'est pourquoi j'ai pensé que la donnée suivante, recueillie
dans un manuscrit de la Bibliothèque Impériale , le Ms. 9522
du Supplément Arabe, pourrait avoir une certaine valeur et
mériter d'être relevée.
Au milieu des traités ou fragments nombreux , relatifs
aux mathématiques, que contient ce manuscrit , écrit dans la
seconde moitié du X.e siècle de notre ère, on en trouve un ,
intitulé Problêmes intéressants et beaux sur les nombres , qui
remplit le verso du folio 161. Pour éloigner la supposition
que l'espace occupé par ces Problêmes , laissé peut- être en
blanc d'abord, aurait pu n'être rempli que postérieurement,
je fais remarquer en premier lieu que l'écriture y est la
même que dans plusieurs morceaux portant en post- scriptum
les dates de copie, à savoir les années 358 et 359 de l'Hé
gire ( 969, 970 de notre ère ) . Ensuite une note finale , que
je mentionnerai tout à l'heure , fournit une autre raison de
croire que tout au moins le premier des Problêmes a été
écrit à une époque contemporaine des post-scriptum dont il
vient d'etre question .

Annali di Scienze Mat. e Fis . T. VI. agosto 1855 . 21


( 322 )
Le volume a été écrit à Chîrâz par le géomètre Ahmed
Ben Mohammed Ben Abd Aldjalt ! Alsidjzi, qui paraît avoir
formé ce recueil pour son propre , usage.
Les Problêmes forment trois alinéas Dans le premier, qui
est le plus grand, on remarque le chiffre 1024 figuré ainsi ;

١٥٢ ‫کو‬

Beaucoup d'autres nombres inférieurs à mille, et dont il est


question dans cet alinéa , sont figurés à l'aide de l'alphabet
numéral. L'un d'eux seulement, le nombre 224 , est écrit de
deux façons dans le cours du texte, au moyen des lettres,
et en outre au dessus de la ligne, au moyen des chiffres
comme il suit

204

Ce premier alinéa est suivi du post- scriptum que voici : « Je


l'ai copié sur un exemplaire de Nazhif Ben Yaman . » tandis
qu'un morceau qui finit au folio 75 verso du manuscrit ,
porte cet autre post-scriptum : « Copié par Ahmed Ben Mo-
hammed Ben Abd Aldjalil sur un exemplaire de Nazhif Ben Ya-
man, le chrétien, le médecin, à Chîrâz à la fin du mois Djou-
mada second de l'an trois cent cinquante neuf. »
Le troisième alinéa commence ainsi : « Lorsque nous divi-
sons 351380 par 43188 , il résulte huit, etc. » Les deux nom-
bres 43188 et 351380 sont figurés ainsi :

953111 301310

J'ajoute que sur les deux pages suivantes du manuscrit


(Folio 162 Recto et Verso), on voit une ligne divisée en un
certain nombre de parties qui doivent décroître suivant une
proportion arithmétique . Au dessous des divisions se trou-
vent les chiffres 10, 12 , 14, 16 , 18, 20.`
Voici cette figure :

2
12 (7 11
( 323 )
Cette figure est répétée trois fois: Dans la première , le
chiffre 2 du nombre 12, écrit d'abord à l'encre rouge, a été
chargé à l'encre noire , de manière à présenter la forme qu'on
lui voit dans les chiffres 1024 et 224 décalqués ci- dessus .
Le 2 du nombre 20 dans les trois reproductions de la figu-
re, et celui du nombre 12 dans la seconde et la troisième ,
sont tous formés comme dans la figure ci-dessus .
Dans la seconde reproduction il manque la partie marquée
du chiffre 10.
C'est sur la troisième reproduction qu'a été pris le fac-
simile que l'on vient de donner.
Enfin je dois mentionner qu'on trouve , fol . 85 v.º et 86 r.º
du même manuscrit, une table donnant pour les nombres
impairs i, depuis 3 ' jusqu'à 19, les valeurs des expressions
suivantes :
i=a+b , a et b , (a + b) . (a - b) , 2. a. b , a² + b²,
(u² + b²)² ; 4. a. b. (a + b) . (a - b) ,
(a²+b²) ² +4.a.b . (a +b) . (a− b) = [( a +b) . ( a − b) -+ 2. a . b]²
2
(a² +b²) ² - 4.a.b . (a +b) . ( a — b) = [ ( a + b) . ( u — b ) —2. a . b] ² .
Toutes ces valeurs sont écrites en chiffres. Le traité qui
renferme cette table n'est pas suivi d'une date de copie ;
mais l'écriture est la même que celle des traités portant les
post-scriptum ci- dessus mentionnés, et je n'ai aucune raison
de douter que cette table ait été écrite, comme ceux-ci, par .
Alsidjzi à Chirâz en 969 ou 970 de notre ère.
En somme il me paraît résulter de l'examen du manu-
scrit en question , qu'au commencement de la seconde moi-
tié du X. siècle de notre ère, des géomètres arabes de l'O-
rient (particulièrement à Chîrâz) se servaient déjà des chif-
fres indiens avec valeur de position et emploi d'un signe pour
zéro; que, sans employer ces chiffres exclusivement, on pa-
rait alors en avoir fait usage surtout pour écrire de grands
nombres, et qu'à l'époque et à l'endroit indiqués, on donnait
au zéro et aux neuf chiffres la forme suivante :

01 2 3 4 & 4 V19
( 324 )

DELL'AZIONE DELL' ELETTRICISMO SULLE ACQUE


DEL MARE , DEI LAGHI EC . ,
OSSIA DELL' ELETTRICITA' AQUEA.

NOTA

DI FRANCESCO PISTOLESI

É indubitato che la causa la quale produce i terremoti


opera pure dei movimenti contemporanei nelle acque del ma-
re, ed in altre acque prossime al sito perturbato, i quali mo-
vimenti non dipendono dagli urti meccanici della terra agi-
tata per il terremoto. E noi enunciammo che la cagione iden-
tica delle scosse di terremoto e di questi movimenti delle
acque concomitanti le scosse, era l'elettricismo ad una ten-
sione che per ora non si conosce ( V. la mia Memoria sui
terremoti inserita in questi Annali , aprile 1850).
Ma i mari, i laghi ec. non di rado provano dei moti e
delle agitazioni , spesso grandiose, anco in assenza del feno-
meno del terremoto, od indipendentemente inoltre da quei
movimenti delle acque che vengono operati dalle maree , dai
venti, dalle burrasche .
É pertanto nostro proponimento di additare che questi mo-
vimenti acquei dei quali si tratta, sono pur essi il resultato
dell'azione dell'elettricismo, e di richiamare così i fisici verso
una sorgente di fenomeni elettrici la quale non ci sembra
essere stata abbastanza studiata . Ecco alcuni fatti.
Nel 1. febbrajo 1830 la circonferenza del porto di Genova
rimase coperta da una nube di fumo. Contemporaneamente
a metà del porto , in faccia alla di lui imboccatura , mentre
tutta la superficie del mare dentro e fuori del porto era tran-
quilla , alzaronsi due correnti della larghezza di quattro a
cinque metri, le quali impetuose corsero verso il mezzodi ,
( 325 )
distinguendosi facilmente per un colore giallognolo che pre-
sentavano alla superficie (G. di Lucca 1830 n. 13) .
Nel 28 luglio 1761 una straordinaria agitazione del mare
fu osservata a Mouth'Bay, Falmouth, Plymouth ec. nella costa
sud dell'Inghilterra, senza che si sentisse alcun terremoto (An-
nual Register, vol . 4.º p . 132 ). 1

Lessi nell'agosto 1828 all'Accademia Labronica di Livorno


una Memoria sulle correnti oscillatorie che talvolta hanno
luogo nel porto, e segnatamente su quelle rimarchevolissime
che si erano manifestate la mattina del 20 del precedente
luglio. Queste correnti oscillatorie , che si producono con
tempo e mare quieti, e le quali si alternano a pochi minuti
di tempo, perdurando talvolta delle ore, con produrre nelle
acque del porto e della darsena dei vortici che inalzano le
alghe dal fondo del mare, sembrano un fenomeno locale. Ep-
pure quel fenomeno si presentò allora contemporaneamente ,
sebbene meno sensibile e di più corta durata , anche sulle
rive dell'isola dell'Elba. L'andamento di questo fenomeno non
ce lo indica palesemente operato dall'azione elettrica? Il solo
va e vieni di una porzione di acqua in mezzo ad una massa
di acque ferme, non tende egli ad indicare che l'acqua la
quale si muove è animata da una forza che non si fa risen-
tire nel rimanente delle acque ?
Certe maree singolari che si riscontrano contemporance in
luoghi lontanissimi fra loro consuonano pure con un indole
elettrica di questo fenomeno (1 ).
Nuova conferma ne rechi l'osservarsi che varie località sono

più soggette che altre a quelle marce. Ciò accade analoga-


mente a quello che riscontriamo circa i terremoti , essendo
ad essi alcuni paesi più sottoposti che altri.

(1 ) Alla Spezia, per esempio, li 4 luglio 1809 si fecero risentire


delle maree straordinarie di quarto in quarto d'ora , di ora in ora,
e se ne rimarcarono delle consimili presso Lisbona.
( 326 )
Dei movimenti straordinarj hanno luogo eziandio nelle ac-
que di diversi laghi. Che questi moti dei laghi siano pure
di carattere elettrico lo indicano chiaramente quelli accaduti
per più giorni del luglio 1824 nel lago di Massaciuccoli, poi-
chè furono accompagnati da un odore solforoso e dalla morte
di molti piccoli pesci . E le terribili trombe della Laguna di
Chapula nel Messico , le quali talvolta trasportano i pesci a
due leghe di distanza sulle alte montague , e che rigettano
sulle rive de'vasi e gli idoli degli antichi indiani ( Institut
1839, p. 190) , a che debbono essere attribuite se non all'e-
lettricismo ?
Finalmente l'elevazione quasi istantanea del mare , l'abbas-
samento o il ritiro di esso accaduti temporariamente in di-
versi luoghi; il sollevamento delle acque di alcuni fiumi , l'ar-
resto ad un colpo delle acque di altri , sono pur essi feno-
meni che male si spiegherebbero non rivolgendoci al mede-
simo agente , qualunque sia la tensione speciale che abbia
subita (1).

( 1 ) Nel 27 dicembre 1819 a Cristiania ed a Copenaghen le acque


del mare furono otto piedi più basse dell'ordinario , ed in quel men-
tre l'ago magnetico andò sottoposto a molte perturbazioni, le quali al
certo sono da ritenersi come un indizio dell'indole elettrica di quel
fenomeno di abbassamen to straordinario del mare. - Li 27 febbrajo
1756 a Ilfrecombe ( Devonshire) l'acqua del mare si inalzò all'altez-
za di sei piedi, ed a questa altezza rimase una mezzora 9 senza ces-
sare di bollire in una maniera assai rimarchevole. Anche questo è al
certo un fenomeno elettrico . - Relativamente poi ai movimenti in-
soliti delle acque dei fiumi , amiamo di trascriver qui testualmente
dalla Speranza, giornale fiorentino ( 9 giugno 1855) un fatto che ci
sembra dei più singolari . « Un fenomeno assai rimarchevole ebbe luo
» go nella città di Noël a Hange Now. Verso le 5 dopo mezzogiorno
» l'acqua ne'fiumi che non comunicano col mare, si alzò ad un tratto
» ad un'altezza considerabile al disopra del suo livello ordinario. Il
» fenomeno fu osservato contemporaneamente a Hvo Chow , Heahing
( 327 )
Concludiamo che come all'elettricismo si attribuisce l'offi-
cio massimo nelle perturbazioni atmosferiche (burrasche, ura-
gani ec.), e nelle perturbazioni terrestri (terremuoti ec. ) , così
pure nell'elettricismo deve riconoscersi l'agente principale dei
movimenti straordinarj e delle perturbazioni del mare e di
altre acque, quando queste ultime perturbazioni non si ve-
dono essere state promosse nè dalle atmosferiche nè dalle
terrestri, nè dalle cosmiche. Se dunque soltanto potranno
spiegarsi i grandiosi fenomeni che talvolta a distanze enormi
e quasi contemporaneamente si riscontrano nei mari e nelle
acque, col ricorrere esclusivamente a quell'agente cui oramai
si attribuiscono gli avvenimenti straordinariamente grandi ,
istantanei ed estesi che hanno luogo nell'atmosfera e sulla ter-
ra, non potrebbesi abbastanza richiamare l'attenzione dei fi-
sici verso questa terza sede delle elettriche elaborazioni , pur
essa importantissima , e destinata a costituire uno dei princi-
pali rami della scienza dell'elettricismo, quando saremo riu-
sciti a conoscere le tensioni speciali dell'elettricità aquea, e
i di lei rapporti ed influenza sull'elettricità atmosferica e sulla
terrestre, come ora conosciamo i rapporti e la reciproca in-
fluenza di queste due ultime elettricità.

» ed a Hac Hing . L'acqua restò in questo stato di elevazione per un


» quarto d'ora poi abbassò . Non si ebbe alcuna scossa di terremo-
» to . In tutta l'estensione ove queste città sono situate, il mare non
» si fece punto sentire. Si suppone che questo fenomeno debba es-
>
» sere stato causato dalla gravitazione di qualche corpo celeste. »>

1
( 328 )

SULLA TEORICA DEGLI INVARIANTI


NOTA

DEL CAV . FRANCESCO FAA' DI BRUNO


Capitano di Stato Maggiore.

Applicando il teorema da me dato nel tomo 16º del gior-


nale del Sig . Liouville all'equazione di 3° grado

ax³ + 3bx² + 3cx + d = 0

si trova per canonisante

x²(ac — b²) + x(bc - ad) + (bd c²) = 0.

Per mezzo di essa e di una sostituzione lineare la cubica


proposta si riduce immediatamente alla forma binomiale, e si
ottiene facilmente per l'espressione della radice x

3 a 2
ᎠᎪ-

1+p ac - b2
2(ae-b')x = bead + VA
3 a
Da 4 -
2
P ac b2

ove è il discriminante della proposta, uguale come si sa,


a
(ad - be)² - 4(acb²) (bd — c³),

e
Р una radice cubica dall'unità negativa .
Ricorrendo per l'equazione di 4° grado

ax4 + 4bx³ + 6cx² + 4dx + e = 0

alla canonisante trovata dal Sig. Sylvester-


( 329 )
a b

x3 . x(ae - 4bd + 3c² ) + b c - =0,

c d e
essa si può mettere sotto la forma

Ax4 + Bx² + C = 0,

ove A, B, C sono funzioni dei coefficienti della canonisante ,


e somministrare perciò l'espressione delle radici . Ma secondo
questo metodo, risultando essa troppo intricata, ci dispensere-
mo dal darne il calcolo, contentandoci di averne indicata la
via.
Passando quindi all'equazione di 5º grado, supposta espres-
sa fra due variabili ,

(1) f(x, y)= ax5 + 5bx4y + 10cx³y² + 10dx²y³ + 5exy4 +fy5= 0


essa potrà mettersi sotto la forma canonica

(2) p(x + xy )5 + q (x + ßy )5 + r(x + ɣy)5 = 0


mediante la canonisante

Ax3 + 3Bx² + 3Cx + D = 0


ove
Aace + 2bcd - · ad2 - b²e - c3

3B acfbce 17 ade - b³f + bd" — c'd


3C = adf + bde bcf- ae² + c'e - cd²
D = bdf + 2cde - be² c²f → d3

Allora a, B, y essendo le radici della medesima , p, q, r po-


tranno determinarsi per le formole
-- " aaɣ —b(a +y) + c
aßy — b(B +y) + c
p ,
(a— B) (a— 2) (B — α)(B — y)
(3)
-
aaß — b(α + B) + c
r
(y- x)(y- B)
( 330 )
Ora, cosa rimarchevole, la (1 ) può, mediante una sostitu-
zione lineare a determinante I , tradursi in un altra in cuì
non figureranno più che due parametri .
Pongasi infatti
--
uß(a — y) + va(ß — y ),
X=
-― α)
(α - B)(B - y)(V
(4)
--- --
u(x − y) + v(ß — y )
y
(∞ - B3)(B - y)(y — α)

la ( 2 ) si trasformerà nella

(5) lu5 + mv5 + n(u + v)5 = 0


ove
p
= " m=
(2 - B)5 (α -8)5 (a B)5

che si riduce pure alla

(6) 2u5 + µv5 + (u + v)5 = 0

ponendo
m
λ μπ
n n

La ridotta x5 + x + p O di Jerrard non ha più che un


parametro , ma l'ignoranza forse invincibile del come desso
sia legato ai coefficienti della proposta sarà sempre un osta-
colo allo studio delle radici della medesima sotto questa for-
ma. Di questo solo ho potuto convincermi , cioè, che l'espres-
sione di p è composta di radicali quadrati e cubici sovrap-
posti in varie guise , che affettano polinomii di altissimo gra-
do. Si osservi intanto a questo proposito che se pè reale,
questa ridotta ammette una sola radice reale eccetto che il
2.º termine sia negativo , e p • in valore assoluto minore di
(a ); se p é immaginario , le radici saranno immaginaric , ma
non più conjugate . Aggiungerò pure che vi si può separare
( 331 )
facilmente il modulo dell'argomento di una radice immagi-
naria , e trovare una equazione fra il solo modulo ed il pa-
rametro reale od immaginario p . Lo studio quindi dell'equa-
zione (6) contenente solo due parametri può riuscire piu pro-
ficuo , perché essi si possono determinare in funzione dei
coefficienti della proposta, come mi propongo ora di dimo-
strare .
A tal fine noi cercheremo che cosa divengono gli Inva-
rianti di 4º, 5º, e 12° grado della funzione (5 ) o la equiva-
lente (6). I discriminante di questa è , come si troverà di
leggieri
4 4 2 2
Norma μ

-
-27.92³µ²(λµ -
—λ—. μe).

Ora designando generalmente per I, l'invariante di grado i,


si ha la relazione nota

Discriminante = 124 -
— 1152 Ig

Perciò passando alla (5 ) si avrà

14 = n4 [(λp. + λ + µ )² — 42µ ] = (Im+ In +mn)² — 4lmn”


=(lm ---In -
mn)² + 4lmn (l + m — n) ,
2 -
Is = n³µ²X² (λµ —- λ — µ = l'm²n²(lm
µ. ) = l³m²n²(lm - In — mn).

L'invariante poi di 12° grado sarà ciò che diventa in que-


sto caso il discriminante dell'equazione cubica canonisante,
e si avrà
-
I₁₂2 = n¹² 24 µ4 = 14 m4 n4.

Considerando ora le quantità l, m, n come le radici di una


equazione cubica , si vede che questi tre invarianti ci for-
niscono la loro somma, i prodotti due a due , ed il prodotto
delle tre . Si formerà perciò facilmente l'equazione seguente
( 332 )
1
112 14 128 Is
(7) x³ + 12 = 0.
5 I

4112. I2

Si osservi quindi che per la espressione data da Sylvester


dell'invariante Ig trovato da Hermite şi ha
- n).
I18 = 15 m5 n5 ( 1 — m) (l -— n) (m
Perciò il discriminante dell'equazione cubica che veniamo di
trovare sarà
1,8
=
10

12

il che permetterà di semplificare le espressioni di λ e µ ,


cui vogliamo arrivare. Notando perciò con 1,6 la espressione
-- 128
112 14
"
4
e con 148 l'altra
3
I12 — 21,6
+ 11₂
31,6 Ig 1,2 +

si avrà
3 IO

-I16 + 48 +18 12) 1


12 2 ( 148 — 1,8 ,12
λ=
3 10 3 IO
1
-- 116+ 148 +1,81 12 + 48 --
2

(8)
3 12 10

-116+p √4 [488 +118112 ) + P 48- 118 12


V 2 (14
μ=
3 10 3
2 1
___ I16 + -
48 48-
+√4( +1512) + V
√ ½ (1 – LË)
( 333 )
p essendo una radice cubica immaginaria dell'unità.
Notiamo qui una relazione importante , che si deduce dalla
considerazione del discriminante della ( 7) fra il quadrato
dell'invariante di 18 ° grado, e gl'invarianti inferiori , cioè

2 1 3
-
(9) 18 = I , [ Ι
F。 12 + 1114 18 112
1₁₂ 54 8

per cui si vede che non solo il quadrato di I18 , ma che il


suo quoziente per I12 è una funzione lineare dei suddetti .
Una tale relazione dovea necessariamente esistere , perchè
quando I8 è nullo, λ , diventano eguali , ed allora la (6 )
ė soddisfatta ponendo uv , ma d'altra parte quando
12 è nullo , due delle radici (a, ẞ, y) della canonisante so-
I₁₂
х
no eguali, ed allora la ( 2) è soddisfatta ponendo
У
se per esempio, a è una delle radici doppie . Perciò era na-
turale il provedere che Ig dovesse contenere I,, in fattore.
Dall'anzidetto si deduce questo risultato assai degno di
attenzione , cioè se l'invariante 1,8 è nullo, l'equazione di 5°
grado può risolversi algebricamente (b).
Esaminiamo ora l'equazione

(10) 235 + μ + (≈ + 1 )50 ,



che non è altro se non che la ( 6) ove si è fatto
V
per brevità. Come si ha
11
I₁₂2 = ( α — ẞ) ²(α — y) ²(B — y) ²

si scorge all'ispezione dei valori ( 3 ) di p, q , r che se I₁₂2 >0;


eu sono reali ; se I₁₂ < 0 , λ e sono immaginarii e
conjugati . Nel 1.° caso ed allorchè λe p. non siano entram-
bi negativi, la (10) ammette una sola radice reale. Infatti se
in tale ipotesi z , e z₂ potessero essere due radici reali , si
avrebbe
( 334 )

(z, +1 )5 -- ( 2 + 1)5
λto =0
- 752

e come può sempre supporsi che z, sia algebricamente la


più grande, il 2. termine sarà sempre positivo , e sommato
con λ , non potrà dare una somma nulla , qualora λ sia po-
sitivo. Che se non è tale , lo sarà μ , designando allora z ,
e z₂ le reciproche . Quando λ e sono ambedue negative ,
la (10) potrá avere una, o tre radici reali, come si scorge
per la considerazione della derivata. In ogni modo due ra-
dici almeno immaginarie. Perciò come la sostituzione (4) in
questo caso è reale ne segue che se I,12 è > 0 la proposta
fx , 1 ) ha due . radici almeno immaginare.
Se a tale condizione si aggiungono le seguenti
2
12 l, < l
I₁₂ I8 > 0

essa ammetterà una sola radice reale . Infatti per tali condi-

zioni , 12 si vedrà dall'equazione


qualunque sia il segno di 11,

(7) che e non ponno essere negativi contemporaneamente.


Il caso perciò delle radici tutte reali condurrà necessaria-
mente ad una ridotta , in cui à e µ saranno immaginarii , ed
una fra le condizioui affinché desso si verifichi sarà che
1120. Se questa ineguaglianza ha luogo , le radici della
(10) saranno, metto un caso affatto particolare, tutte imma-
ginarie e non conjugate.
L'importanza quindi che acquista l'invariante di 12° grado
m'indusse a cercarne l'espressione in funzione delle radici .
Ma finora non giunsi ad ottenerne una espressione semplice.
Dessa è composta di una prima parte, che per se sola é già
un invariante, cioé

I'₁₂ = a¹² Σ( a—d )4(α — ε)¹ ( 3— 𸹠(ß — ε) ¹ (ɣ ·—ð)¹ (y — s) ¹ (a — ß )”(œ — y) " (B — y) ²


( 335 )
composta di 10 termini provenienti dalle combinazioni 3 a 3
delle radici a, ß, y , d, ɛ della proposta f(x, 1 ) . Questo in-
variante non può essere una funzione lineare degli invarian-
ti 14 a Ig le cui espressioni, in funzione delle radici, sono

14 = a4 Σ
Σα 3)² (3 — y )³ (y — d ) ³ (d
(α — ( (♪ — ε) ²lε — œ)²

Is = P(x — ß³)² (x − y) ² ... (ß — y) ³ ... (7 — ε) ² + Q(I4) ² ,

P, Q essendo due costanti . Si avrà dunque


12 = gl12 + hI4 I8 + kl³4 ,
I'₁₂

g, h, k essendo delle costanti a determinarsi, e come dalla


ispezione della composizione esso non può diventar negativo,
se non quando sianvi radici immaginarie della proposta, ne
conseguita che l'ineguaglianza

gI12 + hI4 I8 + kl³4 < 0

sarebbe pure un carattere per svelare la presenza di radici


immaginarie nell'equazione di 5 ° grado .
12 in funzione dei coefficienti è lavoro
Lo sviluppo poi di I₁₂
di improba fatica , atteso che vi entrano più di 200 termini ,
di cui bisognerebbe determinare i coefficienti. Darò solo qui
la espressione del discriminante , che ho calcalata mediante
il metodo dialitico del Sylvester .

a4f4 . - 3375 64a420 a³bef3 + 5120 ac³d³f+ 9000 b³cde³


- 2
- 180 ab³e³f - 120 a³cdf3-10 a'b'e'f² + 2640 ac²d"f
+ 2000 b2c3d2e2 + 28480 abc d'ef- 14920 abcdef
-1640 a²bcdef
( 336 )

+ 3456 Jac5 + a³d³f 2560 | a²c²e4 + b¹ ď² f²

6400 fb3d4ac4e3 4000 b3d3a² + b²c³e³

+256 a³e5 + 65f3 640 a³de³f ab³cf³

+7200 ab2ce4b4de²f -11520 abcd4f-+ ac4def

+ 360 a³d'ef² + a²bc³f³ 1920 a2bde4 + b4cef²

+ 160 a³ce3a²b³df³ - 2160 a2d4e2 + b²c¹ f²

+5760 a cd3e3b3cdf2 1440 a2bd3f2 + a²c³ef²

+320 a²bce'f ab³def 3200 ac³e'd² + b²c³d³f

+ 960 ab²d³ef + abc³e²f 600 ab2d2e3 + b³c³e*f

+7200 abce d³ + b²c³def -16000 abcde3b3cd'ef

+4480 a'c'de'fab2cd2f -10080 a'cd³ef + abc³df²

+4080 a³bd²e'f + ab²c³ef²

Farò in fine rimarcare a tal proposito, questo risultato sin-


golare, cioè che i discriminanti delle equazioni a radici re-
ciproche sono divisibili per la semisomma dei coefficienti. Così
se ciò arrivasse per una equazione di 5º grado , il suo di-
scriminante conterrebbe in fattore l'espressione

a +56 + 10 c .

Del resto ciò è evidente a priori; perchè in tale caso, se due


radici fossero eguali , e non potrebbero allora essere che l'
unità , il discriminante come la somma dei coefficienti dovreb-
bero annullarsi in pari tempo.
(a ) In generale l'equazione trinomia non ammette più di
tre radici reali . Le radici poi immaginarie si determinano
facilmente perché si ottiene una equazione assai semplice fra
( 337 )
l'argomento ed il parametro dato . Sia infatti nel caso più
generale
x² + x² + Reio = 0

l'equazione trinomia . Trovo che


sen" (no 0)
m-n
Rm- ( -1)m senm-n (m - n)p
sen"(mo - 0)

sen(ng - 9)
pm-n
sen(mp - 0)

pe esprimendo la radice immaginaria che si vuol determi-


nare. Per la prima si fisseranno agevolmente m intervalli ,
nei quali sarà compreso l'angolo , e la seconda fornirà i
valori corrispondenti di p.
(b) Quando 18 si annulla , la ridotta si risolve algebrica-
mente, epperciò qualora I,,2 non svanisca , sarà l'altro fattore
che si annullerà . Possiamo dunque conchiudere che quando
2 1 1 3
I12 + 6 I4 I8 11 2 -- 0
54

l'equazione di 5.° grado si risolve algebricamente riducen-


dola per una sostituzione lineare ad una di cui le radici so-
no reciproche .

Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. settembre 1855 . 22


( 338 )

SULLA DETERMINAZIONE DI UNA FUNZIONE SIMMETRICA


DELLE RADICI DI UNA EQUAZIONE IN FUNZIONE
DEI COEFFICIENTI DELLA MEDESIMA.

NOTA
DEL CAV . F. FAA' DI BRUNO
Capitano onorario dello Stato maggiore Sardo,

TEOREMA. Sia R = Σga ẞbyc.• ... una funzione sim-


metrica delle radici di un equazione qualunque

x² + P₁xm-1 +P₂ -2 + ... + Pm = 0.


Esprimendo a, ß, y . . . . . in funzione dei coefficienti
P1 , P2 , ... Pm, R diventerà una funzione

g g2
Σί1 53
P2 3
P

dei coefficienti tale che il più alto grado dei suoi termini
sarà uguale al più grande esponente di cui saranno affette
le radici nella espressione R, e che gli indici e gli esponenti
di ciascun termine soddisferanno alla relazione

91 + 29₂ + 3g3 + • = n,

n essendo per ipotesi il grado di R relativamente alle radici.


Questo teorema, quale viene annunciato , non é se non, per
amor di brevità, l'espressione dei due teoremi dati successi-
vamente dal Sig. Sylvester ( Philosophical Magazine Mars
1853 ) e dall'eminente analista Sig. Brioschi in questi Annali
(Agosto 1854). Ma a mio avviso ambidue questi Geometri
lasciano credere, dietro le loro dimostrazioni che le cose sia-
no più difficili di quello lo siano in realtà .
La dimostrazione del Sig. Sylvester , malgrado abbia ab-
bandonato la sua per dare quelle di Cayley, è ancora assai
( 339 )
oscura. Quella del Sig. Brioschi, sebbene elegante, si appog-
gia nondimeno sopra considerazioni di equazioni a derivate
parziali, che presuppongono studii non elementari . Mi pare
pertanto che sarebbe utile il darne una dimostrazione , fa-
cendo uso delle nozioni più comuni , ed oggi infatti questi
due teoremi mi sono di tale evidenza che mi stupisco, come
non siano stati trovati prima, o dimostrati più semplicemen-
te. In questo modo questi due importanti teoremi, e sopra-
tutto quello del Sig. Brioschi potranno introdursi nei trattati
elementari di Algebra. Solo allorquando una verità è diven-
tata il patrimonio del più gran numero di individui , può dirsi
che l'umana scienza ha fatto un progresso . Sotto questo rap
porto perciò, spero che avrò ancora potuto recarle un ser-
vigio.
LEMMA. Sia F (p. P₂2 ... Pm) una funzione razionale ed
intera di grado a dei coefficienti dell'equazione proposta . Se
in luogo di essi si sostituiscono nella funzione, i loro valori

P₁= Σα , P2 - Σαβ , P3
-=
Σαβγ ,. ·

egli è evidente che il più grande esponente di cui potrà es-


sere affetta una qualunque delle radici a, ß, y . . . . sarà
eguale al grado a di detta funzione .
Infatti ciascuna delle quantità P. , P2 , P3 , ... non con-
tiene se non linearmente ciascuna della radici; perciò ciascuna
di queste non potrà entrare nel prodotto dei coefficienti rap-
presentato da un termine qualunque della funzione se non
in quanto vi entrano ciascuno dei coefficienti p ,, P2 , P3 ....
Ma per ipotesi a è il numero più grande di volte che que-
ste quantità figurano nella funzione F ; dunque ciascuna delle
radici non vi potrà figurare al più che a volte . Egli è evi
dente poi che le radici non vi potranno trovarsi ad un espo-
nente minore di a , perchè di leggieri si vedrebbe che biso-
gnerebbe che vi fossero dei termini identicamente uguali , e
di segno contrario del grado a nella funzione ; ma allora
( 340 )
questa non li conterrebbe affatto e sarebbe , contro l'ipotesi
di grado minore di a .
DIMOSTRAZIONE . Perciò, come R, dietro un noto teorema 9
può sempre esprimersi in funzione razionale ed intera dei
coefficienti, ne segue che dessa sarà del grado eguale al più
grande esponente di cui le radici vi sono affette, che chia-
meremo v. g. a. Supponiamo infatti questa operazione ese-
guita. Se dessa non fosse del grado a, esprimendo di nuovo
i coefficienti in funzione delle radici , essa diventerà, dietro
il lemma precedente, una funzione tale delle radici, che con-
terrà le radici ad un più grande esponente diverso da a ,
cosa assurda, poichè per ipotesi a è il più grande esponente
delle radici in R. Per aver poi una più chiara idea del co-
me questo avvenga si osservi, che si può considerare R co-
me una parte del risultato che sarebbe fornito dai prodotti
delle somme dei prodotti più semplici delle radici in cui si
sarebbe decomposto il termine generale di R. Per esempio
Ea3 B2 y entrerà necessariamente nel prodotto
2
Σα . Σαβ. Σαβγ . Σα' β' γ' δ
nella somma

Σα Σαβγ Σαβγό

+ Σαβ Σαβγ Σαβγ

+ Σαβ Σαβ Σαβγδ

ed egli è evidente che supponendo essere a il più grande


esponente del termine generale aª Bb yc · · questo si po-
trà sempre decomporre in a fattori simili a quelli che figu-
rano nei coefficienti dell'equazione da cui le radici dipendono.
Ora questi fattori sono evidentemente in numero eguale al
grado a . Perciò si vede chiaramente in questo modo come
almeno il grado di R espresso peì coefficienti non possa ol-
trepassare a.
Per dimostrare quindi l'omogeneità in indice , si osservi
( 341 )
che cambiando a, ß, y · in qu , qß, qr • q essendo
un moltiplicatore qualunque , R si cambierà in q" R.
D'altra parte P. P2 P3 ... diventeranno qp ,, q³P2 , q³P3 9, ...
in modo che ciascun nuovo coefficiente sarà il primiero mol-
tiplicato per q elevato ad una potenza espressa dallo stesso
proprio indice. Egli è perciò di tutta evidenza che, onde i
fattore q" si trovi comune a tutti i termini di C è necessa-
rio che il numero rappresentante quante volte q è fattore in
ciascun termine sia costante per tutti ed uguale ad n. Ora
ciò che veniamo di dire non è altro che la relazione suin-
dicata.
Questa relazione permette di scrivere immediatamente la
forma, che deve assumere la funzione dei coefficienti corri-
spondente ad una funzione data delle radici , ed allora non
rimane altro che a determinare i coefficienti. Anche qui il
Sig. Brioschi nel fascicolo di Novembre, che ho ricevuto gior-
ni or sono, ha dato un metodo, che se prova la sua grande
abilità, non è però ben semplice in pratica , giacchè ciò che
conviene in pratica sarà sempre ciò che richiederà il minor
corredo di formole , di operazioni, e di cognizioni . Ora nel
caso attuale non è egli molto più semplice di determinare i
valori di Re di p per tanti casi particolari quanti sono i
coefficienti incogniti che entrano nella forma ? Sia p: e:
2
Σx³ß = Ap² 1, P₂ + BpI、 p3 + Cp²2 + Dp4
si troverà ben facilmente per le equazioni

x² - 1 = 0 , x³ - 3x² + 3x- 1 = 0 , x4-2x²+1 = 0

C = ― 2 , 27A + 3B + 9C6 , D + 4C - 4

e come A è evidentemente eguale ad uno , se ne dedurrà

B= 1 , C2 , D = 4,

Prendendo ancora l'esempio stesso del Sig. Brioschi ed adot-


tando le medesime lettere per designare i coefficienti inco-
( 342 )
gniti, si avranno mediante le equazioni

x³ + 3x² + 3x + 1 = 0 , x³ --
— x² — x + 1 = 0 ,

x42x² + 10 , x42x3 + 2x - 1 = 0 ,
x4 + 4x5 + 6x² + 4x + 1 = 0 ,
x6 - 3x43x² - 10 , x84x6 6x44x²+ 1 =0
ec. ec. ec.

le seguenti relazioni , cominciando dalle più semplici,

9D + 271 + 3M = 6
Ꭰ -- I - U= 2

N = 8

3H + 27K + 9N = — 24
16H166K + 36N + P = 48

16D + 4G + N = 0
ec., ec.

le quali sono ben verificate, sostituendo i valori trovati dal


prelodato Geometra. Come si vede , secondo questo metodo,
i coefficienti si determinano direttamente senza ricorrere a
funzioni di grado inferiore , che abbisognano a loro turno di
essere determinate, e ad equazioni inoltre a derivate par-
ziali . Le applicazioni mi hanno provato del resto che non vi
ha nulla di più spedito . L'unica difficoltà che si può incon-
trare si è nel trovare i valori della funzione delle radici se-
condo i varii valori di queste, allorquando esse entrano in
gran numero nel termine generale della medesima . Allora
ecco un altro metodo che forse si troverà più vantaggioso
di quello proposto dal Sig. Brioschi . Si cambino a, ß, y ....
in a + h , ß + h , y + h , . . . R diventerà una funzione
del grado n in h in cui i coefficienti di h", h”-1 , hr−2 , hr−3," ...
..
saranno funzioni omogenee di grado zero, uno, due , tre ...
delle radici. D'altra parte p. , P2 , P3 ... diventeranno fun-
zioni di grado uno, due, tre ... in h . Supponendo perciò co-
( 343 )
n n+1
nosciute in funzione dei coefficienti le o le prime
2 2
funzioni simmetriche delle radici , ed eguagliando i coefficienti
delle medesime potenze di h in ambi i membri, e quindi in
ciascuna di queste equazioni i coefficienti dei termini equi-
valenti in P.I P2 . . si otterranno altrettante relazioni fra
i coefficienti incogniti , le quali saranno in generale sufficienti
per determinarle . Epperciò si vede, come partendo dalla sola
equazione, e supponendo conosciute le funzioni simmetriche
di grado metà inferiore si possa arrivare a determinare fa-
cilmente e direttamente i coefficienti numerici di una fun-
zione qualunque delle radici espressa in funzione dei coef-
ficienti dell'equazione da cui dipendono. Notisi infine che per
tutti questi calcoli basta assumere un equazione del grado n.
Riprendiamo per esempio la funzione Ea³ß e partiamo dal- .
l'equazione
x4 + P₁ x³ + P₂ x² + P3 x + P4 = 0.
Si avrà

Σια
Σ(ah)³ (ẞ — h) = h4 — h³ Σ(3x + B)
+ h²Σ(3a² + 3αß) + ....

e P1 , P2, P3 , P4 si cambieranno in

Pi + 4h

P₂ + 3p¸h + 6h²

Pз + 2p₂h + 3p¸h² + 4h³


P4 + p3h + р₂h² + p₁h³ + k4

ed allora dietro il metodo suindicato si otterranno immedia-


tamente le relazioni seguenti

96A16B + D + 36C = 12
30A + 3B + 9C = 9
16A + 8B + 12C + D - 6

le quali faranno conoscere B, C, D, perchè già si sa essere


( 344 )
A- 1. Ho veduto in appresso come questo metodo sia del
più grande vantaggio nella determinazione dei coefficienti di
una equazione ai quadrati delle differenze, cosa che è rima-
sta finora ben ardua pei geometri. Ciò che si ha di meglio
finora si è il metodo di Lagrange, col quale si determinano.
questi coefficienti per mezzo di funzioni simmetriche delle
potenze dei quadrati delle differenze , le quali si fanno dipen-
dere dalle funzioni simili delle radici della proposta. Ognu-
no perciò scorgerà quante operazioni preliminari , lunghe ed
intricate, siano necessarie prima di arrivare al risultato fina-
le. All'opposto , mercè la bella scoperta dell' omogeneità in
indice del Sig. Brioschi, ed il metodo che io indico, questa
determinazione si farà d'ora innanzi nella più semplice e ce-
lere maniera .
A tal fine si ha solo a riflettere che i coefficienti dell'e-
quazione ai quadrati delle differenze espressi in funzione
delle radici rimangono inalterabili pel cambiamento di a , ß,
y ... in a + h , ß + h , y + h ... Perciò dopo di avere
scritta la forma conveniente a ciascuna di queste funzioni
non resterà più che sostituirvi i nuovi valori di p 、, P2 , P3 ...
in funzione dei primitivi e di he ad eguagliare a zero i
coefficienti delle diverse potenze di h. In questi stessi coef-
ficienti , quelli dei termini simili in p 、, P2 , P3 ec. dovranno
annullarsi, e se ne dedurranno altrettante relazioni quante
bisognano per determinare i coefficienti incogniti della forma
che assume ciascun coefficiente dell' equazione suddetta . In
questo modo si trova per così dire immediatamente l'equa-
⚫zione ai quadrati delle differenze
x³ (6p,2 - 2p , ²)x² + (p4 , + 9p22-6p₁p₂)x
2 - -
+ 27p²3 — p²; p² 2 + 4p³ , P3 + 4p³½ — 18p 、 P₂ P3 = 0
corrispondente all'equazione
x² + p₁ x² + P₂ x + P3 = 0.
( 345 )

SOPRA TRE SCRITTI DI LEONARDO PISANO


PUBBLICATI DA B. BONCOMPAGNI
NOTE ANALITICHE
DI ANGELO GENOCCHI

(Continuazione e fine V. pag. 320. ).

Questioni diverse intorno ai numeri quadrati.

Passo ad altri problemi e teoremi del Liber quadratorum.


23. Risolvere l'egualità duplicata
x² + x = 2 -
= y² 9 X=

Sia k un congruo, e f , g², h2 i suoi tre quadrati congruen-


92
ti si prenderà x =
k
Infatti essendo
g2 - k = f² ,, g² + k
k = h2
h² ,
ne seguirà
g² g2
2-1-2
k k , 2k + 1-4,
k
e quindi
2 2 2 2
g2 fg gh
·
( k
G) −2− k ' ,
(4) (3) + 2
,
k −(**)
k * .

Richiamando le formule del num . 15 si avrà

(a² + b²)²
x=
4ab(a² —b²)
ed è questa appunto la soluzione che trovò Eulero nei Novi
Commentarii dell'Accademia di Pietroburgo 2. Dividendo le
1
urrà
proposte equazioni per x² , e ponendo x' = х , si rid

1 Tre scritti, pag . 98 : Volo invenire. A pag. 99 , lin. 7 , dove si leg-


ge : « ergo zi, ei similiter » , si deve correggere sostituendo: « ergo zi
est 1. Similiter ".
2 T. XIX, pag. 121–122 §. 15 (anno 1774)·
( 846 )
il problema ad un'altra questione trattata da Eulero ¹ , e si
vedrà che la soluzione è pur conforme alla precedente.
2
24. Risolvere l'egualità duplicata più generale
x² + mx = y² , x² mx = z².

Si ridurrebbe immediatamente al caso particolare già sciolto


ponendo xmx' e dividendo per m² : Leonardo Pisano con
un raziocinio simile all' esposto
dimostra che si otterrà il
1 mg2
chiesto valore di x dividendo g² per k, onde x = ·
m k
Reca indi l'esempio di k = 24 , g = 5.
Questa specie d'egualità non si trova risoluta da Diofanto ,
nè per essa vale l'artifizio che ordinariamente egli usa per
render quadrati due numeri della forma ax² + bx + c (Ve-
di Lib. III, quest . 20 e 21 ) . Ma divise per ² le due equa-
1
zioni proposte e fatto x' = risulta un'altra egualità du-

plicata, che può trattarsi col metodo insegnato nella quest.


45 del Libro IV per render quadrati due binomii ax + c²,
bx + c² ; si può inoltre ricorrere ad un altro particolare ar-
tifizio che Diofanto adopera nella quest . 13 del libro VI
chiamando un quadrato > 1, ponendo

u = t² -
− 1, x² + x = t²x² = (1 + u)x² ,
1
onde x= e rendendo poi un quadrato la espressione

2 1 น
x - 2

ossia il numeratore 1 G 2
u = 2 — t² 9 la qual cosa può ese-
guirsi per mezzo del lemma della quest. 12 dello stesso li-
bro 3. Trovasi anche in Diofanto un problema affine , ed è

Algebra, T. II , Ch . XIV, art. 215 , pag. 266 (Lyon, an. 3).


2 Pag. 100. Similiter si oportuerit.
3 V. ediz. di Tolosa, 1670, pag. 122 , 123 , 204 , 295 , 297 .
( 347 )
la questioné 31 del libro Il , in cui si vuole che xy ac-
cresciuto o diminuito di x + y produca sempre un quadra-
to, talchè se xe y siano eguali, si avrà il problema di Leo-
nardo nel caso di m = 2. Ora il metodo da lui seguito con-
duce generalmente alle formule
2
p² + q² p²+ q² :
xnt , y t, 2pqt = n +
n n

quindi se dev'essere x = y, si avrà


n² = p² + q² ,
e per conseguenza
n n
X= "
pq pq
valore conforme ai precedenti per essere n, p , q i lati d'un
triangolo rettangolo.
25. Differenze nelle serie di numeri quadrati . Siano tre qua-
2 2
drati impari consecutivi , x² il minore , y² il medio , z² il
2
maggiore si avrà

z² — y² = 8+ y² — x² .
Poichè essendo

У X == 2, z ― y = 2,
ne segue (num . 3)

y² — x² = 2(y + x), z² - = 2(x + y) ,


— y² =
e perciò
z² — y² — (y² — x²) = 2(≈ — x) .
Ma
z — x = (x − y) + (y —x) = 4 :
dunque 2
z² — y² — (y² — x²) — 8 .
Quindi desume il Fibonacci 3 che nella progressione de'
quadrati impari dove il secondo termine 9 supera il primo

I Ivi , pag. 93.


2 Pag. 101. Omnium trium quadratorum.
3 Pag. 102. Et quoniam secundus.
( 348 )
1 di 8, la differenza da un termine al seguente ascenderà
di mano in mano a 2.8 , 3. 8 , 4. 8, ecc . La stessa dimostra-
zione vale per tre quadrati pari , ma i due più piccioli qua-
drati pari sono 4 e 16 la cui differenza è 12; dunque, pro-
cedendo, il terzo quadrato eccederà il secondo di 12 +8 ,
il quarto eccederà il terzo di 12 2.8 , il quinto eccederà
il quarto di 12 + 3.8, ecc. Ma può anche dirsi che il secondo
quadrato pari supera il primo di 3. 4, il terzo supera il se-
condo di 5. 4 , il quarto supera il terzo di 7. 4 , ecc. Ge-
neralmente nella serie

k², (2k) ², (3k)² , (4k) ³ , . . .


il primo termine è k² , il secondo aggiunge al primo 3k², il
terzo al secondo 5k² , e così in infinito giusta la progressione
de'numeri impari . Il che deriva eziandio dal principio pel
quale la differenza tra due quadrati consecutivi a² , (a+1)²
è 2a + 1 (num. 3).
2
26. Risolvere l'equazione indeterminata

2 - b.
z2 - y² ·(y² - x²) .
a
Ho parlato altrove 3 di questo problema. Aggiungo che
oltre alla soluzione particolare data nel lib . II , quest. 20 ,
Diofanto usa un metodo più generale nel lib . IV quest. 45
per un'equazione della forma
x² -- y² = m(x² - c²),

il qual metodo è applicabile al caso nostro 4 ; d'altra parte


avendosi
az² (a + b) y² - bx²,
ossia

Pag. 103. Et sic invenitur.


2 Pag. 104. Volo invenire.
3 Lettera a D. Baldassarre Boncompagni, 2 maggio 1855 .
4 Diofanto, ediz. cit ., pag. 81 e 205.
( 349 )
2• 2
az
= a(a + b)(~~
~ )* ab ,
X
ed essendo
-
a(a +
a(a b) - aba² ,
+ b)
il problema cade nel lemma della questione 12 del Libro VI ,
che insegna a render quadrato At² + B quando A + B è
quadrato ¹ . Ma siffatti metodi guidano a valori solamente ra-
zionali : Leonardo volendo ottenere direttamente soluzioni in-
tere, distingue vari casi secondo il valore de ' numeri a, b
che si suppongono interi e primi tra sè.
2
1.° Sia
a n b = n + 1.

Si prendano gli n + 1 numeri impari che seguono l'unità


3, 5, ... , 2n-
+ 3: basterà fare
x == 2n --- 1, y = 2n + 1 , z = 2n + 3,
2
poichè la differenza 2- y² eguaglierà b x8 e la differen-
2 2
za y² - x² eguaglierà (b − 1 ) × 8 ossia a × 8 (num . prec . ) .
2.º Sia 3
a 2n MAGM 1 , b = 2n + 1.

Si potrà prendere
a+ b
y = × 2, x = y ― 2, z= y + 2 ,
4
2.
poichè y ossia (2n )2 sarà il termine n.esimo nella progres-
sione de'quadrati pari, x² e z² i due termini collaterali , e
quindi z² — y² varrà (2n +1 ) × 4 , y² —x² varrà ( 2n - 1 ) × 4 .
Più generalmente si prenderà
a +b
y = × k, x = y - k , = y + k,
4

1 Ivi, pag. 295. Veramente Diofanto suppone che A e B siano po-


sitivi, ma la sua dimostrazione vale anche nel caso in cui uno de'coef-
ficienti sia negativo .
2 Pag. 103. Sint primum continui.
3 Pag. 105. Sint primum collaterales impares.
( 350 )
considerando la serie k² , (2k)² , (3k) ² , ... , di cui x² , y², z²
saranno i termini degl'indici n - 1 , n, n + 1.
3.º Sia I
2
a : b:: m² : n².
Si faccia
m² : p : : p : n² , p : n² : : n² : q :
e si prenda
x = m² " y = p , n².
Infatti si avrà
2
m2 : n² :: x² : y² , p : q : : y² : z²
z² , m² : p :: n² : q ,

e perciò 2 2 2
m² : n2 : : x² : y² : : y² : z² : : y²
y² : z² : : y² — x² ; z² — y² .
4.º Se nessuna si adempia delle riferite ipotesi , terrassi
la via seguente 2. Poichè il quadrato impari ( 2a + 1 ) ² su-
pera di 8a quello che immediatamente lo precede , si cerchi
un quadrato impari che superi (2a + 1 )² di 8b , al qual fine
converrà si possa determinare n in modo da rendere eguale
a b la somma della progressione
a+1 , a +2 , a + 3" • • a + n:

quando si trovi un tal quadrato, che sarà (2a + 2n + 1 )² ,


si potrà prendere
x = 2a - 1 , y = 2a +- 1 z = 2a + 2n + 1 .

Ciò pertanto si riduce a vedere se ( 2a + 1 )² + 85 sia qua-


drato , e dove sia tale , a prendere la sua radice pel valore
di z. Se il richiesto quadrato non si trovi, si rinnoverà lo
sperimento sostituendo ai numeri a e b due loro equimulti-
plici ka e kb, e provando di mano in mano k 2 , 3 , ecc.
Se infine alcun valore di k non conviene all'intento, si sup-
pongano presi a numeri interi consecutivi , di cui sia h +1
il primo, ha l'ultimo, e si rappresenti con ka la loro som-
ma; indi si determini n in guisa che si abbia

1 Pag. 106. Et si proportio.


2 Pag. 108. Et si data proportio. Pag. 111 : Et si proportio,
( 351 )
(h + a + 1) + (h + a + 2) + · + (h + a + n ) = kb:

il quadrato ( 2h + 2a + 1 )² eccederà (2h + 1 ) ² di ka × 8, e


il quadrato (2h + 2a + 2n + 1) eccederà (2h + 2a + 1 )²
di kb × 8, onde si potrà fare
x = 2h + 1 , y = 2h + 2a + 1 , z = 2h + 2a + 2n +1 .
Ma dovrà essere
n(n + 1 )
(h +1) + (h + a) := 2k , (ha)n + = kb ,
2
e perciò
a + 1 n(n + a)
k= h + =
2 216 - n
m))

quindi per ottener k intero bisognerà che a sia impari , e


allora rimarrà che si renda n(n + a) divisibile per 2 ( -n) ,
come può farsi prendendo a cagion d'esempio n b -- 1 .
Quando ba sia multiplice di 4, si potrà stabilire
n+ a= b n,
onde
b- a --
k=
2 4

così, supposto a = 11 , b =
= 43 , si potrà prendere
43-11 43 11
n = 16 , k 8
2 4
valori usati da Leonardo Pisano . Questi spiega il suo me-
todo con esempi numerici senza dare esplicitamente la re-
2
gola generale tuttavia si riconosce ch' esso consiste nel
cercar di spezzare in due parti equimultiplici di a e b una
progressione di numeri interi consecutivi . Siano m + n in-

1 Pag. 111-112.
2
Tale almeno è il concetto che mi sembra risultare naturalmen-
te dal testo (V. a pag. 111 : ad extremum octuplicavi ecc.) : il signor
Woepcke lo ha interpretato in un senso alquanto più ampio ( Journal
de mathématiques, février 1855) .
( 352 )
teri consecutivi

h + 1 , h + 2, ... h + m , h + m + 1 , h + m + n,

e sia ka la somma dei primi m , kb quella degli ultimi n


ne risulterà

m(m + 1 ) n(n + 1 )
hm + = ka, (h + m)n + = kb ?
2 2
onde
mn(m + n) 2amn + an² + bm²
2k 2h +1 =
bm --- an bm - an .

e questi valori dovranno essere interi , il che si ottiene in


infiniti modi poichè essendo be a primi tra sè , l'equazione
bm an = 1

ha infinite soluzioni : si può anche fare


m= a + 1 , n= b,
ovvero
m = a, n= b 1 , ecc .

Dal valore di h si dedurrà


2amn-an-bm² an² +bm²
x=2h +1 = 9 y=2(h +m) +1 =
bm an bm --an

2bmn - an² + bm²


z = 2 ( h + m + n) + 1
bm an

Avverte l'autore , che trovata una soluzione del proble-


ma, si hanno altre soluzioni moltiplicando per uno stesso nu-
mero i valori trovati di x, y, z imperocchè le differenze
dei loro quadrati saranno moltiplicate pel quadrato d'un tal
numero, onde non ne sarà mutata la ragione .
Si può inferirne che le riferite espressioni di x, y, z sod-
disfaranno al problema anche quando si tolga il denomina-
tore; d'altra parte si vede facilmente che le medesime espres
sioni debbono soddisfare per tutti i valori razionali di m e n

1 Pag. 110: Solvuntur etiam. Pag. 112: que etiam proportio inve-
nietur.
( 353 )
sebbene x, y , z non riescano numeri interi. Si giunge dun-
que in questa guisa alla soluzione generale già nota ¹ .
27. Render 2 eguali a numeri quadrati le n- 1 somme
2 2 2
x² , + x²2 , x²1 + x²₂2 + x² 3 , ... , x² 1 + x¾½2 + ... + x²n.
Dato ad x, un valor particolare u ,, si avranno n- 1 equa-
zioni della forma :
2 2
u² , + x²₂2 = u²₂ , u22 + x²3 = u² 3 , ...· u³n−
u³½ u² 1 + x²n n
ognuna delle quali presenterà successivamente un triangolo
rettangolo con un catelo noto, onde il problema riducesi a co-
strurre con numeri interi un triangolo rettangolo di cui si
conosce un cateto, e si può sciogliere mediante le formule del
num . 1. Ora nel manoscritto del Liber quadratorum si trova
in una nota marginale 3 un modo di risoluzione desunto
dalla formula di Pitagora
2 - 2 2
+
a² + = ',
1)
2
cosicché preso per u, un numero impari, si prosegue ponendo
u2I 1 u²,I +1 u²2 -- 1
X2 9 u₂2 = x3 =
2 2 2
u²₂ +1
uz > ecc.
2
Questa soluzione particolare è la sola che sia riferita dal Pa-
cioli 4 e quindi dal Cossali 5 , e il primo espressamente av-
verte che si tenga a mente di cominciar sempre da un qua-
drato che sia dispari perchè sopra altri non serve la regola.
Ma il metodo che qui Leonardo insegna 6 è più generale, e

I V. la citata Nota del signor Woepcke, e la lettera sopra ricor-


data 2 maggio 1855 .
2 Pag. 112. Volo invenire.
3 Ivi , pag . 57-58 .
4 Summa de arithmetica , Dist. 1ª, Tratt. 4º, Art. 9º. 6.ª (Tuscu
lano 1523 , cart. 15 recto, 1a numeraz. ).
5 Origine ecc. dell ' algebra, Vol . I, pag. 121-122 .
6 Pag. 112-113 . Vedi le due lettere 4 e 17 maggio 1835 a D.
Baldassarre Boncompagni .
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. settembre 1855. 23
( 354 )
deriva dal principio della formazione de'quadrati col mezzo
della progressione degl'impari, principio che somministra co-
me abbiam veduto (num. 1) tutte le possibili soluzioni de'
triangoli rettangoli. Abbiamo supposto allora che si pren-
desse un numero pari α = 2mpq , ma si giunge alle stesse
conseguenze usando un numero impari a=mpq, poichè fatto
r = mp² , s = mq , p >q,
si avranno s numeri impari
r, r + 2, r + 4 ", ... r + s - 1,
r — 2 , r -- 4 9 · r - s + 1,

la cui somma sarà rs = x² , e aggiungendoli alla progres-


sione
1 + 3 + 5 + ... + (r -S-— 8 — 1)
si formerà l'altra progressione
1 + 3+ 5 + . . . + (r + s −1) ;
ora queste due progressioni hanno per somma
2 2
e
( (5 ) :
dunque

2+ (デ) =( )
ossia
2 - 2 2 2
mq² mq³
(mpq)² + ( 2 mq" _ ) " —(mp" +
(· mp" — 2 mq
'"')" ,
e ponendo
p = p' + q' , q = p' — q',
se ne deduce anche la formula consueta
7212 12
(mp¹² --
— mq'²)² + (2mp'q')² = (mp¹² + mq¹²) ".
Così risolvendo in fattori il dato cateto a o il suo qua-
drato , e formando con essi i numeri r e s, si determinerà
il quadrato dell'altro cateto col sommare la progressione
1+ 3 + 5 + ... + ( r -— s — 1).
Ma quanto alle due prime incognite x, e x₂ , si potranno
( 355 )
prendere pei loro valori i cateti d'un triangolo rettangolo
(in numeri interi) qualsivoglia , e sceglierli anche primi tra
sè, riservando alla fine dell'operazione il moltiplicare , se oc-
correrà, per 2, 3 od altro numero i valori trovati di
X1 , X2 , · • Xn •

Tale è la via tenuta da Leonardo Pisano : egli reca l'esem-


pio di x₁ = 3, x = 4 , onde u₂ = 5 , dopo di che preso
5 per a, si avrà

p = 5 , q = m = 1 , r = 25 , s = 1,
e quindi
x²3 = 1 + 3 + 5 + . + (25 -- 11) - 144 ,

u2325 + 144 = 169 ;


sarà dunque uz = 13 , e preso 13 per a , si avrà

p = 13 , q= m = 1 , r = 169 , S = = 1,
onde
x²¾₁4 = 1
1 +
+ 3
3 +
+ 5 + . .. + (169 —- 1 —
5 + — 1) — 84” ,
2
u²4 = 169 + 84 = 7225 , u 85.

Proseguendo e prendendo 85 per a, si trovano diverse so-


luzioni perchè 85 non è numero primo, e tre sono indicate
da Leonardo : l'una (che dà x5 = 3612) corrisponde a

p = 85 , q = m = 1 ,

ed è la sola che si ottenga dalla regola del Pacioli ; l'altra ad -

m= 5, p = 17 , q = 1 ,
onde

r=1445, s=5, x²5 = 1 + 3+5 + ... +(1445—5—1)= 720;


la terza ad
m =1 " p = 17 , q= 5 ,
onde
2
r=289, s= 25 , x²5 = 1 +3 +5+... + ( 289—25—1 ) = 132 .

Ma v'ha una quarta soluzione , ommessa dal nostro Autore


( 356 )
che si trova ponendo

m = 17 , p= 5 , q 1,
e però
r = 425 , s = 17 ,
onde risulta


5= 1 + 3 + 5 + ... + ( 25 – 17 ✔– 1) = 204 .
Prendendo
x₁ = 7 9 X2 = 24 ,
si ha u₂ = 25 , e se si fa

a = 25 , m= 5, p= 5 , q =1 ,

si trova

r=125, s= 5, x²3 =1 +3+ 5 + ... +( 125—5—1 ) =60.

¹
Questa soluzione data da Leonardo non si deduce dalla
regola del Pacioli.
Ma è da osservarsi che i valori di x3 , x4 , • · xn di-
pendendo dalla risoluzione de'numeri u,, uz , .. • nei loro

fattori , non si possono comprendere con formole generali


quando esser debbano interi , come qui supponiamo : se ba-
sta che sieno razionali , si potranno allora esprimere gene-
ralmente benchè per altra via , non applicandosi il metodo
dianzi esposto se non a trovare le soluzioni intere 2 .
Osservo ancora che alle stesse conseguenze di questo me-
todo condurrà la formula adoperata dai geometri indiani
Brahmegupta e Bhascara
2
1 / a² 1a²
1(2² + 6)² = 1(—7— — 6)²+ a',

se si prenderanno per bi divisori di a² : la qual concordan-


za fu avvertita dal Principe Boncompagni in una Nota pre-

1 Pag. 121. Quos numeros inveni.


2 Veggasi la citata lettera 4 maggio 1855 .
( 357 )
sentata il 6 maggio ultimo all'Accademia Pontificia de'Nuovi
Lincei ¹.
28. Questio mihi proposita a Magistro Theodoro domini im-
peratoris philosopho 2. Si tratta dell'egualità triplicata
x + y + z + x² = 1² , x + y + z + x² + y² = u² ,
x + y + z + x² + y² + z² - v².

Per mezzo della prima equazione le ultime due divengono


t² + y² = u³, t² + y² + z² = v²,
la cui risoluzione dipende dal problema antecedente , e si
ha inoltre dalla prima
1" > y + z :

l'Autore prende
t = 6 , y = 8, z = 24 ,
e sostituendo nella prima ottiene
x² + x + 32 = 36 ,

equazione che sciolta coll'aiuto della costruzion geometrica


consueta gli dà
1
x= W+
4)- 2

Ma questa soluzione è irrazionale per ottenere valori ra-


zionali 3 , si osservi che prendendo

t = 6m , У =8m , z = 24m,
si avrà
x² + x + 32m 36m² ,

I Il signor Biot ha notato (Comptes rendus, tom. XXVIII , pag. 579),


che la formula di Brahmegupta è limitata , quanto alle soluzioni in-
tere, non meno che quelle di Pitagora e Platone : ciò senza dubbio ,
perchè Brahmegupta non ha indicato, che per ottenere le soluzioni in-
tere si debbono sostituire a b i diversi fattori di a².
2 Pag. 114 .
3 Pag, 119 : Deinde videamus.
( 358 )
ossia
16
x(x + 1 ) = p²
3P,

fatto 6m = p. Ora generalmente una differenza p² — k si


può ridurre alla forma x(x + 1 ), supposti p ed x razionali ,
quando sia
k = (2i + 1) pi (i + 1)
e anche i razionale: adunque basterà porre
16
3 p = (2i + 1) p — i(i + 1),

donde si trae p. Si rappresenti l'equazione da risolversi con


x² + x + am = p²m² ,
ossia
x(x + 1 ) = p² — λp ,
fatto
α
Bm = p , λ:
β
si avrà
"Ap (2i + 1)pi (i + 1 ) ,
onde

i(i + 1) i(i + 1 )
p 2i + 1-λ ' (2i + 1)ẞ — a
e bisognerà che sia 2i +1 > λ : si potrà quindi in infiniti
modi determinare i, allora si avranno p ed m, e posto
2
p² - λp = μ ,
si troverà un valor razionale di x risolvendo l'equazione
x² + x = μ .
16
Nel riferito esempio è λ = e prendendo coll'Autore
3
2i + 1 = 7 ,
si trova
36 6 48 144 16
p m= У= x=
5 5, y 5 5 5
( 359 )
29. Lemmi che occorrono per la soluzione della question pre-
cedente . 1. Se r è un numero razionale , la somma
1
r(r + 1) +
4

farà un numero quadrato. Leonardo dimostra (coll'aiuto d'una


2
costruzione ) che quella somma eguaglia (r ✦ Noto

che ciò corrisponde ad una proprietà de'numeri triangolari di-


mostrata anche da Diofanto e da Bachet 2.
2.° Ogni numero della forma r(r + 1) è la somma d'una
progressione di numeri pari, cosicchè
r(r + 1)= 2 + 4 + 6 + ... + 2r,
altra proprietà che somministra l'espression generale de'nu-
meri triangolari .
3.º Ogni numero impari 2n + 1 è la somma di due in-
teri consecutivi n n +1 .
4. L'espressione
p² —-- (2i + 1 ) p + i( i + 1),
2
che si riduce a p²- k ponendo
k = (2i + 1) p―· i(i + 1),
equivale ad un numero della forma r(r+1 ) ; si suppongono
p, i, r razionali. Infatti 3 se pongasi
Ρ (2i + 1 ) = q ,
si avrà
p² — k = pq + i(i + 1) ;
ma pel lemma 1.º si avrà pure
1 2

pq + i(i + 1 ) + 4 pq + ( i +

I Pag. 115. Et ut solutio questionis.


2 Diofanto, Lib. IV, quest. 44; ediz. cit. pag. 202. Vedi anche il
Libro De multangulis numeris . Prop. VIII, pag. 13 e 14 ( stessa edi-
zione).
3 Pag. 117. Ad quod demonstrandum.
( 360 )
e a motivo di

p= q + i +

si trova
2 2

pq + ( i + 1 (9 + i +
2 ) = (1 1 )" .

ossia per lo stesso lemma 1.º,


2
i = (g + i) (g + i + 1 ) + 4
pq +(

dunque
--
p² —— k = (q + i)(q + i + 1 ) ,
che si riduce ad r(r + 1), preso
- (i + 1 ).
r=q + i = p —
30. Con una diversa determinazione di t, y, z, Leonardo
2
Pisano trova altre due soluzioni del problema del num . 28 ,
la prima con numeri interi , la seconda con numeri sol ra-
zionali . Stende poscia 3 il medesimo problema a quattro in-
cognite, ed esprime i valori razionali che lo risolvono ; ma
di ciò tutto ho parlato ampiamente altra volta 4 , riempiendo
le poche lacune del testo e supplendo la verificazione dei
valori assegnati alle quattro incognite, che sola mancava al
compimento della soluzione. Ho pure ampliata la questione
ad un numero qualsivoglia d'incognite , ed ho mostrato come
per mezzo di pochi e facili tentativi si ottenga nel caso di
tre incognite la soluzione con numeri interi data dall'Autore ,
e un'altra soluzione pur con numeri interi che soddisfa inol-
tre alla condizione di render un quadrato anche x +y + ,
e come similmente si ottenga una soluzione con numeri in-
teri eziandio nel caso di quattro incognite.

I Elementi d'Euclide, Lib. II, Prop. VI.


2 Pag. 120: Solvi etiam . Pag. 121 : Ex quibus etiam quadratis.
3 Pag. 121 : Et non solum per hunc modum.
4 Lettere a D. Baldassarre Boncompagni, 2 e 4 maggio 1855 .
( 361 )
Finirò indicando alcuni altri problemi che il Pacioli ha
esposti nella sua Somma e che dal Cossali sono attribuiti a
Leonardo Pisano. Pongo qui pertanto le equazioni di ciascun
problema con la soluzione che se ne trova nell'opera di Frate
Luca; dalla natura di tali soluzioni affatto limitate e parti-
colari e non conformi dirò così allo stile del Liber quadra-
torum sarà manifesto se non erro che non possono apparte
nere all'autore di questo trattato da cui per altra parte i
Pacioli non asserisce d'averle tolte ' .
2 h.
1.º x² - y² -- 2h + 1 soluzione x = h +1 , y
m 1
2
2.º x² + m == y² : soluzione 3 x =
2

m + 1
3.º x² - m = y² : soluzione 4 x=
2
2 2
4.° x² + m =t² , y²— m = u² : soluzione 5 x== n, y = n + 1 ,
supponendo m = 2n + 1 .
a+b+12
5.º x- a= y², x + b=z : soluzione 6 x= -.b .
2
1
6. ° x- n - y³ , x +n =z2 : soluzione 7 X n² + 1 .
4
7.° x — m = y² , x + n = z² , supposto m = n ± 1 : so-
2
m + n- 1
luzione 8 x= + m, donde nel caso di
2
m = n + 1 il Cossali ha ricavato xn²+n + 1 .

Al principio della seconda parte della Summa, il Pacioli dichia-


ra che tutte le proposizioni di cui non indicherà l'autore sono di Leo-
nardo Pisano ( Dist . 1 , cap. 1 ; Tusculano, 1523 , carta 1 , recto, 2ª nu-
merazione) ; ma questa dichiarazione si riferisce alla medesima seconda
parte che contiene la geometria , mentre l'aritmetica e l'algebra for-
mano la prima parte.
2 Pacioli, Summa , Dist. 1ª, Tratt. 4º , Art. 9°. 3ª (prima numeraz.,
car. 16, verso) ; Cossali, Op. cit. , Vol . I, pag. 117 .
3 Pacioli , ivi, Art. 9. ° 7ª, car. 17 , verso; Cossali , ivi , pag. 120 .
4 Pacioli, ivi , 5ª, car. 17 , recto; Cossali, ivi.
5 Pacioli, ib .; Cossali , pag. 121 .
6 Pacioli , ivi. 6ª. , car. 17 , recto; Còssali, ivi , pag . 124 .
7 Pacioli, ivi, pa , car. 16, recto, e 3ª, car. 16, verso; Cossali , ivi
8 Pacioli, ivi, 2a ., car. 16 verso; Cossali, ivi .
( 362 )
2 2
8.° x² I + x²+ ... + 1² 2n+1 y² : soluzione
3,3 = 4 · •
x₁ = 2, x2 = , X2n = 2n + 1 ,

Xan+1 = 4 + 9 + 16 + ... + (2n + 1)² — 1


*[ ·1)²—1] .

2 m-1
9.º x² + y² =z² , x² +y² +m=t² : si prende Z= 9
2
2
e si spezza il quadrato in due quadrati di numeri

razionali, il che può eseguirsi in infinite maniere.


Da ultimo il Cossali cita il problema espresso dalle due
equazioni
H + x = y² , H - X =%

e che Frate Luca sciolse nel caso di H - 5 col fare x=4; e


mentre riconosce che le parole di lui sono del tutto scompi-
gliate e confuse, pretende trarne una soluzione generale che
è la stessa precisamente esposta da Eulero nella sua Alge-
bra 3 , e crede aver indovinata la mente di Leonardo Pisano 4.
Ma quanto a me, trovo inintelligibile veramente questo passo
di Frate Luca, nè mi riesce in verun modo di potervi leg-
gere la regola del Cossali o un'altra soluzione qualsiasi per
un valore di H diverso da 5 .

1 Pacioli , Dist. 2ª, Tratt. 6º, Art. 5º , car. 46 , verso ; Cossali , pag.
121 .
2
Pacioli, Dist. 1ª, Tratt. 4º, Art. 9°, 7ª, car. 17, recto; Cossali ,
pag . 123 .
3 Tom. II. , Ch. XIV , art. 216–221 , pag. 267-276 . Al medesimo
problema equivale in sostanza anche la quest. 12 del Lib . V di Diofan-
to (Tolosa 1670, pag. 223).
4 Pacioli, loc. cit., 4ª, car. 17, recto; Cossali , pag. 145-146 e 154 .
( 363 )

SOPRA UNA TEORIA ANALITICA DALLA QUALE SI DEDUCONO


LE LEGGI GENERALI DI VARII ORDINI DI FENOMENI

CHE DIPENDONO DA EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEALI,


FRA I QUALI QUELLI DELLE VIBRAZIONI
E DELLA PROPAGAZIONE DEL CALORE
NE' CORPI SOLIDI .

NOTA

DEL SIG . L. F. MÉNABRÉA


Colonnello del Genio Militare.

Torino 16 giugno 1855 .

Nella seduta del 15 aprile p. p. ho letto alla R. Accade-


mia delle Scienze di Torino, una mia Memoria avente per
oggetto l'integrazione di un sistema d'equazioni differenziali
lineali, dalle quali si deducono formole generali applicabili
a diversi ordini di fenomeni e che comprendono , come casi
particolari, le soluzioni complete de'problemi delle vibrazioni
e della propagazione del calore ne ' corpi solidi . I procedi-
menti analitici seguiti in tal lavoro, sono conformi a quelli
di cui feci uso in un mio recente scritto intitolato : Etudes
sur la théorie des vibrations, e sono fondati sulle considera-
zioni più elementari del calcolo . Ma per brevità, prescindo
in questa Nota dal riferirli, è mi limito a consegnarvi i prin-
cipali risultati da me ottenuti .
Siano le r equazioni seguenti riferibili a diversi punti ma-
teriali che reagiscono mutuamente gli uni sopra gli altri.
( 364 )
dr.us dr.uz dr.uz d ." ur
m + a(1,2) + a(1,3) .... + a(1 ,r) dtn
dt" dt dtn

=0
+ M, u, + A(1,2) U3 + A( 1,3 ) U3 .... + A(1,r) U, =

dr.u₂ dr.u3 dr.uz dr.us


Mi + a(2,1) dt" + α(1,3) dtr .... + a(2 ,r)
dt" dt"

(1)
+ M₂u₂ + A(2,1 ) U1 + A(2,3) U3 · · · . + A(2 ,r) u, = 0

dr.ur
dr. Uy + a(r , 2) dr.uz d" ..
+mr din + a(r,1) den dtn
r-
…….. ✈ α(r , x-1)
din

+ M, u, + A(r, 1) U, + A(r,2) U2 .... + A(r, r−1) Up = 0.

In queste equazioni si esprimono per : u₁ , w2 , 3 ... U,


ler variabili relative ai diversi punti del sistema; t il tempo;
, m2 , m3 m, le masse concentrate ne' punti cui
corrispondono rispettivamente le variabili u, u₂ ec .; a ( 1,2) "
a(1,3 ) ec. M,, M2 .... A( 1,2 ) , A(1,3 ) , ...... ec. i coefficienti
indipendenti del tempo t e dalle variabili u,, u₂ " ec.

Stante le mutue reazioni de'punti del sistema gli uni so-


pra gli altri, si ba in generale

a(i,t) = a (t,i) ; A(1,1) = A(t,i)


i ed essendo due indici differenti.

Siano P1 , P2 , P3 ..... Pr , K" coefficienti indipendenti


del tempo e delle variabili u,, u₂ ec . ed aventi fra lore le
relazioni espresse dalle r equazioni seguenti :
( 365 )
p₁ M, + P₂ A(1,2) + P3 A ( 2,3) .... +Pr A( 1 ,r)
Kn • ... + pra (1 ,r)
p₁ M₁ + p₂2 a( 1,2) + P3 A ( 1,3 )
P₂ M₂2 + P₁ A(2,1) + P3 A(2,3) .... + Pr A(2 , r)
Kn + Pra(2 ,r)
P₂2 m₂2 + P₁ a(2,1 ) +P3 a( 2,3) ・ ・
(2)

P, M, +p、 A(r,1) + P₂2 A(r , 2) · · · · + Pr-1 A/r›r-1 )


K" =
pr m,r + p₁ a( r , 1 ) + P₂2 α (r,2) • + Pr-1 arr-1 )

Fra queste r equazioni si potranno eliminare p₁ , P2 , ... Pr


e si giungerà ad una equazione finale

(3) F(K") = 0

di grado r rispetto a K" , la quale darà , in conseguenza r


valori di K ed altrettanti valori corrispondenti di ciascuno
de'coefficienti P₁, P2 • • Pr . Designeremo cogli indici ( ¹ ) ,
(²) ... ( r ) questi r valori di K" e quelli corrispondenti delle

quantità che ne dipendono .


Se si fa per abbreviazione

B₁ = p, M, + P₂ A( 1,2) + P3 A( 1,3) .... + Pr A( 1 ,r)

B₂2 = p₂ M₂2 + P₁ A( 2,1) + P3 A(2,3 ) ... · + Pr A(ar)

(4)

B, = p, M, p₁ A( r, 1 ) +P₂ A(r, 2) ···· + Pr-2A(r₁r- 1)

si ha in generale

(1) (2) ( i) (2) (i) (2) (i) (2)


= 0.
(5) B I p . + B₂2 p₂ + B3 P3 ..... + B,
r Pr

iel essendo due indici differenti.


L'espressione di una qualunque delle variabili rappresen-
tata da u , è data dalla formola seguente :
( 366 )
(i) o α21-29+1 ( i) dù
ΣB u+ -Σ Β

ི་
(i) dt
k

i=r q=n a2(2n-29+1) (i) d².u


P₂(4) (i)1α 29-1 ΣΒ-
(6) uj = +
n ΣΣη ) Β( ) (i) dt2
i=1 9=1 k²

( -1) (2n-29+1) (i) dr-¹.u


+ ΣΒ
(i) dtn-i
kn-1

In questa formola si esprimono con : e la base de❜logaritmi


-
iperbolici ; & una delle radici nme di 1 propria a ripro-
O O
0 du d"-1.u
durre tutte le altre; u 2 i valori iniziali
dt
i =r
du d"-1.u
di И 9 ; la somma che si ottiene dan-
dt den-
i= r
do successivamente a k ed alle quantità che ne dipendono
q=n

glir valori dedotti dalla equazione (3); Σ la somma rela-


9=1
tiva ai diversi valori intieri di q da 9 = 1 sino a q= n ;
Σ la somma relativa ai diversi valori B₁ , B₂ , • • • Br ;
P₁ B₁ , p₂2 B₂ , • • • Pr B,.
Allorché a( 1,2) , α( 1,3) ... a(2,3) , ( 3,4) ... ec. sono zero "

od, in altri termini , quando le equazioni (1 ) si riducono alla


forma
dru
(7) m + M¸u, + A(192) U₂ + A( 1,3 ) U3 ... + A(1 , r) Up = 0
de

ec. ec .
( 367 )
la formola (6) diventa

(i) o 021-29+1 (i) dů


Σm.P dt
Σ m.pu +
(i)
k

0
29-1 α2(2n-29+1 ) i) d².
Pλ(*) Για Σ m.p
(7) uλ = Σ
n Σ (i) dt2
(1)
k2
Σm.p²

O
α(2-1)(21-29+ 1) (i) dn- ' . u
+ • Σm . p
dt"-1
(i)
ku- 1

L'equazione ( 5) si trasforma nella seguente

(i) (1) (i) ( 2) (i) (1) (i) (1)


0
(9) m₁. p. p. + M₂. P₂ P₂ + m3. P3 P3 • • • + Mr. PrPr = ,

d'onde si deduce che tutti i valori di k" dati dall'equazio-


ne ( 3 ) sono reali, come anche quelli di p. , Pa ... Pr ·
Quando il sistema è composto di corpi continui e di punti
materiali isolati , le equazioni (7) si trasformano , per ciascuno
de'corpi continuì , in una equazione differenziale come segue
dr.u de+f+ 8.u del+fl+g'.u
(10) dm +Vu , dm +W. dm-+W'. dm
dt" dxe.dyf.dze dxe'.dyƒ'.dze'
+ ec. 0

dove u è la variabile corrispondente al punto la di cui po-


sizione stabile è fissata dalle coordinate x, y, z che saranno
di natura qualunque, od ortogonali , o polari ec. V, W, W' ,
sono coefficienti indipendenti da t ed u ma che possono es-
sere variabili d'un punto all'altro , ed anche per un mede-
simo punto quando a questo corrispondono diverse variabili u,
il che succede in molti casi generali de'movimenti vibratorii;
dm esprime la massa elementare corrispondente al punto
(x, y, z). Parimente, le equazioni ( 2) daranno, per ciascuno
( 368 )
de'corpi continui , una equazione corrispondente alla prece-
dente, e che sarà :
de+f+8.p del+fl+s'.p
(11) _k" .pdm= Vpdm +W. dm +W' dm
dxe.dyf.dzs dre'.dyf'.dz '
+ ec. = 0.

Per ognuno de'punti materiali isolati si avranno rispettiva-


mente delle equazioni consimili a quelle (7) e ( 2) .
I valori di p relativi a ciascuno de'corpi continui si otter-
ranno colla integrazione delle rispettive equazioni (11 ). Le
quantità arbitrarie introdotte nelle integrazioni si determi-
nano dietro le condizioni relative ai limiti. Eliminando tali
quantità arbitrarie fra le equazioni relative ai limiti com-
prese anche quelle che si riferiscono ai punti isolati, si ot
tiene uua equazione trascendente in k" analoga a quella (3 )
e che darà i diversi valori di k".

L'espressione di u relativa ad un punto qualunque del si-


stema si deduce delle formele precedenti ed è

(1=00) (i) (q=n)


1 p et(1)1x 29-1
-
(12)
n (i)2 (i)
i=1 Σm.p²+ΣSp².dm (9 = " )

(i) o (i) 2
Σm. pu +Σ pu. dm

α2n-29+1 (i) du ·(i) du


+ Em.p + Р dm
(i) | dt S dt
k

a²(21-29 + 1 ) (i) d².u • (i) d².u


+ Em.p +Σ dm
X

dr² Р
(i) dt2
k

a( −1 )( 2n-29+ 1 ) (i) d" -¹.u • (i)Jn -¹.u


+ Σm.p +Σ dm
de- Р
(i) de"-1
k"-1
( 369 )
In questa formola , il primo numeratore p è il valore di que-
sta quantità relativo al punto, o per meglio dire alla varia-
bile u che si considera; le altre quantità che entrano nella
formola sono le stesse per tutte le variabili u . Le somme

Emp² , Empu ec. si riferiscono ai punti materiali isolati , e le

somme Σfp'dm , Efpu . dm , ec. sono relative ai corpi conti-


nui.

Se le equazioni primitive ( 1) non contengono che le diffe-


renze delle variabili u,, u ,, uz ec. e se sommando tutte
queste equazioni, tutte le dette variabili spariscono non re-
standovi che le differenziali rispetto al tempo, l'espressione
generale di u diventa

(13) .... + Ut"-¹ + S


u = N + P.t + Qt² ..

dove N, P, Q. . . U sono coefficienti costanti ed S rappre-


senta il termine sommatorio che esprime u nelle formole (6) ,
(8) e (12 ).
Nel caso della formola (12) si ha

0.
du du
Ση +Σ dm
dt dt
Σmu +-ΣJudm
N ; P
Σm + Σfdm Σm + K fdm
(14)
R- น
dr -1.ů
Ση +Σ dm
dt"-1 dt -1
U
Σm + Σfdm

Il caso in cui le equazioni primitive ( 1 ) contengono termini


costanti oltre i variabili, è facilmente riducibile ai precedenti .
Si ottengono formole analoghe a quelle che furono espo-
ste, quando le equazioni primitive hanno la forma :

Annali di Scienze Mat . e Fis. T. VI. settembre 1835. 24


( 370 )
dr.us dr.u d".u
mi +@ + & + ec.
dt din dt". }

(15) + M, u₁ + A(1,2) u₂ + A( 1,3 ) U3 + ec. = )


0

ec. ec.

Volendo applicare le formole precedenti ai problemi delle vi-


brazioni si farà in esse

n=2 ed α = V −1 ,

Così la formola ( 12) diventa


(i) 0 (1) o (i)

(i=∞) (i) (Σm.pu + Σf'pu dm) Cos.kt


P
( 16) u=Σ (8)
(i)2 (i)
1 (i) du du (i)
( =1) Em.p² + ΣSp❜dm ++ Σm.p. +Σ
k(i) dt dt p dm ) Sin.k t

Pe'problemi del movimento del calore ne'corpi solidi , si pren-


deranno
n= 1 ed a =1

e, dalla formola ( 12) si dedurrà

(2)
(i) (i) 0 (i) o
Ρ
е Em.pu + pudm
(17) u=Σ (2) (i) S
Em.p + Σfp.dm

Queste due formole unite alla formula ( 13 ) contengono le


espressioni generali delle variabili ne'problemi delle vibra-
zioni e della distribuzione del calore , e danno in conseguen-
za le soluzioni le più ampie di que'problemi . Per le applica-
zioni di queste teorie rimando alla mia Memoria originale ,
e, per ciò che riflette le vibrazioni , al mio scritto già citato
Etudes sur les vibrations, nel quale ho fatto un uso costante
de'principii generalizzati nel presente scritto.
( 371 )

INTORNO AD UNA PROPRIETA' DEI NUMERI.

NOTA

DI BALDASSARRE BONCOMPAGNI (1) .

Se n è un numero intero, si ha

--
(A) (n (n − 1) + 1 ) + (n ( n − 1 ) + 3 ) 4 + . . . .

+ (n (n - - 1) = n³ .
− 1) + 2n —

Questa proposizione, della quale il Sig . Cauchy ha parlato


nelle sessioni dei 7 e 14 settembre 1846 dell'Accademia delle
Scienze di Parigi ( 2) , è stata dimostrata nei Nouvelles Annales
de mathématiques ( 3) dal Sig. Midy, che l'ha chiamata propo-

(1 ) Una parte di questa nota fu stampata in Parigi in lingua fran-


cese nel Giornale intitolato La Science ( 1. ″e Année , N.º 186 , Dimanche
30 Septembre 1855 , pag. 941 ) .
(2 ) Comptes rendus hebdomadaires des séances de l'Académie des
sciences publiés conformément à une décision de l'Académie en date du
13 Juillet 1835 par MM. les Secrétaires perpétuels. Paris, Bachelier Im-
primeur—Libraire, de l'École Polytechnique, du Bureau des Longitu-
des, etc., Quai des Augustins n.º 55. 1835-1855 , 42 tomi ,in 4º , t. XXIII ,
Juillet-Décembre 1846 , pag. 501 , 502 , 551 .
(3) Nouvelles Annales de mathématiques. Journal des candidats aux
Écoles Polytechnique et Normale, Redigé par MM. Terquem , et Gerono.
Paris. 1842-1855 , 14 tom , in 8' , t . V, pag. 640-642.— Il Sig . Midy,
dimostrando (Terquem et Gerono, Nouvelles Annales de mathématiques, I.
c.) la proposizione sopraccitata, ha dato maggior estensione a questa
proposizione.
( 372 )
sition nouvelle (1 ) . Tuttavia questa proposizione trovasi enun-
ciata nel comento di Jamblico sull ' Introduzione all' aritme-
tica di Nicomaco . In fatti nella traduzione latina di questo
comento fatta da Samuele Tennulius si legge (2): <« Praeterea
>> impares, quoniam habent eandem operationem, eandemque
> naturam , ut demonstravimus , si componantur secundum
»
>> electiones semper uno apposito , nascentur cubi. Verbi
» gratia 1. est primus potestate cubus incompositus : deinde
» duo impares 3. 5. est 8. secundus cubus . Deinde tres im-
» pares 7. 9. 11. est 27. tertius cubus. Deinde quatuor im-
» pares 13. 15. 17. 19. est 64 quartus cubus, & in se-
» quentibus similiter. »>
Jamblico , autore del comento sopraccitato, morì sotto l'im- C
pero di Costantino il Grande, e probabilmente avanti l'anno
333 dell' era Cristiana (3) .
La proposizione soprammentovala é una conseguenza della
seguente La somma degli n primi termini della serie naturale
S
dei numeri impari è eguale ad n² . Si ha in fatti a motivo di
quest'ultima proposizione :
2
n(n- 1) a
1 + 3 + 5+ 7 · . · + (n ( n− 1) 1)= t
2
1 + 3 + 5 + 7 + ... + -
+ (n(n --- 1 ) — 1 ) + ( n(n ~ 1 ) +1 ) +…..
2
-
+ (n(n − 1 ) + 2n 1) = ( n(n + 1) ) * .
2
Sottraendo la prima dalla seconda di queste equazioni si ottie-
ne la formola (A) .

(1 ) Terquem et Gerono, Nouvelles Annales de mathématiques, t. V,


fag. 640.
(2) Jamblichus Chalcidensis Ex Coele- Syria in Nicomachi Geraseni
Arithmeticam introductionem, et de fato . Nunc primum editus, in Lati-
num sermonem conversus, notis perpetuis illustratus à Samuele Tennulio,
Accedit Joachimi Camerarii explicatio in duos Libros Nicomachi, cum
Indice rerum & verborum locupletissimo. Arnhemiae , Prostant apud
Joh. Fridericum Hagium, Daventriae typis descripsit Wilhelmus Wier,
clɔ ɔ CLXVIII, in 4°, pag. 137 della prima numerazione, col . 2. , B. , C.
(3) Dictionary of greek and roman biography and mythology . Edi-
( 337 )
Il Sig. Terquem, parlando della proposizione espressa
dalla formola ( A) , dice ( 1 ) : « Cette propriété a été énoncée ,
»>il y a une vingtaine d'années, dans la Bibliothèque univer-
» selle de Genève , où je l' ai copiée . J'ai oublié de marquer
» le volume » . La proprietà, della quale il Sig. Terquem qui
parla, trovasi enunciata e dimostrata nel primo tomo dell'edi-
zione fatta in Livorno negli anni 1816-1820 dell' opera
del Sig. Abate Pietro Franchini intitolata La Scienza del Calco-
lo (2). Questo primo tomo ha nel suo frontespizio la data
del 1816 .

In un articolo del medesimo Sig . Terquem intitolato Con-


sidérations élémentaires sur les nombres ec. , che trovasi ne'pre-
citati Nouvelles Annales de mathématiques (3 ) , si legge ( 4 ) :

ted by William Smith , LL. D. editor of the Dictionary of Greek and


Roman antiquities » . Illustrated by numerous engravings on wood. In
three volumes. London : Taylor , Walton , and Maberly , upper Gower
Street; and Ivy Lane, Paternoster Row : Iohn Murray, Albemarle Street.
1849-1850 , 3. vol . , in 8°, vol . II , pag. 549 , col . 1. , articolo JAMBLI-
CHUS, 2.-- La dimostrazione data di sopra della formola (A ) è dovuta
al Sig. Midy (Terquem et Gerono, Nouvelles Annales de mathématiques,
t. V, pag. 640-642) .
(1 ) Terquem el Gerono, Nouvelles Annales de mathématiques, t. V,
pag. 640, nota ( *) .
(2) La Scienza del calcolo opera del Sig . Ab. Pietro Franchini P.
Prof. di matematiche superiori socio dell'Accademia di Scienze,Belle Let-
tere ed Arti di Lucca , Membro ordinario della R. Accademia Italiana,
Corrispondente della R. Accademia di Torino &c . Livorno dai torchj di
Assunto Barbani &. C.º 1816-1820 , 4 tomi in 8° , tomo I , pag. 181-182 ,
S. 117, parte II , libro I , capitolo VII.
(3 ) T. V, pag. 607–610 . - Nelle pagine 607–610 del tomo quin-
to testè citato dei Nouvelles Annales de mathématiques il suddetto ar-
ticolo non ha nome d' autore. Tuttavia nella Table alphabétique des
auteurs, contenuta nelle pagine 705 712 del tomo medesimo quest'ar-
ticolo trovasi indicato sotto TERQUEM ( O.) , rédacteur (Terquem et
Gerono, Nouvelles Annales des mathématiques , t . V, pag. 711 ) . Nella
Table par ordre des matières contenuta nelle pagine 713-721 di que-
sto quinto tomo sotto , « I. Arithmétique » , si legge: Considérations
⚫ élémentaires sur les nombres premiers; par M. O. Terquem. Pag. 607. »
(Terquem et Gerono , Nouvelles Annales de mathématiques , t. V. ,
pag. 713).
(4) Terquem et Gerono, Nouvelles Annales de mathématiques, t . V "
pag. 608 , 610.
( 374 )
» 7. La somme des n premiers termes de la suite naturelle
» des nombres impairs est égale à n² . •

» 8. Tout nombre pairement pair est égal à la somme d'une


» suite de nombres impairs consécutifs, en nombre pair
» 16. La somme des cubes des nombres naturels est le carré
» du nombre triangulaire marqué par le nombre des termes ....
» 17. En prenant dans la suite des nombres impairs , une
» suite de termes dont le premier soit le double d'un nombre
» triangulaire plus un et dont le dernier soit le double du nom-
» bre triangulaire consécutif moins un, la somme de cette suite
» est un cube; conséquence de ( 7 , 8 , 16 ) . »
Ciò che si è detto di sopra a pagine 372 , lin . 16–24 ,
mostra potersi dedurre l'ultima di queste quattro proposi-
zioni 7, 8, 16, 17 dalla prima senza far uso delle altre due.

INTORNO AD ALCUNE PROPRIETA' DELLE SUPERFICIE


DEL TERZO ORDINE.
NOTA
DEL SIG. FRANCESCO BRIOSCHI .

In una superficie del terzo ordine esistono , in generale ,


ventisette rette. Il sig . Cayley ha dimostrato che tre qualsi-
vogliano di esse rette sono situate in un piano , ( da quell'au-
tore chiamato triplo- tangente), e che per una qualunque delle
rette stesse passano cinque piaui triplo-tangenti . Quindi sară
quarantacinque il numero de'piani triplo- tangenti. Il sig. Hart
ha proposto una notazione assai conveniente per indicare le
27 rette ed i 45 piani. Le rette sono rappresentate dalle 27
lettere :
A₁ , B. , C₁ ; A2 , B2 , C₂ ; A3 , B3 , C3
O1 9 b、 a2 , b₂ " C2 ; аз , b3 , C3
a₁ , Bi , Yi ; α2 , B2 , V2 ; a3 , B3 , 73
ed i piani rappresentati dal complesso delle tre lettere che
dinotano le rette che sono situate in quel piano. Dieciotto
( 375 )
fra questi piani risultano dall'unire in ciascuna linea oriz-
zontale tre lettere eguali ma di indici differenti , oppure tre
lettere differenti ma di indici eguali. Come p . e. dalla prima
linea si hanno i sei primi

(A, A,A3) , (B , B , B3 ) , ( C , C₂C3) , (A , B, C , ) , (A, B, C₂ ), (A3B3C3) .


Gli altri ventisette piani sono dati dalla tabella :
Α I, α , α , B₁I b₁I ẞ₁ C₁1 C₁ YI
b₂ Ba
2 C2 Y2 az Xa
C3 Y3 a3 a3 b3 B3
A₂2 C₂ B3 B₂2 a2 73 C, b₂ аз
b , 43
аз 21 b3 dr C3 Bi
b₁ dz 2
B₂ ax yz
A3 63 72 B3 C3 a₂ C3 a3 B
C₁I α3 α. β3 b.I 23
α, βι b₂
2 Yi C₂ as
Osservando alle posizioni rispettive di quelle rette e di quei
piani, si riscontrano facilmente le seguenti proprietà; alcune
delle quali sussistono per un sistema qualsivoglia di 27 rette
e 45 piani nelle condizioni superiori.
1. Considerando due rette che non si segano, se ne tro-
vano altre dieci che non segano tanto l'una che l'altra 9 e
cinque altre che le segano; e considerando due rette che si
segano, se ne trovano otto che non le segano , ed una che
interseca l'una e l'altra.

2. Ogni retta, p . e . A , è segata da dieci altre , e quindi


non incontrata dalle altre sedici . Ciascuna di queste sedici è
intersecata da cinque delle dieci rette se ganti A , (§. 1º) ; e
quindi anche da cinque altre delle medesime sedici . Ne ri-
sulta che combinando due a due quelle sedici rette si for-
meranno 40 coppie di rette che si segano , ed 80 coppie di
rette che non si segano; e per conseguenza sarà 80 il nu-
mero delle terne di rette che hanno la proprietà di non se-
garsi l'un l'altra, ed in ciascuna delle quali terne entra una
stessa retta A¸ .
( 376 )
3.º Per quanto si è detto sopra (§ . 2º ) saranno 135 le cop-
pie di rette le quali si segano l'un l'altra , e 216 il numero
delle coppie di rette che non si segano . Per conseguenza
216.10
(S. 1º) sarà 720 il numero totale delle terne com-
3
poste di rette che non si segano l'un l'altra.
4. Tre rette qualsivogliano che non si segano , sono in-
tersecate, ciascuna da ciascuna , da altre tre rette che pure
non si segano. (Proprietà già enuuciata dal Cayley . P. e . cia-
scuna delle tre rette a ,, B3 , 72 due delle quali non si se-
gano, è segata da ognuna delle a ,, b3 , c₂ delle quali due
qualunque non si segano. Queste due terne di rette (che chia-
meremo rette conjugate ) . Saranno quindi situate sopra una
iperboloide ad una falda . Si avranno ( §. 3.º ) 360 coppie di
terne conjugate.
Ogni coppia di terne conjugate dà origine a tre esagoni ,
in ciascuno dei quali i lati opposti si incontrano. Questi esa-
goni si chiameranno conjugati . P. e. considerando la coppia
superiore di terne conjugate; saranno esagoni conjugati i se-
guenti :
(a, α , bз f3 c₂ 82)
(a , B3 b3 J½2 C₂ α1 )
(a₁ 8½2 bз α , c₂ ẞ3)
5. Considerando tre rette qualsivogliano che non si sega-
no, se ne trovano altre sei ciascuna delle quali non sega al-
cuna delle prime tre. Queste sei rette si distinguono in due
gruppi composti di tre rette, ed aventi la proprietà che due
rette qualunque in ciascun gruppo non si incontrano . Questi
due gruppi si chiameranno opposti alla prima terna . P. e. le
rette α ,
B3 , 2 non sono segate dalle sei rette b₁ , c、, ɑ2 ,
b₂ , az , c3 • Queste sei rette si distinguono nei due gruppi
az , b , cз ; e aз , b₂ , c,, in ciascuno dei quali due rette
qualunque non si segano . I gruppi opposti a due terne di
rette conjugate sono rispettivamente terne di rette conjuga-
te.Si avranno così tre coppie di terne di rette conjugate le quali
( 377 )
formeranno tre esagoni che chiameremo opposti . P. e . consi-
derando le due terne di rette conjugate :
α1 , B3 , V2 ; ai , bз , c₂
Si hanno ordinatamente i gruppi opposti :
d2 9 C.
1973
a₂2 , b₁ , c3 ;
2 , c₁ ;
as , b₂ , 71
a3 , B22,7 1

i quali costituiscono due coppie di terne di rette conjugate .


Ed in questo esempio i tre esagoni opposti sarebbero :

(a, α, bз ß3 c₂ 8½)
(α₂ α₂ b₁I ß , c3 83 )
(аз аз в2 В2 ст 7,)
6. Indicando con T, U due terne di rette conjugate , e
con T , U, i gruppi rispettivamente opposti ad esse, i quali
costituiscano due terne di rette pure conjugate ; si troverà
che ciascuna delle rette delle terna T sega due delle rette
della terna U₁ ; e che ciascuna delle rette della terna U sega
due della terna T,. Ciò verificasi facilmente nell'esempio su-
periore (§. 5. ) . Ê quindi evidente che da uno degli esagoni
formati colle terne T , U si potrà ottenere un altro esagono
sostituendo opportunamente ad una retta della terna T una
retta della terna T ,; e ad una retta della terna U una retta
della terna U. Questo esagono si chiamerà derivato dal pri-
mo rispetto alle terne T,, U,; ed è chiaro che un esagono
qualsivoglia avrà tre esagoni derivati rispetto a due terne
conjugate. P. e . l'esagono ( a, α , bз ẞз c₂ ½) avrà rispetto
alle terne conjugate 22 , ß ,, 73 ; a₂ , b₁ , c3 i seguenti esa-
goni derivati :
(a, α, B, B , c₂ a₂)
(a, b I, bз ß₂2 ɣ3 Y2)
(α₂ α₁ bз c3 c2 Y2).

Analogamente i due esagoni conjugati dell'esagono


(a, a, b 3; B3 c2 Y2)
avranno per esagoni derivati rispetto alle medesime terne i
seguenti :
( 378 )

(α, b 、 bз ɣ½ α₂ αx) (73 72 63 C3 C2 B3 )


(3₁I B3 b3 c3 c₂ α1 ) (α , ɣ½ α₂ α1 C₂ a₂)

(a₁ B3 73 J½ c₂ a₂) (a , b₁ bз α , ß , B3)

Questi nove esagoni sono distribuiti in modo che negli esa-


goni che si trovano nella medesima linea in ciascuna colonna
vi sieno sostituite opportunamente tutte le rette delle due
terne a,, B. , I c3 rispetto
3 , ed a₂ , b 、、 alle quali si fa
la derivazione. I tre esagoni che in ciascuna colonna occu-
pano la stessa linea si diranno conjugati-derivati, ed i nove
esagoni costituiranno tre terne di esagoni conjugati-derivati
corrispondenti.
Così i nove esagoni derivati rispetto alle terne

a3 , B₂ , 71 ; az , b₂ , c、
i quali compiono il numero degli esagoni derivati che am-
mettono l'esagono (a , a, b3 B3 C2 Y2) ed i suoi conjugati
sono i seguenti :

(α , α , αз B3 c₂ c₁₂ ) (α , az bз Y½ Y₁ α₁ ) Y,2 b 3 b₂ C₂ B3)


(B ₂2 Y₂

93 B₂2 72)
(α, aз b3 B3 (α3 B3 bз b₂2 c₂ α ₁ ) (α ₁ Y 2 Y₁ α1I C₂ c₁ )
2 C2 Y2 )
(7₁ α , b3 b₂ C1 )
(α , B3 B₂ Y₂ c₂ c₁ (α , az bз α₁
21 αз3 ẞ3)

Questi esagoni sono disposti in modo che tre di essi posti


in una medesima linea sono conjugati- derivati.
7.° Quattro rette due delle quali non si segano sono in-
contrate da due altre rette che pure non si segano e da nes-
sun'altra retta.

8.º Cinque rette due qualsivogliano delle quali non si se-


gano sono tutte incontrate da una sola retta.
9. Sei rette due qualunque delle quali non si segano non
sono tutte incontrate da alcune delle altre rette.
10. Considerando uno qualsivoglia degli esagoni di cui
si è detto al S. 4.º; chiameremo piani opposti in quell' esa-
gono i piani determinati l'uno da due lati contigui e l'altro
( 379 )
da quelli rispettivamente opposti. Questi piani saranno evi-
dentemente fra i quarantacinque tripli -tangenti . Ciò posto
si ha :
Teorema 1.º Le tre rette comuni intersezioni delle tre cop-
pie di piani opposti in un esagono sono situate in uno stesso
piano.
P. e. considerando l'esagono (a , a, bз ẞ3 c₂ Y₂) le tre coppie
di piani opposti sono :

(A, α , α₁ )(A₂2 ß3 c₂) , (B₂2 α, b3 ) ( B , c2 Y2) , (C, b3 ß3)( C₂ α , Y2)

e le tre rette intersezioni di ciascuna di queste coppie di


piani sono situate in uno stesso piano P.
Teorema 2.º I tre piani P corrispondenti a tre esagoni
conjugati passano per una stessa retta L.
Teorema 3. I tre piani P corrispondenti a tre esagoni con-
jugati-derivati passano per una medesima retta l.
Teorema 4. Le tre rette determinate da tre terne di
esagoni conjugati-derivati corrispondenti sono situate in uno
stesso piano p. Questo piano contiene anche la retta L cor-
rispondente ai tre esagoni conjugati da cui derivansi le tre
suddette terne di esagoni .

Quindi ad ognuno degli esagoni di cui si è detto al S. 4.°


corrispondono 21 piani P, una retta L , sei rette l e due pia-
ni p. I due piani p si segano evidentemente nella retta L.
Pavia , maggio 1855.
( 380 )

SULLE COSTRUZIONI DEL SIG . CHASLES PER LE LINEE


DEL TERZO E QUARTO ORDINE .
NOTA
DEL SIG . FRANCESCO BRIOSCHI .

LEMMA. Il rapporto anarmonico del fascio di rette

1 = 0 1,2 = 0 1½2 + sl₁ = 0 41 + rl₂ = 0


è dato dall'equazione :
S
&=

Supponendo che il rapporto anarmonico delle quattro rette


superiori sia eguale a quello delle quattro seguenti :
l' = 0 , 1″ = 0 , l ″ + ol′ = 0 , l′ + pl'" = 0.
si avrà :
S


e quindi :
Р
,
S
essendo a una costante.
Le rette :
1, + rl₂ = 0 _____ l' + arl" = 0

vengono chiamate rette corrispondenti.


Teorema 1. Il luogo geometrico dei punti di intersezione
delle rette corrispondenti di due fasci omografici è una co-
nica.
Infatti le equazioni

1₁ + rl₂ = 0 , l'arl" = 0

rappresentano due rette corrispondenti dei due fasci omogra-


| 381 )
fici; eliminando da esse la r si ottiene :
- al₁l" = 0
la quale rappresenta il luogo geometrico richiesto , ed è l'e-
quazione di una conica. Questa conica passa evidentemente
pei centri dei due fasci.
LEMMA. Se C, = 0 , C, = 0 sono le equazioni di due co-
niche, sarà C₁r+ r C₂ = 0 quella di una conica che passa
pei quattro punti di intersezione delle prime due . E se l₁ =0,
120 sono le equazioni delle polari di un punto rispetto
alle prime due coniche sarà l, + rl, = 0 , l'equazione della
polare del medesimo punto rispetto alla terza conica.
La conica C₁ + r C₂ = 0 e la retta l' + arl" = 0 si chia-
meranno corrispondenti .
Teorema 2.° Il luogo geometrico dei punti di intersezione
di un fascio di coniche passanti pei medesimi quattro punti
e delle rette corrispondenti ad esse , é una linea del terzo
ordine .
Infatti eliminando la r dalle equazioni :
C₁r C₂ = 0 l' + arl" = 0
si ottiene la :
= 0
C₁₂la C₁l" = 0
la quale rappresenta il luogo richiesto, ed è evidentemente
l'equazione di una linea del terzo ordine. Questa linea passa
pei quattro punti di intersezione delle coniche, e pel centro
del fascio di rette corrispondenti (*).
LEMMA. Se le rette rappresentate dalle equazion

1' = 0 , 1″ = 0 , pl" = 0 ....


l' + pl''
sono polari di un medesimo punto rispetto alle coniche :

C ' = 0 , C" = 0 , C' + p C" = 0 ...

(*) Il Prof. Bellavitis ha esposto la costruzione del Chasles per le


tritome in una memoria letta all'Istituto Veneto .
( 382 )
le coniche :
C₁r C₂ = 0 , C' + ar C" = 0

si chiameranno corrispondenti .
Teorema 3.º Il luogo geometrico delle comuni intersezioni
di due fasci di coniche che si corrispondono è una linea del
quarto ordine che passa per i quattro punti comuni alle co-
niche di un fascio, e pei quattro punti comuni alle coniche
dell'altro fascio .
Infatti eliminando r dalle equazioni superiori si ottiene :

C₂ C' - aC, C" = 0


quindi ec.
Pavia, maggio 1855.

SULLE TANGENTI SFERO-CONIUGATE .


NOTA
DI LUIGI CREMONA
Dottore in Matematica.

Sia data una superficie qualsivoglia, rappresentata dall'e-


quazione (x, y , z) = 0 , e siavi in essa una linea ( a) indi-
viduata; e s'imagini la superficie sviluppabile tangente la
qualsivoglia lungo quella linea. La retta caratteristica della
superficie sviluppabile e la retta tangente la linea ( a) , nel
punto comune a questa linea ed alla caratteristica , chia-
mansi, com'è notissimo , tangenti conjugate , e la teorica di
esse è dovuta a Dupin.
In luogo della superficié sviluppabile immaginiamo ora una
qualsiasi superficie inviluppante una famiglia di superficie ,
le quali abbiano un contatto di un ordine qualunque colla
superficie = 0 lungo la linea (a); le rette tangenti questa
( 383 )
linea e la caratteristica della superficie inviluppante hanno
fra di loro una relazione di reciprocità , di cui la teorica
delle tangenti del Dupin non è che un caso particolarissimo .
Ê all'illustre prof. Bordoni che si deve il merito d'aver così
trattata la quistione nel modo più generale possibile, men-
tre essa era ancora nello stato in cui l'aveva lasciata Dupin.
Quest'importante generalizzazione forma lo scopo di una
nota del suddetto professore, inserita nel tomo I. degli Opu-
scoli Matem. e Fisici pubblicati in Milano nel 1832 .
Qui si esporranno alcune proprietà , le quali hanno luogo
nel caso che la superficie inviluppante abbia colla data un
contatto di primo ordine, e le sue inviluppate siano sferiche .
Sia f(p, q, r) = 0 l'equazione delle inviluppate tangenti la
superficie data lungo la linea ( a) ; le due rette toccanti, l'
una questa linea , l'altra la caratteristica della superficie in-
viluppante, nel punto ad esse comune , possono chiamarsi
conjugate, denotando col nome di conjugate ordinarie quelle
di cui Dupin ha dato la teorica . Siano a,, b , c, ; α, ß, J,
i coseni degli angoli che le tangenti coniugate fanno con tre
assi ortogonali; e chiaminsi X , Y, Z , A , B , C , G , H, K ;
P, Q , R, D , E , F, S , T , U i valori delle derivate parziali

do do do do do do d² d²
29
dx dy ' dz ' da dy ' dz² ' dydz ' dxdz ' dxdy '

df df df d²f d²f d²f d³f d²f d2f


dp ' dq ' dr ' dp² ' dq² ' dr² ' dqdr ' dpdr ' dpdq

corrispondenti al punto di coordinate x , y , z; inoltre pon-


gasi per brevità

P² + Q² + R²
d2 -
X² + Y² + Z²

La proprietà delle tangenti coniugate é rappresentata dalla


equazione
( 384 )
-
Aô ) + b6 , 3
a¸α(D — Ad) ẞ(E ci ?( F - C8)
( E — Bô ) + c₁7(F

(1) + (b.y + c, B)(S — Gò ) + (c , α + a , y) (T— Hd )

+ (a,ß + b , a)(U — Kd) = 0

la quale deducesi facilmente da quella che dà il prof. Bor-


doni, pel contatto di un ordine qualunque nella nota cita-
ta . Ora sia

f= (pu)² + (9 --- v) ² + ( r — w )² — k² = 0

essendo u, v, w parametri arbitrari; in questo caso l'equa-


zione ( 1 ) diviene

√ (X² + Y² + Z²)
(2) cos e = Aα , α + Bb₁ß + C cy ,
k

+ G(b , y + c, ß) + H(c , a + a‚y ) + K(a, ß + b , a)

ove e sia l'angolo che la retta tangente la linea (a) com-


prende colla retta tangente la caratteristica della superficie
inviluppante le sfere che toccano la superficie data lungo la
linea (a) . Le due rette tangenti nominate si possono chiamare
sfero-conjugate. Siano r 、 ed r₂2 i raggi di´curvatura delle se-
zioni normali alla superficie data e tangenti la linea ( a) e
la caratteristica considerata, nel punto ad esse comune ; e
siano R, ed R,2 i raggi di massima e minima curvatura cor-
rispondenti al punto stesso . Avremo quindi , com'è noto ,
2 2
√ (X²+Y²+Z²)
= Aa² , + Bb² , + Сc² , + 2Gb , c,

+ 2Ha , c , + 2Ka , b ,

\/ (X²+Y²+Z²)
Aa² + BB² + Cy² + 2Gßy + 2Hyα + 2K xß

da queste due equazioni e dalla (2) deducesi immediata-


mente
( 385 )
XAK H
2
(X² + Y² + Z2)² cos'e Y KBG
K
sen²e r2riI k² Ꮓ HGC

0 X Y Z
ossia
1 cos²e sen²e
+
k² R, R₂

Se poi chiamansi e 9, gli angoli che le tangenti sfero-


coniugate fanno con una delle due linee di curvatura della
superficie data , corrispondenti al punto di coordinate x, y , z ,
l'equazione precedente si muta in quest'altra

1 1
R₁ k
tang.. tang.9, =
1 1
k R2

quindi concludiamo il seguente


Teorema. Il prodotto delle tangenti trigonometriche degli
angoli che due linee a tangenti sfero-coniugate esistenti so-
pra una superficie comprendono con una linea di curvatura ,
é una quantità costante per uno stesso punto della super-
ficie.

Le proprietà delle tangenti sfero- coniugate possono però


ottenersi anche senza ricorrere all'equazione (1 ) . Chiaminsi :
a, b, c, i coseni degli angoli che la normale alla superficie
data, nel punto di coordinate x, y , z , fa cogli assi; s, o̟ , Y ,
l'arco , e gli angoli di contingenza e di torsione della linea
(a); a l'angolo compreso dalla normale ordinaria di questa
linea e dalla normale alla superficie , il complesso delle
successive deviazioni delle normali alla superficie lungo la
linea medesima ; e si indichino con S1 , 41 , 41'I , w₁ , SI ,
analoghe quantità per la linea (b) esistente sulla superficie
data e tangente la caratteristica della superficie inviluppante
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. settembre 1855 . 25
( 386 )
le sfere che toccano la medesima superficie data lungo la
linea (a) . La sfera inviluppata corrispondente al punto di
coordinate x, y, z, sia rappresentata dalla equazione

(p — u) ² + (q — v) ² + ( r — w)² — k² = 0

le coordinate u, v, w del centro di essa dovranno soddisfare


le relazioni

ux ka - y = = kb
v — พ z= kc.

Le equazioni della caratteristica della superficie inviluppante


che si considera saranno

(3) (p − u)² + (q v) ² + (r — w)² — k² = 0


·
(pu)u' + (q — v) v' + (r — w) w ' + kk' = 0

le quali rappresentano una circonferenza avente il raggio

kh
t=
√ (h² + k¹²)
·

e il centro nel punto che ha per coordinate

t² k'
x₁ = x + ka - (x + ka)'
h2 k

t2 k'
Yi = y + kb - (y + kb)'
h² k
12 k
'
+ kc (z + kc)'
h² k
purchè sia

2
h²=k²
— — q'cosa ) +(R
[(' — p'coss ) ( q'coss — Ꭱ 2,
ossia
h² = k²s¹² (X² + ( v)
µv)
essendo
1 1 1 1 1 1
λ= ―
k T R₁ R.2
( 387 )
Quindi i coseni degli angoli che la tangente alla caratteri-
stica medesima nel punto di coordinate x, y, z , comune ad
essa ed alla linea (a), fa cogli assi , saranno

s'(bc, b , c) + k(bc' - b'c),


α
h

s'(a¸c - ac₁ ) + k(a'c ac') ,


h

s'(ab, — a,b) + k(ab' — a’b)


y=
h

Per ottenere il valore di s' ,, osservo che , indicata con d


una quantità indeterminata, e con p' , q', r' , i valori delle
derivate di p, q, r, corrispondenti a p=x, q=y , r=z, si ha
-
p' = d(bw ' — cv' ) q ' = d (cu' — aw ') r' = d (av'—bu')

epperò 12 12
12
p¹³ + q'" + p¹² = s'²₁ = d³h².

Ma dalle equazioni (3) si desume anche

8121 - : k(ap" + bq" + cr' ) — kòs ′(4' — w ') . . . . ( *)

onde
ks'
·(4' --`'w ')

-- -w')
ks'( ' με
s'. = s'
h +

Di qui si scorge che se la linea (a) é di curvatura , cioè se


-
si ha 4' — w' = 0 , non potendo essere s ' , 0 , dovrà es-
sere h0, ossia r, k. Dunque

(*) Vedi l'eccellente Nota del prof. Brioschi intorno ad alcune pro-
prietà di una linea tracciata sopra una superficie, inserita in questi
Annali di scienze matematiche e fisiche giugno 1854.
( 388 )
Teorema. Se si ha una serie di sfere tangenti una super-
ficie qualsivoglia lungo una sua linea di curvatura, quelle
sfere sono osculatrici della linea medesima in ogni suo punto .
Essendo e l'angolo delle tangenti sfero- coniugate, avremo

a₁ b₁I c₁
k
COS a b c
h
a' b' c'
ovvero
k με
cos e = (Ÿ' ~ w') 2
h w') = √ ( λ +μν
k s' λ
sen e -
h k p'cosw) =
√ (2²+μv)
I coseni degli angoli, che la caratteristica della superficie
sviluppabile tangente la data lungo la linea ( a ) fa cogli as-
si , sono
bc' b'c ca'- c'a ab' a'b

Š S'

quindi , detto l'angolo che la caratteristica di questa su-


perficie sviluppabile fa colla caratteristica della superficie
inviluppante le sfere che toccano la superficie data lungo
la linea (a) , nel punto di coordinate x, y , z ad esse comu-
ne, sarà
12 -
s'p'cos w
cos n =
he

Le tangenti alle due caratteristiche coincideranno quando sia


12
hÇ'kç¹² — s'q'cos w
ossia
屮 - w' 0

cioè la linea (a) dovrà essere di curvatura . Dunque


Teorema. Le due linee di curvatura di una superficie ,
corrispondenti ad un punto qualunque di esse, hanno le tan-
( 389 )
genti in questo punto si coniugate ordinarie che sfero -con-
iugate, e sono le sole linee sulla superficie che godano di
questa duplice proprietà .
Siano i ej gli angoli che la tangente alla linea (6 ) fa
colla normale ordinaria e la perpendicolare al piano del
circolo osculatore della linea (a) ; si ha
cos i sen w sen e , cos j =
= cos @ sen e

Pongansi le denominazioni

1 1 1 1 1 1
- - m= - n =
R2 9 R₁I k k R2
Ꭱ.

e si osservi che dalla nota relazione di Eulero si ha

μ cos20 =
sen20 =
44
essendo inoltre
0-0 , =e
Ө
ne seguono le equazioni

m² 2

sen20, = cos20, = μ
τ λ + με 7 λ + μν

epperò
m
tang 9 tang 0,
n
come si è già trovato altrimenti.
Avremo inoltre

s'mn μ
μεv
-_w's =

2
s', pn
q' , cos w₁ == = ( m²
r₂ R2
7(λ²+ µ »)³¹ R¸
2
12 vm² μητ
=
-- 2 R2 2
( 390 )
In questo modo si sono formati i valori delle quantità
', -w' , ' , cosw ,, ' , relative alla linea (6) in funzioni di

elementi che appartengono alla superficie qualsivoglia data,


ed alla linea (a) individuata esistente in essa. L' utilità di
rappresentare una linea tracciata sopra una superficie me-
diante le quantità q'cos we ' emerge chiaramente di-
mostrata dagli egregi lavori di Bonnet (Journal de l'Ecole
Polytechnique, cahier 32) , e Brioschi (nota citata).
Le cose qui dimostrate pel caso che la superficie invilup-
pata fp, p, r ) = 0 sia sferica valgono ancora se la detta
superficie sia generata dalla rotazione di una sezione conica
intorno ad un suo asse, purchè questo coincida in direzione
colla retta normale alla superficie qualsivoglia data. In tal
caso sussistono le formole ottenute , sostituendo in esse al
raggio k il parametro della sezione conica generatrice.
Oltre le proprietà dimostrate, le quali hanno luogo qua-
lunque sia il valore del raggio k , altre più speciali se ne
verificano quando si individui la legge della variazione dei
raggi delle sfere inviluppate. Ecco alcuni esempi :
1.° Suppongasi
1 1 1 1
= +
k 2 \R R,2

in questo caso si ottiene

tang. tang. 0, 1

cioè per qualsivoglia coppia di linee a tangenti sfero -con-


iugate, si avrà
π
0+ 0. =
2

Per conseguenza sarà

cos20 sen 20 sen 20 cos20


= 9 +
ri R, R₂ r2 R₁ Ꭱ 2,
da cui
( 391 )

1 1 1 1
= +
ri rz R₁ Ꭱ,
ed inoltre
sen.e 1
1 1 1 1
------
R₁ R₂
T2 1

dunque, nel caso che si considera, si ha il seguente


Teorema. La somma dei raggi inversi di curvatura di due
sezioni normali ad una superficie le quali abbiano le tan-
genti sfero-coniugate; ed il seno dell' angolo compreso da
queste tangenti, diviso per la differenza dei medesimi raggi
inversi, sono due quantità costanti per uno stesso punto
della superficie.
2. Ora sia k² = R , R,, ne risulta
R2
=
tang Ө tang 0, Ri tang Ө tang 02

ove 6,2 sia l'angolo che la tangente coniugata ordinaria della


linea ( a ) fa colla linea di curvatura a cui si riferiscono an-
che gli angoli e ₁ . Inoltre si trova
sen 20,
r₁ r₂2 = R¸R₂ ; =
sen 20
perciò nel caso attuale si conchiude il
Teorema. Il prodotto dei raggi di curvatura di due se-
zioni normali a tangenti sfero-coniugate è una quantità co-
stante per uno stesso punto della superficie ; e il rapporto
de'seni dei doppi degli angoli che le due tangenti sfero - con-
iugate comprendono con una linea di curvatura eguaglia il
rapporto inverso delle radici quadrate dei raggi di curva-
tura delle sezioni normali medesime .
3. Da ultimo suppongasi
1
k=
2 (R , R₂) ;
( 392 )
ne segue
R,
tang 0. tan 0, = R = tang tang 9₂
I

epperò gli angoli , e 0,2 sono eguali fra di loro ; cioè in


questo caso si ha il
Teorema. Per qualsivoglia linea tracciata sopra una su-
perficie ha luogo la proprietà che la tangente coniugata or-
dinaria e la tangente sfero - coniugata di essa formano angoli
eguali con una delle linee di curvatura.
Nel caso ora considerato troviamo facilmente

ri , sen²e
r₁rr2 R , R,
+ R₂ ;
r₁ + r₂ = R , → =
(r₂ — r₁)² (R₂2 - R₁ )²
dunque
Teorema. La somma de'raggi di curvatura di due sezioni
normali a tangenti sfero-coniugate; e il prodotto di questi
raggi moltiplicato pel quadrato del seno dell' angolo com-
preso dalle tangenti sfero-coniugate e diviso pel quadrato
della differenza de' raggi medesimi , sono due quantità co-
stanti per uno stesso punto della superficie.
Pavia il 3 settembre 1855.
( 393 )

SULLA V COMETA DEL 1854 .


NOTIZIA COMUNICATA
DAL SIG . PROF . A. COLLA
Direttore del Regio Osservatorio di Parma.

Io aveva divisato di pubblicare una Notizia completa so-


pra la V cometa del 1854 , appena che mi fossi trovato in
possesso di tutta la serie delle osservazioni istituite durante
la sua visibilità nei diversi Osservatorj , dei varii sistemi
d'elementi della sua orbita , di ulteriori e più precise effe-
meridi del suo moto geometrico , non che delle ricerche in-
cessanti a cui la Cometa ha dato luogo, ma ora soltanto mi
trovo in grado di dar evasione al mio divisamento , colla
pubblicazione della Notizia e tanto mi compiaccio di aver
ritardato , potendo per compenso renderla più importante ,
col dar ragguaglio di recentissime e singolari ricerche sulla
durata della visibilità e sull'orbita più probabile di quell'
astro, portata a mia cognizione soltanto da pochi giorni col
mezzo della mia corrispondenza scientifica e dell'aureo Gior-
nale Astronomico di Altona.
Nella mia notizia sulla IV Cometa del 1854 , scoperta
dall'astronomo Klinkerfues a Gottinga l'11 settembre, pub-
blicata nel num . 1094 (20 dicembre 1854) dell'Institut, si è
veduto che io ho potuto seguire la Cometa sino ai 2 di-
cembre, mentre che le ultime osservazioni, che erano per-
venute a mia cognizione, non si estendevano oltre l' 11 no-
vembre.
Dopo il 2 dicembre , il chiaro di Luna da prima , indi il
cattivo tempo, m'impedirono di poter seguire la cometa, che
portavasi di più in più verso il Sud , e soltanto il mattino
( 394 )
del 22 , il cielo essendo sereno , io mi posi col mio refrattore
di 48 linee di apertura a ricercarla, dopo di avere preven-
tivamente calcolata la posizione approssimativa nella quale
essa doveva trovarsi, ed in fatti , dopo una minuta ispezione ,
a 4h 55m, io aveva la cometa nel campo del cannocchiale ,
sotto l'apparenza di una debolissima nebulosità circolare ,
un poco più condensata nel centro, senza la menoma traccia
di nucleo, nè di coda . Essa trovavasi tra le stelte y e
della coda dell' Idra , secondo le mie valutazioni , a circa
13h 30m di Ascensione Retta e a 24° di Declinazione .
Durante le due mattine seguenti del 23 e del 24 dicembre
il cielo era troppo velato di vapori da sperare di vedere la
cometa , ma il mattino del 25 , a 5h 6m, io la trovai di nuovo
a poca distanza all'ovest della stella . Il 26 io perdei la
cometa ed il 29 ed il 30 io la colsi all' est della stella π, con
una declinazione un po'più australe che alla data del 22. La
cometa negli ultimi di dicembre aveva ancora bastante luce,
che senza il cattivo tempo e la chiarezza della luna, che si
succedettero, io avrei potuto seguirla durante qualche tempo
ancora col mio rifrattore . Io mi ricordo benissimo che la
cometa il 30 dicembre era notabilmente più luminosa che
durante il 25 , presentando un mezzo della nebulosità al-
cuni punti scintillanti ad intervalli. Io non mi poteva del
resto persuadere come la cometa di Klinkerfues , la quale
si allontanava di più in più dalla terra e dal sole, potesse
aumentare, anziché decrescere in luce; un' altra singolarità
mi sorprese in questo stesso giorno, d' aver trovata la co-
meta in una posizione più orientale e più elevata, di quella
che, secondo il mio calcolo, doveva avere la IV Cometa. Ma
in J difetto d'effemeride, che mi avrebbe fatto palese la de-
viazione del cammino della cometa che io seguiva con quella
di Klinkerfues (l'effemeride del Sig. Bruhns terminava col
30 novembre 1854 ) , io mi riservava d'esaminare meglio il
suo cammino nelle giornate seguenti, ma il mio desiderio
( 395 )
non potè essere soddisfatto, come si è già accennato , per la
contrarietà persistente dello stato atmosferico e dello splen-
dore lunare. Io sperava tuttavia che il Sig. Dott . G. B. Do-
nati, astronomo all' Osservatorio del Museo di Firenze , al
quale mi affrettai di comunicare le mie prime osservazioni
della cometa, che io aveva incontrata il 22 dicembre , l'a-
vesse potuta osservare esattamente e che meglio favorito di
me, fosse riuscito a seguirla ben anche in gennaio; ma sven-
turatamente le mie pratiche rimasero senz'effetto, giacché a
quest'epoca il Sig. Donati trovavasi a Pisa in famiglia e la
mia lettera, per difetto postale, non gli fu rimessa che al
6 gennaio successivo, al di lui ritorno a Firenze , durante
un tempo sfavorevole alle osservazioni ( V. Astron. Nachr.
num . 656) . Si fu in questo frattempo che l'illustre astronomo
Sig. Le Verrier mi veniva ad annunziare che una nuova
Cometa era stata scoperta dal Sig. Dien all'Osservatorio Im-
periale di Parigi durante la notte del 14 al 15 gennaio 1855
in vicinanza e al Sud della stella y dello Scorpione e per
mezzo di una circolare a stampa, che mi indirizzava l'astro-
nomo Peters, io veniva informato che la medesima scoperta
era stata fatta nella notte stessa all'osservatorio di Berlino
dal Sig. Winnecke.
Mercè le osservazioni fatte a Berlino il 14 e il 15 gen
naio, riferite nella circolare , il Sig. Bruhns aveva trovato
che il movimento diurno della nuova cometa elevavasi a +
45' in AR. e a 4' in Declinazione; bramando però di co-
noscere subito il suo cammino geocentrico successivo , egli
si affrettò a calcolare una effemeride , secondo gli elementi
dell'orbita che egli aveva ottenuti sulle posizioni del 15 , 17,
18 gennajo, che si estendeva dal 14 gennajo al 17 febbrajo
inclusivamente, effemeride che venne pure comunicata , con
un'altra circolare , agli Astronomi dal Sig . Peters . Mercè il
valore del movimento diurno segnalato da prima dal Sig.
Bruhns e meglio ancora dalle posizioni fornite dall ' effeme-
( 396 )
meride, io intrapresi il calcolo per vedere se la cometa cho
io aveva giudicata per quella di Klinkerfues, vale a dire l
IV del 1854 , e che io aveva seguita dal 22 al 30 dicem-
bre fosse per caso identica alla nuova e tanto più a cagione
delle singolarità che essa mi aveva presentate nelle sue ap-
parenze e sul suo cammino , e si fu con sorpresa che io ri-
conobbi in fatto con opportune comparazioni , che le posi-
zioni della Cometa valutate per approssimazione da me in
dicembre, ed in particolare la posizione del 22 , si scostava
poco da quella che doveva avere la nuova Cometa , da so-
spettarne l'identità, ciò , che sperava di vedere ben tosto de-
ciso dalla comparazione delle posizioni che dovevano avere
la Cometa IV e la nuova alla fine di dicembre , che io mi
affrettai di dimandare al Sig. Bruhns . Intanto io aveva giu-
dicato bene di segnalare le mie osservazioni fatte alla fine
di dicembre della Cometa , sospettata di Klinkerfues , con
alcune mie considerazioni a diversi astronomi , le quali mi
sembravano riferirsi alla nuova e non già alla IV, col chie-
dere, se, in questo caso, vi aveva luogo a reclamare da parte
mia il diritto di priorità della scoperta, o almeno a riferire
a quell'epoca la sua prima visibilità.
Il Sig. Carlini, Direttore dell'Osservatorio di Milano , fu il
primo astronomo , che si prese premura di occuparsi delle
mie considerazioni e in un articolo pubblicato nella Gazzetta
di Milano egli annunziava che la Cometa , da me seguita
dal 22 al 30 Dicembre 1854, non poteva essere la Cometa
di Klinkerfues ( IV del 1854 ) , che non doveva essere più vi-
sibile coi teloscopi a ques t'epoca atteso l'immensa sua distanza
dalla Terra e dal Sole e che per conseguenza le mie posi-
zioni, sebbene approssimative , del 22, 25, 29, 30 Dicembre
1854 (già accennate a quest'epoca nella Gazzetta di Parma) ,
si riferivano alla nuova; giacchè l'altra era scomparsa, tanto
più che io non seguii la Cometa , non già con istrumenti di
grandi dimensioni, ma con un rifrattore di 4 pollici di aper-
tura solamente.
( 397 )
Il Sig . Le Verrier non si occupò già a calcolare il grado
di visibilità della Cometa IV di Klinkerfues , come l' hanno
fatto il Sig. Carlini ed altri Astronomi , come vedremo , ma
egli si attenne ad esaminare rigorosamente le mie osserva-
zioni , facendo notare che, atteso la loro poca precisione, non
gli è stato possibile di mettere a verifica ciò che io suppo-
neva , giacchè la posizione del 22 dicembre non coincideva
nè colla Cometa di Klinkerfues, nè colla nuova, ma era in-
termediaria tra quelle che dovevano occupare i due astri
del resto assai vicino l'uno all'altro a quell'epoca . Ma se la
Cometa di Klinkerfues non era più visibile , egli è certo che
le mie posizioni non potevansi riferire che alla nuova la sola
visibile, come l'hanno riconosciuto infatti molti altri astrono-
mi (*) . Ma esaminiamo ciò che mi veniva a significare l'A-
stronomo Bruhns, rispettivamente al valore dell' intensità di
luce della IV Cometa per quest'epoca .
I lettori dell'Institut ( Num. 1109 ) , e quelli della Romana
Corrispondenza scientifica ( anno IV, num. 1 ) , sanno già , ed
io deggio ora ripeterlo , che il Sig. Bruhns ha riconosciuto
sopratutto che l'intensità della luce della IV Cometa , vista
l'immensa distanza alla quale la Cometa , era dalla Terra e dal
Sole alla fine di dicembre 1854, doveva essere ridotta ad un tal

grado di affievolimento, che non avrebbe permesso di vederla .

( * ) Se io non ho fatto osservazioni più precise di quelle che ho


comunicate agli astronomi, è perchè il nostro Osservatorio non è prov-
veduto ancora dei necessari strumenti , ma io spero che il governo ri-
medierà tra breve a questo stato di cose. Tra le macchine, di cui ho
proposto l'acquisto, in un progetto che ho presentato al ministro del-
l'Istruzione Pubblica , figurano : una macchina paraflatica , con refrat-
tore di 6 poll. di apertura e di 8 piedi di foco, con movimento d'oro-
logeria, uno strumento meridiano di nuova costruzione , due pendoli
ed un cronometro.
( 398 )
Avendo calcolato in fatti , mercè de'suoi elementi , quale doveva
essere questa intensità alle date dei 18, 22, 26, 30 dicem-
bre della IV Cometa, prendendo per unità quella dei 12 set-
tembre, = 1 , 0, egli trovò che per le tre prime date, l ' in-
tensità era ridotta a 0, 3 e per la quarta a 0, 2 solamente ,
Egli al contrario trovò che il 22 dicembre la nuova cometa ,
che doveva essere vicina alla IV cometa , allora invisibile 9
doveva avere una intensità di luce eguale a quella che essa
aveva il 14-15 gennaio 1855 , quando l'hanno segnalata gli
astronomi Dien e Winnecke, e che io perciò non poteva in
tal giorno avere veduta che la cometa, la cui scoperta non
venne fatta che più di tre settimane dopo da questi due
astronomi. Il Prof. Santini, direttore dell'Osservatorio di Pa-
dova, scrivevami che la questione che si era sollevata coll'
illustre Sig. Le Verrier poteva essere tolta dalla considera-
zione dello splendore, che per la Cometa IV era tale che dif-
ficilmente avrebbe potuto vedersi ; che poi questa stessa co-
meta non era più visibile verso la fine di Dicembre, lo ve-
niamo a sapere dal Sig. Reslhuber, Direttore dell'Osservato-
rio di Kremsmünster, il quale è ben fornito di strumenti ;
alla data del 14 marzo così scrivevami « Propter paene con-
stantem inde a mense novembri coeli obnubilationem, ego Co-
metam IV ultima vice observavi 13 bis novembri ; 17 decem-
cembri denuo quaesitum, detegere non amplius potui, probabiliter
propter luminis insufficientiam.
Indipendentemente dall'invisibilità della IV Cometa , com-
parando le posizioni della nuova Cometa, calcolate dal Sig ,
Winnecke pel 18, 22 , 26 , 30 dicembre che , dietro mia ri-
chiesta mi sono state indicate dal Sig. Bruhns, colle posizioni
corrispondenti della IV Cometa del 1854, calcolate da que-
st'ultimo astronomo , è facile a riconoscere che , non solamente
la posizione da me osservata il 22 dicembre, ma anche quelle
del 25, 29, 30 si riferivano egualmente alla nuova Cometa,
giacchè il 25 io trovai la cometa, da me incontrata il 22 a
( 399 )
piccola distanza all'Ovest della stella π dell'Idra , mentre che la
IV Cometa, supponendola benanche ancora visibile, aveva già
abbandonata la costellazione dell'Idra (nella quale io ho sem-
pre seguita la Cometa dal 22 al 30 dicembre), e si era por-
tata sulla costellazione del Centauro nella direzione della te-
sta, a quasi 27 di declinazione australe. Secondo le posizioni
calcolate dal sig. Bruhns, la IV cometa doveva trovarsi nel
26 dicembre ancor piû inoltrata nel Centauro a quasi - 28° di
declinazione ed il 30 ancor più addentro di questa costella-
-
zione a più di 30 di declinazione, in sorta , che egli è
fuor di dubbio , che io ho seguita la nuova cometa dal 22
al 30 dicembre 1854.
Non solamente gli astronomi Carlini, e Bruhns , ma anche
i Sig. Frisiani , Santini , Respighi , Donati , Secchi , Valz,
Gautier , Reslhuber , Luther , Peters , Galle e Ondemaus
hanno trovato che le mie posizioni, benchè approssimative ,
del 22, 25, 29, 30 dicembre 1854 si riferiscono alla V co-
meta e non già alla IV Cometa del 1854. Ma l'astronomo ,
che più di tutti , si è occnpato più particolarmente della que-
stione dell'identità della Cometa da me osservata alla fine di
dicembre colle Comete IV, o V dell'anno 1854, è stato il Sig.
Günther, astronomo calcolatore all'Osservatorio di Breslavia.
Si è il Prof. I. G. Galle, Direttore dell'Osservatorio , che lo
ha eccitato al calcolo di duc effemeridi della Cometa IV e
della Cometa V pel mese di dicembre , ch' egli ha dedotte ,
per la Cometa IV, da suoi nuovi elementi e per la V dagli
elementi del Sig. Winnecke pubblicati nel num .° 951 delle
Astron . Nachr.; il Sig . Galle infatti dalla esatta comparazione,
ha trovato col Sig. Günther, che la Cometa osservata da me
dal 22 sino al 30 dicembre, è stata senza dubbio la quinta
del 1854 (scoperta il 14 genn. 1855 dai Sigg. Dien e Win-
necke) e che le osservazioni non sono compatibili nella Co-
meta IV , conchiudendo il Prof. Galle , che sarà necessario di
datare la durata della visibilità della Cometa V dal 22 di-
( 400 )
cembre, benchè le osservazioni, propriamente dette, non co-
minciano che dai 14 gennajo 1855. Gli astronomi Galle e
Günther hanno trovato inoltre che le osservazioni da me
fatte verso la fine di novembre e al principio di dicembre ,
appartengono come io l'ho indicato alla Cometa quarta, sco-
perta da Klinkerfues, per cui la mia notizia sulla IV Cometa
che è pubblicata nel num. 1094 dell'Institut , non ha bisogno
di essere modificata (*) . Non solamente il Sig. Prof. Galle
si è affrettato a portare a mia cognizione direttamente i ri-
sultati importanti sopra accennati , ma egli ha creduto bene
di darli, colle due effemeridi dal 4 al 32 dicembre, nel num.
978 delle Artron . Nachr. L'astronomo di Leida , dott . F. A.
C. Oudemans, parlando della Cometa V, la designa sotto il
nome di Cometa Colla - Dien - Winnecke , classando i nomi se-
condo l'ordine cronologico, riportando così sui tre osservatori
l'onore della scoperta; che se altri astronomi non hanno se-
guito il suo esempio, essi con comune accordo hanno fatto
contare questa cometa tra quelle del 1854 e non già del
1855 , non tanto per l'epoca del suo passaggio al perielio ,
che ha avuto luogo, come or ora vedremo , il 16 dicembre,
ma per datare la durata della sua visibilità dal 22 del mese
stesso; sei giorni dopo di quest'epoca .
Le osservazioni di questa cometa non sono molto numero-
se, non elevandosi quelle che sono venute a mia cognizione

( * ) Il Sig. Günther ha calcolato dei nuovi elementi parabolici della


IV Cometa del 1854, mercè sei posizioni normali del 15 , 0 , 26 , 0 set-
tembre , 7 , 6 , 18 , 0 , 29 , 0 ottobre e del 9, 0 novembre ed è perve-
nuto ai seguenti risultati :
Passaggio al perielio , 1854 ottob. 27 , 494350 t. m. Berlino
Longitudine del perielio. 94° 26' 37" , 9 Equin. app.
Longit. del nodo ascendente 324 33 18 , 8 Sett. 28:
Inclinazione 41 0 16 " 2
Log. q 9, 902985 (₫ 0, 79981 )
Movimento , diretto .
( 401 )
fatte in diversi Osservatorj d'Europa , che a trentacinque ,
comprese tra il 14 gennaio ed il 18 aprile , di cui otto
appartengono all'osservatorio di Berlino e sette all'osserva-
torio di Firenze. Tra le prime figurano cinque posizioni
della cometa assai importanti , ottenute dal Sig . Bruhns il
12 , 13 , 17 , 19 aprile . Il Sig. Ondemans è riuscito egli pure
ad osservare la cometa a Leida il 17 , 18 , 19 del mese
stesso. Io non l'ho potuta seguire che sino al 28 marzo ed
il Sig. Dott. Donati sino al 19. Tutte le altre osservazioni
si riferiscono al gennaio e al febbrajo.
Questa cometa durante la sua visibilità , dal 22 dicem-
bre 1854 al 19 aprile 1855 , è stata sempre telescopica .
In dicembre, abbiam già veduto , che al 22 essa vedevasi
nel campo del nostro rifrattore sotto l'apparenza di una
debolissima nebulosità circolare un pò più condensata nel
centro, senza la menoma traccia di nucleo, nè di coda; che
il 30 del mese stesso essa appariva notevolmente più lu-
minosa , presentando nel mezzo della nebulosità alcuni punti
scintillanti ad intervalli. L'illustre Sig. Le-Verrier nell' an-
nunzio della scoperta faceva notare che la cometa presen-
tava più centri di luce, senza traccia di coda; io la trovai
ai 26 gennaio molto più brillante che alla fine dell' anno .
Il Sig. Reslhuber la vide dal canto suo ai 28 assai chiara ,
d'un diametro di 4 a 5 minuti ; il P. Secchi potè ricono-
scere che al 6 febbraio la cometa presentava due nuclei
assai distinti; l'astronomo Valz , la qualifica pel 15 ancora
apparente; e Ondemans ai 17 l'aveva trovata in foggia di
debole e rotonda nebulosità di 1' a 2' di diametro con trac-
cia di nucleo . Dal 14 al 28 marzo io trovai la cometa avente
l'apparenza di un debole ammasso di fumo visibile soltanto
in circostanze le più favorevoli e ad intervalli. Finalmente
ai 17 Aprile non si presentò al Sig. Ondemans se non che
come macchia di una debolezza estrema.
Sebbene le osservazioni di questa cometa siano poco nu-
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. ottobre 1855 . 26
( 402 )
merose, han bastato le prime per calcolare gli elementi della
sua orbita e delle effemeridi per facilitarne la ricerca. I
Sigg. Bruhns, Winnecke ed Ondemans hanno calcolato de-
gli elementi e delle effemeridi che si sono estese dal 14
gennaio al 25 aprile, ed il Sig. Valz , ed il Sig. Reslhuber
si sono occupati essi stessi del calcolo degli elementi. Io
riferirò qui quelli dell' astronomo Winnecke e del dott . On-
demans, come quelli che sono fondati sopra osservazioni che
abbracciano un più lungo periodo di tempo , che li traggo
dal num . 95. delle Astron . Nachr. Gli elementi calcolati
dall' astronomo Winnecke sono fondati su osservazioni del
15 gennajo di Berlino, del 28 di Kremsmünster e del 9
febbraio di Berlino, e quelli del dott. Ondemans sulle due
prime osservazioni scelte dal Sig. Winnecke e su di una di
Leida del 17 febbrajo.

Elementi della V Cometa del 1854


calcolati da A. Winnecke.

Passaggio al perielio, 1854. Dic. 16. 9376 t. m. di Berlino.


Longitudine del perielio 166° 3′ 33″, 0 med. Equin.
Longit. del nodo ascendente 238 18 17 , 8 1855 , 0 .
Inclinazione 14 12 2, 7
Log. q0, 136626 (g = 1, 3697)
Movimento diretto .

La media osservazione è rappresentata (Calcol. Osserv. )


in longit. = - 0", 2 e in latit. = + 2″ , 1 .

Elementi calcolati dal dott. I. A. C. Ondemans.

Passaggio al perielio, 1854 . Dic. 16, 074 t. m. Greenwich.


Longitudine del perielio 165° 52' 47" Med . Equin.
17"}
Longit. del nodo ascendente 238 19 8 1855 , 0 .
Inclinazione 14 10 57
Log. q= 0, 13588. (g = 1 , 3674)
Movimento diretto.
( 403 )
La comparazione colla media osservazione dimostra
(C. -- 0) +7" in longit. e = 1" in latit.
Esaminando le effemeridi calcolate dai Sigg . Bruhns, Win-
necke e Ondemans, risulta che la cometa V del 1854 si è
avvicinata di più in più alla terra , sino ai 19 aprile , se-
condo l'effemeride del Sig. Bruhns , che estendevasi dal 14
gennajo al 17 febbrajo, dal valore 1 , 5764 a 1 , 5574; se-
condo quella del Sig. Winnecke, dal 24 gennajo al 1 mar-
zo, da 1 , 5769 a 1 , 5467, di un'altra facente seguito , dal
5 marzo al 18 aprile, da 1 , 5296 a 1 , 4694 , e finalmente
secondo l'effemeride del Sig. Ondemans , che l'aveva estesa
dal 14 marzo al 25 aprile, dal valore 1 , 5150 a 1 , 4686 ,
il minimo di distanza del 19 aprile. Al 25 questa distanza
si era già accresciuta a 1 , 4706. Quanto all'intensità della
luce, riferita a quella che doveva avere alla data del 14 gen-
najo, - 1 , 0, secondo la prima effemeride di Winnecke, alla
data del 24 gennajo questa intensità doveva essere ancora
0, 95 , al 1 febbrajo 0, 90, al 1 marzo == 0, 72 e se-
condo l'altra effemeride = 0, 68 al 5 marzo , 0, 59 al 29,
0,50 al 14 aprile, e = 0 , 48 al 18, e secondo l'effeme-
ride di Ondemans - 0, 45 al 25 , di maniera che, stando a
questi calcoli , la cometa nel mezzo di aprile doveva avere
ancora una metà dello splendore che doveva presentare al
14 gennaio; per cui non deve sorprendere se gli astronomi
Bruhns e Ondemans, con forti strumenti, l'hanno potuta ve-
dere ed osservare , il primo dal 12 al 19 aprile e il secon-
da dal 17 al 19 del mese stesso.
Secondo queste stesse effemeridi , il movimento della co-
meta in AR. , dal 14 gennaio sino ai 20 di aprile , doveva
aver luogo in senso diretto, compreso tra 14h 58m 368 e 17h
34m 08s, con una differenza = + 2¹ 35 ″ 32º . Ai 25 aprile
l'AR, della cometa , nell'effemeride del dott. Ondemans viene
indicata di 17 30m 56s. Rispetto al movimento della co-
meta in declinazione, sino al 7 febbrajo doveva accrescersi,
( 404 )
secondo queste stesse effemeridi sino a raggiungere = 28°
24' , 5 di declinazione australe, decrescendo in seguito, rav-
vicinandosi all'equatore, da ridursi al 25 aprile a — 21° 9', 9;
con una differenza ascensionale di + 7° 14' 6.
Comparando le posizioni date da queste effemeridi colle
posizioni osservate , vedesi che esse si scostano sensibilmente ,
particolarmente con quelle di marzo e di aprile, i cui va-
lori , tanto in AR . , quanto in declinazione sono alquanto più
elevati dei valori reali , ciò che dimostra che gli elementi , su
cui sono state fondate le effemeridi , avevano bisogno di ul-
teriori correzioni . In fatti abbiamo la soddisfazione di sa-
pere dal num . 979 ( 31 agosto ) delle Astron. Nachr. che il
Sig. Adam di Dresda, uno degli uditori del Prof. d'Arrest,
astronomo a Lipsia , si è applicato a questo lavoro, vedendo
che le determinazioni dell' orbita che sono state date nelle
Astron. Nachr. lasciano molto a desiderare, giacchè esse non
si prestano a rappresentare le ultime osservazioni . Il Sig.
Adam ha voluto, avanti tutto, comparare l'intera serie delle
osservazioni fatte dal 14 gennajo al 19 aprile , in numero
di venticinque, coll' effemeride di Winnecke pubblicata nel
num . 951 delle Astron . Nachr., mettendo a giorno gli erro-
ri, di cui alcuni in AR. ascendono sino a +628 ″, 5 , ed an-
che a + 643 ″, 8. Egli ha tentato di ricorrere a sei posizioni
normali, ridotte a mezzanotte media di Berlino , del 17 , 25
gennaio , 15 , 26 febbrajo e del 19 marzo e del 18 aprile
per pervenire ad una parabola , ma nè il Sig. D'Arrest, nè
lui sono riusciti a che trovare un'orbita poco soddisfacente ,
da dovere ricorrere ad utilizzare queste posizioni ad un'or-
bita elittica , dalla quale esse sono in realtà meglio rappre-
sentate e più concordanti, giacché il maggior errore in AR .
non risulta che di + 7", 9 pel 19, 5 marzo ed in Decl. di
+11", 9 pel 15 , 5 febbrajo . Gli errori colle posizioni del
-
18 aprile si limitano a 1 ", 8 in AR. e a -0" , 5 in Decl.
Ecco questi elementi :
( 405 )

Elementi ellittici della V Cometa del 1854


calcolati da Adam di Dresda.

Passaggio al perielio , 1854 dic. 15 , 75349 Berlino


Longitudine del perielio 165° 9′ 25″ 3
Longit. del nodo ascendente 238 7 53, 9 Med. Eq.
Inclinazione 14 8 50, 41855 , 0.
Log. della minima distanza 0, 1327551 (q = 1 , 35755 )
Eccentricità 0, 9864041

Il periodo di rivoluzione di questa cometa, in forza della


sua grande distanza del perielio, sarebbe assai lungo , ele-
vandosi a non meno di mille anni . Ma tra poco ci trovere-
mo in grado di sapere qualche cosa di più positivo , giac-
chè l'astronomo Bruhns si occupa egli pure dell'orbita ellit-
tica di questa cometa, come già da tempo me l'ha fatto pre-
sentire, e noi saremo ben lieti di conoscere tra breve i suoi
risultati.
Questa Cometa durante la sua visibilità dal 22 dicembre
1854 al 19 aprile del 1855 , col suo movimento proprio, ri-
ferito alle stelle , dalla coda dell'Idra , nella quale si é tro-
vata dal 22 al 30 dicembre 1854 , tra la stella y e la π (ri-
ferendomi all'atlante celeste di Harding) si sarebbe portata nel
31 nella piccola costellazione del Solitario , che avrebbe abban-
donata il 9 gennajo 1855, per ripassare nell'estramità della
coda dell'Idra , tra le piccole stelle 6 , 15 , 16 , che lasciava
definitivamente il 13 gennajo, facendo il 14 il suo ingresso
nella costellazione dello Scorpione, al disotto e in vicinanza
della stella y, passando il 15 al disopra della d del Lupo, il
22 al disotto delle Stelline 36 , 39 , e l'indomani sopra la
40%, approssimandosi nel 28 alla Stella , il 3 febbrajo te-
nendosi al disotto delle Stelline 12 e 13, ed il 13 ed il 14
al disotto della stella t. La cometa, proseguendo il suo cam-
mino sullo Scorpione d'occidente in oriente, lo abbandonava
il 27 febbrajo, portandosi sulla costellazione d'Ofinco , nella
( 406 )
direzione delle piccole stelle 36 , 38 , 43 tra le quali trova-
vasi l'8 e il 9 marzo, passando al disotto della stella nelle
giornate seguenti , e raggiungendo al 19 aprile la stellina
58ª, presso la quale essa fu trovata ed osservata per l'ul-
tima volta dagli astronomi Bruhns e Ondemans. (*)
Parma, 20 settembre 1855.

SULLA QUADRATURA DEL PARABOLOIDE ELLITTICO .


NOTA
DEL SIG . ING. FILIPPO LANCIANI .
Sia
2
y2 2
(1)
p q²
l'equazione del paraboloide ellittico col vertice alla origine
delle coordinate . Preso zh , la misura dalla sua super-
ficie verrà limitata da una sezione parallela al piano XOY ,
e eioè dalla ellissi
2
x y²
1
2p❜h 2q2h
r
i cui semiassi sono
2h 2h
PV V

Pongasi ora l'equazione (1 ) sotto la forma


2
x² У
(2 ) + = 2z
62

(*) All'Osservatorio di Berlino, questa cometa è stata osservata per


l'ultima volta nel 22 aprile a 14h 56″ 12³ , 2 AR . = 262° 52′ 39″, 5 ;
Decl. 21 ° 28′ 24″ , 4. Il ch . Astronomo C. Bruhns, nel darmi l'an-
nunzio della scoperta di una nuova cometa , da lui fatta nella notte del
12 al 13 novembre nel Sestante, mi partecipa che il Sig. Winnecke non
ha ancor terminato il lavoro di calcolo intorno a questa cometa (V del
1854 ), che gli ha raccomandato e che a suo tempo mi farà conoscere i
risultati a cui esso darà luogo.
N. B. - Nella pag. 393 , lin. 6 , invece di geometrico leggasi geocen-
trico, pag. 394 , lin. 22, in luogo di un mezzo, corregasi nel mezzo; pag .
399 , lin. 3 cominciando dal basso, invece di compatibili nella , leggasi
colla , e pag. 400, lin. 12 , invece di F. A. , corregasi. J. A.
( 407 )
fatto

a² b2 =2;
P

indi nella nota formula


2 dz
S=
V [ 1+ ( ~~ )² + (~~)
=SSárdy √ dy "]

sostituiscansi i valori tratti dalla (2) , sarà

S
=SSdady V (1 ++ 64) .
Facciasi inoltre
XC Y
" 9 dx = a²du , dy = b²dv
a² 62
ne troveremo
er dudv(1 + u² + 0²)

I
S = a²b²
S √do
Salu ( (1 1+ u² + v²)
Questa espressione vuol'essere integrata tra i limiti


x == 0 , ed x= + 2h-
( 24
√(
= + V )
ossia tra i seguenti

V2h b2v2
u=0 ed น= == A√‍ (1 — m²v²)
a V
se si ponga
V2h b2
Α m² =
2h

Passando quindi alla integrazione rispetto ad u , e se di nuovo


si faccia

5: A2m² 1
√ (1 +A²) = B ,
1+A2
del
otterremo
del S (1+v²) A√‍(1 —m²v²) +B\
/( 1-n²v²
(3) = dv log
a²b²
√ ( 1 +v²)

AB√
2 / (1 —n³v³)dv.
√ (1 —m³o³) √
( 408 )
I limiti entro i quali dovrà eseguirsi la seconda integra-
zione rispetto a v saranno

y = 0 /// 29th
ed y = + V
ossia

= V2h 1
v =0 e = = •
b m

Ciò premesso s'integri per parti il primo termine della (3)


e riflettasi che

A² - B2-
-1 , A2m² - B²n² = 1 ,
sarâ
S 1,3
V(m³ —
- n³)
gB
a2f2 6 m + m3 ) o
m33)l
√ (m² + 1 )

AB vdv
+ (m² +
2 2
3 /(1 + v³)/ (1- m²v³ ) √ (1 —n³v³)

AB m
+ ´√ (1 —m²v²³) √ (1— n²v²) dv
2 0

+ ) logB (m²-- n²) + AB


= 1 2
6 m3 2 \ (1--n²v³) dv
´(1 —m³v³)\
/
/
I
AB m dv
3˜¯(m³ — n²)
0 ( 1 + v³) √ ( 1 —m³v² ) √ (1— n²v³)
I
AB m du
(m² n²)
3
[/(1 — m²v³) √ (1 —n²v³)
I
AB v❜dv
(m² - 2 2
6
Sia ora

1
sen
m
( 409 )
1
quando v = 0 sarà = 0, e quando v = 9
m
n
per cui posto c = avremo
m
√ (2h(b³-a³))
c= <1 ,
b√ (2h +a²)

purchè b > a e per conseguente q>p, ciocché non ripugna;


e quindi
πC
S 1/3 AB 2
1231)log BV (m² — n²)
(4). + cos²pdp / ( 1 --- c²sen³ )
a262 6 m √ (m² +1 ) 2m S
π
AB m do
3 m 0 1
1+
2 sen³ç ) √ (1 —c²sen³q)
m
π
2 2 2
AB /m2 -n- do AB/m² -n sen²ød❤
+-
+3 m (1 - c³sen³ ) 6 m³ √ (1-c❜sen2p)

che s'integra in funzionì ellittiche complete di 1a e 2ª spe-


cie, e di 3ª a parametro circolare, come qui appresso
S 1 /3m²+1 √(m³— n³) AB
= + E(c)
a2b2 3m 2m² -) lo gB √ (m² +1) 2m
2 2
AB /2c2-1 c² m².-n
E (c) + 1 - F(e) ) - AB ) П (129, c)
2m 3c² 3c2 3 m m
2- 2 2 1
-N
+ AB(m² =" ") F ( c) + AB( m²= " ² )
3 6 m3 с -((F
F (c) — E (c) ) .

Questa finalmente, raccolte le funzioni omologhe e fatte


le debite riduzioni nei coefficienti , diviene
( 410 )
_ n²)

√ (m²_ AB

S
1 / 3m² + 1
(5) logB + E(c)
'a²b² 3m 2m² ✓ (m² +1) 3m

AB AB
+ 3m (m² n²)F(c) — 25 c).
-(m² —n²) II mma,
3m (

Ma una funzione ellittica completa di terza specie può sem-


pre esprimersi in funzioni parimenti ellittiche di 1ª e 2ª
specie; dunque la superficie del paraboloide ellittico si ot-
tiene per logaritmi e funzioni ellittiche di 1ª e 2ª specie
soltanto, e risulta dalla (5) quadruplicata che sia , e molti-
plicata per a²b².
Nel caso presente la riduzione di

II
( c)

a funzioni di specie inferiori si opera facilmente. Difatto sia


1 2h
(C) v= 2 = = cot20
m 62

indi si prenda un altro parametro legato al precedente v


dalla equazione
(1 + v)(1 + µ) —b , ²;
essendo
c = √ (1 — b₂³) µ
μπ= − 1 + b , *sen20
e posto
2
▲(b ,, 0) = √´‍ (1 — b₁² sen20)

la nota formula di riduzione diventa

seno cose
(7) I (cot20, c) = A(b,, )F(c)tang
[
, 0) L2
A(b ,,

-
+ F (c )F(b ,, 0) — E(c) F (b1 , 0) — F(c)E (b . , 0) ]

nella quale le funzioni ellittiche di 1ª e 2ª specie

F (b ,, 0) , ed E (b ,, 9 )
( 411 )
hanno b₁ per modulo e per ampiezza l'angolo determinato

dalla equazione (6) .


Se il paraboloide diventa di rivoluzione allora

√(m² +1)
a= B=
p=q, a b ,,
=b c= 0, n = 0 , m

Per cui nella (5)


√2h√ (2h +a²)
m AB=
logB = 0, E (c) F(c) = a²
√ (m²+ 1)

e nella (7)
b₁ = 1 , 4 = cos9

per cui
π
II(cot❜0, 0) = sen 0.

Ma dalla (6 ) si ha
a m
sen@ =
√(2h+a³) √ (m²+1 )

dunque
π m
П (cot'0 , 0 ) = 2 √( +1 )

e per conseguenza sostituendo nella (5) si ottiene

2
S AB π / (m² + 1 )√ (m² +1 ) — m³、

a4 3m 2 ↓/ (m² + 1)

ed infine si arriva alla nota espressione

2
(8) 4S παι ((2h + a ' (2h +a ) -
— a) .
=-
3

Allo stesso risultato può giungersi direttamente dalla (4) ,

solo che si ponga in essa


c = 0 , n = 0.

In questo caso
( 412 )
π π

22
2 1 Π
cos²y do = =
2 2 S* sen³p do 11
2 2

do m² do de
2 2 +
S 1 2j´ (m² + 1) 0 (m² + 1 ) +cosp (m² +1)-cosp
¿2 sen²
m
m π
=
✓(m²+ 1 ) 2
d'onde nuovamente

S AB - m³
π ¡ (m² + 1 )√
/ (m²+1 )
a4 3m 2 √ (m² +1 )

ed infine la già trovata espressione (8).

S. Alberto 30 giugno 1855 .

SULLE FUNZIONI SIMMETRICHE DELLE RADICI

DI UN'EQUAZIONE
NOTA

DEL CAV . F. FAA' DI BRUNO

Il breve spazio di una lettera non permettendomi di di-


lungarmi troppo, accennerò e darò semplicemente i risultati
ai quali fui condotto, e di cui ognuno ne rintraccerà facil-
mente i principii .
Teorema 1. Qualunque funzione simmetrica delle diffe-
renze delle radici soddisfa all'equazione alle differenze par-
ziali
de +
та do dø
+(m− 1)a , d - +(m — 2)a₂ d ...
da , a2 a3

do
+(m + 1- ・i)α -1 dai = 0
( 413 )
supponendo che l'equazione proposta sia della forma

а¸x” + α¸x” −1 + ɑ₂x³- 2 + • • 0,

ed i il numero delle radici distinte che figurano in ciascun


termine .
Corollario. Il coefficiente d'ordine imo dell'equazione ai qua-
drati delle differenze soddisfa all'equazione suindicata.
Teorema 2. ° La funzione risultante dalla eliminazione della
variabile fra le due equazioni
1 • • •

a'。x" + a' , x" -1 + = 0


• · <

è una funzione omogenea di m + n™º grado rispetto ai coef-


ficienti delle medesime , omogenea e di grado mmo rapporto
a quelli dell'equazione (m), omogenea e di grado nmo rap-
porto a quelli dell'equazione (n) . Di più soddisfa all' equa-
zione alle derivate parziali

dę do do
ma。 dai + (m ―
та 2)α2 Jaz
1)a,Jas + (m

do do
+ na'O d++ (n -
− 1) a' , + • 0.
a's da'2

Osservazione. Se nm ad ogni termine corrisponderanno


1.º un termine in cui i coefficienti di una equazione saran-
no stati scambiati con quelli dell' altra , e raciprocamente :
2.º un altro termine in cui si saranno scambiati fra loro i
coefficienti equidistanti dagli estremi appartenenti alla mede-
sima equazione; preceduti di medesimo o contrario segno se-
condo che m sarà pari od impari .
Questi due teoremi uniti a quello dell'omogeneità in in-
dice del Sig. Brioschi permetteranno di calcolare colla più
grande facilità l'equazioni ai quadrati delle differenze, i re-
sidui di Sturm, le risultanti dell'eliminazione fra due equa-
zioni ec. calcoli tutti, che finora , erano considerati come cosa
( 414 )
troppo ardua pel lavoro. Ecco qui pertanto alcune applica-
zioni dei medesimi.

Determinazione del numero delle radici reali

di una equazione.

Le equazioni

ax² + 2bx + c = 0

ax³ + 3bx² + 3cx + d = 0


ax4 + 4bx³ + 6cx² + 4dx + e = 0

ax5 + 56x4 + 10cx3 + 10dx² + 5ex + f = 0

avranno tante coppie di radici immaginarie , quindi sono le


variazioni di segno presentate dalle rispettive serie delle fun-
zioni

1 ; b2--ac.

1 ; b²—ac ; 4(b²— ac) (c² — bd) — (ad —bc)³ ,


1 ; b²—ac ; 2(b² — ac)(ae - 4bd + 3c³)

+3a(aces+2bcd — ad² —eb² —c³) ; (ae—4bd +3c²)3


- 27(ace + 2bcd - ad² ― eb2
c³)2
1 ; b² - ac ; 5(62 ac)(ae - 4bd3c²)

+ 9a(ace + 2bcd - aď² —


- eb² -
— c³ ) ;

L ; M² — 1152N ;

rappresentando con L, M, N le funzioni


L = 216a2d4-16a3e3 + 4096³d³ + 225b4e² + 320ac³d²
20062c2d² + 176a2c2e2 480ac4e + 30062c3e
-
a³cf² + a²b²² — 80b4df60b³c²f· - 720abcd3
468a2cd'e + 60ab2d²e ― 70063cde + 132a2bde²

485ab2ce14ab³ef + 12a³def - 48a2bd2f

96abc3f+ 32a c'df + 1240abc'de + 132ab3cdf-26a²bcef.

MB - AC , essendo
( 415 )

A = 2(bf- 4ce - 3d²)


Baf3be + 2cd
C = 2(ae 4bd3c² )
-
N = A (ßồ — y³) + B (yß — aò) + C(ay — ß³)
essendo
α = bdf— be -
— c²f + 2cde — d³

3ẞ = adf — ae² + c²e — bcfbde — cd²


3y = acf - ade ❤ b³f+ bd² + bce - c'd
dace ― ad2 be² + 2bcd - c³.

La funzione L si potrà probabilmente esprimere in funzione


degli invarianti delle equazioni considerate; ma finora non mi
è stato dato di operare questa riduzione .
Ho pure formato i residui spettanti alle medesime, ma per
brevità tralascerò di qui consegnarli. D'altra parte , trovato
il numero delle radici reali; la loro separazione si farà facil-
mente ricorrendo , come ha indicato il Sig. Cauchy, al discri-
minante, quale si sarà già calcolato, senza perdersi in nuovi
ed inutili calcoli. Potremo aggiungere a questo proposito mol-
te osservazioni che per lo stesso motivo però taceremo , e ne
lasceremo se mai lo svolgimento ad altra occasione (*) .

Risultanti dell'eliminazione della variabile fra due equazioni


di secondo, terzo e quarto grado.

Per le equazioni del secondo grado


ax² + bx + c = 0 , px² + qx + r = 0

(*) Mi permetterò solo di accennare un nuovo criterio per ricono-


scere a prima vista la presenza di radici immaginarie nell' equazioni ,
che meriterebbe per la sua semplicità di passare nell'insegnamento ele-
mentare dell'algebra con quello che diedi nel giornale di Liouville 1850 ,
cioè se
a²;i < a;-1 ai+!
esiste almeno una coppia di radici immaginarie nella proposta.
( 416 )
la risultante sarà

λ = (a³r — cp) ² — (aq — bp) (br -


— cp)

Per l'equazione del terzo grado

ax² + bx² + cx + d = 0

px³ + qx² + rx + s = 0
si avrà

Ra³s³ - - b³dpr²
— p³d³ + ac³q's —

ad³q³ — b³s³p + 2(bd³p²r — a²cqs² )

c³p's — r³a'da²cr²s — c³dp²r

+ cd'p'q - a brs²

+ ab2qs² - bd2pq2
2
+3(ad❜p's - a³dps")

+ bcdpqrabcqrs

+ pqsacd - abdprs

+1 (abdqr - be2pqs + b2cprs - acdq³r )

+2(acdpr² - ac prs + b2dpqs - abdq's)

+ 3(abcps² ad²pqr + a²dqrs - bcdp's).

Per quelle del quarto grado

ax4 + bx³ + cx² + dx + e = 0

px4 + qx³ + rx² + sx + t = 0

R = + 6a²e²p2t2

+ 10abdepqst

+ a¹¹ + p¹e¹

+ b4p²t² → q4ae³

- de³p³q + st³a³b
( 417 )
- |ad²epq't + ab²eps't |+ | b4pt³ + ae³q4 +d4p³t +a³es4

- + ce³p³q² +a³b²rt³ +a³cs³t² +d²e³p³r


|b³eps³ + ad³q³t

- + \ b³c³pr³+ac³q³t² +a²d²r³t+p²s³c³e
ade²p²qt +a bepst²

- |ab³dqs³t + bd²epq's + a²e²q³rt+p³t²bce +a'e'pr's +ac²dp²t

+ c²e²p²r² +a²c²r²t² + abceq'st +b²depqrt + acdepqs +abd2prst

+ ac²eq's² +b²d²pr't + bd3pq'tab²eqs³ +b³dpstad eq³s

+ abdeqr's +bc dpqst + c'd³p³rt +a²cer²s² +b²c²prt² +ace³q³r²

+ abe pst +a depqt2bc'ep'st +a deqr2t +acdpqt " +abe²pr³s

+ bce p²r²+a2cdqrt² + ace³q²r² +b²c²prt² +a²cer²s² +c²d²p³rt

+2ace p²rt +a²ceprt² + ade pq's +ab dpst² +a2bpqs't + bd²ep2qt

+2abd2q²st +b²depqs² be³pq3ab³qt³ + a³ds³t +d³ep³s

+2ac2eq's² +b²d'pr³t ― bc²epqs² +abd2qr2t +ac²dqst + b²depr³s

- abdeprs² +pqstacd² +abdeq³rt +b²cepqst


+2\a²e²q²s² +b²d²p²t²

-2 ce³p3r +a³crt³ | abe²qr³ +abc³pqt² + a²der³s +c³ep³st

-2 abdeq's +b2d2pqst -- |bce2pqr² +abc2qrt² +a³edr²st +c²dep❜rs

+3b²e²p²s² +a²d³q³t² ade³q³r+b³epst² +a²bers³ +cd³p³qt

-−3 | a³dqt³ +be³p³s +2ae³p²r² +a²c²pt³ +a³er't² +c²e³p³rt

-4ae³p³ta³ept³ +2abceqr2t +bc³epqrt +acdepr❜s + ac❜dprst

-4a²e³pr²t+ac²ep2t2 +2abcepqt² +abe²pqrt +acdep²st +a²deprst

-4a²e'qr's +bc²dp²² +2 ad ep❜rt + a'ceps tab²eprt² +ace pq't

'e²p²qs't +abdep't² +2\ ace²q²r² +b²c prt² +a²cer's " +c³d³p³rt

Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. ottobre 1855. 27


( 418 )

'e²p²qs + a²bdr²t² +a²c³qst² +bde²p²r²

-2abceqrs² +bcd2pqrt- acdeq³rs + b2cdprst

-2| bd³p²rta²ceqs³ +b³dprt² +ace³q³s

-2 c³ep³rt +a²cer³tac³prt +ace pr3

-2 ac²eq2rt +b²cepr³t +ac²e prs² + acdprt

| +3 | be³p²qra²beqt³ +a³drst² +cde²p³s

+3b³e²pq³t +ab²eq't² +a'd²ps³t+ ad²ep²s²

+ 3abceps3pqrtad³acdeq³t- b³eprst
2
+3bcd2p²sta deqrs +b cdpqt +abe q²rs

+3 ade²pqr² +abc²pst² +a²ber²st +c³dep²qt

-3b²e p²rt +a²ceq't² +a²d³prt² +ace²p³s²

-3ad3p2ts +adeps³ + b³epqtabe²q³t

-3 adepqrs +abcdps tab²eqrst +bcdepq't

+4ae³p²qsa bdpt³ - aeqst² +bdep³t

+4a²e prs³ + acd³p²² +a²e²g³rt +3³cep²²

+4bcdep'rta ceqrst- abcdprt² + ace2pqrs

-4a³erst + cd²ep³t + ae³pq²r +ab²ept³

-5 b²dep²st--a²deq²st +abd²pqt² +abe²pqs²

-5\bce²p²qta²begrt² +a²cdpst² +ade²p²rs.

Dopo avere eseguito questi calcoli trovai un metodo si sem-


plice per eliminare la variablle fra due equazioni qualunque
( 419 )
di medesimo grado, che meriterà spero l'attenzione dei geo-
metri . D'esso consiste nell'eliminare successivamente i primi
e gli ultimi termini dalle due equazioni proposte . Si otter-
ranno così due altre equazioni di grado inferiore di una unità
al precedente. Continuando ad operare su queste, come sulle
prime, e così via via, si arriverà naturalmente ad un resul-
tato ove la variabile sarà eliminata. Questo metodo fa en-
trare nel risultato finale dei fattori estranei che si posso-
no facilmente determinare, epperò togliere. Così pel 3.º gra-
do si avrà, salvo il fattore as- pd di troppo

[as -- pd + (bq — aq) (cs — dr)]²


[(bp — sq)(bv — dq) — ( v — dɔ)(dp — sv) ——
ar) — (bp

[(bsdq)(dpas ) — ( cp — ar) ( cs — dr)] .

Si vede inoltre in questo modo che la risultante in generale


è una funzione intera di tutti i determinanti binarii che si
possono formare fra i coefficienti corrispondenti delle due
date equazioni .
Noterò in fine che la risultante pel secondo grado può
mettersi sotto la forma

ubd) ( bf+ce ) +3(af+ed + Abe)²


12 [acdf_4 ( ac +

-
· 16(ac — b²) (df — e³) .

Ciò si deriva dalla teorica degli invarianti, ma non vale che


pel secondo grado .
1 Luglio 1855.
( 420 )

SUR L'INDUCTION ELECTROSTATIQUE


SECONDE LETTRE (*)
DE M. P. VOLPICELLI (**)
A' M. V. REGNAULT

Quand dans la sphère inductive d'un corps électrisé a , on


en introduit, avec les précautions nécessaires , un autre b iso-
lé, toujours l'électricité de l'induisant a attire et dissimule
complètement dans l'induit 6 l'état électrique contraire, re-
poussant l'homologue; et le rendant complètement libre (1) .
Mais ce n'est pas tout; il y a un autre fait qui n'a pas en-
core été indiqué : c'est que si l'on approche ou l'on éloigne
du corps induisant a un autre corps c, partie de l'électricité
dissimulée dans l'induit b , devient fibre dans le premier cas,
tandis que dans le second elle croît en b , en même temps
que le fluide contraire s'y développe.
Un cylindre métallique isolé fut soumis à l'induction po-
sitlve d'un autre on fit communiquer le premier avec le
sol, a fin qu'il perdit toute l'électricité libre, ensuite on ap-
procha de l'induisant une surface métallique non isolée , et
aussitôt l'induit manifesta l'électricité négative. On fit l'ex-
périence contraire : la surface indiquée fut d'abord placée
près de l'induisant positif, on enleva à l'induit son électri-
cité libre, et l'on éloigna de l'induisant la surface; aussitôt
l'induit manifesta électricité positive. Si, au contraire , l'in-

(*) Extrait des Comptes rendus des séances de l'Académie des Scien-
ces, tome XLI, séance de lundi 8 octobre 1855 .
(**) Pour la première Lettre, voir Comptes rendus (séance du 29
janvier 1855), t. XL, p. 246. et Annali di Scienze mat. e fis. Ro-
ma 1855. T. VI. pag. 34.
(1) Comptes rendus (séance du 24 juillet 1854), t. XXXIX, p . 480 .
( 421 )
duction eût été négative, le rapprochement ou l'éloignement
d'un corps de l'induisant aurait développé dans l'induit, déjà
privé de tension, quelque peu d'électricité positive dans le
premier cas, et négative dans le second .
Le gâteau de résine d'un électrophore ayant été électrisé ,
et mis sous le disque , celui - ci fut ensuite privé de toute
tension , puis on le fit communiquer avec le condensateur
associé l'électroscope de Bohnenberg , association toujours
utilement pratiquée dans de telles recherches. Une surface
métallique non isolée fut rapprochée , et éloignée successive-
ment de l'électrophore un certain nombre de fois lorsque
le disque communiquait avec le condensateur dans les rap-
prochements, et avec le sol dans les éloignements , on re-
cueillait le positif, et, dans le cas contraire, le négatif.
Ayant chargé une bouteille de Leyde, on la plaça sur un
appui isolé , on fit disparaître la tension dans une de ses
armatures, qu'on mit en communication avec le condensateur
associé à l'électroscope . En raprochant, ou en éloignant de
l'armature la lame indiquée , l'électricité de l'armature com-
muniquant avec le condensateur fut, pour les rapprochements ,
négative; et pour les éloignements positive, la bouteille étant
chargée dans l'intérieur du fluide positif.
Qu'on charge par induction l'électrométre à pailles, puis
sans varier la distance entre son bouton et le corps indui-
sant, qu'on approche ou qu'on éloigne de celui-ci un corps
conducteur non isolé, les pailles augmenteront leur diver-
gence , tant pour les rapprochement que pour les éloignements.
Cependant dans le premier cas, l'effet est dû à l'abandon
d'une partie de l'électricité dans les pailles, tandis que dans
le second on le doit à l'induction augmentée suivie de l'a
bandon correspondant d'électricité contraire. Je dois faire
observer que dans ces expériences , comme dans beaucoup
d'utres, j'ai employé avec assez d'avantage l'électromètre a
pailles, privé de la cloche de verre; c'est- à - dire en fixant à
( 422 )
l'extrémité d'un bâton de cire d'Espagne son bouton avec
les seules pailles annexées. Par ce moyen très-simple, qu'on
peut étendre même à l'électromètre condensateur, la diver-
gence des pailles est toujours plus grande et plus durable ,
sourtout dans les journées bumides, parce que la dispersion
est de beaucoup diminuée.
Nous appelons électricité abandonnée ou d'abandon , celle
que manifeste l'induit, quand on approche ou l'on éloigne
de l'induisant un autre corps , comme cela a lieu dans les
quatre expériences précitées Les conséquences auxquelles
peut conduire l'étude de cette électricité sont nombreuses ;
nous nous bornerons aux suivantes :
1.° Si l'életricité libre dans l'induit n'est pas dissipée dans
le sol , un rapprochement quelconque dans l'induisant , ne
pourra jamais produire assez d'électricité d'abandon, pour
neutraliser la première : ce qui s'accorde avec le caractère
de l'affinité chimique .
2.° Quelle que soit la nature de la surface rapprochée
ou éloignée de l'induisant, toujours on aura un sensible
abandon du fluide électrique. Toutefois , dans des circon-
stances égales, les effets sont plus grands pour les substan-
ces conductrices , et moindres pour les isolantes ; mais pour
ces dernières, ils ne sont jamais nuls . Donc même les sub-
stances insolantes subissent les effets de l'Inductions ; ainsi
l'affinité de la matière pour l'électricité est manifestement
une propriété générale des corps, tandis que l'affinité chimi-
que en est une propriété particulière.
3. Il y a une distance au delà de laquelle les rappro-
chements et les éloignements de l'induisant ne donnent pas
d'électricité sensible d' abandon. La connaissance exacte de
cette limite supérieure, peut être utile en plusienrs expé-
riences.

4. En répétant les rapprochements et les éloignements de


de la manière indiquée , le fluide électrique abandonné di-
( 423 )
minue chaque fois, et l'on arrive enfin à n'avoir plus d'aban-
don sensible d'électricité. Cela s'accorde aussi avec le cara-
ctère de l'affinité chimique.
5. De tout ce qui précède, on déduit qu'entre la matière
et l'électricité , ou même entre le fluide résineux et le vi-
treux, il règne une affinité semblable à l'affinitė chimique ;
et cela se trouve confirmé par les expériences de M. Fara-
day, d'après lesquelles, selon ce savant physicien , il n'y a
pas d'action électrique à distance plus grande, que celle qui
sé pare entre elles deux molécules contigues (1) .
Il est facile de voir que l'électricité d'abandon doit in-
fluer sur beaucoup de phénomènes électrostatiques . On prend
une longue tige de verre, et en la tanant par son extrémité
a, on la fait tourner plusieurs fois verticalement, la valeur
d'une demi-circonfere nee ; et avec un fit métallique fixé à
l'autre extrémité b, maintenu isolé , on fait communiquer
celle-ci avec le condensateur associé à l'électroscopé. Si la
journée est assez sèche , l'électricité manifestée sera positive
ou négative , selon qu'on la recueillera seulement dans les
éloignements de 6 par rapport au sol , ou seulement dans
les rapprochements, en dispersant toujours dans le sol celle
qu'on ne veut pas recueillir . On pourrait peut-être expli-
quer ce fait en recourant à l'électricité atmosphérique; mais
si l'on remarque que l'expérience réussit de même, tant dans
un lieu élevé et ouvert, que dans un lieu bas et clos, une
telle explication devient insuffisante; elle tombera d'elle- mê-
me entierement, si l'on répète l'expérience avec une tige ré- ,
sineuse; puisqu'en ce cas on obtiendra le négatif ou le po-
sitif, selon qu'on éloignera , ou qu'on rapprocherab du sol .
C'est pourquoi, si l'on a recours à l'électricité d'abandon ,
on trouvera facilement la vraie explication de cette expé-
rience.

( 1 ) DE LA RIVE, Traité d'Électricité, t . 1 , p . 137 ; Paris , 1854 .


( 424 )
Je terminerai en faisant remarquer, qu'il pourrait bien se
faire que la polarité électrostatique, que j'ai déjà fait dé-
pendre des vibrations longitudinales ( 1 ), fût, aprés cette com-
munication , attribuée totalement à l'électricité d'abandon.
Mais, encouragé par les conseils de l'illustre de la Rive (2),
je suis revenu sur mes expériences, relatives à cette polari-
té, et j'ai vu parmi d'autres choses , dont je parlerai dans
une autre occasion, que la polarité électrostatique ne cesse
pas quand, en enlevant las fils métalliques, on emploie seu-
lement le plan d'épreuve, ni quand on agit dans le vide, ni
même quand l'action inductive (3°) est devenu sensiblement
nulle, ni généralement quand on conduit l'expérience de ma-
niére, à ce que les effets de la polarité , ne puissent pas se
confondre avec ceux de l'électricité d' abandon . Au reste ;
quelle que soit l'influence de cette électricité sur la polarité
électrostatique, il me soffit, quant à présent, d'en avoir donné
cette première indication .

SUR L'INDUCTION ÉLECTROSTATIQUE


NOTE (*)
DE M. A. DE LA RIVE

Il Ꭹ a longtemps que j'avais été frappé de ce qu'il y avait


de peu satisfaisant et d'arbitraire, dans la distinction établie
entre les phénomènes de l'électricité par influence , et ceux
de l'électricité dissimulée. J'avais même indiqué dans le pre-
mier volume de mon Traité d'Electricité , que cette distin-
ction est tout à fait illusoire . Il y a plus; j'avais toujours
été frappé de la manière très -dissemblabe , dont les deux
électricités contraires se comportent aux deux extrémités
du cylindre iuduit, et de la difficulté de percevoir nettement

(1) Comptes rendus, t. XXXVIII , p. 351 ; 20 février 1854, et 15


mai , p. 877.
(2) Bibioth. univ . de Genève. Archives des Sciences phys. et nat.,
t. XXVIII de la 4e serie, n.° 112, avril 1855 , p. 265.
(* ) Etraite de la Bibliothèque universelle de Genève , Archives
des sciences physiques et naturelles. T. XXVI. Juillet 1854 , p. 323.
( 425 )
l'électricité développé à l'éxtrémité fa plus rapprochée du
corps électrisé . Les experiences de M. Melloni me semblent
rendre compte d'une manière très-satisfaisante de ces anomalies,
en démontrant directement que l'électricité contraire à celle
du corps électrisé est toujours plus ou moins dissimulée 9
ce qui doit être , puisque des que l'électricité du corps A
est assez forte, pour décomposer l'électricité naturelle de BC,
elle doit l'être assez pour dissimuler celle des électricités in-
duites , qui est de nom contraire à la sienne. Quant à l'éle-
ctricité induite de même nom , elle affecte sur le conducteur
BC une distribution , qui dépend à la fois de la forme de
ces conducteur, et de la distance du corps électrisé A; mais
il faut toujours que la somme de cette électricité, et celle
de nom contraire, en grand partie dissimulée , prise chacune
avec leur signe , soit égale à zéro.
SOPRA L'INDUZIONE ELETTROSTATICA
NOTA (*)
DEL PROF. A. NOBILE .

Due conduttori, uno elettrizzato e l'altro semplicemente


isolato, messi fra loro vicini , e divisi solo da un piccolo
strato di aria, costituiscono un sistema, non diverso in so-
stanza da quello che offre una boccia di Leida , di cui l'ar-
matura che patisce l'influenza non è stata messa in comuni-
cazione col suolo. Il vero meccanismo della natura nelle a
zioni e reazioni elettriche è involto in dense tenebre; ma mi
parrebbe molto strano se si ammettesse nel caso della boccia,
del quadro magico , del condensatore , ecc. , una reciproca
forza dissimulante, che mantiene nello stato latente, e senza
tensione due porzioni di contraria elettricità, e si escludesse
del tutto nel caso teste allegato. La conseguenza logica che
emerge dai fatti e dalle dottrine, adattate da tutti i fisici,
intorno all'elettricità dissimulata, indipendentemente da Duo-
vi esperimenti, è appunto, se una forte illusione non m'in-
ganna che il corpo attuante svolga ed attiri sul corpo at-
tuato tanta elettricità contraria, quanto può mantenerne nello
stato latente e senza tensione.

(*) Estratta dal Rendiconto della Società Reale Borbonica dell'Acca-


demia Reale delle Scienze di Napoli, del 2 settembre 1854 (Elogio stori-
co di Macedonio Melloni) .
( 426 )

INTORNO AD UNA PROPRIETA' DELLE EQUAZIONI


ALLE DERIVATE PARZIALI DEL PRIMO ORDINE.
NOTA
DEL SIG. PROF . FRANCESCO BRIOSCHI .

Sia
dz
(I) a = Q(x, X1 , X2 ... *n , P1 , P2 -- Pn) , (Pr = dx,

una equazione alle derivate parziali del primo ordine. Sup-


poniamo che una primitiva completa di essa risulti dalla eli-
minazione delle P1 , P2 ... Pn dalla equazione medesima e
dalle n seguenti :

a₁ = 9₁ (z, x1 , .... Xn , Pi · · Pn)

(2 ) a₂ = 4₂(z , x1 , .. · Xn , PiI • • Pn)

an = On(z, xı19 .. En , Pi, .. •Pn)

nelle quali a ,, ɑ2 , • • an indicano costanti. Ciò posto se

dalle n + 1 equazioni superiori si ricavano i valori di z , p ,,


P2 ... Pn dovranno questi valori soddisfare all'equazione :

z' = p₁ x'ı + p₂x'z2 + . . . + Pn x'n


cioè dovranno verificare le :

dp, dps
(3) =
dx, dx,

Reciprocamente se si potranno determinare n equazioni ana-


loghe alle (2), le quali insieme alla proposta diano per p₁ ,
P2 • • • Pn , z valori che soddisfino le (3) ; il risultato della
eliminazione delle P1 , P2 , ... Pa da queste n equazioni e
dalla proposta sarà una primitiva completa dell'equazione
stessa .
( 427 )
Si suppongano ricavati dalle equazioni ( 1 ) , (2) , i valori

P2 .... Pa ; sostituendo questi valori nelle equa-


diz, P. , P₂
zioni stesse si avranno altrettante equazioni identiche , le quali

derivate rispetto ad x, danno :

dp. dpn
bo ,o Pr + bo , x • + bo
on ao,r
dx, dx,

dpI dpn
+ • b₁₁n
+ b₁ ,n dxr a1,7
b1,0 Pr + b1,1
dx,

dp, dpn
bno Pr + bn. + bn.n. an,r
dxr dx,

essendosi posto :

da, da, da,


-
ar,s br,s = br,o
dz
dxs dp:
Da queste equazioni, indicando con A il determinante :

Σ( bo,o b₁ , 1 ... ba, n )


e facendo
dA
Br.s dbr,s

si ottengono le :

-Apr = αo , r Boo + a1, B1,0 + tan Bro

dpr
(4) -Δ = a ,s Bor + aus Birt • + ans Bn.r
dxs

dps
-Δ or Bo,s + a₁r ßi , s +. + an , r
dxr

e per la (3) :

... +
aoss Boir + ... ans ẞn ,r = aoor Boss +. .. + an‚r ẞn‚s .
+ an,s

Moltiplico ordinatamente la prima delle (4) e le equazioni


( 428 )
che si ottengono da quest'ultima facendo s = 1 , 2 , .... n
per bs. , bs, ... b,, n si avrà :

n n
-
+ ßniran Aprbs,o .
, abs , +...+ Bnir Σa, ,ibs.t
(5) Aasr=Poir Σ

Dalla prima delle ( 4 ) si ha anche :


n n n

0,0 Σ abs , i ++ßn.


P₁bs , i = Boso Σan, ibs ,i
i

quindi moltiplicando per b,,,, br, ... br,n quest' ultima


equazione è quelle che deduconsi dalla (5) ponendo r=1 ,
2, . . . n si ha :

dar dar das


da, da, -- da, das) - da, --
(6) + Pi Pi =0;
Σ.(dx, dpi
Σ dx; dpi dz i dpi dz Σ dpi
I

alla quale devono soddisfare le a , a, ... an. La ricerca


delle a ,, a₂ , ... an può farsi quindi dipendere dall'inte-
grazione di n equazioni alle derivate parziali del primo or-
dine e lineari.
È manifesta l'analogia fra il primo membro dell'equazione
(6) e le funzioni di Poisson , e quindi fra questo metodo di
integrazione , e quello già adottato dal Sig. Bertrand pei pro-
blemi della dinamica . La proprietà dell'annullarsi delle fun-
zioni di Poisson per dati sistemi di costanti , la quale è un
caso particolare di quella contenuta nell' equazione (6) , fu
da me dimostrata in questi Annali nel 1853; dal Prof. Ber-
trand nella nota VII alla terza edizione della Mecc. Anal . e
dal Sig. Donkin in una interessante memoria , di cui la pri-
ma parte trovasi pubblicata nelle Philosophical Transactions
di Londra (1854. Parte I. ) Ponendo nella (6) s =0 , si avrà,
per determinare a,, ad integrare come nel metodo di Pfaff,
( 429 )
il seguente sistema di equazioni alle derivate ordinarie :

dx, dp dp,I do do
R = -R = + Pi
dz dpi dz dx, dz

dx₂ do dp, do do
R -R 2 dz
+ P₂
dz dp2 dz dx₂

drn do do
do dpn
R -R
dz dpn dz dxn + Pn dz

n
da, do
=0 R= Pi
dz P₁ dpi

Una primitiva di queste equazioni è, come è noto la q=ɑ。 ,


indicando le altre 2n - 1 con

A, A 2 =- h₂ A2n-1 = h₂n-s
si avrà
a₁ = Y₁ (A ,, A₂ . .`. A2n-1 )

ed evidentemente saranno :

Y½(A1 , A₂ •
a₂ = 42(A1 A2n-1)

27-1
ann(A1 , A2 ... A₂n -1 )

risultato già ottenuto da Jacobi nella sua notissima memo-


ria: Ueber die reduction der Integration der partiellen differen-
tialgheichungen etc. (Giornale di Crelle T. XVII ).

Pavia Agosto 1855.


( 430 )

a0
SOPRA UNA NUOVA PROPRIETA' DEGLI INTEGRALI
DI UN PROBLEMA DI DINAMICA
NOTA

DEL SIG. PROF. FRANCESCO BRIOSCHI

--
Lemma 1. Indicando con A il determinante :

Σ( α1,1
I,I 2,2 ... a₂n, 2n)
si ha : P
0 11,2 41,3 . • • 11,2n

12,1 0 12.3 . · • 12,2n


A2:

l2n,1 12,2 12,3 ... • 0


essendo
P
lr, sar , as , ɑr, 2 ɑs , 1 + ... + ar ,21-1 as , an ar,2n ai , 2n- 1 °
Se supponiamo che :

(1) n=t
11,2 = 13,4 = ... = l2n-11, 22n
e tutte le altre quantità 1,,, sieno nulle si ha :
A = t"
ed
A2r,25th- α₂r- 11
1 25-1 A₂r 28-1 t -1 a2r-1 , 25

A2,-1 , 25 ·tn-1 a₂r, 25-1 A2-1


•2r− 1 ,, 25−1 = th −l ɑ2r, 25
nelle quali :
dA
Ar₁s = d (*)
ar,s

Lemma 2°. Ponendo :

‫ در‬+... +a2n − 1 , r a₂n,s - aan ,r azn-1 , S


Mr, s =a1 , a2, s -A₂r a₁₁s

(*) Journal de M. Crelle T. 52 .


( 431 )
Se le quantità as soddisfano alle equazioni (1 ) si hanno
anche le :
M1,2 = m3,4 = • • = M₂n- 1 , 2n

e le altre m,, eguali a zero. Infatti ponendo :


hr, s =12 , a₁₁s —- 11,7 ɑ2,8 + ... + l₂n , r a₂n- 1,5 —- l2n - 1 , r a₂n , s
si hanno in generale le :

Amer ,shi , s A1,2r-1 + h₂ , 5 A2,2r- 1 + ... + h₂n,s A₂n, 2r-1


-Am₂2r-I
-1,5 =h₁₁s A1,2r + h₂,5 A2,2r + ... + han , s Aan , ar
Indicando con α , α2 ... an ; B1 , B₂2 ... Bn le 2n costanti

di un problema di dinamica, ed ammettendo per 41 , 42 , ...


qni P1I , P2 , ・ ・• ・• Pn gli ordinarj significati si hanno come
è noto le equazioni :
n
da, do dan den
(ar,Br):= =1
dq; dpi dpi dqi

(α , αs) = 0 (ẞr , Bs) = 0 (x,, ßs) = 0.


Poniamo :
-P
dar dß,
A2r-1 , 25-I a2r , 25-1
dqs dq's
dar dß,
azr-1 , 28 = a2r > 25
dps dps

Si avranno le equazioni :

l2r-1 , 2r = (α , B₁) = 1 l2r-1 >, 28-I = (α,, as) = 0


l₂r , 25 1 (Br , ßs) = 0 bar-ı , 25 =(α,, Bs) = : 0

e quindi pel Lemma 1º :

A2r 28 = A₂r-11925-1 A2r , 25-1 @27-1 , 25

A2-1 , 2.5 - a2r , 25-1 A2r-1 5 25-I = a2r , 28 1

Ma per una proprietà dei determinanti delle funzioni și han-


no le :
( 432 )
dps dps
A2r, 28 " A₂r−1 , 25
dar
dß,

dqs dqr
A2rs 25-1
" A2r-1, 25-1 dar
dß,

quindi sostituendo si avranno le note formole (*) :

dps dar dqs dar

ds , dqs dß, dps

dps dß, dqs dßr


=
da, dqs dar dps

Applicando il secondo Lemma a questo caso si otterranno fa-


cilmente le seguenti relazioni :
n
dai di da, dẞi
M2r-1 2r =Σ
\dq, dpr dp, dqr

n
da ; dßi da; dßi
M2r-1 , 25-1 -- 0
Σ
I \dq, dqs dqs dqr

n
d :
da; dßi da dßi
M2r,25 0
dp, dps dps dp,

n
da ; dßi dai di
M₂r-1 , 25 = 0
dq, dps dp, dqr

Le quali rappresentano una nuova proprietà degli integrali


conjugati di un problema di dinamica.
Agosto 1855.
(*) Annali di Scienze Matematiche e Fisiche pubblicati da B. Tor-
tolini. Agosto 1853 . diab Philosophical Transactions of the Royal So-
ciety of London. Part. I. 1854. pag. 80 .
( 433 )

SULLE RELAZIONI , CHE PASSANO FRA LE RADICI DELLE


EQUAZIONI DI SECONDO , TERZO, E QUARTO GRADO
ED ALCUNE PROPRIETA' DELLE SOMIGLIANTI
FORME OMOGENEE A DUE INDETERMINATE .

MEMORIA

DI BARNABA TORTOLINI,

ofa
1.° I geometri moderni hanno da qualche tempo rivolto
la loro attenzione allà teorica delle forme omogenee , ed in

particolare a quelle a due indeterminate : per esse la sublime


scienza dei numeri viene ogni giorno ad ingrandire il suo
dominio, e se ne scorge l'intimo nesso con la risoluzione
algebrica dell'equazioni , con l'eliminazione, e con la risolu-
zione di tanti problemi sulle curve, e superficie algebriche.
In questa Memoria non intendo di entrare nelle alte ricer-
che intraprese dai geometri su questo soggetto, ma solo di
porre sempre più in evidenza il nesso che ha luogo fra al-
cune proprietà delle forme omogenee a due indeterminate
dei primi quattro gradi con la risoluzione algebrica dell' e-
quazioni somiglianti . Nella teorica delle forme omogenee a
due indeterminate la ricerca del così detto discriminante può
essere del più grande interesse . Secondo la denominazione
introdotta dal Sig . Sylvester, esso è il risultato che si ottiene
dall'eliminazione di x , y nelle due derivate parziali

f'x(x, y) = 0 , f',(x, y ) = 0

della funzione omogenea f(x, y). Ognun vede in questa guisa


che il discriminante della forma omogenea f
(x, y) sarà una
certa funzione dei coefficienti , la quale come vedremo, pre-
senta delle particolarità degne di essere osservate. Il discri-
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. novembre 1855. 28
( 434 )
minante eguagliato a zero, esprimerȧ eziandio la condizione
dell'eguaglianza di due almeno delle radici di un'equazione al-
gebrica. Esso nelle formole solutive dell'equazioni dei primi
quattro gradi trovasi sotto il vincolo radicale dell'equazioni
ridotte, e formerà nello stesso tempo l'ultimo termine delle
equazion trasformata ai quadrati delle differenze . Io spero
adunque che non riuscirà del tutto inutile , ciò che verrò ad
esporre nel proseguimento di questo scritto , e potrà render
forse più accessibili le profonde , e difficili speculazioni dei
geometri , ed in particolare dei Sigg. Sylvester, e Cayley; ed
è al secondo di questi due distintissimi geometri , che la scien-
za deve l'importante teorica degli iperdeterminanti, e degli in-
varianti, per le quali ricerche , e per quelle sul calcolo delle
forme del Sig. Sylvester possono consultarsi le transazioni filo-
sofiche di Londra, il giornale di Dublino, e di Cambridge, il
giornale del Sig. Crelle, e quello del Sig. Liouville.
2. Ad un'equazione di secondo grado

ax² + 2bx + c = 0

corrisponde la somigliante forma omogenea

ax² + 2bxy + cy²

Secondo la denominazione introdotta da lungo tempo da Gauss,


b2 ac si chiama il determinante della detta forma , e come

ognun vede, esso si trova sotto il vincolo radicale nell'equa-


zione risoluta
b √(b²—ac)
Ꮖ +

Il determinante b -ac , sarà in questo caso anche il discri-


minante della stessa forma : infatti si eseguiscano le derivate
parziali relativamente ad x, ed y nell'indicata forma omoge-
nea, e si eguaglino a zero; si avrà

ax + by = 0 , bx + cy = 0
è chiaro che l'eliminazione di x, y riprodurrà il determinante
( 435 )
b2 -ac. Se si chiamino x', x" le radici dell'equazione di 2."
༣:?

grado si ha per la loro differenza

✓(b² ~~ ac)
x' ·x' =
S 14

TO d'onde per il quadrato della differenza si trae


62.-ac
30

-- -

Di qui si vede che la condizione di x'x" riduce nullo il


determinante b² -ac.
3. Prendiamo in considerazione la forma omogenea di

lle terzo grado


ax³ + 3bx³y + 3c.xy² + dy³

e per la ricerca del suo discriminante, eguagliamo a zero le


derivate parziali, il che porge le due equazioni

ax² + 2bxy + cij². - 0

bx² + 2cxy + dy² = Q.

Qui l'eliminazione di x, y si eseguisce con gran facilità: in-


fatti per la loro omogeneità potremo fare xyz , e si avrà
fra le due equazioni
az² + 2bz + c = 0

bz² + 2cz + d = 0

ad eliminare la z siano le z, z² considerate come due inco-


gnite distinte, in allora potremo trarre i loro valori per mezzo
della risoluzione delle due equazioni di primo grado a due
incognite , z, z² e si troverà

ad--bc c²-bd
2= z2
2(b² -ac) b2 - ac
d'onde
(ad — bc) ²— 4(b² — ac)(c² —- bd) = 0

Il primo membro si riduce al valore del cercato discrimi-


( 436 )
nante, e chiamatolo D , si avrà identicamente

D, == (ad - bc) ² - 4(b² -


— ac) (c² — bd) .

Eseguendo i sviluppi si trova ancora

D, = a2d² - 36²c² + 4db³ + 4ac3 - 6abcd.

Or questa funzione delle quattro lettere a, b, c, d gode di


proprietà rimarcabili, le quali per la maggior parte sono state
ritrovate da Eisenstein (* ) e dal Sig. Cayley; così per esem-
pio è assai facile di scorgere che il valore di D, è esso
stesso il determinante della forma quadratica
-
2(b² -
— ac)x² + 2(ad — bc)xy + 2( c² — bd)y² .

La funzione denotata per D, gode delle proprietà degli In-


varianti, ed appartiene ad un invariante delle forme cubiche
omogenee di terzo grado a due indeterminate, e mostriamo
qualcuna delle sue proprietà.
4. Si ponga D, u , e riprendiamone il valore

u = (ad— bc)² -
— 4(b² — ac) (c² — bd)

ed eseguiamo delle derivazioni parziali rispetto a ciascuna


delle quattro quantità, a, b, c, d, e si ponga di più
1 du 1 dụ 1 du 1 du
A= B C= D-
2 da' 6 db 6 dc 2 dd

Ciò posto Eisenstein nel tom. 23 del giornale del Sig. Crelle
pag. 105 ha trovato, che fra le quattro quantità a, b, c, d,
e le relative A, B, C, D , sussiste la relazione rimarcabile
3

((ad — be)³ — 4(b² — ac)(c² — bd))


- BC)24 (BAC) (C² --- BD) .
= (AD

(*) Le scienze fin dallo scorso anno 1854 deplorano la perdita di


Eisenstein giovane geometra distintissimo. Esso coltivava in modo spe-
ciale l'aritmetica trascendente.

8
( 437 )
Le quantità A, B, C, D sono determinate dai valori

Aad² + 2c3 -41 3bcd , B = - acd + 2b2d -- bc2

Cabd2ac2 - b³c , Da³d - 3abe + 26³.

Questa proprietà della funzione u fù generalizzata dal Sig.


Cayley per una funzione di otto indeterminate , come può
vedersi nel tomo 29 del giornale del Sig . Crelle pag. 54 :
fu poi egualmente dimostrato dal Sig. Prof. Brioschi in una
sua Memoria sopra gli Invarianti, ed inserita nel fascicolo di
novembre dello scorso anno di questi Annali pag. 400. L'e-
nunciata proprietà può anche generalizzarsi per una potenza
qualunque di 3; infatti le A, B, C , D, potranno sempre as-
sociarsi ad altre quattro quantità A₁ , B₁ , C , D , per mezzo
delle quali si abbia,

((AD — BC) ² — 4(B² — AC) (C² — BD )) ³


-
= (A¸D , -
— B , C , ) ² — 4 (B² , — A‚¤ ‚ )(C²,I — B , D , )
2
d'onde si vede che la potenza u9 = u³ sarebbe riducibile
alla forma dello stesso u ; chiamando quindi H , K , L, M
quattro quantità, esse potranno sempre sciegliersi in guisa
da poter soddisfare all'identità
n
3
( (ad — bc)² — 4 (b² — ac)(c² — bd))`

=(HM ― KL) 4(KHL) (L² — KM)

Tralascio qui per brevità di ricercare i valori delle nuove


quantità in funzione delle prime quattro a, b, c , d per le
differenti potenze di 3, e fermiamoci piuttosto a riconoscere
come le a, b, c, d possano dipendere dalle nuove A, B, C, D.
Ritenendo sempre, che sia

u = a²d² 36²c² + 4db³ + 4ac3 6abcd


ed
( 438 )
UA2D23B2C2 + 4DB34AC3-6ABCD

si ha dal teorema di Eisenstein


23 = U.

Dai medesimi valori poì di A, B, C , D ricaviamo le due


equazioni
aB + 26C-- CD Cd + 2Bc Ab,

e siccome u è una funzione omogenea di quarto grado delle


quattro quantità a, b, c , d così per il noto teorema delle
funzioni omogenee differenziali si ha
3
Aa + 3B6 3Cc + Dd2u = 21
/Uប

quindi se dalle due precedenti equazioni si eliminino d, e col


sostituirli nell'ultima, otterremo l'equazione di primo grado
fra a, b, vale a dire

(ACD + 2B2D- 3BC³) a + (7BCD - AD³ -6C³) b = 2DCu.

Per ritrovare ora una nuova equazione fra le a , b 9 osser-


viamo come da uno scritto inedito del Sig. Prof. Brioschi, e
destinato in questi Annali, che fra le quattro quantità a, b,
c, d, e le somiglianti A, B, C, D hanno luogo le relazioni

B² — AC = u(b² - ac) , AD
-
BC = u(ad — bc)
1 C² — BD =
u(c² -
— bd)

d'onde sostituendo in b² -ac, il valore di c, desunto da una


precedente equazione

aB + 26C CD
si trae
Ba² + 2Cab + Db²
b2 - ac
D
ed in fine dalla prima delle tre ultime equazioni

Ba² + 2Cab + Db²


B2 C AC = u
( D 7.
( 439 )
ove si avverta da sostituir sempre uU. Eliminando
adunque il b fra quest'ultima, ed una precedente di primo
grado fra a, e b, si giungerà ad un'equazione di secondo gra-
do relativa ad a , e nella quale i coefficienti sono determi-
nate funzioni di A, B, C, D. Omettiamo di trascrivere una si
fatta equazione; come che troppo complicata; eliminando all'
opposto la a si arriverà ad un'altra equazione di secondo gra-
do rapporto a b. L'equazioni poi saranno di tal natura, che
cangiando a in d, e d in a, come di b in c, e di c in b, anche
un cangiamento somigliante accade nelle A, B, C, D, col resta-
re sempre invariabile u. Aggiungiamo di più con il Sig. Cayley
nel tomo 34 del giornale del Sig. Crelle pag. 148, che se si
prendano le derivate parziali di second'ordine della u, rispetto
alle a, b , c, d, e se ne formi il determinante con queste , deri-
vate, il medesimo ha trovato che questo determinante 4 viene
ad essere il triplo del quadrato di u; vale a dire 4-3u".
Facciamo ora u = 0, e seguendo egualmente le orme dei

Sig. Cayley diamo al discriminante u un'interpretazione geo-


metrica : siano x, y, z tre coordinate ortogonali , e poniamo
per u 0, i valori di
a = xd , byd , c = zd
in allora dalla u = 0, avremo l'equazione

(x² —- yz)² = 4( y² — xz) (x² — yz)

la quale appartiene ad una superficie sviluppabile del quarto


ordine ; ma passiamo ad indicare come la ricerca del discrimi-
nante abbia egùalmente luogo nella risoluzione algebrica del-
l'equazioni
5. Dalla forma omogenea

ax³ + 3bx²y + 3cxy² + dy³

passiamo all'equazione somigliante, col fare


b с d
p, q, =r y = 1.
a a
ed avremo

(1) x³ + 3px² + 3qx + r = 0.


( 440 )
Per la risoluzione dell'equazioni di 3.º e 4.º grado, io credo
assolutamente indispensabile di presentarla nell'insegnamento
sotto la forma completa , e non già mancanti del secondo
termine, il che si potrà facilmente eseguire con qualcuno dei
metodi già conosciuti dagli Algebristi, e come già fece La-
grange per mezzo delle funzioni simmetriche; mi si permet-
terà adunque di fare un cenno sopra la risoluzione dell'e-
quazioni complete di terzo grado. Quando l'equazione fosse
mancante del secondo termine, si suol prendere la x eguale
alla somma di due indeterminate, u, v. Pel caso adunque dell'
equazione completa, prenderò tre indeterminate u , v , h, e
si supporrà
x = h + u + v.
Elevando al cubo; abbiamo
x³ = h³ + u³ + v³ + 3h(u + v ) ² + 3h² ( u + v) +3uv(u +v)
Si sostituisca ora nel secondo membro xh al binomio
u + v, e si trasportino tutti i termini nel primo membro ,
otterremo

x3 - 3hx2 - 3(uv -
— h²)x h³
13 — u³ ³ +3uvh = 0

Onde quest'equazione venga a coincidere con la (1) converrà


soddisfare alle condizioni

h = -p
p, q J · (uv — h²) , r= 3uvh—h³ —u³ — v³.

Il valore trovato per la indeterminata h porge immediata-


mente per le altre u, v le due equazioni
= — (r + 2p3 --3pq) ,
u³ +·v³ — uv = p² - q.

Di qui, come è noto, per u, v potremo trarne un equazione


di secondo grado, che dicesi la ridotta infatti se una qua-
lunque delle indeterminate u³ , v3 si rappresenti per z, avre-
mo primieramente

u³ +v³ — — (r + 2p³ — 3pq) , u³v³ — (p² — q)³

d'onde i valori di u³ , v3 saranno le radici dell'equazioni di


secondo grado
( 441 )
z² + (r + 2p³ — 3pq)z + (p² — q)³ = 0
e dalla risoluzione si ha

(r+2p³ - 3pq)
2 - √ ((r +2p³ —3pq) *— 4(p *—9) ³)

Se z' , z " siano queste radici , avremo per le u , v le due


equazioni
43 = z' , v³ = "

e come già si conosce, se U, V rappresenti uno qualunque


dei tre valori di u, v, e sia nello stesso tempo a una radice
immaginaria dell'equazione a³ 1 , in allora le tre radici
x', x" , x" dell'equazione di terzo grado saranno
x' ·P + U + V

x" = - p + aU + a²V

x " = - pa²U ÷ aV

ed ove ciascun valore di U, V, soddisfa alla condizione .


-
uv = p² — q.
Le medesime radici x' , x' , x" saranno od una reale , ed

immaginarie conjugate l'altre due, od anche tutte tre reali,


il che dipenderà dalle radici z', z" della ridotta; così quando
siano tutte tre reali , viene ad incontrarsi il così detto
caso irreducibile, mentre saranno immaginarie le due radici
della ridotta. Infine potrebbe interessare di conoscere i valori
delle radici z ', z" espresse per le radici x', x" , x'" della pro-
posta. A quest'oggetto osserviamo , che per le radici terze
α, a² dell'unità , si ha evidentemente

æ³ = 1 , a4 = α , 1 + a + a² = 0 , a6 = 1

d'onde dai medesimi valori di x' , x" , x"", otterremo

3U = x + xx " + α²x" = α(x '" + αx" + α²x')

= a² (x' '" + ax' + a²x" )


( 442 )
3V = x' + ×x" + a²x" atx" + αx " + a²x ′)

a²(x ''' + ax' + a²x'')

Di qui elevando al cubo si trae

27z′ = (x' +xx '" + a²x")³ (x! " + αx² + a²x ′)³

: (x " + ax' + x²x'"')³

27%'"' = (x' + ax" + a²x'' ')³ = (x'"' + ax'" + x²x²)³


2
= (x '" + ax' + a²x″)³.

I valori adunque di z' , x" dipenderanno da due soli dei va-


lori distinti che può prendere il cubo della funzione

x' + ax" + a²x"" ,

quando in questa funzione si cangino fra loro in tutte le


maniere possibili le tre radici x' , x" , x" . Ricerche somi-
glianti le faremo in appresso per l'equazione di quarto gra-
do, e mostriamo ora, come il discriminante della forma omo-
genea sia connesso con le radici dell'equazione ridotta.
6. Si riprenda come nel precedente paragrafo il valore
generale di z, e si sostituisca nuovameute

b d
p q r=
a a α

si trovera

(a'd + 263-3abc)
2a3

(a³d + 263-3abc) 2 - -4(62 ac) 3


±
V
2a2 ((a³d- a² -):

Ora la quantità sotto il vincolo radicale è precisamente il


valor del discriminante; infatti dallo svolgimento delle potenze
si ha il valore di D , di già • ottenuto nel parag. 3º , e po-
tremo anzi rappresentarlo per la differenza fra un quadrato
ed un cubo , ed avremo
( 443 )
a²D₁ = (a³d +263 — 3abc) ² ·4(62 ac)3.

La condizione adunque D, = 0 porge l'eguaglianza di due


almeno delle tre radici dell'equazione; nel caso poi , che fosse
D₁ < 0 , si avrebbero due radici immaginarie dell'equazione
ridotta, ma tutte e tre reali nella proposta, il qual caso può
condurre a delle conseguenze importanti in alcune applica-
zioni geometriche , de ' quali ne faremo un breve cenno in
appresso; intanto non manchiamo egualmente di osservare "
che D, 0 può rappresentare in qualche problema sulle li-
nee curve l'equazione di un Inviluppo . La supposizione di
a = 1 semplifica alquanto il valore di D. , e dà luogo ad
enunciare che in questo caso, la sua quarta parte è rigoro-
samente rappresentata dalla differenza fra un quadrato , ed un
cubo. L'ultimo termine dell'equazione ai quadrati delle dif-
ferenze diviso per un coefficiente numerico dato rappresenta
generalmente il valore del discriminante D , : per un' equa-
zione della forma
x³ + 3px² + 3q c + r = 0 .

sarà egualmente di 3° grado l'equazione ai quadrati deile


differenze; così chiamando y la nuova incognita, si avrà per
l'equazione nominata

y³ + 18(p³ — q)y² +81 (p² — q)³y

+27 -
=0
· 27 ( (r + 3p³ — 3pq)³ —— 4 (p² — q) ³) —

quindi ognun vede , che seguitando a rappresentare per x′ ,


x", "" le tre radici dell'equazione proposta, e nella suppo-
sizione di a = 1 , si avrà

(x " -— x " )² (x " -— x¹¹ )² (x" -- - 27D,.


—- x )² =

Sarà bene qui ancora di osservare, come l'ultimo termine


dell'equazione ai quadrati delle differenze possa esprimersi
per le radici z' , z", della ridotta difatti per il precedente
( 444 )
parag. 5° abbiamo per le due radici z', z" ,

4(z′ — z″ )² = (r + 2p³ — 3pq )² — 4(p² — g)³

ossia

( x′ — x' ')² (x' — x' ' ,² (x" — x" )² = 4.27 (x' — z'')²

A questa medesima relazione si può giungere quando si


riprendessero i valori delle radici della ridotta espresse per
le radici dell'equazione proposta, come già si fece alla fine
del parag. 5º.
7.º Importanti applicazioni geometriche di queste teorie ,
si potrebbero qui presentare, e che basterà per lo scopo far-
ne un cenno. É nota da lungo tempo l'equazione di 3° gra-
do , con le quali si determinano gli assi principali di una su-
perficie di secondo grado : le radici della medesima sono tutte
reali. Il Sig. Prof. Kummer di Breslavia nel tom . 26 del
giornale del Sig. Crelle giunse a riconoscere, che l'ultimo
termine dell'equazione ai quadrati delle differenze si poteva
decomporre in questo caso in sette quadrati, quali presi col
segno contrario si trovano sotto il vincolo radicale dell'equa-
zione ridotta, per cui immaginarie sono le radici della me-
desima , e quindi tutte e tre reali quelle della proposta. Que-
sto scritto del Sig. Kummer fu tradotto in Roma nel 1844
dal celebre Jacobi, e pubblicato nel tomo 98 del giornale
arcadico. Lo stesso Jacobi poi dimostrò la medesima verità con
altra sua Memoria Italiana , e pubblicata nel 1844 in Roma
nel t. 99 del citato giornale arcadico . La stessa ricerca potrebbe
intraprendersi per la nota equazione di 3.º grado , che s'in-
contra nel celebre problema sull'attrazione dell'ellissoide so-
pra un punto esterno : l'equazione in proposito ammette una
radice reale positiva , e due altre radici reali negative, quin-
di le radici della ridotta dovranno essere immaginarie con-
jugate una completa analisi della anzidetta equazione di
3.º grado trovasi in una lunga Memoria del Sig. Plana in-
( 445 )
serita nel tom. 20 del giornale del Sig. Crelle pag. 193 e
seguenti : Le ricerche intraprese dal Sig . Sylvester per la ri-
duzione delle forme omogenee del grado m a due indeter-
minate alla loro forma canonica, conducono a dover analiz-
zare altrettante equazioni di grado inferiore, dalle quali la
realtà delle loro radici somministra l'indicata riduzione. Ri-
chiamiamo per un'istante il teorema fondamentale del Sig.
Sylvester per la detta riduzione. Una funzione omogenea a
due indeterminate di grado qualunque impari 2n + 1 ,

2n + 1 (2n +1 ).2n
a。x²n+1 + a, 2n y + A₂ x² -1 y²
1 1.2
+ · • + a₂n+1 y²n+ i

può ridursi alla sua forma canonica

Po(x + α¸y)²² +1 + p₁ (x + α , y ) ² + 1 + ... + P₁( x + αny ) 2n + 1

per la risoluzione di un'equazione del grado n + 1 , e della


quale a , a , a, ... an ne siano radici. Questo teorema fu
dimostrato dal Sig. F. Faà di Bruno nel 1852 nel tomo 17
del giornale del Sig. Liouville, ed una dimostrazione anche
più elementare fu data dal Sig. A. Genocchi nel tomo 13 del
giornale del Sig. Terquem an. 1854. Così per una forma
del 5º grado da ridursi alla sua forma canonica , si avrà da
risolvere un'equazione di 3º grado : questa applicazione fu an-
che eseguita dal Sig. Faà Di Bruno nella citata memoria , e
fu nuovamente richiamata dal medesimo in una sua nota

sopra gli Invarianti, ed inserita in questi Annali pag. 328 ,


agosto 1855. I coefficienti algebrici di quest' equazione di
3º grado sono assai complicati , per cui la ricerca del suo
discriminante per riconoscere la realtà delle tre radici non
può riuscire , che assai laboriosa , il che mi basta di aver qui
indicato.
8. Volendo procedere ad ulteriori ricerche consideriamo
.
la funzione omogenea di quart'ordine, vale a dire
( 446 )
ax4 + 4bx³y + 6cx²y² + 4dxy³ + ey¹ = F

Per le derivate parziali abbiamo


1 dF
= ax³ + 3bx³y + 3cxy² + dy³
4 dx

1 dF
= bx³ + 3cx²y + 3dxy² + ey³ .
4 dy

Ora eguagliati a zero i secondi membri di queste due equa-


zioni, si otterrà dall'eliminazione delle x , y una funzione
delle cinque lettere a , b, c, d, e che verrà ad essere il di-
scriminante della forma omogenea di quarto grado . Dividia-
mo per y³ , e sia z il rapporto geometrico di x , ad y , si
avranno le due equazioni

az³ + 3bz² + 3cz + d = 0

bz3 + 3cz² + 3dze = 0.

Come è noto, l'eliminazione pel metodo di Bezout porge


tre equazioni di secondo grado, le quali saranno
3(62 ― ac)z² + 3(bc - ad)z + bd -- ae = 0
- - ―
8(bc — ad)z² +(bd— ae + 9¸c² bd) )z + 3(cd be) = 0
- - ce) = 0.
(bd — ae) z² + 3( cd — be) z + 3 (dď²
La risultante, o il valore del discriminante si avrà in fine ,
col risolvere due qualunque di queste tre equazioni relativa-
mente alla z, ez , e sostituirne i valori nella terza; in tal
guisa si giunge ad una funzione di sesto grado delle quattro
lettere, la quale , come fecero osservare i valenti Geometri
Sigg. Boole, e Cayley , si può porre sotto una forma sem-
plicissima , e rappresentata la sua ventisettesima parte per
la differenza fra un cubo, ed un quadrato; ed il valore in
proposito del detto discriminante sarà

D₂2 = (3c² 4bdae)3-27(ace ―― ad² -eb² - c³ + 2bcd) 2

Giova però di far riconoscere, come questo bel risultato si


( 447 )
ritrovi spontaneamente nelle formole solutive per l'equazioni
di quarto grado, e che uguagliato a zero esprimerà la con-
dizione, perchè siano eguali fra di loro per lo meno due ra-
dici. Se mancasse il secondo termine nell'indicata funzione ,
cioè b = 0, si avrà ancora

D, (3cae) ³ 27(ace - - c³)²


ad² —

ed il valore di D , conterrà dieci termini. Nel proseguimento


di questa Memoria, faremo dell'importanti applicazioni geo-
metriche; ma si renderà necessario nei seguenti paragrafi di
richiamare succintamente qualcuno dei metodi per la risolu-
zione dell'equazioni di quarto grado.
9. Pongasi per brevità
b C d e
= = S "
a a a a

e sia da risolversi l'equazione di quarto grado

(1) x4 + px³ + qx² + rx + s = 0

Scegliamo quattro indeterminate h, u, v, w, e poniamo

x = h + u + v + w.

Trasportiamo la h nel primo membro , ed eleviamo al qua-

drato si avrà

(x—h)² — u² + v² + w² + 2(uv + uw + vw)

Quindi otterremo
2

((x—h)³—(u² +v² + w³)) — 4(uv + uw + vw)²

Sviluppando le indicate potenze, e sostituendo nuovamente


nel secondo membro x- —h invece di u + v + w 9 verrà

(xh)4 -2( xh) ² ( u² + v² + w³ ) + ( u² + v² + 20²)²

= 4(u²v² + u³w² + v³w³ ) + 8uvw(x — h)


( 448 )
Ordinando in fine tutti i termini rapporto ad x, si avrà

x4 - 4hx32[ 3h² — ( u² + v² + w²) ] x²


+ [(u² + v² + w²) h — h³ — 2uvw )]x

+ h4 — 2h² (u² + v² + w² ) + Suvwh + (u² +v² +w²)²


-·4(u²v² + u²w² + v³w²) = 0 .

Per identificare la nuova equazione con la (1) (*) avremo a


fare il confronto dei coefficienti , il che porge

h= p, - (u² + v² + w²) = 3q
3h² — :
(u² + v² + w²)h -- h3 Quvw = r

h4 - 2h³(u² + v² + w² ) + Suvwh + (u² + v² + w²)2

- 2
— 4(u²v² + u³w² + v³w²) = s.

Dalla seconda, e terza , ricaviamo dopo la sostituzione del


valore di h
u² + v² + w² = 3(p² -q) , 2uvw = 3pq — 2p3 — r

quali valori sostituiti nell'ultima , danno


2 2 - S.
4(u²v² + u²³w² + v³w²) — 12p4 — 24p²q + 4pr + 9q²
2 2
Avremo dunque tre equazioni con tre incognite u² , v " w 9
e potremo disporle dopo di aver elevato al quadrato il pro-
dotto 2uvw nel modo seguente
2
2(u² + v³ + w²) =— 6(p² — q)

4(u²v² + u³w² + v³w² ) = 12p4 -


— 24p²q + 4pr + 9q²— s
8u'v³w² = 2(3pq - 2p³ — r)³ .
Ognun vede da queste, che le indeterminate 2u² , 2v² 9 2w2

saranno le radici di una equazione di terzo grado , e che


suol chiamarsi la ridotta; se z sia il valore generale di una
delle radici, si avrà l'equazione
3 -- - 2
(2) z³ — 6(p² — q)z² + (12p4 — 24p³q + 9q² + 4pr — s`%
-2(3pq2p³ -r) ² = 0.

(*) Nella (1 ) si deve scrivere 4p, 6q, 4r invece di p, q, r.


( 449 |
Se z' , z " , " siano le tre radicì , è chiaro che il prodotto
delle medesime dovrà sempre essere espresso per

z'z" x" = 2(3pq- 2p³ —r)²

per cui una radice sarà positiva , le altre due o ambedue


positive, o ambedue negative, od anche ambedue immagina-
rie conjugate. In questa guisa potremo avere

2u² = z' , 2v2 := z


1" , 2w² =
e quindi
V Vz!"
u == + w +
√2 V2 ¡V2

Dai trovati valori di u, v, w potremo solamente ricavarne


quattro sistemi, e che dovranno verificare le equazioni di so-
pra trovate sotto la condizione costante di
2uvw = 3pq -2p3 ― γ.

Chiamando pertanto x', x' , x'" , x¹V le quattro radici della pro-
posta, le potremo classificare sotto la forma seguente

√ z' + √z" + Vz""


x' == p-+
V2

√½"" —√ z" ~ V z
ac" == - p-+
√2

" = ---− p + V="


√2

XIV p+
√2

Viceversa potremo esprimere le radici z', z " , z" della ri-


dotta per mezzo delle radici della proposta , e si troverà facil-
mente

8z" = (x -x + x" -
(x'' -- xIV -
— XIV) ² = (x" — x' + x¹v — x" )²
8%' =(x ' ― -- -
x'' + x¹v - x"" ) = (x" — x ′ + x"" — XIV)²
8%'" (x ' -- Ꮖ"" + x" - · XIV) ² = (x" - x' + xiv - x" )" ,
x

Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. novembre 1855. 29


( 450 )
e perciò esse saranno eguali all'ottava parte dei tre soli dei
valori distinti che può prendere il quadrato della funzione
20'' -— 20 "
ac x "" - XIV "

quando si cangino fra di loro in tutte le maniere possibili le


quattro radici x' , x' , x'" , x¹¹,
10. Nell'equazione ridotta (2) poniamo per brevità
-
P2(p² q), 3Q = 12p4 - 24p²g + 9q² + 4pr - s

R= 2(3pq2p³r)²

essa diverrà
z³+ 3P%² + 3Qz + R = 0

e se cerchiamo come si è fatto al parag. 5.º la ridotta da essa,


si avrà una nuova equazione di secondo grado della forma

² + (R + 2P3 3PQ) ◊ + (P² — Q) ³ —: 0

Le due radici ', " trovansi connesse con le z', z", z '', co-
me già si è veduto nello stesso parag. 5. Sostituiamoci orą
i valori di P, Q , si otterrà

(3 ) 0² + 2 (gs—r² —p³s—q³ ÷2pqrj0 + ( 39² — Ap


4prr +
+ 8) ) = 0
0;

Risolvendo quest'equazione, ed eguagliando a zero la quan-


tità sotto il vincolo radicale si avrà la condizione onde

l'equazione di terzo grado in z , e l'equazione di quarto grado


in x, ammetta per lo meno due radici eguali : poniamo nuovą-
mente
b d e
p,
a a

si ricaverà dall'equazione risoluta

ace - ad2 - eb² -- c3 + 2bcd


a3
#= 1
3√ (27(ace —ad² —eb³ —c³—
+ 2bcd)” —( 3c³ —4bd+ ae)³)
( 451 )
La quantità sotto il vincolo radicale presa con il segno contra-
rio, vale a dire

D, = (3c4bdae)³ 27 (ace - ad² -eb² -c³ +2bcd)²

è il discriminante della funzione omogenea


22
ax4 + 4bx³y + 6cx³y² + 4dxy³ + ey4

e tale fu la forma rimarcabile sotto la quale fu posto, come già


si è notato , dai Sig. Boole e Cayley . Esso viene anche riportato
con altri risultati somiglianti dal Sig. Prof. Brioschi in una
sua Memoria inserita in questi Annali pel giugno 1854. Lo
stesso valore di D , si trova anche come ultimo termine dell'
equazione ai quadrati delle differenze, e, D , = 0 esprimerà
la condizione, perchè due almeno delle quattro radici dell' e-
quazione siano eguali . Il discriminante di una forma omogenea
è una certa funzione dei coefficienti, la quale resta invaria-
bile per sostituzioni lineari , motivo per cui queste funzioni si
sogliono chiamare gli invarianti dell'equazioni .
La teorica degli invarianti, e più generalmente dei cova-
rianti è della più grande importanza nel calcolo delle forme , e
possono consultarsi le classiche Memorie dei Sigg. Sylvester, e
Cayley cerchiamo in fine come le due radici ', " si possano
esprimere per le quattro radici x' , x' , x" , xiv della proposta. A
questo oggetto osserviamo primieramente, che le ' , " saran-
no espresse per le tre radici z', z " , "
" dell'equazione ( 2); come
già si vidde al parag. 5° per le formole

270' = (z' + az" + a²z" 13


279" = (z + az" + a² =""')³
="" )³

ove a è una radice terza dell'unità . Sostituendo in questi i


valori di z', z" , z"" espressi per x' , x" , x" , xIV come nel pre-
cedente parag. 9. e fatto per brevità
x'x' ' + x" x1v x'x" + x' " x'v x'x1 +x'x'"
u'= " u" - 9 u'"' =
}2 2 2
si troverà facilmente
( 452 )

270' - (u' + au'"' + a²u'" )³

270" = (u' + au' " + a? u'')³.

Di qui si trae, che le nuove quantità u', u'" , u'" si potranno


considerare come le tre radici di un'equazione di terzo gra-
do, della quale la ridotta di secondo grado ammetta le me-
desime radici, il che si vedrà ancor più chiaramente quando
nella ridotta (2) di terzo grado dall'equazione di quarto grado
si eseguiscano alcune trasformazioni nei valori delle sue ra-
dici.
11. Nella più volte citata equazione (2 ) del parag. 9 pon-
У
gasi z = essa diverrà a riduzioni eseguite
8
-
-
(4) y³ — 48(p² —q)y³ + 64(12p4 — 24p³q → 9q +4pr— s)y

+1024(2p³ - 3pq + r) ² = 0.

Le nuove radici y' , y", y"" saranno legate con le radici z', z" ,
z" mediante le relazioni

y' = 8z' , y'' = 8z" , y "" = 8z""

Da qui ne segue, che i valori delle quattro radici x' , x'' , x'' ,
XIV, diverranno

Vy' + Vy" + Vy""


x'
4

- -
Vy"" Vy" Vy'
xc" p +
4

- Vy' - Vy""
x" = − p + Vy " — v ' —vy"
4

- -
XIV - Vy' — Vy" — Vy"
p+
4

La nuova equazione ridotta (4 ) coincide con quella data da


Lagrange, Traité de la resolution des équations note XIII. p.265.
( 453 )
Possiamo ancora dedurne un'altra , la quale viene ripor-
tata anche da Lagrange pag. 264, e che incontrasi spontanea-
mente in qualcuno dei metodi trovati dagli algebristi per la
risoluzione dell'equazioni di quarto grado, e in particolare
usato dal Ferrari discepolo di Cardano. Da una qualunque
delle tre radici

y' = 8x' , y" = 8z"


8%" , y" = 8%""

si trae, ehe esse come si è veduto alla fine del parag. 9, sono
dipendenti dalle quattro radici x' , x" , x" , x¹v della propo-
sta per mezzo dell'equazioni

= (x' — x' + xIV — x'' ) ² = ( x" —- x'


y' = x ' ' — XIV)²

e cosi delle altre y' , y'" . Ciò posto richiamiamo che i coef-
ficienti 4p, 6q dell'equazione di quarto grado nelle potenze x³,
x², sono espressi per

4p =- (x² + x '' + x'" + xIV) ",


6qx' x'x'x" + x'x¹v + x" x'"' + x" x¹V + x'" x¹v

d'onde si ricaverà per una vera identità

y' — 16p² + 24q = 4(x'x¹v + x" x" ).

Facendo nello stesso modo con le altre due radici y' , y"" 9
giungeremo egualmente nei secondi membri al quadruplo
delle altre due combinazioni binarie

x'x''' + x" x¹v , x'x " + x" x¹v .

Se dunque una qualunque somma di questi due prodotti si


rappresenti per u, e si ponga

y = 4u + 16p² — 24q = 4( u + 2 (2p² — 3g))

potremo in allora trasformare la precedente equazione ridotta


(4) in altra rispetto ad u, ed a tutte riduzioni eseguite si trova

(5) u³ - 6qu² + 4(pr — s)u8(2p² - 3q) s ---


— 16r² = 0.
( 454 )
Le tre radici u', u'' , -u''' sono come si è veduto

u' = x'x'" + x'"' x¹v , u" =


- x'x" + x"" x1v 9

u"" = x'x¹v + x"x "

ed una qualunque delle quattro x' , x'', x' " , x¹v sarà espressa
per le u' , u' , u'" per mezzo del valore

- p + √ [u' +2(2p² —3q)]


x' = −
√ Eu" +2(2p² -- 3g)]
2 2

√ [u'"' + 2(2p? — 3g)]


+
2

Riscriviamo una sotto l'altra, cioè tanto la proposta, quanto


la nuova ridotta (5) , ossia

x4 + 4px³ + 6qx² + 4rx + 8 = 0

u³ — 6qu² + 4(pr — s)u — 8 ( 2p² — 3q)s — 16r² — 0

É chiaro che per i coefficienti p, q, r, s abbiamo


-=
Ap (x ' + x" + x'" + x¹v) ,

6q = x'x " + x'x' " + x'x¹v + x " x" + x" x¹³ + x'"xv

4r = (x'x " x""' + x'x " x¹¹ + x'x'" 'x¹ + x" x" x¹¹ ),

s = x' x'' x" xiv.

Nella stessa guisa per le radici u' , u' , u' " della ridotta , si
avrà per esse

u' + w" + u"' =: 6q , u'u" + u'u'"' + u" u"" = 4(pr — s) ,


u'u" u"" ' = 8[(2p² - 3q)s +2r²] .

Ora dai secondi membri di queste equazioni possiamo desu-


mere gli effettivi valori delle tre radici u' , u'' , u'"' , es-
presse per le quattro radici della proposta difatti l'equa-
zione
u' + u" + u' " = 6q

è verificata col prendere


( 455 )

u' = x'x'"' + x" xI \ , u" = x'x" x " x1 ,

u""' — x'xIV + x" x """.

Ora è facile di verificare che i medesimi valori di u' , u" , u"!"


soddisfanno all'altre due equazioni , che rappresentano i pro-
*
dotti binari, ed il prodotto di tutte le radici. In altri ter-
mini possiamo concludere, che l'equazione di quarto grado

(x — x′)(x — x'') (x — x¹¹¹) (x — xIV) = 0

avrà per equazione ridotta

[u — (x'x'" + x" x¹V) ] [ u →→ ( x'x' + x'x¹V)]


[u ·(x′ x¹v + x" x" )] = 0.

I precedenti valori di u', u" , u'" sono il doppio di quelli


incontrati alla fine del precedente paragrafo 10° , in occa-
sione che venne a determinarsi la ridotta di secondo grado
dalla ridotta di terzo nell'equazioni di quarto grado .
12.º Riavviciniamo ancor più tutti questi risultati con gli
altri di già ottenuti nei precedenti paragrafi . Dai valori delle
quattro radici x' , x' , x" , xtv del paragrafo 9. ricaviamo
per il prodotto delle loro differenze

(x " -— x ' ') (20′ - — x¹¹)(x'" -


— x' ' ) (x ′ — x¹¹ ) (x" --- x"" ) (x" 1 Xiv)

= 8(z″ — 3′ )(z″ ' — z′)(z''' — ½″ )

ove z' , z", " sono le radici della ridotta (2) nel medesimo
parag. 9. elevandolo al quadrato e chiamato D, verrà

D₁ = 64(z″ — z′)² (z' "' — x' )² (z''' — '')²

D'altronde nello stesso parag. 10 si esprimono le radici 0', 0″


della ridotta di secondo grado della ridotta (2) di terzo , e
si ricaverà facilmente

27 (5′ — 6″ ) = 3(x² — α) (z ′ — z″ ) ( z′ — z'' ') (z″ — z'"').


Osservando poi che a radice terza dell'unità porgerà per la

sua potenza seconda


( 456 )
2 --
(a² 3
otterremo
D₁64 . 27(0'- 0")²

Di qui si vede come il discriminante della funzione omogenea


sia proporzionale all'ultimo termine dell' equazione ai qua-
drati delle differenze . Se, come già si è notato al parag. 10°,
il discriminante è nullo , darà
-
(ae - 4bd3c2 ) 3 . 27(ace + 2bcd — ad² -
— b²e — c³) ² = 0,

il che esprime, che due almeno delle radici dell' equazione


di 4.° grado siano eguali fra di loro; in geometria rappre-
senterà una superficie sviluppabile, e come ha osservato il
Sig. Salmon (*), le due equazioni separate

(ae -- 4bd3c²) = 0 ,

ace2bcdad² - b²e - c³ = 0

rappresenteranno la linea di regresso della medesima super-


ficie quest'osservazione viene riportata nel citato luogo dal
Sig. Cayley. Importanti applicazioni geometriche possono pro-
porsi, nelle quali la ricerca di un discriminante nullo porge
la risoluzione della questione, il che verremo brevemente ad
indicare con qualche esempio nei parag. seguenti .
13.º La determinazione degli assi principali delle linee, e
superficie di secondo grado dipenderà infine dal valore di
un discriminante di una data forma quadratica a due, o più
indeterminate, secondo che la forma sia , o non sia omoge-
nea. Considerando la forma quadratica non omogenea

Ax² + 2Bxy + Cy² + 2Dx + 2Ey + F

la ricerca del suo discriminante nullo consiste nella condizio-


ne, perchè i valori di x, y che annullassero il primo mem-
bro siano di più eguali trattandosi di una forma quadra-

(* ) Dublin Mathematical journal vol. 5. pag. 154. an. 1850 .


( 457 )
tica a due indeterminate la questione si può far dipendere
dalla risoluzione diretta di un'equazione di secondo grado;
contuttociò possiamo per una regola generale che applicasi
ad altri casi eseguirla nel modo seguente. Primieramente se
sia come sopra
D= 0, E = 0, F- 0
ed
U = Ax² + 2Bxy + Cy²
il valor del discriminante D , sarà
D, 1 B²- AC

il che come già notai nel principio di questa Memoria , si


trova dall'eliminazione di x, y delle due equazioni

dU dU
=0 , = 0.
dx dy
x y
-
Ciò posto pongasi nella forma quadratica non omogenea
Z Z
invece di x , y , come già hanno fatto in altre ricerche di
geometria i chiarissimi geometri Sig. Plucher di Berlino, ed
Otto Hesse di Koenigsberg; in questa guisa la funzione diverrà
omogenea a tre indeterminate , e scriveremo

U = Ax² + 2Bxy + Cy² + 2Dxz + 2Eyz➡ Fz² .

La ricerca del discriminante nullo si ottiene dall'eliminazione

delle tre variabili x,y , z nelle tre equazioni a derivate parziali


du dU dU
=0 , = 0, =0 "
dx dy dz

il che somministra

Ax + By + Dz = 0 , Bx + Cy + Ez = 0,

Dx + Ey + Fz = 0

o ciò che torna lo stesso, il discriminante verrà ad essere il


denominatore, che si ottiene dai valori di x, y, z nella ri-
( 458 )
soluzione delle tre equazioni

Ax + By + Dzu , Bx + Cy + Ez ― v ,

Dx + Ey + Fz = w

d'onde per questo valor del discriminante si otterrà

D₁ = AE² + CD2 + FB² -ACF --


— 2BED.

Che se fosse D , = 0 , in allora questa supposizione porge


la condizione perchè siano eguali i valori di x, y nell'equa-
zione

Ax² + 2Bxy + Cy² + 2Dx + 2Ey + F = 0.

Di qui la ricerca del discriminante in una equazione non


omogenea di secondo grado , si ridurrà alla ricerca del me-
desimo in una equazione omogenea a tre indeterminate ; in
geometria quest'ultima equazione rappresenterebbe una su-
perficie conica di secondo grado : le precedenti osservazioni
trovano una applicazione.
14. Sia una superficie di secondo grado coll' origine al
centro , e riferita ad assi obliqui , e sia egualmente R la
retta condotta dal centro ad un punto qualunque della su-
perficie, avremo le due equazioni

Ax² + By² + Cz² + 2Dyż + 2Exz + 2Fxy = K


R2 = x² + y² + z² + 2xy cose + 2xz cos ɛ' + 2yż cośɛ"

ove ε, ' , e", sone gli angoli degli assi. Ciò posto siano

X Mz y = nz

l'equazioni di una retta condotta dall'origine al punto (x,y,*),


e si sostituiscano questi valori di x, y , tanto nell'equazione
della superficie , quanto nell'espressione di R²; quindi elimi-
nando il z², e fatto di più

K
( 459 )
si troverà l'equazione

(A —0)m³ + (B — 0)n² + 2(F —Ocos ɛ) mn + 2(E —9cosɛ')m

+2(D-9 cos ε'')n + C — 0—0

Ora per fare che il punto x, y, z della superficie apparten-


ga ai vertici della medesima , il che per il raggio R indi-
cherà la direzione degli assi principali converrà che i due
valori di m, n siano eguali fra di loro nella precedente tro-
vata equazione, il che si riduce come nel precedente parag.
alla ricerca del discriminante nullo di una forma quadratica

non omogenea a due indeterminate ; ciò fatto giungeremo


ad un'equazione di terzo grado rapporto a e, e che di già
è da lungo tempo conosciuta ; faremo una sola osservazione,
m n
ed è, che sostituito - e invece di m, n si avrà
P p

(A— 0)m² + (B ~~ 0) n² + ( C¸ — 0)p² + 2( F ― O cos ε)mn

+2 (E cos ε')mp + 2(D — ◊ cos ɛ" )np = 0

la quale appartiene ad una superficie conica del secondo gra-


do; perciò la ricerca degli assi principali di una superficie
di secondo grado, dipende dal valore nullo del discriminante
di una equazione rappresentante una superficie conica del
secondo grado, e della quale i coefficienti sono funzioni dei
coefficienti della primitiva equazione. Ritrovata nell'indicato
modo l'equazione di terzo grado in 0 , ha questa la proprie-
tà di aver tutte e tre le radici reali, il che riconduce a ciò
che già si è esposto nel parag. 7.°
15.º Non sarà inutile qui di menzionare un' altra appli-
cazione relativa all'equazione di una curva del sesto ordine,
e da me ritrovata per la prima volta nel 1846 nella Rac-
colta scientifica di Roma. Mi proposi in allora di determinare
l'equazione di una curva alla quale siano tangenti le rette
perpendicolari all'estremità di tutti i diametri di un' ellisse
data; qual curva è cognita sotto il nome di curva del Talbot.
( 460 )
All'estremità del raggio r condotto dall'origine al punto (x, y)
di una curva data , si conduca allo stesso punto una retta
perpendicolare, si avrà per la sua equazione
xX + yY = x² + y²

Se per un'ellisse si prenda

x = a cosy , y = b sen
si avrà
ax cos + by seny = a²cos² + b²sen²p .

Per ottenere l'inviluppo di tutte queste rette perpendicolari ,


dalle intersezioni delle quali si ottiene un punto (X, Y) della
nuova curva, basterà determinare il discriminante della prece-
dente equazione , ed eguagliarlo a zero: le quantità che devono
svanire sono le funzioni trigonometriche dell'angolo , il che
si farà dopo di aver ridotto seng , cosy a dipendere da una
sola variabile. A quest'oggetto poniamo
1
tang z;
2
d'onde
2z 1-22
seng 9 Cos -
1+z2 1+%2

ed otterremo l'equazione di quarto grado


2
bY 262.-a bY
(a² +aX)z4—4 ——— z³ +6 z³ ——4¸ —— z +a² —aX =0 .

Paragonata con un'equazione generale

Az4 + 4B≈³ + 6Cz² + 4D% + E = 0

della quale il suo discriminante é

D₁—(3C² — 4BD÷ AE )³ —27 ( ACE —AD² — EB³ —C³ +2BCD) ³.


Sostituendo quindi
by 262- a²
A = a² + aX , B = - C=
2 3
( 461 )

bY
D 9 E = a² aX ,
2

e mutato X , Y in x, y, ed eguagliando a zero il valore di


D₁ , si otterrà per l'equazione della curva cercata

(4 (a4 + b4 — a²b³) — 3(a²x² + b²y² ))³

——-(9a³ (2b³ —a³ )x²‍+ 9b² (2a² —b²)y ”—4(a² +b² )(2a²--b³) (26 "--a ”))"

come già ritrovai nella citata nota , mediante l'eliminazione.


Di molte altre equazioni di quarto grado relative alle cur-
ve si potrebbe ora parlare, e nelle quali la ricerca del di-
scriminante potrebbe certamente condurre a qualche conse-
guenza importante, ma ci limiteremo a richiamarne solamente
una, la quale fu per la prima volta ritrovata dal celebre
Jacobi in occasione di una trasformazione di un certo inte-
grale doppio, e che mi pare tanto più degna di attenzione
in quanto che essa per casi particolari viene a ridursi a
due equazioni di terzo grado , le quali s ' incontrano nella
teorica delle superficie di secondo ordine , e nel problema
delle attrazioni .
16. Fin dall'anno 1827 nel tomo 2. ° del giornale del Sig.
Crelle, il Jacobi in una Memoria intitolata De singulari qua-
dam duplicis Integralis trasformatione si propone una trasfor-
mazione per mezzo della quale da una funzione completa di
secondo grado a tre variabili si possano simultaneamente to-
gliere tanto i rettangoli , quanto i termini lineari. Il Jacobi
di più fa osservare che l'analisi della quale fa uso è somi-
gliante a quella adoperata dal celebre Gauss nella rinomata
dissertazione Determinatio attractionis, quindi è che ponendo
per brevità

น cose , v = seno cosy , w = sen sen


ed insieme
( 462 )
R2 = A + A'u² + A"v² + A"" w"2 + 2B'u + 2B"v + 2B" w

+ 2C'vw + 2C" uw + 2C" uw

si formi l'integrale

seno do dy
V =
Ј R2

Ciò posto se si chiamino λ, p, vtre altre coordinate sferi-


co polari in modo da essere

λ = cosy , μseng cosa , y = senp sen w ,


si supponga
a + a'u + a " v + a"" w
λ=
+ d'u + d'v + d"" w

ß + ß'u + ß"v + ß""'w


μπ
d + d'u + d'v + d
'""'w

y + y'u + y'v + y'" w


=
+ d'u + d''v + ô" w
I sedici coefficienti a, a ', a " , a"", · . si potranno sempre
determinare in modo, che il valore dell'integrale V, sia

seng do do
V=
2
G
=SS€ + G'u² + G"v² + G'" w²
Ora il Jacobi trova, che se una qualunque delle quattro quan-
tità G, —G' , —G" , -G"" si denoti per la x ciascuna sarà
una radice dell'equazione di quarto grado

0 = (A —x) (A' +x) (A' +x )( A'" +x) — (A —x)(A' + x)C'²


- (A -
x)(A″ + x) C''² — (A x)( A" + x)C"¹²

-(A″ + x) ( A'' + x)B'² · ( A" + x) (A' + x)B" ²


— (A' + x) (A" + x)B" ² + 2C'C" C"" (A — x)
+ 2C′B" B " (A' + x) + 2C" B "' B' (A" + x)
+ 2C" B'B" (A" + x) + B'C' + B" C" + B2C2
-2B" B" C'C" -2B" B" C"C"" - 2B" B'C''C'.
( 463 )
Questa equazione avrà tutte e quattro le radici reali , le
quali sono figurate per G, G' , —G" , —G" . Il Jacobi dopo
di aver trovato quest'equazione soggiunge alla pag. 239 del
citato secondo volume del Sig. Crelle : Naturam hujus aequa-
tionis biquadraticae altius indagandi gravissimum negotium ul-
teriori ea de re disquisitioni reservamus . Osserveremo primie-
ramente che nel valore di R2 avendosi sempre

u² + v² + w² = 1 ,

potremo egualmente scrivere


2.
R2 · ( A ' + A)u² + (A" + A )v² + (A'' ' + A)w² ec. •

per cui la precedente equazione di quarto grado resterà


inalterabile, quando si ponga primieramente A=0 , e quin-
di si sostituisca
A' + A, A" + A, A""' + A ,
in luogo di
A' , A", A" .

Se nello stesso valore di R2 suppongasi

B' = B" = B = 0

la citata equazione di quarto grado resta divisibile pel fatto-


re A− x, e si ridurrà a quella di terzo grado, cioè

(A' + x)(A" + x) ( A'"' + x) — ( A ' + x)C'² (A" + x(C"²


- =0
— ( A' ' + x) ( C'''² + 3C'C" C"" = 0

la quale evidentemente coincide con quella che s'incontra


nella ricerca degli assi principali di una superficie di secon-
do grado, e basterà porre Gyo x invece di x.
17. Indaghiamo infine a che si riduca la mentovata equa-
zione di quarto grado in un'altro caso particolare , e sia da
considerarsi l'attrazione di un'ellissoide sopra un punto in-
terno, o esterno alla superficie. Sia l'equazione generale dell '
ellissoide
( 464 )
2
y

"¥ | "。
+

Essa vien verificata dalla sostituzione sferica

xau , y = bv , z = cw ,
ove al solito

u = cos 0 , v = sen cos , w = sen 9 sen y .

Siano di più , μ, le tre coordinate ortogonali del punto


attratto coll'origine al centro della superficie ; l'attrazione
dell'ellissoide , parallela all'asse delle x dipenderà come è noto
dall'integrale definito

2 cose sene de dy
X
< = bcf"St R
ed ove
2
R² = = λ² + µ² + v² — 2(λau + µbv + vw)
2
+ a²u² + b²v² + c²10²
Ed i limiti sono
9 = 0 , 0 =л, 40 , 4 = 2″.

Per questa formola si può vedere il tomo 1.° della Mecca-


nica di Poisson pag. 195. Il precedente valore della X, ha
luogo qualunque sia la posizione del punto attratto relati-
vamente all'ellissoide. Ora per integrare converrebbe trasfor-
mare l'integrale definito in altro privo dei termini lineari
rapporto alle coordinate sferiche u, v, w; le quali si trova-
no nel valore di R. Ciò si ottiene facendo uso della trasfor-
mazione di Jacobi da me richiamata nel precedente parag. 16.
Io già feci questa trasformazione in altro scritto inedito fin
dal 1847 , e presentemente non intendo di dettagliare tutti
i sviluppi, i quali avrebbero luogo nella formazione del nuo-
vo integrale definito, il quale quantunque privo nel radicale
quadrato dei termini lineari rapporto alle nuove coordinate
sferiche, contuttoció viene soggetto ad altre difficoltà d'inte-
( 465 )
grazione; io qui mi fermerò solamente a ricercare la parti-
colare equazione di quarto grado, della quale le quattro ra-
dici reali siano i coefficienti G, G' , — G" , — G"" che tro-
vansi sotto il radicale

V (G'cos'q + G'sen'q cos∞ + G' " sen²p sen² + G).

Confrontiamo il precedente valore di R² con quello del pa-


rag. antecedente, si trova evidentemente dal confronto

A = λ² + µ² + v² , A' — a² , A" = b² , A"" = c² ,


B' = λa , B" =1
— µb , B"" = — xc ,
C' = 0 , C" = 0 , C'" = 0,

e l'equazione del quarto grado diverrà


2 -
(x² + µ² + »² x)(a² + x)(b² + x)(c² + x)
- (b² + x)(c² + x)a² λ² — (c² + x) (a² + x)µ³b²
2
(a² + x)(b² + x) v² c² = 0.

Ora è facile di riconoscere, che quest' equazione si riduce


al terzo grado ; infatti dividiamo ciascun termine pel pro-
dotto
(a² + x)(b² + x)( c² + x)
si trae primieramente
2 2
a²λ2 c² ²
x² + µ² + -X - ― = 0.
a² +x b2+x + x

Poniamo nei numeratori

a² + x - Ꮖ ; X, c² + x →→→ X
2
invece di a², b², c², si vedrà subito, che i termini λ²+µ²+v²
si elidono, e l'equazione resta divisibile per x , e si avrà
infine
22 fiz
+ + 1
a² + x b2+x c²+x

la quale come è noto s'incontra direttamente nel problema


Annali di scienze Mat. e Fis. T. VI. novembre 1855. 30
( 466 )
sulle attrazioni di un'ellissoide sopra un punto esterno : in
questa supposizione l'equazione di terzo grado in x avrà una
radice reale positiva, e due radici reali negative, e dovreb-
bero sostituirsi nel radicale

V
√ (G'cos'p + G'sen'p cos'y + G'sen'p sen² )
ove si fece in antecedenza G= 0: aggiungiamo che la ritro-
vata equazione di terzo grado rappresenta le tre confocali
superficie di secondo grado dotate di centro. Noi potremmo
certamente più oltre spingere le indicate teoriche ad altri
problemi specialmente di Geometria Superiore, ma per non
allungare di troppo questo scritto rimandiamo i nostri lettori
per una maggiore estensione alle classiche Memorie dei cele-
bri Analisti Sig. Cayley, Sylvester, Boole, Salmon , ed inserite
per la maggior parte nelle transazioni filosofiche di Londra ,
nel giornale del Sig . Crelle, nel giornale di Dublino, e di
Cambridge del Sig . Thomson e alla dotta Opera del Sig. Sal-
mon Sopra le curve di grado superiore al secondo . Citerò egual-
mente nel giornale di Thomson , ed in quello del Sig. Crelle
le Memorie del Sig. Hermite pel Calcolo delle forme omo-
genee , quelle del Sig. Prof. O. Hesse di Koenigsberg pel cal-
alcolo delle funzioni omogenee , e per l'uso dei determinanti .
Infine per altre ricerche specialmente sugl'Invarianti,sulle fun-
zioni simmetriche, sull'eliminazione si possono consultare le
recenti Memorie del Sig. Prof. F. Brioschi , e del Sig. Cav.
F. Faà di Bruno, ed inserite in questi Annali nei fascicoli di
giugno e novembre 1854 , ed agosto , settembre, e ottobre
1855. Al citato poi Sig. F. Fàà di Bruno si dee il calcolo di
tutti i termini che si ottengono dall'eliminazione della x in
due equazioni complete di quarto grado . La risultante così ot-
tenuta potrà convenientemente modificata , somministrare il
discriminante di una forma omogenea di quinto grado. Que-
sta medesima risultante era stata già calcolata dal Canterzani
nelle Memorie della Società Italiana, e più recentemente dal
Sig. G. Salmon ( Higher plane curves Dublin 1852. )
( 467 )

LETTERA
DEL PROF. MATTIA AZZARELLI
Capitano d'artiglieria Pontificia

AL COMPILATORE.

Pregio Sig. Professore

Dopo che Ella ebbe la bontà parteciparmi che nel gior-


nale del Sig . Thomson, (*) il Sig. Cayley pubblicava che il
Sig. Cockle era giunto con nuovo metodo per l'equazione del
terzo grado
ax³ + 3bx² + 3cx + d = 0
alla formola solutiva
3
Ĺ(ad bc) -√ - M] VP +2(ac→ b²)c
3
[ (ad — be) — √ —M]a ——2(ac — b²)† P
Ove
M -6abcd A 4ac3 ---- 4b3d + 362c² - a²d²
1
Р= 3abc - - :
2 26³ — a³d + av — M] :

tra me e me andai pensando, in quei brevi momenti che le


mie occupazioni il permettono, quale potesse essere stato si
fatto metodo di soluzione.
Fra le diverse vie tentate non tralasciai quella della nota
sostituzione lineare che suole adoperarsi per le funzioni del
quarto grado , onde renderle mancanti di potenze impari : e
percbé per essa fui condotto ad un metodo di soluzione che,
per quanto io sappia non è stato da altri presentato, e che
mi sembra piuttosto elegante, e sotto qualche aspetto da pre-
ferirsi agli altri, così a Lei , chiarissimo Sig. Professore, che
n'è stata la causa, lo indirizzo.
Sia l'equazione

(* ) The Cambridge an Dublin Mathematical Journal. vol . 6, pag.


186. an. 1851 .
( 468 )

(a) x³ + 3bx² + 3cx + d = 0

la cui soluzione ne condurrà all'altra più generale

(b) ax³ + 36x² + 3 cx + d = 0 ;

poichè essendo ancora

a³x³ + 3ba²x² + 3ac.ax + a²d = 0 ,


ove fatto
ax = u
sarà
u³ + 3bu² + 3acu + a³d = 0

onde nelle formole solutive della (a ) mutati

x, c, d in ax, ac, a'd

si avranno quelle della (6).


Facendo mancare nella (a) il termine secondo, e ponendo

1
x = x' b, p= c b², q =- (d + 263 3bc)
2
si avrà l'equazione
x'3 + 3px' + 2q = 0.

Si faccia, non tenendo conto degli apici,

my + n
(1 ) x =
9 +1

ove m, n sono quantità da determinarsi.

Sostituendo ed ordinando per y risulta :


2
m³ y³ + 3m²n | y² + 3mn² | y + n³

+ 6mp + 3mp
+3mp + 3pn 0
(2)
+ 3pn + 6pn

+2q + 6q + 6q + 2q
( 469 )
Ora per assegnare med n pongansi le condizioni

3m²n + 6mp + 3pn + 6q = 0


( 3)
3mn² + 3mp + 6pn + 6q = 0

dalle quali per la sottrazione e somma


2q
m + n= - 9 mn = p,
p
onde

P = 0
Р

sarà l'equazione di condizione per assegnare i valori di m,


n, e che terrà il luogo della ordinaria risolvente. Da essa

√ (q³ + p³)—q¸ √ (q²+p³) + q


m n= •
Р Р

Qui non si considera per m ed n che un sol valore, poichè


mutato l'uno nell'altro, come avverrebbe quando si tenesse
conto per ciascuno del doppio segno, la formola

my + n
x=
y+1
mutandosi in
ny + m
Х
y +1
1
ne fa vedere che posto in luogo della y si ha la identica
y
(1 ) il che dimostra risultare reciproci i valori della y e con-
servarsi i medesimi quelli della x. Posta la coesistenza delle
(3) dalla (2) abbiamo

n³ + 3pn + 2q
y3
m³ + 3pm + 2q

nella quale sostituiti i valori di m, n ed eseguite poche ri-


duzioni che spontanee si presentano si giunge ad
( 470 )

√ (q² + p³) + 9
(5) y3 1
✓ (q² + p³) -
— q
1
da cui designando per 0, le radici cubiche dell' unità si
Ө
ha :
3

√ (√ (q² + p³) +
+1) " + q)
√ (√ (8²+p )
Yi Y2
3 3
- -
V (V(q² + p³) − q) © √ (√ (q² +p³) − q)
3

•√
V ((√
√ (9² + p³) + q1)
)
Y3
3

Ora per ogni valore della y avendosi un sol valore per la


x, come dalla relazione (1), così per la sostituzione in questa
dei valori di m, n, y, risulteranno le tre radici della equa-
zione (a).
Difatti sostituendo e riducendo abbiamo

3 3

== V
√ (−2+V(q² + p³))+ V (−q—V( q² + p³))

¤² √ ( − q + √ ( q² + p³) ) + 0 V (−q − √(9


°~+p³))

3 3

X3 =
= 0V (−q +V (q² + p³)) +6³ V (−q−√(q² +p³))

come con gli altri metodi.


Se però la ( 5) si trasforma col moltiplicare i due suoi
( 471 )
termini per
[V (q² + p³) — 9]²
si ha
p³[√ (q² + p³) —-q ]
y3 = -
[V (q² + p³) 913

dalla quale, tenendo conto del solo valore moltiplicato per


la radice cubica reale dell'unità , si ba :

√ ( √ (q² + p )' − q )
y,
✓ (q² + p³) — q

che sostituito nella (1 ) ci dà


3

(V´(q² +p³) ·9 )√ − q) —
(√ (q² + p³) − − p²
(6) x

p↓ ( √ (q² + p³) − q ) + √ (q² + p³) — 9

la quale coincide colla formola del Sig. Cockle , quando in


essa si faccia

b = 0 , a = 1 , c = p , d = 2q.

Pel caso delle equazioni complete, essendo per la (a),

x =x- b

avremo

x = - b -- -
·↓ ( r −
√ @² + p³» ) − V (a +V(q° +p ') )

X2 b-02 0

X3 b 92
_d↓( 1−V(4
° +p) )— 8°↓ (1+V(9° +p³))
( 472 )
e per la (6) essendo
1
a²d + 263 - 3abc) , pac — · b²
q = 2(a²

e ponendo per maggior semplicità


1
²d +263 -3abc) + (acb²)3 = p²

avremo
3 3
-
ax₁ = − b − ✓ (q − r ) − V(g + r)
3
-
(7) ar, ——b — ·0³√ {q − r) — OV (q + r)

ax3 = - -
©√ (q − r) — 0³√ (9 + r)
= -
Se però nella formola xxb sostituiamo il valore da-
toci dalla espressione (6), conservando per comodo la deno-
minazione

q² + p³ = r² ,
avremo

-
(r — q — bp)v (r -− q) + bq — p² — br
20
3
pV (r− q) + r — q
Se qui si sostituiscono i valori di p, qe dire si pongono
le denominazioni del Sig. Cockle, corrispondenti ad a= 1 , cioè

1
q² + p³ = 6bcd- 4b3d + 36²c² - d² +4c3 --- -M,
[ c³] =

√ (q² + p³) —q = 3bc - -263 -d


-d +
d +v
+ V
2 - M] = P,
essendo ancora

bq — p² = 1 (b²c — 2c³ + bd)

q + bp = z (d — bc)
( 473 )
avremo

[V — M-(d—bc) ] √P — c(c — b²) — ( c² —— bd)—b√ —M


3
— (d —
2(c — b²)1/ P + 2b (c — b³) — — bc) + √ — M

la quale differisce per alcune quantità da quella riportata dal


Sig. Cockle, e per la quale osserverei ancora che lorquando il
coefficiente del primo termine non è l'unità, mi sembra che
debba contenere a per fattor comune del denominatore.
Giova osservare che la ridotta

2q
p= 0
p

è tale che quando in essa si ponga z = -prende la forma


P
-
z¹³ + 2qz' — p³ — 0

la quale coincide colla nota ridotta di Lagrange, ed a que-


sta si giungerebbe direttamente quando si ponesse per la so-
stituzione lineare
mp. y + np

y +1

Prima di dar termine a questo argomento osserverò che


se nella (b) si pone a = 0 essa si muta in
3bx² + 3cx + d = 0

e le tre radici dateci dalle (7) divengono

-36
0

1 + 0 + 0² 0
C2 == =
G

X3 =
( 474 )
Però coi soli principii dell'analisi elementare quei valori di
x2 , x3 si trova che rappresentano le radici dell'equazione di
secondo grado .

A questo fine si ponga per maggior comodo


r² = Aa² + Ba³ q = 63+ CA
essendo
4b3d - 362c2 ad² + 4c3 6bcd
A= " B =
4 4

ad --- 3bc
C =
2
e poichè
2
r³ —: q² + p³,
si avrà 3
+ OV (q + r) + 0³ỷ (q
X₂2 ==- [ b
a − r)] .

Ma quando a = 0, il numeratore riducesi a


3 3
6 + 0√ 63 + 0²√ b³ = 0
che sottratto dal numeratore del valore x₂ risulta :
3 3 3 3
·9( [√ (q +r) — √
/ b³] + 9³ [√ (q —r) — √ b³]
X3 == [O([V (g+r) · a

la quale espressione può mettersi sotto la seguente forma


3 3
O[V´q+r)—Vb³] ¸q+r- 63
9+r-63 a

3
-
‫ان‬
X ‫م‬
9-r-63 a
e posto
9 + r = 43 -
q — u‚³‚
r = u₁³,
sarà ancora

·O (u— b) ¸¸q+r— b³¸ в( u , —b) - b3


X2- 2 X ·+. X
-63 a -63 a
( 475 )
e quindi
Ө g+r 63 02
X= X X
-[u² + bu+ b² a u²₁+bu₁ +b²

= 0
Essendo per a =
2
u² = u²₁ = b²,

9+r- b3
C + VA ,
a
9-r-63
= C - VA
<
a
sarà
1
X2 [С(0 + 0³ ) + V´A(0—0²)] ,
362

e perchè
0 + 0² - -1 , - 0² = √ -
0 — ~3
si ottiene

1
[ − C + √ −3A] ,
362
ma avendosi

3bc b
C=- √ —3A = V (9c² - 12bd) ,
2

sarà finalmente

-3c (9c² - 12bd)


X2
66

Nello stesso modo operando sull ' altra radice si troverebbe

3c + (9c212bd)
X3 = 66

le quali sono precisamente le radici dell'equazione

3bx² + 3cx + d = 0.

A questi medesimi risultamenti, seguendo i principii del cal-


( 476 )
colo infinitesimale, è pur giunto il Sig. Bonniakowski come
si legge nel giornale di Crelle t . III pag. 347 , e nel t. IV
dei Nouvelles Annales de Mathématiques dei Sigg. Terquem
e Gerono.
Terminerò coll'osservare che se nella espressione
3 3
-OLV (q + r) ·- b] + 0³[V(g − r) —
-b]
x2 = тайна -61]
a
si sviluppassero fino al terzo termine almeno i radicali di terzo
grado secondo le leggi binomiali, e quindi si supponesse a =0
si otterrebbero gli stessi valori già trovati.
Roma li 10 Novembre 1855.

ADDIZIONE ALLA NOTA INSERITA


NEL FASCICOLO DI OTTORBE ULTIMO
DEL CAV. F. FAA' DI BRUNO.

Il metodo di eliminazione indicato alla fine della nota pre-


detta mi ha condotto a trovare per l'equazioni del 3º e 4º
grado (pag. 416) le espressioni seguenti di R estremamente
rimarchevoli per la loro semplicità ed eleganza : cioè pel 3°
grado
jaq-bp ar-cp as-pd

ar- cp as -pd bs-dq


R
+br- cq

as-pd bs-dq cs-dr


e pel 4°
Jaq-bp ar- cp as-dp at-pe

ar- cp as-dp at-pe bt-ge

R= +br-cq +bs- dq

as- dp at-pe bt-qe ct- re

+bs-dq es— dr

at-pe bt-ge ct- re dt-se


( 477 )
Simili espressioni hanno luogo in generale. Siano date le
equazioni

а。 xm + α , xm-1 + α₂ x³ -2 + . • + am -x x + am = 0

b。 xm + b , x²-1 + b₂2 x²-2 + · • + bm-x x + bm = 0

Pongasi
A¡ =
— a¸ b¡ — a¡ b。 , Am+ia; bm - am bi
e siano
B
B₁ .... B -2 , B' . ... · 'm-2 etc.

i termini del determinante che esprime la risultante delle


equazioni suddette dopo di avervi fatto
= bo= am = bm = 0
a。
e diviso per x ; si avrà chiamando R la risultante dell'eli-
minazione di x fra le medesime :

A, A₂ A3 A4 Am-1 Am

A, A3 A4 A5 Am Am+1

+B, +B₂ +B3 · + Bm-2

A3 A4 A5 A6 Am+1 Am+ 2

+B ', +B'₂ +B'3 +B'm-2


R=

Am -1 Am Am+ 1 Am+2 • · A2m-3 A2m-2


(m-a) (m-2) (m-2) (m-2)
+B +B₂ +B3 Bm -2

Am Am+I Am+2 Am+3 · A2m-2 A2m-1

Si avverta che i diversi termini di R risulteranno in gene-


rale composti di determinanti binarii, le somme dei cui in-
dici saranno costanti per ciascun termine.
Eccone, per fissar bene le idee, un esempio. Siano l'equa-
zioni
( 478 )
ax6 + bx5 + cx4 + dx³ + ex² +fx + g = 0
рx6 + qr5 + rx4 + sx³ + tx² + ux + v = 0
si avrà per R l'espressione seguente

aq-bp ar- cp as-dp at-pe au -pf av -pg

as-dp at- pe au -pf av - pg bo - qg


ar- cp br-cq
bs- dq bt-ge bugf

at-pe au--pf av-pg bv- gg


as -dp bs -dq cv- rg
bs-dqbt - gebu - qf cu- rf
+ cs --dr + ct- re

au-pf av-pg cv -r
bv-qg cv- rgg dv- sg
at-pe bt -qe
+ bu-qf cu- rf du- sf
-ct- re dt- -se

av -pg bugg cv -rg dv - sg


au -pf_bu -qf ev- tg
au- rf du- sf eu - if

av-pg bv -rg cv - rg dv- sg ev- tg fr- ug

I risultati precedenti somministrano immediatamente i discri-


minanti delle equazioni. Si ottengono per esempio, per quelli
del 4º e 5º grado le nuove espressioni seguenti supponendo
che le equazioni siano state scritte sotto forma binomiale :
ae 1 bd
ac ---b² ad- bc
3

ae -bd
ad- bc be --cd
3

+3(bd - c²)
ae-bd
be - cd ce --d²
3

e pel 5º grado
4(ac- b³) 6(ad— bc) 4( ac- bd) af-be

6(ad - le) 4(ae + 5bd-- 6c²) af+ 15be- 16cd 4(bf- ce)
4(ae-- bd) af+15be -16cd 4(bf+5ce - 6d²) 6(cf- de )

af-be 4(bf-ce) 6(cf- be) 4(df- e²)


( 479 )
Ritornerò in un altra occasione sulle conseguenze che si

possono trarre dalle formole suddette per l'eliminazione


della variabile fra due equazioni qualunque. Spero intanto
che i Geometri non avranno più nulla a desiderare di più
semplice e spedito circa la soluzione di un problema tenuto
finora come praticamente insolubile.
Parigi 26 dicembre 1855 .

SULLO SVILUPPO DELLE FUNZIONI


NOTA
DEL CAV F. FAA' DI BRUNO .

Nello sviluppo delle funzioni e nelle applicazioni della


serie di Lagrange egli arriva sovente di dover cercare la
derivata di un dato ordine di una funzione di funzione . Fi-
nora tale ricerca richiedeva il calcolo preliminare delle de-
rivate precedenti, cosa penosissima , allorquando l'ordine è
grande , come nella teoria delle perturbazioni. Mi pare per-
tanto che sarebbe stato cosa ben utile l'avere una formola

che somministrasse immediatamente l'espressione di tale de-


rivata. Eccola pertanto come mi venne fatto di trovare.
Sia px) una funzione qualunque della variabile x legata
ad un altra y per la
x == (y).
Si avrà :
i h k
π(η) 8(2)
Ꭰ &=
D" [D ] ....
-Σ )(
4 12) ( 123) - (1.2.3.
'пi пj . пh...пl'

ove (l) 1. 2. 3.... 7 ed il segno Σ estendesi a tutti i va-


lori interi e positivi di p, i, j, h,. .. .l che verificano l'e-
quazione
i + 2j + 3h + . . . + lk =
— n
p = i + j + h + ... + k
Allorquando , come nella serie di Lagrange , si ba :
f(x) = xm
( 480 )
si avrà sotto le medesime condizioni :
h
Dr( y)m Σ·m(m— 1)...(m— p+1 ),
=
1.2.3...n 40-0 (봉)
(OE 2.
)....
πι πῇ πη .... 9

L'espressione generale di D" , puossi mettere sotto la for-


ma di un determinante . Così a modo d'esempio

14".9 41.9 24" .gl


" .. - -1 = D3, 9
41.9
0 -1

ammettendo che sviluppato il determinante si considerino gli


esponenti di quali indici di differenziazione. In generale
si otterrà.

(-1)* D2¹ ¢

n(n- 1 ) n(n − 1) 4(n-1)q


|4( x + 1 )9 4'q ny″q 1.2 -4""'q 1.2 nif(n)q

-1 )(n − 2)
4( ) -1 4
' (n - 1)4" q 1.2 ~f(n- 2)q (n − 1 )4(" ~¹)Q

(n- 2)(n— 3)
4-1 0-1 .... -4( 2-3)p ( n - 2 ) 4( 2-2)
1.2

14" 0 0 0 -1 4'9

14'0 0 0 0 0 -1

Parigi 26 dicembre 1855 ,


( 481 )

Metodo per trovare QUATTRO RADICI reali, oppure immagina-


rie di una equazione numerica; facendo parte del trattato
BAHNEN HÖHERER ZAHLENGLEICHUNGEN verschiedener
Grade, von J. Riedl v . Leuenstern Wien, 1852. (Metodi per
la risoluzione numerica dell' equazioni di grado superiore )
Con nuovi supplementi dell'autore.

Le equazioni regolari di ogni grado sono soggette alla leg-


ge ( Bahnen, pag. 5)

+ (14°)y" ± (II4¹ ) y" -¹ + (III4²)y" -2 ± ( IV¥³)yn−3 +….. =+Q;

ove I , II, III , IV, . . . . designano i coefficienti binomiali del


grado n , ed i segni sono o costantemente positivi , od al-
ternativi . Chiamando II = A , III42 =B , etc. ... si avrà

pei primi gradi .


A
grado 2º ; 4= 2

A B
3° ; $
3 3

A B C
>>> 4° ;
4

A В C
5° ; =
5 VB
10 VV
10 B5
5
A B C D ΤΕ
» 6°° ; ‫ = = = با‬/// 1/5 -
4
6 20 15 6

etc.; e per qualunque grado :


n
-
y= & ± √ (!" + Q)
Annali di Scienze Mat. e Fis. T. VI. decembre 1855 . 31
( 482 )
Sia per esempio : 1.°

y4 — 28y³ + 294y² - 1372y = 3


avremo ?

(4 = 7 , 44 = 2401 )

7) = + 14 , 0021854 ..
(√ (2404) ± 7)
y == (√

=- 0, 0021854 .. •

( (-49,0306026)... 7)
2,0

y7 + 35y6525y54375y4 + 21875y3 + 65625y*


+ 109375y = 777777 ;

(4 = 5; 47 =78125) , y =√ (855902—5 ) — + 2,03864 ....


3..

y + 16y7112y6 448y5 1120y4 + 1792y³

➡1792y² + 1024y = — 2657 ;

Questa equazione non può ammettere veruna radice reale ;


ma delle otto immaginarie se ne ottengono subito due
8
(48 = 256) , y = — 2 (-2401 ).

Dopo di aver dati pochi saggi della teoria di vie regolari ,


tralasciando le pseudo-regolari, che formerebbero il passag-
gio di quelle alle vie comuni o meandriche , daremo prin-
cipio alla esposizione del nuovo metodo che specialmente ri-
guarda il quarto grado,
Esprimendo con

у4 + (р + π)у³ + (f + 4 + рñ)у² + (fñ + pp)y + fq = 0,

il residuo di una equazione di più alto grado, dopo l' eli-


minazione di altri già trovati valori , oppure una proposi-
zione risultante da qualsivoglia problema , che rinchiude
quattro radici reali o non reali, la soluzione ne sarà fatta
( 483 )
quando saranno determinate le variabili (7) (f); giacchè sono
numeri dati

-
В, fn + рq = C_ed_fp=D .

Supponendo dunque conosciute, in due diverse ipotesi (f.) ,


(fi ) , (4 ) , (9. ) , non limitati che dalla condizione : & > f ;
D, f; si otterranno i corrispondenti valori ( , ) , ( 1 ) ,
(P.) ;9 (P₁) per mezzo di due applicazioni della formola :
2
-
₁ = V [ (₁ )` − B + ƒ + 9] ·
Facendo poi

R₁ = C − (f。。 + C。 Po) ; R₂2 = C — (f₁ π₁ +P₁ P₁ )


--
y₁ = R₁I - R₂2 ; f₁ — fo = d ;
si avrà
d.0 R₂
d₁ = ; ed f₂ = f₁ + dı ;

e così di seguito, dopo di aver cercato come prima ; ( 2) ,


(P2) ,
-
R3 = C — (f₂ π2 +92 P₂) , Y2 = R3 — R₂ ; etc.

il resto ( R ) andrà diminuendo fino alla richiesta esattezza


approssimativa .
La prima scelta di (f. ) , (fi ), dentro i limiti di (0 , 0), e
(VD) , non è troppo importante , perchè la rapida conver-
genza dell'operazione, nel maggior numero dei casi , fa pre-
sto sparire un primo errore.
Essendo finalmente arrivato il calcolo al desiderato ter-
mine (R ) le radici saranno :
2
- p
+
Y(1,2) = { ·V[(
6
)²- 1 ;
2
- +
Y(3,4)
- } = V [(
6) → · ]
( 484 )
Trattandosi di una equazione del terzo grado, l'espressione
generale sarà :

y³ + (р + π)у² + (f + рñ)у + πf = 0 :
ed avremo
В = f + рî ; C = πf ;
A
+
2 ± √ [( 4) − B + /] ;
4

Riscontrando poi (πΟ fo) ; (π,I f、 ) con C si determineranno R,


y, come nel caso precedente, osservando pure che
2
-

dia un numero positivo.


Una radice sarà alfine :
2
YI ; le altre Y(2,3) = +
e4
2 =V [(
{ {)
} ²+ / ]

I.

Sia data l'equazione

y4 + 30y³ - 200y² + 600y + 1400 = 0 ;


cioè
2
= + 225 ;
- B- + 200 ; (^)
²
(金)=
prendendo a volontà
D
f。 = 20 ; % = = 70 ;
f.
f₁ = 25 ; q₁1 = 56
°
=5 ;
1.º dunque

π = + 15 ± √ (225 + 90 + 200)
√515 = 22, 693 ...
.. foto + 735, 86
To = + 37 , 693 ... Po P.
p= 538 , 51
7,693 ..
+ 215 , 35
600
R, 384, 65
( 485 )

2.° π₁ = + 15 + √ (225 + 200 +81)


506 = 22, 494 ... f₁₁I = +935 , 35
π₁I = + 37, 494 ... ₁ P₁I = - 419, 67
-
P₁ = 7, 494 ...
+515, 68 ) 600
R₂2 + 84, 32 )
- = 1 , 3614 ...
%₁ = R I, ·— R₂ = 300, 33 ;

f2 = 26, 3614 .. •
92 =53, 1079

79, 4693 ..

3.º π₂ = + 15 + √ (425 + 79 , 4693 ) .. .

√ (504,4693)=22 , 4604 ... f₂ π₂ = + 987, 4992...


π₂ = + 37 , 4604 ... P2₂ P₂ = - 396 , 2066...
1 - 7, 4604 ...
P2
+591 , 2926
600
R3 = + 8, 7074
ба w
½ = R3 -
— R₂2 = 73, 6126 .... 0, 16104 ...

f3 =26, 52244 ...


9352 , 7867

79, 30914 ...

4.° (504, 30914) = 22, 45683 ...


πз = + 37 , 45683 .... f3 3993 , 424 ...
d... P3P3= G 393 , 621...
P37,45683

+599 , 803... 600


R₁= + 0, 196...}

- 83 = 0 , 003306
73 = R3 R4 = 8 , 5114 ....

f = 26, 52550
94 =52, 77940

79, 30490
( 486 )

5.° (504, 30490) ... =22, 456731 ...

π437, 456731 .... f4 π4 = +993 , 5574 ...

P47,456731 .... 94P4 = 393, 5616 ...

+599, 9958 ....


R5 - + 0, 0041 . . .

[y² + (37, 456731 ... ) y + 52 , 7794]

X [y² - (7, 456731 ...) y 26 , 5255]

= y4 + 37, 456731 ... y³ + 52,7794 y²


-
7, 456731 ... y³ —279,3049 y² +993,5574 ...y
+26,5255 y² —393,5516 ... y +1400

y4 +30, 0y³ - - 200 , 0000 y² +599,9858 ... y + 1400

2
= 18, 7283655 ... ; =350, 7509 ;
(품)
2
- = ― -52, 7794

297, 7915
2
2/0

p
= 3,7283655 ... ; = 13 , 90075
2
- 26 , 5255 ...
– ƒ——

12, 62455..

y(1,2) = 18, 7283655 ... (297, 9715 ..


...)
― 35, 990205 . ·

1, 466526

Y(3,4) = 3, 7283655 ... ± √ ( −12, 62455...)


( 487 )
II.

PROBLEMA DI TRIGONOMETRIA.

Sia data l'ipotenusa BC = a del triangolo rettangolo BAC;


ed oltre quella, per fissare un punto P, che si trova nel
prolungamento di BC, le coordinate PA'h , parallela a
BA ; ed AA' = b . Fig. 1 .

Fig. 1.

Si deve risolvere il triangolo, trovando AC = y.


ab
Ponendo l'incognito prolungamento BP = z; sarà
У
a² b² 2a2b
y² + 2by + b² + h² = a² +z² +2az=a² + + ;
y² У

quindi

y4 + (26)y³ + (h² + b² — a²)y² — (2a³b)y — a²b² = 0 ;

Ponendo

a = 7,0 , b = 2, 0 , h = 9, 0

abbiamo l'equazione numerica

y4 + 4y³ + 36y² - 196y — 196 = 0

— B—— 36 , ( 金) =4 fo = -4 , % = 49 ;
( 488 )
Πο = + 5 , 6055 .... fo π. 22, 422... f₁ = — 3,5
=- 1, 6055 ....• P% Po =
Pi 78, 6695 9₁ = + 56,0

ន - 101 , 0915

Πι
π₁ = 6, 5272... f₁₁I = -22, 846 ... f₂ = -3, 25715...
Pi 2 , 5272 ... P₁₁ = -141,551 ... +60, 176...

164,397

π₂ + 6,9919 ... ƒ½ π½2 = — 22,773 f3 3,30022 ...


P₂- 2,9919 ... 92 P₂ = - 180, 04.. 93 = -59,390 ...

73 +6,9081 ... f3 π33 = 22,798 ... f4 -- 3,2977135..


P32,9081 ... P3 P3-172,721... 4 +59,43513 ....

T46, 912986 ... Τα πα = 22, 79704 ...

P4 = 2, 912986 ... 94 P4 = 173 , 1336 ....

- 195, 93064
R= 0, 06936

y² + (6, 912984... ) y ➡ 59 , 43513 ... = 0;

y² ― (2, 912986... ) y C 3, 2977135 ... = 0

y(1,2) = 3, 456492 ... ± √ ( -47, 48779 ...)

y3 + 3, 78480 ... = AC

340, 8718 ...:

III.

Per far prova di una equazione affatto immaginaria , sia

y46y3 + 160y2-87y + 1851 =


=0
1 2
A
B --
2) =
160 ; (+ = 9 ; f = 12 ; o。 = 154, 25;

π。 = + 3 ± √ ( 9 + 166 , 25-160) ;
( 489 )
P₁ = 160, 00 fi = 11, 5687 ;
f₁
= 0, 4313 ;

1.° √ (15 , 25) = 3, 90512 ...


π = + 6,90512 . .. f。。 = + 82,8614 ....

P.0, 90512 .... Popo - 139,6116 ....

56,7502.... 87
R, = 30,2498....

2.° ₁ = + 3 + (9+171,5687-160);

(20,5687) = 4, 53527 ....


π =+7,53527 .... f₁₁= 87,168

p₁ = -1,53527.... p ,p₁ =-235,660

-148,492 ) 87
R,2 = 61,492 )
2= 91,7418
d = 0,128234

f2= 11,871766

P₂ +155,9160 ....

3.° π₂ = + 3 ± √ (9 +167, 78776... ) ;


=4,097288 ....
✓ (16,78776)...
π₂ +7,097288 ... f₂2
f228+ 2574
4,84,25 74...

P₂ —— 1,097288 ... ₂p₂= -171,0848 ...

86,8274... 87
--- 0,1726...
R3
22= 30;0772
0,00073588

f3= 11,871030
93= 155,92580 ...
( 490 )
4. ° π3= +3 ± √ ( 9 +167,79683–160)
√ (16,79683) = 4 , 098393 ....

π37,098393... f3π3 + 84,26526....


P3-1,098393... 93P3 -
=- 171,2678......

― 87,00266...
R4 = + 0,002 ..
66 .
Y(1,2) —— 3 , 549196.5 ± √ (−143, 3290).... ;
Y(3,4) = + 0,549196.5 (-11,570413)
IV.

Equazione proposta da Giovanni Palermitano a Leonardo


Pisano (discussa nei presenti annali dal Sig. A. Genocchi ,
maggio 1855 ).

x³ + 2x² + 10x = 20 ; fo = 16 , fi = 15 ;
8 = 1 ; f₁
2
B= - 1
· 10 , 2)
(金
дв
π о = −1 + √ (1 + 16 — 10) ;

π₁ = −1 ± √ (1 + 15 -
— 10)

√7 = 2, 6457 ... ✓
/ 6 = 2,4494...
To = 1,6457 π₁ = 1 , 4494
To fo = 26,331.. π₁I f₁ = 21 , 741.,
RI=
6,331 .. R₂ = 1 , 741 .. y, = 4,590 ..
d₁ = 0,379..

f2= 14,621 ..
π₂= - 1 + √ ( 1 + 14,621 ... 10)

√ (5, 621) = 2, 370865...

π₂ = 1,370865... T₂f2 = 20,04343... 72 = 1,69757...

R3 = 0,04342... d₂ = 0,0097...
( 491 )
π3 = 1,368818 ... 3/3 = 20,00021... fa 14,6113...
R4 = 0,00021 ...

73 = 0,04321 ....
π41,368808272
754 14 = 20,000001 ... d3= 0,0000471 ..
112528 ..
14 = 14,6

(qui, dove i logaritmi ci abbandonano, pure può andarsi a-


vanti a piacere , con meno arte che fatica)

x + 1, 3688082 ...
(2,3) -1, 6844041 ... ±√ (-11 , 774037...)

V.

Sia
1 6
y3 + 3y² + 7 11y -1-0
11 .

(Nella presente equazione ( Bahnen pag. 25 §. 11 ) vi è un


errore importante, invece di ― 3y' , si legga : + 3y²)
2
A
- B= 7, 090909 · ; = 2 , 25 ;

f = 8 ; d =1 0,2 f₁
fi:= 7, 8 ;

罪。 - 1,5+ (3,159091 ) = 0, 27738 ;

πofo = 2,219040 ...


-R,Ꭱ = 0,673586 ...

6
1,545454 ... = 1
11

π₁ = — 1,5 + √ (2,959091 ) = 0,22020;


Tifi = 1,717560...
-R, = 0,172106...

1,545454... f2=7,731349...
( 492 )
π2 - 1,5+ (2,890440)= 0,200129... ;
Taf2 = 1,547267...
-
—R3 = 0,001813 ...

1,545454... f3= 7,7306181

π3 = — 1,5 + √ ( 2,889709) = 0,1999100 ... π3f3 = 1,54545...


y= 0, 199910 ...

VI.

Problema. << Dividere una linea retta (ossia numero) in 3

>> parti crescenti in progressione geometrica di maniera che la


>> prima sia alla seconda, come questa alla terza, e come la
>> terza alla somma di tutte le parti

a : b : c : (a + b + c) ;
ovvero
1 : y : y² : ( 1 + y + y²) ;
si avrà :
2
y3
y³ = y² + y + 1

y³ — y² — y y -
— 11 =0 0
A 2
—B= +1 ; ( — ) == 0, 25 ; f
0, 25; f. =
=11 ,, 75 d = 1 , f₁ = 0, 75;
75 ;; ô,

π =0,5 + √ (0,25 + 1,75 +1 ) =2,2320508...

πofo =3,9060889
R, 2,9060889
π¸ = 0,5 + √ ( 0,25 +0,75 +1 )= 2,91421356 ...

T₁fi =1,43566017
R₂= 0,43566017

Y₁ =2,47043
d₁1 =0,175136

f₂ =0,574864
( 493 )
π2=0,5 + (0,25 +0,574864 + 1 ) = 1 , 850875...
T₂f2=1,0640063 ...
R3=0,0640063...
72= 0,371654 .....
d²=0,0301618
f3=0,54477022
π3 = 0,5+ (0,25 +0,5447022 + 1 ) = 1 , 839665 ...
π3f3=1,002070 ...
√ (1,7936890)= 1,33 92867... R4 0,002070...
Y3=0,061936
d3=0,0010131.9 ...
-1, 8392867... f4= 0,5436890.1 ...
1
- = 0,5436890 ...
f4 = Taf 1,000009 ...
y

É visibile l'affinità di questa progressione con quella del


grado secondo risultante dalla equazione : y² — y −1 = 0 ;
(ragione media-estrema, o sezione d'oro) il di cui quoziente
costante viene chiamato la mediana . Si dovrebbe dunque
dare al valore (y) della presente ( Ratio una trina ) il nome
di mediana del terzo grado. L'approssimazione è stata prose-
guita fino a

y = 1 , 839286 755214 161132 551852 594873....


VII .

Problema. >> Formare un triangolo rettangolo nel quale la


» bisettrice del più grande degli angoli acuti tronchi sul lato
>> opposto la differenza dei due cateti » . Fig. 2.

Fig. 2. a


( 494 )
Dico che prendendo il cateto minore (bc) per l'unità , sa-
rà l'ipotenusa (ab) la mediana del terzo grado.
Sia bead 1 ; cd = d ; ab = y; gli angoli abd = bdc;
onde

1
1 : y = d: 1 ; d =
y
e dunque
2
2 1
1) = 1 + 1 +
y² = 1 +(1+ — )² =
У
Ovvero
2 1
y2 2+ - -
У y²
Ora se abbiamo (VII) :

y³ — y² — y — 1 = 0 ;
deve essere ancora :

y4 — y³ — y² — y = 0 ;

e la somma di questi due polinomj :

y'4 — 2y² - 2y - 1-0

divisa per y² , darà l'espressione identica :

2 2 1
y² 2 - -
2 0.
У y

Sono dunque i tre lati

1,000 ; 1 , 54368901 .... ; 1 , 83928675 ....

e gli angoli
a = 32°, 56′ , 6" , 43...
b = 57 , 3 , 53, 56 ...
( 495 )
VIII.

» Siano iscritti in un dato quadrante due triangoli rettan-


>> goli simili; l'altezza del più grande sia eguale alla sommà
» delle due basi ed al suo semidiametro. Trovare gli angoli
>> e di lati.
1 1
Essendo R = 1 , saranno le basi ed 1 ; poi si
y У
avrà per l'altezza del triangolo minore ,

1
-- = 1 : (y − 1 ) ;
y

e vedremo che y , la somma dei due cateti, non è altro che


la mediana del terzo grado.
Riflettendo al triangolo rettangolo di lati

1
-- " R, (y - 1 ),
У
vi è
1
1 = +
+ y² — 2y + 1 ;

ovvero
1
y2 2y + 2 -0;

equazione che moltiplicata per y³ e sottratta da

y4 — y³ ——— y² — y = 0
farà ancora :
- 2y³ +1
y4 — 0

- y - 1 =0
y³ — y² —
y³ —

1 lati sono dunque :

1, 000
1
= 0, 54368901 ...
y
( 496 )
y - 1 = 0, 839286755....
1
1 -- = 0, 45631098 ...
y
e gli angoli
a = 28°, 31', 56", 78...

ẞ = 32 , 56, 6 , 43 ...

IX.

COROLLARI DEI PRECEDENTI PROBLEMI.

1. Trovare un angolo che abbia il seno eguale alla tan-


gente del mezzo complemento.
Il seno dell'angolo 6 (VIII. Fig. 3 ) è l'unità divisa per la
mediana y.
1
sen.ẞ = 0, 54368901 ...
y

Fig. 3.

Il mezzo complemento dell' istesso angolo (VII. Fig. 2 ) è


dbc ; bc essendo l'unità, avremo

90°-B = 1
Tang. dbc Tang. = 0,54368901...
2 y

L'angolo cercato è dunque = 32°, 56', 6", 43...


2.º Trovare un angolo la cui tangente sia la somma del rag-
gio e della tangente della metà dell'angolo ;
Z
Tang z = 1+ Tang
2
( 497 )
La tangente dell'angolo abc (VII . Fig. 2) è la somma di
ad1 , e de = tang. dbc tangabc ; così z sarà de-
terminato con
1
1 +
y 1, 54368901 ..
sen z = = = 57°, 3', 53′ , 56 ....
У 1 , 83928675..

3.º Se si dimanda l'angolo ß, colla condizione :


-
cotang.ß sen B = R,
troveremo

cotang.ß = 1 , 54368901...
sen.8 = 0 , 54368901 ... } ß = 32º , 56′ 6 ″ , 43 ...

4. Il medesimo angolo si presenterà , se viene richiesto


che sia :
1 1 1
-
sen.B ; cos. ß sen.ß =ya ; senver.ß =
y y3

X.

1.° Costruire due rettangoli simili, sicchè la diagonale del


minore sia eguale all'altezza del maggiore; e la base di questo
alla somma delle due altezze.

2.° Una retta partendo dal vertice M, nel quadrato MM'P'P,


taglia il lato opposto in O ed incontra in K il prolungamento
dell'altro lato M'P'. Crescendo OP, la parte troncata del lato ,
quando cresce l'angolo d'inclinazione OMP , la parte OK ,
fuori del quadrato, andrà diminuendo a misura, e non si può
dare che un unico punto ove diventi OP OK. Si richiede
la determinazione di questo punto 0.
Queste due proposizioni non sono propriamente che un
solo problema, enunciato in due diverse forme , e perciò si
dimostreranno insieme. Fig. 4.

Annali di scienze Mat. e Fis. T. VI. decembre 1855 . 32


( 498 )

M' K

M 1+ y Fig.4.

Prendendo per unità la diagonale OK del rettangolo KLOP,


e chiamando y l'ignota diagonale di MNOP, sarà y il quo-
ziente di tutte le linee omonime dei rettangoli , ed avremo

1
KL = MP = 1+
4-1
y 9
ed in conseguenza
2
2 1
y² =(1 +
- 1 )* 1 =2 + +
y
ovvero
2
y² ― 2 =0 ;
y У

Ed eccomi giunto un altra volta all'equazione del Prob.


VII. la quale non occorre trattar di nuovo, essendo già in
evidenza l'identità del valore y colla mediana del terzo gra-
do. Facendo dunque l'angolo
OMP = 32°, 56' , 6" , 43 ....

ossia la ragione delle altezze alle basi dei rettangoli

= 1 : 1 , 83928675 ....

e segando il lato PP' in OP : OP' = 1 : 0, 54368901 ....


avremo la soluzione di ambedue le questioni.
3.º Per facilitare le prove numeriche delle menzionate, e
di varie altre applicazioni di quella fertile ragione, mi per-
metto di aggiungere la serie delle prime potenze .
( 499 )
-10

= 0, 025 828 747 04. 4 •


%

ყნ

1
113

= 0, 047 506 472 38. 2 •


y5

1
13

= 0, 087 378 025 36.2 •


y4

1
13

- 0, 160 713 244 78.8 . . . .


y3

1
1

= 0, 295 597 742 53.2 ...

1
0, 543 689 012 68.2 • • •
y

y° 1 1, 000 000 000 000 (la somma di tre potenze con-


secutive dà la quarta)
y = 1, 839 286 755 214 •

y² = 3, 382 975 767 896 • •

y3 6, 222 262 523 110 • •

y4 = 11 , 444 525 046 220 •


y521 , 049 763 337 226 .

y6 = 38, 716 550 906 556 .


etc.

XI.

Problema. Cercare la ragione media estrema del quarto gra-


do ; cioè una progressione geometrica I : II : III : IV : V ....
crescente e decrescente all'infinito al pari di quelle del se-
condo e terzo grado ; colla proprietà analoga, che vi sia :
( 500 )

I : II = II : III = III : IV = IV : ( I + II + III) ;

oppure che la somma di quattro valori consecutivi sia egua-


le al prossimo più alto.
È chiaro che per ottenere il quoziente (y ) di quella serie
numerica , si vuole la soluzione di

y 4 — y³ — y² — y −1 = 0 ;

—B =+ 1 ;( ^ )* =0,25 ; f。 =+ 0,67033
... (log= 9,8262894

p= 0,49180 .., (log=0,1737106

-0,82147 ... 0,0000000

1.° 0,42853 = 0,654622 ....

π = —1,154622 . ,. f。 = 0,773980, .. = 0,00160

p. = +0,154622... pop = -0,230664 ... f₁=+0,66873


9. =-1,49537
-1,004644...
R, +0,004644... -0,82664

2.° 0,42336 = 0,650653.. ,

T₁= 0,150653 ... fiπ -0,770135 = 0,0008037

p₁== 1,150653 ,., Pip₁ = -0,225282 f₂= +0,669534


42 =-1,493574
-0,995417
R₂0,004583 -0,824040

3.° 1/0,42596= 0,652656 ...

π2 =-1,152656 ... f₁₂ - 0,771740,5 8 = 0,000047655


P₂ +0,152656 ... p₂ --0,228003 f3=+0,6695816 ...
73=-1,49347 ......
-0,999743,5
R3-0,000256,5 -0,8238884
( 501 )
4.° 0,42611160,6527621 ...

π3=-1,1527621 ... f373 =-0,7718747

P3 +0,1527621 ... 3p3-0,2281455

0,0000202

R4 +0,0000202

y²—(1,152762 ...)y — 1 , 49347 ... = 0

y(1,2)= 0,576381 ... ↓/ (1,82571 ... = + 1,92756 ...


0,77480...

y4, - 13, 8048.5 y31I =: 7, 16182.8


- 1, 00000 y I = 3, 71548.7
Yı - 92756
+12 , 8043.5
-12, 80487.5

942 = 0, 36038.4 1 , 00000

y 2 ― 0, 46512.9 y²2=0, 60032


Y₂ = 0, 77480...
-1 , 60032
+1 , 60031.3

XII.

Esempio. Sia proposto di dividere una sommá tra setteper-


sone, in parti crescenti regolarmente; ma vi sia la condizione
espressa che siano i numeri :

A + B + D = C + E
B + C + ED + F
C + D + FE + G

Delle due mediane del quarto grado che furono trovate nell'
ultima proposizione , quella che serve al caso presente è la
negativa, (y2) ma presa per positiva.
( 502 )
Essendo
+0, 7748 .

il quoziente della desiderata progressione , e p. e: 82320


scudi da ripartire, trovo :

A = 4816 ; B = 6220 ; C = 8026 ; D = 10360 ;

E = 13370 ; F = 17256 ; G - 22272.

XIII.

Sia

yб + 12.y5 + 60.y4 + 160.y³ +240.y² +192.y + 4977= 0.

di questo problema l'autore non ha pubblicato sinora la so-


luzione: egli desidererebbe che le sei radici contenute siano
trovate da chicchessia, e con qualsivoglia metodo, fuori del
suo. Dopo aver comunicato il suo desiderio ad un gran nu-
mero di scienziati, amici, scolari , professori anzi unioni in-
tiere, e Classi Accademiche, fu il sig. D. Eduardo Heis, ec-
cellente Geometra ed astronomo, Direttore dell'osservatorio
di Münster, il primo e fino ad ora l'ultimo che unisce in
se il potere ed il volere di soddisfargli.
Pure se un lettore dei presenti Annali volesse darsi la bri-
ga di risolvere la detta equazione , e mandarne il resultato
al sig. Redattore di essi , le due soluzioni, cioè quella del-
l'Autore e la nuova che si aspetta , potrebbero stamparsi
insieme, per essere confrontate in quanto ai valori ottenuti
ed ai metodi impiegati -
( 503 )

BIBLIOGRAFIA.

« Il piloto in altura ; ossia la teorica e la pratica della


<< navigazione esposta dal Cav : Gio : Giacchetti professore
<< di Nautica e piloto nel porto di Civitavecchia . vol . 2.
<< Roma Tipografia Forense 1855 .
« Guida generale della navigazione per le coste setten-
«< trionali e meridionali dell'America del Sud , dal Rio del-
<
<«< la Plata al Parà accompagnata dalla descrizione de'prin-
<
«< cipali gruppi di Madera. delle Canarie , delle Azore, del
« Capo Verde ec . ec. nella quale si tratta dei fenomeni più
<«< notevoli dell'Atlantico ecc. aggiuntavi l'esposizione delle
<«< carte dei venti e delle correnti del Maury ecc. Per Eu-
« genio Rodriguez capitano di fregata della marina napole-
<< tana . Napoli dalla R. tipografia militare 1854.
Abbiamo già altra volta in questi annali dato conto di
alcune opere italiane di Nautica; (V. Ann. Tom. IV. Luglio
1853) ora ci si presentano due altre opere nautiche non
meno importanti , benchè di genere diverso tra loro. La pri-
ma è uu trattato elementare di navigazione del Sig Giac-
chetti da servir di testo nelle scuole di marina ; ed ha il
pregio non ordinario di dare tutto il necessario all'istru-
zione elementare di quest'arte importante , non a modo di
semplici regole senza dimostrazione, come molti si conten-
tano di fare; ma con metodo ragionato, e dimostrando teo-
ricamente le cose più importanti . La qualità delle persone
a cui è indirizzato questo trattato , cioè ai semplici allievi
delle ordinarie scuole di nautica non ha permesso di en-
trare in punti molto elevati. Anzi esso generalmente non
suppone che la sola aritmetica , supplendo a quasi tutto il
resto con opportune dimostrazioni: se non che talora è stato
costretto a supporre alcuni teoremi specialmente di trigono-
( 504 )
metria, la cui dimostrazione troppo l'avrebbe tratto fuori
del suo soggetto , e che trovandosi d'altronde in tutti i corsi
può facilmente supplirsi . Siccome non accade mai che un'al-
lievo passi immediatamente dalla scuola , alla direzione del
bastimento senza esser passato per gradi inferiori e fatto
qualche pratica così l'A. contento di accennare le cose della
pratica in quanto sono indispensabili per la intelligenza della
teoria , ha lasciato da parte le altre cose più triviali , e
conosciute da chiunque sta in mare: non ha però ommesso
ciò che è meno comune ed appartiene alla scienza , sia astro-
nomica, sia fisica; ed ha connessione coll' arte che tratta :
così ha potuto conciliare la brevità e l'utilità dell'opera.
Un secondo tomo tutto di tavole assai bene scelte , e giu-

diziosamente disposte , compie l'opera e rende il marinaio
indipendente da ogni altro libro tranne l' efemeride , e in
caso estremo anche da questa; potendovi supplire prossima-
mente colle tav. nell'opera contenute.
Vi ha aggiunte due dissertazioni del Sig . Prunelli pro-
fessore di Nautica in Ancona l'una per determinare il
tempo a bordo colle osservazioni di altezze corrispondenti
circummeridiane del sole , l'altra per determinare le longi-
tudini colle differenze di Asc. Retta fra la luna e il sole .
Il primo metodo forse non incontrerà il voto di tutti , es-
sendo assai lento il moto del sole in altezza presso al me-
ridiano; e pare che questo solo svantaggio, specialmente a-
doprando strumenti di poco ingrandimento , congiunto al
maggiore tempo che richiedesi per l'osservazione ; difficil-
mente sia compensato dagli altri pregj indicati dall'autore:
tuttavia può esser di uso , specialmente quando non possa
fidarsi molto del sestante. Anzi a noi pare che potrebbe
rendersi più sicuro adoprando qualche strumento apposito che
non sarebbe difficile ad ideare. L'altro metodo delle diffe-
renze ascensionali ha un vantaggio reale perchè dispensa
dalla difficile osservazione delle distanze lunari e da quel
( 505 )
lungo calcolo; e riduce il problema a trovar l'angolo ora-
rio che tutti i marinaj sanno far bene. Esso è in sostanza
quello che si pratica ora col miglior successo anche negli
osservatorj fissi per la determinazione delle longitudini. I
marinai soli potranno dopo molta pratica sentenziare nella
preferenza: ma i cronometri sono oggidì cost sicuri e co-
muni che tranne il caso di qualche disgrazia o di lunghis-
simo viaggio: è raro che un marinaio s' impegni in altro me-
todo fuori di quello del suo cronometro per sapere la longitu-
dine -

L'essere stata l'opera del Giacchetti già adottata come


testo in diverse scuole anche prima che fosse finita di pu-
blicare: e tra le altre a Malta, mostra il suo merito , ed è
solo dispiacente che qualche grossolano errore di stampa quà
e là la deturpi; ma la distanza dell'Autore dal luogo della
stampa ha fatto che ad onta di ogni sua diligenza non siansi
potuti evitare; del resto essi sono facilmente correggibili :
le tavole essendovisi adoprata replicata cura è da sperare
che ne siano esenti , e del resto ora l'A. è occupato a farne
una diligente rivista.
L'altra opera è di un genere tutto diverso : e può dirsi
la descrizione di un viaggio completo dall'Italia alle coste
dell'america meridionale: vi si trova la descrizione e la pianta
di tutte le isole e porti, che s'incontrano nel viaggio , molte
vignette rappresentanti i punti più interessanti delle coste o
delle città: le viste dell'orizzonte ecc. vi si trovano le in-
dicazioni di tutti i principali luoghi pericolosi scogli , ban-
chi ecc. ecc. raccolte dai più accreditati navigatori. Oltre
questa parte interessante l'autore non trascura ciò che può
essere di trattenimento de'viaggiatori i quali nel lungo tratto
di viaggio in cui null'altro si vede che cielo e mare sono
dall'A. occupati in molte importanti materie come sono la
teoria delle correnti e dei venti dell' Oceano recentemente

pubblicata dal Sig Maury, e in quest'opera troverà chi lo


( 506 )
desidera, molti più schiarimenti che non si trovano nel breve
cenno da noi dato in questi annali ( v. T. citato) . Similmente
ha diverse utili informazioni e piacevoli sulla pesca delle
Balene, sul mar di Sargasso (o prati marini) che s'incontra
presso i tropici, sul cielo australe, sulla temperatura e pro-
fondità del mare , sull' igiene navale ecc. ecc. onde questo
libro è interessante e utile non solo al marinaio di professione
ma anche al viaggiatore , per diminuire la noja di que' lun-
ghi traggitti, e allo studioso di erudita geografia per istru-
irsi di molte cose importanti. In questa materia non fidan-
coci del nostro giudizio abbiamo voluto far vedere questa
opera ad un' antico e bene esperto comandaute di marina
pratico in queste traversate , il quale non dubitò di affer-
mare esser questo il miglior libro , che di questo genere
sia stato compilato in Italia . L'edizion è di lusso 9 il
che la fà esser molto voluminosa e ciò non è un piccolo
inconveniente in mare: quella gente attiva e mobile al pari
dell'elemento che solca ma che si adatta a maneggiare grossi
volumi; e ridotta l'opera a minor mole con più piccoli tipi
e meno lusso di carta , incontrerebbe più il gusto della
gente di mare, il quale in questo caso non è senza molta
ragione.
( 507 )

INDICE DEGLI ARTICOLI

Sopra la teorica delle sostituzioni. Nota di Enrico Betti. pag. 5

Sur l'induction électrostatique . Lettre de M. Paul Volpi-


picelli a M." V. Regnault. >> 34
Annuo confronto di due orologi a pendolo e di un crono-
metro. Nota di Giuseppe Bianchi . · >> 40
Sulle variazioni dell' ago magnetico. Nota del P. Angelo
Secchi. ( Continuazione e fine). 54
Intorno ad alcune formole sommatorie. Nota di Angelo
Genocchi. · >>> 70
Intorno a tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati
da Baldassarre Boncompagni secondo la lezione di un
codice della Biblioteca Ambrosiana di Milano . Nota di
A. Genocchi. • » 115

Formole per determinare il numero delle intere soluzioni


della x2 -·y² = c e loro conseguenze. Nota di P. Vol-

picelli. · • » 120
Brano di una lettera diretta dal sig. A. Genocchi a D.
Buldassarre Boncompagni in data dei 18 di Aprile 1855. »
Intorno alla risoluzione dell'equazioni simultanee x²+h= y²,
y2hz². Nota di B. Boncompagni. • » 135
Sur un problème traité par Léonard de Pise dans son
Flos, et relatif à une équation de troisième degré. Ex-
trait d'une lettre adressée par M." Lebesgue Professeur
à la faculté de Bordeaux à M." Balthasar Boncompagni. »
Sopra tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati da
B. Boncompagni. Note analitiche di Angelo Genocchi. » 161
Intorno ad alcuni problemi trattati da Leonardo Pisano
nel suo Liber Quadratoram. Brani di lettere dirette dal
( 508 )
sig. A. Genocchi a D. Baldassare Boncompagni. I. Brano
di Lettera in data dei 2. maggio 1855 . » 186
II. Brano di lettera di A. Genocchi a D. B. Boncompa-
gni in data dei 4. di Maggio 1855 . · » 195
III. Brano di lettera di A. Genocchi a D. B. Boncompa-
gni in data di 7. di Maggio 1855 . • » 206
Intorno ad alcune quistioni della geometria di posizione.
Nota di Francesco Brioschi. • » 209
Sopra tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati da
B. Boncompagni. Note analitiche di A. Genocchi. (Con-
tinuazione).• » 218
IV. Brano di lettera di A. Genocchi a D. B. Boncom-
pagni in data dei 14. di Maggio 1855 . · » 251
V. Brano di lettera di A. Genocchi a D. B. Boncompa-
gni in data dei 17 di Maggio 1855. · » 254
VI. Brano di lettera di A. Genocchi a D. B. Boncom-
pagni in data dei 21. di Maggio 1855. • » 257

Sopra la più generale funzione algebrica , che può sodi-


sfare una equazione il grado della quale è potenza di
un numero primo . Memoria di E. Betti. » 260
Sopra tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati da
B. Boncompagni. Note analitiche di A. Genocchi (Con-
tinuazione). • » 273

Sur une donnée historique relative à l'emploi des chiffres


indiens pour les Arabes. Per M. F. Woepcke. » 321
Dell'azione dell'elettricismo sulle acque del mare , dei la-
ghi ec., ossia dell'elettricità aquea . Nota di Francesco
Pistolesi. » 324
Sulla teorica degli Invarianti . Nota di F. Faà di Bruno. » 328
Sulla determinazione di una funzione simmetrica delle ra-
dici di una equazione in funzione dei coefficienti della
medesima. Nota di F. Faà di Bruno. » 338

Sopra tre scritti inediti di Leonardo Pisano pubblicati da


B. Boncompagni. Note analitiche di A. Genocchi. ( Con-
tinuazione, e fine). » 345

H
( 509 )
Sopra una teorica analitica dalla quale si deducono le
leggi generali di varii ordini di fenomeni, che dipendo no
da equazioni differenziali lineali fra i quali quelli delle
vibrazioni e della propagazione del calore ne'corpi solidi
Nota di L. F. Ménabrea . » 363
Intorno ad una proprieià dei numeri. Nota di B. Bon-
compagni · » 371
Intorno ad alcune proprietà delle superficie del terz' or-
dine. Nota di F. Brioschi · · » 374
Sulle costruzioni del Sig. Chasles per le linee del terzo, e
quarto ordine. Nota di F. Brioschi » 380

Sulle tangenti sfero - conjugate. Nota di Luigi Cremona » 382


Sulla V cometa del 1854. Notizia comunicata di Antonio
Colla . » 393
Sulla quadratura del paraboloide ellitico. Nota di Filippo
Lanciani · » 406
Sulle funzioni simmetriche delle radici di una equazione
Nota di F. Faà Di Bruno » 412
Sur l'induction électrostatique . Seconde lettere de M. Vol-
picelli a M. V. Regnault • • » 420
Sopra l'induzione elettrostatica. Nota di A. Nobile » 425
Intorno ad una proprietà delle equazioni alle derivate par-
ziali del primo ordine. Nota di F. Brioschi » 426
Sopra una nuova proprietà degl' integrali di un proble-
ma di Dinamica. Nota di F. Brioschi · · » 430

Sulle relazioni che passano fra le radici dell'equazione


di secondo terzo, e quarto grado ed alcune proprie-
tà delle somiglianti forme omogenee a due indetermi-
nate. Memoria di B. Tortolini · » 433

Sulla risoluzione dell'equazioni di terzo grado. Lettera


di Mattia Azzarelli al compilatore » 467
Addizione alla nota inserita nel fascicolo di ottobre ul-
timo, sulle funzioni simmetriche delle radici di una
equazione di F. Faà di Bruno » 476
( 510 )
Sullo sviluppo delle funzioni. Nota di F. Faà di Bruno » 479
Metodo per trovare quattro radici reali oppure immagina-
rie di una equazione numerica. Nota di J. R. v.
Leuenstern • » 481

Il piloto in altura. Opera di G. Giacchetti, e la guida


generale di Eugenio Rodriguez. Articolo Bibliografico di
A. Secchi · » 503
PAG. LIN. ERRORI CORREZIONI
162 4 x(x+2)2 +6x = 20. x (x + 1 ) 2 + 9x = 20.
176 8 la seconda da la seconda,
188 4 commentata commentato
1
191 11 11417 X 11417 +
7 7
192 1 (22. 32. 372)2. (22.32.37)2
201 11 montovala mentovata
252 ult. h- 13 h := 13
254 13 che h eguagli che hq2 eguagli
>> 20 presciendesi prescindesi
256 17 (pag. 15) (Annali, pag. 197)
259 9 24-1 24m-2

289 8 (r4+ 484) (r4 -― 484)2


290 12 n²ƒ²+ r4 s4 n²f4 + r4 84
292 12 (pa2b2) (μα- μb?)?
IMPRIMATUR
Fr. Th. M. Larco O. P. S. P. A. M. Socius.

IMPRIMATUR
Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min . Conv. Episc. Icon.
Vicesgerens.

1685
ROOM USE ONLY

UNIVERSITY OF MICHIGAN

3 9015 01466 1170


R
O
O
M
U
S
E
O
N
L
Y

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