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Garrett Birkhoff
Mursia
1160X233
Algebra
S"ondo edizion,
Mursia
Titolo origin_Ie;
Algebra
Tradu~ione
..
Prefazione
PREFAZIONE
vigorosamente. Per esempio. uno spazla vettoriale su un campo viene definito mediante assiomi sull'addizione di veuori e sulla moltipJicazione ~i un
vettore per uno scalare appartenente a quel campo. Se il campo degli scalari
viene sostituito da un anello di scalari, gli slessi assiomi hanna ancora sensa
e defmiscono la nozione di modulo Sll quell'anello. Questa nozione piu genefale di modulo si c dimostrata cti u\iJita malta grande in lopologia ed in geometria - ed anche nello studio degli spazi vettoriali. Analogamente, ['algebra lineare (ciot 10 studio delle trasformazioni lineari) e stala soppiantata
dalla studio dell'algebra multilineare (10 studio delle funzioni multilineari)
con i concetti che ne risullano di prodolto tensoriale e di prodotto esterno.
NeUo stesso tempo sl e approfondita la comprensione dell'algebra; e ora
chiaro che noi non studiamo solo una singola struttura algebrica (un gruppo
od un anello) per se stessa, rna che noi studiamo anche gli omomorfismi di
queste strutture, cioe Ie funzioni che applicano una struttura in un 'altra in
modo da conservare Ie operazioni (di addizione efo di prodotto).
Tuue Ie strutture di un dato tipo, insieme agH omornorfismi tra esse,
costituiscono una categoria )) che consiste di ({ oggett i )) (Ie st rutture) e di
{( morfismi (gli omomorfismi fra esse). L'operazione essenziale e quella
di comporre due morfismi per lormarne un terzo e gJi assiomi per questa
composizione definiscono la nozione astratta di categoria. 5i chiama ( funtore )0 un omomorfismo da una categoria ad un'altra e eerte coppie di fury tori
siffatti vengono ehiamate II aggiunte I). Per esempio, la costruzione del gruppo
libero su un dato insieme di genera tori determina un funt ore (sulla categoria
degli insiemi verso que\la dei gruppi ): questa funtore e aggiunto al funtore
immemore}) (da gruppi verso insiemi) che porta ogni gruppo G ne\l'insieme
di tuUi gJi elementi di G. Queste coppie aggiunte di funtori figurano molto
sovente, e Ie loro proprieti possono essere usate sistematicamente per organizzare molte parti della geomelria , dell'analisi e dell 'algebra.
Questo libra si propane di presentare l'algebra agli student i universitari
su lla base di queste nuove idee. Allo scopo di combinare il materiale standard
con queUo nuovo, e sembrato meglio partire in modo del lutto nuovo. Allo
stesso tempo. proprio come nella nostra Suroey, abbiamo ritenuto che
Ie idee generali ed astratte, che occorrono, dovrebbero svilupparsi natural
mente da istanze concrete. Tenendo presente questo fatto, siamo stati fortunati a non essere costretti ad iniziare can la nozione generale di categoria.
La categoria piu fondamenta le e 1a categoria i cui oggeHi sono tuni gli insiemi ed i cui morfismi sono tutte Ie funzioni (da un insieme verso un altro);
ne segue che possiamo iniziare il Capitola I can gli insiemi - piu precisamente can insiemi, funzioni e composizione di fnnzioni - come materiale
basilare. Su questa sfondo, iI Capitola II introduce gli interi come I'esempio
piu fondamentale di struttura algebrica. Tutte Ie altre categorie che ci occorrona sono categorie ({ concrete - ciascun oggetlo A nella categoria e un
insieme (con una certa struttura) e ciascun morflsmo da un oggeUo A. ad un
oggetto B nella categoria e una funzione (che conserva la struttura) sul\'in
sieme A verso l'insieme 8. Possiamo quindi dare nel Capitolo II una definizione facile ed esplicita di catcgoria concreta , lasciando la trattazione
completa della nozione piu generale di categoria al Capitolo XV. Nello stesso
spirito, l'idea fondamentale per la nozione di funtore aggiunto risulta essere
quella semplice di costruzione universale )). Questa idea, introdotta nel
Capitolo r per gli insiemi e nel Capitolo n per altre categorie concrete (quali
PRl:FAZIONE
quelle dei monoid; e dei retieol;) viene sviluppata con esempi succeSSlvi nel
ca'pitoli seguenti. In 'modo analogo la nozione di minimo confine superiore
e quella di massimo confine inferiore in un insieme parzialrnente ordinato
vengono introdotte (con esempi) nel Capitolo [[ in modo da essere pronle
per I'uso in diverse esemplificazioni successive.
Dopo questi due capitoli introduttivi, il libro presenta, in capitoli successivi, ciascuno dei tip; fondamentali di struttura algebrica: i gruppi ed i loro
(omo-)morfismi, incluso i1 gruppo quoziente GIN, il morfismo G -+ GI N
di proiezione}) e la proprieta universale di questa proiezione; gli anetli,
incluse Ie proprieta un iversali degli anelli quoziente, dei campi di quozienti
e della sostituzi one nei potinomi nonche la fattorizzazione unica per gli !nteri,
i polinomi e. piu in generale, per gli elementi di qualsiasi dominio ad ideali
principali; i campi, indusi i domini ordinati e Ie propriela speciali dei campi
reale e complesso; i moduli ed i loro morfismi come pure proprieta universali
de; moduli quozienli, dei moduli tiberi, dei moduli fattori e delle somme dirette (biprodotti); gli spazi vettoriali ed i loro morfismi (Ie trasformazioni
lineari) can spazi duali , basi e trasformazioni elementari di basi. Su quest;
fondamenti viene sviluppata I'algebra lineare. Cosi il Capitolo VIJI mostra
come una trasformazione lineare possa venire rappresentata da una matrice
relativa ad una data scelta delle basi, discute gli effetti di un cambiamento
nella scelta delle basi ed introduce i concelli, collegati a questi, di equivalenza, similitudine e di autovalori. II Capitolo rx sviluppa i determinanti
(come funzioni multilineari) i prodolti tensoriali e Ie sequenze esalle.
Fino a questo punta i capitoli seguono un ordine essenzialmente obbligato; da qui in avanti i capitoli sono largamente indipendenti. Cosi ne! Capitolo X viene svolto uno studio completo della similitudine di matrici su
un campo e si ricavano sia la forma canorrica razionale che quella di Jordan.
Si utilizzano in modo essenziale i moduli ; questi risultati ed il teorema di
scomposizione corrispondente per i .gruppi abeliani finiti vengono dedolti
da un teorema sui moduli generati in modo finito su un dominio ad ideali
principali. Nel secondo capitolo sulla teoria dei gruppi , che include i teoremi
di Sylow ed il teorema di Jordan-HOlder, si utilizzano solamente i risultati
sui gruppi abeliani. Tndipendentemente da questi, nel Capitolo XI vengono
studiati gli spazi con prodotto intern~ (euclidei cd unitari) e Ie forme quadraliche. Questi materiali vengono utilizzati nel capitola seguente sugli spazi
affini e proieltivi - capitolo che da una formulazione algebrica sistematica
di alcuni classici concelti geometrici. L'ultimo capitolo sull 'algebra multilineare e un seguito naturale dei capitoli precedenti sui determinanti e su i
prodotti tensoriali , mentre retieoli e categoric, usati negli esempi in tutto il
libro, vengono traltati sistematicamente nei Capitoli xrv e XV. Ci dispiace
che la mancanza di spazio abbia resa impossibile l'incJusione della teoria di
Galois, per la qua Ie rimandiamo alia monografla di Artin 0 agli ultimi due
capi toli della nostra Survey. Can questa disposizione degli argomenti, questo
libro e adatto a corsi semest rali 0 annuali sull'algebra moderna delle universita ; trascurando alcuni argomenti elementari (per esempio parti dei Capitoli T e V) esso fornisee iI materiale per un corso di algebra superiore.
Siccome la nostra presentaziorie dell'algebra sottolinea sistematicamente
I'uso di funzioni e di morfismi, si sono resi net:essari alcuni cambiamenti nella terminologia. Cosi una funzione f verra indicata con una freccia come in
f: X -+ Y ed avra sempre un dominio fisso X e (dualmenle) un codominio
PREFAZIONE
fisso Y; iI suo effelto su un elemento x del suo dominio verra indicato con
XI-+- I(x) con una freccia sbarrata. Un sottoinsieme S di un insieme X verra
spesso descritto mediante una funzione S _ X, pre<:isamente mediante la
funzione familiare st-+ $, chiamata inserzione, che porta ciascun clemento $
di Sin se stesso (in X). Ogo; concetto descritto con frecce ha un duale (frecce
invertite): ogoi volta che sara possibile, COReett; duali avranno nomi duali.
Cosi il prodotta diretto (di insiemi 0 di gruppi) diverra semplicemente il
prodolta DleRtre il suo duale e un ( coprodotto . Quando quest ; due
concetti coincideranno (come nel caso di moduli) parleremo di . biprodotto I).
La brutta paroJa n-upla vern\ sostituita con sequenza (di n elementi) ;
una siffatta sequenza e una funzione definita sull'insieme standard degli
indici b = {I, ... , n} che consiste dei primi n interi positivi. Distingueremo
fra semigruppi (insiemi con una moltiplicazione assoeiativa) e monoidi
(gli stessi con in pill la eondizione che ci sia un elemento identita). Su una
eategoria qualsiasi C definiremo oggetto graduato una successione Co,
Cl, ... , C.. , ... di oggetti della C; quindi, in particolare, un modulo graduato i una siffatta sequenza (di moduli) e non la corrispondente somma diretta. Da ultimo, e pili importante di tutti, useremo i1 termine clemento
universa!e di un fun tore cal significato esplicito che verra descritta nel
Capitola I.
II completamenlo . effettiva di un libra qualsiasi dipende dall ' aiuta di
malte persane; ci fa piacere riconoscere tale aiuto per iI nostro libro. Quel
erilico superbo che e Arthur Mattuck ha letto "intera manoscritto ed ha data
molti suggerimenti importanti, dalla maggior parte dei quali abbiamo tratto
grande profitto (probabilmente avremmo tratto un profitto ancora maggiore
dai rimanen!i). Analogamente abbiamo avuto un grande aiuto dai commenti
incisivi di M. F . Smiley edi L. J. Ratliff, jr. O. F. G. Schilling ha suggerito numerosi esercizi ed altri argomenti da includere. Paul Palmquist e Richard
H. rvan hanno letto parecchi capitoli del rnanoscritto con occhio d'aquila.
Studenti dei corsi dell'Universita della California (Riverside) e dell' Universita di Chicago hanna esaminato accuratamente un'edizione preliminare;
in particolare Louis Crane ha falto commenti di vitale importanza. Slesure
successive del libro sana slate dauiloscritte accuratamente da Dorothy Mac
Lane, Gretch.en Mac Lane e Merilee Benson. Dorothy Mac Lane ha preparato
I'indice, qui particolarmente necessario per organizzare la terrninologia necessaria per i nuovi concetti di questo libra. Aicune delle idee qui presentate
dipendono dalle ricerche altuali e devono quindi moltissimo all 'aiuto generoso e instancabiie che 10 Air Force Office af Scientific Researeh ha data per
molti anni aile ricerche di uno dei due autori (S. M.). A tutti questi - e ad
altri - esprimiamo i1 nostra grazie sincero ed il nostro apprezzamento.
SAUNDERS MAC LANE
GARRETT BIRKHO FF
Simbolo
'"
Signijicalo
Uso
x ES
xS
Sc X
Sc G
x e un elemento di S
x non e un elemento di S
S e sottoinsieme di X
S e sottogruppo di G
L'insieme VUOlO
'"
( )
(xl -)
n
U
Sn T
Su T
S lJ T
()
(k, m)
Jntersezione di SeT
Unione di SeT
Unione disgiunta di SeT
Coefficiente binomiale
( )
(X, y)
(k
X
Jog
X~ Y
X - )o- Y
XI-+
x2
X~
yz
D, '!
xDy
V
/I
xV y
x /\ y
" /I v
x:y
min
k ;;;;;: m (mod n)
<J
J'
N<JG
IG: Sj
XIE
GI N
RIA
A ID
+ m)! /(k!)(m!)
Capilolo e
paragrafo
l.l
1.1
I.l
llJ.4
I.I
l.I
1.1
I.l
I.8
IV. I
Coppia ordinata di x ed y
ProdoHo di X ed Y
1.4
I.l
I.l
Operazione binaria su x, y
,unione di x ed y
r-intersezione di x ed y
Prodolta estemo di u e tl
x minoTe 0 uguale ad y
x contenuto in y (in un reticolo)
m divide n
k congruo ad m, modulo n
Funzione data dal polinomio f
N e sottogruppo normale di G
Indice di S in G
Insieme quoziente di X pe~ E
Gruppo quoziente di G per N
Anello quoziente di R per I'ideale A
Modulo quoziente
T.4
1.2
1.2
1.7
1.2
I.3
1.5
1.6
H.S
H. S
XVI.6
II.)
H.S
IV.S
U.5
IV.7
1ll.9
IU.1O
IV.)
VIA
10
LlSTA DE I SIMBOLI
U,a
Simb%
"
I.S
Immagine di S per f
"
. ,,(X)
P+
f"T
"
Signijicalo
"
<Jl
A<JlB
<8>
A <8> B
II
101
lui
IAI
<>
( u, v)
J..
u J.. a
paragrafo
V.7
1.2
1.2
VI.7
Vr.7
XI.6
11.6
XII.2
XII.2
VI.6
IX.8
V. I , Y.?
XU
IX.2
XI. S
XI.S
Go,
Ro,
IV.I
1lI.2
XO,
Categoria opposta
XV.2
<Xl
<Xl
Spazio affine di V
Capilolo e
Abbreviazione
Significato
standard
Aut(G)
Bilin (A, B, C)
Automorfismi di G
Funzioni bilineari A X B _ C
End (A)
Endomorfismi di A
hom (X, Y)
Morfismi di X verso Y
Hom (A , B)
A(P)
GL(n, F)
O.
Gruppo ortogonale
SL(n, X)
dim V
rango A
Rango di A
D imensione di V
IV.2
Capito/a e
paragrafo
III.!
IX.to
IV.2,VI.2
1l.!O,XV.2
VI.2
XU.3
VJII.6, IX.3
Xl.7
rX,3
VU.2
VlI.3.VIJI.5
II
-- -~
Lettere con
significato costante
Significato
Capitofo e
porografo
A.
Gruppo alterno
IT. I
IV.5
S.
Gruppo si mm etrico
(I , 2, . .. n}
lH.6
IIA
[1.3
t..
Gruppo diedrico
[[[,5
~"
Delta di Kronecker
"
Vettori unita
1I1.6
V.7
V.5
VilA
VI.5
Non esistendo und termin%gia ita/iana sul/a quale tutti gli autori siano concordi,
mi SOIlO atrelluto il piu possibile alia termin%gia deg/i Autor; di questo libro. Quando
questo 11011 t stato possibile. no cercalO di (ellermi /edeie a quella clle mi sembruva
I'intenzione deg/i Autori stessi. CosI, per esempio, essi usono termini divers; per I'u",one e f'imerseziolle degli insiemi e per /e operazioni nei reticoli, precisamente ( union
e II intersection lIel prima caso e join e ( /Fleet nei secondo: Jw pre/erito nOli
complicare fa termin%gia, pur mtmtenendo /a dislinzione. Cos; 110 reso con ( r-unione
il termine join e COli ({ r-intersezione iI (ermine II meet .
P.e.
CAPITOLO I
L'algebra inizia come l'arte di manipolare Ie somme, i prodotti e Ie potenze di numeri. Le regole per tali manipolazioni valgono per tutti i Rumeri.
di modo che si possono eseguire manipolazioni con leUere al posto di numeri .
Quindi e evidente che delle regole valgono per diversi tipi di nUmeri, razionali, reali 0 complessi e che Ie regale per la moltiplicazione si applicano anche
a cose quali Ie trasformazioni che non sono affatto numeri. Una struttura
algebrica, come la studieremo, e cos! un insieme di elementi di qualsiasi tipo,
sui quale operano delle funzioni, quali I'addizione e la moltiplicazione, alia
sola condizione che queste operazioni soddisllno ad aleune regole fondamentali.
Le regole per la moltiplicazione sono gli assiomi di gruppo , queUe per
I'addizione e la moltiplicazione sono gli assiomi di anello e Ie funrioni
che applicano un sistema ad un ahro sono i morfismi )}. Questa capitolo
inizia con Ie idee necessarie di insieme e di {( funzione e conduce al
concetto di elemento universale , sui quale si baseranno molti degli sviluppi ulteriori.
Molti sviluppi in algebra dipendono essenzialmente dalla definizione del
concetto esaUo. Quando la nostra presentazione raggiunge una definizione
qualsiasi, il termine da definirsi verra scritto in corsivo, come gruppo, anello,
campo e cosl via. Tuttavia, i termini poco usat; nel seguito, 0 una terminologia
alternativa a quella usata qui, si scri veranno fra virgolette ; cos! insieme
d 'arrivo sla per codominio e su sta per suril'ttivQ (efr. il 2 pill avanti).
Un riferimento Quale Teorema 3 riguarda il Teorema 3 del capitolo in
corso ; mentre Teorema IL3 si riferisce al Teorema 3 del Capitolo O. In modo
analogo, Corollario IV.5.2 si riferisce al Corollario 2 del Teorema 5 del Capitolo TV ed equazione (VI. I I) all'equazione (11) del Capitolo VI. In ogni
capitola teoremi e proposizioni sana numerati in un'unica sequenza. Verranno
contrassegnati con un asterisco gli esercizi e i paragrafi pit. diffieili che
si possono omeUere ad una prima leltura.
1. Insiemi
Intuitivamente un insieme e una collezione qualsiasi di elementi ed
una funzione e una regola qualsiasi che assegna a ciascuno degli e1ementi
di un insieme un elemento corrispondente jn un secondo insieme.
Gli esempi di insieme sono molti: l'insieme di tulte Ie relle di un piano,
J' insieme Q di tutti i numeri razionali , I'insieme C di tutti i numeri complessi,
I'im:ieme Z di tutti gli interi (positivi, negativi 0 zero). Si passono descrivere
insiemi avent i solo un numero finito di elementi diversi elencando tutti i loro
14
[Cap. I
,element i, sovente scnvendo tali elementi fra parenlesi graffe. Cosi J' insieme
di tutti gli interi pari fra 0 ed 8 compresi pull essere presentato lIeUa forma
{a, 2, 4, 6, 8}, rnentre I'insieme di tutti i divisori positivi di 6 e l'insieme
{I, 2, 3; 6}. L'ordine in cui vengana seritti gli elementi di un insieme non ha
importanza: {I , 3, 6, 2} = {I , 2, 3, 6}.
(1)
(Qui la doppia freccia a due punle <= ) sta per se e solo se ). Inoltre S
so1toinsieme di T (ovvero e inc/uso in T) quando ogni elemento di S
e un demento di T; in simboli:
e un
Sc T
-<=>
=- x
E T.
(Qui la doppia freccia ad una punta =- )) sta per implica ). Con questa
definizi one, Sc Te Tc U implicano S c U, mentre I'uguaglianza di insiemi ,
come la si e definita pili sopra, puo essere riscritta nella forma
s=
T-<=> S C T e
Tc. S.
= {xix E Z
e x
= 2y
per un certo y E Z },
N = {XIXEZ ex ?; O}
{nlne Z e n2 = - 1}
n S e I'insierne
di
I]
15
JNSIEMI
x E (R n S)
. x ECRU S)
<;.
->
x E R e ~ XES,
x e R ovvero xES.
S' = {x!xEUexfS}.
Per esempio, per gli insiemi E ed N precedenti, En N e I'insieme degli interi
positivi pari, Eu N e l'insieme ~i tutti gli interi tranne quelli dispari e negativi, mentre il complemento ' di E in Z e l'insieme di tutti gli interi dispari.
Le operazioni di intersezione, unione e complemento soddisfano a vatie
identita. , valide per insiemi arbitrari. Una identita. tipica di questa genere
e la
(2)
Rn (su T) ~ (Rn S)U(Rn T),
valida per tre insiemi qualsiasi R, SeT. (Questa equazione dice che I'operazione intersezione e distributiva rispetto all'operazione unione ). Per
dimostrare questo enunciato, si consideri un elemento qualsiasi x. Per Ie
definizioni precedenti di n e u, si ha:
XE[Rn(SUT)J
->
xERexESuT
=-
x E Re (x E S ovvero x E T).
E I(R n S) U (R n
T)J
<>
(3)
16
[Cap. I
ESERCIZI
I. Stabilire Ie seguenti identil! per i sottoinsicmi R, S, T di un insieme U:
' (a) R nS = SnR,
(b) R uS = SUR,
(e) (R (5)' = R' uS',
(d) S
f"\
(S
u n - s,
R n ~s r'I
= (R r. S) ("\ T.
R v(SvT) = (R uS)uT.
(R v 5)' = R' n S',
Sv(SnT) = S.
2. Funzioni
Se SeT sono due insiemi dati, una Junzione f con dominio S e con '0dominio T assegna ad ogni elemento S E S del dominic un e:\emento I(s) E r
del codominio. Questo elemento I(s) viene chiamato il fJolore della funzione
per I'argomento s; SI puc, scrivere can 0 senza parentesi, come I(s) oppu re
js 0 anche j. , come lorna piil comodo. Scriveremo I: s--.- T ovvero s-4- T,
con una freccia ~ per indicare che I e una funzione con dominio S e
codominio T. D iremo anche che lal e una funzione su S verso T (oppure che
lal e una mappa~) 0 una trasformazione) su S con insieme d'arrivo)~
T; Questa e una terminologia altemativa che flon useremo necessariamente).
L'immagine rml di I: S ~ T e I'insieme di tutti i valori f(s) per s E S; essa
e sempre un sottoinsieme del codominio. La funzione I e chiamata suriettiva )) quando la sua inunagine coincide col suo codominio, doe quando per
ogoi t E T esisle almena un s E Scan f(s) = ,.
Una funzione resta ~ delerm inata quando se ne specifichino il dominio, il codominio ed il valore che essa assegna ad ogn! elemento del suo dom1nio . Tenendo conto di questa, I'uguaglianza [ = g di due (ul1zioni signifiea
che e g hanno 10 stesso dominio, 10 stesso codominio e 10 stesso valore
s
s
r 0 I e emento s e oro omlnlO comune. eeon 0 questa
deHOIzlOnc:, due fun'Lioni non possono essere ugua I a me no che abbiano 10
stesso dominio e 10 stesso codominio. Per esempio, la funzione elevamento
al Quadrato )) f: R _ R sull'insieme R dei numeri reali verso se stesso,
ha f(x) = X2 per ogn; x E R. Se R+ denota I'insieme dei numeri reali
non negativL . esiste un 'altra funzi one c1evamento al quadrato g : R _ R+
che pure ha g(x) = X Z per ogoi x R. Ora qu'este due funzioni hanna 10 stesso
d ominio R e 10 stesso valore X2 per ogni clemento x di quel dominio. rna hanna
codOl:nini diversi; ne segue che esse conteranno come funzioni diverse: I,; g.
(per Quanta nel linguaggio del\'analisi conterebbero come !a stessa funzlone). Si noti che la funzione g : R _ R+ c surieuiva nel sensa sopra de-
2]
17
FUNZIONl
finito, percM ogni numero reale non negativo e un quadrato, laddove l'altra
funzione elevamento al quadrato I: R -+- R non e suriettiva. Cosi la nostra
convenzione" che sia I ~ g e necessaria se vo'gliaIno che proprieta quali la
suriettivita abbiano un sensa.
Per descrivere una funzione partioolare, ne daremo il dominio ed il codominio e se ne scrivera I'effetto su un elemento tipico < variabile ) del suo
dominio. Perci6 la funzione elevamento al quadrato I: R -+- R pu6 essere
descritta in uno qualsiasi dei seguenti modi: come la funzionel con/(x) = x 2
per un qualsiasi numero reale x, 0 come la funzione (-rZ, ove la - sta per
l'argomento, 0 come la funzione ch porta ogni x ERin X2, a come la funzione ottenuta con la posizione Xl-+ X2 per x R. Noi useremo sistematicamente la Ireccia sbarrata per passare dall 'argomento al valore di una funzione e la Ireccia semplice S -+- T per passare dal dominio al codominio.
Si noti che una lettera come la lo la g sta al posto di una funzione,
rnentr'e un'espressione come I(x) 0 g(x) Sla per il valore di quel.la funzione
per un elemento x del suo dominio. Per esempio, in trigonornetria, l'espressione sen x sla per un numero, perci6 non parleremo della funzione
sen x I) rna della funzione sen: R -+- R. Usando una freccia sbarrala. possiamo
descrivere funzion i particolari senza dare loro un nome, come/o g; per esempio. xt-+ x 2 + 3x + 2, con x reaJe, descrive una runzione R -+- R.
Per un qualsiasi insieme S, la funzione identita I s: S -+- S e quella funzione 31-+ s che applica ogni elemento s di S su se stesso. lnsiemi diversi
hanno funzioni identita diverse. Se S e un sottoinsieme di U, l'inserzione
i : S -+- U e quella funzione su S verso U che assegna ad ogni elemento di
S 10 stesso elemento, considerato ora in U. Si nOli che la inserzione e
una funz ione S -+- U e che la inclusione e una relwone Sc U; ogn; relazione di inclusione uo essere descritta mediante una funzione inserzlone.
a unzione composta g
g .1 ue unzlQnJ
la funzione che 5i
ottiene applicando successivamente prima la g e poi la f - , purche questo
abbia senso, purche, doe, il dominio della I sia il codominio della g. p ili
for malmenle, date Ie funzioni
g:R_S,
I:S _ T,
f g : R -+-
R~T
\/
s
Andare direttamente dall'insieme R all 'insieme T per mezzo della funzione
composta f g 10 stesso che andare, passando per S, in due passaggi, il
primo per mezzo della g ed iI secondo mediante laf Si pu6 anche esprimere
questo ratto dicendo: questo diagramma triangolare e commutativo I).
La composizione di funzioni obbedisce alia:
legge associatifJa:
18
[Cap. I
III
II"
flsl")
qui ogm passaggio dipende daU'applicazione della definizione (4) di composizione alia funzione composta jndicata sotto il simbolo di uguaglianza
per quel passaggio. Per la definizione di uguaglianza di funzioni, resta cosl
dimostrata 1a Jegge associativa (Ig)h = f(gh) : P -+ T. Si noti che qui (come
sovente nel seguito) t spesso conveniente omettere il simbolo J) in f 8
e Ie parentesi in h(p) ed in (gh)p.
Rispetto alia composizione. ogni funzione I: S -+ T obbedisce a11a:
legge di identird:
f ls
=1 = IT f: s -+ T.
(5)
Questo insicme e sovente indicato con g - I(T) e viene anche chiamato iml1U1gine
inversa di T per la g. Af'fermiamo che si ha:
(7)
..
2J
19
FUNZIONI
U ---L.. V
P(U)
~1'
W.
PlY)
y.
~ P(W)
dcfinizion~(5)
mostra che si ha
(8)
.....L-
P(U)
P(V)
If'
P( W )
tutte Ie freecc nel triango la " dl:~lra ri ~tlltano ora cap\l\'olte. Percio la condizione affinche questa triangolo a destra sia commutativo e la
(f og) = g*
f*
(9)
,:
l'
v
T ~V
(g II)
= ([ . g) II e valida se uno
20
e (f . g) R =
[Cap. I
e necessariarnente
3. Funzioni inverse
se per
mento
S E
I E
uno ed un
Co
Ii
. ..L' .
3]
21
FUNZIONI INVERSE
quando s E g.(T),
-+
so~o
equi-
(i) g
una bijezione;
(ii) g ha sia un'jnversa sinistra
(iii) g ha un'jnversa bilatera.
In questo caso, due inverse quaisiasi (sinistra, destra 0 bilateral di g sonG ugua/i.
Quest'unica irrversa della g (indicala con g - l) e bijett.iva e si ha:
(g - I)-1 = g.
(10)
In
f~f' ls ~f'
(g h)
(f . g) h
IT h
h,
22
[Cap. I
~w_~.
(\\ )
ESERCIZI
3. Dimostrare che la composta di due suriezioni e una suriezione e che la composta di due iniezioni e una iniezione.
4. Se la f e una bijezione e la f o g e definita, dimostrare che la g e una iniezione se e solo se 10 e la f K ed e una suriezione se e solo se 10 e la f g.
4J
23
COPPlE ORDINATE
6. Se la f e inietliva e se sia la I
l g = / og' ". g = g'.
4. Coppie ordinate
Si passono trattare Ie funzioni in due variabili in termini di coppie ordinate. La coppia ordina ta, c he consiste di due elementi s e 1 in quest o ordine,
verra indicata con (s, r). Definiremo l'uguagJianza di due coppie ordinate
mediante la regola :
(s, t ) = (s', t' )
<:>
s = s'
t = f'.
s x .T
= {(s, t) ls E
s,
T).
(12)
24
[Cap.
S ....--'P,"--- S
---"'--~.
"1
1,
e commutativo.
(5i disegni il diagramma). Per Ie funzioni ideJltita esiste una facile regola:
IsxIT=ls xT :SXT-SxT.
(14)
F:Sx T _ W
suI prodotto cattesiano S x T verso I'insieme W. Tale funzione assegna ad
ogoi coppia ordinata (s, I) E S x T un valore F(s, I) E W.
5e X ed Y sono due insiemi qualsiasi , si chiama relazione binarja su X
verso Y un sottoinsieme R e X x Y (oppure una relazione fra Xed V).
AUora (x, y) E R viene 5critto abitualmente xRye viene letto x sta nella relazione R con Y, come, per esempio, in x ;;i; y )~ per numeri, ~)Vvero in
x divide y per gli interi x ed y. Cosi, per esempio, t'i nclusione di insiemi
Sc T e una relazione binaria suU' insieme potenza P(U) verso se stesso. La
relazione di uguagliallza J = Ix su un insieme qualsiasi X verso se stesso e
dato da xJy se e solo se e x = y.
L'inversa di una relazione Rc X x Ye la relazione R - c Y x X de
finita dalla yR- x se e solo se si ha xRy. Se R e una relazione su X verso Y,
la sua inversa e una relazione su Y verso X e si ha (R~)- = R.
4]
25
COPPlE ORDINATE
x(R S)z
<:>
per un certo y
Y si ha xRy ed ySz.
-l>
R il suo
generale. Se la J: X -+
Ye
e il
soUoinsieme
(x,ft)
L _ _ _ _ _ _.:.x_ _ _--'. X
FiGURA 1.1
Rijfessiva :
Simmelrjea:
Transitiva:
Z 10
X.
Per esempio, sia X un insieme i cui elementi x, y, z siano pure insiemi, mentre
( xRy significhi csiste una bijezione sul\'insieme x verso l'insieme y.
26
[Cap.
ESERCIZI
1. Dimostrare la (13) e la ( 14).
2. (a) Determinare Quali delle Ire proprietil riflessiva. {( simmetrica e
transi ti va possono essere applicate a ciascuna delle relazioni seguenti sull'insieme Z degl; interi:
m divide n )' ,
m ;:l! n ,
m< n.
m'l + m _ n2 +n.
(b) Fare la stessa cosa per ciascuna delle seguenti relazion; sul1 'insieme
R dei numeri reali:
x- y
e un
multiplo di 211:,
x2 + yl = 1.
.5_ Sia R una relazione binaria qualsiasi su un insieme X verso se stesso. Deserivere la minima relazione transitiva T su X con R e T. (Quesla relazione si chiama
aneeslrale di R . Perehe?)
7. Se la eomposta R S
e definita,
della eom posta nel senso seguenle (si nOli I'inversione deU'ordine): X ~ y.!,. Z
da G(~ ~ f) = G(f) G(g).
9. Sia R una relazionc su X verso X . Dimostrare che R e riftessiva se e solo se
R => Ix; simmetrica se e solo sc R - e Re Iransitiva se e solo se R R c: R.
0
5]
27
5. Insiemi di fuozioni
Si usera ripetutamente I'insieme di tutte Ie
X e codominio dato S.
(15)
Per esempio, si prenda per X I'insieme 1 = {I} it cui unico elemento e il numero I . Una funzione I: 1 -+ S e aIlora completamente determinata dal valo re 1(1) E Se clascun eiemento s di S determina una funzione siffatta. In
altre parole, it porre If-+- 1(1) dA una bijezione
b:S1;S,
b(f)
~ J(1).
(16)
J,(x)
~ 1,
= 0,
sexeS,
se x!f:S.
(17)
(0, i)'.
T)X~
SX X TX.
(18)
28
[Cap. I
..
= !(~.
( 19)
Dimostraziooe: Per dimostrare che il porre II-+- F c una suriezione, si
prenda una qualsiasi F E (sx)Y. Cos! e F: Y -+ SX, per cui ciasenn y E Y
da F(y) : X -+ S e ciaseun x X da IF(y)](x) E S. Percio resta definita una
funzione I: X x Y -+ S mediante la I(x, y) = [F(}')}(x) e la II-+- F.
Per dimostrare poi che la /1-+- F e una in iezione, 5i supponga che si
abbia sia II-+- F che pI-+- F. AHara per tutti gli x X e tutti gli Y E Y si ha
5]
29
JNSIEMJ OJ FUNZIONI
sizione [1-+ [pub esserc illust rata d:11 diagrammn commutativo che segue:
x~x
f ...... Tof
Il " .. 1
5'''-
77.
~ .(
5 ----;--' T
(20)
X
g.
,1
go~<t-i
8ES
1.
'
$X
It sy.
(21)
in cui
T~(g) = T . g . ~,
x-4. y-4.S4T.
ESERCIZI
1. Se con 2
~i
X S.
elK
T '
= tX
f!
eX
tutti gli X.
t'
{ l }~r
ed AIX?
7. DimoslTare che e
= Tf . T" = TK S'.
8. Rimangono valide Ie formu le (18) e (19) se si sostituiscono gli insiemi S,
X, ... , con Ie funzioni T, f, . . . ?
,.I.
30
[Cap.
6, Operazioni bioarie
111
+n
+:ZxZ_Z.
:ZxZ -+ Z
n: P(U) X
P(U) ~ P(U),
u:X -+ X,
b: X x X -+- X,
r:X x X x X -+ X,
quand o e x D y =y O x;
quando e x D (y D z) =(x D y) O z;
x O u= x =
Ii
Ox.
7]
31
INSIEMI QUOZIENTE
(Sn T)'
Nel Capitolo
xrv
S 'u T' ,
r' ,
(S')' = S.
(23)
ESERC IZI
1. Si supponga.che un'opcrazione binaria 0 su un insieme X abbia una unita
e soddisfi all'identitA x 0 (y 0 z) = (x 0 z) 0 y. Dimostrare ehe la 0 e associati va e eommulaliva.
2. La differenza simmetrica S fr. T di due sottoinsiemi S, T <: U
e associativa
e la
n.
e commutativa e ehe la
e distributiva rispello
2(m
+ n),
- m -n.
associativa?
7. Insiemi quoziente
, ./
32
[Cap. I
A questa punta e utile parlare della direziorie di una retta I, con l'iotenzione che due reUe dovrebbero avere la stessa direzione solo se sana paralIde; in simbol i:
kill
..;>
(24)
E,x
<>
Iz =Ix,
per x, z E X. Allora la E, risulta riflessiva (jx = Ix), sirnmetrica (fz = Ix ==- Ix = Iz) e transit iva (lz = Ix e Ix' = Iy =- Iz = Iy). Percio E, e una relazione di equivalenza su X. chiarnata nue/eo di equivo/enza della funzione f
Desideriamo dirnostrare che ogni relazione di equivalenza E su un insierne X e i1 nucleo di equivalenza di una certa funzione. Data la E. definiamo,
in primo luogo e/ruse di equivalenza rispetto alia E di un elemento qualsiasi
x E X I 'insieme:
PBX = {Yly E X e yEx}
di tutti quegli elementi y di X che stanno nella relazione E con x. Un sottoinsieme qualsiasi C di X che abbia la forma C = PBX per un certo x, verra
cruamato e/ruse d'equiva/enza per E (ovvero E-e/asse per brevitil.). L 'insieme
di tutte Ie E-classi possibili verra indicato con
X /E = {CIC c X e C = PllX per un certo x E X}
e una
e una
7]
33
INSIEMI QUOZIENTE
= PBZ,
Questo corollario significa che possiamo descrivere la funzione PH : X -come la funzione che assegna a ciascun X I'unica E-c1asse C can X E C.
-+ X IE
34
[Cap. I
xEy~Jx~Jy}.
(25)
Allora PB E F{X/E) ed una quaIsiasi f r:= FE(S) si fattor izza in unlco modo
tramite la PE
Dimostrazione: Poich6 la yEx impliea la Iy = lx, la funzione J porta
tutti gli elementi y di una elasse di equivalenza PEX in un unico e1emento s
di S. II porre pex'r-+- s e quindi una funzione g ; X IE -+ S con g ps = J.
Questa e chiaramente I 'unica funzione siffatta, come era richiesto.
Sovente questa dimostrazione viene data in questa forma: per ipotesi. la
funzione I e costante su ciascuna classe di equivaleoza, per cui pua venire
considerata come una funzione g definita su queste c1assi di equivalenza.
CoroUario 1. Si puo scrivere una lunzione qualsiasi I; X -+ S come lunzione composta. I = g p,
X~XI E,..~S
e una
g(pz) = g(px). Cia signifiea Jz = lx, da cui z(E,)x e. quindi, pz = px. Percia
la g
in
I:
. .
X-+XIE-+ lm/-+S,
(26)
7J
35
INSIEMI QUOZIENTE
e una bijezione ed j
inserisce
-
b : XI'" 1m!
ESERCIZI
1. Si definisca una relazione binaria S per )'insieme T di tutti i triangoli I del
piano mediante la lSI' se e solo se t e t' sono simili. Dimostrare in modo inrormale
che l'insieme quoziente TjS puo venire considerato ['insieme di tutte Ie rorme
possibili di tria~go li .
2. Nella geometria piana, doe sernirette R ed S, oseenti dallo stesso punto,
rormano I'angolo da R ad S. L'angolo da R ad S e l'angolo da R' ad S' sono
uguali se -hanno la stessa misura (per esempio, in gradi calcolati in senso antiorario). Se X e l'insieme di tune Ie coppie (R, S) di semirette di tale tipo, deserivere
un insieme quoziente X jE i cui elementi siano gli angoli come Ii abbiamo definiti
or ora.
l. Per i punti (x, y) del piano coordinato reale R2, 5i convenga che (x, y)E(x', y')
5ignifichi che x - x ' ed y - y' sono entrambi numeri interi. Dimostrare che E e
una relazione di eQuivalenza e che l'insieme Quoziente R2jE PUD essere descritto
come l'insieme dei punti su un toro.
4. Si definisca una relazione D sui punti p, q della ciroonrerenza unitaria SI
richiedendo che si abbia pDq se e solo se p e q coincidono 0 sono diametralmente
opposti. Dimostrare che De una reJazione di eQuivalenza e descrivere ['insierne QUoziente Sl i D (10 5i chiama retta proiettiva I~.
il
~/D
= {I, 2, 3},
z eC
<>
yEz.
1r
= X /E per un'unica
36
{Cap. I
8. Elementi univenali
L' organizzazione dell'Algebra utilizza sistematicamente J'idea di elemento universale )) che verra descritta in questa paragrafo e nel successivo.
II lettore dovrebbe studiare questi due paragrafi a fondo ora ed aoche pill
tardi, per esempio in re1azione aile proprieti dei polinomi nel Capitola IV.
Molte costruzioni della teoria degli insiemi forniscono nuovi insiemi a
partire da insiemi dati e, contemporanea!Uente, nuove funzioRi a partife da
funzioni date. eerte costruzioni di questa tipo sono note come runlori .
Un un/ore !T su insiemi verso insiemi e una re ola che asse na ad 0 ni
insieme Sun insieme ' S e ad 0 ni funzione : S -7 Tuna unzlOne
: (S) -7 .F(n, purche ta i POSIZIOnl so IS no a
entram e e con 1zionl:
(27)
6,S;JIa
~lf
T
'iR )
~ 'iT).
1""
Tnfatti Ie condizioni (27) dicono che il funtore !F deve portare ciaseun diagramma commutativo quale e quello a sinistra in un diagramma commutativo
(precisamenle in quello di destra).
Abbiamo a pe rtata di mane parecchi esempi di funtori . Uno e i1 funtore
insieme olenza, fJ', che asse a a ciaseun insieme S I'insieme ~(S)
tuut
a unzlOne ~
I SUOI sottomslerru ea clascuna unZlone : -+che acta ciascun sottoinsieme XeS nel soUoinsleme sua irnma ne X c T.
s sla a unZlOne I entll per lfisleme S, Clascuna
e caso In CUI a
f.X eX, cosicche laf. e la funzione identita per I'insieme potenza fJI(S).
Se laf og e definita, aHora si ha (f og). = f. og come nella (8); a parole,
la f-immagioe della g-immagine di un sottoinsieme X e la (f . g)-immagine.
Dunque !P, qua1e e stato deseritto, e un funtore .
Se X e un insieme fisso, esiste un fun tore prodolto cartesiano per X.
uesto fUnloce Mse na a ciascun insieme S I'insieme X X Sea ciascuna funZlQne :S -7 Tla funzione Ix x
X
-7
X
OIC
Sl ha Ix x
X Is - Ixxse 1 X (f g) - (l x f) 0 (1 X g), come nelle (13) e (14), resta
cos! definito un funtore:
4i
SI-+ X X S.
/1-+
Ix x f
8]
37
ELEMENT! UNIVERSALJ
Go(S)
:!F(l)s E Go(T).
(28)
(29)
38
[Cap. I
uE
~(R )
"S T
"
, E <l(S).
"
: IIIhJ
(I II:
X ~ S e xEy ;mp!;ca
Ix ~ /Y).
e un
8]
39
ELEMENTI UNIVERSAL!
E t( R), ciascuno
h)u.
Ma f' e un funt ore, per cui f'( J R) e l'identitA; ne segue che u e pure f'(l R)U.
Cosi vi sono due fUnzioni, I H. e I h : R -+ R, che portano u in u. Ma I'es
sere u universa le significa che esiste una sola fun zione di tale tipo; ne segue
che e J R = I h. In modo analogo, I'essere u' universale dA 1H.' = h f
Cos! la h ha un 'inversa bilatera I; ne segue che e una bijezione h : R -+ R '
come era richiesto.
. Questa importante teorema afferma che un elemento universale qua lsiasi
per un fUntore vale quanto un altro. Per esempio, per discutere la {( direzione
deUe rette nel piano, come all'inizio del 7, sia L !"insierne di tuCle Ie reUe
nel piano, g: il funtore can 9"(S) = SL e f' iI sottofun tore descritto (come
nella Proposizione 7) per mezzo della:
E ~"(S)
40
[Cap. [
Un elemento universale per questo funtore e percio una funzione un iversale di periodo 27f. Per esempio, la proiezione PE : R -+ RI E verso I'insieme quoziente e una funzione universale di questa tipo. Esistono alt ri esempi
fa miliari d i elementi universali per 10 stesso funtore . Per esempio, sia SI
la circonferenza di raggio I e sia w : R -+ SI una fu nzione che avvolga
la retta rea le R in modo uniforme attomo a questa eireonferenza. Si pub
scrivere una funzione qualsiasi f di periodo :bt come funzione composta
. f = g w per un'unica funzione g : Sl -+ S; eio dice che la funzione avvolgente w e anch'essa una funzione un iversale di periodo hr. Del resto, sia
J l'intervallo {yly E Re 0 ~ y < 27f}; la funzi one t : R -+ J che assegna a
ciaseun numero reale x quell 'y nell 'intervallo J con x - y multiplo .di 27f
e anch'essa univer5ale per Ie funzioni di periodo 2'T. Percib in tale caso vi
SO DO (almeno!) tre elementi universali diversi PH : R -+ RIE, W : R -+IS1 C
t : R -+ J per 10 stesso funtore !FE; essi sono clementi di !F E(R) per tre
insiemi diversi R = RI E, SI 0 J (e, per il teorema di unicita , esistono Ie bijezioni R/E';;; Sl;;;;: J ).
L'insieme quoziente XIE e soltanto uno dei tanti modi per costruire una
funzione P : X -+ XIE che sia universale. Posto in modo diverso, iI fatto che
si pub considerare un insieme quoziente X IE come una partizione di X no n
ha importanza; tullo quello che conta e l' universalita della proiezione X -+
-+ XI E.
Per fare un altro esempio di elementi universali, costruiamo dei ( coprodotti . In primo luogo il fun tare. Gli insiemi dati Xed Y determinano i
funtori esponenziali (_)X e (~)Y. II lora prodotto determinera un nuovo
funtore @'. In modo esplicito, per ogni insieme S, si ponga;
8J
41
ELEMENTl UNIVERSAU
WiT) : ~(S) =
T :
SX
S -+
1~
(T /, T
g) de-
x s y -+ t(T) = TX x TY ,
x4s../..:.-y.
Teorema 10. Se X e Y sonG dati, iI fumore "!J
elemento universalC'.
(_ )X x (-)Y ha un
X --+ D -+--- Y.
(30)
{i. X) V (J. Y) = D.
nel quale la prima riga in alto e un 'unione disgiunla. Sono date Ie fun zioni
rappresentate daJle quattro frecce a tratto continuo; si afferma ehe esiste un
solo modo per completare la freccia punteggiata con una funzione T in modo
42
[Cap. [
tale che si abbia T ' i = f e T ' j = g, vale a dire ;,t' modo che entrambi i
diagrammi triangolari siano commutativi.
In una uniane disgiunta. chiameremo rinsieme D del diagramma un .
coprodotto di Xed Y. Non e unico; infatti nella precedente costruzione delI'unione disgiunta, avremmo potuto usare una~ copia diversa di Y in modo
da ottencre una uniane di'sgiunta differentc il : X -+ DI e jl : Y -+ DI . Per
il teorema dell'unicita degli elementi universali, esisle tuttavia una bijezione
b : D ;;;:; Dl con b i = iL e b j = jt , come nel diagramma commutativo
ESERCIZI
/ 'Costruire un funlore 9' per il quale /F(S) sia I'insierne di lulte Ie relazioni
binarie R su S verso S e sia /F(f) = (f .x f) . DimOSlrare che resta definito un
sollofuntore / se si prende per ciascun C(S) I 'insieme di tulte Ie relazioni simmetriche
R, rna che l'insieme H(S) di tulte Ie relazioni transilive R su S non dol un sottofuntore di 9'.
I
2. Se < ed /F sono funlori dati su insiemi verso insiemi, dimostrare che Ie
equazioni
(, $'Ks)
'($'(S),
(, . $')(f)
'($'(f)
(a) Dimostrare ehe <(S) - S x S e C(f) = f x f definiscono un funtore. (II fUnlore quadralo eartesiano ).
.
- (b) Per 2 = {I, 2}, dimoslrare ehe (I, 2) e 2 X 2 e lin e1emento:universale
per il funlore C.
(e) Per T - {a, I}, dimostrare che (I. 0) E TxT e un elemento universale
per C ed esibire la bijezione b : 2 ;:;: T dala dalla .unicitil degli elementi universali.
(d) Per 3 = {I, 2, 3}, dimostrare ehe (1, 2) E 3_x .3 non e e1emento universale per r.
(e) Per 1 = {I}, dimostrare che (I, I) E 1 x 1 non e universale per /,
YOimostrare che I'idenlita Ix e un elemento
ziale (~)x.
.
9J
43
DUALITA.
~ x. Ye U sono insiemi dati, costruire un c1emenfo universa1c per iI funtore ' con 'D(S) = sx X Sl' X SU , .
7Dimostrare che il funtoTe insieme potenza non ha un elemento universale.
8, Si fissino gli insiemi X ed Ye si premia il funtore " con '8(S) = (sx)Y
e '8(T) = (TX)Y. Sia U: Y __ (X x Y)x la funzione particolare con [U(y)](x) =
= (x, y).
(a) Dimostrare che U E' '(X X Y)
universale per '8.
proprio quella
10. Descrivere una unione disgiunta per i tre insiemi X, , Y e Z e dimostrare che
e un elemento universale per 'i1 funtore <: con Cd(S) = sx X Sl' X SZ.
It. Per ciascuna cop pia di insiemi X e Y, scegliere un insiemc coprodotto X 0 Y.
Per Ie funzioni f: X __ X ' e g : Y_ y ' definire f IJ K in modo che il coprodotto
divenga un funtore V (di due variabili).
12. Dimostrare che i! c;oprodotto dell'Esercizio 11
nel sensa che esistono Ie bijezioni :
X oY ;; Y OX, '
econunutativo ed associativo.
(X . o Y) oZ ;;;: x
O(Y OZ).
9. Dualita
Un diagramma, parlando in modo informale, consiste di vertici P. q,
unitamente a frC"e da un vert ice ad un altro. con ogni vertice p contrasse'gnato da un insieme SI' e ciascuna froccia p ~ q contrassegnata da una funzione f su S1' .... erso Sq. Un cammino in un diagrarnma e una sequenza
di frecce quale 1a p ~ q4 r-~-H ciascun cammino determina la funzione
composta corrispondente h g . da
SI. Infine
per mezzo
un
freece.
un
j[ concetto
definito dal diagramma duale vern't chiamato (in modo
~ duale . Per esempio . iI duale di un diagramma prodolto S_ S X T ~ T
e j[ diagramma coprodotto X _ X tI Y __ Y or ora diseusso. Ancora. X
e il dominio della funzione/ significa che ( X e dalla parte della coda della
frecci a / , Poiche I'invertire Ie frecce scambia la punta con la coda, i1 con-
44
[Cap. I
eetto duale non e altro che X e dalla parte della punta della freccia In,
il che sign ifica che X e iJ codominio della funzione f In tali casi. una volta
data un nome ad un concetto, il conceUo duale puo ricevere 10 stesso nome
col prefisso co . Ma, atlenzione, nessuna regola di terminologia e assoluta:
la ha un 'inversa sinistra e duale di la f ha un'inversa destra .
freece.
~( I s) = I ~(S)
W(g ' f)
(WI) , (Wg),
(31)
v.
Si noti che
re
oE i!(R)
'I I ian
S
,E i!(S);
17
9]
45
DUALlTA
1>+ (Wllv
R'" W(S),
SX X TX
~(h)
S" X po
ESERCIZI
1. Se ~ e !!iJ sono entrambi funtori contravarianti, dimostrare che il lora
eomposto, definito in modo opportuna, e un funtore (covariante).
2. Dimostrare che lA
controvariantc AC -).
e un
3. (a) Dimostrare che {I} .9({O, I}) e un elernento universale per il funtore
conlrovariante insieme potenza.9. (SuggerimentQ: Si ricordi che ogni[; X _ {Ot I}
e funzione caratterislica di un certo SeX.)
(b) Dimostrare che {2} 9I'({I, 2}) e pure un elemenlo universale per il
funtore conlrovariante insieme potenza.
4. (a) Dati gli insiemi S, Ted U, c~~rujre un clemento universale per il funtore controvariante <If con ~(X) = sx x TX x UX e <If(h) >= SA X P X UA.
(b) Utilizzare I'uniciui dell'elemento universale per dedurre Ie bi.]ezioni
S x (T x U):;;;: (S x 1) x U e S x T ;; T x S .
5. Dimostrare il teorema di rappresentazione controvarianle.
6. Enunciare e dimostrare I'unicita dell'elemento universale (se c'e) per un
funtore controvariante.
7. Enunciare e dimostrare la proposizione analoga alia 7 per i soltofunlori di
un fUnlore controvariante.
CAPITOLO II
Gli interi
II nostro studio delle strutture algebriche iniziera con i gruppi (Capitola III) e con gJi anelli (Capitola IV). I gruppi piil fondamentali sono il
gruppo additivo Z degli interi ed il gruppo Z" , a queUo collegato, degli interi modulo n; I'anella piil fondamentale e I'anello Z degli interi; in questa
capitola studieremo queste strutture.
II punto di partenza e I'insieme N di tutti i numeri naturali 0, 1, 2, ...
Quale viene descritto dai postulati di Peano ( I). Questi postulati consistono
essenzialmente nel dare ( II) una proprieta basilare universale de1ia funzione successore 11 H n
I su N verso N._Le proprieta familiari dell'anello
Z verranno dedoUe sistematicamente (nei 2-4) dai postuiati di Peano,
mentte Z" vern\ castruita nel 5. Entrambe Ic eostruzioni, quella di Z da
N e quella di
da Z, illustrano il eoneetto fondamentale di II morfismo
( 7) ehe e essenziale per tutti i eapitoli successivi. Questo co"neetto viene pure
applieato a insiemi parzialmente ordinati. a retieoli ( 8) e a mon"oidi ( 9).
Da ultimo si eostruiranno clementi universali per eerte categorie ; queste
permetteranno la formulazione delle proprietA universali dei sistemi basilari N c ' Z.
z..
1. I numen naturali
Intuitivamente, I'insiemc N = {O, I, 2, ... } di tutti i numeri natural!' PUQ
venire descrilto nel modo seguente : N contiene un I( primo numero 0;
vi e una lunzione' successot'e (J : N--+N iIIustrata dallo schema
o~ I :....2~3~4H- ...
E N,
nE U
l1(n)
U,
I]
47
J HUMERI NATIJRAU
terminologia, i
enunciano cos1: )'insieme N dei numeri
naturali ha un'operazione unaria (/ ed una operazione nullaria ( sceglieTe 0
tali che
n = m; (ii) an
e mai zero;
1
venire dedotte da questi
e della moltiplicazione.
I.
f,~;v;;,;jioi;t-~!f."<i~'fu~,iino dell'iterazione di qualsiasi operazione unaria f Ciascuna di tali operazioni /: X -+ X ha Ie iterazioni P = I f, JS = 11 J, e cosi via, con f1 = I e per l O la idcntita
I : X -+ X. Per n > I, la n-esima iterazioM eIn = I ... . J, funzione composta di n fattari f Invece di indicare questi n fattori con gli usuali Ire puntini,
possiamo scrivere In+l = I jn. Questa scrittura suggerisce la seguenle descrizione della n-esima iterazione in termini della funzione successore (/:
/0 =
lx,
(I)
(2)
(3)
48
[Cap. II
GLI INTER1
ProposizioDe 2.
I:
(1 m )" =
= (/11)'''.
diventa 1a (f f")m
piela l'induzione.
ESERCJZI
1. Utilizzando il falto che una composta di iniezioni e una InJeZIOne, dimostrare per induzione che I'essere f: X -I> X iniettiva implica che Ja In sia iniettiva
per tuni gli n e N.
1. DimOSlrare che \'essere la f:
tiva per tuni gli n E N.
-I>
49
2) ADDlZlONE E MOLTiPLICAZIONE
(a) 1
(b)
(e)
11.
si ha s = t.
(b) Data [e Xx, dimostrare che la funz ione E: N -+ XX con (n) -=
[~
2. Addizione e moltiplicazione
La somma ed il prodotto dei numeri naturali m ed n sono definiti d alle
m
+n =
mn
qft{m) ,
(a"')" (0) .
(4)
+ em =
o'(m
+ n) .
(5)
.[.(2)
4,
50
GLI INTER!
[Cap. II
Teorema 3. L'addizione e uno o~razione binaria commulotivQ ed associativQ su N con 0 come eiemenfo unild. Ssa ha Ie proprieliz di cancellazione :
k+n = m + n~k = m.
m+n = O<>m = n = O.
(6)
per tutti i k. m, n
N,
sf ha:
(7)
.I'lla = /m f
Dfn
Questa e 1a (7), per tutti gli m, con n sostituito da !Tn; J'induzione e cosi completa.
Successivamente, con una induzione su n, 5i dimastra che e !P'(O) = n.
Per dimostcare che J'addizione e conunutativa, si usino la definizione
di + e la (2) per ottenere:
m
+ n ~ <7"(m) ~ <7"(""'(0
= O""(n) = n
+m.
+. la
conunu-
+m .
(8)
2]
51
ADDIZIONE B MOLTTPLICAZIONE
I"+-,
ESERCIZI
1.
'I' :
N -+ N , diversa dalla
(1,
che soddisfi
ai postulati di Peano.
allora
e Tfl =
(P.)" (I).
(a) DimoslIare ehe m- puo venire definito in modo ricorsivo mediante Ie m" = I, m"", = m(mtl).
(b) Dimoslrare che e k"'''- ",
= (km)-, per tutti i k, m, n E N.
k"'k~,
6. Dedurre la prima legge di canceJlazione ' della addizione dal risultato dell'fuercizio 1.1.
52
GLI INTIIRI
(Cap.
3. Disuguaglianze
Si puo definire 1a relazione binaria usuale m < n, che afJerma che iI
Dumero naturale m e minore del Dumero naturale n, in termini delJ'addizione
dei numeri naturali :
m< n
<:>
n> m
+ x.
(10)
e unico).
Come
COD
k < m
m<n=>k<n.
m< n,
m = n,
~ono
+ y) =
m > n.
3)
S3
D1SUGUAGLlANZB
implicano
implicano
e
e
m+k< n+k;
km< kn.
Corollario.
k>O
. km ='kn
implicano
n.
V::;.
X ;:;;.
n.
Per n = 0 questa proprieta e immediata. Si faccia I'ipotesi induttiva che I'implicazion ... valga per un certo n. Allora non si pub avere n E V, perche, se
cosf fosse, n sarebbe un' primo elemen~o di V. Percio n If: V, cosicche, per ogni
x E V si ha x> n; cioe x ~ un. Questo e I'enunciato da dimostrare can n
sostituito da un; pcrtanto questo completa la dimostrazione induttiva di
quell'enunciato.
.
Ora V non i: vuolo, cosieoche vi' e un certo elemento k E V: L'enunciato
dimostrato vale per n = k + I, iI che' da k i1:; k + I, doe una contraddizione.
La proposizione e cos! dimostrata.
Questa proPosizione fornisce un mod~ alternativo per costruire dimostrazioni per induzione. Ecco una apolicazione di questo metoda per induzione.
Corollario.
Questo fatto sembra ovvio 'irituitivam~nte, rna noi desideriamo dimostrarlo a partire dai postulati di Peaf\o. Si supponga, allora, al contrario, che
esistano numeri naturali k can 0 < k < 1. L'insieme V di tutli questi numeri
non sarebbe quindi Vlloto, cosicche, per la proposizione, conterrebbc un
primo'elemento I con 0 < 1< I. Si moltiQlichino entrambi i membri di questa
disuguailianza. ~r il numero positivo
per la isotonia (Proposizione 6)
si avrc.bbe .0 < I t. < f. Quindi la sarebbe un altro numero deUa c1asse V,
minore defl'elemerito I di V, supposto, per ipotesi. minimo in V. Questa can
traddizione stabilisce il corollario,
i;
54
GLI JNTERI
[Cap. II
,
Questa affcrmazione [oroisee it seguente secondo principio di induzione matematica .
Teorema 8.
aI/ora
eU=
=:>
m E U,
N.
= {m]m ENe
I ~ m ~ n}.
(II)
4]
QU
55
INTERI
+ I.
4. Gli iDteri
Questa paragrafo rnostrera come si possa costruire esplicitamente l'insieme Z di tutti gli interi can Ie usuali operazioni binade di addizione e rnoltiplicazione a partire dall'insieme N dei numed naturali. Da questa costruzione si deriveraono Ie proprietA familiari deU'addizione e della moltiplicazione in Z da queUe di N.
In N la sottrazione non e sempre possibile, cioe non c delto che uo'equa~
zione del tipo m
x = n, con m ed n dati in N debba avere una soluzione
x in N. Per rendere sempre possibile la sottrazione, amplieremo N in Z.
In modo informale, Z dovrs. essere l'insieme:
z=
56
[Cap. II
GLi INTERI
(m, n)
+ (m',
n'l =
+
(m + m' , n + n'l,
m, m' , n, n"eN.
(12)
Con questa definizione, l'addizione in N X N risulta cornmutativa, associativa e con la coppia (0, 0) come elemento unita. Si definisca poi la funzione
differenza f: N X N -+ Z per tutti gli m, n, k E N can Ie regale:
fern, m + k)
fen
-k,
+ k,
n)
k.
Queste defini scono f(m, n) per tutte Ie coppie (m, n) perche la legge di tricotomia per I'ordine di N afferma che oem < n (e quindi n = m + k per
un certo k> 0) ovvero e m = n oppure em> n (e quindi e n + k = m
per un certo k > 0). Si puo rappresentare la funzionef come e stato fatto nella
figura JI.l. Le coppie u = (m, n) E N x N son o i punti can coordinate intere nel
primo quadrante del piano (x, y), mentre la funziQPe f proietta tutti i punti di
ciascuna retta x - y = a, inclinata di 450 sull'asse x, nel' valore a E Z. Le coppie della forma (m , m) verranno chiamate Ie coppie diagonali d. Si osservi che, per qualsiasi coppia u E N x N e per qualsiasi coppia diagonale d, si ha
feu
+ d) ~ feu).
(13)
-2
/
-1
NXN
(0, 1)
~--~~~~--~~~~--------t. %
(0,0)
(1,0)
(2, 0)
(3,0)
(4, 0)
l"'"/__~/
__~/~,/~~/_______ z
0-
FIGUR ...
II.!
gf(u)
+ d~ u.
(14)
4J
GLI
INTUI
57
Infatti, se e u = (m, m + k), aHora e gJ(u) = CO, k); si prenda in questo caso
per d la coppia (m, m). Analogamente, se e u ;", (n + k, n), si prenda d =
= (n, n).
Lemma.
+ v),
u,v E N x N.
(15)
+ (b,
O)J ~ f(a
+ b,
0) ~ a
+ b;
questa nuova somma coincide con quel!a data in N. Fer dimostrare che questa
somma soddisfa alia ( 15), si scriva u = gf(u) + d e 'I = g/(v) + d t mediante
la (14); allora si ha:
feu) "'f(v) ~f[gl(u) + gl(v)],
~ ![gf(u) + d + gf(v)
~f(u + v)
+ d'J,
+ (0,
q)] ~ f(O, p
+ q) ~ -{p + q).
b fI!J a.
Si dimostrano in modo analogo la legge associativa ed il [aHo che 0 e elemento unitA per I'addizione in Z.
Per dimostrare che la sottrazione e possibile in Z, si scriva a E Z nella
('I, m) =
forma a = I(m , n) c si ponga at = I(n, m). Siccome (m, 'I)
== (m + n, n + m) = d e una coppia diagonaie. si ha
+ (n,
rn)] ~ fed) ~
o.
58
(17)
Un semplice calcolo rnostra che questa operazione e commutativa cd associativa, con (I, 0) come elemento unita e che e distributiva rispetto all'addizione delle cappie definita piu sopra con la (12). Per esempio, per dimostrare
la legge distributiva, si usino Ie definizioni e si esegua iI seguente calcolo:
(r, s)[(m, n)
+ (m',
+
+
n')] ~ (r(m
m')
s(n
n' ), r(n
n' ) s(m
m'
= (rm + rm' + sn
sn' , r1'I + rn' + sm + sm').
~ fga)(gb.
(18)
(fu)(fo,
u,veNxN,
(19)
4]
59 .
GLI INTERI
a< b
.e>
+m=
b.
Seguono ora Ie solite proprieta di < ; esse verranno trattate piu dettagliatamente nel V.l.
...
Ora che abbiamo a disposizione Z :::> N con tutte Ie proprieta che ci
aspettavamo, non occorre piti. fare rife rimento alia funzione diff"erenza
/: N x N _ Z 0 alia sua inversa destra g, quali sono sta le usate nella costruzione. Questa funzione f e una suriezione; se E indica il suo nueleo di
equivalenza ( 1.7) e p : N X N _(N x N) / E e la proiezione sull'insieme
quoziente corrispo ndente, il teorema 1.6 aff"erma che esiste una bijezione
h : (N X N)/E -;;;:; Z con h p = / come nel diagramma commutativo sotl ostante.
N X N ~ (N X N) / E
~lh
Z
Quindi si sarebbe potuto costruire Z come insieme quoziente (N x N)/ E;
Ie condizioni sulla somma ffi e sui prodotto. satebbero allora:
p(u
+ 0) ~ (pu)
.. (PO),
p(uv)
(pu) , (PO).
ESERCIZI
1. Complelare la dimoslrazione della (9).
60
(iLl fNTERt
[Cap_
(20)
di tutti i multipli di un numero fisso n. Questa insieme non contiene evidentemente nulla fra 0 ed n (si utilizzi il corollario della Proposizione 1). Ancota:
Lemma.
+ r,
o~
r < n;
(21)
+m =
5]
61
'0"
1
2
3
4
0
0
1
2
3
4
1
2
3
4
0
2
3
4
0
1
3
4
0
1
2
4
0
1
2
3
0
0
0
0
0
0 0
I 2
2 4
3 1
4 3
2
3
3 4
0
3
1
4
2
0
4
3
2
1
(22)
(23)
per tutti ike tutti gli m interi. Questa operaz;orte @ e commutativa, associa
tiva ed ha 10 D come elemento unita. Per ciascun r E Z .. esiste un r ' E Zw con
rEElr'=D.
Dimostrazione: Siano r cd s due resti modulo n, doe due interi tali che
si abbia er = r e es = s. AHora J'equazione (23) afferma che rEEls deve es-
62
GLI INTERI
[Cap. II
sere e(r + s). A parole, I'unica operazione ED possibile e questa: per sommare
due resti in Z .. SI prenda la lora somma ordinaria in Z. e quindi il resto di
questa modulo n.
.
Questa addizione soddisfa alia (23) per tutti ike tutti gli m. lnfatti k
ed m abbiano i resti , ed $, cosicche si abbiR k = , + qn ed m = s + q'n
con q e q' interi. Allora e k + m = r + s + (q + q')n. in modo che i1 resto
di k + m e e(k + m) = e(r + s) che, per definizione, e , ED s. Pertanto e
e(k
+ m) =
(ek) aHem)
= e(k + m) =
e(m
(D.
+ k) = (em)
.. (ek).
Questa mostra che due resti qualsiasi possono essere permntati fca loro in
c
Z ... Ma ogni elemento di Z .. e un resto, cosicche l'operazione ffi in
commutativa. Messa in altra forma: la e: Z -+ Z. e una suriezione;
z..
mostra
sl che la Ell sia associativa in
e che I'essere
10 elemento unitit per 1a
in Z, con e(O) = 0, rende 10 0 elemento unit!
per la ED. Per qualsiasi resto non nullo r, !,intero r + (n -r).ha resto zero,
cosicche si ha r ED (n - r) = O. Questa campleta la dimostrazione.
Ecco il risultato corrispondente per la moltiplicazione:
z..
Teorema 14.
chc sf abbia
0 (em)
in Z .. lale
(24)
per tutti g/i ;nler; k ed m. QueSIQ operozione if commutativa, associativa, distributiva rispetto aI/a ED e con 1 come elemenlO neulro.
Dimostrazione: Si prendano i resti r ed s L'ipotesi (24) mostra che it
\oro prodotto r 12> s deve essere e(rs). A parole: per moltiplicare due resti
in Z ... 5i prenda il lora prodotto in Z e quindi il suo resto modulo n.
Questa moltiplicazione soddisfa alia (24). Per due interi qualsiasi k =
= r + qn ed m = s + q'n. il resto di km = rs
(qs
rq' + qq')n e e(rs);
pertanto vale la (24). Siccome e e una surierione. identitd quali la Jegge diQ.E.D.
stributiva, valide in Z, sono ancora valide in
Questi ragionamenti mostrano che idemi/a, valide per I'addizione e la
moltiplicazione in Z, implicano Ie corrispondenti identita per l'add izione e
Essi non rnostrano che altre proprietA valide
la moltiplicazione nuove in
in Z si trasporti".o a Z .. ; per esempio. in Z si possono semplificare fattori
non Rulli, rna non necessariamente anche in Z ... Per esempio, e 2 =F 0 in
Z4, rna qui e 202=2 0 0 = 0.
fn questa costruzione delle strutture algebriche finite
e importante
il fatto che la (] : Z -+ Z,. sia una suriezione soddisfacente alia (23) ed alia
(24) per I'addizione e la moltiplicazione. mentre la scelta dei resti {O, I, ... ,
n - I} come elementi di Z .. e incidentalc. Pcr quel che importa, si sarebbe
potuto descrivere la struttura Z,. altrettanto bene come quoziente di Z rispetto ad una opportun a relazione di equivalenza, come mostreremo ora.
z.. ,
z.. .
z..,
5]
63
resti
(25)
(.1aterale.) _.di..k..
+ 0,
nZ -+ I, .... , nZ + (71 -I): la proiezione p: Z -+ Z /( = ,,) consiste nel pOTTe
k ~ nZ + k il che porta ogni k nel suo laterale.
Si conftonti P(k) con la e(k). Per I'algoritmo della divisione, e e(k) =
= e(m) se e solo se e k ~ m (mod n). Quindi, per l'universalita della p (Teorerna I.6), esiste un'unica funzione 0: Z /( == ..) -4- Z .. per la quale si ha
8 p = e, come nel seguente diagrarnma commutativo. e 8 e una bijezione.
0
Proposizione 15.
+k
+' e
x ' su Z /( = ,,)
(OD)
(26)
Z /( ~fI)'
Dimostrazione: Siccome 0 e una bijezione, si puo trasferire qualsiasi operazione su Z" ad un'opcrazione su Z /( ==fI) nel modo seguente: si
applichi la 0, Sl operi, si applichi la 0-1 In modo esplicito questo definisce
+' con la C +' D = 0-1(OC + OD); con questa definizione, vale la (26),
Q.D.E.
=
+ k) +' (nZ + m) -
nZ
+ (k + m).
+ keD =
(27)
z..
64
GLI INTER I
(Cap. II
z..
ESERCIZI
1. Costrui re Ie: lavole di a ddi zione e di moltiplicazione per Zs e dimaslrare
c he la moltipJicazione in Z. non soddisfa a lia legge di cancellazione.
2. Per ciascun
II
e rifles-
3. Dimostrare che Ie congruenze modulo II possono essere addizionate e molliplicate: 5e e a"" b (mod II) cd e C E d (mod II), a llora e pure :
e
ac = bd (mod /I),
a + e == b + d (mod II)
4. Se m
e un
e m~
E!
5. Ulilizzare " Esercizio 4 per dimostrare che nessun intero k "" 7 (mod 8)
puo venire espresso come somma di Ire quadrati.
e di-
7. (a) Se C e D sono due laterali di nZ , dimostrare che C + ' D quale e deseritto nella (27), e esattamente I'insierne di tulte Ie somme c d con c C e d e D.
Dedurne che la somma nena (21) e indipendente dal1a scella di k E Cedi m D.
(b) Dimostrare i Teoremi 13 e 14 dODO aver sostit uito i resti con i latera li.
(c) Dimostrare che nella moitiplicazione di laterali il prodolto CD di due
laterali conticne I'insierne {cdl c C e d ED}, rna che non coincide necessariarnente
can questa insieme.
8. Nella solita notazione decimalc si possono verificare J'addizione e la moltiplicazione di numeri grossi can la regola della prova del 9 ; si sostituisce ciascun
numero che deve essere sommato can la somma delle sue cifre, Sl sommano queste
e si confronta il risultato can la somma delle cifre della risposta oltenuta (nel confronlo 5i usi la somma del le ci frc: della somma delle eifre ... ). Spiegare percht questa
regola funziona.
9. OUenere una regola analoga sostiluendo 9 can II.
6: lnsiemi finiti
I nostri numeri naturali sono sta ti intcodotti come numeri ord inali ,
cioe come numerl presi nell 'ordine zero, primo, secondo, ... Vi e un altro
modo di accosla rsi ai nurneri in termini di numeri cardinali . Si dice che
due insiemi Xed Y hann a 10 stesso numeco cardinale se e solo se esiste un a
bijezione f: X ~ Y. Tn panicolare un in sierne Ye finito sc, per un certo
numero naturale n esiste una bijezione f: D ;;: Y, dove n e l'insieme tipico
D = {I , .. . , n} descriuo dalla (11); questa significa che gli elementi di Y
possono essere contati , elencandoli in un certo ord ine come valori 11 , .. .
. . ., In della funzione f. Un ins ieme infin ito e un insierne che non e fin ito.
6]
65
INSIEMI F1NlTI
Gli insiemi finit; hanno varie proprieta particolar; familiari che gli insiemi
infmiti non hanno: per esernpio, qualsiasi iniezione g : Y -+ Y c una suriezione
se Y e finito.
Tutte queste pro prieta seguono dai postulati di Peano come verdt dimostrato in questo paragrafo. r lettod disposti ad accettarle ccme ovvie
possono sallare questo paragrafo.
ProposizioDe 16.
Se
en<
I:
n -+ m.
,t
["
~
m
1= (1,2, .. ., k,
I)
./'--,.
}.
Qui t denota quella funzione I : m ---+ m che scambia k COil me che e I'identita
per quanto riguarda gli altri elementi; essa resta definita per qualsiasi argomento j E m dane
/(i) = k,
- m,
= i,
se i= m,
se i = k.
sei#mei#k.
Se capitasse k = m, questa funzione I sarebbe proprio l'identita su m. Altrimenti t scambia effettivamente k con m e viene chiamata scambjo di k con
m. In entrambi i ca~i si ha (I I)(k) = I(m) = k e (I IXm) = m, cosicche
1 t e I'identita. Quind.i 1a t e inversa di se stessa e, perlanlo, e una bijezione,
La composta g = 1 I: D + 1 - > m, come e mostrato dalla figura, e anche
essa una bijezione e, per di pili, si ha g(n + I) = m. Si restringa ora iI dominio della g a1 sottoinsieme n c: D + 1 ed il codominio della ga m - 1 =
= {I, . .. , m - I}; si definisca cioe la g' : n -+ m ~ 1 mediante la g'(i} =
= g(i} per ciascun JED, Questa funzione g' e una bijezione g' : D -+ m - 1
con n < m - I, il che contraddice all'ipotesi induttiva. Questa conlraddizione
completa 1a dimostrazione.
La funzione composta t f. usata in questa dimostrazione, PUQ venire
pure utilinata per dimostrare un risultato familiare, collegato a quello precedente.
Lemma.
66
GLI INTERI
[Cap.
II
e finito,
e frnito ,
una junzione h : X __ X
e suriettiva
X. La
funzione composta n~ X ~ X~D e allora iniettiva 0 suriettiva a seconda che h sia iniettiva 0 suriettiva. Basta quindi dimostrare il teorema nel
caso in cui X e I' insieme finito particolare n. Ma illenuna or ora dimostrato
afferma che ogni iniezione j: n -+ n e suriettiva. Viceversa, se h: D __ D
e suriettiva, deve avere (Teorema 1.1) un'inversa destra g. Ora la h g = I
implica che ]'inversa destra sia iniettiva e, pertanto (ancora per il lemma),
sia bijettiva. Allora la h g = I dA h = g_l: quindi la h e bijettiva come si
richiedeva.
Un principio familiare del contare afferma che I'addizione e la moltiplicazione dei nUffieri cardinali corrispondono, rispettivamente, all'unione
disgiunta XIJ Yed al prodotto degli insiemi finiti X e Y; in simboli :
(28)
Per dimostrare la prima di queste basta mostrare che I'insieme {I, " .. , m
n}
puc vedere questo faUo nella
figura seguente, dove Ie frecce indicano un'ovvia bijezione:
""
"' m + n}
tt
I,
2,
""
"'
7]
67
MORFISMI
ESERCIZI
= (+X)~H).
6. (paradosso di Galileo). Se D e numerabile, dimoslrare che esiste una iniezione D -+ D che non e una bijezione.
7. (a) Facendo usa dell'assioma della sceita, costruire per ogni insieme infinito X una ioiezione N -+ X.
(b) Dimostrare che X e infinito se e solo se csiste una bijezione X:;;; S,
dove S e un sottoinsiemc proprio di X.
8. Dimostrare che NN non e numerabile nel seguenle modo: se s : N _ NN
e una qualsiasi successione di funzioni s.. : N -+ N. si definisea la g : N -+ N mediante
fa g(n) = s~(n) + I e si mostri che fa g to' NN non appartiene all 'immagine di s.
7. Moi-fismi
Si sono definiti somma ED e prodolto in Z" in modo tale che la proiezione p : Z -+ Z,. soddisfacesse aile relazioni:
p(k
p(km)
(Pk)
(pm).
68
GLI INTERI
[Cap. II
(30)
(x, y) E X X Y I'operazione
:X
-+
X ').
x X X ----,,0,---+, X
rxrl
lr
X'xX'~X'
I x di X
J: (X,
0) ~ (X', 0'),
g : (X' "
/e
(g J)(x 0 y) ~ g[f(x 0 yJ] ~ g[(jx) 0' (Jy)] ~ l(g J)x] 0 " I(g .J)y] .
Per esempio, gli usuali iogaritmi soddisfano aJla:
log (xy) = log x
+ logy
(31 )
per tutti gli x , y > 0 reali. Pili dettagliatamente, si scriva (R+, ) per I'insieme
di tutti i numeri reali positivi con l'operazione binaria di moltiplicazione e
(R, + ) per I'insieme di tutti i nllmeri reali con I'operazione binaria di addizione; allora illogaritmo (in una base qualsiasi) e un morfismo log: (R+, ) -+
~( R, + ).
Quando entrambe Ie operazioni binarie coinvolte sono operazioni di
addizione (0 entrambe di moltiplicazione) si parled di un morfismo di addizione (ovvero, rispeUivamente, di un morfismo di moltiplicazione). Cosl
l'addizione in Z e stata definita mediante la (15) in modo tale da rendere la
funzione differenza I: N x N -+ Z un morfismo di addizione I(u + v) =
= I{u) + I(v). Per la (19) essa e pure un morfismo di moltiplicazione. Funzioni di questo tipo, che sono simultaneamente morfismi per parecchie ope- .
razioni, ricorron o frequentemente. Per esempio, se U e un qualsiasi insieme
finito, la funzione
P( U) -+ N che assegna a ciascun sottoinsieme S c U
il numero :/F(S) dei suoi e1ementi soddisfa ( 6) aile
'*' :
e quindi e un morfismo per tre coppie diverse di operazioni binarie corrispondenti (0 e +, x e e Ie funzioni esponenziali).
7]
69
MORFISMI
X'
---I!."_,
X'
e un
morfismo;
L'inverso di un isomorfismo
e aneora
un
;somorfis~o,
(32)
per tutti gli u, u E X '. Siccome 1a I e una bijezione, basta mostrare che efl.trambi i membri di questa equazione diventano uguali quando si applichi la
I: U O'tl = /1([-1u) (f - I tl}]' Ma la/e un morfismo, cosiccM il secondo
membro risulta (1/- 1 u) 0 ' (1/ -1 v) = u 0 ' u, come era richiesto.
70
[Cap:
GLI INTERI
II
Si dice che due insiemi (X, 0 ) e (X' , 0'), ciascuno con una operazione
binaria, sono isomorfi quando esiste una qualche funzione f che e un isomorfismo f: (X, 0 ) ~ (X', 0'). Siccome la funzione identica Ix e sempre un
isomorfismo e siccome I'inverso di un isomomsmo cd un composto di isomorfismi sono isomorfismi, ne segue che la relazione essere isoffiorfo
e riflessiva, simmetrica e transitiva. Tuttavia per molti scopi non e sufliciente
sapere solamente che due oggetti sono isomor.fi: oecorTe anche specificare
1'isomorfismo.
ESERCIZI
1. Trovarc tutti gli endomorfismi additivi di Z .
L - L,
L-L,
L -L ,
Z _ L.
z. .
9. Dimostrare che I'insieme dei numeri reali non nulli con la moitiplicazione
all'insicme di tutti i numeri reali con l'addizione.
e isomorfo
8]
71
y~
=>
x ~ y
su un insieme
x = y.
x
per
I
sono
d'ordine, mentre I'insieme potenza P(U) di
un insieme U e un insierne parzialmente ordinato per la reiazione di inclusione. Ancora, l'insieme di tutti i divisori positivi k di un dato intero n e parziaimente ordinato dalla relazione di divisibilita k divide m (in simbo li kim)
quando e m = qk per un certo intero q. Si pull visualizzare un insieme finito
parzialmente ordinato con un diagramma di inc/Wiione, quali sono i seguenti
diagrammi:
15
/45
'9
I~I
5 ............ .......--3
r:
x ;:;; y
=>
(33)
e ancora un
,m
72
GLI INTERI
[Cap. II
scri ttura m = x A y. Tale ,-intersezione vienc pure chiamata ( massimo confin e inferiore (M.e.f.) di x cd y percbe e il massimo 'PI elemento nell'insieme di (utti i confini inferiori di x cd y.
Un clemento U EX e un con rle su eriore di x cd y uando si ha sia
x < u che
< u. Un clemento I e X e una f-Ur/jane ovvero un minima
confine su cfiore di x cd se e un confine Sll fl ore ed e contenuto in tutti
..,gli altri contini superiori di x cd y, Cl ot quan 051 a:
x~/,y~1
x,;iuey ~ u
=>
J ~ u.
.Si noti che s; puo ottenere questa definizione da que!la di r-intersezione sem-
fra
ESER 'CIZI
l. Trovare un isomorfismo di insiemi parzialmente ordinati dall'insieme di
tutti i soHoinsiemi di {I, 2, ]} verso \'insieme di tutti i divisori positivi di ]0. Trovare tutti gli isomorfismi di tale tipo.
9]
73
SEMIGRUPPI E MONOIDI
4. Con U, P(U) cd f dcJl'Esercizio 3, dimostrarc che anchc f e un cndomorfismo di rc:ticoli, che c un monomorfismo di reticoli se la f e una suriczione.
9. Semigruppi e monoidi
+:
+ +
+ +
an+!
= aan.
(36)
74
GLI INTERI
[Cap. II
u"'+" = a"'a",
(37)
Si passano dimostrare queste regole per induzione su n, proprio come nel caso
speciale della funzione iteratafn della (I). (In que! caso M e il monoide XX).
+ n)a =
rna
(n
+ 1)0 =
+ na,
no
+ a,
(mn)a = m(na).
(38)
(39)
rr
.-.
aj,
Questo prodotto n-uplo e una funzione M" -+ M; I'indice i, usato convenzionalmente nella formula del prodolto, PUQ venire sostituito da un qualsiasi
ahro indice, senza alterare il valore del prod otto. Scriveremo quindi inditrerentemente:
+ a2) + .. .) + a ... = L QI
<-'
9] SEMfGitUPPf E MONOIDI
75
0,
u)
f(ab)
(faXfb),
f(1)
l',
(4l)
Se f: M -+ M '
zione:.
e un
-+
M e un morfismo di monoidi},
e una fun-
Si tenga L fisso e, per il momento. si indichi con Jr(M) I'insieme hom (L. M)
e con !T(I) la funzione hom (L, f), Ailora !F assegna ad ogni monoide M
un insieme .F(M) e a ciascun morfismo f: M -* M ' di monoidi una funzione
:IF(/) : SF(M) -+ :F(M). Inoltrc ' .IF poria morfismi identita in funz ioni
identita e composti in composte, nel senso che:
(42)
e definita la composta g f
76
GLI INTERJ
dicendo che oF =
[Cap.
-)eun ~
1
una struttura
viene chiamato sovente un funtore dimentico .
La Proposizione 19 afferma che \'elemento 1 E <1I(N) e universale per
il funlore insieme sostegno 'fl. Data un qualsiasi a E <1/(M) esiste un unico
morfismo f: N _ M di monoidi tale che si abbia 'fI(!) l = a. Questa implica (come nel teorema della rappresentazione, Teorema 1.8) che la posizione
f ....... 'fI(f) e u na bijezione hom (N. M) ~ <1(M).
ESERCIZI
+ 11 elementi in
nat .
(n" Ul)("TIa"'''1) - ...
i- I
1-1
t_l
Pe
(i) Per ciascun oggetto P, la funz ion e identita
sieme hom (P. Pl.
(ii) Se P, Q. R sono Ire oggetti qualsiasi :
fehom( P, Q) e g e hom(Q, R)
~ (g
I -t' (p)
f) ehom(P, R).
10]
77
CATEGORlE CONCRETE
'1
l'
(44)
78
GLI INTERI
(Cap. II
ESERCIZI
1. Dimostrare che la costruzione dell'insieme potenza (covariante) puo venire
considerata un funlore sulla calegoria degli insiemi verso quella degli insiemi panialmente ordinali.
2. In una calegoria concreta qualsiasi, dimostrare che hom (R a , - ), con Ro
oggetto rISSO, e un fUnlore verso insiemi.
.
3. In una t:ategoria concreta qualsiasi, dimoslrare che of! puo essere considerato
un fUDtore verso insiemi.
4. (Teorema di rappresentazione). Se (u, R) e universale per un funtore .:F,
ricavare una bijezione hom (R. P) ;; .fF(P ) per ciascun oggetto P.
5. (a) Dati una calegoria ed un insieme fuso A, Fo assegni a ciascun oggello
un sottoinsicme Fo(P) delJ'insieme di funzioni (<1iP).1. Per ciascun morfismo
f: P - Q della categoria, si supponga ch.e si abbia (f .1).Fo(P) c Fo(Q). Dimostrare
che Yep) """ Fo(P) e .:FU)h "" f h per lutti gli h e Fo(P) definiscono un funlore
sulla calegoria degli insiemi. (Un funtore di queslo lipo verd. chiamato un fun tore
concreto }}).
(b) Dirnostrare che il funlore h.om (R a , - ) dell'Esercizio 2 e un funlore
concreto.
(e) Dimoslrare che ogni sottofuntore (Proposizione 1.7) di hom (Ro. - )
e un funlore concreto.
P
6. Dati una categoria ed un iosieme B, CO assegni a ciascun oggetto Pun sottoinsieme Co(P) dell'insierne di funzioni B{lJP), cosicche f: P _ Q implichi
(BI) Co(Q) c Co(P). Dimostrare che~(P) = Co(P) e'C(/)h = h f. con h e Co(Q)
definiscono un funlore conirovariante <t' (II un funlore controvarianle concreto ))).
7. Descrivere la calegoria concrela di lutti i semigruppi ed un funtore da monoidi verso semigruppi ch.e dimentichi )} I'elemento unila.
-11. Ricorsivitlll
5i possono sostituire gli assiomi di Peano per N con un ahro assioma intrinsecamente pili semplice e pili adatto a1 nostro scopo perche si rifa direttamente a funzioni aventi N come domini o, doe a successioni s : N _ X.
11]
79
RICORSIVITA
= 3,
sean) = aa(sn)
infatti queste equazioni danno il termine iniziale s(O) = 3, poi il termine successivo s(l) = ao(3) = 5, quindi iI seguente s(2) = 7 e cosi via; ciaseun valore s(O'n) e determinato dal valore prece<tente sen), applicando sempre la
stessa funzione fusa aO'. In tali easi si dice clte Ia s e definita per ricorsivita
semplice) dalla funzione 1 = (J(J. L'assioma che desideriarno afferma che
Ie equazioni per ciascuna ricorsivitA semplice determinano univocamente una
successione s.
Assioma (Peano-Lawvere). L'insieme N ha un efemento 0 E N ed una
!unzione 0' : N -+ N. Per ogni altro insieme X con un elernento sulto a E X
ed una lunzione f: X _ X esisle una ed una soja successione s : N -+ X che
soddisfi alle lormuJe:
sean) = I(sn)
s(O) = a,
f'(x) = x,
-+
(45)
XEX.
(46)
y ,N~N
,
.,
.,
'--
(47)
"':.I X ~ X.
Mostreremo ora che i postulari di Peano passono essere dedolti dal postulato di Peano-Lawvere. In primo luogo dim9strererno ehe Ie successioni
possono essere definite anche con un tipo piu generaie di ricorsivit! chiamalo
ricorsivita primi~iva,
LemDlll 1.
sione
I : N -)-
Dati bEY e h : Y X N -+ Y. es;ste una ed una lOla sueeesY che soddisfa aile formule :
flO) = h,
(48)
80
. GLl INTER!
[Cap.
(un)! = (n1)(O'n),
(49)
mO=O.
mean)
mn
+ n,
u(an) = au(n).
Lemma 2.
La Junzione succeS$ore
(J :
N_ N
e iniettitla.
Dimostrazione: II porre (m, n)1-+ n definisce una funzione h : N X N- N. Per la ricorsivita primitiva (Lemma 1) esiste una successione p : N _ N
tale che e:
p(O)
0,
N.
11] RICOIlSMTA..
81
.f :
,,.
/~.
1 ~ U ---'---_.
~!JN
l'
IN.
y,
~
:Ja
NY
: j.
_-'----+
a
J N.
82
GLI INTBlU
(Cap.
ESERCIZI
1. DimoSlrare che ogni ricorsi ...it! semplicc: puo venire consideraia una ricarsivila primitiva.
'2. Siano da ti un insieme
N con
un elemenlO
0 ed
una funzione
ii : N.. .,. N
CAPITOLO III
Gruppi
Questa capitola introdurrA uno dei tipi phI semplici rna piu utili di struttura algetirica: iI gruppo.
1. Gruppi e simmetria
Si definisce gruppo un monoide in cui ogni clemento sia invertibile.
Quindi un gruppo G e un insieme G dotato di una operazione binaria G x G 04-+ G, jndicata con (a, b)1-+ ab, tale che:
(i) questa operazione sia associativa;
(ii) esista un clemento U E G con UQ - a = au per tutti gli a E G;
iii cr ueslo elemento u esista,
r ciascun elemento a E G, un eleu aa.
mento a E COD Qll
scritta come prod otto ; frequentemente essa PUQ essere scritta come somma
+ b: diremo aHara che il gruppo e moitip/icotif)o 0 addi/iN a seconda del caso. La leUera G indiched sia I'insieme deg1i elementi del gruppo
sia
i
unitamente aUa sua opc:razione binaria .
. "'- .:. G ~ G:~Lg'1'.1!pi~ Jlill!!4\!!!<i.Q""
(a, b)1-+ a
caso
significa che e t/{ab) = (fa)(tfob) per
i
a, bEG.
Noi abbiamo gia costruito esplicitamente vari gruppi di numeri. Per
esernpio, I'insieme Z degli interi con l'addizione e un gruppo; infatti it Teorerna II.9 dice che I'operazione binaria su Z e associativa ed ba 10 zero come
unit! e che per ciascun elemento a E Z esiste un x con a + x = 0 (e, quindi,
x + a .., 0). Analogamente, il Teorema 11.13 asserisce chi I'insieme Z degli
interi modulo n con l'addizione e un gruppo e che la proieiione Z -+ z..
e un morfisrno di gruppi. !..8ryJppi_Z e Z .. sono noti come ,rupyi cic1ici . In
particolare, it gruppo ciclico ZsniCinque eIementi, con a taoeTIi -oel1"addizio.ne illustrata in (11.22).
Qualsiasi gruppo finito G PUQ essere espticit!!-mente descritto da una tabella di questo tj~. Se G e un gruppo moltiplicativo con n elementi. allora
la sua tabeJla della moltiplicazione e una tabella quadrata n per n jntestata
sia a sinistra che sopra da una sequenza degli n elementi di G. In questa tabella I'entrata nella riga intestata a e nella colonna intestata b e it prodotto
A
84
QRUPPI
[Cap. ITI
ab in G. Non ogni tabella n x n di questa tipo deftnisce un gruppa; per esempio, la tabella della moltiplicazione (11.22) non rende Z~ un gruppa per la
moltiplicazione perche lela (sola) unili, mentre e 0 x T = 0 per ogtl i r,
cosicche il numero 0 non ha inverso in Z5 . D 'altra parte, se si omette 10 O.
i rimanenti elementi di Z~ hanno la tabella di moltiplicazione:
2 3 4
- -. -I
3 4
2 2 4 I 3
33 142
44321
da questa e evidente che 1 e una unitil e che ogni elemento ha un inverso.
mentre noi gia sappiamo che questa moltiplicazione e associativa. Dunque
questi quattta clementi formano un gruppo moltiplicativo G. In questa gruppa
G, 2z = 4, 23 = 3 e 24 = 1, cosiccM tutti gli elementi sono potenze del 2.
Cib suggerisce di confrontare Z, con G mediante la funzione sottoindicata:
~_G(mod5)
Of-+l=2
11-+2 =21
21-+ 4 = 21
3140-3=23
ne risulta che questa funzione ~ '. un morfismo del gruppo additivo Z4 verso
il gruppo moltiplicativo G.
Costruiremo altri gruppi familiari di numeri nei capitoli seguenti. Per
esempio, l'insieme p. dei numeri reali positivi con !'usuale operazione binaria della moltiplicazione e un gruppo, mentre !' insieme R di tutti i numeri
reali con l'addizione e un. gruppo. In questo caso la funzione loge: p
R
e un morf'lsmo di gruppi, perche si ha log. (xy) = loge X + log. y. Questa
funnone e addiriuura un isomorfismo; la sua inversa e la funzione xl-+ es
che e anch 'essa un morfismo di gruppi. (Si ricordi la proprieta familiare
......)o.
ez+1I
eaev).
85
1] GRUPPI E STMMETaTA
mento pua allara essere scelta in ,,- I modi fra gli elementi diversi da u(1)
e cost via.
Come altro esempio, si considerino Ie permutazioni dell'insieme F di
tutti i punti di una cerla figura geometrica nel piano. Chiamiamo una operazione f: F -+ F una sinunetria di F quando essa conserva Ie distanze,
vale a dire quando la distanza fra due punti qualsiasi p e q della Fe uguale
alia distanza fra Ie lora immagini f(p) ed f(q) per la f AHora la funzione
inveriaf-1 e ancora una simmetria di F. Inoltre la funzione composta di due
simmetrie di Fe anch'essa una simmetria di F, come 10 e la funzione identita
F -+ F. Ne segue che I'insieme di tutte Ie simmetrie della F con la composizione e un gruppo, chiamato il gruppo delle simmetrie della F.
I
2L-------~--------~3
Flo. III.I
,
86
GlUPPI
lCap. In
1'1 di ribaltamento. Esse formana un gruppo All di 2n elementi che verra studiato nel 5. Ad ognl simmetria s di tale poligono si assegni 1a permutazione
f(s) = q dei vertici effettuata da s; otteniamo per CiasCUR n un monomarfismo f: A .. -+ 5 .. di gruppi. Pcr n = 3.1 c una slKiezione e quindi un isomorfismo 1'l.3 ~ SI.
&istono gruppi di simmetrie analoghi per le strutt ~re algebriche. Per
esempio sia G un gruppo e 5i consideri l'insieme di tuui gli automorlismi
G ~ G. II composto di due automorfismi di questa tipo e di nu~vo un ntomomsmo e questa composizione e associativa. [naltce, l'identita I a e VA
automorfismo ed un automorfismo Qualsiasi ba un inverso bilatero cbe
per il Teorema ILlS, un automorfismo. Percio J'insieme di tutti gli automorfismi di un gruppo qualsiasi G e esso stesso IAR gr'Bppo eke indicheremo con
Aut (G). Per esempio il gruppo additivo Z. )La due automortisRLi, I'identita
ed al-+ ----0; il quadrato del secondo automorfismo e I'identitil., cosicch6 si
ha Aut L?t.4) ;;;: 'L .
Ai grupp(di riumeri ed ai gruppi di simmetrie aggiungeremo una terza
fonte di gruppi: la costruzione di nuovi gruppi da gruppi dati. Cos! se G e G'
sono due
i dati rnolti licativi ,illoro rodotto G X G' e I'insieme dei
prodotti di tutte Ie coppie (a, a' ), con a E G, 0 E G ,con operazloDe6iiiiri8:
e,
(1)
G_ G X G'-+ G',
Per esempio, it prodotto 'LA X 'LA del gruppo additivo ZI con se stesso e un
gruppo additivo con quattro elementi 0 = (0, 0), a = (I, 0), b = (0, I) e
c = (I, I), con 0+0 = 0. b + b = O, ,c +c= O, o + b =c, b+c = a,
c
0 = b. Tale gruppo e noto come gruppo trirettango[o.
ESERCIZI
/oDare Ie tavole di moltiplicazione per S3 e per 63 .
...,r."'Esibire un isornorfismo del gruppo additivo Z~ verso il gruppo molliplicalivo che consiste di luUe Ie rotazioni di un pemagono regoiare su se slesso.
.,
2]
87
REOOLE DI CALCOLO
Z. costruire un isomorfisrno
z.;;:;;:
(G x G') x
Zs x Zs .
ftSia R )'insieme di tutti i numeri rcali. Se a, b sono reali con at:- 0, il pom:
+ b e una trasformazione R _ R. Dirnostrare ehe 1'insierne di tulle queste
trasfonnazioni e un gruppo rispetto alia composizione.
xl-+ ax
be = 1.
d) definisce una trasforrnazione del-
e un gruppo rispetto
ft
Sia H I'insieme che consiste nelle seguenti trasformazioni del piano: tutte
Ie traslazioni e tutti i ribaltamenti intorno ad una retia qualsiasi del piano. Dimestrare cm H non e un gruppo rispetto alia eomposizione.
/-(a) Dimostrare ehe Z. ha due automorfi.smi e che e Aut (24) ;;;;; 24.
(b) Dirnostrare che Z. x Zt. ha sei automorfismi e ehe e Aut (Zs x 74) :;::"
~ S .
*(e) Dimostrare em e Aut (.dl) ::::: ~I.
2. Regole di calco)o
Gli assiomi per un groppo riehie,dono che la sua rnoltiplicazione:
(i) sia assoc:iativa;
(ii) abbia un'unitA bilatera u, con au = a = ua per tutti gli a;
(iii) abbia per eiascun elemento a un inverso bilatero a' con aa' = u =
= a'a.
Tali assiorni hanno numerose eonseguenze sempliei rna importanli. Le slabiliremo ora dettagliatamente per iIlustrare la nozione di dimostrazione formale a partire da assi~mi.
REOOLA
1.
u con
au = a per tutti gli a E G
88
GRUPPI
3.
= u
[Cap,
L'unico clemento unit! u per un gruppo moltiplicativQ G verra indicato abitualmente con 1 e verra chiamato clemento ldentitd di G.
ab = ac
=>
b = c;
ba =ca
=>
h = c.
2. (a'a)b = (a'a)e
3.
4.
ub=uc
b "'" c
I . ab = u
2. ab = 00'
3. b = a'
RGOLA
4.
(ipotesi);
(assioma (iii); u = aa' );
(passaggio 2, canccllazione secondo 1a Rego1a 2).
Se u e l' identitA di G per tutti gli elementi a, b G si ha:
u-1 =
II,
(b -'a- ')(ab)
b-'(a-'(ab))
b-'({a- 'a)b)
b-'(ub)
u.
2]
89
REGOLE 01 CALCOLO
REGOLA
6.
II gruppo opposto di G
e un
gruppo.
II
rp : G -+ G'
di gruppi
e DlIche
DimostTazlone: Se u cd u' sono Ie identita di G e di G', dobbiamo dimostrare in primo luogo che si ha #,.u) = u'. Poiche si ha uu == u in G e rp e
un morfismo, si ha pure (rfou)(,pu) = rfou = (rpu)u'; per la callcellazione c'
rfou = u', come era richiesto.
[n secondo luogo. la af+ a-I C un 'operazione unaria su G; dobbiamo
dimostrare che tfo ~ un morfismo per tale operazione, vale a dire che c
4><a- l ) = (tfoa)-I per tutti gli a E G. Ma 00- 1 = U e tfo, in quanto morfismo,
danno (tfoa)(tfoa-l) = tfou = u' e tale equazione implica che sia (tfoO)-1 = tKo-I).
Percio un morfismo qualsiasi porta inversi in inversi. come era richiesto.
Negli Esercizi 6-8 vengono discussi sistemi di assiomi alternativi per i
gruppi.
~ chiamera ah~~~J0!P~ G quando la sua _l?p~~_z~o~.e ~ina!..i~ e.
commutauva. PerclO un gruppo rnofllpiicativo G cabeliano quandoe Ql)= Do
per tutll gil a, bEG. Tuuavia I'operazione binaria in un gruppo abeliano verra
scritta sovente soUo forma di addizione; aHora l'unita verrA indicata con 0
90
GRUPPI
[Cap.
III
+ (b' + c) ~ (a + b) + c
a+b=b+a
esiste un clemento 0
E A
(Iegge associativa);
(Iegge commutativa);
(2)
(3)
(4)
(5)
-() =
0,
--(-a)
a,
--(a
+ b) ~ (--;,) + (--1.
D, b dati. a
x = b ha un"unica soluzione x = b
mata abitualmente 1a differenza b - a.
Inaltre. per
+ (--0), chia-
ESERCIZI
/.Dimostrare in un gruppo ciascuna delle seguenti regole:
(a) la legge di cancellazione a destra;
(b) I'unicita dell'unita. destra;
(c) a(b(cd = (ab)c)d;
(d) ab-I)c)-I = (c - 1b)a-I .
se
e or -
bb = b
A i a Sun insieme non vuoto con un'operazione binaria associativa tale che
siano valide entrambe Ie leggi di cance1lazione (vale a dire valga la Regola 2). Se
S e finito, dimostrare che S e un gruppo. Se S e infinito, dimostrare che S non e
necessariamente un gruppo.
/1:
3]
91
GllUPP[ CIcrJCI
~ Se G
e un
of-+. 0- 1
C un isomorfismo
G ; 009.
3. Grnppi cicllci
In un gruppo cielico moltiplicativo G con identita I, Ie potenze non nega
tive di un elemento g sono gO = I e g/l: = g ... g con k fattori,eome in un
monoide. In un gruppo si possono defi.nire anche Ie potenze negative g-/I:
di g mediante la g-/I: = (gt)-l.
Gli esponenti cosi dcfiniti hanno la proprieta chc
(6)
per tutti gli m, n interi. Abbiamo giA dimostrato tale proprietA per m ed n
entrambi non negativi (per induzione; efr. II.3?). Se entrambi gli esponenti
sono negativi, Ie definizioni danno:
come si voleva. Se
si ha:
em =
--:-h e 0
h ;;! n, si ponga k = n - h
0; allora
ancora come si voleva. I easi rimanenti della (6) vengono trattali in modo
. analogo. Con una eorrispondente suddivisione in sottocasi si dimostrera
che e:
(7)
92
GIlUPPI
[Cap. Dr
catjt!~)
per tutti
Z.
e un
(8)
morfismo
n eZ.
(9)
lnoltre qualsiasi morfismo Z.....,.. G di gruppi ha 1a forma nl-+ gft per un certo g.
Teorema 3. Se g e un elemento fissa di un gruppo G, iI porre ,,1-+ g"
morfismo Z -+ G di gruppi ed e I'lPJico mor/ismo Z -+ G con t 1-+ g.
e un
Dlmofiraziooe:
q,(0)
1,
q,(n
q, : Z -+ G si
+ 1) ~ q,(n)q,(I),
q,(-k)
ha:
q,(k)-',
dato che un morfismo deve portare I'unita additiva 0 neU 'unita moltiplicativa,
Ie somme in peodotti e gli inversi additivi in Quelli moltiplicativi. Si supponga
ora che si abbia ~l) = g. ;Le prime due equazioni diventano la definizione
ricorsiva di #,.n) = g", mentre I'ultima equazione e quella usata prima per
definire g-II<. In ahre parole la nostra definizione per gli esponenti e inevitabile se l'e1evamento a potenza deve ~sere un morfismo.
(n
+ l)a ~ na + a,
(-kJa
--{ka).
(10)
+ n)a =
ma
+ nfl,
(-mJa
--{mal,
m(na) ~ (mn)a;
(11)
per tutti gli m, n E Z . Nel.caso che il gruppo additivo Asia abeliano, i multipli
hanno un 'ulteriore proprieta:
m(a
+ b) =
ma
+ mb,
meZ,
a, b eA.
(12)
3]
93
GRUPPI CICLICI
potenze di g t
proprio un
ciclico; 10
da
.
un
con
gruppo
ciclico, avente
come generatore it resto di I,
n. Dimostreremo ora che ogni gruppo
ciclico c isomorfo a Z 0 ad un certo Z ...
Per fare cia, si consider; di nu~vo il morfismo : Z -+ G con I = g,
cioe il morfismo:
1G
. . . -2,
... , Ii'.
-1.
o.
1.
2.
I I I g'.I
Ii'.
1.
g.
94
GRUPPI
[Cap. III
= {O, I, ... n - ,I} dei resti modulo n verso il sottogruppo {I >g, . . . , g"-I}
generato da g. Ora, corne in (Il.23), rEDs = t e in Z .. quando I e il cesto di
r + s = qn + I; Quindi e g'g' = ~"+ I = (gll)i'gI = gt e in G. Cia afferma
cbe la iniezionc rl-+ g' porta somme in Z .. in prodotti in G. D unque e un
monomorfismo, come si era affermato.
Questo risultato mostra anche quando due potenze di un elemento g
di ordine n sono uguati:
gt = gm
<>
(g di ordine n).
m (mod n)
(13)
+:
Ora sia
~'(pk
q,
+ pm)
~'p(k
+ m)
</(k
+ m)
(~k)(~m) -
W(pk)[~'(pm)J.
Un sottogruppo qualsiasi di
lUI
gruppo eic/ieo
e cic/ieo.
3]
95
GRUPPI CICLra
Teorema 8. Datp ii monoide additivo N, Z un gruppo additivo e /'inserzione j : N -+ Z e WI morfismo di monoid; additivi. Se A e un gruppo qua/sias;
ed f: N -+- A e un morfifmo qua/siasi di monoidi, esi.fte WI unico morfismo
f' ! Z -+ A di grupf; con / = f' . i ! N -+ A.
Dimostrazione: Se
e /(1) =
a la
11 I-+-
na
e la
mappa richiesta
f'.
Abbiamo earatterizzato precedentemente il gruppo Z come gruppo Iibero su un unic() generatore (efr. Teorema 3).
Anehe il presente te.orema earatterizza il gruppo Z , questa volta come
{( estensione di N, dato che questo leorema afferma ehe I'inserzione j : N -+
-+ Z e universale. Precisamente e un elemento universale per il [untore che
assegna ad ogni gruppo A l'insieme di tutti i morfismi /: N -+ A di rnonoidi.
Poicht i e un monomorfismo, esso e anche un e1emento universale per il
funtore SF che assegna a ciaseun gruppo A I'insieme SF(A) di tutti i monomorfismi /: N -+ A di monoidi e a ciaseun monomorfismo a : A -+ A I di
gruppi la funzione /t-+- a / su SF(A) verso SF(A ' ).
ESERC]Z]
96
GRUPPI
/.Se eIII =
[Cap. UI
Liano.
xSe Aut
(G)
e il
che si ha:
Aut (Z)
Za,
4. Sottogrupp;
Si possono ottenere parecchie informazioni sulla struttura di un gruppo
attraverso la conoscenza dei SUO t sottogruppi.
DEFINIZIONE. Un ru
Selin soltogruppo di un gruppo G, in simboli S c G uando S e un $ottoinsieme j
e Q unzlOne _
c e msensce
rinsieme S nel/'insieme G e un morfomo di gruppi.
In particolare 10 stesso insieme G e un sottogruppo di G. come pure I'insieme {I} che consiste soltaoto dell'ideotita di G; quest'ultiroo sottogruppo
viene generaJrnente denotato semplicemente con I. I souogruppi di G che
non siano i sottogruppi impropri G ed 1, verranno chiamati sottogruppi
prop'; di G. Se S e un sottogruppo di G, diremo anche che G e una esteTlsione
di S.
.r:
4]
97
SOTTOGItUPPI
t, I'
E T => It' E T.
(14)
II
CoroUario.
finito G
e un
Dimostraziooe: Per un elemento qualsiasi t in un gruppo finito Ie potenze t, 12, . non possano essere tulle diverse, per cui t ha un cerlo ordine
finito m. Percit) si ha I'" = I e 1-1 = I"H; la chiusura rispetto al prodotto
implica la chiusura rispetto all'identit! ed aU'inverso.
Per un gruppo qualsiasi G, la relazione di inclusione SeT sui souogruppi e riflessiva, transitiva e antisimmetrica (I 'ultima significa che SeT
eTc S implicano S = T). Dunque I'inclusione c un ordine parziale ( 11.8)
suU'insieme di tutti i sottogruppi di G. Tale ordine viene indicato nel diagramrna di inclusione per tutti i sottogruppi del gruppo additivo ZIZ, come
c raffigurato qui soUo:
98
GRUPPI
[Cap. III
Dimostrazione: PoicbC sia S cbe T contengono l'identitA di G, la contiene pure la lora intersezione S n T. Dati gli elementi del gruppo u, f) E S n T,
. it lora prodotta U'fJ e quindi sia nel sottogruppo S che nel sottogrnppo T cd
e percic nell'intersezione S n T. Analogamente u- I appartiene ad S n T.
Per il Teorema 10, queste tre proprieta di chiusura di S n T dimostrano che
e un sottogruppo. Ovviamente, per un sottogruppo qualsiasi R, con ReS
ed ReT, si ha ReSnT.
C'e dell'altro di vera. Sia U un insieme qualsiasi i cui clementi S E U
siano essi stessi sottogruppi di G. L'intersezione
U degli elementi di U
c il sottoinsieme di G:
T=
s.u
(15)
Dimosttazlooe: Questo insierne T e chiuso rispetto 'all'identita, al prodetto ed all'inverso, per cui e un sottogruppo per il Teorema to. D'altra
parte egni sottogruppo $ che contiene tutti Sli x E X dcvc con tenere tutti i
lora inversi e quindi tutti i prodotti Y1 Y... Ne deriva che e S ::> T. per cui
Tel'intersezione di tutti questi sottogruppi $, come era richiesto.
L => T;
implicano
R" L.
(16)
4]
99
'SOTI'OORUPPI
Dimostrulooe: 8ia U I'insieme di tutti j sottogru.ppi R di G che contengono sia S che T. Allora ,' tntersezione L di tutti gli insiemi R U e 'u n sottogruppo con la proprieta (16) richiesta.
Come in un insjeIPe parzialmente ordinato gualsiasi ( 11.8) chiameremo
detto- sottogruppo L r-uniQne dj SeT e !'indiCheremo con L
$ \1 T. Ge_
neral.mente 'e molto piu ampia dell 'unione degli ins.iemi SeT. Infatti S V T
e I'insieme di tutti quegli elementi di G che si possano scrivere, per un ~rto
k, corne prodotto g = Sih . . . s_tjj di 2k fattori Sj E S, If E T. (Dimostraz:ione:
)'insieme di tlitti questi 'p rodotti e un sottogruppo ed e iI minima sottogruppo
siffatto che cantiene sia S che T).
Le Proposizioni 11 e 12 implicano il seguente:
CoroUario. L'insieme, porziolmente ordinoto per 10 inclusione, di tutti
i soltogruppi S, T, ... di un gruppo G e un reticoio per Ie operazioni binarie
di r-intersezione (S, T)I-+ sn T e di r-llIIione~ (S, T)I-+- SV T.
rna
ESERCIZI
,...r.1)imostrare che nel gruppo delle simmetrie di un esagono regolare, il soltogruppo ehe applica una diagonale data su se stessa e isomorfo al gruppo trirettangolo Zt x z..
7,Costruire un diagramma di incJusione per tutti i sottogruppi di (a) Ss;
(b) Zu; (c) 6 .
sr'e
t)l-+-
"
100
GllUPPI
e un
[Cap. III
e un
S. Relazioni di definizioDe
Abbiarno gia vista come derivare la tavola di moltiplicazione del gruppo
pcr
C.
loro generatori. Cosl il gruppo diedrico A" viene definito come gruppo delle
simmetrie di un poligono regolare p" con n lati. Un elemento di A" e la rotazione R del poligono nel suo piano di 360 /n attorno al centro; deua rotazione
ha ovviamente ordine n (efr. il triangolo del I in cui si ha n = 3). Un altro
elemento di A" e il ribaltamento D del poligono attomo ad un asse per uno
dei suoi vertici, per esempio per it vertice che porta il numeto I ; questa ribaltamento ha ordine 2. ReD insieme generano 2n simmetrie diverse:
I, R, R=, ... , R"'-t, D, RD, ... , R"-lD.
Questa sequenza contiene tutte Ie simmetrie del poligono P" perche' UT\a simmetria qualsiasi viene detenninata dana propria azione sui vertici. l , 2, ... , n
di p,,; e se una simmetria porta il vertice I nei vertice i, 0 deve mantenere
i vertici neUo stesso ordine ciclico, come fa la RI - l, 0 deve invertire tale ardine, come fa ia Ri- ID. Percle) la sequenza preccdente e una sequenza completa delle simmetrie di P.. . Cosl iI gruppo A" contiene 2n elementi e viene
generato dai due elementi ReD.
La simmetria composta DR e uguale alia R".-ID, dato che entrambe
queste composte invertono I'ordine dei vertici e portano iI vertice 1 nel vertice n. Dunque D cd R soddisfano aile relazioni di de~izione:
Rn = I,
Dt
I,
DR = R,, - ID.
(17)
5]
101
RBLAZIOMI OJ OBFlNizIONB
r e
G---+- G x H -+-H.
Poicht 5i ha (g, IXI, h) = (g. h) = (I, h)(g, I). questi mornsmi soddisfano
alia (yg)(17h) = (17h)(yg) per tutti i g EG e gIi h E H . Quest'ultima propriet!
e caratteristica per questi morfismi verso it prodotto, nel senso che segue.
e'"
102
GltUPPI
[Cap. Dr
questa
i
per
Per
degli universali ('teor~ma I.9), tale" proprietA
determina il gruppo G x H a mene di un isomorflsmo.
II prodotto G x H ha . anche i sottogruppi:
G j '" G,
GV H D,
gh = hg
(19)
~]
103
RELAZIONI Dt DBPINIZlONll
ESERCIZI
/<a) Utilizzare Ie reluioni (i7) per calc6lare la tavola completa di mol1ipli.
cazione per il gruppo 6 .
e1eme~to ha ~riline 2
e isomorfo
SI X SI .
(a)
(b)
--+
'--+
I--,f-~,f-~,--~/~
A.
104
GRUPP!
[Cap. II]
1 2 3
1 2 3
4 5
4 5
.: I I I I I <IIIII
2
3 4 5
3 4 1 5 2
", '
;)
T=G
2
4
3 4
~)
4 5)
~) ,
3.
5 2 3 '
quindi si ha q . T '# T q.
La precedente permutazione a consiste in un riordinamento circolare
dei simboli permutati, come e indicato nella Figura IfI.2. Una siffatta per
mutazione viene chiamata permutazione ciclica a cicIo. Per un cicio di questa
3~2
FIQ'-'U W.2
6]
105
tipo vi e una notazione pili breve (( ad una riga : SI scriva al primo posta
una qualsiasi delle cifre considerate, poi la sua immagine e cos! via, fino a
quando il cicio si chiude. Con questa notazione la precedente permutazione
o appare cosi in una qualsiasi delle formeequivalenti (I 2 345),(2345 I).
(3 4 5 I 2). (4 5 I 2 3) oppure (5 I 2 3 4). Tn questo caso si ha ~ = I
e Itt a ha ordine 5.
su k
Considerazio;:n~;~~~~~mioist~'ia~n~O~'~h~e~u~nia~pe~'~m~u~t~a~,~;
o~n~e~'~;'~I~;",~q~U~a~l~s~;a~s~;.
ha o~:ine
. .
-"'-~'-'
questa
Cos! la permutazione T raffigurata sopra scambia fra loro Ie
permuta ciclicamente 2. 4 e 5; quindi e la composta di questi
uno qualsiasi dei due ord ini :
'~(I
3) (2 4 5)
(2 4 5) (I 3).
[06
GRUPPl
",y =
la
)'1
con j "# i si ba
)'IY = Y
~ la composta
YIZ
[Cap. ill
= z. Pertanto
(1 = PI .. . PI di (f in
", cicli disgiunti P, . Ie leUcre mosse da ciascun cicio PI formano una delle orbite
C, di (f"e perc;io PI e il cicio corrispondente )', della precedente decomposizione
)'1 ~ )'11. Pertanto Ie due decomposizioni differiscono soltanto per I'or
dine dei fattori, come era stata affermato.
e if
"1 ...
e un cicio di lunghezza m,
e il cicio
DimostrazJone: Se y
che ryr- I 'e' il cicio:
10
e pure un
co
(20)
Proposlziooe 16.
scambi.
Data che
cicio. Ma ci6
eq
e facile:
e sufficiente
e una
compo.sla dj
. (1 L .. m) - ([ m) ... (13)(12).
6]
107
~dle ari r dis ari da dis ari. e dis ari ; dis ad da ari.
[n quanto aUa dimostrazione, un Uon lnSlerne sla un sottot"nSleme
Len X II che non c6ntenga alcuna coppia (it i) e che contenga per ciascuna
delle due cifre i of- j in n una ed una soltanto delle due coppie (i, i) e U, i). Se
la a e una permutazione su D ed L e .un buon insieme, 10 e pure I'insieme a L
che consiste di tulte Ie coppie (ul, O'i) per (i, j) E L; inoltre 8i .ha ("r q)L =
= .r (qL). Si chiami una COppia (i, j) ED X D propria )) se e j < i; sia e()
il numero delle coppie proprie neU'insieme buono L e si panga ILl = (-I)'(l.l.
Affenniamo allora che, se (1 e una permutazione qualsiasi e 5e L e un buon
insieme qualsiasi, si ha:
(21)
luLl ~ (-I)"" "ILl,
In altre
Sia infatti (i, j) un'inversione di 0', cosicchC 5i ha j < j rna ui"> qj. Se L concoppia pr.opria (i,]), aHora qL contiene la coppia irnpropria (ai, oJ);
altrimenti L contiene la coppia impropria U, i) e qL la coppia propria (oj,
ai). Pertanto il numero sgn q .delle inversioni della a soddisfa alia e(aL) - eeL) E sgn u (mod 2). Cia prova la (21).
Se u e l' sono due pennutazioni, possiamo calcolare mediante questo
ri5ultato cbe 5i ha:
tien~a
(_I)qn(tJ oT)!L! =
1(11""LI =
Dunque e (~I)un(O'1") =-(_ l)(.~n (1)+-(llln T); questo dice che la Orr (_ I)qn tJ
morfismo, come era richiesto.
Qnesto risuliato ha parecchie conseguenze no(evoli ~ Per esempio, poiche
uno 5cambio qualsiasi e dispad, il prodotto di due scambi deve eS5ere pari;
inoltre:
e un
Corollario to
.sia dispari
pari.
108
GRUPPI
[Cap. II]
De un
ESERCIZI
1 2 3 4 5 6 ) (12 3 4 5 6)
( 3 5 6 1 2 4'
6 I 5 3 4 2'
(1
23456,\
6 4 5 7 3
I 2)'
(1
2 ,
4X2 ,
4 lX' 4 l
1),
7]
109
GRUPPI DI 11tASFOIlMA.ZlONl
A.
e pari
e generato
S~ e generato dagli
ge-
+ I), i =
TI TI
I, ... tn-I,
se ; - j "F- I e
(TITH!)' = 1.
10
11
13
14
15
12
7. Gruppi di
trasfo~oDi
110
GRUPPI
Teorema 18.
[Cap.)[1
t,a.r;for~
mQz;on;.
Questa tcorema, dimostrato da Cayley mostra che glj assionll per I'operarioae di moltiplicazione in un gruppo implicano tutte Ie proprieta. fonnali
valide per l'operazione composizione di _permutazioni ~).
Dimostr~ooe: ,Ciaseun a e G fissato definisce Una fUIiZione f .. : G. -+ G
mediante 1a formula / ..(x) = ax per ciaseun x E G. Sia T l'insieme che consiste di tutte Ie funzioni della forma f ... Poiche si ha:
(f.I.)x
~ I.(f..) ~ I.(bx) ~
a(bx)
(ab)x
~ I."x
per tUld gJi x E G t ie Junzioni f ..fb ef..b sana uguali, per cui, in particoiare, la
funzione comPosta di due funzioni in Tt anOOTa in T. D'altia partc, Ji(x) =
= Ix = x, per cuifl = 1G e la fulltlone identita sull'insieme G; ne segue che
laji.-ll = I, cosiccbe (fa)-l ;"" A.-I) e in T. Pert~nto ogni e!emento / .. di T
e una. bijezione e T e un gnippo di trasformazioni sull'insicroe G. Ora la posizione a 1-+ /.. e una funziolie /: G -+ T. Siccome sl ha / ..1> = j,.fb, detta
funzione e un morfismo di gruppi. Poichc T e stato definito in modo da consistere soltanto delle/... it morfismo/e suriettivo. Ioohre e/.. l = a, cosicchc
a ", 'b iinplica I,. '" lb. Ne deriva che / e un monomorfismo e quindi e un
isomorfismo I: G ~ T di G verso un gruppo di trasfonnazioni T .
. Talc isomorfismo / PUQ essere visualizzato esplicitamente se G e finito,
ne! 'q ual caso T e un gruppo di perm\1tazioni dell'insieme finito G. Si osservi
che la"j.. e. data dalla moltipUcqpe a sinistra ( = t raslazione a sinistra )
per a. Se Xl , Xi, ... , X" e la sequenza di tutti gli elementi distinti di G, allora
1@;.J.. e la permutazione
I. ~ (x.
ax.
x. )
ax.
In altri termini laf.. e la pcrmutazione data dalla a-esima riga della tavola di
moltiplicazione per G.
.
Sovente un morfismo d j un gruppo G verso un gruggo d j tfaSforIDazioni
viene chiamato una ra rcsentazione di G (oppure una .rapprcsentazlone Ineare quando Ie tras ormazioni sono lineari secondo. it significato
descritto nel Capitolo VI, piii avanti). La particoiare rappresentazione f ,
costruita nella -dimostrazione di questo tt;orema, e nota. come la rappresentazione regolare a sinistra' )) di G.
Un dato gruppo PUQ avere mohe rappresentazloni. Cosi it gIllppo diedrico L\ .. e per deftnjj:ione il gruppo di tutte Ie simmetrie ~i un II-agono regolare.
Pn per cui viene definito come gruppo di trasformazioni sull'insieme di tutti
i punti di P" La funzione che assegna a 'ciascuna simmetria di P. la permutazione indotta sugli n vertici (numerati) e ovviamente' un isomorfismo di
L\. verso un sottogruppo di S .. ; per esempio, i generatori ReD di d" vengono
app!icati nelle. permutazioni:
R .....
(12 " ~3 43
2
n
3
n-
(22)
[11
7) . GR.UPPI 01 TllASFOR.MAZlONI
(23).
Ix = x
e anch'esso
un sottogruppo di G; infatti esso e "immagine di S per la Xt-+gxg-1 Cos!: la (g, S) ... gSg-l defj.nisce un'auone di G sull'insieme di tutti
i souogruppi di G; si dice che G agi.sce .sui .suoi sottogruppi per coniugio.
Se un ru 0 G a isce su un insieme X, due unti x ed x' E X verranno
x.
ora e
chiamati e u;fJaiemi ris tto a G se eSlste un E con x
1-1>-
g-I x '
112
GRUPPI
[Cap.
su
di
un qualsiasi x E X per detta azione e tuUo l'insicme
(Per un 'azione qualsiasi, un'oebita qualsiasi di G su X viene sovente chiamala insieme di tran.
sitivita ).
Si dice che un gruppo H agisce a destra su un insieme Y quando e data
una funzione Y x H -+ Y, denotata con (y, h) 1-+ yh, per la quale si .abbia
sempee yl = y e y(hlh3) = (yhl)h a Data tale azione a destra di H, 1a (h, y)t-+
1-+ yh definisce un'azione del gruppo opposto H op (efr. 2) a sinistra di Y.
Per esempio, in un gruppo qualsiasi G, il coniugio scritto nella forma XI-+1-+ g-lxg definisce un'azione a destra di G su se stesso.
ESERCIZI
..:r:
8J
113
L\Tl!IlALI
..$.I segue"nli enunciati moslrano ehe ogni azione su X PUD essere descritta da
I,Ina rappresentazione nel gruppo SeX) di lutte Ie pennutazioni dell'insieme X :
(a) Se G agisce su X , mentte, per eiascung G, </>ge la permutazione xl-+.gx
di X, dimostrare ehe </> : G_ SeX) e un morfismo di gruppi (e Quindi una rappresentazione).
(b) Se </> : q _ SeX) e un morfismo di gruppi, dimostrare ehe la (g, x)H>H>-(t/>g)x definisce un'azione a: G X X-X di G sU X.
(e) Dimostrare ehe </>1-+ a e una bijezione (dalle rappresentazioni aile azioni) .
..l<'Se h e un elemenlo fisso in un gruppo G, il porre xl-+ xb da una bijezione
ge : G -+ G ehiamata mol/iplicazione a des/ra (oppure Iraslazione a destra )
per h. La funzione g : G _ S(G) si chiama rappresentazione rego/are a deslra di G.
Utiliuando il gruppo opposto G<>P del 2, dimoslrare che si !catta di un monomorfismo Gop _ S{G) di gruppi.
8, Laterali
Sia Sun sottOgruppo di un gruppo moltiplicativo G. La restrizione della
molti Iica.zione di G definiscc una funzione S X G _ G chc e uo'azi.Q!lL
S
1-+ S di S su G chiamata moltip lcazionc a sinistra per S. Le. orbite
di S per tale azione sana cruamate laterali sinislr; * di S in G. Cosi due elementl a, bEG appactengono allo stesso atera e Slnistro I
se e solo se
e b = sa per un certo s E S, vale a dire, se e solo se si ha ba- 1 E S. Resta cosi
definita una relazione di equivalenza fca a e b; Ie proprieta standard delle
relazioni di equivalenza ( I.7) stabiliscono la:
. Proposizionc 19. Se S e un sottogruppo di G, ciascun a E G apparliene
ad uno ed un solo lalerale sinislro di S in G, precisamenle al lalerale
Sa
E S}.
(24)
Se GIS denora I'insieme di lulli quest; laleral; sinislri, la a 1-+ Sa i una suriezione G _ GIS.
(.) A!cuni autori chiamano un 'orbila di questo tipo latecale dc:stro . Abbiamo scello
questa terminologia pcrchC rernie un laterate sinistro analQgo ad un ideale sinistro ( IV.3)
o ad un modulo slnistro ( YI.I).
114
GRUPPI
[Cap. ill
Ancora, nel gruppo additivo Z i laterali del sottogruppo nZ. scfitti additiva
. mente, sono gli insiemi nZ
k gia usati nel II.5 come dementi di Z .. .
L'ordine di un gruppo finita G c, per definizione. il nurnero =If(G) degli
S c G e it numero
(25)
[G :
e un mu/tip/o illtero
II leorema di Lagrange limita con precisione gli ordini possibili dei sottogruppi. Per esempio e slato definito ordine m di un elemento g di G I'ordine
del sottogruppo cic1ico {I, g, gH, . .. , g"'-i} generato da g. Ne deriva it:
Corollario. pgni elemento di un gruppo jinito G ha come ordine un divisore dell'ordine di G.
8]
115
LA TERALI
2n.
/Se
"..?
a ~ ovvero a Ss.
0
ZI O ovvero
GRUPPI
[Cap. III
/(a) Dati i sottoJIUPpi S, Tc G, ciascun elemenlo a di G delermioa it IQT, SaT; che consisle di lutti i prodotti :fut con 3 S e I T. Dimostrare chc due lalerali doppi S - T sana disgiunli 0 uguali e che I'unione di
tutti i lalerali doppi di questo tipo e G.
(b) Se G agisce Iransitivamente su un insieme X, allora i1 sottogruppo F
che lascia fermo un punlo Xo E X, agisce anche su X. Dimostrare che esisle una bijezione daU'insieme di lutti i lalera1i doppi FgF verso t'insieme delle orbite di X per F .
tt:ralt: doppio S -
,...J8:"1>imostrare la seguenle generalizzazione del Teorema 21: se FII e it sottogruppo che laseia fermo y in un'azione di G su X, allora gF1I 1'7 gy e una bijezione
dall'insieme dei lalerali destri di FII in G verso l'orbita di y.
9. Nucleo e immagine
Sia if> : G -+ H un qualsiasi morfismo di gruppi. La sua immagine e
l'insieme
(26)
Im(~) ~ ~.G ~ {tuttii .p(g)lgEG}.
Questo sottoinsieme di H
scdta deU'identita, quindi
e un
H)
(27)
if> : G -+ H
if> : G -+ H
e un
epimorfismo
monomomsmo
c un isomorfismo
c un
= Im(~) ~ H;
-= Ker(t/ = lj
= K"(~) ~ 1 e
Im(~) ~
H.
G~ 1m (t/-4. H,
in cui la restrizione t/>' di t/> c un epimorfismo. Dunque un morfismo qualsiasi
dj gruppo e un epimorfismo seguito da un monomorftsmo.
9].
117
NUCLEO: E IMMAGiNB
per un certo
E S}
(28)
{glgEG, gET)
(29)
e un sottogruppo di G, deno eontroimmagine di T per rp; talvolta viene chiamate immagine ill1!ersa e viene denotato con rp-1T, anche se pub non esserci
alcuna funzione rp-l che sia un 'inversa di rp. Per esempio, I'immagine inversa
del sottogruppo banale I di He proprio it nuc1eo di rp, e I'immagine inversa
di un sottogruppo qualsiasi contiene sempre it nucleo. Ancora, rp- e un morfismo di inc1usione.
Teorema 22.
bijezione
Un morjismo qualsiasi
rp : G _
rp.S
H
U
----Jo
1m q,
U
U
S -----+ T
Ker q, -------io 1
U
I
L'insieme di tutti i sottogruppi di G che contengono Ker rp va, per mezzo di
nell'insieme di tutti i sottogruppi di H contenuti in 1m 4>, e rp. e un morfismo di inclusione. La r-unione e Ja r-intersezione di due sottogruppi, che
rp_,
118
GRUPPI
[Cap. III
Cosi un sottogruppo normale (sottogruppo autoconiugato 0 {( Invariante ) deve contenere con uno qualsiasi n dei suoi elementi tutti i coniugati di t<!ole e1emento. Un sottogruppo qualsiasi di un gruppo abeliano e
normale in modo banale (perche qualsiasi coniugio e l'automorfismo identita).
D'altra parte, molli sottogruppi di gruppi non abeliani non S0l10 normali ;
per esempio. in S3 ~ d3 i tee sottogruppi cielici di ordine 2 non sono normali.
Teorema 23. /1 nucleo di un morfismo 1> : G
male nel suo dominio G.
DimostrazioDe: 8e K e it nueleo di
t/>{k) = I. Per un g E G qualsiasi:
-+
e un sottogruppo nor-
9]
119
NUCLEO E IMMAGINl!
ESERCIZI
'? _
p i a 4>:
H un morfismo' di gruppi.
(a) Se S ed S' sono soUogruppi di G, dimostrare che si ha : 4>*(4).S):>S
e che si ha 4>.(S (\ S' ) C (4).s) (\ (';.S'), 4>.(S V S') = (.;.S) V (,.S').
(b) Se T e T ' sono sottogruppi di H , dimostrare che si ha 4>.(.;nc T
e che si ha ';(T (\ T ' ) = (1)n (\ (';T'), ';(T V T') :> (';.i) V (';T').
/ .Dimostrare che As
e I'uni'co
S~.
e sempre
sia dj
t.
~Se C: ,
= K,
120
oaUPPI
(Cap. III
23, il
a
per
q",,,t. (',n'''on. p : G _ GIN e proprio Ia proiezione di G suI suo '
GIN, quale e stata definita nel 1.7.
quo-
DimostrazioDe: Dati due laterali sinistri C e D di N, si scelga un clemento in ciascuno. di modo che sia (per esempio) C = He e D = Nd. Se
p devc essere un morfismo di moltiplicazione, si deve avere:
N(cd)
p(cd)
(pc)(pd)
(Nc)(Nd).
k = m(ene-1).
10]
121
GRUPPI QUOZIBN'TE
Dimostrazione: La situazione e quella indiC3ta nel diagramma sottostante; sono dati i mornsmi p e tfo e SI richiede un mommo 4>' che renda
commutativo it diagramma.
"
G~GIN
~l'
L
Per ipotesi e #,.n) = I per ciascun 11 E N. Percio 4> porta tutti gli clementi
di un laterale qualsiasi Ne in un singolo elemento tfo{nc) = .p(c) di L. Cia
significa che esiste una (cd una sola)funzione 4>' su GIN verso Leon 4>' p = tfo.
La funzione .p' e un morfismo. Infatti il prodotto (30) di laterali d3.:
~ ' (Nc)~'(Nd) ~ (~c)(~) -
4>(cd) ~ ~'[N(cd)l.
e co~pleta.
Ke<
~ (K" ~)IN.
122
[Cap.
q, : G -+ L
ha
GRUPP}
tP epimorfismo.
(II corollario dice qualche cosa di phi : specifica di quale isomorfismo si tcana).
CoroD.rio 3. Se tP : G -+ L e WI qua/siasi morjismo di grupp; con nucleo
N<J G, esiste uno ed un solo monomorfismo 4>' : G IN -+ L per if quale si aMia
4> = 4>' p. Ne deriva che 4> e ,p' hanrio fa steSSQ immagine.
Dimostraziooe :
Kef
rp
= N
da
Kef,p' = N /N
I, per cui
,p' e
un
monomorfismo.
G~GIN~T-'+H
d()f)e /0 proiezione p
monomorfismo.
10]
GRUPPI QUOZIENTE
123
jJ
(31)
Dimostraziooe: Per j = I, 2 siano p, : G, _ G,/N, Ie proiezioni. AJlora f/!(gl , g~) = (Pig, , P,g2) per g; e G, definisce un epimorfismo. f/! : G1 x
X G2---+{GI/Nl) X (GI/N1). II suo nucleo e NI X Nz e quindi il suo codominio
e isomorfo a (Gl X G2)/(Nl X N~). Per esempio, il gruppo additivo Z e un
sottogruppo del gruppo additiv9 R dei numeri reali. II gruppo guozientc
R X R Z'x Z ;;;;: R Z X R Z viene chiamato
r ra ion. eometricbe
il gruppo el toro.
n gruppo quoziente fornisee un mezzo effettivo per costruire nuovi
gruppi a partire da gruppi dati. Ecco alcuni esempi.
Per ogni g E G, il coniugio per g e un automorfisrno y, : G _ G, y,(x) =
= gxg- I , chiamato (( automorfismo interno . Nel grupp.o Aut (O) di tutti.
gli automorfismi di G (con la composizione) si dice che due automorfismi
a e fJ appartengono alia medesima c1asse di automorfismi quando si ha
a: = Y fJ per un eerto automorfismo interno y. Si pua dimostrare (Esercizio
9.7) che gli automomsmi interni fonnano un sottogruppo In (G) normale "in
Aut (G). Percio Ie classi di automorfismi sono gli elementi di un gruppo
Aut (G)fIn (G), detto gruppo degli automorfismi esterni di G.
Si considerino i rnorfismi di un dato gruppo G verso gruppi abeliani.
Con i gruppi quorienti si puo costruire un morfismo universale di questo tipo
(Esercizio 7).
Un'azione qualsiasi di un gruppo G su un insieme X conduce ad un gruppo di trasfonnarioni su X nel modo seguente. Sia F I'insieme di tutti i g E G
con gx = x per ogni x; cosi Fe I'intersezione di tutti i sottogruppi di isotropia. Allora e F <::J G e I'azione data di G su X definisce un'azione di GfF
su X che rende GIF isomorfo ad un gruppo di trasforrnazioni su X (Esercizio
m Siano a, b, c, d quattro numeri reali con ad -be "# O. AJlora L(x, )/) =
= (ax + C)/, bx + dy) dev,nisce una bijezione L : R2 _ R2; tutti gli L siffaui
formano un gruppo, il gruppo lineare generale GL{2, R). Ciascuna bijezione L porta reUe per l'origine di R2 in relte per cui GL(2, .R) agisce suU'insieme X di tuUe queste rette. II sottogruppo normale F che tiene ferme tutte
queste. relte e il gruppo di tutte Ie bijezioni (x, )/)1-+ (kx, k)/) con k "# O. II
gruppo quoziente GL(2, R)IF viene chiamato gruppo proiettivo reale per la
dimensione I. Gruppi analoghi per dimensioni maggiori appariranno nei
successivi capitoli suU'algebra lineare.
124
GRUPPI
[Cap. Ul
ESERCIZI
/Se
Se Q.
Q /{I }?
v~
e nOT-
.y-Se
e T<J H
un epimorfismo di 'gruppi e T soltogruppo di H, dimose e solo se e ~T<J G; in questo caso dimostrare che si ha
G/(i>"T) '" H I T .
ft,'Siano E ed E'due relazioni di equivaienza sugli iasiemi X, X ' con Ie proiezioni p: X -+ X /E e p': X' -+ X '/E':
(a) Descrivere il nueleo di equivalenza della suriezione p x p ' : X x X '-+
-+ (XIE) x (X'I E').
1"
"
GI N
11]
125
126
GRUPPI
[Cap.
I'~G~H
1/ /
lofatti l'essere 44 banale significa che Tf; porIa tutto i1 suo dominic L in
Kef (4)), di modo che tf; 5i restringe ad un morfismo Tj;' : L -+ Kef (4)) e 1/; 5i
fattorizza mediante j : tf; = if', Ovviamente 1/1' e I'unico morfismo che potra
soddisfare alia iTf' = 1/1.
Questa descrizione dei nuclei mediante "universalita, ha due effetti. In
primo 1uogo la descrizione stessa di un Rueleo [unzioDa (e funziORa eH'ettivamente) in una categoria qualsiasi con morfismi banali . In secondo luogo
essa solleva una dornanda: se i e universale per ~ ; banale, quale morfismo
j e universale per j . ~ banale (cfr. I'Esercizio 3b)?
Esiste anche una descrizione categorica del prodotto G X G' di due
gruppi 0, pill esattamente, per Ie proiezioni
e una
E
Q.E.D.
Questa proposizione puo venire rienunciata in termini del diagramma
sottostante. Dati pep' , k e k', esiste uno ed un solo modo di completare con
h questa diagramma in modo da rendere commutativi entrambi i triangoli .
L
;/l'~
G~GXG'~C'
In altre parole. (p, p') e un elemento universale per il seguente funiore controvariante su gTUppi verso insiemi: a ciascun gruppo L si assegni l'insieme
11]
127
hom (L, G) x hom (L, G') di tune Ie coppie (k. k')j a ciascun morfismo
a : M __ L di gruppi si assegni la funzione (k, k')H>- (k a. k' al. Si potrebbe
,descrivere piu brevemente questa funlo ce come insieme pcodotto hom ( .
G) x hom ( , G') di due hom-funtori. Questa descrizioDe si appliea ad una
categoria qualsiasi e quindi suggerisce la seguente definizione:
G~GXG' ~G'
; .. x,(
1.
(32)
H X H' ~H'
(Ia freccia punteggiata deve essere aggiuDta dopo). Qui i due compost i a p
e a' p' hanna i codomini H e H ', mentre (q, q') e una coppia universale di
mornsmi verso questi codomini. Pereio esiste un unieo morfismo a X a ' per
1a freccia punteggiata che render! commutativo il diagramma. Chiameremo
questo morfismo a X a' : G x G' __ H X H ' morfismo prodotto. Nella categoria degli insiemi esso e proprio la funzione prodotto cartesiano del ( I.4);
per i gruppi esso e il morfismo (g, g' )1-+ (a(g), a ' (g'. Per una categoria
qualsiasi con prodotti si puo dimostrare che si ha:
10 X 10' =
1 0XG',
(p a)
(P' a') ~ (P
P') (a
a'),
(33)
la second a per una coppia qualsiasi di morfismi {J: H __ K, {J' : H ' __ K '
della categoria. Queste equazioni affennano che (G, G')I-+ G X G', (a , a')1-+
1-+ a X a' costituiscono un funtore (in due variabili).
La nozione di pradotto ha un duale nel senso del 1.9 .
128
GRUPPl
[Cap. III
Nella categoria degli insiemi. abbiamo vista nel 1.8 che l'unione disgiunta
di due.insiemi e un oggetto coprodotto. In una categoria conerela arbitraria
non e detta che esistano coprodotti; nella categoria dei gruppi essi esistono
effettivamente (Esercizio II).
ESERCIZI
"y'{a) Si assegni aciaScun gruppo G J'insieme Sub (G) di tutti i suoi sottogruppi;
ad ogni morfismo ., : G -+ H di gruppi la funzione indotta t/!. : Sub (G) -+ Sub (H).
flintore.
X-Dati i morfismi '" : G -+ H e r$' : G' -+ H di gruppi, definire un funtore controvariante:F su gruppi verso insiemi dove .F(L) e J'insieme di tulte quelle coppie
(k. k') di morfismi k : L _ G, k' : L _ G' per i qua Ii si abbia ", . k = r$' k' . (Cfr.
la figura).
L ... ~ .. o) C'
0
Dimostrare che e5iste un elemento universale per'questo funtore. (Esso viene chiamalo
prodot1o fibrato di G e G' e fornisce il diagramma tira indietro raffiguralo
qui sopra).
.
.
,
11]
129
~strUire la calcgoria CQnereta i cui oggetti 50no tutti i gruppi ed-i cui mor
. fismi ,s ono tutti gli epimorfismi di gruppi. Dimostrare che la proiezione G --+ GIN
e un clemento universale per un fUnlace opportuno su tale calcgoeia.
/oNella calcgaria di tutti j gruppi abeliani dimoslrare che hom (A. - ) X
x hom (A', -) ha un c1emento universale. (Suggerimento: Usare la Proposizione 13).
ordlnali.
/oiffiostrare Ie regole (33) per iI prodotto di n:aorfismi.
per un
CAPITOLO IV
Anelli
1. Assiomi di anello
Un anello R = (R, +. ,I) e un insieme R oon due operazioni binarie,
addizione e moltiplicazione, ed una operazione nullaria, scegliere I I), tali
che:
(i) (R, +) e un gruppo abeliano per J'addizione;
(ii) (R, " 1) e un monoide per la moltiplicazione;
(iii) La moltiplicazione e distributiva (sia a dcstra che a sinistral rispetto
all'addizione.
L 'ultima richiesta significa che tutte Ie teme di elementi a, b. c in R soddisfano aile identita :
a(b
+ c) =
Db
+ aCt
(a
l'anello
l'anello
I'anella
I'anella
di
di
di
di
+ b)c =
s~mo
ac
+ be.
(1)
esempi:
Nel 5 di questa capitola costruiremo J'anello Q a partire da Z,omcntre studieremo gli ultimi due sistemi di numeri nel Capitolo V. Esistono anche anelli
finiti di numeri; per esempio, l'insieme Z" degli interi modulo 11 con I'addizione e la moltiplicazione quali sono state costruite nel U.5, e un anello.
Del resto l'insieme con l'unico elemento 0 e con I'addizione e la moltipJicazione date nel solo modo ossi bile dalle 0 + 0 = 0, 00
0, C un anello
10 chiameremo ( l'ane 0
ana e .
La definizione di aneno cOllslste in sostanza nell' affermare che un anello
e un insieme R con un elemento privilegiato IE R e due operazioni binarie
(a, b)r+ a + be (a, b)r+ ab che sono entrambe associative, doe tali che si
ha,
+ (b + c) ~ (a + b) + e,
a(be)
(ab)e
(2)
per tutti gli a, h, c E R; per il quale I'addizione e conunutativa, cioe tale che
si ha:
(3)
per tutti gli a, bE R;
IJ
131
ASSIOMf Df ANELLO
+0 =
al = a = la
a,
(4)
che contiene per ciascun clemento a WI inverso additivo (--0) tale che si ha:
+ (--0) ~O
(5)
--(--0)
a,
--(a
+ b) ~ (--0) + (--b),
a"'-+" =
alii" = (a"')".
a"'a",
I:
0 = QQ.
Dimostrazione: Siccome 0 e 10 zero dell 'addizione. a + 0 = a. Mottiplicando entrambi i rnembri per a, si ottiene a(a 0) = aa. Ora la Jegge distributiva e la definizione dello 0 danno:
2:
Se R non
e. l'aneJlo
an =
banale. si ha
O. Una dimostrazione
oF 1.
3:
SI
132
ANELU
[Cap. IV
o ~ Ob ~
[a
+ (~a)lb ~ 00 + (-.-,,)b.
0 1,
Per m = I la dimoSlrazione
e per
la prima meta della legge distributiva (I). Data questa regola per m = I
e per tutti gli n, una seconda i,nduzione, questa volta su m, da I'int::ra regala,
facendo ora usa deli'altea meta della lC&$c distributiva (I).
REGOLA 5:
(na)b
a(nb).
+ ab =
.(a
+ b) ~ .(a) + .(b),
a(OO)
(.a)(.b),
.(I) ~ I '
(6)
per tutti gli elementi a, b E R, dove I e I'units. di Red I' e I'unit! di R'. Come
per i gruppi, un morfismo a di aneUi e chiamato mono-, epi- 0 isomorfismo a
seconda ehe la funzione asia, rispettivamente, iniettiva, suriettiva 0 bijettiva.
Per esempio, Ie inserzioni Z -+ Q -+ C sono monomorfismi di anelli. Per gli
interi modulo n, la proiezione e : Z -+ z" ehe porta eiascun intero nel suo
resto (mod n) e un epimorfismo di anelli (efr. i Teoremi II.13 e 11.14).
Per qualsiasi anello, la funzione identits. 1R : R -+ R e un morfismo di
anelli. Se p : R" -+ Rea : R -+ R' sono due
di anelli, anehe it
eomposto a : R" -+ R' c un morfismo di anelli.
[33
ASSJOMi DI ANELLO
I]
m, neZ.
(7)
ma
completa. Infine, se me negativo, la (7) segue dal caso di m positivo mediante
la precedente Regola 3.
Siccome questo morfismo p: Z _ R ' con p,(n) = nl ' dipende cssenrialmente dagli elementi unitA, verra ch.iamato morfismo unitale per I'anello R'.
Si definisce caratteristica di un anello R' I'ordine additivo della sua unita
I'. Cos! un ancllo R', non banale. ha earattenstLca Ita m se m J mlDlmo
Tni"ero positivo per il quale si ha ml' = 0 ed ha caratteris'tica OJ se' nessuno
di questi multipli mi' e zero. (Nota bene: alcuni autori parlano di caratteristica 0 quando noi diciamo (( earatteristica GO ). Per esempio Z ha
caratteristica GO, mentre ciaseun anello Z" ha caratteristica n.
Proposizione 2. Se un anello R' ha caratteristica 00, if morfismo .unitale
fJ : Z _ R'
un monom()rjismo di anelli. Se un aneJ/a R' ha caratteristica
finita m, allora esiste un monomorfismo Z .. _ R' di anelli per il- quare si ha
mZ
Ict-r- p,(k) = kl ' e l'ordine di ogni elemento del gruppo additivo di R'
e un
divLsore di m.
Dimostrazlooe:
_ R' semplicemente come morfismo di gruppi additivi. II suo nueleo, sottogruppo additivo di Z, e determinato dalla caratteristica di R'. Se R' ha ca-
134
ANELLI
[Cap. IV
) Z
.
.:o'
~
"
R'
Questa proposizione afferma che I'inserzione i : N -+ Z e elemento universale per un funtore opportuno ' su anelli verso insiemi. Questa funtore
' assegna a ciaseun anella R' I'insicme '(R') di tutte quelle funzioni a : N .....,...
-I- R' che sana rnorfismi di addizione, di moltiplicazione e di unita ed a ciascun morfismo (J : R ' -+ R" di anelli la funzione W'(R') -+ f(R") tale che si
abbia '({J)a = ~(J . a per ciascun mor1lsmo Q. Ovviamente i E 'd(Z) e universale e la usuale proprietA di unicita per un elemento univcrsale determina
univocamente I'anello Z degli interi a menD di isomorftsmi.
La nostra definizione di anello richiede la presenza di una unit! moltiplicativa; la Rostra definizione di morfismo di aneUi considera questa unita
- insieme aile operazioni di addizione e di rnoltiplicazione - parte essenziale
della struttura ) di un anello. Aleuni autori non richiedono nella definizione
di anello la presenza di una unita per la rnoltiplicazione; con questa definizione
sia I'insieme di tutti gli interi pari che ]'insieme di tutte Ie fUaLioni continue
f;
C!f(x)1 tix<
00
2) COSTRUZIQNI DJ ANElLJ
135
ESERCIZI
3. I seguenti insiemi di numeri razionali sana anelli rispetto aile solite opera- .
zioni di addizione e di moliiplieazione ? Se si, percM? Se no, pereM no?
(a) Tutti i numeri razionali con i denominatori I, 2 oppure 4.
(b) Tutli i numeri razionali con denominatore I ovvero una potenza del 2.
4. Dimostrare che in ciascuno dei casi seguenti esiste uno ed un solo morfismo
fra gli anelli sottoindicati:
Zu -+ Zt.
Z II-+ Z.,
e isomorfo
a Zt.
= (m
~ (' : m))
(a) Se k cd m sono numeri naturali, dimostrare che (k, m) e un intero.
(b) Dimostrare c.he e (k - 1, m) + (k, m - 1) = (k, m).
(e) In un qualsiasi anello commutativo K dimostrare per induzione la formula binomia/e per tutti gli a, b E K:
(0
+ b)n =
t ..... _..
(k. m)o~b"'.
".
+ (n':"l,
1)
+ ... + (0.
11)
2n.
11. Ricavare una formula per la derivata n-esima del prodotto di due funzioni
reali ehe ammellano derivata n-esima e dimostrare questa formuJa per induzione
su n.
2. Costruzion i di anelli
Presenteremo qui parecchi mod,i per ottenere nuovi anelli a partire da
altri anelli.
,
JJ6
ANBLLI
[Cap. IV
(i) lET.
(I e l'unita di R)
(ii) s, t E T implicano s - t E T.
(iii) s, t E T implicano 51 E T.
(m
(m - m') + (n - n') ;
(mm' - nn') + (mn' + nm')i.
Siccome 5i ha pure I E Z, ne segue che J'insieme G di tutti gli interi gaussiani e un sottoanello di C. Nel seguente 13 vedremo che e possibile costruire
questo anello G degli interi gaussiani direttamente dall'anello Zsenza 5upporre
di disporre gia dei numeri complessi .
. Si costruisca ora un peodono R x R' di due aneW R cd R ' dati, aventi Ie
unitS. 1 ed I'. Si prenda l'insieme R x R ' di tutte Ie coppie ordinate ~
di elementi r E R cd r' E R'! si prenda come unita 0, I ') in R x R' e si definiscanQ addizione e moltiplicazione in R X R' mediante Ie:
(r, r' )
+ {s,
.1')";" (r
+ $,
r ' + s').
(8)
2)
137
COSTIlUZIONl DI ANELU
I.
p(r, r ' ) = r,
p'(r, r ')
r '.
uesto anello R x R' e chiamato rodotto di Red R' ualche volta somma
diretta di Red R'). Si e scelto qUI i termlne {( pr otto . perc
a coppla
(p, pi) delle proiezioni ha la seguente proprieta universale analoga a quella
del prodono cartesiano di insiemi e a quella del prodotto di gruppi.
Teorema 5. Se S e un qualsiasi anello e se a : S ~ R ed a' : S ~ R'
coppia qualsia.ri di morfismi di ane/li, aI/ora esiste un unico morfismo
: S --+ R X R' di onelli per if quale si obbia p P = a e p' P = a'.
e una
f3
~r,~
R~
RXR'
p'
.R'
R X R' che
(f + g)(x) - fix)
+ g(x),
(fg)(x) - f(x)g(x).
(9)
138
" NELLI
[Cap. IV
Proposizione 6. Se R e un anel/o, anche RX 10 e con unita, somma e prodo tto termine a termine. Se R e commulatiw, anche R X 10 e.
O'(x)
0,
I ' (x)~
I,
(-f)(x)
-( Ix),
XEX,
ot
SX.
gli a, b e A Sl ha
(f
2]
139
COSnUZIONI DI ANELLl
= fa
"'" fa
= (f
+fb + ga + gb
+ ga + fb + gb
+ g)(a) + (f + iXb)
Per gualsiasi gruppo abeliano A, I'insieme End (A) di tutti Sli endomorfismi
di A e uindi una struttura al ebrica con due 0 ralioni binarie, addizione
(termi ne a termine) e moltiplicazione (per compOSIZlone ed un'operazione
nuilana, sceghere I'automorfismo Identlta.
Teorema 7. Se A e un gruppo abeliano, End (A) con Ie operazioni di
somma termine a termine, composizione e selezione di 1A e un anello.
Dimostraziooe: Per I'addizione termine a tennine, dei ragionamenti
analoghi a quelli faU; per la Proposizione 6 mostrano che End (A) e un gruppo
abeHano. i:: anche gilt nolO che la composizione e associativa e che possiede
come un.ita I'endomorfismo identita 1.4. Rimangono da verificare solamente
Ie due Jeggi distributive con i calcoli separati seguenti. Per ciascun a E A
Sl ha:
[(f + g) hJa (f + g)(ha)
I(ha) + g(ha)
(f . h
[h . U + g)Ja = h[U + g)aJ = hUa + gal
= hla + hga = (h I + h g)a.
+ g. h)a,
e un
z_z
,
a
irnmagini e la composizione degli
i Ie moltiplica
Quindi il porre f-,....,.. f(J) e un isomorfismo End (Z) ~ Z di aneW.
(11 primo e il gruppo oddirivo degli interi;;1 secondo e l'anello degli interi).
Cli endomorfismi del gruppo Z X Z danno qualche cosa di nuovo. Per
esempio. J(r , s) = (s, r) e g(r, s) = (r, 0) danno g1i endomorfismi J. g di
Z x Z con (f . g)(r, .1') = (0, r) e (g f)(r, .1') = (.1', 0), quindi con J. g "'oF g . f In altre parole, l 'aneJlo End (Z x Z) non e commutativo - ed e
il nestra primo esempio di tale fatto.
sana
(per esempio,
sono richieste entrambe Ie leggi distributive) ne segue, quasi come per i gruppi
opposti nella Regola 6 del 111.2, che l 'opposto di un anello e un anello.
Abbiamo qui costruito sottoanelli, prodotti di anelli, anelli di funzioni,
anelli di endomorfismi ed aneJli opposti. Piu avanti in questo capitolo costru irerno anelli di polinomi ed anelli quoziente; nel Capitolo XVI definiremo
anelli di tensorl.
140
ANELLt
[Cap. IV
"E SERCIZI
1. Dimoslrare che Z e
Z~
1. Dimoslrare ehe Z. x
z...
Z~
di anelli.
+ ny5j m,
n e Z}.
(b) {m
+ n ~1 m,
n e Z }.
(c) {k
+ m'2 + n'41 k,
(a) {m
m, n eZ}.
1(2 c un
isomorfismo R! :;;;;
e com-
11. Se X e un insierne ed M e un monoide moltiplicativo, dimostrare che I'insieme di funzioni MX con la moltiplicazione e l'unilB. lermine a termine e un monoide.
11. (a) Se X e un insieme e se G e un gruppo moltiplicativo, dimostrare che I'i nsieme di funzioni GX con la moltiplicazione lermine a termine e un gruppo, abeliano
se G e abeliano.
(b) Dimoslrare che e (]I = G e che e G2 = G x G.
. 13. Date due operazioni binarie 'V e 0 su S e dato X, dimostrare che I'essere
la 'V dislributiva rispelto alia 0 implica che la 'iJ ' sia distributiva rispelto alIa
0', dove la 'V' e la 0 ' son91e operazioni termine a termine sulJ'insieme di funzieni
SX.
14. S e T siano due imiemi con Ie operazioni binarie 0 e O ' . Si definisca sulI'insieme prodolto S x Tuna operazione binaria 0 # con la formula (St , tt) 0 # (ss .
tt) - (Sl 0 s' . 11 0 ' II) per qualsias! $1, $1 e S e per qualsiasi h , t2 E T.
(a) Dimostrare che la 0 # e commutativa se e solo se la 0 e la 0 ' sono
entrambe commutative.
(b) Dimostrare che la 0". e associaliva se e solo se la 0 e la 0' sono entrambe associative.
(e) DimOSlrare che la 0 # ha una unil&' se e solo se sia la 0 che la 0' hanno
una unila.
3]
141
.\NELLI QUOZll!NTB
3. Aoelli quoziente
Come gia visto per i gruppi,.certi sottogruppi sono chiamati normali ;
it nueleo di un morfismo G - G' e un sottogruppo normale N del dominio
G e si costrui~e il gruppo quoziente GI N in modo che la proiezione G - GIN
sia un morfismo universale con nueleo N . .1n modo analogo per gli aneUi,
certi sottoinsiemi verranno cbiamati idea-lij il nudeo di un rnorfismo
R - R' sara un ideale A nel dominio R e si costruira I'ancilo uoziente R IA
In rno 0 c e a
rOleZlone R - A sia un mor rno umversa e di aneUi
con nueleo A.
II nuc/eo di un morfismo u : R - R' di anelli e I'insieme:
(II)
additivi. II
R rna non
, a
a
siano in Ker u. Pertanto ogni nudeo e un ideale in R
DEFlNIZIONE: Un idealC::.. (Illi~leroL~.-'n un anello R
non llUoto A di.Jt.J!!lL~he:
(i) 01 ed a2 eA =(ii) r E R ed a e A
,a
senso seguente:
e un sOlloinSJ.!!Ef!.
a1-a2 e A,
=- ra eA ed arEA.
e un ideale
+B=
in R percM e chiuso rispetto alia soUrazione ed alia moltiplicazione (a sinistra cd a destra) per qualsiasi r E R. L'insieme A + Be chiamato
la somma degli ideali A e B. Esso e contenuto in qualsiasi ideale di R che contenga sia A. che B; pertanto e la r-unione di A e B nell'insieme parzialmente
otdinato di tutti gli ideali in R . Siccome in questo insieme parzialmente ordinato, An Bela r-intersezione di A. e B, I'insieme parzialmente ordinato di
tutti gIi idealj in R e un reticolo ( 11.8). In particolare, i1 sottoiosieme {OJ = 0
consistente del solo 0, e l'aneHo R stesso sono ideali in R e quindj elementi di
questo reticolo . .Jl,!esti due ideali 0 ed R sono ch.iamati ideali impropri in R;
tutti gli altr! ideali sono detti proprio
142
ANELLI
[Cap. IV
+r=
Dlmostrazione: Questa risultato e nota per I'addizione dalla costruzione faUa nel II I. 10 per il gruppo quoziente additivo RJA; la somma di
due laterali C e D e l'insielTle di tutte Ie somme c + dean C E C e d E D.
In forma esplicita:
(12)
rl-+
+ r e un
morfismo di addi-
llOne.
+ rXa' + s) =
(aa'
+ as + ra' ) + rs,
a, a' e A.
questa
e la
3]
143
ANEll1 QUOZlENTB
+ bib e B }
( 14)
,I
RI A
:...
.
~
P
(15)
lm (a)
Dominio a /Kera,
a morfismo di anelli.
(16)
ANBLU
[44
[Cap. IV
ESERCIZI
e I'insieme
z..
+ kJJ'j
con kJ , ks E K.
tativa.
(b) Dimostrare che I'essere la 0 associativa implica chc la
o t sia associa-
tiva.
(c) Mostrare con un esempio che I'analogo risultato non
di cancellazione.
e mn =
0, allora
em =
0 ovvero
en=
O.
(11)
145
Questa proprieta non sussiste in molti altri anelli. ,Per esempio, nell'anello
prodotto Z x Z, gli clementi r = (1, 0) ed s = (0, I), che sono diversi daUo
zero, hanno il prodolto uguale allo zero. Ancora, nel\'anello delle fum.i on i
RR (dove R e l'aneHo dei numeri rcali) Ie funzioniJe g con/(x) -;-Ixl + x
e g(x) = Ixl- x, hanno I(x) = 0 per x ~ 0 e'g(x) = 0 per x ~ 0, cosicche
il loro prodotto termine a termine c la funzione zero, sebbene non 10 siano
ne I ne
g.
e un
dominio di integrita
5e
-=
(19)
ad = be.
b, d" 0
b, d" 0
b" 0
a,b",O.
(20)
(21)
(22)
(23)
do,
hdy = he,
bd(x
+ y) =
da
+ he.
146
ANELLI
[Cap. IV
1 Rumeri razionali Q. i numed reali R ed i Rumeri complessi C costituiscaM tutti dei campi; sia R che C hanno molti sottocampi. Qui definiremo
sOllocampo S di un campo Fun sottoanello di F che sia esso stesso un campo.
n Teorema 4 per i sottoanelli ha come corollario il corrispondente fisultato
per i sottocampi:
e un campo se e solo
ESERCIZI
I. Dirnostrare per un campo qualsiasi Ie (19), (21), (22) e (23).
cho
3, Fra Za,
z.,
L. e
z..
e un
e un
campo.
dominio di integrita.
5J
147
9. Si supponga che 0
0, e un campo.
(b) Dimostrare che a
+ byd, can
" Q(y'li).
(c) Dimostrare che non esiste alcun isomorfismo 0(/1) ;;-
O(/iI) di
campi.
s.
'*
(a. b)
= (a',
b')
<>
ab' = a' b.
(24)
148
.\NELLI
[Cap. IV
ha
[a,
bl
[a',
b'l
ab' ~ a'b.
(25)
(a, b)
+ (e , d) ~ (ad + be,
bd),
(D
DO) /( E )
Q(D)
(a, b)
+ (e,
d)
= (a',
= (a',
b')(e, d).
Per esempio, per Ie definizioni di addizionc' e di congruenza, 1a prima congruenza diventa (ad + be)b'd = (a'd + b'e)bd e questa e una conscguenza
diretta dell'ipotesi ob' = a'b. Tn modo analogo SI dimostra la seconda congruenza. Ne concludiamo che in Q(D) vi sana operazi oni binarie di addizione
e moltiplicazione date sulle c1a,ssi di equivalenza (a , b] e Ie, dl dalle formule
[a,
bl +
[e,
dl ~
[ad + b:,
bdl,
[a, b][e,
I!
al-+ la,
5]
149
= la,
di anelli. Se x
b] e un qualsiasi elemento di Q(D); aHora e Ib, l)x
= lab, bJ = {a, I , cosicche x e un quoziente (ja) /Ub) come si richiedeva
nella prima parte del teorema.
Rimane da confrontarej con un qualsiasi morfismo a <,ii D verso un campo.
Se esistesse un morfismo a' di campi con a' j = a, come e indicato nel sottostante d iagramma commutativo, aHora a dovrebbe essere inieHivo ed a'
D
Q(D)
.
.:o'
~
y
b::f: 0, a E D.
ISO
ANELLI
[Cap. IV
ESERCIZI
I. Dimostrare dettagliatamenle Ie leggi commulativa cd associativa per la
moltiplicazione in Q(D).
2. Dimoscrare che Ii!. relazionc definica dalla (24)
transitiva.
e riflessiva,
simmetrica e
6. Polinomi
Un polinomio a coefficienti interi
f= 3 - 7x
+ 2x~ + 5x
la:
- 9x'.
Oa una parte un'espressione di questo tipo e un'abbreviazione di una funzione: per trovare i suoi valori si introduca un numelO al PQsto della x.
D'altra parte i polinomi sono espressioni formali che possono esse stesse
venire sommate e moltiplicate rra lora; per esempio, dati due polinomi quadratici f e g, la loro somma e il polinomio quadratico:
6]
151
POLINOMI
e un
+ .. ..
g = go + glx + g,x2
+ ...
(27)
(28)
(f + g).
~j.
n = O. 1,2, ...
+ g
r.g :
(f.g)n
fog ..
(29)
e la
fun(30)
(fog).
L
I: ~ m _ ..
j,g.
1:-0
j",--,.
152
ANELLI
[Cap. IV
[U.g).hl"
U.g).h.
.1:+", - ..
L (L /<gl)
k+m _ n
1+.1 _ '"
h.
jog,h.,
1 11+.I:_n
dove, nell 'ultimo passaggio, abbia fatt o usa della legge distributiva generale per una somma di m
I termin i. Un calcolo analogo per I f*(g*h)] ..
da come risultato il medesimo valore in K ; quindi Ie due funzioni (f.g).h
ef. (g.h) sono ugua li per tutti goli argoment i 11 e, pertanto, in quanto funzioni,
sono uguali. Un analogo ragionamento per la legge distributiva completa
la dimostrazione che KN e un anello.
Ciascun morfismo a : K -+ L di anelli commutativi induce una funzio ne
esponenziale corrispondente aN : KN -+ LN mediante la formu la aN)f)n =
= a(fn). :e. un lavoro di routine verificare che questa funz ione aN e un
morfismo per la somma e per it prodotto convoluzione. Inoitre, per it morfismo identitil I : K -+ K, si ha
I N = 1,
(a {f)N = aN . {IN,
(31)
11
> 0,
(a' = a
+ Ox + Ox2 + ...).
(32)
61
153
POLiNOMI
serie di potenze avente solo un numero fin ito di coefficienti diversi dallo_zero,
doe una successione [ E KN per b guale esista un numero naturale m can
n - 0 er a in> m. 11 minima numero m - "k can tale ro rleta echiamato
ra 0 e oImomlO. In particolare Ia successione x e un polinomio di grade
I, la successione x' e un polinomio di grade i e ciascuna successione a
a
e un polinomio di grado 0 - chiamata anche polinomio costante. Eccezionalmente si dice che il polinomio costante 0' ha grado -'- C(). I poliriomi dj
grado 1,2, 3,4,5, ... sono detti lineari, quadratici, cubici, quartici, quintici, .
Sia I un polinomio diverso dallo zero di grado k ~ 0. Allora I e una
successione con al massimo k
I valori diversi daUo zero 10 , fi, .. . , Ii! e
con Ii! '" o. Affermiamo che I puo venire espresso (proprio nella rorma usuale )) 0 standard ) nella rorma
f
1 = 10
k = grado (f),
Ii!';' O.
(33)
valori
zero p~r tutti gli
dell 'argomento, cosicche la so mma "Lfix' e la successlone con i valori 10,
II , ... , f,: in 0, I, ... , k ed il valore zero per tutti ,!Ii altri valori dell'argomento. In altre parole questa somma e esattamente la successione I come
si era affermato.
Sia g = go
glX
+ glx'. Per la (29) la somma 1+ g e il polinomio che si ottiene sommando i coefficienti corrispondenti. Per la (30) -il
prodotto (convoluzione) fg e it polinomio:
+ ...
If .~).
Ig
logo
(34)
Queste sono Ie rormule solite ; esse mostrano che I'insieme di tutti i polinomi e chiuso rispetto aHa somma ed a1 prodotto ed all'unita ed e, quindi.
un soUoanello di KN.
k e la costante
ed
(35)
154
ANIlLLI
[Cap. IV
---''''''''i~~~~~~o~,~a'ci~
= a
Ec(x) = c.
(36)
&(/0
(37)
6)
155
POLINOMI
Si osservi che llsiamo la stessa lettera x per una indetenninata sugli anelli
diversi K e K'.
Dimostrazione: Per Ie' serie fonnali di potenze, il morfismo aN : KN -+
del Teorema 14 porta ovviamente un polinomio in un polinomio e
pertanto definisce un morfismo a+ del tipo richiesto. Se il polinomio e scritto
nella forma standard (33), questo morfismo ~
-+ KN
quello che fa a +
e di
ESERCIZI
1. Dimostrare entrambe Ie leggi distributive per KN.
+ l X7x' + 2x + 2).
4. Si definisce derivala formale (If u'n polinomio f = 10 + /Ix +
+ ItXJ:
polinomio f' = /1 + 2f~ + ... + k/l.XJ: - I. Dimos!rare che. se i coefficienti ap-
il
parlengono ad un dominio di integrila, si ha:
(c) (fg)'
= fg' + [,g,
,
I"
'
S. Quando vale il segno uguale nella prima delle disuguaglianze (35) relative
al gradi?
6. (a) DimOSlrare che gli eieme.nii d.i Krxl, invertibili per la moltiplicazione.
sono Ie costan!i invertibili di K. purche K sia un dominio di ii'llegri!a.
(b) Quail sono gil elementi invertibili di KN?
*7. Dimoslrare che .in Q~ per qualsiasi inlero posilrvo n, i'equazione/" = I
ha la soluzione (serie' binomiale):
I<=<
+x
e un
156
ANElLI
[Cap. IV
.....rr:Se
S e un monoide additivo, il supporto di una funzione f: s~ K e "insieme di IUni quegli S E S Con f(s) "# O. Dimoslrare che I'insieme di tuUe Ie funzioni f con supporri finiti, con la somma tcrmine a termine, col prodouo convolu-
da
I'e = 10
lt
(39)
-F.ciascunTeorema
18. Sia K un anello eommutativo. /I porTe f'r+- /', che porta
polinomio J nella funzione polinomiaJe as:rociata /' : X -)- X, e un
x[xl- K e
(&f)(E4).
un morfismo di
"J
. .-'
1]
157
Eel.
I'c = I.
so
x
Xi assume il valore
la stessa funzione polinomiale
che. I'essere K un dominio di
. universale.
Teorema 19. Se d e un elemento di un anello c;nmmutativo L. ciascun
morfismo a : K _ L di aneJ/i commutat;vi s; es(ende ad un unico morfismo
a' : K [xl_ L di aneW commutatifJi con a'(x) = d.
DimostraDODe: Si prenda il morfismo a. : K[x] _ L[x] della Proposizione 17 e la valutazione 14; iI loro composto:
J
E.
K-K[xl~L[xJ-L
e un morfismo a' =
a'(fo
(afo)
d,
at sostituisce X con d e, contemporaneamente, agisce mediante a sui coefficienti. Questa formula mostra che a ' e unico e, quindi , la dimostrazione
e completa.
Si noti che questo teorema include come casi particolari iI Teorema 16
e la Proposizione 17.
In questa teorema, la condizione che a' sia una estensione del morfismo
a puo .venire scdtta nella forma a = a' j, dove j : K _ K [x] e I'inserzione.
II teorema afferma allora che j e universale fra i morfismi di K verso anelH L
con un elemento presceito d. Per costruire iI funtore appropriato, un anello
commutatifJo untoto L. d sia un anello con un elemento scelto dEL, cosic-che un anello commutativo puntato non a tro c e un ane 0 commutativo
con una ulteriore operazione nullaria scegliere d . La categoria concreta
158
ANBLLI
[Cap.
IV
e un
morfismo di anelli};
P a,
'9(/f)(a) -
a E '9(L, d).
I questa untaTe pu
venire seritto nella forma a = a' j = ((a)(j) per un unico morfismo a' :
: (K(x), x) _ (L. d) di anelli puntati. Questa fatlo non e altro che l'afferma
zione che (j, (K(x), x) e un elemento universale per il funtore t su anelli
commutativi puntat; verso iD siemi.
Questa discussione viene riassunta III modo preciso dal seguente:
Corollario. L';nserzione K _ K(x1 di un anello commulativo K nef suo
anello di polinomi Kix1 e unitJersale fra i morfismi di K verso anelli commulativj
puntati.
+ x + 7x 2) + (~2 + 9x -
X2)y
+ (1 _
4X)y2;
+ (x _
2y)
(X2y
+ 4xy2),
+ yt + (l + 9y -
4y2)X
+ (7 _
y)x 2.
Can queste tre fonne possiamo costruire tre aDelli di polinomi Klx. y), apparentemente diversi rna evidentemente isornorfi. Questo fatto puo essere
trattato rapidamente con 1a tocnica deU'uDiversalita.
Teorema 20. Per ciascun anello commutarifJO K ~siste un aneilo commu
rolivo K[x, y] contenente K come sottoanello e due element; x e y con 10 proprieta universale"seguente : per ciascun anello commutativo L con due elemenli
scelli d, e E L e per ciascun morfismo a : K _ L di aneflj esiste un unfco morfismo a" : K [x, yi - L di anelli che estende a e per iI quale si abbia "(x) = d,
a l/(y) = e.
7]
159
Dimostrazioae: Si supponga che K[x, y] sia (K[x]) [y) , cioe l'anello dei
polinomi in una indeterminata y a coefficienti nell'anello K[xl dei poiinomi
in una indeterminata x su K. Per iI Teorema 19, a si estende ad un morfismo
a' : K [x]_ Leon a'(x) == d. Ancora, per il Teorema 19, a' si estende ad un
morfisrno a"CK[x])[y]- Leon a"(x) = d e a~' (y) = e. Questo e il morfismo richiesto a"; per il Teorema 19 esso-e unico, proprio come si era dffermato.
Un anello commutati'Vo bjpUtltalo (L, d, e) sia un anello L con una coppia
ordinata (d, e) di elementi scehi, ed un morfisrno di anelli commutativi b!puntati sia un morfismo di anelli che conservi i punti (element i scelti. nell 'ordine). II teorema pub venire aUora rienunciato nel modo seguente :
CoroUario 1. L'inserzione K - (K [xJ)l y] i unjversalefra i morfismi dj
un anello commutati'Vo K verso anelli commutatjf)j bipuntati.
Nel teorema possiamo usare per K[x, yll'anello (K{yj) [x) dei polinomi
in una indeterminata x a coeffidenti nell 'anello KIY] dei polinorni in una indeterminata y su K. Allora, sempre per il Teorema 19, a : K _ L si estende ad
u.n morfismo a' : K [y) _ L con a' (y) = e e poi ad un morfismo a" : (K[y
[x] -+- Leon a"(y) = e ed a"(x) = d e, ancora, questo a " e unico. Questo
significa che l'inserzione K _ (K [y]) [x] e anch'essa universale. Per it teorema
di unicita degli universali, si ha :
CoroOario 2. Se x ed y sono indeterminate e se K i
tiro qua/siasi, esiste un isomorfismo
UtI
anello commuta-
B : (Klx])[y]:;: (K[y])[x]
di anelJi con fI(x)
K.
160
Cosf
ANELLI
EJ agisce
[Cap. IV
(Ej)'(c) = f'(g'c),
EX
e:
(40)
ESERCIZI
e un auromorfismo di XIx).
E.uH e un endomorfismo di K[xl
E~+A
16
+ I) ;;;: F.
E~:
Klxl _ Kfx) .c un
8)
161'
Se K
,u,""
porremo la , ..
valenza.
In un dominio di integritA D, a e b sana associati se e solo se e a = bu
per un certo elemento invertibile u. lnralli alb e bla danno e1ementi e e d
con ac = b e bd = a; pertanto e aed = a. Se e a -F ala legge di cancellazione
(I8) dA cd = I, cosiccbe sia c che d sono invertibili. Se e a = 0, e pure b = 0,
cosicchC si ha a = bl con 1 invertibile. Viceversa, a = bu con u invertibile,
dA b = au-!; ne segue ch,e alb e cb.e bla. Un elemento u E D, invertibile in
D, t chiamato sovente elemento unitario in D.
Ogni elemento b nel dominio di inte rita D e divisibile r tutti i suoi
assocJati e r tutti I e ementl Invertl IIi
tutti I aSSOCJatl dl 1 . Tutti
guesti insiemi sono detti divisor; impropri di b in D. Se b '" a non ha dlVISOfl
.,p.ropri in D, e non t invertibile in D, viene detto primo in D.
In un campo F ogniefemento dTverso dallo zero e invertibile e non esistano e1ementi primi.
Nell'anello Z. gli unici e1ementi invertibili sono I. Ne segue che due
interi m ed n SOllO associati in Z se e solo se si ha m = n. Un intero p e
primo in Z se e solo se i suoi unici divisori sono I e p. Ogni primo e associato ad un numero primo positivo; i primi numeri positivi primi in Z
sono 2, 3, 5, 7, II, 13, 17, ...
Nell'anello D[x] dei polinomi a coefficienti in un dominio di ibtegrita
D, il prod otto Ig di due polinomi leg ha per grado la somma de~ grado di I
con it grado di g e come coefficiente direttore il
dei coefficienti direttori di Ie di g.
sono irrii
in quanto polinomi in
sono
I
sulla maggior parte dei domini D di
I e irriduelevato; per esempio, X2
cibile su Z[x].
Si ~onsid~ri ora l'anello F[x] dei polinomi a coefficienti in un campo F.
In ,questo anello gli clementi invertibili sono tuUe Ie costanti diverse daUo
zero e due polinomi I ed I' sono associati se e solo se si ha I' = cl per una
costante c '" 0 in F. Ogni polinomio !ineare e irriducibile ed ogni polinomio
e associato ad un poJinomio monico avente 10 stesso grado.
Per i polinomi su un campo vi e un algoritmo della divisione analogo
a quello per gli interi ( 11.5).
1=
qg
+r
(41)
162
ANELLI
[Cap. IV
CoroUario 1.
IE DlxJ
dove it i!rado di r
e minore
1'(e) = O
r=O
q(.-c)
+ r,
..::>
..::>
/ = q(x - e)
<:>
(x - e)l/in D[x).
Si chiama zero 0 radice di (un elemento e E D per it guale sl ahbia f'c Abbiamo cosi dimostrato il:
J~.
monica x -
Questa
Iineari.
e una
CoroUario 3.
in D .
8]
163
1=
-+
-+ DD
ESERCIZI
1. Dimostrare che in qualsiasi anello commutativo
a l(b+,).
01 b
01 c
implicano
2. Dimostrare che. se gli elementi 0 '# 0 ed 0' sorro associati nel dominio di
integrita D. si ha cl 0 -e>- cl 0'; 01b ..... 0' I b; 0 primo in D ~a' primo in D.
3. lri un qualsiasi dominic di integritA D sia E la relazione binaria tale che si
abbia aEb se e solo se a e associato a b in D e sia p : D -+ DIE la proiezione di D
sui corrispondente insieme quoziente DIE.
(a) Dimostrare che PO :;; p'b se e solo se a I b in D definisce una relazione
binaria ;a su DIE che risulta essere un ordine pa~iaJe in DIE.
(b) Dimostrare che esiste un 'unica operazione binaria di moltiplicazione
in DIE che renda pun morfismo di monoidi moltiplicativi. (In particolare, questo
fatto richiede una dimostrazione che la moltiplicazione in DIE sia associativa e
possegga una unit!).
+ x + 1 e irriducibile
+ 3x
l -
in L[x).
2x
+ 4 in Z~[xJ.
+ 9x2 + 5 il
g = x
+ 4,
g=x l
+ 2x,
cubico e ir-
1 = 7x' + 2x3 +
g - x'+x+ t.
CJ, ,
164
ANELU
_ U. Siano co . "' c If
u\ilizzare iI polinomio
[Cap_ IV
q/ = (x - eo) ...
(X -
CHXX -
If
Clt l)
..
(x-c.)
12. Dati i CI nello stesso modo deU'Esercizio II, e g1i clementi fa ... , a" E F,
dimostrare che esiste uno cd un solo polinomio / di grado n in F[x] con j'e. = D.
per i - 0, .. ". n. (Questa e la formula di irrterpolazione di Lagrange).
13. Dimostrare che, se Fe un campo finito. agni funzione in F"
polinomiale.
14. Se per f D[xJ si ha 1'0
divisibile per (x~a)(x-b).
e una funzione
(b"
+ ", + k.b.lk"
"" k. e Xl
(42)
e un
e un
dominio
9J
165
polinomio bE B, l'algQritmo della divis ione fornisce un resto r di grade minore can r = b - qg: ne segue che r appartiene certamente all'ideale. Siccome si e scelio g di grade minimo, il resto r deve essere zero e quindi b = qg
e un multiplo di g. Pertanto e B = (g) come si era affermato.
Un ragionamento ana logo pui> venire applicato all'anello Z. Qualsiasi
ideale B # 0 in Z contiene un minimo intero positive m; l'algoritmo della
divisione in Z mostra aHora che e B = (m). Questa faUo prova il:
La seguente proprieta
catena ascendente)} per gli ideali. (Ci occorrera di nuovo nel X .2).
KSERCIZI
Xl'. l'2)
non
3. Se Fe un campo. determinare tutti gli ideali ne1l'anello quozienle FIx, l'l /(x 2 ,
Xl', l'2)
e dimostrare che questa anella possiede ideali ehe non sono principali.
ANELLI
166
[Cap. IV
4. Sc F cd F'sono due campi, dimoslrare che esistono due e due soli ideali
propri nell'anellc F x F ' e che tutti gli ideali in F x F' sono principali.
7. Dimostrare che I'insieme di tuui gli ideali principali in un dominic di iotet-+ (ab) e un monoide.
e I'ideale
(hi, b2).
+ kfh,
b2, .. . b.. ), k e X,
d la.
dlb;
lED.
10]
167
FA.TIOR1ZZAZJONE UNICA.
Se p
plab
=>
(45)
Un elemento m E D e detto minima eomune multiplo (m.c.m .) degli elementi a, b in D se e un multiplo comune di a e di b che divide tutti j multipli comuni , cioe se per tuUi gli e E D si ha:
aim;
bjm;
aje e b je
=>
mle.
(46)
a =P1P2 ... pm
(47)
di primi p, di D , non necessariamente distinti. Si possono trovare altre rappresentazioni di questo tipo dello stesso elemento a, permutando i fattori 0
sostituendo ciascun faHore p, con un suo associato ql = UIPI con u, invertibile
e con U1U2 U m = J. L'elemento a ha una Jattorizzazione unica in Jattor;
primi in D se puo essere scritto nella forma (47) come prodotto di primi in
un unico modo a meno dei citati cambiamenti di ordine 0 di associati.
ANILLI
168
[Cap. IV
Infatti, se cia non fosse, il buon ordinamento degli interi positivi darebbe un
primo intero 11 > 1 che non avrebbe una fattorizzazione di questa tipo. Questa
intero n non sarebbe esso stesso primo perche aiteimenti si avrebbe 11 = n,
che sarebbe una fattoriuazione in primi. Quindi n ha almena due faUari
propr; positivi n = km. ~ia k che m sono minori di n e quindi entrambi sono
prodotti di primi: perlanlo 10 sarebbe anche il lora prodotto n = km, il che
e una conlraddizione. Nel caso in cu i D fosse iI dominio ad ideali prineipali
F[xJ di tutti i polinomi in una indeterminata su un campo, In esistenza di
una fatt orizzazione in primi puo essere dimostrata con un'induzione analoga,
Questa volta sui grado de; polinomi.
Per un dominio ad ideali principa\i arbitrario, questa ragionamento per
induzione maternaliea e sostituito dall'uso della condizione della catena
ascendente sugli ideali nel modo seguente. Si supponga che un certo elemento
a oF 0 in D non sia invertibile e non abbia una fattorizzazione in primi. AIlora a non e esso st esso un primo in D; ne segue che ha una fattorizzazione
propria a = albl . Ora delle fattorizzazioni in primi per a1 e per b1 si combinerebbero per dare una fattorizzazione di questa tipo per a ; ne segue cbe uno
dei due elementi al e bl, per esempio l'elemento al , non ha fattorizzazione
in primi. Ripetendo questo ragionamento, si avrebbe a1 = azb~ , dove a2 non
dovrebbe avere una fatlorizzazione del tipo considerato e cos! di seguito indefinitamente. Siccame ciaseun aot H, cosl ottenuto, risulterebbe divisore
proprio di a~, si otterrebbe una successione infinita, propriamente ascendente,
(a) c (al) c (a2) ... di ideali principali in D, contraddicendo la Proposiione
24.
Per rnostrare 1aunicita della fatt orizzazione nel senso indicato dal teorerna, dimostreremo per induzione su m che se a#-O ha una fattorizzazione can m fatt a ri prim i, questa fattorizzazione e uniea. Per m =. I questo
signifiea ch.e a = P e un primo e questa t allora in modo banale l'unica fattorizzazione. Si assuma ailora I'unicit! per un qualsiasi elemento che sia
prodotto di m fattori primi e si considerino due fattorizzazioni
.pJjJt ' .. p ... pm -l-l = a = qZq2 ... q ...
(48)
n primo P... H divide it primo membro, quindi divide anche il secondo membro
e, pertanto (Corollario 25.1), deve dividere uno dei fatl ori ql del s~ondo
membro. Siecome sono entrambi primi, pm H e ql Sono associati , cosicche
si ba ql = Upm -+!; semplificando entrambi i membri della (48) per Pm-+! ,
possiamo applicare l'ipotes i induttiva per completare 1a dimostrazi one.
La fattorizzazione in primi puo assumere fa nne speciali in particolari
domini.
.
Nel dominio Z degli interi agoi primo e associato ad un primo positivo.
Nella fattorizzazione di .un intero n, 10 stesso primo positivo pub figurare
10]
169
FATIORIZZAZIONE UNICA
ESERCIZI
Tutti i scguenti csercizi si rircriscono ad elementi in un dominio ad ideali prin
cipali data.
1. Dimostrare che se si ha (a. b) = I, a I ce b I c, allora si ha pure ab I c.
2. Dimostrare il Corollario 2 del Tcorema 25.
3. Dimostrare ehe ab(Q, b) - I e il m.e.m. di a e b.
4. Dimostrare che, se e J = so + lb, allora a e b sana primi relativi.
5. Dimostrare ehe (a, c) = 1 e (b, c) - 1 implieano (ab, c) = I.
6. Dimostrare ehe tre clementi quaisiasi a, b, c hanna un M.en. che puo
essere espresso nella rorma so + tb + uc.
7. Se q "F 0 ha la pro prieta ehe q I ab implica sempre q I a ovvero q I b, di
mostrare che q e invertibile ovvero e primo.
8. Se q t:- 0 ha la proprieta che per 08ni a 0 5i ha q I a ovvero e (q, a) = 1.
dimostrare che q e invertibile 0 e primo.
9. Se. q e potenza di un primo, dimostrare ehe q I ab implica q I a ovvero q I bt
per una certa potenza di b.
]0. (a) Se si ha 0 = PI'I ... pt't e b = p I / ] . .. Ptft, dimostrare ehe il M.C.D.
(a, b) e PI"'l ... PI< dt, dove eiaseun dl e il minore fra e, ed II.
(b) OUenere una formula analoga per il m.e.m. di a e b.
U. Dimostrare che I'insieme parzialmente ordinato mediante J' jnclusione di
tutti gli ideali principali in D e un reticolo. con la ,-inlersezione data dal m.e.m.
e con la r-unione data da l M.eD.
170
ANElLI
[Cap. IV
Dlmostrazione:
e 00 ovvero e
m di
D I'ordine
additivo dell'elemento unita I ' di D. Se m fosse finita rna non primo, avrebbe
raUori positivi propri m = hk. Allora sarebbe 0 = ml' = (hk)I' = (hl')(kl').
Siccome D e un dominio di integritA, dovremmo avere 0 hI' = 0 Qvvero
kl' = 0 - rna sia h che k sono minori di m, contrariamente aUa seella di m
come minimo intero positivo per il quale e ml' = O.
Teorema 29.
e un
campo.
<a,:;o,na,n"ntc"anaiogo
~~~~l~ ;~n~te~rsezione
mostra~'h~e~.~~~~~~~~~~~:
di un insieme di sottocampi e ancora un sot;ocampo, )'intersezione di tutti i sottocam i di F e un sattocam delta sot(ocampo primo P di F. Pub essere escfltto anc e come z sottocampo generato da 1; come quaisiasi sottocampo di F, esso ha la' stessa caratteristica ( ex) ovvero un numero primo) che ha F. A meno di isomorfismi, gli unici
sottocampi primi sono Q e Zt.:
'> :.
'"," v
F
121
171
L'.UGORITMO EUCLIDEO
Z/(P)
~i'
F
ESERC I ZI
172
ANELlI
hi
q,.
+ b~
= q~b~+ b3 ,
[Cap. 1V
+ bft ,
(51)
grado h. < grado b,,_1 ,
(b"
b~)
(52)
~ (-
q"-lb" -B = .. ,
-)b._,-(- - )bH - .. .
14 _ 9
+ 5,
9 - 5 + 4,
5- 4
+ 1,
cd il M.C.D. desiderato e I (come era ovvio). Per esprimerlo come combinazione lineare, si risolvano queste equazioni nel modo seguente:
(ii) (xli_I,
X 33
-1).
13]
173
+ X + I,
x' + x' + x + J.
3. Elencarc tutti i divisori. a meno degli associati, di x _x in Q[~ l .
(a)
Xl
(b)
xB +x+ 2,
(c)
4. Scomporrc
Xl -
5x'
+6
5. Senza fare uso dcgli ideali, dimostrare dircttamcntc, partcndo dalle equazioni
(51) dell'algoritrno cudideo, che I'ultirno resto diverso dallo zero b~ e il M.CO,
diboebl.
*6. Oimostrare che l'insierne di tutti gli sm + tn, can m cd n interi positivi
qualsiasi, contie.ne tutti i multipli di (m, n) maggiori di mn.
7. Se G cd H sana due gruppi ciel ici finiti averiti gli ordini primi relativi, dimost rare che G x H e ciclico.
8. (Criteria di irriducibilit! di Eisenstein). Dimostrare che se p e un primo
e se iI polinomio monica f = 10 + ... + /t~lX ~ 1 + x ha coefficienti interi tali
che p J 10, '." p J f.t-l rna con 10 non divisibile per pt, allora/ e irriducibile in Z[x ).
9. Se m ed n sono interi positivi, dimostrare che l'essere (m, n) = I e I'essere
10. Per trovarc tutte Ic Ierne di interi x, y, z tali che 5i abbia x g yl = Z3,
basta supporrc ehe sia (x, y) = I. Dimostrare che x cd y non possono essere entrambi
dispari. Se y e pari, Sl applichi ]'Esercizio 9, per mostrare che e y = 2mn, dove m
cd n sono interi, can x = m 2 _ n 2, z = m'i + n 3 (Suggerimemo: Si faltorizzi Zl _ X2).
+ r nella coppia di
laterali a)
+ r,
(b)
+ r).
Si eostruisca i1 diagramma
VI(a)
/r~
?
[VI(a)] X [VI(b)]
!.
VI(b)
dove i momsmi p e q proiettano D sui suoi anelli quoziente, menlre p ' e q'
proiettano l'aneHo prodotto sui suoi fauori. Per Ie proprieta fondamentali
174
ANELLI
[Cap. IV
p.
XED divisibili sia per a che per b; siccome e (a, b) = I, questi elementi sono
tutti e soli quegli elementi x divisibili per il prodotta abo L 'i mmagine consistc
di tutti gli elementi nell'anello prodotto. Si consideri infatti una qualsia~i
coppia di laterali a) + c), b) + d) con c, d E D. Siccome e (a, b) = 1,
la differenza c - d, come qualsiasi e1emento di D, pub venire scritta come
combinazione lineare: c ~ d = sa + tb. AHora, per l'elemento c - sa =
= x = d + tb in D si ha fJ(x) = a) + c, (b) + d) , come si era richiesto.
Siceome (J : D -+ [D /(a)} X [D /(b)} e un epimorfismo di anelli avente
per nueleo l'ideale principa!e Cab), il Teorema 9 sug!i anelli quoziente nella
rorma (16), d:\ I'isomorfismo desiderata (53) .
Si prenda ora D = Z e si ricordi ehe un elemento (a)
x dell 'anello
quoziente Z /(a) coincide con una classe di equivalenza per la relazione di
Congruenza modulo a. Con questa terminologia la proposizione diventa il
seguente:
= c(mod a),
d(mod b)
e determinata unif)ocamente
(54)
modulo ab.
n leltore dovrebbe costruirsi una dimostrazione diret1a di' questo corollario e convincersi che questa dimostrazione e effettivamente 10 stesso identico
ragionamento di quello usato per dimostrare la proposizione precedente.
Si considerino poi due tipi speciali di ideali. Un ideale M z!: K in un anello
commutat ivo K e massima/e quando qualsiasi ideale C per .H...<1!l1-.1.e_.!i ~~b~~.
M e C c K, e tale che c C
M ovvero C
K; in altre parole quando non
ci sana idcali in K compresi prapriamente rra Mel 'intero anello K. Un
idcale P # K in K e primo se, per tutt i gli elementi a , b _~JfLh~. I~ .proeri.eta~
ab E P
aEP
ovvero bEP.
(55)
essere I = sc
un I
Ip,
non appartenente
si ha lEe e, qUI"or,
Proposizione 32.
Se A
e un
K, non banale,
(56)
(57)
13J
175
DimostrazioDe: Per queUo che riguarda la prima tesi, 5i ricord i che, per
la Proposizione 12, un anello commutativo L non banal e e un campo se e
solo se L non possiede ideali proprio Ma, per la (14), gli ideali nell'anello quoziente K IA eorrispondono a ideali in K fra A. e K. Quindi KIA e un campo
se e solo se non ci sono ideali in K propriamente fra A e K, cioe se e solo se
A e massimale in K.
.
Per quanto riguarda la seeonda tesi (57), I"affennazione ehe K IP e un
dominio di integrita equivale alia legge di eaneellazione:
(P
+ a)(P + b) =
=>
+a =
P, ovvero P
+b =
P.
e un
ideale
e prjmo.
CoroUario 3. Se Fe un campo . ciascun polinomio irriducibile g apparteInente all'anello di polinomi F[x] , dd un anello quoziente F[xlf(g) che e un campo.
Come esempio di campo quoziente di tale tipo. 5i consideri I'insieme
Q(y2) di tutti i Dumeri reali della forma a + b v'2 con a e b raziooali. Somme
e prodotti di due numeri di questo tipo sooo dati dalle
+ b 0) + (c + d 0) ~ (a + c) + (b + d) 0
(a + by2)(c + dV2) ~ (ac + 2bd) + (ad + be) 0
(a
mediante queste formule si verifiea subito che Q(y2) e un anello (senza fare
nessuna ipotesi sui Dumeri real i). Qui la formula per il prodotto utilizza il
fatto che la v'2 e una radice di x 2 - 2 = O. Pertanto la valutazione XI-+- v'2
fomisce un epimorfismo Q [x] _ Q(y2) di anelli, avente per nueleo I'ideale
principale (x" - 2). Quindi (per il teorema principale sugli anelli quoziente)
si ha un isomorfismo Q[x] l(x 2 - 2);;: Q(y2); siccome x" - 2. e irriducibile
in QfxJ. Q(y2) e uo campo. fn altre parole l'aneHo quoziente pub essere
usato per costruire una radice y2 del polinomio x 2 - 2, prendendo per y'2
illaterale di x in Q [X]l(X2 - 2). Per di pili, gli elementi di questo anello quoziente risullano polinomi in questa V2 di grado massimo I.
Una descrizione analoga si ha per qualsiasi anello quoziente F{x] /(g)
con g polinomio in Fix] di grado n > O. Mediante l'algoritmo della divisione
si pub scrivere agoi polinomio f in F[x] nella forma f = qg + r con un unico resto r di grado min are di n. Quindi si pub scrivere ogni latera Ie (g) + f
nell'anello quoziepte F fxJ /(g) in un unico modo nella forma (g) + r. Se identificbiamo ciascun laterale (g) + r con questo resto r allora gli e1ementi di
F[xll(g) risultano resti modulo g Ipolinomi di grado minore di If = grado
(g)]; per sommare 0 moltiplicare due di tali rest i si facciano la lo ro somma 0
il loro prodotto in quanto polinomi e se De prenda quindi il resto della divi-
176
ANELLI
[Cap. IV
sione per g. Ma questa non e aitro che la'descrizione di Z .. come anella avcn~
te per elementi i resti interi modulo n ( n.S). Se indichiamo con il simholo '
ii resto x, abbiamo dimostrato che J'anello quo7.iente ha 1a forma seguente:
,
.Proposizione 33. Se F
un campo e se g = go glx + ' "
g .. xn
e un po/if/amio in FIx] di grado n > 0, menlre C e illaterale (g) x, aflora
ciaseu" elemento nell'anella quozicnte F[xll(g) pub venire serino in un unieo
modo nella forma:
r o, . . . ,Tn_IEE.
(58)
10 relazione:
(59)
= 1 (mod
6).
13]
177
6.. Se
en =
f'I
B) ;:;;: [K I A ]
+B=
K.
[K / B] .
PI" ... Pt'l: con PI, ... ,PI: primi distinti in Z, dimostrare che si ha
+ I) ~
F lx] /(x'
F [x, yJl(x + y)
Fix].
+ 2x + 2).
e primo
e primo
<it,(L) "'"
{'II"
fO
L e go
Dimoslrare che <11. definisce un 50llofunlore del funlore insieme sostegno descrillo
subito dopa iI Teorema 16 e ehe , l< K[xl j (g) e un elemento universaie per questo
sOllofun!ore <11
14. Se Me un ideale massimale in un dominio di inlegrita D. dimostrare che 1a
localizzazione D~ ha uno ed un solo ideale massimale.
IS. Costruire tutti i sottoanelli di Q.
16. Costruire Itutti i sottogruppi del gruppo additivo di Q che contengono il
sottogruppo Z.
CAPITOLO V
Campi speciali
1. Domini ordinati
In questa capitola presenteremo diversi fatti riguardanti i campi speciali
che hanna una parle importante nella matematica. Precisamente 5i tratte
raono iJ campo reale R. il suo sottocampo Q dei numeri razionali e la s ua
~te osione C (il campo complesso). Nella st udio di questi sono fondamentali
il concetto di ordine e quello, ad esso collegato, di limite ; inizieremo pertanto
con uno studio delle relazioni d'ordine negli anelli.
DEFlNIZ 10NE. Un anello R e ordinato se e dalo un sottoinsieme nOli
'Vllolo p eR, chiamato insieme degli elementi positivI di R, lale ehe
(i)o e PebeP
til') per ciascun a
':'>
~p. a
a + bePeabeP,
a/fernat~.:
Chiameremo dominic ordinato UI/ allello ordinato che sia anche un dominio
di integrita; chiameremo ca~o ordinato un anil7jj ordTif.iJ.~'!;&_ ~Talinchf!_ un
campo.
Proposizione 1. In un qua/siasi anello ordinato R tutti i quadrati di elementi diversi dollo zero SOnG positivi.
Dimostrazione: Si supponga a <# 0 in R. Per la tricotomia 0 a E P
ovvero (-0) E P. Siccome P e chi uso rispetto alla moltiplicazione, e a~ =
= (-a)2 E P in entrambi i casi, come si era afi'ermalo.
Ne e corollar~ o che l'uni1a 1 = 12 di R e semprc positiva, mentrc - 1
non 10 e mai o
e un
dominio
IJ DOMINI
179
ORDINATI
*-
II
m
essere faHo diventare un anello ordinato can almeno due
di P. Una di queste e iI seguente ordine (solito).
(m, n E Z)
m~
ISO
CAMPI SPEClAl.I
[Cap. V
<:>
(b - a) e P.
( 1)
Scriveremo anche b > a per a < b (COS! la > e la inversa della rclazione <)
cd a ~ b (ovvero b ~ a) per a< b ovvero a = b.
Proposizione 4. In un qua[siasi anello ordinato R la refazione < definita
dalla (I) IIa Ie seguenti propriela:
tricotomia: da ti a, b e R , vole uno ed uno solo delfe alternntive
Q < b, a = b, b < a
Iransilivila:
a<beb<e ~ a<e
is%nia dell'addizione:
b < e :;> (a + b) < (a + c)
iSOlonia per i [attori positivi:
a> 0 e b < e :;> ab < ae.
(2)
(3)
(4)
(5)
labl
lal Ibl.
P, a = 0 e -.a P, si pos-
(6)
un
d'ordine di
2)
181
It CAMPO ORDJNATO Q
Oh .. ]
= b~"' ] (n
= b
in un qual-
+ 1'2
.,. Far sl che I'anello zlvij ;;;; Z [xJl(x 2 - 3) sia un anello ordinato, definendo P in modo opportuno c senza fare alcuna ipotesi circa. il campo reale.
2. II campo ordinato Q
Nel IV.5 abbiamo mostrato come immergere qualsiasi dom inio di
integrita D nel suo campo dei quozienti Q( D). Applicando questa costruzione
al dominio Z . ottenia mo il campo razionale Q = Q(Z). Facciam o ora diventare Q un campo ordinato.
.82
CAMPI SPECIAL!
[Cap. V
(a lb)
E PI
se e solo se
Db
P in D.
(7)
Dimostrazione: II campo Q( D) quale c stato costruito nel IV.5 contiene D come sotl odominio, mentre agni clemen to di Q(D) c un quozicnte
alb in Q(D) di e1ementi a, b E D con b '#- O.
Supponiamo in p rimo luogo che Q(D) sia ord inato da un ceno insieme
PI di elementi positivi. Allora e alb = ab{I Jb)3. Siccome ( l /b)Z c ne<:essariamente in PI . alb E PI sc e solo sc ab E PI. Ma se l'i nserzione D ~ Q(D)
c un morfismo d'ordine, all ora si ha ab E PI in Q(D) sc c solo sc si ha ab E P
in D. Tuno questo mostra che PI deve soddisfarc alia (7).
Un'eguaglianza alb = a' /b' in Q(D) implica che sia ob' = a'b in D:
Molt ipl icando entrambi i membri per bb', Sl ottienc abb'2 = a' b'b7 e quindi
si ha ab E P se e solo se si ha a'b' E P. Cosi, da~o !'insieme P degli clementi
positivi in D, possiamo definiTe P, con la alb E P, se e solo sc ah E P, come
5i c proposto nella (7) d 'accordo con l'uguaglianza in Q( D) .
Definiamo ora PI mediante la (1) e prend iamo alb e c/d in PI . La loro
bc) jbd appartiene anCOTa a PI perche Ie ab E P
somma al b + c/d = (ad
e cd E P implicano la d 2ab E P e la b2cd E P, da cui segue Ja
bd(ad
+ be) =
(d 2ab
+ b cd) E P.
2
e isomorfo
all :F 0
(8)
3]
183
EQUAZIONI POLiNOMIALI
(9)
(10)
(II)
~
o. ( 12)
ESERCIZI
I. Dimostraro Ie fonnule (9}-(12) del testo.
2. Dimostrare che in un campo ordinato qualsiasi a < b < 0 implica 0 > I/a >
> lIb.
3. Qualunque siano a < b in un campo ordinato, dimostrare che esistono inti.
nili x che soddisfano alia a < x < b.
4. Dimoslrare che in nessun 'campo ordinato gli elementi positivi costituiscono
un i nsieme beneordinalo,
5. Dim05trare che in qualsiasi dominio ordinato si ha
!Ixl-IYII ,; ; Ix - yl.
p0-
3. Equazioni polinomiali
Moslreremo ora come t rovate con un numero finito di passaggi tutte Ie
radici (<<zeri I)~ razionali di un'equazione polinomiale data a' coefficienti razionali, Siccome Ie radici di una qualsiasi equazione polinomiale /(x) = 0
non sono alt ro che Ie costanli c tali che (x - c) e un faltore lineare (irriducibile) di / (Corolla do ~21.2). questo ci permelte pure di determinare quali
polinomi quadratid e cubici siano irriducibili in Q(x].
Proposizione 8.
/ = /0
Se iI polinomio
rl fo
ed
(13)
sl fl<
184
CAMPI SPECIALI
Dimostrazione:
[Cap. V
Qui s divide agoi termine tranne \'ultimo, cosicche s l/krt-, Siccomc e (s, r) = 1,
questa implica che si abbia .1'1/1: . Analogamentc r divide ogoi termine tranne
,.,
Dimostraziooe;
ax 2
+ bx + c =
un dominic ordinato
4ac < 0, irriducibile.
Sfl
+ /f){yx + Il) =
a yx Z
O.
ESERCIZI
J. Verificare se Ie seguenti equazioni abbiano 0 meno radici razionali :
(a) 3x 3 -
(c)
8x 5
7x -= 5,
3xz = 17,
(b) 5x 3 + 8x1 + 6x
(d) 6x 1 - 3x = 18.
2. Dimoslrare che non esiste alcun intera n > I lale che la 30x
radice razionale.
4,
=
91 abbia una
4]
185
7x sia un intero.
la irriducibilita su Z3 e su
2.
(b)
Xl
Z~
di
+ x + 2.
~.
F. allora
8. Dimostrnre che
-10. (a) Se/i; un polinomio monico a coefficienti in Z , dimostrare che la sua ieriducibilita modulo p impliea la sua irriducibilita su Q (p e primo).
(b) Dimostrare ehe se I e riducibile su Z, ogoi fa ltore deve essere riducibile
modulo p ad un fatlore dello stesso grado su Z~ .
(c) Utilizzare i risultati precedenti per verificare la irriducibilitA -0 meno su
Q di:
.xl
+ 6x2 + 5x + 25,
Xl
+ 6x1 + Ilx + 8,
x4
+ 8x' + x 2 + 2x + 5.
(14)
La convergenza cosl definita ha diverse proprieta che Sl d imostrano fadlIllente in modo elementare (e che valgono pili in generale in qualsia~i dominio
o rdinato).
Lemma I.
Se
e Lim a", =
ea=
b.
Se
e Lim a.. =
Lim (a",
un
+ b..) = a + b.
e
(15)
n/2
186
CAMPI SPECIALl
+ btl -
[(at
Teorema 10.
/0 + fix
(a
+ b)1 <
+ mt si
[Cap. V
ha:
per t utti i k ~ m.
(16)
polinomiaie
tP
jJ polinomio
[xJI;;;; dJperj = 1, ... , rimplica lg(xl , ... ,x.)i ;;;; tj>(dl , . .. ,d,). (17)
Dimostrazione: Siccome 101~ 0 ' e [bl ;S b' implicano labl :i db', un
semplice ragionamento induniyo most ra che ciascun termine di g nella (17)
e limitate in grandezza dal corrispondente termine di ~. Sommando i termini
Qi g e di .p, si ottiene iI risultato richiesto, applicando ripetutamente la disugua
glianza t riangolare.
lmma 4. Dati a, c > 0 ed I come nel Teorema 10, esiste una cos/ante
Me F tale che si ho ]I(a + h) - I(a)] ;a M]h ] per (utli gli h E F con Ihl ;:;; c.
Dimostrazione: In j(x + h) - j(x) i terntini che contengono solamente
la x Sl eliminano rra loro, cosicchC esiste un polinomio g(x, h) su F tale che e
I(x + h) -j(x) = h g(x. h). Sia ora M I'elemento ~Ia l , c) di F che si
ottiene sostituendo a ciascun coefficiente di g iI suo valore assoJuto, sosti tuendo
101 ad x e sostituendo c al posto di h. Dal Lemma 3 segue che e Ig(o, h)1 ;:;; M
per tutti gl i h con Ihl ; ; : c. Pcrtanto si ha:
I/ (a
+ h) -
Q.E.D.
e la dimostrazione
e completa.
Avver tenza: Tn quanto precede abbiamo mostrato che a/cune delle proprieta
famil iari della convergenza ordinaria in R valgono anche in campi ordinati arbitrdTi.
M.a non e vero che tuUe Ie solite proprieta siano vere in generale. Per esempio, il
campo Q [[t]] delle sene forma li di potenze a coefficienti razionali diventa un campo
ordinuto se chiamiamo positiva una serit di polenze siffalta quando e positivo il suo
primo coefficiente diverso dallo zero, in modo che L.lnt" > 0 significa che, per un
certo k, si ha fu = .. . = b -l = 0 ed It > O. In questo campo ordinato la succes
sione 1, ~ . ~ , ... , non converge a zero perche non csiste un n tale che sia 11/" I < t
mentre C t :> O.
4)
187
nI,
k> m
=-
( 18)
1:.
ESE R CIZI
1. DimOSlrare eM, se {x .. } e {yn} sono successioni di Cauchy di numeri razionali, allora 10 sana pure:
(a)
(e)
(x. + y.).
{- x.}.
(b)
(x.y.),
(d) {l ly .. }. se nessun y ..
0 e Limy" # O.
2. Si convcnga che {x .. } "" {XII'} signiflchi che Lim (x.. - x.. ') = O. Dimostrare
che questa c una relazione di equivalenza sulle successioni.
3. Dimostrare che, per Ie successioni di Cauchy, la relazione di equivalenz3
dell'Esercizio 2 ha, per Ie operazioni dell'Esercizio I, la proprieul. che {x .. } a {x. '}
implica che si abbia:
(x.y.) = (x.'y.).
delJ'E~rcizio
e un
campo.
6. Convenendo che {o.. } > 0 in S/ ~ significhi che C: 0" > 0 per tulli gli n sufficientemenle grandi, dimoslrare che il dominic di inlegrila Sfa dell'Esercizio 4
e un dominio ordinato.
7. Quale dei risullati degli Esercizi 1-6 rimangono validi quando si sostiluisca
Q con un campo ordinato arbilrario, per esempio con Q l[xll?
8, Sia XI = 1 e sia X .... I = (x ..2 + 2) /lx" in Q. Dimostrare che x" e una successione di Cauchy in Q rna che non si ha Lim x .. = a per alcun a E Q. (Suggerimento:
Lim x ,. = y'2).
188
CAMPI SPECIAL!
[Cap. V
5. 11 campo reaJe R
DEFINIZIONE:
hI
Ixt
II
Assioma.
SJ IL CAMPO REALE R .
189
+ I /n<
d+(c - d) = c.
(19)
II
Corollario.
190
CAMPJ SPECIALI
[Cap. V
Proposizione 1.5.
limite.
Dimostrazione: Osscrviamo in primo iuoga che ogni succcssione {x,,}
di Cauchy e li.m itata e che questa e vero in un qualsiasi campo ordinato F.
Ponenda infaUi t = I nella definirione di successione di Cauchy, otteniamo :
min
{Xl.
X:,
. . "
X 2 .. ". X"Cl)
+ I}
per tutti gli XI; neJ1a succcssione. Quindi in R, per la completcZ23, esistaRo
gli elementi a.. = m.c.s. {xtlk ~ n}. Ma la sllccessione {a.. } e, per definizione.
non crescente. Pertanto, per la Proposizione II , SI ha Lim all = a per un opportuno a E R. Siccome {x.. } e una sllccessione di Cauchy, ne segue che, per
qualsiasi t> 0, si ha :
IXt-al
per tutti
k ~
n,
e c~ mpleto.
6, Dimostrare che se n > 1 e un numero naturale, allora {ra due numeri reali
qualsiasi c < d esiste un numero razionale della forma m Ink, con m E Z ek E N.
7. Dati i numeri reali posilivi a, b, c, d, dimostrare che e alb - cld se e solo
se flO > mb ... nc> md e no < mb ".. nc < md, per tutti gli interi positivi m, n.
8. Dimostrare I'inversa della Proposizione II.
9. Dimostrare il Corollario della Proposizione 13.
e ordinato
12. Dimostrare che se un campo ordinato F soddisfa alia Proposizione 13, e5iste
un monomorfismo d 'ordine di anelli da F verso R. (Suggerimento: Si applichi la
6)
POLINOMI
su
191
*6. Polinomi su R
1 polinomi lineari sono irriducibili . in modo banale, Sll qualsiasi campo.
Abbiamo mostrato (Proposizione 9) che i polinomi quadratici a discriminante
negativo sono irridueibili su qualsiasi campo ordinato. Cosi, sui campo reale
R, entrambi gli insiemi precedenti di polinomi sana costituiti da polinomi
irriducibili. Nei 6-8 mostreremo che questi sono gli unici polinomi irridueibili su R (gli unici elementi primi di R[xj). Questa e uno dei risultati piu
importanti dell'algebra classica.
In questa paragrafo stabiliremo aleuni risultat i pi6 deboli. Molti di questi
sono corollari del:
Teorema 16. Sia f un po/inomio reale, ,sia 0< bed ,soddisfi 0110 f(a) <
< d< f(b). Allora I'equazione I(x) = d ha una soluzione (radice) x = c
con a< c< b.
Dimostrazione: Sia S I' insieme dei numeri reali x fra a e b che soddisfano
alla/(x).;i d. Siccome e/(a) < d, S non e vuoto ed ha b come confine superiore ; quindi ha un minimo confine superiore reale c. Mostreremo che e
f(c) ~ d.
A tale scopo basta ovviamente escludere Ie possibilitaf(c) < d ef(c) > d.
lnoltre, per iI Lemma 4 del 4 (can notazione 'cambiata) vi e un M> 0 tale
che la disuguaglianza If(x) - f(c)1 .;i Mix - cl vale per tutti gli x con
a .;i x .;i b.
Supponiamo ora che sia/{c) < de si panga h = [d - f(c)] J M, ovver o
(b - c)J2 a seconda di quale e iI minore. Allora, per la precedente disuguaII) .;i tl, in contraddizione alia nostra definizione di c eome
glianza. ef(c
confine superiore di S. D'altra parte f(c) > d implichercbbe flC - II) > d
per tUlti gli h .;i [J(c) - dJ/2M positivi. Questa contraddirebbe alia nostra
definizione di c come minima confine superiore di S, perche mostra che c- U(c) - d] J2 M sarebbe un confine superiore minore. Rimane l'unica possibilita f(c) = d, Q.E.D.
Da questo teorema si deducono faci lmente i:
192
CAMPI SPECIALl
[Cap.
e I'idenri/a:
in
e,
fissalo,
se Lim
e Ix.1<
XI'"
R~
Sebbene faremo uso pili avanti di questa proprieta di minimo, ne ornetteremo la dimostrazione in quanto appartiene essenzialmente all'analisi.
ESERCIZI
1. Dimostrare che, qualunque siano il numero reale positivo a e I'intero n,
l'equazione x" - a ha una ed una sola radice reale positiva ~Q.'
7]
193
Il PIANO COMPLESSO
per
I E
R, una
-7. (a) Usare la (-) per calcolare'vS con quattro cifre decimal i.
(b) Calcolare
+ 1/49).
7.
V2' con
(5V2/1)1-
piano complesso
Si puo definire i1 campo compJesso C in molti modi che danno tutti campi
come anello
nel sensa del
IV.I J.
isomorfi. Lo definiremo
1
.,
e nQn
opera-
sono :
su
+ y');,
+ yx' )i.
(20)
(21)
+ y;)-'
~ [x/ Ix'
+ y') ] + [-
y/(x'
+ y')];'
(22)
Per visualizzare il campo compl esso, rappresenteremo il numoro complesso z = x + y i con il punto P = (x, y) del piano cartesiano. Con questo
resta definito i1 piano compiesso. Se si rappresenta z can il vettore OP dalI'origine 0 = (0,0) a P, l'addizione di numeri complessi. quale e stata definita con la (20), diviene I 'addizione vettoriale mediante la legge del parallelogrammo (cfr. VII.I).
194
[Cap. V
CAMPI SPECIALi
II porre zl .. z*
fascia fermi tutti i numeri reali:
Proposizione 19.
(Zl
+ Z2)*
Zl,
Zl*
Z2,
e un
+ Z2*,
(Z*)*
(23)
= Z,
in C.
V2)
Izi . .- r
(X2
+ i~)1/2,
arg
= (J = tan-1(y/x).
(24)
che sono Ie sotite leggi per il passaggio dane coordinate poiari a quelle ortogonali. Si scrivono anche Ie (25) nella forma z = r eH1 , perche iI solito sviluppo
in serie di Taylor dA:
elfl = .
1 + if)
+ (
-+(
i)(J8
1)()2
--"--::3--=-!-
21
y
,
,.,
it
,
,,
,
r 0
,
,,
,
--------x
x
,
,,
FIGURA
,
V.I
7]
195
IL PIANO COMPLESSO
Teorema 20. II vaiore assoluto del prodotto di numeri complessi e i1 prodotto dei valorf assoluti dei Jattori; i1 suo argo men to e la somma deg/i argoment; dei Jattori. In simboli:
+ arg z'.
(26)
o
FIGURA
V.2
r(cos 0
i sen 0'). Sostituendo nella (21) otteniamo la
+ i sen 0),
z'
zz'
, rr' [cos (0
Izl>
Iz + z'l
0,
101
(27)
= 0;
Izi + Iz'l
(28)
'
1%
CAMPI SPECIAL!
[Cap. V
8. IrriducibUita so C e su R
Completeremo ora la determinazione di tutti i polinomi irriducibili sui
campo reale e su quello complesso. La risposta e contenuta nel seguente risuItato fondamentale, chiamato talvoIta Teorema fondamentale dell'algebra )).
Teorema 21.
radice in C.
... + ao
con
possiamo supporre che J sia monico senza ledere la generalita. Cerchiamo ora
una sceIta di z che renda minimo
(29)
Siccome it rendere minima Ig(z)1 e 10 stesso che rendere minimo Ig(z)12, e
questo e un polinomio reale in x e y, possiamo applicare la Proposizione di
minimo del 6.
Esplicitamente, sia S un qualsiasi disco Izl ~ R, con R sufficientemente
grande percbe si abbia Ig(z)12 ~ Ig(O) I = Icol per tutti gli z con Izl> R. Un
R siffatto esiste perche, per la (29), si ha
rln
meri reaIi 2ml Cm-Il, ... , 2m vi col, cosicche ciascun termine nella parentesi
della (29) e minore, in valore assoluto, di 112m. Ne segue che, se R e maggiore
del rnassimo fra questi numeri e v2lcol, cosicche si abbia Rm/2 ~ Icol, si
avra Ig(z)j2 > leo I per Izi > R.
La proprieta di minimo ci assicura che Ig(z)i 2 (e quindi anche Ig(z)l)
assumeril iI suo val ore minimo Iglmln ~ leo I in S in un certo punto b; per it
paragrafo precedente, questo rendera minimo Ig(z) I neH'intero piano z. Sia
ora n it massimo intero tale che si abbia (z
b)1I1 [g(z). . g(b)]; aHora e:
g(z)
g(b)
(Az)"cp(z) ,
Az = (z
b),
(30)
8]
IRRIDUCIBILITA
s0
C E. SU R
197
g(b)
FIGURA
V.3
A tale scopo osserviamo in primo luogo che, siccome Itfo(z> I Itfo{b + ~z)1
e limitato per ILUI ~ 1, possiamo rendere 1(~z)I"tfo(z)1 < !g(b) scegliendo
ILUI < e, con e costante posit iva
piccola. Poiche arg tfo{z)
e continuo in z se etfo(z) "# 0, possiamo rendere anche larg tfo(z) . arg tfo(b} I <
< n/4, scegliendo ILUI < 11, dove 'YJ e un'altra costante positiva sufficientemente
piccola. Si definisca ora ~ (e quindi z = b + ~z), ponendo:
'I~zl =
[(~z)ntfo(t)]
- -4
arg ~z - (n
+ arg g(b)
. arg tfo(b)
+ arg tfo(z).
(31)
+ arg g(b
<
'll
4 .
Ne segue che g(z) deve essere interno al quadrato della figura V.3 e la dimo.
strazione e completa.
Effettivamente i dettagli della dimostrazione del Teorema 21 (che appartengono all'anaIisi) ci interessano meno delle sue conseguenze, alcune.
delle quaJi seguiranno. Per it Corollario IV.21.2, it Teorema 21 implica che
ogni polinomio complesso ha un fattore !ineare complesso. Resta cosi dimostrato i1:
Corollario 1.
Un polinomio di C[z]
f
dove
e c "# 0 e Zl,
= e(z
. ,
. Zl)(Z
Z2) . . (z
Zm),
(32)
198
[Cap_ V
CAMPI SPECIALI
Inoltre si possono moltiplicare fra loro i fattori lineari complessi coniugati di una coppia, z
z, e z zJ* nella (32) con Zj = a + bi, b 1= 0, in
modo da ottenere
(z
(a
+ bi(z
(a
bi) -
Z2
2az
+ (a + b2),
2
4(a2
e irriducibile se
e solo se
e lineare 0
ESERCIZI
+ 1) e un
2. Scomporre in fattori in C [z 1:
+ Z3 - z 1.
3. (a) Dimostrare che, se 1=10 + /1z + /2z2 + .. . + 1211z2,. soddisfa alia
/2 .. per tutti i k, allora e I(z) = zflg(Z + Z- 1), con g polinomio di grado n .
(b) Trovare i fattori irriducibili di Z4 + 3z 3 + 4Z2 + 3z + 1 in C[zj ed in
(a) z2
Ilc
+ z + 1 + i,
(b)
Z4
- 11:
R[z).
1.
*6. La 1= Z3
,
C E
Z2)(Z2
Z8)(Z1
Z3)j2
4/13
27/02
9]
199
CAMPI QUADRATICI
*7. Utilizzare Ie frazioni parziali per dimostrare che qualsiasi funzione razionale
suI campo C PUQ venire scritta come somma di un polinomio e di funzioni razionali
aventi ciascuna numeratore costante e come denominatore una potenza di una funzione lineare.
*8. Utilizzando la relazione cos 0 = (e,e + e- ifJ)/2, dimostrare che esiste un
polinomio Tn tale che sia cos nO = Tn(cos 0), (Questo polinomio e chiamato polinomio di Chebyshev di grado n).
(33)
(34)
Evidentemente si ha Q(y'd);;:;: Q[t]!(t 2 . d). Inoltre, senza ledere la generalita (perche?), si puc prendere per dun intero Itbero da quadrati
cioe un
intero che non sia divisibile per il quadrato p2 di un qualsiasi primo p; nel
seguito faremo sempre questa ipotesi.
. Ciascun campo quadratico Q(y'd) con gli elementi a
r +_s y'd, ha,
come automorfismi, l'.identita e a I ) (J - r . s y'd. 11 prodotto a(J - r 2
s2d
verra chiamato norma. N(a) di a. Se de negativo, (J e ovviamenteil complesso
coniugato di a e siha N(a)
10'1 2 .In ogni caso
si
ha
N(aa')
N(a)N(a'),
. qualunquesiano i: due elementi a, a ' E Q(y'd} e a e una radice dell'equazione monica q.uadratica:
(z
. a)(z
a)
Z2
2rz
+ N(a)
O.
(35)
.
valgono Ie seguenti condizioni:
se
se
'e
+ s y'd e un intero
quadratico se e solo se
,"
200
CAMPI SPECIALI
[Cap. V
e banale.
l' '"
N(i;)< N(r).
a =Yjr+C,
(37)
0,/1' =
+ ni + r(u -
1.
In-tJl ~
N(e) = (u -
m)
+ (tJ -
1 e,
m)!
n)i1 = YJ
+ ~,
YJ= m + ni,
pertanto,
+ (V -
fl)l:i
1+ 1<
I.
= YJr
+ ~r.
Le
9]
201
CAMPI QUADRATICI
Teorema 26.
principali.
9 ~ 3 .3 ~ (2 + V S)(2-V5).
ESERCIZI
I. Scomporre gli interi gaussiani seguenti in primi gaussiani: S, J + i, I - 7i.
2. Trovare tutt!;.le fattoriuazioni possibili di IJ in primi gaussiani e mostrare
esplicitamentc cite"'aue qualsiasi di queste fattorizzazioni differiscono solo 0 per
I'ordine dei fattori 0 per dei loro assotiati.
3. Utilizzare l'aJgorilmo eudideo per trovare i1 M.C.D. di ciascuna delle seguenti coppie di interi gaussiani: (3 t 6i, 12 - Ji), (S + Ji, 1J + 18i).
4. Dimostrare che I'cssere N( fJ ) primo in Z implica che fJ sia primo in G.
S. (a) Dimostrare che un p primo in Z e pure primo in G se e solo se I'equazione
x2 +
p non ha soluzioni intere x ed y.
(b) Dimostrare che ogni primo raziollale avente forma p = 4r + J e primo
aoche in G.
6. Dimostrare ehe I'anello G ha due e due soli aUlOmorfismi.
7. Dimostrare che iI dominio J(7) ha due e due soli automorfismi.
r ..
+ v'2
vii-.
CAPITOLO VI
Moduli
1. Moduli tipici
Sia R un anello qualsiasi. Lo chiameremo ( anello di scala ri e ne indicheremo gli elementi con lettere greche minuseole x, A, p, . . .
la
a.
(I)
(2)
(3)
(4)
I]
203
MODU LI TIPICI
(6)
0,
C?1
"
("',J)
O~--~--------~r
+ (x',
y')
(x
+ x', y + y'),
e(x, y)
(ex, ey)
204
MODUl..I
[Cap.
VI
Osserviamo che Ie coordinate (x, y) del vellore dipendono dana scelta degli
assi.
(7)
(,,6 Xf2)
e,
... ,1),,) =
)t(EI, . .. ,
e. ) =
(el
+ 7)1,
... ,
e.. + ?j.t),
(8)
e un R-modulo. Si verificano subito gli assiomi di modulo; 10 zero dell ' addizione e la sequenza 0 = (0, .. . , 0) e l'inverso additivo di (el, ... , e. ) e
(-EI, ... , -!..). In particolare J(l e il modulo R X R menfre RI e 10 stesso
anello R considerato come modulo su se stesso. Si pub anche considerare
RD, cioe il gruppo abeliano {o} consistente dello zero soltanto con i multipli
scalari KO = 0, come R-modulo bona/e.
ESEMPIO 4: Qualsiasi gruppo abeliano A e automatieamenle un modulo
sull'anello Z degli inleri. fofani in un gruppo abeliano additivo A abbiamo
gia definito per ciascun intero n i multipli 01-+ no e Ie identita (Ul.I l) e (HI. 12),
cui questi multipJi devono soddisfare, includono quelle richieste in (1)-(4)
per un modulo su Z. Viceversa, in qualsiasi ZmoduJo, ciascun multiplo (sealare no e proprio il multiplo)) IUJ gia definito in (TlI.IO) per un elemento
o di un gruppo abeJiano. Infatli, per J'assioma (4) di modulo, 5i ha la = a;
per l'assioma (2) e (n + l)a = no + a; per la propriela (6) e (-n)a = --{na)
e queste sono proprio Ie equazioni (III. I0).
Brevemente, uno Z-modulo
un gruppo abeliano.
2J
205
TRASFORMAZIONl UNEARI
di potenze su K
e un
SODO
Ie successio ni / = (10 ,
e un esempio
( infinito
ESERC[Z[
n(~a) =
e na =
e un sottoancllo di
2. Trasfonnazioni lineari
Dati due R-moduli A ed A' , un morfismo di R-moduli
I(a
+ b) ~ I(a) + I(b),
t(~a) =
t(~a
+ )'b) =
,,(ta)
'e una
funzione
(9)
x(ta)
+ ..t(tb)
(10)
per tutti gli at b E A e 'efr tutti &Ii scalari ~. ), E R. Pili in generale, a partire
dagli scalari ~f e dagli e ementi a, del modulo. con i = I, ... n si possono
"na.. ; qualformare nel modulo A Ie combinazioni R-Iineari ,l(lal + .. .
siasi morfismo di moduli conserva tali combinazioni:
,II)
206
MODULI
[Cap. VI
che sono
o
; a
assegnamo come insieme sostegno I
U(A) di tutti gli eiementi del modulo A ; a ciascuna coppia
di oggetti A, A' assegnamo J'insieme dei rnorfismi :
hom (A, A') = {tJ t : A _ A ' e un mortlsmo di R-moduli}.
(12)
~L------l/7
FIOURA VI.I
U'Y)
(x, 0)
2]
207
TRASFORMAZIONl LINEAR.!
EsEMPIO
e, per la Proposizione
-+ A '
(s
mentrc
+ t)(o + b) =
e:
(s
sea
+ b) + I(a + b) =
+ I)a + (s + t)b =
sa
sa + sb
+ ta + tb,
+ ta + sb + tb,
-, MODULI
20S
[Cap. VI
(s
+ t) =
+k
t,
($
+ t) h =
s oh
+ t .. h.
( 13)
e un
endomorfismo di R-modulo}
(J4)
e un
2]
209
TRASFORMAZIONl UNEAIU
ESERCIZI
1-+
(x, -y),
(x, y)
1-+
e lineare
(3x, 2y).
(x, Y)H>-(-Y,
xl.
(x, - y, - z);
(- x, - y, - z);
(x, y, 0).
.)
111
9. Siano A e C due gruppi abeliani e siano m ed n due interi tali ehe si abbia
mo = 0 ed riC = 0 per tutti gli e1ementi Q A e C C. D:imostrare che ogni elemento di Homz (A, C) ha per ordine un divisore del M.C.O. (m, rI).
10. Se K e un anella commutativo e se ( : K ~ A e un morfismo di X-moduli,
dimostrare che i1 porre t 1-+ r(1) definisce un isomorfismo Hom" (X, A) ;;;: A di
X-moduli.
I), Facendo uso del risultato dell'Esereizio 6 nel caso di un anello commutativo
~ K x K di X-moduli.
210
MODUU
12. Dare un esempiq con R = Z X Z per mostrare che
[Cap. VI
c Homll (A,
A') '#
13. Se A un R-modulo ruso, dimoslrare che A'!-+ Homu (A, A' ) fornisce un
funtare su R-moduli verso gruppi abeliani.
3. Sottomoduli
Un R-modulo D e un SQUomodulo d. un R-modulo A guando D e un
jQttoi~sieme di A e l'inserzione D -)- A e un morllsmo di R-=niodulCQuesto
chele-operizioil( di iddizlone 'aCmUl"tlpfl"scaJari in D Slano restrizioni delle operazioni di addizione e di multipli scalar! in A. Ne
che
impiica
Teorema 4.
se e so/a se D
ciascun seafare x E R.
di A .
+E =
{tutti i d
+ ejd E D
ed e EE}..
(15)
ordinato parzialmente
'inclusione, e un reticol0 can (D, )H- D r. E come ,-intersezione
e (D, E)t-+. D + E come ,-unione nel senso descritto nel 11.8. Pitl in generate,
D , I'intersezione di tutti i
se Fe una qualsiasi famigJia di
D F e un sottomodulo di
3)
211
SQTIOMODULI
Ra = {tutti i Ka!K E R}
{tulli i -"lal
+ x..anlxl,
.,
K"
E R}
"
'
O}:...
(18)
In uanto sotto TU 0 additivo di A uesto e ro rio it nueleo di t consierato come morfismo i ru i additivi. Come in que! caso, t e Ull monomor
smo se e so 0 se 51 a er t = 0 ed e un epimorfismo se e solo sc si ha
1m (/) ;, A '.
Se t : A __ A ' e se D e un sottomodulo di A, "immagine t.'v dell'insieme
De un sottomodulo di A', cbiamato immagine di D per t. Se D cd E sono due
sottomoduli qualsiasi di A, D c E implica f .D C t.E. Pertanto la funzi one
t. su sotlomoduli di A verso quelli di A' e un morfismo di inclusione.
Consideriamo poi Ie immagini inverse per t. Se D' e un sottomodulo di
A', I'insieme immagine inversa I*D', consistente di tutti gli a E A tali che 5i
abbia t(a) E D', e un sottomodulo di A chiamato immagine inversa di D'
MODULI
212
[Cap. VI
per t. Se D' ed ' sono due sottomoduli di A'. D' C ' ' implica t D' C t ',
Pertanto la funzione (. sui sottomoduli di A' verso queJli di A e un morfismo
di inclusione.
II Teorema Ill.22 per i sottogruppi ha il seguente analogo per i sottomaduli.
Teorema 5.
zione:
(DIKec(t)e D c A}'"
WIDe
D'e Im(t)}
di A
e esattamente
e lineare e se D,
4]
213
MODULI QUOZIENTE
~.
11. Dimostrare the K[xJ. considerato come K-modulo, non e generato in modo
finilo.
12. Dimoslrare ehe un R-modulo A e generato in modo finito se e solo se esiste
per un eeoo numero naturale n un epimorfumo Rn __ A di moduli.
-13. Per ciascun ideale siniSlro C neWandlo R, dimostrare chc il gruppo quoziente (additivo) RIC e un R-modulo; piu precisamenlc dimoslrare che esiste uno
ed un solo modo per reodcrlo un R-modulo in modo tale che la proiczione R -+ RIC
divenga un morflSlllo di R-moduli.
-14. Dimoslrare che qualsiasi sottomodul0 cic1ico Ra c A e isomorfo ad un certo
modulo RIC eostruito nello stesso modo deJl'esercizio precedente.
4. Moduli quozicnte
La costruzione di moduli quoziente e analoga a quella dei
ziente ( llUO).
1
segue
esso un gruppo
i cui elementi sana .
D + = {d + aid D} di D e
proiezione p : A __ AI D che porta
ciascun elemento a A nel suo laterale pea) = D + a e un morfismo di gru ppi
additivi. Questa signifiea ehe la somma di due laterali qualsiasi in AI D e
definita, eome in ( m .30), dalla:
+ a) + (D + b) ~ D + (a + b).
Si osservi che i1 laterale D + a pub venire considerato il
(D
214
MODULI
[Cap. VI
A/ D
Per i1 laterale D
+a =
x'( D
Questa
e una
+ a) =
+ xa.
(19)
+ a)
del laterale D
+a
pCf x cd e I'unica definizione che reoda p un mor fismo di mult ipli scalari .
Con 'questa definizio ne. gli assiomi (1)-(4) per i multipli scalari nel modulo
AID risultana verificati irnmediatamente e p : A --+ AID e un epimorfismo
come 5i era enunciato.
Questa modulo A ID e delto modulo quoziente di A per il suo sottomodulo
D. II {( leorema principale )} per questi moduli quozicntc e la seguenle proprieta universale per la proiezioDe p : A --+ A I D.
Teorema 7. Sia D un .fotlomodu/o dell' R-modulo A. Per ciascllna trasJormazione R-lineare t : A --+ AI if cui nucleo contenga D, esiste un'unica
trasJormozione R-lineore t' : AI D --+ AI per 10 quole .s; abbia I' P = t:
~---E-.A~~
,
,
v
A '.
(20)
Dimostraziooe: Per il teorema principale sui gruppi quoziente {TeoremaIIJ.26).esiste un uDieo morfismo I' : AI D --+ A' di gruppi additivi per
iI quale si abbia (' p = t, proprio come nel diagranuna conunutativo precedenle. Per ciascun lalerale p(a) = D + a, questa condizione di commutalivi ta eomporta che sia I '( D + a) .= tea); q uesta formula e la definizione (19)
di muhipli scalari mostrano che I ' e anche un morfismo per questi multipli.
Le proprieta (20) di " seguono immediatamente dai risultati corrispondenti
per il caso del gruppo (Corollario IIL26. 1).
Se, in particolare..!..-e Ker 1 = D, aHora (' e"un monomorfismo. cosicche
si ha :
1m (I) .... Dominio t{Ker I,
I mappa li neare qualsiasi.
(2 1)
5]
215
ESERCIZI
I. Dimoslrare che, sc R e un anello qualsiasi, il porre a l , ei, el)
I-?
(el , fl)
'.Dt .
216
MODULI
[Cap. VI
non e ahea .che I'insieme di funzioni R" = {J;I J; : D -)0- R} con Ie operazioni
di modulo definite termine a termine. come in (7) e (8), cioe dalle:
(22)
iEd. K E R.
funzioni su
D-
= (1, 0, 0), j = (0, 1.0) e k = (0,0, I); e5si sono i tre veltori ,di lunghezza
uno Delle direzioni positive sui tre assi coordinati. Analogamente in R" gli
j
II
elementi particolari
EI =
(I . 0, . .. 0),
E2
(23)
sono chiamati gli n element; unita. Siccome il multiplo sealate E1EI c!: Ja sequenza
(El 0, .. . 0) e cos! via, qualsiasi elemento ~ di R " puo venire espresso come
combinazione lineare
(24)
degli clementi unita 1 con g li ~I come coefficienti. Ora ciasclln elemento
unit! ( e R!' e la sequenza ( : D -7 R data da:
se i = j
sei#j,
je a.
Inoltre iI porre il-+ ( C esso slesso una funzione : D _ R". In altre parole
questa funzione una sequenza di n elementi del modulo R". Essa una
sequenza universale di n elementi in un Rmodulo nel sense seguente.
Twrema 8. Se c : 0 _ A e una sequenza qua/sias; d; n e1ementi nell'Rmodulo A, esiste WI unico morfismo t : R" _ A di moduli tale che sf abbia
t = t , doe con 1(1) = c, per ciascun ; E D. Questa morfismo I e definito
dol/a formula
(25)
Dimostraziooe: Se esiste un qualsiasi morfismo I can t(EI) = C"
sedd isfa alia
esso
L ()eft + ).I'}I)CI =
= Kt(L fll)
~ ~ ICj
+ ).t(L 1/11).
+ ).t(') .
+ ). ~ ' }ICI
5J
217
j ed j sana junzioni;
t ~ un morfismo di moduli.
elementi. unild.
Dimostrazione: Per X = {El ' . '." En}. la r j = jsignifica che ogni I( EI)
ej(E!). Quindi, data una qualsiasi funzi onej: X _ Ai dobbiamo dimostrare
che esiste un'unica mappa lineare I : R!' _ A tale che si abbia t( E,) = I( EI)
per i = 1, .. " n. Ma per una qualsiasi mappa lineare I di tale tipo si deve
avere taJ'EI) = L: ('(/E'), cosicche I e determ.inata univocamente, D'a1tra
parte si mostra subito che la funzione t : R~ _ A definita da questa formula
e lineare; il calcolo relativo e sostanzialmente quello gia fatto per it teorema
precedente. E con questa la dimostrazione e completa,
su X e un enunciato
di universal ita. Per dimostrarlo, supponiamo che sia dato I'insieme X. A
partire da esso si costruisca il funtore t su R-moduli verso insiemi che assegni
a ciascun R-modulo A l'insieme di funzioni f9"(A) = AI e a ciascun morfismo
t : A _ A' di moduli 1a funzione ff(l) = IX : AX _ A'x, che porta ciascuna
j E A X nella composta t ~ j E A'X, esattamente come in (1.20)_ Allora I'essere
X un sottoinsieme del modulo F significa che l'inserzione j : X _ F e un elemento dj t(FJ e I'essere Flibero su X, come 10 si e definito piu sopra, significa
esattamentc che j E !J'(F) e un elemento universale per questo funtote !J'.
Per il teotema di unicita per gli universali, possiamo concludere che un
modulo libero su X e univocamente determinato da X a menD di un , isomorfismo.
218
MODULI
[Cap. VI
(f
(Kf)(X)
K(fX),
xeX.
(26)
~ O
se x = y,
sex::/:y,
X,
yeX.
xeX.
Teorema 10.
dijunzioni RX che
EX}.
Dimostrazioae:
insieme di X:
supp (f) ~ (x\x
E X
e f(x) oF O}.
+ ... +f(xn)tz~.
(Entrambe Ie funzioni indicate coincidono per tutti gli x. e, quindi, per tutti
gH x). Pertanto il sottomodulo R (X) generato da tutt i gli e1ementi to: coincide
con 11 sottomodulo D di tutte Ie funzioni avent i supporto finito.
II porre XI-+- t~ da una funzione k : X ~ R ex) . Per mostrare che R (X) = D
e libero su {e",lx E xl, dobbiamo far vedere che per ciascuna funzione h
5]
219
R(X) _
X~~R~
, ,
v
A
Ora t k = h afferma che t(e,,) = hex) per tutti gli x. cosicche per qualsiasi
mappa lineare t diquesto tipe si dcve avere t(f) = (fXI)(hxl) + ... + (fx,,)
(hx,.) per ciascuna funzionef a supporto finito come e illustrato pili sopra.
Questo mostra che. se "esiste. la t e unica; viceversa si puo verificare, come
prima, che la funzione r : R (X ) _ A .definita da questa formula e effettivamente R-lineare. Pertanto R(X ) e libero.
In questo modulo libero R (X j ciascnn elemento x E X vern\ identificato
con e" E R {XI . Abbiamo cos! costruito per ogni insieme X un R-modulo
li bero su X. La unicita degli universali (Teorema 1.9) prova che ogni R-modulo
libero su X e isomorfo ad R (XI. II teorema di rappresentazione per gli universali (Teorema 1.8) mostra che la posizione tl-+ h = t k del precedente diagramma e una bijezione
hom (R(X), A) ;:: AX
(27)
dall'insieme hom di morfismi verso l'insieme di funzioni AX. Ma questo
insieme hom (R(X ), A) e, 'come si eosservato nel 2. con l'addizi6ne termine
a tennine~ UIJ gr,uppg .!lbeliano Hom~ (RIX), A) mentre l'essere A 'un gruppo
abeJia.nci rcnde 'gruppo abeliano l'insieme di funzioni AX, anche qui con I'addizione tet.mine a termine. Siccome la nostra bijezione tl-+- t k porta somme
termine a termine in sornme termine a termine, e un isomorfismo:
D,
e un
.. ..
(29)
e particolarmente
utile.
Teorema 12. Se p : A _ A' un ep;morfismo di R-moduli, ciascun morfismo t : F _ A' {If)nte per dominio un R-modulo libero F PUQ f}enire seritto
come composto t = P s per un cerro morfismo s ; F _ A di R-moduli.
220
MODULI
[Cap.
VI
///1'
A
"'---;;-+ A'.
ESERCIZI
I. Dimostrare che RI
e uno
Z-modulo libero.
4. Se e X = N, insieme del numeri naturali e X e un anello commutativo, dimostrare che esiste un isomorfumo K<N") ~ K[xl di X-moduli.
e unica.
6]
221
BJPROOO'ITI
6, Biprodotti
n prodolto di due insiemi XI ed XI e ( 1.4) un insieme XI x Xt
prodotto cartesiano, fornito di due funlioni, Ie proiezioni ,
loro
e XI verso un insieme Y.
( Ul.i) e di due anelli
avere .un prodolto ))
concreta qualsiasi (
III.!
per tutti gli elementi a, a,' E A, e per tutti ~Ii scalari x E R. Con questa addizione Al $ A2 non e aItro che iI rodotto i gru i abeliani Al ed At ed e,
guindi, esso stesso un gruppo abe lana i can questl mu tip I sea an per x E ,
la solita verifica termine a termine mostra che valgono i rimanenti assiomi
di modulo (1)-(4). Quindi Al ED Aa e un R-modulo. il biprodotto degJi R-moduli Al ed A3 . Per esempio, i! biprodotto R EB R non e altro che iI modulo
libero Rt , mentre il biprodotto R'" ED It" dei due moduli li beri Rift cd It" e
ovviamente isomorfo al ' modulo libcro R"'+fI.
Costruiamo ora Ie proiezioni p, e Ie ~nie2jOfJi e, del biprodotto Al ED AI.
Lemma 1. Per il biprodotto Al
quattro morfismi
di R-modult
p tel = I,
plea = 0,
pte! = 0,
Pte, = I ,
e /'identita
J
in AI;
e {'identitd in Aa ;
e l'identitd in Al -EB A,.
(32)
(33)
222
MODULI {Cap. VI
Dimostrazione:
= 1, 2 dalle:
sono ovviamente deL,:morfismi che sodd isfano aile (32). 1 composti eipi ed
e2p2 sono entrambi endomorfismi di Al $ A2 , cosicche essi hanno una somma
termine a termine come
e stata
Pertanto questa somma e I'identita di Al E9 All , come era ricbiesto daHa (33).
Mostriamo poi che Ie proiezioni PI e P2 del biprodotto daono effettivamente un prodotto nella categoria di tutti gli R-moduli.
Teorema 13A. Se B e un qualsiasi R-modulo ed i II : B -)- A ,sono due morfismi di moduli (i .= I, 2) , esisle un unico mor./ismo I : B -+ Al (fJ Az di moduli
tale che. si abbia PI t = h e P2 t = tz .
Dimostraziooe: Dati P( e I I dobbiamo dimostrare che il diagramma :
puo venire completato con un unico morfismo t in modo cbe risulti commutativo. Ora questa commutativitA PIt = h e pzt = (2 implica che si abbia:
elft
+ ~ t, =
eipil
+ ?]"l t =
(elpt
+ eapa)t =
t,
ne
(fJ
t~
(34)
6]
223
BIPROOOITI
jnvero questa bijezione non e altro cbe iI teorcma di rappresentazione (Teorema J.1 1) per I'elemento universale (pI, pI) del funtore 1. Nel caso presente
e vero anche qualche altra cosa: ciascun insieme hom (0, - ) di morfismi
pua essere ratto diventare un gruppo abeliano HomJf (B, - ) quando si definisca I'addizione come nel 2. Per questi gruppi abeliani vale il segqente:
(35)
Si noti cbe il simbolo ED nel primo membro della (35) indica un biprodotto di R-moduli, mentre 10 stesso simbolo nel secondo membro denota un
biprodono di gruppi abeliani (Z-moduli) - ovvero di K-moduli, nel caso
commutalivo.
Dimostratiooe: Per la Jegge distributiva per i morosmi si ha PI(t + t') =
+ pd l ; ne segue che tr+ (Plt, P2t) e un morfismo di addizione. Siccorne
una bijerione, e un isomorfismo di gruppi abeliani. Nel caso in cui R = K
sia commutativo, ciascun gruppo abeliano HomK pua venire considerato
uo K-modulo (Teorema 3) e 11-+ (pII, Pt l) e anche un morfismo di K-moduli,
come si era richiesto.
Mostreremo poi che Al ED A2 , con Ie iniezioni el ed et , e un coprodotto
di AI ed A2 nella categoria degli R-moduli.
=
e
Pit
Dati e. ed
Sl
pUG venire completato con un unico morfismo s in modo da renderlo commutativo. Ora questa commutativita set = Sl ed se2 = .h implica che si abbia:
SIPl
+ 32P2 =
selpl
+ Setp2 =
s(elPI
+ e-zP2) =
s,
Dunque
e if
morfismo
+ S2P2)el =
+ StPt)et =
S
+ s2p2el =
Slple2 + $2Pt2 =
SlpleJ
$1
32 .
224
MOOULI
[Cap. VI
da
il :
(36)
I
per
prOlezlOm e Ie iniezioni di un
remo
biprodotto
aU'idea fondamentale di rappresentare una mappa
lineare t : R" -+ Rm con una matrice.
Ecco _ora un caso semplice di: quoziente dilbiprodotti.
e di
6J
225
BIPllOOOTn
01
0;
E AI} ~ AI.
E A2} ~ AI.
e Al
ED AI!. .
allora si ha ~un isomorfismo di moduli k : Al $ AI!. ;;: B tale che ciascun composta kef: Al ~ B e I'inserzione de! sortomodulo Af c B.
Dimostraziooc: Le inserzioni Al _ B +- AI!. d ei due sottomoduJi dati
forniscono un diagramma a1 Quale si applica la proprieta universale del Teorema~13B, cosicche si ha un morfismo k : Al III A, -+ B per il quale eiascun
kel eI'inserzione; in forma esplicita : k(al, at) = k(elal + e2QII) = al + at.
Se I'clemento risultante e zero, al = ~ appartiene ad Al () At ed e
quindi zero per ipotesi. Pertanto k e un monomorfismo. D'aJtra parte, la
seconda ipotesi Al + At = B assicura ehe k e un epimorfismo e, quindi,
e un isomorfismo, come si era affermato.
Con Ie eondizioni 3 ehiameremo B somma diretta dei suoi soUomoduli Al ed At . Chiameremo addendo diretto di B un soUomo u 0 J C
se esisteun altro sottomodulo A2 ehe con AI soddisfi aile (37).
,.... 1"
r
MODULI
[Cap.
VI
ESERCIZ I
Az :;;;: A,
AI .
rc
rc :c
..
"z'
"I '
AI
~D=A I
"
soddisfa aile identi la (32) e (33), aHora De isomorfo ad A I Ell Az; in maniera pill
espl icila, esisle un isomorflsmo k : Al ED Az :;;; D ean p;'k = p i e k~j = e,' per i = I,
2. (Suggerimcnto: k ... e/PI
(32).
+ ez'Jh,
k-1
'""
~I P I '
+ n ih' ).
8.~Dimos trare
7. Moduli duali
In questa paragrafo faremo vedere come associare ad ogni modulo un
altro modulo, delto suo duale , e ad ogni morfismo di moduli un morfismo
duale appropriato.
.
Fin qui tutti i nostri moduli sono Slal i Rmoduli sinistri, con ciascun
moltiplicatore seala re seritlo a sinistra. O ra risulta che il duale di un R-mo
dulo sinistro -necessariamente un Rmodulo destro e viceversa. Qui un
R-modulo des/ro e un ru
abeliano A insieme ad una funzione A X R -+
seriua (a, ;e) I-+- ax che soddisfa aile version! estre eel enllt
I mo u 0
.( 1)-(4) ; _e~~. ~C!.n ~:
.-
(0
+ b)x =
ax
+ bx;
To
o(x
+ i.) =
ax
+ oJ"
al = 0.
7]
227
MODULI DUAU
(x 0 i.) V a ~
0 i.) ~ a(i-")
= (OA)X = x 'V (a).) = x \I {}. 'V a);
questa
Se K
cosiccM
x [lfa)A)
[x(fa))A
[(Yj)aJA.
A = HomR(A, R) =
e chiuso
xl/(aA))
[II!: 1...::"'J!.
(38)
fa
+ go.
(x!)(a)
x(fa)
(39)
Proposizlone 17. Esiste Un isomorfismo (I: R" -;;; (R") di R-moduli sinistri, che assegna a ciascuna sequenza I.L : n -+ R nell'R-modulo sinistro R"
il morfismo I: R" -+ R di R-moduli destri, definito per ciascun fER" dal/a:
(40)
228
[Cap. VI
MOOUU
-f
G..") - LfC"),, -
L " '"
R,
come e precisato daUa (40). Perlanto la posizione p.f+ f ~ 6(lL) e una bijezione 0 : RIO ;: hom (R'" R). Siccome sl ha 8(", + IL') = Op. + 0/L' e O(xp.) =
= x(OjoL), questa bijezione 0 e un morfismo di moduli sinistri, come si era
affermato.
PuC! da!}j che iI duale di un modulo diverso dallo zero risultf 10 zero.
Si prenda, per esempio, R - Z ed A l'unico rnorfismo
-+ Z (dj
gruppi abeliani) e iI morfismo zero e, pertanto, 5i ha (Z..)* = O.
.
Non solamente i moduli hanno i duali, rna Ii hanno anche i morfismi.
5ia t : B -+ A un morfismo di R-moduli destri. II suo duaJe e 1a funzione
,. : A* -+ P* dcfipita Rtr':'"ciascun elemento I ; A -+ R -del ' moduiO duale
A * come iI composto:
z.. .
z..
(4 1)
-+ A
fornisce
elementi
di B*
(* :
A * -+ B* come
elementi
di A*
e un
mor-
f I
+g I
~ I'U)
+ I'(g),
cosicche t* e additivo. Poi, per tutti gli elementi bE B e tutti gli scalari x.
5i ha :
1"(4)j(b) - I(xf) Ij(b) ~ x lU . ,)(b) ~ 1x(I'f) )(b),
7]
229
MODULI DUALI
cosiccht si ha I-(X!) = x(/-!) per tutti gli scalari)t, e t- risulta lineare sinistro
come si era richiesto .
Consideriamo ora i duali di somme e di composti di mappe Uneari.
Per Ie somme si ha la:
Proposizlone 19. Se Be A sono R-modu/i destri, la posizione tt-+- tun morfismo di grupp; abelian;
(42)
[(At)'J](b)
(43)
,0
G
--,-;-;-~,
'0
7"< A"
f
~' _ r
230
MODULI
[Cap.
Vl
(44)
di R-modu/i sinistri che assegna 0 dosctln m orftsmo f: AI lEI A3 --+ R 10 coppio
OJ = (f el,J e2) ed iI cui im;erso assegno ad ogn; coppio di morftsmi f, : Al --+
--+ R l'elemento 0- 1(/1 , b) =JlPl
J2fJ2 : Al ED .4.2 --+ R.
0
A,'
'1
A,
...!!4
.....-,
"'.
f #:,'
l'
AI () AI!
...."'. 1,
<-'-
A,.
AI!
p,'
-'-'-+
<-;--
i = 1,. 2.
(45)
Possiamo .verificare immediatamente queste uguaglianze a partire dalla definizione; cosl si ha p,'O(j) = p/(fel , Je2) = fel = e,-/ Riassumendo: il
duale porta biprodotti in biprodotti, rna porta Ie proiezioni PI nelle iniezioni
e viceversa.
Possiamo esprimere in un altro modo la connessione fra un R -modulo
destro cd un R-modulo sinistro A-, suo duale. Si assegni agli elementi [e A~
7]
231
MODULI DUAL!
( J, a)
~ [(a)
f diventa la condiz.ione:
(46)
per tutti gli jj : .4_ R e tutti gli scalari XI. Se leniamo fisso a, 13 posizione
a> dll una funzione ro(u) : A* -+ R i cui valori sono:
II-+- <I.
[.,(a)[(/) ~ ( J, a),
a e A.
A,
abbiamo
Proposizione 22.
A ...... (A*)*
(48)
(49)
232
MODULI
(Cap. VI
I'U) ~ J . I
per
f: A _D,
ES' ERCIZI
e (Z .. )* ;;;:
Z .. .
2. Dimostcarc che, se X e un insieme quaisiasi, il duale del modulo destro IiR ( X ) e il modulo sinistro di funzioni R3.
(Sugger/mento: si usi la libertl di
R(X) per descrivere tutti gli f: Run -+ R).
hero
3. Dimostrare che, se
fismo.
eA =
IV",
e un isomoc-
8]
-s.
233
BIMQDULI
Bimoduli
La nozione di bimodulo getta luce sulla relazione reciproca fra moduli sinistri c destri e i loro duali (nel seguito i bimoduli non ci occorreranno).
Siano R ed S due anelli. Un R-S-bfmoJufo e un gruppo abeliano additivo
che e sia un R-modulo sinist ro che un S-modulo deslro in modo tale che si
abbia sempre :
(eb). = e(bo),
(!ER, b E B, aeS.
(SO)
(In altre parole, la moltiplicazione a sinistra per uno scalare (! e R e commulaliva con la moltiplicazione a destra per uno scalare a E S).
Per esempio, possiamo considerare qualsiasi R-modulo destro A come
uno Z-R-bimodulo, usando i dati multipli destri per scalari di R con i multipH sinistri a 1-+ na per inleri n definiti nel solito modo (na = a + ... + a, n
addendi). Possiamo considerare qualsiasi anello R un R-R-bimodulo can la
moltiplicazione per uno scalare da enlrambe Ie parti data sempiicemente dalla
moltiplicazione nell'anello, cosicche I'assioma (SO) per un bimodulo si riduce ad una rienunciazione dell'associativita della moltiplicazione in un
aneHo. L'insieme di funz ioni R~ di tutte Ie sequenze I; : n -+ R e anch'esso
un R-R-bimodulo, con la moitiplicazione destra e sin istra e; e ~a dennite
termine a termine per 1], q E R, cioe da (1] 1;)' = (!(~() e (I;a), = (!I)a. Nella
discussione precedente abbiamo osservato che l'insieme R" puo essere riguardato come R-morlulo sinislro ovvero come R-modulo destro; la situazione
complessiva e che si Iralta proprio di un R-R-bimodulo. Per un anello commutativo K , qualsiasi K-modulo sinist ro A puo venire lrasformato in un
K-K-bimodulo con nuovi multipli scalari destri aa, definiti per a E K, da
aa = aa; I'assioma (50) per i bimoduli diventa allora agb = eab, cosicche
e una conseguenza della commutativita di K.
Esaminiamo ora Ie possibili sl rutture di modulo su un gruppo abeliano
HORl/l: (A, B) di morl'ismi di R-moduli. Siano R, SeT Ire anelli e si supponga
che A sia un S-R-bimodulo e che B sia un T-R-bimodulo - situazione che
puo venire indicata schematicamente da
(51)
234
MODULI
leap. v J
ESERCIZI
1. Dimostrare con lutti i deuagli ene, se liAs e IIBT' sono bimoduli. I'insieme
H omR (A, B) di luui i morflsmi f; A -+ B di R-moduli sinistri e un S-T-bimodulo.
2. Con una opporluna defin izione di morflsmi di bimoduli, dimostrare ehe,
flssato A nella (52), si otliene un funlore B t-+ Hom/! (A, B) su bimoduli verso bimoduli.
CAPITOLO VI[
Spazi vettoriali
finila.
vettoriali a
prosu
: ciascuno spazia vetnon sono vere per
tariale Va dimenSlone fioila C un modulo libero ed e isomorfo at suo spazio
_v~!l,?r i a~e_ slua!_e V, Qualsias i seguenza di g5:!!.~ra l o r i li beri di V vico\:: dena
({ base dlV,.il numl;ro ,n degl! e1ementi di una base e la dimensi one
.~i. V:, In gcnerale 10 stesso spazio ' V ha mollC basi 'ailferiiiTi:tutre con [0 stesso
numero di elementi; alia fine del capitolo prcsentcremo dei metodi di calcolo
per passare da una base ad un 'ultra e moslreremo come quest i metodi siano
collegali alia risoluzionc del sistemi di equazioni lineari.
10 questo capitola il campo F - il campo degli scalari ) x , J. , . .. e fi sso (Iranne in aleuni esempi) e spazio vettoriale signiflChera sempre
spazio velloriale su F , Tn partico!are denoleremo con V, V'. W spazi
venOTia!i destri (F-moduli destri); i lora duali V*, V i., W saranno anoTa
scritti come spazi vettoria!i sillislri (F-moduli si nimi). esattamenle come nel
VL? Questa convenzione ha il vantaggio che Ie nost re formule potranno essere applicate anche nel caso non commutativo , perche tutti i leoremj di questo
capito lo (tran ne due, che v erral! '!Q.1!.r~j~.!1_~, !..~~1~!10 _~,I)_che_ ".:C;!ri. ~~ iJ.. ~~.!!!p.0 F.
viene sostituit o da un qualsi!,l~ aneJl...2D_divisione,
I. Basi
e esso
(I)
e,
Lv(1;
+ Y}) =
vdcl +
'II) =
+ '1 e la
L'Vre,
, + LVII;.,
, =
[,.(1;)
sequenza de-
+ [,bl)'
236
Se
SPAZI VBTTORTALI
~
e uno
[Cap.
~,)(,
't',
VII
e
la:
L,:F"~V
(2)
fondamentali di generata, indipendenza e base per una sequenza v in uno spazio vettoriale V:
genera V
indj~ndente in V
y
, e linearmente
v
e una
base Qer V
L,
L,
e un eQimorfismo
e un _ffiQ!!Q!Ilorfismo..l
e un isomorfismo.
l
e sufficiente
richiedere
(4)
Ef
Eo ~
I)
237
BASI
sorio (come nel VJ.S) una base per 10 spazio vettoriale F'" perche ciascuna
; E po ha I'unica espressione ~ = 2 ~I':I. Qui il coefficiente
dell'j-esimo
vettore unitA e la j-esirna coordinata di ~ nella base E .
Tn generale, b: D -+ V indichi una base hJ, .'" b.. di V. Quando un
vettore 'D di V e seritto come combinazione !ineate
e.
(6)
(7)
di spazi vefloriali; l'irwerso di 4 assegna a ciascun venore v
delle sue coordinate relative alia base b,
E V
la sequellza
e un
F-modulo Iibero
0 -+
238
SPAZI VETTORIALI
[Cap.
VII
~;;;g~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~i~L~c~v~d:efinizionrd;
gel/erato, i
come sono
state enunciate aile sequenze a : n - > A di element i di un R-modulo A di questo tipo. L'analogo del Teorema I vale in questo cnso; proprio come nel
suo corollario, un R-modulo con una base e un modulo libero . Tuttavia,
~do R non e un campo, non e delta che un R-m..Q.9.!!!Q.Jlbbia una base;
per esempio gli Z-moduli .
non l'hanno. Quando R e un cam~lyes.i stenza
di una base e una conseguenza della proposlzlone segue_nt_~J~5uL dirilOst!!!~ .
zione implica gli assiomi di campo (esistenza degli inversi) in .~!!'p}lnt0.cru
cia Ie.
.z..
Vl1J1
, - Vt - l
17t - l
I) = 0,
Vj' :
" I]
239
BASI
dunque il vettore VA" e effett ivamente una combinazione lineare dei vettori
precedenti, a menD che sia k = I , ncl qual caso questa equazione mostra che
Vt deve essere zero,
1. DimoStrare che, in uno spazio vettoriale qualsiasi, una scq uenza con un sol
vettore e linearmente indipendente se e solo se il veltore e "diverso da zero; una sequenza di due vettori e Jinearmcnte indipendente se e solo sc' nessuno de; due vettori e multi pia sealare deH'altro.
2. Dimostrare che due vellori al, et) ed ('11, 'It) sono linearmente indipendenti
in F2 se e solo se si ha "1jI- ~'1j' -,t. O.
3. Dimostrare che, per qualsiasi scella deg!; scalari "', i.
A), (0, 1, II) e (0, 0, t) costiluiscono una base di P.
ell,
i vettori
(I , "',
+ w~ =
/I
c v generano
240
SPAZI VETIORIALI
[Cap.
VII
2. Dimensione
L'csperienza insegna che quabiasi base di f' deve consistere di due e
due soli vettori e che qualsiasi base oi f'3 deve consistere di tre e Ire soli vettori.
In questa paragrafo 10 dimostreremo e dimostreremo anche di piu: se uno
spazio veUoriale V ha una certa base di n vettori, aUora qualsiasi base di V
contiene 10 stesso numero n di vettori. Chiameremo tale numero dimensione
della spazio vettoriale V. Ecco i1 ri sultato fondamentale:
Teorema 4. Se uno spazio vettoriale Ve genera/a do una cerIa sequenza
di n vellori ese, ino/lre, cQntiene una sequenzQ v di m vet/ori linearmente indipendemi, aUora e m ~ n. lnollre V e generato do una sequenza di n vetlori
contcnent; la sequenZQ data v.
(VI, til! , , .. ,
vm
WI,
""
(8)
W.. _m)
di n vettori che include VI, " . , tlm' In particolare, tlm+I, in quanto vetlore
in V, deve essere una eombinazione lineare di questi vettori generatori , diciarno
tim+! = vI6 + .,' + vmfm + WiI] 1 + ... + w" - m1'}n - m,
(9)
Possiamo ora dimoslrare ehe e m + I ~ n. Se non 10 fosse,sarebbe m = n,
non ci sarebbero vettori w, nella (9) e questa formula esprimerebbe Vm+1
in lermihi di VI, ,." tlm, contraddicendo all'ipotesi che la sequenza (VI
, .. , Vm, vm+J) sia linearmente indipendente,
Si aggiunga ora il vettore Vm+! alia sequenza (8) di n vettori in modo da
otlenere una nuova sequenza
(VI, Va, ""
W.. - m)
di "n
I vellori che aneara genera V (percht COS! faceva la sequenza piu
coria (8)), Inoltre. per la relazione preeedente (9), questi n + I vettori sono
linearmente dipendenti, Per la Proposizione 3, possiamo eliminare qualche
vellore da questa sequenza, precisamente il primo che risulti combinazione
lineare dei vellori precedenti. Certamente il vetlore eosi eliminato non e uno
dei VI , "Vm+! , percht si sa che questi vettori sono linearme nte indipendenti.
Pertanto i1 vettore rimosso deve essere un vettore della sequenza w. ehiamiamalo WI' Abbiamo allora una nuova sequenza
(VI.
w.. _... )
di n vettori che ancora genera Ve che eontiene I'intera sequenza 1', La dimostrazione per induzione risulta cos! eompleta.
11 metoda usato in questa dimostrazione e noto sotto i1 nome di procedimento di scambio .
2J
241
DlMENSIONE
Teorema S.
+I
(ii) quaisiasi sequenza di vellori che gene'; V comielle una parte che
e una
base.
(Nell'enunciato di questo teorema, ( parte ha I'ovvio significato: una
parte di una sequenza v : n -1> Ve una funzione composta qualsiasi v h : m -1-1> V, dove m ;;a II e un numero naturale e la funzione h : m -1> n e una iniezione. Quindi una parte di una sequenza v e una sequenza (VIl(I ) . . , VIl(",)
nella quale gli m jndici h(l), ... , hem) sana tutti diversi}.
Oimostrlllzione: Per diffioslrarc (ii) si parla da una sequenza che generi
V e si rimuovano j vettori dipendenti (Proposizione 3) finche la sequenza
che risulta e indipendente e, pertanto, e una base. Per quanto riguarda (i),
la sequenza v sia ind ipendente, mentre qualche altra sequenza generi V. in
242
[Cap. V II
L.U) =
L v",e .. ,
"EX
come nella (I); siccome I; ha supporto finito, questa somma ha solamcntc un numero
finito di termini diversi dallo zero; poiche i'addizione in Ve commutativa ed associativa, non conta I'ordine nel quale i termini
. La funzione L. e
una trasformazione lineare PX ) -+ V.
;
i: una base per
X __ .V, avente B come immaginc,
di prima.
esistc un insicmc
appartenente a questo
mente dipendente,
dei vettori di M che M e una base.
3]
243
COSTRUZIONI DI BASI
L'invarianza del numero degli elementi di una base ha 'un analogo anche nel
caso inf'tnito I), vero per qualsillsi spazio veUoriale V; se B e B' sono due basi di
un qualsiasi spazio veuoriale V, csisle una bijezione B ~ H'. Ne o mettiamo la dimoSlrazione.
ESERCIZI
I . Dimostrare che una qualsiasi parte dt una sequenza li nearmente indipendenl e
e linearmcnle
indipendenle.
Esercizi sul/'appendict!
6. D imostrare che una famiglia v : X -+ V e linearmenle indipcndenle in V
se e solo se per ogni iniezione j : n -~ X la (sequenza fin ita) composta 'V ~ j : n ~ V
e hncarmente indipendente in V.
3, Costruzioni di basi
Ciascuna d ell e costrui'.ioni di moduli del Capitolo V I, quando venga applicata a spazi vettoriali a dimensione finita dati , p ro durra un nuovo spazi o
di tale tipo. Mostreremo o ra in aleuni casi come si ca leo li la dime nsione di
q uesta nuovo spai'.io e come si possa o ttenere una base pe r questa nuo vo
spazlo a partire dalle bas i deglJ spazi da ti . Per esempio, due spazi vettoriali
V e V ' a d imensione fi n i' a sana isornorf! se e solo se hanno"fa stessa dimeo sione ; se t : V,;;; V ' e un iso-morfismo.~esso pOrta c iascuna' base- ti di V in un'a
Proposi7.ione 7,
Sf' S
e un
mensione finila, ciascuna base di S e una parle di una base di V. Quindi si flo
dim S ;:;; dim V; inoltre e dim S < d im V oglliquaJvoJta S e un SO(IOSpazio
proprio di V.
244
SPAZJ VBTTORJALI
[Cap. VII
Dimoslrazione: Qualsiasi sequenza di vettori di S linearmente iodipendente in S e, Q fortiori, linearmente indipendente in V. Per i1 cOTallario del
Tcorema 5, ci3scuna sequenza di questa tipo e dunque parte di una base di
V. Inoltre una base per S PUQ essere una base per "jnlero spazio V solo se
Teorema 8.
Se t : V _ V i
e una
+ dim (1m f) .
(10)
Piu dettagliatamente. se una base v per Ker t e parle di una base v V w per V,
aflora I . w e una base per 1m I.
dim V = dim (Kef t)
(lJ)
Con questa terminologia, la (10) afferma che (( rango pili nullita uguale di
mensione del dominio II (Talvolta Ker 1 e chiamato spazio nullo I) e 1m 1
( codominio di t).
Dimostralione:
lineare
v,e,
3J
245
COSTRUZIONI DI BASI
Questo corollario non vale per tutti i moduli di tipo finito su un anello
arbitrario R.
Dimostrarlone: Si ponga dim V = n = dim V' e si usi la (to). Se e
dim (1m t ) = n, Ja (10) implica che sia dim (Ker I ) = 0, cosicche I e un isomorfismo. Se e Ker I = 0, 1a (10) implica che sia dim (1m r) = n, cosicche
1m 1 deve coincidere con J'intero V', ed ancara r e un isomorfismo.
Corollario 3. Se S e un so flospazio qua/siasi dj una spiJZio fJefloriaJe V a
dimensione /infla, iI corrispondenre spazio qlloziente VIS ha fa dimensione
dim (VIS) = dim V-dimS.
(12)
Proposizioae 9. Se uno spazio vettoriale W e somma djretta di due sOItospazi VI e Vi a dimensione finita, ollora qualsiasi base b' di VI e qualsiasi
base b" di V2 si combinano in una base b' V b" di W. Ne segue che la somma didim Vi.
retta W ha dimensione /inila e che e dim W = dim VI
246
S PAZI VETTORIAU
{Cap.
VII
Corollario t. Se b' e b" sono basi per gli spazi vettoriali VI e V2 a dimensione fill/to, aI/ora lIel biprodollo VI EB V2 con Ie iniezioni l!, : VI _ VI EB
W V2 Ie sequenze l', b' e ezb" si combinano per dare una base t'l b' V e2b" per
VI G:l V~. In particolare VI EB Vs Ira dimensione finira ed e:
dim (VI ffi V~) = dim VI
+ dim
(13)
Vz
-+ dim T =
( 14)
+ dim (5 + T).
La spazio quozicnte (5 + T) /S n Tela somma diretla
dim (5 n T)
Dimostrazione :
dei suoi sottospazi SIS n T c TIS n T. AHora i risulfal;
mensioni dei quozienli e delle somme di rcttc danno:
pr~cdenli
sulle di-
+ T) f Sn T) + dim (sn T)
dim (S/S n T) + dim (TI S ( l T)
dim (S ( l T)
= dim (S)
dim (T) - d im (S n T).
Q .E.D.
-+
i pure
(15)
Corollario. Se V
Hom (V. V') lid e:
l!
V' .\'0110
~pazi
e pure
(16)
3]
247
COSTRUZIONI DJ BASI
ESERCIZI
1. Siano SeT i sottospazi di Q 4 generali rispetti vamente dai vettori
f'I
T e di 5
T.
rango(I).
rango (I $)
0
rango ($),
8. DimOSlrare che nessuna delle due affermazioni del Corollario 2 del Teorema
per spazi a dimensione intinila.
e vera
9. Dare una dimostrazione diretta della (14), costruendo una base per 5
a part in: da basi opportune per 5 f'I T, per 5 e per T.
+T
c:
codim 5
II. Se dim
Ve
+ codim T =
codim (S
n + codim (5 + n.
11. Dimostrare nel modo seguente la Proposizione 10. Si prenda una base
h i , ... , ha per V , 5i dcfinisca per ciascun i = J, . , . , me ciascun j = I, . . . , n, una
funzione hi): m _ V mediante Ie hl,(;) - hi c hi /(k) - 0 per i '# k e 5i dimost ri
248
SPAZ I VETIOIUAU
v..
lCap. VII
13. Dimostrarc che 10 spazio vetloriale H om (V, V') non ha dimensione flnita
non appena uno (ra Ve V' non ha dimensione finila e I'allro non e zero.
14. Se Ve uno spazio veuoriale qualsiasi diverso dallo zero e se Ye un insierne
infinito, dimoslrare che neSSu no dd due spazl VY 0 VIYJ puo a..'ere 'dimensione
finita.
e un isomorjismo
n = dim V.
Qui V
come nella
come F,
F"
e un
4]
249
6u - I
~ O
seei-j,
se ej",j,
Ie candizioni (18) e (19) affinche una base x di V sia duale di una base
.
di V, diventanQ:
.x,b) =_~'~I~,_ __~i~,,-j~-,,-,I~,_,~,~.~,~nC
(20)
mena un vet/ore
Per ciascuna forma /ineare f su V difJersa dollo zero, esiste alII lale ch,e si abbia f(fJ) = I .
Dlmostraz!oae: Siccome e IJ #:- 0, u e lineaoncnte indipendente e, pertanto, e parte di una base di V. Si prenda per fla forma lineare carrispondente
nella base duale.
Coronario. Qualsiasi spazio lIettorja/e V a dimensione finita e isomorfo
al suc! doppio duale V per iI morfismo w : V "'+ V che porta ciascun fJettore to di V nella forma /ineare WfJ : V _ p, dove WfJ e definita. per ciascuna
f E V' , dalla (""')U) ~ f(') '
250
Sr'AZI YErrORIALI
[Cap.
VII
v)
+ XZV/'<W2 _, v) ,
(21)
(22) .
per tutti gli scalar! ;(1 E F e tutti i veHori W E WLE E V, Queste propriela
dieono che !'espressi9ne ~" (w, v) !LJ!ti.are.2 J.illSjrl! in w e 1 ~~ar_~ . gestra in v
(quind i bilineare j . La precedente espressione ( f, v) e UrJ esempio di accoppiamento bi!in eare.
Sia VI : W x V _ F bi lineare. Per ciaseun veHore w, la posizione Vl-JoI-Jo- ifl (w, tI) e, per la Iinearita deslra (22). una fonna lineare t/t", : V --+ Fe,
quindi. un elemento VI", E V, (EfTettivamente f/; ", una funzlone parziale jj
nel senso deseritto nel Teorema 1.4). O ra la posizione WI-+ 1// "" per 1a Iinearita sinistra (21), e una trasformazione !ineare 'Y. : W _ V. Pertanto, a
partire dall'aceoppiamento 1/1, abbiamo definito una trasfOTmazione Iineare
'Y' : W --+ V,
.(23)
(i) Se
Wo
(.I
E V, a lloTa
e Wo =
0;
Se
Ve
e un
4]
251
Mostreremo ora ehe due spazi a dimensione finita sono aeeoppiati dua lmente preeisamente quando esiste un isornorfismo da uno qualsiasi dei due
verso il duale dell'altro.
Teorema 12, Se T/; : W x V _ F e un accoppiamento bilineare di uno
spado fJeltoriale sinistro Wa dimensione finita e di uno spazio ve/(oriale des/ro
V a dimensione finita verso if loro campo comune F di scolari, allora V' e un
accoppiamen(o duale se e solo Sf! 0 \F' : W -+ V O'/IfJero I.j>', : V -+ W e un
isomorfismo.
Dimostra:Lione: Se I'aceoppiamento T/J e duale, allora e Ker ey,) = 0,
cosicche 't', e un monomorfisrno I.j>'. : W -+ V ed e dim W ~ dim V =
= dim V. Analogamente, Ker ('Y.) = 0 impliea dim V ;'li dim W ; ne segue
ehe queste due dimensioni devono essere ugua li. 11 monomorfismo 'Y' : w -+
-+ V fra SpaZI vettoriali aventi la stessa dimensione e all ora necessariamente
un isomorfismo (Corollario 8.2). come 10 e il monomorfismo I.j>', : V -+ W' .
Vieeversa, data un isomorfismo I.j>" : W ;;;: V ; desideriamo dimost rare
'he e Ker (\Y.) = O. 5i prenda un qualsiasi vettore vo "" 0 in V; per la costruzione della base dua le (Lemma 2), esiste una fo rma Hnearef e V conf(vo) =
= I. Quindi , per il dato isomorfismo, 'Y' : W ;;;;; V esiste un w = (qr )~V E W
con '(w, vol = I. Quest'ultimo risultato mostra che V o non appartiene al
nudeo di \1-',. Una dimostrazione sirnmelrica mosua c.he I'essere I.j>', un ISOrnorfismo impliea che ' sia un aeeoppiamento duale.
Corollad o, Se 0 : W ;;;: V e WI isomorfi,~mo di spazi velloriali con W
a dimensione fit/ita , esiste un accoppiamento dUO/I! t : W X V -+ F con 'Y' = O.
Dimostrazione: Data una qualsiasi trasformazi one lineare 0 : W -+ V ,
il porre (w, V)I-+ (Ow)(v) definisce un accoppiament o bi lineare ' per i1 quale
la funzione ~" e uguale a O. Allora I'essere 0 = ~" un is.omorfismo impliea,
.per il teorema. che I'accoppiamento sia duale, come si richiedeva.
Si consideri ora il comportamen.t<? de;
un ac<:oppiamento
Annih
S =
{w)w E Wed $ E S
0::-
V/(W, $) = O}.
chiamato -annul/afOre di S i: chi usa ris etto alia somma ed al multi 10 seaare e, pertanto, e un soltospazio di W. Simmetricamente. ciaseun sottospazio
T di W determina un sottospa;Zlo Annih T c V, il suo V/-annullatore in V.
Possiamo ora serivere Ie eond izioni (i) ed (i i) nella defmizione di aceoppiamento duale nella forma:
-,"',--:.:A:::n"
n;:::h,,(.::
W-,)_~--=O,, _!:.
"'-,-,
-Ann_
ih_(~_
) _- _0_, ,..
252
SPAZI VEnORIALI
[Cap. YH
dim S
+ dim (Annih S) =
Annih (Annih S) =
dim V.
(25)
(26)
s.
+ w e ciascun s E S,
dalla );"(Annih S
+ 141,
gli isomorfismi
V jAnnih S,
(27)
5]
253
OPERAZIONI ELEMENTARJ
ESERCIZI
1. Dimoslrare che, se Ve uno spazio vettoriale a dimensione finita, gli spazi
venoriali Hom (V, F) ed Hom(F, V) sono accoppiali dualmenle dalla (f, h)--+
--+ (f . h)(l). con f: V --40 F cd h : F --+ V.
1, Dimoslrare che un accoppiamenlo bilineare If : W x V --+ F e un accoppiamenlo duale se e solo se sono soddisfalle entrambe Ie condizioni seguenti : 1m ..... =
= V- e Im'Y. = W,
3. Dimostrare che il Teorema 12 rimane vera quando Sl supponga che soltanto
V (e non enlrambi V e W) sia a dimensione finita.
7. Dimoslrare che, se Fe un qualsiasi campo e se X e un insieme infinito qualsiasi, il duale dello spazio vettoriale lihero p...t l e il modulo di fuozioni F~.
8. Con F ed X del precedentc esercizio costruire un accoppiamento duale
x Fun....,.. F e dimostrare che la mappa lineare corrispondente q" : F'r,XI -Jo
....,.. (F'Xl )- non e un isomorf1smo. Perche queslo risultato non contraddice al Teorema 121
'" : F'X)
5. Operazioni elemeotari
Svilupperemo ora dei mezzi per verifieare sc una data sequenza di vettori
indipendcnte, genera ovvero e una base.
Una operazione eleme~!!lre S.1:1 ,1!na ~_eq~eI1]:~_ 4Lm""y"clt9!i. .iIl_ , r.~ _ ~!L~_
qualsiasi dci Ire procedimenti che seguono:
e Iinearmcnte
254
[Cap. VII
diyer~g
st..al1Q...
..?c;L0...,:.
x oF 0,
= (v~
}.!J2. "V2,
"
tim).
Dato che una seguenza v di m vettori d.U:. ~" ~.n. .~'~_IJ1~n.tQ. Q~Hq . sp'az i Q
di funzioni VIIt ossiamo considerare ciascuna operazione elementare come
una funzione : Viii _ ~n elIeTtT come una tr~,;~orJ!lf.!.?~i)'I1~e~.ii_r,:_=",
_ V"' . l ' inversa di un.'opera7.ione elementare e aneora un'operaz ione di
questa tipo; pef esempio, nei casi lipid che abbiamo elencato, si ha:
1 . 1 =1.
Perlanlo ciascuna 0 erazione elementare e un au lomomsmo di V"'.
Diremo (( equivalen ti )) due sequenze v e v ,ciascuna i m vetton I V,
se esiste un composto di operazioni elemen tari tale che si abbia 4>(1') = v' .
Siccome I'jnversa di ciascuna operazione element are e una operazione elementare, la relazione d i equivalenza ora defin ita e riRessiva, simmetrica e transitiva.
e una
base di V ..;:;- +v
e una
base di V.
+ fJ:le2 +
+ tl26 +
t/J. ' \ + t!2~2 +
(I) fJl~1
(I Ix) fJl~\
(rnA)
= t!2~2
fJl1
= (VI )!)(~-I~J)
= (fJ\
+ ... ,
+ V22 + ... ,
5]
255
OPERAZIONI ElEMENTART
base
e stalldardizzata
per
e a gradini
per /lila
Xl ,
e st(JIJdardjzzala
per Xg ,
e slalldardizzata
per
Xi.
ea
gradini per la
x ~,
. .. ,
XII .
256
SPAZI VETTORIALI
[Cap.
vrr
Teorema 16. Sia x una quaMiasi base per iI duale V di uno spozia vet
toriole V a dimensione jinila. A lIara, per ciascuno .fequenza l' di m veno,; di V
esisle una sequenzo q, di operazioni elementari tale che {v) a gradini per x .
Ecco Quale e l'eR'eltivo vantaggio di mcttere una sequenza nella forma
a gradini.
e per
n = I immediato. Si supponga aHora vero il teorema per tutti gl i spazi vettoriali a dimensione n - 1 e 5i prenda una scquenza w a gradini in uno spazio
Vad n dimensioni. Se tutti i vettori WI diversi da zero sono in Ker (Xl), essi
sono ivi a gradini e, quindi, li nearmenle indipendenti per I'ipotesi indutti va
applicata a questa spazio Ker (XI) ad n - I dimcnsioni . Altrimenti eXl(Wl) = I
e Ws, .. " w"" sana tutti in Ker (XI) ed ivi " gradini; pertanto i vettori fra essi ,
che sana diversi daUo zero, sana linearmente indipendenti, aneora per I'ipotesi induUiva, Ma WI non e in Ker (Xl) e quindi non puo dipendere linearmente da W2 ,; questa completa I'induzione.
Questo risuhato fomisee un procedimento per (rovare la dimensione
del generato da qualsiasi !ista (1\ , 'Vm di vettori di V. In primo luogo si
utilizzino operazioni elementari per mettere la sequenza nella fonna a gradini.
otlenendo, per esempio, WI , . , w... (per una qualsiasi base durue opportuna).
Per il Teorema I S, questa sequenza w ha 10 stesso generato della sequenza
originaria v. Sia r il numero totale dei vellori WI, .... w. diversi dallo zero
in questa sequenza a gradini. Essi banno 10 stesso generato di ve sono linearmente indipendenti; ne segue che costituiscono una base per quel generato.
Pertanto la dimensione richiesta e r - ed abbiamo pure, in WI . , Wr,
una base per il generato dalla sequenza o riginaria v.
II meHere a gradini una sequenza v per x dipende dai valori XI(VI) della
fonna lineare Xl sui vettore VI . Possiamo esibire questi valori mediante una
tabella rettangolare n X m:
(v.)]
X'(V')
X~(VI)
X2('tlm)
X,,(VI}
x,,(v ... )
~ [AU
A ..
51
OPERAZIONI ELEMENTARI
251
questa~~~~~~dij;~~~~~~~~~~~~~~~
Con altre parole, una matrice a gradini ha~come prima entrala diversa dallo
zero in ciascuna colonn.a I'entrata I e questo I figura in ciascuna colonna in
und riga pili in su del corrispondente I nella colonna successiva. Cosl, in una
malrice a gradini, Ie colonne scendono per gradini di altezza varia bile.
Ecco Ie operazion i e1emenlari necessarie per mettere una mat rice A nella
forma a gradin i (esattamenle come nella dimostrazione del Teorema 16):
si trovi la prima riga di A diversa dallo zero; in eS5a 5i sposti un 'entrata di
versa dallo zero fino all'estremo si nistro (can un'operazione dellipo I) e la
5i faccia diventare I (con un 'operazione dcl tipo II). Si rendaho zero Ie altre
enlrale in questa riga, sottracndo da ciascuna colonna un multiplo opportuno
della pri ma colonna (con un 'operazione del tipo HI). Si continui poi con Ie
righe soHoslanti , ricorsivamente.
Teorema 18. Se b e <: .yono due basi qualsiasi di uno spazio vettoriale a
dimensione finita, esiste una sequenza di operazioni elementar; che porro 10
c nella b.
Oimostrazione: Si prenda la base " duale della base b e, utilizzando
()perazton i elementari. si muti la c in una sequenza c' a gradini per ". Per il
Teorema IS, c' c anch 'essa una base, cosicche ha n = dim V vettori divcr~i
dal10 l.ero. Pertanto la matrice A con All = XI(C/), a gradini, deve risuhare
258
SPAZI VETIOII.IALT
(Cap. VB
,~
ncHe incognile 1)1. Ma la matrice (i. j)1-+ xfb, e a gradini. Questo significa
che il primo secondo membro di verso da zero da un 'eqllazione Xk(W) = I 'II ,
che de(ermina Ill, Ora 1/2 compare, per In prima volta. in una cqullzione in
51
259
OPERAZIONI ELEMENTARI
cui figura ulteriormente solo '11; questa equazione delennina 'fj'l a partire da
1Jl. In generale. la prima equazione in cui figura ,,/1 eontiene ' ]I con il coeffi.c iente I e contiene pure solamente 1/1 , .. . , 'lJ - l e determina cosi ' }J a partire
dagli 1)1 prect:den ti e da w. Trovati cosi gH un iei valori possibili per gli sca lari
'11 , ... , 'Ir con qut:sto proeedimento (( ricorsivo )), it vettore loll appartiene al
generato dalla sequenza origin aria v se e solo se si ha XI(W - L hi')') = 0
per ogni i.
Per esprimere un veltore loll, quando sia possibile, come eombinazione
Ilneare di una sequenza v: si riduca innanzitutto v ad una base a gradini b
per il genera to da v; possiamo utilizzare questo procedimento per esprimere
ciascun vettore hi della sequenza b come combinazione lineare di v. Per esprimere w come combinazione Hneare della seque nza b, Sl proceda come prima
ed in questa espressione si s03iiluisca la rappresentazione di ciaseun hi come
combinazione !lneare della sequenz.a origina ria v.
Per determinare il rango di una mappa line3re I : V -+ V' : 5i prendano
una base b di Ved una base b' di (V' )*. Siecome 1m (t) e genera la dalla sequenza Ib, si determini, come sopra, la dimensione del generato da tb; ques:a
dimensione e il rango desiderato. Tnoltre la forma a gradini per tb fornira
pure una base per 1m (I) .
Per determinare la null ita di una mappa lineare t: v.-+ V' : si determini,
come sopra, il r,ango dl Ie si applichi la (( rango pio null ita uguale dimensione
del dominio )~.
Questa nullita e per definizione, la dimensione di Ker I. Per o n enere non
solo la dimensione ma anehe una base per Ker t, ci occorre un'ulteriore os
servazione. Ciascuna operazione elementare rp su sequenze di m veUori si
applica non soitanlo a sequenze di m vettori di uno spazio V, rna si applica
nello stesso modo a sequenze di m vettori di qualsiasi spazio velloriale sullo
stesso campo F. In altre parole, un'o perazione elementare rp assegna in realta
a ciascun spazio veUoriale V una funzione rpy : V'" -+ Vm. QueSla runzione e
permutabile con ogni mappa lineare nel senso seguente.
260
SPAZI VETIOIUALI
[Cap. VI[
(come nel Corollario del Teorerna 8). Siccome c e a gradini. i primi r veltori sono linearmente indipendenti. Dunque gli ultimi n - r vettori br+l', . . .
.. ,' b,. ' della sequenza b' COSliluiscono una base per Ker t.
Siamo ora in grado di costruire anche un inverso di un endomorfismo
I : V -+ V avente rango uguale alia dimensione n di V. Si prenda una base
b di V. Siccome t ha rango n, la sua immagine genera V. cosicche tb e ancora
una base per V. Per il Teorema 18. questa base e equ ivalente a b, cosicche
esiste una sequenza di operazioni elementari con 4\tb) = b. Per la (28)
5i ha t(.pb) = b. Ma V c un modulo Jibero con i vettori di b come generatori
liberi e, pertanlo, possiamo costruire un a mappa lineare .~ : V -+ V tale che
s b sia la sequenza b. Qu~to signifiea ehe e (I s)b = I(b) = b, di modo
ehe l o S e i'identita su ciaseun vettore base: pertanto e I ' S = 1. Questo
0
Nota. Una matriee a gradini 0 una sequenza di vettod a gradini puo venire
ridotta uiteriormenle. Sia B una matrice gid a gradini. In ogni colonna diversa da
uro 5i consideri la prima entrata uguale ad I (diversa da zero); se tutte Ie entrale
nella riga alia sinistra di ciascuno di questi I sono zero, diremo ehe la malriee e
nella forma a gradini ridouQ. Per Ie applicazioni si vedano gli Esercizi I I e 12.
ESERCIZI
1. Esibire Ie forme di tutte Ie malrid 5 x 4 a gradini.
2. Dimoslrare che, nella definizione di equivalenza di sequenza, basta usare
solamenle Ie opcrazioni I, II e IlIA con A = I.
3. Ridurre ciascuna delle seguenti matrici alia (orma a gradini equivalente per
colonne :
(.) [
-6]
- I --43
3
12:
(e) [
-240-3
5-22
.3 ;
2 4 2]
-\ 2 -2 - ]
3 1
3
4
.
.4 9 5
2 ...
~ .
'
.
In ciascuno dei casi in cui si abbia dipendenzalinearc, tTovare una seq uenza linearmente indipendente che generi 10 stesso sottospazio.
S. Studiare in Q 4 ciascuna delle sequcnze segUenti di vettori rispetto all'indj
pendenza ed in ciaseun caso trovare una base per iI sottospazio che esse generano:
(a) (2, 4, 3, - I, - 2, I), ( I, 1,2, I, 3. I), (0, -I, 0, 3, 6, 2).
(b) (2, I, 3, - I, 4, - I), (-1, I, -2, 2, - 3, 3), (I, 5, 0, 4, - 1, 7).
6. Con i dati dell'Esercizio 5, trovare una base per il soUospazio generato dalla
sequcnza combi nata a) e (b) insieme).
6)
261
-3
- I
22]
(b) - 0I
- 3 ;
~ -~ -~1
5 - 3 - 1
"
L A"'l X, =
,-,
x",.
(29)
....,. F. Una soluzione del sistema e a llora un vettore ~ E F- tale che si abbia
1,(1;) = XI per tu tti gil j E m.
Le forme.li , .... I", generano un sottospazio T deJlo spazio duale (PO)-.
avente, al massimo, dimensio ne m. Ora (F-)- ed po sono accoppiati dualmente;
262
SPAZI VETTOKIALI
[Cap. VII
quindi una sotuzione del sistema omogeneo (29) (u n sistema con tutti i Yo! = 0)
non e altro c he un vettore nel sotlospazio Annin (T) C 'n. L'jnsierne di tulte
Ie so luzioni e i.\ sottospazio Annih (T); dunque questo insieme di soluzioni
e un sottospazio avente dimensione uguale al massimo numer(J d. soluzloni
linea rmente indipendenti. Come per qualsiasi spazio veltoriate, questa dimensione e indipendente dalla seetla della base usata per rappresentarlo ed e
determinala dal 'feoreroa 13 sugli annullatori nel modo seguente.
TeoreDl8 ZO. Un sistema di m equazioni lineari omogenee linearmeflle
indipendenti in n incognite a coefficient; in un campo F, lIa n - m soklZioni
lineormente indipendenti $U quel campo. Date n - m solu:;on; si,fJatte, qualsia.~i
altra soluzionl' e combinazionl' Uneare (Ii q/~l'ste.
Nel caso in cui Ie m equazioni del sistema non siano linearmente indipendenli, esse possono venire sostituile da un numero minore di equazioni che
siano indipendenti.
Due casi utili di questo teo rema sono dati dai seguenti corollari.
CoroUario 1. Su qua/siasi campo, n equazioni lineari omogenee linearmente indipendent; in n incognite, hanno I'unica soiuzione zero.
CoroUado 2. m equazioni lineari omogenee qualsiasi in n> m incognite
hanno sempre una sofuzione diversa dallo zero.
Consideriamo ora un sistema (29) non omogeneo. Una soluzione
vettore 'I E Fn tale che si abbia
f,( ~) ~ ""
fo(~) ~
e un
~ x .
Questo fatto pub veni re espresso con f('l) = x , dove t : Fn -+ prt e la Irasfqrmazione linea re t: Fn -)- Fm data dana '1 1-+ (/1(1) , ... , fm( I)) . Dunque
I'insieme di lutle Ie soluzioni non e altro che I'immagine inversa '''(x); quando
sia )( '! 0, l'insieme delle soluzion i non e un sottospazio di p'. Pu6 darsi che
non ci siano soluzioni; effettivamente si ha una sola soluzione se e solo se x
appartiene a 1m (t). Se vi e una soluzione 1), la differenza ; = 1) - 1)' di due
soluzio ni qualsiasi 'I e 1)' e tale che si ha 't~) = O. Questo dimqstra il:
Teorema 21. Se 1)' e una so/uzione qua/siasi di un sistema (29) di equazioni lineari, aUora ogn; so/uzione 'I del .fistema puo venir~' I!spreua in un solo
modo nella lorma 1) = 1) ' + 1;, dove I; e una .~ofu!ione del corrispondente sistema omogeneo (con tutti i Xi = 0).
CoroUario. Se un sistema di n equazioni lim'ad nel me(Je.~;'n(' lIumero n
di incognite a coefficient; in Ull campo ha n prim; membri Jinearmen te intJipen~
den~i, allora ha Ilna ed una sola so/uzione.
Inratti, I'indipendenza lineare di fl , .. . , / .. significa che e Ker t = 0 e
quindi c he t e un isomorfismo, cosicche esiste una ed una sola soluzione
1) = t- I(X).
Possiamo utilizzare operazioni e!ementari per calcolare Ie soluzion i di
un sistema. Possiamo cons id erare dascuna equazione lineare f = X come un
vettore (f, y.) nello spazio (Fn)* $F ed un sistema di equ<lzioni lineari come
una sequenza di veUori siffatti.
6]
263
fl =
XI ,
. .. ,
f .. = x ...
"1
(30)
Xm.
Xlt
=
=
XI '
X~ '
(31)
XI,
-I-
= xr'
0=
0=
}(,+I',
}(m '
con. al secondo membra , delle nuove costan t! ;.t/. (TUite Ie operazion i sono
state applicate ad entrarnbi i membri delle equazioni; la matrice originari a
A dei coefficienti e stata ridotta can operazioni elementari sulle sue righe
ad una forma che e a grad ini per Ie righe).
Se Ie m espressioni lineari originarie non sono linearmen te indi pendenti,
resleranno certe m - r equazioni senza incogn ite, del tipo 0 = it/. come se
ne sono scritte pit. sopra. Se qualcuno degli scala ri XI'. j = r + I... , m
e diverso da zero. Ie equazioni originarie no n hanna so luzioni. Se tutt i questi
scala ri sono zero, si possono trovare tutte Ie soluzioni nel modo seguenle.
5i scelgano dei valori arbitrari per Ie ,, - r incogn ile X1 can j "# II . , ., I,;
si risolvano quindi , successivamente, la r-esirna equazione rispetto a Xl, la
(r - l)-esima equazione rispetto a Xlr -!, ... , e, da ultimo, si risolva la prima
264
SP"ZI VBTTOR IA Lt
[Cap. VII
ESERCIZI
1. Trovare una base per;1 souospazio di tutti que; vettor; di Q4 che soddisfano
(a)
XI -Xll"", O =
(b) 3.~ -
2xI
X3 -
X4 ".
+ 4 X3 + X4 -
0=
Xl
+ x: -
3xI -
2x~ .
2. Trovare una base per J'insieme di tuUe Ie saluzion; raziona!i di ciascuno dei
seguenti sistem; di equazioni:
+ 2y - 4z = 0,
3x + y - 2z = 0.
(a) x
(b) .>:
+ )' + 'z + t =
0,
2x + 3y-z+t = O.
3x + 4y + 21 = O.
+ 2y -
Z == 4 (mod S),
+ by
y = (of-ce)/(od-bc).
7. I quaternioai
Abbiamo gia osservato co me la maggior parte delle pfoprieta degli spazi
veu oriali (modu li su un campo) siano condivise dai moduli Sll un anello can
divisione. Costruiremo ora i'anello dei qualernioni in quanto e I'esempio
pi" imporlante di tali anetH con di vis ion~. La costruzione raTa usa del campo
iy':'" z = x - iy di
C dei numeri compiessi e dell'automorfisrno z = x
C che porta ciascun Z E C nel suo compJesso coniugato
z.
7]
265
QUATERNIONI
qr =
(21
+ jZ2}{Wl + )wt) =
(ZlWI
- za"'W:l)
+ j(Zl*Wt. + Z2Wl).
(32)
}2 = - I ,
zj = iz"",
(33)
N(Zl
+ jZ2) =
(ZI
+ jZ2XZ1'" -
jZt)
= ZIZ1'"
+ z?Zt*.
Pertanto N: Q --i> R
e un
morfismo di moltiplicazione. Se
e q oF
O.
Sl
ha
266
vn
q=
ZI
+ jzz =
Xo
+ ix) + jX2 -
j ixs = Xo
+ i Xl + jX2 + kxa
ij = k= - ji,
jk=i = -kj,
ki =j = -ik.
In generale una algebra reale con divisione e un anello D co n divis io ne, avente R come sottoanello, in mo do tale che Sl abbia xd = dx per tuni
id E D e tutti gli x reali . Qualsiasi algebra con divisione siffatta puo essere
considerata uno spazio vettoriale su R con i multipli scalari dati dal prodotto
in D . Noi abbiamo costruito t re algebra siffatte (Ie prime due commutative):
R stesso, CeQ, aventi Ie dimensioni (finite) rispettive 1, 2, 4, quando Ie si
considerino spazi vettoriali su R. n suggerimento tentatore di continuare
in questo procedimento e errato; un ramoso teorema a fferma: quals iasi
algebra con d iv isione, reale, a dimensioDe fini ta, e isomorfa ad R 0 a C ov
vero a Q.
Se si laseia cadere dagli assiomi per un 'a lgebra con divisio ne la condizione
che la moltiplicazione sia associativa, si ha ancora uno ed un solo sistema
di questo tipo : i numeri di Cayley, a dimensione 8 su R.
ESERCIZl
q~
"'" -
I.
r' -
+ X2'i1 + X32.
2x/lf
rq per ogni q
CAPlTOLQ V[[I
Matrici
r calcoli espiiciti con una trasformazione lioeare r : V -+ V' di solj lo dipen dono da una rappresenlazione di quella trasformazione mediante una
matrice di scaJari. Rispetto a basi date per Ve per V' , ciascuna t : V -+ V'
ha una siffatta rappresemazione matriciale. [n questa capitola svil upperemo
modi per tradurre operazioni Sll trasformazioni lineari in o perazion i sulle
matric~ corrispondenti, come pure metodi per descrivere il cam biamcnto nella
matrice, che rappresenta una trasformazione, operato da un cambiamento
nella sceha della base.
1. Matrici e moduli liberi
Possiamo introdurre i1 collegamento rra trasformazioni lineari e roatrid
in due modi: in termini di moduli liberi ovvero in termini di biprodotti. [n
questa paragrafo descrivererno la prima via.
Se R e un qualsiasi anello, J'insierne di runzioni R " e un R-modulo libero
destro, avente per genera tori liberi gli n elementi unita EI chc indicheremo
qUI con E,ilft ' per distinguerli dagH elementi unita Ej( "' ) di un altro R ....
Teorema 1. Ciasel,ma mafriee A, m X n, a element; nell'anello R. determina un morfismo t.l : RrI -+- Rill di R-moau/i d~stri tale ehe s; Ira
1.l(E,irl))
JI porre A 1-+
dall'insieme
/ism; I : R"
l.l
e una
j = 1, . ... n.
( I)
bljezione
af tune Ie matrie; m
R'" ai R-maduli destrj.
R ""~ "
-+-
""
,-,
= ~ E,'mIA'/.
n .su R
v~r.~o
l'insieme
ai tutti i
mor-
2j E ji",I A 'J
R~
t libero. un morfismo
268
MAlRlCI
[Cap. VIII
scal~re.
(Questa non e a1lro che un caso parlicolare delle operazioni di modulo de~
finite nel VL5 per il modu lo di funzioni RX). Queste operazioni di modu lo
sulle malrici corrispondono esattamente aile opera7jon i sui morfismi corTispondenti.
Teorema 2.
La bijezione A 1-+
fA
delteorema pret;edenfe
e un isomorfismo
(2)
di gruppi abeliani. Se R = K
+ B)'J =
All
tHR(E, !n)
Anche Ja somma
=
tA
+ /8
di morfismi
= t.l(EJ(II')
e una .somma
+ 16(I(n) .
termine a termine:
= /tA(f/" ') ] X.
" AIIB,It,
= }:
,-,
iEm, k e q.
(3)
Questa mat rice p rodotto AS risulta definita solo quando il numero n delle
colon ne di A e uguale al numero delle righe di 8 . Formiamo qu indi I'entrata
~ I)
i
1
m riga
colonna k
r={oJ!1
.J
i [
~q-
~q~
l .t 18
definilo
= t.toIB.
rodotto di malrici
e che
e un
I),
la bijezio ne A I-+-
t.t
del Teorema
Ilf)(~{g!)
E:J1Ot JBJk) =
I-I
(I-I
~
EII/IIJAI/)Blk =
I-I
I IIIIJ (
~ AllB/~) .
J-1
e associativa
e distributif)a
Predsando megt io, il prodotto teiplo di matrici e associati vo ogniquatvoila e definito: se A em X n, Be n x q e Ce q x r, allora e A(BC) = (A B)C.
L 'enunciato dettagliato per la distributivita e analogo; per esempio, se A
e una matrice m x n c se B e B' so no enl rambe malrici n X q, allora e A(B +
+ B')=A B + AB'.
270
MATII.ICT
[Cap. VIII
(KA)B,
(AK)B ~ A(KB),
A(B,-)
(AB)K,
J = I,. =
(4)
e scmpre definito
Per dist inguere il modu lo destro libero R" dal suo duale, il modulo si nistro Ji bero Rn, torna comodo consid erare ogni cosa)) (ri guardo ad Rn)
come mQtrice:
Considercremo uno scalare K come matrice I X I.
Consid ereremo una scgucnza Ii : Q --+ R, in quanto el~mento dell' R-mo.:
dulo destro Rn, come matrice ad una colon na (brevemente una colonna),
Cons idereremo una scquen7.3 fJ. : n --+ R, in quanta c1emento de!l'R-modulo dua le sini stro R ~ , come matrice ad una r i a (brevemente una riga).
V_I)_. !!!2!:.. ... !':!2. .f .=. R..:.--+ R m
ato a t = tJl per una cer~ mat rice A
e 91lindi verri'l considerato come matrice A, m X II.
Con queste cOiiVeiiZiOni rutH I prodolU dl mafrici hanno significa ti ovvi.
Per esempio il prodolto matriciale di una colonna I; per Uno sca lare x e
e questo non e altro chc il multiplo di I; per x nel modulo destro R". Analogamen te il prodolto matricia le di una riga j.L per uno scalare xcii multiplo si-
I]
271
Se consideriamo .,. come elemen!o de l modulo duale (RIO)''', come nella Proposizione VI.17, quesl o scalare .,.~ non e altro che i1 valore della fo rma Iineare .,. : R" -.}o- R per I'argomento 1;. Da ultimo, il prod otto di una mat rice
A per una colonna; e il risultato deU 'applicazione del momsrno IA a ;,:
Teorema 4. Se ciascun elemento ; del modulo libero Rn viene seriNo come
malrice ad una colonna, oJ/ora la Irasjormazione linearl' fA : R" -.}o- R .... che
eorrisponde a ciascuna mal rice A, m x n, su R, e data dalla moltiplieazione
di mall'ici nella farma I; f-+ AI;.
LJ P')~J
(,4 .
otteniamo:
272
MATRICI
[Cap.- VIII
Ecco a1cuni esempi geomelrici dell'uso di questa coro lla rio. Nel piano
coordinato reale R', sia f8 la lrasformazione R2 --+ R2 che ruota it piano in
verso antiorario intorno all 'origine dell'angolo O.
(0, I)
( - senO. cos 8)
(cos 8, senB)
'IL_L_ _-+ (I , O)
Questa trasformazione e !ineace. Per la deflfl izione stessa delle fURzioni tri.
gonometriche, iI Sil O efreua sui vettori (colonna) un ita e
flJ
[O'] = [00,9]
sen 0
f8
e la
CO S
[ sen
e la sua a:zione
f8
Sll
cos (}
-SCRO][I']
[elcosO-6senO]
[I,] [COSO
sen ()
cos (} Ez = El sen () + fa cos () .
E2
Queste sono Ie solite formule per la rotazionc di un punta avente Ie coordinate (6 , Ea). Si faccia ora seguire alia rotazione 78 un'altra rotazione r~.
II risultato dovrebbe essere la rotazione dell'angolo 0
rP; la fo rmula" (3)
per il prodotto di matrici di venta (in parte):
COS
[
rP
sen t/>
(,p + 0) =
sen (
+ 0) =
,p sen 0 "..
r6 i ~.
"
ottcniamo:
1]
273
, 1)
(0,1)
(0, 0)
(0,0)
(1,0)
(1, 0)
riba ltamento intorno a lia bisettrice del primo quadrante, il taglio e la proiezio ne suI primo dei due assi, giA discusse nel VL2, Esempio 2, sono tras rorm a~ioni lineari avent i, rispettivamente, Ie matrici :
r~ ~J ,
[~ ~J ,
[~ ~] ,
Come prima, ogni colonna I'iromagine del vettore unitA che Ie corrisponde.
Ecco un'altra operazione su matrici. S:: A c una matrice m x n, la sua
trasposta AT C la matrice n x m che si ottiene daUa A sca mbiando [fa 10ro
righe e colonne. In aItre parole
e:
i E m,
j E n.
(5)
2 AIJO,1o: = 2 (BT),l:J(AT)JI =
f
(B'l'AT)k/.
I. Dimostrare direttamente, a partire daUa defin izione (3), che la molliplicaziorie di matrici e associ ativa.
2. Dimostrare direttamente, a partire dalle defmizioni, che la moltiplicazione
di matrici e distributiva (da enlrambe Ie parti) rispctto all'addizione.
3. Descrivere geomclricamente la trasfonnazione lincare tA : RI_ R' determinala da ciascuna delle seguenti matrici A , 2 x 2:
cos
r-sen
(J
(J
sen Il]
cos (J
[~ ~] ,
[- o' - 0I ]
MATRICI
274
(Cap_
vm
100
00
+ .. . +
A"l ;- 1"1> = 0,
9. (a) Se A e una matrice n x n di numeri reali e se d e un numero reale e positivo con IAll1 ;:i dper ogni i,j, dimostrare che ogni entrata nella matrice A l , k-esima
potenza di A, e limilala da nk-1d".
(b) Dedurne che Ja serie exp (A) = 1 ;- A + A I/2! ;- .. . ;- A~ /n! ;e convergente per qualsiasi matrice reale A, n X n.
(c) Dimostrare che si ha exp (A(" ;- fI = exp (Ax) exp (A,u ).
10. (a) Sia A : N X N -+ R una mat rice infinita ave nte soltanto un numero
finlto di enlrate in ciascuna colonna diverse dallo zero (cioe ciascuna colonna abbia
supporto finito nel senso del VI.5). Costruire per il modulo libero R (N) del VI. S
un endomomsmo f.) : R(''' ) -+ RPo') e dimostrare che A 1-+ fA una bijezione ddJ'insiemc di queste matrici infinite verso l'insieme hom (R u.n, R (~ ) .
(b) Se entrambe Ie matrici infinite A e B : N x N -+ R soddisfano alia condizione enunciala in (a), dimostrarc che il loco prodollo AB e definito, che soddisfa alia stessa condizione e che i: /,lB = /,l fB : R tN) - - I> R{N),
2. Matrici e biprodotti
Le malrici si presentano in modo naturale nelle mappe lineari rra biprodon i. Si consideri per esentpio un morfismo I : Al e A2 - , AI' !II A2' fra due
biprodott i di R-rnoduli d~ tri . Le pro iezioni PI e Ie iniezioni e, dei biprodolti
forniscono, come in (VI.31) , llue diagramm i di biprodotto
~ A @A
A, --.;-+
I
2
....
,.,
'" , A,
A, .2l- AI'
(I A2' ~
<-;r
aBe identita
Ai
(6)
2]
275
MAntiC) h BIPRQOOTfI
1-+
T = ['"
. t21
a1 seco ndo membro abbiamo la somma di quallro mortismi e,' tliPj : A l Ell
E9 A2 --it- AI ' ffi A'l'.
Cnnsideriamn ora q uesta matrice 2 X 2 per un mortismo eomposto
e la
e di s, questa som ma
['"
.121
/ll.lll
h l .l"ll
+ fI2.\"~1
+ t2MZ1
Illl12
121S12
1- 112.1"U j
-t
t2"'~22
e la
(7)
l" "OJ
276
MATRICI
[Cap. vnI
determina per 1a ' nastra bijezione un morfismo t: Al ED Ai"'" At' EEl At';
predsamente jJ morfismo t con p/rel = 11 per i = I, 2 e p,' tei = 0 per i '# j.
Questa morfismo particolare t viene di solita scritto nella forma t = It e 12
Dalla regola (7) per 1a moltiplicazione d i malriei segue c he si ha:
(8)
_CE~oddisrano
~e
identJta
elpl
I.
-+
Hom,,(F, F) ,
~'
F - )-F - )-V,
2]
277
MATRICI E BiPRODOTTI
e quindi un composto v' x' che e queUo che dovrebbe essere vx:
v' x'
(vx)' : F -+ V.
(9)
e defmi(o ed e qucllo
( 10)
e
""I = x/:
V _ F,
( II )
I-" ==! V ~ F,
(12)
con n frecce da ciascuna pa rte. Ciascun compusto XI ' bJ e uno scala re ; cia
scun composto bl Xj e un endomorfismo di V. Facendo uso dell'addizione
di endomorfismi otteniamo il:
10 prima per tutti gli ;,j E n e la secondo con I che roppresenra I'identita V-V.
278
MATRtCI
[Cap.
VITI
+ ...
-t- b..(x,,'f)
(14)
= tI
qualunque sia il vetto re 11 E V, in modo che ciascu n 'V si ffatto e una co mbinazione lineare della sequenza b con co efficienti xCv). Pertanto b genera V.
lnoltre b e linearmente indipendente. Si supponga, infaH!, che Sf abbia ble,
+ b.. = 0 per una certa sequenza I; di scalari ; a questa equazione
si applichi la mappa XI : V - 4 F. Siccome Sf ha x ,b, = 0" , il risultato e
e, = O. Dunque e I; = 0 e b e indipendente e, pereia, una base di V. Una
(Jimostrazionc simmetrica prova che x e una base per V; siccome ex,b 1 = 6,1,
essa e la base duaie, Q.E.D.
Si noti che \'equazione (14) afferma semplicemente che XI(V) e la i-esima
coo rdinata di v relativa alla base b (brevernente, rei b). Tnoltre la (14) implica c he V sta a dimensione fin ita.
+ .. .
en
condizioni (13) per una coppia di basi duali affermano esattament'c che il~~~:~;2~;~~:(:I[~2) delle t rasformazion i h, ed X i prescnta 10 spazio
vettoriale V
di n copie del campo F degli scalari. In particolare Ve un
/I-uplo con Ie proiezioni XI : V _ F che hanna la proprieta
seg uente:
V - - :-; ,..
cosicche risulterebbe
si richiedeva.
oS
I;
(L b,Xi)S = L b'(.l"fs)
perlanto
L bJ1 1,
e univocamentc
determinata. come
3)
279
(XII, ... ,
x"t)
e un iso-
ESERCIZI
1. Dimostrare Ie (II).
1. Se (x, b) e una coppia di basi duali per v, dimostrare che (b, x) e una coppia
di basi dual i per V, quando SI idcntifichi V con V mediante I'isomortlsmo canonico w: V _ V" del VilA.
3. Date coppiedi basi duali per ciascuno degli spazi veHariali VI C V2 costruirnc
una per il biprodatta VI EB V!.
xW~
= I, xab3 = I,
xlb~ =
e una sequenza di
e b1xl
+ bU2 + hV:3 =
Iy
sono sufficienti affinche (x, b) sia una coppia di basi duali per V.
6. NeU'Esercizio 5 dimostrare che si puo omettere I'ipotesi
campo dei coefficienti soddisfa alla condizione I + I #- O.
xlb~ =
0, se il
280
MAUICI
[Cap. VIII
Questi scalari costi tuiscono la matrice della mappa t relativa aIle basi date.
In forma ' esplicita, 1a matrice di t : V _ V' (rei b, b/l e la funzione Mt :
: m x n _ F definita per gIl argomenti j ed~L~I!.I!e.:._,
i = I, ""
e cos!
m;J..=-_'_
' _'_'~
(15)
( 17)
da/l'insier;ne di tutte Ie mappe linear; I : V _ V' wrso I'insieme {<'m ,,1t di tulte
Ie matrlci m x n su F. Inollre la bijezione M e essa Sli!.l'SO una trasformazione
lineore (fro gli spoz; tJettoriali Hom (V, V' ) e pm xn).
Dimostrazione: Che M sia una bijezione e che sia 'lineare sono conseguenze delle proprieta. gia slabiJile per Ie mappe fra biprodotti. Si puo dare
una dimostrazione diretta di questo fatto costruendo I'i nversa della funzione
M della (17) nel modo che segue. Data una matrice A, m x n, consideriamo
ogni entrala (scalare) Au una trasformazione A_,,: F_ F; formiamo quindi
Ie trasformazioni composte
hem, ken,
3]
2S1
L L" bll'AlIIrx/I;
~ -1
: V-V'.
(IS)
., - 1
I).
quando si tenga conto delle identita per i biprodotti X/bil' = ~I~. xtbJ = 6tl'
Quindi e M(M- IA) = A. D'altra parte, per Ie definizioni e Ie leggi distributive, si ha:
M-l(Mt) = L L bll'(x~'lb,,)x/l;
"
XI'tbl
Mr =
x/lbt
xl'lb"
a I : V _ V' ha come
282
MATRICI
[Cap. VUI
L b,'A,) ,
,-,
j = J, .. ., n.
(19)
Questa mappa f resta purf! determinata quando se ne dia if composlo con ciascuna forma coordinata XI ' : v ' -+ F della base (Iuale per V' nella forma:
x/ o t =
1-'
A'IXI ,
i = I , ..
'j
m.
(20)
[AU
A,. ]
[X'" ]
(21)
Xm' (N,l) .
A mi
A ... "
X" f)
u. :
v'.
(22)
3]
283
Dimostrazione:
--'~'-..) pn,
"
,-,L AllXl,
i= I, .. " m,
(23)
Queste equazioni descrivono la trasrormazione duale t* : V' -+ V in termini del suo effello sulle basi x ed x' di questi spazi duali e con la stessa
matrice A, Tuttavia in questa equazione gl i scalari AI} compaiono alia sini
stra dei vellori x} E V ~ come devono, perche V e uno spazio vettoriale
sin iSlro, Siccome il campo Fe commutativo, possiamo cambiare qUeSIO spazio
vettoriale S1ni51ro come nel Vi.7, in uno spazio vcttoriale desl ro convenendo che ciascun multiplo sca la ~.!=. destro fx sin >If, per I E V*, Questa procedimenlo cambia J'equazione (23) nella :
I'"(xl') =
:2"
1- 1
x}AI} =
L"
XJ(AT)fl ,
i= I , .. ,' m,
J-1
(24)
284
ESERCIZI
I. Date Ie equazioni (19) per t : V ...... V' in termini dl basi, derivare direthlmente
du esse Ie equazioni (20) per t in termini di (;oordinate.
2. Date Ie equazioni (20) per t : V -+ V ' in tennini di coordinate. derivaTe direttamente da esse Ie equ3zioni (19) in termini di basi.
fA :
3. Dimostrare che, rispetto aile basi costituile dai vettori unil;\, la matrice di
e A.
F'" -+ F""
4. La matrice di un composto
Stabiliremo ora it fatto fondamentale che i1 prendere 1a matrice di una
mappa e.~un morfismo di moltiplicazione.
Teorema 9. fA morrice d; una mappa composta
malric; dej lattori;
M(ts) - (Mr)(M,).
e iI prodolto
delle
Ie malrici di r ed
dimensioni
spazi vettoriali
V/~ V ~ V',
basi
b"
m,
b' ,
b"
(25)
e tale risultato
e "cntrata
41
285
LA MATRICE DI UN COMPOSTO
" A"XI.
x/ t = 2:
,-,
XJS =
2:
.-,
B rI:XIl" .
Teorema 10.
a dimen,<iione n, fa posizione
'1-+
, ..... r,,,'U
di trasformazioni lineari ' 11: V1 _ V/. Si scelgano ora Ie basi bll) e b(2) in
VI e in V2 , b'll)e b'lt) in VI' e in Vt ' in mod o che cia"scuna t41 sia rappresentata
(rei bW , b'll)} dalla matrice M(tlt), mj X
di scalari. Le due sequenze elb(l)
ed e!bllli si combinano, come nel Coroll ario VJI.9. 1 per dare un ' un ica sequenza
elbOIV e2b(2 ) che e una base per V = VI ED V~; si ha poi una base analoga
el'b'IIIV e2'b'I21 per V'. La matrice di t reJ ativa a queste basi combinate non
e altro che la matrice ollenuta mettendo insieme i quattro blocchi M tlJ nel'
modo seguen te:
n,
.1f(I) =
MI"
[ Mt21
n, ---l'+-- n,
-----'jo
f-------+------i!}:
M....nlcl
286
[Cap. VJII
Vt "
(B Vr "
~ VI
(B
['"
(21
S12 ]
[lUSH
122 S21 5aa = (915U
'''][SU
+ ( 12$21,
+ h 2521 ,
(USU
121,\'12
Si l
+ hz.~22]
+ ( u SIa
AIUIJ[BIU)
8 (1 21
A (22 )
B\ ~2)
B (21 1
J~
[A (IlI BOII
AIU)B!Ii )
+ A (l21 B (2 1)
+
A (22 )B (21)
A U1IBm )
A (21)B {l2 )
+ A 1I 2)B l t 2)]
A (U )B I23)
(26)
costruita proprio come se i blocchi fossero sca la ri. Jnoltce Ie dimensioni si
adattano:
[=t]
11
[--+1"
mB =
[~ ~]
(27)
4]
287
LA MATRteE Dt UN COMPOSTO
dove gil zed denotano mat riei di misura o pportuna, aventi tulte Ie entrate
uguali a lia zero. Possiamo oUenere la trasformazione lineare eorrisponderl!e
IAe ll a parti Te da tA e da tn come somma diretta fA III 18 nel senso della (8).
Ecco alcuni termini eomodi: una mat rice quadrata A verrll. ehiamata:
diac..0na/e
sea/are
Iriango/are
slrettamcnte triango/arc
,
e
e A"
s. , A"
se
se
se
;:'1
quindi una matrice strettamente triangolare se tune Ie ent rate nella diagonale
principale 0 sotto di essa sono zero Possiamo esibire questi tipi di matriei
nel caso 3 x 3 nel modo seguente (ove gl i stan no per entrdte eventualmente
diverse da llo zero):
st rettamente triangolare
[~ ~ ~]
ESERcrZ I
l. Utilizzare la moltiplicazione a blocchi per ealeolarc AS, BA, AC, AD e
BD sc
288
s.
MATRIC!
[Cap. vm
= xi'(O/) = 0,
-a
j
r,
j> r.
Penanto (t"'xt')b) e 1111 per i;:;;; r ed e 0 per i> O. Quindi si ha IXI ' = Xl,
. . . , IX .' = Xr e lx . ... I' = .. . = IX",' = O. Queste equazioni mostrano che
anche iI rango di /'" e r come si era afi"ermalo.
Per definizione, il rango di una matrice A e il massimo numero di colonne di A linearmente indipendenli e la Rulli'S. di A e il ma~simo numero di
colonne S Iinearmente indipen5Jenti che soddisfano fllJe m equazio.ni_ line~.ri
simuhanee L Ali" - O. Come per Ie mappe in (VILIO) si ha;
)
Tango (A)
+ nullila (A) =
n,
(A
em
n).
(28)
6]
289
MATRICI INVERTIBIU
sidcrata come mappa fra spazi vcttoriali dest';. Abbiamo gib. vislo che la
matrice trasposta AT rappresenta la mappa duale (fA) , quando ...enga considerata come mappa fra spazi vettoria li deslri. Dunque il rango di AT ~ il
rango di (tA) . II nostro leorema sulle matrici e dunque corollario del teorema
precedente sulle trasformazioni.
ESERCIZI
1. Dimostrarc ,he si
entrambe m x n.
na
rango (A
se A e B sana
AB non
6. Matrici iuvertibiJi
Ci chiediamo ora: quando una matrice quadrata A su un campo Fha
una matrice inversa su F7
Teorema 13. Le proprieta seguenti di una matriee A nell'ane/lo F"'xn di
tulle Ie malriei n x n su F sono equivalenti:
(iv) Rango A = n ;
(v) A .ha un'inversa bi[alera A-l in F"x".
290
[Cap. VIII
MATRICI
(iii). Ma, per il Corollario VILS.2, un monomorfismo fca spazi aventi la stessil
dimensione finita , e un isomorfismo, quindi ha un inverso lineace bitatero e,
pertaoto, ha, a fortiori. un invers~ destro. Si e cosi dimostrato che (i) ::;..
(iii) ::;.. (v) =- (i). Analogamente, i'esislenla di un 'inversa !ineace destra di
fA . impliea che fA. sia un epimorflsmo, quindi un isomorfismo, cosicche si ha
(ii ) ~ (iv) =- (v) =- (ii). Siccome la A- I in (to) e la matrice deIl'inversa bi]atera di I, deve essere uniea, Q.E. D.
=-
Questo teorema, e la sua dimostrazioncj valgono anche per mateic; qua.cJ rate su un allello con divisione. II leorernn non vale per un aDello arbitrario
R; per esempio, un monomorfismo Z " -+ Z n di Z-moduli non necessariamente un isomorfismo, cosicche la condizione (iii) per una matrice di interi
non implica la condizionc: (v) quando si sostituisca F co n Z .
Chiarneremo invl'rtibile su F (ovvero non singolare ) una matrice
uadrata A su un cam a F a vente Ie f O rlela elencale in uesto teorema '
la sua inversa A \ soddis a a Ua
A- 1A
{ =
AA -l .
(29)
Questa implica che anche A-I sia inve rtibilc: can (A -l)- l = A. La trasposta
A T di una mat rice A invertibile e invertibile can I'inversa:
(30)
per dimostrarlo basta applicare alia (29) la regola (AB)T = BT A 'r per la 1rasposta di un prodotta. Ancora, i1 prodolt a di due matrici A e B, fI X fI, invc:rtibili e inverlibile can I'inversa data dalla
(31)
Corollario. Qualsiasi mal rice quat/rata avi!nte Ie colonlle linearmellte
indipendenti (O'f)f)ero con Ie righe /inearment e indipendenti) e invertibi/e.
Dimostraljone: Dire chc: Ie colonne di una matrice A. n x n, sono indipendenti e 10 stesso che dire che si ha rango (A) = II, e quindi che A e
invert ibile, per la parte (iv) del teorema. Dire che Ie righe di A sono ind ipende nti
equ ivale a dire che e range (A T) = n e, quindi , per il Teorema 12, che si ha
rango A = " e che A e inverlibile.
Per ciascun numero naturale n > 01 l'insieme di tuUe Ie malTici 1/ x 1/
invert ibiJi su F e un grupoo, chiamato gruppo li"eare generate GUn. Fl.
Questa gruppo e isomorfo (tramite M) 31 gruppo degl! autQmorfismi di qualsiasi spazlo vettoriale V su F. a dimensio ne n. Esso conliene molti sottogruppi
interessanti. Ne e esempio il gruppo simmetrico Sn. Per ciascuna bijezione
d : D -+ n costruiamo la mappa lineare t Il : po -+ p.. che opera la permutazione corrispondente dei vettori unita, cioe rc{ Ed = t.,1 per ciascun i E D.
Per due permutazion i e, U E Sn, s i ha ' l.'(taEI) = t"(E,,,) = E""I = t",,(EI).
Pertanto e '(1 t" = tqa e dl-+ t" e un morfismo S" -+ Aut (F"') d; gruppi. La
mat rice Pa di t,,(rel E) echiamata mat rice di permutazione. Poiche 1a sua ;-esima
colonna consiste deJle E-coordinate di t,,( EI). ciascuna colon na e ciascuna
riga di P = Pfl ha una cd una sola enlrata ugual e ad t. Qualsiasi mat rice con
quest'ultima proprieta e una matrice di permutazione per una permutazione
() e Ie matrici di permulazione n X " formano un gruppo moltiplicativo isomorfo al gruppo simmet rico S ...
6]
29 1
MATlUCI INVERTIBILI
[~ ~),
[~ ~J ,
[ ~ ~l .
(32)
.l. volte 1a seconda colonna viene sommala alia prima. Tn ciascun caso si o ttiene l'operazione elementare sulla mat rice A moltiplicando A a destra per
la matrice elernenta re corrispondente.
Questa osservazione suggerisce la:
Proposizione 14. Se un'operazione e/ementare (su sequenze di n vettor;
e quindi su malrie; con n colonne) porIa 10 malrice identitd I, n X n. nella rnatrice elementare E, aHora poria qualsiasi malrice A. 111 X n, nella matrice
prodotto AE.
Dimosfrazione: L'l defmizione righe per colonne della matrice prod otto
e la rnatr ice A
moltipl icata per la j-esima colonna della matrice B. Qu indi per opera re sulle
colonne di un prodotto A B basta eseguire la stessa opcrazione sui Ie colonne
della second a matrice Be poi molt iplicare per A. In particolare si. ha A = AI,
cos,,:che e sufficiente esegu ire Ie operazion i sulle colonne della matrice idenfila I e questo non e altro che l'enunciato della proposizione.
AB dice che la j -esima colonna della matrice prodotto AB
t!
292
MATRICI
[Cap. YIlt
(33)
Siccome qualsiasi matrice invertibile Q puo essere scritta corne inversa p - I
di un'altra matrice, la relazione precedente mostra che qualsiasi matrice
invertibile e un prodotto di matrici elementari.
Questa equazione (33) esprime ,'inversa p- t come prodolto di matrici
elemenlari, e, quindi, come risultalo di una sequenza di operazioni su I.
Possiamo enunciare questo falto nel modo seguente :
Corollario 1. Se una matrice quadrata P viene ridotta alia mat rice identitii da una sequenza di operazioni elementari sulle eolonne, alfora P e invertibile e la stessa sequenza df operazionf sulle co/anne, applieala aI/a matriee Menlitii I, lomira P-I.
Coron.rio 2. Due matrie; A e H, m X n, sono equivaienli per eolonne
se e so/a se esisle una rnatriee P, n X n, invertibi/e, tale ehe sf abbja AP = H.
Dimostrazione: Se
e AP =
e AP =
H.
6]
293
MURK! INVEllTIBILI
[~ ~J,
[~ ~J ,
J
[o" O
I ,
e
+
ESERCIZI
I. (a) Esibi re tulte Ie manici di permutazione 3
x 3.
:Je
invertibile se e solo se
e invertibile,
la sua inversa
e ad ~ be
e .0.. 1 [--c
'" O.
-:1,
ed
e uguale
7. (a)
2 x 2.
(b)
golare).
(c)
uguali allo
[~ :
+ 1=
0, allora csiste la A- I
(b)
[~ ~l
II
294
MAntia
1/
[Cap. VIII
X n, a pplicando
[3.6J
2
I ;
(b)
[4-2J
3 - 5 ;
13. Rappresentare Ja trasformazione x' = 2x - 5y, y' = Ri come prodelta di tagli, compressioni e ribaltamenti.
3x
+y
di
R~
verso
14. Enunciare e dimostrare un corollario anaiogo al 15.3 nel caso di uno spazio '
tridimensionalc.
15. Dimoslrare che qualsiasi matrice inverlibile 2 x 2 puo venire rappresentala
come prodolto di malrici aventi Ie forme scguenli:
[~ ~J,
dove " '# 0
risultato?
e uno
e it
16. (a) Dimoslrare che GL(2, Z,,), can p primo, ha ordine (pi - I ) ( r - p),
(b) Dimostrarc che GL(3, Z,,) ha ordine p3(pS - l)(p~ - l)(p - I).
di F.
7. Cambiamento di basi
.La matrice di una mappa dipende non solo dalla mappa rna anche dalla
seelta delle basi. Siano bee due basi per uno spazio vettoriale Va dimensione
n; pili deuagliatamente siano (x, b)e(y, c) due cappie di basi duali per V,
mastrate come mappe lineari qui satta. Casi, per ciascun veHoce v, XI(V),
F
b,
11".,
F ... : V...:..:.:..! F
11"
F
ovvero YI(V) . e la i-eslma coordinata di 'U relativa alia base b ovvero alia base
c. Si definisca ora rna/rice dj cambio P (da b a c) la matrice di scalari . n X n,
i, j = I, ... , n.
(34)
7]
295
CAMBIAMENTO DI BASI
(35)
menlre i vecch; vellod base sono dati in termini dei nuovi e di P dalle:
b,
L
,-, cJ>u,
(36)
JE D.
Detto in altro modo: si scriva ciascuno dei vecchi veHori base bJ come
combinazione !ineare dei nuovi vettori base Cl, . .. , c.. . I coefficienti in gueste
es ressioni sana luntrate Pu.~ ffiAtrkc.....di cambiQ da bat.
Consideriamo ora cambiamenti successivi di basi.
eP=
Cosi
= M~(Jv) =
M:(l v) e Q = Md(lV);
per
la
(25)
quesle
danno
QP =
R.
CoroUario I.
II
296
MATRICI
[Cap.
vnl
Questa dice che ciascun Ct e, quindi , J' intero V, e nel generato di b. In quanto
sequenza generante di n vettori in uno spazlo a dimensione II , b e una base.
Siccome per cost ruzione si ha b l = L C, P'/, la sua mat rice di cambio verso
c e P, come si voleva.
Calcoliamo poi gli etTetti di un cambiamento di base sulla matrice di
una mappa.
Teorema 18. Sia t: V .... V' Wla tras/ormazione Jjneare fra gli spazi
vettoriaJj Ve V' a dimensiollejinila e siano b ee due basi per V. b' e e' dlle basi
per V'. Se P la rnalrice di cambio do b a c e se p i qllel/a da b' a c' , aJ/ora Ie
rnatrid di t
M(I) = B (rei c, c')
M(I) = A (rei b. b'),
...
..
(31)
7]
297
CAMBIAMENTO DI BASI
La rela:z.ione di similitudine fra rnatrici e ovviamente rifiessiva, simme(rica e transitiva. La studierem o a fondo nei prossimi capitoli,
Torniamo ora al caso di una trasrormazione fra spazi differenti.
DEFINIZIONEj Due rna/rici A e B, rn X n, sono equivalenti su F se e
se esi,f/ono due matrici quadrate P e Q irrvertibili su F per Ie quali si abbia
50/0
QAP-',
(38)
ICl
Cl',
. . . I Cr
= Cr',
tCr-H
= 0, . .. ,
Ie,.
= O.
D") ~
[I,
0"._,
Om-r.r
dove
COS!
Om-r, .. -r '
X j
can
Ir
matrke identita
x r,
(39)
Teorema 19. Qualsiasi ma/rice In X II di rango r su un campo e equivalellle, su quel campo, 0110 mOfrice D wente fuUe Ie elllrare uguali a zero, salvo
Ie prime r enirate Illngo 10 diagonale pn'ncipa/e, lutte uguaJi ad I ; Ie ell/rate
di D sono pen onto:
DII = I ,
= I , .. . , r,
.w.' sana equivalent; alia slessa mafrice D (,I del t ipo (39).
298
MATRICT
[Cap_
vnl
Jra_.matri~.i.~n
un inva riante completo X -+ Tl X .. X T". Di solita ricerchiamo invariantl espliciti e ca1colabili. aventi va lori, per esempio, in insiemi T di numed
o di polinorni, rna osserviamo che es iste sempre un invariante completo per
ualsiasi E recisamente la roiezione : X --+ X E verso I'insieme uoziente
rispelto ad E. L 'universalita di questa proiezlone Ice c e qua siaSI lnvanante
/ di E puo essere scrino nella forma di cornposto f /' . p.
Un insierne di forme canoniche per una relazione di equivalenza Sll
X e un sottoinsieme C di X tale che per ciascun x E X esiste uno ed u_n solo
C E C per iJ quale sl abbia xE . Questa. cond izio ne non e altro che la richiesta
che la proiezione p : X ---+ X /E, ristrelta a CC X, sia una bijczione C ;;;; XI.
Ne! caso che stiamo studiand o, ~'equ ivalenza fra matrici di data
misura m X n su un campo F dato, il rango e lll) i!}'!.a~Lante numerico ~omp let o
e l' ins ieme di tutte Ie maleici m X n dena forma D (r) e un insieme di forme ca
noniche. Nel prossimo capitolo trove remo invarianti per la relazione di simi
litudine fra matrici quadrate
sia inva rianti numerici che invarian ti poll
nomiali - e, ne! Capitolo X, presenleremo un sistema completo di inva rianti
come pu re due forme canoniche differenti per matrici rispetto aHa similitudine.
Possiarno esprimere la relazione di equivalenza fra malrici in un ahro
modo.
Teorema 20. Due matrici A e B, m X f1 , sono equivalent; se I' solo se
e515te una 5equenza di operaziolfi elementari sulle righe e su/le c%llne chI'
porti A in 8.
Dimostrazione: Per il Corolla rio 15.2 esisle una seq uenza di operazio ni
sulle colonne che porta A in B se e solo se si ha 8 = A P per una certa P
invertibile. Ora, la trasposizione di matrici porta colonne in Tighe, operazioni
su colonne in operazion i su righe e AP in PTAT con pT = Q invert ibile.
Quindi esiste una sequenza di operazioni eiementari sulle righe che porta A
in B se e solo se si ha B = QA per una certa Q invertibile. Combinando insierne queste due conclusioni, operazioni su righe e !iU colonne, insieme, portano A in QAP. Poiche ogni matrice invertibile e I'invcrsa di una malrice
invertibile, si puo scrivere questo risultat o anche nella forma QAP- I, jn modo
d'essere d'accordo con la definizione (38) di equivalenza fra matrici.
PossianlO interpretare una matrice invertibile P~>s n:~n due mQqi..
Se Ve uno spazio veltoriale a dimensione If con una base b data , aHora:
(i) P
(ii) P
7]
299
CAMBfAMENTO DI BASf
l'V...!!......;. ),
V'
ESERCIZI
(el
(I,
1,0),
(I ,
300
MATitlCI
[Cap. VIJI
DCTI.
'J
2
' 1
32
[ 4 2 1
[ ! -~ -~] [H ~ l]
-1
6. Se Fc F'sono campi cd A e B sono mateici m x n con cnlrate in F, dimostrare che A e equivalente a B su F' se e soltanto se 10 C su F.
7. Dimostrare che qualsiasi Mattice di rango r e somma di r matrici di rango 1.
8. D imostrare (geometricamente) che quaisiasi mappa \ineaTe t : V-V' di
rango r e la somma di T mappe lineari di rango 1.
If
(1
S,. pe
1-+
8]
AUTOVETTORI E AUTOVALQRI
30l
8. Autovettori e autonlori
Un'analis i ulteriore di una trasformazione lineare I di u no spazlo V
in se slesso utili7za in modo particolare quei vettori v trasformari in multipli
scalari di se stessi:
I(V) = VA,
(40)
DEFlNIZ!ONE: Sia t : V ~ V una tras[ormazione lineare di uno spazio
veltoriale V a dimen.~ione mita in .~e slesso. Un autovettore di I J un vettore
v '# 0 lale ehe t v J un multi 10 seafare di v menlre uno sea/are . J autovalore
i t se esL~te un veltore v :F 0 tale ehe si abbia I(V)
VA.
Cosi ciascun autovettore v determina un autovalore A, come nella (40),
mentre ciasc.un autovalore ). deve provenire in tal modo da almeno un autoveUore. Se ). e un qualsiasi autovalore di t, ,'insierne di tutti i vettori v di
V con t v
VA e un sottos 3z10, diverso da zero di V che chiameremo autos azio i . esso consiste del vettore zero e di tutti Ii autovettori che apparten ~
gono a 1.
Chlamererno anche valore caratterislico 0 va/ore proprio (in tedesco
Ei enwert)) un autovalore rnentre ch iameremo vellor; caratteristici 0
vello" propri g 1 autovettori .
Se A e una matrice n x n, si definisca autovettore 0 autovalore deIla
matrice A un autovettore od autovalore della trasformazione lineare corrispondente tA : F'" -+ f"t. Se A e la matrice della mappa I relativa alia base b,
gli autovalori di A sono esattamente quelli di I. Infatti I e data, in termini
della m'1trice A, dana t(L I bl!l) = Lfl b.AfJ!J, cosicche il vettore I bl!f :F 0
autovettore (con autovalore A) se e soltanto se si ha MI = LJ Alit}
per ciascun i = I, ... , n, cioe se e soltanto se la sequenza ~ e un autovettore
della matrice A per 10 stesso autovalore A.
Si consideri una matrice diagonale quale quel!a sottostante:
e un
[~ ~ -~J
Alima , ; ha (I , 0, 0) t-+ (3, 0, 0), (0, I, 0) t-+ (0, 3, 0) , (0, 0, I ) t-+ (0, 0, - I)
nella corrispondente trasformazione lineare in P. Quindi i veHori unitS. sono
autovettori con gli autovalori 3, 3, - 1, cosicche Ie entrate nella diagonale
della matrice sono gli autovalori. D el resto , qualsiasi sequenza (fl , f2 0) =# 0
e un autovettore con autovalore 3; questi vettori, con 10 zero, costituiscono
l'autospazio di 3.
Questo falto puo venire enunciato in modo piu generale.
Teorema 21 . Una trasJormazione lineare r : V -+ V ha una malrice diagonale D relativamente ad una cerIa base b dello spazio V se e .~ollanto se gli
autovettori di I gencrano V. In questa caso gli autovalor; di t non sono altro
che Ie enrrate nella diagonale di D e eiaseuno di essi figura nella diagonale un
numero di wile uguale alia dimension e del suo autospazio.
302
MATRI C I
[Cap. VIII
Dimostr.zione: Si supponga in primo luogo che V sia generato da autovettori e chc, quindi . sia generato dagli autovetlori linearmente indipendenti
hI, .. " b.. con gli autovalori corrisponden ti ),1 .. " }.". Si ha allara f(b,) =
= h'),1 per i = I , _." n; queste equazioni dicono chc la malrice di 1(rel b)
e la matrice diagona le con Ie entrate 1.1 1 , ' A. n nella diagonale. Viceversa.
se ( ha una mat rice diagonale con Ie entrate },I , .. ,' }... nella diagonaie rei ativamente ad una certa base b, Ie equ8zioni di t sono Ie fb f = hi)" c queste
dicono che i vettori base sono au tovettori.
La matrice d i t sin ora diagonale, relal ivamen lc ad una ceria base b,
in modo che 5i a bbia lb, = bl)'j e 5i consideri un qualsiasi aUlovetture v =
= L h"1 di f con a utovalore ).. Allora I(V) = vJ. signifi ca che e L h,J.", =
= L hj~/), e quindi che e AI~j = ~,,( per ogni i. Se e EI ;I: 0, questa da i'l = )..
Perlanto qualsiasi autovalore J. di t deve essere una delle entrate ' ({ diagonali
dale ).1 , A. ... inoitre, un autoveUore 2: h '~1 PUQ elTeuivamenle interessa re
due 0 piu h, differenti soitallto se essi appartengono ad entrate diagonali
J' I ugual i. Si supponga inratt i che soltanto Ie prime m enlrate nella diagona ie.
,(1 = ... = }."' , sia no ugual i. Allora Sli autovellori che appa rlengono a
J. 1 = ;'m non sono altro che Ie combinazioni lineari hl~1
+ hm.$",.
Essi costituisco no I'autospazio di J' 1 e la sua dimensione m e proprio il numero delle volte che questa autova lore figura nella diagonale, come afferm ava
il teorema.
+ ...
Nel piano coordinalO rea le R2 e relat ivameme alia base cosl ituila dai vettori
unita, questa matrice ra ppresenta i1 tagli o (x, y);.+ (x
oy, y) . Quali vett ori
(x, y) possono essere autovettor i? Se e x .L oy = Ax e y = AY, la seconda di
queste equazioni da }. = I, ovvero y = 0, ed y = 0 nella p rima equazione da
). = I. Quind i \'unico autovalore e A = I e gli un ici autoveUori sono i multipJi
di (l , 0). Essi non possono generare 10 spazio, cosicche In matrice non puo
cssere simile ad una mnlrice diago nale. Un ragionamento ana logo mostra
[_~ ~J
1/011
ha a utovalori reali .
ES R CIZ I
- I
8]
303
2, Calcolare gil autovalori e gli autovettori delle matrici seguellli sui campo C
del numeri complcssi:
(b)
J 2]
r- 2 J ;
(d)
- I 2;]
[- 2i 2
- I
strare che questa matrice non ha a utovalori rcali rna che ha due autovaiori complcssi
c ca lcolarc i suoi aUiovettori complessi.
5. (a) Trovarc gli autovalori complcssi della matricc reale che rappresenla una
rotazione del pia no di un angola O.
(b) Dimostrare ehe una mat rice che rappresenta una rotazione del piano di ,
un angolo 0 (0 < 0 < :11:) non c simik ad aleuna matricc diagonale reale,
6. Dimostrarc che una malrice quadrata A ha 0 come autovalore se e solta nto
se A non e invertib; le.
7. Dimostrart: che gl i autovalori di una malrice Ir;angolare sono Ie entrate
nella diagonale di tale matrice.
8. Dimostrare che 10 scalare J, e I'unico aUlova lore di ciascuna delle scguenti
matrici rna che due qualsiasi di lali matric; non sono mai simili :
J.
I
0J. 0OJ
1 J. ,
J.
[
1 ,
OJ
). ,
J.
OJ
~ ~ ~
II,
sia ugualc
10. (a) Dirnostrare che, se la matrice A, II X11. su Fha n sequenze ; (1), i = 1" . "
. , " " linearmente indipenden li come autovettori in ""', allora la matrice P con Ie
n colonne ; (1), . '" ; (") c inverli bile e la P -I AP e diagonale,
(b) Utilizzando talc risultato, trovare P tale che la PAP - I sia diagonaJe,
per ciascuna delle matfici dell 'Esercizio 1.
II. (a) Se A c una mat rice 2 x 2 su loin campo F, d imo$lrare che J. e F e un
autovalore di A se e soltanto se si ha:
J.~- (AII
+ Azz).t +
(AuA2I - AI ~A21) =
o.
(b) Dedurre da Questo rallo ; risuitali degli Esercizi 4 e 5(a) sugh aUiovalori.
CAPITOLO IX
(1)
(2)
1]
305
Fissato y, questa espressione e R-lineare nel vettore (Xl, Xz); fissato x, essa
V2). Quindi il prodotto interno e una funzione R-bilineare
RZ X RZ -+R.
Un modulo ed il suo duale forniscono un altro esempio di bilinearita.
Sia C un K-modulo destro e sia C*
HomR (C, K) it suo K-modulo duale
sinistro. Ciascuna f: C -+ K in C* e ciascun c E C determinano, insieme,
uno scalare <f, c) = f(c) EKe Ie formule (VI.46) e (VL47) dicono che (f, c)~
~ <f, c) e una funzione bilineare C* X C -+ K. E vero che queste formule
per il modulo sinistro C* coinvolgono il multiplo scalare sinistro xf: C -+ K
definito per ciascuna forma f: C -+ K e ciascun e E C dalla (xf)e = 'X(fc).
Ma ora K e commutativo, ciascun K-modulo sinistro e pure un K-modulo
destro (Corolla rio VI.l6) e, quindi, la forma 'Xf puo essere scritta anche fx.
Essa e la medesima funzione C -+ K definita per ciascun e E C dalla (fx)e
x(fc)
(fe)x. Con questa convenzione, C* X C -+ K e effettivamente
bilineare nel senso della nostra definizione.
I determinanti forniscono un ulteriore esempio di bilinearita. Per esempio, il determinante IAI di una matrice A, 2 X 2, con entrate in K, e 10 scalare:
e R-lineare in (VI,
(3)
Si consideri ora la A ~ IA I come funzione delle colonne della matrice A;
siccome ciascuna colonna e un e1emento del modulo libero K2, il determinante
risulta essere una funzione K2 X K2 -+ K. Inoltre ciascun termine nella formula (3) per IAI coinvolge uno ed un solo fattore An preso nella prima colonna
ed uno ed un solo fattore Ai2 preso dalla seconda colonna. Pert an to il determinante di una matrice 2 X 2 e una funzione bilineare K2 X K2 -~ K delle
colonne. 11 determinante ha ancora due semplici proprieta: il deter;minante
della matrice identita e uguale ad 1 ed it determinante di A si annulla se Ie
due colonne di A sono uguali fra loro.
Viceversa, qualsiasi funzione bilineare A ~ d(A) delle colonne di A
che ha queste due proprieta deve essere tale determinante d(A) = IAI. Per
dimostrarlo, si prendano i due elementi unita 1(1, 0) ed E:2 = (0, 1) come
generatod liberi di K2, in modo che laj-esima colonna di Asia E:IAli + E2A2J .
Scrivendo d come funzione di queste due coJonne ed utilizzando la bilinearita, si ottiene:
d(A)
+ d(E2,
l)A2IA12
+ d(E2,
Ea)A 21 A22.
d(l
+ E2,
El
+ 2) = d(l'
2)
+ d(E2,
, 1)
1).
Pertanto e d( 2, 1)
- d( El , 2), e d( 1 , 2) = 1, perche 1 ed 2 sono Ie
colonne della matrice identita l. COS! la formula precedente si riduce alIa
306
[Cap. IX
Cj
= Cj con i =F j
"n
..
."
"
---
= (_l)sgn ah(Cl, .. . ,
Cn).
-7"
(4)
2]
307
DETERMINANTl DJ MATRICI
ESERCIZI
1. (a) Dimostrare che se a, b, c e, d sono :[uattro numeri reali dati, allora la
Xl, \:2), (YI, Y2
1-+
aXIYI
e Z2-bilineare
2. Determinanti di matrici
Studieremo ora funzioni multilineari sui modulo libero Kn. Si consideri
un elemento c di Kn come colonna di n scalari; aHora un elemento (n, ... , Cn)
di Kn X ... X Kn (Kn)n e una matrice A, n X n, cioe la matrice A avente
come i-esima colonna CI. Allora i valori di una funzione d : (Kn)n ,-+ K possono essere scritti nella forma d(A) ovvero nella forma d(n, .. " Cn), ove Cj
e la i-esima colonna di ~A.
'feorema 2. Esiste una ed una sola forma n-multilineare alternante di
d: (Kn)" -+ K tale che si abbia d(l)
1, se lela matrice identita n X n. Piu
in generale, per ciascuno scalare " esiste una ed una sola forma n-lineare alter".
nante dk : (Kn)n -+ K tale che si abbia dk(f)
Chiameremo determinaflle di A ed indicheremo~o}!.ktUL'yal~r~d(A)
di d per una matrice A~ 11 X n, e mostreremo che IAI e dato dalla,solita formula per i determinanti.
Dimostrazione: Supponiamo in primo luogo che sia data una funzione
d siffatta. Indichiamo con El, ... , En i soliti elementi unita nel modulo libero
Ku in modo che la matrice identita I sia la m'ltrice con Ie colonne El , "., En
e che l'ipotesi d(l) = 1 divenga d(El, ... En) = 1. Per la (4) si ha:
aESn
o?-
d(ElJt, ... ,
E()'n) =
(-l)sgnlJd(El, .'"
En)=(~l)sgnlJ.
[Cap. IX
e I'elemen-
308
d(A) = d(L tA H
.".,
EtAij, .. "'
2 EiAln).
t
L d( Ell,
... ,
Se, ora, due argomenti qualsiasi in d( Eh, " .. , Efn ) sono uguaJi, il risultato
e zero perche d e alternante. Rimangono quindi solamente gli n! termini
corrispondenti a queUe funzioni / aventi gli Ii, ... , /n tutti diversi, cioe con
/ : n _ n che e una permutazione, chiamiamola / = a. Introducendo i valori
di d gia determinati in questi casi, otteniamo deAl come somma di n! .termini, uno per ciascuna permutazione it+ ai = at;
deAl =
(_I)sgn
UA U11
" ,
(5)
Au"...
I1ES"
"
2]
309
DETERMINANTI DI MATRICI
Tranne che per it segno, questo non e altro che il termine nella (5) corrispondente alla permutazione pari (!. Pertanto in IAI i termini si elidono a coppie
e risuita IAI = O. Resta cost dimostrato che AH-IAj e altern ante.
Da ultimo, se A e Ia matrice identita I, si annulla ogni termine nello sviIuppo (5) di III tranne quello corrispondente alia permutazione identita.
Questo termine risulta uguale ad I e quindi si ha III = 1. E COS! completa
la dimostrazione che la formula applicata (5) per it determinante IAI da effettivamente la funzione multilineare alternante richiesta.
CoroUario. Qualsiasi !unzione multilineare alternante h : (Kn)n,--7'- K
multiplo sealare del determinante.
e un
Se AT
e fa
= IAI.
2:
IAJ
(6)
'fESn
2:
rESn
(-l)sa n T(AT)nl
... "
Ma, per Ia formula originaria per IA'I'I, questa non e altro che IATI, Q.E.D.
Ci sono tre regole comode per valutare esplicitamente i determinanti.
. . REGOLA 1. Se si scambi~no l!~~<.>ro due colonne di A, IAI risulta mol.!.!Qhcato per -1Questo non e altro che il fatto che IAI e altern ante e, quin<!b emi~iE:
metrico.
REGOLA 2. Se si moltiplica una colonna di A per uno scalare :1<, IAI
risulta moItiplicato per quello scalare.
~esta regola e conseguenza immedil'!ta della Ijne~.ri!it , .9..LLilif.1~~:!!.)
funzione di guella colonna.
310
[Cap. IX
e in-
IBIIAI.
2]
311
DETERMINANTI DI MATRICI
ESERCIZI
1. Calcolare i determinanti delle rnatrici dell'Esercizio 5 del VIII. 6.
2. Se x
se
Be
I~ ~I
e una riga
di zeri e
xlBI
e 1.
5. Se E e una mat rice elementare, dimostrare, senza far usc del Teorema 5,
che si ha lEAl = IEIIAI.
X2
X2 2
X3
X3 2
(X2 -
X1)(XS
X2,
xa]
con gli' stessi coefficienti per X2XS 2 , e quindi devono essere uguali. Perche ?).
(b) Generalizzare questo risultato al caso 4 x 4.
(c) Generalizzare al caso n X 11, dimostrando che se Ali Xli-I, allora
IAI
IT
(X; -
Xi).
i )}
X2
Y1
Xz
Y1
Y2
Xl
X2
Yl
X2
Y1
Y2
Y1
Y2
,= (YI
X3 '
xal
xa[
ya
I~ ~I
IAIICi.
10. Dare un'altra dimostrazione del ratto che e IBAI = IBIIAI, applicando il
risultato dell'Esercizio 9 ne! modo seguente: a partire da Be da A si costruiscano
Ie matrici 2n x 2n:
B BAJ
[-.J
0
312
[Cap. IX
IAI =
-
AllA22A33
AuA23A1I2 -
A12A23A31
Al2A2lAaa -
3 risulta
A13A21A32
A13A22A31 .
(7)
Si consideri come A dipenda da una delle colonne, per esempio dalla seconda.
Riordinando i termini si ottiene
(8)
Gascun termine A12 nella seconda colonna ha come coefficiente un determinante 2 x 2 con un segno opportuno.
Piu in generale si consideri il determinante IAI di una matrice A, n x n,
come funzione della colonna j-esima A - j . Gascun termine nella definizione
(5) di IAI contiene come fattore uno ed uno solo degli Ali, ... , Ani; raccogliendo in un unico termine (. . . )Alj = aliAli, dove ali e un certo scalare,
tutti i termini col fattore Ali e raccogliendo analogamente i termini in A2j,
... , An}, si ottiene per IAII'espressione
(9)
j= J, ... , n;
111
Lemma 1.
JED.
n,
e 10
scalare
(10)
Sovente IA(ij)1 viene chiamato minore di A nella posizione (i,Jl Tn generale, un minore)} di una matrice rettangolare .B e il determinante IMI di
3]
313
una qualsiasi matrice quadrata M ottenuta cancellando alcune righe ed alcule colonne della B.
Dimostrazione: Per i = j = I, it cofattore an e tutto it coefficiente di
sviluppo di IAI. Ora, un termine con la permutazione u in questa
espressione (5) coinvolge An se e soltanto se e u(l) = I; tutti questi termini
insieme sono
An nello
An 2: (_1)sgn aAa22,
Aa"n.
2: aHA,,,, =
1-1
1, ... , n, si ha
O:lkl A I
(II)
o,
314
[Cap. IX
e invertibile
IAI
I, ... , n.
(14)
3]
315
2:"
Aljxj
= 1, ... , n,
j=1
"I
dove ciascun
Uij
e if cofauore di
n,
(15)
A;j in A.
X, ,
ESERCIZI
1. (a) S, A
[-i -~ r].
IAI
sia per i minori della prima riga che per i minori della prima colonna e confrontare
i risultati.
(b) Calcolare IAI nelJ'ipotesi che Ie entrate di A siano interi modulo 2.
2. Utilizzare la matrice aggiunta c1assica per ca1colare I'inversa della matrice
A dell'Esercizio 1(a).
316
[Cap. IX
e I exl =
IAI-l.
x-2y
2x + 2y
5x-3y
== 7
+ 4z
(mod 13),
(mod 13),
(mod 13).
con i coefficienti
OlX
+ blY + CIZ =
01,
bi,
Cl
0,
OU+b2Y+C2Z=0
ICI
C2
01
02
1.
(b) Quando succede che questa soIuzione sia una base per I'intero insieme
delle soluzioni?
(c) Ricavare formule analoghe per tre equazioni in quattro incognite.
8. Si definisca rongo d per determinante di una matrice rettangolare B con entrate in un campo, il massimo numero naturale per iI Quale B ha un minore, d x d,
/M/::f:O.
(a) Dimostrare che iI rango per determinante non resta alterato per operazioni elementari su righe e su colonne.
(b) Dimostrare che if rango di Be uguale alsuo rango per determinante.
*9. Si consideri iI rango della matrice aggiunta classica ex di una matrice A,
It, con entrate in un campo. Dimostrare che rango (A) = It implica rango
(ex) ~~ It, che rango (A) = It - 1 implica rango (ex) = 1 e, lnfine, che rango (A) <
< n - 1 implica rango (ex) = O.
n x
4. Determinanti di mappe
Possiamo utilizzare funzioni multilineari alternanti per stabilire alcune
proprieta fondamentali dei moduli liberi di tipo finito su un anelIo commutativo. Come primo esempio, mostr~_~mo ch.e it numero n dei generatori_4L
un K-modulo libero C di tipo finito dj~de unicamente.g~I.Jllod.!!!Q.~ non
dalla scelta d~i generatori. 5:hiameremo questo numero n rango del modulo.
Poiche ciascuna sequenza b l , . , b n di n genera tori liberi (cioe ciascuna
base) di C dfl un isomorfismo Kn ::;;: C con la posizione (~1, ... , en)t-+ blel
bnen, l'invarianza del rango pUO venire enunciata nel modo che
segue.
+ ... +
Teorema 7.
II =
m.
4]
DETERMINANTI DI MAPPE
317
(16)
vale per tutte Ie forme linear; alternanti d: Cn --- K e per tutti gli elementi
Ct EC.
3is
[Cap. IX
disfi alia (16) per la forma do . Ora Ia posizione (CI, ... , Cn) f+ dOUCl , ... , tCn)
n-lineare alternante su C e quindi e un muitiplo sealare di do.
Se ehiamiamo questo multiplo Itl, otteniamo la (16) per d = do e quindi
per tutti i d.
e una forma
Is
Teorema 8.
tl = Isllt/.
lsi
e It I si ha
Teorema 9.
IAI =
ItAI.
EAH, .. ,
= IAI =
d(El' ... ,
L; EtA in)
En)IAI
Siccome L e un i50morfismo e gli isomorfismi conservano Ie funzioni multilineari, la definizione (16) mostra che si ha It I = ItAI, mentre, per il teorema,
5i ha ItAI
IAI, Q.E.D.
Corollario 2.
4]
319
DETERMINANTI DI MAPPE
Ecco un 'altra descrizione del determinante di un endomorfismo. Si consideri innanzitutto un K-modulo Iibero D con un generatore libero. Se d 1= 0
e un elemento qualsiasi di D, ogni altro elemento puo essere scritto in un solo
modo come multiplo scalare dit. Quindi qualsiasi endomorfismo D -7 D non
e altro che una moltiplicazione per uno scalare.
Qualunque sia il modulo C, 8i indichi con Alt n (C) l'insieme di tutte Ie
forme multilineari alternantih:Cn -7 K. ~sto insieme, con Ie operazloni
termine a termine, eesso stesso un glodulo. Se t:-c;r-7 C e un morfismo quaJ.:'-siasi di moduli, allora h (I X ... X t) : c'n -7 K e una forma multilineare
alternante su C ' e h f--+ h (t X ... X t) e un morfismo di moduli
0
-7
AIt n (C).
Le posizioni Cf--+ Alt n (C), H+ Alt n (I) rendono Alt n un funtore controvariante
su moduli verso moduli. Si supponga ora che C sia libero di rango neche 1
sia un endomorfismo di C. Per il Teorema 2, Alt n (C) e aHora un K-modu10 libero di rango 1 e Alt n (t), in quanta endomorfismo AIt n (C) -7 Altn (C),
non e altro che la moltiplicazione in questo modulo per un certo scalare
unico. Questo scalare e It I
La: questione che lascia talvolta perplessi circa I'orientamento di uno
spazio vettoriale reale puo ricevere risposta utilizzando il segno dei determinanti. ~ia V uno spazio vettoriale n-dimerisipnale su R. Se b e b' sono due
basi er V scriveremo b"", 6T-ua:n<Iola-matrice di cambio P dab a b' ha determinante ositivo P > 0. Poiche il prodotta dl dueniiifrlC1 a (jeterminaiit~_
positivo ha determinante oshivo, questa relazione,.., e tifiessiva, simmetrica
e transitiva. Siccome un dete.r.r!li.!!(l:rlte IZ.. ,:ea!~ e dive~QA~ero~" () p()itivQ
o negativo, q~~"Y~:._..!.~l1l.~().!!e_~:-,_.,/~ivide tutte Ie basi di V in"(lue.!~.t!5!__sole
classi d'equivalenza. [)~fiJ:lijl.mQ"ora_sp~?iQ"_v~tt9..!Li!1e_E"_qLientalo su R 10
spazio vettoriale Va dimensione finita unitamentealla scelta di una di queste
due cfass[!iTeqiiivalenza--di basi. Diremo-orientafe~-~osItIViimente >}-TebasT
at"questa .cTasse-01 equivalenza scelta e orientate negativamente quelle
nell'altra classe. Quindi uno spazio vettoriale reale V dato ha due soli orientamenti; inoltre, per fornire V di un orientamcnto, basta verificare che una certa
base e una di queUe orientate positivamente. Questo modo di procedere concorda con la pratica familiare di orientare 10 spazio tridimensionale reale
convenendo che un certo insieme di assi
destrorso ) e orientato positivamente.
Un automorfismo t di uno spazio vettoriale orientato V conserva 1'0rientamento quando porta una base orientata positivamente dtYje quiriill
tutte) in una base orientata positivamente. Questo equivale a dire che il det~~E1i~a~!t!~U_~_ po_s_~tivo.
-. - "-~
320
[Cap. IX
ESERCIZI
1. Dimostrare in forma esplicita che Alt n
e un
funtore, come si
e detto.
4. (a) Dimostrare che un automorfismo di uno spazio vettoriale reale Vorientato conserva l'orientamento se e soItanto se la sua matrice A (relativa ad una base
qualsiasi di V) ha IAI > O.
(b) Dimostrare che Ie matrici reali A, n x n, con IAI > 0, formano un sottogruppo di indice 2 in GL(n, R) e determinare il gruppo quoziente corrispondente.
qualsiasi in D.
6. Dimostrare nel modo seguente che Kn ~ Km implica n m. Se fosse n> m,
un isomorfismo dovrebbe avere la forma tA con inverso sinistro tB, A dovrebbe
essere m X neB dovrebbe essere n x m. Nel prodotto a blocchi
In = BA
[!:] [Al
A2],
5.
polinomio caratteristico
In questa paragrafo e nel seguente ritorneremo alla relazione fondamentale di similitudine fra matrici quadrate su un campo F. Mateici siroiIi han no
gIi stessi autovalori; mostreremo ora come i determinanti intervengano nello
studio degli autovalori.
Teorema 10.
se sf ha:
Uno sea/are}.
seguenti
e logicamente
A e un autovalore di A.
Esiste una certa colonna; (;1, ... , ;,,) i= 0 tale che si abbia A; = ;A.
Esiste una certa colonna ; i= 0 tale che si al~bia (A - AI); = O.
La matrice A - AI ha nullita positiva.
La matrice A - AI non e invertibile.
n determinante IA - AIl 0, Q.E.D.
5]
321
IL POLINOMIO CARATTERISTICO .
AIl.
Nel easo 2
e Co
Al3
A
A23
A32
e un polinomio in Adi terzo grado con i coefficienti scalari CI. II termine costante Co non e altro che il valore di IA
All per t. 0, mentre il termine in
1.2 pub provenire solamente dal prodotto (An
1.)(A22
entrate nella diagonale di A - AI. Quindi si ha:
A)(A33 - A) delle
+ A22 + A3a.
(18)
Co
= IAI,
C2
= Au
IAll
A21
Al2I.
(19)
A22
Nel caso n X n ciascuna entrata di A - AI 0 e lineare in I. 0 e una costante. Siccome il determinante e una funzione multilineare delle eolonne,
jA - AIl deve essere un polinomio di grado n in I. della forma
IA -
AIl
(-I)"A"
(20)
IA
-AIl
\
Ne segue che una mat rice A, n X n, su un campo ha, al massimo, n autovalori distinti. Ancora, per il teorema fondamentale dell'algebra, una matrice
di numeri complessi ha almeno unnumero complesso come suo autovalore.
Nello svilu 0 20 del olinomio caratteristico il termine cost ante C.J)
e A, mentr:.~ il co~!!i51ent~_c:,'!,-~}_~i}"-1.l'r2viene~!!~ diagonal~ELA - AI
ed e dato da
= All + A22 + ... + An"
Questa somma delle entrate della diagonale di A e nota come traccia della
matnce A:}_~ut.!"~~ia, come- gIrafid coefficient~~e.LP91i~g!TIJQ caratteristic_~~
un invariante per la relazione di similitudine. Questo fatto e un a conseguenza
del:
322
Teorema 11.
[Cap. IX
IPAP-l- APIP-11
= IPIIA
IP(A -
J.J)p-11
-UIIPI-l = IA -MI.
Q.E.D.
ESERCIZI
1. Trovare due matrici reali 2 x 2 che abbiano 10 stesso polinomio caratteristico e che; tuttavia, non siano simi!i.
-1 2 2]
[
2
2
2;
-3 -6 -6
(b) [
2
4
:];
-2 -4 -1
(c)
4
9
0 -2
[o
0
4. Trovare una condizione necessaria e sufficiente affinche gli autovalori (complessi) di una matrice 2 x 2 di numeri (reali 0 complessi) siano uguali.
5. Dimostrare che qualsiasi matrice rea Ie 2 x 2 avente determinante negativo,
ad una matrice diagonale. Dame un'interpretazione geometrica.
e simile
An-2 e (-1)"
i < j.
e (Tn- A)(T22 -
A) ... (Tn"
1).
e il
prodotto di quelli di A e di B.
10. Dimostrare che i prodotti di matrici AB e BA hanno la stessa traccia.
* 6]
6.
323
polinomio minimale
I(t)
Etl
V ~ V.
(21)
+ . ..
IIrAk:.
(22)
324
[Cap. IX
= P(I/tAi)P'l = Pf(A)P-I.
0-
o
o
0
0
(23)
Le sue uniche entrate diverse dallo zero sono gli 1 lungo la diagonale immediatamente sottostante aHa diagonale principale. Questa matrice n X n ha
polinomio minimale x"; anche il suo polinomio caratteristico ex".
Questo risultato suggerisce un modo per costruire una matrice n X n
iJ cui polinomio minimale sia un polinomio monico arbitrario dato
g = go
di grado n. Per n
= 4,
Mil =
0 0
1 0
0 1
oo
o
I
-gOj
-g1
-g2
-ga
e la
(24)
6]
325
Tutte Ie sue entrate sono zero tranne Ie entrate uguaJi ad lungo la diagonale immediatamente sottostante a guella principale e Ie entrate nell'ultima
colonna che sono, ciascuna, l'opposto del coefficiente corrispondente in g.
Quest'ultimo risultato descrive la matrice compagna Mg per un polinomio
monico g di grado n qualsiasi.
tEn
E2,
= -
tE2
ElgO -
... ,
E3,
tEn-l
En,
E2g1
Per la prima equazione si ha EHI = tiEl, per ciascun i < n. Sostituendo questi
nell'ultima equazione, si ottiene
val~ri
-A
IMg-UI
0
0
-).
0
0
-).
-go
-gl
-g2
-).-ga
pUO venire sviluppato, per esempio, per i minori dell'ultima colonna, ottenendo proprio g(A). Per n generico risulta (-J)ng(A).
Nel prossimo capitoJo dimostreremo che ogni . mat rice e simile ad una
somma diretta di matrici compagne.
Si consideri poi la relazione fra it polinomio minimale m ed il polinomi.<J.
caratteristico c di una matrice quadrata A. Per A = M g , si ha c = g = m;
se A e una somma diretta A = M g E!1 M g , Sl ha c = g2 ed m - g,.. _~<!~~~he
m divide c. Se A _e..~i~g9.nl!~'!l.cl:!yi~~..JEsercizio 6). Dimostreremo ora che
m divide sempre c; poiche e meA) = 0, possiamo enunciare questo risultato
dicendo che e c(A)
0 (<< Ogni matrice soddisfa al suo polinomio caratteristico ).
C
326
[Cap. IX
(25)
(26)
IA
AIl =
c(A) =
Co
+ CiA + ... + Cn An
B(A - AI)
c(A)/,
C(A)
IA - UI
(27)
2:"
CiA'! -t-
1-0
2:"
Vt)(A -- U).
;-0
e c(A)/;
c(A)
= B(A - ),1)
+ 2: VO(A
AI)
D(A _ . U),
1-0
(D(o)
AI)
6]
327
IL POUNOMJO MINIMALE
ove D(k) ::j:. 0 e una matrice di scalari diversa dallo zero. Eseguendo la moltiplicazione si ottiene un termine _D{kl).Hl, diverso daUo zero, di grado positivo k + 1 in I., i1 che e una contraddizione, percM il primo membro c(A)
e una matrice di costanti (grado 0 in ).). Ne segue che e D = 0 e questo implica che si abbia c(A) = 0, come si richiedeva.
Dalla definizione di polinomio minimale deduciamo ora il:
n divide if
ESERCIZI
1. Se Ve uno spazio vettoriale n-dimensionale e se t : V -+- Ve una trasformazione nilpotente, dimostrare che e t" = 0 (doe che il polinomio minimale di t e
un divisore di X").
e simile
alia [ 01 0]
0 .
3. Dimostrare che ogni matrice 3 x 3 nilpotente e simile ad una delle seguenti:
0 0 0]
[
[~
1 0 0 ,
010
~ ~],
000
6. Dimostrare (senza far uso del Teorema 14) che il polinomio caratteristico
di una matrice diagonale qualsiasi e un multiplo del suo polinomio minimale.
1(1.)
7. Se I. e un autovalore di A ed I
autovalore di I(A).
e un
e un
8. Dimostrare che la matrice compagna del polinomio X4 dd numeri complessi, e simile (su C) ad una matrice diagonale.
1 suI campo C
9. Dimostrare per la sottostante mat rice 4 x 4 che gli autovalori At, 1.2
e 1. 4 sono dati da
Ale
As
+ bil< + ci 2k + di 3k
[I ~ ~ ~]
328
to.
[Cap. IX
= - [cd + C2A
c(A)
di grado
n,
dimo-
Cl
+ lAT
A,,-1 + ... +
(-I)" ]
IAI
13. Dimostrare che qualsiasi mat rice 3 X 3 avente un autovalore k ed il polipomio caratteristico (A - Ao)3, e simile ad una delle tre matrici del VIII.8, Esercizio 8, e mostrare che quelle tre matrici hanno polinomi minimali diversi.
(ta)x
t(ax) = (t
ho)(a, x).
In altre parole, la funzione bilineare arbitraria h resta espressa come composto h = t ho, con una funzione bilineare fissa h, come viene mostrato dal
diagramma commutativo
0
8]
329
PRODOTTI TENSORTALI
aEA
(28)
h(al'
El)
+ ... + h(an ,
En).
ESERCIZI
1. Costruire una funzione bilineare universale K2 x K2.-). K4.
e zero.
Z degli interi
(a) Costruire una funzione Z-bilineare universale Za X Za --II- Za;
(b) Costruire una funzione Z-bilineare universale ZG x ZlO -). Z2;
(c) Se e(m, n)
1, dimostrare che qualsiasi funzione Z-bilineare su Zm x Z"
8. Prodotti.
ten~riali
Se A e B sono due moduli qualsiasi su un anello commutativo K, costruiremo ora una funzione K-bilineare universale su A X B; piu precisamente
costruiremo simultaneamente un nuovo K-modulo A B ed una mappa
K-bilineare A x B -lo- A B che e universale fra Ie funzioni bilineari da A x B
verso un K-modulo.
Si parta dal modulo F = K{AXB); per il Teorema Vl.lO, questo modulo
e libero sull'insieme A x Be F di generatori liberi (a. b). Questo significa
330
[Cap. IX
(29)
(30)
"i
0 b=
p(a, h) E A
0 B
indica illaterale S + (a, b) in FjS. Ora, Ia proiezione p port~ tutti gli elementi
di S nella zero, in particolare gli elementi (29) e (30). Si ha pertanto
(a1"1 + a2"2) 0 b = (a1 0 h) "I
a (2) (b 1"1 + b2"2)
(a (2) bl)"1
e bilineare
In altre parole ogni funzione bilineare h puo essere ottenuta facendo seguire alIa funzione bilineare particolare (2) una mappa K-lineare t opportuna
(determinata univocamente).
Dimostrazione:
F - - .~ F/S
.1 X B
~
h~
;;;
v ......
C
....
I
A@R
8]
331
PRODOTTf TENSORIALI
sOTITaEfOprteta
e un
isomorfismo
(32)
per tutti gli ';1 EKe tutti gli a E A. Questo isomorfismo 0 impone che il
K-modulo A 0 Kn sia it modulo di funzioni An (a menD di isomorfismi,
che e tutto quello che eonta). Nella eostruzione di questo isomorfismo ed
anche altrove nella trattazione dei moduli prod otto tensoriale A Q9 B non
abbiamo mai avuto bisogno di usare il modulo libero Fed il sottomodulo S
a partire dai quali si era costruito A
B, rna si eutilizzata solamente la universalita di
: A X B -r A 0 B.
.
Una conseguenza utile e la seguente: ogni prod otto tensoriale diJ:l?<!.<lI.!E
liberi e li2~r:Q.: Dimostreremo questo fatto per moduli liberi di tipo fin ito nel
modo seguente (per altri tipi si veda ,'Esercizio 13).
Proposizione 16.
(33)
332
[Cap. IX
menti (0, ... , 0, b" 0, ... , 0) di An con gli elementi base bi di A al posto
j-esimo. Ma questi e1ementi non sono altro che Ie immagini per () degli elementi bi Cj E A C, Q.E.D.
Questo risultato e un altro modo di descrivere tutte Ie mappe bilineari
su A X C.
Corollario.
Bilin (A, C; D)
Dmxn
--'>-
D la rnatrice M, m X n, con Ie
(34)
di K-moduli univocamente determinato dalla condizione eke sf abbia
aEA,
(35)
A Bl ~ (A Bl ) EB (A B2) ~ A B2
Siccome a C (b l
0), ovvero
.-
(0, . b2),
e bilineare
e
02
b2)
al (bl, 0)
+ a2 (0,
b2)
A (Bl E9 B2)'
8]
PRODOTTI T~NSORIALI
333
1p
(36)
Alternativamente, questo risultato pub essere dedotto dalla (35) e dall'isomorfismo evidente
A0B~
(37)
B0A.
-+
A' e
t :
B -+ B', costruiamo
(38)
334
[Cap. IX
9]
335
SEQUENZE ESATTE
10. Siano A un modulo destro e B UD modulo sinistro su un anello R non necessariamente commutativo. Se G e un gruppo abeliano additivo qualsiasi, si considerino funzioni biadditive h : A x B --* G tali che si abbia hear, b)
h(a, rb) per
tutti gli a E A, per tutti gli r ERe tutti i b E B. Costruire una funzione universale
ho di tale tipo. (II codominio G di ho e un gruppo abeliano che viene scritto di solito
A
11 B e chiamato prodotto tensoriale)} di A e B su R).
11. Si prendano Ie basi b e b' per i due spazi vettoriali Ve VI a dimensione
V' -+ V' hanno rispettivatinita su un campo F. Se gli endomorfismi t : V--* V e t
mente Ie matfici A ed A' rispetto aile basi b e b' con n ed m e1ementi, descrivere
(come matrice a blocchi) Ja matrice di t I' relativamente alia base di V (')1" V'
consistente di tutti i prodotti tensore bi
b/, presi nell'ordine
f
(t, s)
9. Sequenze esatte
II comportamento ora considerato dei prodotti tensoriali di monomorfismi viene descritto sovente con una terminologia diversa. quella delle sequenze esatte . Questa terminologia si e dimostrata molto efficace nel maneggiare fenomeni molto pili complicati dello stesso tipo generale in topologia
ed altrove.
Si dira che una sequenza (s, t) di due morfismi
A
(40)
Ao
At
In
336
[Cap. IX
con zero moduli e, quindi, con zero morfismi agli estremi, verra chiamata
sequenza esatta carta. In tale caso, l'esattezza significa che s e un monomorfismo, che Im s
Ker t e che t e un epimorfismo. Per esempio, se S e
un sottomodulo qualslasi di B, I'inserzione S -4 Bela proiezione B -4 BIS
forniscono una sequenza esatta corta
0-4 S -4 B --'?- BIS -4 O.
A meno di isomorfismi, qualsiasi sequenza esatta corta ha questa forma semplice. Infatti, data la (41), si prenda in B il sottomodulo S = Jm s. AHora
I'esattezza della sequenza corta (41) significa. come nella sottostante figura
o --~,
J'/'
~ , B/l~' --~) 0
t~
:
O--~)
--~)
0,
~A~B~C~O
lu
1"
1'"
o ~ A'
B' - -(-4 C'
R-moduli e commutativo ed ha entrambe
----?o
di morfismi di
quenze esatte corte, allora
(i) u e w monomorfismi =>
(ii) u e w epimorfismi => 'V
e un
----?o)
monomorfismo,
e un epimorfismo.
'V
9] .
337
SEQUENZE ESATTE
V ~ V'
V'!
e una
Se W
e uno spazio
V"
sl
W~
t01
V W-7 VI
e esatta.
Lasciamo al lettore la dimostrazione che dipende ancora da una scelta
opportuna delle basi.
ESERCIZI
1. (a) Dimostrare che, in una sequenza esatta corta (41), t ha un'inversa destra
lineare (' tale che si ha It' = 1c se e solo se s ha un'inversa sinistra lineare 3' : B--+
--+ A con 3'5 = IA. (Quando valga uno 0 J'altra (e quindi entrambe) di questecondizioni, la sequenz a esatta corta viene detta spezzata da (' 0 da 5', a seconda
del caso).
(b) Se la (41) e una sequenza esatta corta spezzata, dimostrare che e B ~
~
A $ C.
*4. Se AI A --+ A" --+;0 e~una sequenza dir K-moduIi esatta in A ed in A"
dimostrare che, per ciascun B, la' sequenza indotta
s<&lI
101
e esatta
Homn(B, D)
338
[Cap. IX
e un
e un
e):;;
(42)
B e tutti i
Xi E
K. Questa
e equivalente alIa
A e tutti i
Xi
K. Questa
HalUl+a2u<;.(b) = Hal(b)Ul
per tutti i b
e equivalente
+H
alia