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Conservatorio della Svizzera Italiana

Anno Accademico
Anno Accademico 2019-2020
2021-2022
elettronica Alberto Barberis

corso di

musica elettronica e
programmazione con Max/MSP

anno accademico 2018-2019


Conservatorio della Svizzera Italiana

Alberto Barberis
alberto.barberis@conservatorio.ch
www.albertobarberis.it

Suono e frequenze 1
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interpretare il suono
nello spazio
una introduzione
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interpretare il suono nello spazio


L’interpretazione dei suoni nello spazio, cioè la pratica della spazializzazione, è
una di quelle tecniche che rientrano tra le abilità dell’interprete di strumenti
musicali elettronici.

L'interprete elettornico «in molti casi non suona uno strumento bensì programma
e controlla un insieme di apparecchiature; non si limita a tradurre in suono una
partitura, ma trasforma in fatti operativi progetti musicali astratti del compositore;
opera con metodologie scientifiche avvalendosi della tecnologia digitale e delle
nuove conoscenze sulla sintesi ed elaborazione dei segnali». (A. Vidolin,
Interpretazione musicale e signal processing)

Questa tecnica richiede dunque al contempo abilità tecnicoscientifiche,


conoscenze musicali, capacità analitica, orecchio allenato e capacità di gestire una
performance.

L’interprete, o regista del suono, deve infatti da un lato progettare il sistema di


spazializzazione più adatto al contesto e ai mezzi a disposizione, e dall’altro
effettuare le scelte migliori per interpretare coerentemente ogni brano nello
spazio, decidendo quali suoni spazializzare e con quali modalità.

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Come in qualsiasi processo di interpretazione musicale, anche nella
spazializzazione è necessario conoscere i limiti del proprio campo di azione.

Una volta definiti i limiti entro cui operare, il regista è libero di lasciare spazio alla
propria creatività e musicalità.

Questi limiti sono principalmente di due tipi:

- limiti tecnici: ogni sistema di spazializzazione detta le proprie regole di


interpretazione, permettendo un certo intervento nello spazio piuttosto che un
altro (per esempio: su due o tre assi nello spazio; relativo o meno a uno sweet
spot; quadrifonico o ottofonico; con o senza algoritmi di creazione di figure
geometriche; ecc.);
- limiti musicali: questi potranno derivare direttamente dalle prescrizioni del
compositore, nel caso in cui il brano sia stato pensato fin dalle origini per una
diffusione multicanale, oppure dovranno essere dedotti dalle caratteristiche
spettrali del brano e dallo ‘spazio interno’ da esse suggerito; sempre assumendo
che con il termine ‘interpretazione’ si voglia intendere una «chiarificazione
enfatizzante» sul piano tridimensionale delle caratteristiche stesse del materiale
sonoro.
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L’estetica della spazializzazione è una materia che si nutre di esperienze musicali
e di ascolto e si relaziona con le possibilità tecniche offerte dall’hardware e dal
software utilizzato.

Tra i più importanti musicisti e teorici che si sono dedicati all’analisi dei movimenti
del suono nello spazio, sono sicuramente da citare Denis Smalley e Annette
Vande Gorne.

Il musicista neozelandese Denis Smalley, in una sua famosa dissertazione sulla


spettromorofologia (Spectromorphology: explaining soundshapes, 1997) fa notare
che il movimento del suono diventa un elemento musicale importante fin dalla
nascita della stereofonia, ma che con l’avvento dei sistemi multicanale più
complessi le possibilità si sono ampliate. Smalley ritiene che i movimenti evidenti
in uno spettro sonoro siano raggruppabili in 4 macrocategorie:

- unidirezionali;
- bidirezionali / multidirezionali;
- reciproci;
- concentrici / ciclici.

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Altre importanti riflessioni sul movimento sono presenti nel saggio di Annette
Vande Gorne (Annette Vande Gorne, L’interpretation spatiale. Essai de
formalisation méthodologique).

La compositrice belga analizza le traiettorie del suono ponendole in costante


riferimento con l’interpretazione musicale e le tecniche di esecuzione possibili con
i sistemi multicanale.
I movimenti nello spazio descritti da Vande Gorne sono stati pensati per la
spazializzazione live attraverso l’utilizzo dei fader di un mixer.

Nonostante questo i risultati teorici della sua trattazione sono tuttora validi e
applicabili a sistemi di spazializzazione differenti.

Le ulteriori possibilità offerte da un’esecuzione totalmente o parzialmente


automatizzata, consentono addirittura di raggiungere un grado di complessità
superiore, grazie alla possibilità di sovrapporre più movimenti nello spazio
contemporaneamente, anche con traiettorie e funzioni musicali estremamente
diverse tra loro.

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- Crossfade: passaggio lento e impercettibile tra due coppie o gruppi di
altoparlanti, senza la creazione di vuoti nella transizione.
Funzioni musicali: rafforzare una dissolvenza già esistente nel supporto;
cambiare la prospettiva del suono.
- Fadeout: movimento in cui a partire da una massa sonora, viene ridotta
l’ampiezza di alcuni altoparlanti fino alla rimozione completa. Il gesto può essere
impercettibile o addirittura brutale.
Funzioni musicali: rinforzare una dissolvenza in uscita già esistente nella traccia
audio; cambiare la profondità.
- Accentuazione: mettere in evidenza una localizzazione precisa, il solista per
esempio o un gruppo di suoni protagonisti.
Funzioni musicali: tale movimento si applica o a un momento preciso della
composizione in cui si vuole mettere in evidenza qualcosa, oppure può essere
utilizzato come strategia generale all’interno di una intera sezione musicale.
- Scintillamento: rapide operazioni alternate e continue di aumento e diminuzione
dell’ampiezza di determinati suoni all’interno di una massa sonora, attraverso
movimenti aleatori.
Funzioni musicali: equivalente spaziale del tremolo; creare vitalità all’interno di
una massa sonora; mettere in evidenza un momento di scrittura puntillistico o
granulare.
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- Oscillazione: alternanza veloce e regolare tra due altoparlanti o gruppi di
altoparlanti, cioè tra due zone precise dello spazio.
Funzione musicale: equivalente spaziale del trillo regolare.
- Bilanciamento: alternanza lenta e gestuale tra due altoparlanti o gruppi di
altoparlanti.
Funzione musicale: mettere in evidenza un dialogo musicale.
- Onda: traiettoria ben udibile del suono che si muove lungo la linea immaginaria
creata da più altoparlanti in successione.
Funzione musicale: effetto di una massa in movimento unidirezionale e
prevedibile.
- Rotazione: traiettoria circolare tra gli altoparlanti nello spazio di ascolto.
Funzioni musicali: mette in evidenza una rotazione interna del suono; può essere
utilizzata come semplice movimento creativo; può contribuire a dare un senso di
limite o confine dello spazio sonoro.
- Spirale: traiettoria circolare sulla quale è applicata una accelerazione o una
deccelerazione.
Funzione musicale: preparazione e annuncio di un punto finale o in generale di
obiettivi conclusivi.

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- Inserzione o rottura: all’interno di una configurazione spaziale già stabilita per
un tempo sufficientemente lungo, avviene un passaggio brutale a un’altra
configurazione, oppure una sovrapposizione di un nuovo spazio di carattere
totalmente diverso (per esempio: una grande massa diffusa sulla quale viene
inserito un solo).
Funzioni musicali: accentuazione di una inserzione dalle caratteristiche diverse;
brutale deviazione o contrasto verso un altro tipo di stato.
- Scomparsa e comparsa: l’irruzione di uno stato spaziale differente che si
sovrappone o si sostituisce a uno preesistente, oppure la scomparsa di uno stato
spaziale che rende protagonista uno spazio sottostante. La comparsa e la
scomparsa sono aumenti immediati dell’ampiezza di determinati suoni.
Funzioni musicali: creare un effetto di sorpresa; mettere in evidenza una diversa
caratteristica.
- Esplosione: passaggio brutale da uno spazio ristretto a uno spazio largo e
ambientale.
Funzione musicale: messa in rilievo di una massa eruttiva o di una morfologia
energica.

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- Accumulazione: addizione successiva di piani uno sull’altro per arrivare a un
‘tutti spaziale’.
Funzioni musicali: messa in rilievo di una materia sonora corpuscolare;
evidenziare l’ingrandimento progressivo di una tessitura.
- Invasione: accumulazione rapida attraverso una traiettoria diretta agli
ascoltatori.
Funzione musicale: mettere in evidenza alcune situazioni molto caratteristiche di
invasione di spazi (come l’arrivo di un treno a una stazione ferroviaria); creare un
effetto di un aggressione quasi fisica ad opera del suono.

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A prescindere dai movimenti utilizzati, diversi sono gli approcci alla
spazializzazione adoperabili per mettere in rilievo gli aspetti compositivi di una
sezione di un brano e le caratteristiche spettrali degli oggetti sonori, oppure per
evidenziare determinati profili formali.

1. Immagine sonora: il movimento nello spazio deve essere coerente con


l’immagine sonora contenuta nella traccia, che deve essere osservata,
compresa, e poi ritagliata e ampliata secondo le dimensioni che offre il
contenuto stesso. Per esempio l’immagine di una 'massa sonora' si presta a
occupare una forma spaziale più ampia, mentre un’immagine caratterizzata da
un ‘solo’ in rilievo si presta maggiormente a movimenti localizzabili nello
spazio.

2. Movimento: il movimento nello spazio deve il più possibile rispecchiare quello


insito nella natura stessa di una sequenza sonora. L’emergere graduale di una
massa sonora può essere per esempio interpretabile nello spazio con un
avvicinamento graduale della sorgente all’ascoltatore.

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3. Demixaggio della scrittura: la spazializzazione può essere finalizzata ad
evidenziare la scrittura del mixaggio, attraverso un processo di ‘demixaggio’ in
cui la struttura viene smagliata e le varie voci della traccia scomposte, per poi
essere riposizionate nello spazio, in modo adeguato alla natura dei singoli
suoni. Gli oggetti sonori, resi così indipendenti, possono diventare i
protagonisti di traiettorie spaziali definite per ognuno di essi.

4. Fraseggio e variazioni: in questo caso l’interpretazione nello spazio tiene in


considerazione la struttura del brano, concentrandosi sul fraseggio, il ritmo, le
variazioni, ecc.. Questo può avvenire attraverso un processo di immaginazione
dell’opera nello spazio, scomposta nelle sue componenti strutturali. Può anche
essere utile ripetere una determinata configurazione spaziale quando ritornano
certi suoni o una intera parte musicale.

5. Materia sonora: rugosità, grani, fluidità, densità sono caratteristiche rinforzabili


attraverso i movimenti nello spazio. Qualora la materia sonora si presentasse
granulosa, iterativa e percussiva, il rapido susseguirsi degli eventi sonori si
presterebbe a essere diffuso nello spazio con movimenti randomici e rapidi. In
tal modo è possibile enfatizzare e reinterpretare la complessità spettrale con
una complessità spaziale che sarebbe difficile da raggiungere attraverso
tecniche differenti da quelle aleatorie.
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