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Acceleratori di particelle

L’azione associata di campo elettrico e campo magnetico viene sfruttata negli acceleratori di particelle,
dispositivi nati per aumentare l’energia di fasci di particelle, in particolare elettroni e protoni. Essendo
particelle cariche, è possibile accelerarle all’energia richiesta con elevate differenze di potenziale e curvarne
la traiettoria grazie all’azione del campo magnetico. Il primo acceleratore fu un apparecchio ideato da
Wilhelm Röntgen nel 1895. Si trattava di un acceleratore a bersaglio fisso in cui le particelle accelerate
colpiscono il bersaglio, dando reazioni diverse a seconda del materiale con cui si scontrano.

Acceleratore lineare

Nel 1928 il fisico norvegese Rolf Wideröe progettò il primo acceleratore lineare, in cui le particelle sono
accelerate ripetutamente all’interno di una serie di elettrodi cilindrici disposti in linea retta, chiamati tubi di
scorrimento, fra i quali è presente una differenza di potenziale.

Ciclotrone

Osservando gli schemi di Wideröe, Ernest Lawrence, professore a Berkeley, ebbe l’idea di associare un
campo magnetico al campo elettrico accelerante, per far percorrere a un fascio di protoni un’orbita
circolare e costruire un acceleratore più compatto, il primo ciclotrone. Anche detto acceleratore circolare, è
stato inventato il 27 gennaio 1930 e perfezionato nel 1932 dal fisico Lawrence. In esso la traiettoria
percorsa dalle particelle è a spirale a partire dal centro. Raggiunto il bordo esterno della macchina il fascio
fuoriesce ad alta velocità, prossima alla velocità della luce.

Struttura e funzionamento

Dalle nozioni del magnetismo sappiamo che il raggio r e la velocità angolare ω , detta pulsazione
ciclotronica, sono dati rispettivamente da:

mv q
r= ω= B
qB m
Dove v è la velocità tangenziale.

In un ciclotrone gli elettrodi che permettono l’accelerazione delle particelle sono lastre di rame a semi-
disco, separate da uno spazio vuoto. Questa particolare forma semicircolare giustifica il nome che gli è stato
attribuito, cioè dees. Essi possono essere colpiti da particelle spurie che ne causano il riscaldamento e
devono essere raffreddati mediante la circolazione di acqua in appositi tubi. Le due lastre sono collegate da
una differenza di potenziale Δ ΔV che può invertire il verso con una certa frequenza, in modo che i due
semi-dischi siano alternativamente carichi negativamente o positivamente. I due elettrodi sono immersi in
campo magnetico generato da un grosso elettromagnete perpendicolare al loro piano. La sorgente di
particelle è posta al centro nello spazio vuoto tra i due semi-dischi. Le particelle, ad esempio i protoni,
vengono accelerate da una differenza di potenziale ΔV verso l’elettrodo A, entrano nel semi-disco con una
certa velocità (che si mantiene costante in modulo) e grazie all’azione della forza di Lorentz (⃗ F =q ⃗v × ⃗
B)
subiscono una deviazione della traiettoria che diventa circolare a causa del campo magnetico; dopo aver
compiuto una semicirconferenza si trovano di nuovo nello spazio vuoto tra A e B e trovano una differenza
di potenziale verso B, perché gli elettrodi hanno cambiato polarità. Poiché acquistano energia a causa
dell’accelerazione subita, ogni mezzo giro i protoni percorrono un’orbita maggiore, ma con la stessa
frequenza:

ω qB
f= =
2 π 2 πm
Infatti il raggio dell’orbita è direttamente proporzionale alla velocità:
mv
r=
qB
Mentre il periodo di rotazione della carica, detto periodo del ciclotrone, che è indipendente dalla velocità, è
T
costante e il meccanismo di inversione di polarità si ripete ogni intervallo di tempo pari a :
2
2 πm
T=
qB
1
I pacchetti di particelle percorrono perciò il ciclotrone con la stessa frequenza f = .
T
Siccome (come detto in precedenza) il raggio r aumenta ogni semigiro a causa della velocità cresecente
equindi per una determinata particella di massa m le’enrgia cinetica è data da:

( )
2
1 2 1 qrB
Ec = mv = m
2 2 m
Da cui si ricava la seguente formula:

1 2 2 2
q r B
2
Ec =
m
L’energia cinetica dipende dall’intensità del campo magnetico ⃗
B e dal raggio r , cioè dalle dimensioni
massime dell’apparecchio.

Vantaggi

Il ciclotrone è stato progettato con l’intenzione di superare le limitazioni dell’acceleratore lineare. All'epoca
non era possibile generare onde radio contemporaneamente ad alta frequenza ed alta potenza, per cui gli
stadi di accelerazione dovevano essere spaziati tra loro (per avere il tempo di cambiare il potenziale
dell'elettrodo prima dell'arrivo della particella) oppure erano necessari più stadi (per compensare la limitata
potenza). Per ottenere energie elevate era necessario costruire acceleratori lunghi e oltre un certo limite
troppo costosi. Successivamente gli acceleratori lineari poterono disporre di maggiore potenza, ma il
ciclotrone è comunque più conveniente.

Svantaggi

Nonostante i significativi miglioramenti raggiunti nel tempo, la struttura del ciclotrone ne limita la
convenienza economica per potenze molto elevate. Il problema principale è che per ottenere energie
elevate è necessario incrementare il diametro del tubo, quindi della camera a vuoto, del magnete e
dell'intensità del campo prodotto da questo. Questo limite è stato superato con l'invenzione del
sincrociclotrone che risolve i problemi causati dagli effetti relativistici e dal sincrotrone che supera il
problema della limitatezza del campo magnetico e della dimensione del ciclotrone.

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