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Esercitazioni di Analisi Matematica 1A  Prof. A.

Bonfiglioli

Principio di Induzione

In questo foglio, proporremo alcuni esercizi relativi al Principio di Induzione, il cui enunciato

richiamiamo brevemente per iniziare. Per ora insisteremo soprattutto su identità relative

alle somme n-sime di successioni, e -a tal proposito- non possiamo non cogliere l'occasione

per accennare alle applicazioni alle somme innite di numeri: le cosiddette serie numeriche.

In futuro useremo la induzione per studiare le successioni denite per ricorrenza.

Come noto dalle lezioni, il Principio di Induzione stabilisce il seguente risultato:

Sia P(n) una famiglia di frasi matematiche, indicizzata con n ∈ N. Supponiamo che:

(•) Passo Iniziale: la frase P(0) è vera;

(••) Passo Induttivo: per ogni n≥0 ssato, se si suppone vera la frase P(n), allora è vera anche

la frase P(n + 1).

Allora le frasi P(n) sono vere per ogni n ≥ 0.

Detto in modo metaforico, il passo induttivo dice che le frasi P(n) sono come le tessere di un

domino: posizionate in modo che, se cade una tessera, cade anche quella seguente. Questo non basta

però per far cadere alcunché! Dobbiamo anche innescare il processo di caduta e far cadere la prima

tessera (passo iniziale). Procedendo con questa similitudine (cadere ≡ veridicità), il passo induttivo

non dice che la tessera n-esima è caduta (ossia che è vera), ma dice solo che, SE essa cade, allora

cade anche la (n + 1)-esima.


Fuori di metafora, quando si dimostra la veridicità di una famiglia di frasi P(n) mediante il Principio
di Induzione, nel passo induttivo non occorre dimostrare P(n) (altrimenti, data l'arbitrarietà di n
avremmo già concluso): si deve provare che, SE P(n) è vera, allora è vera anche P(n + 1).

Si intuisce dunque che più informazioni abbiamo a nostra disposizione per provare P(n + 1), meglio
è. Da qui si capisce che il seguente cosiddetto Principio di Induzione Forte rende ancora più semplice

le dimostrazioni per induzione (e, detto in modo ruvido, amplia la classe delle famiglie {P(n)}n di frasi

a cui si può applicare).

I Esercizio 1. (Principio di Induzione Forte.) Ricalcando la dimostrazione del Principio di Induzione

vista a lezione, dimostrare il seguente Principio di Induzione Forte:


Sia P(n) una famiglia di frasi matematiche, indicizzata con n ∈ N. Supponiamo che:

(•) Passo Iniziale: la frase P(0) è vera;

(••) Passo Induttivo Forte: per ogni n≥0 ssato, se si suppongono vere tutte le frasi

P(0), P(1), . . . , P(n),

allora è vera anche la frase P(n + 1).

Allora le frasi P(n) sono vere per ogni n ≥ 0.

1
Ad esempio, vedremo che per gli Esercizi 12 e 13 è opportuno applicare il Principio di Induzione Forte

anziché l'enunciato classico dato nell'incipit.

I Esercizio 2. Dimostrare il Principio di Induzione Forte anche con un trucco formale: dedurlo

dal Principio di Induzione, applicando quest'ultimo alla seguente famiglia Q(n) di frasi, indicizzata

con n ≥ 0,
Q(n) : P(0), . . . , P(n) sono tutte vere.

I Esercizio 3. Si mostri la seguente (leggera) variante del Principio di Induzione:

Sia n0 ∈ N dato. Sia P(n) una famiglia di frasi matematiche, indicizzata con gli n∈N tali che

n ≥ n0 . Supponiamo siano vericati i fatti seguenti:

(•) Passo Iniziale: la frase P(n0 ) è vera;

(••) Passo Induttivo: per ogni n ≥ n0 ssato, se si suppone vera la frase P(n), allora è vera anche

la frase P(n + 1).

Allora le frasi P(n) sono vere per ogni n∈N tale che n ≥ n0 .

Per dimostrare questa variante, si può procedere in due modi:

- imitare la dimostrazione vista a lezione;

- in modo molto formale, è suciente applicare il Principio di Induzione alla famiglia di frasi Q(n)
(indicizzate da n ≥ 0) denite da

Q(n) := P(n + n0 ), ∀ n ≥ 0.

Ad esempio, gli esercizi seguenti sono in larga parte esempi di frasi assegnate con la scelta n0 = 1
(anziché n0 = 0); nell'Esercizio 5 punto (3), si ha n0 = 3 .
Lo studente enunci e dimostri anche una variante  n0  del Principio di Induzione Forte.

I Esercizio 4. Riettere sul perché la tabella

1 2 ··· n−1 n
n n−1 ··· 2 1
n+1 n+1 ··· n+1 n+1

(si sottointende che l'ultima riga è stata ottenuta sommando membro a membro gli elementi della

colonna sovrastante) può aiutare a dare una dimostrazione alternativa (che non utilizza il principio di

induzione) della seguente formula, che lo studente conosce già dalle lezioni di Algebra,


n
n(n + 1)
k= , ∀ n ≥ 1.
2
k=1

I Esercizio 5. Utilizzando il Principio di Induzione si dimostrino le seguenti proposizioni (anche

quando non specicato, la lettera n fa sempre riferimento ad un numero naturale):

1. Si provi che
( 1) ( 1) ( 1) ( 1) 1
1− · 1− · 1− ··· 1 − = ∀ n ≥ 2.
2 3 4 n n

2
2. Si provi che

n! ≥ 2n−1 ∀ n ≥ 1.

[Si ricordi che n! è per denizione il prodotto 1 · 2 · 3 · · · n.]

3. Si provi che

n2 > 2n + 1 ∀ n ≥ 3.

[Si noti che per n=1 e n=2 questa è falsa!!]

4. Somma dei primi n quadrati:

n(n + 1)(2n + 1)
1 + 2 2 + 3 2 + · · · + n2 = , ∀ n ≥ 1.
6

5. Somma dei primi n cubi:

1 + 23 + 33 + · · · + n3 = (1 + 2 + 3 + · · · + n)2 , ∀ n ≥ 1. (1)

Suggerimento: Occorre anche dimostrare che

2(1 + 2 + · · · + n) + (n + 1) = (n + 1)2 ∀ n ≥ 1,

che può essere dimostrato a sua volta per induzione, e che è equivalente alla ben nota formula

n
n(n + 1)
k= . Dando per nota questa formula, il dimostrare (1) è equivalente a provare
2
k=1
( )2
n(n + 1)
1 + 2 + 3 + ··· + n =
3 3 3
, ∀ n ≥ 1,
2

che è una formula esplicita e chiusa per la somma dei primi n cubi.

6. Somma dei primi n numeri dispari:

1 + 3 + 5 + 7 + · · · + (2n − 1) = n2 , ∀ n ≥ 1. (2)

Perchè la seguente gura

può aiutare a comprendere questa formula? Un altro trucco per provare (2) è usare la identità

(k + 1)2 − k 2 = 2 k + 1.

Come si può usare quest'ultima per provare (2)? Si veda anche l'Esercizio 6.

7. Si provi per induzione che


n
1 n
= ∀ n ≥ 1. (3)
4 k2 − 1 2n + 1
k=1

3
Si provi la stessa formula anche senza il Principio di Induzione, utilizzando il seguente suggeri-

mento (che dà origine a una somma detta telescopica )


1

1 1/2 1/2
= − .
4 k2 −1 2k − 1 2k + 1
Quando conosceremo il concetto di limite di una successione (e di somma di una serie), (3) ci

darà la seguente informazione (relativa ad una somma di inniti numeri!)


1 1 1 1 1
+ + + + ··· = .
1·3 3·5 5·7 7·9 2

8. Si provi per induzione che



n
1 n
= ∀ n ≥ 1. (4)
k(k + 1) n+1
k=1

Si provi la stessa formula anche senza il Principio di Induzione, utilizzando il seguente suggeri-

mento (che dà origine a un'altra somma telescopica)

1 1 1
= − .
k(k + 1) k k+1

Quando conosceremo il concetto di limite di una successione, (4) ci darà (passando al limite per

n → +∞, un concetto che impareremo a conoscere molto presto e con cui è bene familiarizzare

prima possibile) la seguente informazione (somma della serie di Mengoli )

1 1 1 1 ∑ 1
+∞
+ + + + ··· = = 1.
1·2 2·3 3·4 4·5 k(k + 1)
k=1

9. Si provi che

n
k n+2
k
=2− n ∀ n ≥ 1.
2 2
k=1

Come accennato sopra, quando conosceremo il concetto di limite di una successione (e di somma

+∞
k
di una serie), questo ci darà un'altra formula = 2, ossia
2k
k=1

1 2 3 4 5
+ + + + + · · · = 2.
2 4 8 16 32

10. Si provi che



n
1 1
≤2− ∀ n ≥ 1.
k2 n
k=1


+∞
1
A tempo debito, questo ci dirà che la serie (serie armonica generalizzata di esponente 2)
k2
k=1
è convergente e la sua somma non supera 2. Di ben altra portata è stabilire la (esatta) somma

1
Si dice di essere in presenza di una somma telescopica (o meglio di una serie telescopica), se si stanno considerando

n
somme del tipo (ak − ak+1 ), ove (ak )k è un'assegnata successione di numeri. Una tale somma può essere banalmente
k=1
semplicata come segue:

n ∑
n ∑
n
(ak − ak+1 ) = ak − ak+1 = a1 + a2 + a3 + · · · + an − a2 − a3 − · · · − an − an+1 = a1 − an+1 .
k=1 k=1 k=1

4
di tale serie! Con tecniche di Analisi molto avanzate
2 si può provare che vale quanto segue (noto

come soluzione al Problema di Basilea )


+∞
1 π2
= ,
k2 6
k=1

che è eettivamente un numero < 2.

Somma dei primi elevamenti alla N

(Questo approfondimento non è decisamente banale; se l* student* lo trova -in prima lettura- un po'

complicato, non si allarmi...)

I Esercizio 6. Negli esercizi precedenti abbiamo dimostrato che


n ∑
n ∑
n ( )2
n(n + 1) 2 n(n + 1)(2n + 1) 3 n(n + 1)
(♣) : k= , k = , k = .
2 6 2
k=1 k=1 k=1


n
Mostriamo come ottenere da queste anche k4 . Si parta dalla identità
k=1

(k + 1)5 − k 5 = 5 k 4 + 10 k 3 + 10 k 2 + 5 k + 1.

Si sommi, ad entrambi i membri, rispetto a k da 1 a n:


n (
∑ ) ∑
n ∑
n ∑
n ∑
n ∑
n
(k + 1)5 − k 5 = 5 k 4 + 10 k 3 + 10 k2 + 5 k+ 1.
k=1 k=1 k=1 k=1 k=1 k=1


n
Oltre al fatto banale che 1 = n, si osservi che il primo membro è una somma telescopica ed è uguale
k=1
(perché?) a

(n + 1)5 − 1.

Otteniamo quindi


n ∑
n ∑
n ∑
n
(n + 1)5 − 1 = 5 k 4 + 10 k 3 + 10 k2 + 5 k + n.
k=1 k=1 k=1 k=1


n
Isolando k4 si ottiene
k=1
( )

n
1 ∑
n ∑
n ∑
n
4
k = (n + 1) − 1 − 10
5
k − 10
3
k −5
2
k−n .
5
k=1 k=1 k=1 k=1

Inserendo inne le tre informazioni in (♣) (e dopo semplici ma noiosi calcoli) si ottiene


n
n(n + 1)(2n + 1)(3n2 + 3n − 1)
k4 = .
30
k=1


n
Il metodo descritto in questo esercizio dà ovviamente luogo ad un algoritmo per calcolare kN
k=1

n ∑
n ∑
n ∑
n
(qualunque sia N ≥1 assegnato) conoscendo k, k2 , k3 , . . . , k N −1 .
k=1 k=1 k=1 k=1
2
Normalmente lo si prova mediante la teoria delle cosiddette serie di Fourier, che lo studente conoscerà non prima del
terzo anno di studi.

5
Sulle somme parziali della serie geometrica

(Questo approfondimento è molto interessante per la teoria dei limiti di successioni -che tratteremo a

breve- e delle serie.)

I Esercizio 7. Dimostrare i seguenti fatti.

1. Dimostrare per induzione che

( )
1 1 1 1 1
+ + + ··· + n + =1 ∀ n ≥ 1. (5)
2 4 8 2 2n

Quando conosceremo la teoria delle serie, questa formula ci permetterà di capire perché si può

+∞
1
scrivere =1 (bisezioni successive dell'unità ).
2n
n=1
Interpretare la bella formula (5) nel modo seguente: si divide a metà il segmento [0, 1] (che ha

lunghezza 1) e si colora di rosso il segmento [0, 1/2]; si divide ulteriormente a metà il segmento

rimasto ]1/2, 1], se ne tiene la prima metà ]1/2, 3/4] e la si colora di rosso; si divide ulteriormente

a metà il segmento rimasto, se ne tiene la prima metà e la si colora di rosso; etc... Dopo n passi

di tale procedimento, le parti colorate in rosso e quella non colorata hanno la lunghezza espressa

in (5), ossia
( )
1 1 1 1 1
+ + + ··· + n + = 1.
2 4 8 2 2n
Quando saremo in grado di passare al limite per n → +∞, questa identità ci darà la bella formula
(esaustione dell'unità per mezzo di bisezioni successive)

1 1 1 1 1
+ + + + + · · · = 1.
2 4 8 16 32

2. Dimostrare per induzione che

( )
3 3 3 3 1
+ 2 + 3 + ··· + n + =1 ∀ n ≥ 1.
4 4 4 4 4n

Anche questa formula può essere interpretata geometricamente, come nell'esercizio precedente:

si divida un quadrato di lato 1 nei 4 quadrati di lato 1/2 ottenuti bisecando i lati; si tengano 3 di
questi quadrati e se ne calcoli l'area complessiva (3/4); si proceda in modo analogo sul quadrato

rimasto (l'ulteriore area sarà 3/16); etc. Si veda anche la Figura 1:

Figura 1: Figura dell'Esercizio 6, n. 2.

6
3. Assegnato un qualunque numero α ̸= 0 dimostrare che si ha

( )
α−1 α−1 α−1 1
+ + ··· + + =1 ∀ n ≥ 1.
α α2 αn αn

Osservare che i casi (1) e (2) di cui sopra sono casi particolari del caso (3).

4. (Le somme parziali della serie geometrica. ) Assegnato un qualunque


3 q ∈ R \ {1} dimostrare

che si ha

n
1 − q n+1
(⋆) qk = ∀ n ≥ 0.
1−q
k=0


[Più avanti nel corso di Analisi, questa formula ci permetterà di studiare qk , detta la serie
k=0
geometrica di ragione q, e di trovare tutti e soli i q per cui tale serie converge.]

Non è dicile riconoscere che questa formula comprende quelle degli esercizi (1), (2), (3).

5. Per ogni q assegnato


4 dimostrare la identità di von Neumann:


n
(1 − q) q k + q n+1 = 1 ∀ n ≥ 0.
k=0

[Ancora una formulazione alternativa di (⋆).]

L'assenza di una frazione in questa formula (se paragonata a (⋆)) fa sospettare che essa è valida
non solo nel campo dei numeri reali, ma anche in un qualunque anello con unità... (rietterci).

Si osservi che questa utilissima identità può essere provata anche con il seguente ragionamento

diretto (di tipo telescopico), senza il principio di induzione:



n ∑
n ∑
n
(1 − q) qk = qk − q k+1 = (1 + q + q 2 + · · · + q n ) − (q + q 2 + · · · + q n + q n+1 ) = 1 − q n+1 .
k=0 k=0 k=0

Esercizi vari

I Esercizio 8. Si provi per induzione che per ogni n≥1

• il numero n3 + 5 n è divisibile per 6;

• il numero n3 + 3 n2 + 5 n è divisibile per 3;

• il numero n(n + 1)(n + 2)(n + 3) è divisibile per 4; [qui si può anche evitare la induzione...]

[Provare i seguenti esercizi mediante un semplice ragionamento induttivo, senza applicare la

formula an − bn = (a − b)(an−1 + an−2 b + · · · + abn−2 + bn−1 ), altrimenti si banalizza tutto...]

• il numero 10n − 1 è divisibile per 9; il numero 11n − 1 è divisibile per 10; il numero 6n − 1 è

divisibile per 5;

• in generale, assegnato k ∈ N (k ≥ 3), il numero kn − 1 è divisibile per k − 1.


3
Si ricordi che, per convenzione, se q = 0 si conviene di porre q 0 = 1.
4
Si intende che q 0 è denito 1 anche per q = 0.

7

I Esercizio 9. Sapendo che 2∈
/ Q, si provi per induzione che i seguenti numeri non sono razionali:


1+ 1
√ √

1+ 1+ 1
√ √ √

1+ 1+ 1+ 1
.
.
.
√ √

1+ 1+ 1 + ··· (n ≥ 2).
| {z }
con 1 ripetuto n volte

Lo studente non deve sperare che tutte le dimostrazioni che coinvolgono delle frasi indicizzate con

n∈N si possano svolgere per induzione. Magari fosse vero!! Ecco un esempio.

I Esercizio 10 (Un esercizio senza il Principio di Induzione). Provare che

1 1 1
+ >
3 4 2
1 1 1 1 1
+ + + >
5 6 7 8 2
1 1 1 1 1 1 1 1 1
+ + + + + + + >
9 10 11 12 13 14 15 16 2
Suggerimento: usare il seguente ragionamento

1 1 1 1 1
+ n + · · · + n+1 > 2n · n+1 = ∀ n ≥ 1,
2n
| + 1 2 +{z2 2 } 2 2
per un totale di 2n addendi

1
ove abbiamo minorato tutti gli addendi (tranne l'ultimo) con l'ultimo addendo .
2n+1
∑ 1
[Questa formula ci permetterà di dimostrare che la serie armonica semplice
n diverge...]
n

Nonostante la tentazione (...è pur sempre una famiglia di frasi P(n)...), non è aatto facile dimo-

strare questa disuguaglianza per induzione! Non è infatti per nulla chiaro come rapportare la frase

P(n+1) alla frase P(n), che è quello che si fa sempre quando si conduce un ragionamento per induzione.

I Esercizio 11. Si consideri la famiglia di frasi matematiche (per n ≥ 1)



n
k √ n+2
P(n) : = 2− n .
2k 2
k=1

Si provi che, assumendo vera P(n), segue la veridicità diP(n + 1). Ma nessuna delle identità P(n)
√ ∑
n
k n+2
può essere vera, altrimenti 2 sarebbe uguale a + n , che è un numero razionale!!
2k 2
k=1
È questo in contraddizione con il Principio di Induzione? Perchè?

I Esercizio 12. Dimostrare, utilizzando il Principio di Induzione Forte, che


n
(−1)k−1
≥0 (∀ n ≥ 1).
k
k=1

8
Suggerimento: Nel provare il passo induttivo forte, si consiglia di distinguere i casi n pari e n dispari.
Nel corso di Analisi, vedremo il profondo legame tra questa successione di numeri

1 1 1 1 1 1
1, 1− , 1− + , 1− + − , etc...
2 2 3 2 3 4
e il numero ln 2; proveremo infatti (quando conosceremo la Formula di Taylor ad Analisi 1B)

1 1 1 ∑ (−1)k−1 +∞
1− + − + ··· = = ln 2.
2 3 4 k
k=1

I Esercizio 13. (Sulla successione di Fibonacci). Si consideri la successione di numeri F 0 , F 1 , F2 , . . .


denita (si usa dire `per ricorrenza') nel modo seguente

F0 := 1, F1 := 1, Fn := Fn−2 + Fn−1 ∀ n ≥ 2.

Si provi per induzione che

• Fn ≤ Fn+1 per ogni n≥0 (leggasi la successione (Fn )n≥0 è crescente);

• Fn < Fn+1 per ogni n≥1 (leggasi la successione (Fn )n≥1 è strettamente crescente).

• Si provi, mediante Induzione Forte, che

Fn ≥ Φn−2 , ∀ n ≥ 0,

1+ 5
ove Φ = 2 (la cosiddetta `sezione aurea'). Si consiglia di dimostrare preventivamente che

1+Φ= 2
Φ .
[Questo ci permetterà di dire che (Fn )n è illimitata e divergente a +∞ quando n → +∞...]

• Si provi per induzione (forte o no?) che Fn−1 e Fn sono primi tra loro (per ogni n ≥ 1).

Fn+1
• Si ponga Φn := per ogni n ≥ 0. Si provi che
Fn
1
Φ0 = 1, Φn = 1 + n ≥ 1.
Φn−1
Si può dimostrare che la successione Φn non è né (denitivamente) crescente né (denitivamente)

decrescente. Tuttavia si può provare che la successione Φ0 , Φ2 , Φ4 , Φ6 , . . . è crescente, mentre

la successione Φ1 , Φ3 , Φ5 , Φ7 , . . . è decrescente. Proveremo più avanti che (anche se non è una

successione monotona) la successione (Φn )n ha limite e vale

lim Φn = Φ.
n→+∞

Terminiamo con un esercizio molto dicile. La lettura di ciò che segue è facoltativa.

I Esercizio 14. (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz). Siano assegnati dei numeri reali x1 , . . . , xn e

y1 , . . . , yn . Vogliamo provare che vale la seguente notevole5 disuguaglianza di Cauchy-Schwarz:


v v
u n u n

n
u∑ u∑
(CS) xk yk ≤t x2 k ·t y2 k
k=1 k=1 k=1

5
Per ora lo studente non è ancora in grado di capire quali signicati geometrico-analitici ha questa formula: dovrà
aspettare la ne del primo anno...

9
Ci sono dimostrazioni molto più signicative di questa disuguaglianza (dimostrazioni che insegnano esse

stesse delle cose!) che evitano la Induzione, la quale in questo caso risulta una dimostrazione piuttosto

freddina e che cela molte cose. Visto che questo è il foglio dedicato alla Induzione, dimostriamo (CS)
per induzione su n ≥ 1.
È celata una insidia nella prova per induzione: vediamola.

Passo iniziale: Per n = 1, (CS) è triviale perchè diviene6


?
√ √ ?
|x1 y1 | ≤ x21 · y12 ⇐⇒ |x1 y1 | ≤ |x1 | · |y1 |,

che è addirittura una uguaglianza, giacché |x1 y1 | = |x1 | · |y1 | per la moltiplicatività del valore assoluto.

Passo induttivo: Sia n ∈ N (n ≥ 1) ssato; supponiamo vera (CS) con n addendi e proviamola
per n+1 addendi: dobbiamo provare
v v
un+1 un+1

n+1
?u∑ u∑
x k yk ≤t x2 k ·t y2. k
k=1 k=1 k=1

Lavoriamo sul primo membro (che sembra il più promettente per riconoscere l'ipotesi induttiva) ed

isoliamo i primi n addendi:


( )

n+1 ∑
n
xk yk = xk yk + xn+1 yn+1 (disuguaglianza triangolare)
k=1 k=1

n
≤ xk yk + |xn+1 yn+1 | (ipotesi induttiva)
k=1
v v
u n u n
u ∑ u∑
≤ t xk · t
2 yk2 + |xn+1 | · |yn+1 | = a1 b1 + a2 b2 =: [⋆].
| {z } | {z }
k=1 k=1
| {z } | {z } =:a2 =:b2
=:a1 =:b1

Ora applichiamo (CS) nel caso n = 2, che dà (si noti che i nostri a1 , a 2 , b 1 , b 2 sono tutti ≥0 quindi

possiamo omettere i valori assoluti)


√ √
a1 b1 + a2 b2 ≤ a21 + a22 · b21 + b22 ;

procedendo in tal modo si ottiene l'ulteriore maggiorazione seguente


√ √
[⋆] = a1 b1 + a2 b2 ≤ a21 + a22 · b21 + b22 (sostituendo le denizioni di a 1 , a2 , b 1 , b 2 )
v v v v
u(u )2 u (u )2
u u∑ n u u∑ n
u t u
=t x2k + |xn+1 |2 · t t yk2 + |yn+1 |2
k=1 k=1

(quadrato e radice si elidono ed usiamo |x|2 = x2 )


v v v v
u n u n un+1 un+1
u∑ u∑ u∑ u∑
= t xk + xn+1 · t
2 2 yk2 + yn+1
2 =t x2 · t ky2, k
k=1 k=1 k=1 k=1

che è esattamente il secondo membro della disuguaglianza che dovevamo provare.

Abbiamo davvero nito la dimostrazione? No! Da un punto di vista logico-deduttivo c'è


una falla!!! Infatti, nella prova del passo induttivo, abbiamo dato per vera ed usato pesantemente la

disuguaglianza (CS) nel caso n = 2. Ma quando mai l'avremmo provata???

6

Ovviamente abbiamo usato la nota formula x2 = |x|, per ogni x ∈ R.

10
Qualcuno potrebbe dire che, giacché (CS) è vera per n = 1 (la abbiamo provata!) e nel passo

induttivo si prova che il caso n implica il caso n + 1, allora il caso n=2 segue dal caso n = 1. Ma

questo ragionamento è un cortocircuito logico! Infatti per provare che il caso n implica il caso n+1
noi utilizziamo il caso n = 2. Dunque il passaggio da n=1 a n=2 non è mai stato provato!

In denitiva, dobbiamo provare il caso n=2 a sé stante, e questo è l'unico punto dicile. Questo

caso è trattato nel seguente esercizio. Una volta anteposto l'esercizio seguente all'Esercizio 14, possiamo

asserire davvero di avere provato (CS) per induzione.


Riassumendo, l'impianto logico per provare (CS) per induzione è il seguente:
• si prova il caso n=1 in modo triviale come sopra;

• si prova il caso n=2 (non triviale!) con la tecnica del prossimo esercizio;

• si dimostra che il caso n di (CS) ne implica il caso n + 1, utilizzando sia il caso n = 2 (appena
provato con altra tecnica) sia il ragionamento di cui sopra.

I Esercizio 15. Dati a 1 , a 2 , b 1 , b 2 ∈ R, si provi che vale


√ √
(♡) a1 b1 + a2 b2 ≤ a21 + a22 · b21 + b22 ,

mediante uno dei seguenti metodi:

(I). Un trucco inaspettato: si verichi anzitutto la uguaglianza

(a21 + a22 ) · (b21 + b22 ) = (a1 b1 + a2 b2 )2 + (a1 b2 − a2 b1 )2 .

Ne segue (essendo il secondo addendo del secondo membro un numero ≥ 0)

(a21 + a22 ) · (b21 + b22 ) ≥ (a1 b1 + a2 b2 )2 ,

ed estraendo le radici quadrate si trova (♡).


Se tutta la matematica fosse basata su trucchi miracolosi (che non si capisce da dove vengano,

sebbene in realtà la uguaglianza precedente ha un preciso signicato geometrico...), sarebbe davve-

ro brutta e frustrante. Presentiamo allora una dimostrazione alternativa, magari non bellissima né

cortissima, ma a cui si può arrivare con semplici idee ricorrenti in matematica e meno miracolose.

(II). Una dimostrazione meno truccologica, basata sulla trigonometria. Nel caso a 1 = a 2 = 0,
(♡) è triviale; anche nel caso b1 = b2 = 0 essa è triviale. Quindi possiamo supporre (a1 , a2 ) ̸= (0, 0) e

anche (b1 , b2 ) ̸= (0, 0). Dunque le quantità


√ √
a21 + a22 e b21 + b22

sono ̸= 0; quindi possiamo dividere ambo i membri di (♡) per il secondo membro di essa: dobbiamo

quindi provare che vale

a b1 a2 b2
(♡)′ √ 1
2 2
·√ 2 2
+√ 2 2
·√ 2 ≤ 1.
a1 + a2 b1 + b2 a1 + a2 a1 + a22

Ora ragioniamo sul seguente punto del piano R2 :


( )
a1 a2
(X, Y ) := √ ,√
a21 + a22 a21 + a22

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Lo studente vericherà facilmente che esso appartiene alla circonferenza goniometrica, ossia all'insieme

S1 := {(X, Y ) ∈ R2 : X 2 + Y 2 = 1}.

Ma allora, per denizione di sin e cos, esiste un angolo α tale che

 a1

 cos α = √ 2

 a1 + a22

(X, Y ) = (cos α, sin α), ossia




a2
 sin α = √ 2 .
a1 + a22

Ripetendo lo stesso ragionamento sul punto

( )
b1 b2
√ ,√ 2 ,
b21 + b22 b1 + b22

esisterà un angolo β (non possiamo utilizzare di nuovo α poiché non c'è alcuna ragione che i due angoli
siano uguali!) tale che



b1
cos β = √ 2



 b1 + b22



 b2

 sin β = √ 2 .
b1 + b22
Ma allora (♡)′ è equivalente a

cos α cos β + sin α sin β ≤ 1.

Questa però è banalmente vera poiché (per le notissime formule di sottrazione) la quantità dentro il

valore assoluto al primo membro è cos(α − β), ed è ben noto che | cos x| ≤ 1 è vero qualunque sia x.

La precedente è solo una tra le tante dimostrazioni della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz; ne

vedremo di molto più belle. Ho selezionato questa poiché non fa uso di tecniche che coinvolgano

studi di funzione (un mezzo usatissimo per provare certe disuguaglianze), ma solo la trigonometria

elementare (e un cosiddetto argomento di omogeneità, cioè il passaggio da (♡) a (♡)′ ).

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