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DENARO IN FUMO:

L’INFLAZIONE DEL
2022

Starting Finance Club Bologna

Maggio 2022
Indice
1. Introduzione

2. Panoramica

3. COVID-19

4. Supply chain

5. Crisi energetica

6. Guerra in Ucraina

7. Piani di emergenza

8. Great Resignation

9. Conclusione
Indice

Introduzione
Italia 6,2%
Unione Europea 7,4%
U.S.A. 8,3%
U.K. 7,8%

I numeri sopra riportati rappresentano gli aumenti degli indici dei prezzi al consumo nei
paesi elencati, avendo come periodo di riferimento Aprile 2022 e calcolati su base
annua.

L’in azione è alle stelle, tali livelli non si veri cavano da decenni e i più giovani non si
sono mai confrontati con una situazione del genere. Il contesto geopolitico attuale non
potrebbe essere più incerto e il mondo risente ancora delle crisi economiche dell’ultimo
ventennio.

Gli economisti non sono sicuri su quale sia la principale causa dell’in azione corrente in
quanto non è affatto semplice dare una spiegazione ad un fenomeno così intricato.
Quello che però è possibile fare è descrivere gli effetti che gli shock economici hanno
avuto sull’economia globale e come hanno reagito gli agenti coinvolti.
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Panoramica
Come si può osservare dal gra co sotto, l’in azione ha iniziato ad essere
preponderante da circa Marzo 2021, periodo in cui la pandemia di COVID-19 iniziava
a mostrare i primi segni di allentamento e la ripresa economica vedeva la luce.

In Europa, gli aumenti dei prezzi sono stati inizialmente guidati dal rincaro del costo
dell’energia e successivamente anche dai rapidi hikes dei beni componenti il HICPX.

Negli U.S.A., l’in azione è arrivata con più prepotenza, guidata dai prezzi
dell’energia e dai beni componenti il Core CPI (indice americano dei prezzi al consumo
esclusi i beni energetici e alimentari).

La maggior parte degli economisti concorda sul fatto che l’in azione sia nata a partire
dai cosiddetti “bottlenecks”, intoppi nella catena di approvvigionamento veri catisi in
ogni settore.
Questi intoppi sarebbero nati a seguito delle riaperture avvenute dopo i numerosi
lockdown imposti a causa della pandemia del 2020.

Altri eventi che vengono considerati cause del rincaro prezzi sono: i piani di aiuto
governativi a seguito della pandemia, il fenomeno della “Great Resignation”, l’aumento
dei prezzi delle commodities e la Guerra in Ucraina.
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COVID-19
A seguito della pandemia di COVID-19 e dei lockdown imposti dai governi di tutto il
mondo, l’economia ha subito il peggior rallentamento dalla Seconda Guerra Mondiale.
Ogni paese sviluppato è entrato in recessione nel giro di 7 mesi da Febbraio 2020 e la
disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi.

I settori del turismo, dell’ospitalità e dell’energia hanno vissuto contrazioni mai viste
prima e altri si trovano ancora in situazioni precarie.

La pandemia ha radicalmente modi cato le abitudini dei consumatori e ha lasciato alle


proprie spalle cambiamenti che ancora oggi condizionano il mercato e dif cilmente se
ne andranno.

Supply chain
La catena di approvvigionamento è il processo che permette il collocamento di un
prodotto sul mercato. Si tratta di un procedimento complesso, spazia dal usso di
materie prime alla logistica distributiva e coinvolge più gure professionali.

I provvedimenti adottati dai governi per far fronte al virus, come lockdown,
distanziamenti sociali e restrizioni alla circolazione, hanno creato delle congestioni
fortissime all’interno della supply chain, soprattutto in ambito di logistica. Essendo la
catena costituita da un insieme di processi collegati e particolarmente fragili, un
bottleneck in un’operazione nisce per trasmettersi su tutta la catena. Interi settori si
sono bloccati e i tempi di consegna sono moltiplicati.

Con le progressive riaperture, la domanda di mercato ha iniziato ad espandersi


fortemente in ogni industria. I processi di produzione sono molto più lenti nella
ripartenza e questo, unito alle carenze della supply chain, ha portato ad un inusuale
ammanco di offerta con conseguente rialzo dei prezzi. Esempi di crisi che si sono
veri cate sono la crisi dei semiconduttori, dove per far ripartire la produzione negli
impianti è necessario diverso tempo e dove si è veri cato un grande squilibrio nel
mercato, e la crisi energetica.

La disruption della supply chain ha, senza ombra di dubbio, causato un importante hike
dei prezzi al consumo.
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Crisi energetica
L’inizio della crisi energetica si può far risalire alle riaperture che hanno seguito la
pandemia di COVID-19 ma i fattori scatenanti sono stati molteplici e non legati al virus.

Come conseguenza dei lockdown, si sono veri cati enormi tagli alla produzione di
petrolio la quale, anche a seguito delle riaperture, non ha ripreso a regime.
L'OPEC ha mantenuto l’offerta di barili parecchio bassa insistendo sui fattori di rischio
che ancora incombono sulla domanda. I problemi che hanno colpito la supply chain si
sono manifestati anche sotto forma di tempi più lunghi di consegna per i barili di
petrolio.

Numerosi eventi climatici avversi hanno contribuito a creare un de cit di offerta di


energia: nel Regno Unito le pale eoliche non hanno funzionato a causa della minore
intensità dei venti, in Brasile le centrali idroelettriche hanno risentito della siccità e
l’inverno freddo dello scorso anno ha prosciugato le riserve di gas e petrolio europee.

La crisi russo-ucraina ha inasprito ulteriormente la situazione: il con itto tra le due


potenze, fondamentali nello scacchiere mondiale delle materie prime, ha provocato un
altro hike dei prezzi delle commodities.

I costi, sia per individui sia per imprese, sono in ampia misura connessi ai beni
energetici. I prezzi di petrolio, gas ed elettricità hanno un forte peso sull’in azione
complessiva. L’insieme di eventi veri catisi negli ultimi anni ha portato ad uno squilibrio
tra domanda e offerta con conseguente aumento del costo delle materie prime.
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Guerra in Ucraina
La Russia e l’Ucraina sono due dei paesi più importanti al mondo per quanto riguarda
produzione ed esportazione di materie prime.
L’invasione dell’Ucraina e le seguenti sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia hanno
alimentato in modo massiccio la già presente crisi energetica.

L’Ucraina, terra ricca di risorse, è un paese agricolo (caratterizzato da un particolare


terreno fertile), industrializzato ed un importante partner commerciale di diversi paesi in
tutto il mondo.
L’Ucraina è:
•Seconda al mondo per riserve di minerale di
ferro,
•Prima in Europa per super cie coltivabile,
•Prima al mondo per export di olio di
girasole,
•Seconda al mondo per produzione di orzo,
•Terza al mondo per produzione di mais,
•Quarta al mondo per produzione di patate,
•Ottava al mondo per export di grano,
•Terza al mondo per capacità installata di
centrali nucleari.

La Federazione Russa è il più grande paese al


mondo per super cie ed è un immenso produttore
ed esportatore di materie prime essenziali
all’economia mondiale.

Le sanzioni imposte alla Russia e l’interruzione di


Nord Stream 2 causeranno importanti squilibri a
livello commerciale ed i paesi più dipendenti
dovranno correre ai ripari, cercando soluzioni
drastiche nel caso in cui si veri chino ammanchi.

Il Donbass (e la città di Donetsk), principale fronte della guerra, è una regione


strategica dal punto di vista delle risorse. I geologi stimano che nella sola area di
Donetsk ci siano riserve di gas naturale pari a quelle dell’Algeria. Altamente
industrializzato, il Donbass si trova in una posizione strategica per i gasdotti e le
miniere di carbone, inoltre, è un importante esportatore di gas neon ed un importante
produttore di litio. Il porto di Mariupol è un punto cruciale per il controllo dei giacimenti
di gas offshore nel mar d’Azov.

Il proseguirsi del con itto nella regione avrà importanti conseguenze su tutte le materie
prime, non solamente sui beni energetici. I mercati internazionali stanno già scontando
robusti aumenti di prezzo e questo sta alimentando l’in azione.
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Piani di emergenza
A causa dello scoppio della pandemia di COVID-19, i governi e le banche centrali dei
paesi più sviluppati hanno attuato piani di emergenza per sostenere l’economia.
Questi programmi hanno inondato il sistema nanziario di liquidità e, secondo alcuni,
hanno contribuito al rincaro dei prezzi.

Tra Marzo e Aprile 2020, il governo americano ha


approvato 4 piani di emergenza, di cui il più corposo era
il terzo (CARES Act, 2.300 B $). Il CARES Act
prevedeva, tra le altre cose, sussidi diretti ad individui,
università e scuole, grants agli ospedali e loans alle
aziende. A Marzo 2021 è stato approvato l’ultimo
pacchetto di aiuti, l’American Rescue Plan Act, per un
totale di 1.900 B $.
Uno studio pubblicato dalla Federal Reserve Bank di
San Francisco ha stimato che le misure di sostegno scale
potrebbero aver aumentato l'in azione di ne 2021 del
3% circa anche se non tutti concordano.

La Federal Reserve, in risposta alla crisi pandemica, ha attuato politiche monetarie


ancora più espansive, accentuando il trend in atto dalla Grande Recessione.
Da Marzo 2020 no a Marzo 2022, i tassi di interesse sono rimasti prossimi allo zero e
la Fed ha messo in atto un largo quantitative easing inondando il mercato di moneta.

Dal versante europeo, l’Unione Europea ha adottato a Luglio 2020 il Next Generation
EU, un fondo dal valore di 750 B €. Lo scopo del fondo è quello di aiutare gli Stati
membri a risollevare l’economia. Secondo la BCE, il piano dovrebbe accrescere il PIL
dell’eurozona dell’1,5% a fronte di un contributo all’in azione di solo 0,2% entro il
2026.

Dal punto di vista della politica monetaria, la BCE ha adottato il PEPP, un piano di
acquisti di obbligazioni societarie e governative. In totale il PEPP ha emesso valuta per
un controvalore di 1.850 B €.

Gli economisti si trovano tutt’ora in disaccordo sul fatto che questi piani abbiano
contribuito all’in azione, tuttavia, istituzioni di rilievo hanno dato le loro stime e di certo
questi pacchetti hanno mosso ingenti capitali.
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Great Resignation
Il termine Great Resignation indica un fenomeno mondiale, iniziato negli U.S.A. a
seguito della pandemia di COVID-19, per il quale molti professionisti in ogni ambito
hanno deciso di lasciare il proprio lavoro, nella maggior parte dei casi senza un piano
di riserva.

La causa principale delle dimissioni risiede nel radicale cambio di vita che la pandemia
ha portato su ogni lavoratore. Con l’introduzione dello smart working e dei
distanziamenti sociali, il mercato del lavoro è cambiato molto più rapidamente delle
aspettative e questo ha causato importanti scossoni.

Le dimissioni di massa hanno portato ad una maggiore valorizzazione delle risorse


umane da parte dei datori di lavoro. La Great Resignation ha posto in competizione gli
imprenditori e come conseguenza i salari sono aumentati facendo schizzare a ruota il
reddito degli individui ed anche i costi per le imprese.

Secondo un report della Federal Reserve Bank di Chicago, il fenomeno della Great
Resignation ha contribuito all’in azione in media dello 0,7% ogni mese dall’inizio della
pandemia no a Settembre 2021.

Conclusione
Probabilmente non si arriverà mai ad un punto di accordo su quali fenomeni abbiano
inciso di più o di meno sull’in azione. Ognuno può presentare una teoria e contestarne
un’altra.

Come già detto, gli esperti sono tuttora in disaccordo e l’in azione è un fenomeno
economico molto complesso.
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Starting Finance Club Bologna

Diego Baroni - Chief Editor

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