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5. Parentesi di Poisson.
[5.1] '
_
•
_
[5.5]
che segue dalla [5. 1] e dal teorema di derivazione delle funzioni com
poste.
Sono infine importanti le parentesi di Poisson fra le variabili cano
niche stesse q1 , . . . , p1• Queste si scrivono
[5.6] {q, q. } = o {p, Ps } =O {q, Ps} = b,,
=
n l
cioè appunto la [5.5].
22 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
{A, B} = Er ( -
Se ora identifichiamo le variabili �1 , , �g con le variabili canoniche
( aA aB
aA
aqr {q, B} + -
aaA
aA aB
=Er Es aqr aqs {q, q.} + aqr a'Ps {q, Ps} +
+ -aaA'P-r -aaBq-s {p, q.} + a'PaAr a'PaBr {p, P.}) ·
Da questa relazione, tenendo conto della [5.6] e della [5.2 b] si ottiene
l 'originaria espressione [5. 1]. È allora evidentemente possibile dare una
definizione alternativa delle parentesi di Poisson introducendo assioma
ticamente le [5.2] e [5.6]. Questa possibilità è, come vedremo, di grande
interesse in relazione alla Meccanica Quantistica.
Ci interessa ora calcolare le parentesi di Poisson per alcune grandezze
particolarmente significative.
Consideriamo il caso di una singola particella non soggetta a vincoli
m rappresentazione cartesiana.
Dalle [5.6] e [5.9], oppure dalla originaria definizione [5. 1], si deducono
immediatamente le relazioni
[5.12]
Notiamo che le [5. 1 2] s1 possono ottenere l 'una dali 'altra per permuta
zione ciclica di x, y, z.
Le [5. 1 2) si scrivono in una forma più compatta nel modo seguente
[5. 1 3] {Mh , Mk} = ehk! Mz .
Evidentemente e."' è diverso da zero solo quando i tre indici sono distinti ed in tal caso
ha il valore l se hk/ è una permutazione pari di 1 23, l se è una permutazione dispari.
-
Esplicitamente
é12a = éa12 = éza 1 = l &:tu = éu2 = éua = é2u = ... = O •
24 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
i=l
N
dove m
i=l
N
[5.20] p= E PJ
i= l
si ha
[5.22]
[5.23]
[5.24]
[5.27]
Si noti l'analogia delle [5.25] con le [5.9], delle [5.26] con le [5. 14]
[5. 1 5] e, in particolare, della [5.27] con la [5. 1 3]. È notevole il fatto
che le relazioni [5.25] - [5.27], in quanto applicabili (cioè limitatamente
a quelle grandezze che nell 'esempio concreto effettivamente esistono come
§ 6] Costanti del moto 25
Esercizio 5.3. - Dimostrare che per un'asta rigida con un punto fisso
(cfr. Es. 1.4) si ha
M, = - sen tp p{) - ctg19- cos 'P p"' Mv = cos 'P p{) - ctg & sentp p"'
Utilizzando queste espressioni verificare la [5.27].
Esercizio 5.4. - Tenendo presente che per un corpo rigido (cfr. Es. 1.5 e
2.4) si ha
con
sentp
S, = cos 'P p{) + ---'
-
1 p"' - ctg & sen tp p"'
senv
COS tp
Sv = sen 'P p{) - ---'-
1 p"' + ctg & cos 'P p"'
senv
rante l 'evoluzione dinamica del sistema qualunque sia la scelta delle con
dizioni iniziali.
Per l 'equazione [4.4] la condizione perché F sia una costante del
moto è in generale
8F
[6. 1] at+ { F, H} = O .
F
Se F non dipende esplicitamente dal tempo, cioè se o = O, la [6. 1]
diviene ot
[6.2] {F, H} = O .
Dalla [6.2] segue in particolare che, come già verificato esplicitamente
nel § 2 (cfr. equazione [2. 1 1]), se
oH = O, H è una costante del moto.
ot
Vogliamo discutere altri esempi significativi di costanti del moto.
Consideriamo un sistema di N particelle di hamiltoniana
[6.3]
La componente Ph risulta perciò costante del moto se U(r1 , ... , rN_ 1 , xN)
non dipende da xNh e cioè se il potenziale 1 è invariante per una traslazione
1 Quando non vi siano possibilità di equivoci (come può accadere in presenza di campi
elettromagnetici) noi useremo indifferentemente i termini potenziale ed energia di posizione.
§ 6] Costanti del moto 27
U = E U;k;,)
N
[6. 13]
i<i
1 Gli scalari xL �, · x2 , ••• ; ovviamente non sono tutti indipendenti per N > 3.
, xv
28 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
i=l
N
i< i
Esempi tipici della situazione descritta si hanno nello studio del moto
di corpi di dimensione ordinaria sotto l 'azione del campo gravitazionale
terrestre o nei normali esperimenti di laboratorio in cui singole parti
celle elementari sono soggette ali 'azione di campi elettrici e magnetici
generati da apparati di dimensioni macroscopiche.
Consideriamo ora il caso di una sola particella non soggetta a vincoli.
È chiaro che in tal caso il potenziale U(x) deve essere puramente
esterno. Esso può essere invariante sotto traslazione evidentemente sol
tanto se costante. Nel caso di una singola particella perciò il momento
lineare è costante del moto soltanto se essa non è soggetta a forze o,
come si dice, se essa è libera. È invece possibile che U sia invariante
sotto rotazioni attorno a un punto fisso, cioè dipenda soltanto dalla di
stanza da tale punto
[6. 1 8] U = U(r) .
È questo il caso del potenziale centrale considerato, ad esempio, nel § l ,
eq. [1 .22] e seguenti, e nel § 2, eq. [2.20] e seguenti. Se il centro di
simmetria è identificato con l 'origine il momento angolare M risulta co
stante del moto.
Ci si può ora porre in generale il problema del numero delle costanti
del moto indipendenti per un sistema con f gradi di libertà. Occorre
fare una distinzione fondamentale tra grandezze che dipendono esplici
tamente dal tempo e grandezze che non vi dipendono.
Sotto ragionevoli ipotesi si può ammettere che il numero di costanti del
moto del primo tipo sia sempre uguale a 2/, che è il massimo possibile poi
ché 2/ è il numero delle variabili indipendenti. Basta osservare a questo
proposito che il teorema di esistenza e unicità delle equazioni differenziali
afferma in sostanza che i valori delle variabili canoniche q1 , , p1 ali 'istante
•••
ql = ql(qy, . . . , p7 ;
[6. 19]
Pt = Pt(qy, ... , P7 ; t) ·
1 Nel secondo membro della [6.1 9] a stretto rigore dovrebbe comparire anche t0 ; noi
abbiamo omesso l 'indicazione di questa variabile per sottolineare il fatto che nelle argomen
tazioni che seguono essa è supposta fissata una volta per tutte.
30 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
I secondi membri delle [6. 20] sono evidentemente delle costanti del moto
che contengono esplicitamente t e sono in numero di 2f.
Per passare alla discussione del problema del numero delle costanti
del moto che non dipendono esplicitamente dal tempo è conveniente
prima di tutto riformulare in maniera più generale l'argomento precedente.
Osserviamo che le [6. 1 9] sono un caso particolare di scelta dell'inte
grale generale delle equazioni del moto. Questo nella sua forma più ge
nerale si scrive (cfr. [2. 10])
[6. 2 1 ]
[6.22]
a = O. In
il tempo.
Consideriamo il caso particolarmente significativo in cui l 'hamilto
oH
niana non dipende esplicitamente dal tempo, -- questo caso
t
se q1(t), ... , p1 (t) è una soluzione delle equazioni di Hamilton lo è
anche q�(t) = q1 (t + c) , ... , p;(t) = p1 (t + c) , qualunque sia il valore della
costante c. È allora evidentemente possibile far comparire nell'integrale
§ 6] Costanti del moto 31
generale una delle costanti c1 , ... , c21 come additiva al tempo ; si può
cioè scrivere
[6.23]
t ...
...
:
:
l
l una terza costante del moto locale non
A L�- - - -- - - - -----�------;
..
.. A' dipendente esplicitamente dal tempo è
l
: ,_,
..
..
data dali' espressione
"'�'
,
,
, l
l
l w l ql
,
1f = arctg -- -
wl
l -
l
l P1
l
- - arctg -- = -
l
·
l ,, W2 q2 {} l {}2
!...'
l ,,
wl
- -
� h �
8'
e
[7.2]
[7.3]
Le grandezze
.
l .
mX , X x mX , - mX2 '
2
sono formalmente identiche al momento lineare, al momento angolare
e all'energia cinetica di una particella che abbia la posizione e la ve
locità del centro di massa e una massa uguale alla massa totale del si
stema. Invece
[7.7] Mc�r = E
i
(xi - X) x mi (xi - X) ,
[7.8]
[7. 1 0] m
[7 . I l]
+ (: ) + (: ) �
da cui
2 l 2 f2 =
[7 . 1 2) TCM = m1 2 f2 + m Jl r2
2
e
[7 . 1 3]
dove
[7. 14]
[7. 16 a] mX = O
[7. 16 b] JlT = - -
au .
or
§ 7] Il problema degli N corpi 35
[7 . 1 7]
- . = mX = P
ax
[7. 1 8]
8L .
8f
= pr = q .
oq or
[7.24] P = P0 •
Per il sistema dei due corpi abbiamo quindi sempre 9 costanti del moto
indipendenti che non contengono esplicitamente il tempo. Esse possono
essere identificate con le tre componenti di P, le due componenti di M
ortogonali a P, le tre componenti di McM ed HcM · Alternativamente, in
luogo delle due componenti di M, si possono usare le tre componenti
di X ortogonali a P ; queste ultime specificano evidentemente in maniera
completa insieme con P la retta descritta dal centro di massa. A queste
costanti del moto se ne possono aggiungere altre due dipendenti espli
citamente dal tempo che specificano rispettivamente la posizione iniziale
del centro di massa e la configurazione interna iniziale del sistema nel
piano ortogonale a McM . Per forme particolari di U(r) esiste la possibilità
teorica di una decima costante del moto non contenente esplicitamente
il tempo e funzione delle sole variabili interne ,. e q.
Passiamo ora al caso N qualsiasi. Se vogliamo anche in questo caso
separare il moto del centro di massa dal moto interno dobbiamo, ac
canto alla posizione del centro di massa definita dalla [7.3], introdurre
un sistema di N - l vettori di posizione relativa. Una possibile scelta
delle coordinate relative è quella adottata nel paragrafo precedente e
consistente nel porre
i = l , 2, ... l. , N-
L'inconveniente di una tale scelta, apparentemente semplice, è che l 'energia
cinetica assumerebbe un'espressione piuttosto complicata, precisamente TcM
diverrebbe della forma
[7.26] i = l , 2, ... , N - l .
Il vettore �i rappresenta evidentemente la posizione della particella i-esima
relativa al centro di massa delle particelle i + l , i + 2, . . . , N. Intro-
38 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
1
[7.27] ft; = i = i+ l
�
. --
�-o:-
---'-----'--'-;
m; + L m 1
i=i+l
i=l
•
e analogamente
�V - l
[7.29] M = X x mX + L �� x !l;�; .
•
i=l
•
=
e quella dell 'hamiltoniana
p2 "V - 1 l
[7 .31] H --
2m
+ L -- q � + L
i = 1 2 Il; i< i
Uii(r;1) ,
avendo posto
[7.32]
[7.33] i= l, 2, . . , L .
.
[7.36] E E UL + !, L + s ( j y!- Ys l ) •
1= 1 S=l+ l
Si presentano allora due situazioni interessanti : quella in cui il ter
mine [7.36] è molto più grande degli altri due e quella in cui i tre termini
sono dello stesso ordine di grandezza.
Nel primo caso nelle equazioni relative al moto interno delle parti
celle pesanti si può trascurare l 'effetto del termine [7.35]. Tali equazioni
non contengono più allora le coordinate delle particelle leggere e possono
essere risolte indipendentemente. Il risultato può essere introdotto nella
espressione [7.35] e le equazioni di moto per le particelle leggere vengono
40 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
8 . Trasformazioni canoniche.
1 Spesso sono più in generale definite trasformazioni canoniche le trasformazioni che ri
spettano la forma hamiltoniana delle equazioni del moto indipendente della natura particolare
della hamiltoniana. Tali trasformazioni risultano dal prodotto di una trasformazione del tipo
da noi considerato per una trasformazione di scala q, = q, , Pr
= }. Pr e richiedono la ridefi-
nizione della hamiltoniana H --+ ii = ).H.
42 Richiami di meccanica analitica [Cap . I
delle configurazioni
[8.5]
.••
oqr q. oqr s qr s
Pr = L Ps y '
s qr
da cm si ha
-()2q-u ) -- 0
(-- - --
[8.7]
2
-�
- {"' pu ()- q-u
u aq.aqr
' oqraq.
[8.8]
e di più corpi.
La classe delle trasformazioni puntuali estese non esaurisce ovvia
mente la totalità delle trasformazioni canoniche ed è interessante carat
terizzare queste ultime in maniera generale. Noi faremo questo dapprima
per le cosiddette trasformazioni canoniche infinitesimali. Con tale termine
si intende una trasformazione della forma
qr = qr + e Mq, p)
[8.9] r = l , . ., J , .
Pr = Pr + e 'Y!r(q, p) ,
dove e sta a indicare un parametro infinitesimo di cui SI suppone di
( :;: :;: )
poter trascurare le potenze superiori alla prima.
Si ha
[8. 1 2]
oG
Pr = Pr +
= Pr + s{ G, Pr} ,
E -
0
-
q,
essendo G una funzione arbitraria di q1 , , q1 . •.•
ovvero
oH
qr =
'Pr
a
[8.1 5]
oH
Pr = -
-
0- '
qr
avendo posto
aG
[8. 16] H= H - e - ·
ar
1 Si noti che il requisito di invarianza della hamiltoniana è però un requisito più forte
di quello della semplice invarianza delle equazioni di moto.
46 Richiami di meccanica analitica [Cap. I
Posto
aG aG
t5qr = e t5pr = - e
apr aqr '
l 'invarianza in forma dell 'hamiltoniana sotto la [8. 1 2] può essere espressa
richiedendo che, come funzione delle vecchie variabili, H abbia nel punto
q + oq, p + op il medesimo valore che ha H nel punto q, p :
[8. 1 7] H (q + t5q, p + t5p) = H(q, p) .
( )
Tenendo conto deli 'identità
[8. 1 8] t5F = F (q + t5q, p + t5p) - F(q, p) =
aF aF
=E - - t5qr + a- t5pr = e {F, G} '
r aq r 'Pr
SI
( )
ha
H (q + t5q, p + t5p) - H(q, p) =
aG aG
= H (q + t5q, p + t5p) - e at - H (q, p) = - e at + { G, H} .
coniugati p 1 , . . . , PN sono
[8.22]
i= l i<i
q, = J,. (q, p , t)
[8.31]
Pr = g, (q, p , t) •
§ 8] Trasformazioni canoniche 49
op, op,
[8.37]
oG(q, p, t) oG(q, p, t)
Pr = Pr - 8 = Pr - e ----'-=-.,...- '---- + O(e 2) '
_
..:...
oq, oq,
da cui la [8. 1 2].
Se la funzione F2 dipende effettivamente dal tempo, si può dimostrare
(cfr. § 10) che la forma hamiltoniana delle equazioni del moto è con
servata a patto di introdurre la nuova hamiltoniana
- oF2
[8.38] H= H+
ot
50 Richiami di meccanica analitica [Cap . I
-
L'equazione [8.38] è una generalizzazione della [8. 1 6].
Forme alternative della [8.32] sono
aF1(q, q, t)
- aF3(p,ap,q, t) -
[8.39) Pr = aq, Pr = - aq,
aF3(p, q, t )
[8.40] q, = p, = -
aq,
[8.41] q, = - q, =
( -. -- )
Si ha
aF2 aF2 aF
dF1 = E - p, dq, - q, dp + -a- dq, + a dp, + -a-2 dt =
-
_ _ _
r q, 'Pr t
.., _ aF2 _
[8.43)
-
Dalla [8.43] segue in particolare
- aFl
[8.44] H= H+ ·
at
- Ricavare la relazione
Formule analoghe alla [8.38] e [8.44] valgono anche per la [8.40] e [8.41].
l --
Esercizio 8.1.
l
Px = p, sen {} cos� + p{) - cos {} cos� - p"' -
sen�
r r sen {}
l cos {} sen � + p"' -l --
PY = Pr sen {} sen� + p{) -
cos�
r r sen {}
l
Pz = Pr cos {} - p{) - sen {} .
r
-
§ 9] Equazioni di Hamilton-Jacobi 51
l
p = f(q, p) q = g(q, p) ,
dimostrare che vale la relazione
- - 8g 8f
{ q, P}q, p = aq 8p
e che quindi la condizione perché la trasformazione sia canonica è che esista
una funzione cp (q, p) tale che
8cJJ(q, p) 8cJJ(q, p)
!= g=
(
8q 8p
)
� �
..
8: , . , 8;
per calcolare le espressioni si suggerisce di partire dalle rela-
of d of d - d - og d o
zwm · 11·
. · d1'fiierenzm d
rp = aq q + op rp, q = aq q + opg d'P- •
9. Equazioni di Hamilton-Jacobi.
Le trasformazioni canoniche introdotte nel paragrafo precedente pos
sono essere usate per semplificare le equazioni di Hamilton e renderle
-- = --
immediatamente risolubili. Osserviamo che condizione necessaria e suffi
ciente perché una variabile canonica q, o p, sia una costante del
oH o oH
moto e' evi'd entemente che SI· abb'Ia = O nspetti-
· ·
o
op, oq.
vamente, cioè che la variabile ad essa coniugata non compaia nella
espressione dell 'hamiltoniana. In tal caso si dice che la variabile coniu
gata è una variabile ignorata. La massima semplificazione delle equazioni
di moto si potrà evidentemente ottenere se saremo capaci di trovare una
.
trasformazione canonica (dipendente dal tempo) che renda tutte le va
riabili ignorate. In queste condizioni le equazioni di moto nelle nuove
variabili diventano semplicemente
.
rù = .. . = Pt = o
e la loro soluzione si ottiene identificando q1 , ... , p1 con delle costanti
arbitrarie. La soluzione generale delle equazioni di moto nelle vecchie
variabili q1 , ... , p1 è data allora semplicemente dall'inversione della tra
sformazione canonica trovata.